Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 19° settimana del tempo ordinario (Santa Chiara)
Vangelo secondo Marco 11
1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:
'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!
11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.
12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.
15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:
'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.
20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.
27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
Numeri 30
1Mosè riferì agli Israeliti quanto il Signore gli aveva ordinato.
2Mosè disse ai capi delle tribù degli Israeliti: "Questo il Signore ha ordinato:3Quando uno avrà fatto un voto al Signore o si sarà obbligato con giuramento ad una astensione, non violi la sua parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca.4Quando una donna avrà fatto un voto al Signore e si sarà obbligata ad una astensione, mentre è ancora in casa del padre, durante la sua giovinezza,5se il padre, avuta conoscenza del voto di lei e dell'astensione alla quale si è obbligata, non dice nulla, tutti i voti di lei saranno validi e saranno valide tutte le astensioni alle quali si sarà obbligata.6Ma se il padre, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, tutti i voti di lei e tutte le astensioni alle quali si sarà obbligata, non saranno validi; il Signore la perdonerà, perché il padre le ha fatto opposizione.7Se si marita quando è legata da voti o da un obbligo di astensione assunto alla leggera con le labbra,8se il marito ne ha conoscenza e quando viene a conoscenza non dice nulla, i voti di lei saranno validi e saranno validi gli obblighi di astensione da lei assunti.9Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, le fa opposizione, egli annullerà il voto che essa ha fatto e l'obbligo di astensione che essa si è assunta alla leggera; il Signore la perdonerà.10Ma il voto di una vedova o di una donna ripudiata, qualunque sia l'obbligo che si è assunto, rimarrà valido.11Se una donna nella casa del marito farà voti o si obbligherà con giuramento ad una astensione12e il marito ne avrà conoscenza, se il marito non dice nulla e non le fa opposizione, tutti i voti di lei saranno validi e saranno validi tutti gli obblighi di astensione da lei assunti.13Ma se il marito, quando ne viene a conoscenza, li annulla, quanto le sarà uscito dalle labbra, voti od obblighi di astensione, non sarà valido; il marito lo ha annullato; il Signore la perdonerà.14Il marito può ratificare e il marito può annullare qualunque voto e qualunque giuramento, per il quale essa sia obbligata a mortificarsi.15Ma se il marito, da un giorno all'altro, non dice nulla in proposito, egli ratifica così tutti i voti di lei e tutti gli obblighi di astensione da lei assunti; li ratifica perché non ha detto nulla a questo proposito quando ne ha avuto conoscenza.16Ma se li annulla qualche tempo dopo averne avuto conoscenza, porterà il peso della colpa della moglie".
17Queste sono le leggi che il Signore prescrisse a Mosè riguardo al marito e alla moglie, al padre e alla figlia, quando questa è ancora fanciulla, in casa del padre.
Sapienza 19
1Sugli empi si riversò sino alla fine
uno sdegno implacabile,
perché Dio prevedeva anche il loro futuro,
2che cioè, dopo aver loro permesso di andarsene
e averli fatti in fretta partire,
cambiato proposito, li avrebbero inseguiti.
3Mentre infatti erano ancora occupati nei lutti
e piangevano sulle tombe dei morti,
presero un'altra decisione insensata,
e inseguirono come fuggitivi
coloro che già avevan pregato di partire.
4Li spingeva a questo punto estremo un meritato destino,
che li gettò nell'oblio delle cose avvenute,
perché colmassero la punizione,
che ancora mancava ai loro tormenti,
5e mentre il tuo popolo intraprendeva un viaggio straordinario,
essi incorressero in una morte singolare.
6Tutta la creazione assumeva da capo,
nel suo genere, nuova forma,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
7Si vide la nube coprire d'ombra l'accampamento,
terra asciutta apparire dove prima c'era acqua,
una strada libera aprirsi nel Mar Rosso
e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti;
8per essa passò tutto il tuo popolo,
i protetti della tua mano,
spettatori di prodigi stupendi.
9Come cavalli alla pastura,
come agnelli esultanti,
cantavano inni a te, Signore, che li avevi liberati.
10Ricordavano ancora i fatti del loro esilio,
come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare,
come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane.
11Più tardi videro anche una nuova produzione di uccelli,
quando, spinti dall'appetito, chiesero cibi delicati;
12poiché, per appagarli, salirono dal mare le quaglie.
13Sui peccatori invece caddero i castighi
non senza segni premonitori di fulmini fragorosi;
essi soffrirono giustamente per la loro malvagità,
avendo nutrito un odio tanto profondo verso lo straniero.
14Altri non accolsero ospiti sconosciuti;
ma costoro ridussero schiavi ospiti benemeriti.
15Non solo: ci sarà per i primi un giudizio,
perché accolsero ostilmente dei forestieri;
16ma quelli, dopo averli festosamente accolti,
poi, quando già partecipavano ai loro diritti
li oppressero con lavori durissimi.
17Furono perciò colpiti da cecità,
come lo furono i primi alla porta del giusto,
quando avvolti fra tenebre fitte
ognuno cercava l'ingresso della propria porta.
18Difatti gli elementi scambiavano ordine fra loro,
come le note di un'arpa variano la specie del ritmo,
pur conservando sempre lo stesso tono.
E proprio questo si può dedurre
dalla attenta considerazione degli avvenimenti:
19animali terrestri divennero acquatici,
quelli che nuotavano passarono sulla terra.
20Il fuoco rafforzò nell'acqua la sua potenza
e l'acqua dimenticò la sua proprietà naturale di spegnere.
21Le fiamme non consumavano le carni
di animali gracili, che vi camminavano dentro,
né scioglievano quella specie di cibo celeste,
simile alla brina e così facile a fondersi.
22In tutti i modi, o Signore, hai magnificato
e reso glorioso il tuo popolo
e non l'hai trascurato
assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo.
Salmi 68
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'
2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.
5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.
12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.
17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.
20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.
23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".
25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.
29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.
33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.
35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.
Isaia 11
1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
2Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
3Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
4ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
5Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
8Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.
10In quel giorno
la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli,
le genti la cercheranno con ansia,
la sua dimora sarà gloriosa.
11In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano
per riscattare il resto del suo popolo
superstite dall'Assiria e dall'Egitto,
da Patròs, dall'Etiopia e dall'Elam,
da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare.
12Egli alzerà un vessillo per le nazioni
e raccoglierà gli espulsi di Israele;
radunerà i dispersi di Giuda
dai quattro angoli della terra.
13Cesserà la gelosia di Èfraim
e gli avversari di Giuda saranno sterminati;
Èfraim non invidierà più Giuda
e Giuda non osteggerà più Èfraim.
14Voleranno verso occidente contro i Filistei,
saccheggeranno insieme le tribù dell'oriente,
stenderanno le mani su Edom e su Moab
e gli Ammoniti saranno loro sudditi.
15Il Signore prosciugherà il golfo del mare d'Egitto
e stenderà la mano contro il fiume
con la potenza del suo soffio,e lo dividerà in sette bracci
così che si possa attraversare con i sandali.
16Si formerà una strada per il resto del suo popolo
che sarà superstite dall'Assiria,
come ce ne fu una per Israele
quando uscì dal paese d'Egitto.
Lettera ai Romani 4
1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne?2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio.3Ora, che cosa dice la Scrittura? 'Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia'.4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito;5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
7'Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;'
8'beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto
il peccato'!
9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che 'la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia'.10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima.11Infatti egli ricevette 'il segno della circoncisione' quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede;14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa.15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione.16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi.17Infatti sta scritto: 'Ti ho costituito padre di molti popoli'; [è nostro padre] davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.
18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne 'padre di molti popoli', come gli era stato detto: 'Così sarà la tua discendenza'.19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara.20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio,21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.22Ecco perché 'gli fu accreditato come giustizia'.
23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia,24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore,25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Capitolo XXIV: Il giudizio divino e la punizione dei peccati
Leggilo nella Biblioteca1. In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può ripagare il male compiuto e renderti puro.
2. Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi, per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena, sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza. Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.
3. Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati, per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile, e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.
4. Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e - ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.
DISCORSO 104 OMELIA SU MARTA E MARIA CHE RAPPRESENTANO LE DUE VITE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaSi paragona l'occupazione di Marta con quella di Maria.
1. Durante la lettura del santo Vangelo abbiamo sentito che il Signore fu ospitato da una pia donna chiamata Marta. Mentre essa era occupata nell'impegno di servirlo, sua sorella Maria se ne stava seduta ai piedi del Signore e ascoltava la sua parola. L'una si affaticava, l'altra si riposava; quella dava da mangiare, questa invece si saziava. Marta tuttavia, poiché era molto affaccendata in quell'occupazione e in quell'incombenza di servire, si rivolse al Signore come a un giudice e si lamentò di sua sorella che non l'aiutava nel lavoro. Il Signore però rispose a Marta prendendo le difese di Maria e così proprio lui, ch'era stato interpellato come giudice, ne divenne l'avvocato. Marta, - rispose - tu sei indaffarata in molte faccende quando invece una sola cosa è necessaria. Maria si è scelta la parte migliore che non le sarà tolta 1. Abbiamo sentito sia il reclamo rivolto al giudice, sia la sua sentenza. Questa sentenza fu la risposta data all'interpellante che aveva reclamato, e la difesa di colei che Cristo aveva presa sotto la sua protezione. Maria infatti era assorta nella dolcezza della parola del Signore. Marta era intenta a ben nutrire il Signore, Maria invece era attenta ad essere ben nutrita dal Signore. Da Marta veniva preparato il pranzo per il Signore mentre Maria già godeva alla mensa del Signore. Maria dunque ascoltava con grande gioia le parole dolcissime e se ne nutriva col cuore tutto assorto; allorché sua sorella si lamentò col Signore, come potremmo pensare che fosse presa dalla paura che il Signore le dicesse: "Alzati e aiuta tua sorella"? Maria infatti era tutta presa dal godimento, poiché quello dello spirito è certamente superiore a quello del ventre. Maria venne scagionata e rimase seduta più sicura. In che modo fu scagionata? Riflettiamo, esaminiamo, indaghiamo, per quanto ci è possibile, affinché ci nutriamo anche noi.
Il servizio di Marta non fu biasimato dal Signore.
2. E allora? Crediamo forse che fu biasimato il servizio di Marta, tutta occupata nelle incombenze richieste dall'ospitalità dato che aveva accolto come ospite il Signore? Come poteva essere biasimata lei che s'era rallegrata nell'accogliere un ospite così elevato? Se un simile biasimo è giusto, lascino pure tutti il servizio prestato ai bisognosi; ognuno si scelga pure la parte migliore, che non gli sarà tolta, si applichi pure solo a meditare la parola di Dio, brami pure la dolcezza del sapere, si occupi pure unicamente della scienza della salvezza, non si preoccupi di chi è forestiero nel proprio paese, di chi ha bisogno del pane, del vestito, d'essere visitato, riscattato, seppellito. Siano eliminate le opere di misericordia perché si possa attendere solo alla scienza della salvezza. Se questa è la parte migliore, perché non cerchiamo di prendercela tutti, dal momento che in questa faccenda abbiamo come avvocato il Signore? A proposito di ciò noi non temiamo di offendere la sua giustizia dal momento che abbiamo per nostra difesa la sua sentenza.
Migliore è la parte scelta da Maria.
3. Tuttavia le cose non stanno così, ma come ha affermato il Signore. La cosa non sta come l'intendi tu, ma come la dovresti comprendere. Ecco: considera attentamente: Tu sei occupata in molte faccende, mentre una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore 2. La parte scelta da te non è cattiva, ma è migliore questa [scelta da Maria]. Perché è migliore? Perché tu sei occupata in molte faccende, mentre essa lo è in una sola. Alla molteplicità è superiore l'unità, poiché non è l'unità che deriva dalla molteplicità, ma la molteplicità dall'unità. Molte sono le cose create, ma uno solo è il loro Creatore. Il cielo, la terra, il mare e tutte le cose contenute in essi quanto sono numerose! Chi potrebbe contarle? Chi potrebbe immaginarne la moltitudine? Chi le ha fatte? Le ha fatte tutte Dio; ed ecco: tutte le cose sono molto buone 3. Se sono molto buone le cose ch'egli ha fatto, quanto migliore sarà lui che le ha fatte? Esaminiamo quindi le nostre occupazioni relative a molte faccende. È necessario il servizio per coloro che intendono ristorare il corpo. E perché? Perché si ha fame e sete. È necessario fare opere di misericordia per i miseri. Si spezza il pane all'affamato perché si è incontrato uno che ha fame; se puoi, elimina la fame: per chi spezzerai il pane? Se si elimina il soggiorno in un paese straniero, a chi si offre ospitalità? Se si sopprime la nudità, per chi si procura un vestito? Se non ci fosse la malattia, chi si andrebbe a visitare? Supponiamo che non ci sia la prigionia, chi potrebbe essere riscattato? Se non ci fossero litigi, chi potremmo mettere d'accordo? Qualora non ci fosse la morte, chi potremmo seppellire? Nella vita futura questi mali non ci saranno e per conseguenza neppure queste occupazioni. Faceva dunque bene Marta ad occuparsi della - non so come chiamarla - necessità o volontà oppure volontà della necessità, che aveva il corpo del Signore. Marta rendeva un servizio a una carne mortale. Ma chi era nella carne mortale? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 4: ecco chi era colui che Maria ascoltava. Il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi 5: ecco chi era colui che Marta serviva. Maria dunque ha scelto la parte migliore che non le verrà tolta. Ha scelto infatti ciò che durerà in eterno ecco perché non le verrà tolto. Ha voluto occuparsi d'una sola cosa, già possedeva il suo bene: Per me il mio bene è star unita a Dio 6. Stava seduta ai piedi del nostro capo; quanto più in basso sedeva, tanto più riceveva. Poiché l'acqua affluisce verso la bassura delle convalli, ma scorre via dalle alture dei colli. Il Signore non biasimò dunque l'azione, ma distinse le due occupazioni. Sei occupata - dice - in troppe cose, mentre una sola è necessaria. È questa la cosa che Maria si è già scelta. Passa la fatica della molteplicità, ma rimane la carità dell'unità. Ciò che dunque ha scelto Maria non le sarà tolto. A te, al contrario, ciò che hai scelto - questa è la conclusione che naturalmente ne consegue ed è certo sottintesa - ciò che hai scelto ti sarà tolto ma per il tuo bene, perché ti sia dato ciò ch'è meglio. A te infatti verrà tolta la tribolazione per darti il riposo. Tu sei ancora in viaggio sul mare, essa è già nel porto.
Le due vite raffigurate in Marta e Maria.
4. Voi dunque, carissimi, vedete e, a mio giudizio, già capite il simbolismo di queste due donne ch'erano state ambedue grate al Signore, ambedue amabili, ambedue discepole; voi dunque vedete e capite, quali che siate voi che lo comprendete, un mistero importante, che dovete ascoltare e sapere anche voi che non lo capite; che cioè in queste due donne sono simboleggiate due vite: la presente e la futura; l'una vissuta nella fatica e l'altra nel riposo; l'una travagliata, l'altra beata; l'una temporanea, l'altra eterna. Sono due vite che ho descritto brevemente come ho potuto; tocca a voi considerarle più a lungo. Che cosa abbia la vita presente - non parlo di quella cattiva, iniqua, scellerata, lussuriosa, empia, ma di quella piena d'affanni e di travagli, oppressa da paure, angustiata da tentazioni, parlo di questa stessa vita innocente quale conveniva avesse Marta - considerate dunque, nella misura che ne siete capaci, questa vita e, come ho detto, abbiatela presente al vostro spirito più a lungo di quanto ne parliamo adesso. In quella casa, tuttavia, non si trovava la vita peccaminosa, non si trovava né con Marta né con Maria e, se di tal genere vi era stata un tempo, era sparita appena v'era entrato il Signore. In quella casa, che aveva accolto il Signore, rimasero dunque due vite rappresentate da due donne, ambedue innocenti, ambedue lodevoli: l'una vissuta nella fatica, l'altra nel riposo; nessuna delle due peccaminosa, nessuna delle due oziosa. Ambedue erano innocenti, ambedue - ripeto - lodevoli, ma una vissuta nei travagli, come ho detto, e l'altra nel riposo, ma nessuna delle due peccaminosa, tale da dover essere evitata da quella laboriosa; nessuna delle due oziosa, tale da dover essere evitata da quella riposata. V'erano dunque in quella casa queste due vite e c'era la sorgente della vita in persona. In Marta era la prefigurazione delle realtà presenti, in Maria quella delle future. Noi siamo adesso nell'attività svolta da Marta, mentre speriamo quella in cui era occupata Maria. Facciamo bene la prima per avere pienamente la seconda. Orbene, che cosa abbiamo noi di quella occupazione, in qual misura l'abbiamo finché viviamo quaggiù? Quant'è ciò che abbiamo di quell'attività? Che cos'è ciò che abbiamo di essa? In effetti anche adesso si compie in qualche misura quell'attività. Lontani dalle faccende, lasciate da parte le preoccupazioni familiari, voi vi siete riuniti qui, voi state in piedi ed ascoltate; in quanto fate ciò, siete simili a Maria; inoltre voi fate più facilmente ciò che faceva Maria che non io quel che faceva Cristo. Se tuttavia io vi dico qualche massima di Cristo, essa nutre il vostro spirito perché è di Cristo. È il pane comune di cui vivo anch'io, se pure ne vivo. Ora poi ci sentiamo rivivere, se voi rimanete uniti al Signore 7, non uniti a noi, ma al Signore. Poiché non conta nulla chi pianta né chi innaffia, ma Dio che fa crescere 8.
In che modo Maria prefigura la vita futura.
5. Quanto è tuttavia ciò che mediante il vostro orecchio potete percepire e la vostra intelligenza comprendere di quella vita di cui era un simbolo Maria? Quanto è ciò? Passi la notte di questa vita, poiché al mattino starò alla tua presenza e ti contemplerò 9. Al mio orecchio darai gioia e letizia ed esulteranno le ossa umiliate 10. Le ossa umiliate sono, per così dire, le membra d'un individuo che sta fermo. Così faceva Maria: si umiliava e veniva riempita. Stava seduta. Che significa allora ciò che ho detto prima: Al mattino starò alla tua presenza e ti contemplerò? In qual modo sta seduta simile a uno che sta in piedi, se il mattino è simbolo della vita futura? Quando sarà passata la notte della vita attuale: Starò alla tua presenza - è detto - e ti vedrò; starò davanti a te e ti contemplerò. Non è detto: "Starò seduto". In qual modo Maria è figura d'un mistero così grande stando seduta, se sta scritto: starò in piedi alla tua presenza e ti contemplerò? Non dovete farvi turbare da queste espressioni che denotano la povertà della nostra natura carnale: non si possono esigere tutt'e due le attitudini dal corpo, che cioè nel medesimo tempo stia in piedi e seduto. Se sta seduto, non sta in piedi; se sta in piedi, non sta seduto; il corpo non è in grado di fare simultaneamente queste due azioni. Se però riuscirò a provare che ha questa possibilità l'anima, ci sarà forse motivo di dubitarne? Se infatti ha la possibilità di far qualcosa di simile ora, molto più facilmente potrà farlo una volta che cesserà ogni difficoltà. Ecco un esempio perché possiate capire. Lo stesso Paolo dice: Adesso noi ci sentiamo rivivere se state saldi nel Signore 11. Un sì grande Apostolo, anzi Cristo per bocca dell'Apostolo, ci comanda di stare fermi. Come mai però lo stesso Apostolo, anzi lo stesso Cristo per bocca dell'Apostolo, ci dice pure: Tuttavia, dal punto ove siamo giunti, continuiamo ad andare avanti 12? Da una parte occorre stare in piedi, dall'altra camminare; non basta camminare: correte in modo di conquistare [il premio] 13. Voi quindi, carissimi, dovete riflettere e comprendere: ci ordina di camminare e insieme di stare fermi; non ci ordina però di non camminare quando stiamo fermi o tralasciare di star fermi quando camminiamo, ma di compiere nello stesso tempo le due azioni, di star fermi e di correre. Che vuol dire che dobbiamo non solo star fermi ma anche correre? Vuol dire che dobbiamo rimanere saldi, ma anche progredire. Fammi conoscere, o Signore, le tue vie 14. Naturalmente che cosa ci viene comandato di fare nelle vie del Signore fatteci conoscere, se non di camminare? Guidami, Signore, sulla tua via 15 che cosa desideriamo se non di camminare? Ma d'altra parte desideriamo di fissarci- diciamo così - in un sol luogo: Non far vacillare i miei piedi 16. In un altro passo, inoltre, mentre si rallegra e ringrazia, dice: E non ha lasciato vacillare i miei piedi 17. Se gli fosse stato chiesto: "In che modo hai desiderato che ti fossero fatte conoscere le vie del Signore, in che modo hai bramato d'essere guidato da lui nella sua via e desideri che i tuoi piedi non vacillino e lo ringrazi che i tuoi piedi non sono stati lasciati vacillare? In che modo hai vacillato, dal momento che non hai mosso i piedi?". Egli ti avrebbe risposto: "Ho camminato poiché ho agito, e sono stato fermo poiché non mi sono allontanato". Non dovete quindi stupirvi, fratelli; ecco, ciò che non può fare il corpo, lo può fare l'anima. Per quanto riguarda il corpo, quando si cammina non si sta fermi; quando si sta fermi non si cammina; per quanto invece riguarda l'anima, la fede, la tensione dello spirito, si deve star fermi e camminare, si deve rimaner saldi e progredire, poiché ora noi viviamo, se voi rimanete saldi nel Signore, e dovete correre in modo da conquistare [il premio]. In tal modo, miei carissimi, starete seduti e starete in piedi. Staremo seduti poiché con la nostra umiltà vedremo il Creatore: staremo in piedi poiché rimarremo con lui in eterno.
Quando il Signore si metterà a servirci.
6. Ma aggiungo una cosa anche più importante: noi siamo destinati anche a stare a tavola, cosa questa che non è né lo star seduti né lo stare in piedi. Noi staremo sdraiati a tavola. Non oserei dirlo, se non lo avesse promesso il Signore: Li farà accomodare a tavola. Promettendo un gran premio ai suoi servi dice: Li farà accomodare a tavola e passando si metterà a servirli 18. Questa è la vita che ci viene promessa: il Signore ci farà accomodare a tavola e si metterà a servirci. Ciò fu detto dal Signore anche dopo aver ammirato e lodato la fede del centurione: Io vi assicuro che molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si accomoderanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 19. O grande promessa, o felice suo adempimento! Operiamo in modo da meritarlo; facciamo sì che siamo aiutati a essere capaci di arrivare là dove il Signore ci servirà mentre saremo adagiati a tavola. Che cosa sarà allora l'essere adagiati a tavola se non riposare? E che cosa sarà il servire se non nutrire? Qual è quel cibo? Qual è quella bevanda? Naturalmente sarà la stessa verità. Quel cibo rifocilla e non si esaurisce; nutre e nutrendo dona l'integrità; non si consuma per colui che adesso nutre, ma, rimanendo intero, gli dà tutta la sua forza. Non credi forse che Dio può nutrire così, dal momento che adesso il tuo occhio si pasce così della luce di quaggiù? Il tuo occhio si pasce della luce. Sia che la vedano molti, sia che la vedano pochi, essa brilla sempre nella stessa misura; gli occhi se ne pascono senza che essa venga meno. Se ne pasce uno ma essa non diminuisce; uno ne gode ma non la distrugge. Ha questo potere la luce per l'occhio, e non lo ha Dio per l'uomo trasformato? Questo potere lo ha sicuramente: perché non lo capite ancora? Perché siete occupati in molte faccende. Voi siete presi, anzi tutti noi siamo presi dalle occupazioni di Marta. In realtà chi mai è esente da questo servizio di prendersi cura degli altri? Chi mai può riprendere fiato da queste incombenze? Cerchiamo di compierle in modo irreprensibile e con carità. Arriverà infatti anche il giorno in cui ci metteremo a tavola e passerà il Signore a servirci. Non ci servirebbe allora se non fosse passato di qui al Padre; poiché si trovava quaggiù quando ce lo prometteva. E perché non pensassimo che ci avrebbe dato qualcosa di simile alla natura di servo nella quale noi lo vedevamo, passando - dice la Scrittura - li servirà 20. Anche l'Evangelista parlando di questo passaggio dice: Essendo poi giunta l'ora che Gesù passasse da questo mondo al Padre 21. È tanto tempo che sono con voi e non mi hai conosciuto? 22. Se avesse compreso che cosa aveva udito, avrebbe risposto: "Non ti ho conosciuto perché ancora non sei passato ". Per la stessa ragione anche a Maria dopo la risurrezione viene detto: Non toccarmi, poiché non sono ancora asceso al Padre 23.
Si giungerà al riposo solo attraverso la fatica.
7. Vi scongiuro, dunque, carissimi, vi esorto, vi ammonisco, vi ordino, vi prego: cerchiamo di desiderare insieme quella vita, di correre verso di essa arrivandoci insieme, affinché ci fermiamo in essa perseverando. Verrà l'ora e sarà un'ora senza fine, quando il Signore ci farà accomodare a tavola e ci servirà. Che cosa ci darà, se non se stesso? Perché cercate che cosa mangerete? Avete il Signore in persona. Quale sarà l'alimento di cui nutrirci? Che cosa, se non: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 24? Che cosa sarà lo stare a tavola se non riposare? Che cosa sarà il nutrirsi se non godere in modo ineffabile della contemplazione di lui? La delizia è nella tua destra 25. Una sola cosa ho io chiesto al Signore, questa io cercherò; non molte cose, nelle quali sono occupato, ma una sola cosa ho chiesto al Signore, questa cercherò: di abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della mia vita per contemplare le delizie del signore 26. Non è questa la felicità di coloro che si affaticano. Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete; che cosa? che io sono il signore 27. O grande visione, felice contemplazione! Ma che vuol dire: "Mettetevi a tavola e mangiate", se non: "Liberatevi da ogni preoccupazione e vedete"? Non dobbiamo dunque avere il gusto dei cibi materiali, né immaginare vivande, per così dire, lascive. Queste scompariranno; si devono tollerare, non amare. Se vuoi adempiere il compito di Marta occupandoti di esse devi usare la moderazione e la misericordia: la moderazione nell'astenerti da eccessi, la misericordia nel largire. Passerà la fatica e arriverà il riposo; ma si arriverà al riposo unicamente attraverso la fatica. Passerà la nave e arriverà nella patria; ma alla patria non si arriverà se non per mezzo della nave. Noi infatti siamo in navigazione se consideriamo le onde e le tempeste di questo mondo. Io sono sicuro che non andremo a fondo poiché siamo trasportati dal legno della croce.
[Termina l'omelia su Marta e Maria che rappresentano le due vite].
1 - Lc 10, 41.43.
2 - Lc 10, 41.43.
3 - Cf. Gn 1, 31.
4 - Gv 1, 1.
5 - Gv 1, 14.
6 - Sal 72, 28.
7 - 1 Ts 3, 8.
8 - 1 Cor 3, 7.
9 - Sal 5, 5.
10 - Sal 50, 10.
11 - 1 Ts 3, 8.
12 - Fil 3, 16.
13 - 1 Cor 9, 24.
14 - Sal 24, 4.
15 - Sal 85, 11.
16 - Sal 120, 3.
17 - Sal 65, 9.
18 - Lc 12, 37.
19 - Mt 8, 11.
20 - Lc 12, 37.
21 - Gv 13, l.
22 - Gv 14, 9.
23 - Gv 20, 17.
24 - Gv 1, 1.
25 - Sal 15, 10.
26 - Sal 26, 4.
27 - Sal 45, 11.
3 - Continua la narrazione di ciò che l'Altissimo concesse a Maria.
La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda
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27. La destra di Dio onnipotente, che a Maria santissima rese libero l'accesso alla divinità, andava arricchendo ed ornando, con la partecipazione dei suoi infiniti attributi, quel purissimo spirito e corpo verginale, che aveva eletto per tabernacolo, tempio e città santa della sua abitazione. Difatti la celeste Signora, inabissata in quell'oceano della Divinità, si allontanava ogni giorno di più dal suo essere terreno, e si trasformava in un altro celeste, scoprendo sempre nuovi misteri che il Signore le manifestava. Ora, è vero che il desiderio della creatura si soddisfa con ciò che riceve, ma, poiché il Signore è infinito e dona a suo piacimento, resta sempre qualcosa da desiderare e conoscere. Nessuna semplice creatura poté, né potrà mai, arrivare al punto a cui giunse Maria santissima nella conoscenza di Dio e delle creature. Ella penetrò misteri è osì profondi e arcani che né gli uomini né le gerarchie degli angeli eguaglieranno mai questa Principessa del cielo, almeno in ciò che ricevette per divenire Madre del Creatore.
28. Nel terzo dei nove giorni che sto narrando, dopo aver premesso le predisposizioni che dissi nel primo capitolo, la Divinità le si manifestò con una visione astrattiva, come negli altri due giorni. Troppo lenta e sproporzionata è la nostra capacità per intendere in che modo si moltiplicavano questi doni e queste grazie, che l'Altissimo accumulava in Maria santissima e io non trovo parole nuove per spiegare gran parte di quello che mi venne manifestato. Dirò solo che la sapienza e il potere divino stavano lavorando colei che avrebbe dovuto essere Madre del Verbo, perché, per quanto possibile a una semplice creatura, potesse giungere ad avere la somiglianza e la conformazione adeguata alle Persone divine. E così chi meglio intenderà la distanza tra questi due estremi, cioè il Creatore infinito e la creatura umana finita, potrà meglio comprendere la difficoltà e la grandezza dei mezzi necessari per unire e armonizzare fra loro questi due estremi.
29. La celeste Signora copiava, dagli originali della Divinità, nuovi ritratti dei suoi attributi e delle sue virtù infinite. La sua bellezza si perfezionava interamente con i ritocchi, le tinte e i riflessi che le dava il pennello della divina Sapienza. In questo terzo giorno le vennero manifestate le opere della creazione del mondo, così come avvennero appunto il terzo giorno. Conobbe quando e come le acque, che stavano sotto il cielo, si raccolsero, al comando divino, in un solo luogo, scoprendo la superficie arida, che il Signore chiamò terra, mentre chiamò mare l'insieme delle acque. Conobbe come la terra fece germogliare l'erba fresca con il suo seme, e così pure ogni genere di piante e di alberi fruttiferi con i loro semi, ciascuno secondo la propria specie. Conobbe e scrutò la grandezza del mare, la sua profondità e come sono ripartite le sue acque; la corrispondenza dei fiumi e delle fonti, che da esso hanno origine e in esso sfociano; le specie delle piante, erbe, radici e sementi, degli alberi, dei fiori e frutti, e che tutte e ciascuna di esse giovano a qualche effetto e servono all'uomo. Tutto questo intese e penetrò la nostra Regina con maggior chiarezza e ampiezza dello stesso Adamo e di Salomone. Tutti i medici del mondo al confronto furono ignoranti, malgrado tutti i loro studi ed esperimenti, perché Maria santissima imparò tutto ciò che ad altri risulta nuovo, come si legge nel libro della Sapienza al capitolo settimo. Come poi lo imparò senza finzione, così lo comunicò senza invidia, e in lei si verificò, con eminenza incomparabile, tutto ciò che in esso dice Salomone.
30. Allo scopo di esercitare la carità verso i poveri e i bisognosi, la nostra Regina usò di questa scienza in alcune occasioni, ma sempre l'ebbe a disposizione, poiché per lei era semplicissimo farne uso, come per un musicista è facile maneggiare uno strumento della sua arte, in cui sia molto versato. Non sarebbe avvenuto diversamente in tutte le altre scienze, quando avesse voluto o fosse stato necessario esercitarle a servizio dell'Altissimo, poiché avrebbe potuto usare di tutte come maestra, in cui erano raccolte meglio che in qualunque altro mortale valente in qualche arte e scienza. Aveva anche dominio sopra le virtù, le qualità e le funzioni delle pietre, delle erbe e piante. Quello che Cristo nostro Signore promise agli Apostoli ed ai primi fedeli, che cioè non sarebbero stati danneggiati dai veleni se mai ne avessero bevuto, fu un privilegio che ebbe anche la nostra Regina, ma con tale potere, che né il veleno né altra cosa alcuna avrebbe potuto disturbarla o farle danno senza che ella volesse.
31. La prudentissima Principessa e signora tenne sempre nascosti questi privilegi e favori, e non usava di essi per se stessa, come già si è detto, per non sottrarsi al patire che il suo Figlio santissimo scelse per sé. Anche prima di concepiilo e di essere madre, era guidata in questo dalla luce divina e dalla conoscenza che aveva della passibilità futura del Verbo che doveva farsi uomo. Ma, dopo esserne divenuta madre, vedendo e sperimentando questa verità nel suo figlio e Signore, acconsentiva ancor più o, per meglio dire, comandava alle creature che l'affliggessero con la loro forza e azione, come facevano con il loro Creatore. Tuttavia l'Altissimo, non volendo che la sua sposa unica ed eletta fosse sempre molestata dalle creature, molte volte le tratteneva, affinché avesse dei tempi in cui, libera da questi patimenti, godesse le delizie del sommo Re.
32. Il terzo giorno, Maria santissima ricevette un altro singolare privilegio a favore dei mortali nella visione della Divinità, perché in essa Dio le manifestò, in modo speciale, l'inclinazione dell'amore divino a salvare gli uomini e a sollevaili da tutte le loro miserie. Facendole conoscere questa infinita misericordia e ciò che egli in virtù di essa doveva operare, l'Altissimo comunicò a Maria purissima una partecipazione più sublime dei suoi attributi, perché, come Madre ed avvocata dei peccatori, intercedesse per loro. Questo effetto divino, per cui Maria santissima partecipò dell'amore di Dio verso gli uomini e dell'inclinazione di lui a salvarli, fu così potente che, da allora in poi, se il Signore non l'avesse assistita per fortificarla, non avrebbe potuto reggere all'impetuoso desiderio di aiutare e salvare tutti i peccatori. Per tale amore e carità, se fosse stato necessario o conveniente, infinite volte si sarebbe data in potere alle fiamme, alla spada, ai più acuti tormenti e alla morte. Non soltanto, poi, non si sarebbe rifiutata di soffrire tutti i martiri, le angosce, le tribolazioni, i dolori e le infermità, ma le sarebbe stato anche di grande conforto sopportare tutto ciò per la salvezza dei mortali. Quanto infatti fino ad oggi tutti gli uomini hanno patito dal principio del mondo e patiranno sino alla fine, per l'amore di questa misericordiosissima Madre sarebbe ancora poco. Vedano dunque i mortali e i peccatori quanto devono a Maria santissima.
33. Da quel giorno possiamo dire che la nostra Signora divenne madre di pietà e di misericordia, e di misericordia grande per due ragioni: la prima, perché da allora, con speciale affetto e desiderio, anelò a comunicare, senza invidia, i tesori della grazia che aveva conosciuto e ricevuto, e questo beneficio le procurò una così ammirabile dolcezza e un cuore così benigno, che l'avrebbe voluto dare a tutti, e tutti avrebbe voluto depositare in quel cuore, perché fossero partecipi dell'amore divino che ardeva in esso. Inoltre, ed è la seconda ragione, perché quest'amore, che Maria purissima concepì per la salvezza degli uomini, fu una delle maggiori inclinazioni che la disposero a concepire il Verbo eterno nel suo grembo verginale. Era perciò conveniente che tutta misericordia, benignità, pietà e clemenza fosse colei che doveva generare e partorire quel Verbo incarnato che, per sua misericordia, clemenza e amore, volle umiliarsi fino alla nostra natura e nascere da essa, passibile per gli uomini. Si è soliti dire che il figlio prende dalla madre, perché porta le sue qualità, come l'acqua porta quelle dei minerali tra cui scorre. In questo caso tuttavia, benché questo Figlio fosse nato con i vantaggi della divinità, portò anche le qualità di una tale Madre nel grado possibile, per cui ella non sarebbe stata predisposta a concorrere con lo Spirito Santo a questa concezione, nella quale solamente mancò l'uomo, se non fosse stata simile al Figlio nelle qualità dell'umanità.
34. Dopo questa visione, Maria santissima occupò tutto il resto del giorno nella recita delle preghiere e delle devozioni che il Signore le aveva ordinato. Così il suo fervore cresceva sempre più, ma anche il cuore del suo sposo divino era sempre più ferito d'amore per lei, cosicché si può dire che egli attendesse con nostalgia il giorno e l'ora in cui avrebbe potuto riposare tra le braccia e sul cuore della sua diletta Madre.
Insegnamento che mi diede la Regina santissima
35. Figlia mia carissima, grandi furono i favori che mi elargì il braccio dell'Altissimo nelle visioni della sua divinità comunicatemi in quei giorni, prima di concepirlo nel mio grembo. Tuttavia, sebbene egli non si manifestasse a me immediatamente e chiaramente senza velo, mi si rivelava in modo altissimo, e con effetti riservati alla sua sapienza. Or quando, rinfrescando la memoria di ciò che avevo visto mediante l'immagine che mi era rimasta, mi sollevavo in spirito e consideravo chi fosse Dio per gli uomini e chi fossero essi per la sua maestà, mi s'infiammava il cuore e si spezzava di dolore, perché, da una parte, conoscevo l'immensa grandezza dell'amore di Dio verso i mortali e, dall'altra, la loro ingratissima dimenticanza verso una così incomprensibile bontà. Questa considerazione mi avrebbe molte volte procurato la morte, se Dio non mi avesse confortata e sostenuta. Questo sacrificio della sua serva fu molto gradito a sua Maestà, ed egli l'accettò a preferenza di tutti gli olocausti dell'antica legge, perché guardò la mia umiltà e ne fu molto compiaciuto. Quando mi esercitavo in questi atti, concedeva sempre grandi misericordie a me e al mio popolo.
36. Carissima, ti rivelo questi misteri, perché tu ti sollevi ad imitarmi, fin dove potranno giungere le tue scarse forze sorrette dalla grazia, contemplando come modello ed originale le opere che hai conosciuto. Pensa seriamente e medita spesso, con la luce che ricevi e con la ragione, quanto è grande per i mortali il dovere di corrispondere a così immensa pietà e all'inclinazione che Dio ha a soccorrerli. Nelle tue riflessioni, a ciò contrapporrai il pesante e duro cuore dei figli di Adamo. Perciò, voglio che il tuo cuore si stemperi tutto in affetti di gratitudine verso il Signore e di compassione per questi uomini sventurati. Figlia mia, ti assicuro che, nel giorno del giudizio universale, il maggiore sdegno del giusto giudice sarà per aver dimenticato gli ingratissimi uomini questa verità. La sua ira sarà così violenta, e la loro confusione per il rimprovero ricevuto così grande, che da so-li si precipiterebbero nell'abisso delle pene, qualora non vi fossero ministri della giustizia divina incaricati di eseguire tale condanna.
37. Per non incorrere in una colpa così brutta e per evitare quell'orrendo castigo, richiama alla memoria i benefici che hai ricevuto da quell'amore e da quella clemenza infiniti, e rifletti che in ciò sei stata privilegiata. Sappi però che così tanti favori e doni singolari non ti sono stati dati per te sola, ma anche per i tuoi fratelli, poiché a tutti si estende la divina misericordia. Perciò la riconoscenza che devi al Signore deve essere prima per te, e poi anche per loro. Se tu sei povera, presenta la vita e i meriti del mio Figlio santissimo, e insieme con essi tutto quello che io patu con la forza dell'amore, per essere grata a Dio e per supplire in qualche modo all'ingratitudine dei mortali. In ciò ti eserciterai molte volte, ricordandoti di quello che io sentivo, facendo gli stessi atti ed esercizi.
4 novembre 1942
Madre Pierina Micheli
Desidero la sera per stare sola con Gesù, e poi aridità, desolazione, sonno, stanchezza... devo lottare per essere fedele all'orario... che importa... so per fede che Gesù è là, nel Santo Tabernacolo... che io non lo senta, ma che Lui mi senta... che io soffra, ma Gesù goda... che io sia all'oscuro, ma le anime nella luce...
Dimenticai notare quanto mi passò la sera dei 31 ottobre. Il Padre telefonò che sarebbe venuto. Io per non disturbarlo, mi mostrai tranquilla e le pregai a non venire. Appena terminata la telefonata il nemico si avventa e: ci sei ora, mi dice. Ricorsi a S. Silvestro e: io rinunciai al Padre per non strapazzarlo, ora tu pensa a me. Entrai in Cappella ed Egli mi attendeva. Recitò con me Mattutino e Lodi, mentre ci accompagnava un'armonia celeste. Quanta bontà mio Dio!
Io, miserabile peccatrice!... che Ti sia fedele o Gesù, anche nella lotta, nell'angoscia, nella tentazione... sempre...