Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 19° settimana del tempo ordinario (Santa Chiara)
Vangelo secondo Matteo 16
1I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo.2Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia;3e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?4Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.
5Nel passare però all'altra riva, i discepoli avevano dimenticato di prendere il pane.6Gesù disse loro: "Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei".7Ma essi parlavano tra loro e dicevano: "Non abbiamo preso il pane!".8Accortosene, Gesù chiese: "Perché, uomini di poca fede, andate dicendo che non avete il pane?9Non capite ancora e non ricordate i cinque pani per i cinquemila e quante ceste avete portato via?10E neppure i sette pani per i quattromila e quante sporte avete raccolto?11Come mai non capite ancora che non alludevo al pane quando vi ho detto: Guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei?".12Allora essi compresero che egli non aveva detto che si guardassero dal lievito del pane, ma dalla dottrina dei farisei e dei sadducei.
13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?".14Risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti".15Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".17E Gesù: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
21Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno.22Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai".23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".
24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.25Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.26Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?27Poiché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.28In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno".
Genesi 29
1Poi Giacobbe si mise in cammino e andò nel paese degli orientali.2Vide nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame, accovacciati vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano i greggi, ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande.3Quando tutti i greggi si erano radunati là, i pastori rotolavano la pietra dalla bocca del pozzo e abbeveravano il bestiame; poi rimettevano la pietra al posto sulla bocca del pozzo.4Giacobbe disse loro: "Fratelli miei, di dove siete?". Risposero: "Siamo di Carran".5Disse loro: "Conoscete Làbano, figlio di Nacor?". Risposero: "Lo conosciamo".6Disse loro: "Sta bene?". Risposero: "Sì; ecco la figlia Rachele che viene con il gregge".7Riprese: "Eccoci ancora in pieno giorno: non è tempo di radunare il bestiame. Date da bere al bestiame e andate a pascolare!".8Risposero: "Non possiamo, finché non siano radunati tutti i greggi e si rotoli la pietra dalla bocca del pozzo; allora faremo bere il gregge".
9Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele con il bestiame del padre, perché era una pastorella.10Quando Giacobbe vide Rachele, figlia di Làbano, fratello di sua madre, insieme con il bestiame di Làbano, fratello di sua madre, Giacobbe, fattosi avanti, rotolò la pietra dalla bocca del pozzo e fece bere le pecore di Làbano, fratello di sua madre.11Poi Giacobbe baciò Rachele e pianse ad alta voce.12Giacobbe rivelò a Rachele che egli era parente del padre di lei, perché figlio di Rebecca. Allora essa corse a riferirlo al padre.13Quando Làbano seppe che era Giacobbe, il figlio di sua sorella, gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e lo condusse nella sua casa. Ed egli raccontò a Làbano tutte le sue vicende.14Allora Làbano gli disse: "Davvero tu sei mio osso e mia carne!". Così dimorò presso di lui per un mese.
15Poi Làbano disse a Giacobbe: "Poiché sei mio parente, mi dovrai forse servire gratuitamente? Indicami quale deve essere il tuo salario".16Ora Làbano aveva due figlie; la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele.17Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme e avvenente di aspetto,18perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: "Io ti servirò sette anni per Rachele, tua figlia minore".19Rispose Làbano: "Preferisco darla a te piuttosto che a un estraneo. Rimani con me".20Così Giacobbe servì sette anni per Rachele: gli sembrarono pochi giorni tanto era il suo amore per lei.21Poi Giacobbe disse a Làbano: "Dammi la mia sposa, perché il mio tempo è compiuto e voglio unirmi a lei".22Allora Làbano radunò tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto.23Ma quando fu sera, egli prese la figlia Lia e la condusse da lui ed egli si unì a lei.24Làbano diede la propria schiava Zilpa alla figlia Lia, come schiava.25Quando fu mattina... ecco era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano: "Che mi hai fatto? Non è forse per Rachele che sono stato al tuo servizio? Perché mi hai ingannato?".26Rispose Làbano: "Non si usa far così nel nostro paese, dare, cioè, la più piccola prima della maggiore.27Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest'altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni".28Giacobbe fece così: terminò la settimana nuziale e allora Làbano gli diede in moglie la figlia Rachele.29Làbano diede alla figlia Rachele la propria schiava Bila, come schiava.30Egli si unì anche a Rachele e amò Rachele più di Lia. Fu ancora al servizio di lui per altri sette anni.
31Ora il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile.32Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: "Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà".33Poi concepì ancora un figlio e disse: "Il Signore ha udito che io ero trascurata e mi ha dato anche questo". E lo chiamò Simeone.34Poi concepì ancora e partorì un figlio e disse: "Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli". Per questo lo chiamò Levi.35Concepì ancora e partorì un figlio e disse: "Questa volta loderò il Signore". Per questo lo chiamò Giuda. Poi cessò di avere figli.
Siracide 2
1Figlio, se ti presenti per servire il Signore,
prepàrati alla tentazione.
2Abbi un cuore retto e sii costante,
non ti smarrire nel tempo della seduzione.
3Sta' unito a lui senza separartene,
perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.
4Accetta quanto ti capita,
sii paziente nelle vicende dolorose,
5perché con il fuoco si prova l'oro,
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
6Affidati a lui ed egli ti aiuterà;
segui la via diritta e spera in lui.
7Quanti temete il Signore, aspettate la sua misericordia;
non deviate per non cadere.
8Voi che temete il Signore, confidate in lui;
il vostro salario non verrà meno.
9Voi che temete il Signore, sperate i suoi benefici,
la felicità eterna e la misericordia.
10Considerate le generazioni passate e riflettete:
chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?
O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato?
O chi lo ha invocato ed è stato da lui trascurato?
11Perché il Signore è clemente e misericordioso,
rimette i peccati e salva al momento della tribolazione.
12Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti
e al peccatore che cammina su due strade!
13Guai al cuore indolente perché non ha fede;
per questo non sarà protetto.
14Guai a voi che avete perduto la pazienza;
che farete quando il Signore verrà a visitarvi?
15Coloro che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole;
e coloro che lo amano seguono le sue vie.
16Coloro che temono il Signore cercano di piacergli;
e coloro che lo amano si saziano della legge.
17Coloro che temono il Signore tengono pronti i loro cuori
e umiliano l'anima loro davanti a lui.
18Gettiamoci nelle braccia del Signore
e non nelle braccia degli uomini;
poiché, quale è la sua grandezza,
tale è anche la sua misericordia.
Salmi 105
1Alleluia.
Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
2Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
3Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4Cercate il Signore e la sua potenza,
cercate sempre il suo volto.
5Ricordate le meraviglie che ha compiute,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca:
6voi stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7È lui il Signore, nostro Dio,
su tutta la terra i suoi giudizi.
8Ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni,
9l'alleanza stretta con Abramo
e il suo giuramento ad Isacco.
10La stabilì per Giacobbe come legge,
come alleanza eterna per Israele:
11"Ti darò il paese di Cànaan
come eredità a voi toccata in sorte".
12Quando erano in piccolo numero,
pochi e forestieri in quella terra,
13e passavano di paese in paese,
da un regno ad un altro popolo,
14non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro:
15"Non toccate i miei consacrati,
non fate alcun male ai miei profeti".
16Chiamò la fame sopra quella terra
e distrusse ogni riserva di pane.
17Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.
18Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
19finché si avverò la sua predizione
e la parola del Signore gli rese giustizia.
20Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
21lo pose signore della sua casa,
capo di tutti i suoi averi,
22per istruire i capi secondo il suo giudizio
e insegnare la saggezza agli anziani.
23E Israele venne in Egitto,
Giacobbe visse nel paese di Cam come straniero.
24Ma Dio rese assai fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi nemici.
25Mutò il loro cuore
e odiarono il suo popolo,
contro i suoi servi agirono con inganno
26Mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
27Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
28Mandò le tenebre e si fece buio,
ma resistettero alle sue parole.
29Cambiò le loro acque in sangue
e fece morire i pesci.
30Il loro paese brulicò di rane
fino alle stanze dei loro sovrani.
31Diede un ordine e le mosche vennero a sciami
e le zanzare in tutto il loro paese.
32Invece delle piogge mandò loro la grandine,
vampe di fuoco sul loro paese.
33Colpì le loro vigne e i loro fichi,
schiantò gli alberi della loro terra.
34Diede un ordine e vennero le locuste
e bruchi senza numero;
35divorarono tutta l'erba del paese
e distrussero il frutto del loro suolo.
36Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.
37Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c'era alcun infermo.
38L'Egitto si rallegrò della loro partenza
perché su di essi era piombato il terrore.
39Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte.
40Alla loro domanda fece scendere le quaglie
e li saziò con il pane del cielo.
41Spaccò una rupe e ne sgorgarono acque,
scorrevano come fiumi nel deserto,
42perché ricordò la sua parola santa
data ad Abramo suo servo.
43Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
44Diede loro le terre dei popoli,
ereditarono la fatica delle genti,
45perché custodissero i suoi decreti
e obbedissero alle sue leggi.
Alleluia.
Zaccaria 6
1Alzai ancora gli occhi per osservare ed ecco quattro carri uscire in mezzo a due montagne e le montagne erano di bronzo.2Il primo carro aveva cavalli bai, il secondo cavalli neri,3il terzo cavalli bianchi e il quarto cavalli pezzati.4Domandai all'angelo che parlava con me: "Che significano quelli, signor mio?".5E l'angelo: "Sono i quattro venti del cielo che partono dopo essersi presentati al Signore di tutta la terra.6I cavalli neri vanno verso la terra del settentrione, seguiti da quelli bianchi; i pezzati invece si dirigono verso la terra del mezzogiorno.7Essi fremono di percorrere la terra". Egli disse loro: "Andate, percorrete la terra". Essi partirono per percorrere la terra;8Poi mi chiamò e mi disse: "Ecco, quelli che muovono verso la terra del settentrione hanno fatto calmare il mio spirito su quella terra".
9Mi fu rivolta questa parola del Signore:10"Prendi fra i deportati, fra quelli di Cheldài, di Tobia e di Iedaià, oro e argento e va' nel medesimo giorno a casa di Giosia figlio di Sofonìa, che è ritornato da Babilonia.11Prendi quell'argento e quell'oro e ne farai una corona che porrai sul capo di Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote.12Gli riferirai: Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: spunterà da sé e ricostruirà il tempio del Signore.13Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono. Un sacerdote sarà alla sua destra e fra i due regnerà una pace perfetta.14La corona per Cheldài, Tobia, Iedaià e Giosia, figlio di Sofonìa, resterà di ricordo nel tempio del Signore.15Anche da lontano verranno a riedificare il tempio del Signore. Così riconoscerete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Ciò avverrà, se ascolterete la voce del Signore vostro Dio".
Atti degli Apostoli 9
1Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote2e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.3E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo4e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?".5Rispose: "Chi sei, o Signore?". E la voce: "Io sono Gesù, che tu perseguiti!6Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare".7Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.8Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,9dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
10Ora c'era a Damasco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli disse: "Ananìa!". Rispose: "Eccomi, Signore!".11E il Signore a lui: "Su, va' sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,12e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista".13Rispose Ananìa: "Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme.14Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome".15Ma il Signore disse: "Va', perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele;16e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome".17Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: "Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo".18E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato,19poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco,20e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio.21E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: "Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi sacerdoti?".22Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.23Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo;24ma i loro piani vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di notte per sopprimerlo;25ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
26Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo.27Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.28Così egli poté stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del Signore29e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.30Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
31La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa; essa cresceva e camminava nel timore del Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
32E avvenne che mentre Pietro andava a far visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.33Qui trovò un uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico.34Pietro gli disse: "Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto". E subito si alzò.35Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
36A Giaffa c'era una discepola chiamata Tabità, nome che significa "Gazzella", la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine.37Proprio in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al piano superiore.38E poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini ad invitarlo: "Vieni subito da noi!".39E Pietro subito andò con loro. Appena arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro.40Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto alla salma disse: "Tabità, alzati!". Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere.41Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro viva.
42La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore.43Pietro rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
Capitolo XXIX: Invocare e benedire Dio nella tribolazione
Leggilo nella Biblioteca"Sia sempre benedetto il tuo nome" (Tb 3,23), o Signore; tu che hai disposto che venisse su di me questa tormentosa tentazione. Sfuggire ad essa non posso; devo invece rifugiarmi in te, perché tu mi aiuti, mutandomela in bene.
Signore, ecco io sono nella tribolazione: non ha pace il mio cuore, anzi è assai tormentato da questa passione.
Che dirò, allora, o Padre diletto? Sono stretto tra queste angustie; "fammi uscire salvo da un tale momento. Ma a tale momento io giunsi" (Gv 12,27) perché, dopo essere stato fortemente abbattuto e poi liberato per merito tuo, tu ne fossi glorificato. "Ti piaccia, o Signore, di salvarmi tu" (Sal 39,14); infatti che cosa posso fare io nella mia miseria; dove andrò, senza di te? Anche in questo momento di pericolo dammi di saper sopportare; aiutami tu, o mio Dio: non avrò timore di nulla, per quanto grande sia il peso che graverà su di me. E frattanto che dirò? O Signore, "che sia fatta la tua volontà" (Mt 26,42). Bene le ho meritate, la tribolazione e l'oppressione; e ora debbo invero saperle sopportare, - e, volesse il cielo, sopportare con pazienza - finché la tempesta sia passata e torni la bonaccia.
La tua mano onnipotente può fare anche questo, togliere da me questa tentazione o mitigarne la violenza, affinché io non perisca del tutto: così hai già fatto più volte con me, "o mio Dio e mia misericordia" (Sal 58,17). Quanto è a me più difficile, tanto è più facile a te "questo cambiamento della destra dell'Altissimo" (Sal 76,11).
LETTERA 8: Nebridio chiede ad Agostino come mai le potenze celesti possano inviarci visioni e sogni durante il sonno.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nello stesso tempo (388-91).
Nebridio chiede ad Agostino come mai le potenze celesti possano inviarci visioni e sogni durante il sonno.
NEBRIDIO AD AGOSTINO
1. Nessun proemio, nessun esordio mi sembra opportuno, data la mia impazienza di entrare in argomento. Come avviene, Agostino mio, o qual è la via di cui si servono le potenze superiori, intendo dire le celesti, quando piace loro farci vedere dei sogni mentre dormiamo? Qual è, dico, la via: cioè, in che modo fanno questo, con quale artifizio, con quali meccanismi, con quali strumenti o malie? Stimolano forse l'anima nostra per mezzo dei nostri pensieri cosicché anche noi, pensando, immaginiamo queste cose? Oppure ce le offrono e ce le fanno vedere dopo averle formate nel loro corpo o nella loro fantasia? Ma se le formano nel loro corpo, ne viene come conseguenza che anche noi, quando dormiamo, abbiamo altri occhi corporei interni per mezzo dei quali vediamo ciò che essi hanno formato nel loro corpo. Se invece per queste immagini non sono aiutati dal loro corpo, ma le dispongono nella loro fantasia e in questo modo giungono alla nostra e nasce la rappresentazione fantastica che è il sogno, perché io, ti domando, con la mia potenza fantastica non sono in grado di indurre la tua a generare quei sogni che io stesso prima mi sono formato in essa? Certamente anch'io ho la fantasia, ed ha la capacità di immaginare quello che voglio, sebbene non produca in te assolutamente alcun sogno; però m'accorgo che è il nostro stesso corpo a generare in noi i sogni. Infatti non appena esso ha avuto qualche cosa, per l'intimità che lo lega all'anima, c'induce a simulare la stessa cosa per mezzo dell'immaginazione in modi strani. Spesso, dormendo, quando abbiamo sete sogniamo di bere; ed avendo fame ci par quasi di star mangiando, e lo stesso vale per molte altre cose di questo genere che, quasi per uno scambio, si trasferiscono dal corpo nell'anima attraverso la fantasia. Non meravigliarti se, data la loro oscurità e la mia imperizia, questi fenomeni sono stati spiegati con scarsa eleganza e precisione: cercherai di farlo tu per quanto ti sarà possibile.
Il gattone dagli occhi accesi
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl 6 febbraio 1865, nel dare la «buona notte» ai suoi giovani, Don Bosco
s’introdusse così: «Siccome io amo i miei giovani, sogno sempre di
essere in loro compagnia.
Mi parve di trovarmi qui in mezzo al cortile, circondato dai miei cari
figliuoli. Tutti avevano in mano un bel fiore. Chi aveva una rosa, chi
un giglio, chi una violetta, chi la rosa e il giglio insieme, ecc.
Insomma chi un fiore, chi un altro. Quando a un tratto com parve un
brutto gattone con le corna, tutto nero, grosso come un cane, con gli
occhi accesi come bragia, con le unghie grosse come un chiodo. La brutta
bestia si avvicinava quietamente ai giovani e, girando in mezzo a loro,
ora dava un colpo di zampa al fiore che uno aveva e, strappandoglielo
di mano, lo gettava a terra, ora faceva la stessa cosa a un altro, e
così via.
Alla comparsa di questo gattone, io mi spaventai tutto e mi meravigliai
che i giovani non se ne turbassero e stessero tranquilli come se nulla
fosse.
Quando vidi che il gatto s’inoltrava verso di me per prendere i miei fiori, cercai di fuggire; ma fui fermato e mi venne detto:
— Non fuggire e di’ ai tuoi giovani che innalzino il braccio, e il gatto
non potrà arrivare a togliere loro di mano i fiori. Io mi fermai e
alzai il braccio: il gatto si sforzava di togliermi i fiori, saltava per
arrivarvi, ma siccome era molto pesante, cadeva goffamente a terra».
Fin qui Don Bosco, che ne faceva questo commento: «Il giglio, miei cari,
è la bella virtù della purezza, alla quale il diavolo muove sempre
guerra. Guai a quei giovani che tengono il fiore in basso! Il demonio li
fa cadere.
Coloro che lo tengono in basso sono quelli che accarezzano il loro corpo
mangiando disordinatamente e fuori di tempo; quelli che fuggono la
fatica, lo studio e si danno all’ozio; quelli che fan no certi discorsi,
che leggono certi libri, che sfuggono la mortificazione. Per carità,
combattete questo nemico, altrimenti diventerà vostro padrone. Queste
vittorie sono difficili, ma l’eterna Sapienza ci ha indicato i mezzi per
conseguirle: “Questo genere di demòni non si caccia se non con la
preghiera e il digiuno” (Mt 17,21). Alzate il vostro braccio, sollevate
in aria il vostro fiore e sarete sicuri. La purezza è una virtù celeste,
e chi vuole conservarla deve innalzarsi verso il cielo. Salvatevi
dunque con la preghiera.
Preghiera che vi innalza al cielo sono le preghiere del mattino e della
sera dette bene; preghiera sono la meditazione e la Messa; preghiera
sono la frequente Confessione e Comunione; preghiera sono le prediche e
le esortazioni di chi vi guida; preghiera è la visita al SS. Sacramento;
preghiera è il Rosario; preghiera è lo studio. Con la preghiera il
vostro cuore si dilaterà come un involucro gonfio e vi eleverà verso il
cielo. Così potrete ripetere con Davide:
“Corro sulla via dei tuoi comandamenti, perché hai dilatato il mio
cuore” (Salmo 118,32).
Così porrete in salvo la più bella delle vostre virtù e il vostro
nemico, per quanti sforzi faccia, non potrà strapparla dalle vostre
mani» .
Questi «gattoni» oggi si sono moltiplicati. Sono i pornografi della
stampa, del cinema, della televisione. Occorre difenderci e difendere i
nostri figli dalle zampate devastatrici di questi delinquenti in guanti
gialli, che deturpano il giglio di innumerevoli anime giovanili.
Apparizione del 5 aprile 1960
Montichiari
La mattina presto del 5 aprile 1960 stava pregando nella sua camera, quando improvvisamente le apparve la Madonna come l'aveva vista nel 1947.
Per la sorpresa Pierina non sa parlare, ma nota nella mano della Madonna un foglio scritto in cui riconosce la propria calligrafia Pensa al "segreto" e incomincia a temere di aver sbagliato a consegnare lo scritto al Padre Ilario. Ma la Madonna la rassicura...
"Figlia, non temere; hai consegnato al religioso Padre Ilario Moratti il segreto del mio amore. Sia lui come il religioso Padre Giustino Carpin sono testimoni del mio Messaggio. Li accompagno con la grazia e la benedizione del mio Figlio Gesù".
Pierina allora chiede se si deve rivelare il Segreto.
Risponde la Madonna:
Non è ancora giunto il tempo. Verrò io ad avvisarti; ora prega, fa pregare, ripara e dammi tanti sacrifici affinché gli uomini si convertano".
Il dialogo poi continua con l'invocazione della benedizione privilegiata per l'Ordine dei Conventuali e per le Suore Francescane del Giglio ed altre esortazioni spirituali.
La Madonna apparve ancora il 6 dicembre 1961 e il 27 aprile 1965, al principio e alla fine dei lavori del Concilio Vaticano Il, con una visione uguale ambedue le volte, che Pierina riesce a descrivere confusamente.
"Le vidi nella mano destra un pallone di luce rossa pallida, la punta era rivolta verso l'alto e dentro si vedevano come tante mani giunte, mentre nella sinistra aveva un altro pallone di luce bianca e dentro si vedeva come una Chiesa. il cui campanile formava la medesima punta e sopra spiccava la parola "Pace".