Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Non importa che i brevissimi momenti di questa vita ci riescano dolorosi, purché sia beata la nostra eternità . (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 18° settimana del tempo ordinario (Trasfigurazione di Nostro Signore)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 4

1Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto2dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame.3Allora il diavolo gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane".4Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Non di solo pane vivrà l'uomo'".5Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse:6"Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio.7Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo".8Gesù gli rispose: "Sta scritto: 'Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui' solo 'adorerai'".9Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;10sta scritto infatti:

'Ai suoi angeli darà ordine per te,perché essi ti custodiscano';

11e anche:

'essi ti sosterranno con le mani,
perché il tuo piede non inciampi in una pietra'".

12Gesù gli rispose: "È stato detto: 'Non tenterai il Signore Dio tuo'".13Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione.15Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi.

16Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere.17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

18'Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi',
19'e predicare un anno di grazia del Signore'.

20Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui.21Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi".22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?".23Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fàllo anche qui, nella tua patria!".24Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria.25Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese;26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone.27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro".28All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno;29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio.30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

31Poi discese a Cafàrnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente.32Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità.33Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte:34"Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!".35Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male.36Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?".37E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione.

38Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.39Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli.

40Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva.41Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

42Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.43Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato".44E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.


Primo libro dei Re 7

1Salomone costruì anche la propria reggia e la portò a compimento in tredici anni.2Costruì il palazzo detto Foresta del Libano, lungo cento cubiti, largo cinquanta e alto trenta su tre ordini di colonne di cedro e con capitelli di cedro sulle colonne.3Un soffitto di cedro si stendeva sopra le stanze che poggiavano sulle colonne; queste erano quarantacinque, quindici per fila.4Vi erano tre serie di finestre, che si corrispondevano faccia a faccia tre volte.5Le porte e i loro stipiti erano a forma quadrangolare; le finestre erano le une di fronte alle altre per tre volte.
6Costruì il vestibolo delle colonne, lungo cinquanta cubiti e largo trenta. Sul davanti c'era un vestibolo e altre colonne e davanti ad esse una tettoia.7Fece anche il vestibolo del trono, ove rendeva giustizia, cioè il vestibolo della giustizia; era di cedro dal pavimento alle travi.
8La reggia, dove abitava, fu costruita con il medesimo disegno, in un secondo cortile, all'interno rispetto al vestibolo; nello stile di tale vestibolo fece anche una casa per la figlia del faraone, che Salomone aveva sposata.
9Tutte queste costruzioni erano di pietre pregiate, squadrate secondo misura, segate con la sega sul lato interno ed esterno, dalle fondamenta ai cornicioni e al di fuori fino al cortile maggiore.10Le fondamenta erano di pietre pregiate, pietre grandi dieci o otto cubiti.11Al di sopra erano pietre pregiate, squadrate a misura, e legno di cedro.12Il cortile maggiore comprendeva tre ordini di pietre squadrate e un ordine di tavole di cedro; era simile al cortile interno del tempio e al vestibolo del tempio.
13Salomone fece venire da Tiro Chiram,14figlio di una vedova della tribù di néftali; suo padre era di Tiro e lavorava il bronzo. Era dotato di grande capacità tecnica, di intelligenza e di talento, esperto in ogni genere di lavoro in bronzo. Egli si recò dal re ed eseguì le sue commissioni.
15Fuse due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto cubiti e dodici di circonferenza.16Fece due capitelli, fusi in bronzo, da collocarsi sulla cima delle colonne; l'uno e l'altro erano alti cinque cubiti.
17Fece due reticolati per coprire i capitelli che erano sopra le colonne, un reticolato per un capitello e un reticolato per l'altro capitello.18Fece melagrane su due file intorno al reticolato per coprire i capitelli sopra le colonne; allo stesso modo fece per il secondo capitello.19I capitelli sopra le colonne erano a forma di giglio.20C'erano capitelli sopra le colonne, applicati alla sporgenza che era al di là del reticolato; essi contenevano duecento melagrane in fila intorno a ogni capitello.21Eresse le colonne nel vestibolo del tempio. Eresse la colonna di destra, che chiamò Iachin ed eresse la colonna di sinistra, che chiamò Boaz.22Così fu terminato il lavoro delle colonne.
23Fece un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti.24Intorno, sotto l'orlo, c'erano cucurbite, dieci per ogni cubito; le cucurbite erano disposte in due file ed erano state colate insieme con il bacino.25Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il bacino poggiava su di essi e le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno.26Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo fatto come l'orlo di un calice era a forma di giglio. Conteneva duemila 'bat'.
27Fece dieci basi di bronzo, ciascuna lunga quattro cubiti, larga quattro e alta tre cubiti.28Ecco come erano fatte le basi: si componevano di doghe e di traverse incrociate con le doghe.29Sulle doghe che erano fra le traverse c'erano leoni, buoi e cherubini; le stesse figure erano sulle traverse. Sopra e sotto i leoni e i buoi c'erano ghirlande a forma di festoni.30Ciascuna base aveva quattro ruote di bronzo con gli assi di bronzo; i suoi quattro piedi avevano sporgenze, sotto il bacino; le sporgenze erano di metallo fuso e situate al di là di ogni ghirlanda.31L'estremità della base, dalla parte della sporgenza e sopra, era di un cubito; tale estremità era rotonda, fatta in forma di sostegno, alta un cubito e mezzo; anche su tale estremità c'erano sculture. Le traverse erano di forma quadrata, non rotonda.32Le quattro ruote erano sotto le traverse; gli assi delle ruote erano fissati alla base; l'altezza di ogni ruota era di un cubito e mezzo.33Le ruote erano lavorate come le ruote di un carro; i loro assi, i loro quarti, i loro raggi e i loro mozzi erano tutti di metallo fuso.34Quattro sporgenze erano sui quattro angoli di ciascuna base; la sporgenza e la base erano di un sol pezzo.35Alla cima della base c'era un sostegno rotondo, alto mezzo cubito; alla cima della base c'erano i manici; le traverse e la base erano di un sol pezzo.36Sulle sue pareti scolpì cherubini, leoni e palme, secondo gli spazi liberi, e ghirlande intorno.37Fuse le dieci basi in un medesimo stampo, identiche nella misura e nella forma.
38Fuse poi anche dieci bacini di bronzo; ognuno conteneva quaranta 'bat' ed era di quattro cubiti; un bacino per ogni base, per le dieci basi.39Pose cinque delle basi sul lato destro del tempio e cinque su quello sinistro. Pose la vasca sul lato destro del tempio, a sud-est.
40Chiram preparò inoltre caldaie, palette e vassoi. E terminò tutte le commissioni del re Salomone per il tempio del Signore,41cioè le due colonne, i globi dei capitelli che erano sopra le colonne, i due reticolati per coprire i due globi dei capitelli che erano sopra le colonne,42le quattrocento melagrane sui due reticolati, due file di melagrane per ciascun reticolato,43le dieci basi e i dieci bacini sulle basi,44il bacino e i dodici buoi sotto il bacino,45le caldaie, le palette, i vassoi e tutti quei vasi che Chiram aveva fatti al re Salomone per il tempio del Signore; tutto era di bronzo rifinito.46Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso, fra Succot e Zartan.47Salomone installò tutti gli arredi in quantità molto grande: non si poteva calcolare il peso del bronzo.
48Salomone fece anche tutti gli arredi del tempio del Signore, l'altare d'oro, le tavole d'oro su cui si ponevano i pani dell'offerta,49i cinque candelabri a destra e i cinque a sinistra di fronte alla cella d'oro purissimo, i fiori, le lampade, gli smoccolatoi d'oro,50le coppe, i coltelli, gli aspersori, i mortai e i bracieri d'oro purissimo, i cardini per le porte del tempio interno, cioè per il Santo dei santi, e i battenti d'oro per la navata.51Fu così terminato tutto il lavoro che il re Salomone aveva fatto per il tempio. Salomone presentò le offerte fatte da Davide suo padre, cioè l'argento, l'oro e i vari oggetti; le depositò nei tesori del tempio.


Siracide 9

1Non essere geloso della sposa amata,
per non inculcarle malizia a tuo danno.
2Non dare l'anima tua alla tua donna,
sì che essa s'imponga sulla tua forza.
3Non incontrarti con una donna cortigiana,
che non abbia a cadere nei suoi lacci.
4Non frequentare una cantante,
per non esser preso dalle sue moine.
5Non fissare il tuo sguardo su una vergine,
per non essere coinvolto nei suoi castighi.
6Non dare l'anima tua alle prostitute,
per non perderci il patrimonio.
7Non curiosare nelle vie della città,
non aggirarti nei suoi luoghi solitari.
8Distogli l'occhio da una donna bella,
non fissare una bellezza che non ti appartiene.
Per la bellezza di una donna molti sono periti;
per essa l'amore brucia come fuoco.
9Non sederti mai accanto a una donna sposata,
non frequentarla per bere insieme con lei
perché il tuo cuore non si innamori di lei
e per la tua passione tu non scivoli nella rovina.

10Non abbandonare un vecchio amico,
perché quello recente non è uguale a lui.
Vino nuovo, amico nuovo;
quando sarà invecchiato, lo berrai con piacere.
11Non invidiare la gloria del peccatore,
perché non sai quale sarà la sua fine.
12Non compiacerti del benessere degli empi,
ricòrdati che non giungeranno agli inferi impuniti.
13Tieniti lontano dall'uomo che ha il potere di uccidere
e non sperimenterai il timore della morte.
Se l'avvicini, sta' attento a non sbagliare
perché egli non ti tolga la vita;
sappi che cammini in mezzo ai lacci
e ti muovi sull'orlo delle mura cittadine.
14Rispondi come puoi al prossimo
e consìgliati con i saggi.
15Conversa con uomini assennati
e ogni tuo colloquio sia sulle leggi dell'Altissimo.
16Tuoi commensali siano gli uomini giusti,
il tuo vanto sia nel timore del Signore.
17Un lavoro per mano di esperti viene lodato,
ma il capo del popolo è saggio per il parlare.
18Un uomo linguacciuto è il terrore della sua città,
chi non sa controllar le parole sarà detestato.


Salmi 109

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

Dio della mia lode, non tacere,
2poiché contro di me si sono aperte
la bocca dell'empio e dell'uomo di frode;
parlano di me con lingua di menzogna.

3Mi investono con parole di odio,
mi combattono senza motivo.
4In cambio del mio amore mi muovono accuse,
mentre io sono in preghiera.
5Mi rendono male per bene
e odio in cambio di amore.

6Suscita un empio contro di lui
e un accusatore stia alla sua destra.
7Citato in giudizio, risulti colpevole
e il suo appello si risolva in condanna.
8Pochi siano i suoi giorni
e il suo posto l'occupi un altro.
9I suoi figli rimangano orfani
e vedova sua moglie.
10Vadano raminghi i suoi figli, mendicando,
siano espulsi dalle loro case in rovina.

11L'usuraio divori tutti i suoi averi
e gli estranei faccian preda del suo lavoro.
12Nessuno gli usi misericordia,
nessuno abbia pietà dei suoi orfani.
13La sua discendenza sia votata allo sterminio,
nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.
14L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore,
il peccato di sua madre non sia mai cancellato.
15Siano davanti al Signore sempre
ed egli disperda dalla terra il loro ricordo.

16Perché ha rifiutato di usare misericordia
e ha perseguitato il misero e l'indigente,
per far morire chi è affranto di cuore.
17Ha amato la maledizione: ricada su di lui!
Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!
18Si è avvolto di maledizione come di un mantello:
è penetrata come acqua nel suo intimo
e come olio nelle sue ossa.

19Sia per lui come vestito che lo avvolge,
come cintura che sempre lo cinge.
20Sia questa da parte del Signore
la ricompensa per chi mi accusa,
per chi dice male contro la mia vita.

21Ma tu, Signore Dio,
agisci con me secondo il tuo nome:
salvami, perché buona è la tua grazia.
22Io sono povero e infelice
e il mio cuore è ferito nell'intimo.
23Scompaio come l'ombra che declina,
sono sbattuto come una locusta.
24Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
il mio corpo è scarno e deperisce.
25Sono diventato loro oggetto di scherno,
quando mi vedono scuotono il capo.

26Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
27Sappiano che qui c'è la tua mano:
tu, Signore, tu hai fatto questo.
28Maledicano essi, ma tu benedicimi;
insorgano quelli e arrossiscano,
ma il tuo servo sia nella gioia.
29Sia coperto di infamia chi mi accusa
e sia avvolto di vergogna come d'un mantello.

30Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore,
lo esalterò in una grande assemblea;
31poiché si è messo alla destra del povero
per salvare dai giudici la sua vita.


Isaia 43

1Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
"Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare;
3poiché io sono il Signore tuo Dio,
il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l'Etiopia e Seba al tuo posto.
4Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
5Non temere, perché io sono con te;
dall'oriente farò venire la tua stirpe,
dall'occidente io ti radunerò.
6Dirò al settentrione: Restituisci,
e al mezzogiorno: Non trattenere;
fa' tornare i miei figli da lontano
e le mie figlie dall'estremità della terra,
7quelli che portano il mio nome
e che per la mia gloria ho creato
e formato e anche compiuto".
8"Fa' uscire il popolo cieco, che pure ha occhi,
i sordi, che pure hanno orecchi.
9Si radunino insieme tutti i popoli
e si raccolgano le nazioni.
Chi può annunziare questo tra di loro
e farci udire le cose passate?
Presentino i loro testimoni e avranno ragione,
ce li facciano udire e avranno detto la verità.
10Voi siete i miei testimoni - oracolo del Signore -
miei servi, che io mi sono scelto
perché mi conosciate e crediate in me
e comprendiate che sono io.
Prima di me non fu formato alcun dio
né dopo ce ne sarà.
11Io, io sono il Signore,
fuori di me non v'è salvatore.
12Io ho predetto e ho salvato,
mi son fatto sentire
e non c'era tra voi alcun dio straniero.
Voi siete miei testimoni - oracolo del Signore -
e io sono Dio,
13sempre il medesimo dall'eternità.
Nessuno può sottrarre nulla al mio potere;
chi può cambiare quanto io faccio?".

14Così dice il Signore
vostro redentore, il Santo di Israele:
"Per amor vostro l'ho mandato contro Babilonia
e farò scendere tutte le loro spranghe,
e quanto ai Caldei muterò i loro clamori in lutto.
15Io sono il Signore, il vostro Santo,
il creatore di Israele, il vostro re".

16Così dice il Signore che offrì una strada nel mare
e un sentiero in mezzo ad acque possenti
17che fece uscire carri e cavalli,
esercito ed eroi insieme;
essi giacciono morti: mai più si rialzeranno;
si spensero come un lucignolo, sono estinti.
18Non ricordate più le cose passate,
non pensate più alle cose antiche!
19Ecco, faccio una cosa nuova:
proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada,
immetterò fiumi nella steppa.
20Mi glorificheranno le bestie selvatiche,
sciacalli e struzzi,
perché avrò fornito acqua al deserto,
fiumi alla steppa,
per dissetare il mio popolo, il mio eletto.
21Il popolo che io ho plasmato per me
celebrerà le mie lodi.

22Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe;
anzi ti sei stancato di me, o Israele.
23Non mi hai portato neppure un agnello per l'olocausto,
non mi hai onorato con i tuoi sacrifici.
Io non ti ho molestato con richieste di offerte,
né ti ho stancato esigendo incenso.
24Non mi hai acquistato con denaro la cannella,
né mi hai saziato con il grasso dei tuoi sacrifici.
Ma tu mi hai dato molestia con i peccati,
mi hai stancato con le tue iniquità.
25Io, io cancello i tuoi misfatti,
per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati.
26Fammi ricordare, discutiamo insieme;
parla tu per giustificarti.
27Il tuo primo padre peccò,
i tuoi intermediari mi furono ribelli.
28I tuoi principi hanno profanato il mio santuario;
per questo ho votato Giacobbe alla esecrazione,
Israele alle ingiurie.


Seconda lettera a Timoteo 2

1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:

Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.


Capitolo LIX: Porre ogni nostra speranza e ogni fiducia soltanto in Dio

Leggilo nella Biblioteca

1. O Signore, che cosa è mai la fiducia che ho in questa vita. Quale è il mio più grande conforto, tra tutte le cose che si vedono sotto il cielo? Non sei forse tu, o Signore, mio Dio di infinita misericordia? Dove mai ho avuto bene, senza di te; quando mai ho avuto male con te? Voglio essere povero per te, piuttosto che ricco senza di te; voglio restare pellegrino su questa terra, con te, piuttosto che possedere il cielo, senza di te. Giacché dove sei tu, là è cielo; e dove tu non sei, là è morte ed inferno. Sei tu il mio desiderio ultimo; perciò io ti debbo seguire, con gemiti e lacrime ed alte, commosse preghiere. In una parola, non posso avere piena fiducia in alcuno che mi venga in aiuto nelle varie necessità, fuori che in te soltanto, mio Dio. "La mia speranza" e la mia fiducia sei tu (Sal 141,6); tu, il mio consolatore, il più fedele in ogni momento. "Ognuno va cercando ciò che a lui giova" (Fil 2,21); e tu, o Dio, ti prefiggi soltanto la mia salvezza e tutto volgi in bene per me. Pur quando mi esponi a varie tentazioni e avversità, tutto questo tu lo vuoi per il mio bene, giacché quelli che tu ami usi metterli in vario modo alla prova; e in questa prova io debbo amare e ringraziare, non meno che quando tu mi colmi di celesti consolazioni.

2. In te, dunque, o Signore Dio, ripongo tutta la mia speranza; in te cerco il mio rifugio; in te rimetto tutte le mie tribolazioni e le mie difficoltà, ché tutto trovo debole e insicuro ciò che io vedo fuori di te. Non mi gioveranno, infatti, i molti amici; non mi saranno di aiuto coloro che vengono a soccorrermi, per quanto forti; non mi potranno dare un parere utile i prudenti, per quanto saggi; non mi potranno dare conforto i libri dei sapienti; non ci sarà una preziosa ricchezza che mi possa dare libertà; non ci sarà un luogo ameno e raccolto che mi possa dare sicurezza, se non sarai presente tu ad aiutarmi, a confortarmi, a consolarmi; se non sarai presente tu ad ammaestrarmi e a proteggermi. In verità, tutte le cose che sembrano fatte per dare pace e felicità non sono nulla e non danno realmente felicità alcuna, se non ci sei tu. Tu sei, dunque, l'ultimo termine di ogni bene, il supremo senso della vita, la massima profondità di ogni parola. Sperare in te sopra ogni cosa è il maggior conforto di chi si è posto al tuo servizio. "A te sono rivolti i miei occhi (Sal 140,80); in te confido, o mio Dio (Sal 24,1s), padre di misericordia" (2Cor 1,3). Benedici e santifica, con la tua celeste benedizione, l'anima mia, affinché essa sia fatta tua santa dimora e sede della eterna gloria; e nulla si trovi in questo tempio della tua grandezza, che offenda l'occhio della tua maestà. Guarda a me, nella tua immensa bontà e nell'abbondanza della tua misericordia; ascolta la preghiera del tuo servo, che va peregrinando in questa terra oscura di morte. Proteggi e custodisci l'anima di questo tuo piccolo servo, nei tanti pericoli della vita di quaggiù; dirigila con la tua grazia per la via della pace, alla patria della eterna luce. Amen.


DISCORSO 49 TENUTO DI DOMENICA NELLA BASILICA DI S. CIPRIANO SULLE PAROLE DEL PROFETA MICHEA: "COSA OFFRIRÒ CHE SIA DEGNO DEL SIGNORE?" LA PRATICA DELLA GIUSTIZIA E L'AMORE PER LA MISERICORDIA

Discorsi - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Introduzione al tema del discorso.

1. Abbiamo ascoltato le diverse letture sacre che ci sono state proclamate e su di esse dobbiamo dire quel che il Signore si degnerà donarci. È però vero che chiunque ascolta delle letture ricorda meglio quello che è stato letto per ultimo e di questo argomento si attende che l'espositore della parola dica qualcosa. Essendo dunque stato letto per ultimo il santo Vangelo, non dubito che la vostra Carità s'aspetti d'udire qualcosa sulla vigna, sugli operai invitati e sul denaro dato come ricompensa 1. Quanto a me tuttavia, ricordo quel che vi promisi la scorsa domenica, e cioè come vi volevo spiegare, magari parzialmente, ciò che era stato letto dal santo profeta. E l'argomento della lettura era il seguente: un uomo cercava con quali sacrifizi potesse placare Dio 2 e ottenne la risposta che Dio non gli chiede altro se non praticare il giudizio e la giustizia e amare la misericordia ed essere pronto a camminare col Signore, suo Dio. In quell'occasione trattai come mi fu possibile del giudizio, e il discorso si protrasse tanto che non mi rimase tempo per trattare gli altri argomenti. Fu per questo che promisi una trattazione sulla giustizia da tenersi quest'oggi. Se però voi v'aspettavate che parlassi sul Vangelo, non pensate che rimarrete frodati. In effetti, l'attività svolta in quella vigna è la stessa cosa che la giustizia.

La giustizia e la fede.

2. Supponete pertanto che voi siate gli operai presi a giornata. Coloro che son venuti [alla fede] da fanciulli immaginino d'essere stati invitati alla prima ora; i ragazzi alla terza; i giovani alla sesta; gli anziani alla nona e i vecchi decrepiti all'undicesima. Non avanzate recriminazioni riguardo al tempo. Ascoltate l'opera che dovete compiere e aspettate tranquilli la ricompensa. Se poi considerate chi sia il vostro padrone, non siate invidiosi per il fatto che la ricompensa è uguale 3 [per tutti]. Quale sia l'attività, voi lo sapete, ma voglio chiamarvelo alla mente. Ascoltate ciò che già conoscete e mettete in pratica quanto ascolterete. Abbiamo detto che l'opera di Dio è la giustizia. Tuttavia il nostro Signore Gesù Cristo, interrogato quale fosse l'opera di Dio, rispose: Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato 4. L'amoroso nostro Signore avrebbe potuto dire: La giustizia è l'opera di Dio. O siamo stati forse noi a presumere su una qualche prestazione in contrasto con il padre di famiglia? Se - come ho detto - opera di Dio è la giustizia, come sarà opera di Dio ciò che il Signore ha detto e cioè il credere in lui?, a meno che la giustizia non sia lo stesso credere in lui. Ma ecco - dirai - dal Signore abbiamo udito: Questa è l'opera di Dio: credere in lui; da te invece abbiamo udito che opera di Dio è la giustizia. Dimostraci che credere in Cristo sia, proprio questo, la giustizia. Ti sembra dunque - parlo adesso a uno che pone delle domande e interroga su cose giuste -, ti sembra dunque che credere in Cristo non sia la giustizia? Cos'è dunque? Da' un nome a quest'opera! Se consideri attentamente quanto ascoltato, mi risponderai di sicuro: Questo si chiama fede; credere in Cristo si chiama fede. Ammetto ciò che tu dici: Credere in Cristo si chiama fede; ma tu da parte tua ascolta un altro passo della Scrittura: Il giusto vive di fede 5. Operate la giustizia, credete! Il giusto vive di fede. È difficile che viva male colui che crede rettamente. Credete con tutto il cuore, credete non zoppicando, non esitando, non argomentando contro la fede sulla base di congetture umane. È stata da lui chiamata fede perché ciò che si dice si fa. Quando si pronuncia la parola "fede" si ode il suono di due sillabe: la prima deriva da fare, la seconda da dire. Ti domando dunque: Credi tu? Mi rispondi: Credo. Fa' ciò che dici, e questo è già fede. Io infatti posso udire la voce di chi [mi] risponde, ma non posso vedere il cuore di chi ha fede. Ma forse che a lavorare nella vigna vi ho invitato io che non sono in grado di vedere il cuore? Non sono io che invito, né io che impongo l'opera [da eseguirsi], né io che tengo preparato il denaro in ricompensa. Io sono un operaio come voi: lavoro nella vigna in proporzione delle forze che egli si degna elargirmi. Con quale animo lavoro lo vede colui che mi ha preso a giornata. Quanto a me infatti - direbbe l'Apostolo - è cosa da nulla l'essere giudicato da voi 6. D'altra parte anche voi potete ascoltare la mia voce ma non potete vedere il mio cuore. Offriamo dunque tutti il nostro cuore a Dio perché lo veda e compiamo volentieri l'opera [assegnataci]. Non offendiamo colui che ci ha invitati a lavorare, se vogliamo a viso aperto riceverne la ricompensa.

Siamo insieme tenebra e luce.

3. Anche noi, o carissimi, potremo vederci il cuore l'uno dell'altro, ma più tardi. Per ora siamo avvolti dalle tenebre della nostra presente mortalità, e camminiamo alla luce della lucerna che è la Scrittura, come dice l'apostolo Pietro: Abbiamo, più sicura, la parola profetica, alla quale fate bene a guardare come a lucerna [che brilla] in luogo oscuro, finché non risplenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei vostri cuori 7. Pertanto, o carissimi, in forza della fede per la quale crediamo in Dio, siamo, a confronto con gli increduli, come il giorno. Quando eravamo nell'infedeltà eravamo anche noi, al pari di loro, notte; ma ora siamo luce. Lo dice l'Apostolo: Un tempo foste tenebre, ora invece [siete] luce nel Signore 8. Tenebre di per voi stessi, luce nel Signore. E parimenti in un altro luogo: Tutti voi infatti siete figli della luce e figli del giorno; non apparteniamo alla notte né alle tenebre 9. Camminiamo onestamente come chi è in [pieno] giorno 10. Siamo dunque giorno a confronto con gli infedeli; ma in relazione a quel giorno in cui i morti risorgeranno e questo corpo corruttibile si rivestirà d'incorruzione e questo corpo mortale si rivestirà di immortalità 11, siamo ancora notte. Quasi fossimo già nel giorno ci dice l'apostolo Giovanni: Carissimi, noi siamo figli di Dio 12. Tuttavia, siccome è ancora notte, come continua? Ma ciò che saremo non si è ancora manifestato. [Solo] sappiamo che, quando egli apparirà, noi saremo simili a lui, poiché lo vedremo com'egli è 13. Ma questa è la ricompensa, non il lavoro. Ecco la ricompensa: Lo vedremo com'egli è. E allora sarà giorno splendido che più splendido non potrebbe essere. Orbene, nel giorno presente camminiamo onestamente 14; durante la presente notte non erigiamoci a giudici gli uni degli altri. Osservate l'apostolo Paolo! Lui che diceva: Camminiamo onestamente come in [pieno] giorno 15, non si contrapponeva né dissentiva dal suo compagno di apostolato, Pietro, che diceva: Ad essa, cioè alla parola divina, fate bene a guardare, come a lucerna posta in luogo oscuro, finché non risplenda il giorno e la stella del mattino non sorga nei vostri cuori 16.

Impossibilità di leggere nei cuori.

4. Osservate l'apostolo Paolo e com'egli ci ripeta le stesse cose. Orbene, non giudicate nulla prima del tempo 17. E quando sarà [questo] tempo? Finché non venga il Signore e illumini i segreti tenebrosi e manifesti i pensieri del cuore: allora ciascuno riceverà da Dio la sua ricompensa 18. Che significa: Prima del tempo? Prima che possiate vedere gli uni i cuori degli altri. Osservate se non sia effettivamente come ho detto. Ascoltate un istante tutte le parole della sua affermazione. Non giudicate nulla prima del tempo. Ma quando sarà [questo] tempo? Finché non venga il Signore e illumini i segreti tenebrosi e manifesti i pensieri del cuore: allora ciascuno riceverà da Dio la sua ricompensa. Come potrebbero rimproverarti le tenebre se sei lodato dalla luce? Allora i cuori diverranno palesi, mentre adesso sono celati. Un tale, non so chi, viene sospettato d'essere nemico, mentre invece si potrebbe trattare di un amico. Un altro sembrerebbe amico, invece occultamente potrebbe darsi che sia un nemico. O tenebre! Quello infierisce, eppur ama; l'altro lusinga e odia. Se giudico dalle voci, mentre voglio evitare il mare tranquillo m'imbatto nello scoglio: fuggo l'amico e m'imbatto nel nemico. Tutto ciò ha procurato il fatto che il cuore è celato. Lì occorre aver fede, lì dentro dove si è celati [gli uni agli altri], dove si è sconosciuti. Per coltivare questo [campo] sei stato preso a giornata. Lì devi lavorare insieme [con Dio] mediante la fede, dove sfuggi al controllo del tuo compagno di lavoro ma dove ti osserva il tuo Padrone. Il giusto vive di fede 19. Questo devi fare.

Correggersi prima di correggere.

5. Riguardo al giudizio, ne ho trattato domenica scorsa dicendo che tu devi giudicare te stesso e, trovandoti distorto, non lusingarti ma correggerti, diventando dritto, in modo che ti piaccia Dio, il quale è retto. In effetti, Dio, che è retto, non piace a chi è tortuoso. Vuoi che ti piaccia colui che è retto? Sii retto! Giùdicati, non ti risparmiare. Ciò che giustamente in te ti dispiace, castigalo, emendalo, correggilo. Ti sia come specchio la sacra Scrittura. Questo specchio ha un riflesso non menzognero, un riflesso che non adula, che non ha preferenze per alcuno. Se sei bello, lì ti vedrai bello; se sei brutto, lì ti vedrai brutto. Quando però sei brutto e prendi lo specchio e lì ti riscontri essere brutto, non incolpare lo specchio. Torna in te: lo specchio non ti inganna; non essere tu a ingannare te stesso. Giùdicati, rattrìstati della tua bruttezza, di modo che, lasciando lo specchio e allontanandoti rattristato, perché sei brutto, una volta corretto puoi ritornare bello. In primo luogo dunque giudica te stesso e giudicati senza adulazione; successivamente giudica con amore anche il prossimo. Puoi infatti giudicare qualcosa solo sulla base di ciò che vedi. Può succedere, ad esempio, che tu veda la colpa di cui tu sei imbrattato; può succedere che lo stesso tuo prossimo ti confessi la sua colpa e manifesti all'amico ciò che teneva nascosto nel cuore. Giudica come vedi. Ciò che non vedi, lascialo al giudizio di Dio. Quando poi giudichi, ama la persona, odia il vizio. Non amare il vizio per l'amore che devi all'uomo; non odiare l'uomo a motivo dei suoi vizi. L'uomo è tuo prossimo, il vizio è un nemico del tuo prossimo. Amerai veramente l'amico solo se e quando odierai ciò che all'amico nuoce. Se credi, farai [questo], poiché il giusto vive di fede 20.

Amare la persona, odiare il vizio.

6. Voglio dirvi delle cose che sono frequentissime in mezzo agli uomini. Succede a volte che, avendo tu un amico carissimo, un terzo, che era amico comune di tutt'e due, diventi nemico dell'altro. Di tre amici, due cominciano ad essere fra loro nemici: il terzo, che vuol restare neutrale, cosa dovrà fare? L'uno vuole, esige, scongiura che tu prenda in odio colui che egli ha cominciato a odiare e ti rivolge parole come queste: Non sei mio amico se sei amico del mio nemico. Queste le parole che ti rivolge l'uno, e queste le parole che ti rivolge l'altro. Eravate infatti tre, e dei tre due son diventati fra loro discordi mentre tu sei rimasto [neutrale]. Se parteggerai per uno, avrai nemico l'altro; se parteggerai per questo secondo, avrai nemico il primo; se vorrai intendertela con tutt'e due, l'uno e l'altro mormoreranno. Ecco la prova, ecco le spine cresciute nella vigna, a lavorare la quale siamo stati presi a giornata. Forse ti aspetti d'ascoltare dalla mia bocca cosa tu debba fare. Resta amico di tutt'e due. Coloro che si trovano in discordia fra loro, per l'opera tua tornino d'accordo. Se dall'uno ascolti dei giudizi cattivi sul conto dell'altro, non andare a riferirli a costui, perché non succeda che, tornati - per ipotesi - in un secondo tempo amici coloro che erano nemici, si comunichino fra loro i nomi dei comuni mettimale. Questo lo dico, naturalmente, a livello umano, non per riguardo agli occhi di colui che ci ha presi a giornata. Ecco, nessuno t'ha fatto la spia, ma c'è Dio che ti vede e giudica. Hai udito una parola [amara] da una persona adirata, afflitta o fuori dai gangheri. Che essa muoia in te! Perché vorresti palesarla? Non c'è mica pericolo che, se resta in te, ti faccia scoppiare! Parla assennatamente con quel tuo amico che vorrebbe ti inimicassi con l'altro tuo amico; rivolgigli la parola e, come se si trattasse di un cuore malato, usagli il lenimento della medicina. Digli: Perché vorresti che io divenga suo nemico? Ti risponderà: Perché egli è mio nemico. E per questo motivo vorresti che io divenga nemico del tuo nemico? Debbo piuttosto essere nemico del tuo vizio. Colui del quale tu vorresti rendermi nemico è un uomo. Un altro è il tuo nemico, del quale anch'io, se son tuo amico, debbo essere nemico. Ti ribatterà: Ma chi è quest'altro mio nemico? Il tuo vizio. Ed egli ancora: Qual è il mio vizio? L'odio che ti fa odiare il tuo amico. Sii dunque simile a un medico. Il medico non amerebbe l'ammalato se non odiasse la malattia. Per liberare il malato, si accanisce contro la febbre. Non amate i vizi dei vostri amici, se amate gli amici stessi.

La pagliuzza e la trave.

7. Ma io che predico eseguo forse le cose che predico? Miei fratelli, le eseguo se prima le attuo in me stesso; e le attuo in me stesso se dal Signore ricevo [il dono di attuarle]. Ecco, le eseguo: odio i miei vizi, offro il mio cuore al mio medico perché lo risani; gli stessi vizi per quanto mi è possibile perseguito, ne gemo, riconosco che sono in me ed, ecco, me ne accuso. Tu che vorresti rimproverarmi, correggi te stesso. La giustizia è infatti questa: che non ci si possa dire: Vedi la pagliuzza nell'occhio di tuo fratello e non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi vedrai di togliere la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello 21. L'ira è una pagliuzza, l'odio è una trave. Ma alimenta la pagliuzza e diventerà una trave. Un'ira inveterata diventa odio: una pagliuzza accresciuta diviene una trave. Affinché pertanto la pagliuzza non divenga trave, non tramonti il sole sopra la vostra ira 22. Vedi, t'accorgi di esser divorato dall'odio, e vorresti riprendere chi è adirato? Liberati prima dall'odio e farai bene a rimproverare chi è in preda all'ira. Costui ha nell'occhio una pagliuzza, tu hai una trave. Se in effetti tu sei pieno di odio, come farai a vedere colui al quale devi togliere [la pagliuzza]? Nel tuo occhio c'è una trave. E perché nel tuo occhio c'è una trave? Perché hai preso alla leggera la pagliuzza che vi era nata: con quella ti addormentasti, con quella ti levasti; la facesti sviluppare nel tuo intimo, la innaffiasti con sospetti infondati. Credendo alle parole degli adulatori e di coloro che ti riferivano parole cattive sul conto del tuo amico incrementasti la pagliuzza, non la strappasti via. Col tuo affetto la facesti diventare trave. Togli dal tuo occhio questa trave! non odiare il tuo fratello. Ti spaventi o non ti spaventi? Io ti dico di non odiare e tu rimani tranquillo..., e rispondendo mi dici: Che significa odiare? E che male c'è se un uomo odia il suo nemico? Tu odi il tuo fratello! Se prendi alla leggera l'odio, ascolta come non fai caso alle parole: Chi odia il suo fratello è un omicida 23. Chi odia è un omicida. Non ti sei procurato del veleno; ma forse che per questo puoi dirmi: Che c'entro io con l'essere omicida? Chi odia è omicida. Non ti sei procurato il veleno, non sei uscito di casa con la spada per colpire il tuo nemico, non ti sei comprato l'esecutore del delitto, non hai programmato né il luogo né il tempo. E, infine, il delitto effettivamente non l'hai compiuto. Hai solamente odiato. Eppure hai ucciso: ucciso te prima dell'altro [che odiavi]. Amate dunque la giustizia e non nutrite odio se non contro i vizi. Quanto alle persone, amate tutti. Se vi comporterete così e praticherete questa giustizia, preferirete cioè che gli uomini, anche se viziosi, siano piuttosto risanati che non condannati, compirete opere buone nella vigna [del Signore]. Occorre però che a questo vi esercitiate, o miei fratelli.

Rimetti, perché ti sia rimesso.

8. Ecco, terminato il discorso si darà il congedo ai catecumeni e resteranno solo i fedeli. Si giungerà al momento della preghiera. Voi sapete dove si giungerà. Che diremo a Dio in antecedenza? Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori 24. Fate presto a rimettere, fate presto! Dovrete infatti arrivare a queste parole della preghiera. Come farete a dirle? e come farete a non dirle? Alla fin delle fini la mia domanda è questa: Le direte o non le direte? Odi, e le dici? Mi replicherai: Allora non le dico. Preghi, e non le dici? Odi, e le dici? Preghi, e non le dici? Via, presto, rispondi! Ma se le dici, mentisci; se non le dici, resti senza meriti. Contròllati, esàminati. Ecco, ora dovrai pronunziare la tua preghiera: perdona con tutto il cuore. Vorresti altercare con il tuo nemico; intenta prima la lite al tuo cuore. Ripeto: Alterca, alterca col tuo cuore! Di' al tuo cuore: Non odiare! Ma il tuo cuore, il tuo spirito, continua con l'odio. Di' alla tua anima: Non odiare! Come farò a pregare, come dirò: Rimetti a noi i nostri debiti? Questo veramente lo potrei dire, ma come potrò dire il seguito: Come anche noi? Cosa? Come anche noi rimettiamo. Dov'è il tuo cristianesimo? Fa' ciò che dici: Come anche noi.

9. Ma la tua anima non vuol perdonare, e si rattrista perché le dici di non portar odio. Rispondile: Perché sei triste, anima mia, e perché mi turbi? 25. Perché mi turbi?, o: Perché sei triste? Non odiare per non portarmi alla perdizione. Perché mi turbi? Spera in Dio. Sei nel languore, aneli, ti opprime l'infermità. Non sei in grado di liberarti dall'odio. Spera in Dio, che è medico. Egli per te fu sospeso a un patibolo e ancora non si vendica. Come vuoi tu vendicarti? Difatti in tanto odi in quanto ti vorresti vendicare. Guarda al tuo Signore pendente [dalla croce]; guardalo così sospeso e quasi in atto d'impartire ordini dall'alto di quel legno-tribunale. Guardalo mentre, sospeso, prepara a te malato la medicina ricavata dal suo sangue. Guardalo sospeso! Vuoi vendicarti? Lo vuoi davvero? Guarda a colui che pende [dalla croce] e ascolta ciò che dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 26.

L'esempio di Santo Stefano

10. Mi dirai: Lui poté far questo; io non lo posso. Io sono un uomo, lui era Dio. Ebbene, era un uomo, era veramente un uomo lui che era uomo-Dio. E allora, per qual motivo Dio sarebbe diventato uomo se l'uomo non ne trae motivo per emendarsi? Ma, eccomi, voglio apostrofarti. O uomo, ammettiamo pure che sia troppo per te imitare il tuo Signore. Osserva almeno Stefano, come te servo. Santo Stefano era certamente un [semplice] uomo. O che forse era uomo e dio? È risaputo da tutti: era un semplice uomo; era ciò che sei tu, e quel che fece non lo fece se non per un dono di colui al quale anche tu ti raccomandi. Comunque, osserva come si comportò. Parlava ai giudei: infuriava e amava 27. Debbo mostrarti l'una e l'altra cosa, poiché ho detto che infuriava e ho detto anche che amava. Debbo presentartelo e inferocito e pieno di amore. Ascoltalo inferocito: Gente dalla dura cervice! 28. Son, queste, parole di santo Stefano quando apostrofava i giudei: Gente dalla dura cervice, e dal cuore e dagli orecchi non circoncisi! voi da sempre avete resistito allo Spirito Santo. Quale dei profeti non hanno ucciso i vostri padri? 29. Ecco, lo hai ascoltato mentre va sulle furie; debbo mostrarti anche il rovescio della medaglia: ascoltalo pieno di amore. Gli avversari si irritarono, arsero di sdegno feroce e, ripagando il bene col male, ricorsero alle pietre e cominciarono a lapidare il servo di Dio 30. Dacci ora, o Stefano santo, una prova del tuo amore. Adesso, adesso vogliamo vederti; adesso vogliamo saggiarti; adesso vogliamo contemplarti vincitore, anzi trionfatore, del diavolo. Ti abbiamo ascoltato mentre infierivi contro gente in silenzio; vogliamo vedere se ami chi si accanisce contro di te. Infuriavi contro gente in silenzio; vediamo se ami chi ti lapida. Infatti, se odi, se puoi odiare, l'occasione è adesso mentre vieni lapidato. Adesso soprattutto devi odiare. Vediamo se rispondi con la durezza del cuore alla durezza delle pietre che ti lapidano. Uomini petrificati ti scagliano addosso delle pietre: duri scagliano cose dure. Coloro che avevano ricevuto la legge scritta su pietre scagliano pietre.

11. Vediamo, carissimi, vediamo; contempliamo il grande spettacolo. Contempliamo ciò che ci si propone per la trattazione di domani. Guardiamo.Ecco Stefano viene lapidato. Collochiamocene la figura, per così dire, dinanzi agli occhi. Suvvia, membro di Cristo! suvvia, atleta di Cristo! Fissa gli occhi in colui che per te fu appeso alla croce. Lui veniva crocifisso, tu sei lapidato. Lui diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 31. Voglio ascoltare cosa dici tu. Guarderò a te, con la speranza che te almeno possa imitare. Il beato Stefano cominciò col pregare per sé stando in piedi. Disse: Signore Gesù, ricevi il mio spirito 32. Detto questo, piegò le ginocchia e in ginocchio disse: Signore, non imputare a loro questo delitto. Detto questo, si addormentò 33. O sonno felice! o vera pace! Ecco che cosa significa riposare: pregare per i nemici. Ma permetti, o Stefano santo, che io ti ponga una domanda. Spiegami - poiché non lo capisco - per qual motivo quando pregavi per te stavi in piedi, mentre pregando per i nemici ti mettesti in ginocchio. Forse ci risponderà cose che possiamo comprendere. Per me pregai stando in piedi perché non mi occorse grande sforzo per implorare e ottenere [il dono] a me che avevo servito Dio com'era di dovere. Per me non mi occorse grande sforzo, poiché chi prega per il giusto non deve compiere sforzi. Fu questo il motivo per cui, quando pregò per sé, restò in piedi. Si giunse però a dover pregare per i giudei, per gli uccisori di Cristo, per gli uccisori dei santi, per i suoi lapidatori. Considerò come fosse enorme e grande la loro empietà e come difficilmente potesse essere perdonata. Per questo si mise in ginocchio. Affonda le ginocchia in questa vigna, operaio forte! Ripeto: Affonda il ginocchio nel lavoro di questa vigna, operaio fortissimo! Grande è la tua opera, egregia e molto encomiabile. Molto in profondità scavasti, tu che deponesti dal cuore l'odio dei nemici. Rivolti al Signore!.

 

1 - Cf. Mt 20, 1-16.

2 - Cf. Mich 6, 6-8.

3 - Cf. Mt 20, 16.

4 - Gv 6, 29.

5 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.

6 - 1 Cor 4, 3.

7 - 2 Pt 1, 19.

8 - Ef 5, 8.

9 - 1 Ts 5, 5.

10 - Rm 13, 13.

11 - Cf- 1 Cor 15, 53.

12 - 1 Gv 3, 2.

13 - 1 Gv 3, 2.

14 - Cf. Rm 13, 13.

15 - Rm 13, 13.

16 - 2 Pt 1, 19.

17 - 1 Cor 4, 5.

18 - 1 Cor 4, 5.

19 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.

20 - Ab 2, 4; Rm 1, 17.

21 - Mt 7, 3-4.

22 - Ef 4, 26.

23 - 1 Gv 3, 15.

24 - Mt 6, 12

25 - Sal 41, 6.

26 - Lc 23, 34.

27 - Cf. At 6, 7-8.

28 - At 7, 51.

29 - At 7, 51-52.

30 - Cf. At 7, 59.

31 - Lc 23, 34.

32 - At 7, 59.

33 - At 7, 60.


Regola bollata (1223)

Opera Omnia - San Francesco di Assisi

Leggilo nella Biblioteca


[74a]    Onorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai diletti figli, frate Francesco e agli altri frati dell’Ordine dei frati minori, salute e apostolica benedizione.
La Sede Apostolica suole accondiscendere ai pii voti e accordare benevolo favore agli onesti desideri dei richiedenti. Pertanto, diletti figli nel Signore, noi, accogliendo le vostre pie suppliche, vi confermiamo con l’autorità apostolica, la Regola del vostro Ordine, approvata dal nostro predecessore papa Innocenzo, di buona memoria e qui trascritta, e l’avvaloriamo con il patrocinio del presente scritto. La Regola è questa:

CAPITOLO I
[74]    NEL NOME DEL SIGNORE!  INCOMINCIA LA VITA DEI FRATI MINORI

[75]    1 La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

[76]    2 Frate Francesco promette obbedienza e reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. 3 E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

CAPITOLO II
DI COLORO CHE VOGLIONO INTRAPRENDERE QUESTA VITA  E COME DEVONO ESSERE RICEVUTI


[77]    1 Se alcuni vorranno intraprendere questa vita e verranno dai nostri frati, questi li mandino dai loro ministri provinciali, ai quali soltanto e non ad altri sia concesso di ammettere i frati. 2 I ministri, poi, diligentemente li esaminino intorno alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa 3 E se credono tutte queste cose e le vogliono fedelmente professare e osservare fermamente fino alla fine; 4 e non hanno mogli o, qualora le abbiano, esse siano già entrate in monastero o abbiano dato loro il permesso con l’autorizzazione del vescovo diocesano, dopo aver fatto voto di castità; e le mogli siano di tale età che non possa nascere su di loro alcun sospetto; 5 dicano ad essi la parola del santo Vangelo, che “vadano e vendano tutto quello che posseggono e procurino di darlo ai poveri” (Cfr. Mt 19,21). 6. Se non potranno farlo, basta ad essi la buona volontà.

[78]    7 E badino i frati e i loro ministri di non essere solleciti delle loro cose temporali, affinché dispongano delle loro cose liberamente, secondo l’ispirazione del Signore. 8 Se tuttavia fosse loro chiesto un consiglio i ministri abbiano la facoltà di mandarli da persone timorate di Dio, perché con il loro consiglio i beni vengano elargiti ai poveri.

[79]    9 Poi concedano loro i panni della prova cioè due tonache senza cappuccio e il cingolo e i pantaloni e il capperone fino al cingolo 10 a meno che qualche volta ai ministri non sembri diversamente secondo Dio.

[80]    11 Terminato, poi, I’anno della prova, siano ricevuti all’obbedienza, promettendo di osservare sempre questa vita e Regola. 12 E in nessun modo sarà loro lecito di uscire da questa Religione, secondo il decreto del signor Papa; 13 poiché, come dice il Vangelo, “nessuno che mette la mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,62).

[81]    14 E coloro che hanno già promesso obbedienza, abbiano una tonaca con il cappuccio e un’altra senza, coloro che la vorranno avere. 15 E coloro che sono costretti da necessità possano portare calzature. 16 E tutti i frati si vestano di abiti vili e possano rattopparli con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. 17 Li ammonisco, però, e li esorto a non disprezzare e a non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usare cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso.

CAPITOLO III
DEL DIVINO UFFICIO E DEL DIGIUNO,  E COME I FRATI DEBBANO ANDARE PER IL MONDO


[82]    1 I chierici recitino il divino ufficio, secondo il rito della santa Chiesa romana, eccetto il salterio, 2 e perciò potranno avere i breviari.

[83]    3 l laici, invece, dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste ore, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; 4 e preghino per i defunti.

[84]    5 E digiunino dalla festa di Tutti i Santi fino alla Natività del Signore. 6 La santa Quaresima, invece, che incomincia dall’Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni, quella che il Signore consacrò con il suo santo digiuno , coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. 7 Ma l’altra, fino alla Resurrezione del Signore, la digiunino. 8 Negli altri tempi non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì. 9 Ma in caso di manifesta necessità i frati non siano tenuti al digiuno corporale.

[85]    10 Consiglio invece, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole (Cfr. 2Tm 2,14 e Tt 3,2), e non giudichino gli altri; 11 ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. 12 E non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità

[86]    13 In qualunque casa entreranno dicano, prima di tutto: Pace a questa casa (Lc 10,5); 14 e, secondo il santo Vangelo, è loro lecito mangiare di tutti i cibi che saranno loro presentati (Lc 10,8).

CAPITOLO IV
CHE I FRATI NON RICEVANO DENARI


[87]    1 Comando fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia, direttamente o per interposta persona. 2 Tuttavia, i ministri e i custodi, ed essi soltanto, per mezzo di amici spirituali, si prendano sollecita cura per le necessità dei malati e per vestire gli altri frati, secondo i luoghi e i tempi e i paesi freddi, così come sembrerà convenire alla necessità, 3 salvo sempre il principio, come è stato detto, che non ricevano denari o pecunia.

CAPITOLO V
DEL MODO DI LAVORARE


[88]    1 Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione 2 così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non spengano (Cfr. 1Ts 5,19) lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporaIi. 3 Come ricompensa del lavoro ricevano le cose necessarie al corpo, per sé e per i loro fratelli, eccetto denari o pecunia, 4 e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà.

CAPITOLO VI
[89]    CHE I FRATI DI NIENTE SI APPROPRINO,  E DEL CHIEDERE L’ELEMOSINA E DEI FRATI INFERMI


[90]    1 I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa. 2 E come pellegrini e forestieri (1Pt 2,11) in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l’elemosina con fiducia. 3 Né devono vergognarsi, perché il Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. 4 Questa è la sublimità dell’altissima povertà (Cfr. 2Cor 8,9) quella che ha costituito voi, fratelli miei carissimi, eredi e re del regno dei cieli (Cfr. Gc 2,5), vi ha fatto poveri di cose e ricchi di virtù. 5 Questa sia la vostra parte di eredità, quella che conduce fino alla terra dei viventi (Cfr. Sal 141,6). 6 E, aderendo totalmente a questa povertà, fratelli carissimi, non vogliate possedere niente altro in perpetuo sotto il cielo, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo.

[91]    7 E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente 8 E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?

[92]    9 E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti essi stessi (Cfr. Mt 7,11).

CAPITOLO VII
DELLA PENITENZA DA IMPORRE Al FRATI CHE PECCANO


[93]    1 Se dei frati, per istigazione del nemico, avranno mortalmente peccato, per quei peccati per i quali sarà stato ordinato tra i frati di ricorrere ai soli ministri provinciali, i predetti frati siano tenuti a ricorrere ad essi, quanto prima potranno senza indugio.
[94]    2 ministri, poi, se sono sacerdoti, loro stessi impongano con misericordia ad essi la penitenza; se invece non sono sacerdoti, la facciano imporre da altri sacerdoti dell’Ordine, così come sembrerà ad essi più opportuno, secondo Dio.
[95]    3 E devono guardarsi dall’adirarsi e turbarsi per il peccato di qualcuno, perché l’ira ed il turbamento impediscono la carità in sé e negli altri.

CAPITOLO VIIl
DELLA ELEZIONE DEL MINISTRO GENERALE DI QUESTA FRATERNITÀ  E DEL CAPITOLO DI PENTECOSTE


[96]    1 Tutti i frati siano tenuti ad avere sempre uno dei frati di quest’Ordine come ministro generale e servo di tutta la fraternità e a lui devono fermamente obbedire. 2 Alla sua morte, l’elezione del successore sia fatta dai ministri provinciali e dai custodi nel Capitolo di Pentecoste, al quale i ministri provinciali siano tenuti sempre ad intervenire, dovunque sarà stabilito dal ministro generale; 3 e questo, una volta ogni tre anni o entro un termine maggiore o minore, così come dal predetto ministro sarà ordinato.

[97]    4 E se talora ai ministri provinciali ed ai custodi all’unanimità sembrasse che detto ministro non fosse idoneo al servizio e alla comune utilità dei frati, i predetti frati ai quali è commessa l’elezione, siano tenuti, nel nome del Signore, ad eleggersi un altro come loro custode. 5 Dopo il Capitolo di Pentecoste, i singoli ministri e custodi possano, se vogliono e lo credono opportuno, convocare, nello stesso anno, nei loro territori, una volta i loro frati a capitolo.

CAPITOLO IX
DEI PREDICATORI


[98]    1 I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo sia stato loro proibito. 2 E nessun frate osi affatto predicare al popolo, se prima non sia stato esaminato ed approvato dal ministro generale di questa fraternità e non abbia ricevuto dal medesimo l’ufficio della predicazione.

[99]    3 Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che, nella loro predicazione, le loro parole siano ponderate e caste (Cfr. Sal 11,7 e 17,31), a utilità e a edificazione del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria con brevità di discorso, poiché il Signore sulla terra parlò con parole brevi (Cfr. Rm 9,22).

CAPITOLO X
DELL’AMMONIZIONE E DELLA CORREZIONE DEI FRATI.


[100]    1. I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino ed ammoniscano i loro frati e li correggano con umiltà e carità, non comandando ad essi niente che sia contro alla loro anima e alla nostra Regola.

[101]    2 I frati, poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio hanno rinnegato la propria volontà. 3 Perciò comando loro fermamente di obbedire ai loro ministri in tutte quelle cose che promisero al Signore di osservare e non sono contrarie all’anima e alla nostra Regola.

[102]    4 E dovunque vi siano dei frati che si rendono conto e riconoscano di non poter osservare spiritualmente la Regola, debbano e possono ricorrere ai loro ministri. 5 I ministri, poi, li accolgano con carità e benevolenza e li trattino con tale familiarità che quelli possano parlare e fare con essi così come parlano e fanno i padroni con i loro servi; 6 infatti, così deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati.

[103]    7 Ammonisco, poi, ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana gloria, invidia, avarizia (Cfr. Lc 12,15), cure o preoccupazioni di questo mondo (Cfr. Mt 13,22), dalla detrazione e dalla mormorazione.

[104]    8 E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, 9 di pregarlo sempre con cuore puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, 10 e di amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano (Mt 5,44); 11 beati quelli che sopportano persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,10). 12 E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo” (Mt 10,22).

CAPITOLO XI
CHE I FRATI NON ENTRINO NEI MONASTERI DELLE MONACHE


[105]    1 Comando fermamente a tutti i frati di non avere rapporti o conversazioni sospette con donne, 2 e di non entrare in monasteri di monache, eccetto quelli ai quali è stata data dalla Sede Apostolica una speciale licenza.

[106]    3 Né si facciano padrini di uomini o di donne affinché per questa occasione non sorga scandalo tra i frati o riguardo ai frati.

CAPITOLO XII
DI COLORO CHE VANNO TRA I SARACENI E TRA GLI ALTRI INFEDELI


[107]    1 Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. 2 I ministri poi non concedano a nessuno il permesso di andarvi se non a quelli che riterranno idonei ad essere mandati.

[108]    3 Inoltre, impongo per obbedienza ai ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali della santa Chiesa romana, il quale sia governatore, protettore e correttore di questa fraternità,

[109]    4 affinché, sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede (Cfr. Col 1,23) cattolica, osserviamo la povertà, I’umiltà e il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso.

[109a]    Pertanto a nessuno, in alcun modo, sia lecito di invalidare questo scritto della nostra conferma o di opporsi ad esso con audacia e temerarietà. Se poi qualcuno presumerà di tentarlo, sappia che incorrerà nello sdegno di Dio onnipotente e dei suoi beati apostoli Pietro e Paolo. Dal Laterano, il 29 novembre (1223), anno ottavo del nostro pontificato.


4-96 Novembre 22, 1901 il io porta la impronta di tutte le rovine, senza dell’io tutto è sicurezza.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Dopo d’aver passato giorni amarissimi di lacrime, di privazione e di silenzio, il mio povero cuore non ne può più, tanto è lo strazio fuori del mio centro Iddio, che vo’ continuamente sbattuta tra folte onde di fiera tempesta, in stato di forte violenza da subire ad ogni momento la morte, e quel ch’è più di non poter morire. Onde, trovandomi in questa posizione, per poco si è fatto vedere e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando un’anima fa in tutto la volontà d’un altro si dice che ha fiducia di quella, perciò vive dell’altrui volere e non del suo, così quando l’anima fa in tutto la Volontà mia, Io dico che ha fede, sicché il Divino Volere e la fede sono rami prodotti da un sol tronco, e siccome la fede è semplice, la fede e il Divino Volere producono il terzo ramo della semplicità, ed ecco che l’anima viene a riacquistare in tutto le caratteristiche di colomba. Non vuoi tu dunque essere la mia colomba?”

(3) In un’altra occasione, un’altro giorno mi disse:

(4) “Figlia mia, le perle, l’oro, le gemme, le cose più preziose, si tengono ben custodite dentro di qualche scrigno e con doppia chiave. Ché temi tu dunque se ti tengo ben custodita nello scrigno della santa ubbidienza, custodia sicurissima, dove non una ma due chiavi tengono ben serrata la porta, per tener vietato l’ingresso a qualunque ladro, ed anche all’ombra di qualunque difetto? Solo l’io porta l’impronta di tutte le rovine, ma senza dell’io, tutto è sicurezza”.