Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 18° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Marco 9
1E diceva loro: "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza".
2Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.4E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.5Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!".6Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.7Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: "Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!".8E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.10Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.11E lo interrogarono: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".12Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.13Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui".
14E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro.15Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.16Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?".17Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto.18Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".19Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me".20E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando.21Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia;22anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci".23Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede".24Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità".25Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più".26E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "È morto".27Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi.
28Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".29Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".
30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse.31Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà".32Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
33Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?".34Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.35Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti".36E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
37"Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
38Giovanni gli disse: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri".39Ma Gesù disse: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.40Chi non è contro di noi è per noi.
41Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
42Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.43Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.44.45Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna.46.47Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna,48dove 'il loro verme non muore e il fuoco non si estingue'.49Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.50Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".
Secondo libro delle Cronache 32
1Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, ci fu l'invasione di Sennàcherib re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate per forzarne le mura.2Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla.3Egli decise con i suoi ufficiali e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono.4Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che attraversava il centro del paese, dicendo: "Perché dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza?".5Ezechia si rafforzò; ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri, costruì un secondo muro, fortificò il Millo della città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi.6Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore:7"Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché con noi c'è uno più grande di chi è con lui.8Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore nostro Dio per aiutarci e per combattere le nostre battaglie". Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda.
9In seguito Sennàcherib, re d'Assiria, mandò i suoi ministri a Gerusalemme, mentre egli con tutte le forze assaliva Lachis, per dire a Ezechia re di Giuda e a tutti quelli di Giuda che erano in Gerusalemme:10"Dice Sennàcherib re d'Assiria: Di chi avete fiducia voi per restare in Gerusalemme assediata?11Ezechia non vi inganna forse per farvi morire di fame e di sete quando asserisce: Il Signore nostro Dio ci libererà dalle mani del re di Assiria?12Egli non è forse lo stesso Ezechia che ha eliminato le sue alture e i suoi altari dicendo a Giuda e a Gerusalemme: Vi prostrerete davanti a un solo altare e su di esso soltanto offrirete incenso?13Non sapete che cosa abbiamo fatto io e i miei padri a tutti i popoli di tutti i paesi? Forse gli dèi dei popoli di quei paesi hanno potuto liberare i loro paesi dalla mia mano?14Quale, fra tutti gli dèi dei popoli di quei paesi che i miei padri avevano votato allo sterminio, ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano? Potrà il vostro Dio liberarvi dalla mia mano?15Ora, non vi inganni Ezechia e non vi seduca in questa maniera! Non credetegli, perché nessun dio di qualsiasi popolo o regno ha potuto liberare il suo popolo dalla mia mano e dalle mani dei miei padri. Nemmeno i vostri dèi vi libereranno dalla mia mano!".
16Parlarono ancora i suoi ministri contro il Signore Dio e contro Ezechia suo servo.17Sennàcherib aveva scritto anche lettere insultando il Signore Dio di Israele e sparlando di lui in questi termini: "Come gli dèi dei popoli di quei paesi non hanno potuto liberare i loro popoli dalla mia mano, così il Dio di Ezechia non libererà dalla mia mano il suo popolo".
18Gli inviati gridarono a gran voce in ebraico al popolo di Gerusalemme che stava sulle mura, per spaventarlo e atterrirlo al fine di occuparne la città.19Essi parlarono del Dio di Gerusalemme come di uno degli dèi degli altri popoli della terra, opera di mani d'uomo.
20Allora il re Ezechia e il profeta Isaia figlio di Amoz, pregarono a questo fine e gridarono al Cielo.21Il Signore mandò un angelo, che sterminò tutti i guerrieri valorosi, ogni capo e ogni ufficiale, nel campo del re d'Assiria. Questi se ne tornò, con la vergogna sul volto, nel suo paese. Entrò nel tempio del suo dio, dove alcuni suoi figli, nati dalle sue viscere, l'uccisero di spada.22Così il Signore liberò Ezechia e gli abitanti di Gerusalemme dalla mano di Sennàcherib re d'Assiria e dalla mano di tutti gli altri e concesse loro la pace alle frontiere.23Allora molti portarono offerte al Signore in Gerusalemme e oggetti preziosi a Ezechia re di Giuda, che, dopo simili cose, aumentò in prestigio agli occhi di tutti i popoli.
24In quei giorni Ezechia si ammalò di malattia mortale. Egli pregò il Signore, che l'esaudì e operò un prodigio per lui.25Ma la riconoscenza di Ezechia non fu proporzionata al beneficio, perché il suo cuore si era insuperbito; per questo su di lui, su Giuda e su Gerusalemme si riversò l'ira divina.26Tuttavia Ezechia si umiliò della superbia del suo cuore e a lui si associarono gli abitanti di Gerusalemme; per questo l'ira del Signore non si abbatté su di essi finché Ezechia restò in vita.
27Ezechia ebbe ricchezze e gloria in abbondanza. Egli si costruì depositi per l'argento, l'oro, le pietre preziose, gli aromi, gli scudi e per qualsiasi cosa pregevole,28magazzini per i prodotti del grano, del mosto e dell'olio, stalle per ogni genere di bestiame, ovili per le pecore.29Si edificò città; ebbe molto bestiame minuto e grosso, perché Dio gli aveva concesso beni molto grandi.
30Ezechia chiuse l'apertura superiore delle acque del Ghicon, convogliandole in basso attraverso il lato occidentale nella città di Davide. Ezechia riuscì in ogni sua impresa.31Ma quando i capi di Babilonia gli inviarono messaggeri per informarsi sul prodigio avvenuto nel paese, Dio l'abbandonò per metterlo alla prova e conoscerne completamente il cuore.
32Le altre gesta di Ezechia e le sue opere di pietà ecco sono descritte nella visione del profeta Isaia, figlio di Amoz, e nel libro dei re di Giuda e di Israele.33Ezechia si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella salita dei sepolcri dei figli di Davide. Alla sua morte gli resero omaggio tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme. Al suo posto divenne re suo figlio Manàsse.
Salmi 104
1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Salmi 47
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.'
2Applaudite, popoli tutti,
acclamate Dio con voci di gioia;
3perché terribile è il Signore, l'Altissimo,
re grande su tutta la terra.
4Egli ci ha assoggettati i popoli,
ha messo le nazioni sotto i nostri piedi.
5La nostra eredità ha scelto per noi,
vanto di Giacobbe suo prediletto.
6Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
7Cantate inni a Dio, cantate inni;
cantate inni al nostro re, cantate inni;
8perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
9Dio regna sui popoli,
Dio siede sul suo trono santo.
10I capi dei popoli si sono raccolti
con il popolo del Dio di Abramo,
perché di Dio sono i potenti della terra:
egli è l'Altissimo.
Isaia 3
1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti,
toglie a Gerusalemme e a Giuda
ogni genere di sostegno,
ogni riserva di pane
e ogni sostentamento d'acqua,
2il prode e il guerriero,
il giudice e il profeta,
l'indovino e l'anziano,
3il capo di una cinquantina e il notabile,
il consigliere e il mago sapiente
e l'esperto di incantesimi.
4Io metterò come loro capi ragazzi,
monelli li domineranno.
5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro,
individuo contro individuo;
il giovane tratterà con arroganza l'anziano,
lo spregevole, il nobile.
6Poiché uno afferra l'altro
nella casa del padre:
"Tu hai un mantello: sii nostro capo;
prendi in mano questa rovina!".
7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire:
"Non sono un medico;
nella mia casa non c'è pane
né mantello;
non mi ponete a capo del popolo!".
8Certo, Gerusalemme va in rovina
e Giuda crolla,
perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore,
fino ad offendere la vista della sua maestà divina.
9La loro parzialità verso le persone li condanna
ed essi ostentano il peccato come Sòdoma:
non lo nascondono neppure; disgraziati!
Si preparano il male da se stessi.
10Beato il giusto, perché egli avrà bene,
mangerà il frutto delle sue opere.
11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura,
secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede.
12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
13Il Signore appare per muovere causa,
egli si presenta per giudicare il suo popolo.
14Il Signore inizia il giudizio
con gli anziani e i capi del suo popolo:
"Voi avete devastato la vigna;
le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case.
15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo,
di pestare la faccia ai poveri?".
Oracolo del Signore, Signore degli eserciti.
16Dice il Signore:
"Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion
e procedono a collo teso,
ammiccando con gli occhi,
e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi,
17perciò il Signore renderà tignoso
il cranio delle figlie di Sion,
il Signore denuderà le loro tempie".
18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette,19orecchini, braccialetti, veli,20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti,21anelli, pendenti al naso,22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette,23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie.
24Invece di profumo ci sarà marciume,
invece di cintura una corda,
invece di ricci calvizie,
invece di vesti eleganti uno stretto sacco,
invece di bellezza bruciatura.
25"I tuoi prodi cadranno di spada,
i tuoi guerrieri in battaglia".
26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte
e tu, disabitata, giacerai a terra.
Lettera ai Romani 10
1Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza.2Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza;3poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio.4Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede.
5Mosè infatti descrive la giustizia che viene dalla legge così: 'L'uomo che la pratica vivrà per essa'.6Invece la giustizia che viene dalla fede parla così: 'Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo'? Questo significa farne discendere Cristo;7oppure: 'Chi discenderà nell'abisso'? Questo significa far risalire Cristo dai morti.8Che dice dunque? 'Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore': cioè la parola della fede che noi predichiamo.9Poiché se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.10Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.11Dice infatti la Scrittura: 'Chiunque crede in lui non sarà deluso'.12Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano.13Infatti: 'Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato'.
14Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi?15E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: 'Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene'!
16Ma non tutti hanno obbedito al vangelo. Lo dice Isaia: Signore, 'chi ha creduto alla nostra predicazione'?17La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo.18Ora io dico: Non hanno forse udito? Tutt'altro:
'per tutta la terra è corsa la loro voce,
e fino ai confini del mondo le loro parole'.
19E dico ancora: Forse Israele non ha compreso? Già per primo Mosè dice:
'Io vi renderò gelosi di un popolo che non è popolo;
contro una nazione senza intelligenza
susciterò il vostro sdegno'.
20Isaia poi arriva fino ad affermare:
'Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano,
mi sono manifestato a quelli che non si rivolgevano a
me',
21mentre di Israele dice: 'Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disobbediente e ribelle'!
Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito
Leggilo nella Biblioteca 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.
2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.
DISCORSO 228/A DA UN DISCORSO SULLA RISURREZIONE DEL SIGNORE BEDA E FLORO SU ROM 6. [FRAMMENTO]
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Il sacramento della vita nuova.
1. Per quanto riguarda il fatto che egli morì, egli morì al peccato una volta per tutte; per quanto invece riguarda il fatto che vive, egli vive per Iddio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù 1. Questo è il sacramento nel quale costoro che sono battezzati affrontano la morte della vita vecchia e iniziano il cammino della nuova. Perciò il medesimo Apostolo dice: Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, perché, come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche noi camminiamo in una vita nuova 2. Rendiamoci conto che per mezzo di questo sacramento noi siamo morti al peccato insieme con Cristo e che viviamo per la giustizia in Cristo. Nella croce c'è il dolore della confessione, nella sepoltura la pace dell'assoluzione, nella risurrezione la vita per la giustizia.
1 - Rm 6, 10-11.
2 - Rm 6, 4.
La Chiesa sofferente
Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaAnna Kathariria Emmerich coltivò in tutta la sua vita una
profonda compassione per le povere anime, e aveva sempre presente
come poco vengono ricordate e commemorate dai mortali. Essa era tanto
preoccupata per le povere anime e pregava per loro senza pausa
praticando ogni specie di sacrificio devozionale e suffragì. A
questo riguardo così si esprimeva: ‘Come è triste
vedere le povere anime così poco aiutate, esse hanno veramente
bisogno di quest’aiuto, poiché il loro stato è
così miserabile che non possono aiutarsi da se stesse. Se
qualcuno pregasse per loro e soffrisse un pò, oppure offrisse
elemosine alla loro memoria, ne verrebbe profitto alle medesime al
punto tale da sentirsi consolate e ristorate come assetati ai quali
viene somministrata una fresca bevanda. Purtroppo le povere anime
hanno da soffrire così tanto a causa della nostra
trascuratezza, comoda devozione, mancanza d’entusiasmo per Dio
e per la salvezza del prossimo. Come si può essere a loro
d’aiuto se non con un amore sufficiente e con atti di virtù?
Cose che furono da queste stesse anime trascurate durante la vita
terrena. I Santi in cielo non possono compiere per le anime atti
penitenziali che spettano ai discepoli e fedeli della Chiesa
militante terrena. Ma purtroppo veramente poco viene fatto per loro,
nonostante esse lo sperino molto!
Basterebbe solo impegnarsi con
seri pensieri e qualche preghiera. Un prete che legge il suo
breviario con serio e intimo raccoglimento dona tanta consolazione
alle poverette, raggiungendole fino al Purgatorio».
La
pia suora Emmerich esternava spesso la sua compassione specialmente
per quelle anime dei morti che vengono innalzate al settimo cielo dai
parenti viventi con troppe lodi. Oppure per quelle anime che vengono
spesso compatite esageratamente dai viventi. Queste anime erano
considerate dalla veggente come le più poverette e veramente
abbandonate. Una lode smisurata — come esternava spesso —
prende il significato di una lode immeritata, una vera e propria
spogliazione e riduzione del vero patrimonio di quell’anima.
Una
volta Anna Katharina parlò per lungo tempo con il “pellegrino”
sul rapporto dei viventi con le anime dei morti. Dopo un tempo
quest’ultimo così riassumeva quanto detto dalla
Veggente:
Tutto quello che l’uomo fa, pensa e dice, crea un
movimento di attività che conduce al bene oppure al male. Chi
ha fatto male deve affrettarsi a ripararlo eliminando le sue colpe
per mezzo del ravvedimento e dell’ammissione nella confessione
e nella consacrazione alla penitenza. Altrimenti costui potrà
solo difficilmente, oppure proprio per niente, cambiare il suo
sviluppo terreno. Spesso le malattie e le sofferenze sono la
conseguenza della mancanza del ravvedimento nel profondo della
coscienza. Io ho sentito questo spesso fisicamente, trasmessomi dalle
malattie e dalle sofferenze di alcune persone. Mi è stato
sempre mostrato che la colpa rimasta senza pentimento e senza
conciliazione ha una conseguenza incalcolabile. Così di
conseguenza ci sono i luoghi maledetti dove furono consumate grandi
colpe. Questi luoghi sono riconoscibili dalla naturale avversione che
si prova appena si entra in loro contatto.
Vidi le punizioni
di alcuni peccati susseguirsi e trasmettersi fino agli ultimi
discendenti, come qualcosa di naturalmente necessario. Come la
maledizione maledice, la benedizione benedice e il sacro santifica.
Personalmente sono molto sensibile alla benedizione e alla
maledizione, al sacro e al profano; mentre il sacro mi attira, ed io
lo seguo senza resistenza, il profano mi respinge, mi fa paura e mi
desta orrore. Devo combatterlo con la fede e la preghiera.
Particolarmente chiara mi si manifesta questa sensibilità
quando entro in contatto con i corpi dei defunti e le ossa degli
esseri umani. Una volta mi fu sufficiente il contatto con pochissima
polvere dei resti di un corpo per entrare in rapporto con la sua
anima. Esiste una certa relazione tra tutte le anime e i loro resti
mortali; vidi chiaramente questi resti nelle più differenti
condizioni ed aspetti durante le mie contemplazioni sulle tombe e
cimiteri. Infatti ebbi la percezione che le ossa dei resti di alcuni
defunti emanassero una luce da cui fluiva benedizione e guarigione;
da altre invece ricevetti differenti gradi di miseria e bisogni e
perciò sentii la necessità di supplicare, pregare e
offrire penitenze per ottenere aiuto ed intercessione per loro.
Presso alcune tombe poi ricevetti la percezione di orrore e spavento.
Quando pregavo durante la notte nel cimitero, ricevevo da tali tombe
un sentimento di orrore più oscuro della notte stessa.
Alcune volte vedevo qualcosa di nero e straziante salire da queste
tombe che mi faceva rabbrividire. Quando cercavo di penetrare in
queste tenebre, per recare soccorso a queste anime, finivo per venire
respinta da una forza ignota, come se queste punizioni fossero state
necessarie alla purificazione. La viva convinzione della santissima
giustizia di Dio mi si presentò ancora una volta sotto la
forma di un Angelo che mi allontanò dal terrore di una certa
tomba. Per ogni tomba avevo la precisa sensazione della differente
energia emanata: chiarezza, oscurità, tenebre, come pure
colonne splendenti e armoniose di luce viva oppure forti e deboli
raggi, che provenivano dalle povere anime, a seconda della misura del
loro bisogno. C’erano anche quelle che non potevano dare alcun
segno ed erano nel Purgatorio dimenticate dai viventi e senza
possibilità di comunicare con il corpo della Chiesa. Quando
pregavo su queste tombe, sentivo una voce affaticata proveniente dal
profondo della terra che mi sussurrava: “Aiutami. a venir
fuori”. Allora mi assaliva un sentimento di impotenza, di non
poter far nulla per quelle poverette. L’unica cosa che potevo
fare, per queste anime dimenticate, era quella di pregare quanto più
potevo, con sempre maggior fervore. Allora scorgevo, su queste povere
tombe, molte ombre grigie e in seguito alle pietose e intense
preghiere, tali ombre assumevano un colore più chiaro.
Mi fu poi spiegato che quelle tombe, che io vedevo e percepivo in
modo così diverso, sarebbero state dei defunti non ancora del
tutto dimenticati; di coloro che attraverso il grado delle loro pene
purganti, oppure per mezzo dell’aiuto e delle preghiere dei
loro amici viventi, stanno in un rapporto più o meno
consolatore con la Chiesa militante sulla terra. Esse avrebbero la
possibilità di comunicare con la comunità. Queste sono
in uno stato di sviluppo tale da comprendere la luce e la
beatitudine, e ci supplicano di aiutarle perché non possono
farlo da sole; quello che noi possiamo fare per loro viene offerto a
Nostro Signore Gesù Cristo. Queste anime mi appaiono come
poveri carcerati, che potrebbero essere sollecitati e salvati
attraverso la bontà degli altri esseri mediante una parola,
una supplica, una mano tesa attraverso la grata. Quando io contemplo
un cimitero queste apparizioni si manifestano alla mia anima nei
diversi gradi di luce o di tenebre. Mi sembra tutto come un giardino
che non viene curato e resta parzialmente incolto, ma se io mi prendo
la premura di pregare e agire nel modo giusto allora le piante
cresceranno e rifioriranno e tutto riprenderà a vivere.
Il seme germoglierà e crescerà, la pioggia e la
rugiada cadranno rigogliose sul giardino. Ah! Se tutti gli uomini
potessero vedere e rendersi conto di queste cose certamente si
impegnerebbero come me lavorando il giardino. Quando giungo a tali
contemplazioni nel cimitero mi convinco sulle possibilità
potenziali della diligenza cristiana e dell’amore che si può
ricevere da una comunità... Dio mi ha donato spesso la grazia
di farmi vedere molte anime passare, con infinita gioia, dal
Purgatorio al Cielo. Spesso quando prego nei cimiteri, presso le
tombe, vengo disturbata in modo cattivo, pauroso, e vengo maltrattata
dagli spiriti maledetti, oppure dal maligno stesso. Apparizioni
orribili e chiassose mi circondano e vengo gettata qua e là
sulle tombe e maltrattata, ma ho avuto sempre la grazia da Dio di non
temere mai e perciò sono rimasta sempre illesa, e quando
venivo disturbata raddoppiavo le mie preghiere. Ho sempre ricevuto
molte grazie dalle care e povere anime. Se tutti gli uomini avessero
voluto dividere con me questa gioia quanto fluire di grazia ci
sarebbe sulla terra! Purtroppo, invece, le grazie vengono dimenticate
e dissipate, nonostante le povere anime invochino tanto gli uomini
sussurrando alle loro orecchie! Le anime restano così piene di
desiderio e con le più differenti pene, e nei differenti
luoghi attendono tanto l’aiuto e la redenzione. Nella misura in
cui è grande il loro bisogno così lodano pure il nostro
Signore e Salvatore. Tutto quello che noi facciamo per loro causa in
esse una gioia infinita
Il 2 novembre 1819 Anna Katharina così
raccontò: Giunsi con la mia guida in un luogo oscuro, mi
inoltrai nel medesimo per consolare le anime che potevo vedere solo
parzialmente, di alcune vedevo soltanto il volto. Si trovavano le une
vicino alle altre, immerse nell’oscurità, ma ognuna
separata come in una propria cella. Alcune soffrivano la sete, altre
il freddo, altre ancora il caldo, e non potevano aiutarsi
reciprocamente, erano immerse in un’infinita sofferenza e
nostalgia. Vidi moltissime di queste ultime venire redente e
trasferite in un luogo sopraelevato, è impossibile descrivere
la loro gioia; durante il breve passaggio verso questo luogo più
alto ricevevano di nuovo la veste e le insegne del rango che avevano
ricoperto durante la loro vita sulla terra. Questo luogo sopra il
Purgatorio era quello delle loro riunioni ed era come se fosse stato
recinto da spine. Qui vidi redimersi molti medici, essi furono
accolti dai loro compagni di categoria in una specie di processione,
e furono guidati in questo luogo sopraelevato. Vidi pure molti
soldati prelevati, gioii per quelle povere anime che avevano ucciso,
così anche alcune monache e giudici; in particolare notai
molte ragazze, le quali avrebbero avuto l’opportunità
sulla terra di dedicarsi alla vita conventuale, venire prelevate da
suore beate. C’erano antichi sovrani e anime provenienti da
famiglie reali, religiosi e anche molti contadini. Tra tutte queste
anime si trovavano molti miei conoscenti ed altri che provenivano dai
più diversi luoghi, riconoscibili per il loro abbigliamento.
Tali anime erano raggruppate per categorie e a seconda di queste si
muovevano verso diverse direzioni, dove perdevano la loro
caratteristica terrena per acquisire una veste beata di luce. Nel
Purgatorio riconobbi non solo dei miei conoscenti ma anche i loro
parenti che non avevo mai visto prima. Vidi povere anime abbandonate
dai parenti sulla terra o che non sono ricordate da nessuno, e
fedeli, che non pregano. Prego sempre particolarmente per loro.
Fui
presa poi da un’altra visione: ero vestita come una ragazza di
campagna, così come ero realmente nella vita di prima. Portavo
una fascia davanti al capo e una cuffia. La mia guida mi condusse
verso una teoria di figure luminose che venivano dal cielo, erano
chiare figure coronate sulle quali si librava il Salvatore con una
bianca croce e sull’asta sventolava una bandierina. Il corteo
era formato da circa un centinaio di persone, per la maggior parte
vergini, solo per un terzo uomini. Tutti indossavano abiti regali
pieni di splendore con i molteplici colori della gloria,
l’apparizione era meravigliosa; portavano corone, aperte o
chiuse, sul capo. Tra loro molti erano segnati con la gloria delle
stimmate. Fui guidata verso di loro ed ero imbarazzata, non sapevo
cosa potesse fare una contadinella di fronte a questi re. La mia
guida mi disse: “Tu puoi anche diventare così”, e
con queste parole mi diede un’abito bianco di suora in
sostituzione a quello di contadinella. Allora mi vidi circondata da
tutti coloro che erano giunti per la mia vestizione, in modo
particolare le beate suore del nostro convento. Riconobbi pure coloro
che avevo conosciuto in vita e con i quali avevo avuto da fare, mi
guardavano dal Purgatorio, molti con tristezza, erano veri e falsi
interessati’.
Il 24 settembre 1820 così raccontava al “pellegrino”:
Avevo ricevuto un lavoro pesante nella “casa delle nozze”,
non ce la facevo a finirlo, dovevo adoperarmi per pulire molta
immondizia con una scopa dura. Sopraggiunse mia madre e mi aiutò,
come anche un’amica, alla quale regalai prima della sua morte
un’immagine di S. Caterina, immaginetta che avevo ricevuto per
cause soprannaturali. Ella se la mise sul petto e parlò a
lungo con me. Mia madre mi condusse in molti luoghi dove
soggiornavano le anime, venni portata anche sopra una montagna sulla
quale uno spirito luminoso color rame, legato ad una catena, cercò
di venirmi incontro. Era lì da tempo, nessuno pensava a lui o
l’aiutava, parlava molto poco, solo poche parole, eppure venni
a conoscenza di tutta la sua storia. Egli era stato, a suo tempo, il
re d’Inghilterra e condusse la guerra contro la Francia,
adoperò metodi atroci ed ebbe un comportamento molto cattivo.
Mi sembrò che la madre fosse colpevole dell’origine di
questo suo comportamento. Egli distruggeva tutte le immagini della
Santissima Vergine Maria, e una volta passando davanti ad una statua
della santa Vergine volle distruggere anche quella, ma provò
una commozione profonda e non lo fece più. Dopo
quest’esperienza si pentì amaramente e si sarebbe ben
volentieri confessato, ma morì di una febbre fortissima; trovò
misericordia e non morì dannato. Poteva perciò essere
aiutato, ma era stato del tutto dimenticato. Mi disse che avrebbe
potuto essere aiutato particolarmente con la celebrazione della santa
Messa, in modo che avrebbe potuto ottenere l’agognata
liberazione prima del tempo. Il luogo dove si trovava non sembrava
essere il normale Purgatorio, ma forse un luogo adiacente. Lo vidi
perseguitato e sbranato dai cani, nel modo in cui egli aveva
perseguitato la gente; si trovava incatenato in più punti e
viveva in un luogo ricoperto di erba infiammata. Mi disse che solo la
più minima speranza della sua liberazione da quel luogo
sarebbe stata per lui un grande conforto. Lo incontrai per tre
volte.
Il 27 settembre 1820 la Emmerich così
proseguiva: Stanotte ho pregato molto per le povere anime e ho visto
molte cose meravigliose e l'inafferrabile misericordia di Dio. Ho
rivisto l’infelice re inglese ed ho pregato anche per lui. Mi
fu visibile come il bene e il male possa trasmettersi dai progenitori
ai bambini e come la loro azione, e la loro volontà, possa
essere causa di salvezza o di perdizione. Vidi dai tesori della
Chiesa e dai membri della stessa provenire soccorso alle anime. Molti
preti soffrivano, erano quelli che in vita avevano sempre aspirato ad
un piccolo posto in paradiso solo perché distribuivano la
comunione e celebravano Messe. Li vidi adesso in indicibile
pentimento per le mancate opere d’amore e il mancato aiuto
verso le povere anime. Adesso aspiravano, silenziosamente,
desiderando con bramosia di poter aiutare ed operare. Tutta la loro
pigrizia si cambia in una pena dell’anima, la loro tranquillità
in un’impazienza, la loro inazione in un ceppo, tutte queste
punizioni sono la conseguenza del male.
Nel purgatorio ho visto
pure e particolarmente la condizione dei fanciulli che sono stati
uccisi prima e subito dopo la nascita, cosa che però non
saprei come rappresentare, anche se potessi rivelarlo, e perciò
tralascio.
6 ottobre 1820: Ho avuto immagini sul devoto
francescano in Tirolo: egli poteva percepire alcuni avvenimenti che
incombevano su un grande della Chiesa, vedeva nello stesso tempo un
avvenimento e un pericolo minaccioso in seguito ad un incontro
politico. Gli fu comandato di pregare perennemente per la Chiesa.
Infatti lo vidi pregare nel suo convento che si trovava vicino ad una
piccola cittadina. Durante la notte s’inchinava e recitava
orazioni dinnanzi ad un’immagine prodigiosa della Madre di Dio;
il diavolo allora, inferocito per queste devotissime preghiere, prese
a disturbare nella chiesa con un gran rumore e paurosi suoni,
abbattendosi sulla finestra nella sembianza di un corvo nero. Il
devoto religioso, raccolto nella preghiera non si lasciò
disturbare ma continuò a pregare con le braccia levate in
alto. Frattanto, mentre avevo questa visione, si fecero avanti delle
figure: una sembrava quella della mia guida, che entrando si diresse
subito verso di me, le altre erano due anime in cerca di preghiera.
Venni poi a conoscenza che erano le anime di un principe cattolico
del Brandeburgo e di un devoto imperatore austriaco, esse erano
venute da me per mezzo della preghiera del francescano. Queste
pregavano per il raggiungimento di una loro più alta
condizione celeste e per poter agire in senso benefico e dare le
giuste ispirazioni ai loro attuali mortali successori, perché
solo loro avevano più influenza sui governanti e i regnanti
della terra.
La anima guida mi prese le mani e le diresse in alto,
sentii la sua mano molle e tenera come l’aria, lasciai cadere
le mie mani più volte ed ella le rialzò dicendo: “Tu
devi continuare a lungo!” Questo è quello che mi
ricordo!
Nel giorno dei morti del 1820 la pia suora si trovava
in uno stato di profonde sofferenze per le povere anime.
Pazientemente, mentre i suoi dolori continuavano, informò
esausta il “pellegrino” sulle sue Visioni: Ero su un
sentiero molto stretto, entrambi i lati si trovavano avvolti nella
notte, la strada era come un ponte di luce e portava ad una
sconfinata altezza, la mia guida era con me. Sotto c’era la
terra immersa nella notte e nella nebbia e gli uomini erano
sprofondati nella miseria e agitati nel pantano; spesso mi sembrava
di cadere e il mio Angelo custode mi dava la mano portandomi oltre.
La mia guida mi indicava, a sinistra e poi a destra, i luoghi deserti
della terra dove si erano manifestati certi misteri del comportamento
del Popolo di Dio, l'angelo mi lasciò vedere tutti i luoghi
dove sono stati i patriarchi e poi i figli d’Israele. Mi
mostrò, chiari nella notte, e lontani, quei luoghi deserti con
grandi paludi, torri crollate e alberi piegati. Egli mi disse che
quando questi luoghi sarebbero stati di nuovo coltivati e abitati dai
cristiani, allora sarebbe giunta la fine dei tempi. Mi vidi poi
intorno molte anime, come grigie figure nella notte con le loro
guide, non andavano sul sentiero stretto di luce come me (dove io
andavo avanti con preghiere e suppliche), ma si libravano a sinistra
e a destra del sentiero, mantenendosi a mezza altezza ai miei lati e
dietro di me. Erano le anime dei morti recenti per le quali io ero
stata chiamata a soffrire e pregare. Alcuni giorni prima mi erano
comparse le anime di Agostino, Ignazio e Saverio che mi chiedevano
preghiera e impegno spirituale, adesso sapevo chiaramente per chi. Il
mio sentiero non conduceva al vero Purgatorio ma portava ad un luogo
di soggiorno, una tappa tra il Purgatorio e il Paradiso. Tale luogo
consisteva in un grande spazio dove si trovava un pergolato con
alberi di frutta e fiori, ma tutto era grigio e senza gioia,
l’ambiente era diviso in innumerevoli reparti con particolari
tipi di vapore, nebbia e nubi ed era suddiviso anche secondo le più
differenti concezioni e idee. Questi ambienti erano abitati
diversamente, da poche o più anime. Quando arrivai in questo
luogo vidi una moltitudine di anime, sempre accompagnate a gruppi di
tre da un Angelo. Esse si spostavano da un lato dove si intravedeva
lo splendore di una luce provenire da un’altezza molto lontana.
Queste anime erano avvolte dal bagliore di luce pura del colore della
loro gloria. Vivevano in uno stato d’indicibile gioia.
Potei conoscere anche il significato dei loro colori. Il rosso,
per l’illuminazione dell’amore fiammante, queste anime
soffrivano per non averlo esercitato in modo puro; il bianco per
illuminare la purezza del proposito, che era rimasto a languire a
causa della pigrizia; il verde la pazienza che si offusca a causa
dell’irritazione; ho dimenticato il significato del giallo e
del blu. Le anime comparivano sempre tre a tre e mostravano la loro
gratitudine per il mio impegno in loro confronto. Riconobbi tra
queste, per la massima parte, gente di medio livello e contadini, si
trovavano anche alcune persone di rango elevato, sebbene in questo
luogo il rango sociale rivesta alcun significato, ma si distingua
piuttosto per una più fine differenza d’istruzione e
l’aspetto distinto. Il sesso si distingue per le anime maschili
dalla forza, severità e sicurezza, nelle femminili, invece,
per la sensibilità, la mollezza e la sofferenza Più
intima che non si può descrivere in modo appropriato In questi
luoghi si fermano Angeli, i quali nutrono le anime con i frutti del
luogo, operano sul Purgatorio e sulla terra ed hanno una coscienza di
appagamento celeste. Andai ancora avanti fino ad un luogo
luminosamente chiaro e adornato dagli alberi, vidi come un movimento
dì Angeli. Mi fu detto che sarebbe stato gli inferi dei Padri
antichi prima di Cristo. Mi fu mostrato dove sarebbero stati Adamo,
Abramo e Giovanni; poi ritornai a casa attraverso una via
difficoltosa, passai per la montagna dove avevo incontrato l’uomo
perseguitato dai cani, adesso non era più qui. Egli aveva
raggiunto finalmente il Purgatorio.
3 Novembre: ‘Stanotte
ho chiamato tutti i Santi, dei quali ho le reliquie vicine in
particolar modo ho invitato le beate sorelle, Madlechen von Hadamar,
Columba von Bamberg, Juliana von Liegi e Lidwina, a venire con me nel
Purgatorio e aiutare quelle anime che sarebbero più care a
Gesù e Maria.
Durante un penoso lavoro di redenzione
incontrai l’anima della figlia di una donna delle mie parti che
si raccomandò per un aiuto a sua madre. Mi accompagnò
dalla madre; sedeva solitaria come in una piccola cucina, senza
compagnia e piena di noia, mormorava come se masticasse qualcosa e mi
pregò molto di rimanere quella notte con lei. Si recò
poi anche in un vano più alto e migliore, di fronte al suo, ed
io mi intrattenni con lei per consolarla.
Le povere anime prendono
insegnamenti dagli Angeli in cielo e per terra in rapporto alla
salvezza. Esse non possono agire, nel Purgatorio non esistono cose
naturali, albero, frutta; tutto è senza calore e chiaro o
scuro secondo i gradi della purificazione. I luoghi di soggiorno sono
vari e disposti in un certo ordine.
Vidi poi il giudizio di un
anima nel luogo della sua morte fisica. In quella circostanza, Gesù,
Maria, il Patrono dell’anima e il suo Angelo custode, erano
riuniti sul posto; anche presso i protestanti vidi presente Maria.
Questo giudizio però termina in tempo brevissimo.
6
novembre: Alla sera volli pregare per gli uomini cattivi, poiché
essi erano in pieno pericolo e potevano perdersi del tutto. Poi mi
vidi innanzi sant’Ignazio che portava con sé, da una
parte, una persona che riconobbi, libera, in buona salute e
fiduciosa; dall’altra parte un uomo immerso nel fango che non
poteva aiutarsi e gridava pietosamente. Era un religioso, o un nobile
deceduto, che io non conosco. Ignazio mi domandò: “Per
chi vuoi avanzare il tuo aiuto per il primo che può espiare o
per il secondo che non si può aiutare?” Tremai sgomenta
e piansi profondamente.
Fui guidata ancora in un altro viaggio faticoso attraverso il
Purgatorio e pregai per le anime colà riunite. Poi venni
portata in una grande casa di lavoro e disciplina, dove potevo
divenire visibile e risvegliare queste anime cadute nel male a causa
della tentazione e della necessità. Vidi poi alcuni luoghi e
anche il carcere dove si trovava gente con lunghe barbe fino a terra.
Esse si trovavano in buone condizioni di animo e facevano penitenze;
io le confortai. Vidi tutti questi posti come se si fosse trattato di
un Purgatorio sulla terra. Incontrai poi alcuni vescovi tra i quali
uno, molto mondano, che dava un banchetto dove partecipavano anche
donne. Valutai il costo della tavola: avrebbero potuto certamente
mangiare per più giorni molti poveri. Questo glielo rinfacciai
ed egli si adirò contro di me, gli dissi pure che tutto viene
scritto da un Angelo che si trova sopra di lui con un libro e una
bacchetta. Egli mi disse che non era il solo, perché questo
avveniva anche in altri luoghi. Era vero, ed io lo vidi pure! Ma si
trovavano anche dappertutto Angeli pronti a punire.
A. K. Emmerich ricevé una Visione a consolazione per tutta
la pena che si dava nelle intense preghiere per le povere anime,
un’immagine che rivelava le opere d’amore della
giovinezza per queste stesse. La veggente così racconta a
questo proposito:io mi trovavo nella capanna dei miei genitori come
se avessi dovuto sposarmi. A quest’avvenimento giunsero pure
tutte le anime per le quali avevo pregato e ognuna mi consegnò
un regalo.
La casa delle nozze era rappresentata dalla scuola che avevo
frequentato, adesso però appariva più bella e più
grande. Due suore anziane e sante erano le mie damigelle. Poi giunse
il mio sposo e la carrozza delle nozze. Mi trovavo in questa scuola
per la terza volta nella vita: la prima quando fui portata da bambina
e mi apparve la Madre di Dio con il Bambinello. Ella mi disse che Suo
Figlio avrebbe dovuto divenire il mio sposo, affinché avessi
potuto apprendere bene il perché delle cose. La seconda volta,
in un’altra Visione, mi recai in questa scuola quando entrai
nel convento e mi “fidanzai”. Adesso, la terza volta,
dovevo celebrare le nozze vere e proprie».
9
novembre.Dovetti lavorare in alcune vigne, dove il maligno aveva
assunto l’aspetto del gelo e le ricopriva. Giunsi per questo
lavoro a Coblenza, dove lavorai con molta fatica in tre vigne.
Siccome pensavo di rivolgermi alle povere anime, vidi venirmi
incontro nove figure con nove fardelli sulle spalle. Una decima aveva
deposto il suo fardello ed era subito andata via, adesso toccava a me
portare questo peso sulle spalle, legato fin sotto le braccia e con
le altre nove figure presi a salire diretta verso levante. La via era
scivolosa e non normale, entrambi i lati erano avvolti dalla notte e
dalla nebbia. Non potevo più andare avanti per il grande peso,
allora mi apparve sulla via una panca dove potei deporre il fardello.
In quest’ultimo c’era l’uomo dalla grande figura
affondato nel fango, mostratami da sant’Ignazio un paio di
giorni prima. Venni a sapere che tale figura era uno degli ultimi
principi elettori di Colonia, egli infatti aveva anche un cappello da
principe elettore fissato sotto il braccio. Mi sembrò che gli
altri nove portatori fossero messaggeri che trasportavano i loro
principi, il decimo non era più in grado di portare quel peso
e l’aveva lasciato per terra. Sempre salendo giungemmo
finalmente ad un luogo meraviglioso, dove degli spiriti erano a
guardia di una torre, i nove furono lasciati passare ma il mio
fardello mi venne tolto e portato in custodia, mentre io venni
guidata in un alto terrapieno ricolmo di fiori. Da lì scorsi
altri terrapieni e colline con innumerevoli figure di principi, re,
vescovi e gente di tutte le specie, in modo particolare coloro che
erano dediti alla servitù, tutti lavoravano.
Alcuni principi portavano le corone sotto le braccia, i più
cattivi le avevano alle gambe, questi dovevano lavorare nei
terrapieni con gli scavi e le carriole, arrampicarsi, ecc. Vidi
caderne molti dai terrapieni e poi nuovamente risalire. Le anime dei
servi dovevano spingere al lavoro i loro padroni di un tempo. Vidi
sopra di me solo il cielo e sotto, a destra e sinistra, i lavoratori
circondati da un’infinità di acqua. Io ero tra alcuni
alberi. Mi venne mostrato un altro luogo dove si trovavano solo donne
in attesa, la mia guida mi disse che avrei dovuto raggiungerle e
passare perciò dall’altra parte. Siccome non sapevo da
dove entrare mi disse: “Come tu credi opportuno!”
Ispirandomi alla mia fede pensavo semplicemente di passare dall’altra
parte sull’acqua, servendomi di un panno, ma mi passò
davanti improvvisamente una zattera, salii e senza remare passai
dall’altra parte. La mia guida volò sopra di me
sull’alta marea. Tale grande luogo di soggiorno era
quadrangolare e c’erano anime di donne di tutte le specie,
anche quelle di suore e altre anime che avevo conosciuto già
sulla terra. Queste avevano tanti giardini da coltivare.
Le serve davano il comando alle padrone di un tempo. Queste
abitavano in capanne di frasche. Ai quattro angoli del grande locale
di soggiorno volteggiavano in aria quattro spiriti guardiani, i quali
avevano appeso ai rami degli alberi più alti quattro piccole
guardiole. Le anime avevano piantato alcuni alberi di frutta, ma non
era ancora matura, perché c’era molta nebbia e un cielo
molto basso, pigiato quasi sulla terra. Tutto il loro lavoro veniva
ricevuto da altre anime che erano piccole e di cattivo aspetto, e le
vidi camminare sulle montagne di ghiaccio. Costoro caricavano, a loro
volta, la frutta sulle zattere e la inviavano a quella gente che la
selezionava di nuovo e, quella scelta, l’inviava agli altri
luoghi di soggiorno. Le anime che soggiornavano sulle montagne di
ghiaccio erano quelle delle popolazioni non cristiane, ancora
semiselvagge. Le donne mi domandarono quale anno era adesso sulla
terra e in che modo si vive. Io riflettei prima e poi dissi che sulla
terra si compivano molti peccati e perciò solo poche di loro
avrebbero scelto di andarci. Non mi ricordo più cos’altro
feci in questo luogo.
Il ritorno fu fatto, sempre in discesa, attraverso stretti
sentieri, vidi in modo pronunciato le estremità della terra, e
mi apparvero fiumi come fili argentati e mari come specchi; riconobbi
pure boschi e città e giunsi finalmente giù, alle foci
del Gange. Quando mi volsi indietro e guardai da dove ero venuta,
quella via mi apparve come uno stretto raggio che si perdeva come una
piccola fiamma nel sole. Vidi i buoni indiani pregare davanti alla
croce, avevano solo un tipo di chiesa nella vegetazione fitta di
fogliame; era molto bella e si celebrava la santa Messa. Da lì
continuano attraverso la Persia, e poi verso il luogo dove Gesù
venne crocefisso. In questo luogo non c’erano più i
begli alberi di frutta e anche le tracce della vite che il Signore
piantò. Proseguii verso l’Egitto e attraverso
l’Abissinia, librandomi sull’acqua giunsi in Sicilia dove
vidi molti luoghi devastati e abbandonati. Attraversai le montagne e
raggiunsi una località poco lontana da Roma. Qui, in una
pianura sabbiosa vidi un bosco di abeti un gruppo di rapinatori che
volevano assalire un mulino nelle vicinanze. Quando io e la mia guida
ci avvicinammo a loro, uno di questi venne preso da un grande timore
e disse agli altri: “Mi sento come se qualcuno ci inseguisse”,
allora tutti scapparono via.
Da questo lungo viaggio mi sento
affaticata e piena di dolori per il carico pesante delle pene delle
anime incontrate. Ho visto e fatto tantissime cose, non le ricordo
tutte».
31 dicembre: Ricevo il conto dell’anno in
corso. Vidi tutto quello che avevo trascurato e tutto ciò che
ho da rimediare... Ricevetti pure molte immagini delle povere anime e
dei moribondi. Un prete morto ieri sera alle nove, che era molto
devoto e Caritatevole, è rimasto tre ore nel Purgatorio per
tutto il tempo perso con ogni genere di scherzi. Egli avrebbe dovuto
trascorrere colà più anni ma era spinto alla
liberazione da intense preghiere e molte Messe. Vidi per tre ore le
sue sofferenze e quando egli divenne libero lo sentii dire rivolto
all’Angelo, “Adesso vedo come possono essere burlati gli
Angeli; sono rimasto qui solo tre ore eppure mi è sembrato un
tempo così lungo!”. Questo religioso era da me molto
conosciuto e mi venne da ridire per questo fatto.
lI 28
ottobre 1821 Anna Katharina parlò della Santa Vergine
Ermelinda. Stanotte ho visto la santa Vergine Ermelinda: a dodici
anni aveva un semplice rapporto innocente con un giovane, con il
quale i suoi genitori avevano intenzione di sposarla. Ermelinda era
altolocata e ricca e viveva in una grande casa, una volta mentre
stava per andare incontro al giovane le apparve Gesù che le
disse: “Non mi ami più di quello?” Con una
grandissima gioia lei gli rispose subito di sì. A questa
risposta Gesù comparve ancora nella sua stanza e le diede un
anello prendendola in sposa. La ragazza poi si tagliò i
capelli e disse sia ai genitori che al giovane che essa aveva sposato
Dio.
Pregai la Santa di guidarmi dai moribondi e dalle povere anime,
così viaggiai con lei verso l’Olanda, dovetti
faticosamente attraversare l’acqua, ogni specie di fango, torba
e fosse, mi ritrovai così presso la povera gente la quale non
poteva ricevere preti, perché viveva lontano e circondata
dall’acqua. Consolai, aiutai e pregai. Da lì mi diressi
sempre più verso settentrione ma poi persi l’orientamento,
non sapevo trovare da sola il Purgatorio. Di solito vado sempre verso
settentrione, ma poi perdo l’orientamento naturale e finisco
per valicare un oscuro passaggio con molte difficoltà,
ostacoli e pene che provengono dall’acqua, dalla neve, spine e
fango.
Sono andata anche oggi da un posto all’altro, ho consolato e
ricevuto incarichi per diversi impegni, come quello di recitare le
litanie di tutti i Santi e esercitare le sette penitenze della
domenica delle Palme. La mia guida mi disse che io avrei dovuto
rimanere attenta e tranquilla per potermi meglio sacrificare per le
intercessioni, al fine di sollevare le pene delle povere anime. La
mattina seguente già non pensavo più a questa
raccomandazione e stavo per arrabbiarmi per una cosa, ma subito il
mio Angelo custode mi fece capire come è veramente importante
un piccolo sforzo di superamento, e come le povere anime possono
davvero trovare consolazione con questo piccolo sacrificio di
superamento dei propri istinti.
2 Novembre 1821: La pia suora
era occupata già da quattordici giorni in favore delle povere
anime con esercizi di devozione, qualche preghiera, elemosina,
sacrificio e lavori spirituali. Tutto quello che ella ebbe a patire
lo fece con la più grande pazienza. Così raccontò:
Sono andata di nuovo nel Purgatorio, con i Santi. I luoghi di
penitenza delle anime, come già vidi, non sono tutti eguali e
non si trovano solo in un unico posto, ma sono molti e molto diffusi
e diversi tra di loro, le anime vengono distribuite secondo le
condizioni e le azioni che hanno compiuto sulla terra. Per questo
motivo ero costretta a spostarmi da un luogo all’altro per
visitarle. La via che percorsi per giungere a questi diversi posti
passava su mari, ghiacciai, neve e nuvole. Spesso credetti di
discendere e girare intorno alla terra. I Santi mi affiancavano
librandosi leggermente nell’aria, nuvole luminose facevano loro
da base. Gli strali di luminoso splendore proveniente dai Santi si
differenziano l’uno dall’altro sia per il tipo di energia
e anche per il colore, in relazione alla specie dell’azione di
conforto recati nella vita terrena. Paragono spesso le sofferenze e i
sacrifici dei Santi con quelle di Gesù per le anime.
Siccome vedo in alcuni luoghi dove soggiornano le anime,
determinate grazie, simboleggiate dalla frutta, non posso che
paragonarle ad una specie di giardini che sono sulla terra. Vedo
anche molte mancanze di diversa specie, come pene, disgrazie e
mancanza d’amore. Quando giungo in tali luoghi scorgo un raggio
di luce che cade in un punto, oppure un tramonto intorno
all’orizzonte, alcuni di questi non sono i più belli, in
nessuno si vede il cielo blu ed è dappertutto più o
meno grigio e oscuro. Le anime sono raggruppate tutte insieme per la
grande paura, vivono o in posti profondi e oscuri oppure in altri più
alti e chiari; in altri ancora ci sono anche anime di diversa
origine, le quali durante la permanenza sulla terra erano unite e
attendono di riunirsi tutte insieme quando il processo di
purificazione le avrà portate tutte allo stesso grado. In
qualche alto luogo, poi, la luce è di un colore determinato
per es. grigia, rossa. Veramente difficile è descrivere con
quanta gioia e consolazione viene accolta la salvezza delle anime da
chi resta. Ci sono anche altri posti dove le anime hanno un migliore
o un minore grado di elevazione, isole dove anime di donne lavorano e
piantano frutta e conducono chiatte sui fiumi, come già avevo
visto. Queste anime sono in un grado migliore di altre ma non possono
agire molto per le altre. Un aspetto figurato, sotto molto punti
realistico, lo rende la frutta, poiché la stessa ha una natura
debole e spesso senza abbastanza forza e non ancora matura per dare
ai più poveri un conforto. Vidi anche che le anime liberate
passavano dai più bassi gradi a migliori condizioni, e
potevano mutarsi e portar sollievo e grande grazia con la preghiera.
Ebbi pure l’immagine di luoghi dove soggiornavano anime in
attesa di terminare la loro purificazione, perché la loro
santità non era ancora maturata, mentre sulla terra, invece,
erano già state santificate. In altre visioni, visitai molti
luoghi e chiese e suffragai con Messe e orazioni. Mi vidi a Roma
nella chiesa di San Pietro presso preti distinti, voglio dire
cardinali, in quest’occasione si sarebbero dovute leggere sette
Messe per determinate anime e io non so più perché
questo proposito non fu realizzato. Quando tali Messe vennero lette
vidi delle anime grigie ed oscure, come abbandonate, avvicinarsi
all’altare e parlare come delle affamate:
“non
venivamo nutrite da lungo tempo”. Penso che con queste parole
facessero riferimento alle Messe fondate (missa fundata), le quali
erano cadute in dimenticanza. La dimenticanza e l’abolizione
della fondazione delle Messe in suffragio delle anime, come la vedo
io, è un’indescrivibile crudeltà e un furto alle
più povere anime.
Non vidi nessuna persona vivente sulla
mia via, incontrai solo anime, Angeli e Santi, e vidi l’effetto
di molte preghiere; ho portato in questi giorni molta gente alla
confessione e alla Chiesa, da sole non l’avrebbero fatto».
La
pia suora Emmerich si dedicava tutto il giorno alla preghiera per le
povere anime, pregava recitando l’ufficio dei morti e sudava,
cacciando dal petto tanto sangue che fuoriusciva dal vestito. Quando
il “pellegrino” fu di ritorno al suo capezzale la trovò
irrigidita nella preghiera. Restò così ancora per circa
mezz’ora, fino a che entrò il confessore nel soggiorno,
allora si mosse per andare incontro al Padre confessore, con fare
sicuro e come una persona sana, e gettandosi ai suoi piedi fece per
baciarglieli. In un primo momento il confessore rimase stupito e non
voleva permetterlo, ma poi avendo capito che per lei era molto
importante la lasciò fare. Più tardi essa pregò
in ginocchio per la benedizione di tutte le anime, poi si alzò
e con rapidi passi ritornò al suo posto. Il sudore le colava
dalla fronte e il suo volto aveva preso un’espressione serena,
era entrata in un’estasi profonda. Il giorno seguente quando il
“pellegrino” le raccontò l’accaduto, Suor
Emmerich non ricordava chiaramente l’accaduto (lo stato in cui
era non glielo permetteva). Mi spiegò allora che i bambini
morti appena battezzati l’avevano pregata di baciare i piedi al
Padre confessore e supplicare per le sue benedizioni.
«Ricordo
che per me fu un momento molto difficile quando ricevetti il rifiuto,
sentii di non essere stata compresa interamente. Credo che egli desse
le sue benedizioni .non molto convinto nella forza delle stesse,
perciò ebbi molto da pregare nella notte.
2 novembre
1822: «Stanotte ho avuto molto da fare, trovandomi un’altra
volta in Purgatorio. Ho viaggiato come sempre verso settentrione,
sulla cima del globo terrestre, quando poi sono giunta ho avuto di
fronte le montagne ghiacciate e a forma di mezza luna, in quei
paraggi c’era un vallo nero e rilucente con innumerevoli
passaggi e spazi, in tutte le direzioni e altezze: in alto, in basso,
sopra e sotto. Le anime che si trovavano sopra questo luogo, godevano
una condizione migliore e andavano lentamente in giro, quelle più
in basso erano invece più recluse, le altre erano sparpagliate
qua e là in caverne, o spesso raccolte insieme in un unico
posto. Dietro di loro vedo un retroscena spaventoso. Mi appare poi un
luogo di raccoglimento, come una specie di chiesa, nella quale esse
di tanto in tanto vengono consolate. Dal cielo queste anime non
ricevono nessun aiuto immediato, ma ricevono tutto dalla terra e dai
viventi come la preghiera e le buone opere, la mortificazione e
specialmente il sacrificio della santa Messa, queste sono rivolte al
Giudice per il perdono delle loro colpe. Esco da qui e vado ancor più
verso settentrione, sul ghiaccio, e vedo un’altra entrata nel
Purgatorio, quando entro lo faccio per una curva, un rigonfiamento,
una viuzza (non trova la parola giusta per l’opportuna
descrizione), dove si trova l’accesso. Verso la sinistra, più
avanti c’è il mulino, con molti lavoratori e fatiche.
Non vedo altri visitatori oltre la fllia guida, ma posso scorgere, in
lontananza, sparpagliate sulla terra, singole persone in preghiera
Vergmi ed eremiti, monaci e suore e povera gente che lavorano tutti
per la salvezza delle povere anime. Questa parte del purgatorio è
quella della Chiesa cattolica; ci sono i membri delle sette, costoro
sono isolati, come sulla terra, e soffrono molto di più perché
non hanno nessuno che prega per loro e non viene celebrata in
suffragio alcuna Messa. Se le anime sono quelle di uomini o di donne
si può saperlo solo avvicinandosi a loro. Si vedono chiare e
grigie figure con aspetti pazienti ma infinitamente addolorati, non
si può dire come appaiono estremamente sensibili. Niente è
più consolante che la loro pazienza e vedere come sono
collegate tra di loro: le une possono gioire per la salvezza delle
altre, così come la sofferenza delle une può causare il
lamento delle altre. In questo luogo ho visto anche bambini. La
maggior parte degli uomini sono lì a causa di quella
leggerezza che porta alle piccole colpe, come quella di trascurare le
buone azioni’.
Noi concludiamo i racconti delle visioni
sulla Chiesa sofferente con una comunicazione di Anna Katharina
Emmerich al Decano Resing, fatta nell’anno 1813, al tempo
dell’investigazione da parte della commissione ecclesiastica.
Alle domande di quest’ultimo essa così rispose: Stanotte
sono stata nel Purgatorio. Venni guidata in un abisso profondo. Vidi
come grande spazio dove potevo scorgere commossa le Povere anime
silenziose e tristi! Hanno impresso qualcosa nel volto come se
portassero ancora gioia nel cuore al solo pensiero della misericordia
di Dio. Io vidi su un trono maestoso la Madre di Dio così
bella come non l’avevo mai vista prima di ora.
A questa
comunicazione essa fece seguire la seguente calorosa raccomandazione:
La prego vivamente di istruire la gente nel confessionale che deve
pregare solertemente per le povere anime del Purgatorio poiché
queste pregheranno certamente, per gratitudine, molto anche per noi.
La preghiera per le povere anime è a Dio molto gradita perché
le avvicina alla sua immagine».
33-45 Luglio 21, 1935 Le pene più intime e più dolorose di Gesù sono l’aspettazioni; sue invenzioni, deliri, ritrovati d’amore.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Sono tra le braccia della Divina Volontà, ma col chiodo nel cuore della privazione del mio dolce Gesù; aspetto e riaspetto, ed il solo aspettare è la pena che più mi tortura, le ore mi sembrano secoli, i giorni interminabili, e se mai sia si presenta il dubbio che la cara mia Vita, il dolce Gesù più non verrà, oh! allora non so che mi succede, voglio disfarmi di me, della stessa Divina Volontà che mi tiene imprigionata su questa terra, e con rapido volo andarmene al Cielo, ma ciò neppure mi è dato, perché le sue catene sono tanto forti, che non sono soggette a spezzarsi e mi sento legare più forte, tanto che appena mi è dato di pensarlo e finisco con un abbandono più intenso nel Fiat Supremo. Ma mentre deliravo, non potendone più, il mio sempre amabile Gesù è ritornato alla sua piccola figlia facendosi vedere con una ferita nel cuore che versava sangue e fiamme, come se volesse coprire tutte le anime col suo sangue e bruciarle col suo amore e tutto bontà mi ha detto:
(2) “Figlia mia, coraggio, anche il tuo Gesù soffre e le pene che mi danno più dolore sono le pene intime, che mi fanno versare sangue e fiamme, ma la mia pena maggiore è la continua aspettazione, i miei sguardi sono sempre fissi sulle anime e vedo che una creatura è caduta nel peccato, e aspetto e riaspetto il suo ritorno al mio cuore per perdonarla, e non vedendola venire, aspetto col perdono nelle mie mani, quell’aspettare mi si rincrudisce la pena e mi forma tale un tormento, da farmi versare sangue e fiamme dal mio trafitto cuore, le ore, i giorni che aspetto mi sembrano anni, oh! come è duro aspettare. Passiamo avanti, il mio Amore ama tanto la creatura, che nel metterla alla luce del giorno, stabilisco quanti atti d’amore deve farmi, quante preghiere, quante opere buone deve fare, e questo per darle il diritto che Io l’amassi sempre, che le concedessi le grazie, gli aiuti per ben operare, ma le creature se ne servono per formarmi la pena d’aspettare. Oh! quante aspettazioni da un atto d’amore all’altro, se pure me lo fanno, quanta lentezza nell’operare il bene, nel pregare, se pure lo fanno, ed Io aspetto, riaspetto, sento l’irrequietezza del mio amore che mi dà il delirio, le smanie e mi dà tale pena intima, che se fossi soggetto a morire sarei morto tante volte per quante volte non sono amato dalle creature. Oltre di ciò vi è la lunga aspettazione nel Sacramento del mio Amore, Io aspetto tutti, giungo a contare i minuti, macché, molti invano li aspetto, altri vengono con una freddezza glaciale, da mettermi il colmo al duro martirio delle mie aspettazioni, pochi sono quelli che ci aspettavamo a vicenda, e solo in questi che mi rinfranco, mi sento come rimpatriato nel loro cuori, sfogo il mio Amore, e trovo un ristoro al duro martirio del mio continuo aspettare, a certi sembra che sia nulla questa pena, invece è la massima che costituisce il più duro martirio, e tu lo puoi dire quanto ti costa l’aspettarmi, tanto che se Io non venissi a mettere termine e a sostenerti, non avresti potuto durare. E poi vi è un’altra aspettazione più dolorosa ancora, il sospiro, il desiderio ardente, le lunghe ansie del regno della mia Divina Volontà, sono circa seimila anni che aspetto che la creatura rientri in Essa, l’amo tanto che voglio, sospiro di vederla felice, ma per ottenere ciò dobbiamo vivere d’una sola Volontà, sicché ogni atto opposto alla mia è un chiodo che mi trafigge. Ma sai perché? Perché me la rende maggiormente infelice e dissimile da Me, ed Io vedendomi nel pelago immenso delle mie felicità, ed i miei figli infelici, oh! come soffro, e mentre aspetto e riaspetto le sono d’intorno, la abbondo di grazie, di luce, in modo che loro stessi possono correre per far vita insieme con Me, e con un solo Volere, si cambierà la loro sorte, avremo beni comuni, felicità senza termine, le altre pene mi danno qualche tregua, ma la pena di aspettare non mi cessa mai, mi tiene sempre in sentinella, mi fa usare i ritrovati più eccessivi, mi fa formare le invenzioni d’amore da fare strabiliare Cieli e terra, mi fa giungere a pregare la creatura, a supplicarla che non mi faccia più aspettare, che più non posso, mi pesa troppo. Perciò figlia mia, unisciti insieme con Me ad aspettare il regno della mia Volontà, e a tutte le aspettazioni che mi fanno soffrire le creature, almeno saremo in due, e la tua compagnia mi darà un ristoro ad una pena sì dura”.