Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 18° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Matteo 8
1Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva.2Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: "Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi".3E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii sanato". E subito la sua lebbra scomparve.4Poi Gesù gli disse: "Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va' a mostrarti al sacerdote e presenta l'offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro".
5Entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava:6"Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente".7Gesù gli rispose: "Io verrò e lo curerò".8Ma il centurione riprese: "Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.9Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa".
10All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande.11Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli,12mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti".13E Gesù disse al centurione: "Va', e sia fatto secondo la tua fede". In quell'istante il servo guarì.
14Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre.15Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo.
16Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati,17perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:
'Egli ha preso le nostre infermità
e si è addossato le nostre malattie.'
18Vedendo Gesù una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all'altra riva.19Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: "Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai".20Gli rispose Gesù: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".
21E un altro dei discepoli gli disse: "Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre".22Ma Gesù gli rispose: "Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti".
23Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono.24Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva.25Allora, accostatisi a lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!".26Ed egli disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia.27I presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i venti e il mare obbediscono?".
28Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva più passare per quella strada.29Cominciarono a gridare: "Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?".
30A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci a pascolare;31e i demòni presero a scongiurarlo dicendo: "Se ci scacci, mandaci in quella mandria".32Egli disse loro: "Andate!". Ed essi, usciti dai corpi degli uomini, entrarono in quelli dei porci: ed ecco tutta la mandria si precipitò dal dirupo nel mare e perì nei flutti.33I mandriani allora fuggirono ed entrati in città raccontarono ogni cosa e il fatto degli indemoniati.34Tutta la città allora uscì incontro a Gesù e, vistolo, lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio.
Esodo 38
1Fece l'altare di legno di acacia: aveva cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza, era cioè quadrato, e aveva l'altezza di tre cubiti.2Fece i suoi corni ai suoi quattro angoli: i suoi corni erano tutti di un pezzo; lo rivestì di rame.3Fece anche tutti gli accessori dell'altare: i recipienti per raccogliere le ceneri, le sue pale, i suoi vasi per aspersione, le sue forchette e i bracieri: fece di rame tutti i suoi accessori.4Fece per l'altare una graticola, lavorata a forma di rete, di rame, e la pose sotto la cornice dell'altare in basso: la rete arrivava a metà altezza dell'altare.5Fuse quattro anelli e li pose alle quattro estremità della graticola di rame, per inserirvi le stanghe.6Fece anche le stanghe di legno di acacia e le rivestì di rame.7Introdusse le stanghe negli anelli sui lati dell'altare: servivano a trasportarlo. Fece l'altare di tavole, vuoto all'interno.
8Fece la conca di rame e il suo piedestallo di rame, impiegandovi gli specchi delle donne, che nei tempi stabiliti venivano a prestar servizio all'ingresso della tenda del convegno.
9Fece il recinto: sul lato meridionale, verso sud, il recinto aveva tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato.10Vi erano le loro venti colonne con le venti basi di rame. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali erano d'argento.11Anche sul lato rivolto a settentrione vi erano tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento.12Sul lato verso occidente vi erano cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi,13i capitelli delle colonne e i loro uncini d'argento. Sul lato orientale, verso levante, vi erano cinquanta cubiti:14quindici cubiti di tendaggi, con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala;15all'altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi.16Tutti i tendaggi che delimitavano il recinto erano di bisso ritorto.17Le basi delle colonne erano di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali erano d'argento; il rivestimento dei loro capitelli era d'argento e tutte le colonne del recinto avevano aste trasversali d'argento.18Alla porta del recinto vi era una cortina, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto: la sua lunghezza era di venti cubiti, la sua altezza, nel senso della larghezza, era di cinque cubiti, come i tendaggi del recinto.19Le colonne relative erano quattro, con le quattro basi di rame, i loro uncini d'argento, il rivestimento dei loro capitelli e le loro aste trasversali d'argento.20Tutti i picchetti della Dimora e del recinto circostante erano di rame.
21Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora, la Dimora della Testimonianza, redatto per ordine di Mosè e per opera dei leviti, sotto la direzione d'Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
22Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda, eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè;23insieme con lui Ooliab, figlio di Achisamach della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso.
24Totale dell'oro impiegato per il lavoro, cioè per tutto il lavoro del santuario - era l'oro presentato in offerta -: ventinove talenti e settecentotrenta sicli, in sicli del santuario.25L'argento raccolto, in occasione del censimento della comunità, pesava cento talenti e millesettecentosettantacinque sicli, in sicli del santuario,26cioè un 'beka' a testa, vale a dire mezzo siclo, secondo il siclo del santuario, per ciascuno di coloro che furono sottoposti al censimento, dai vent'anni in su. Erano seicentotremilacinquecentocinquanta.27Cento talenti di argento servirono a fondere le basi del santuario e le basi del velo: cento basi per cento talenti, cioè un talento per ogni base.28Con i millesettecentosettantacinque sicli fece gli uncini delle colonne, rivestì i loro capitelli e le riunì con le aste trasversali.29Il rame presentato in offerta assommava a settanta talenti e duemilaquattrocento sicli.30Con esso fece le basi per l'ingresso della tenda del convegno, l'altare di rame con la sua graticola di rame e tutti gli accessori dell'altare,31le basi del recinto, le basi della porta del recinto, tutti i picchetti della Dimora e tutti i picchetti del recinto.
Salmi 98
1'Salmo'.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
2Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
3Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
4Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
5Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
6con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
7Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
8I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
9davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Salmi 72
1'Di Salomone.'
Dio, da'al re il tuo giudizio,
al figlio del re la tua giustizia;
2regga con giustizia il tuo popolo
e i tuoi poveri con rettitudine.
3Le montagne portino pace al popolo
e le colline giustizia.
4Ai miseri del suo popolo renderà giustizia,
salverà i figli dei poveri
e abbatterà l'oppressore.
5Il suo regno durerà quanto il sole,
quanto la luna, per tutti i secoli.
6Scenderà come pioggia sull'erba,
come acqua che irrora la terra.
7Nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace,
finché non si spenga la luna.
8E dominerà da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.
9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto,
lambiranno la polvere i suoi nemici.
10Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno,
lo serviranno tutte le nazioni.
12Egli libererà il povero che grida
e il misero che non trova aiuto,
13avrà pietà del debole e del povero
e salverà la vita dei suoi miseri.
14Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso,
sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia;
si pregherà per lui ogni giorno,
sarà benedetto per sempre.
16Abbonderà il frumento nel paese,
ondeggerà sulle cime dei monti;
il suo frutto fiorirà come il Libano,
la sua messe come l'erba della terra.
17Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole persista il suo nome.
In lui saranno benedette
tutte le stirpi della terra
e tutti i popoli lo diranno beato.
18Benedetto il Signore, Dio di Israele,
egli solo compie prodigi.
19E benedetto il suo nome glorioso per sempre,
della sua gloria sia piena tutta la terra.
Amen, amen.
Osea 7
1Mentre sto per guarire Israele,
si scopre l'iniquità di Èfraim
e la malvagità di Samaria,
poiché si pratica la menzogna:
il ladro entra nelle case
e fuori saccheggia il brigante.
2Non pensano dunque
che io ricordo tutte le loro malvagità?
Ora sono circondati dalle loro azioni:
esse stanno davanti a me.
3Con la loro malvagità rallegrano il re,
rallegrano i capi con le loro finzioni.
4Tutti bruciano d'ira, ardono come un forno
quando il fornaio cessa di rattizzare il fuoco,
dopo che, preparata la pasta,
aspetta che sia lievitata.
5Nel giorno del nostro re
i capi lo sommergono negli ardori del vino,
ed egli si compromette con i ribelli.
6Il loro cuore è un forno nelle loro trame,
tutta la notte sonnecchia il loro furore
e la mattina divampa come fiamma.
7Tutti ardono come un forno
e divorano i loro governanti.
Così sono caduti tutti i loro sovrani
e nessuno si preoccupa di ricorrere a me.
8Èfraim si mescola con le genti,
Èfraim è come una focaccia non rivoltata.
9Gli stranieri divorano la sua forza
ed egli non se ne accorge;
la canizie gli ricopre la testa
ed egli non se ne accorge.
10L'arroganza d'Israele
testimonia contro di loro,
non ritornano al Signore loro Dio
e, malgrado tutto, non lo ricercano.
11Èfraim è come un'ingenua colomba,
priva d'intelligenza;
ora chiamano l'Egitto, ora invece l'Assiria.
12Dovunque si rivolgeranno
stenderò la mia rete contro di loro
e li abbatterò come gli uccelli dell'aria,
li punirò nelle loro assemblee.
13Guai a costoro, ormai lontani da me!
Distruzione per loro,
perché hanno agito male contro di me!
Li volevo salvare,
ma essi hanno proferito menzogne contro di me.
14Non gridano a me con il loro cuore
quando gridano sui loro giacigli.
Si fanno incisioni per il grano e il mosto
e intanto si ribellano contro di me.
15Eppure io ho rafforzato il loro braccio,
ma essi hanno tramato il male contro di me.
16Si sono rivolti ma non a colui che è in alto,
sono stati come un arco fallace.
I loro capi cadranno di spada
per l'insolenza della loro lingua
e nell'Egitto rideranno di loro.
Seconda lettera ai Corinzi 11
1Oh se poteste sopportare un po' di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate.2Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo.3Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.4Se infatti il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo.5Ora io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi "superapostoli"!6E se anche sono un profano nell'arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come vi abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a tutti.
7O forse ho commesso una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunziato gratuitamente il vangelo di Dio?8Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.9E trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato d'aggravio a nessuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire.10Com'è vero che c'è la verità di Cristo in me, nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acaia!
11Questo perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!12Lo faccio invece, e lo farò ancora, per troncare ogni pretesto a quelli che cercano un pretesto per apparire come noi in quello di cui si vantano.13Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo.14Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce.15Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
16Lo dico di nuovo: nessuno mi consideri come un pazzo, o se no ritenetemi pure come un pazzo, perché possa anch'io vantarmi un poco.17Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare.18Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch'io.19Infatti voi, che pur siete saggi, sopportate facilmente gli stolti.20In realtà sopportate chi vi riduce in servitù, chi vi divora, chi vi sfrutta, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia.21Lo dico con vergogna; come siamo stati deboli!
Però in quello in cui qualcuno osa vantarsi, lo dico da stolto, oso vantarmi anch'io.22Sono Ebrei? Anch'io! Sono Israeliti? Anch'io! Sono stirpe di Abramo? Anch'io!23Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.24Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i trentanove colpi;25tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde.26Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli;27fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.28E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.29Chi è debole, che anch'io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
30Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza.31Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco.32A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi,33ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani.
Capitolo V: La lettura dei libri di devozione
Leggilo nella BibliotecaNei libri di devozione si deve ricercare la verità, non la bellezza della forma. Essi vanno letti nello spirito con cui furono scritti; in essi va ricercata l'utilità spirituale, piuttosto che l'eleganza della parola. Perciò dobbiamo leggere anche opere semplici, ma devote, con lo stesso desiderio con cui leggiamo opere dotte e profonde. Non lasciarti colpire dal nome dello scrittore, di minore o maggiore risonanza; quel che ci deve indurre alla lettura deve essere il puro amore della verità. Non cercar di sapere chi ha detto una cosa, ma bada a ciò che è stato detto. Infatti gli uomini passano, "invece la verità del Signore resta per sempre" (Sal 116,2); e Dio ci parla in varie maniere, "senza tener conto delle persone" (1Pt 1,17). Spesso, quando leggiamo le Scritture, ci è di ostacolo la nostra smania di indagare, perché vogliamo approfondire e discutere là dove non ci sarebbe che da andare avanti in semplicità di spirito. Se vuoi trarre profitto, leggi con animo umile e semplice, con fede. E non aspirare mai alla fama di studioso. Ama interrogare e ascoltare in silenzio la parola dei santi. E non essere indifferente alle parole dei superiori: esse non vengono pronunciate senza ragione.
DISCORSO 229/S DAI DISCORSI TENUTI NELL'OTTAVA DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
FRAMMENTO
Il mare e la terraferma intesi allegoricamente.
1. Noi vediamo la terra, vediamo il mare. Sono opere di Dio che possiamo controllare con i nostri occhi, mentre ce ne sono altre che possiamo raggiungere solo con l'intelligenza. Le prime sono note alla nostra sensitività, le altre alla nostra mente. Cos'è nella Chiesa la terra asciutta? Chiamiamo terra asciutta ogni anima assetata di Dio. Si radunarono in un luogo separato le acque e apparve la terra asciutta 1. Il mare è il secolo presente e i cattivi ne sono le acque amare. Queste però sono state separate e riunite in un unico ammasso, cioè sono state predestinate a raggiungere quell'unico fine al quale Dio indirizza tutti coloro che separa dai santi. Chi opera la separazione è Dio (poiché l'uomo non è in grado di compiere separazioni di questo genere), e attraverso la separazione appare la terra asciutta. Metti due uomini l'uno accanto all'altro, uno che smanii per gli spettacoli, l'altro che desideri recarsi in chiesa. Vicini col corpo, essi sono separati dai desideri. Il primo fa parte dell'acqua amara, nell'altro appare la terra asciutta. Da che cosa deduciamo che la terra asciutta è quella terra che simboleggia gli uomini che desiderano il bene? C'è un Salmo ove si dice a Dio: L'anima mia è dinanzi a te come terra senz'acqua 2. L'anima mia ha sete di te. Ha sete, è secca, è separata dalle acque del mare. Non si sopravvaluti il fatto che non ne è separata fisicamente: il desiderio del cuore ha operato la separazione. Alcuni desiderano Dio, altri il mondo. La terra asciutta cosa desidera? La pioggia che viene dal cielo, dalle nubi: la pioggia, cioè, delle Scritture, del firmamento. E quando desidera la pioggia, desidera l'acqua dolce, separata dall'acqua amara. Ora Dio conosce il desiderio della terra asciutta, sebbene sia celato e rimanga occulto. I desideri del mare, cioè i desideri mondani, sono visibili. Così, se uno ha desiderio di denaro, fa i suoi passi per l'acquisto del denaro, vuole impadronirsene, e siccome il denaro è cosa visibile, anche il desiderio del denaro diventa per conseguenza visibile. Quando invece uno desidera Dio, il suo desiderio rimane occulto, perché Dio, oggetto del desiderio, è una realtà invisibile: abita nell'intimo, è un essere impervio all'occhio. Ha pertanto sete ed è terra asciutta, sebbene sia manifesta agli occhi di Dio. E non tralasciò di menzionare anche i suoi frutti, poiché subito disse: Germogli la terra erba per il pascolo 3. Germogli la terra lo stesso giorno che fu creata nella sua aridità, poiché una terra asciutta di questo genere non poteva restare a lungo senza frutti. Ascoltiamo anche noi la parola di Dio, e che la terra germogli erba per il pascolo, cioè le buone opere, le opere della misericordia di cui parla Isaia: Spezza il tuo pane all'affamato e ospita nella tua casa il povero senza tetto 4, con quel che segue. Firmamento, dunque, è la divina Scrittura, luminari nel firmamento la comprensione della Scrittura, luci del cielo la capacità intellettiva di penetrare la Scrittura. Vuoi raggiungere la luce del cielo? Prima sii terra che produce frutto; vale a dire: precedano le opere di misericordia. Come seguito di queste opere di misericordia verrà l'illuminazione operata in te dalla luce che desideri.
1 - Cf. Gn 1, 6. 10.
2 - Cf. Sal 142, 6.
3 - Gn 1, 11.
4 - Is 58, 7.
26 - Cristo, nostro salvatore, risorge ed appare alla sua Madre beatissima, accompagnato dai santi padri del limbo.
La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca1466. L'anima santissima di Cristo si trattenne nel limbo dalle tre e
mezzo pomeridiane del venerdì sino a dopo le tre del mattino della
domenica seguente. A tale ora egli tornò al sepolcro, accompagnato come
principe vittorioso dagli stessi angeli che aveva portato con sé e da
coloro che aveva riscattato da quelle carceri sotterranee, come spoglie
della sua conquista e come pegno del suo magnifico trionfo, abbandonando
prostrati e castigati i suoi ribelli nemici. Là c'erano molti altri
spiriti celesti, che custodivano la tomba onorando le sacre membra unite
alla divinità. Alcuni di essi, per comando della loro Regina, avevano
recuperato il sangue sparso, i brandelli di carne saltati per le ferite,
i capelli strappati dal sublime capo e il resto che apparteneva
all'ornamento e alla totale integrità della sua umanità beatissima; di
tutto ciò si prese cura la Madre della prudenza. Conservavano queste
reliquie, esultando ciascuno per la parte che gli era toccato in sorte
di raccogliere. Prima di ogni altra cosa, fu mostrato ai padri il corpo
del loro Salvatore, piagato, lacerato e sfigurato, come lo aveva ridotto
la crudeltà dei giudei. Tutti costoro lo adorarono, riconoscendolo
anche da morto, e proclamarono di nuovo che veramente il Verbo fatto
uomo si era caricato dei nostri dolori e aveva estinto il nostro debito,
pagando con sovrabbondanza alla giustizia dell'eterno Padre quello che
noi meritavamo, essendo egli irreprensibile e senza colpa. I nostri
progenitori Adamo ed Eva compresero la strage compiuta dalla loro
disobbedienza, il penoso rimedio che essa aveva avuto e l'immensa bontà e
misericordia di Gesù. I patriarchi e i profeti videro adempiuti i loro
oracoli e le speranze delle promesse superne. Sentendo nella gloria
delle loro anime l'effetto della copiosa redenzione, lodarono ancora
l'Onnipotente e il Santo dei santi, che l'aveva operata con una
disposizione tanto meravigliosa della sua sapienza.
1467. Dopo di ciò, davanti a tutti loro, i ministri
dell'Altissimo restituirono al corpo defunto i pezzi che avevano
radunato come frammenti venerabili, riportandolo alla sua completezza e
perfezione; nel medesimo istante l'anima santissima del Signore si
ricongiunse ad esso, dandogli vita e splendore immortale. Al posto del
lenzuolo e delle unzioni con cui era stato sepolto, fu rivestito dei
quattro doni della gloria, cioè della chiarezza, dell'impassibilità,
dell'agilità e della sottigliezza, e questi dall'anima si trasmisero al
corpo divinizzato. Erano dovuti all'Unigenito come per eredità e
partecipazione naturale dall'istante della sua concezione, perché fin da
quel momento la sua anima santissima era stata glorificata e la sua
umanità innocentissima unita alla divinità; in tale occasione, però,
essi erano rimasti sospesi, senza ridondare nel corpo purissimo, per
lasciarlo soggetto alle sofferenze e permettergli, privandosene, di
conseguire la nostra gloria. Quando risorse gli vennero con ragione
riconsegnati in misura proporzionata all'unione della sua anima con la
divinità e alla gloria corrispondente. Come questa è inspiegabile ed
ineffabile per la nostra scarsa capacità, così è impossibile anche
definire adeguatamente con parole e con esempi quella delle sue membra
divinizzate, perché a paragone anche il cristallo è oscuro. La luce che
contengono e riflettono sovrasta quella degli altri corpi gloriosi come
il giorno vince la notte e un migliaio di soli una singola stella. Se
anche si facesse confluire in qualche essere la bellezza di tutti gli
altri, sembrerebbe bruttezza al confronto e nell'intero universo non ce
n'è alcuno simile.
1468. L'eccellenza di tali quattro doti superò allora di
gran lunga quella che esse avevano avuto sul Tabor ed in altri frangenti
nei quali Cristo aveva mutato il suo aspetto: il suo sacro corpo le
aveva sempre avute di passaggio e nel modo conveniente al fine per il
quale si era trasfigurato, mentre in questo caso le ebbe con pienezza
per goderne perennemente. Per mezzo dell"'impassibilità" esso divenne
invulnerabile rispetto ad ogni potere creato, perché niente era in grado
di alterarlo o cambiarlo. Tramite la "sottigliezza" fu purificato a tal
punto da poter penetrare negli altri corpi senza incontrare resistenza,
come un semplice spirito; così, attraversò la pietra del sepolcro senza
muoverla né spezzarla, nella stessa maniera in cui era uscito dal
grembo verginale della castissima Madre. L"'agilità" lo rese tanto
libero dal peso e dalla lentezza della materia da oltrepassare quella
degli angeli immateriali e da dargli facoltà di spostarsi da un luogo
all'altro con più rapidità di loro, come accadde nelle apparizioni agli
apostoli e in altre circostanze. Le sacre piaghe, che prima deformavano
il suo beatissimo corpo, diventarono nei piedi, nelle mani e nel costato
così graziose e sfavillanti da farlo stupendo, in modo ammirevole. Il
nostro Salvatore si alzò dalla tomba con tutta questa magnificenza e
maestà, e alla presenza dei santi e dei patriarchi promise a tutto il
genere umano che, come frutto della sua risurrezione, ciascuno sarebbe
risuscitato nel proprio corpo e i retti sarebbero stati glorificati in
esso. Come pegno di questa assicurazione e come caparra della
risurrezione universale, ordinò alle anime di molti tra coloro che si
trovavano lì di ricongiungersi ai loro corpi e di risuscitarli per
l'immortalità. Tale comando fu immediatamente eseguito ed essi tornarono
in vita, come riferisce Matteo anticipando il mistero. Fra di loro vi
furono sant'Anna, san Giuseppe, san Gioacchino ed altri padri che si
erano distinti nella fede e nella speranza dell'incarnazione,
desiderandola e domandandola con più insistenza. Come premio per queste
opere, fu anticipata la glorificazione dei loro corpi.
1469. Oh, come già si mostrava vigoroso e mirabile,
vittorioso e forte questo leone di Giuda, figlio di Davide! Nessuno si
destò mai dal sonno con la velocità con cui egli si svegliò dalla morte.
Subito, alla sua voce imperiosa, le ossa rinsecchite e disperse di tali
vecchi cadaveri si accostarono e la carne, ormai trasformata in
polvere, si formò di nuovo e si unì ad esse ricostituendo l'antico
corpo, migliorato dai doni di gloria che ridondavano dall'anima
glorificata da cui riceveva vita. Tutti quei giusti furono fatti
risorgere in un attimo e stettero in compagnia del loro Redentore, più
rifulgenti del sole stesso, puri, leggiadri, trasparenti e leggeri per
seguirlo ovunque. Con la loro sorte beata ci confermarono nella fiducia
di contemplarlo nella nostra stessa carne, con i nostri stessi occhi, e
non con quelli di altri, come aveva profetizzato Giobbe per darci
consolazione. La Regina era informata di tutti questi segreti e
partecipava di essi con l'illuminazione che aveva nel cenacolo.
Nell'istante in cui l'anima santissima di Gesù entrò nel proprio corpo
fu comunicato a quello di Maria il gaudio che era rimasto trattenuto
nella sua anima, e come concentrato in essa in attesa della risurrezione
di lui. Questo beneficio fu tale da portarla dalla pena alla letizia,
dalla tristezza alla contentezza, dal dolore alla felicità ineffabile e
al riposo. In quell'occasione Giovanni si recò a visitarla, come aveva
fatto il giorno precedente, per rincuorarla nella sua amara solitudine, e
scorse improvvisamente colma di splendore e di contrassegni di gloria
colei che poco innanzi riconosceva appena nella sua afflizione. Si
meravigliò e, avendola osservata con grande riverenza, giudicò che
Cristo dovesse essere già risorto, poiché ella era così rinnovata.
1470. La Signora, con questa eccezionale esultanza e con
atti sublimi che compiva di fronte a realtà tanto eccelse, cominciò a
disporsi all'incontro con il suo diletto, al quale era già molto vicina.
Tra gli inni, i cantici e le preghiere, sentì in sé un altro mutamento,
cioè una specie di giubilo e sollievo celeste, corrispondente in modo
straordinario alle tribolazioni che aveva sostenuto. Questo era
differente e più elevato della ridondanza di gioia che dalla sua anima
traboccava in maniera naturale nel corpo. Dopo tali effetti provò subito
un terzo favore di altre elargizioni superne: avvertì che le erano
infuse con diversa luce le qualità che precedono la visione di Dio,
nell'illustrazione delle quali non mi soffermo, avendolo già fatto nella
prima parte. Aggiungo solo che in questa circostanza ella ottenne
grazie più abbondanti ed eccellenti che nelle altre, per il sacrificio
di sua Maestà e i meriti da lei acquistati in esso; il conforto che le
veniva dalla mano onnipotente di lui era proporzionato ai suoi
molteplici affanni.
1471. Il nostro Salvatore, risorto e glorioso, arrivò da
lei, che era così preparata, accompagnato da tutti i santi e i
patriarchi; ella, sempre umile, si prostrò a terra e adorò il suo
Unigenito, che la fece alzare e la strinse a sé. Con questo abbraccio,
più intimo di quello che Maria di Màgdala bramava con la sua umanità e
le sue piaghe, alla Madre vergine fu fatta una concessione assolutamente
singolare, di cui ella soltanto fu degna, in quanto libera dalla legge
del peccato. Anche se allora non fu la più considerevole, non avrebbe
potuto accoglierla se non fosse stata sorretta dagli angeli e dal
Signore stesso, perché non venissero meno le sue facoltà. Il prodigio fu
che il corpo glorioso racchiuse quello della sua castissima genitrice,
compenetrandosi con lei o penetrandolo con se stesso, come se un globo
di cristallo tenesse dentro di sé il sole, che con i suoi raggi lo
riempisse tutto di luminosità e di bellezza. Così ella si unì a lui per
mezzo di quel divinissimo contatto, che fu come una porta per entrare a
comprendere la gloria della sua anima e del suo corpo. Per tali
privilegi, come per gradi di doni ineffabili, il suo spirito si innalzò
alla cognizione di profondi arcani; mentre era in essi, udì una voce che
le diceva: «Amica, ascendi più su». Per essa fu trasformata
completamente e ammirò l'Altissimo in modo chiaro e intuitivo, trovando
in lui, benché di passaggio, il riposo e il premio di tutte le sue
angustie. Qui è necessario il silenzio, perché mancano le parole e la
capacità per riferire ciò che le avvenne in tale visione, che fu più
mirabile delle altre che aveva avuto. Celebriamo questo evento con
stupite lodi, con congratulazioni, con amore e con riverenti
ringraziamenti per quanto ci guadagnò e per quanto fu sollevata.
1472. Per alcune ore la Principessa godette di Dio con suo
Figlio, partecipe della sua gloria come lo era stata del suo strazio;
quindi, discese attraverso gli stessi gradi per i quali era salita e
alla fine restò di nuovo reclinata sul braccio sinistro della santissima
umanità, accarezzata in altra maniera dalla destra della sua divinità.
Ebbe con Gesù dolcissimi colloqui sugli inesprimibili misteri della sua
passione e della sua esaltazione, rimanendo in essi un'altra volta
inebriata dal vino della carità, che bevve senza limitazione alla sua
stessa fonte. In tale occasione le fu dato con larghezza quanto una
semplice creatura poté mai ricevere, perché l'equità celeste volle
compensare il "quasi aggravio" - lo chiamo così perché non mi so
spiegare meglio - che, tanto integra e senza macchia, aveva sofferto con
gli spasimi della crocifissione e di quanto la precedette, che furono
gli stessi di Cristo; il gaudio e il beneficio corrisposero alle pene
che ella aveva subito.
1473. Quindi, sempre in uno stato eccelso, si rivolse ai
presenti, che riconobbe tutti insieme e ciascuno individualmente secondo
il loro ordine, magnificando l'Onnipotente per ciò che la sua
sconfinata misericordia aveva realizzato in ognuno. Le dette particolare
gioia incontrare i suoi genitori Gioacchino e Anna, il suo sposo
Giuseppe e Giovanni il Battista. Parlò a loro e poi ai patriarchi, ai
profeti e ai progenitori Adamo ed Eva. Tutti si inginocchiarono
contemporaneamente davanti a lei, Madre del Salvatore, causa del loro
rimedio e cooperatrice della loro redenzione. Come tale vollero
venerarla adeguatamente, poiché così dispose la sapienza superna; la
Regina delle virtù e maestra dell'umiltà, però, si chinò al suolo e rese
omaggio a tutti come era loro dovuto. Sua Maestà le permise di farlo
perché costoro, benché inferiori nella grazia, le erano superiori
essendo nella condizione di beati con gloria perenne, mentre ella era
ancora viatrice. Continuò poi tale conversazione dinanzi all'Unigenito, e
invitò loro e gli angeli ad acclamare colui che aveva prevalso sulla
morte, sul peccato e sull'inferno; questi, dunque, intonarono altri
cantici, salmi ed inni. Giunse così l'ora nella quale il Risorto apparve
altrove.
Insegnamento della Regina del cielo
1474. Carissima, rallegrati nell'afflizione che provi nel
riconoscere il tuo discorso insufficiente per esporre ciò che il tuo
intimo afferra di realtà tanto sublimi quali sono quelle delle quali hai
scritto. È trionfo della persona e onore del suo Autore che essa si dia
per vinta di fronte ad arcani così ammirevoli, tanto più che nella
carne peritura si possono capire in misura minore. Io sentii i tormenti
del mio adorato e, anche se non persi la vita, sopportai in maniera
inesplicabile i dolori propri del decesso. A questo ebbe
proporzionatamente seguito in me una straordinaria risurrezione mistica
ad un modo di essere più elevato nella perfezione e negli atti. Essendo
l'Altissimo infinito, quantunque se ne partecipi molto si ha ancora
tanto da intendere, gustare, amare. Perché adesso tu possa indagare
qualcosa della gloria del mio Signore, della mia e di quella degli
eletti, scorrendo le doti del corpo glorioso, ti voglio proporre la
regola per passare a quelle dell'anima. Ti è noto che queste sono:
"visione", comprensione e fruizione.,; le prime, invece, sono quelle che
hai già ripetuto: "chiarezza", "impassibilità", "sottigliezza" e
"agilità".
1475. A tutte queste qualità si collega in chi è in stato
di grazia qualche incremento per qualsiasi azione apprezzabile, benché
non maggiore del muovere una pagliuzza per amor di Dio o del porgere un
bicchiere di acqua'. Per ciascuna, sebbene piccolissima, costui si
procura per quando sarà in paradiso più "chiarezza" di quella di molti
soli. Con l"’impassibilità" si allontana dalla corruzione mondana più di
quanto riesca a respingerla con tutti i suoi sforzi, scostando da sé
ciò che lo può offendere o alterare. Con la "sottigliezza" avanza
nell'essere al di sopra di quello che gli può resistere e acquista nuova
forza su ciò che cerca di penetrare. Riguardo all"’agilità", per ogni
opera buona gli è data più velocità di quella degli uccelli, dei venti,
del fuoco e di tutti gli altri elementi nel tendere verso il loro centro
di attrazione. Dall'aumento delle doti del corpo dedurrai che cosa
ottengano quelle dell'anima, alle quali esse corrispondono e dalle quali
derivano. Nella "visione" beatifica ogni atto lodevole garantisce una
cognizione degli attributi e delle prerogative dell'Eterno più profonda
di quella conseguita da tutti i dottori e i dotti dei quali la Chiesa si
vanta. Si estende pure la "comprensione" di tale oggetto, perché per la
fermezza con cui si possiede quel sommo e inesauribile bene viene
concessa al giusto ulteriore sicurezza e riposo più stimabile che se
fosse suo quanto vi è di più prezioso, ricco e desiderabile, anche se
l'avesse tutto senza timore di esserne privato. Nella "fruizione", per
la carità con cui si agisce, sono elargiti in cielo eccellenti gradi di
amore fruitivo. Mai il più intenso affetto che i mortali hanno per ciò
che è materiale arrivò a poter essere paragonato con tale accrescimento,
né il godimento che risulta da esso con tutto quello che si trova
nell'esistenza terrena.
1476. Figlia mia, innalza le tue riflessioni: dai mirabili
premi anche di un solo gesto fatto per l'Onnipotente pondera a fondo
quale sarà quello dei santi, che per lui ne compirono di tanto eroici e
magnifici, e patirono torture e martiri così crudeli come sono
attestati. Se accade questo in loro, che sono semplici uomini e soggetti
a colpe e mancanze che ritardano il merito, considera quanto più potrai
quale debba essere l'enorme grandezza del mio Unigenito, e coglierai
sino a che punto sia limitata la vostra capacità, soprattutto nel tempo
del pellegrinaggio, per abbracciare degnamente questo mistero e farsene
un giudizio appropriato. L'anima santissima di Cristo era congiunta
sostanzialmente alla Persona divina ed era conseguente che Dio, dopo
averle comunicato in modo ineffabile il suo stesso essere, riversasse in
essa l'oceano sconfinato della medesima divinità, beatificandola in
misura adeguata. Anche se Gesù non guadagnò questa gloria, perché l'ebbe
fin dall'istante della sua concezione nel mio grembo per l'unione
ipostatica, quello che fece in trentatré anni, nascendo in povertà,
vivendo in mezzo a tribolazioni, amando come viatore, ammaestrando,
soffrendo, acquistando meriti, redimendo l'intero genere umano, fondando
la comunità ecclesiale e quanto la fede cattolica insegna, procurò al
suo corpo purissimo gloria proporzionata a quella dell'anima. Ciò è
inesprimibile ed immenso, e sarà manifestato solo quassù. Il braccio
vigoroso dell'Altissimo realizzò anche in me, umile creatura, cose
stupende, che mi fecero subito dimenticare i tormenti della passione. Lo
stesso avvenne ai padri del limbo e avviene agli altri retti quando
ricevono la ricompensa. Scordai l'amarezza e le pene che avevo dovuto
sopportare, perché il sublime gaudio bandì il dolore, ma non cancellai
mai dalla mia mente quello che il Redentore aveva sostenuto per tutti.
10 giugno 1948 Ore 24 meno pochi minuti.
Maria Valtorta
Ancora Maria Ss. Ma la sento soltanto. Non la vedo. Solo la sua dolce voce e quella pace soave che penetra in me quando Lei viene o in un modo o nell'altro.
Pensavo a Bernardetta Soubirous e che, allora, la Madonna è venuta a confermare il dogma dell'Immacolata Concezione.
Sono questi i pensieri che occupano le mie notti insonni: Dio, i suoi prodigi, Maria e i suoi, il Vangelo che ho visto, scene di martiri pure viste.
Il pensiero di questa sera veniva per associazione di idee dopo aver sentito alla radio brani del Nerone di Boito. Pensavo che... l'uomo sciupa tutto ciò che tocca, tutto quello in cui vuoi mettere il suo riverito e poco reverente naso. Pensavo che i martiri non morivano con quella coreografia teatrale, ma molto più dignitosamente, e provavo quella nausea che mi viene tutte le volte che so o sento trascinate su palcoscenici o filmati vite di santi o episodi della vita di Cristo. Solo la musica sacra, e della più dignitosa, può permettersi di vestire di immagini non indegne episodi attinenti ai tempi di Cristo o dei primi secoli cristiani.
Da lì sono scivolata per associazione di idee alle manifestazioni mariane di Lourdes, Fatima, Tre Fontane, e alle recentissime, in atto, di Assisi ecc. ecc. e come si comporta clero e popolo e così via. E... non godevo certo.
Ma è venuta la parola di Maria Ss. a darmi conforto.
Erano esattamente le ore 23,45 quando parlava e io scrivevo su un pezzette di carta, riserbandomi di trascrivere qui poi, facendo precedere le parole di Maria dai miei pensieri, per rendere più chiaro il suo materno dire.
Disse Maria:
«A Bernardetta diedi conferma sul dogma da poco definito sulla mia Immacolata Concezione. Non tutti l'accettavano. L'ho confermata Io, e per bocca di una povera fanciulla che non sapeva cosa volesse dire Concezione Immacolata. Questo nella Francia peccatrice del 1858, e per premiare della mia conferma il Pontefice che mi aveva onorata.
Nell'Italia, a Roma anzi, presso la Sede della Cristianità e mentre sul suolo bagnato dal sangue dei martiri, nella Nazione dei Santi, striscia l'eterno Nemico e si insedia nel cuore di troppi, a dar dolore e assalto alla Chiesa docente e discente, Io sono venuta per dire a molte anime vittime e anime peccatrici, grandemente peccatrici, che Io fui assunta al Cielo in corpo ed anima.
Così dissi all'uomo che mi odiava, come a te che mi ami, come ad altri. Vi feci strumento e luce incoraggiante per il Pontefice attuale.
"Il mio corpo non marcì, perché non poteva marcire". "Io non morii, se per morire si intende agonia, morte, sepolcro, decomposizione, ma all'alba del sabato fui assunta al Cielo".
Appaio viva e gloriosa. Parlo. Converto. Guarisco. Che si attende? Là, a Lourdes, ho confermato. Qui, sprono a definire.
Non do a te quanto ho dato ad altri perché tu servi per altri motivi.
Non ti dico: "Comunica questo alle Supreme Gerarchie" perché abbiamo bisogno di te per altre missioni.
Non ti faccio pubblica veggente, perché il mondo invaderebbe la tua clausura e di clausura hai necessità. Clausura severa e pur libera. Più che, se attirando su te speciale, vasta attenzione, venisse la necessità prudente o crudele di mettere te, veggente, entro un convento, come facevo per Bernardetta e Lucia.
Ma dal fiume di luce, sapienza e verità che ti è stato dettato quante volte affiora la verità della mia Assunzione!... Un fiume. Un vero fiume di luci, sapienze e verità.
Maria, a te non fu data la fonte di Massabielle come a Bernarda, la fonte del miracolo per tutte le malattie dell'uomo. Ma ti è stata data la Parola divina, e la Parola divina è fonte che sana le malattie più pericolose dell'uomo: quelle dello spirito, quelle che più insidiano il Regno di Dio nel mondo e nei cuori.
Ed è ben tanta l'onda di quella fontana che ti è stata data perché tu la dessi agli uomini!
Anche tu, come Bernardetta, non attingerai gioia per te a quella fonte. Ma non per castigo o per inerzia tua. Perché tu l'hai dentro e non vuoi più di quanto ti è stato dato.
Come Bernarda. La quale non prese per sé una stilla di quell'acqua. Perché una sola cosa l'interessava: la mia gloria e non la sua gioia materiale. Anche tu così: vuoi la Fonte, contrastata tanto, troppo, aperta a tutte le anime. Ma per te non vuoi gioia terrena. La tua gioia è servire, trasmettere, ricordare, glorificare Dio, Gesù, Maria.
Sta' contenta. L'onda di quella tua Fonte ti porterà sin qui, dove sei amata e attesa.
Sta' in pace. In pace. In pace».