Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 20° settimana del tempo ordinario (San Bernardo)
Vangelo secondo Luca 9
1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.
7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.
10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.
18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.
22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".
23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.
27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".
28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.
Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.
46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".
49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.
57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".
Primo libro dei Maccabei 7
1Nell'anno centocinquantuno Demetrio, figlio di Selèuco, evase da Roma e sbarcò con pochi uomini in una città della costa e là si proclamò re.2Quando rientrò nella reggia dei suoi padri, l'esercito catturò Antioco e Lisia per consegnarglieli.3Informato della cosa, disse: "Non mostratemi la loro faccia".4Perciò i soldati li uccisero e Demetrio sedette sul trono del suo regno.
5Allora andarono da lui tutti gli uomini perfidi ed empi d'Israele, guidati da Alcimo che aspirava al sommo sacerdozio.6Essi accusarono il popolo davanti al re dicendo: "Giuda con i suoi fratelli ha sterminato tutti i tuoi amici e ci ha strappato dal nostro paese.7Ora manda un uomo fidato, che venga e prenda visione della rovina generale da quello procurata a noi e ai domini del re e provveda a punire quella famiglia e tutti i suoi sostenitori".8Il re designò Bàcchide, uno degli amici del re, preposto alla regione dell'Oltrefiume, potente nel regno e fedele al re,9e lo inviò con l'empio Alcimo; attribuì a questi il sommo sacerdozio e gli diede ordine di far vendetta contro gli Israeliti.10Così partirono e giunsero in Giudea con forze numerose. Bàcchide mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli per portare con inganno parole di pace.11Ma essi non credettero alle sue parole: avevano infatti saputo che era giunto con un forte esercito.12Si radunò tuttavia presso Alcimo e Bàcchide un gruppo di scribi per chiedere il riconoscimento dei diritti.13Gli Asidei furono i primi tra gli Israeliti a chieder loro la pace.14Dicevano infatti: "Un uomo della stirpe di Aronne è venuto con i soldati, non ci farà certo del male".15Egli usò con loro parole di pace e giurò loro: "Non faremo alcun male né a voi né ai vostri amici".16E quelli credettero. Ma egli prese sessanta di loro e li uccise in un sol giorno, proprio secondo la parola che sta scritta:
17'"Le carni dei tuoi santi e il loro sangue
hanno sparso intorno a Gerusalemme
e nessuno li seppelliva".'
18Allora la paura e il terrore si sparsero per tutto il popolo, perché tutti dicevano: "Non c'è in loro verità né giustizia, perché hanno trasgredito l'alleanza e il giuramento prestato".19Bàcchide levò il campo da Gerusalemme e si accampò in Bet-Zait; mandò ad arrestare molti degli uomini che erano passati dalla sua parte e alcuni del popolo e li fece uccidere e gettare nel pozzo grande.20Affidò il paese ad Alcimo e gli lasciò soldati che lo sostenessero; quindi Bàcchide fece ritorno dal re.21Alcimo rivendicava con le armi il sommo sacerdozio;22tutti i perturbatori del popolo si unirono a lui, si impadronirono della Giudea e procurarono grandi sventure a Israele.23Giuda vide tutti i mali che facevano Alcimo e i suoi fautori agli Israeliti peggio dei pagani,24uscì allora nelle regioni intorno alla Giudea, fece vendetta degli uomini che avevano disertato e impedì loro di far scorrerie nella regione.
25Quando Alcimo vide che Giuda e i suoi si erano rinforzati e che non avrebbe potuto resister loro, ritornò presso il re e mosse contro di loro accuse di misfatti.
26Allora il re mandò Nicànore, uno dei suoi capi più illustri, che aveva odio e inimicizia per Israele e gli ordinò di sterminare il popolo.27Nicànore venne in Gerusalemme con truppe ingenti e mandò messaggeri a Giuda e ai suoi fratelli con inganno a far queste proposte di pace:28"Non ci sia battaglia tra me e voi. Verrò con pochi uomini per incontrarmi pacificamente".29Venne da Giuda e si salutarono a vicenda con segni di pace: ma i nemici stavano pronti per metter le mani su Giuda.30Giuda fu informato che quello era venuto da lui con inganno, ed ebbe timore di lui e non volle più vedere la sua faccia.31Nicànore si accorse che il suo piano era stato scoperto e uscì all'attacco contro Giuda verso Cafarsalama.32Caddero dalla parte di Nicànore circa cinquecento uomini; gli altri ripararono nella città di Davide.
33Dopo questi fatti Nicànore salì al monte Sion e gli vennero incontro dal santuario alcuni sacerdoti e anziani del popolo per salutarlo con espressioni di pace e mostrargli l'olocausto offerto per il re.34Ma egli li schernì, li derise, anzi li contaminò e parlò con arroganza;35giurò incollerito: "Se non sarà consegnato subito Giuda e il suo esercito nelle mie mani, vi assicuro che quando tornerò a guerra finita, darò alle fiamme questo tempio"; e se ne andò tutto furioso.36I sacerdoti rientrarono e stando davanti all'altare e al tempio dissero tra il pianto:37"Tu hai scelto questo tempio perché su di esso fosse invocato il tuo nome e fosse casa di orazione e di supplica per il tuo popolo.38Fa' vendetta di questo uomo e delle sue schiere; siano trafitti di spada. Ricòrdati delle loro bestemmie: non lasciarli sopravvivere".
39Nicànore uscì da Gerusalemme, si accampò a Bet-Coròn e gli andò incontro l'esercito della Siria.40Giuda pose il campo in Adasa con tremila uomini e pregò:41"Quando gli ufficiali del re assiro dissero bestemmie, venne il tuo angelo e ne abbatté centottantacinquemila:42abbatti allo stesso modo questo esercito davanti a noi oggi; sappiano tutti gli altri che egli ha parlato empiamente contro il tuo santuario e tu giudicalo secondo le sue empietà".43Si scontrarono gli eserciti in combattimento il tredici del mese di Adar e fu sconfitto l'esercito di Nicànore, anzi egli cadde in battaglia per primo.44Quando i suoi soldati videro che Nicànore era caduto, gettarono le armi e fuggirono.45Li inseguirono per una giornata di cammino da Adasa fino a Ghezer e suonavano le trombe dietro a loro per dare l'allarme.46Uscirono allora uomini da tutti i villaggi della Giudea all'intorno e li accerchiarono; essi si voltavano gli uni contro gli altri e caddero tutti di spada: non ne rimase neppure uno.47I Giudei presero le spoglie e il bottino, mozzarono la testa di Nicànore e la destra, che aveva steso con superbia, e le portarono e le esposero in Gerusalemme.48Il popolo fece gran festa e passò quel giorno come giornata di gioia straordinaria.49Stabilirono di celebrare ogni anno questo giorno il tredici di Adar.50Così la Giudea ebbe quiete per un po' di tempo.
Salmi 114
1Alleluia.
Quando Israele uscì dall'Egitto,
la casa di Giacobbe da un popolo barbaro,
2Giuda divenne il suo santuario,
Israele il suo dominio.
3Il mare vide e si ritrasse,
il Giordano si volse indietro,
4i monti saltellarono come arieti,
le colline come agnelli di un gregge.
5Che hai tu, mare, per fuggire,
e tu, Giordano, perché torni indietro?
6Perché voi monti saltellate come arieti
e voi colline come agnelli di un gregge?
7Trema, o terra, davanti al Signore,
davanti al Dio di Giacobbe,
8che muta la rupe in un lago,
la roccia in sorgenti d'acqua.
Salmi 103
1'Di Davide.'
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
2Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
3Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
4salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
5egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
6Il Signore agisce con giustizia
e con diritto verso tutti gli oppressi.
7Ha rivelato a Mosè le sue vie,
ai figli d'Israele le sue opere.
8Buono e pietoso è il Signore,
lento all'ira e grande nell'amore.
9Egli non continua a contestare
e non conserva per sempre il suo sdegno.
10Non ci tratta secondo i nostri peccati,
non ci ripaga secondo le nostre colpe.
11Come il cielo è alto sulla terra,
così è grande la sua misericordia su quanti lo temono;
12come dista l'oriente dall'occidente,
così allontana da noi le nostre colpe.
13Come un padre ha pietà dei suoi figli,
così il Signore ha pietà di quanti lo temono.
14Perché egli sa di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
15Come l'erba sono i giorni dell'uomo,
come il fiore del campo, così egli fiorisce.
16Lo investe il vento e più non esiste
e il suo posto non lo riconosce.
17Ma la grazia del Signore è da sempre,
dura in eterno per quanti lo temono;
la sua giustizia per i figli dei figli,
18per quanti custodiscono la sua alleanza
e ricordano di osservare i suoi precetti.
19Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono
e il suo regno abbraccia l'universo.
20Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli,
potenti esecutori dei suoi comandi,
pronti alla voce della sua parola.
21Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere,
suoi ministri, che fate il suo volere.
22Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in ogni luogo del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
Daniele 3
1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.
24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".
46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".
91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Lettera ai Colossesi 4
1Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.
2Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie.3Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene:4che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo.
5Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione.6Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.
7Tutto quanto mi riguarda ve lo riferirà Tìchico, il caro fratello e ministro fedele, mio compagno nel servizio del Signore,8che io mando a voi, perché conosciate le nostre condizioni e perché rechi conforto ai vostri cuori.9Con lui verrà anche Onèsimo, il fedele e caro fratello, che è dei vostri. Essi vi informeranno su tutte le cose di qui.
10Vi salutano Aristarco, mio compagno di carcere, e Marco, il cugino di Bàrnaba, riguardo al quale avete ricevuto istruzioni - se verrà da voi, fategli buona accoglienza -11e Gesù, chiamato Giusto. Di quelli venuti dalla circoncisione questi soli hanno collaborato con me per il regno di Dio e mi sono stati di consolazione.12Vi saluta Èpafra, servo di Cristo Gesù, che è dei vostri, il quale non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere, perché siate saldi, perfetti e aderenti a tutti i voleri di Dio.13Gli rendo testimonianza che si impegna a fondo per voi, come per quelli di Laodicèa e di Geràpoli.14Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema.
15Salutate i fratelli di Laodicèa e Ninfa con la comunità che si raduna nella sua casa.16E quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che venga letta anche nella Chiesa dei Laodicesi e anche voi leggete quella inviata ai Laodicesi.17Dite ad Archippo: "Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene".
18Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo. Ricordatevi delle mie catene. La grazia sia con voi.
Capitolo XVII: La vita nei monasteri
Leggilo nella Biblioteca1. Se vuoi mantenere pace e concordia con gli altri, devi imparare a vincere decisamente te stesso in molte cose. Non è cosa facile stare in un monastero o in un gruppo, e viverci senza lamento alcuno, mantenendosi fedele sino alla morte. Beato colui che vi avrà vissuto santamente e vi avrà felicemente compiuta la vita. Se vuoi stare saldo al tuo dovere e avanzare nel bene, devi considerarti esule pellegrino su questa terra. Per condurre una vita di pietà, devi farti stolto per amore di Cristo.
2. Poco contano l'abito e la tonsura; sono la trasformazione della vita e la completa mortificazione delle passioni, che fanno il monaco. Chi tende ad altro che non sia soltanto Dio e la salute dell'anima, non troverà che tribolazione e dolore. Ancora, non avrà pace duratura chi non si sforza di essere il più piccolo, sottoposto a tutti. Qui tu sei venuto per servire, non comandare. Ricordati che sei stato chiamato a sopportare e a faticare, non a passare il tempo in ozio e in chiacchiere. Qui si provano gli uomini, come si prova l'oro nel fuoco (cfr. Sir 27,6). Qui nessuno potrà durevolmente stare, se non si sarà fatto umile dal profondo del cuore, per amore di Dio.
DISCORSO 229/O NEL SABATO DELL'OTTAVA DELLA SANTA PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Pietro riscatta col pianto la sua presunzione.
1. Avete udito la confessione fatta dall'apostolo Pietro al Signore che lo interrogava, come in altra occasione avevate udito, del medesimo Pietro, la negazione del Signore fatta per paura di una serva. Quand'era dominato dalla presunzione gli fu detto: Mi rinnegherai 1; ora che è animato dall'amore gli si chiede: Mi ami? 2. L'apostolo Pietro intanto vacillò [nella fede] in quanto presunse delle forze del suo animo. Ma nei tempi antichi un Salmo aveva asserito: Coloro che confidano nella propria forza... 3; e così Pietro s'era ridotto nelle condizioni di colui del quale nei Salmi si canta: Io ho detto nella mia abbondanza: Non sarò smosso in eterno 4. Sentendosi ricco di sé, aveva detto a Cristo: [Sarò] con te fino alla morte 5; sentendosi ricco di sé, aveva detto: Non sarò smosso in eterno. Ma il Signore, come medico che interviene, sapeva meglio che non il malato come stessero in lui le cose. Così si comportano i medici quando curano i diversi stati di salute del corpo; allo stesso modo si può comportare il Signore intervenendo per la salute delle anime. Ti prego, cos'è, secondo te, ciò che il malato s'aspetta di udire dal medico circa le sue condizioni fisiche? Il malato può conoscere, è vero, i dolori che soffre, ma non sa se sono un pericolo, né da quali cause dipendano né se potrà venirne a capo o no. Il medico tasta il polso, e riferisce al malato come vanno le cose. Ebbene, quando il Signore diceva all'apostolo Pietro: Mi rinnegherai tre volte 6, tastava il polso del suo cuore. Ed ecco, accadde quel che prediceva il medico e risultò inesatto quel che presumeva il malato. Ivi infatti, nel Salmo sopra citato, continua lo Spirito Santo: Io ho detto nella mia abbondanza: Non sarò smosso in eterno - quasi parlasse uno che presuma delle sue forze -, ma subito dopo aggiunge: Signore, nella tua volontà hai dato valore alla mia dignità, poi hai distolto da me la tua faccia e io ne sono stato sconvolto 7: Cosa dice? Quel che avevo, l'avevo ricevuto da te, mentre io credevo che fosse roba mia. Tu volgesti la tua faccia, cioè mi togliesti quanto mi avevi donato, e io ne rimasi sconvolto. Allontanandoti tu, scopersi chi fossi io. Sì, il Signore abbandonò temporaneamente Pietro per renderlo salutarmente umile; tant'è vero che, non appena lo guardò, subito si mise a piangere. Così trovi nel Vangelo. Dopo che l'ebbe rinnegato tre volte (e così si adempì la predizione del Signore), cosa vi è scritto? Il Signore lo guardò e Pietro si ricordò. Se il Signore non l'avesse guardato, Pietro avrebbe dimenticato ogni cosa. Ma il Signore lo guardò, e Pietro si ricordò che Gesù gli aveva predetto: Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte, e uscito fuori pianse amaramente 8. Aveva dunque bisogno, Pietro, di un battesimo di lacrime per lavare il peccato del rinnegamento; ma dove avrebbe potuto trovarlo se non fosse stato il Signore a dargli anche questo? Non per altro l'apostolo Paolo, di fronte a certuni che avanzavano sentenze erronee, volendo avvertire i cristiani come si dovessero contenere nei loro riguardi diceva: Richiamate al dovere quelli che opinano diversamente, ma fatelo con dolcezza di modo che Dio possa dar loro la conversione 9. Anche la conversione, in effetti, è dono di Dio. Terra dura è un cuore superbo: non si ammorbidisce verso la conversione se non lo bagna, come pioggia, la grazia di Dio.
Pietro interrogato se e quanto ami Cristo.
2. Ed ecco che ora, dopo la resurrezione del Signore, Pietro viene interrogato. Egli professa e gli viene predetta la passione. Nel suo cuore c'è la carità; viene rinvigorito nelle forze. Dopo la resurrezione gli chiede il Signore: Pietro, mi ami più di costoro? 10. Tu che mi rinnegasti, mi ami? Molte cose sono intervenute a tuo favore: colui che vedesti morire quando anche tu temesti di morire, ora lo vedi vivere. Eccomi, sono vivo; eccomi, sono io: perché temesti di morire? Quando mi rinnegasti non mi perdesti certo definitivamente. Ebbene, mi ami tu?, poiché sono io. E Pietro: Sì, Signore, tu sai che ti amo 11. Perché mi interroghi su una cosa a te nota? Anche quando mi predicevi che ti avrei rinnegato, lo sapevi. Tu sapevi di me quel che io non sapevo; e ora non sai quel che io so? Vedo infatti che nel mio cuore c'è l'amore per te, ma questa stessa cosa la vedi anche tu. Non è infatti pensabile che tu non legga l'amore già esistente in me, se potesti leggervi il timore che vi sarebbe stato solo più tardi. Ma il Signore, che pur sa la cosa, lo interroga di nuovo, e a questa nuova domanda da lui fatta Pietro risponde la stessa cosa. E per la terza volta lo interroga il Signore, affinché la triplice professione cancelli la triplice negazione. Rallegriamoci con l'Apostolo! Era morto ed è tornato in vita, s'era perduto ed è stato ritrovato 12.
Pietro pasce le pecore di Cristo, non le sue.
3. Viene armato per mansioni più importanti e impegnative. Gli si dice: Pasci le mie pecore, compito, questo, in cui certamente avrebbe incontrato pericoli sotto il profilo umano ma che gli avrebbe procurato gloria nello spirito. In effetti, col pascere il gregge di Cristo quante sofferenze avrebbe dovuto subire per il nome di Cristo! Pasci le mie pecore, pasci i miei agnelli! 13. Se infatti mi ami, quale servizio puoi rendere a me? Il Principe dei pastori lo costituisce pastore, affinché Pietro pasca non le pecore sue ma le pecore di Cristo. Ci furono, in realtà, certuni che vollero essere discepoli alla scuola degli Apostoli; ma dagli stessi Apostoli vennero richiamati a idee più esatte. Erano infatti pecore di Cristo ma desideravano essere seguaci di uomini e dicevano certuni: Io sono di Paolo, altri: Io di Apollo, e altri ancora: Io di Cefa. C'erano poi delle pecore che si rifacevano al Signore: Io invece sono di Cristo 14. Ecco ora Paolo. Sapendo che Cristo aveva affidato agli Apostoli le sue proprie pecore e non le pecore di qualcuno di loro, respinse vivacemente da sé ogni specie di dominio sulle pecore. Per essere con il Signore protestò energicamente di non essere lui il padrone. Forse che Paolo è stato crocifisso per voi? o nel nome di Paolo avete ricevuto il battesimo ? 15. Siete pecore di lui. Se non lo sapete, leggete lo stampiglio del sigillo con cui siete contrassegnati. Pasci le mie pecore! Perché? Per il fatto che mi ami, che mi vuoi bene, ecco io ti affido le mie pecore: pascile, ma ricordati che sono mie. I capi dei movimenti ereticali han voluto far proprie le pecore di Cristo; ad ogni modo, volenti o nolenti, son costretti a imprimere in esse il sigillo di Cristo. Pretendono renderle loro proprietà, tuttavia stampano in esse il nome del Signore. Ma cosa dice a questa gente la divina Scrittura nel Cantico dei cantici? Cristo sposo interroga la Chiesa sua sposa e le dice: Se non conoscerai te stessa, o bella fra le donne... 16. Che significa: O bella fra le donne? La Chiesa cattolica in mezzo alle eresie. E notate come la minacci. Se non conoscerai te stessa, cioè di chi sei proprietà, qual è la tua fede, a chi appartieni, quanto ti sei propagata in lungo e in largo, da quale sangue sei stata redenta; se non conoscerai te stessa, o bella fra le donne, se non conoscerai te stessa, ecco io ti scaccio da me. Esci! Che vuol dire: Esci? Ciò che Giovanni dice nella sua lettera: Uscirono da noi, ma non erano dei nostri 17. Esci dietro le orme dei greggi: non dietro le orme del Pastore ma dietro le orme dei greggi; segui infatti le orme di uomini, non di Cristo. E pasci i tuoi capretti, non, come Pietro, le mie pecore. E dove pascerai i tuoi capretti? Nelle tende dei pastori 18. Li dividerai fra le tende di diversi pastori, non li radunerai nella tenda dell'unico Pastore. Ho altre pecore che non sono di questo ovile: anche quelle devo radunare, e ascolteranno la mia voce e si farà un solo gregge con un solo pastore 19.
Racconto della conversione di un eunomiano.
4. Voglio comunicare alla vostra Carità che ieri non fummo severi infruttuosamente: con l'asprezza della riprensione abbiamo ottenuto un guadagno: uno di quei quattro ha abbandonato quest'oggi l'eresia degli ariani e degli eunomiani insieme con Ario ed Eunomio, e si è fatto cattolico. Pertanto colui che ieri vi indicavamo come persona da evitare, oggi ve lo presentiamo perché lo amiate. Ecco, ve lo raccomando. Guardatelo con letizia e non con sospetto! Vi raccomando di pregare anche per gli altri.
1 - Cf. Mt 26, 34.
2 - Cf. Gv 21, 17.
3 - Sal 48, 7.
4 - Sal 29, 7.
5 - Lc 22, 33.
6 - Mt 26, 34.
7 - Sal 29, 8.
8 - Lc 22, 61-62.
9 - 2 Tm 2, 25.
10 - Gv 21, 15.
11 - Gv 21, 15.
12 - Lc 15, 24. 32.
13 - Gv 21, 15-17.
14 - 1 Cor 1, 12.
15 - 1 Cor 1, 13.
16 - Ct 1, 8.
17 - 1 Gv 2, 19.
18 - Ct 1, 8.
19 - Gv 10, 16.
5 - La discesa dello Spirito Santo sopra gli apostoli e gli altri discepoli.
La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca58. Nel cenacolo, i dodici apostoli e gli altri discepoli perseveravano lieti aspettando l'adempimento della promessa del Signore, confermata dalla grande Regina del cielo lì presente, di mandare lo Spirito consolatore che avrebbe insegnato e chiarificato loro quanto avevano ascoltato dal Maestro. Saldamente uniti nella carità, in quei giorni nessuno ebbe pensieri, sentimenti o gesti in contrasto con gli altri: erano tutti un cuor solo ed un'anima sola nel giudicare e nell'operare. Tra questi nuovi figli della Chiesa non si manifestò un minimo principio o segno di discordia, neppure quando ebbe luogo l'elezione di san Mattia. In occasioni simili la diversità dei pareri può muovere la volontà in modo da creare dissapori anche tra persone in grande armonia, perché ciascuno è intento a seguire il proprio punto di vista e non ad accogliere l'opinione altrui. In quella santa riunione invece non si infiltrò divisione, poiché i presenti furono corroborati dalla preghiera, dal digiuno e dall'attesa concorde della visita dello Spirito Santo, il quale non dimora nei cuori in conflitto. Per conoscere quanto la comunione che li animava fosse forte e potente, tale non solo da renderli idonei a ricevere il Paraclito, ma anche da vincere e mettere in fuga i demoni, avverto che questi ultimi dall'inferno, dove stavano sprofondati fin dal momento della morte di Gesù, si sentirono colpiti da una nuova oppressione e furono presi da terrore per le virtù di coloro che erano nel cenacolo. Essi ignoravano di che cosa si trattasse, ma comprendevano che era lì la fonte della forza sconosciuta che li abbatteva. Intuivano che il loro impero stava per andare in rovina proprio a causa di ciò che i discepoli di Cristo cominciavano ad operare nel mondo con la parola e con l'esempio.
59. La Regina degli angeli, piena di scienza e di grazia, conobbe il momento preciso stabilito dalla divina volontà per inviare lo Spirito Santo sopra il collegio apostolico. Mentre stavano per compiersi i giorni della Pentecoste, cioè i cinquanta giorni dopo la risurrezione del Redentore nostro, la beatissima Madre vide che, in cielo, l'umanità della persona del Verbo presentava all'eterno Padre la promessa che il medesimo Salvatore aveva fatta ai suoi apostoli mentre era nel mondo. Vide inoltre che era imminente il tempo fissato dalla sua infinita sapienza per ricolmare di questa grazia la Chiesa , radicandola nella fede obbediente alla parola annunciata da suo Figlio ed elargendole i doni che egli le aveva ottenuto. Cristo ricordò i meriti da lui acquistati nella carne mortale con la sua santissima vita, passione e morte, e le sue opere in favore degli uomini, dei quali era mediatore, avvocato, intercessore al cospetto dell'Altissimo; tra di essi, inoltre, viveva la sua dolcissima Madre, in cui le divine Persone si compiacevano. Sua Maestà chiese che il Consolatore scendesse nel mondo visibilmente, oltre che in forma invisibile attraverso la grazia, poiché ciò era conveniente per onorare la legge del Vangelo agli occhi di tutti, per confortare ed incoraggiare ancor più gli apostoli e quanti dovevano predicare la parola di Dio, per infondere terrore nei nemici di Cristo che durante la sua vita nel tempo lo avevano perseguitato e disprezzato sino alla morte di croce.
60. La Vergine santissima, quale pietosa madre dei fedeli, accompagnò dalla terra questa richiesta presentata in cielo dal nostro Salvatore. Stando umilmente prostrata in forma di croce, conobbe che la beatissima Trinità accettava tale preghiera; per attuarla - a nostro modo di intendere - le due Persone del Padre e del Figlio, principio dal quale lo Spirito Santo procede e a cui se ne attribuisce l'invio, ordinavano alla terza Persona la missione attiva. Maria vide inoltre che la terza Persona, lo Spirito Santo, accettava la missione passiva e acconsentiva a venire nel mondo. Quantunque tutte le Persone divine e le loro operazioni esprimano una medesima volontà infinita ed eterna, senza differenza alcuna, tuttavia le facoltà, che in tutte e tre le Persone sono indivise ed uguali, hanno in una Persona alcune operazioni "ad intra" che non hanno in un'altra: così, l'intelletto genera nel Padre e non nel Figlio, perché questi è generato; la volontà spira nel Padre e nel Figlio e non nello Spirito Santo, il quale è spirato. Per questa ragione si attribuisce al Padre e al Figlio, come a principio attivo, l'invio "ad extra" dello Spirito Santo, al quale viene attribuito l'essere inviato in modo passivo.
61. In seguito a tali richieste, il giorno di Pentecoste, di buon mattino, sua Altezza esortò gli apostoli, gli altri discepoli e le donne - in tutto centoventi persone ? ad invocare l'Onnipotente più fervidamente e a ravvivare la speranza, poiché ben presto sarebbero stati visitati dall'alto. Mentre stavano pregando con la celeste Signora, all'ora terza si sentì nell'aria un fragore di tuono ed un vento impetuoso accompagnato da un grande splendore, come di baleno e di fiamma, che riempì di luce il cenacolo; e sopra coloro che erano riuniti si diffuse il Fuoco divino. Comparvero sul capo di ognuno alcune lingue dello stesso fuoco, nel quale veniva lo Spirito Santo, colmando tutti e ciascuno di doni sublimi, con effetti assai diversi, nel cenacolo e in Gerusalemme, a seconda dei soggetti.
62. Solo chi abita nei cieli potette ammirare ciò che accadde in Maria: la nostra capacità è troppo inferiore per riuscire ad intenderlo e spiegarlo. La gran Regina fu elevata e trasformata in Dio: vide la terza divina Persona chiaramente e per intuizione; godette della visione beatifica, anche se in modo transeunte, e ricevette più doni dello Spirito lei sola di tutti i santi considerati insieme. In quel lasso di tempo ebbe una gloria superiore a quella degli angeli e dei beati. Dette lode e rese grazie al Signore più di quanto tutti coloro che vivono in paradiso non facciano per aver egli mandato il Paraclito sulla santa Chiesa ed essersi così obbligato ad inviarlo ad essa molte altre volte, governandola e assistendola per suo mezzo fino alla fine dei secoli. In questa occasione, la beatissima Trinità gradì le opere della Vergine e se ne compiacque al punto da trovarvi pieno compenso per la grazia effusa sul mondo. E non solo: l'Altissimo si considerò come costretto a elargire tale beneficio a motivo della presenza sulla terra di questa singolare creatura che il Padre considerava come figlia, il Figlio come madre, lo Spirito Santo come sposa, e che pertanto - a nostro modo di intendere - doveva visitare e arricchire dopo averla innalzata a una dignità tanto sublime. Nella degna e felice sposa furono rinnovati tutti i carismi del Consolatore, con nuove operazioni che noi non siamo in grado di comprendere.
63. Anche gli apostoli, come dice san Luca, furono riempiti del Fuoco divino che accrebbe in loro in sommo grado la grazia giustificante, nella quale essi soli furono confermati così da non poterla più perdere. Vennero loro infuse rispettivamente, in misura appropriata, le caratteristiche specifiche dei sette doni: sapienza, intelletto, scienza, pietà, consiglio, fortezza e timore. I Dodici conservarono questa elezione rigeneratrice dovuta a tale grande, meraviglioso ed inusitato beneficio, affinché fossero ministri idonei della nuova alleanza e fondatori della comunità cristiana. Difatti ricevettero una forza divina che li orientava in modo efficace e soave all'eroicità nelle virtù e nella santità, come pure li animava a pregare ed agire con prontezza e facilità quando affrontavano imprese ardue e difficili, e ciò non con tristezza o sotto l'impulso della necessità, ma con gioia e letizia.
64. I medesimi effetti furono operati anche negli altri discepoli presenti nel cenacolo, sui quali discese lo Spirito Santo; tuttavia costoro non furono confermati in grazia come gli apostoli, ma ebbero i doni con maggiore o minore abbondanza in base alla disposizione dei singoli e in vista dei diversi ministeri ecclesiali che sarebbero stati loro affidati. Anche tra i Dodici ci fu una proporzione: san Pietro e san Giovanni, infatti, a motivo degli alti uffici che assunsero - l'uno di governare la Chiesa come capo, l'altro di assistere e servire la sua Regina e signora del cielo e della terra - si distinsero in modo particolare nel ricevere queste grazie. La sacra Scrittura afferma che il Soffio divino riempì tutta la casa, non solo a motivo del dono in essa ricevuto dai discepoli ivi felicemente riuniti, ma perché l'edificio stesso fu inondato di luce ammirabile e di splendore. Una tale abbondanza di meraviglie e di prodigi traboccò fuori del cenacolo e si comunicò agli abitanti di Gerusalemme, producendo vari e diversi effetti. Tutti quelli che, mossi da qualche sentimento di pietà, avevano interiormente condiviso la sofferenza del nostro Redentore durante la sua passione e morte, dolendosi per i suoi acerbi tormenti e provando riverenza verso la sua persona, furono illuminati interiormente dalla grazia, la quale li dispose ad accettare in seguito la dottrina predicata dagli apostoli. Tra coloro che si convertirono in seguito al primo discorso di san Pietro vi furono molti di questi, i quali così ottennero gran frutto dalla compassione provata per la morte di Gesù. Ugualmente ad altri giusti, che si trovavano in Gerusalemme fuori del cenacolo, fu donata una grande consolazione interiore, grazie alla quale il cuore di ciascuno divenne disponibile a tal punto da permettere allo Spirito Santo di operarvi nuovi prodigi.
65. In seguito all'effusione del Paraclito, in questo giorno nella città si verificarono altri fenomeni straordinari, contrari ai precedenti ma non meno portentosi, anche se più nascosti; ad esempio, il fragore di tuono e i lampi, che accompagnarono la venuta dello Spirito, turbarono e intimorirono gli abitanti di Gerusalemme che erano nemici del Signore, ognuno nella misura della propria malevolenza e perfidia. Gli artefici della morte del nostro Salvatore, distintisi per cattiveria e crudeltà, subirono una punizione del tutto singolare: caddero in terra picchiando la testa e vi rimasero tre ore. Coloro che avevano flagellato sua Maestà morirono immediatamente affogati nel proprio sangue che, per la forte pressione del vento, era fuoriuscito dai vasi sanguigni fino a soffocarli; con ciò pagarono il fio per quel sangue che con tanta malvagità avevano sparso. Il temerario che aveva schiaffeggiato Gesù non solo morì repentinamente, ma fu cacciato all'inferno in anima e corpo. Altri giudei, pur non morendo, furono puniti con atroci sofferenze e con alcune orribili infermità che, insieme alla colpa volontariamente addossatasi per l'uccisione del Redentore, si sono trasmesse ai loro discendenti, i quali ancor oggi ne sono resi impuri e deformi. Questo fatto ebbe notevole risonanza in Gerusalemme, benché i sommi sacerdoti e i farisei facessero di tutto per nasconderlo, come già avevano fatto riguardo alla risurrezione di Cristo. Dal momento che non si trattava di un avvenimento molto importante, però, gli apostoli e gli evangelisti non ne scrissero e fu subito dimenticato, a motivo del subbuglio che si era creato tra i numerosi abitanti.
66. Il castigo raggiunse anche l'inferno, dove i demoni per tre giorni provarono un disorientamento e un'oppressione mai avvertiti prima, così come i giudei erano rimasti stesi al suolo per tre ore. Durante quei giorni, Lucifero e i suoi diavoli emisero urla fortissime, per cui i dannati furono presi da uno strazio e da un abbattimento indescrivibili, che li gettarono in una dolorosa confusione. Oh, Spirito ineffabile ed onnipotente! La santa Chiesa ti chiama "dito di Dio" perché procedi dal Padre e dal Figlio, come il dito dal braccio e dal corpo. In questa occasione ho compreso chiaramente che partecipi dello stesso potere infinito del Padre e del Figlio. Per la tua presenza regale, cielo e terra si mossero nel medesimo istante, con esiti assai diversificati in tutti i loro abitanti, molto simili però a quelli del giorno del giudizio. Ricolmasti i santi e i giusti della tua grazia, dei tuoi doni e delle tue consolazioni inesprimibili, mentre punisti gli empi e i superbi riempiendoli di angoscia. In ciò riconosco veramente adempiuta la parola da te pronunciata per bocca di Davide, cioè che tu sei il Dio delle vendette e che liberamente operi dando la degna ricompensa ai malvagi, affinché non si glorino della loro malizia, né pensino che non puoi vederli e scrutare il loro cuore per riprenderli e castigarli.
67. Intendano, dunque, gli sciocchi del mondo e sappiano gli stolti della terra che l'Altissimo conosce i vani pensieri degli uomini e che, se con i fedeli è generoso e soave, con gli empi, al contrario, è rigoroso e giusto. La terza divina Persona in questa circostanza doveva mostrare l'uno e l'altro aspetto, dal momento che procedeva dal Verbo incarnatosi per amore degli uomini e morto per redimerli patendo offese e tormenti innumerevoli senza aprire bocca o contraccambiare le umiliazioni e le ingiurie. Era giusto, dunque, che lo Spirito, venendo nel mondo, assumesse la difesa dell'Unigenito del Padre. I nemici del Signore non furono tutti puniti, ma il castigo dei più empi rimase di esempio per gli altri che lo avevano disprezzato con perfidia: se costoro non si fossero arresi alla verità facendo penitenza, approfittando del tempo che veniva loro concesso, avrebbero subito una punizione simile. Al contrario, era conforme a giustizia che venissero premiati e resi idonei al ministero di impiantare la Chiesa e diffondere la buona novella quei pochi che avevano accolto il Salvatore, lo avevano ascoltato e seguito riconoscendolo Messia, e che avrebbero dovuto predicare la sua dottrina. Alla divina Madre, poi, la visita del Paraclito in un certo senso era dovuta. Come disse l'Apostolo, l'uomo che - conforme all'insegnameno di Mosè - lascia il padre e la madre per unirsi con la sposa è sacramento di Cristo, il quale venne dal seno del Padre per unirsi alla Chiesa sua sposa nell'umanità ricevuta da Maria. Analogamente, lo Spirito Santo doveva scendere per stare con la Vergine , che non è meno sposa sua di quanto la Chiesa lo sia di Cristo, e che egli non amava meno di quanto il Verbo incarnato ami la Chiesa.
Insegnamento della Regina del cielo
68. Figlia mia, i cristiani sono poco attenti e grati all'Altissimo per il beneficio loro elargito con l'invio dello Spirito Santo. Fu tanto grande l'amore con cui il Padre volle attirarli a sé che, per renderli partecipi della sua perfezione, mandò prima il Figlio, la sapienza, quale redentore e maestro degli uomini, poi lo Spirito Santo, cioè il suo stesso amore, affinché i credenti venissero arrichiti di questi attributi in proporzione alla propria capacità interiore. Benché la prima volta il Soffio divino fosse effuso solo sugli apostoli e sugli altri che stavano con loro, ciò fu pegno e testimonianza dei carismi e delle grazie che in seguito tutti i seguaci di Cristo, figli della luce e del Vangelo, avrebbero ricevuto se fossero stati disponibili. Venne dunque il Consolatore, in forma e con effetti visibili, sopra quei credenti che veramente erano servi fedeli, umili, sinceri, puri di cuore, pronti ad accoglierlo. Anche oggi egli viene in molte anime giuste, sebbene non con segni così appariscenti, poiché non è più necessario né opportuno. Tuttavia la qualità della sua azione è la stessa e penetra in ciascuno nella misura della sua docilità.
69. Felice è l'anima che brama e sospira di partecipare di questo munifico Fuoco divino che accende, illumina e consuma quanto trova in lei di terreno e carnale; dopo averla purificata, la eleva ad una nuova condizione mediante l'unione con Dio stesso. Tale felicità, figlia mia, io desidero per te da vera ed amorevole madre e, affinché tu la consegua in pienezza, ti esorto nuovamente a preparare il cuore, impegnandoti a conservarlo in una inalterabile tranquillità qualunque cosa ti accada. La divina clemenza vuole porti in alto, in una dimora eccelsa e sicura, dove abbiano fine le tempeste del tuo spirito e non giungano le forze nemiche del mondo e dell'inferno, dove l'Altissimo riposi nella tua quiete e trovi in te un'abitazione e un tempio degni della sua gloria. Non mancheranno assalti e tentazioni, che il demonio escogiterà con somma astuzia: tu sii pronta e accorta, affinché nella tua anima non vi sia turbamento né inquietudine. Custodisci interiormente il tuo tesoro e godi le delizie del Signore, i dolci frutti del suo casto amore e della sua sapienza, dal momento che proprio in questo egli ti ha eletta ed esaltata tra molte generazioni, aprendo generosamente la sua mano verso di te.
70. Considera dunque la tua vocazione: sta' sicura che l'Onnipotente ti offre di nuovo la partecipazione e la comunicazione dello Spirito e dei suoi doni. Sappi però che quando egli li concede non coarta la libertà, perché lascia sempre in potere di chi li riceve la possibilità di volgersi, a proprio arbitrio, al bene o al male; perciò, confidando nella grazia, conviene che tu decida di imitarmi in tutto, non ostacolando l'opera del Consolatore. Per farti intendere meglio questa dottrina, ti insegnerò come trarre profitto dai sette doni.
71. Il primo, cioè la "sapienza", ti fa conoscere e gustare le cose divine, affinché il tuo cuore sia riscaldato con l'amore che ti deve animare per esse, ricercando attivamente in ogni cosa buona ciò che è più accetto al Signore. Collabora con questa mozione e abbandonati interamente al beneplacito divino, disprezzando quello che può esserti di impedimento, per quanto possa sembrare amabile alla volontà e desiderabile ai sensi. In questo ti aiuta il secondo dono, l`intelletto, dandoti una luce speciale per penetrare profondamente l'oggetto rappresentato all'intelligenza. Da parte tua, devi cooperare distogliendoti dalle false notizie che il demonio ti presenta, direttamente o per mezzo di altre creature, al fine di distrarre la mente. In realtà, ciò procura grande imbarazzo all'intelletto umano, perché si tratta di due intelligenze incompatibili e la scarsa capacità umana, divisa tra molti oggetti, pone in ciascuno di essi minor attenzione di quella che vi metterebbe se si occupasse di uno solo. Si fa allora esperienza della verità proclamata nel Vangelo: Nessuno può servire a due padroni. Quando l'anima tutta intenta al bene lo comprende, allora le è necessaria la "fortezza", il terzo dono, per eseguire risolutamente quello che all'intelletto è stato manifestato come migliore e più gradito a Dio. Le difficoltà e gli ostacoli che incontrerà saranno vinti con tenacia ed essa si esporrà a qualunque sofferenza, pur di non privarsi dello splendido tesoro che ha scoperto.
72. Molte volte succede che, per l'ignoranza e i dubbi insiti nella natura umana e per il sopraggiungere della tentazione, la creatura non riesca a capire il fine e le conseguenze della verità divina conosciuta. Mentre aspira al meglio, ella resta confusa tra le diverse possibilità presentatele dalla prudenza della carne. In tal caso, le occorre il dono della "scienza", il quarto, che illumina opportunamente per distinguere le cose buone dalle altre, per imparare ciò che è sicuro ed anche per comunicarlo, se necessario. A questo, segue il dono della "pietà", il quinto, che con forte dolcezza orienta l'anima verso quello che veramente piace al Signore e le è di vantaggio spirituale, affinché compia il bene solo per motivazioni virtuose e non sotto l'impulso di qualche passione naturale. Inoltre, perché si governi in tutto con singolare prudenza, occorre il sesto dono, il "consiglio", che dirige la ragione ad agire con accortezza e audacia, dando con discrezione suggerimenti riguardo a sé e al prossimo, scegliendo i mezzi consoni al raggiungimento di obiettivi onesti e degni di un seguace di Cristo. L'ultimo dei doni, il "timore", custodisce tutti gli altri e predispone il cuore a fuggire e a tenersi lontano da ogni cosa imperfetta, pericolosa, in contrasto con la santità dell'anima per la quale costruisce come un muro di difesa. Bisogna divenire pienamente consapevoli della materia e della modalità proprie dell'azione del santo timore, perché la creatura non ecceda in esso temendo senza fondamento, come tante volte ti è successo per l'astuzia del diavolo, il quale ha inoculato in te la paura disordinata perfino dei benefici di Dio. Il mio insegnamento ti renderà prudente nel mettere a frutto i doni dell'Altissimo e nel porti di fronte ad essi. Tieni presente che la scienza del temere è proprio l'effetto dei favori concessi dall'Onnipotente: egli la comunica all'anima con dolcezza e pace affinché sappia stimare ed apprezzare le sue grazie, che non sono di breve durata se provengono dalla mano dell'eterno Padre. In tal modo il timore non le impedirà di rendersi conto del beneficio divino, ma anzi la indirizzerà ad essere grata al Signore con tutte le forze e ad umiliarsi fino alla polvere. Conoscendo tali verità senza inganno e lasciando la vigliaccheria del timore servile, ti resterà il timore filiale, con il quale, quasi fosse la tua stella polare, navigherai sicura in questa valle di lacrime.
17 maggio 1949
Maria Valtorta
Pomeriggio
Prima Gesù, Ecce Homo, che attende la Croce e mi dice: "Essi mi impongono nuovamente la croce perché Io, col mio dolore, li redima… La loro ostinazione nell'impenitenza mi flagella, mi incorona di spine, mi aggrava della croce… tre martirii per le loro tre concupiscenze umane, mentali, spirituali".
Più tardi Maria Ss. di Fatima, proprio Lei col manto bianco e oro, il Rosario in mano, la veste candida, ma il viso dolcemente addolorato. Scende per il sentiero di nubi sino al mio letto e all'altezza dello stesso. Ma non sono due lacrime come l'8 c.m. che le rigano il volto… È un diluvio di lacrime che le lava il volto e sparge di perle, anzi di diamanti, la candida veste cadendole sino ai piedi nudi. E se il pianto dell'8 era calmo – due sole lacrime scese dagli occhi sul volto afflitto ma non contratto dal dolore – oggi è il gran pianto che altera anche i tratti del volto e scuote tutto il corpo nel singhiozzare intenso… Non una parola… Ma sguardi e lacrime.
Le chiedo: "Per me questo pianto? Ho mancato?".
Scrolla il capo, ha un tenue sorriso, conferma con la voce: "No, non per te. Non sei tu che mi fai piangere… Ma quanto! Quanto dolore!".
Vorrei consolarla, ma non mi dà tempo di chiederle con che potrei farlo. Dice: "Amarmi sempre più per consolarmi di chi è figlio prodigo che lascia di abitare nel Cuore della Madre, nel mio Cuore immacolato il cui palpito d'amore santifica chi lo accoglie".
Poi se ne va piangendo, un poco curva, come accasciata. Mi sembra la Dolorosa delle ore di Passione…