Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 21° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Deuteronomio 29
1Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi, nel paese d'Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutto il suo paese;2le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi.3Ma fino ad oggi il Signore non vi ha dato una mente per comprendere, né occhi per vedere, né orecchi per udire.4Io vi ho condotti per quarant'anni nel deserto; i vostri mantelli non vi si sono logorati addosso e i vostri sandali non vi si sono logorati ai piedi.5Non avete mangiato pane, non avete bevuto vino, né bevanda inebriante, perché sapevate che io sono il Signore vostro Dio.6Quando foste arrivati in questo luogo e Sicon re di Chesbon e Og re di Basan uscirono contro di noi per combattere, noi li abbiamo sconfitti,7abbiamo preso il loro paese e l'abbiamo dato in possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse.
8Osservate dunque le parole di questa alleanza e mettetela in pratica, perché abbiate successo in quanto farete.
9Oggi voi state tutti davanti al Signore vostro Dio, i vostri capi, le vostre tribù, i vostri anziani, i vostri scribi, tutti gli Israeliti,10i vostri bambini, le vostre mogli, il forestiero che sta in mezzo al tuo accampamento, da chi ti spacca la legna a chi ti attinge l'acqua,11per entrare nell'alleanza del Signore tuo Dio e nell'imprecazione che il Signore tuo Dio sancisce oggi con te,12per costituirti oggi suo popolo e per essere Egli il tuo Dio, come ti ha detto e come ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe.13Non soltanto con voi io sancisco questa alleanza e pronunzio questa imprecazione,14ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi non è oggi qui con noi.
15Poiché voi sapete come abbiamo abitato nel paese d'Egitto e come siamo passati in mezzo alle nazioni, che avete attraversate;16avete visto i loro abomini e gli idoli di legno, di pietra, d'argento e d'oro, che sono presso di loro.17Non vi sia tra voi uomo o donna o famiglia o tribù che volga oggi il cuore lungi dal Signore nostro Dio, per andare a servire gli dèi di quelle nazioni. Non vi sia tra di voi radice alcuna che produca veleno e assenzio.18Se qualcuno, udendo le parole di questa imprecazione, si lusinga in cuor suo dicendo: Avrò benessere, anche se mi regolerò secondo l'ostinazione del mio cuore, con il pensiero che il terreno irrigato faccia sparire quello arido,19il Signore non consentirà a perdonarlo; anzi in tal caso la collera del Signore e la sua gelosia si accenderanno contro quell'uomo e si poserà sopra di lui ogni imprecazione scritta in questo libro e il Signore cancellerà il suo nome sotto il cielo.20Il Signore lo segregherà, per sua sventura, da tutte le tribù d'Israele, secondo tutte le imprecazioni dell'alleanza scritta in questo libro della legge.
21Allora la generazione futura, i vostri figli che sorgeranno dopo di voi e lo straniero che verrà da una terra lontana, quando vedranno i flagelli di quel paese e le malattie che il Signore gli avrà inflitte:22tutto il suo suolo sarà zolfo, sale, arsura, non sarà seminato e non germoglierà, né erba di sorta vi crescerà, come dopo lo sconvolgimento di Sòdoma, di Gomorra, di Adma e di Zeboim, distrutte dalla sua collera e dal suo furore,23diranno, dunque, tutte le nazioni: Perché il Signore ha trattato così questo paese? Perché l'ardore di questa grande collera?24E si risponderà: Perché hanno abbandonato l'alleanza del Signore, Dio dei loro padri: l'alleanza che egli aveva stabilita con loro, quando li ha fatti uscire dal paese d'Egitto;25perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati dinanzi a loro: dèi che essi non avevano conosciuti e che egli non aveva dato loro in sorte.26Per questo si è accesa la collera del Signore contro questo paese, mandandovi contro tutte le imprecazioni scritte in questo libro;27il Signore li ha strappati dal loro suolo con ira, con furore e con grande sdegno e li ha gettati in un altro paese, come oggi.28Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le parole di questa legge.
Siracide 21
1Figlio, hai peccato? Non farlo più
e prega per le colpe passate.
2Come alla vista del serpente fuggi il peccato:
se ti avvicini, ti morderà.
Denti di leone sono i suoi denti,
capaci di distruggere vite umane.
3Ogni trasgressione è come spada a doppio taglio:
non c'è rimedio per la sua ferita.
4Spavento e violenza fanno svanire la ricchezza;
così la casa del superbo sarà devastata.
5La preghiera del povero va dalla sua bocca agli orecchi
di Dio,
il giudizio di lui verrà a suo favore.
6Chi odia il rimprovero segue le orme del peccatore,
ma chi teme il Signore si convertirà di cuore.
7Da lontano si riconosce il linguacciuto,
ma l'assennato conosce il suo scivolare.
8Chi costruisce la sua casa con ricchezze altrui
è come chi ammucchia pietre per l'inverno.
9Mucchio di stoppa è una riunione di iniqui;
la loro fine è una fiammata di fuoco.
10La via dei peccatori è appianata e senza pietre;
ma al suo termine c'è il baratro degli inferi.
11Chi osserva la legge domina il suo istinto,
il risultato del timore del Signore è la sapienza.
12Non diventerà educato chi manca di capacità,
ma c'è anche una capacità che aumenta l'amarezza.
13La scienza del saggio cresce come una piena;
il suo consiglio è come una sorgente di vita.
14L'interno dello stolto è come un vaso rotto,
non potrà contenere alcuna scienza.
15Se un assennato ascolta un discorso intelligente,
l'approverà e lo completerà;
se l'ascolta un dissoluto, se ne dispiace
e lo getta via dietro la schiena.
16Il parlare dello stolto è come un fardello nel
cammino,
ma sulle labbra dell'intelligente si trova la grazia.
17La parola del prudente è ricercata nell'assemblea;
si rifletterà seriamente sui suoi discorsi.
18Come casa in rovina, così la sapienza per lo stolto;
scienza dell'insensato i discorsi incomprensibili.
19Ceppi ai piedi è la disciplina per l'insensato
e come manette nella sua destra.
20Lo stolto alza la voce mentre ride;
ma l'uomo saggio sorride appena in silenzio.
21Ornamento d'oro è la disciplina per l'assennato;
è come un monile al braccio destro.
22Il piede dello stolto si precipita verso una casa;
l'uomo sperimentato si mostrerà rispettoso.
23Lo stolto spia dalla porta l'interno della casa;
l'uomo educato se ne starà fuori.
24È cattiva educazione d'un uomo origliare alla porta;
l'uomo prudente ne resterebbe confuso.
25Le labbra degli stolti ripetono sciocchezze,
le parole dei prudenti sono pesate sulla bilancia.
26Sulla bocca degli stolti è il loro cuore,
i saggi invece hanno la bocca nel cuore.
27Quando un empio maledice l'avversario,
maledice se stesso.
28Il maldicente danneggia se stesso
e sarà detestato dal suo ambiente.
Salmi 102
1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.
4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.
7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.
13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.
16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.
19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.
24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.
28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.
Daniele 3
1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.
24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".
46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".
91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Lettera ai Romani 5
1Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo;2per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio.3E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata4e la virtù provata la speranza.5La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
6Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito.7Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene.8Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.9A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui.10Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.11Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.
12Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge,14la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini.16E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione.17Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
18Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita.19Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
20La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia,21perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
Capitolo XII: La via maestra della Santa Croce
Leggilo nella Biblioteca1. Per molti è questa una parola dura: rinnega te stesso, prendi la tua croce e segui Gesù (Mt 16,24; Lc 9,23). Ma sarà molto più duro sentire, alla fine, questa parola: "allontanatevi da me maledetti, nel fuoco eterno" (Mt 25,41). In verità coloro che ora accolgono volonterosamente la parola della croce non avranno timore di sentire, in quel momento, la condanna eterna. Ci sarà nel cielo questo segno della croce, quando il Signore verrà a giudicare. In quel momento si avvicineranno, con grande fiducia, a Cristo giudice tutti i servi della croce, quelli che in vita si conformarono al Crocefisso. Perché, dunque, hai paura di prendere la croce, che è la via per il regno? Nella croce è la salvezza; nella croce è la vita; nella croce è la difesa dal nemico; nella croce è il dono soprannaturale delle dolcezze del cielo; nella croce sta la forza delle mente e la letizia dello spirito; nella croce si assommano le virtù e si fa perfetta la santità. Soltanto nella croce si ha la salvezza dell'anima e la speranza della vita eterna. Prendi, dunque, la tua croce, e segui Gesù; così entrerai nella vita eterna. Ti ha preceduto lui stesso, portando la sua croce (Gv 19,17) ed è morto in croce per te, affinché anche tu portassi la tua croce, e desiderassi di essere anche tu crocefisso. Infatti, se sarai morto con lui, con lui e come lui vivrai. Se gli sarai stato compagno nella sofferenza, gli sarai compagni anche nella gloria.
2. Ecco, tutto dipende dalla croce, tutto è definito con la morte. La sola strada che porti alla vita e alla vera pace interiore, è quella della santa croce e della mortificazione quotidiana. Va' pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, ma non troverai, di qua o di là, una strada più alta e più sicura della via della santa croce. Predisponi pure ed ordina ogni cosa, secondo il tuo piacimento e il tuo gusto; ma altro non troverai che dover sopportare qualcosa, o di buona o di cattiva voglia troverai cioè sempre la tua croce. Infatti, o sentirai qualche dolore nel corpo o soffrirai nell'anima qualche tribolazione interiore. Talvolta sarà Dio ad abbandonarti, talaltra sarà il prossimo a metterti a dura prova; di più, frequentemente, sarai tu di peso a te stesso. E non potrai trovare conforto e sollievo in alcuno modo; ma dovrai sopportare tutto ciò fino a che a Dio piacerà. Dio, infatti, vuole che tu impari a soffrire tribolazioni senza consolazione, e che ti sottometta interamente a lui, facendoti più umile per mezzo della sofferenza. Nessuno sente così profondamente la passione di Cristo, come colui al quale sia toccato di soffrire cose simili. La croce è, dunque, sempre pronta e ti aspetta dappertutto; dovunque tu corra non puoi sfuggirla, poiché, in qualsiasi luogo tu giunga, porti e trovi sempre te stesso. Volgiti verso l'alto o verso il basso, volgiti fuori o dentro di te, in ogni cosa troverai la croce. In ogni cosa devi saper soffrire, se vuoi avere la pace interiore e meritare il premio eterno.
3. Se porti la croce di buon animo, sarà essa a portarti e a condurti alla meta desiderata, dove ogni patimento avrà quella fine che quaggiù non può aversi in alcun modo. Se invece la croce tu la porti contro voglia, essa ti peserà; aggraverai te stesso, e tuttavia la dovrai portare, Se scansi una croce, ne troverai senza dubbio un'altra, e forse più grave. Credi forse di poter sfuggire a ciò che nessun mortale poté mai evitare? Quale santo stesse mai in questo mondo senza croce e senza tribolazione? Neppure Gesù Cristo, nostro signore, durante la sua vita, passò una sola ora senza il dolere della passione. "Era necessario - diceva - che il Cristo patisse, e risorgesse da morte per entrare nella sua gloria" (Lc 24,26 e 46). E perché mai tu vai cercando una via diversa da questa via maestra, che è quella della santa croce? Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio e tu cerchi per te riposo e gioia? Sbagli, sbagli se cerchi qualcosa d'altro, che non sia il patire tribolazioni; perché tutta questa vita mortale è piena di miseria e segnata tutt'intorno da croci. Spesso, quanto più uno sarà salito in alto progredendo spiritualmente, tanto più pesanti saranno le croci che troverà, giacché la sofferenza del suo esilio su questa terra aumenta insieme con l'amore di Dio.
4. Tuttavia, costui, in mezzo a tante afflizioni, non manca di consolante sollievo, giacché, sopportando la sua croce, sente crescere in sé un frutto grandissimo; mentre si sottopone alla croce volontariamente, tutto il peso della tribolazione si trasforma in sicura fiducia di conforto divino. Quanto più la carne è prostrata da qualche afflizione, tanto più lo spirito si rafforza per la grazia interiore. Anzi, talvolta, per amore di conformarsi alla croce di Cristo, uno si rafforza talmente, nel desiderare tribolazioni e avversità, da non voler essere privato del dolore e dell'afflizione giacché si sente tanto più accetto a Dio quanto più numerosi e gravosi sono i mali che può sopportare Cristo. Non che ciò avvenga per forza umana, ma per la grazia di Cristo; la quale tanto può e tanto fa, nella nostra fragile carne, da farle affrontare ed amare con fervore di spirito ciò che, per natura, essa fugge e abortisce. Non è secondo la natura umana portare e amare la croce, castigare il corpo e ridurlo in schiavitù, fuggire gli onori, sopportare lietamente le ingiurie, disprezzare se stesso e desiderare di essere disprezzato; infine, soffrire avversità e patimenti, senza desiderare, in alcun modo, che le cose vadano bene quaggiù. Se guardi alle tue forze, non potresti far nulla di tutto questo. Ma se poni la tua fiducia in Dio, ti verrà forza dal cielo, e saranno sottomessi al tuo comando il mondo e la carne. E neppure avrai a temere il diavolo nemico, se sarai armato di fede e porterai per insegna la croce di Cristo. Disponiti dunque, da valoroso e fedele servo di Cristo, a portare virilmente la croce del tuo Signore, crocefisso per amor tuo. Preparati a dover sopportare molte avversità e molti inconvenienti, in questa misera vita. Così sarà infatti per te, dovunque tu sia; questo, in realtà, troverai, dovunque tu ti nasconda. Ed è una necessità che le cose stiano così. Non c'è rimedio o scappatoia dalla tribolazione, dal male o dal dolore, fuor di questo, che tu li sopporti. Se vuoi essere amico del Signore ed essergli compagno, bevi avidamente il suo calice. Quanto alle consolazioni, rimettiti a Dio: faccia lui, con queste, come meglio gli piacerà. Ma, da parte tua, disponiti a sopportare le tribolazioni, considerandole come le consolazioni più grandi; giacché "i patimenti di questa nostra vita terrena", anche se tu li dovessi, da solo, sopportare tutti, "non sono nulla a confronto della conquista della gloria futura" (Rm 8,18).
5. Quando sarai giunto a questo punto, che la sofferenza ti sia dolce e saporosa per amore di Cristo, allora potrai dire di essere a posto, perché avrai trovato un paradiso in terra. Invece, fino a che il patire ti sia gravoso e tu cerchi di fuggirlo, non sarai a posto: ti terrà dietro dappertutto la serie delle tribolazioni. Ma le cose poi andranno subito meglio, e troverai pace, se ti sottoporrai a ciò che è inevitabile, e cioè a patire e a morire. Anche se tu fossi innalzato fino al terzo cielo, come Paolo, non saresti affatto sicuro, con ciò, di non dover sopportare alcuna contrarietà. "Io gli mostrerò - dice Gesù - quante cose egli debba patire per il mio nomo" (At 9,16). Dunque, se vuoi davvero amare il Signore e servirlo per sempre, soltanto il patire ti rimane. E magari tu fossi degno di soffrire qualcosa per il nome di Gesù! Quale grande gloria ne trarresti; quale esultanza ne avrebbero i santi; e quanto edificazione ne riceverebbero tutti! Saper patire è cosa che tutti esaltano a parole; sono pochi però quelli che vogliono patire davvero. Giustamente dovresti preferire di patire un poco per Cristo, dal momento che molti sopportano cose più gravose per il mondo.
6. Sappi per certo di dover condurre una vita che muore; sappi che si progredisce nella vita in Dio quanto più si muore a se stessi. Nessuno infatti può comprendere le cose del cielo, se non si adatta a sopportare le avversità per Cristo. Nulla è più gradito a Dio, nulla è più utile per te, in questo mondo, che soffrire lietamente per Cristo. E se ti fosse dato di scegliere, dovresti preferire di sopportare le avversità per amore di Cristo, piuttosto che essere allietato da molte consolazioni; giacché saresti più simile a Cristo e più conforme a tutti i santi. Infatti, il nostro merito e il progresso della nostra condizione non consistono nelle frequenti soavi consolazioni, ma piuttosto nelle pesanti difficoltà e nelle tribolazioni da sopportare. Ché, se ci fosse qualcosa di meglio e di più utile per la salvezza degli uomini, Cristo ce lo avrebbe certamente indicato, con la parola e con l'esempio. Invece egli esortò apertamente i discepoli che stavano con lui, e tutti coloro che desideravano mettersi al suo seguito, dicendo: "Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24; Lc 9,23). Dunque, la conclusione finale, attentamente lette e meditate tutte queste cose, sia questa, "che per entrare nel regno di Dio, occorre passare attraverso molte tribolazioni" (At 14,22).
DISCORSO 37 DISCORSO TENUTO NEL GIORNO NATALIZIO DEI MARTIRI SCILLITANI NELLA BASILICA DELLE NUOVE SUL BRANO SCRITTURALE: "CHI TROVERÀ LA DONNA FORTE?"
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa Chiesa madre dei martiri.
1. Colui che ha reso memorabile questo giorno per la festa dei suoi santi ci concederà che, nonostante la fiochezza della nostra voce siamo in grado di [soddisfare] il vostro ardore. Vi ho raccomandato questo perché vi degniate aiutarmi col vostro silenzio. Difatti l'animo è pronto per contentarvi, ma la carne è debole 1. E, veramente, il nostro animo in se stesso è in atto di partorire tutte quelle gioie e ha concepito in fatto di Scrittura divina e cerca di depositarle nei vostri orecchi e nelle vostre menti. Preparate in voi un nido al nostro discorso. Anche nella Scrittura infatti ci si presenta una tortora in cerca di un nido per deporvi i suoi piccoli 2. Inoltre, questa che teniamo in mano, cioè la Scrittura che vedete, ci esorta a ricercare e ad elogiare una certa donna, una gran donna della quale avete sentito parlare or ora mentre vi si leggeva il testo 3, una donna sposata a un grand'uomo: l'uomo che la ritrovò quand'era perduta e dopo averla trovata la adornò [con monili preziosi] 4. Vi dirò poche cose - quelle che il Signore vorrà suggerirmi - e nei limiti consentiti dal tempo, nei riguardi di questa donna, attenendomi alla lettura del testo che mi vedete reggere in mano. È oggi il giorno sacro ai martiri; quindi ancor più dev'essere elogiata la madre dei martiri. Chi sia questa donna l'avete ormai compreso dalle parole della mia introduzione; vedete di trovarne la conferma da quello che vi verrò leggendo. Adesso, ciascuno di voi che siete ad ascoltare, nei limiti che appaiono a sufficienza dal vostro ardore, dice in cuor suo: "Deve essere la Chiesa". Confermo questo concetto. Chi altri infatti potrebbe essere la madre dei martiri? È così. Ciò che avete compreso corrisponde esattamente al vero. La donna di cui vogliamo dirvi qualcosa è la Chiesa. Non sarebbe infatti conveniente che vi parlassimo di qualsiasi altra donna. Ciò, anche se nel racconto della passione dei martiri abbiamo sentito menzionarci delle donne, di cui potremmo parlare onestamente ma certo non le omettiamo quando tessiamo l'elogio della loro madre.
La Chiesa redenta da Cristo.
2. Notate chi sia colei di cui siete le membra; fissate lo sguardo su colei di cui siete figli. Chi troverà la donna forte? 5. La fortezza della donna ben si concilia con il giorno dei martiri. Se infatti lei non fosse stata forte, quei suoi membri sarebbero venuti meno nel martirio. Chi troverà la donna forte? È difficile trovarla; ma che dico? è difficile non conoscerla. E non è forse lei la Città posta sul monte, città che non può essere nascosta 6? Perché allora è detto: Chi la troverà, mentre in realtà si sarebbe dovuto dire: Chi non la troverà? In effetti, tu vedi la città posta sul monte. Perché però fosse posta sul monte dovette essere trovata, lei che prima era andata perduta. 7 Ora che è illuminata, chi non la vede? Quando però era nascosta, chi avrebbe potuto trovarla? Lei infatti è una città, ma è anche quella pecora che, essendosi perduta, unica [in tutto il gregge], il pastore ricercò e, trovatala, riportò all'ovile caricandosela gioioso sulle spalle 8. Lo stesso che è pastore è anche monte: la pecora sulle sue spalle è la città sul monte. È facile vederla quand'è collocata sul monte; ma come l'avresti trovata quand'era nascosta fra i cespugli e fra le spine, certo dei suoi gravi peccati? Averla cercata quand'era lì in mezzo è cosa grande, averla trovata lì in mezzo è cosa mirabile. Questo suo difficile ritrovamento viene sottolineato con le parole: Chi troverà la donna forte? Dice "chi" perché è uno, non perché non ci sia neanche uno. Analogamente è detto del suo sposo, il leone della tribù di Giuda 9 del quale la profezia aveva molto tempo prima affermato: Salisti addormentato 10, cioè sulla croce. Salisti sottintende la croce, addormentato allude alla morte. Che significa: Salisti se non quel che fu scritto: E lo crocifissero 11? Del quale evento parlava lui stesso quando diceva: Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia posto in alto il Figlio dell'uomo, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna 12. Che significa: Addormentato? E chinato il capo rese lo spirito 13. Allo stesso modo anche nella profezia. Dopo che era stato detto: Salisti addormentato, prosegue: Dormisti come un leone 14. Sì, dormisti come un leone, non fuggisti come una volpe. Che vuole dire: Dormisti come un leone? Ti addormentasti perché ne avevi il potere, non perché ti costrinse la necessità 15 E dopo aver detto: Dormisti come un leone, proseguendo aggiunge: Chi lo sveglierà? 16. Chi lo ha svegliato? Non che non ci sia stato proprio nessuno, ma "chi fra gli uomini "? Difatti non fu altri che Dio, il quale lo risollevò di tra i morti e gli diede il nome che è al di sopra di ogni altro nome 17. Inoltre fu lui stesso che si risuscitò. Per cui diceva: Abbattete questo tempio e in tre giorni lo restaurerò 18. E ora, quando avete ascoltato: Chi troverà la donna forte?, non crediate che si dica della Chiesa in quanto nascosta, ma della Chiesa che fu trovata da quell'Unico perché non fosse nascosta a nessuno. Che dunque la si descriva, la si lodi, la si inculchi! Essa deve essere amata come madre da tutti noi: è infatti la sposa di quell'Unico. Chi troverà la donna forte? Chi non vede questa donna così forte? Ma ciò adesso che è stata trovata, posta in alto, resa visibile, gloriosa, ornata, rilucente: adesso che, per spiegarmi con una parola, è diffusa in tutto l'universo.
La pietra preziosa che dev'essere nel manto della Chiesa.
3. Una donna di questo genere è più preziosa delle pietre preziose 19. E cosa c'è di straordinario che una tal donna sia più preziosa delle pietre preziose? Se col pensiero andate alle molteplici forme dell'avarizia umana, se prendete alla lettera quelle "pietre preziose", cosa c'è di straordinario che la Chiesa risulti più preziosa di qualsiasi genere di pietre? Un simile confronto non tiene assolutamente. Ma è in lei stessa che ci sono delle pietre preziose: e son tanto preziose che le si chiama "pietre vive" 20. Ci sono dunque delle pietre [veramente] preziose che la adornano, ma lei è più preziosa [di tutte]. Per quanto mi è dato capire, per quanto capite voi, per quel timore che provo e che anche voi dovete provare, voglio inculcare una cosa alla vostra Carità nei riguardi di queste pietre preziose. Ci sono nella Chiesa delle pietre preziose, e ce ne sono state sempre: persone dotte, fornite di molta scienza, facondia e comprensione della Scrittura. Sono certamente preziose queste pietre; ma in mezzo a loro ce ne furono alcune che staccatesi dal manto di questa donna andarono errando qua e là. Quanto alla dottrina e alla facondia che lo rende fulgido, pietra preziosa, rilucente della luce del Signore, pietra preziosa era Cipriano, e questo Cipriano restò nel manto della Chiesa. Pietra preziosa era Donato, ma si staccò dal tessuto dell'ornamento. Colui che rimase volle essere amato in essa. L'altro, che ne fu strappato, cercò una rinomanza al di fuori di essa. L'uno, restando unito ad essa, riunì ad essa [anche altri]. L'altro che si allontanò [da lei], non volle raccogliere ma spargere 21. Figli cattivi, perché volete seguire la pietra preziosa staccatasi dal manto di questa donna? Mi risponderete: E che? capisci tu forse quanto lui? O sai tu forse parlare quanto lui? O sei tu forse dotto come lui? Ammettiamo pure che egli sia intelligente - ma buon intelletto hanno coloro che agiscono con questo [timore] 22 -, che egli sia dotto, erudito nelle scienze liberali e nei misteri della Scrittura: sarà una pietra preziosa. Da lui torna [alla considerazione] di questa [donna]. È più preziosa delle pietre preziose 23. Una pietra preziosa che non sia nel manto di questa donna giacerebbe nelle tenebre. Una pietra preziosa, dovunque situata, se non sarà sul manto di questa donna, giacerebbe nelle tenebre. Le occorre necessariamente restare nel manto di questa donna; dev'essere inserita nella tessitura del suo ornamento. Voglio dirvelo con parole audaci. Le pietre preziose le si chiama così perché costano care. Ebbene, colui che ha perso la carità, ha perso il valore, è divenuto spregevole. Anche se strombazza la sua cultura, anche se decanta la facondia del suo linguaggio! Ascolti uno che sa stimare le vere pietre [preziose] di questa matrona. Ascolti, ripeto, un artista esperto controllore in fatto di ornamenti. Cosa sta lì a elogiare le lingue uno che non è più pietra preziosa ma di nessun valore? Dice: Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo risonante, come un cembalo squillante 24. Dov'è andata a finire quella pietra? Non risplende più, soltanto risuona. Voi pertanto, che siete mercanti per il regno dei cieli 25, imparate a valutare le pietre. Non vi piaccia alcuna pietra che non appartenga al manto di questa donna. Lei, che è più preziosa di tutte le pietre preziose, lei conferisce valore al suo ornamento.
La Chiesa incontra le compiacenze del suo Sposo.
4. Confida in lei il cuore di suo marito 26. Certo che vi confida e insegna anche a noi a confidarvi. Elogia infatti la sua Chiesa, diffusa fino agli estremi confini della terra, fra tutte le genti, da un mare all'altro 27. Se costei non perseverasse sino alla fine 28, non confiderebbe in lei il cuore di suo marito. Confida in lei il cuore di suo marito. Vi confida consapevole: non può ingannarsi colui che in essa confida. Non è stato detto: Confida in lei il cuore dei suoi figli. I figli infatti, supponendoli bambini, potrebbero ingannarsi. Confida in lei il cuore di colui che nessuna menzogna è capace d'ingannare. È fondata quindi la sua confidenza. Una donna siffatta non manca di spoglie 29. Non perché non vada in cerca di spoglie per questo non ne manca, ma perché ne possiede in abbondanza. Una donna siffatta non manca di spoglie. Diffusa in ogni parte del mondo, lo spoglia e da ogni parte ruba trofei al diavolo. Questo infatti le aveva promesso il suo sposo, quando le diceva in un altro salmo: lo esulto nelle tue parole, come chi ha trovato spoglie copiose 30. Come può mancare di spoglie colei che da ogni parte le ruba, da ogni parte le attira, da ogni parte se ne appropria?.
5. Nei riguardi di suo marito compie il bene e non il male in ogni tempo 31. È così che questa donna spoglia le genti: operando per il suo marito il bene e non il male. In ogni tempo opera il bene e non il male. E questo non per sé ma per il suo marito, affinché colui che vive non viva più per sé ma per colui che è morto e risorto per tutti 32. Compie dunque il bene per il marito; opera il bene dinanzi a Dio 33. A lui serve, a lui è devota, lui ama, sua brama costante è quella di piacergli. Non si adorna né per piacere a se stessa né per piacere agli altri. Non è della categoria di coloro che vogliono compiacere se stessi né di coloro che vanno in cerca di interessi personali. Opera infatti per il suo marito. Coloro al contrario che operano per se stessi, tutti cercano gli interessi propri, non quelli di Gesù Cristo 34.
Opere carnali e opere spirituali.
6. Trovando lane e lino, esegue lavori utili con le sue mani 35. La sacra pagina descrive questa matrona come lavoratrice di lana e di lino. Occorre pertanto investigare cosa sia la lana e cosa il lino. Con "lana" penso venga significato qualcosa di carnale, con "lino" qualcosa di spirituale. Questo oso congetturare dall'ordine dei nostri vestiti. Difatti son di lino le vesti interne, mentre quelle esterne sono di lana. Ciò che operiamo con il corpo è manifesto, ciò che operiamo con lo spirito è occulto. Ora, operare col corpo senza operare con lo spirito, sebbene possa sembrare buono, tuttavia non è vantaggioso. L'operare con lo spirito senza operare col corpo è da pigri. Ecco uno che con la mano stende l'elemosina al povero, ma nel far questo non pensa a Dio: desidera solo piacere agli uomini. La veste di lana può essere veduta, ma egli non ha la veste interiore, quella di lino. Ecco un altro che ti dice: Mi basta onorare Dio nella coscienza, lì adorarlo. Che bisogno c'è ch'io vada alla Chiesa e mi mescoli visibilmente agli altri cristiani? Vuol avere la veste di lino senza la tunica. Questa donna non conosce né inculca opere come queste. Si debbono predicare e insegnare, è vero, anche le opere spirituali senza quelle carnali; ma coloro che ricevono [l'insegnamento] debbono dedicarsi alle opere spirituali e compiere in modo non carnale le opere carnali. Questa donna trovò le tane e il lino e con le sue mani ci fece opere utili. Queste lane e questo lino sono nelle sante Scritture. Molti ne trovano ma non vogliono compierci opere utili con le loro mani. Trovò e fece. Quando ascoltate, trovate; quando vivete bene, fate. Trovando le lane e il lino, compì opere utili con le sue mani. Osservate colei alla quale vien detto: Estendi[ti] a destra e a sinistra, la tua progenie infatti erediterà le genti 36; non ti devi risparmiare: stendi più lontano che puoi le tue cordicelle 37. Vedetela qui: È diventata come una nave da commercio; da paesi lontani si accumula ricchezze 38. Ricchezze di questa donna sono gli elogi di suo marito. Osservate da quanto lontano si accumuli ricchezze. Dal sorgere del sole al suo tramonto lodate il nome del Signore 39.
Zelante ancella del Signore, la Chiesa.
7. Si alza di notte e dà il cibo ai domestici e assegna le opere alle ancelle 40. Si alza di notte. A cosa equivalgono le notti? Non la opprimono, con le loro tenebre non la costringono a giacere. Di notte si alza. Notti sono le tribolazioni. Ma a vantaggio di chi si alza costei di notte e trae profitto dalle tribolazioni? Dà il cibo ai domestici. Nelle notti si lascia imitare. Facendo insegna ciò che ha detto doversi fare, e allora, di notte, dà il cibo ai domestici. Chi mangia di notte? Eppure non c'è dubbio che anche allora distribuisce il cibo. Coloro a cui lo dà son gente sempre affamata. Infatti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia poiché saranno saziati 41. Dal [mezzo del]la notte il mio spirito veglia in cerca di te, o Dio 42. A mezzanotte mi alzavo per confessare a te 43. Questi alimenti notturni abbondano nella casa di questa donna. Lì nessuno patisce la fame, né va tastando per trovare qualcosa da mangiare: arde infatti la lucerna della profezia. Ma si dovrà forse mangiare e stare in ozio? Ecco, colei che dà il cibo ai domestici, assegna anche le opere alle ancelle 44. Queste ancelle, poi, sono ancelle di lei o di suo marito? O forse sono sue perché sono di suo marito? Ovvero le numerose ancelle sono lei stessa? Essa infatti, sebbene madre di famiglia, tuttavia non sdegna d'essere ancella. Badi al suo prezzo e ami il suo padrone! Ripeto: si ritenga serva e non abbia timore di trovarsi in questa condizione. Il suo Signore, Che l'ha comprata a sì caro prezzo, non sdegnerà di renderla sua coniuge. E ogni buona coniuge chiama signore il suo proprio marito. E non soltanto ce lo chiama, ma è convinta di questo e così parla; questo tiene in cuore e questo proferisce con le labbra: ritiene il contratto matrimoniale come strumento di questa acquisizione fatta di lei. È dunque una serva che assegna le opere alle ancelle. È una serva; e suo figlio è colui che dice: Io sono tuo servo, figlio della tua ancella 45.
8. Avevi voglia di chiedere cosa faccia in quei lavori protrattisi anche di notte. Ascolta cosa faccia: Preveggente ha comprato un campo 46. Preveggente, mirando cioè non al presente ma al futuro, ha comprato questo campo: preveggente mediante la fede e la speranza. Per questo si alza anche di notte 47. Se infatti speriamo in cose che non vediamo, le aspettiamo armati di pazienza 48. Soffrendo tribolazioni per ogni dove 49, mira preveggente al campo che vuol comprare. E per questo è chiamata donna forte. Cosa sono quelle notti in confronto di quel campo? Il peso temporaneo e leggero della nostra tribolazione infatti che dura al presente - quando ci leviamo di notte - opera in noi in maniera insospettata un cumulo eterno di gloria (il nostro cuore mira a quel campo), non guardando noi alle cose visibili ma a quelle invisibili. Le cose visibili sono infatti temporanee, quelle invisibili sono invece eterne 50. Qual è quel campo? qual è la sua bellezza? Accendiamoci dal desiderio di possederlo. Crediamo forse che non sia proprio quel campo di cui Dio ebbe a dire: E la bellezza del campo è presso di me 51?.
Un campo che vale l'eternità.
9. Preveggente ha comprato un campo 52. Dove ha comprato quel campo, là lo possiede. Dove possiede il campo? dove l'ha comprato? Lì ha nascosto anche il suo tesoro, con la conseguenza che dove è il tuo tesoro ivi è anche il tuo cuore 53. Preveggente ha comprato un campo. Come l'ha comprato? In maniera che tu, sperando e sospirando per esso, non resti inerte: devi persuaderti che un tal campo non ama chi lo ama comportandosi da neghittoso. Certo, quando ne sarai venuto in possesso, forse potrai riposarti e non ci sarà bisogno di ulteriori lavori. Non è infatti, quel campo, come i campi di questo mondo dove Adamo mangiò il pane col sudore della sua fronte 54. Adesso tuttavia devi procurarti mezzi per comprare quel campo di cui vuoi raggiungere la bellezza. Datti da fare! Che cosa? Accumula il prezzo. Questo infatti fa la nostra donna. Notate se la cosa sia stata passata sotto silenzio. Dopo avere detto: Preveggente ha comprato un campo, come se tu gli andassi a chiedere: Ma come ha fatto a comprarlo?, ti risponde: Con i frutti delle sue mani ha piantato le sue proprietà 55. Ecco le opere che assegnava alle ancelle: con i frutti delle loro mani piantare in eterno la sua proprietà. Chiama proprietà il terreno che avrebbe avuto in seguito. Questo insinua anche col verbo che adopera, cioè: Preveggente.
10. Cinta fortemente ai suoi fianchi irrobustisce le sue braccia 56. Veramente forte! Vedi se non sia una serva. Come serve devotamente! quant'è pronta! Per impedire che le concupiscenze carnali con i loro seni pendenti la ostacolino nel lavoro, si cinge i fianchi per non avere nulla di superfluo da pestare quando s'affretta al lavoro. In questo infatti è la castità di questa donna: nello stringersi intorno alla vita con la fascia del comandamento [divino], e così essere sempre pronta ad ogni opera buona. Cinta fortemente ai suoi fianchi irrobustisce le sue braccia, per non venir mai meno. Perché questo? Gustò che darsi al lavoro è cosa buona 57. Dov'è il palato che sia capace di gustare questo? La gente rifugge dal lavoro come da cosa amara. Temendo di gustarlo, non sanno cosa amare. Per compiere l'opera buona occorre la coscienza buona. E cosa c'è di più dolce, o fratelli, di una buona coscienza? Se essa non è buona ma, essendo cattiva, punge, ogni cosa è amara. Gusta dunque! gusta! e vedrai qual dolce sapore abbia. Essa ti farà assaporare una delizia tale che non potrai smettere [di gustarne] finché non abbia terminato tutto. Gustò che darsi al lavoro è cosa buona.
La lucerna della speranza.
11. La sua lucerna non si spegne per tutta la notte 58. Nessuno accende la lucerna e la pone sotto il moggio 59. Tu, Signore, darai luce alla mia lucerna 60. Sua lucerna è la speranza. Alla luce di lei opera ogni uomo, tutte le volte che compie il bene in vista di una speranza. E questa lucerna arde di notte. Se infatti speriamo cose che non vediamo 61, è notte. Se poi non vediamo e non speriamo, è notte e non brilla la lucerna. Cosa c'è di più infelice di tali tenebre? Per non venir meno nelle tenebre e per attendere con pazienza 62 ciò che, pur senza vedere, speriamo, brilli per tutta la notte la nostra lucerna. In effetti, chi giorno dopo giorno ci annunzia la parola [di Dio], è come se infondesse dell'olio per impedire che la lucerna si spenga.
12. Stende le sue mani a cose utili 63. Quanto stende codeste sue mani? Dal mare fino al mare, e dal fiume, dove ha cominciato, fino alle estremità della terra 64, dove è pervenuta. Sicché non è detto senza motivo: Stendi[ti] a destra e a sinistra 65. Stende le sue mani, ma a cose utili.
Il fuso e la conocchia.
13. Ha anche rafforzato le sue braccia a [maneggiare] il fuso 66. Il fuso [che nomina] non viene da "infundere" ma è quello strumento usato dai lavoratori di lana che appunto si chiama fuso. Voglio dirvi quanto il Signore mi concede nei riguardi di questo fuso. Simili lavori di lana non sono infrequenti fra gli uomini. Ascoltate cosa significhi: Ha rafforzato te sue braccia a [maneggiare] il fuso. Avrebbe potuto dire: A maneggiare la conocchia; ma ha nominato il fuso e forse non senza un perché. È vero che nel fuso ci si potrebbe vedere rappresentato (e non sarebbe un'interpretazione assurda!) ogni lavoro di lana, e nel lavoro in lana ogni opera buona, come ne suol compiere una donna casta e una matrona laboriosa e diligente; tuttavia, o carissimi, non voglio nascondervi ciò che io vedo in questo fuso. Chiunque vive nella pratica di opere buone all'interno della santa Chiesa, non trascurando i comandamenti di Dio ma mettendoli in pratica, non sa ciò che farà domani, mentre sa quel che ha fatto oggi. Teme per le opere future, gode per le opere passate. E veglia per perseverare nelle opere buone perché non gli succeda che, trascurando il futuro, perda il passato. Sta di fatto che, pregando il Signore, in ogni sua supplica non ha la coscienza sicura per quanto riguarda il futuro ma l'ha nei confronti del passato: è certo di ciò che ha fatto, non di ciò che gli resta da fare. Se riscontrate, insieme con me, che tutto questo è vero, badate ai due attrezzi soliti ad adoperarsi nel lavoro della lana: la conocchia e il fuso. Nella conocchia la lana si avvolge, la si stende a forma di filo e la si fa passare nel fuso perché sia tessuta. Ciò che è avvoltolato nella conocchia è cosa ancora futura, ciò che è raccolto attorno al fuso è cosa già passata. Pertanto, le tue opere sono nel fuso, non nella conocchia. È infatti nella conocchia quel che dovrai compiere, nel fuso quel che hai già compiuto. Osserva quindi se hai qualcosa nel fuso. Lì debbono rafforzarsi le tue braccia. Lì dovrà essere forte la tua coscienza. Lì potrai dire con sicurezza a Dio: Da' [a me], poiché io ho dato [a te]; rimetti perché io ho già rimesso; fa', poiché io ho fatto. Non puoi infatti chiedere il premio se non dopo avere eseguito l'opera, non certo quando la devi eseguire. Qualunque opera tu compia, il tuo animo sia tutto intento al fuso, poiché anche quel che pende dalla conocchia deve passare per il fuso; non ciò che è raccolto attorno al fuso deve ripassare per la conocchia. Osserva dunque le cose che fai, cerca d'avere [sempre qualcosa] nel fuso, procura di rafforzare le tue braccia nel fuso. Ogni cosa si protenda al fuso e questo fuso abbia qualcosa che ti consoli, ti fortifichi, ti dia la fiducia di pregare e di sperare le cose che ti sono promesse.
14. "Ma che dovrò fare?" - forse mi chiederai- "cosa mi comandi d'avere nel fuso?". Ascolta come prosegue: Apre le sue mani al povero 67. Effettivamente, non ci vergogniamo d'insegnarvi la santa lavorazione della lana. Notate! Se uno ha piena la borsa, pieno il granaio, piena la dispensa, sono, tutte queste, cose che si trovano nella conocchia: debbono passare nel fuso. Notate come essa fili, anzi come neiat, (purché tutti comprendano, non temiamo [le critiche dei] puristi!): Apre le sue mani al povero, porge del suo fruttato all'indigente 68. Le mani al povero, il fruttato all'indigente. C'è un certo povero che cerca le tue mani; c'è un indigente che cerca del tuo fruttato. Colui che da te non vuole se non ciò che soddisfi le sue necessità è un povero che cerca le tue mani. C'è però un altro bisognoso che dice: Come gente che non ha nulla ma possiede tutto 69. Con la tua elargizione non vuole che si soddisfi al suo bisogno - diciamo così -, ma cerca il frutto nell'albero del Signore, che egli ha piantato e innaffiato 70. Ascoltalo come, rivolto a certi individui, affermi parlando di loro: Non che io cerchi il dono, ma esigo il frutto 71.
Il Signore conosce i suoi.
15. Suo marito quando si reca in qualche posto non si preoccupa delle cose di casa. Non si preoccupa delle cose di casa 72 perché conosce il Signore chi sono i suoi 73. Perché dovrebbe preoccuparsi se è vero che coloro che ha predestinati li ha anche chiamati, coloro che ha chiamati li ha anche giustificati, coloro che ha giustificati li ha anche glorificati? Se Dio è a nostro favore, chi sarà contro di noi? 74. Suo marito non si preoccupa: conosce i suoi e i suoi conoscono lui. Quando si reca in qualche posto 75. Dove si reca se non là donde dovrà venire? Là si reca e quasi si attarda. Molti infatti desiderano già al presente la sua venuta, ma l'esaudimento del loro desiderio viene rinviato finché non si completi il numero dei membri di questa matrona. Altri invece abusano del suo ritardo per [moltiplicare] la loro empietà. Dice il servo cattivo: Il mio padrone tarda 76; e comincia a percuotere i suoi compagni e a ubriacarsi insieme con i malvagi. Verrà il suo padrone nel giorno che [il servo] non sa e nell'ora che non conosce e lo separerà 77. Chi dà ai compagni di servizio il cibo nel tempo debito è l'insieme dei ministri e dei gerarchi 78. Dice: Lo separerà 79. Ha i buoni e ha i cattivi, e separerà i buoni dai cattivi 80. E gli assegnerà la parte insieme con gli ipocriti 81. Non si esaurisce però qui il loro ministero perché lì ci sono anche di quelli che desiderano la sua venuta. Lì, fra mezzo a loro, ci son di quelli di cui si dice: Beato quel servo che, quando verrà il suo padrone, si troverà intento ad agire in questo modo 82. Dunque verrà e lo separerà 83.
16. Attualmente egli abiterà in qualche posto, ma non è preoccupato di ciò che si fa nella casa. Presso di lei infatti tutti sono vestiti 84. Potrà essere preoccupato della nudità dei servi, quando si reca in qualche posto, se ha una moglie come quella? Sono vestiti e ottimamente. Volete sapere quanto "ottimamente"? Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo 85. Presso di lei tutti assolutamente sono vestiti. Sono vestiti e i servi cattivi e i servi buoni. I servi buoni sono vestiti in quanto si son rivestiti di Cristo non solamente nel segno sacramentale ma anche nelle opere e negli esempi, seguendo le orme del loro Signore. Gli altri viceversa si son vestiti di lui fino a riceverne il sacramento, obbligati a render conto [al giudice] della loro veste 86. Tuttavia quella donna, quella donna tuttavia non cessa di vestire tutti, in modo che nessuno abbia a lamentarsi o a dire: "Non ho operato bene perché non ero [ben] vestito ". Osservate dunque come dobbiate essere vestiti. Per essere forniti delle nostre vesti compiamo anche le opere. Presso di lei infatti tutti sono vestiti.
Cristo uomo e Dio.
17. E per suo marito cosa [farà] ? Lei che veste i servi non farà nulla per il suo marito? Doppi mantelli ha fatto per il suo marito. Lavora. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito 87. Voi applaudite. Credo che riconosciate quali siano i doppi mantelli che la Chiesa confeziona per il suo sposo Cristo. I mantelli che gli confeziona sono le lodi: le lodi della fede, della confessione e della predicazione. Perché doppie vesti a Cristo? Lodi Dio, lodi l'uomo. Loda doppiamente e loda una volta sola: doppiamente perché egli è uomo e Dio, una volta sola per non essere simulatore. Ecco una non so quale donna presso un certo Fotino, pietra più o meno preziosa ma staccata dal manto di questa donna e divenuta ormai pietra senza valore e gettata lontano, per cui i suoi eretici si chiamano fotiniani. Codesta donna scelse di fare al suo marito un mantello, per così dire, sdoppio. L'uomo non l'accetta, poiché dalla sua sposa (quella che è veramente sua) prende - come troviamo scritto 88 - soltanto mantelli doppi, mentre lui diceva che Cristo è soltanto uomo. Viceversa, ecco sorgere un'altra donna abominevole, che anch'essa vorrebbe tessere un mantello solo al suo marito, mentre in realtà tesse stracci di favole. Dice: Cristo è soltanto Dio, non ha in sé assolutamente nulla dell'uomo. Dicono questo i manichei. I fotiniani che è soltanto uomo, i manichei che è soltanto Dio. I primi non riconoscono nel Signore nulla di divino, questi altri dicono, quasi, che tutto è divino, ma in una maniera così falsa da non salvare nemmeno la realtà umana. Se infatti egli non era uomo, ne segue che non morì, che non fu crocifisso, che non risuscitò. Difatti solo chi era morto poteva risorgere. Pertanto erano false le cicatrici che mostrò al discepolo dubbioso 89: in effetti, dovettero essere false quelle cicatrici, se non furono precedute da vere ferite. Se invece furono precedute da vere ferite, anche la sua carne era vera. E se fu vera la carne, fu vera la morte, vera la croce, vera l'umanità, tutto vero in lui. Lode abbondante dalla tela di quella donna. Viceversa coloro che ebbero timore [d'ammettere] questi mantelli lodevolmente doppi rimasero doppi nella menzogna. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito. Veramente mantelli doppi. Confessiamo Dio, confessiamo l'uomo. Loda Dio nell'uomo, loda l'uomo in Dio. Ha tessuto il panno preziosissimo di quella lode: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo. Egli era in principio presso Dio 90. Ha tessuto anche l'altro mantello, avendo riguardo alla sua dimora quotidiana in mezzo agli uomini: Il Verbo si fece carne e abitò fra noi 91. Doppi mantelli ha fatto per il suo marito.
18. Di bisso e di porpora i vestiti per sé 92, cioè fece i vestiti anche per sé. Non era infatti conveniente che una tale matrona, sposa di un uomo così nobile, incedesse o nuda o coperta di cenci. Fece con bisso e porpora i vestiti per sé. Col bisso, cioè col candore della confessione; con la porpora, cioè con la gloria dei patimenti. Riconosciamo il suo bisso tutte le volte che preghiamo, la sua porpora l'abbiamo lodata stamane commemorando i martiri.
Aspettiamo Cristo giudice.
19. Il suo marito apparirà alle porte 93. Colui che dimora da qualche parte, che a motivo della sua saggia consorte non è preoccupato della sua casa, colui che, dimorando in qualche parte, nessuno ora riesce a vedere, apparirà alle porte. Nota quando. Osserva come prosegue: Quando sederà in assemblea insieme con gli anziani del paese 94. Nulla di più evidente. Leggi quell'altra profezia: Verrà al giudizio con gli anziani del suo popolo 95. Apparirà in quell'assemblea, cioè in quel giudizio nel quale con lui faranno da giudici anche i santi, ai quali è stato detto: Sederete sopra dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele 96. Verrà infatti il Figlio dell'uomo - come ha detto - nella sua gloria e con lui tutti gli angeli 97. Lì ci saranno tutti gli angeli: e gli angeli del cielo e gli angeli annunziatori della parola di Dio. Difatti anche il profeta fu chiamato angelo 98, che vuol dire messaggero. E ancora, di Giovanni fu detto: Ecco io mando il mio angelo dinanzi alla tua presenza 99. E l'Apostolo afferma: Mi avete ricevuto come un angelo di Dio 100. Ebbene Cristo, colui che ora dimora in qualche parte, colui del quale molti dicono: Quando verrà e come verrà?, apparirà nelle porte, cioè svelatamente, manifestamente. Nelle porte apparirà, e alcuni ammetterà dentro, contro altri le chiuderà in faccia. Apparirà nelle porte il suo marito quando sederà nell'assemblea insieme con gli anziani del paese 101. Finché questo non si verifichi, lei per la durata dell'intervallo si dedichi a fare quel che faceva. Lavori! non smetta! Lo aspetti quando apparirà alle porte, non abbia timore della santa adunanza del giudizio divino. Venga con buona coscienza, venga gloriosa, perché sue membra e suoi figli son coloro che insieme con suo marito fungeranno da giudici.
Compriamoci il pane vivo disceso dal cielo.
20. Fece e vendette le sindoni 102. Buona cosa l'aver tessuto le sindoni. Ma perché venderle, se non perché non cerca il dono esige il frutto 103? Quanto a questa vendita, infatti, ritenetela in primo luogo, fratelli, come una vendita gratuita. E c'è qualcuno che compra gratis? Se una cosa la si porta via gratis, non la si compra. Se la si compra occorre pagare il prezzo; e chi dà un prezzo non si porta via gratis [quello che prende]. Ma allora dove va finire quel detto: Voi che avete sete, andate all'acqua, compratevene senza denaro 104? Quando compri non dài del denaro e tuttavia compri; se compri ma non dài denaro, vuol dire che dài te stesso. Le sindoni riferitele a quei lini - son roba spirituale! - che questa donna fabbrica e predica per tutte le parti della terra. E probabilmente è da dirsi che le venda, poiché diceva l'Apostolo: Se noi abbiamo seminato fra voi cose spirituali, è davvero gran cosa che veniamo a mietere le vostre cose carnali? 105. C'è infatti quel rapporto che intercorre fra il dare e il ricevere, poiché in ogni vendita si trova un rapporto fra il dare e il ricevere 106. Ora l'Apostolo si rattrista contro qualche piazza dove non vendette le sindoni. Dice: Nessuna chiesa mi ha comunicato qualcosa in fatto di dare e di avere 107. Ma colui che così vende non cerca il dono, bensì esige il frutto 108; né lo dovete ritenere una specie di venditore del Vangelo. In effetti, egli è un commerciante che agisce a nome del suo padrone, ma esige un prezzo maggiore. Certamente egli è uno che vende: dà via cose spirituali. E cosa domanda? Forse cose carnali? Anche queste gli son certo dovute, ma l'Apostolo non domandava cose come queste, se poteva dire: Non cerco la roba vostra ma voi 109. Sborsate dunque il prezzo, date voi stessi. Così Giuseppe in Egitto: vendeva il frumento e rendeva servi del re coloro che lo compravano 110. Volendo sopravvivere in quel tempo di fame, ricevevano il grano, ma diventavano servi. Abbiamo noi paura di diventare servi? Guai a noi se non saremo servi di Lui! Cosa ci giova ricusare un tale padrone? Saremo in potere del diavolo, e soffriremo la fame, e non sfuggiremo al dominio del vero padrone. Da' te stesso, comprati la sindone, cioè un abito spirituale. Come anche avviene per un certo pane: prezzo sei tu stesso. E che? Dandoti al piacere, forse che per soddisfare la concupiscenza della carne - poni il caso che voglia pagarti una prostituta - non dài in prezzo te stesso? Ora, cosa fai di grande se ti dài a Dio, se compri il pane vivo disceso dal cielo 111 con quello stesso prezzo che sei tu stesso? In realtà il compenso per una prostituta è uguale a quello di un pane. Fece e vendette le sindoni.
21. E le cinture per i cananei 112. Fece le cinture per i cananei. Se ne cingano, lavorino, vengano, siano servi in questa casa perché tutti siano vestiti e sfamati. Fece le cinture, certo per lavorare, poiché anch'essa nell'attendere al suo lavoro si cinse strettamente i fianchi 113. Chi sono i cananei? Genti straniere confinanti col popolo d'Israele. Voi infatti che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini per il sangue di Cristo 114. Voi che un tempo eravate estranei ai testamenti e non avevate la speranza della promessa, ed eravate senza Dio in questo mondo 115, ora siete concittadini dei santi e familiari di Dio 116. Ricevute le cinture, lavorate nella casa del Signore, divenuti membri della famiglia di Dio, da cananei che eravate, membri cioè di quel popolo cui apparteneva quella donna di cui si è letto or ora nel Vangelo 117. Era cananea; non osava accostarsi alla mensa dei figli ma, considerandosi cane, andava in cerca delle briciole. Vedi come si sia cinta per andare al lavoro. Sua cintura era la fede, e questa loda il Signore. O donna, grande è la tua fede! 118.
22. Vediamo il resto. Si è rivestita di fortezza e di beltà 119. Di beltà, come di bisso; di fortezza, come di porpora. Essendo forte, per questa fortezza nel suo patire si colorò di sangue. E si è rallegrata negli ultimi giorni 120. Negli ultimi giorni si è rallegrata. Vuol dire che qui era stata a lungo tribolata. Come infatti avrebbe potuto avere vesti di porpora, se le fosse mancata la tribolazione?.
Dare a ciascuno il suo.
23. Ha aperto con attenzione la sua bocca 121. Noi siamo parte di quella donna, noi la lodiamo, ci stringiamo a lei; con lei e in lei attendiamo il suo sposo. Ebbene, ci conceda il Signore di aprire, anche noi, con attenzione la nostra bocca. Non a vanvera ma con attenzione, con circospezione, con sollecitudine. Diceva l'Apostolo: Io sono stato fra voi con molto timore e molta trepidazione 122. Quasi volesse dire: Ho aperto la mia bocca con attenzione. La nostra bocca è aperta a voi, o corinzi 123. Ha aperto con attenzione la sua bocca; e ha imposto un ordine alla sua lingua 124. Vuol lodare la creatura come creatura, il Creatore come creatore, gli angeli come angeli, gli esseri celesti come esseri celesti, gli esseri terrestri come terrestri, gli uomini come uomini, gli animali come animali. Nulla di spostato, nulla di disordinato. Non vuole usare invano il nome del Signore suo Dio 125, non vuol pensare essere nel Creatore la sostanza della creatura. Parlando di tutto in una maniera così ordinata, non vuol preporre le cose inferiori a quelle più nobili, né deprimere le cose più nobili al di sotto di quelle inferiori. Ha imposto un ordine alla sua lingua 126. Niente c'è di più bello di quest'ordine. Per cui essa stessa dice: Ponete ordine alla mia carità. Non agite disordinatamente; non turbate né confondete le cose che Dio ha ordinate. Ponete ordine alla mia carità 127. Amate me come debbo essere amata io; amate Dio come dev'essere amato Dio: in modo che non abbiate ad offendere Dio per causa mia, né offendiate me per qualsiasi altro oggetto diverso da me. Ponete ordine alta mia carità. Beata la figlia di lei, che si trovava in quest'ordine, colei - dico - di cui oggi fra tutti gli altri celebriamo il martirio e di cui poc'anzi ascoltavamo la confessione. Ponendo ordine alla sua lingua, diceva: L'onore a Cesare, come si deve a Cesare, ma il timore [lo rendo] a Dio. Sì, veramente, ha aperto con attenzione la sua bocca, e ha imposto un ordine alla sua lingua 128.
24. Severi discorsi nelle sue case 129. Severi, forti, stringati. Non c'è modo di diffondersi; lei non ama la fiacchezza rammollita. Non mangia cibi, frutto di pigrizia 130. Perciò ha acquistato tanto.
Le vere e le false ricchezze.
25. Essa dunque è quaggiù laboriosa, vigilante e sollecita; castiga severamente i suoi domestici; si alza di notte; bada alla lucerna, che non si spenga; è forte nelle tribolazioni, è paziente per non aver ancora conseguito le promesse; usando il fuso irrobustisce le sue braccia; non mangia il pane frutto di pigrizia. Ma dopo tutti questi stenti, che sembrerebbero denotare povertà e scarsezza a livello mondano, negli ultimi giorni si allieterà. Come? Volete udire come? Ascoltate qual sia la speranza per la quale tutta la notte arde la nostra lucerna. Ascoltatelo adesso. Si levarono i suoi figli e si arricchirono 131. Ora viviamo nella povertà, vegliamo nella povertà, e quando moriamo, ci addormentiamo nella povertà. Ma risorgeremo e saremo arricchiti. Allora saranno arricchiti i suoi figli. Si levarono i suoi figli e si arricchirono. Confronta [con queste ricchezze] tutte le ricchezze di questa terra, soggette ai ladri e alle tignole 132. E vorresti vantarti! Ma di che cosa? Sei fragile, e per questo ti occorrono molte cose. Hai bisogno di vesti pesanti, perché non sei capace di sopportare il freddo; devi servirti di cavalcature perché non sei in grado di camminare a piedi. Tutte queste cose sono sostegni per la fragilità, non insegne di potere. Quali sono invece le altre ricchezze, quelle proprie degli angeli? Hanno un'unica veste: la luce. Non si logora mai, non si sporca mai. Vere ricchezze son là dove non c'è alcuna scarsità, nessuna indigenza. Ebbene, perché cerchi cose come queste adesso, prima d'alzarti? Se sei figlio di questa donna, osserva con attenzione qual sia il tempo per il quale ti vengono promesse. Si levarono i suoi figli e si arricchirono. Prepàrati a ricevere le ricchezze della resurrezione. Non amare le ricchezze presenti, per meritarti di conseguire queste altre. Si levarono i suoi figli e si arricchirono.
26. E il suo marito la lodò 133. Siamo noi a lodarla ma non con nostre risorse. Il suo, marito, lui personalmente, la lodò. Quando si levarono i suoi figli si arricchirono, allora egli rivolse a lei l'attenzione, la mirò e la lodò. Chi non vorrà udire come l'abbia lodata? Se con tanta gioia avete ascoltato quando veniva lodata da noi, con quali sentimenti udremmo - se ci fosse possibile udirlo - come la lodi il suo marito. La lodò nella resurrezione. Quando risorgeremo udremo. O che anche adesso non taccia la sua lode? Qui è la sua lode; ecco, segue subito. Ascoltiamola, per vivere nella lode e, insieme con codesta lode umana, ascoltiamo come l'abbia lodata il suo marito, vedendola ormai fra tanta beatitudine di figli, ricchi: nella resurrezione dei morti.
Anche le eresie posseggono beni di grazia.
27. Dice: Molte figlie operarono cose potenti 134. Sono le lodi che le tributa il suo marito. Molte figlie operarono cose potenti. Chi sono le figlie alle quali costei viene paragonata? Ma il paragone non si fa: Molte figlie operarono cose potenti, ma tu le superasti 135. Statemi attenti, vi prego. Siamo ormai alla fine della lezione, e io temo di trovarvi stanchi proprio ora che soprattutto vi esigerei attenti. Ascoltiamo le sue lodi. Molte figlie operarono cose potenti, ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte 136. Dice: Tu le superasti tutte, tu ti ponesti al di sopra di tutte. Chi sono le altre figlie che operarono anch'esse cose potenti ma furono superate da costei che si pose al di sopra di tutte? Ovvero, quali cose potenti operarono? ovvero, per quale motivo costei le ha superate? Ci sono in effetti delle figlie cattive, e queste sono le eresie. Perché figlie? Perché anch'esse nate da costei. Ma figlie cattive, figlie che non le somigliano per i costumi, sebbene abbiano simili i sacramenti. Anche loro infatti hanno i nostri sacramenti, hanno le nostre Scritture, hanno l'Amen e l'Alleluia come noi; parecchie hanno il nostro simbolo, molte hanno il nostro battesimo. Per questo figlie. Ma volete sapere cosa sia stato detto alla nostra matrona in un passo del Cantico dei cantici? Come il giglio fra le spine, così l'amica mia in mezzo alle figlie 137. Detto stupendo! Le chiama e spine e figlie. E tali spine operano cose potenti? Certo che le operano. Non vedete come anche nelle eresie si preghi, si digiuni, si distribuiscano elemosine, si lodi Cristo? Potrei aggiungere che lì ci sono i falsi profeti dei quali fu detto: Faranno molti segni e prodigi, sì da trarre in inganno, se fosse possibile, anche gli eletti. Ecco ve l'ho predetto 138. Operano cose potenti anche le spine: quelle cose potenti di cui sta scritto: Forse che nel tuo nome non abbiamo mangiato e bevuto, e nel tuo nome non abbiamo compiuto molti miracoli? 139 Abbiamo mangiato e bevuto, non lo direbbe di qualsiasi cibo. Sapete di qual cibo e bevanda ha potuto dirlo. E abbiamo compiuto molti miracoli. Operano cose potenti molte figlie, non lo neghiamo. Anche le spine recano il fiore, sebbene non rechino il frutto. Quanto invece a costei, a cui è detto: Ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte, in che modo le ha superate se non perché produce non soltanto il fiore ma anche il frutto?.
I frutti dello Spirito e le opere della carità.
28. Qual frutto produce? in che cosa [le] ha superate? Mi si dica! Voglio mostrarvi - dice - una via ancora più elevata 140. Qual è questa via elevata su tutte, per la quale costei tutte le ha superate e si è posta al di sopra di tutte? Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei un bronzo risonante, un cembalo squillante 141... Parla le lingue: rientra in quella potenza che ho chiamato "del fiore". Se conoscessi tutti i misteri e tutto lo scibile e avessi tutta la profezia e tutta la fede, sì da trasportare i monti - quanta potenza - ma non avessi la carità, sarei un nulla 142. Ascolta ancora dei tratti di potenza pertinenti all'ambito del fiore, non del frutto. Se distribuissi tutti i miei beni ai poveri e dessi alle tarme il mio corpo, ma non avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla 143. Costei ha quella via elevata al di sopra delle altre, ed è per essa che le si dice: Molte figlie operano cose potenti. Molte parlarono lingue, conobbero tutti i misteri, compirono molti prodigi, scacciarono i demoni, distribuirono ai poveri i loro beni, diedero alle fiamme il loro corpo. Sono tutte più in basso di te, in quanto non ebbero la carità. Ma tu le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte, essendo generatrice non solo di fiori ma anche di frutti, essendo ricolma di frutti. Osserva da dove cominci il grappolo. Enumera all'inizio le opere della carne: le fornicazioni, le impurità, la lussuria, l'idolatria, la magia, le inimicizie, le discordie, le gelosie, le ire, le risse, le eresie, le invidie, le crapule, le ubriachezze, e cose a queste somiglianti, a proposito delle quali vi predico, come vi ho già predetto, che chi fa di queste cose non possederà il regno di Dio 144. Enumerate tutte le spine che saranno gettate nel fuoco, dice: Viceversa, i frutti dello spirito sono la carità 145, e a questo principio, a questa radice - chiamiamola così - si ricollegano tutti gli altri: la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mansuetudine, la continenza 146. Perché è bello questo grappolo? Perché pende dalla carità. Molte figlie operarono cose potenti; tu però le superasti e ti ponesti al di sopra di tutte.
Opere di misericordia e giudizio finale.
29. In loro cosa rimase? Falsi sono i vezzi e vana è la bellezza della donna 147. Perché falsi i vezzi e vana la bellezza? Perché, se non ho la carità sono come un bronzo risonante e un cembalo squillante, non son nulla, non mi giova a nulla 148. Dunque falsi sono i vezzi e vana la bellezza della donna. Ad essere benedetta infatti è la donna saggia 149. Costei, che ha cercato cosa capire, che ha custodito le cose comprese, che è saggia, costei sarà benedetta; non la falsa bellezza delle altre, non la vacua avvenenza. La donna saggia sarà benedetta; lei canti in coro la lode del timore del Signore 150. Colei che è benedetta canti la lode di qualcosa per cui la si benedice in quanto è sapiente. Cosa loderà? Il timore del Signore, dal quale è stata condotta fino alla sapienza. Difatti, inizio della sapienza è il timore del Signore 151; e lei canti la lode del timore del Signore. Operosa per tante notti, paziente fra tanti scandali, preveggente nell'orientarsi, forte nella tolleranza, costante nella perseveranza, una volta terminate le fatiche, datele i frutti delle sue mani 152. Ha operato e molto: è degna di ricevere [i frutti del suo lavoro]. Datele i frutti delle sue mani. Cosa le darete? Venite, benedetti del Padre mio 153. Datele i frutti delle sue mani 154. Cosa le darete? Ricevete il regno che vi è stato preparato fin dall'origine del mondo 155. Ecco che cosa le darete. E quali saranno i frutti delle sue mani? Ebbi fame e mi deste da mangiare 156. Datele i frutti delle sue mani.
La vita dei beati nel cielo.
30. Ma poi quando saranno terminate le sue fatiche, quale sarà la sua occupazione? E si lodi presso le porte il suo marito 157. Egli sarà il porto dove termineranno le nostre fatiche: vedremo Dio e loderemo Dio. Allora non ci si dirà più: alzati, lavora, vesti i servi, vesti te stessa, ornati di porpora, distribuisci il cibo alla servitù, sta attenta a che la lucerna non si spenga, sii desta, alzati di notte, apri la mano al povero, dalla conocchia attorciglia nei fusi [il filo]. Non ci saranno più le opere imposte dalla necessità là dove non ci sarà necessità alcuna. Non ci saranno le opere di misericordia poiché non ci sarà alcuna miseria. Non dovrai spezzare il pane al povero là dove nessuno è mendicante. Non dovrai ospitare il pellegrino là dove tutti vivono nella loro patria. Non dovrai visitare il malato là dove tutti sono eternamente sani. Non dovrai vestire il nudo là dove tutti sono rivestiti di eterna luce. Non dovrai seppellire i morti là dove tutti vivranno senza fine. Eppure, sebbene tu non abbia ad occuparti di queste cose, non starai senza far niente. Vedrai infatti colui che per lungo tempo hai desiderato e lo loderai senza interruzione. Questo il frutto che riceverai. Allora si realizzerà quell'unica cosa che chiedesti. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola gli domanderò: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. E in quella casa che cosa farai? Per contemplare le delizie del Signore 158. E si lodi presso le porte il suo marito. Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli 159.
1 - Cf. Mt 26, 41.
2 - Cf. Sal 83, 4.
3 - Cf. Prv 31, 10-31.
4 - Cf. Ef 5, 25-27.
5 - Prv 31, 10.
6 - Cf. Mt 5, 14.
7 - Cf. Lc 15, 6.
8 - Cf. Lc 15, 4-5.
9 - Cf. Ap 5, 5.
10 - Gn 49, 9.
11 - Lc 24, 20.
12 - Gv 3, 14-15.
13 - Gv 19, 30.
14 - Gn 49, 9.
15 - Cf. Gv 10, 18.
16 - Gn 49, 9.
17 - Fil 2, 9.
18 - Gv 2, 19.
19 - Prv 31, 10.
20 - Cf. 1 Pt 2, 5.
21 - Cf. Lc 11, 23.
22 - Sal 110, 10.
23 - Prv 31, 10.
24 - 1 Cor 13, 1.
25 - Cf. Mt 13, 45.
26 - Prv 31, 11.
27 - Cf. Sal 71, 8; Zc 9, 10; Lc 24, 47.
28 - Cf. Mt 10, 22.
29 - Prv 31, 11.
30 - Sal 118, 162.
31 - Prv 31, 12.
32 - 2 Cor 5, 15.
33 - Cf. Rm 12, 17; 2 Cor 8, 21.
34 - Fil 2, 21.
35 - Prv 31, 13.
36 - Is 54, 3.
37 - Is 54, 2.
38 - Prv 31, 14.
39 - Sal 112, 3.
40 - Prv 31, 15.
41 - Mt 5, 6.
42 - Is 26, 9.
43 - Sal 118, 62.
44 - Prv 31, 15.
45 - Sal 115, 16.
46 - Prv 31, 16.
47 - Prv 31, 15.
48 - Rm 8, 25.
49 - Cf. 2 Cor 4, 8.
50 - 2 Cor 4, 17-18.
51 - Sal 49, 11.
52 - Prv 31, 16.
53 - Mt 6, 21.
54 - Cf. Gn 3, 19.
55 - Prv 31, 16.
56 - Prv 31, 17.
57 - Prv 31, 18.
58 - Prv 31, 18.
59 - Mt 5, 15.
60 - Sal 17, 29.
61 - Cf Rm 8, 25.
62 - Cf Rm 8, 25.
63 - Prv 31, 19.
64 - Sal 71, 8.
65 - Is 54, 3.
66 - Prv 31, 19.
67 - Prv 31, 20.
68 - Prv 31, 20.
69 - 2 Cor 6, 10.
70 - Cf. Lc 13, 6-9.
71 - Fil 4, 17.
72 - Prv 31, 21.
73 - 2 Tm 2, 19.
74 - Rm 8, 30-31.
75 - Prv 31, 21.
76 - Lc 12, 45.
77 - Lc 12, 46.
78 - Cf. Mt 24, 45.
79 - Lc 12, 46.
80 - Cf Mt 25, 32.
81 - Lc 12, 46.
82 - Lc 12, 43.
83 - Lc 12, 46.
84 - Prv 31, 21.
85 - Gal 3, 27.
86 - Cf 1 Pt 2, 21.
87 - Prv 31, 22.
88 - Prv 31, 22.
89 - Cf. Gv 20, 27.
90 - Gv 1, 1-2.
91 - Gv 1, 14.
92 - Prv 31, 22.
93 - Prv 31, 23.
94 - Prv 31, 23.
95 - Is 3, 14.
96 - Mt 19, 28.
97 - Mt 52, 31.
98 - Cf. Ag 1, 13.
99 - Mt 11, 10.
100 - Gal 4, 14.
101 - Prv 31, 23.
102 - Prv 31, 24.
103 - Fil 4, 17.
104 - Is 55, 1.
105 - 1 Cor 9, 11.
106 - Cf. Fil 4, 15.
107 - Fil 4, 15.
108 - Cf. Fil 4, 17.
109 - 2 Cor 12, 14.
110 - Cf.Gn 41, 54-57.
111 - Cf. Gv 6, 33.
112 - Prv 31, 24.
113 - Cf. Prv 31, 17.
114 - Ef 2, 13.
115 - Ef 2, 12.
116 - Ef 2, 19.
117 - Cf. Mt 15, 21-28.
118 - Mt 15, 28.
119 - Prv 31, 25.
120 - Prv 31, 25.
121 - Prv 31, 26.
122 - 1 Cor 2, 3.
123 - 2 Cor 6, 11.
124 - Prv 31, 26.
125 - Cf. Es 20, 7.
126 - Prv 31, 26.
127 - Ct 2, 4.
128 - Acta mart. Scillitan.
129 - Prv 31, 27.
130 - Prv 31, 27.
131 - Prv 31, 28.
132 - Cf. Lc 12, 33.
133 - Prv 31, 28.
134 - Prv 31, 29.
135 - Prv 31, 29.
136 - Prv 31, 29.
137 - Ct 2, 2.
138 - Mt 24, 24-25.
139 - Mt 7, 22.
140 - 1 Cor 12, 31.
141 - 1 Cor 13, 1.
142 - 1 Cor 13, 2.
143 - 1 Cor 13, 3.
144 - Gal 5, 19-21.
145 - Gal 5, 22.
146 - Prv 31, 29.
147 - Prv 31, 30.
148 - 1 Cor 13, 1-3.
149 - Cf. Prv 31, 10.
150 - Prv 31, 30.
151 - Sal 110, 10.
152 - Prv 31, 31.
153 - Mt 25, 34.
154 - Prv 31, 31.
155 - Mt 25, 34.
156 - Mt 25, 35.
157 - Prv 31, 31.
158 - Sal 26, 4.
159 - Sal 83, 5.
Parte 5
Quaderno I - Santa Faustina Kowalska
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LA QUARESIMA.
Quando m'immergo nella Passione del Signore, spesso durante l'adorazione vedo Gesù sotto questo aspetto: dopo la flagellazione i carnefici presero il Signore e Gli tolsero la veste, che si era già attaccata alle Piaghe. Mentre gliela toglievano le Sue Piaghe si riaprirono. Poi buttarono addosso al Signore un mantello rosso, sporco e stracciato, sulle Piaghe aperte. Quel mantello arrivava alle ginocchia solo in alcuni punti. Poi ordinarono al Signore di sedersi su un pezzo di trave, mentre veniva intrecciata una corona di spine, con la quale cinsero la sacra Testa. Gli venne messa una canna in mano e ridevano di Lui, facendoGli inchini come ad un re. Gli sputavano in faccia ed altri prendevano la canna e Gliela battevano in Testa ed altri ancora Gli procuravano dolore dandoGli pugni, altri Gli coprivano il Volto e lo schiaffeggiavano. Gesù sopportò in silenzio. Chi può comprenderlo? Chi può comprendere il Suo dolore? Gesù aveva gli occhi rivolti a terra. Sentivo quello che avveniva allora nel Cuore dolcissimo di Gesù. Ogni anima rifletta su quello che ha sofferto Gesù in quei momenti. Facevano a gara per schernire il Signore. Riflettei per conoscere da che cosa potesse derivare tanta malignità nell'uomo. E purtroppo questa deriva dal peccato. Si erano incontrati l'Amore ed il peccato. Quando andai alla santa Messa in un certo tempio assieme ad una consorella, sentii la grandezza e la Maestà di Dio; sentii che quel tempio era imbevuto di Dio. La Sua Maestà mi investì completamente e, sebbene mi spaventasse, mi riempì di serenità e di gioia. Conobbi che nulla può opporsi alla Sua Volontà. Oh, se tutte le anime sapessero Chi abita nelle nostre chiese, non ci sarebbero tanti oltraggi e tante mancanze di rispetto in quei luoghi santi. O Amore eterno ed inesplicabile, Ti chiedo una grazia: rischiara il mio intelletto con la luce dall'alto, fammi conoscere e valutare tutte le cose secondo il loro valore. Quando vengo a conoscere la verità, ho nell'anima la gioia più grande.
21.III.35.
Spesso durante la santa Messa vedo
il Signore nell'anima; sento la sua presenza, che mi trapassa da
parte a parte. Avverto il Suo sguardo divino. Parlo molto con Lui
senza pronunciare una parola. Conosco quello che desidera il Suo Cuore
divino e faccio sempre quello che Egli preferisce. Amo alla follia e
sento di essere amata da Dio. In quei momenti quando m'incontro con
Dio nel profondo del mio intimo, mi sento così felice che non riesco
ad esprimerlo. Sono brevi momenti, poiché più a lungo l'anima non
lo sopporterebbe; dovrebbe avvenire la separazione del corpo. Benché
questi momenti siano molto brevi, tuttavia la loro potenza che si
comunica all'anima, rimane molto a lungo. Senza il minimo sforzo
entro in un raccoglimento profondo che, una volta che mi ha investito,
non diminuisce, sebbene io parli con la gente, né m'impedisce di
adempire i miei doveri. Sento la Sua presenza senza alcuno sforzo
dell'anima. Sento che sono unita a Dio così strettamente, come è
unita una goccia d'acqua ad un oceano immenso. Questo giovedì ho
provato questa grazia verso la fine delle preghiere ed è durata
eccezionalmente a lungo, cioè tutto il tempo della santa Messa;
pensavo di morire dalla gioia! In quei momenti conosco meglio Dio ed i
Suoi attributi e conosco meglio anche me stessa e la mia miseria e
stupisco che Iddio si abbassi tanto, fino ad una misera anima come
la mia.
Dopo la santa Messa mi sentivo completamente immersa in Dio
ed avevo presente ogni Suo sguardo che giungeva fino al profondo del
mio cuore. Verso mezzogiorno entrai un momento in cappella e la
potenza della grazia colpì di nuovo il mio cuore. Mentre me ne Stavo
assorta, satana prese un vaso di fiori e io scagliò rabbiosamente a
terra con tutte le forze. Notai tutto il suo accanimento e la sua
invidia. Nella cappella non c'era nessuno, quindi mi alzai da dove
stavo pregando e raccolsi i pezzi del vaso rotto e trapiantai il
fiore e volevo rimetterlo a posto alla svelta, prima che entrasse
qualcuno in cappella. Ma non ci riuscii, dato che entrarono subito
la Madre Superiora, la suora sacrestana ed alcune altre suore. La
Madre Superiora si meravigliò che avessi spostato qualche cosa sul
piccolo altare e fatto cadere il vaso. La suora sacrestana mostrò il
suo malcontento ed io m'impegnai a non dare spiegazioni e a non
giustificarmi. Verso sera però mi sentii molto affaticata e non
potei fare l'Ora santa e chiesi il permesso alla Madre Superiora di
andare a riposarmi prima del solito. Appena mi misi a letto, mi
addormentai subito, ma verso le undici satana diede uno scossone al
mio letto.
Mi svegliai immediatamente e cominciai tranquillamente a
pregare il mio Angelo Custode. All'improvviso vidi le anime che
stanno espiando in purgatorio. Il loro aspetto era come un'ombra e
fra loro vidi molti demoni. Uno cercò di infastidirmi, gettandosi
sul mio letto e sui miei piedi sotto forma di gatto ed era molto
pesante, direi alcuni pud. Continuai per tutto il tempo a recitare
il rosario. Sul fare del mattino quelle figure se ne andarono e potei
prendere sonno. La mattina, quando arrivai in cappella, sentii
nell'anima questa voce: «Sei unita a Me e non aver paura di
nulla. Ma sappi questo, figlia Mia, che satana ti odia. Benché odi
ogni anima, egli arde di un odio particolare contro di te, perché
hai sottratto molte anime al suo dominio».
GIOVEDI’ SANTO 18.IV. 1935.
La mattina ho udito queste parole: «Da oggi al rito della risurrezione non sentirai la Mia presenza, ma la tua anima sarà colma di una grande nostalgia»
ed immediatamente una grande nostalgia inondò la mia anima. Sentii
il distacco dall'amato Gesù e quando si avvicinò il momento di fare
la santa Comunione, vidi nel calice in ogni Ostia il Volto sofferente
di Gesù. Da quel momento provai nel mio cuore una nostalgia ancora
maggiore. Il Venerdì Santo, alle tre del pomeriggio, quando entrai
in cappella, udii queste parole: «Desidero che quell'immagine venga pubblicamente venerata»,
e subito vidi Gesù che agonizzava sulla croce fra atroci tormenti e
dal Cuore di Gesù uscirono gli stessi due raggi che ci sono in
quell'immagine. Sabato. Durante i vespri vidi Gesù splendente come
il sole, con una veste bianca, e mi disse: «Gioisca il tuo cuore»,
ed una gioia grande m'inondò e mi trapassò da una parte all'altra
la presenza di Dio, che è un tesoro inenarrabile per l'anima. Quando
quell'immagine venne esposta, vidi il vivo movimento della mano di
Gesù, che tracciò un gran segno di croce. La sera dello stesso giorno,
mentre stavo mettendomi a letto, vidi che quell'immagine stava
passando sopra una città e quella città era coperta di reti e
trappole. Gesù passando tagliò tutte le reti ed in ultimo fece un
gran segno di croce e scomparve. E mi vidi circondata da una
moltitudine di figure maligne che avvampavano di un grande odio contro
di me. Dalle loro bocche uscirono minacce d'ogni genere, ma nessuna
mi toccò. Dopo un momento, quella apparizione scomparve, ma mi ci
volle parecchio tempo per addormentarmi.
26.IV.1935
Venerdì, quando sono andata ad
Ostra Brama, nel corso delle solennità durante le quali venne
esposta quell'immagine, sono stata presente alla predica tenuta dal
mio confessore. Quella predica trattava della Misericordia di Dio. Era
la prima di quelle richieste dal Signore Gesù da tanto tempo. Quando
cominciò a parlare della grande Misericordia del Signore,
l'immagine prese un aspetto vivo ed i raggi penetrarono nei cuori
della gente riunita, però non in egual misura; alcuni ricevettero di
più, altri meno. Vedendo la grazia di Dio, la mia anima fu inondata
da una grande gioia. Improvvisamente udii queste parole: «Tu
sei testimone della Mia Misericordia. Starai per i secoli davanti al
Mio trono come viva testimone della Mia Misericordia».
Finita la predica, non attesi la fine della funzione, perché avevo
fretta di tornare a casa. Fatti pochi passi, mi venne sbarrata la
strada da una moltitudine di spiriti del male, che mi minacciarono
terribili tormenti, mentre si udivano queste voci: «Ci ha portato via
tutto quello per cui avevamo lavorato per tanti anni».
Quando
domandai loro: «Da dove venite in tale moltitudine?», quelle figure
maligne mi risposero: «Dai cuori degli uomini. Non ci torturare!».
Vedendo allora l'odio tremendo che avevano contro di me, chiesi
aiuto all'Angelo Custode ed in un attimo comparve la figura luminosa
e raggiante dell'Angelo Custode, che mi disse: «Non temere, sposa del mio Signore; questi spiriti non ti faranno nulla di male senza il Suo permesso».
Quegli spiriti maligni scomparvero immediatamente ed il fedele
Angelo Custode mi accompagnò in modo visibile fin dentro casa. Il
suo sguardo era modesto e sereno e dalla fronte gli usciva un raggio
di fuoco. O Gesù, desidererei faticare, stancarmi fino alla
spossatezza e soffrire per tutta la vita per quest'unico momento, in
cui ho visto la Tua gloria, o Signore, ed i benefici che ne ricavano
le anime
DOMENICA 28.IV.1935.
Domenica in Albis,
cioè festa della Misericordia del Signore, chiusura del Giubileo
della Redenzione. Quando andammo a quella solenne funzione, il cuore
mi batteva dalla gioia, poiché quelle due solennità erano unite
strettamente fra di loro. Pregai Iddio perché concedesse
Misericordia alle anime dei peccatori. Quando la funzione stava per
finire ed il sacerdote prese il Santissimo Sacramento per impartire
la benedizione, tutto a un tratto vidi il Signore Gesù con lo stesso
aspetto che ha nell'immagine. Il Signore diede la benedizione ed i
raggi si diffusero su tutto il mondo. All'improvviso vidi un
bagliore inaccessibile, a forma di un'abitazione di cristallo
intessuta con onde di luce, impenetrabile a qualunque creatura e
spirito. Per accedere a quel bagliore c'erano tre porte e in quel
momento entrò Gesù, con lo stesso aspetto che ha nell'immagine, in
quel bagliore, attraverso la seconda porta, fino all'interno dell'unità.
Questa è l'unità trina, che è l'incomprensibile infinito.
Inaspettatamente udii una voce: «Questa festa è uscita dalle
viscere della Mia Misericordia ed è confermata nell'abisso delle
Mie grazie. Ogni anima che crede ed ha fiducia nella Mia Misericordia,
la otterrà». Mi rallegrai immensamente per la bontà e la grandezza del mio Dio.
29.IV.1935.
La vigilia dell'esposizione
dell'immagine andai con la nostra Madre Superiora dal nostro
confessore. Quando la conversazione cadde nell'argomento dell'immagine,
il confessore chiese che una suora aiutasse ad intrecciare
ghirlande. La Madre Superiora rispose che avrebbe dato una mano Suor
Faustina. La cosa mi rallegrò enormemente. Quando tornammo a casa,
m'interessai subito di procurare fronde verdi e con l'aiuto di
un'educanda trasportammo il verde; ci fu d'aiuto anche una persona
che sta presso la chiesa. Alle sette di sera era già tutto pronto,
l'immagine era già stata appesa. Alcune signore però notarono che
m'aggiravo in quei paraggi, dove certamente sono stata più
d'impaccio che d'aiuto, perciò il giorno dopo chiesero alle suore
che cosa fosse quella bella immagine e che significato avesse. «Loro
suore lo sapranno di sicuro, dato che ieri c'era una suora ad
adornarla». Le suore rimasero molto stupite, perché non ne sapevano
niente. Ognuna di loro voleva vederla e sospettarono subito di me.
Dissero: « Di sicuro suor Faustina è ben informata di tutto ».
Quando cominciarono ad interrogarmi, non risposi, poiché non potevo
dire la verità. Il mio silenzio fu motivo di maggior curiosità da
parte loro. Raddoppiai la vigilanza su me stessa, per non mentire né
dire la verità, poiché non ne avevo l'autorizzazione. Cominciarono
allora a mostrarmi il loro malcontento ed a dirmi apertamente: «Come
è possibile che gente estranea sia informata di ciò, e noi non ne
sappiamo niente?». Cominciarono a circolare valutazioni di vario
genere sul mio conto. Soffrii molto per tre giorni, ma una forza
misteriosa penetrò nella mia anima. Gioisco di poter soffrire per il
Signore e per le anime, che hanno ottenuto la Sua Misericordia in
questi giorni. Vedendo il gran numero di anime che in questi giorni
hanno ottenuto la Misericordia di Dio, considero proprio nulla le
fatiche e le sofferenze, anche le più grandi ed anche se dovessero
durare fino alla fine del mondo, poiché esse hanno un termine,
mentre le anime che con questa festività si sono convertite sono
state salvate da tormenti che durano in eterno. Ho provato una
grande gioia nel vedere altri, che tornavano alla sorgente della
felicità, in seno alla Divina Misericordia.
Vedendo la dedizione e
le fatiche del reverendo dr. Sopocko per questa causa, ammiravo la sua
pazienza ed umiltà. Tutto questo è costato molto, non solo in
sacrifici e dispiaceri di vario genere, ma anche molto denaro; ed a
tutto ha provveduto il reverendo dr. Sopocko. Vedo che la Divina
Provvidenza lo aveva preparato a compiere quest'opera della
Misericordia, ancora prima che io pregassi Dio per questo. Oh, come sono
misteriose le Tue vie, Dio, e felici le anime che seguono la voce
della Tua grazia! Per tutto, anima mia, magnifica il Signore ed
esalta la Sua Misericordia, poiché la Sua bontà non ha fine. Tutto
passerà, ma la Sua Misericordia è senza limiti e senza termine.
Sebbene la malvagità arrivi a colmare la sua misura, la Misericordia
è senza misura. O mio Dio anche nei castighi coi quali colpisci la
terra, vedo l'abisso della Tua Misericordia, poiché castigandoci in
questa terra, ci liberi dal castigo eterno. Rallegratevi, creature
tutte, poiché siete più vicine a Dio nella Sua infinita
Misericordia, di quanto lo sia un lattante al cuore della madre. O
Dio, Tu sei la pietà stessa per i più grandi peccatori sinceramente
pentiti! Più grande è il peccatore, maggiore è il diritto che ha
alla Misericordia divina.
IN UN MOMENTO DEL 12.V.1935.
La sera,
appena mi misi a letto mi addormentai, ma se mi addormentai alla
svelta, ancor più alla svelta venni svegliata. Venne da me un
bambino e mi svegliò. Questo bambino poteva avere circa un anno e mi
stupì perché parlava benissimo, mentre i bambini di quell'età non
parlano affatto, Oppure parlano in modo poco comprensibile. Era
indicibilmente bello; somigliava al Bambino Gesù, e mi disse queste
parole: «Guarda il cielo». E quando guardai il cielo, vidi le stelle
splendenti e la luna. Allora il bambino mi chiese: «Vedi la luna e
le stelle?». Risposi che le vedevo ed egli ribatté: «Quelle stelle
sono le anime dei cristiani fedeli e la luna sono le anime degli
appartenenti ad ordini religiosi. Vedi che grande differenza di luce
c'è fra la luna e le stelle; così in cielo c'è una grande
differenza fra l'anima di un religioso e quella di un cristiano
fedele». E mi disse ancora che: «La vera grandezza sta nell'amare Dio e nell'umiltà».
Inaspettatamente vidi una certa anima, che stava per separarsi dal
corpo fra tremendi supplizi. O Gesù, dovendo scrivere questo, tremo
tutta, avendo visto le atrocità che hanno testimoniato contro di
lui... Ho visto come uscivano da una specie di voragine fangosa anime di
bambini piccoli e più grandicelli, di circa nove anni.
Queste anime
erano ripugnanti e orribili, simili ai mostri più spaventosi, a
cadaveri in decomposizione. Ma quei cadaveri erano vivi e
testimoniavano ad alta voce contro quell'anima che stava
agonizzando. E l'anima, che ho visto mentre stava in agonia, era
un'anima che dal mondo aveva ricevuto tanti onori e tanti applausi,
la conclusione dei quali è il vuoto ed il peccato. In ultimo uscì
una donna, che in una specie di grembiule portava lacrime ed essa
testimoniò molto contro di lui. Oh! ora tremenda, in cui bisognerà
vedere tutte le proprie azioni nella loro completa nudità e miseria.
Nessuna di esse andrà perduta; ci seguiranno fedelmente al giudizio
di Dio. Non ho parole né termini di paragone per esprimere cose così
terribili e, sebbene mi sembri che quell'anima non sia dannata,
tuttavia le sue pene non si differenziano in nulla dalle pene
dell'inferno. L'unica differenza è che un giorno finiranno. Un
momento dopo vidi di nuovo lo stesso bambino che mi aveva svegliato,
ed era di una bellezza stupenda e mi ripeté le stesse parole: «La vera grandezza di un'anima sta nell'amare Dio e nell'umiltà».
Domandai a quel bambino: « Tu come lo sai questo, che la vera
grandezza di un'anima sta nell'amare Dio e nell'umiltà? Queste cose
possono saperle soltanto i teologi, mentre tu non hai studiato
nemmeno il catechismo, e come puoi saperle? ». Ma egli mi rispose: «Le so, e so tutto»,
ed all'istante scomparve. Io però non mi addormentai affatto; la
mia mente era stanca per quello su cui avevo cominciato a riflettere
e per quello che avevo visto. O anime umane, come riconoscete tardi
la verità! O abisso della Misericordia di Dio, riversati al più presto
sul mondo intero, secondo quello che Tu Stesso hai detto!
V.1935. IN UN CERTO MOMENTO.
Quando mi resi
conto dei grandi disegni di Dio a mio riguardo, mi spaventai per la
loro grandiosità e mi sentii totalmente inidonea ad eseguirli, tanto
che cominciai ad evitare i colloqui interiori con Lui e quel tempo
li sostituii con la preghiera orale. Lo feci per umiltà, ma in breve
mi accorsi che non era vera umiltà, ma una grande tentazione di
satana. Una volta che, invece della preghiera interiore, avevo
cominciato a leggere un libro spirituale, udii nell'intimo queste parole
in modo chiaro e forte: «Preparerai il mondo alla Mia ultima venuta».
Queste parole mi colpirono profondamente e benché facessi finta di
non averle udite, le avevo capite bene e non avevo alcun dubbio in
merito. Una volta che, stanca per questa lotta d'amore con Dio e del
continuo rifiutarmi col dire che non ero adatta a compiere
quell'opera, volevo uscire dalla cappella, una forza misteriosa mi
trattenne; mi sentii come paralizzata ed all'improvviso udii queste
parole: « Hai intenzione di uscire dalla cappella, ma non
uscirai da Me, poiché sono ovunque. Tu da sola con le tue forze non
riesci a far nulla, ma con Me puoi tutto ».
Durante la
settimana, quando sono andata dal mio confessore e gli ho svelato lo
stato della mia anima e specialmente che evito il colloquio interiore
con Dio, mi è stato risposto che non devo evitare il colloquio
interiore con Dio, ma devo ascoltare attentamente le parole che mi
dice. Mi sono regolata secondo le indicazioni del confessore ed al
primo incontro col Signore, mi sono gettata ai piedi di Gesù e col
cuore straziato Gli ho chiesto perdono di tutto. Allora Gesù mi ha
sollevato da terra e mi ha fatto sedere accanto a Sé e mi ha
permesso di appoggiare il capo sul Suo petto, in modo che potessi
comprendere e percepire meglio i desideri del Suo dolcissimo Cuore.
Ed all'improvviso Gesù mi ha detto queste parole: « Figlia
Mia, non aver paura di nulla. Io sono sempre con te. Qualunque
avversario ti potrà nuocere soltanto per quello che Io gli
permetterò. Tu sei la Mia dimora ed il Mio stabile riposo. Per te
trattengo la mano punitrice; per te benedico la terra ».
In
quello stesso momento avvertii uno strano fuoco nel mio cuore;
sento che vengono a cessare i miei sensi; non capisco quello che
avviene attorno a me. Sento che lo sguardo del Signore penetra in
me; conosco bene la Sua grandezza e la mia miseria. Una sofferenza
misteriosa penetra nella mia anima ed una tale gioia, che non riesco a
paragonarla a nulla. Mi sento inerte fra le braccia di Dio; sento
che sono in Lui e mi sciolgo come una goccia d'acqua in un oceano.
Non riesco ad esprimere quello che provo. Dopo una tale preghiera
interiore sento una forza ed un impulso a compiere i più difficilì
atti di virtù; sento avversione verso tutte le cose che il mondo
apprezza; desidero con tutta l'anima la solitudine e la quiete.
V.1935.
Durante la funzione dei quaranta
giorni, ho visto il Volto di Gesù nell'Ostia santa, che era esposta
nell'ostensorio; Gesù guardava amabilmente a tutti. Vedo spesso il
Bambino Gesù durante la santa Messa. E straordinariamente bello e in
quanto all'età mostra circa un anno. Una volta che nella nostra
cappella vidi lo stesso Bambino durante la santa Messa, fui assalita
da un desiderio fortissimo e da una smania irresistibile di
avvicinarmi all'altare e di prendere il Bambino Gesù. In quello
stesso istante il Bambino Gesù fu accanto a me in fondo
all'inginocchiatoio e si aggrappò al mio braccio con entrambe le manine,
incantevole e gioioso, con lo sguardo profondo e penetrante. Però
quando il sacerdote spezzò l'Ostia, Gesù era sull'altare e venne
spezzato e consumato dal sacerdote. Dopo la santa Comunione vidi
Gesù tale e quale nel mio cuore e Lo sentii per tutto il giorno
fisicamente, realmente nel mio cuore. Un raccoglimento più profondo
s'impadronì di me inavvertitamente e non dissi una parola con nessuno.
Evitai per quanto mi fu possibile la presenza della gente. Risposi
sempre alle richieste che si riferivano ai miei impegni; al di fuori
di ciò nemmeno una parola.
9.VI.1935. LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO.
Verso sera, mentre passavo per l'orto, udii queste parole: «Unitamente alle tue compagne, dovrai impetrare la Misericordia per voi stesse e per il mondo».
Compresi che non sarò nella Congregazione nella quale sono
attualmente. Vedo chiaramente che nei miei riguardi la volontà di
Dio è un'altra. Tuttavia mi rifiuto continuamente davanti a Dio, dicendo
che non sono idonea a compiere quest'opera. «Gesù, Tu naturalmente
sai molto bene chi sono » e cominciai ad elencare davanti al Signore
le mie manchevolezze e mi trincerai dietro a quelle, affinché
riconoscesse il mio rifiuto, poiché non sono idonea a compiere i
Suoi progetti. Ad un tratto, udii queste parole: « Non temere; lo stesso provvederò a tutto quello che ti manca ».
Queste parole mi penetrarono nel profondo e conobbi ancora di più
la mia miseria; conobbi che la parola del Signore è viva e penetra
in profondità. Compresi che Iddio esigeva da me un sistema di vita
più perfetto; tuttavia mi rifiutavo continuamente per la mia
inidoneità.
29.VI.1935.
Quando parlai col mio direttore
spirituale delle varie cose che il Signore esigeva da me, pensavo
che m'avrebbe risposto che non sono adatta a compiere simili cose e
che Gesù non si serve di anime misere come sono io, per qualunque opera
voglia compiere. Invece mi sentii dire che il più delle volte Dio
sceglie proprio tali anime per realizzare i suoi disegni. Quel
sacerdote però è guidato dallo Spirito di Dio; egli riuscì a
scrutare nell'intimo della mia anima i più nascosti segreti che
c'erano fra me e Dio, e di cui non gli avevo ancora mai parlato, e
non gliene avevo parlato poiché io stessa non li avevo compresi bene ed
il Signore non mi aveva detto chiaramente che gliene parlassi. Il
segreto è questo, che Iddio esige che ci sia una congregazione che
annunci la Misericordia di Dio al mondo e la impetri per il mondo.
Quando quel sacerdote mi chiese se avessi avuto tali ispirazioni,
risposi che ordini precisi non ne avevo avuti.
Ma in quello stesso
momento era penetrata una strana luce nella mia anima ed avevo
capito che il Signore mi parlava per mezzo di lui. Mi ero difesa
inutilmente dicendo che non avevo un ordine preciso, poiché verso la
fine del colloquio vidi Gesù sulla soglia, nello stesso aspetto
come è dipinto nell'immagine, che mi disse: « Desidero che ci sia una tale Congregazione ». La
cosa durò un momento. Di questo però non parlai subito; anzi, avevo
fretta di tornare a casa e ripetevo continuamente al Signore: « Io
non sono idonea a realizzare i Tuoi piani, o Dio ». Ma, e questa è
la cosa curiosa, Gesù non badò a questa mia invocazione, bensì mi
illuminò e mi fece conoscere quanto Gli fosse gradita quell'opera;
non prese in considerazione la mia debolezza, ma mi fece conoscere
quante difficoltà dovevo superare. Ed io, Sua povera creatura, non seppi
rispondere nient'altro che questo: « Non sono idonea, o Dio ».
30.VI.1935.
Il giorno dopo durante la S.
Messa, subito all'inizio, vidi Gesù che era di una bellezza
indescrivibile. Mi disse che esige che tale congregazione venga
fondata al più presto e « Tu vivrai in essa con le tue compagne.
Il Mio spirito sarà la regola della vostra vita. La vostra vita
deve essere modellata su di Me, dalla mangiatoia alla morte in
croce. Penetra nei Miei segreti e conoscerai l'abisso della Mia
Misericordia verso le creature e la Mia bontà insondabile e questa
farai conoscere al mondo. Per mezzo della preghiera farai da
intermediaria fra la terra e il cielo». Era il momento di
accostarsi alla S. Comunione. Gesù scomparve e vidi un grande
bagliore. All'improvviso udii queste parole: «Ti impartiamo la Nostra benedizione »
e in quell'attimo da quel bagliore usci un raggio chiaro, che mi
trapassò il cuore ed un fuoco misterioso si accese nella mia anima.
Pensavo di morire per la gioia e la felicità; sentivo il distacco
dello spirito dal corpo; sentivo la totale immersione in Dio; sentivo
che venivo rapita dall'Onnipotente, come un granellino di polvere
verso spazi immensi e sconosciuti.
Tremando di felicità nelle
braccia del Creatore, sentivo che era Lui stesso che mi sosteneva,
perché potessi sopportare quella grande felicità e guardare alla Sua
Maestà. Ora so che, se prima non mi avesse fortificato Egli stesso
con la grazia, la mia anima non avrebbe potuto sopportare quella
felicità e in un attimo sarebbe sopraggiunta la morte. La santa
Messa era finita non so quando, poiché non ero in condizioni di
poter notare ciò che avveniva nella cappella. Però quando rientrai
in me, sentii la forza ed il coraggio di compiere la volontà di Dio.
Nulla mi sembrava difficile e, come prima mi rifiutavo davanti al
Signore, così ora sento il coraggio e la forza del Signore che è in me e
dissi al Signore: « Sono pronta ad ogni cenno della Tua volontà ».
Sperimentai interiormente tutto ciò che dovrò passare in futuro. O
mio Creatore e Signore, ecco hai tutto il mio essere. Disponi di me
secondo il Tuo divino beneplacito, secondo i Tuoi disegni eterni e
la Tua infinita Misericordia. Ogni anima riconosca quanto è buono il
Signore; nessun'anima abbia timore di trattare familiarmente col
Signore e non si sottragga per la Sua indegnità e non rinvii mai a dopo
gli inviti di Dio, poiché questo al Signore non piace. Non c'è
un'anima più misera di me, come veramente mi riconosco e sono
stupita che la Maestà Divina si abbassi tanto. O Eternità, a mio
parete sei troppo cotta per lodare a sufficienza l'infinita
Misericordia del Signore. Una volta che l'immagine era stata esposta
su un altare, in occasione della processione del Corpus Domini, quando
il sacerdote posò il Santissimo Sacramento ed il coro cominciò a
cantare, ad un tratto i raggi dall'immagine passarono attraverso
l'Ostia Santa e si diffusero su tutto il mondo. Allora udii queste
parole: « Attraverso te, come attraverso questa Ostia, passeranno i raggi della Misericordia sul mondo ».
Dopo queste parole una grande gioia penetrò nella mia anima. Una
volta che il mio confessore celebrava la S. Messa, come al solito
vidi il Bambino Gesù sull'altare dal momento dell'offertorio. Ma un
momento prima dell'elevazione il sacerdote scomparve alla mia vista e
rimase Gesù e, quando fu il momento dell'elevazione, Gesù prese nelle
Sue manine l'Ostia ed il calice e li alzò assieme e guardò verso il
cielo e dopo un momento vidi di nuovo il mio confessore e domandai
al Bambino Gesù dov'era stato il sacerdote durante il tempo che non
l'avevo visto. E Gesù mi rispose: «Nel Mio Cuore». E non riuscii a capire altro di quelle parole di Gesù. Una volta sentii queste parole: «Desidero che tu viva secondo la Mia volontà fin nei più segreti recessi della tua anima ».
Cominciai a riflettere su quelle parole che mi avevano colpito fino
al profondo del cuore. Quel giorno c'era la confessione della
comunità. Quando andai a confessarmi, dopo che mi ero accusata dei
peccati, quel sacerdote mi ripeté le stesse parole che poco prima mi
aveva detto il Signore. Quel sacerdote mi disse queste parole
profonde, che ci sono tre gradi nell'adempimento della volontà di
Dio: il primo si ha quando l'anima fa tutto ciò che è notoriamente
compreso nei comandamenti e nei precetti; il secondo si ha quando
l'anima ascolta le ispirazioni interiori e le mette in pratica; il
terzo grado è quello in cui l'anima, abbandonatasi alla volontà di
Dio, lascia a Dio la libertà di disporre di lei e Dio fa con lei quello
che Gli piace; in breve è uno strumento docile nelle mani di Lui. E
quel sacerdote mi disse che io ero al secondo grado nell'adempimento
della volontà di Dio e che non avevo ancora il terzo grado, però
avrei dovuto impegnarmi per raggiungere il terzo grado della divina
volontà.
Queste parole mi attraversarono l'anima da parte a parte.
Vedo chiaramente che il Signore spesso fa conoscere al sacerdote
quello che avviene nel profondo della mia anima. La cosa non mi stupisce
affatto, anzi ringrazio il Signore che ha tali eletti. Giovedì.
Adorazione notturna. Quando andai all'adorazione, fui subito
investita dal bisogno di raccoglimento interiore e vidi Gesù legato
alla colonna, spogliato delle Sue vesti e sottoposto subito alla
flagellazione. Vidi quattro uomini che a turno sferzavano coi flagelli
il Signore. Il cuore mi si fermava alla vista di quello strazio. Ad
un tratto il Signore mi disse queste parole: « Ho una sofferenza ancora maggiore di quella che vedi ». E Gesù mi fece conoscere per quali peccati si sottopose alla flagellazione: sono
i peccati impuri. Oh, che tremende sofferenze morali patì Gesù,
quando si sottomise alla flagellazione! Improvvisamente Gesù mi
disse: « Guarda e osserva il genere umano nella situazione attuale ».
E in un attimo vidi cose tremende: i carnefici si allontanarono da
Gesù, e si avvicinarono per flagellarLo altri uomini, che presero la
sferza e sferzarono il Signore senza misericordia. Erano sacerdoti,
religiosi e religiose ed i massimi dignitari della Chiesa, cosa che
mi stupì molto; laici di diversa età e condizione; tutti
scaricarono il loro veleno sull'innocente Gesù. Vedendo ciò il mio cuore
precipitò in una specie di agonia. Quando Lo flagellarono i
carnefici, Gesù taceva e guardava lontano; ma quando lo flagellarono
le anime che ho menzionato sopra, Gesù chiuse gli occhi e dal Suo
Cuore uscì un gemito represso, ma tremendamente doloroso. Ed il
Signore mi fece conoscere nei particolari l'enorme malvagità di
quelle anime ingrate: « Vedi, questo è un supplizio peggiore della Mia morte ».
Tacquero allora le mie labbra e cominciai a provare su di me l'agonia
e capivo che nessuno poteva consolarmi, né togliermi da quello stato,
se non Colui che ad esso m'aveva condotto.
Ed allora il Signore mi
disse: « Vedo il dolore sincero del tuo cuore che ha procurato un immenso sollievo al Mio Cuore. Guarda ora e consolati ».
E vidi Gesù inchiodato sulla croce. Dopo che Gesù era rimasto
appeso per un momento, vidi tutta una schiera di anime crocifisse
come Gesù. E vidi una terza schiera di anime ed una seconda schiera
di anime. La seconda schiera non era inchiodata sulla croce, ma quelle
anime tenevano saldamente la croce in mano. La terza schiera di
anime invece non era né crocifissa né teneva la croce in mano, ma
quelle anime trascinavano la croce dietro di sé ed erano
insoddisfatte. Allora Gesù mi disse: « Vedi quelle anime,
che sono simili a Me nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse saranno
simili a Me anche nella gloria. E quelle che assomigliano meno a Me
nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse assomiglieranno meno a
Me anche nella gloria». La maggior parte delle anime
crocifisse appartenevano allo stato religioso; fra le anime
crocifisse ho visto anche delle anime che conosco, la qual cosa mi
ha fatto molto piacere. Ad un tratto Gesù mi disse: « Nella meditazione di domani riflettersi su quello che hai visto oggi ».
E Gesù scomparve immediatamente. Venerdì. Sono stata malata e non
ho potuto andare alla S. Messa. Alle sette di mattina ho visto il
mio confessore, che celebrava la S. Messa, durante la quale ho visto
il Bambino Gesù. Verso la fine della S. Messa la visione è scomparsa
e mi sono vista come prima nella mia cella. Ho provato una gioia
indicibile per il fatto che, pur non avendo potuto assistere alla S.
Messa nella nostra cappella, l'ho ascoltata da una chiesa molto
lontana. Gesù può provvedere a tutto.
30 luglio [sic!] 1935.
Giorno di Sant'Ignazio. Ho pregato fervorosamente questo santo,
facendogli dei rimproveri: Come può osservarmi e non venirmi in
aiuto in questioni tanto importanti, cioè nell'adempimento della volontà
di Dio? Ho detto a questo santo: « O nostro Patrono, che sei stato
infiammato dal fuoco dell'amore e dello zelo per la maggior gloria
di Dio, Ti prego umilmente, aiutami a realizzare i disegni di Dio.
Questo avveniva durante la santa Messa. All'improvviso sul lato
sinistro dell'altare ho visto Sant'Ignazio con un gran libro in
mano, il quale mi ha detto queste parole: « Figlia Mia, non sono
indifferente alla tua causa. Questa regola si può adattare anche a
questa congregazione ». E indicando il libro con la mano, scomparve.
Mi rallegrai enormemente vedendo quanto i santi si interessino di
noi e quanto sia stretta l'unione con loro. O bontà di Dio! Come è
bello il mondo interiore dato che già qui sulla terra trattiamo
direttamente coi santi. Per tutta la giornata sentii la vicinanza di
questo Patrono, a me così caro.
5 agosto 1935.
Festa della Madonna della
Misericordia. Mi sono preparata a questa festa con un fervore
maggiore degli anni passati. Al mattino di questo giorno ho avuto
una lotta interiore al pensiero che debbo abbandonare la Congregazione
che gode della protezione particolare di Maria. In questa lotta è
trascorsa la meditazione e la prima Santa Messa. Durante la seconda
S. Messa ho pregato così la Madre Santissima: « O Maria, è difficile
per me staccarmi dalla Congregazione che è sotto il Tuo speciale
patrocinio ». All'improvviso vidi la Santissima Vergine
indicibilmente bella, che dall'altare si avvicinò a me, al Mio
inginocchiatoio. Mi strinse a Sé e mi disse queste parole: «
Vi sono Madre per l'infinita Misericordia di Dio. L'anima che mi è
più cara è quella che compie fedelmente la volontà di Dio ». Mi fece comprendere che ho eseguito fedelmente tutti i desideri di Dio e per questo ho trovato grazia ai Suoi occhi. «
Sii coraggiosa; non temere gli ostacoli ingannevoli, ma considera
attentamente la Passione di Mio Figlio ed in questo modo vincerai ».
Adorazione notturna. Mi sentivo molto male e mi sembrava che non
avrei potuto andare all'adorazione, ma ci misi tutta la forza della
volontà e, benché fossi caduta nella cella, non badai a quello che
mi doleva, avendo davanti agli occhi la Passione di Gesù. Quando
giunsi in cappella ebbi la comprensione interiore di quanto sia grande
la ricompensa che Iddio ci prepara, non solo per le buone azioni, ma
anche per il desiderio sincero di compierle. Che grande grazia di
Dio è questa! Oh, come è dolce lavorare con sacrificio per Iddio e
per le anime! Non voglio riposare durante la battaglia, ma
combatterò fino all'ultimo soffio di vita per la gloria del mio Re e
Signore. Non deporrò la spada finché non mi prenderà davanti al Suo
trono; non temo i colpi poiché il mio scudo è Dio. Il nemico deve aver
paura di noi, non noi del nemico. Satana vince solo i superbi e
vili, poiché gli umili posseggono la forza. Nulla confonde né
spaventa un'anima umile. Ho indirizzato il mio volo verso l'ardore
stesso del sole e nulla riuscirà a farmelo abbassare. L'amore non si
lascia incatenare, è libero come una regina; l'amore giunge fino a
Dio.
Una volta, dopo la S. Comunione, udii queste parole: “Tu sei la nostra dimora”.
In quell'istante avvertii nell'anima la presenza della SS.ma Trinità,
Padre, Figlio e Spirito Santo. Mi sentivo il tempio di Dio. Sento che
sono figlia del Padre. Non so dare spiegazione di tutto, ma lo
spirito lo comprende bene. O bontà infinita, come Ti abbassi fino ad
una misera creatura! Se le anime vivessero nel raccoglimento, Iddio
farebbe subito sentir loro la Sua voce, poiché la dissipazione
soffoca la parola del Signore. Una volta il Signore mi disse: «
Perché hai paura e tremi, quando sei unita a Me? Non Mi piace
un'anima soggetta ad inutili paure. Chi oserebbe toccarti quando sei
con Me? L'anima che Mi è più cara è quella che crede fermamente
nella Mia bontà ed ha piena fiducia in Me: le ricambio la Mia
fiducia e le do tutto quello che chiede». Una volta il Signore mi disse: « Figlia Mia, prendi le grazie che gli uomini disprezzano; prendine quante riesci a portarne ».
In quell'istante la mia anima venne inondata dall'amore di Dio.
Sento che sono unita al Signore così strettamente che non riesco a
trovare un termine col quale poter definire bene quest'unione; inoltre
sento che tutto ciò che Dio ha, tutti i beni ed i tesori, sono miei,
sebbene non mi occupi molto di essi, poiché mi basta Lui solo. In
Lui vedo tutto; all'infuori di Lui: nulla. Non cerco la felicità
all'infuori dell'intimo, dove dimora Iddio. Gioisco di Dio nel mio
intimo; qui dimoro continuamente con Lui; qui avviene il mio
rapporto più familiare con Lui; qui con Lui dimoro sicura; qui non
giunge occhio umano. La Santissima Vergine mi incoraggia a trattare
così con Dio. Quando mi colpisce qualche sofferenza, ora non mi
procura più amarezza, né le grandi consolazioni mi esaltano; si sono
impadronite di me la serenità e l'equilibrio dello spirito, che
deriva dalla conoscenza della verità. Che m'importa vivere
circondata da cuori ostili, quando ho la pienezza della felicità nella
mia anima? Oppure a cosa può giovarmi il favore del cuore degli
altri, se non posseggo nel mio intimo Iddio? Quando ho Dio nel mio
intimo, chi potrà in qualche modo danneggiarmi?
G.M.G. Wilno, 12.VIII.1935. ESERCIZI SPIRITUALI DI TRE GIORNI.
La sera del giorno precedente gli esercizi spirituali, durante
l'assegnazione serale dei punti della meditazione, udii queste
parole: « Durante questi esercizi spirituali ti parlerò per
bocca di questo sacerdote, al fine di rassicurarti e rafforzarti
sulla veridicità delle parole che ti rivolgo nel profondo dell'anima.
Sebbene gli esercizi spirituali li facciano tutte le suore, tuttavia
ho un riguardo particolare per te, per rafforzarti e toglierti ogni
paura di fronte a tutte le contrarietà che ti attendono. Ascolta
perciò attentamente le sue parole e meditale nel profondo
dell'anima».
Oh! come restai stupita, dato che tutto quello
che il padre diceva sull'unione con Dio e sugli impedimenti a tale
stretta unione, io l'avevo vissuto alla lettera nell'anima e l'avevo
ascoltato da Gesù, che mi parla nel profondo dell'anima. La
perfezione consiste in questa stretta unione con Dio. Nella
meditazione delle dieci, il Padre parlò della Misericordia di Dio e
della bontà di Dio verso di noi. Disse che, se si esamina la storia
del genere umano, si vede ad ogni passo la grande bontà di Dio. Tutti
gli attributi di Dio come l'onnipotenza, la sapienza, contribuiscono
a rivelarci quest'unico attributo, che è il più grande, cioè la
bontà di Dio. La bontà divina è il più grande artributo di Dio.
Tuttavia molte anime che tendono alla perfezione non conoscono
questa grande bontà di Dio. Tutto quello che il Padre ha detto durante
questa meditazione sulla bontà di Dio, corrispondeva a tutto quello
che Gesù aveva detto a me e si riferiva strettamente alla festa
della Misericordia. Adesso in verità ho compreso chiaramente quello
che il Signore mi aveva promesso e non ho più alcun dubbio: la
parola di Dio è chiara ed evidente. Durante tutto il tempo della
meditazione vidi Gesù sull'altare, in veste bianca, che teneva in
mano il mio quaderno, nel quale sto scrivendo queste cose.
Durante tutta
la meditazione sfogliò le pagine del quaderno e taceva; il mio
cuore però non riuscì a sopportare l'ardore che si era acceso nella
mia anima. Nonostante gli sforzi della volontà per dominarmi e non
far sapere a quelli che mi stavano attorno ciò che avveniva nella
mia anima, verso la fine della meditazione, sentii che ero
completamente fuori di me. Ad un tratto il Signore mi disse: «
In questo quaderno non hai scritto tutto sulla Mia bontà verso gli
uomini; desidero che non tralasci nulla. Desidero che il tuo cuore
si consolidi in una completa tranqaillità ». O Gesù, il mio
cuore si arresta quando penso a tutto quello che fai per me. Ti
ammiro, Signore, perché Ti abbassi fino alla misera anima mia. Che
sistemi impensabili usi per convincermi! È la prima volta in vita mia
che faccio un corso di esercizi spirituali di questo genere; comprendo
in modo particolare e chiaro ogni parola del Padre, dato che tutto
questo l'ho vissuto prima nella mia anima. Ora vedo che Gesù non
lascia nel dubbio un'anima che Lo ama sinceramente. Gesù desidera
che l'anima, che tratta con Lui nel modo più stretto, sia pienamente
tranquilla, nonostante le sofferenze e le contrarietà. Comprendo
bene ora che ciò che unisce nel modo più stretto un'anima a Dio è il
rinnegamento di sé, cioè l'unione della nostra volontà alla volontà di
Dio.
Ciò rende l'anima libera, facilita un profondo raccoglimento
dello spirito, rende leggere tutte le pene della vita e dolce la
morte. Gesù mi ha detto che se avrò qualche dubbio su quanto si
riferisce alla festa od anche in merito alla fondazione della
Congregazione «come pure su qualunque cosa di quello che ti
ho detto nel profondo dell'anima, ti risponderò suhito per bocca di quel
sacerdote ». Durante la meditazione sull'umiltà, mi era
ritornato il vecchio dubbio, che un'anima così misera come la mia,
non poteva realizzare il compito, che il Signore esigeva. Mentre io
rimuginavo su questo dubbio, il sacerdote che ci predicava gli
esercIzi, interruppe l'argomento e disse proprio quello che
riguardava il mio dubbio, cioè che Dio sceglie in prevalenza come
strumenti, per realizzare le Sue opere più grandi, le anime più
deboli e più semplici. « E questa è una verità incontestabile;
guardiamo infatti chi ha scelto per apostoli oppure esaminiamo la
storia della Chiesa, e vedremo che grandi opere hanno compiuto anime
che erano le meno adatte a ciò, perché proprio in questo le opere
di Dio si rivelano come tali».
Quando il dubbio mi scomparve
completamente, il sacerdote ritornò sul tema dell'umiltà. Gesù, come
al solito durante ogni predica, stava sull'altare e non mi disse
nulla, ma col Suo sguardo penetrò amabilmente la mia povera anima,
che non ebbe più alcuna scusa. Gesù, vita mia, sento bene che mi
stai cambiando in Te, nel segreto dell'anima, dove i sensi scorgono
ben poco. O mio Salvatore, nascondimi tutta nel profondo del Tuo Cuore
e difendimi coi Tuoi raggi da tutto ciò che m'allontana da Te. Ti
prego, Gesù, fa' che questi due raggi, che sono usciti dal Tuo
misericordiosissimo Cuore, rafforzino continuamente la mia amma.
AL MOMENTO DELLA CONFESSIONE.
Il
confessore mi domandò se in quel momento c'era Gesù e se Lo vedevo. «
Sì, c'è e Lo vedo ». Mi ordinò di chiedere informazioni su certe
persone. Gesù non mi rispose nulla, ma guardò verso di lui. Però, finita
la confessione, mentre facevo la penitenza, Gesù mi disse queste
parole: «Va' e confortalo da parte Mia » Pur non
comprendendo il significato di queste parole, ripetei immediatamente
ciò che Gesù mi aveva ordinato di dire. Per tutto il periodo degli
esercizi, fui continuamente in contatto con Gesù e trattai con Lui
intimamente con tutta la forza del mio cuore. Il giorno della
rinnovazione dei voti. All'inizio della santa Messa vidi come al
solito Gesù che ci benedisse ed entrò nel Tabernacolo. Ad un tratto
vidi la Madonna con una veste bianca, un manto azzurro e col capo
scoperto, che dall'altare venne verso di me, mi toccò con le Sue
mani, mi copri col Suo manto e mi disse: « Offri questi voti per la Polonia. Prega per essa ». 15.VIII.35.
La sera dello stesso giorno sentii nell'anima una grande
nostalgia di Dio. In questo momento non Lo vedo con gli occhi del
corpo, come nel passato, ma Lo sento e non comprendo. Ciò mi procura
una nostalgia ed una pena indescrivibile. Muoio dal desiderio di
possederLo, per immergermi in Lui per l'eternità. il mio spirito
tende verso di Lui con tutte le forze; non c'è nulla al mondo che possa
consolarmi. O amore eterno, ora comprendo in quali stretti rapporti
di intimità era il mio cuore con Te. Infatti che cosa mai potrà
soddisfarmi in cielo o in terra all'infuori di Te, o mio Dio, in Te è
annegata la mia anima. Quando una sera guardai il cielo dalla mia
cella e vidi un firmamento stupendo, disseminato di stelle e la
luna, ad un tratto entrò nella mia anima una inconcepibile fiamma
d'amore verso il mio Creatore. Non riuscendo a sopportare la
nostalgia che era aumentata nella mia anima per Lui, caddi con la
faccia a terra umiliandomi nella polvere. Lo adorai per tutte le Sue
creature, e quando il mio cuore non riuscì a sopportare quello che
avveniva in lui, scoppiai in un pianto dirotto. Allora il mio Angelo
Custode mi toccò e mi disse queste parole: « Il Signore mi ordina di
dirti che ti alzi da terra ». Lo feci immediatamente, ma la mia
anima non venne consolata.
La nostalgia di Dio mi prese ancora di
più. Un giorno in cui ero all'adorazione ed il mio spinto era quasi
in agonia per la nostalgia di Lui e non riuscivo a trattenere le
lacrime, all'improvviso vidi uno spirito che era di una grande
bellezza, che mi disse queste parole: « Non piangere, dice il Signore ».
Dopo un attimo domandai: « Tu chi sei?». Ed egli mi rispose: « Sono
uno dei sette spiriti che stanno giorno e notte davanti al trono di
Dio e L'adorano senza posa ». Tuttavia quello spirito non alleviò
la mia nostalgia, ma suscitò in me una maggior nostalgia di Dio.
Quello spirito non mi lascia un istante, mi segue ovunque. Il giorno
dopo, durante la S. Messa, prima dell'elevazione, quello spinto
cominciò a cantare queste parole: « Santo, Santo, Santo ». La sua voce
era come se equivalesse a migliaia di voci, impossibile descriverla.
Ad un tratto il mio spirito venne unito a Dio; in un attimo vidi
l'inconcepibile grandezza e santità di Dio e nello stesso tempo
conobbi la nullità che io sono in me stessa. Conobbi in maniera più
evidente di qualsiasi altra volta le Tre Persone Divine: il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo. Tuttavia la loro essenza è una, come
pure l'uguaglianza e la maestà. La mia anima è in rapporti di intimità
con le Tre Persone, ma non riesco ad esprimere ciò a parole, però
l'anima lo comprende bene. Chiunque è unito con una di queste tre
Persone, per ciò stesso è unito con tutta la Santissima Trinità,
poiché la loro unità è indivisibile. Questa visione, cioè questa
conoscenza mi riempì l'anima di una felicità inimmaginabile, per il
fatto che Dio è così grande. Quello che ho descritto qui non l'ho visto
con gli occhi, come in passato, ma in una visione interiore, in modo
puramente spirituale ed indipendente dai sensi.
Questo durò fino
alla fine della S. Messa. Ora questo mi capita spesso e non solo in
cappella, ma anche durante il lavoro e quando meno me l'aspetto.
Quando il nostro confessore partì io in quel periodo mi confessai
dall'arcivescovo. Quando gli svelai la mia anima, ottenni questa
risposta: « Figlia mia, armati di tanta pazienza. Se queste cose vengono
da Dio, prima o poi raggiungeranno il loro risultato e ti dico di
stare assolutamente tranquilla. Io, figlia mia, ti comprendo bene in
queste cose. Ma ora per quanto concerne l'abbandono della
Congregazione e l'idea di un'altra, a questo proprio non devi
nemmeno pensarci, poiché sarebbe una grave tentazione interiore ».
Finita la confessione, dissi a Gesù: « Perché mi ordini di eseguire
queste cose e non mi dai la possibilità di portarle a termine? ».
All'improvviso, dopo la S. Comunione, vidi Gesù nella stessa
cappella dove mi ero confessata, con lo stesso aspetto con il quale
sta dipinto su quell'immagine. Il Signore mi disse: « Non essere triste. Gli farò capire le cose che esigo da te ».
Quando stavamo per uscire, I l'arcivescovo era molto occupato, ma
ci fece dire dì tornare indietro e di attendere un momento. Quando
tornammo di nuovo nella cappella, udii nell'anima queste parole: « Digli quello che hai visto in questa cappella ».
In quel preciso momento entrò l'arcivescovo e ci chiese se avevamo
qualche cosa da dirgli. Tuttavia, benché avessi l'ordine di parlare,
non mi fu possibile, perché ero in compagnia di una consorella.
Ancora una parola dalla santa confessione: « Quella di impetrare la
Misericordia per il mondo, è un'idea grande e bella. Sorella, preghi
molto per chiedere Misericordia per i peccatori, ma lo faccia nel
suo convento».
IL GIORNO DOPO, VENERDI 13.IX.1935.
La sera,
mentre ero nella mia cella, vidi un Angelo che era L’esecutore
dell'ira di Dio. Aveva una veste chiara ed il volto risplendente;
una nuvola sotto i piedi e dalla nuvola uscivano fulmini e lampi che
andavano nelle sue mani e dalle sue mani partivano e colpivano la
terra. Quando vidi quel segno della collera di Dio che doveva colpire la
terra ed in particolare un certo luogo, che per giusti motivi non
posso nominare, cominciai a pregare l'Angelo, perché si fermasse per
qualche momento ed il mondo avrebbe fatto penitenza. Ma la mia
invocazione non ebbe alcun risultato di fronte allo sdegno di Dio.
In quel momento vidi la Santissima Trinità. La grandezza della Sua
Maestà mi penetrò nel profondo e non osai ripetere la mia invocazione.
In quello stesso istante sentii che nella mia anima c'era la forza
della grazia di Gesù.
Quando ebbi la consapevolezza di tale grazia,
nello stesso momento venni rapita davanti al Trono di Dio. Oh!
quanto è grande il Signore e Dio nostro ed incomprensibile la Sua
santità. Non cercherò nemmeno di descrivere tale grandezza, poiché
fra non molto Lo vedremo tutti quale Egli è. Cominciai a implorare Dio
per il mondo con parole che si udivano interiormente. Mentre pregavo
così vidi l'impotenza dell'Angelo che non poté compiere la giusta
punizione, che era equamente dovuta per i peccati. Non avevo ancora
mai pregato con una tale potenza interiore come allora. Le parole
con le quali ho supplicato Dio sono le seguenti: « Eterno
Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo
dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, per i peccati
nostri e del mondo intero; per la Sua dolorosa Passione, abbi
misericordia di noi ». La mattina del giorno dopo, mentre entravo nella nostra cappella, udii interiormente queste parole: « Ogni volta che entri nella cappella, recita subito la preghiera che ti ho insegnato ieri ». Appena recitai quella preghiera, udii nell'anima queste parole: «
Questa preghiera serve a placare la Mia ira. La reciterai per nove
giorni con la comune corona del rosario nel modo seguente: prima
reciterai il Padre Nostro, l'Ave Maria ed il Credo; poi sui grani
del Padre Nostro, dirai le parole seguenti: Eterno Padre, io Ti
offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo
dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei
nostri peccati e di quelli del mondo intero. Sui grani delle Ave Maria
reciterai le parole seguenti: Per la Sua dolorosa Passione abbi
misericordia di noi e del mondo intero. Infine reciterai tre volte
queste parole: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi pietà
di noi e del mondo intero ».
Il silenzio è una spada nella
lotta spirituale; non raggiungerà mai la santità un'anima ciarliera.
Questa spada del silenzio reciderà nettamente tutto ciò che volesse
attaccarsi all'anima. Siamo sensibili alle parole ed intendiamo
rispondere subito con sensibilità, e non consideriamo se sia volontà
di Dio che noi rispondiamo. L'anima silenziosa è forte; nessuna
avversità le reca danno, se persevera nel silenzio. L'anima
silenziosa è idonea alla più profonda unione con Dio; essa vive
quasi di continuo sotto il soffio dello Spirito Santo. In un'anima
silenziosa Iddio opera senza impedimenti. O mio Gesù, Tu sai, Tu
solo sai bene che il mio cuore non conosce altro amore all'infuori
di Te. Tutto il mio amore verginale è annegato in Te, o Gesù, per
l'eternità. Sento bene come il Tuo Sangue Divino circola nel mio
cuore; non c'è alcun dubbio che col Tuo Sangue Preziosissimo è
entrato nel mio cuore il Tuo purissimo amore. Sento che dimori in me col
Padre e lo Spirito Santo, o meglio sento che io vivo in Te, o Dio
inimmaginabile. Sento che mi sciolgo in Te come una goccia
nell'oceano. Sento che sei all'esterno e nelle mie viscere; sento
che sei in tutto ciò che mi circonda, in tutto ciò che mi capita. O
Dio mio, Ti ho conosciuto nell'intimo del mio cuore e Ti ho amato
sopra ogni cosa, sopra qualunque cosa esista in terra o in cielo. I
nostri cuori si comprendono a vicenda e nessuno intende ciò. Seconda
confessione dall'Arcivescovo: « Sappi, figlia mia, che se questa è
volontà di Dio, prima o poi si realizzerà, poiché la volontà di Dio
si deve compiere. Ama Dio nel tuo cuore; abbi... [Frase rimasta
incompiuta].
29.IX.
Festa di San Michele Arcangelo. Sono
rimasta intimamente unita a Dio. La Sua presenza mi penetra nel
profondo e mi riempie di serenità, di gioia e di stupore. Dopo quei
momenti di preghiera sono piena di forza, di un coraggio misterioso
nell'affrontare le sofferenze e la lotta; nulla mi spaventa, anche
se il mondo intero fosse contro di me. Tutte le contrarietà sfiorano la
superficie, ma non hanno adito all'intimo, poiché lì dimora Iddio
che mi dà forza, che mi riempie. Tutte le insidie dei nemici si
infrangono contro il Suo sgabello. Iddio mi sostiene con la Sua
potenza nei momenti di unione. La Sua potenza mi viene trasmessa e
mi rende capace di amarlo. L'anima non perviene mai a ciò con le
proprie forze. All'inizio di questa grazia interiore ero piena di
paura, e cominciai a controllarmi, cioè a lasciarmi guidare dalla paura;
ma ben presto il Signore mi fece conoscere quanto ciò non Gli
piacesse. Ed anche questo lo decise Lui stesso, mia quiete. Quasi
ogni solennità della santa Chiesa mi procura una più profonda
conoscenza di Dio ed una grazia particolare; per questo mi preparo
ad ogni solennità e mi unisco strettamente allo spirito della
Chiesa.
Che gioia essere una figlia fedele della Chiesa! Oh! quanto amo
la santa Chiesa e tutti coloro che vivono in essa; guardo a loro,
come a membra vive di Cristo, che è il loro capo. M'infiammo d'amore
con quelli che amano; soffro con quelli che soffrono; mi consumo
dal dolore osservando i tiepidi e gli ingrati; allora mi sforzo di
avere un tale amore verso Dio da compensarlo per quelli che non Lo
amano, che ripagano il loro Salvatore con nera ingratitudine. O mio
Dio, sono consapevole della mia missione nella santa Chiesa. Il mio
impegno continuo è quello di impetrare la Misericordia per il mondo.
Mi unisco strettamente a Gesù e mi offro come vittima che implora
per il mondo. Iddio non mi negherà nulla, quando L'invocherò con la
voce di Suo Figlio. il mio sacrificio è niente per se stesso, ma
quando l'unisco al sacrificio di Gesù Cristo, diviene onnipotente ed
ha la forza di placare lo sdegno di Dio. Iddio ci ama nel Figlio Suo.
La dolorosa Passione del Figlio di Dio è una continua invocazione
che attenua la collera di Dio. O Dio, quanto desidero che Ti
conoscano le anime e che sappiano che le hai create per un amore
incomparabile. O mio Creatore e Signore, sento che rimuoverò il velo
del cielo, affinché la terra non dubiti della Tua bontà. Fa' di me,
o Gesù, una vittima gradita e pura davanti al Volto del Padre Tuo. O
Gesù, Tu che puoi tutto, trasforma me misera e peccatrice in Te e
consegnami al Tuo Eterno Padre. Desidero diventare una vittima
sacrificale davanti a Te, ma essere davanti agli uomini una normale
ostia. Desidero che il profumo del mio sacrificio sia noto soltanto a
Te, o Dio eterno. In me arde un desiderio inestinguibile
d'implorare da Te Misericordia; sento e comprendo che questo è il
mio compito qui e nell'eternità.
Tu stesso d'altronde mi hai ordinato dì
parlare della tua grande Misericordia e bontà. In un dato momento
ho compreso quanto non piaccia a Dio un'azione anche la più
lodevole, se non ha il sigillo della retta intenzione. Tali azioni
spingono Dio più che alla ricompensa, al castigo. Che nella nostra
vita ce ne siano il meno possibile, anzi nella vita religiosa non ce
ne dovrebbero essere affatto. Con identica disposizione accetto la
gioia come la sofferenza, la lode come l'umiliazione. Ricordo che sia
l'una che l'altra sono passaggere. Cosa m'importa di quello che
dicono di me? Da tempo ormai ho rinunciato a tutto ciò che riguarda
la mia persona. il mio nome è ostia, cioè vittima, non a parole, ma
nei fatti, nell'annientamento di me stessa, per essere simile a Te
sulla croce, o buon Gesù e mio Maestro. O Gesù, quando vieni a me
nella S. Comunione Tu, che Ti sei degnato dimorare assieme al Padre ed
allo Spirito Santo nel piccolo cielo del mio cuore, procuro per tutto
il giorno di tenerTi compagnia, non lasciandoTi solo nemmeno un
istante; benché io sia in compagnia di altra gente, o assieme alle
educande, il mio cuore è sempre unito a Lui.
Quando riposo Gli offro
ogni palpito del mio cuore; quando mi sveglio, m'immergo in Lui
senza dire una parola. Quando mi sveglio, adoro un momento la
Santissima Trinità e la ringrazio d'essersi degnata di concedermi un
altro giorno ancora e per il fatto che si ripete ancora in me il
mistero dell'Incarnazione del Figlio Tuo, perché ancora una volta si
ripete davanti ai miei occhi la Tua dolorosa Passione. Cerco allora
di facilitare a Gesù il passaggio attraverso me, per giungere alle
anime degli altri. Con Gesù vado ovunque; la Sua presenza mi segue
dappertutto. Nelle sofferenze sia dell'anima che del corpo procuro
di mantenere il silenzio, poiché è allora che il mio spirito acquista la
forza che gli deriva dalla Passione di Gesù. Ho continuamente
davanti agli occhi il Suo Volto oltraggiato e sfigurato, il Suo
Cuore divino trafitto dai nostri peccati e specialmente
dall'ingratitudine delle anime elette. Doppio avvertimento, perché
mi prepari alle sofferenze che mi attendono a Varsavia. il primo
avvertimento è stato interiore attraverso una voce udita; il secondo
è avvenuto durante la S. Messa. Prima dell'elevazione vidi Gesù
crocifisso, che mi disse: « Preparati alla sofferenza ».
Ringraziai il Signore di avermi avvertito e Gli dissi: « Non
soffrirò certamente più di Te, mio Salvatore ». Tuttavia mi preoccupai
della cosa e mi fortificai con la preghiera e con piccole sofferenze,
per essere pronta a sopportarne di maggiori, quando giungeranno.
19.X.35.
Partenza da Wilno per Cracovia
per gli esercizi spirituali dì otto giorni. Venerdì sera durante il
rosario, mentre pensavo al viaggio dell'indomani ed all'importanza
della questione che dovevo sottoporre a Padre Andrasz, fui presa dalla
paura vedendo chiaramente la mia miseria ed inettitudine e la
grandezza dell'opera di Dio. Schiacciata da tale sofferenza, mi
rimisi alla volontà del Signore. In quel momento vidi Gesù vicino al
mio inginocchiatoio, con una veste chiara, che mi disse queste
parole: «Perché hai paura di compiere la Mia volontà? Forse
non ti aiuterò come ho fatto finora? Ripeti ogni Mia richiesta davanti
a coloro che Mi sostituiscono in terra e fa' solo quello che ti
ordinano ». In quel momento una forza entrò nella mia anima. La
mattina del giorno dopo vidi l'Angelo Custode, che mi tenne
compagnia nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella
portineria, scomparve.
Quando passammo accanto alla piccola cappellina,
per andare a salutare le Superiore, in un attimo s'impadronì di me
la presenza di Dio ed il Signore mi riempì del fuoco del Suo amore.
In tali momenti conosco sempre meglio la grandezza della Sua Maestà.
Quando salimmo in treno a Varsavia diretti a Cracovia, vidi di
nuovo accanto a me il mio Angelo Custode, che pregava contemplando
Iddio ed il mio pensiero andava dìetro a lui. Quando giungemmo alla
porta del convento, scomparve. Quando entrai nella cappella, fui
nuovamente investita dalla Maestà di Dio; mi sentii tutta
sprofondata in Dio, tutta immersa e compenetrata in lui, vedendo
quanto ci ama il Padre Celeste. Oh! quale grande felicità proviene
alla mia anima dalla conoscenza di Dio, della vita di Dio. Desidero
dividere questa felicità con tutti gli uomini, non posso tener chiusa
tale felicità solo nel mio cuore, poiché i suoi raggi m’infiammano e
mi fanno scoppiare il petto e le viscere. Voglio attraversare il
mondo intero e parlare alle anime della grande Misericordia di Dio. O
sacerdoti, aiutatemi in questo, usate le espressioni più forti
sulla Sua Misericordìa, poiché tutto è troppo blando, per indicare
quanto è misericordioso.
GMG Cracovia 20.X.35. ESERCIZI SPIRITUAKLI DI OTTO GIORNI.
Dio eterno, la bontà stessa, la cui Misericordia non può essere
compresa da nessuna mente né umana né angelica, aiuta questa Tua
povera figliola a compiere la Tua santa volontà come Tu stesso me la
fai conoscere. Non desidero altro se non compiere il volere di Dio.
Ecco, Signore, hai la mia anima ed il mio corpo, la mente e la
volontà, il cuore e tutto il mio amore. Disponi di Te secondo i Tuoi
eterni disegni. Dpo la S. Comunione la mia anima fu di nuovo
inondata dall’amore di Dio. Gioisco della sua grandezza. Qui vedo
che evidenzia la sua volontà che debbo compiere e nello stesso tempo
vedo la mia debolezza e la mia miseria. Vedo che senza il Suo aiuto
non posso far nulla.
NEL SECONDO GIORNO DEGLI ESERCIZI.
Quando
dovevo andare in parlatorio dal Padre Andrasz, ebbi paura per il
fatto che dopotutto il segreto esiste solo in confessionale; era un
timore infondato. La Madre Superiora con due parole mi tranqulllzzò.
Ma quando entrai nella cappella, sentiì nell'anima queste parole: «
Desidero che di fronte al Mio sostiluto tu sia sincera e semplice
come una bambina, così come sei con Me, altrimenti ti abbandonerò e
non tratterò più intimamente con te ». Per la verità Dio mi
concesse la grande grazia di una completa fiducia, e terminato il
colloquio, Iddio mi fece la grazia di una grande serenità e di tanta
luce in merito agli argomenti trattati. O Gesù, luce eterna, illumina
il mio intelletto, rafforza la mia volontà ed infiamma il mio cuore.
Resta con me come mi hai promesso, poiché senza dì Te sono nulla. Tu
sai, o Gesù mio, quanto io sia debole, non ho certamente bisogno di
dirtelo, poiché Tu stesso sai molto bene quanto io sia misera. In
Te sta tutta la mia forza.
IL GIORNO DELLA CONFESSIONE.
Fin dalla
mattina cominciai a sperimentare una lotta interiore così accanita,
quale non avevo ancora mai provato. Il completo abbandono da parte
di Dio; sentivo il peso di tutta la mia debolezza; mi opprimevano
questi pensieri: perché dovrei abbandonare questo convento nel quale
sono benvoluta dalle consorelle e dalle Superiore e dove la vita è
così tranquilla? Sono legata da voti perpetui e compio i miei
impegni con facilità. Perché dovrei ascoltare la voce della
coscienza; perché seguire fedelmente l'ispirazione? Chi sa da chi
proviene? Non farei meglio a comportarmi come tutte le altre Suore?
Forse si possono soffocare le parole del Signore, non facendovi
caso. Forse Iddio non ne terrà conto nel giorno del giudizio. Dove
mi conduce questa voce interiore? Se la seguo, quali tremende
tribolazioni, sofferenze e contrarietà mi aspettano? Ho paura del
futuro e nel presente sto agonizzando. Questa sofferenza durò tutto
il giorno con una tensione uniforme. Verso sera, quando mi accostai alla
santa confessione, nonostante mi fossi preparata in precedenza, non
potei confessarmi completamente.
Ricevetti l'assoluzione e me ne
andai dal confessionale non sapendo quello che mi succedeva. Quando
andai a riposare, la sofferenza crebbe fino al massimo grado o
piuttosto si tramutò in un fuoco che, come un fuimine penetrò in
tutte le facoltà della mia anima, fino al midollo delle ossa, fino alla
più segreta cellula del cuore. In un simile stato dì sofferenza, non
riuscivo a decidermi a far nulla: « Signore, sia fatta la Tua
volontà ». Ma in certi momenti non riuscivo nemmeno a pensare
questo. Per la verità uno spavento tremendo mi stava soffocando e mi
stava lambendo un fuoco infernale. Sui fare del mattino regnò la
calma e le sofferenze scomparvero in un batter d'occhio, ma mi sentivo
così tremendamente stremata che non rinscivo a fare il più piccolo
movimento. Poco alla volta mi ritornarono le forze mentre parlavo
con la Madre Superiora. Però Dio solo sa come mi son sentita per
tutta la giornata. O Verità Eterna, o Verbo Incarnato, che hai
compiuto la volontà del Padre Tuo nella maniera più fedele, ecco
oggi divento martire delle Tue ispirazioni, poiché non le posso
eseguire, dato che non ho la mia volontà, nonostante che io conosca in
modo chiaro la Tua santa volontà interiormente, tuttavia mi
sottopongo in tutto alla volontà dei Superiori e del confessore.
Perciò io la compirò per quel tanto che Tu mi permetterai di
compieria tramite il Tuo sostituto. O mio Gesù, mi dispiace ma
antepongo la voce della Chiesa a quella con cui parli a me.
DOPO LA SANTA COMUNIONE.
Ho visto Gesù come al solito che mi ha detto queste parole: «Appoggia
il tuo capo sulla Mia spalla e riposati e prendi forza. Io sono
sempre con te. Parla all'amico del Mio cuore; digli che Mi servo di
creature così deboli per compiere le Mie opere ». Subito dopo il mio spirito venne rinvigorito da una forza singolare. « Digli, che gli ho fatto conoscere la tua debolezza in confessione, in modo che sapesse chi sei per te stessa ».
Ogni lotta sostenuta valorosamente mi procura gioia, tranquillità,
luce, esperienza e coraggio per l'avvenfre, onore e gloria a Dio ed a
me la ricompensa finale.
OGGI E’ LA FESTA DI CRISTO RE.
Durante la S.
Messa ho pregato fervorosamente perché Gesù sia il Re dì tutti i
cuori, perché la grazia dì Dio brilli in ogni anima. Ad un tratto ho
visto Gesù come è dipinto nell'immagine e mi ha detto queste
parole: « Figlia Mia, Mi rendi la più grande gloria, adempiendo i Miei desideri ».
Oh, quanto è grande la Tua bellezza, o Gesù, mio Sposo! O fiore
vivo e vivificante, in cui è racchiusa la rugiada che dà la vita alle
anime assetate. In Te è immersa la mia anima. Tu solo sei oggetto
delle mie aspirazioni e dei miei desideri. Uniscimi nel modo più
intimo a Te, al Padre ed allo SpIrito Santo. Possa io vivere e
morire in Te! Solo l'amore ha un significato; esso innalza le nostre
più piccole azioni verso l'infinito. O mio Gesù, io in verità non
saprei vivere senza di Te. Il mio spirito si è fuso col Tuo. Nessuno
comprende bene questo: occorre prima vivere di Te, per conoscerTi negli
altri.
Cracovia, 25.X.35. PROPOSITI DOPO GLI ESERCIZI SPIRITUALI.
Non far nulla, senza il permesso del confessore e l'accordo dei
superiori, in tutto, ma specialmente nelle ispirazioni e richieste
del Signore. Tutti i momenti liberi li trascorrerò con l'Ospite
Divino nel mio intimo; cercherò dì mantenere il silenzio interiore
ed esteriore, in modo che Gesù possa riposare nel mio cuore. Il mio
riposo più gradito sta nel servire le consorelle e nella
disponibilità verso dì loro. Dimenticare me stessa e pensare a
quello che può far piacere alle consorelle. Qualunque osservazione
mi venga fatta, non addurrò spiegazioni né giustificazioni; permetterò
che mi giudichi chiunque abbia piacere di farlo. Ho un solo
Confidente, al Quale svelerò tutto ed è Gesù-Eucaristia ed in
sostituzioni di Lui, il confessore. In tutte le tribolazioni sia
dell'anima che del corpo, nelle tenebre, nell'abbandono, tacerò come
una colomba, senza lamentarmi. Mi annienterò ogni momento come una
vittima ai Suoi piedì, per impetrare Misericordia per le povere anime.
Tutto il mio nulla affonda nel mare della Tua Misericordia; con la
fiducia di un bambino mi getto fra le Tue braccia, o Padre dì
Misericordia, per ricompensarTi della diffidenza di tante anime, che
hanno paura dì confidare in Te. Oh, quanto è piccolo il numero
delle anime, che Ti conoscono veramente! Oh, come desidero
ardentemente che la festa della Misericordia sia conosciuta dalle anime!
La Misericordia è il coronamento delle Tue opere; Tu predisponi
tutto con la sensibilità della più tenera delle Madri.
G. M.G. Cracovia, 27.X.1933 PADRE ANDRASZ. CONSIGLI SPIRITUALI.
« Non far nulla senza il consenso dei superiori. Su questa
questione occorre riflettere bene e pregare molto. In queste cose
bisogna essere molto prudenti, poiché lei, sorella, qui ha la
volontà di Dio certa ed evidente, poiché è unita a questo ordine coi
voti e per di più perpetui. Quindi non ci debbono essere dubbi, e
quello che lei sente interiormente sono solo lampi che l'invitano a
fondare qualche cosa. Iddio può fare spostamenti, ma queste cose
avvengono molto di rado. Finché lei non otterrà una conoscenza più
evidente, non affrettarsi. Le opere di Dio procedono piano; se sono
da Dio, si conoscerà chiaramente e se no, andranno in fumo e lei
obbedendo, non sbaglia. Ma parlare sinceramente di tutto col
confessore ed ascoltarlo ciecamente. Ora a lei, sorella, non rimane
altro da fare che accettare la sofferenza fino al tempo del chiarimento,
cioè fino alla soluzione di questo problema. Lei è in una buona
disposizione d'animo relativamente a queste cose; continui ad essere
così, piena di semplicità e di spirito d'obbedienza. Questo è un
buon segno. Se lei continuerà in questa disposizione d'animo, Iddio
non permetterà che lei vada fuori strada. Per quanto è possibile,
tenersi lontano da queste cose; ma se ciò nonostante capitano,
accertarle con tranquillltà, non aver paura di nulla. Lei è in buone
mani, nelle mani di Dio che è tanto buono. In tutto quello che mi ha
detto, non vedo alcuna illusione o incompatibilità con la fede.
Sono cose in sé buone; anzi sarebbe bene che ci fosse un gruppo di
anime che pregassero Dio per il mondo, poiché tutti abbiamo bisogno
di preghiere. Lei ha un buon direttore spirituale. Si attenga a
quello che le dice e stia tranquilla. Sia fedele alla volontà di Dio
e l'adempia. In quanto al lavoro, faccia quello che le ordinano, come
le ordinano, anche se fosse il più umiliante e faticoso. Scelga
sempre l'ultimo posto, ed allora le diranno: venga più su.
Nell'animo ed in tutto il comportamento deve considerarsi l'ultima
di tutta la casa e di tutta la Congregazione. In tutto e sempre la
più rigorosa fedeltà a Dio ». O mio Gesù, desidero soffrire ed
ardere del fuoco dell’amore in tutti gli avvenimenti della vita. Sono
tutta Tua, desidero inabissarmi in Te, o Gesù, desidero perdermi
nella Tua divina bellezza. Tu m'insegni, Signore, col Tuo amore, e
penetri nel mio intimo come un raggio di sole e trasformi le tenebre
della mia anima nella Tua luce. Sento bene che vivo in Te, come una
minuscola scintilla ingoiata dall'incalcolabile incendio, in cui
ardi, o impenetrabile Trinità. Non esiste una gioia più grande
dell'amore di Dio. Già su questa terra possiamo pregustare la felicità
degli abitanti del cielo con una stretta unione con Dio, misteriosa e
talvolta inconcepibile per noi. Si può ottenere la stessa grazia
con la semplice fedeltà dell'anima. Quando s'impadronisce di me un
senso di svogliatezza e di noia per i miei doveri, rifletto sui
fatto che mi trovo nella casa del Signore, dove non c'è nulla di
poco conto, dove da quella mia azione di poco conto, eseguita con la
mente rivolta al cielo, può dipendere la gloria della Chiesa ed il
profitto di più di un'anima, e perciò nella vita religiosa non c'è
nulla di poco conto. Per le avversità che sto sperimentando, mi
rendo conto che il tempo della lotta non è finito, mi armo di
pazienza ed in questo modo vinco il mio avversario. Non cerco da
nessuna parte la perfezione per pura curiosità, ma penetro nello spirlto
dì Gesù e considero le Sue azioni, come sono descritte in breve nel
Vangelo e, se anche campassi mille anni, non riuscirei ad esaurire
quanto in esso è contenuto. Quando le mie intenzioni non vengono
approvate anzi sono condannate, non me ne stupisco troppo; so
infatti che soltanto Iddio scruta nel mio cuore. La verità non
perisce ed il cuore ferito col tempo si tranqulllizza ed il mio spirito
si fortifica nelle avversità.
Non sempre ascolto quello che mi dice
il cuore, ma prego Dio che mi dia luce; quando sento in me
l'equilibrio, allora parlo di più. Il giorno della rinnovazione dei
voti. La presenza dì Dio ha inondato la mia anima. Durante la S.
Messa ho visto Gesù, che mi ha detto queste parole: « Tu sei per
Me una grande gioia; il tuo amore e la tua umiltà fanno sì che
abbandoni il trono del cielo e Mi unisca a te. L'amore pareggia l'abisso
che c'è fra la Mia grandezza e la tua nullità ». L'amore
m'inonda l'anima; sono immersa in un oceano d'amore; sento che sto
svenendo e mi perdo completamente in Lui. O Gesù, rendi il mio cuore
simile al Tuo, o meglio cambialo nel Tuo, in modo che riesca a
sentire le necessità degli altri cuori e soprattutto di quelli che
soffrono e sono tristi; i raggi della Misericordia dimorino nel mio
cuore. Una sera, mentre camminavo nell'orto recitando il rosario, giunsi
al cimitero, scostai la porta e pregai per un momento e poi chiesi
loro interiormente: « Siete veramente molto felici? ».
Immediatamente udii queste parole: « Siamo felici nella misura in
cui abbiamo fatto la volontà di Dio ». E poi silenzio come prima.
Rientrai in me e pensai a lungo come faccio io la volontà di Dio e
come utilizzo il tempo che Iddio mi concede. Lo stesso giorno, quando
andai a riposare, venne da me di notte un'anima, mi svegliò bussando
contro il comodino e mi chiese di pregare. Volevo chiedere chi
fosse, ma mortificai la mia curiosità ed unii questa piccola
mortificazione alla preghiera che offrii per lei. Una volta andai a
far visita ad una cara consorella ammalata, che aveva ormai
ottantaquattro anni e si distingueva per molte virtù e le domandai: «
Lei, sorella, sarà certamente pronta a presentarsi davanti al
Signore? ». Mi rispose che per tutta la vita si era preparata a
quest'ultima ora e mi disse queste parole: « L'età non affranca
dalla lotta ».
Una volta che, prima del giorno dei defunti, andai al cimitero
verso l'imbrunire, il cimitero era chiuso, ma scostai un po' la porta
e dissi: “Care anime, se desiderate qualche cosa, la farò
volentieri per voi, per quanto me lo permette la regola”. E subito
udii queste parole: « Fa' la volontà di Dio; noi siamo felici nella
misura in cui abbiamo fatto la volontà di Dio ».La sera quelle anime
vennero e mi chiesero preghiere. Pregai molto per loro. Mentre la
processione di sera ritornava dal cimitero vidi una moltitudine di anime
che venivano con noi verso la cappella e pregavano assieme a noi.
Ho pregato molto, poiché per questo avevo il permesso dei superiori.
Di notte mi venne a far visita di nuovo un'anima che avevo già
visto in passato, tuttavia quest'anima non mi chiese preghiere, ma
mi fece dei rimproveri di questo genere, dicendomi che una volta ero
molto vanitosa e superba. « E adesso intercedi tanto per gli altri,
ma anche adesso hai ancora alcuni difetti ». Risposi che ero molto
superba e vanitosa, ma che mi ero confessata ed avevo fatto la
penitenza per la mia stupidità. Ed ho fiducia nella bontà del mio
Dio e se ora cado ciò avviene involontariamente e mai con
premeditazione, sia pure nella più piccola cosa. Però quell'anima
cominciò a farmi altri rimproveri: Perché non voglio riconoscere la
sua grandezza? « Che tutti mi riconoscono per le mie grandi imprese.
Perché solo tu non mi dai gloria? ». Fu allora che m'accorsi che in
quella figura c'era satana e dissi: « A Dio Solo è dovuta la gloria!
Vattene satana! ». E in un attimo quell'anima sprofondò in una
voragine orribile, inconcepibile a descrivere e dissi a quella
miserabile anima che l'avrei detto a tutta la Chiesa. È sabato e
torniamo già da Cracovia a Wilno. Durante il tragitto abbiamo fatto
una sosta a Czestochowa. Mentre pregavo davanti al-l'immagine
miracolosa, sentii che sono gradìte... [il pensiero è rimasto
incompleto]
FINE DEL PRIMO QUADERNO.
25-29 Marzo 8, 1929 Come la Creazione è la banda celeste. Come il Fiat possiede la virtù generativa.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuo a girare negli atti del Fiat Divino e raccogliendo tutta insieme tutta la Creazione, chiedendo in ciascuna cosa che venga a regnare il Voler Divino sulla terra, le portavo tutte insieme al mio Creatore per dargli la gloria di tutta la Creazione e dirgli: “Maestà adorabile, ascoltate, vi prego, il cielo, le stelle, il sole, il vento, il mare e tutta la Creazione, che vi chiedono che il tuo Fiat venga a regnare sulla terra, fate che una sia la volontà di tutti”. Ma mentre ciò facevo, il mio adorabile Gesù uscendo da dentro il mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, tutta la Creazione forma la banda celeste, perché ogni cosa creata contiene luce, la potenza della mia parola Fiat, che produce la più bella musica. E siccome ciascuna cosa creata, una non è come l’altra, così il mio Voler Divino, come le creava con la sua parola creatrice, come le faceva distinte una dall’altra, così vi metteva un suono distinto, come tante note da formare il più bel concerto, che nessuna musica terrena la può imitare. La molteplicità dei suoni con le note corrispondenti è tanto, per quante sono le cose create. Sicché il cielo contiene un suono, ogni stella ha il suo suono distinto, il sole ne ha un’altro e così di tutto il resto. Questi suoni non sono altro che la partecipazione dell’armonia che possiede la mia Divina Volontà, perché Essa come pronunzia il suo Fiat, possedendo la virtù generativa, comunicativa e fecondatrice, lascia dovunque si pronunzia le sue belle qualità di luce, di bellezza e d’armonia inarrivabile. Non è forse la sua virtù comunicativa che ha comunicato tanta bellezza, ordine e armonia a tutto l’universo? E che solo col suo soffio alimenta la Creazione tutta, mantenendola fresca e bella come la creò? Oh! se le creature si facessero alimentare dal soffio del mio Fiat onnipotente, tutti i mali non avrebbero più vita in loro, la sua virtù generativa e alimentatrice li comunicherebbe la luce, la bellezza, l’ordine e l’armonia più bella. Che cosa non può fare e dare il mio Fiat? Tutto. Ora figlia mia, come tu raccoglievi tutte le cose create per portarcele come l’omaggio più bello, per chiederci il nostro regno sulla terra, avendo ciascuna cosa in sé, come proprietà propria, le note ed il suono, subito hanno incominciato la loro musica, tanto bella e armoniosa che la nostra Divinità ha teso l’orecchia e ha detto: “La piccola figlia del nostro Fiat ci porta la nostra banda celeste, e nel loro suono ci dicono: “Venga il regno del nostro Voler Divino sulla terra”. Oh! come ci suona gradita, come scende fin nell’intimo del nostro seno divino, e tutto ci muove a compassione per tante creature senza la vita del nostro Fiat. Ah! solo chi vive in Esso può muovere Cielo e terra e salire sulle nostre ginocchia paterne per rapirci un bene sì grande, qual’è il Fiat Voluntas Tua come in Cielo così in terra”.
(3) Dopo ciò seguivo ancora la Divina Volontà in tanti molteplici effetti che produce in tutta la Creazione, ed il mio sempre amabile Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, il mio Fiat con un solo suo atto produce tanti effetti, che sostiene tutta la Creazione; l’atto di Esso è la vita che dà per formare ciascuna cosa creata, gli effetti sono gli alimenti che somministra come tanti diversi cibi a ciascuna cosa, per mantenerle belle e fresche come le ha create. Sicché la mia Divina Volontà è la sostenitrice, l’alimentatrice e la vivificatrice di tutta la Creazione. Ora, chi vive nel mio Voler Divino, insieme con Essa, sostiene, alimenta e vivifica tutte le cose create, è l’inseparabile del mio Fiat! La creatura come opera in Esso acquista il soffio, e soffiando insieme col mio Fiat, mantiene sempre in vita ciò che una volta fu fatto, anzi tiene virtù di vivificare e chiamare a vita i tanti atti di mia Volontà a cui la volontà umana ha dato la morte. Perché Essa tiene un’atto continuato da dare alle creature, e quando queste non hanno fatto il mio Volere, questi atti sono morti per loro, e chi vive in Esso tiene virtù di vivificarli e conservarli in vita”.