Liturgia delle Ore - Letture
Domenica della 18° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Luca 22
1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro.6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.
7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?".10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio".17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi,18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".
19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me".20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".
21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.
24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.
31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte".34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".
35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla".36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine".38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".
39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione".41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".
47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?".50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".
54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui".57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!".58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!".59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo".60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte".62E, uscito, pianse amaramente.
63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?".65E molti altri insulti dicevano contro di lui.
66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete;68se vi interrogo, non mi risponderete.69Ma da questo momento starà 'il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio'".70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono".71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".
Genesi 44
1Diede poi questo ordine al maggiordomo della sua casa: "Riempi i sacchi di quegli uomini di tanti viveri quanti ne possono contenere e metti il denaro di ciascuno alla bocca del suo sacco.2Insieme metterai la mia coppa, la coppa d'argento, alla bocca del sacco del più giovane, con il denaro del suo grano". Quegli fece secondo l'ordine di Giuseppe.3Al mattino, fattosi chiaro, quegli uomini furono fatti partire con i loro asini.4Erano appena usciti dalla città e ancora non si erano allontanati, quando Giuseppe disse al maggiordomo della sua casa: "Su, insegui quegli uomini, raggiungili e di' loro: Perché avete reso male per bene?5Non è forse questa la coppa in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre i presagi? Avete fatto male a fare così".6Egli li raggiunse e ripeté loro queste parole.7Quelli gli dissero: "Perché il mio signore dice queste cose? Lungi dai tuoi servi il fare una tale cosa!8Ecco, il denaro che abbiamo trovato alla bocca dei nostri sacchi te lo abbiamo riportato dal paese di Canaan e come potremmo rubare argento od oro dalla casa del tuo padrone?9Quello dei tuoi servi, presso il quale si troverà, sarà messo a morte e anche noi diventeremo schiavi del mio signore".10Rispose: "Ebbene, come avete detto, così sarà: colui, presso il quale si troverà, sarà mio schiavo e voi sarete innocenti".11Ciascuno si affrettò a scaricare a terra il suo sacco e lo aprì.12Quegli li frugò dal maggiore al più piccolo, e la coppa fu trovata nel sacco di Beniamino.13Allora essi si stracciarono le vesti, ricaricarono ciascuno il proprio asino e tornarono in città.14Giuda e i suoi fratelli vennero nella casa di Giuseppe, che si trovava ancora là, e si gettarono a terra davanti a lui.15Giuseppe disse loro: "Che azione avete commessa? Non sapete che un uomo come me è capace di indovinare?".16Giuda disse: "Che diremo al mio signore? Come parlare? Come giustificarci? Dio ha scoperto la colpa dei tuoi servi... Eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa".17Ma egli rispose: "Lungi da me il far questo! L'uomo trovato in possesso della coppa, lui sarà mio schiavo: quanto a voi, tornate in pace da vostro padre".
18Allora Giuda gli si fece innanzi e disse: "Mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché il faraone è come te!19Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: Avete un padre o un fratello?20E noi avevamo risposto al mio signore: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane natogli in vecchiaia, suo fratello è morto ed egli è rimasto il solo dei figli di sua madre e suo padre lo ama.21Tu avevi detto ai tuoi servi: Conducetelo qui da me, perché lo possa vedere con i miei occhi.22Noi avevamo risposto al mio signore: Il giovinetto non può abbandonare suo padre: se lascerà suo padre, questi morirà.23Ma tu avevi soggiunto ai tuoi servi: Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza.24Quando dunque eravamo ritornati dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore.25E nostro padre disse: Tornate ad acquistare per noi un po' di viveri.26E noi rispondemmo: Non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti, non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore.27Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie.28Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l'ho più visto.29Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie nella tomba.30Ora, quando io arriverò dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non sarà con noi, mentre la vita dell'uno è legata alla vita dell'altro,31appena egli avrà visto che il giovinetto non è con noi, morirà e i tuoi servi avranno fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre.
32Ma il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre: Se non te lo ricondurrò, sarò colpevole verso mio padre per tutta la vita.33Ora, lascia che il tuo servo rimanga invece del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli!34Perché, come potrei tornare da mio padre senz'avere con me il giovinetto? Ch'io non veda il male che colpirebbe mio padre!".
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Salmi 104
1Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
2avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
3costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento;
4fai dei venti i tuoi messaggeri,
delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
5Hai fondato la terra sulle sue basi,
mai potrà vacillare.
6L'oceano l'avvolgeva come un manto,
le acque coprivano le montagne.
7Alla tua minaccia sono fuggite,
al fragore del tuo tuono hanno tremato.
8Emergono i monti, scendono le valli
al luogo che hai loro assegnato.
9Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
non torneranno a coprire la terra.
10Fai scaturire le sorgenti nelle valli
e scorrono tra i monti;
11ne bevono tutte le bestie selvatiche
e gli ònagri estinguono la loro sete.
12Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
cantano tra le fronde.
13Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
con il frutto delle tue opere sazi la terra.
14Fai crescere il fieno per gli armenti
e l'erba al servizio dell'uomo,
perché tragga alimento dalla terra:
15il vino che allieta il cuore dell'uomo;
l'olio che fa brillare il suo volto
e il pane che sostiene il suo vigore.
16Si saziano gli alberi del Signore,
i cedri del Libano da lui piantati.
17Là gli uccelli fanno il loro nido
e la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
18Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iràci.
19Per segnare le stagioni hai fatto la luna
e il sole che conosce il suo tramonto.
20Stendi le tenebre e viene la notte
e vagano tutte le bestie della foresta;
21ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
e chiedono a Dio il loro cibo.
22Sorge il sole, si ritirano
e si accovacciano nelle tane.
23Allora l'uomo esce al suo lavoro,
per la sua fatica fino a sera.
24Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
25Ecco il mare spazioso e vasto:
lì guizzano senza numero
animali piccoli e grandi.
26Lo solcano le navi,
il Leviatàn che hai plasmato
perché in esso si diverta.
27Tutti da te aspettano
che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
28Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
tu apri la mano, si saziano di beni.
29Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
togli loro il respiro, muoiono
e ritornano nella loro polvere.
30Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.
31La gloria del Signore sia per sempre;
gioisca il Signore delle sue opere.
32Egli guarda la terra e la fa sussultare,
tocca i monti ed essi fumano.
33Voglio cantare al Signore finché ho vita,
cantare al mio Dio finché esisto.
34A lui sia gradito il mio canto;
la mia gioia è nel Signore.
35Scompaiano i peccatori dalla terra
e più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
Geremia 12
1Tu sei troppo giusto, Signore,
perché io possa discutere con te;
ma vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia.
Perché le cose degli empi prosperano?
Perché tutti i traditori sono tranquilli?
2Tu li hai piantati ed essi hanno messo radici,
crescono e producono frutto;
tu sei vicino alla loro bocca,
ma lontano dai loro cuori.
3Ma tu, Signore, mi conosci, mi vedi,
tu provi che il mio cuore è con te.
Strappali via come pecore per il macello,
riservali per il giorno dell'uccisione.
4Fino a quando sarà in lutto la terra
e seccherà tutta l'erba dei campi?
Per la malvagità dei suoi abitanti
le fiere e gli uccelli periscono,
poiché essi dicono: "Dio non vede i nostri passi".
5"Se, correndo con i pedoni, ti stanchi,
come potrai gareggiare con i cavalli?
Se non ti senti al sicuro in una regione pacifica,
che farai nella boscaglia del Giordano?
6Perfino i tuoi fratelli e la casa di tuo padre,
perfino loro sono sleali con te;
anch'essi ti gridano dietro a piena voce;
non fidarti di loro quando ti dicono buone parole.
7Io ho abbandonato la mia casa,
ho ripudiato la mia eredità;
ho consegnato ciò che ho di più caro
nelle mani dei suoi nemici.
8La mia eredità è divenuta per me
come un leone nella foresta;
ha ruggito contro di me,
perciò ho cominciato a odiarla.
9La mia eredità è forse per me come un uccello
screziato?
Gli uccelli rapaci l'assalgono da ogni parte.
Venite, radunatevi, voi tutte bestie selvatiche,
venite a divorare.
10Molti pastori hanno devastato la mia vigna,
hanno calpestato il mio campo.
Hanno fatto del mio campo prediletto
un deserto desolato,
11lo hanno ridotto una landa deserta,
in uno stato deplorevole;
sta desolato dinanzi a me.
È devastato tutto il paese,
e nessuno se ne dà pensiero.
12Su tutte le alture del deserto giungono devastatori,
poiché il Signore ha una spada che divora,
da un estremo all'altro della terra;
non c'è scampo per nessuno.
13Essi hanno seminato grano e mietuto spine,
si sono stancati senz'alcun vantaggio;
restano confusi per il loro raccolto
a causa dell'ira ardente del Signore".
14Così dice il Signore: "Sradicherò dalla loro terra tutti i miei vicini malvagi, che han messo le mani sull'eredità da me data in possesso al mio popolo Israele, come anche strapperò la casa di Giuda di mezzo a loro.15Allora, dopo averli strappati, avrò di nuovo compassione di loro e farò tornare ognuno al suo possesso e ognuno al suo paese.16Se impareranno accuratamente le usanze del mio popolo sì da giurare nel mio nome: Per la vita del Signore, come hanno insegnato al mio popolo a giurare per Baal, allora potranno stabilirsi in mezzo al mio popolo.17Se invece non ascoltano, estirperò tutto questo popolo ed esso perirà". Oracolo del Signore.
Atti degli Apostoli 5
1Un uomo di nome Ananìa con la moglie Saffìra vendette un suo podere2e, tenuta per sé una parte dell'importo d'accordo con la moglie, consegnò l'altra parte deponendola ai piedi degli apostoli.3Ma Pietro gli disse: "Ananìa, perché mai satana si è così impossessato del tuo cuore che tu hai mentito allo Spirito Santo e ti sei trattenuto parte del prezzo del terreno?4Prima di venderlo, non era forse tua proprietà e, anche venduto, il ricavato non era sempre a tua disposizione? Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio".5All'udire queste parole, Ananìa cadde a terra e spirò. E un timore grande prese tutti quelli che ascoltavano.6Si alzarono allora i più giovani e, avvoltolo in un lenzuolo, lo portarono fuori e lo seppellirono.
7Avvenne poi che, circa tre ore più tardi, entrò anche sua moglie, ignara dell'accaduto.8Pietro le chiese: "Dimmi: avete venduto il campo a tal prezzo?". Ed essa: "Sì, a tanto".9Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore? Ecco qui alla porta i passi di coloro che hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te".10D'improvviso cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono, la trovarono morta e, portatala fuori, la seppellirono accanto a suo marito.11E un grande timore si diffuse in tutta la Chiesa e in quanti venivano a sapere queste cose.
12Molti miracoli e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone;13degli altri, nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava.14Intanto andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel Signore15fino al punto che portavano gli ammalati nelle piazze, ponendoli su lettucci e giacigli, perché, quando Pietro passava, anche solo la sua ombra coprisse qualcuno di loro.16Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti immondi e tutti venivano guariti.
17Si alzò allora il sommo sacerdote e quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di livore,18e fatti arrestare gli apostoli li fecero gettare nella prigione pubblica.19Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione, li condusse fuori e disse:20"Andate, e mettetevi a predicare al popolo nel tempio tutte queste parole di vita".21Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.22Ma gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a riferire:23"Abbiamo trovato il carcere scrupolosamente sbarrato e le guardie ai loro posti davanti alla porta, ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato dentro nessuno".24Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si domandavano perplessi che cosa mai significasse tutto questo,25quando arrivò un tale ad annunziare: "Ecco, gli uomini che avete messo in prigione si trovano nel tempio a insegnare al popolo".
26Allora il capitano uscì con le sue guardie e li condusse via, ma senza violenza, per timore di esser presi a sassate dal popolo.27Li condussero e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:28"Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo".29Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.30Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.31Dio lo ha innalzato con la sua destra facendolo capo e salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.32E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui".33All'udire queste cose essi si irritarono e volevano metterli a morte.
34Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamalièle, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati,35disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini.36Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.37Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi.38Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta;39ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".
40Seguirono il suo parere e, richiamati gli apostoli, li fecero fustigare e ordinarono loro di non continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.41Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.42E ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il lieto annunzio che Gesù è il Cristo.
Capitolo XXIV: Il giudizio divino e la punizione dei peccati
Leggilo nella Biblioteca1. In ogni cosa tieni l'occhio fisso al termine finale; tieni l'occhio, cioè, a come comparirai dinanzi al giudice supremo; al giudice che vede tutto, non si lascia placare con doni, non accetta scuse; e giudica secondo giustizia (cfr. Is 11,4). Oh!, sciagurato e stolto peccatore, come potrai rispondere a Dio, il quale conosce tutto il male che hai fatto; tu che tremi talvolta alla vista del solo volto adirato di un uomo? Perché non pensi a quel che avverrà di te nel giorno del giudizio, quando nessuno potrà essere scagionato e difeso da altri, e ciascuno costituirà per se stesso un peso anche troppo grave? E' adesso che la tua fatica è producente; è adesso che il tuo pianto e il tuo sospiro possono piacere a Dio ed essere esauditi; è adesso che il tuo dolore può ripagare il male compiuto e renderti puro.
2. Un grave e salutare purgatorio l'ha colui che sa sopportare. Questi, ricevendo ingiustizie, si dispiace della cattiveria altrui, più che del male patito; è pronto a pregare per quelli che lo contrastano e perdona di cuore le loro colpe; non esita a chiedere perdono agli altri; è più incline ad aver compassione che ad adirarsi; fa violenza sovente a se stesso e si sforza di sottoporre interamente la carne allo spirito. Stroncare ora i vizi e purgarsi ora dai peccati è miglior cosa che lasciarli da purgare in futuro. Invero noi facciamo inganno a noi stessi amando le cose carnali, contro l'ordine stabilito da Dio. Che altro divorerà, quel fuoco, se non i tuoi peccati? Perciò, quanto più indulgi a te stesso quaggiù, seguendo la carne, tanto più duramente pagherai poi, preparando fin d'ora materiale più abbondante per quelle fiamme. Ciascuno sarà più gravemente punito in ciò in cui ebbe a peccare. Colà i pigri saranno incalzati da pungoli infuocati; e i golosi saranno tormentati da grande sete e fame. Colà sui lussuriosi e sugli amanti dei piaceri saranno versati in abbondanza pece ardente e zolfo fetido; e gli invidiosi, per il grande dolore, daranno in ululati, quali cani rabbiosi. Non ci sarà vizio che non abbia il suo speciale tormento. Colà i superbi saranno pieni di ogni smarrimento; e gli avari saranno oppressi da gravissima miseria. Un'ora trascorsa colà, nella pena, sarà più grave di cento anni passati qui in durissima penitenza. Nessuna tregua, colà, nessun conforto per i dannati; mentre quaggiù talora ci si stacca dalla fatica e si gode del sollievo degli amici.
3. Devi darti da fare adesso, e piangere i tuoi peccati, per poter essere senza pensiero nel giorno del giudizio. In quel giorno, infatti, i giusti staranno in piena tranquillità in faccia a coloro che li oppressero (Sap 5,1) e li calpesteranno. Starà come giudice colui che ora si sottomette umilmente al giudizio degli uomini. In quel giorno, grande speranza avranno il povero e l'umile, e sarà pieno di paura il superbo; apparirà che è stato saggio in questo mondo colui che ha saputo essere stolto e disprezzato per amore di Cristo. In quel giorno sarà cara ogni tribolazione che sia stata sofferta pazientemente, e "ogni iniquità chiuderà la sua bocca" (Sal 106,42); l'uomo pio sarà nella gioia, mentre sarà nel dolore chi è vissuto senza fede. In quel giorno il corpo tribolato godrà più che se fosse stato nutrito di delizie; risplenderà la veste grossolana e quella fine sarà oscurata; una miserabile dimora sarà più ammirata che un palazzo dorato. In quel giorno una pazienza che non sia venuta mai meno, gioverà più che tutta la potenza della terra; la schietta obbedienza sarà glorificata più che tutta l'astuzia del mondo. In quel giorno la pura e retta coscienza darà più gioia che la erudita dottrina; il disprezzo delle ricchezze varrà di più che i tesori di tutti gli uomini. In quel giorno avrai maggior gioia da una fervente preghiera che da un pranzo prelibato; trarrai più gioia dal silenzio che avrai mantenuto, che da un lungo parlare. In quel giorno le opere buone varranno di più che le molte parole; una vita rigorosa è una dura penitenza ti saranno più care di ogni piacere di questa terra.
4. Impara a patire un poco adesso, affinché allora tu possa essere liberato da patimenti maggiori. Prova te stesso prima, quaggiù, per sapere di che cosa sarai capace allora. Se adesso sai così poco patire, come potrai sopportare i tormenti eterni? Se adesso un piccolo patimento ti rende così incapace di sopportazione, come ti renderà la Geenna? Ecco, in verità, non le puoi avere tutte e due, queste gioie: godere in questa vita e poi regnare con Cristo. Che ti gioverebbe, se, fino ad oggi, tu fossi sempre vissuto tra gli onori e i piaceri, e ora ti accadesse di morire improvvisamente? Tutto, dunque, è vanità, fuorché amare Iddio e servire a Lui solo. E perciò, colui che ama Dio con tutto il suo cuore non ha paura né della morte, né della condanna, né del giudizio, né dell'inferno. Un amore perfetto porta con tutta sicurezza a Dio; chi invece continua ad amare il peccato ha paura e - ciò non fa meraviglia - della morte e del giudizio. Se poi non hai ancora amore bastante per star lontano dal male, è bene che almeno la paura dell'inferno ti trattenga; in effetti, chi non tiene nel giusto conto il timore di Dio non riuscirà a mantenersi a lungo nella via del bene, ma cadrà ben presto nei lacci del diavolo.
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini. Libro terzo.
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaL'argomento di questo terzo libro.
1. 1. Avevo già risposto con due lunghi libri alle questioni che mi sottoponesti e sulle quali mi chiedevi di scriverti qualcosa. Anzitutto contro quanti dicono che Adamo sarebbe morto anche se non avesse peccato e che nel suo peccato non è passato nulla per propagazione nei suoi discendenti; in modo particolare poi in riferimento al battesimo dei bambini, che tutta la Chiesa universale celebra costantemente con prassi piissima e materna; e infine sulla questione se in questa vita esistano, siano esistiti ed esisteranno uomini senza nessun peccato. Con questi libri non mi sembra certamente d'esser venuto incontro su questo terreno a tutte le attese di tutti - ciò non so se a me o a chiunque altro sia possibile, anzi non dubito che sia impossibile -; ma tuttavia mi sembra d'aver fatto qualcosa per cui i difensori della fede, trasmessa su questi temi dai nostri predecessori, non si trovino completamente disarmati di fronte alle novità di quanti dissentono. Ma dopo pochissimi giorni ho letto alcuni scritti di Pelagio, uomo santo, mi si dice, e cristiano di non poca perfezione. Essi contengono brevissime spiegazioni delle Lettere dell'apostolo Paolo. Al passo dove l'Apostolo dice che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 1, ho trovato una particolare argomentazione di coloro che negano che i bambini portino in sé il peccato originale. Confesso che in quei miei volumi, pur tanto lunghi, non ho confutato tale argomentazione, perché non mi è venuto in mente che qualcuno potesse pensare o fare affermazioni simili. Perciò, non avendo io voluto aggiungere nulla a quell'opera a cui avevo già posto definitivamente termine, ho creduto di dover inserire in questa lettera sia la sopraddetta argomentazione con le stesse parole in cui l'ho letta, sia l'argomentazione contraria che mi sembra di doverle opporre.
I bambini nel battesimo diventano credenti e come tali partecipano alla redenzione.
2. 2. Quella argomentazione è formulata cosi: Coloro che sono contro la trasmissione del peccato cercano di confutarla nella seguente maniera: Se il peccato di Adamo, dicono, nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono, perché l'Apostolo dice che per mezzo di un solo uomo gli uomini si salvano, come e anzi più di come sono periti a causa di un solo uomo. Come ho detto, in quei miei libri che ti ho scritto non ho risposto a questa argomentazione e non mi sono sognato affatto di confutarla. Il primo punto che devi osservare è come essi giudichino assurdissimo e falsissimo che la giustizia del Cristo giovi anche ai non credenti, quando dicono: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono. Da ciò pensano logico concludere che nemmeno il peccato del primo uomo ha potuto nuocere ai bambini non peccanti, come anche la giustizia del Cristo non può giovare alle persone non credenti. Dicano allora cosa giovi la giustizia del Cristo ai bambini battezzati, dicano assolutamente quello che vogliono. Certamente se si ricordano d'esser cristiani, non esitano ad ammettere un qualche giovamento. Perciò in qualunque modo giovi il battesimo, esso non può giovare a persone non credenti, come asseriscono essi stessi. Sono costretti quindi a computare i bambini battezzati nel numero dei credenti e a concordare con l'autorità della santa Chiesa d'ogni luogo, la quale non li stima indegni del nome di fedeli, non potendo la giustizia del Cristo, anche secondo costoro, giovare ai bambini se non in quanto credenti. Come dunque lo spirito di giustizia di coloro per mezzo dei quali i bambini rinascono trasferisce in questi, mediante la loro risposta, quella fede che non hanno potuto avere ancora per volontà propria, cosi la carne del peccato di coloro per mezzo dei quali nascono trasferisce in essi quella colpa che non hanno ancora contratto con la propria vita. E come lo Spirito della vita li rigenera fedeli nel Cristo, cosi il corpo della morte li aveva generati peccatori in Adamo. La prima generazione infatti è generazione carnale, l'altra spirituale, la prima ci fa figli della carne, la seconda figli dello Spirito, la prima figli della morte, la seconda figli della risurrezione, la prima figli del secolo, la seconda figli di Dio, la prima figli dell'ira, la seconda figli della misericordia, e perciò la prima ci vincola al peccato originale, la seconda ci svincola da ogni peccato.
La condanna dei bambini non battezzati, ammessa anche dai pelagiani, sarebbe ingiusta senza la presenza in loro del peccato originale.
2. 3. Dobbiamo infine sentirci obbligati ad accettare per autorità divina ciò che non riusciamo a comprendere con la più perspicace intelligenza. Fanno bene costoro a ricordare che la giustizia del Cristo non può giovare se non a persone credenti e a riconoscere che giova in qualche modo ai bambini. Allora, come abbiamo detto, dal battesimo in poi devono computarli senza alcuna esitazione nel numero dei credenti. Logicamente dunque se non vengono battezzati, saranno tra coloro che non credono: quindi non avranno la vita, ma l'ira di Dio rimane su di loro, perché chi non crede nel Figlio non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui 2; quindi sono stati giudicati, perché chi non crede è già stato giudicato 3; quindi saranno condannati perché chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato 4. Ora, vedano costoro con quale giustizia tentino o si affannino di asserire che non sono destinati alla vita eterna, ma all'ira di Dio perché giudichi lui e condanni gli uomini che sono senza peccato; se, come non hanno peccato proprio, cosi non c'è in essi nessun peccato originale.
I problemi discussi non sono facili: occorre pregare.
2. 4. A tutte le altre argomentazioni che Pelagio mette in bocca a coloro che discutono contro il peccato originale ho già risposto, penso sufficientemente e chiaramente, in quei due libri del mio lungo lavoro. Se tale mia opera ad alcuni sembrerà piccola o oscura, mi perdonino e si mettano d'accordo con quelli che forse la disapprovano non perché piccola, ma perché eccessiva; e coloro poi che non arrivano ancora all'intelligenza delle affermazioni che io stimo d'aver fatto in modo lucido, per quanto lo comportava la natura delle questioni, non mi accusino di negligenza o d'insufficiente capacità, ma piuttosto preghino Dio di ricevere da lui il dono dell'intelligenza.
Le tesi degli eretici esposte da Pelagio nel suo Commento alle Lettere di S. Paolo.
3. 5. Dobbiamo tuttavia notare senza negligenza che quest'uomo buono e lodevole, come ne parlano quanti lo conoscono, non ha messo fuori tale argomentazione contro la propaggine del peccato originale in nome proprio, ma ha fatto conoscere ciò che dicono quelli che non l'approvano, e non solo ha fatto conoscere questo che ho esposto adesso e a cui ho risposto, ma anche tutti gli altri ragionamenti ai quali ho ricordato d'aver già risposto in quei libri. Infatti dopo aver detto: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono - e nella mia risposta vedi come questo non contrasta con quanto diciamo, ma anzi ci suggerisce che cosa dobbiamo dire -, seguitando aggiunge: Dicono inoltre: Se il battesimo monda quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. C'è pure da aggiungere che se a venire per trasmissione non è l'anima, ma la carne soltanto, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione e unicamente la carne ne merita la pena. Dicono ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Dicono ancora privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui.
Qual era la convinzione personale di Pelagio?
3. 6. Ti prego, non vedi come Pelagio abbia messo tutto questo nei suoi scritti non in nome proprio, ma in nome di altri, tanto era convinto trattarsi di non so quale novità che ha cominciato ora a rumoreggiare contro l'antica, radicale fede della Chiesa da vergognarsi o da temere di abbracciarla per proprio conto? E forse egli personalmente non ritiene che nasca senza peccato l'uomo al quale riconosce necessario il battesimo in cui si fa la remissione dei peccati. Forse egli personalmente non ritiene che senza peccato si danni l'uomo, il quale se non è battezzato si deve necessariamente computare tra i non credenti, non potendo sbagliare la Scrittura evangelica nel dire apertissimamente: Chi non crederà sarà condannato 5. Forse infine egli personalmente non ritiene che senza peccato l'immagine di Dio venga esclusa dal regno di Dio, com'è scritto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 6, cosicché senza peccato o venga precipitata nella morte eterna o ancora più assurdamente abbia la vita eterna fuori dal regno di Dio, quando il Signore predicendo che cosa alla fine dire ai suoi: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo 7, ha pure manifestato che cosa fosse il regno di cui parlava, concludendo: Cosi se ne andranno quelli nella combustione eterna e i giusti alla vita eterna 8. Credo dunque che questi ed altri corollari che derivano da tale errore, troppo perversi e troppo contrastanti con la verità cristiana, non li condivida affatto quest'uomo che è cristiano in maniera tanto egregia. Ma può darsi anche che Pelagio subisca talmente le argomentazioni di quanti respingono la trasmissione del peccato da aspettare d'udire o di conoscere che cosa venga contrapposto a costoro. Perciò quanto dicono quelli che respingono la trasmissione del peccato da una parte non l'ha voluto tacere per insinuare che è questione da discutere, dall'altra parte l'ha rimosso dalla propria persona, perché non fosse giudicato consenziente anche lui personalmente.
Dobbiamo tenere per guida le indicazioni evidenti della Scrittura.
4. 7. Anche se non riuscissi a confutare gli argomenti di costoro, io vedo tuttavia che bisogna rimanere attaccati alle verità che nelle Scritture sono evidentissime, perché partendo da queste si svelino le verità oscure. Oppure, se la mente non è ancora capace o di comprenderle come già dimostrate o d'investigarle come tuttora astruse, si credano per fede senza alcuna esitazione. Ebbene, che cosa di più manifesto di tante e cosi grandi testimonianze della parola di Dio, dalle quali appare limpidissimamente che nessuno può giungere alla vita e salvezza eterna al di fuori della società del Cristo e che nessuno può essere dal giudizio divino condannato ingiustamente, cioè escluso da quella vita e salvezza? Ne viene la conseguenza che, non facendo altro il battesimo se non incorporare i bambini nella Chiesa, ossia associarli al corpo e alle membra del Cristo 9, essi sono evidentemente destinati alla dannazione, se ad essi non viene conferito il battesimo. Ma non potrebbero essere condannati, se veramente non avessero un peccato. E poiché quell'età non ha potuto fare nessun peccato nella propria vita, non resta che avere l'intelligenza o, se questa non ci è ancora possibile, avere almeno la fede che i bambini contraggono il peccato originale.
Testi evidenti della Scrittura che illuminano un testo di S. Paolo incerto per alcuni.
4. 8. Perciò se hanno qualcosa d'ambiguo le parole apostoliche: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mando e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 10, e ammesso che possano a volte essere tirate ad altro senso, è forse ambigua anche la dichiarazione: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 11? Sono forse ambigue anche le altre parole: Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati 12? Sono forse ambigue anche le altre: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati 13? Cioè Gesù non è necessario a coloro che non hanno il peccato, ma a coloro che devono essere salvati dal peccato. È forse ambigua anche l'affermazione di Gesù che, se gli uomini non mangeranno la sua carne 14, se cioè non saranno partecipi, del suo corpo, non avranno la vita? Con queste ed altre simili testimonianze che ora tralascio, splendenti di luce divina, certissime di autorità divina, la Verità non proclama forse senza nessuna ambiguità che i bambini non battezzati non solo non possono entrare nel regno di Dio, ma non possono nemmeno avere la vita eterna fuori dal corpo del Cristo, al quale s'incorporano ricevendo il sacramento del battesimo? La Verità non attesta forse senza dubbio di sorta che dalle pie mani di coloro che li portano non per altro i bambini vengono portati a Gesù, cioè al Cristo, salvatore e medico, se non per essere guariti dalla peste del peccato mediante la medicina dei suoi sacramenti? Perché dunque riguardo alle parole dell'Apostolo, se di esse eventualmente dubitavamo, esitiamo ad intenderle anch'esse in modo che si accordino con queste testimonianze delle quali non possiamo dubitare?
Quello di S. Paolo non è un testo troppo incerto.
4. 9. Quantunque, in tutto quel passo dove l'Apostolo dichiara che per il peccato di uno solo è venuta la condanna di molti e per la giustizia di uno solo è venuta la giustificazione di molti 15, niente mi sembra incerto all'infuori delle parole: Adamo, forma del futuro 16. Questo concetto infatti non si adatta realmente solo alla sentenza che i discendenti di Adamo sarebbero stati generati nella sua medesima forma, cioè con il suo peccato, ma le parole di Paolo possono essere tirate a tanti e tanti diversi significati. Anche noi per esempio ne abbiamo fatto talvolta e ne faremo forse applicazione diverse senza contraddire tuttavia il senso primo, e lo stesso Pelagio non si è attenuto ad una sola esposizione. Le altre asserzioni poi che vengono fatte nel medesimo testo, considerate e trattate diligentemente, come in qualche modo mi sono sforzato di fare nel primo di quei libri, sebbene per difficoltà di argomento portino ad un discorso un po' oscuro, non potranno però avere altro senso all'infuori di quello che ha tenuto la Chiesa fino dall'antichità e cioè che i bambini fedeli hanno sempre ricevuto per mezzo del battesimo del Cristo la remissione del peccato originale.
La dottrina di S. Cipriano sul peccato originale nei bambini.
5. 10. Perciò non senza ragione il beato Cipriano dimostra come la Chiesa osservi ciò che è stato creduto e inteso fino dagli inizi. Poiché era stato consultato se il battesimo fosse da darsi prima dell'ottavo giorno, egli asserisce che anche i bambini appena nati sono già idonei a ricevere il battesimo del Cristo. Si sforza di dimostrare con tutte le sue possibilità che i neonati erano già perfettamente idonei al battesimo, perché nessuno, quasi per rispetto al numero dei giorni, in quanto anticamente i bambini erano circoncisi nell'ottavo giorno, credesse di dover attendere ancora che diventassero idonei. Ma, per quanto svolga un grande patrocinio in loro difesa, confessa tuttavia che essi non sono immuni dal peccato originale, perché, negando questo, toglierebbe lo stesso motivo del battesimo, in vista della cui recezione li difendeva. Puoi leggere, se vuoi, la stessa lettera del suddetto martire Sul battesimo dei bambini 17: a Cartagine non può mancare. Ma anche qui ho creduto di doverne riferire quanto può bastare alla presente questione. Considera attentamente quello che scrive: Dice: Riguardo al bambini, che tu dici non essere opportuno battezzare nel secondo o terzo giorno dalla nascita e doversi tener conto della legge dell'antica circoncisione, cosi da credere che un neonato non si debba battezzare e santificare prima dell'ottavo giorno, ben altro è sembrato opportuno a noi nel nostro Concilio. In esso infatti nessuno approvò quello che tu credi doversi fare, ma tutti invece giudicammo che a nessun neonato si debba negare la misericordia e la grazia di Dio. Dicendo il Signore nel suo Vangelo: "Il Figlio dell'uomo non è venuto a perdere, ma a salvare le anime degli uomini" 18, per quanto dipende da noi, se è possibile, nessun'anima deve perdersi. Non senti come dice, non senti come ritiene non solo per la carne, ma anche per l'anima del bambino esiziale e mortifero uscire da questa vita senza quel salutare sacramento? Perciò anche se non dicesse nient'altro, sarebbe compito nostro capire che un'anima non può perire senza peccato. Ma osserva che cosa poco dopo confessa apertamente dei bambini, pur difendendo la loro innocenza. Dice: Del resto, se qualcosa potesse impedire agli uomini di conseguire la grazia, più di tutto lo potrebbero impedire agli adulti e ai grandi i peccati gravi. Ora, se anche ai più grossi delinquenti e a coloro che hanno peccato molto contro Dio si concede la remissione dei peccati quando sono giunti a credere e se nessuno viene escluso dal battesimo e dalla grazia, quanto meno ne dev'essere escluso un bambino, che, essendo nato da poco, non ha commesso nessun peccato, ma ha solamente contratto il contagio dell'antica morte, nascendo carnalmente secondo Adamo con la prima nascita! Costui anzi ha il diritto d'essere ammesso con più facilità alla remissione dei peccati per il fatto stesso che a lui non si rimettono peccati propri, ma peccati altrui.
S. Cipriano si collega all'antica tradizione della Chiesa.
5. 11. Vedi con quanta sicurezza fa queste affermazioni un uomo cosi grande, partendo dall'antica e indubitabile regola della fede? Egli porta questi documenti certissimi, proprio perché servano a dimostrare ciò che era incerto. Su tale questione l'aveva consultato colui a cui risponde, ed era stato emanato un decreto del Concilio che gli ricorda: se un bambino fosse portato anche prima dell'ottavo giorno, nessuno esitasse a battezzarlo. Che i bambini fossero implicati nel peccato originale non veniva allora definito o confermato dal Concilio quasi come una verità nuova o come una verità contraddetta allora da qualcuno. L'interrogazione verteva su di un altro argomento. A causa della legge della circoncisione si discuteva se fosse opportuno battezzare i bambini anche prima dell'ottavo giorno. Perciò nessuno fu d'accordo con chi lo negava perché non era già una questione da esaminare o da discutere, ma si riteneva come punto fermo e certo che un'anima sarebbe mancata alla salvezza eterna, se avesse finito questa vita senza la reazione di quel sacramento, sebbene i bambini recentissimi dalla nascita fossero implicati nel solo reato del peccato originale. Perciò anche ad essi era necessaria la remissione dei peccati, benché molto più facile per loro, trattandosi di peccati altrui. Per mezzo di queste verità certe fu risolta la questione incerta dell'ottavo giorno e nel Concilio fu deciso che era lecito venire in aiuto del neonato in qualsiasi giorno perché non perisse in eterno. Si spiegava anche come la stessa circoncisione carnale fosse ombra dell'avvenire. Non nel senso che anche il battesimo si dovesse dare nell'ottavo giorno dalla nascita, ma nel senso che noi veniamo circoncisi spiritualmente nella risurrezione del Cristo, il quale risorse, si, dai morti nel terzo giorno dopo la sua crocifissione, tuttavia in relazione ai giorni che si succedono nella settimana risorse nel giorno ottavo, cioè nel primo giorno dopo il sabato.
La testimonianza di S. Girolamo e la testimonianza unanime degli scrittori cristiani sulla presenza del peccato originale nei bambini.
6. 12. Adesso, con l'audacia di non so quale nuovo metodo di discussione, taluni tentano di far passare come incerto per noi ciò che i nostri antenati adducevano come certissimo per risolvere quelle che ad altri sembravano incertezze. Non so quando si sia cominciato per la prima volta a discutere su questo punto. Ma so che anche quella santa persona di Girolamo, il quale ancora ai nostri giorni è tanto rinomato per fama e fatica nelle lettere ecclesiastiche, per risolvere certe questioni ricorre nei suoi libri senza alcuna discussione anche a questo insegnamento certissimo. Scrivendo infatti sul profeta Giona, arrivato al passo dove si ricorda che perfino i bambini furono obbligati al digiuno, dice: Si parte dall'età più grande e si giunge alla più piccola. Nessuno è senza peccato, nemmeno se di un solo giorno fosse stata la sua vita e facili a contarsi i suoi anni. Se gli astri non sono puri agli occhi di Dio, quanto meno il verme e la putredine e coloro che sono implicati nel peccato dell'offesa di Adamo 19! Se ci fosse facile interrogare quest'uomo dottissimo, quanti commentatori delle divine Scritture di ambedue le lingue, quanti scrittori di questioni cristiane egli ci potrebbe ricordare, che da quando è stata costituita la Chiesa non altro ritennero, non altro ricevettero dai predecessori, non altro tramandarono ai posteri! Per conto mio, benché siano molti di meno gli scrittori che ho letto, non ricordo d'aver trovato un insegnamento diverso presso i cristiani che accettano l'uno e l'altro Testamento, non solo presso quelli che vivono nella Chiesa cattolica, ma nemmeno presso quelli che vivono in qualsiasi eresia o scisma. Non ricordo d'aver letto diversamente in coloro di cui ho potuto leggere gli scritti su questi argomenti e che seguissero le Scritture canoniche o credessero di seguirle o volessero che lo si credesse. Non so da dove ci sia scoppiata fuori repentinamente questa laboriosa seccatura. Poco tempo fa trovandomi a Cartagine le mie orecchie furono colpite di sfuggita da queste parole di certe persone che conversavano occasionalmente: I bambini si battezzano non perché ricevano la remissione dei peccati, ma perché vengano santificati nel Cristo 20. Fui turbato da questa novità, ma sia perché non era opportuno che dicessi qualcosa in contrario, sia perché l'autorità di quelle persone non era tale da preoccuparmi, con facilità misi l'accaduto tra le cose passate e dimenticate. Ed ecco ormai che quell'errore si difende con passione di fiamma [contro la Chiesa], ecco che anche con gli scritti si affida alla storia, ecco che la faccenda giunge a tal punto di crisi che veniamo pure consultati dai nostri fratelli, ecco che siamo costretti a discutere e a controbattere con altri scritti.
Un'altra testimonianza di S. Girolamo sul peccato originale.
7. 13. Pochi anni or sono ci fu a Roma un certo Gioviniano, che si dice persuadesse alle nozze le donne consacrate a Dio, anche d'età alquanto avanzata, non adescando qualcuno a volerle sposare, ma sostenendo nelle sue discussioni che le vergini consacrate non hanno presso Dio nessun merito in più dei fedeli coniugati. Non gli venne tuttavia mai in mente questo espediente: asserire che i bambini nascono senza peccato originale. Se l'avesse potuto inventare, le donne sarebbero state molto più proclivi a sposare, sapendo di mettere alla luce dei figli mondissimi. Nei suoi scritti - ebbe infatti anche l'ardire di scrivere -, che dei fratelli mandarono a Girolamo perché li ribattesse, questi non solo non trovò nulla di simile, ma anzi per la confutazione di alcuni vani argomenti di Gioviniano porta fuori tra molte altre sue prove anche la verità del peccato originale dell'uomo come certissima e come verità di cui era certo che nemmeno Gioviniano dubitava 21. Queste sono le parole [di Girolamo]: "Scrive Giovanni: Chi dice di dimorare nel Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato 22. Scelga [Gioviniano] delle due cose quella che vuole, gli consentiamo l'opzione. Dimora egli nel Cristo o non dimora? Se ci dimora, si comporti dunque come il Cristo. Se poi è follia ripromettersi la parità di virtù con il Signore, egli non dimora nel Cristo, perché non si comporta come il Cristo. Egli non commise peccato e non fu trovata falsità nella sua bocca. Se lo maledicevano, non contraccambiava con maledizioni e come agnello sotto chi lo tosa non apri la sua bocca 23. Venne a lui il principe di questo mondo e non ci trovò nulla 24. Colui che non aveva conosciuto peccato Dio lo trattò da peccato in nostro favore 25. Noi invece, secondo la Lettera di Giacomo, "manchiamo tutti in molte cose" 26, e "nessuno è mondo da peccati, nemmeno se di un solo giorno è la sua vita" 27. Chi infatti può vantarsi d'avere il cuore puro o chi può confidare d'essere immune da peccati 28? Siamo ritenuti colpevoli a somiglianza di Adamo che prevaricò 29. Perciò anche Davide dice: "Nell'iniquità fui concepito, nel peccato mi concepi mia madre" 30.
L'esistenza del peccato originale nei bambini è la dottrina tradizionale della Chiesa. Si spiega per il fatto che Adamo era tutta l'umanità.
7. 14. Non ho ricordato tutto questo perché ci vogliamo appoggiare alle sentenze di autori occasionali quasi abbiano autorità canonica, ma perché appaia che dai primi tempi fino ai nostri giorni, quando è nata questa novità, l'insegnamento del peccato originale è stato custodito nella fede della Chiesa con tanta costanza che esso dai commentatori della parola del Signore veniva addotto come argomento certissimo per confutare altri errori, invece d'esserci qualcuno che lo confutasse come falso. Del resto, nei santi Libri canonici s'impone con forza l'autorità chiarissima e pienissima di questa sentenza, con la quale l'Apostolo grida: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 31. Perciò non si può dire senza fare riserve nemmeno questo: il peccato di Adamo ha nociuto anche ai non peccanti, perché la Scrittura dichiara: Tutti hanno peccato in lui. E questi peccati originali non si dicono peccati altrui nel senso che non appartengano affatto ai bambini, dal momento che in Adamo hanno peccato tutti allorché nella sua natura, per quella forza innata per cui li poteva generare, erano ancora tutti lui solo; ma si dicono peccati altrui, perché gli altri uomini non vivevano ancora la propria vita e la vita di quell'unico uomo conteneva da sola tutto quello che sarebbe stato nella sua discendenza futura.
Dio non rimette i peccati senza la rigenerazione battesimale.Dio non imputa propriamente i peccati altrui.
8. 15. Dicono: È privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui. Rimette i peccati, ma ai rigenerati dallo Spirito, non ai generati dalla carne; li imputa, ma non già come altrui, bensì come propri. Ecco, erano peccati altrui quando non esistevano ancora gli uomini che per propagazione li ricevessero e li portassero, adesso invece per la generazione carnale sono già peccati propri di coloro ai quali non sono stati ancora rimessi dalla rigenerazione spirituale.
Ancora il problema perché i figli dei battezzati contraggano il peccato originale.
8. 16. Dicono: Ma se il battesimo monda da quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. Ecco da dove nella maggioranza dei casi prende forza l'errore: dal fatto che gli uomini su questi problemi hanno prontezza ad interrogare, ma non hanno prontezza ad intendere. A quale uditore infatti o con quali parole potrei io spiegare come la corrotta origine mortale non nuoccia a coloro che sono stati iniziati ad un'altra origine immortale e nuoccia invece a coloro che in forza della medesima origine corrotta nascono da coloro ai quali essa non può nuocere più? Come lo potrà capire un uomo la cui mente un po' tarda è impedita sia dal pregiudizio della propria opinione, sia dall'ostacolo gravissimo della ostinazione? Tuttavia, se io mi fossi assunto questa causa contro gente che proibisse assolutamente di battezzare i bambini o sostenesse l'inutilità di battezzarli, dicendo che i figli dei cristiani acquistano necessariamente il merito dei genitori, avrei allora forse da fare più fatica e da usare maggiore attenzione per convincerla di questa dottrina. Allora, se dinanzi a persone ottuse e litigiose io trovassi a resistermi, per la naturale oscurità dell'oggetto, la difficoltà di respingere il falso e di convincere del vero, forse ricorrerei ad esempi che sono alla mano e rivolterei la domanda: chiederei cioè, a coloro che si sorprendono come il peccato tolto dal battesimo rimanga nei figli dei genitori battezzati, di spiegarmi in che modo il prepuzio tolto dalla circoncisione rimanga nei figli dei genitori circoncisi e in che modo anche la pula separata dal grano con tanta diligenza di lavoro umano ritorni nelle spighe che nascono dal frumento spulato.
Non si nasce cristiani né puri da ogni peccato, ma per esserlo bisogna rinascere.
9. 17. Con questi e simili esempi a coloro, che credessero superflua l'amministrazione dei sacramenti della purificazione per i figli di genitori già purificati, cercherei forse di far capire in qualche modo quanto invece sia saggio e retto battezzare i figli dei battezzati. Dimostrerei come sia possibile che ad un uomo in possesso di ambedue i germi, e di quello della morte nella carne e di quello dell'immortalità nello spirito, non rechi danno in quanto rigenerato mediante lo Spirito il germe che reca danno al suo figlio in quanto generato mediante la carne; e come sia possibile che nel genitore sia stato mondato dalla remissione ciò che dev'essere mondato anche nel figlio con uguale remissione, come si verifica nella circoncisione o nella trebbiatura e ventilazione. Siccome però adesso stiamo trattando con coloro che ammettono la necessità di battezzare i figli dei battezzati, quanto meglio facciamo a dire a costoro: "Voi che asserite che da persone mondate dalla macchia del peccato dovrebbero nascere figli senza peccato, perché non fate attenzione che ugualmente si potrebbe dire a voi che da genitori cristiani dovrebbero nascere figli cristiani? Perché dunque credete che i figli abbiano bisogno di diventare cristiani? Forse non era cristiano il corpo nei loro genitori, ai quali fu detto: Non sapete che i vostri corpi sono membra del Cristo 32? O forse, si, il corpo è nato cristiano da genitori cristiani, ma non ha ricevuto un'anima cristiana? Questo sarebbe ancora più strano. Infatti, non credendo voi certamente, d'accordo con l'Apostolo, che l'anima abbia fatto del bene o del male prima di nascere 33, qualunque delle due sia la vostra opinione su di essa, l'anima o è stata tratta da trasmissione e allora, come il corpo nasce cristiano da persone cristiane cosi pure l'anima dovette esser tratta cristiana; oppure l'anima è stata creata dal Cristo o in un corpo cristiano o per un corpo cristiano e allora dovette o esser creata cristiana o esser mandata cristiana. A meno che non diciate che le persone cristiane possono generare un corpo cristiano e il Cristo da parte sua invece non ha potuto creare un'anima cristiana. Cedete dunque alla verità e rendetevi conto che, se è possibile per vostra stessa confessione che da persone cristiane nasca un figlio non cristiano, che da membra del Cristo nasca chi non è membro del Cristo e - per andare incontro anche a tutti quelli che son legati ad una religione, sebbene falsa - che da persone iniziate nasca un figlio non iniziato, cosi è anche possibile che da persone mondate nasca un figlio non mondato. Quale risposta darete a chi domanda perché da persone cristiane l'uomo non nasce cristiano se non questa: non è la generazione che fa cristiani, ma la rigenerazione? Allo stesso modo dunque rendetevi conto che ugualmente nessuno è mondato dai peccati nascendo, ma tutti sono mondati rinascendo. E quindi chi nasce da persone mondate, perché rinate, rinasca perché sia mondato anche lui. Ai loro figli i genitori hanno potuto trasmettere quello che essi stessi non avevano più. Non solo per esempio i chicchi di frumento la pula e un uomo circonciso il prepuzio, ma anche, e voi pure lo dite, i fedeli che non hanno più l'infedeltà la trasmettono tuttavia ai figli: e ciò non è proprio dei genitori in quanto rigenerati ormai per mezzo dello Spirito, ma dipende dal vizio del seme mortale per il quale i figli sono stati generati nella carne. Certo infatti i bambini che mediante il sacramento dei fedeli pensate di dover far diventare fedeli non negate che siano nati infedeli da genitori fedeli".
L'oscura questione dell'origine dell'anima in ordine al peccato originale.
10. 18. Ecco ciò che pensano: Se a venire per trasmissione non è l'anima, ma soltanto la carne, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione ed unicamente la carne ne merita la pena perché dicono sarebbe ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Sta' attento, ti prego, come Pelagio da uomo circospetto - sono di un suo libro le parole che ho trascritte qui sopra - avverta in quanto difficile questione si trovi nei riguardi dell'anima. Non dice infatti che l'anima non viene per trasmissione, ma se a venire per trasmissione non è l'anima, facendo benissimo a parlare sospensivamente e non risolutamente di un problema tanto oscuro, di cui non possiamo trovare, o con molta difficoltà, delle testimonianze certe e chiare nelle Scritture sante. Anch'io perciò con asserzione non precipitosa replico cosi a questa proposizione: "Se a venire per trasmissione non è l'anima, quale giustizia sarebbe che essa, creata in questo istante e immune da ogni peccato, pienamente esente da ogni contagio di peccato, debba soffrire nei bambini le malattie della carne, i diversi dolori e, cosa ancora più brutta, perfino gli assalti dei demoni? Nulla infatti di tutto questo soffre la carne senza che in essa espii di più l'anima che vive e sente. Se questo appare giusto, allora può ugualmente apparire come sia giusto anche che l'anima vada incontro nella carne, che è pure carne del peccato, al peccato originale, da mondare con il sacramento del battesimo e con l'amore misericordioso della grazia. Se invece non può apparire la giustizia del primo fatto, nemmeno credo la giustizia del secondo. O sopportiamo dunque l'oscurità di ambedue e ci ricordiamo che siamo uomini, o tentiamo altrimenti nei riguardi dell'anima, se ci sembrerà necessario, un altro lavoro, discutendone con sobria cautela".
Fuori della Chiesa non c'è salvezza. Ma nessuno fa Chiesa in Gesù e con Gesù senza ricevere i suoi sacramenti.
11. 19. Per ora tuttavia le parole dell'Apostolo: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 34 intendiamole cosi da non essere giudicati in contrasto insipiente ed infelice con tante e tanto grandi testimonianze delle divine Scritture, le quali c'insegnano che nessuno può ottenere la vita e la salvezza eterna al di fuori della società del Cristo che si fa in lui e con lui quando riceviamo i suoi sacramenti e veniamo incorporati alle sue membra. Non in altro senso fu detto ai Romani: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 35, se non nel senso in cui è stato detto ai Corinzi: A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, cosi tutti riceveranno la vita nel Cristo 36. Nessuno dubita che questo sia stato detto della morte del corpo, perché la questione a cui l'Apostolo si dedicava allora con grande impegno riguardava la risurrezione del corpo. Sembra perciò che qui abbia taciuto del peccato, perché non si trattava della giustizia. Nella Lettera ai Romani invece mette ambedue le cose e le sottolinea ambedue molto a lungo: il peccato in Adamo, la giustizia nel Cristo, la morte in Adamo, la vita nel Cristo. Tutte le parole di questo ragionamento dell'Apostolo, per quanto ho potuto e mi è sembrato sufficiente, le ho esaminate e spiegate, come ho già detto, nel primo dei due libri.
La morte corporale è stata causata dal peccato.
11. 20. Tuttavia anche nella Lettera ai Corinzi conclude il lungo tratto sulla risurrezione in modo da non lasciarci nessun dubbio che pure la morte del corpo è avvenuta per causa del peccato. Dopo aver detto: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?, aggiunge: Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 37. Poiché dunque, come lo dichiarano le esplicitissime parole dell'Apostolo, la morte in tanto sarà assorbita per la vittoria in quanto questo corpo corruttibile e mortale si rivestirà d'incorruttibilità e d'immortalità 38, ossia in quanto Dio risusciterà anche i nostri corpi mortali per la presenza in noi del suo Spirito, è manifesto che anche di questa morte corporale, contraria alla risurrezione corporale, l'ago avvelenato fu il peccato: l'ago che inoculò la morte, non l'ago fatto dalla morte: moriamo per il peccato, non pecchiamo per la morte. Si dice dunque pungiglione della morte nello stesso senso in cui si dice albero della vita 39: non un albero che era stato fatto dalla vita dell'uomo, ma un albero da cui era fatta la vita dell'uomo; cosi pure albero della scienza quello da cui dipendeva la scienza dell'uomo, non un albero che dipendesse dalla scienza dell'uomo. Cosi dunque anche l'ago della morte: l'ago che causò la morte, non l'ago che è stato causato dalla morte. Diciamo ugualmente pozione di morte quella per cui un uomo è morto o può morire, non quella preparata da un moribondo o da un morto. L'ago pertanto della morte è il peccato: per la puntura del peccato è stato condannato a morte il genere umano. Perché cerchiamo ancora di quale morte si tratti, se dell'anima o del corpo, se della prima per cui moriamo tutti o della seconda per cui moriranno allora gli empi 40? Non c'è motivo di agitare tale questione, non c'è posto per il dubbio: le parole con le quali l'Apostolo ha trattato l'argomento ci rispondono, se le interroghiamo. Dice: Quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 41. Parlava della risurrezione del corpo, per cui la morte sarà assorbita per la vittoria, quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità. Allora s'insulterà la morte stessa che sarà ingoiata nella vittoria dalla risurrezione corporale. Allora le si dirà: O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? Ciò dunque si dirà alla morte del corpo. Questa infatti sarà ingoiata dall'immortalità vittoriosa, quando questo corpo mortale sarà vestito d'immortalità. Alla morte, s'intende del corpo, sarà detto: O morte, dov'è la tua vittoria, quella riportata qui da te su tutti, tanto che anche il Figlio di Dio dovette combattere con te e superarti non evitandoti, ma accettandoti? Hai vinto nei morenti, sei stata vinta nei risorgenti. La tua vittoria con la quale avevi ingoiato i corpi dei morenti è stata temporanea, la nostra vittoria con la quale sei stata ingoiata tu nei corpi dei risorgenti durerà eterna. Dov'è il tuo pungiglione? Cioè dov'è il peccato da cui siamo stati punti e avvelenati, il peccato che ti ha inoculata anche nei nostri corpi e te li ha dati in potere per cosi lungo tempo? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 42. Peccammo tutti in uno solo e cosi morimmo tutti in uno solo. Ricevemmo la legge, non per finire di peccare con l'emendazione, ma per peccare di più con la trasgressione. Infatti la legge sopravvenne, perché abbondasse la colpa; la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato. Ma siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 43, affinché dove abbondò il peccato, sovrabbondasse la grazia 44, e ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 45 e vincessimo la morte con la risurrezione immortale e l'ago della morte, il peccato, con la giustificazione gratuita.
Varie ipotesi sulla santificazione derivante secondo S. Paolo dall'ambiente familiare.
12. 21. Nessuno dunque su questo terreno inganni se stesso e inganni gli altri. Il senso manifesto della santa Scrittura toglie di mezzo tutte le tergiversazioni. Come dall'origine si trae la morte nel corpo di questa morte, cosi dall'origine si è tratto il peccato in questa carne di peccato 46. Per guarirci dal peccato, sia da quello contratto per propaggine, sia da quello fatto per volontà, e per risuscitare la stessa carne è venuto nella somiglianza della carne del peccato il Medico, che non è necessario ai sani, ma ai malati, né è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 47. Vediamo dunque il senso di quello che dice l'Apostolo quando ammonisce i cristiani a non separarsi dai loro coniugi non cristiani: Il marito non credente viene reso santo dalla moglie [credente] e la moglie non credente viene resa santa dal marito [credente]: altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi 48. Queste parole si debbono intendere nel senso in cui le abbiamo intese noi altrove e Pelagio 49 nel suo Commento alla medesima Lettera ai Corinzi, cioè nel senso che si erano già avuti degli esempi sia di mariti che avevano guadagnato al Cristo le loro mogli, sia di donne i mariti, sia di bambini che erano resi cristiani per la volontà cristiana anche di uno solo dei genitori. Oppure, come sembra più probabile e in qualche modo necessario nelle parole dell'Apostolo, vi dobbiamo intendere una certa santificazione che dal coniuge cristiano raggiungeva il marito o la moglie infedele, oppure dai genitori cristiani i loro figli. E un esempio di tale santificazione poteva consistere nel fatto che durante la mestruazione si asteneva dall'unione l'uomo o la donna che aveva imparato ciò dalla Legge, poiché è questo uno dei precetti da non prendersi in senso figurato secondo Ezechiele 50. Potrebbe essere ancora qualsiasi riflesso di santità, che ivi non è espressamente descritto, e che sorga dagli stretti rapporti dei coniugi e dei figli. Tuttavia questo è da ritenersi senza alcun dubbio: quella santificazione, qualunque sia, non vale a fare cristiani gli interessati e a rimettere a loro i peccati, se non diventano fedeli con i sacramenti secondo il rito dell'iniziazione cristiana ed ecclesiastica. Infatti, se non sono stati battezzati nel Cristo, né i coniugi non cristiani, per quanto uniti a coniugi santi e giusti, vengono mondati dal peccato che, escludendoli dal regno di Dio, li manda per forza alla condanna, né i bambini, per quanto generati da genitori santi e giusti, vengono assolti dal reato del peccato originale. A favore dei bambini dobbiamo tanto più pressantemente parlare, quanto meno lo possono fare da sé.
Dobbiamo avere carità verso i bambini.
13. 22. Quello che vuole l'errore, contro la cui novità dobbiamo resistere con l'antica verità, è proprio questo: che si consideri completamente superfluo il battesimo dei bambini. Ma non lo si dice apertamente, per evitare che la consuetudine della Chiesa, tanto consolidatasi salutarmente, non possa sopportare i suoi violatori. Però, se ci viene comandato di soccorrere gli orfani, quanto più dobbiamo darci da fare per i bambini, i quali anche in mano dei loro genitori rimarranno più abbandonati e più disgraziati degli orfani, se a loro si negherà la grazia del Cristo che essi non possono chiedere da sé!
La perfezione è frutto della preghiera.
13. 23. Quanto poi a quello che costoro dicono: "Alcuni uomini, già con l'uso ragionevole della propria volontà, sono vissuti o vivono in questo mondo senza alcun peccato" è da desiderare che avvenga, da tentare che avvenga, da implorare che avvenga, non è tuttavia da riconoscere come un fatto avvenuto. Se infatti lo desideriamo e lo tentiamo e lo imploriamo con degna supplicazione, ogni residuo di peccati che sia rimasto in noi ci viene quotidianamente condonato per il fatto stesso che diciamo sinceramente nell'orazione: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 51. Chiunque dice che questa orazione non è stata necessaria nella vita attuale ad ogni persona santa che conoscesse e facesse la volontà di Dio, eccettuato unicamente il Santo dei santi, sbaglia molto e non può piacere in nessun modo alla persona che loda. Se poi stima tale se stesso, s'inganna da sé e la verità non è in lui, non per altro se non perché ritiene il falso 52. Quel Medico dunque che non è necessario ai sani, ma ai malati 53, sa in che modo curarci per renderci perfettamente adatti alla salvezza eterna. Egli, sebbene la morte stessa sia stata inflitta per merito del peccato, non la toglie in questo secolo a coloro ai quali rimette i peccati, perché anche col superare la sua paura affrontino il combattimento per la vera fede. E in certi casi, anche a quelli che tra i suoi sono giusti, poiché possono ancora insuperbirsi, non dà l'aiuto a raggiungere la perfezione della giustizia. Lo scopo è che, non essendo giusto davanti a lui nessun vivente 54, sentiamo di dover rendere sempre grazie alla sua indulgenza e cosi veniamo guariti con la santa umiltà dalla prima causa di tutti i peccati, cioè dal tumore della superbia. Mentre la mia intenzione era di scrivere una breve lettera, è nato invece un libro prolisso. Speriamo che sia tanto ben rifinito, com'è finalmente finito!
Note:
1 - Cf. Rm 5, 12.
2 - Gv 3, 36.
3 - Gv 3, 18.
4 - Mc 16, 16.
5 - Mc 16, 16.
6 - Gv 3, 5.
7 - Mt 25, 34.
8 - Mt 25, 46.
9 - Cf. Ef 1, 23.
10 - Rm 5, 12.
11 - Gv 3, 5.
12 - Mt 1, 21.
13 - Mt 9, 12.
14 - Cf. Gv 6, 54.
15 - Cf. Rm 5, 18.
16 - Cf. Rm 5, 14.
17 - CIPRIANO, Ep. 64 ad Fidum: CSEL 3/2, pp. 718 ss.
18 - Lc 9, 56.
19 - GIROLAMO, Comm. in Ionam 3: PL 25, 1195; cf. Gb 14, 4-5; 25, 5-6.
20 - Cf. De gestis Pelagii 22, 46.
21 - Cf. GIROLAMO, Contra Iovinianum 2: PL 23, 285 ss.
22 - 1 Gv 2, 6.
23 - Cf. Is 53, 7-9; 1 Pt 2, 22-23.
24 - Cf. Gv 14, 30.
25 - Cf. 2 Cor 5, 21.
26 - Gc 3, 2.
27 - Gb 14, 4-5.
28 - Prv 20, 9.
29 - Cf. Rm 5, 14.
30 - Sal 50, 7.
31 - Rm 5, 12.
32 - 1 Cor 6, 15.
33 - Cf. Rm 9, 11.
34 - Rm 5, 12.
35 - Rm 5, 12.
36 - 1 Cor 15, 21-22.
37 - 1 Cor 15, 53-56.
38 - Cf. Rm 8, 11.
39 - Cf. Gn 2, 9.
40 - Cf. Ap 2, 11 ss.
41 - 1 Cor 15, 54-56.
42 - 1 Cor 15, 56.
43 - 1 Cor 15, 57.
44 - Rm 5, 20.
45 - Gal 3, 22.
46 - Cf. Rm 7, 24.
47 - Cf. Mc 2, 17.
48 - 1 Cor 7, 14.
49 - Cf. AUG., De serm. Domini in monte 1, 45.
50 - Cf. Ez 18, 6.
51 - Mt 6, 12.
52 - Cf. 1 Gv 1, 8.
53 - Cf. Mt 9, 12.
54 - Cf. Sal 142, 2.
Capitolo 8 - Giuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaGiuseppe d'Arimatea chiede a Pilato il corpo di Gesù
«C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. Non aveva approvato la decisione né l'operato degli altri. Egli era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Andò da Filato e chiese il corpo di Gesù» (Luca 23,50-52).
Appena la città ebbe un po' di quiete, il sinedrio chiese a Pilato che fossero rotte le gambe ai condannati e tolti i corpi prima della festa imminente
Il procuratore romano inviò subito degli uomini allo scopo.
Giuseppe d'Arimatea si recò da Pilato e gli chiese la salma del Messia. Il buon sinedrista desiderava seppellire il corpo del Signore nel suo giardino vicino al Calvario.
Pilato fu molto turbato nel constatare che un uomo di tale rango voleva rendere gli estremi onori al corpo di Gesù, colui che egli aveva fatto crocifiggere. Così venne assalito dal rimorso del suo errore fatale.
Il procuratore romano si meravigliò che Gesù fosse morto così presto, perché generalmente i condannati alla crocifissione vivevano più a lungo, e per questo aveva inviato i soldati a fìnirli
In seguito alla relazione del centurione Abenadar, che descrisse i particolari della morte di Gesù e parlò senza timore della sua conversione, Pilato concesse la salma del Messia a Giuseppe.
Il procuratore romano era stato toccato dalle ultime parole di Gesù sulla croce, riportate dal centurione, ma acconsentì a Giuseppe anche per fare dispetto ai sommi sacerdoti del tempio, i quali avrebbero voluto vedere Gesù gettato nella fossa comune con i due ladroni.
Il procuratore inviò qualcuno al Calvario per far eseguire la consegna del corpo del Signore. Credo che quest'incarico fosse stato affidato ad Abenadar, perché lo vidi collaborare alla deposizione di Gesù dalla croce.
Intanto Nìcodemo era andato ad acquistare le erbe aromatiche per imbalsamare il santo corpo di Cristo.
A sua volta, Giuseppe acquistò una sindone di cotone finissimo per avvolgere la salma del Salvatore. Il lenzuolo funebre era lungo sei braccia.
I servi di Giuseppe prepararono tutto il necessario per pulire e imbalsamare il santo corpo di Gesù: le erbe, i balsami e le bende furono deposti su una lettiga che si chiu devacome un baule.
Apertura del costato di Gesù.
Morte dei due ladroni
Sul Golgota regnava la più assoluta disperazione. Il cielo era cupo e la natura sembrava in gran lutto. La Vergine Maria, Giovanni, Maria Maddalena, Maria, figlia di Cleo fa, e Salomè stavano col capo coperto di fronte alla croce e la contemplavano con il cuore contrito. Molte delle pie donne avevano fatto ritorno in città.
Alcuni soldati sedevano sul terrapieno, avevano le lance piantate a terra e discutevano con gli altri commilitoni più lontani.
Il luogotenente Cassio cavalcava da una parte all'altra. Era un giovane di venticinque anni, la cui aria d'importanza e lo strabismo suscitavano spesso la derisione dei suoi subordinati.
Sul promontorio delle croci giunsero sei carnefici che recavano scale, picconi e pesanti mazze di ferro per spezzare le gambe ai moribondi.
Alla loro vista gli amici di Gesù si allontanarono un poco. La santa Vergine soffrì nuove angosce al pensiero che essi avrebbero oltraggiato ancora il corpo del Figlio.
I carnefici appoggiarono le scale alla croce e scuoterono il santissimo corpo di Gesù per provare se fosse ancora vivo, e quantunque avessero visto benissimo che era bianco, freddo e rigido, non sembrarono convinti della sua morte.
In seguito alle insistenze di Giovanni e delle pie donne, per il momento essi lo lasciarono e salirono sulle croci dei due ladroni.
Con le pesanti mazze di ferro spezzarono a questi le ginocchia, le gambe e i gomiti, Dismas dette un gemito e spirò. Fu uno dei primi martiri che rivide il suo Redentore. Gesma invece lanciò urla orrende, i carnefici per finirlo gli assestarono altri tre colpi al petto.
Poi vennero staccate le funi e i due corpi martoriati caddero a terra; furono subito sepolti nella fossa comune dei condannati, tra il Calvario e le mura di Gerusalemme.
Subito dopo i carnefici ritornarono al corpo del Signore, gli amici di Gesù temettero che gli fossero spezzate le gambe.
In quel momento Cassio ebbe un'improvvisa ispirazione, mediante la quale tolse ogni dubbio sulla morte di Gesù: spronò il suo cavallo verso la croce e conficcò a due mani la lancia nel costato destro del Signore, trafiggendogli il cuore da parte a parte. Ne sgorgò un fiotto abbondante di sangue e acqua, che sprizzò sul volto di Cassio come una fontana di salvezza e di grazia.
Allora il giovane centurione smontò da cavallo, cadde in ginocchio, si batté il petto e riconobbe ad alta voce Gesù.
In quel momento riacquistò miracolosamente l'uso completo della vista e i suoi occhi si raddrizzarono.
La Vergine era rimasta svenuta tra le braccia delle pie onne, come se la lancia avesse attraversato anche il suo cuore.
Subito dopo l'episodio prodigioso Cassio divenne umile di cuore e lodò Dio alla presenza di tutti. Gli occhi della sua anima, come quelli del corpo, si erano aperti alla luce della verità.
Toccati dal miracolo, anche i soldati si gettarono spontaneamente in ginocchio e, battendosi il petto, riconobbero Gesù come Dio.
Frattanto il sacratissimo sangue di Cristo frammisto ad acqua aveva riempito la cavità della roccia ai piedi della croce.
Cassio, Maria Maddalena e la Vergine, che adesso si era ripresa, lo raccolsero in ampolle e asciugarono quel luogo con i lini. Le loro lacrime si mischiarono al sacratissimo sangue. Il centurione convertito a Cristo da quel momento si chiamò Longino; portò sempre con sé un'ampolla col preziosissimo sangue.
Questo miracolo presso la croce era avvenuto poco dopo le quattro, mentre Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo procuravano tutto il necessario per la sepoltura di Gesù.
I carnefici si ritirarono dal Golgota, avendo ricevuto l'ordine di lasciare la salma del Signore a Giuseppe d'Arimatea. Gli amici di Gesù appresero subito la notizia.
Giovanni e le pie donne ricondussero la santa Vergine al cenacolo per farla riposare.
Il giardino di Giuseppe d'Arimatea e il sepolcro
Ho visto il giardino di Giuseppe d'Arimatea: si trova presso la Porta di Betlemme [ di Efraim], poco distante dal Calvario. E un bel giardino di forma irregolare che sale fino alle mura della città; è pieno di grandi alberi, di panche e di luoghi ombrosi. La vegetazione è ricca di cespugli, di fiori e di erbe aromatiche.
A levante, dal lato dove il terreno è in salita, si vede una grotta sepolcrale circondata da una siepe verdeggiante, accanto vi è una grande pietra orbicolare per ostruire l'ingresso. Qualche palma si trova davanti alla tomba.
Non lontano da quest'ultima vi sono altri due sepolcri in grotte più piccole e uno stretto sentiero che conduce al lato occidentale del giardino.
Per accedere al sepolcro bisogna discendere alcuni passi. La grotta è molto pulita e l'ambiente interno ben lavorato; è piuttosto spaziosa, tanto che otto persone, quattro per lato, possono restare addossate alle pareti senza impedire i movimenti di coloro che depongono la salma.
In fondo alla grotta, proprio di fronte all'ingresso, c'è una specie di nicchia abbastanza ampia scavata nella pare te rocciosa. La cavità ha la forma di un altare, è sopraelevata dal suolo ed è appoggiata alla roccia da un solo lato.
La porta del sepolcro è di rame e si apre a due battenti. Appena sarà deposto il corpo di Gesù, la pietra orbicolare verrà rotolata davanti all'apertura.
Il masso sepolcrale è bianco, ricoperto d'erba, e presenta venature rosse e turchine.
La deposizione del corpo di Gesù
Il venerdì santo 30 marzo 1820, mentre suor Anna Katharina Einmerick contemplava la deposizione di Gesù dalla croce, svenne improvvisamente, al punto di sembrare morta.
Quando si riebbe, nonostante le sue sofferenze non fossero cessate, così proferì: «Mentre contemplavo il corpo di Gesù steso sul le ginocchia della Madre dissi a me stessa: Guarda come è forte Maria, non ha nemmeno un istante di debolezza!» (Clemens Brentano).
Cinque uomini si avvicinarono al Calvario, levarono gli occhi alla croce e si dileguarono. Forse erano discepoli di Gesù che venivano dalla valle di Betania. La croce era sorvegliata solo da poche guardie.
Ho visto tre volte Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea sul Calvario: quando fecero riscattare le vesti del Signore durante la crocifissione; mentre osservavano il popolo che rientrava pentito a Gerusalemme; e infine per attuare il piano di recupero del santissimo corpo di Cristo. Dopo di che rientrarono in città e iniziarono a raccogliere tutto il necessario per l'imbalsamazione, mentre i loro servi prende vano le scale e alcuni attrezzi con cui effettuare la deposizione di Gesù dalla croce.
La donna, presso la quale Nicodemo aveva acquistato cento libbre di balsamo e le erbe aromatiche, aveva preparato con gran cura la merce. Giuseppe d'Arimatea portava un vaso con un unguento prezioso, i servi recavano sulla portantina vasi, otri, spugne e altri attrezzi vari; vidi anche del fuoco in una lanterna chiusa. I servitori precedettero i loro signori sui Calvario passando per un'altra porta.
Vidi la santa Vergine e altre quattro donne seguire a qual che distanza i servi dei due sinedriti.
Esse portavano grossi involti di tela sotto gli ampi mantelli neri. Ebbi l'impressione che vestissero a lutto
Giuseppe e Nicodemo erano avvolti in ampi mantelli grigi con il cappuccio, che servivano anche a nascondere gli involti preziosi. Essi si diressero verso la porta principale che conduce al Calvario.
La maggior parte della popolazione di Gerusalemme si era chiusa in casa. Le strade pullulavano solo di soldati.
Giunti alla porta della città, Giuseppe e Nicodemo presentarono il lasciapassare di Pilato ai soldati, i quali spiegarono che, dopo il terremoto, la porta si era inceppata e non poteva più aprirsi. Ma appena i due amici di Gesù misero mano al chiavistello, la porta si aprì suscitando lo stupore dei presenti.
Quando i due buoni sinedriti giunsero sul Calvario, il cielo era ancora cupo e nuvoloso. Essi trovarono le pie donne piangenti sotto la croce. Cassio e alcuni legionari convertiti, con umile deferenza, si mantenevano a rispettosa distanza dalle discepole.
Giuseppe e Nicodemo narrarono alla Vergine e a Gioanni tutto quanto avevano fatto per sottrarre Gesù all'ignominiosa morte. Essi spiegarono che adesso la profezia aveva trovato il suo compimento.
Infine si parlò dell'episodio miracoloso vissuto da Cassio a seguito del colpo di lancia al costato di Gesù.
Appena arrivò il centurione Abenadar, gli amici di Gesù si prepararono a rendere gli ultimi onori al loro Signore, provvedendo alla sua deposizione dalla croce.
La santa Vergine e Maria Maddalena erano sedute ai piedi della croce in mesto raccoglimento, mentre le altre donne erano intente a preparare i lini, gli aromi, l'acqua, le spugne e i vasi.
Tutti erano piegati dal dolore, ma allo stesso tempo re stavano silenziosi e raccolti. Alcune pie donne, di tanto in tanto, non potevano trattenere dei gemiti sommessi. Maria Maddalena, soprattutto, si era abbandonata interamente al suo patimento, da cui nessuno poteva distoglierla.
Dopo aver collocato le scale dietro la croce, Nicodemo e Giuseppe vi salirono e legarono all'albero della stessa il santo corpo di Cristo, poi ne fissarono le braccia al tronco trasversale e iniziarono a sfilare i chiodi, battendoli da dietro. Giuseppe tolse il chiodo di sinistra, lasciando che il braccio di Gesù ricadesse col laccio che lo circondava. Nello stesso momento, Nicodemo fissò alla croce il santo capo del Signore, che si era tutto piegato sulla spalla destra, e tolse il chiodo di destra, lasciando ricadere il braccio di Gesù sul corpo. I chiodi delle mani subito caddero dalle piaghe ingrandite per il peso del corpo; Abenadar, in vece, strappò faticosamente il lungo chiodo che trapassa va i piedi. Cassio raccolse con gran rispetto i chiodi e li depose ai piedi della Vergine.
Una volta che ebbero estratto tutti i chiodi, Giuseppe e Nicodemo collocarono le scale sulla parte anteriore della croce, vicino al santo corpo del Signore.
Con molta cura lo liberarono dolcemente dalle corde e lo lasciarono calare con grande attenzione.
Il centurione, salito su uno sgabello, lo raccolse tra le sue braccia, al di sopra delle ginocchia, mentre Giuseppe e Nicodemo, sostenendolo dall'alto, lo facevano scendere adagio.
Ad ogni piolo delle scale essi si soffermavano, usando ogni precauzione, come se portassero il corpo di un amico fraterno gravemente ferito. Così la salma martoriata del Salvatore giunse fino a terra.
Le pie donne, i soldati convertiti e qualche altro amico di Gesù, con il cuore straziato, seguivano i movimenti del la sua discesa dalla croce. Essi esprimevano con le lacrime l'indicibile dolore che li stava attraversando. Qualcuno levava le braccia al cielo e gemeva.
Le manifestazioni di dolore, come tutti gli altri movimenti compiuti da questa gente, si svolgevano nella massima compostezza, che rivelava sincera umiltà verso la suprema volontà di Dio.
Al rumore dei colpi di martello, Maria santissima, Maria Maddalena e tutti gli altri che avevano assistito alla crocifissione, avvertirono un fremito di angoscia nel proprio cuore. Quei colpi rammentavano loro le sofferenze di Gesù.
Dopo la deposizione, il santissimo corpo di Cristo venne ricoperto con un panno di lino dalle ginocchia ai fianchi, poi fu deposto fra le braccia della Madre addolorata.
La santa Sindone
«Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende di lino con aromi, secondo il modo di seppellire in uso presso gli Ebrei» (Giovanni 19,40).
Vidi la Vergine seduta al suolo sopra una coperta, col dorso appoggiato su alcuni mantelli arrotolati. Aveva il ginocchio destro un poco rialzato, sul quale riposava il santo capo di Gesù, il cui corpo era steso sul sudario.
La santa Madre teneva per l'ultima volta tra le braccia le sacre spoglie del Figlio amatissimo, al quale, durante il lungo martirio, non aveva potuto dare alcuna testimonianza d'amore. Ella baciava e adorava quel corpo orribilmente sfigurato e insanguinato, contemplandone le profonde piaghe e i terribili patimenti, mentre Maria Maddalena abbandonava delicatamente il volto sui suoi sacratissimi piedi.
Nel contempo gli uomini si erano ritirati in un piccolo avvallamento a sud-ovest del Calvario per preparare gli oggetti necessari all'imbalsamazione. Cassio e i soldati convertiti erano rimasti a rispettosa distanza in attesa di prestare aiuto.
Giovanni si prodigava tra il gruppo degli uomini e quello delle donne, le quali porgevano a questi primi i vasi, le spugne, i lini, gli unguenti, gli aromi e tutto quanto serviva. Fra le pie donne vidi Maria di Cleofa, Salomè e Veronica. Maria Maddalena stava sempre accanto a Gesù. Maria Heli, seduta, contemplava tutta la scena. Accanto al gruppo delle discepole vidi degli otri e un vaso pieno d'acqua collocato sopra un fuoco a carbone.
Nel suo indicibile dolore la santa Vergine conservava una magnifica prontezza d'animo. Ella non poteva lasciare il corpo di suo Figlio in quell'orribile stato, perciò incominciò a cancellare le tracce degli oltraggi che aveva sofferto.
Con estrema delicatezza gli tolse la corona di spine, aprendola dal lato posteriore, quindi posò la corona vicino ai chiodi.
Servendosi di una specie di tenaglia rotonda, tolse le spine che erano rimaste nel capo del Signore e le mostrò mestamente alle pie donne e ai discepoli. Anche queste vennero raccolte vicino ai chiodi e alla corona; alcune furono conservate a parte.
Vidi la Vergine lavare il capo e il volto insanguinato del Signore, passando la spugna bagnata sui suoi capelli per toglierne il sangue raggrumato. Via via che ella detergeva il santo corpo del Figlio, contemplandone le numerose piaghe, aumentavano la compassione e la tenerezza per le immani sofferenze che egli aveva subito.
La santa Vergine gli lavò le piaghe del capo, il sangue che riempiva gli occhi, le narici e le orecchie, con una spugna e un piccolo lino steso sulle dita della mano destra. Allo stesso modo gli pulì la bocca semiaperta, la lingua, i denti e le labbra.
Poi la santa Madre suddivise la capigliatura di suo Figlio in tre parti, una per ogni tempia e l'altra dietro il capo. Quando ebbe sgrovigliati i capelli davanti e li ebbe resi lucidi e lisci, li fece passare dietro le orecchie. Una volta ripulito il capo, dopo aver baciato il Figlio sulle guance, passò infine a ripulire il collo, le spalle, il petto, il dorso, le braccia e le sue tenere mani piagate.
La Madonna addolorata lavò e ripulì, ad una ad una, tutte le numerose e orribili piaghe. Allora solamente le fu possibile vedere in tutti i minimi particolari gli spaventosi martìri subiti dal Figlio.
Le ossa del petto e le giunture delle membra erano tutte slogate e non si potevano piegare. La spalla conservava la spaventosa ferita della croce e la parte superiore del santissimo corpo era coperta dalle lividure e dalle ferite del lo staffile.
Al lato sinistro del petto si trovava una piccola piaga, da cui era uscita la punta della lancia di Cassio; al lato destro si apriva la larga ferita dov'era entrata la lancia che aveva attraversato il cuore da parte a parte.
Maria Maddalena, in ginocchio, aiutava la santa Madre, senza lasciare i piedi del Signore. Li bagnava per l'ultima volta con le sue lacrime, li asciugava con la sua capigliatura e vi appoggiava il suo pallido volto, con il quale, per rispetto, non osava toccare quello di Gesù.
Il santissimo corpo, che aveva assunto un colore bianco bluastro, perché dissanguato al suo interno, riposava sul le ginocchia di Maria, la quale, lavati il capo, il petto e i piedi del Figlio, li coprì con un velo e iniziò a passare il balsamo su tutte le sante piaghe.
La pie donne, in ginocchio, davanti a lei, le passavano di volta in volta una scatola, dove ella prendeva gli unguenti e i preziosi balsami con cui ungeva le ferite del Figlio.
Maria santissima gli unse anche i capelli, poi prese nella sua mano sinistra entrambe le mani di Gesù e le baciò con profondo rispetto, alla fine riempì con un unguento i larghi buchi prodotti dai chiodi, e lo stesso fece con la profonda piaga del costato.
L'acqua che era servita a lavare le ferite non veniva gettata, ma era raccolta solertemente in otri di Cuoio in cui venivano spremute anche le spugne. Vidi Cassio e i soldati attingere acqua alla fontana di Gihon.
Quando la santa Vergine ebbe imbalsamato tutte le ferite, avvolse il sacro capo nei lini, ma senza coprire ancora il santo volto. Ella chiuse gli occhi semiaperti del Signore, lasciando riposare sopra la sua mano; poi gli chiuse anche la bocca, baciò il santo corpo e accostò il suo viso a quello del Figlio. Fu interrotta da Giovanni, che la pregò di separarsi dal corpo del Figlio perché il sabato era vicino e lo si doveva seppellire. Obbediente, ella abbracciò per l'ulti ma volta le sante spoglie e se ne distaccò con profonda commozione.
Dopo averle tolte dal grembo materno, gli uomini portarono le sante spoglie nell'avvallamento del Golgota dove avevano preparato tutto il necessario per l'imbalsamazione.
Lasciata di nuovo ai suoi dolori, Maria santissima, con il capo coperto, cadde svenuta tra le pie donne.
Maria Maddalena, come se fosse stata derubata del suo amato Sposo, fece qualche passo avanti tenendo le braccia protese verso il corpo del Signore, poi ritornò vicino alla Vergine.
Il corpo del Salvatore venne adagiato su un lino lavorato a maglia.
Probabilmente il lino era lavorato a giorno per lasciar colare meglio l'acqua. La parte superiore del sacro corpo fu coperta con un altro lenzuolo.
Nicodemo e Giuseppe s'inginocchiarono e, mettendo le mani al di sotto del lenzuolo, tolsero il lino col quale avevano cinto le reni di Gesù subito dopo la sua deposizione dalla croce, poi gli tolsero anche la cintura che gli aveva portato Jonadab prima della crocifissione. Passarono delle spugne sotto il lenzuolo e gli lavarono il corpo, tenendolo celato a ogni sguardo. Continuarono a lavarlo finché le spugne non diedero acqua chiara. A questo punto versarono acqua di mirra su tutto il santo corpo e, trattandolo con rispettoso amore, gli fecero riprendere la sua lunghezza, perché era rimasto curvo com'era morto sulla croce. Vidi che le ginocchia erano rimaste sollevate come al momento della morte.
Successivamente l'unsero bene e lo riempirono di aromi e di pacchetti d'erbe, che misero in abbondanza tra le gambe per tutta la loro lunghezza. Il tutto fu cosparso con una polvere preziosa che Nicodemo aveva portato con sé.
Quando si giunse alla fine, Giovanni ricondusse accanto alle sacre spoglie la santissima Vergine e le altre pie donne.
Inginocchiatasi vicino al volto di Gesù, la Madonna gli avvolse strettamente un lino finissimo intorno al capo e al le spalle. Ella aveva ricevuto questo lino dalla moglie di Pilato, e lo portava avvolto al collo sotto il mantello.
Aiutata dalle pie donne, la Vergine riempì di erbe, di aromi e di polvere odorosa lo spazio tra le spalle e le guance del Signore, mentre Maria Maddalena versava un flacone di balsamo nella piaga del costato. Le pie donne gli disposero delle erbe intorno alle mani ed ai piedi.
A loro volta, gli uomini riempirono di balsamo gli incavi delle ascelle del Signore, poi gli incrociarono sul petto le braccia irrigidite e avvolsero il santo corpo in un grande lino, come se fasciassero un neonato. Poi le sacratissime spoglie vennero messe nel grande lenzuolo funebre acquistato da Giuseppe d'Arimatea.
Mentre rendevano l'estremo omaggio alla santa salma di Gesù, si manifestò un prodigio assai commovente: l'immagine del Cristo apparve impressa sul lenzuolo funebre che lo ricopriva. I suoi amici compresero che il Signore aveva voluto lasciare la sua effigie per gratitudine verso le loro amorevoli cure. Essi, piangendo, la baciarono con pro fonda devozione.
La loro meraviglia fu tanto più grande quando essi sollevarono la sindone e videro il lino e tutte le bende sotto stanti bianche, constatando così che solo quella prima aveva ricevuto la miracolosa impressione. Anche la parte del lenzuolo funebre sul quale il santo corpo era coricato aveva ricevuto l'impronta dorsale del Redentore. Non erano impronte sanguinanti, essendo stata la salma di Gesù curata e ricoperta di aromi.
Vidi alcuni episodi della storia posteriore della santa Sindone, ma non li ricordo nei particolari. Posso solo dire questo: dopo la risurrezione del Signore fu custodita dalla prima comunità cristiana, operò molti miracoli e fu oggetto di aspre contese.
La sepoltura
Gli amici di Gesù deposero le sante spoglie sopra una barella di cuoio, la ricoprirono con una coperta di colore bruno e vi adattarono due lunghi bastoni ai lati.
Quell'immagine mi richiamò alla mente l'arca dell'alleanza.
Nicodemo e Giuseppe misero sulle spalle le stanghe dal la parte anteriore, Abenadar e Giovanni quelle della parte posteriore. Dietro di loro seguivano la Vergine Maria, Maria Heli, Maria Maddalena e Maria di Cleofa, e poi le pie donne rimaste più distanti dalla croce: Veronica, Giovanna Cusa, Maria madre di Marco, Salomè moglie di Zebedeo, Maria Salomè, Salomè di Gerusalemme, Susanna e Anna, una nipote di san Giuseppe cresciuta a Gerusalemme.
Cassio e i soldati convertiti chiudevano il corteo.
Maroni di Naim, Dma la Samaritana, Mara la Sufanita e le altre pie donne erano rimaste a Betania con Marta e Lazzaro.
Due soldati con le fiaccole accese illuminavano la via che conduceva al sepolcro.
Il funerale entrò nel giardino di Giuseppe d'Arimatea intonando i salmi con aria malinconica.
Vidi Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, che osservava la scena dalla cima di una collina. Subito dopo egli corse a informare gli altri discepoli nascosti nelle caverne.
Quando il corteo fu giunto davanti al sepolcro, gli uomini levarono la coperta dalla barella e ne tolsero la salma. Entrati nella grotta, i due buoni sinedriti deposero il santo corpo del Signore sul letto tombale, mentre Giovanni e Abedenar ripiegarono uno sull'altro i lembi della sindone.
Le pie donne avevano preso posto davanti all'ingresso della grotta.
Il letto di roccia, che aveva ricevuto la santa salma, era stato precedentemente ricoperto con un grande lino e diverse erbe aromatiche.
La grotta era stata precedentemente ben pulita dai servi di Nicodemo, che vi avevano bruciato perfino incensi profumati. L'interno era abbastanza presentabile e, sulla parete in alto, vi era scolpita una bella decorazione.
Questi amici fedeli gli attestarono il loro amore baciandolo per l'ultima volta, quindi uscirono dalla grotta versando calde lacrime.
Subito dopo vi entrò la santa Vergine, si sedette dal lato della testa e si chinò a piangere sulle sacre spoglie del Figlio.
Appena ella uscì, Maria Maddalena si precipitò a sua volta nel sepolcro e gettò sopra al corpo di Gesù fiori e fronde, poi congiunse le mani piangendo e baciò i suoi piedi, finché gli uomini l'avvertirono che dovevano chiudere il sepolcro.
Conclusosi il pietoso ufficio, fecero rotolare il masso da vanti all'ingresso.
L'inumazione era avvenuta alla luce delle fiaccole.
Vidi alcuni discepoli di Gesù aggirarsi come ombre notturne nei pressi del sepolcro.
31-28 Febbraio 24, 1933 La verità, seme; agricoltore celeste e seminatore umano. Immutabilità dei modi divini. A che servono le pene e le contraddizioni.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia piccola mente era tutta occupata dalle tante verità che il benedetto Gesù mi aveva manifestato sulla Divina Volontà, e ciascuna di esse mi si presentava come portento distinto l’uno dall’altro, ma portento divino, non umano, non di terra ma di Cielo e stavano come tutte in atto di voler assalire la creatura per comunicarle e trasformarla nella loro portentosa virtù tutta celestiale e divina, ma mentre la mia mente era così occupata, pensavo tra me: “Eppure innanzi a verità così celesti e divine, cui l’ombra dell’umano non esiste, così amabili, così penetranti, sante, piene di luci, ciascuna delle quali racchiude la vita, l’amore, la santità di Colui che le ha manifestato, vi è che qualcuno leggendo qualche cosa di queste verità le mettono in dubbio, fanno difficoltà, e tu lo sai o Gesù, a te tutto è noto”. E mi sentivo tutta oppressa e sospiravo il mio dolce Gesù per dirgli la mia pena, e Lui sorprendendomi mi ha detto:
(2) “Mia buona figlia, non ti affliggere per questo, tu devi sapere che una verità per conoscerla bisogna amarla, l’amore fa sorgere l’appetito, l’appetito dà il gusto, il gusto fa sorgere la fame di mangiarne a sazietà e masticarne ben bene la sostanza di un cibo, ossia delle mie verità, la masticazione produce la facile digestione in modo che si sente il possesso del gran bene che possiede e produce la mia verità, ed allora i dubbi cessano, le difficoltà si sciolgono come neve innanzi ai raggi di un sole cocente. Ora, se appena le hanno sfiorate senza mangiarle con uno studio profondo, con un amore che genera l’appetito, che maraviglia che fanno dubbi e difficoltà? Oh! come avrebbero fatto meglio dire: “Non è cibo per noi, né abbiamo volontà di mangiarlo”, anziché dare giudizi. Ma si sa che le mie verità trovano posto, più nei cuori semplici che nei dotti. Ciò successe nella mia Redenzione, con mio dolore nessun dotto mi seguì; ma tutti i poveri, ignoranti e semplici. Tu devi sapere che le mie verità sono semi che Io, agricoltore celeste continuo a seminare nelle anime, e se faccio la mia semina con certezza il frutto lo devo raccogliere. Molte volte succede a me come al povero seminatore che getta il suo seme nella terra, la quale per mancanza di umido, la terra non tiene la forza di mangiarsi il seme per digerirlo e convertirlo in terra, e dalla sostanza che ha assorbito dal seme dare al povero agricoltore il dieci, il venti, il cento del seme che si ha mangiato; altre volte, mentre getta il seme, per mancanza di pioggia la terra si fa dura sopra del seme, e non trova la via di far uscire la vita, la sostanza del seme che racchiude, ed il povero agricoltore deve aver pazienza a ricevere il raccolto dei suoi semi. Ma però con l’aver seminato il seme, ha già fatto una cosa e può tenere speranza, chissà una pioggia dia l’umido alla terra, la quale possedendo la sostanza del suo seme, metterà fuori ciò che ha seminato, oppure togliendo la durezza, smovendola, forma le vie per fare riprodurre il suo seme, sicché il seminatore ad onta che la terra non produce subito la molteplicità del seme che ha ricevuto, il tempo, le circostanze, la pioggia, può far produrre un raccolto più abbondante che non si aspettava. Ora, se l’agricoltore ad onta di tutte le difficoltà della terra può sperare e ricevere un abbondante raccolto, molto più Io, agricoltore celeste, avendo uscito dal mio seno divino tanti semi di verità celesti, per seminarli nel fondo dell’anima tua, e dal raccolto riempirò tutto il mondo. Vuoi tu dunque credere che per dubbi e difficoltà di alcuni, che chi, come terra senza umido, e chi, come terra dura ed incallita, Io non devo fare il mio raccolto sovrabbondante? Figlia mia, ti sbagli! il tempo, le persone, le circostanze cambiano, e ciò che oggi si può vedere nero, domani si potrà vedere bianco, perché molte volte si vede a secondo le predisposizioni che hanno, ed a secondo la vista lunga o corta che l’intelletto possiede. Poveretti, bisogna compatirli, ma il tutto sta che Io ho già fatto la semina, la cosa più necessaria, più sostanziosa, più interessante, era manifestare le mie verità. Se il mio lavoro l’ho fatto, la parte principale è stata messa in opera, ho trovato la tua terra per gettare il mio seme, il resto verrà da per sé, ed i dubbi, le difficoltà, le pene, serviranno come al povero agricoltore potessero servire la legna, il fuoco, per cuocere il seme raccolto e farne suo cibo. Così possono servire a me ed a te come soli per farli maturare nei cuori, come legna e fuoco per darle non con le sole parole, ma con la pratica e col sacrificio del fuoco della propria vita cuocerle, per convertirlo in cibo dolcissimo ed imboccarlo alle creature. Figlia mia, se Io avessi voluto dare ascolto a ciò che si diceva di me, ed alle contraddizioni che mi facevano alle verità che manifestai quando venni sulla terra, non avrei formato né la Redenzione, né manifestato il mio Vangelo. Eppure erano i più dotti, la parte nobile, coloro che avevano studiato le scritture e che insegnavano al popolo la religione, li lasciai dire e sopportai con amore e pazienza invitta le loro continue contraddizioni, e me ne servii come legna delle pene che mi diedero, per bruciarmi e consumarmi sulla croce per amore loro e di tutti. Così oggi, se Io volessi dare ascolto a ciò che dicono sulle verità della mia Divina Volontà, avrei dovuto mettere un termine alle manifestazioni sopra di Essa, ed ai disegni che voglio compiere col manifestarle; ma no, non soffriamo di mutabilità, l’operato divino è immutabile, l’operato umano tiene questa debolezza, ed agisce a secondo l’apprezzamento che le fanno gli altri, ma Noi no, quando decidiamo non c’è chi ci sposta, né tutte le creature, né tutto l’inferno, però aspettiamo col nostro amore inestinguibile, tempi, circostanze e persone che devono servirci a ciò che abbiamo stabilito. Perciò non volerti preoccupare, e facendo tuo il nostro modo divino, se occorre, metti il sacrificio della tua vita per ottenere che la mia Divina Volontà sia conosciuta e regni in tutto il mondo”.
(3) Il mio dolce Gesù ha fatto silenzio ed io continuavo a pensare all’impossibilità che la Divina Volontà possa regnare come in Cielo così in terra, e Gesù sospirando ha soggiunto:
(4) Figlia benedetta, ciò che è impossibile agli uomini, tutto è possibile a Dio, e se fosse impossibile che la mia Volontà potesse regnare come in Cielo così in terra, la mia bontà tutta paterna non avrebbe insegnato la preghiera del Pater Noster, perché far pregare per cose impossibili non l’avrei né Io recitato con tanto amore per il primo, mettendomi a capo di tutti, né l’avrei insegnata agli apostoli affinché l’insegnassero a tutto il mondo come la preghiera più bella e la più sostanziosa della mia Chiesa. Cose impossibili Io non le voglio, né pretendo dalla creatura, né Io stesso le faccio le cose impossibili. Quindi se fosse stato impossibile che la mia Volontà Divina potesse regnare come in Cielo così in terra, avrei insegnato una preghiera inutile e senza effetto, ed Io cose inutili non ne so fare, al più aspetto anche secoli, ma devo far sorgere il frutto della mia preghiera insegnata, molto più che gratuitamente, senza che nessuno me l’avesse detto, che Io dessi questo gran bene che la mia Volontà si facesse come in Cielo così in terra, Io stesso come a seconda creazione, senza che nessuno mi pregò, Io distesi i cieli, creai il sole e tutto. Così di mia Volontà, tutto spontaneo Io dissi: “Pregate che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra”. E quando spontaneamente si dice pregate che ciò avvenga, senza che nessuno mi ha importunato, significa che prima guardai tutto nella mia onniveggenza, ponderai ben bene le cose e quando vidi che ciò era possibile, allora mi decisi d’insegnare il Pater Noster, volendo la volontà umana unita alla nostra che sospirasse che venisse a regnare come in Cielo così in terra. Sicché tutto ciò che ho manifestato sulla mia Volontà, sta racchiuso in quelle sole parole: “Sia fatta la tua Volontà come in Cielo così in terra”. In queste poche parole ci sono racchiusi abissi di grazie, di santità, di luce e abissi di comunicazioni e trasformazioni divine tra Creatore e creatura. Figlia mia, era il regalo che faceva il tuo Gesù alle umane generazioni, come compimento della mia Redenzione, il mio amore non era contento ancora, le mie pene non mi avevano portato piena sazietà, volevo, volevo dare ancora, volevo vedere il mio Cielo in terra in mezzo ai figli miei, perciò pochi giorni prima di partire per il Cielo, primo decisi di dare la mia Volontà come in Cielo così in terra, e dopo insegnai il Pater Noster, nel quale Io restai compromesso di dare questo gran dono, ed il tuo Gesù, quando si compromette, non viene mai meno, perciò non mettere dubbi, e se gli altri dubitano, lasciali fare, che ne sanno loro come devo svolgere le cose, Io ho potere e volere nelle mie mani e ciò mi basta, e tu resta in pace e segui sempre il mio Volere, fidati del tuo Gesù e vedrai”.