Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 20° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 24
1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".
4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.
15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.
26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.
29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,
'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.
30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.
32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.
37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.
45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Salmi 22
1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'
2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.
7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".
10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Ezechiele 3
1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.
16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".
22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".
Prima lettera di Pietro 2
1Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza,2come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza:3se davvero 'avete già gustato come è buono il Signore'.
4Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio,5anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.6Si legge infatti nella Scrittura:
'Ecco io pongo in Sion
una pietra angolare, scelta, preziosa
e chi crede in essa non resterà confuso'.
7Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli
'la pietra che i costruttori hanno scartato
è divenuta la pietra angolare,'
8'sasso d'inciampo e pietra di scandalo'.
Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati.9Ma voi siete 'la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose' di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce;10voi, che un tempo eravate 'non popolo', ora invece siete 'il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia', ora invece 'avete ottenuto misericordia'.
11Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima.12La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio.
13State sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano,14sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni.15Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all'ignoranza degli stolti.16Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio.
17Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re.
18Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili.19È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente;20che gloria sarebbe infatti sopportare il castigo se avete mancato? Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio.21A questo infatti siete stati chiamati, poiché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme:
22egli 'non commise peccato'
e 'non si trovò inganno sulla sua bocca',
23oltraggiato non rispondeva con oltraggi,
e soffrendo non minacciava vendetta,
ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia.
24'Egli' portò i nostri 'peccati' nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
25'dalle' sue 'piaghe siete stati guariti'.
Eravate 'erranti come pecore',
ma ora siete tornati al pastore
e guardiano delle vostre anime.
Capitolo III: L'ammaestramento della verità
Leggilo nella Biblioteca 1. Felice colui che viene ammaestrato direttamente dalla verità, così come essa è, e non per mezzo di immagini o di parole umane; ché la nostra intelligenza e la nostra sensibilità spesso ci ingannano, e sono di corta veduta. A chi giova un'ampia e sottile discussione intorno a cose oscure e nascoste all'uomo; cose per le quali, anche se le avremo ignorate, non saremo tenuti responsabili, nel giudizio finale? Grande nostra stoltezza: trascurando ciò che ci è utile, anzi necessario, ci dedichiamo a cose che attirano la nostra curiosità e possono essere causa della nostra dannazione. "Abbiamo occhi e non vediamo" (Ger 5,21). Che c'importa del problema dei generi e delle specie? Colui che ascolta la parola eterna si libera dalle molteplici nostre discussioni. Da quella sola parola discendono tutte le cose e tutte le cose proclamano quella sola parola; essa è "il principio" che continuo a parlare agli uomini (Gv 8,25). Nessuno capisce, nessuno giudica rettamente senza quella parola. Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l'unità e le vede tutte nell'unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace. O Dio, tu che sei la verità stessa, fa' che io sia una cosa sola con te, in un amore senza fine. Spesso mi stanco di leggere molte cose, o di ascoltarle: quello che io voglio e desidero sta tutto in te. Tacciano tutti i maestri, tacciano tutte le creature, dinanzi a te: tu solo parlami.
2. Quanto più uno si sarà fatto interiormente saldo e semplice, tanto più agevolmente capirà molte cose, e difficili, perché dall'alto egli riceverà lume dell'intelletto. Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti lega e ti danneggia di più dei tuoi desideri non mortificati? L'uomo retto e devoto prepara prima, interiormente, le opere esterne che deve compiere. Così non saranno queste ad indurlo a desideri volti al male; ma sarà lui invece che piegherà le sue opere alla scelta fatta dalla retta ragione. Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere se stesso. Questo appunto dovrebbe essere il nostro impegno: vincere noi stessi, farci ogni giorno superiori a noi stessi e avanzare un poco nel bene.
3. In questa vita ogni nostra opera, per quanto buona, è commista a qualche imperfezione; ogni nostro ragionamento, per quanto profondo, presenta qualche oscurità. Perciò la constatazione della tua bassezza costituisce una strada che conduce a Dio più sicuramente che una dotta ricerca filosofica. Non già che sia una colpa lo studio, e meno ancora la semplice conoscenza delle cose - la quale è, in se stessa, un ben ed è voluta da Dio -; ma è sempre cosa migliore una buona conoscenza di sé e una vita virtuosa. Infatti molti vanno spesso fuori della buona strada e non danno frutto alcuno, o scarso frutto, di bene, proprio perché si preoccupano più della loro scienza che della santità della loro vita. Che se la gente mettesse tanta attenzione nell'estirpare i vizi e nel coltivare le virtù, quanta ne mette nel sollevare sottili questioni filosofiche non ci sarebbero tanti mali e tanti scandali tra la gente; e nei conviventi non ci sarebbe tanta dissipazione. Per certo, quando sarà giunto il giorno del giudizio, non ci verrà chiesto che cosa abbiamo studiato, ma piuttosto che cosa abbiamo fatto; né ci verrà chiesto se abbiamo saputo parlare bene, ma piuttosto se abbiamo saputo vivere devotamente. Dimmi: dove si trovano ora tutti quei capiscuola e quei maestri, a te ben noti mentre erano in vita, che brillavano per i loro studi? Le brillanti loro posizioni sono ora tenute da altri; e non è detto che questi neppure si ricordino di loro. Quando erano vivi sembravano essere un gran che; ma ora di essi non si fa parola. Oh, quanto rapidamente passa la gloria di questo mondo! E voglia il cielo che la loro vita sia stata all'altezza del loro sapere; in questo caso non avrebbero studiato e insegnato invano. Quanti uomini si preoccupano ben poco di servire Iddio, e si perdono a causa di un vano sapere ricercato nel mondo. Essi scelgono per sé la via della grandezza, piuttosto di quella dell'umiltà; perciò si disperde la loro mente (Rm 1,21). Grande è, in verità, colui che ha grande amore; colui che si ritiene piccolo e non tiene in alcun conto anche gli onori più alti. Prudente è, in verità, colui che considera sterco ogni cosa terrena, al fine di guadagnarsi Cristo (Fil 3,8). Dotto, nel giusto senso della parola, è, in verità, colui che fa la volontà di Dio, buttando in un canto la propria volontà.
DISCORSO 162/B TRATTATO DI SANT'AGOSTINO SULL'EMORROISSA [FRAMMENTO]
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa donna curva: simbolo del genere umano.
1. Abbiamo ascoltato l'Apostolo che ci diceva: Fungiamo da ambasciatori per Cristo, esortando a riconciliarsi con Dio 1. Noi non verremmo esortati a riconciliarci se non fossimo stati nemici. Ne segue che il mondo intero era nemico del salvatore, amico del catturatore; cioè, nemico di Dio, amico del diavolo. E l'intero genere umano, come questa donna, era piegato a terra. Un uomo, accorgendosi di tali nemici, grida contro di loro, e dice a Dio: Hanno piegato l'anima mia 2. Il diavolo e i suoi angeli piegarono a terra le anime degli uomini affinché, chinati in basso su quelle realtà che sono temporali e terrene, non cercassero le realtà celesti. Infatti ciò è proprio quello che dice il Signore di questa donna, che Satana aveva tenuto legata per diciotto anni; e ormai bisognava che venisse sciolta dal suo legame, e resa libera in giorno di sabato. Ma chi erano quelli che si mostravano malevoli verso la donna allora eretta, se non "i curvati" 3? Dal momento che erano incapaci di comprendere i precetti che Dio aveva dato, li consideravano con senso terreno. Infatti celebravano il sacramento del battesimo con mentalità carnale, non lo osservavano in senso spirituale.
1 - 2 Cor 5, 20.
2 - Sal 56, 7.
3 - Cf. Lc 13, 11-16.
Capitolo 3: le nozze della Santa Vergine Maria
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca
La vita di Maria, dalle sue nozze fino alla nascita del bambino Gesù.
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- La Santa Vergine viene promessa a Giuseppe
Le vergini lavoravano occupandosi di ricami, adornando e lavando i tappeti, le vesti sacerdotali e gli arredi sacri. All'età di quattordici anni prendevano marito e lasciavano il tempio. I santi genitori, presentando al tempio Maria, l'avevano dedicata al Signore come prescriveva la tradizione delle pie famiglie. I sacerdoti israeliti più elevati spiritualmente attendevano da tale sacrificio l'atteso Messia. Secondo il regolamento del tempio anche per Maria e altre sette compagne giunse il momento di prendere marito. Allora vidi Anna recarsi a Gerusalemme; Gioacchino frattanto non viveva più e lei aveva preso un altro marito su invito di Dio. Vidi la Vergine tristemente commossa quando seppe che doveva lasciare il tempio, la sentii dire ai sacerdoti che era suo desiderio non andar via dal luogo sacro perché voleva dedicarsi interamente al Signore. Ma le fu risposto che era obbligata a sposarsi. Allora Maria si ritirò nella cella e pregò ardentemente. Spossata dall'emozione e dall'orazione, prese un vaso e andò ad attingere acqua da un pozzo; improvvisamente, sebbene non vedesse alcuna apparizione o forma umana, senti una voce che la ammoni e la confortò, esortandola ad abbracciare la volontà di Dio e ad acconsentire all'unione che le sarebbe stata proposta. Non fu ancora la vera Annunciazione perché questa avvenne a Nazareth. Eppure quand'ero giovinetta scambiavo spesso quest'avvenimento con quello dell'Annunciazione.
Vidi il sommo sacerdote che, siccome era assai vecchio e non poteva reggersi da sé, veniva portato su una sedia fino al santuario. Mentre il fuoco del sacrificio ardeva, lo vidi leggere in lunghe pergamene appoggiate su un leggio. Improvvisamente cadde in estasi, vidi che l'indice della mano gli era caduto sul passo in cui il profeta Isaia dice: “Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunterà dalla sua radice”. Quando il sacerdote ritornò in sé lesse quel passo e fu illuminato sul suo significato. Allora fece rivolgere un appello a tutti gli scapoli della tribù di Davide affinché si radunassero al tempio per prendere moglie. All'appello del tempio risposero numerosi uomini di devota fama e di buon nome. Il giorno in cui Maria Santissima doveva essere presentata ai devoti astanti, pianse nella sua cella perché voleva restare vergine. Il sommo sacerdote, seguendo la sua locuzione interiore, porse a ciascuno dei convenuti un ramo, e ordinò loro di segnarci sopra il proprio nome e tenerlo in mano durante la preghiera ed il sacrificio. Poi i rami vennero raccolti e posti sull'altare dinanzi al Santissimo, il religioso allora disse ai giovani pretendenti che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo avesse sviluppato un germoglio. Mentre il fuoco ardeva e si faceva il sacrificio, tutti erano assorti in preghiera, i ramoscelli giacevano dinanzi al Santo dei Santi. Infine il sacerdote verificò i ramoscelli e, siccome nessuno dei medesimi era fiorito, li restituì a tutti gli scapoli rinviandoli a casa.
Fu allora che vidi un giovinetto bellissimo pregare con fervore in uno degli atri del tempio con le braccia rivolte verso l'alto. Rividi questo giovinetto sul Carmelo, presso i figli solitari dei profeti; qui visse nel sacrificio della continua preghiera affinché Dio concedesse all'umanità la salvezza e il compimento della Promessa. Vidi i sacerdoti cercare nei registri per verificare se avessero trascurato qualcuno dei discendenti di Davide, dopo approfondite ricerche trovarono quindi segnati sei fratelli di Betlemme, tra i quali uno si era assentato dal paese da lungo tempo. I prelati videro in questo fratello disperso una chiara indicazione simbolica, e ne ebbero pure un antico ricordo. Lo fecero quindi cercare e lo trovarono in un paesino attraversato da un fiume non lontano da Samaria; Giuseppe lavorava vicino all'acqua. Ossequioso all'esortazione del sommo sacerdote, il pio uomo si pulì e, indossata una nuova veste, si recò al tempio di Gerusalemme. Egli aveva pregato fervorosamente per fare la volontà dell'Angelo, che significava l'adempimento delle antiche promesse messianiche. Sottoposto anch'egli alla prova degli scapoli, quando depose il ramoscello sull'ara questo fiorì. In tal modo Giuseppe fu riconosciuto come lo sposo destinato dal Signore alla Santa Vergine. Il sant'uomo fu così presentato a Maria al cospetto di Anna. La figlia della grazia lo accettò umilmente quale suo sposo, sottomessa al volere divino, liberata nella volontà di Colui al quale si era dedicata con tutta l'anima e il corpo.
45 - Visioni sulle nozze e sulle vesti nuziali di Giuseppe e Maria Santissima
Il matrimonio di Maria e Giuseppe si celebrò a Gerusalemme in una casa sita sul monte Sion, che spesso veniva presa in affitto per tali solennità. La festa delle nozze durò quasi otto giorni. Oltre alle maestre e alle condiscepole di Maria, vi assistettero molti parenti di Anna e Gioacchino ed una famiglia proveniente da Gophna, alla quale appartenevano due vergini. Le nozze furono solenni e molti agnelli furono immolati come sublime offerta al Signore. Ciò che attirò l'ammirazione generale fu l'abito nuziale della Vergine che era magnifico e divenne oggetto di attenzione da parte delle ospiti della festa. Ho visto distintamente Maria abbigliata con la pomposa veste nuziale. Era una veste larghissima azzurra senza maniche, le braccia erano coperte con le bende di lana bianca della camicia; allora le camicie non avevano le maniche ma solo bende penzolanti. Poi la Vergine si era posta subito sotto il collo una collana tempestata di gioielli e ricamata con perle ed altri ornamenti.
Notai che questa collana era formata dagli stessi disegni che si mostravano sull'orlo inferiore della veste dell'esseno Arcos. Grandissime rose rosse, bianche e gialle, miste alle foglie verdi, erano tessute sull'abito o vi erano ricamate ad imitazione degli antichi abbigliamenti sacerdotali. Il lembo inferiore era adorno di fiocchi e frange, il superiore si univa col panno che ricopriva la testa. Al di sopra della veste si mostrava uno scapolare come quello di alcuni ordini monastici, per esempio dei Carmelitani: era di seta bianca, ricamato a fiorami d'oro e largo mezzo braccio, la parte esterna era adorna di pietre preziose. La Beata Vergine indossava sulla veste un ampio manto color azzurro che le ricadeva sulle spalle e terminava in uno strascico adorno di fiorami d'oro. I capelli erano stati acconciati in un modo veramente artistico: in tante ciocche riunite fra loro da fili di seta bianca e da perle, di cui le estremità erano rivolte all'indietro. Si veniva a formare così come un'ampia rete, che ricadendo all'indietro, lungo il dorso, lo ricopriva fino alla metà del mantello. Questa capigliatura era coperta da un ornamento che consisteva in frange e perle intrecciate tra loro. Sul capo portava una corona adorna di gioielli alta circa un palmo e, nel mezzo sopra la fronte, aveva incastrate tre perle, così tre altre ornavano ciascun lato.
Le vergini del tempio si erano impegnate con abilità ad acconciare con destrezza la capigliatura di Maria. Nella mano sinistra la Santa Vergine portava una piccola ghirlanda di rose di seta di color bianco e rosso, e nella destra, come uno scettro, manteneva un candelabro dorato senza piedistallo, sopra vi ardeva una fiammella. Ai piedi portava sandali di stoffa verde dalle suole alte circa due dita tenute unite al piede da due nastri di color bianco e dorato. Inoltre le dita dei piedi erano ricoperte da un pezzo di stoffa unito alla suola, come portavano le donne di condizioni agiate. Quando Anna le portò trepidante i begli abiti, la Santa Vergine era così umile che non voleva indossarli. Dopo le nozze i capelli le furono rivolti sul capo, le fu tolta la corona e le si poggiò sulle spalle un velo candido come il latte. La Vergine aveva un'abbondante chioma color biondo-rossiccio, le ciglia nere e ben formate, la fronte alta, l'occhio grande, lo sguardo basso, dignitoso e modesto allo stesso tempo, sopracciglia nere e vivaci; il naso ben profilato, la bocca piccola e graziosa, il mento acuto. Maria era di media statura e il portamento, nel suo magnifico abbigliamento, era solenne e pieno di dignità.
Dopo le nozze indossò una veste a righe, molto modesta, io ne posseggo gelosamente un lembo tra le mie reliquie. A Cana e in altri luoghi la vidi portare questa stessa veste, mentre indossava l'altra, quella della cerimonia, solo nelle occasioni solenni. Durante le nozze gli ospiti di posizione agiata usavano cambiare più volte gli abiti. Quando Maria indossava i suoi abiti solenni assomigliava ad alcune donne famose nella storia dei tempi posteriori, per esempio all'imperatrice Elena e perfino alla regina Cunegonda, mentre la veste ordinaria delle Ebree la faceva somigliare piuttosto alle donne romane. Le stoffe erano opera di molti tessitori che abitavano a Sion nelle vicinanze del Cenacolo. La bellezza di Maria Santissima è indescrivibile. Giuseppe invece indossava una veste lunga e larga di color celeste, come quella dei mugnai, chiusa fino all'orlo inferiore mediante dei fermagli. Le ampie maniche si allacciavano ad uncinetto, avevano larghi risvolti e delle tasche interne. Intorno al collo aveva avviluppata una stola larghissima.
46 - Visioni sull'anello nuziale di Maria Santissima
Il 29 luglio del 1821, la Veggente ebbe una visione inerente alla Sindone in cui venne avvolto Gesù e dove si impresse la sua immagine corporea, in particolare il volto. Poi ella vide i luoghi dove si trovavano le sante reliquie dimenticate dall'uomo ma venerate dagli Angeli e dalle anime devote. Tra queste, Suor Caterina Emmerick vide anche l'anello nuziale della Santa Vergine che così descrisse:
"Vidi l'anello nuziale di Maria Santissima: non è né d'oro e neppure d'argento, né di alcun altro metallo, ma di materia bruna luccicante e largo più di un dito. La superficie liscia, dove si vedono intarsiati dei piccoli triangoli con delle lettere e una lastrina dorata. Vidi questa preziosa reliquia conservata in un piccolo e bel reliquiario in una chiesa o un santuario; tutti gli sposi toccavano il reliquiario con i loro anelli".
Visioni del 3 agosto 1821.
Oggi ho avuto alcune visioni relative all'anello nuziale della Santa Vergine: ricordo bene una festa in una chiesa italiana in cui la preziosa reliquia veniva esposta sull'altare, in un ostensorio adornato magnificamente. Durante la festa vidi comparire San Giuseppe e la Beata Vergine Maria, abbigliati con le vesti nuziali; quando Giuseppe infilò l'anello al dito della Santa Sposa vidi contemporaneamente scintillare e muoversi l'anello nell'ostensorio. Sull'altare di questa chiesa italiana vidi un quadro dell'Ecce Homo, il quale era giunto miracolosamente nelle mani di un governatore romano. Quest'uomo politico era assai devoto e amico di San Pietro. Alla sinistra, nel quadro, vedevo la Sindone in cui era stato avvolto nostro Signore. Ebbi poi la visione di un banchetto nella casa di Anna. Intorno alla tavola, su cui vedevo alcuni calici, sedevano Anna col suo secondo marito, Maria, Giuseppe e tutti i parenti con alcuni fanciulli e sei ospiti stranieri. La Vergine indossava un mantello variopinto rosso, celeste e bianco lavorato a fiorami, come gli antichi paramenti per il sacrificio della Messa. Aveva un velo trasparente ed al disopra di questo un altro nero. Mi parve che fosse una festa in occasione delle nozze. Quando la festa fini, Anna ritornò a Nazareth insieme agli altri parenti, seguita da Maria e dalle altre fanciulle congedate dal tempio. Abbigliate pomposamente uscirono tutte insieme dalla città, ma non so dire quando le vergini si accomiatarono dal gruppo per proseguire verso le proprie dimore. Vidi però che pernottarono nella scuola levitica di Bethoron. Maria fece tutto il viaggio a piedi. Giuseppe invece, si era recato a Betlemme per espletare alcune commissioni.
47 - L'Annunciazione dell'arcangelo Gabriele
Anna aveva disposto per la Sacra Famiglia la piccola casetta di Nazareth di sua proprietà; quando Giuseppe si assentava la Vergine dimorava con sua madre. Stanotte, durante la meditazione, cercai la Santa Vergine, allora il mio spirito fu subito trasportato dall'Angelo custode in casa di sua madre Anna. Ne riconobbi ogni angolo, ma non vidi alcuno: né Maria e nemmeno Giuseppe. Vidi però Anna attraversare un bosco per recarsi a casa di Maria. La casa di Giuseppe era più piccola di quella di Anna, davanti c'era un piccolo cortile quadrato. Anna salutò la figlia e le diede un fagotto; forse era la prima volta che incontrava sua figlia dopo le nozze. Dopo aver conversato per molto tempo di faccende domestiche, vidi Anna accomiatarsi da Maria. La Vergine accompagnò sua madre per un lungo tratto di cammino. In un'altra visione vidi Giuseppe in viaggio, mentre nella casa erano rimaste con la Santa Vergine due fanciulle, la madre Anna e una sua parente vedova. Credo che le due ragazze fossero consorelle del tempio. Le vidi mettere in ordine la casa, quindi si riunirono nel cortile e conversarono amichevolmente. Verso l'imbrunire si sedettero intorno ad un tavolo rotondo, pregarono e mangiarono delle erbe.
Dopo la cena ognuna si ritirò nella propria stanza, solo Anna fece prima un giro per la casa per controllare se tutto era a posto. La stanzetta di Maria si trovava accanto al focolare e vi si entrava dalla cucina. La Vergine vi entrò ed indossò una lunga veste di lana, poi si preparò alla preghiera coprendosi il capo con un lungo velo color giallo pallido. Si era tolta il velo nero che si abbassava sul volto quando parlava agli uomini. La fantesca entrò con un lumicino e accese un candeliere che pendeva dal soffitto; poi si ritirò. Allora vidi Maria prendere un basso tavolino a tre gambe coperto da un tappeto azzurro e rosso, sul quale si trovava un rotolo di pergamena. La Vergine collocò il tavolino fra il letto e la porta, a sinistra della stanza, dove al suolo era steso un tappeto con un cuscinetto di forma rotonda, sul quale si genuflesse. La Madonna, dopo essersi calata il velo sul candido viso e congiunte le mani sul petto, senza incrociare le dita, pregò per lungo tempo e con fervore con lo sguardo rivolto al Cielo. Ella chiese a Dio che la sua preghiera potesse accelerare il tempo della venuta del Redentore. Allora penetrò dall'alto una luce fortissima che andò diritta al suo fianco destro, in linea obliqua. Ne fui io stessa abbagliata, tanto che caddi sul pavimento vicino all'ingresso. In mezzo a quei raggi di luce intensa, vidi librare la figura dell'arcangelo Gabriele dinanzi alla Santissima Vergine. Di fronte a tanta luce magnifica, Maria era rimasta impietrita. Il Santo Gabriele era un giovinetto lucente dalla lunga chioma. Lievemente parlò alla Vergine muovendo le braccia ed emettendo le parole dalle labbra come lettere infuocate. Maria aveva rivolto timidamente a destra il capo velato e non osava guardare l'Angelo. Gabriele continuava a parlare, ed allora la Vergine Beata, quasi come se ubbidisse ad un comando, alzò il viso e gli rispose.
L'Angelo parlò di nuovo, e questa volta Maria alzò interamente il velo, e fissandolo in volto ripeté le sante parole: "Ecco l'ancella del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola". Dopo aver pronunciato queste parole ben chiare, la Vergine Santa rimase assorta in profonda estasi. Non vedeva più la luce della lampada, né il soffitto della camera, poiché la stanza era inondata da un torrente di luce. In quell'occasione sembrò che il Cielo si fosse aperto, e quando Maria levò lo sguardo in alto vide una striscia luminosa popolata da Angeli, all'estremità di quell'oceano di luce si mostrava la Santa ed adorabile Trinità nella forma di una fiamma triangolare le cui irradiazioni si compenetravano reciprocamente. Quando la Vergine pronunciò le parole: "Avvenga di me secondo la tua parola!" vidi scendere un alato messaggero, era lo Spirito Santo, non in forma di colomba, come viene ordinariamente dipinto, ma la sua testa aveva tratti umani aureolati da una luce soprannaturale. Due ali rilucenti gli si spiegavano a destra e a sinistra, dalle mani e dal petto gli uscivano tre torrenti di luce diretti al petto e al fianco destro dell'Annunziata, dove tornavano a riunirsi. La Vergine, trasfusa di luce, era divenuta quasi trasparente; sembrava che la sua carne si dileguasse a quella luce potente come la notte all'approssimarsi del sole. Lo splendore tanto e talmente la compenetrava, che nulla più in lei era oscuro e velato, la sua figura splendeva adesso in ogni sua forma.
Appena l'Arcangelo si ritirò anche la luce scomparve, quasi che il Cielo l'avesse riassorbita. In questo momento vidi cadere sulla Vergine un'infinità di rose bianche, ciascuna accompagnata da una foglia verde. Mentre contemplavo questa visione meravigliosa, provai contemporaneamente una sensazione orrenda e di agitazione, come se qualcuno mi stesse per tendere un'insidia. Vidi un orribile serpente strisciare sui gradini di accesso e giungere vicino alla porta della stanza della Santa Vergine. Era avanzato fino al terzo gradino quando la luce riempì la Santa Vergine. Il serpente era un vero mostro alto all'incirca come un fanciullo; il corpo era piatto e largo sul petto, aveva due corte zanne. I colori più orribili concorrevano a sfigurano, mi ricordava il serpente del Paradiso terrestre. Allora, quando l'Angelo uscì dalla camera della Vergine, dinanzi alla porta calpestò il serpente che mandò sibili spaventosi. Rabbrividii dall'orrore. Poi vidi comparire tre spiriti che, calpestandolo e battendolo, lo spinsero fuori dall'abitazione. Vidi Maria, rimasta in tranquilla solitudine, rapita in estasi profonda che nelle sue preghiere adorava la presenza del promesso Salvatore. A Gerusalemme le donne dovevano rimanere nell'atrio e non potevano entrare nel tempio, nel santuario solo i sacerdoti potevano accedere; ma a Nazareth la Vergine Santissima stessa era divenuta il tempio che ospitava il Santo dei Santi, in lei cresceva il Sacerdote supremo del mondo. Tutto mi apparve pieno d'amore e di grandezza, tutto così semplice e naturale! In quel momento vidi glorificare le parole di Davide nel suo quarantacinquesimo salmo: "Il Signore ha santificato la sua capanna: Dio è nel suo interno né alcuno potrà turbarla".
Era mezzanotte quando Anna, svegliata da uno strano movimento della natura, vide una nube luminosa sulla sua casa. Così turbata si alzò, e svegliate le altre donne, si recò nella stanza di Maria. Appena videro la Vergine inginocchiata e assorta in devota preghiera, le donne si ritirarono rispettosamente. Maria Santissima si avvicinò all'altare accostato alla parete e calò il rotolo dove vi era raffigurata un'immagine maschile velata, simile a quella che avevo veduto nella casa di Anna. Accesa la torcia assicurata alla parete, la Beata Vergine pregò con fervore dinanzi a questo simbolo. All'alba si coricò. Su un alto leggio vidi delle pergamene. Fu grande il mio spavento quando vidi di nuovo l'orribile serpente strisciare verso di me, quasi cercasse un rifugio fra le pieghe del mio abito. il mio Angelo custode mi sottrasse subito al pericolo e mi allontanò dalla bestia. Vidi i tre spiriti che comparvero e batterono un'altra volta il mostro che emetteva tremendi sibili. Rabbrividisco ancora al solo pensiero. La Santa Vergine adesso sapeva che avrebbe partorito il futuro Messia. Non aveva compreso però ancora a fondo il simbolismo del trono di David e che questo Figlio non era di questo mondo. Come non aveva capito le parole di Gabriele, secondo le quali la casa di Giacobbe su cui suo Figlio avrebbe regnato nell'eternità simbolizzava la Chiesa e la comunione dell'umanità rigenerata. Maria era il puro Vaso della grazia promesso da Dio ai suoi progenitori, destinata a partorire il Messia. Tutti i suoi devoti antenati, quei santi figli di Dio, avevano contribuito ad accelerare la sua venuta e quindi quella di Cristo, Redentore dell'umanità peccatrice. Lei sola in quest'epoca costituiva il puro oro di tutta la terra, il sangue immacolato dell'umanità intera. La venuta della Madre dell'Eterno piena di grazia era stata prevista fin dall'inizio dei tempi. Nelle solennità dedicate a Maria Santissima, la Chiesa fa parlare la Santa Vergine per bocca della divina Sapienza, nei proverbi di Salomone (Pr 8,22-36):
La Sapienza creatrice dell'Universo "Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte". In principio, prima che Dio creasse cosa alcuna io ero presso di Lui.
Io esisto fino all'eternità e dall'origine dei tempi e fui prima che fosse la terra. Non esistevano ancora gli abissi ed io ero già, le sorgenti non scaturivano ancora, né i monti ancor si appoggiavano con la loro mole grave sulla terra, e neppure erano sorte le colline, ed io già esistevo. Non era ancor creata la terra, né i fiumi, e neppure i poli del circolo terrestre. Io ero presente quando Iddio creava i cieli, quando con leggi geometriche segnava le orbite dello spazio, quando assicurava il firmamento, de-terminava il livello delle fonti, poneva confini al mare e dettava leggi alle acque in modo che le onde non oltrepassassero i limiti assegnati. Ed io ero presente quando Lui poneva le fondamenta della terra; con Lui io dis ponevo tutte le cose. Mia gioia era stare sempre alla sua presenza; mi dilettavo con l'Universo: la mia allegrezza è abitare con i figli degli uomini. Uditemi dunque, figli miei! Felici sono coloro che osservano le mie vie. Ascoltate ai miei insegnamenti, e siate saggi: non rigetta te le mie ammonizioni! Felice chi mi ascolta e veglia ogni giorno alle mie porte, vigilando alla soglia di casa mia; perché chi trova me trova la vita, e ottiene il favore del Signore; chi invece mi perde danneggia se stesso, e chi mi odia, ha scelto la morte".
Quando Gesù Cristo assunse le sembianza umane, la Santa Vergine contava poco più di quattordici anni.
48 - Maria e Giuseppe si mettono in viaggio per recarsi da Elisabetta
Alcuni giorni dopo l'Annunciazione dell'Angelo a Maria, Giuseppe ritornò a Nazareth per sistemare alcune faccende e vi dimorò solo alcuni giorni. Egli non sapeva ancora nulla dell'incarnazione che si era compiuta nella sua sposa. Maria Santissima, divenuta la madre di Dio e la serva del Signore, conservava il segreto per umiltà. Quando la Vergine si accorse che il Verbo si era incarnato nel suo corpo, senti un'ardente necessità di recarsi a visitare la cugina Elisabetta in Juta, presso Hebron, poiché l'Angelo le aveva detto che il corpo di Elisabetta era stato benedetto come il suo, sei mesi prima. Giuseppe accompagnò Maria ed intraprese il viaggio verso Juta perché voleva recarsi a Gerusalemme per celebrarvi la Pasqua. Si diressero, quindi, verso il sud e portarono con loro un asino sul quale saliva Maria quando era stanca di camminare a piedi. L'asino portava il carico di una bisaccia con i viveri e vari arnesi. La santa Coppia aveva portato con sé, ben conservata, una veste marrone di Maria con una specie di cappuccio; questa si chiudeva con dei nastri e la Vergine l'indossava quando andava al tempio.
Maria indossava per il viaggio una camicia scura di lana, sopra aveva un abito grigio con una cintura e in testa portava una specie di cuffia gialla. Non restarono molto in viaggio. Li vidi attraversare la pianura di Esdrelon e, dirigendosi verso il sud, entrarono in Dothan, città posta sopra un'altura; presero alloggio nella casa di un amico del padre di Giuseppe. Il padrone di casa si chiamava Eldoa ed era considerato quasi un fratello da Giacobbe, il padre di Giuseppe. Ela, Eldoa o Eldad era un uomo agiato e discendeva da un re della tribù di Davide. Una volta li vidi pernottare in un tugurio, ed un'altra volta li ho veduti prendere alloggio in una capanna di vimini per i viaggiatori. La capanna si trovava a circa dodici ore di cammino dalla dimora di Zaccaria; il verde dei rami coperti di candidi fiori ne rendeva l'aspetto graditissimo. In quella regione si vedono numerosi pergolati di questo tipo o anche massicci edifici che, eretti lungo le strade maestre, servono ai pernottamenti o alle soste dei pellegrini. Qualche famiglia delle vicinanze si prendeva cura della capanna e forniva ai viaggiatori quanto occorreva loro di più essenziale, ricevendone un lieve compenso.
Dopo aver assistito alle celebrazioni della Pasqua, la santa Coppia si diresse verso Juta, prendendo la via più lunga ma confortevole. Passarono vicino ad una piccola città nei pressi di Emanus. Queste strade saranno battute più tardi da Gesù nei suoi pellegrinaggi. Vidi San Giuseppe e Maria seduti in una valle per riposare. Tra i dintorni montuosi, mangiarono e si dissetarono con acqua mista ad un balsamo da loro molto usato. Ripresero il cammino passando tra enormi rupi ed arbusti secchi, dappertutto c'erano spaziose caverne dove si vedevano pietre stranissime di svariati tipi. Le valli erano assai fertili. Il loro percorso attraversava boschi, campi e immensi prati; giunti in vista della casa di Zaccaria vidi un albero adorno di bellissime foglie di un bel colore verde e mazzetti di fiori. Ogni fiore era composto di nove campanelle di color rosso pallido. Compresi il simbolismo mistico di questo fiore bellissimo.
49 - La Visitazione: Giuseppe e Maria arrivano alla casa di Zaccaria e di Elisabetta Le due maternità più eccelse della storia cristiana si incontrano
La casa di Zaccaria era posta sopra una collina isolata, attorniata da gruppi di case sparse nella zona. Un torrente scorreva da un monte non molto lontano. Dopo aver celebrato la Pasqua al tempio, Zaccaria ritornò a casa. Vidi Elisabetta agitata andargli incontro. Era una donna attempata, d'alta statura e di viso gentile, aveva la testa coperta da un velo. La vidi percorrere emozionata la strada verso Gerusalemme. Zaccaria si preoccupò non poco nel vederla così lontana da casa in quelle delicate condizioni. Appena lei lo vide, gli narrò di aver sognato che la cugina, Maria di Nazareth, era in cammino per visitarla. Il pio uomo, servendosi di gesti e segni, cercò di dissuaderla dimostrandole con diverse argomentazioni l'inconcretezza del sogno. Egli era convinto che una donna sposata da poco tempo non avrebbe potuto intraprendere un viaggio così lungo. Malgrado tutte le premure di Zaccaria per convincere la consorte a desistere da quell'attesa, la santa Donna non sapeva rinunciarvi. Aveva visto in sogno che una sua parente sarebbe divenuta madre del promesso Messia. Il pensiero correva alla Santissima Maria e nel suo spirito la vedeva arrivare. Alla destra del vestibolo dell'abitazione di Zaccaria c'era una stanza con delle sedie, là sedutasi, il giorno seguente, Elisabetta stette per molto tempo ad osservare l'orizzonte. Improvvisamente scorse due figure lontane, allora si alzò e corse loro incontro.
Maria, lasciando indietro Giuseppe, affrettò il passo. Le due donne si porsero calorosamente ma con timidezza la mano; ammirai allora un fascio di luce trasmettersi dalla Vergine a Elisabetta. Giuseppe era rimasto indietro, rispettoso. La meravigliosa figura carismatica della Vergine, aureolata di luce soprannaturale, aveva attratto la timida curiosità della gente del vicinato che, pur mantenendosi rispettosamente ad una certa distanza, fu inconsapevolmente testimone del santo incontro. Le vedo, l'una al braccio dell'altra, attraversare il cortile interno ed entrare in casa. Giunte alla porta, Elisabetta diede nuovamente a Maria Santissima il benvenuto, ed entrarono. Giuseppe, frattanto, tirava il somaro conducendolo all'interno del cortile della dimora di Zaccaria, e consegnatolo ad un servo, entrò in una sala della casa dove vide l'anziano sacerdote. Al cospetto del venerabile saggio, Giuseppe s'inchinò umilmente e si mostrò stupito di trovarlo muto. Zaccaria, abbracciandolo con effusione, gli scrisse su una tavoletta il motivo per cui era rimasto muto dall'apparizione dell'Angelo, che Maria già sapeva. Le due donne, oltrepassata la soglia, entrarono in una sala che mi pareva servisse anche da cucina. Qui si abbracciarono per la felicità di essersi trovate. Vidi di nuovo il raggio che, più luminoso di prima, da Maria Santissima penetrò nel cuore di Elisabetta.
Questa, allora, inondata di Spirito Santo e di ardore celeste, alzò le palme al cielo ed esclamò: "Tu sei la benedetta tra le donne, e benedetto è il frutto delle tue viscere. Come posso spiegarmi il turbamento che tutta mi commuove? Perché è venuta a me la madre del mio Signore? Quando mi hai salutata il mio bambino è balzato di gioia vicino al mio cuore! Oh! tu sei la fortunata fra le donne! Tu hai creduto, e ciò che credesti si avverò e si verificherà quello che ti fu promesso dal Signore". Mentre Elisabetta parlava in questo modo, condusse Maria nella stanzetta che aveva già disposto per lei affinché potesse riposarsi dal lungo cammino. La Santa Vergine allora incrociò le mani sul petto e nella sua estasi intonò il canto di lode: "L'anima mia onora il Signore e il mio spirito si vivifica in Lui, mio Salvatore, perché Egli si è degnato di contemplare la nullità della sua ancella; ed ecco che da quest'istante tutte le genti mi chiameranno beata, perché in me il Potente fece grandi cose, Egli che è grande, il cui nome è santo, la cui misericordia si spande di generazione in generazione su tutti quelli che lo temono. Egli fece opere di potenza col suo braccio ed ha distrutto le vane speranze dei superbi; ha deposto dal loro seggio i potenti ed ha esaltato gli umili; ha colmato di doni i poveri e rimandato senza conforto i ricchi. Egli ha accolto Israele, suo servo, memore della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo ed ai suoi figli per l'Eternità" (cfr. Lc 1,47-55). Vidi Elisabetta assorta in estasi che cantava il Magnificat, poi le due sante donne si avvicinarono ad un piccolo tavolo su cui si trovavano dei bicchieri. Oh! come sono stata felice di poterle accompagnare con la mia preghiera!
Suor Emmerick al pomeriggio dello stesso giorno così continuò in uno stato estatico:
"Giuseppe e Zaccaria sono assieme e discorrono della prossima venuta del Messia e del compimento dell'antica profezia. Zaccaria è un bell'uomo anziano, vestito da sacerdote. Egli risponde sempre con segni, oppure scrivendo su una tavoletta. La stanza dove essi si trovano ha una porta sul giardino, il sole splende e tutto richiama all'armonia del cuore. Vedo adesso i due nel giardino, all'ombra di un grande albero; sono seduti al suolo su un tappeto. Dietro l'albero vi è un pozzo da cui si attinge l'acqua aprendo un rubinetto. Ammiro meglio questo giardino: è coperto di erba molto verde, ci sono fiori ed alberi carichi di piccole susine giallognole. Mentre discorrono lentamente, mangiano un po' di frutta che prendono dal sacco portato da Giuseppe. Zaccaria prosegue la conversazione sempre scrivendo sulla tavoletta. Com'è commovente la loro semplicità! I due servi e le due ancelle addette alla casa si affaccendano nei servizi domestici, preparano la tavola sotto un altro albero, dove sopraggiungono Zaccaria e Giuseppe per mangiare qualcosa. Giuseppe rimane otto giorni a casa di Zaccaria. Fino a questo momento egli ignora ancora le condizioni in cui si trova il corpo della Santa Vergine. Maria ed Elisabetta, che si comprendono per i moti interiori dell'animo, tacciono. Alcune volte, specialmente poco prima del pranzo, le sante donne intonano una litania e poi pregano tutti insieme. Vedo apparire in mezzo a loro una croce.
3 luglio
Ieri sera si trattennero fino a mezzanotte sotto l'albero del giardino. Una torcia li rischiarava. Poi Giuseppe e Zaccaria si ritirarono per la preghiera, anche Maria ed Elisabetta, rapite in estasi, cantarono e contemplarono il Magnificat, come ogni sera. Vidi Zaccaria condurre San Giuseppe in un orticello che apparteneva pure alla casa, e siccome era un uomo ordinato e precisissimo, così pure quest'orto mostrava una coltura diligente: era ricco di belle piante e di alberi da frutta. Vidi nell'orto una casetta quasi nascosta tra il fogliame in cui scorsi due figure; penso che rappresentassero Zaccaria ed Elisabetta quand'erano più giovani. Di più non saprei dire, perché la visione di quelle figure fu assai breve e indistinta. Frattanto, Elisabetta e Maria erano rimaste, a casa assai affaccendate. La Vergine prendeva parte a tutte le vicende domestiche e preparava tutto quanto occorreva per l'imminente parto della cugina. Lavoravano insieme a tessere un gran tappeto che doveva servire da letto ad Elisabetta. Le ebree si servivano di tappeti nel cui centro era assicurato un largo mantello di lana, in modo tale che la partoriente vi si potesse avvolgere dentro interamente col nascituro. L'orlo del tappeto era ricamato a fiori e vi erano incisi dei proverbi. Le due donne prepararono pure molte cose da regalare ai poveri in occasione del parto. Zaccaria e Giuseppe, dopo aver pregato sotto le stelle, si ritirarono a dormire nella capanna dell'orto.
Allo spuntar dell'alba tornarono a casa dove si ritrovarono con le rispettive consorti. Stanotte ho visto le sante donne assorte in preghiera. Improvvisamente in questa visione ho compreso molte allusioni contenute nel Magnificat, fra le quali una relativa all'istituzione del Santo Sacramento. Al passo: "Tu hai fortificato il tuo braccio..." mi sono comparsi moltissimi simboli relativi al Santo Sacramento dell'altare contenuti nell'Antico Testamento, fra questi Abramo mentre stava per sacrificare Isacco, e Isaia che predicava la verità ad un re cattivo, il quale lo scherniva. Ho visto numerose cose da Abramo fino ad Isaia e da questi fino ai tempi della Santa Vergine. Ho visto che i giorni del Santo Sacramento e della Chiesa di Gesù Cristo erano veramente prossimi. Il saluto dell'Angelo aveva consacrato la Santa Vergine alla Chiesa, e quand'Ella pronunciò le parole dell'accoglimento: "Ecco l'Ancella del Signore, avvenga di me come tu hai detto" il Verbo di Dio che dimorava nel tempio Celeste andò a germogliare nel suo seno. La Vergine in quel momento si trasformava nel tempio terreno e nell'Arca della Nuova Alleanza di Dio. Il saluto di Elisabetta e la vivificazione di Giovanni nell'utero della madre erano stati i primi omaggi tributati dall'umanità all'Eletta del sacro Santuario.
Prima di addormentarsi Suor Emmerick recitò le litanie dello Spirito Santo, particolarmente il Veni Sancte Spiritus. La sera seguente, come una fanciulla innocente, Suor Emmerick levò in alto le mani segnate dai santi sigilli e continuò la narrazione.
Oggi non ho conversato quasi con alcuno, molte visioni che avevo dimenticato mi sono tornate alla mente come il mistero del Santo Sacramento dell'Antica Alleanza. Ho vissuto un momento di quiete profonda; com'è stato bello! Ho visto di nuovo la Terra Promessa dove abitava Maria. Faceva molto caldo. Vedevo quelle sante persone entrare nel giardino, prima Zaccaria e Giuseppe, poi Elisabetta e Maria. Erano sotto una specie di capanna vicino ad un albero gigantesco, sedevano su piccole sedie, mangiavano e discorrevano, ogni tanto passeggiavano, poi si fermavano per meditare e pregare. Hanno trascorso così la notte intera in quel giardino sotto la volta celeste. Mentre la bellezza della natura illuminata dalla volta stellata li circondava, Maria ha annunciato a Zaccaria che egli presto avrebbe ricevuto la grazia della parola. Il mio Angelo custode mi ha illuminato il cuore con un simbolo, il quale mostrava che solo un'ingenua e viva fede in Dio può operare e realizzare ogni cosa. Più tardi Giuseppe si è preparato per il viaggio di ritorno a Nazareth, che avrebbe fatto da solo; Zaccaria gli sarebbe stato compagno per un tratto di strada.
7 luglio.
Nella casa di Elisabetta ho visto la Vergine dormire nella sua stanza, era distesa su un fianco ed appoggiava la testa sul braccio. Maria era avvolta in un lenzuolo bianco dalla testa fino ai piedi. Sotto il suo cuore ho visto una gloria luminosa a forma di pera circondata da un cerchio di luce chiarissima. Avevo visto anche in Elisabetta manifestarsi una simile aureola che, sebbene fosse più ampia nella forma, presentava però minor pienezza di luce di quella di Maria.
Sabato 8 luglio.
Ieri sera, venerdì, ebbero inizio le solennità del sabato nella casa di Zaccaria. Alcune torce illuminavano il volto di Giuseppe e Zaccaria che, con altre sei persone dei dintorni, pregavano genuflessi intorno ad una cassa sulla quale stavano aperte le pergamene delle preghiere. Le teste degli oranti erano avvolte in panni. Mi sembrò che pregassero come gli Ebrei moderni. Un tramezzo di vimini divideva l'oratorio maschile da quello femminile, dove pregavano Maria, Elisabetta ed altre due donne. Vidi Zaccaria con una veste bianca con maniche non molto larghe, portava una larghissima cintura ornata di lettere e nastri pendenti. Un cappuccio era cucito alla parte posteriore della veste ed era ripiegato all'indietro. Anche Giuseppe indossava una veste sacerdotale assai bella. Consisteva in un mantello pesantissimo tessuto di stoffa bianca e color porpora; non aveva maniche, era agganciato sul petto per mezzo di tre fermagli ornati di gioielli. Dopo aver celebrato il banchetto del sabato, la Santa Vergine ed Elisabetta si ritirarono a pregare. Le vidi una di fronte all'altra, con le braccia congiunte sul petto e il velo nero sul volto. Durante la seconda parte del cantico un fascio di luce celeste scese su Maria. Era appena calata la notte quando Giuseppe, accompagnato da Zaccaria, si preparò ad intraprendere il cammino sotto le stelle. Prima di partire si genuflessero ancora una volta in preghiera. Giuseppe si appoggiava al suo bastone ritorto alla sommità e portava con sé un sacchetto con dei pani ed un piccolo fiasco. Anche Zaccaria si era munito di un lungo bastone. Prima della partenza strinsero le proprie consorti al petto in segno di fraterno amore; non vidi che si baciassero. Le pie donne li accompagnarono per un tratto, poi si separarono per rientrare in casa. Zaccaria e Giuseppe proseguirono da soli il cammino, confortati dalla limpida notte serena.
Martedì 11 luglio.
I due santi uomini passarono la notte in una capanna. Avevano preso la strada più lunga per far visita ad alcuni parenti. Credo che avessero calcolato per quel viaggio tre giorni complessivi di cammino.
13 luglio.
Ieri ho visto Giuseppe solo nella casa di Nazareth. L'ancella di Anna aveva ogni cura di provvederlo del necessario. Anche Zaccaria, dopo essere stato a Gerusalemme, era ritornato alla sua dimora. La Santa Vergine ed Elisabetta, intanto, lavoravano e pregavano. Dopo cena passeggiavano nell'orto, godevano la brezza serale e parlavano di Dio. Di solito le sante donne si coricavano alle ventuno per alzarsi prima dello spuntare dell'alba. Maria rimase presso Elisabetta per tre mesi, fin dopo la nascita di Giovanni; non assistè alla circoncisione del nascituro.
Tutto questo fu quanto Suor Emmerick vide sulla Visitazione della Vergine ad Elisabetta. Ella raccontò le visioni del santo incontro nel mese di luglio, ma in realtà la visita di Maria ebbe luogo in marzo.
Abbiamo pensato di completare questo racconto della Veggente con i seguenti passi dal Vangelo di Luca: "I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei (Elisabetta) la sua misericordia e si rallegravano con lei" (Lc 1,58). "All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria" (Lc 1,59). La circoncisione costituiva il segno dell'alleanza tra Dio e Israele (Gen 17,11) e si praticava l'ottavo giorno (Lv 12,3). Questa poteva farla chiunque, ma comunemente la faceva il padre. "Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome!". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome!". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i vicini furono presi da timore e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano.
Davvero la mano del Signore stava con lui. Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profttò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele". (Lc 1,60-80).
51 - La nascita di Giovanni - Maria ritorna a Nazareth e Giuseppe è consolato dall'Angelo
La Vergine dunque ritornò a Nazareth e Giuseppe fece la metà del cammino per incontrarla. Durante la strada che portava da Juta a Nazareth, San Giuseppe notò per la prima volta che Maria era gravida. Egli fu turbato da molti sospetti, poiché nulla sapeva dell'Annunciazione fatta dall'Angelo alla Santa Vergine. Piena di umiltà, Maria aveva conservato in sé il segreto di Dio. Molto inquieto, Giuseppe combattè dentro se stesso l'angoscia del sospetto che lo pervadeva. La Vergine, che aveva previsto il turbamento di Giuseppe, divenne pensierosa e sempre più severa nel suo contegno; questo aumentò l'inquietudine del pover'uomo. Arrivati a Nazareth, si fermarono per due giorni presso alcuni parenti, che genereranno Parmena, il quale nacque all'epoca di Gesù e fu uno dei sette diaconi nella prima comunità cristiana riunita a Gerusalemme. Mentre alloggiavano presso questa famiglia, l'inquietudine di Giuseppe era giunta a tal punto che pensò di lasciare Maria e fuggirsene segretamente per non condannarla in pubblico. Stava appunto meditando quest'idea quando gli apparve un Angelo che lo consolò.
Dallas (Texas, U.S.A.), 3 dicembre 1986. Esercizi spirituali in forma di Cenacolo, con i Sacerdoti del M.S.M. di Stati Uniti e Canada. La mia medicina per i vostri mali.
Don Stefano Gobbi
«Come sono contenta di questi giorni di un continuo Cenacolo, che fate voi, Sacerdoti del mio Movimento, venuti anche dagli Stati più lontani di questa grande Nazione, per vivere insieme nella fraternità e nella preghiera fatta con Me, vostra Mamma Celeste. Il vostro amore, la vostra docilità, la vostra generosità molta gioia danno al mio Cuore Immacolato ed addolorato. Oggi voglio dare a voi la mia parola materna, che sia di conforto alla vostra sofferenza e di fiducia, in mezzo alle molte difficoltà che incontrate. Siate i miei bimbi più piccoli; siate i miei apostoli coraggiosi; siate i raggi di luce, che partono dal mio Cuore e si diffondono ovunque, per portare la testimonianza della mia presenza materna.
Tre sono le piaghe che, in questa vostra Nazione, feriscono e fanno sanguinare il mio Cuore di Mamma. La prima piaga è causata dall'apostasia, che si diffonde, a motivo degli errori che vengono sempre più insegnati e propagandati, anche in scuole cattoliche, e che portano un immenso numero di miei poveri figli ad allontanarsi dalla vera fede. La responsabilità di questa grave situazione ricade soprattutto su quelli che si sono consacrati a Dio, perché, sedotti dallo spirito della superbia, continuano sulla loro strada, nonostante i miei materni richiami e le direttive indicate dal Magistero della Chiesa.
Voi, miei figli prediletti, siate la mia medicina a questo male, con il predicare sempre più le Verità che Gesù vi ha insegnato, che il Papa ed i Vescovi uniti con Lui ancora oggi propongono a tutti con chiarezza e con coraggio. Opponetevi a chiunque insegni dottrine diverse e soprattutto dovete dire apertamente a tutti i fedeli il grave pericolo, che oggi corrono, di allontanarsi dalla vera fede in Gesù e nel Suo Vangelo. Recitate spesso la professione di fede, composta dal mio primo figlio prediletto Papa Paolo VI, ora giunto quassù, in previsione di questi difficili momenti.
La seconda piaga è causata dalla disunità, entrata nella Chiesa che vive nei vostri Paesi. Quanto fa soffrire il Cuore di Gesù ed il mio Cuore materno il vedere che molti Vescovi, Sacerdoti, Religiosi e fedeli non sono più uniti, anzi si oppongono apertamente al Papa, che Gesù ha posto come fondamento per la sua Chiesa. Questa divisione si fa ogni giorno più estesa e profonda e presto diventerà anche aperta e proclamata. Quanto dolore Io sento nel vedere che spesso i più grandi sostenitori di questa ribellione sono coloro che si sono consacrati a Dio e si sono votati a seguire Gesù sulla strada della umiltà, della povertà, della castità e della ubbidienza.
Voi, miei figli prediletti, siate la mia medicina a questa profonda ferita con l'essere sempre più uniti al Papa, con l'aiutare i vostri Vescovi ad essere uniti a Lui per mezzo della preghiera, dell'amore, del vostro buon esempio e con il condurre tutti i fedeli a questa unità. La terza piaga è causata dalla infedeltà, entrata nella vita di tanti figli della Chiesa, che non seguono più i Comandamenti di Dio e gli insegnamenti dati da Gesù nel suo Vangelo. Così camminano sulla strada cattiva del male e del peccato. Il peccato non viene più riconosciuto come un male. Spesso vengono giustificati anche i più gravi peccati contro natura come l'aborto e l'omosessualità. I peccati non sono più confessati. A quale stato di grave malattia siete ormai giunti!
Voi, miei figli prediletti, siate la mia medicina ad un male tanto grave e così esteso, con l'aiutare i miei figli a camminare sulla strada della purezza e della santità. Tornate ad insegnare a tutti la vera morale cattolica. Date una mano ai miei poveri figli peccatori, per condurli alla osservanza della Legge di Dio. Fate comprendere a loro la necessità della Confessione frequente, che diventa indispensabile a chi si trova in stato di peccato mortale, per fare la Comunione eucaristica. Qui la Chiesa è tutta piagata, a causa delle Comunioni sacrileghe che si fanno. Se voi accogliete questo mio invito materno, allora siete il dono di amore che il mio Cuore Immacolato oggi offre alla Chiesa ed alla umanità che vive in questa vostra grande Nazione. Diventate così la mia medicina per i vostri mali.Siete gli strumenti della mia Pace. Con tutti i membri del mio Movimento, vi benedico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».