Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 21° settimana del tempo ordinario (Santa Monica)
Vangelo secondo Luca 6
1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".
Numeri 33
1Queste sono le tappe degli Israeliti che uscirono dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere, sotto la guida di Mosè e di Aronne.2Mosè scrisse i loro punti di partenza, tappa per tappa, per ordine del Signore; queste sono le loro tappe nell'ordine dei loro punti di partenza.
3Partirono da Ramses il primo mese, il quindici del primo mese. Il giorno dopo la pasqua, gli Israeliti uscirono a mano alzata, alla vista di tutti gli Egiziani,4mentre gli Egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti fra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dèi.
5Gli Israeliti partirono dunque da Ramses e si accamparono a Succot.6Partirono da Succot e si accamparono a Etam che è sull'estremità del deserto.7Partirono da Etam e piegarono verso Pi-Achirot, che è di fronte a Baal-Zefon, e si accamparono davanti a Migdol.8Partirono da Pi-Achirot, attraversarono il mare in direzione del deserto, fecero tre giornate di marcia nel deserto di Etam e si accamparono a Mara.9Partirono da Mara e giunsero ad Elim; ad Elim c'erano dodici sorgenti di acqua e settanta palme; qui si accamparono.10Partirono da Elim e si accamparono presso il Mare Rosso.11Partirono dal Mare Rosso e si accamparono nel deserto di Sin.12Partirono dal deserto di Sin e si accamparono a Dofka.13Partirono da Dofka e si accamparono ad Alus.14Partirono da Alus e si accamparono a Refidim dove non c'era acqua da bere per il popolo.15Partirono da Refidim e si accamparono nel deserto del Sinai.
16Partirono dal deserto del Sinai e si accamparono a Kibrot-Taava.17Partirono da Kibrot-Taava e si accamparono a Cazerot.18Partirono da Cazerot e si accamparono a Ritma.19Partirono da Ritma e si accamparono a Rimmon-Perez.20Partirono da Rimmon-Perez e si accamparono a Libna.21Partirono da Libna e si accamparono a Rissa.22Partirono da Rissa e si accamparono a Keelata.23Partirono da Keelata e si accamparono al monte Sefer.24Partirono dal monte Sefer e si accamparono ad Arada.25Partirono da Arada e si accamparono a Makelot.26Partirono da Makelot e si accamparono a Tacat.27Partirono da Tacat e si accamparono a Terach.28Partirono da Terach e si accamparono a Mitka.29Partirono da Mitka e si accamparono ad Asmona.30Partirono da Asmona e si accamparono a Moserot.31Partirono da Moserot e si accamparono a Bene-Iaakan.32Partirono da Bene-Iaakan e si accamparono a Or-Ghidgad.33Partirono da Or-Ghidgad e si accamparono a Iotbata.34Partirono da Iotbata e si accamparono ad Abrona.35Partirono da Abrona e si accamparono a Ezion-Gheber.
36Partirono da Ezion-Gheber e si accamparono nel deserto di Sin, cioè a Kades.37Poi partirono da Kades e si accamparono al monte Or all'estremità del paese di Edom.38Il sacerdote Aronne salì sul monte Or per ordine del Signore e in quel luogo morì il quarantesimo anno dopo l'uscita degli Israeliti dal paese d'Egitto, il quinto mese, il primo giorno del mese.39Aronne era in età di centoventitré anni quando morì sul monte Or.40Il cananeo re di Arad, che abitava nel Negheb, nel paese di Canaan, venne a sapere che gli Israeliti arrivavano.
41Partirono dal monte Or e si accamparono a Salmona.42Partirono da Salmona e si accamparono a Punon.43Partirono da Punon e si accamparono a Obot.44Partirono da Obot e si accamparono a Iie-Abarim sui confini di Moab.45Partirono da Iie-Abarim e si accamparono a Dibon-Gad.46Partirono da Dibon-Gad e si accamparono ad Almon-Diblataim.47Partirono da Almon-Diblataim e si accamparono ai monti Abarim di fronte a Nebo.48Partirono dai monti Abarim e si accamparono nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gèrico.49Si accamparono presso il Giordano, da Bet-Iesimot fino ad Abel-Sittim nelle steppe di Moab.
50Il Signore disse a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico:51"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan,52caccerete dinanzi a voi tutti gli abitanti del paese, distruggerete tutte le loro immagini, distruggerete tutte le loro statue di metallo fuso e distruggerete tutte le loro alture.53Prenderete possesso del paese e in esso vi stabilirete, perché io vi ho dato il paese in proprietà.54Dividerete il paese a sorte secondo le vostre famiglie. A quelle che sono più numerose darete una porzione maggiore e a quelle che sono meno numerose darete una porzione minore. Ognuno avrà quello che gli sarà toccato in sorte; farete la divisione secondo le tribù dei vostri padri.55Ma se non cacciate dinanzi a voi gli abitanti del paese, quelli di loro che vi avrete lasciati saranno per voi come spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi faranno tribolare nel paese che abiterete.56Allora io tratterò voi come mi ero proposto di trattare loro".
Salmi 104
1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Salmi 89
1'Maskil. Di Etan l'Ezraita.'
2Canterò senza fine le grazie del Signore,
con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli,
3perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre";
la tua fedeltà è fondata nei cieli.
4"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide mio servo:
5stabilirò per sempre la tua discendenza,
ti darò un trono che duri nei secoli".
6I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell'assemblea dei santi.
7Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra gli angeli di Dio?
8Dio è tremendo nell'assemblea dei santi,
grande e terribile tra quanti lo circondano.
9Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti?
Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona.
10Tu domini l'orgoglio del mare,
tu plachi il tumulto dei suoi flutti.
11Tu hai calpestato Raab come un vinto,
con braccio potente hai disperso i tuoi nemici.
12Tuoi sono i cieli, tua è la terra,
tu hai fondato il mondo e quanto contiene;
13il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati,
il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome.
14È potente il tuo braccio,
forte la tua mano, alta la tua destra.
15Giustizia e diritto sono la base del tuo trono,
grazia e fedeltà precedono il tuo volto.
16Beato il popolo che ti sa acclamare
e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto:
17esulta tutto il giorno nel tuo nome,
nella tua giustizia trova la sua gloria.
18Perché tu sei il vanto della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra potenza.
19Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d'Israele.
20Un tempo parlasti in visione ai tuoi santi dicendo:
"Ho portato aiuto a un prode,
ho innalzato un eletto tra il mio popolo.
21Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l'ho consacrato;
22la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.
23Su di lui non trionferà il nemico,
né l'opprimerà l'iniquo.
24Annienterò davanti a lui i suoi nemici
e colpirò quelli che lo odiano.
25La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui
e nel mio nome si innalzerà la sua potenza.
26Stenderò sul mare la sua mano
e sui fiumi la sua destra.
27Egli mi invocherà: Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza.
28Io lo costituirò mio primogenito,
il più alto tra i re della terra.
29Gli conserverò sempre la mia grazia,
la mia alleanza gli sarà fedele.
30Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo.
31Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge
e non seguiranno i miei decreti,
32se violeranno i miei statuti
e non osserveranno i miei comandi,
33punirò con la verga il loro peccato
e con flagelli la loro colpa.
34Ma non gli toglierò la mia grazia
e alla mia fedeltà non verrò mai meno.
35Non violerò la mia alleanza,
non muterò la mia promessa.
36Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre:
certo non mentirò a Davide.
37In eterno durerà la sua discendenza,
il suo trono davanti a me quanto il sole,
38sempre saldo come la luna,
testimone fedele nel cielo".
39Ma tu lo hai respinto e ripudiato,
ti sei adirato contro il tuo consacrato;
40hai rotto l'alleanza con il tuo servo,
hai profanato nel fango la sua corona.
41Hai abbattuto tutte le sue mura
e diroccato le sue fortezze;
42tutti i passanti lo hanno depredato,
è divenuto lo scherno dei suoi vicini.
43Hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali,
hai fatto gioire tutti i suoi nemici.
44Hai smussato il filo della sua spada
e non l'hai sostenuto nella battaglia.
45Hai posto fine al suo splendore,
hai rovesciato a terra il suo trono.
46Hai abbreviato i giorni della sua giovinezza
e lo hai coperto di vergogna.
47Fino a quando, Signore,
continuerai a tenerti nascosto,
arderà come fuoco la tua ira?
48Ricorda quant'è breve la mia vita.
Perché quasi un nulla hai creato ogni uomo?
49Quale vivente non vedrà la morte,
sfuggirà al potere degli inferi?
50Dove sono, Signore, le tue grazie di un tempo,
che per la tua fedeltà hai giurato a Davide?
51Ricorda, Signore, l'oltraggio dei tuoi servi:
porto nel cuore le ingiurie di molti popoli,
52con le quali, Signore, i tuoi nemici insultano,
insultano i passi del tuo consacrato.
53Benedetto il Signore in eterno.
Amen, amen.
Geremia 31
1In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo".
2Così dice il Signore:
"Ha trovato grazia nel deserto
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora".
3Da lontano gli è apparso il Signore:
"Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine di Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi
e uscirai fra la danza dei festanti.
5Di nuovo pianterai vigne
sulle colline di Samaria;
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
6Verrà il giorno in cui grideranno le vedette
sulle montagne di Èfraim:
Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore nostro Dio".
7Poiché dice il Signore:
"Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
Il Signore ha salvato il suo popolo,
un resto di Israele".
8Ecco, li riconduco dal paese del settentrione
e li raduno all'estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente;
ritorneranno qui in gran folla.
9Essi erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada diritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito.
10Ascoltate, popoli, la parola del Signore,
annunziatela alle isole più lontane e dite:
"Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo costudisce come un pastore il suo gregge",
11perché il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
12Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l'olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.
Essi saranno come un giardino irrigato,
non languiranno più.
13Allora si allieterà la vergine alla danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.
14Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti
e il mio popolo abbonderà dei miei beni.
Parola del Signore.
15Così dice il Signore: "Una voce si ode da Rama,
lamento e pianto amaro:
Rachele piange i suoi figli,
rifiuta d'essere consolata perché non sono più".
16Dice il Signore:
"Trattieni la voce dal pianto,
i tuoi occhi dal versare lacrime,
perché c'è un compenso per le tue pene;
essi torneranno dal paese nemico.
17C'è una speranza per la tua discendenza:
i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini.
18Ho udito Èfraim rammaricarsi:
Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo
come un giovenco non domato.
Fammi ritornare e io ritornerò,
perché tu sei il Signore mio Dio.
19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito;
dopo essermi ravveduto,
mi sono battuto l'anca.
Mi sono vergognato e ne provo confusione,
perché porto l'infamia della mia giovinezza.
20Non è forse Èfraim un figlio caro per me,
un mio fanciullo prediletto?
Infatti dopo averlo minacciato,
me ne ricordo sempre più vivamente.
Per questo le mie viscere si commuovono per lui,
provo per lui profonda tenerezza".
Oracolo del Signore.
21Pianta dei cippi,
metti pali indicatori,
sta' bene attenta alla strada,
alla via che hai percorso.
Ritorna, vergine di Israele,
ritorna alle tue città.
22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle?
Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra:
la donna cingerà l'uomo!
23Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo.24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi.25Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce".
26A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave.
27"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame.28Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare". Parola del Signore.
29"In quei giorni non si dirà più:
I padri han mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati!
30Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti".
31"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.32Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".
35Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti:
36"Quando verranno meno queste leggi
dinanzi a me - dice il Signore -
allora anche la progenie di Israele cesserà
di essere un popolo davanti a me per sempre".
37Così dice il Signore:
"Se si possono misurare i cieli in alto
ed esplorare in basso le fondamenta della terra,
anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele
per ciò che ha commesso". Oracolo del Signore.
38"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo.39La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà.40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più".
Prima lettera di Giovanni 5
1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti,3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza:8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio.12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta.15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto.
16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte.
18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!
Capitolo L: Chi è nella desolazione deve mettersi nelle mani di Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Signore Dio, Padre santo, che tu sia, ora e sempre, benedetto, perché come tu vuoi così è stato fatto, e quello che fai è buono. Che in te si allieti il tuo servo, non in se stesso o in alcunché d'altro. Tu solo sei letizia vera; tu la mia speranza e il mio premio; tu, o Signore, la mia gioia e la mia gloria. Che cosa ha il tuo servo , se non quello che, pur senza suo merito, ha ricevuto da te? Quello che hai dato e hai fatto a me, tutto è tuo. "Povero io sono, e tribolato, fin dagli anni della mia giovinezza" (Sal 87,16); talvolta l'anima mia è triste fino alle lacrime, talvolta si turba in se stessa sotto l'incombere delle passioni. Desidero il gaudio della pace; domando la pace dei tuoi figli, da te nutriti nello splendore della consolazione. Se tu doni questa pace, se tu infondi questa santa letizia, l'anima del tuo servo sarà tutta un canto nel dar lode a te, devotamente. Se, invece, tu ti ritrai, come fai talvolta, il tuo servo non potrà percorrere lesto la "via dei tuoi comandamenti" (Sal 118,32). Di più, gli si piegheranno le ginocchia, fino a toccargli il petto; per lui non sarà più come prima, ieri o ier l'altro, quando il tuo lume gli splendeva sul capo e l'ombra delle tue ali lo proteggeva dall'irrompere delle tentazioni.
2. Padre giusto e degno di perpetua lode, giunga l'ora in cui il tuo servo deve essere provato. Padre degno di amore, è giusto che in questo momento il tuo servo patisca un poco per te. Padre degno di eterna venerazione, giunge l'ora, che da sempre sapevi sarebbe venuta, l'ora in cui il tuo servo - pur se interiormente sempre vivo in te - deve essere sopraffatto da cose esteriori, vilipeso anche ed umiliato, scomparendo dinanzi agli uomini , afflitto dalle passioni e dalla tiepidezza; e ciò per risorgere di nuovo con te, in una aurora di nuova luce, nello splendore dei cieli. Padre santo, così hai disposto, così hai voluto; e come hai voluto è stato fatto. Giacché questo è il dono che tu fai all'amico tuo, di patire e di essere tribolato in questo mondo, per amor tuo; e ciò quante volte e da chiunque permetterai che sia fatto. Nulla accade quaggiù senza che tu lo abbia provvidenzialmente disposto, e senza una ragione. "Cosa buona è per me, che tu mi abbia umiliato, per farmi conoscere la tua giustizia" (Sal 118,71) e per far sì che io abbandoni ogni orgoglio interiore e ogni temerarietà. Cosa per me vantaggiosa, che la vergogna abbia ricoperto il mio volto, così che, per essere consolato, io abbia a cercare te, piuttosto che gli uomini. In tal modo imparo a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale tu colpisci il giusto insieme con l'empio, ma sempre con imparziale giustizia. Siano rese grazie a te, che non sei stato indulgente verso i miei peccati e mi hai invece scorticato con duri colpi, infliggendomi dolori e dandomi angustie, esterne ed interiori. Nessuno, tra tutti coloro che stanno sotto il cielo, quaggiù, mi può dare consolazione; tu solo lo puoi, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che colpisci e risani, "cacci all'inferno e da esso ritogli" (Tb 13,2). La rigida tua regola stia sopra di me; essa mi ammaestrerà.
3. Padre diletto, ecco, io sono nelle tue mani; mi curvo sotto la verga, che mi corregge. Percuotimi il dorso e il collo, affinché io indirizzi la mia vita tortuosa secondo la tua volontà. Come tu suoli, e con giustizia, fa' di me un devoto e umile discepolo, pronto a camminare a ogni tuo cenno. A te affido me stesso, e tutto ciò che è mio, per la necessaria correzione. E' preferibile essere aspramente rimproverato quaggiù, che nella vita futura. Tu conosci tutte le cose, nel loro insieme e una per una; nulla rimane a te nascosto dell'animo umano. Tu conosci le cose che devono venire, prima che esse siano, e non hai bisogno che alcuno ti indichi o ti rammenti quello che accade su questa terra. Tu conosci ciò che mi aiuta a progredire, e sai quanto giova la tribolazione per togliere la ruggine dei vizi. Fa' di me quello che ti piace, e che io, appunto, desidero; e non voler giudicare severamente la mia vita di peccato, che nessuno conosce più perfettamente e chiaramente di te. Fa' che io comprenda ciò che è da comprendere; che io ami ciò che è da amare; fa' che io approvi ciò che sommamente piace a te; che io apprezzi ciò che a te pare prezioso; fa' che io disprezzi ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non permettere che io giudichi "secondo la veduta degli occhi materiali; che io non mi pronunzi secondo quel che si sente dire" da gente profana (Is 11,3). Fa' che io, invece, discerna le cose esteriori e le cose spirituali in spirito di verità; fa' che, sopra ogni cosa, io vada sempre ricercando il tuo volere. Se il giudizio umano, basato sui sensi, sovente trae in inganno, si ingannano anche coloro che sono attaccati alle cose del mondo, amando soltanto le cose visibili. Forse che uno è migliore perché è considerato qualcosa di più, nel giudizio di un altro? Quando questi lo esalta, è un uomo fallace che inganna un uomo fallace, un essere vano che inganna un essere vano, un cieco che inganna un cieco, un miserabile che inganna un miserabile; quando lo elogia a vuoto, realmente lo fa vergognare ancor più. Invero, secondo il detto dell'umile san Francesco, quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.
DISCORSO 313/E NEL NATALE DEL MARTIRE CIPRIANO
Discorsi - Sant'Agostino
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Il Verbo si è fatto carne assumendo la carne. Cipriano vescovo: difensore dell'unità. Cipriano martire: esempio di testimonianza.
1. Il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, nel quale è riposta la nostra speranza di salvezza eterna, si fece uomo, pur essendo Dio, proprio perché l'uomo, allontanatosi da Dio, non si ritenesse abbandonato a distanza e solo. Egli, diventato perciò Mediatore, colmò in certo qual modo l'abisso della lontananza in cui stavamo separati da Dio affinché, per mezzo di lui, non solo non rimanessimo lontani, ma potessimo anche renderci vicini. Niente di tanto congiunto quanto, infatti, il Verbo e Dio; così pure, niente di tanto congiunto quanto la carne e l'uomo. Quindi, essendo il Verbo e Dio lontano dalla carne e dall'uomo, il Verbo si fece carne 1 e congiunse l'uomo a Dio. Quindi, questo Signore e Salvatore nostro, il Figlio di Dio, il Verbo di Dio fatto carne, non trasformandosi in carne, ma per aver assunto la carne, a quanti credevano in lui insegnò a vivere, insegnò a morire: a vivere senza ambizione, a morire senza timore. Insegnò a vivere per evitarci la morte eterna, insegnò a morire perché vivessimo in eterno. Pertanto, nel numero di coloro che istruì in questo, si distinse il beato Cipriano, vivendo come chi è consapevole della morte futura, e morendo come chi ha la certezza che lo attende la risurrezione: duplice grazia per la quale fu caro a Dio, grazia che gli venne certo da Dio cui egli piacque. Gli piacque, però, in forza del dono di lui: infatti, per quel che egli era personalmente, aveva di che dispiacere, non di che essere gradito; ma, come è stato scritto: Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia 2. Quanto a sé, il servo di Dio, autentico e verace Martire, veritiero per dono di Dio, confessa nei suoi scritti quale egli fosse stato prima, non dimentica quale sia stato per non essere ingrato a colui per il quale cessò di essere tale. Così, fu caro a Dio per una duplice grazia: l'episcopato e il martirio. Da vescovo, difese e conservò l'unità, da Martire, suggellò la sua testimonianza.
Veramente grande la fede di San Cipriano.
2. Che gran cosa, quanto mirabile è la fede! È qualcosa di veramente grande, e dov'è? Noi vediamo infatti l'un l'altro i nostri volti, il nostro aspetto, le nostre vesti, e infine percepiamo con l'udito le nostre parole, il timbro delle nostre voci; dov'è la fede di cui ora parlo? Si riveli ai nostri occhi. Ecco, la fede è invisibile: nondimeno è stata proprio questa fede invisibile che ha fatto convenire tutta questa moltitudine che si vede qui, nella casa di Dio. Grande, perciò, la fede, come dice pure il Signore nel Vangelo: Ti sia fatto secondo la tua fede 3. Ancora lo stesso Signore Dio nostro, lodando la fede di alcuni, disse: Non ho trovato tanta fede in Israele 4. Pertanto non deve destare meraviglia se per la fede che è invisibile non si fa conto della vita visibile allo scopo di guadagnare la vita che non si vede. Di questa fede era provvisto san Cipriano: di questa fede sono pieni non i falsi, ma i veri cristiani, i quali di tutto cuore e con immutabile fede credono a Dio. Ma gli eretici e i donatisti che si vantano falsamente di riferirsi a Cipriano, se considerassero il suo governo pastorale, non si separerebbero; se il martirio, non finirebbero suicidi. Non è per nulla discepolo di Cristo, non è compagno di Cipriano l'eretico separato per l'eresia, come pure il donatista che si dà la morte.
Il Signore, tollerando Giuda, insegnò a guardarci dalle divisioni.
3. Consideriamo, fratelli dilettissimi, Cristo maestro e Cipriano suo seguace; e questi che gridano di traverso di essere cristiani e dalla parte di Cipriano. Ascoltate che cosa insegna Cristo: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 5. Non è discepolo di Cristo il donatista o l'eretico; non è discepolo di Cristo un nemico della pace. Considerate se proprio il Signore Dio nostro, che disse: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace, abbia detto questo e non l'abbia fatto. Egli tollerò tra i suoi discepoli quel diavolo di Giuda, non lo allontanò: venne ammesso alla Cena del Signore, dopo che aveva ricevuto già il prezzo del Signore. Infatti volle vendere Cristo, non volle essere redento da Cristo. Questo l'insegnamento del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo: bisogna guardarsi dalla separazione, comporre la divisione, amare la pace e l'unità. La pace che lasciò in certo qual modo come ultimo testamento ai suoi discepoli, ai nostri Apostoli. Infatti, sul punto di tornare al Padre, disse: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace. Non allontanò da sé Giuda colui che non avrebbe potuto prendere un abbaglio se avesse voluto allontanarlo; né infatti avrebbe allontanato un innocente in luogo di un colpevole, o anche abbandonato gli innocenti allontanando dei colpevoli. Egli sapeva bene che fare e non lo fece: non fece scissione colui che insegnò che la pace dev'essere amata. Egli sapeva bene che fare e non lo fece; non lo fece colui che sapeva, perché non lo facesse chi non sapeva. Fu Giuda ad allontanarsi dal Signore. Fu tollerato sino alla fine: dette il bacio di pace, colui che non aveva pace; e tuttavia ricevette il bacio di pace. Con quel bacio non si univa a Cristo, ma riceveva condanna; infatti il Signore lo baciò quasi per dirgli: ecco quel che possiedo, ecco quello che tu non hai. Cristo era infatti Capo di quel Corpo che canta così: Io ero per la pace con questi che odiarono la pace 6. Perciò, tollerandolo fino all'ultimo, il Signore Gesù Cristo raccomandò di non fare scissioni, ma di amare necessariamente l'unità e conservare la pace.
A torto i donatisti si dichiarano cattolici. I donatisti suicidi nei precipizi evitano il genere di morte di Giuda. Anche per Giuda era disponibile il perdono.
4. È a causa degli eretici che abbiamo parlato di conservare la pace; essi si sono separati dalla Chiesa cattolica e ogni giorno si separano e falsamente si dichiarano cattolici. È a causa degli eretici che abbiamo richiamato alla memoria il precetto del Signore riguardo alla pace. Ma consideriamo che dice il Signore a proposito del martirio; dobbiamo ricordarlo e, anche a causa dei donatisti, che giungono a gettarsi dall'alto, bisogna raccomandare l'insegnamento del Signore. Disse infatti il diavolo al Signore quando lo tentò - ma il Signore veniva tentato perché noi imparassimo a resistere al tentatore - gli disse dunque il diavolo: Se sei il Figlio di Dio, gettati giù 7. Lo aveva appunto sollevato sul pinnacolo del tempio; non riconosceva il suo Signore e, come ad un uomo, gli insegnava a precipitarsi; nell'ignoranza, tentava nel vero Cristo ciò che preparava a persuasione dei falsi cristiani. I donatisti non sono falsi cristiani, ma essi, che ascoltano quanto fu suggerito dal diavolo e non ascoltano quel che fu risposto da Cristo, non sono neppure cristiani. Che rispose allora il Signore, nostro Maestro e Salvatore, al diavolo che gli suggeriva tali cose? Vattene, Satana, sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo 8. Il diavolo trasse indubbiamente dalla Scrittura il suggerimento e il Signore rispose citando dalla Scrittura. Aveva detto infatti il diavolo al Signore: Poiché sta scritto: ai suoi angeli ha dato l'ordine a tuo riguardo: ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede 9. Gettati giù, disse, e se sei il Figlio di Dio gli angeli ti sorreggono: che temi? Il Signore poteva anche lanciare dall'alto il suo corpo e non permetterne la morte, ma ciò che suggeriva il diavolo a Cristo che aveva presente, ai futuri cristiani Cristo non le insegnava. Infatti anche ai donatisti suggerisce questo il diavolo, dicendo: Gettatevi giù, vi sostengono gli angeli; con tale morte non andate al castigo, ma giungete alla corona. Sarebbero cristiani se dessero ascolto a Cristo e non credessero al diavolo che per primo li separò dalla pace della Chiesa e, poi, ne fece dei suicidi. Rivolgiamoci a loro per dire: Se vi attira la morte volontaria e ritenete un bel gesto morire di propria iniziativa, senza un nemico che incalzi, senza un avversario che opprima, perché correte subito ad un precipizio e non vi servite mai del nodo scorsoio? Quest'altro genere di morte è facilitato e la sospensione ad una corda conserva più integre le membra di chi muore di quanto non avvenga precipitandovi come preferite: perché allora non vi impiccate quando volete morire? Rispondono: Lungi da noi, sia maledetta la corda: infatti Giuda il traditore si appese ad una corda. O disgraziati e infelici, cos'è questa follia di non voler ripetere quel che fece il traditore e fare ciò che il maestro del traditore, il diavolo, insegnò loro? Perché Giuda tradisse Cristo, come è stato scritto, Satana entrò in lui 10: chi lo persuase a tradire Cristo fu quello stesso che lo persuase a impiccarsi. Indubbiamente si pentì di aver tradito il sangue innocente, ma il suo pentimento non ebbe speranza: si pentì, ma disperò, non credette che sarebbe stato perdonato. Non andò da colui che aveva tradito a chiedere perdono; non chiese perdono, non implorò la liberazione, non si affidò al sangue di lui per essere redento. Infatti, il Signore che fu misericordioso verso i Giudei, non sarebbe stato inflessibile con Giuda. Giuda vendette Cristo perché fosse ucciso, i Giudei comprarono Cristo per ucciderlo. Vuoi sapere perché avrebbe perdonato chi l'aveva venduto? Per coloro che l'avevano comprato, pregò; pendente dalla croce, disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno 11. Ma tra coloro che crocifissero Cristo, quelli che vollero ostinarsi nel peccato, perirono, perché non vollero far penitenza; disperarono della remissione, non meritarono perdono. Ma se si pentirono quelli di loro che ricorsero, per essere liberati, alla misericordia di Cristo stesso e, spinti dal diavolo, avevano partecipato a spargere il sangue di lui, meritarono anche la remissione. Furono battezzati: bevvero da credenti il sangue di Cristo che avevano sparso da persecutori.
I donatisti onorano i sepolcri dei suicidi. Ad esempio di Cristo, Cipriano non si espone ai persecutori.
5. Il diavolo, quindi, che persuase gli eretici a separarsi, i donatisti a gettarsi nei precipizi, fu colui che sospinse Giuda a consegnare Gesù, a disperare, a ricorrere al nodo scorsoio. Ebbene, donatista, tu che vuoi toglierti la vita, che rifuggi dal nodo scorsoio usato dal traditore, perché non eviti il precipizio del diavolo? Il diavolo persuase Giuda a legarsi al collo una corda ed egli pure provocò il Signore a gettarsi dall'alto. Perciò, nell'una e nell'altra suggestione, evitate il diavolo: come evitate il diavolo quanto al nodo scorsoio, così non dovete assecondarlo gettandovi in un precipizio. Proprio nel suggerire il precipizio, che sentì rispondersi il diavolo dal Signore? Vattene via, Satana! 12 O donatista, questo devi dire al diavolo quando ti consiglia di precipitarti; inoltre egli vi ha dato, a soddisfazione, di ottenere un culto, una volta precipitati. In realtà, fratelli, e si precipitarono di loro scelta e vengono precipitati dalla folla dei loro seguaci perversi. Questi che ricompongono con onore i corpi dei precipitati, che ne raccolgono il sangue, ne onorano i sepolcri, si ubriacano presso le loro tombe, sono maggiormente omicidi. Infatti, mentre alcuni notano che a quanti si precipitano vengono prestate onoranze di tal genere, altri si accendono del desiderio di precipitarsi; quelli si ubriacano su di loro, altri si ubriacano di follia e di pessimo traviamento. A costoro si oppone il beato Cipriano, presentando la pace di Cristo e istruendo sul martirio. Notate in lui l'uno e l'altro impegno: raggiunse la pace nell'unità, raggiunse il martirio nella testimonianza. Infatti, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo certamente era venuto a patire, ed aveva predetto che avrebbe subito la passione e che non saremmo stati redenti se non avesse patito; aveva detto pure: Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, la offro da me stesso 13. E del Padre era stato detto: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi 14. E dello stesso Signore Gesù Cristo: Egli che mi ha amato e ha dato se stesso per me 15. Dunque, essendo venuto perché il Padre lo desse nelle mani degli empi per la nostra redenzione, e così diede se stesso nelle mani degli empi per redimerci, celebrata la Cena, si appartò tuttavia sul monte, sfuggì la vista dei persecutori, non si fece avanti di più, volle che si recassero da lui. Osserva Cipriano che lo imita. Mentre si dava lettura della sua "passione", avete ascoltato come aveva detto al proconsole: La disciplina proibisce che uno si faccia avanti di sua iniziativa 16. Ecco come egli conosceva la norma sul martirio: era certamente rivolto al martirio; però non si precipitava, non era impaziente, così da essere gli altri a dover farsi avanti. Quindi, dei "messi" sono appunto inviati dal beato Cipriano; si fa comparire in giudizio, ma, quanto a lui, non si è fatto avanti. I donatisti, invece, si buttano a capofitto, si presentano ad alcuni per dire: Uccideteci. Ma quelli dicono: Non vi uccidiamo. O insensati, o perversi! Tu giungi a questo punto: a fare un omicidio o un omicida, perché si dica di te che sei un martire; essi si spingono a rivolgersi ad alcuni, ad armarli contro se stessi e li costringono ad uccidere ricorrendo a minacce. Costoro, se avessero animo retto, avrebbero in orrore di gettarsi in un precipizio, né commetterebbero omicidio; ma fanno quello che insegnò il loro padre, il diavolo, e secondo le istruzioni del loro maestro, Donato. Contro di essi il beato Cipriano difese con fermezza l'unità e la pace.
Cipriano tralcio potato: eretici e donatisti; i tralci recisi. I Cristiani: "Grazie a Dio", i donatisti: "Lodi a Dio".
6. Si manda quindi a prelevarlo, si conduce a giudizio dal proconsole, compare davanti al tribunale di un uomo in veste di giudice. A causa della persecuzione, si era appartato nei suoi campi, come il Signore sul monte degli Olivi dopo la Cena. Il Signore, sul monte Oliveto, coltivò e nutrì l'olio della pace; Cipriano, nei campi, coltivava il granello di senapa. Egli, prelevato di là, di persona stette davanti al proconsole, ma con lo spirito davanti al Salvatore; rispettava l'autorità umana, non rinnegava la gloria divina. Di là, un primo tempo venne mandato in esilio. Confessò Cristo, prese la via dell'esilio. Richiamato dall'esilio, fu condotto al martirio, quasi tralcio per la falce, non per essere reciso, ma potato. Disse dunque il Signore: Io sono la vite, voi siete i tralci, il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me porta frutto, il Padre mio lo pota perché porti più frutto, e ogni tralcio che in me non porta frutto, lo recide, quindi si secca ed è gettato nel fuoco 17. Osservate, dunque, il tralcio potato, il martire Cipriano; considerate i tralci tagliati via, gli eretici e i donatisti. Perché dite di essere dalla parte di Cipriano, di lui che reca il frutto della pace e dell'unità, potato dalla falce del martirio per ricevere la corona della salvezza eterna? Come potete paragonarvi a costui, voi eretici e donatisti, finiti a terra per la separazione, infetti, per contagio, del male di precipitarvi? È fermo il beato Cipriano, confessa Cristo, non aderisce a quanto viene sospinto a forza, riceve la sentenza del giudizio temporale, diventa giudice insieme a Cristo per l'eternità. Riceve la sentenza, e veramente Grazie a Dio!, perché ha veramente dato testimonianza. O furiosi donatisti! o rabbiosi! Grazie a Dio! Dicono di celebrare il Natale di Cipriano; tutti quelli che sono cristiani si spaventano al loro grido: Lodi a Dio! I donatisti si sono associati in vista di tutti i loro delitti; nel buttarsi nei precipizi gridano: Lodi a Dio! sulla bocca: Lodi a Dio, nelle azioni: Odiosi a Dio 18. Di conseguenza, qualsiasi cristiano cattolico, trovandosi a distanza, avrà udito: Lodi a Dio! già comincia a tremare, già cerca dove fuggire per non assistere al loro precipitarsi dall'alto. Ecco come i donatisti hanno rese amare le lodi di Dio.
"Gli idoli non sono dei": opera di San Cipriano. Ag. disposto a morire per la fede. Male per bene ai servi di Dio.
7. Ma noi, aderendo al magistero di Cristo, poniamo davanti alle nostre menti l'esempio di Cipriano, scongiurando il Signore Dio, sostenuti anche dalle preghiere dei Santi, perché non ci sopravvenga il timore di tali uomini, e senza tacere con loro della fede e della speranza che è in noi. Perciò confessiamo Cristo, non temiamo gli uomini, né restiamocene in silenzio per timore. Infatti, anche il beato Cipriano, vivendo in mezzo a persecutori e a pagani, trovandosi con idolatri, non ebbe timore dell'autorità temporale degli imperatori, né evitò di far conoscere che gli idoli non erano dèi. Non parlò soltanto nelle chiese, ma si espresse chiaramente anche negli scritti. O che disse forse: Farò attenzione ai tempi; coloro che comandano adorano gli idoli: mi guarderò dal contraddirli, sebbene temporali sono tuttavia imperatori? O che tacque? o che il buon pastore fugge alla vista del lupo? Che vale infatti che il pastore sia fisicamente presente se, intanto, è in fuga nell'intimo? In verità, chi tace per timore, fugge con l'animo. Dio, all'opposto, gli direbbe: Ti ho posto come sentinella 19; dovevi parlare, non dovevi tacere; ma hai taciuto per non venire ucciso. Non avevo forse detto: Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima 20? Ecco, mentre temi la morte del tuo corpo, hai procurato tante morti all'anima tua. Perciò il beato Cipriano non tacque, né con gli eretici, né con i donatisti, né con gli stessi imperatori. Parlò, e parlò con sicurezza e, certo nel Signore Dio suo, disse che i demoni non erano dèi. Da parte nostra diciamo che gli eretici non sono martiri e che i circoncellioni non sono martiri. Il beato Cipriano non ebbe timore degli adoratori dei demoni; noi non temiamo i convegni degli eretici, non temiamo le società di coloro che si gettano nei precipizi. Solo preghiamo interiormente il Signore, perché nessuno si disponga a tacere. E se vogliono toglierci la vita a causa della nostra fede, noi diciamo: Grazie a Dio! e, se non ci uccidono, quant'altro tempo vivremo quaggiù? Nel caso poi che giungiamo alla più tarda vecchiaia, quant'è? Non dovremo forse morire? O che a motivo dei pochi giorni di questa vita deve cessare il ministero della nostra carità e della nostra parola? Lungi da noi. Ma se poi questa vita nostra, in forza del ministero, si rende necessaria alla carità vostra, impetratela dal Signore; noi non possiamo tacere. Se vi siamo ancora necessari, potete pregare Dio di conservare noi a voi e voi a noi; egli ha la potenza di proteggerci tutti dalle minacce, dalle malvagità, dalle insidie di tutti i nemici, dai traviamenti di tutti gli eretici, verso i quali nutriamo sentimento di benevolenza e vogliamo che si convertano; lo sa colui che scruta e regge il nostro cuore. Ma forse ci ricambieranno con il male il bene. O che debba essere una novità dei nostri tempi che ai servi di Dio si corrispondano mali in cambio dei beni? È cosa antica, ne restano gli esempi; questo non cesserà, non cesserà sino alla fine; e già ci troviamo proprio alla fine del mondo.
Ag. confida nelle preghiere dei Santi.
8. Pertanto, fratelli miei, scongiuro la Carità vostra ad aver l'animo fermo e disponibile in Dio. A lui rivolgiamoci tutti con la preghiera, perché il Signore ci guidi come egli sa e custodisca le nostre strade, quanto alla vita del corpo e alla vita dello spirito; infatti nulla capiterà a noi ed a voi che egli non voglia. Ma non pensate che presso Dio possa essere superflua l'intercessione dei Santi per tutti noi; per le loro preghiere, anche le nostre e le vostre orazioni non resteranno senza valore dinanzi a Dio. Vi mostrerò un esempio tratto dalla sacra Scrittura. Una donna, Tabita, vedova, provvedeva alcune vedove di vesti: avvenne che morisse, fu chiamato l'apostolo Pietro ed egli andò. Gli vennero mostrate le tuniche che quella tesseva per i poveri. Il Signore ne provò compassione: esaudì Pietro, restituì alla luce del giorno la vedova, generosa lavoratrice 21. Dunque, come quella fu riscattata dalla morte per le preghiere delle vedove, così, per le preghiere del beato Cipriano e di tutti i Santi, il Signore ha la potenza di liberare anche noi da ogni male.
1 - Cf. Gv 1, 14.
2 - Rm 5, 20.
3 - Mt 8, 13.
4 - Mt 8, 10.
5 - Gv 14, 27.
6 - Sal 119, 7.
7 - Mt 4, 6.
8 - Mt 4, 7.10.
9 - Mt 4, 6.
10 - Gv 13, 27.
11 - Lc 23, 34.
12 - Mt 4, 10.
13 - Gv 10, 18.
14 - Rm 8, 32.
15 - Gal 2, 20.
16 - Cf. Acta s. Cypriani: PL 3.
17 - Gv 15, 1-6.
18 - Rm 1, 30.
19 - Ez 3, 17.
20 - Mt 10, 28.
21 - Cf. At 9, 36-41.
La Chiesa sofferente
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaAnna Kathariria Emmerich coltivò in tutta la sua vita una
profonda compassione per le povere anime, e aveva sempre presente
come poco vengono ricordate e commemorate dai mortali. Essa era tanto
preoccupata per le povere anime e pregava per loro senza pausa
praticando ogni specie di sacrificio devozionale e suffragì. A
questo riguardo così si esprimeva: ‘Come è triste
vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno veramente
bisogno di quest’aiuto, poiché il loro stato è
così miserabile che non possono aiutarsi da se stesse. Se
qualcuno pregasse per loro e soffrisse un pò, oppure offrisse
elemosine alla loro memoria, ne verrebbe profitto alle medesime al
punto tale da sentirsi consolate e ristorate come assetati ai quali
viene somministrata una fresca bevanda. Purtroppo le povere anime
hanno da soffrire così tanto a causa della nostra
trascuratezza, comoda devozione, mancanza d’entusiasmo per Dio
e per la salvezza del prossimo. Come si può essere a loro
d’aiuto se non con un amore sufficiente e con atti di virtù?
Cose che furono da queste stesse anime trascurate durante la vita
terrena. I Santi in cielo non possono compiere per le anime atti
penitenziali che spettano ai discepoli e fedeli della Chiesa
militante terrena. Ma purtroppo veramente poco viene fatto per loro,
nonostante esse lo sperino molto!
Basterebbe solo impegnarsi con
seri pensieri e qualche preghiera. Un prete che legge il suo
breviario con serio e intimo raccoglimento dona tanta consolazione
alle poverette, raggiungendole fino al Purgatorio».
La
pia suora Emmerich esternava spesso la sua compassione specialmente
per quelle anime dei morti che vengono innalzate al settimo cielo dai
parenti viventi con troppe lodi. Oppure per quelle anime che vengono
spesso compatite esageratamente dai viventi. Queste anime erano
considerate dalla veggente come le più poverette e veramente
abbandonate. Una lode smisurata — come esternava spesso —
prende il significato di una lode immeritata, una vera e propria
spogliazione e riduzione del vero patrimonio di quell’anima.
Una
volta Anna Katharina parlò per lungo tempo con il “pellegrino”
sul rapporto dei viventi con le anime dei morti. Dopo un tempo
quest’ultimo così riassumeva quanto detto dalla
Veggente:
Tutto quello che l’uomo fa, pensa e dice, crea un
movimento di attività che conduce al bene oppure al male. Chi
ha fatto male deve affrettarsi a ripararlo eliminando le sue colpe
per mezzo del ravvedimento e dell’ammissione nella confessione
e nella consacrazione alla penitenza. Altrimenti costui potrà
solo difficilmente, oppure proprio per niente, cambiare il suo
sviluppo terreno. Spesso le malattie e le sofferenze sono la
conseguenza della mancanza del ravvedimento nel profondo della
coscienza. Io ho sentito questo spesso fisicamente, trasmessomi dalle
malattie e dalle sofferenze di alcune persone. Mi è stato
sempre mostrato che la colpa rimasta senza pentimento e senza
conciliazione ha una conseguenza incalcolabile. Così di
conseguenza ci sono i luoghi maledetti dove furono consumate grandi
colpe. Questi luoghi sono riconoscibili dalla naturale avversione che
si prova appena si entra in loro contatto.
Vidi le punizioni
di alcuni peccati susseguirsi e trasmettersi fino agli ultimi
discendenti, come qualcosa di naturalmente necessario. Come la
maledizione maledice, la benedizione benedice e il sacro santifica.
Personalmente sono molto sensibile alla benedizione e alla
maledizione, al sacro e al profano; mentre il sacro mi attira, ed io
lo seguo senza resistenza, il profano mi respinge, mi fa paura e mi
desta orrore. Devo combatterlo con la fede e la preghiera.
Particolarmente chiara mi si manifesta questa sensibilità
quando entro in contatto con i corpi dei defunti e le ossa degli
esseri umani. Una volta mi fu sufficiente il contatto con pochissima
polvere dei resti di un corpo per entrare in rapporto con la sua
anima. Esiste una certa relazione tra tutte le anime e i loro resti
mortali; vidi chiaramente questi resti nelle più differenti
condizioni ed aspetti durante le mie contemplazioni sulle tombe e
cimiteri. Infatti ebbi la percezione che le ossa dei resti di alcuni
defunti emanassero una luce da cui fluiva benedizione e guarigione;
da altre invece ricevetti differenti gradi di miseria e bisogni e
perciò sentii la necessità di supplicare, pregare e
offrire penitenze per ottenere aiuto ed intercessione per loro.
Presso alcune tombe poi ricevetti la percezione di orrore e spavento.
Quando pregavo durante la notte nel cimitero, ricevevo da tali tombe
un sentimento di orrore più oscuro della notte stessa.
Alcune volte vedevo qualcosa di nero e straziante salire da queste
tombe che mi faceva rabbrividire. Quando cercavo di penetrare in
queste tenebre, per recare soccorso a queste anime, finivo per venire
respinta da una forza ignota, come se queste punizioni fossero state
necessarie alla purificazione. La viva convinzione della santissima
giustizia di Dio mi si presentò ancora una volta sotto la
forma di un Angelo che mi allontanò dal terrore di una certa
tomba. Per ogni tomba avevo la precisa sensazione della differente
energia emanata: chiarezza, oscurità, tenebre, come pure
colonne splendenti e armoniose di luce viva oppure forti e deboli
raggi, che provenivano dalle povere anime, a seconda della misura del
loro bisogno. C’erano anche quelle che non potevano dare alcun
segno ed erano nel Purgatorio dimenticate dai viventi e senza
possibilità di comunicare con il corpo della Chiesa. Quando
pregavo su queste tombe, sentivo una voce affaticata proveniente dal
profondo della terra che mi sussurrava: “Aiutami. a venir
fuori”. Allora mi assaliva un sentimento di impotenza, di non
poter far nulla per quelle poverette. L’unica cosa che potevo
fare, per queste anime dimenticate, era quella di pregare quanto più
potevo, con sempre maggior fervore. Allora scorgevo, su queste povere
tombe, molte ombre grigie e in seguito alle pietose e intense
preghiere, tali ombre assumevano un colore più chiaro.
Mi fu poi spiegato che quelle tombe, che io vedevo e percepivo in
modo così diverso, sarebbero state dei defunti non ancora del
tutto dimenticati; di coloro che attraverso il grado delle loro pene
purganti, oppure per mezzo dell’aiuto e delle preghiere dei
loro amici viventi, stanno in un rapporto più o meno
consolatore con la Chiesa militante sulla terra. Esse avrebbero la
possibilità di comunicare con la comunità. Queste sono
in uno stato di sviluppo tale da comprendere la luce e la
beatitudine, e ci supplicano di aiutarle perché non possono
farlo da sole; quello che noi possiamo fare per loro viene offerto a
Nostro Signore Gesù Cristo. Queste anime mi appaiono come
poveri carcerati, che potrebbero essere sollecitati e salvati
attraverso la bontà degli altri esseri mediante una parola,
una supplica, una mano tesa attraverso la grata. Quando io contemplo
un cimitero queste apparizioni si manifestano alla mia anima nei
diversi gradi di luce o di tenebre. Mi sembra tutto come un giardino
che non viene curato e resta parzialmente incolto, ma se io mi prendo
la premura di pregare e agire nel modo giusto allora le piante
cresceranno e rifioriranno e tutto riprenderà a vivere.
Il seme germoglierà e crescerà, la pioggia e la
rugiada cadranno rigogliose sul giardino. Ah! Se tutti gli uomini
potessero vedere e rendersi conto di queste cose certamente si
impegnerebbero come me lavorando il giardino. Quando giungo a tali
contemplazioni nel cimitero mi convinco sulle possibilità
potenziali della diligenza cristiana e dell’amore che si può
ricevere da una comunità... Dio mi ha donato spesso la grazia
di farmi vedere molte anime passare, con infinita gioia, dal
Purgatorio al Cielo. Spesso quando prego nei cimiteri, presso le
tombe, vengo disturbata in modo cattivo, pauroso, e vengo maltrattata
dagli spiriti maledetti, oppure dal maligno stesso. Apparizioni
orribili e chiassose mi circondano e vengo gettata qua e là
sulle tombe e maltrattata, ma ho avuto sempre la grazia da Dio di non
temere mai e perciò sono rimasta sempre illesa, e quando
venivo disturbata raddoppiavo le mie preghiere. Ho sempre ricevuto
molte grazie dalle care e povere anime. Se tutti gli uomini avessero
voluto dividere con me questa gioia quanto fluire di grazia ci
sarebbe sulla terra! Purtroppo, invece, le grazie vengono dimenticate
e dissipate, nonostante le povere anime invochino tanto gli uomini
sussurrando alle loro orecchie! Le anime restano così piene di
desiderio e con le più differenti pene, e nei differenti
luoghi attendono tanto l’aiuto e la redenzione. Nella misura in
cui è grande il loro bisogno così lodano pure il nostro
Signore e Salvatore. Tutto quello che noi facciamo per loro causa in
esse una gioia infinita
Il 2 novembre 1819 Anna Katharina così
raccontò: Giunsi con la mia guida in un luogo oscuro, mi
inoltrai nel medesimo per consolare le anime che potevo vedere solo
parzialmente, di alcune vedevo soltanto il volto. Si trovavano le une
vicino alle altre, immerse nell’oscurità, ma ognuna
separata come in una propria cella. Alcune soffrivano la sete, altre
il freddo, altre ancora il caldo, e non potevano aiutarsi
reciprocamente, erano immerse in un’infinita sofferenza e
nostalgia. Vidi moltissime di queste ultime venire redente e
trasferite in un luogo sopraelevato, è impossibile descrivere
la loro gioia; durante il breve passaggio verso questo luogo più
alto ricevevano di nuovo la veste e le insegne del rango che avevano
ricoperto durante la loro vita sulla terra. Questo luogo sopra il
Purgatorio era quello delle loro riunioni ed era come se fosse stato
recinto da spine. Qui vidi redimersi molti medici, essi furono
accolti dai loro compagni di categoria in una specie di processione,
e furono guidati in questo luogo sopraelevato. Vidi pure molti
soldati prelevati, gioii per quelle povere anime che avevano ucciso,
così anche alcune monache e giudici; in particolare notai
molte ragazze, le quali avrebbero avuto l’opportunità
sulla terra di dedicarsi alla vita conventuale, venire prelevate da
suore beate. C’erano antichi sovrani e anime provenienti da
famiglie reali, religiosi e anche molti contadini. Tra tutte queste
anime si trovavano molti miei conoscenti ed altri che provenivano dai
più diversi luoghi, riconoscibili per il loro abbigliamento.
Tali anime erano raggruppate per categorie e a seconda di queste si
muovevano verso diverse direzioni, dove perdevano la loro
caratteristica terrena per acquisire una veste beata di luce. Nel
Purgatorio riconobbi non solo dei miei conoscenti ma anche i loro
parenti che non avevo mai visto prima. Vidi povere anime abbandonate
dai parenti sulla terra o che non sono ricordate da nessuno, e
fedeli, che non pregano. Prego sempre particolarmente per loro.
Fui
presa poi da un’altra visione: ero vestita come una ragazza di
campagna, così come ero realmente nella vita di prima. Portavo
una fascia davanti al capo e una cuffia. La mia guida mi condusse
verso una teoria di figure luminose che venivano dal cielo, erano
chiare figure coronate sulle quali si librava il Salvatore con una
bianca croce e sull’asta sventolava una bandierina. Il corteo
era formato da circa un centinaio di persone, per la maggior parte
vergini, solo per un terzo uomini. Tutti indossavano abiti regali
pieni di splendore con i molteplici colori della gloria,
l’apparizione era meravigliosa; portavano corone, aperte o
chiuse, sul capo. Tra loro molti erano segnati con la gloria delle
stimmate. Fui guidata verso di loro ed ero imbarazzata, non sapevo
cosa potesse fare una contadinella di fronte a questi re. La mia
guida mi disse: “Tu puoi anche diventare così”, e
con queste parole mi diede un’abito bianco di suora in
sostituzione a quello di contadinella. Allora mi vidi circondata da
tutti coloro che erano giunti per la mia vestizione, in modo
particolare le beate suore del nostro convento. Riconobbi pure coloro
che avevo conosciuto in vita e con i quali avevo avuto da fare, mi
guardavano dal Purgatorio, molti con tristezza, erano veri e falsi
interessati’.
Il 24 settembre 1820 così raccontava al “pellegrino”:
Avevo ricevuto un lavoro pesante nella “casa delle nozze”,
non ce la facevo a finirlo, dovevo adoperarmi per pulire molta
immondizia con una scopa dura. Sopraggiunse mia madre e mi aiutò,
come anche un’amica, alla quale regalai prima della sua morte
un’immagine di S. Caterina, immaginetta che avevo ricevuto per
cause soprannaturali. Ella se la mise sul petto e parlò a
lungo con me. Mia madre mi condusse in molti luoghi dove
soggiornavano le anime, venni portata anche sopra una montagna sulla
quale uno spirito luminoso color rame, legato ad una catena, cercò
di venirmi incontro. Era lì da tempo, nessuno pensava a lui o
l’aiutava, parlava molto poco, solo poche parole, eppure venni
a conoscenza di tutta la sua storia. Egli era stato, a suo tempo, il
re d’Inghilterra e condusse la guerra contro la Francia,
adoperò metodi atroci ed ebbe un comportamento molto cattivo.
Mi sembrò che la madre fosse colpevole dell’origine di
questo suo comportamento. Egli distruggeva tutte le immagini della
Santissima Vergine Maria, e una volta passando davanti ad una statua
della santa Vergine volle distruggere anche quella, ma provò
una commozione profonda e non lo fece più. Dopo
quest’esperienza si pentì amaramente e si sarebbe ben
volentieri confessato, ma morì di una febbre fortissima; trovò
misericordia e non morì dannato. Poteva perciò essere
aiutato, ma era stato del tutto dimenticato. Mi disse che avrebbe
potuto essere aiutato particolarmente con la celebrazione della santa
Messa, in modo che avrebbe potuto ottenere l’agognata
liberazione prima del tempo. Il luogo dove si trovava non sembrava
essere il normale Purgatorio, ma forse un luogo adiacente. Lo vidi
perseguitato e sbranato dai cani, nel modo in cui egli aveva
perseguitato la gente; si trovava incatenato in più punti e
viveva in un luogo ricoperto di erba infiammata. Mi disse che solo la
più minima speranza della sua liberazione da quel luogo
sarebbe stata per lui un grande conforto. Lo incontrai per tre
volte.
Il 27 settembre 1820 la Emmerich così
proseguiva: Stanotte ho pregato molto per le povere anime e ho visto
molte cose meravigliose e l'inafferrabile misericordia di Dio. Ho
rivisto l’infelice re inglese ed ho pregato anche per lui. Mi
fu visibile come il bene e il male possa trasmettersi dai progenitori
ai bambini e come la loro azione, e la loro volontà, possa
essere causa di salvezza o di perdizione. Vidi dai tesori della
Chiesa e dai membri della stessa provenire soccorso alle anime. Molti
preti soffrivano, erano quelli che in vita avevano sempre aspirato ad
un piccolo posto in paradiso solo perché distribuivano la
comunione e celebravano Messe. Li vidi adesso in indicibile
pentimento per le mancate opere d’amore e il mancato aiuto
verso le povere anime. Adesso aspiravano, silenziosamente,
desiderando con bramosia di poter aiutare ed operare. Tutta la loro
pigrizia si cambia in una pena dell’anima, la loro tranquillità
in un’impazienza, la loro inazione in un ceppo, tutte queste
punizioni sono la conseguenza del male.
Nel purgatorio ho visto
pure e particolarmente la condizione dei fanciulli che sono stati
uccisi prima e subito dopo la nascita, cosa che però non
saprei come rappresentare, anche se potessi rivelarlo, e perciò
tralascio.
6 ottobre 1820: Ho avuto immagini sul devoto
francescano in Tirolo: egli poteva percepire alcuni avvenimenti che
incombevano su un grande della Chiesa, vedeva nello stesso tempo un
avvenimento e un pericolo minaccioso in seguito ad un incontro
politico. Gli fu comandato di pregare perennemente per la Chiesa.
Infatti lo vidi pregare nel suo convento che si trovava vicino ad una
piccola cittadina. Durante la notte s’inchinava e recitava
orazioni dinnanzi ad un’immagine prodigiosa della Madre di Dio;
il diavolo allora, inferocito per queste devotissime preghiere, prese
a disturbare nella chiesa con un gran rumore e paurosi suoni,
abbattendosi sulla finestra nella sembianza di un corvo nero. Il
devoto religioso, raccolto nella preghiera non si lasciò
disturbare ma continuò a pregare con le braccia levate in
alto. Frattanto, mentre avevo questa visione, si fecero avanti delle
figure: una sembrava quella della mia guida, che entrando si diresse
subito verso di me, le altre erano due anime in cerca di preghiera.
Venni poi a conoscenza che erano le anime di un principe cattolico
del Brandeburgo e di un devoto imperatore austriaco, esse erano
venute da me per mezzo della preghiera del francescano. Queste
pregavano per il raggiungimento di una loro più alta
condizione celeste e per poter agire in senso benefico e dare le
giuste ispirazioni ai loro attuali mortali successori, perché
solo loro avevano più influenza sui governanti e i regnanti
della terra.
La anima guida mi prese le mani e le diresse in alto,
sentii la sua mano molle e tenera come l’aria, lasciai cadere
le mie mani più volte ed ella le rialzò dicendo: “Tu
devi continuare a lungo!” Questo è quello che mi
ricordo!
Nel giorno dei morti del 1820 la pia suora si trovava
in uno stato di profonde sofferenze per le povere anime.
Pazientemente, mentre i suoi dolori continuavano, informò
esausta il “pellegrino” sulle sue Visioni: Ero su un
sentiero molto stretto, entrambi i lati si trovavano avvolti nella
notte, la strada era come un ponte di luce e portava ad una
sconfinata altezza, la mia guida era con me. Sotto c’era la
terra immersa nella notte e nella nebbia e gli uomini erano
sprofondati nella miseria e agitati nel pantano; spesso mi sembrava
di cadere e il mio Angelo custode mi dava la mano portandomi oltre.
La mia guida mi indicava, a sinistra e poi a destra, i luoghi deserti
della terra dove si erano manifestati certi misteri del comportamento
del Popolo di Dio, l'angelo mi lasciò vedere tutti i luoghi
dove sono stati i patriarchi e poi i figli d’Israele. Mi
mostrò, chiari nella notte, e lontani, quei luoghi deserti con
grandi paludi, torri crollate e alberi piegati. Egli mi disse che
quando questi luoghi sarebbero stati di nuovo coltivati e abitati dai
cristiani, allora sarebbe giunta la fine dei tempi. Mi vidi poi
intorno molte anime, come grigie figure nella notte con le loro
guide, non andavano sul sentiero stretto di luce come me (dove io
andavo avanti con preghiere e suppliche), ma si libravano a sinistra
e a destra del sentiero, mantenendosi a mezza altezza ai miei lati e
dietro di me. Erano le anime dei morti recenti per le quali io ero
stata chiamata a soffrire e pregare. Alcuni giorni prima mi erano
comparse le anime di Agostino, Ignazio e Saverio che mi chiedevano
preghiera e impegno spirituale, adesso sapevo chiaramente per chi. Il
mio sentiero non conduceva al vero Purgatorio ma portava ad un luogo
di soggiorno, una tappa tra il Purgatorio e il Paradiso. Tale luogo
consisteva in un grande spazio dove si trovava un pergolato con
alberi di frutta e fiori, ma tutto era grigio e senza gioia,
l’ambiente era diviso in innumerevoli reparti con particolari
tipi di vapore, nebbia e nubi ed era suddiviso anche secondo le più
differenti concezioni e idee. Questi ambienti erano abitati
diversamente, da poche o più anime. Quando arrivai in questo
luogo vidi una moltitudine di anime, sempre accompagnate a gruppi di
tre da un Angelo. Esse si spostavano da un lato dove si intravedeva
lo splendore di una luce provenire da un’altezza molto lontana.
Queste anime erano avvolte dal bagliore di luce pura del colore della
loro gloria. Vivevano in uno stato d’indicibile gioia.
Potei conoscere anche il significato dei loro colori. Il rosso,
per l’illuminazione dell’amore fiammante, queste anime
soffrivano per non averlo esercitato in modo puro; il bianco per
illuminare la purezza del proposito, che era rimasto a languire a
causa della pigrizia; il verde la pazienza che si offusca a causa
dell’irritazione; ho dimenticato il significato del giallo e
del blu. Le anime comparivano sempre tre a tre e mostravano la loro
gratitudine per il mio impegno in loro confronto. Riconobbi tra
queste, per la massima parte, gente di medio livello e contadini, si
trovavano anche alcune persone di rango elevato, sebbene in questo
luogo il rango sociale rivesta alcun significato, ma si distingua
piuttosto per una più fine differenza d’istruzione e
l’aspetto distinto. Il sesso si distingue per le anime maschili
dalla forza, severità e sicurezza, nelle femminili, invece,
per la sensibilità, la mollezza e la sofferenza Più
intima che non si può descrivere in modo appropriato In questi
luoghi si fermano Angeli, i quali nutrono le anime con i frutti del
luogo, operano sul Purgatorio e sulla terra ed hanno una coscienza di
appagamento celeste. Andai ancora avanti fino ad un luogo
luminosamente chiaro e adornato dagli alberi, vidi come un movimento
dì Angeli. Mi fu detto che sarebbe stato gli inferi dei Padri
antichi prima di Cristo. Mi fu mostrato dove sarebbero stati Adamo,
Abramo e Giovanni; poi ritornai a casa attraverso una via
difficoltosa, passai per la montagna dove avevo incontrato l’uomo
perseguitato dai cani, adesso non era più qui. Egli aveva
raggiunto finalmente il Purgatorio.
3 Novembre: ‘Stanotte
ho chiamato tutti i Santi, dei quali ho le reliquie vicine in
particolar modo ho invitato le beate sorelle, Madlechen von Hadamar,
Columba von Bamberg, Juliana von Liegi e Lidwina, a venire con me nel
Purgatorio e aiutare quelle anime che sarebbero più care a
Gesù e Maria.
Durante un penoso lavoro di redenzione
incontrai l’anima della figlia di una donna delle mie parti che
si raccomandò per un aiuto a sua madre. Mi accompagnò
dalla madre; sedeva solitaria come in una piccola cucina, senza
compagnia e piena di noia, mormorava come se masticasse qualcosa e mi
pregò molto di rimanere quella notte con lei. Si recò
poi anche in un vano più alto e migliore, di fronte al suo, ed
io mi intrattenni con lei per consolarla.
Le povere anime prendono
insegnamenti dagli Angeli in cielo e per terra in rapporto alla
salvezza. Esse non possono agire, nel Purgatorio non esistono cose
naturali, albero, frutta; tutto è senza calore e chiaro o
scuro secondo i gradi della purificazione. I luoghi di soggiorno sono
vari e disposti in un certo ordine.
Vidi poi il giudizio di un
anima nel luogo della sua morte fisica. In quella circostanza, Gesù,
Maria, il Patrono dell’anima e il suo Angelo custode, erano
riuniti sul posto; anche presso i protestanti vidi presente Maria.
Questo giudizio però termina in tempo brevissimo.
6
novembre: Alla sera volli pregare per gli uomini cattivi, poiché
essi erano in pieno pericolo e potevano perdersi del tutto. Poi mi
vidi innanzi sant’Ignazio che portava con sé, da una
parte, una persona che riconobbi, libera, in buona salute e
fiduciosa; dall’altra parte un uomo immerso nel fango che non
poteva aiutarsi e gridava pietosamente. Era un religioso, o un nobile
deceduto, che io non conosco. Ignazio mi domandò: “Per
chi vuoi avanzare il tuo aiuto per il primo che può espiare o
per il secondo che non si può aiutare?” Tremai sgomenta
e piansi profondamente.
Fui guidata ancora in un altro viaggio faticoso attraverso il
Purgatorio e pregai per le anime colà riunite. Poi venni
portata in una grande casa di lavoro e disciplina, dove potevo
divenire visibile e risvegliare queste anime cadute nel male a causa
della tentazione e della necessità. Vidi poi alcuni luoghi e
anche il carcere dove si trovava gente con lunghe barbe fino a terra.
Esse si trovavano in buone condizioni di animo e facevano penitenze;
io le confortai. Vidi tutti questi posti come se si fosse trattato di
un Purgatorio sulla terra. Incontrai poi alcuni vescovi tra i quali
uno, molto mondano, che dava un banchetto dove partecipavano anche
donne. Valutai il costo della tavola: avrebbero potuto certamente
mangiare per più giorni molti poveri. Questo glielo rinfacciai
ed egli si adirò contro di me, gli dissi pure che tutto viene
scritto da un Angelo che si trova sopra di lui con un libro e una
bacchetta. Egli mi disse che non era il solo, perché questo
avveniva anche in altri luoghi. Era vero, ed io lo vidi pure! Ma si
trovavano anche dappertutto Angeli pronti a punire.
A. K. Emmerich ricevé una Visione a consolazione per tutta
la pena che si dava nelle intense preghiere per le povere anime,
un’immagine che rivelava le opere d’amore della
giovinezza per queste stesse. La veggente così racconta a
questo proposito:io mi trovavo nella capanna dei miei genitori come
se avessi dovuto sposarmi. A quest’avvenimento giunsero pure
tutte le anime per le quali avevo pregato e ognuna mi consegnò
un regalo.
La casa delle nozze era rappresentata dalla scuola che avevo
frequentato, adesso però appariva più bella e più
grande. Due suore anziane e sante erano le mie damigelle. Poi giunse
il mio sposo e la carrozza delle nozze. Mi trovavo in questa scuola
per la terza volta nella vita: la prima quando fui portata da bambina
e mi apparve la Madre di Dio con il Bambinello. Ella mi disse che Suo
Figlio avrebbe dovuto divenire il mio sposo, affinché avessi
potuto apprendere bene il perché delle cose. La seconda volta,
in un’altra Visione, mi recai in questa scuola quando entrai
nel convento e mi “fidanzai”. Adesso, la terza volta,
dovevo celebrare le nozze vere e proprie».
9
novembre.Dovetti lavorare in alcune vigne, dove il maligno aveva
assunto l’aspetto del gelo e le ricopriva. Giunsi per questo
lavoro a Coblenza, dove lavorai con molta fatica in tre vigne.
Siccome pensavo di rivolgermi alle povere anime, vidi venirmi
incontro nove figure con nove fardelli sulle spalle. Una decima aveva
deposto il suo fardello ed era subito andata via, adesso toccava a me
portare questo peso sulle spalle, legato fin sotto le braccia e con
le altre nove figure presi a salire diretta verso levante. La via era
scivolosa e non normale, entrambi i lati erano avvolti dalla notte e
dalla nebbia. Non potevo più andare avanti per il grande peso,
allora mi apparve sulla via una panca dove potei deporre il fardello.
In quest’ultimo c’era l’uomo dalla grande figura
affondato nel fango, mostratami da sant’Ignazio un paio di
giorni prima. Venni a sapere che tale figura era uno degli ultimi
principi elettori di Colonia, egli infatti aveva anche un cappello da
principe elettore fissato sotto il braccio. Mi sembrò che gli
altri nove portatori fossero messaggeri che trasportavano i loro
principi, il decimo non era più in grado di portare quel peso
e l’aveva lasciato per terra. Sempre salendo giungemmo
finalmente ad un luogo meraviglioso, dove degli spiriti erano a
guardia di una torre, i nove furono lasciati passare ma il mio
fardello mi venne tolto e portato in custodia, mentre io venni
guidata in un alto terrapieno ricolmo di fiori. Da lì scorsi
altri terrapieni e colline con innumerevoli figure di principi, re,
vescovi e gente di tutte le specie, in modo particolare coloro che
erano dediti alla servitù, tutti lavoravano.
Alcuni principi portavano le corone sotto le braccia, i più
cattivi le avevano alle gambe, questi dovevano lavorare nei
terrapieni con gli scavi e le carriole, arrampicarsi, ecc. Vidi
caderne molti dai terrapieni e poi nuovamente risalire. Le anime dei
servi dovevano spingere al lavoro i loro padroni di un tempo. Vidi
sopra di me solo il cielo e sotto, a destra e sinistra, i lavoratori
circondati da un’infinità di acqua. Io ero tra alcuni
alberi. Mi venne mostrato un altro luogo dove si trovavano solo donne
in attesa, la mia guida mi disse che avrei dovuto raggiungerle e
passare perciò dall’altra parte. Siccome non sapevo da
dove entrare mi disse: “Come tu credi opportuno!”
Ispirandomi alla mia fede pensavo semplicemente di passare dall’altra
parte sull’acqua, servendomi di un panno, ma mi passò
davanti improvvisamente una zattera, salii e senza remare passai
dall’altra parte. La mia guida volò sopra di me
sull’alta marea. Tale grande luogo di soggiorno era
quadrangolare e c’erano anime di donne di tutte le specie,
anche quelle di suore e altre anime che avevo conosciuto già
sulla terra. Queste avevano tanti giardini da coltivare.
Le serve davano il comando alle padrone di un tempo. Queste
abitavano in capanne di frasche. Ai quattro angoli del grande locale
di soggiorno volteggiavano in aria quattro spiriti guardiani, i quali
avevano appeso ai rami degli alberi più alti quattro piccole
guardiole. Le anime avevano piantato alcuni alberi di frutta, ma non
era ancora matura, perché c’era molta nebbia e un cielo
molto basso, pigiato quasi sulla terra. Tutto il loro lavoro veniva
ricevuto da altre anime che erano piccole e di cattivo aspetto, e le
vidi camminare sulle montagne di ghiaccio. Costoro caricavano, a loro
volta, la frutta sulle zattere e la inviavano a quella gente che la
selezionava di nuovo e, quella scelta, l’inviava agli altri
luoghi di soggiorno. Le anime che soggiornavano sulle montagne di
ghiaccio erano quelle delle popolazioni non cristiane, ancora
semiselvagge. Le donne mi domandarono quale anno era adesso sulla
terra e in che modo si vive. Io riflettei prima e poi dissi che sulla
terra si compivano molti peccati e perciò solo poche di loro
avrebbero scelto di andarci. Non mi ricordo più cos’altro
feci in questo luogo.
Il ritorno fu fatto, sempre in discesa, attraverso stretti
sentieri, vidi in modo pronunciato le estremità della terra, e
mi apparvero fiumi come fili argentati e mari come specchi; riconobbi
pure boschi e città e giunsi finalmente giù, alle foci
del Gange. Quando mi volsi indietro e guardai da dove ero venuta,
quella via mi apparve come uno stretto raggio che si perdeva come una
piccola fiamma nel sole. Vidi i buoni indiani pregare davanti alla
croce, avevano solo un tipo di chiesa nella vegetazione fitta di
fogliame; era molto bella e si celebrava la santa Messa. Da lì
continuano attraverso la Persia, e poi verso il luogo dove Gesù
venne crocefisso. In questo luogo non c’erano più i
begli alberi di frutta e anche le tracce della vite che il Signore
piantò. Proseguii verso l’Egitto e attraverso
l’Abissinia, librandomi sull’acqua giunsi in Sicilia dove
vidi molti luoghi devastati e abbandonati. Attraversai le montagne e
raggiunsi una località poco lontana da Roma. Qui, in una
pianura sabbiosa vidi un bosco di abeti un gruppo di rapinatori che
volevano assalire un mulino nelle vicinanze. Quando io e la mia guida
ci avvicinammo a loro, uno di questi venne preso da un grande timore
e disse agli altri: “Mi sento come se qualcuno ci inseguisse”,
allora tutti scapparono via.
Da questo lungo viaggio mi sento
affaticata e piena di dolori per il carico pesante delle pene delle
anime incontrate. Ho visto e fatto tantissime cose, non le ricordo
tutte».
31 dicembre: Ricevo il conto dell’anno in
corso. Vidi tutto quello che avevo trascurato e tutto ciò che
ho da rimediare... Ricevetti pure molte immagini delle povere anime e
dei moribondi. Un prete morto ieri sera alle nove, che era molto
devoto e Caritatevole, è rimasto tre ore nel Purgatorio per
tutto il tempo perso con ogni genere di scherzi. Egli avrebbe dovuto
trascorrere colà più anni ma era spinto alla
liberazione da intense preghiere e molte Messe. Vidi per tre ore le
sue sofferenze e quando egli divenne libero lo sentii dire rivolto
all’Angelo, “Adesso vedo come possono essere burlati gli
Angeli; sono rimasto qui solo tre ore eppure mi è sembrato un
tempo così lungo!”. Questo religioso era da me molto
conosciuto e mi venne da ridire per questo fatto.
lI 28
ottobre 1821 Anna Katharina parlò della Santa Vergine
Ermelinda. Stanotte ho visto la santa Vergine Ermelinda: a dodici
anni aveva un semplice rapporto innocente con un giovane, con il
quale i suoi genitori avevano intenzione di sposarla. Ermelinda era
altolocata e ricca e viveva in una grande casa, una volta mentre
stava per andare incontro al giovane le apparve Gesù che le
disse: “Non mi ami più di quello?” Con una
grandissima gioia lei gli rispose subito di sì. A questa
risposta Gesù comparve ancora nella sua stanza e le diede un
anello prendendola in sposa. La ragazza poi si tagliò i
capelli e disse sia ai genitori che al giovane che essa aveva sposato
Dio.
Pregai la Santa di guidarmi dai moribondi e dalle povere anime,
così viaggiai con lei verso l’Olanda, dovetti
faticosamente attraversare l’acqua, ogni specie di fango, torba
e fosse, mi ritrovai così presso la povera gente la quale non
poteva ricevere preti, perché viveva lontano e circondata
dall’acqua. Consolai, aiutai e pregai. Da lì mi diressi
sempre più verso settentrione ma poi persi l’orientamento,
non sapevo trovare da sola il Purgatorio. Di solito vado sempre verso
settentrione, ma poi perdo l’orientamento naturale e finisco
per valicare un oscuro passaggio con molte difficoltà,
ostacoli e pene che provengono dall’acqua, dalla neve, spine e
fango.
Sono andata anche oggi da un posto all’altro, ho consolato e
ricevuto incarichi per diversi impegni, come quello di recitare le
litanie di tutti i Santi e esercitare le sette penitenze della
domenica delle Palme. La mia guida mi disse che io avrei dovuto
rimanere attenta e tranquilla per potermi meglio sacrificare per le
intercessioni, al fine di sollevare le pene delle povere anime. La
mattina seguente già non pensavo più a questa
raccomandazione e stavo per arrabbiarmi per una cosa, ma subito il
mio Angelo custode mi fece capire come è veramente importante
un piccolo sforzo di superamento, e come le povere anime possono
davvero trovare consolazione con questo piccolo sacrificio di
superamento dei propri istinti.
2 Novembre 1821: La pia suora
era occupata già da quattordici giorni in favore delle povere
anime con esercizi di devozione, qualche preghiera, elemosina,
sacrificio e lavori spirituali. Tutto quello che ella ebbe a patire
lo fece con la più grande pazienza. Così raccontò:
Sono andata di nuovo nel Purgatorio, con i Santi. I luoghi di
penitenza delle anime, come già vidi, non sono tutti eguali e
non si trovano solo in un unico posto, ma sono molti e molto diffusi
e diversi tra di loro, le anime vengono distribuite secondo le
condizioni e le azioni che hanno compiuto sulla terra. Per questo
motivo ero costretta a spostarmi da un luogo all’altro per
visitarle. La via che percorsi per giungere a questi diversi posti
passava su mari, ghiacciai, neve e nuvole. Spesso credetti di
discendere e girare intorno alla terra. I Santi mi affiancavano
librandosi leggermente nell’aria, nuvole luminose facevano loro
da base. Gli strali di luminoso splendore proveniente dai Santi si
differenziano l’uno dall’altro sia per il tipo di energia
e anche per il colore, in relazione alla specie dell’azione di
conforto recati nella vita terrena. Paragono spesso le sofferenze e i
sacrifici dei Santi con quelle di Gesù per le anime.
Siccome vedo in alcuni luoghi dove soggiornano le anime,
determinate grazie, simboleggiate dalla frutta, non posso che
paragonarle ad una specie di giardini che sono sulla terra. Vedo
anche molte mancanze di diversa specie, come pene, disgrazie e
mancanza d’amore. Quando giungo in tali luoghi scorgo un raggio
di luce che cade in un punto, oppure un tramonto intorno
all’orizzonte, alcuni di questi non sono i più belli, in
nessuno si vede il cielo blu ed è dappertutto più o
meno grigio e oscuro. Le anime sono raggruppate tutte insieme per la
grande paura, vivono o in posti profondi e oscuri oppure in altri più
alti e chiari; in altri ancora ci sono anche anime di diversa
origine, le quali durante la permanenza sulla terra erano unite e
attendono di riunirsi tutte insieme quando il processo di
purificazione le avrà portate tutte allo stesso grado. In
qualche alto luogo, poi, la luce è di un colore determinato
per es. grigia, rossa. Veramente difficile è descrivere con
quanta gioia e consolazione viene accolta la salvezza delle anime da
chi resta. Ci sono anche altri posti dove le anime hanno un migliore
o un minore grado di elevazione, isole dove anime di donne lavorano e
piantano frutta e conducono chiatte sui fiumi, come già avevo
visto. Queste anime sono in un grado migliore di altre ma non possono
agire molto per le altre. Un aspetto figurato, sotto molto punti
realistico, lo rende la frutta, poiché la stessa ha una natura
debole e spesso senza abbastanza forza e non ancora matura per dare
ai più poveri un conforto. Vidi anche che le anime liberate
passavano dai più bassi gradi a migliori condizioni, e
potevano mutarsi e portar sollievo e grande grazia con la preghiera.
Ebbi pure l’immagine di luoghi dove soggiornavano anime in
attesa di terminare la loro purificazione, perché la loro
santità non era ancora maturata, mentre sulla terra, invece,
erano già state santificate. In altre visioni, visitai molti
luoghi e chiese e suffragai con Messe e orazioni. Mi vidi a Roma
nella chiesa di San Pietro presso preti distinti, voglio dire
cardinali, in quest’occasione si sarebbero dovute leggere sette
Messe per determinate anime e io non so più perché
questo proposito non fu realizzato. Quando tali Messe vennero lette
vidi delle anime grigie ed oscure, come abbandonate, avvicinarsi
all’altare e parlare come delle affamate:
“non
venivamo nutrite da lungo tempo”. Penso che con queste parole
facessero riferimento alle Messe fondate (missa fundata), le quali
erano cadute in dimenticanza. La dimenticanza e l’abolizione
della fondazione delle Messe in suffragio delle anime, come la vedo
io, è un’indescrivibile crudeltà e un furto alle
più povere anime.
Non vidi nessuna persona vivente sulla
mia via, incontrai solo anime, Angeli e Santi, e vidi l’effetto
di molte preghiere; ho portato in questi giorni molta gente alla
confessione e alla Chiesa, da sole non l’avrebbero fatto».
La
pia suora Emmerich si dedicava tutto il giorno alla preghiera per le
povere anime, pregava recitando l’ufficio dei morti e sudava,
cacciando dal petto tanto sangue che fuoriusciva dal vestito. Quando
il “pellegrino” fu di ritorno al suo capezzale la trovò
irrigidita nella preghiera. Restò così ancora per circa
mezz’ora, fino a che entrò il confessore nel soggiorno,
allora si mosse per andare incontro al Padre confessore, con fare
sicuro e come una persona sana, e gettandosi ai suoi piedi fece per
baciarglieli. In un primo momento il confessore rimase stupito e non
voleva permetterlo, ma poi avendo capito che per lei era molto
importante la lasciò fare. Più tardi essa pregò
in ginocchio per la benedizione di tutte le anime, poi si alzò
e con rapidi passi ritornò al suo posto. Il sudore le colava
dalla fronte e il suo volto aveva preso un’espressione serena,
era entrata in un’estasi profonda. Il giorno seguente quando il
“pellegrino” le raccontò l’accaduto, Suor
Emmerich non ricordava chiaramente l’accaduto (lo stato in cui
era non glielo permetteva). Mi spiegò allora che i bambini
morti appena battezzati l’avevano pregata di baciare i piedi al
Padre confessore e supplicare per le sue benedizioni.
«Ricordo
che per me fu un momento molto difficile quando ricevetti il rifiuto,
sentii di non essere stata compresa interamente. Credo che egli desse
le sue benedizioni .non molto convinto nella forza delle stesse,
perciò ebbi molto da pregare nella notte.
2 novembre
1822: «Stanotte ho avuto molto da fare, trovandomi un’altra
volta in Purgatorio. Ho viaggiato come sempre verso settentrione,
sulla cima del globo terrestre, quando poi sono giunta ho avuto di
fronte le montagne ghiacciate e a forma di mezza luna, in quei
paraggi c’era un vallo nero e rilucente con innumerevoli
passaggi e spazi, in tutte le direzioni e altezze: in alto, in basso,
sopra e sotto. Le anime che si trovavano sopra questo luogo, godevano
una condizione migliore e andavano lentamente in giro, quelle più
in basso erano invece più recluse, le altre erano sparpagliate
qua e là in caverne, o spesso raccolte insieme in un unico
posto. Dietro di loro vedo un retroscena spaventoso. Mi appare poi un
luogo di raccoglimento, come una specie di chiesa, nella quale esse
di tanto in tanto vengono consolate. Dal cielo queste anime non
ricevono nessun aiuto immediato, ma ricevono tutto dalla terra e dai
viventi come la preghiera e le buone opere, la mortificazione e
specialmente il sacrificio della santa Messa, queste sono rivolte al
Giudice per il perdono delle loro colpe. Esco da qui e vado ancor più
verso settentrione, sul ghiaccio, e vedo un’altra entrata nel
Purgatorio, quando entro lo faccio per una curva, un rigonfiamento,
una viuzza (non trova la parola giusta per l’opportuna
descrizione), dove si trova l’accesso. Verso la sinistra, più
avanti c’è il mulino, con molti lavoratori e fatiche.
Non vedo altri visitatori oltre la fllia guida, ma posso scorgere, in
lontananza, sparpagliate sulla terra, singole persone in preghiera
Vergmi ed eremiti, monaci e suore e povera gente che lavorano tutti
per la salvezza delle povere anime. Questa parte del purgatorio è
quella della Chiesa cattolica; ci sono i membri delle sette, costoro
sono isolati, come sulla terra, e soffrono molto di più perché
non hanno nessuno che prega per loro e non viene celebrata in
suffragio alcuna Messa. Se le anime sono quelle di uomini o di donne
si può saperlo solo avvicinandosi a loro. Si vedono chiare e
grigie figure con aspetti pazienti ma infinitamente addolorati, non
si può dire come appaiono estremamente sensibili. Niente è
più consolante che la loro pazienza e vedere come sono
collegate tra di loro: le une possono gioire per la salvezza delle
altre, così come la sofferenza delle une può causare il
lamento delle altre. In questo luogo ho visto anche bambini. La
maggior parte degli uomini sono lì a causa di quella
leggerezza che porta alle piccole colpe, come quella di trascurare le
buone azioni’.
Noi concludiamo i racconti delle visioni
sulla Chiesa sofferente con una comunicazione di Anna Katharina
Emmerich al Decano Resing, fatta nell’anno 1813, al tempo
dell’investigazione da parte della commissione ecclesiastica.
Alle domande di quest’ultimo essa così rispose: Stanotte
sono stata nel Purgatorio. Venni guidata in un abisso profondo. Vidi
come grande spazio dove potevo scorgere commossa le Povere anime
silenziose e tristi! Hanno impresso qualcosa nel volto come se
portassero ancora gioia nel cuore al solo pensiero della misericordia
di Dio. Io vidi su un trono maestoso la Madre di Dio così
bella come non l’avevo mai vista prima di ora.
A questa
comunicazione essa fece seguire la seguente calorosa raccomandazione:
La prego vivamente di istruire la gente nel confessionale che deve
pregare solertemente per le povere anime del Purgatorio poiché
queste pregheranno certamente, per gratitudine, molto anche per noi.
La preghiera per le povere anime è a Dio molto gradita perché
le avvicina alla sua immagine».
15 settembre 1943
Maria Valtorta
Dice Gesù:
«È opinione diffusa in molti cristiani, e cristiani cattolici, che mia Madre non abbia mai sofferto come generalmente soffrono i mortali. Credono che il Dolore sia stato su Lei ma che, data la sua natura immacolata, Ella lo abbia potuto sopportare agevolmente perché la Grazia lo attutiva. Insomma credono che Ella ricevesse l’urto del Dolore, ma che esso non potesse penetrare in Lei perché Ella era difesa, come da una infrangibile corazza, dalla sua natura immacolata e dalla Grazia.
Ma è un grave errore. Maria era la “Immacolata”, esente dalla eredità della colpa di Adamo e dei frutti di tale colpa, e in tale senso, infatti, avrebbe dovuto essere preservata dal soffrire perché il Creatore aveva creato la razza dell’uomo esente dal dolore e dalla morte, che è il supremo dolore dell’uomo. Ma Maria era la Corredentrice. E la missione di redentore è sempre missione di infinito dolore. Altrimenti come potrebbe un redentore riscattare i peccati degli altri? Come una vittima pagare per i fratelli? Maria era redentrice come Io ero Redentore. Giusto quindi che il Dolore fosse il suo compagno.
Mi ha forse risparmiato il Dolore? No. Eppure se Maria era, per un miracolo di Dio, esente dalla colpa dell’uomo,[341] Lei nata da due carni divenute una carne sola per umano coniugio, Io, Dio, e perciò puro da ogni e qualsiasi colpa o ombra di colpa, divenuto Uomo per gli sponsali della Innocenza con la Grazia e perciò infinitamente superiore a Lei, sono pure stato sacrificato al Dolore, al Dolore che più grande non è mai stato e mai sarà, perché fu dolore di carne e sangue, di mente, di cuore, d’anima, di spirito.
La Giustizia divina, che non mentisce e non contraddice mai Se stessa, fu fedele alle sue antiche promesse, e alla Senza Colpa, come erano senza colpa i genitori primi, non applicò le due principali condanne della carne, di Eva in specie: il dolore della morte e il dolore del parto.
La mia nascita fu un’estasi dolcissima. Nel silenzio della notte, che isolava dal mondo la dimora solitaria e umilissima, Maria s’era immersa nelle sue fervide contemplazioni di Dio. La preghiera di Maria era sempre rapimento in Dio. E uscendo dal rapimento conobbe il Figlio. Fu anzi il primo pianto del Figlio-Dio quello che strappò la Madre dalla contemplazione spirituale di Dio per portare il suo sguardo a contemplare il Miracolo più grande dell’Universo: un Dio incarnato per la redenzione dell’uomo.
La morte[342] di Maria fu un altro rapimento. L’orazione l’avvolse nelle sue bende d’amore, precludendole ogni sensibilità umana, e l’Amore le venne incontro per la seconda volta per stringere a Sé la Sposa desiderata da prima che il Tempo fosse.
E se il primo incontro fu un piegarsi dell’Amore sulla Vergine per coprire della sua divina ombra la Tutta Casta e renderla feconda di una Carne divina, il secondo incontro fu l’abbraccio totale dell’Inviolata con l’Amore che l’attrasse a Sé sin nell’altissimo Cielo. La contemplazione ultima di Maria sulla Terra ebbe termine in Cielo, dove l’Innamorata di Dio, dove l’Ansiosa del Figlio poté per sempre affissarsi, adorando, sul Padre, sul Figlio, sullo Spirito Santo, suoi perenni desideri e suoi eterni amatori.
Ma prima di quell’ora, povera Mamma, ha dovuto intridere Se stessa nel Dolore. E quali siano stati i suoi dolori di tutta una vita, il cui vertice è nei giorni della mia Morte, già te ne ho parlato.[343] E come, essendo destinata a corredentrice, Ella ne sentì tutta l’asprezza, e perché la sentì, più di una volta te l’ho detto.
Pensa sempre che Ella è Maestra di Dolore come Io sono Maestro di Vita, pensa sempre che il Dolore è vero, assoluto, solo quando Dio non è più presso ad uno spirito per sorreggerlo nella prova. Pensa che Maria fu sola nell’ora tremenda per conoscere l’orrore della solitudine e per espiare le vostre disperazioni di creature.
Essa è la Speranza, oltre che la Fede e la Carità. Le tre virtù teologali hanno in Lei la personificazione, perché nessuno al mondo amò come Lei, nessuno credette e soprattutto nessuno sperò.
Fu un abisso di speranza. E perciò ho messo Lei stella vostra per indicarvi la via del Cielo. Se in Lei crederete sempre, non conoscerete mai l’orrore della disperazione e non ucciderete voi stessi con la disperazione. Maria, Speranza di Dio che attendeva Lei per compiere la Redenzione dell’uomo, sia dell’uomo la speranza.
Non perdete, o mortali, la vista della Stella del Mattino i cui raggi sono fatti dalle sette spade infisse nel suo Cuore dolcissimo e purissimo, infisse per vostro amore. Vivete in Lei. E nella Santa che è Madre di Dio e che per voi prega, senza stancarsi, davanti al Nostro Trono, morite.
Maria, che si addormì sul Cuore di Dio, vive ora in Cielo con la carne glorificata. L’anima che si addormenta sul Cuore di Maria avrà in Cielo la carne glorificata quando il tempo sarà compiuto, perché Ella è Salvezza vostra.»
[341] colpa dell’uomo, esposta in Genesi 3.
[342] morte starebbe per dormizione, come leggeremo il 23 settembre.
[343] te ne ho parlato il 7 settembre; più di una volta te l’ho detto, per esempio il 23 giugno, il 2 e 6 luglio, il 1° e l’11 agosto, il 5 e 13 settembre.