Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Di che dovete affannarvi se Gesù vuol farvi pervenire alla patria celeste per i deserti o per i campi, quando e per gli uni e per gli altri si perverrà  lo stesso alla beata eternità ? Allontanate da voi ogni soverchia preoccupazione che nasce dalle prove con le quali il buon Dio vuole visitarvi; e se ciò non è possibile, allontanatene il pensiero ed in tutto vivete rassegnati ai divini voleri. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 17° settimana del tempo ordinario (Santi Marta, Maria e Lazzaro)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 22

1Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua,2e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo.3Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici.4Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani.5Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro.6Egli fu d'accordo e cercava l'occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.


7Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua.8Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare".9Gli chiesero: "Dove vuoi che la prepariamo?".10Ed egli rispose: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d'acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà11e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov'è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?12Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate".13Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.

14Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui,15e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione,16poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio".17E preso un calice, rese grazie e disse: "Prendetelo e distribuitelo tra voi,18poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio".

19Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me".20Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi".

21"Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola.22Il Figlio dell'uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell'uomo dal quale è tradito!".23Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

24Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande.25Egli disse: "I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori.26Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve.27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;29e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me,30perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

31Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;32ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli".33E Pietro gli disse: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte".34Gli rispose: "Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi".

35Poi disse: "Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?". Risposero: "Nulla".36Ed egli soggiunse: "Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una.37Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: 'E fu annoverato tra i malfattori'. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine".38Ed essi dissero: "Signore, ecco qui due spade". Ma egli rispose "Basta!".

39Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono.40Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione".41Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava:42"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà".43Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.44In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra.45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza.46E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".

47Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo.48Gesù gli disse: "Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell'uomo?".49Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: "Signore, dobbiamo colpire con la spada?".50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro.51Ma Gesù intervenne dicendo: "Lasciate, basta così!". E toccandogli l'orecchio, lo guarì.52Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: "Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante?53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l'impero delle tenebre".

54Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano.55Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro.56Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: "Anche questi era con lui".57Ma egli negò dicendo: "Donna, non lo conosco!".58Poco dopo un altro lo vide e disse: "Anche tu sei di loro!". Ma Pietro rispose: "No, non lo sono!".59Passata circa un'ora, un altro insisteva: "In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo".60Ma Pietro disse: "O uomo, non so quello che dici". E in quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò.61Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte".62E, uscito, pianse amaramente.

63Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano,64lo bendavano e gli dicevano: "Indovina: chi ti ha colpito?".65E molti altri insulti dicevano contro di lui.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero:67"Se tu sei il Cristo, diccelo". Gesù rispose: "Anche se ve lo dico, non mi crederete;68se vi interrogo, non mi risponderete.69Ma da questo momento starà 'il Figlio dell'uomo seduto alla destra della potenza di Dio'".70Allora tutti esclamarono: "Tu dunque sei il Figlio di Dio?". Ed egli disse loro: "Lo dite voi stessi: io lo sono".71Risposero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L'abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca".


Primo libro dei Re 11

1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi". Salomone si legò a loro per amore.3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore.4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.
9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte10e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore.11Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito.12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta".
14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd che era della stirpe regale di Edom.15Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i maschi di Edom -16Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare tutti i maschi di Edom -17Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto. Allora Hadàd era giovinetto.18Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd, gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni.19Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni.20La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone tra i figli del faraone.21Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone: "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese".22Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse: "No! ma, ti prego, lasciami andare".23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Èzer re di Zoba, suo signore.24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re.25aFu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone.
25bEcco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom.
26Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda - sua madre, una vedova, si chiamava Zerua -, mentre era al servizio di Salomone, insorse contro il re.27La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide suo padre;28Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di Giuseppe.29In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna.30Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.31Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù.32A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.33Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti, come aveva fatto Davide suo padre.34Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto, il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti.35Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te dieci tribù.36A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che mi sono scelta per porvi il mio nome.37Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di Israele.38Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele;39umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per sempre".
40Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase in Egitto fino alla morte di Salomone.
41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone.42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni.43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.


Siracide 3

1Figli, ascoltatemi, sono vostro padre;
agite in modo da essere salvati.
2Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli,
ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
3Chi onora il padre espia i peccati;
4chi riverisce la madre è come chi accumula tesori.
5Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
6Chi riverisce il padre vivrà a lungo;
chi obbedisce al Signore dà consolazione alla madre.
7Chi teme il Signore rispetta il padre
e serve come padroni i genitori.
8Onora tuo padre a fatti e a parole,
perché scenda su di te la sua benedizione.
9La benedizione del padre consolida le case dei figli,
la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.
10Non vantarti del disonore di tuo padre,
perché il disonore del padre non è gloria per te;
11la gloria di un uomo dipende dall'onore del padre,
vergogna per i figli è una madre nel disonore.
12Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
13Anche se perdesse il senno, compatiscilo
e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.
14Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata,
ti sarà computata a sconto dei peccati.
15Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te;
come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati.
16Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore,
chi insulta la madre è maledetto dal Signore.

17Figlio, nella tua attività sii modesto,
sarai amato dall'uomo gradito a Dio.
18Quanto più sei grande, tanto più umìliati;
così troverai grazia davanti al Signore;
19perché grande è la potenza del Signore
20e dagli umili egli è glorificato.
21Non cercare le cose troppo difficili per te,
non indagare le cose per te troppo grandi.
22Bada a quello che ti è stato comandato,
poiché tu non devi occuparti delle cose misteriose.
23Non sforzarti in ciò che trascende le tue capacità,
poiché ti è stato mostrato
più di quanto comprende un'intelligenza umana.
24Molti ha fatto smarrire la loro presunzione,
una misera illusione ha fuorviato i loro pensieri.

25Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male;
chi ama il pericolo in esso si perderà.
26Un cuore ostinato sarà oppresso da affanni,
il peccatore aggiungerà peccato a peccato.
27La sventura non guarisce il superbo,
perché la pianta del male si è radicata in lui.
28Una mente saggia medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

29L'acqua spegne un fuoco acceso,
l'elemosina espia i peccati.
30Chi ricambia il bene provvede all'avvenire,
al momento della sua caduta troverà un sostegno.


Salmi 108

1'Canto. Salmo. Di Davide.'

2Saldo è il mio cuore, Dio,
saldo è il mio cuore:
voglio cantare inni, anima mia.
3Svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l'aurora.

4Ti loderò tra i popoli, Signore,
a te canterò inni tra le genti,
5perché la tua bontà è grande fino ai cieli
e la tua verità fino alle nubi.
6Innàlzati, Dio, sopra i cieli,
su tutta la terra la tua gloria.

7Perché siano liberati i tuoi amici,

8Dio ha parlato nel suo santuario:
"Esulterò, voglio dividere Sichem
e misurare la valle di Succot;
9mio è Gàlaad, mio Manasse,
Èfraim è l'elmo del mio capo,
Giuda il mio scettro.
10Moab è il catino per lavarmi,
sull'Idumea getterò i miei sandali,
sulla Filistea canterò vittoria".

11Chi mi guiderà alla città fortificata,
chi mi condurrà fino all'Idumea?
12Non forse tu, Dio, che ci hai respinti
e più non esci, Dio, con i nostri eserciti?
13Contro il nemico portaci soccorso,
poiché vana è la salvezza dell'uomo.
14Con Dio noi faremo cose grandi
ed egli annienterà chi ci opprime.


Daniele 4

1Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice nella reggia,2quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le immaginazioni che mi vennero mentre ero nel mio letto e le visioni che mi passarono per la mente mi turbarono.3Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno.
4Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei e gli indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la spiegazione.5Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr dal nome del mio dio, un uomo in cui è lo spirito degli dèi santi, e gli raccontai il sogno6dicendo: "Baltazzàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dèi santi è in te e che nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in sogno: tu dammene la spiegazione".
7Le visioni che mi passarono per la mente, mentre stavo a letto, erano queste:

Io stavo guardando
ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla terra.
8Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
9I suoi rami erano belli e i suoi frutti abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi rami;
di lui si nutriva ogni vivente.
10Mentre nel mio letto stavo osservando
le visioni che mi passavano per la mente,
ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo
11e gridò a voce alta:
"Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami:
scuotete le foglie, disperdetene i frutti:
fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi rami.
12Lasciate però nella terra il ceppo con le radici,
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna.
Sia bagnato dalla rugiada del cielo
e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati.
13Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano
gli sia dato un cuore di bestia:
sette tempi passeranno su di lui.
14Così è deciso per sentenza dei vigilanti
e secondo la parola dei santi.

Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più piccolo degli uomini".
15Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho fatto. Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché, mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il significato, in te è lo spirito degli dèi santi.

16Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per qualche tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse: "Baltazzàr, il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione". Rispose Baltazzàr: "Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione per i tuoi avversari.17L'albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra18e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c'era da mangiare per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami facevano il nido gli uccelli del cielo,19sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della terra.
20Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui,21questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell'Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore:22Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole.
23L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo con le radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio.24Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti, perché tu possa godere lunga prosperità".

25Tutte queste cose avvennero al re Nabucodònosor.
26Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la terrazza della reggia di Babilonia,27il re prese a dire: "Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?".
28Queste parole erano ancora sulle labbra del re, quando una voce venne dal cielo: "A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti è tolto!29Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno sette tempi su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo da' a chi vuole".
30In quel momento stesso si adempì la parola sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.
31"Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e glorificai colui che vive in eterno,

la cui potenza è potenza eterna
e il cui regno è di generazione in generazione.
32Tutti gli abitanti della terra
sono, davanti a lui, come un nulla;
egli dispone come gli piace delle schiere del cielo
e degli abitanti della terra.
Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa fai?

33In quel tempo tornò in me la conoscenza e con la gloria del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio regno e mi fu concesso un potere anche più grande.34Ora io, Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le sue opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che camminano nella superbia".


Lettera agli Efesini 6

1Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.2'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato a una promessa:3'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.4E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
5Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo,6e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore,7prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini.8Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
9Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.

10Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.11Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo.12La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
13Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove.14State dunque ben fermi, 'cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia',15e avendo come calzatura 'ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace'.16Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno;17prendete anche 'l'elmo della salvezza' e 'la spada dello Spirito', cioè la 'parola di Dio'.18Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi,19e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo,20del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

21Desidero che anche voi sappiate come sto e ciò che faccio; di tutto vi informerà Tìchico, fratello carissimo e fedele ministro nel Signore.22Ve lo mando proprio allo scopo di farvi conoscere mie notizie e per confortare i vostri cuori.
23Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.24La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile.


Capitolo I: Cristo parla interiormente all’anima fedele

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1. "Darò ascolto a quello che stia per dire dentro di me il Signore" (Sal 84,9). Beata l'anima che ascolta il Signore che le parla dentro, e accoglie dalla sua bocca la parola di consolazione. Beate le orecchie che colgono la preziosa e discreta voce di Dio, e non tengono alcun conto dei discorsi di questo mondo. Veramente beate le orecchie che danno retta, non alla voce che risuona dal di fuori, ma alla verità, che ammaestra dal di dentro. Beati gli occhi, che, chiusi alle cose esteriori, sono attenti alle interiori. Beati coloro che sanno penetrare ciò che è interiore e si preoccupano di prepararsi sempre più, con sforzo quotidiano, a comprendere le cose arcane del cielo. Beati coloro che bramano di dedicarsi a Dio, sciogliendosi da ogni impaccio temporale.  

2. Comprendi tutto ciò, anima mia, e chiudi la porta dei sensi, affinché tu possa udire quello che ti dice interiormente Iddio, tuo signore. Questo dice il tuo diletto: "Io sono la tua salvezza" (Sal 34,3), la tua pace, la tua vita; stai accanto a me e troverai la pace; lascia tutte le cose che passano, cerca le cose eterne. Che altro sono le cose corporali, se non illusioni? E a che gioveranno tutte le creature, se sarai abbandonata dal Creatore? Oh, anima mia, rinuncia a tutto e fatti cara e fedele al tuo Creatore, così da poter raggiungere la vera beatitudine.


LETTERA 95: In risposta alla precedente Agostino tratta della vita presente in relazione alla futura

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta alla fine del 408 o all'inizio del 409.

In risposta alla precedente Agostino tratta della vita presente in relazione alla futura (n. 1-6), delle qualità corporali dei beati e della funzione delle loro membra dopo la risurrezione (n. 7-8).

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE I CARISSIMI E SINCERISSIMI SUOI SIGNORI PAOLINO E TERASIA, SANTI, AMATI E VENERATI SUOI FRATELLI E CONDISCEPOLI NELLA SCUOLA DEL SIGNORE GESÙ CRISTO

Il mutuo affetto sorgente di consolazione.

1. Quando i nostri fratelli che sono per noi come intimi amici e che al pari di noi siete soliti salutare con lo stesso affetto con cui essi salutano voi, quando - vi dicevo - essi vi fanno frequenti visite, ciò non produce tanto un aumento della nostra felicità quanto un sollievo alle nostre pene. Ora, per quanto noi ci sforziamo, nei limiti delle nostre possibilità, di evitare ciò che può motivare e rendere necessari tali viaggi, essi tuttavia - non so come - non potranno mancare, a mio parere, in punizione dei nostri peccati. Quando però essi tornano da noi e ci vedono, allora si avvera quello che dice la sacra Scrittura: Le tue consolazioni hanno rallegrato la mia anima in proporzione dei dolori che hanno amareggiato il mio cuore 1. Riconoscerai quindi la piena verità di quanto dico a proposito della gioia che vi procura la compagnia del fratello Possidio, quando saprete da lui il motivo penoso per cui si è dovuto recare costà. Del resto, se qualcuno di noi si recasse oltremare anche solo per godere della vostra presenza, quale motivo potrebbe essere più giusto e più degno di esso? Noi però ne saremmo impediti dai nostri impegni, che ci costringono a servire le debolezze degli infermi e a non privarli della nostra presenza fisica, salvo che vi fossimo obbligati da cause tanto più imperiose quanto più pericolose fossero le condizioni della loro malattia. Non so se ciò per me è una prova o piuttosto un castigo, ma so che Dio non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci punisce in proporzione delle nostre iniquità 2; agli affanni Egli sa unire considerevoli dosi di consolazioni, come somministrandoci una portentosa medicina; affinché non amiamo il mondo, ma contemporaneamente non veniamo meno nel mondo.

Difficoltà di armonizzare la propria vita con quella celeste.

2. Nella mia lettera precedente, ti domandavo come ti raffiguri la vita dei santi nell'eternità. Tu però mi hai giustamente risposto che bisogna pure preoccuparci delle condizioni della vita presente. Va bene: ma perché hai voluto consultare proprio me su ciò che io ignoro quanto te, o che tu conosci quanto me e forse meglio di me? Infatti hai detto pure, assai giustamente, che " bisogna morire in anticipo della morte di cui parla il Vangelo, prevenendo cioè la dissoluzione del nostro corpo con la morte volontaria, staccandoci dalla vita di questo mondo col cuore ed il pensiero, non già col darci la morte fisica". Questa è una forma di attività semplice, non turbata da nessun'ansia di dubbio, poiché siamo ben certi che nella nostra esistenza terrena bisogna trascorrere la nostra vita mortale sì da renderci, per così dire, conformi alla vita immortale. Ma il problema che angustia le persone come me, nella loro condotta pratica e nella loro ricerca teorica, consiste tutto nel sapere in qual modo debbano vivere in mezzo a coloro e per il bene di coloro che non sanno ancora vivere, morendo non già con la morte fisica, ma staccandosi col desiderio della volontà dalle lusinghe dei sensi. Infatti nella maggior parte dei casi abbiamo l'impressione che, se non ci adattiamo un po' alle cose da cui desideriamo staccarli, non potremo arrecare loro alcun giovamento spirituale. Così facendo si insinua pure in noi tanto fascino per tali cose, che spesso godiamo parlare di sciocchezze e ascoltare chi ne parla; e non solo ne sorridiamo, ma ci lasciamo vincere da un riso sfrenato. In tal modo appesantendo, per così dire, l'anima nostra con la polvere e il fango degli affetti terreni, con più fatica e lentezza la solleviamo a Dio, per vivere una vita evangelica mediante la morte di cui parla il Vangelo. E se talora ci riusciamo, ci sentiamo tosto sussurrare: " Bravo, bravo! "; e questa voce non ci viene dagli altri, perché nessuno può avvertire negli altri tale approvazione dello spirito, ma in certo qual modo dal profondo del nostro intimo donde, non so come, si alza quel grido " Bravo, bravo! ". Appunto per questa specie di tentazione l'incomparabile Apostolo confessa di venire schiaffeggiato dall'Angelo 3. Ecco perché la vita dell'uomo su questa terra è tutta una tentazione, dal momento che l'uomo è tentato nell'atto stesso in cui cerca di conformare, per quanto è capace, la sua vita e renderla simile a quella celeste.

Difficoltà nel dare castighi e correzioni.

3. Che dire poi del problema se si deve punire o non punire, dal momento che in entrambi i casi abbiamo di mira solo di giovare alla salvezza dei fedeli? Altro problema è sapere la misura da conservare nel punire, poiché occorre tener presente non solo la natura e il numero delle colpe, ma pure la forza d'animo con cui uno sopporta o rifiuta il castigo, affinché ne ritragga vantaggio o almeno non ne ricavi uno svantaggio. Quanto è misterioso ed oscuro tutto ciò e di quanti temono un castigo imminente, aspettato generalmente con paura, non so se siano più quelli che si emendano o quelli che prendono una piega peggiore! Che dire poi dei casi assai frequenti, in cui si produce la rovina del colpevole se viene punito, mentre se non lo si punisce si procura la rovina d'un altro? Quanto a me confesso che a tale proposito mi succede di sbagliare ogni giorno e di non sapere quando e come osservare il precetto scritturistico: Quelli che mancano, riprendili alla presenza di tutti, affinché tutti ne abbiano timore 4; e quest'altro: Riprendi [il tuo fratello] fra te e lui solo 5; e quest'altro: Non giudicate prima del tempo 6; e ciò che sta scritto: Affinché non siate giudicati 7; poiché qui al secondo membro il Signore non aggiunge: " prima del tempo "; così pure l'altra espressione della Scrittura: E chi sei tu, che ti fai giudice del servo altrui? Se sta in piedi o se cade, è affare del suo padrone; ma starà ritto in piedi perché Iddio ha il potere di sostenerlo 8. L'Apostolo afferma di parlare qui di coloro che sono dentro la Chiesa; d'altra parte, comanda che siano giudicati, quando dice: Perché infatti dovrebbe toccare a me giudicare quelli di fuori? Non sono forse quelli di dentro che voi giudicate? Togliete codesto malvagio di mezzo a voi stessi 9! Anche quando pare doveroso giudicare, quale ansia, quale angoscia determinare fino a qual punto farlo, per paura che non succeda quello che l'Apostolo raccomanda chiaramente d'evitare ancora nella seconda Lettera ai Corinti: Per paura - dice - che quel tale non venga sommerso da tristezza anche maggiore 10. E perché nessuno pensasse che ciò si potesse prendere alla leggera, nello stesso passo aggiunge: Affinché non veniamo soggiogati da Satana, di cui ben conosciamo i raggiri 11. Quanti motivi di trepidazione in tutti questi casi, mio caro Paolino, sant'uomo di Dio! Quanti timori, quale oscurità! Non crediamo forse che a proposito di tali situazioni sia stato detto: Sono stato preso da timore, mi sono trovato avvolto nelle tenebre, ed ho esclamato: Chi mi darà le ali d'una colomba, per volare dove poter avere un po' di pace? Ecco, son fuggito lontano e sono andato a stare nel deserto. Ma perfino nel deserto il profeta ebbe a provare quel che dice appresso: Aspettavo che mi liberasse dall'abbattimento di spirito e dalla tempesta 12. Proprio vero dunque che la vita umana su questa terra è piena di tentazioni 13!

Imbarazzo nel giudicare gli altri.

4. Ma non basta: le stesse Scritture non sono da noi piuttosto sfiorate con la mano, anziché maneggiate e comprese, dal momento che sono assai più numerose le massime di cui indaghiamo il senso anziché quelle di cui troviamo un senso preciso e immutabile? Questa cautela però, sebbene sia piena di ansie, è molto migliore di un'affermazione temeraria. E non avviene forse, in tanti casi, che se uno non giudica secondo la carne (che l'Apostolo considera essere causa di morte), riesce di grande scandalo a chi giudica ancora secondo la carne 14? In tal caso è assai pericoloso dire ciò che pensi, è assai penoso non dirlo ed è assai dannoso dire il contrario di quel che pensi! E inoltre talora, credendo che ciò faccia parte della franchezza e della carità fraterna, non nascondiamo il nostro giudizio su discorsi o scritti di coloro che sono in seno alla Chiesa cattolica, i quali invece s'immaginano che noi lo facciamo non per benevolenza, ma per malanimo! Quante mancanze si commettono allora contro di noi! E allo stesso modo quante mancanze commettiamo noi pure contro gli altri, quando abbiamo il sospetto che critichino le nostre opinioni più per offenderci che per correggerci! E' un fatto: per tale motivo nascono per lo più le inimicizie tra persone assai care ed intime, allorché, anche più di quanto è scritto, l'uno si gonfia contro l'altro 15; e mentre si mordono e si beccano a vicenda, c'è pericolo che periscano insieme 16. Chi dunque mi darà le ali della colomba, per volare e trovare riposo? 17 Infatti, sia perché i pericoli in cui ci troviamo ci paiono più gravi di quelli non ancora sperimentati, sia perché lo siano davvero, qualunque scoraggiamento e tempesta si possa incontrare in un deserto mi appare meno molesta delle sofferenze e delle apprensioni che si provano nel tumulto della gente?

Nella vita beata assenza di alcun male.

5. Sono quindi pienamente d'accordo con te che ci si debba preoccupare dello stato o, per meglio dire, del corso della vita presente. Aggiungo pure che dobbiamo esaminare ed occuparci di ciò prima di sapere quel che sarà la condizione alla quale ci porta questa corsa della vita terrena. Ecco perché chiedevo la tua opinione; m'illudevo che una volta trovata ed osservata la retta regola della vita presente, potessimo crederci ormai al sicuro, mentre al contrario mi sento di correre gravissimi pericoli in tanti casi, specialmente in quelli da me ricordati con la brevità che mi è stata possibile. Ma poiché l'ignoranza e la difficoltà della nostra condotta pratica sembra derivare solo dal fatto che, fra tante persone così diverse per condotta e per carattere, noi trattiamo gli interessi non tanto di un popolo la cui patria è Roma o la terra, ma la Gerusalemme celeste; per questo mi piaceva di parlare con te di quel che saremo, anziché di quel che siamo ora. Di fatto sebbene non sappiamo quali beni troveremo lassù, tuttavia siamo sicuri di una cosa molto importante: che cioè nella vita futura non incontreremo i pericoli che incontriamo quaggiù.

Agostino desidera sapere come si debba vivere con gli uomini.

6. Quanto dunque a trascorrere questa vita temporale in modo da arrivare a quella eterna, so che si devono reprimere i desideri carnali e concedere ai piaceri corporali solo quanto basta al sostentamento e all'attività di questa vita; so che si devono tollerare con pazienza e fortezza tutte le molestie temporali per la verità rivelata da Dio e per l'eterna salvezza nostra e del prossimo. So pure che dobbiamo preoccuparci con tutto lo zelo della carità perché il prossimo si comporti rettamente in questa vita in modo che possa raggiungere la vita eterna. So pure che dobbiamo anteporre gli interessi spirituali a quelli materiali, le cose immutabili alle mutevoli, e che si può riuscire a seconda che si è più o meno aiutati dalla grazia di Dio, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo. Perché poi uno sia aiutato in un modo o in un altro o in nessun modo, non lo so: so però che Dio agisce con un criterio di somma giustizia, noto a Lui solo. Se però hai qualche idea chiara e precisa riguardo agli altri uomini, ti prego di farmela sapere; se invece ti causano perplessità come a me, discutine con un dolce e paziente maestro di spirito, che si trovi o dove abitate voi o a Roma, dove vi recate ogni anno; fammi poi sapere per iscritto quanto il Signore vi avrà manifestato, sia mediante le istruzioni di quello, sia nelle discussioni tra voi.

I corpi spiritualizzati dopo la risurrezione.

7. Siccome a tua volta mi chiedevi il mio parere circa la risurrezione dei corpi e le funzioni delle membra nello stato futuro d'incorruttibilità e d'immortalità, ascolta cosa in breve ne penso; e, se non ti soddisferà, ne potremo discutere più a lungo, con l'aiuto di Dio. Si deve credere con tutta la forza quanto nella sacra Scrittura è affermato in modo veridico, e chiaro: che cioè i nostri corpi visibili e terreni, che ora chiamiamo animali, nella risurrezione dei fedeli e dei giusti, diventeranno spirituali. Ignoro d'altronde come si possa comprendere o far comprendere ad altri di quale specie sia un corpo spirituale, di cui non abbiamo conoscenza sperimentale. E' certo però che in quello stato i corpi non avranno corruzione di sorta e perciò non sentiranno, come ora, il bisogno di questo cibo corruttibile: potranno tuttavia prenderlo e consumarlo realmente, non costretti da necessità, ma assecondando una possibilità. Altrimenti neppure il Signore avrebbe preso cibo dopo la sua risurrezione dandoci in tal modo l'immagine della risurrezione corporea; per cui l'Apostolo dice: Se i morti non risorgono, non è risorto neppure Cristo 18. Il Signore infatti, apparendo con tutte le sue membra, e servendosi delle loro funzioni, mostrò pure il posto delle ferite 19. Io ho sempre creduto che non si tratti di ferite, ma di cicatrici, conservate dal Signore non già per necessità, ma per sua volontà. E la facilità di attuare questa sua volontà, la dimostrò soprattutto e quando apparve sotto altre sembianze e quando apparve com'era realmente, a porte chiuse, nella casa dove si erano adunati i discepoli 20.

Gli Angeli ed i beati in cielo.

8. Di qui sorge la questione se gli Angeli hanno un corpo adatto per i loro uffici e per accorrere in aiuto degli uomini, oppure sono puri spiriti. Se infatti diciamo che hanno un corpo, ci si presenta l'espressione della sacra Scrittura: Che fa suoi Angeli gli spiriti 21. Se invece diciamo che non lo hanno, crea un imbarazzo anche maggiore il fatto che nella Scrittura si dice che essi, benché privi di corpo, sono apparsi ai sensi corporei degli uomini, sono stati da essi ospitati, sono stati lavati loro i piedi, ed è stato servito loro da mangiare e da bere 22. Ma sembra più facile pensare che gli Angeli sono stati chiamati spiriti, come gli uomini sono stati chiamati anime, in quanto è scritto che insieme a Giacobbe discesero in Egitto molte anime 23 [e non potevano certo non avere un corpo]; ciò potrebbe sembrare più facile che credere che tutte le azioni, più su ricordate, siano state compiute da creature senza corpo. Nell'Apocalisse inoltre si trova designata una precisa statura dell'Angelo 24, con una specie di misura che può essere propria solo dei corpi, e per conseguenza le apparizioni fatte agli uomini non sono frutto di allucinazioni, ma del potere e della facoltà propria dei corpi spiritualizzati. Avranno gli Angeli un corpo o si può dimostrare che essi, pur non avendolo, hanno potuto compiere diversamente tutte quelle azioni fisiche? Comunque stiano le cose, è certo che nella città dei Santi, dove anche i redenti, per opera di Cristo, dal peccato insito nella natura umana saranno uniti in eterno alle migliaia di Angeli, voci fisiche indicheranno tutti i pensieri dell'animo, perché nel consorzio di Dio nessun pensiero potrà nascondersi al prossimo, ma regnerà l'armoniosa concordia nei cantici di lode a Dio, espressa non solo con lo spirito, ma anche con il corpo spiritualizzato: così almeno mi pare.

La tranquillità cristiana.

9. Aspetto intanto con la più viva brama di sapere da te se hai già qualche opinione più conforme alla verità, o che hai potuto apprendere da persone più istruite di me. Esamina comunque attentamente la mia lettera, alla quale hai risposto in fretta e furia, adducendo il motivo che il diacono latore di essa aveva urgenza di partire. Dico ciò non per muoverti una lagnanza, ma solo per ricordarti di dare adesso le risposte per caso tralasciate. Esamina inoltre e considera quanto ho cercato di sapere da te, ossia qual è la tua opinione sulla vita cristiana, lontana dalle occupazioni, per poter apprendere e insegnare ad altri la sapienza cristiana; fammi pure sapere di qual tempo libero disponi, avendo io immaginato che tu ne godessi tanto, mentre ora mi giungono notizie di tue incessanti occupazioni. E inoltre ricordatevi di noi, santi di Dio, nostra immensa gioia e nostra consolazione, e vivete felici.

 

1 - Sal 93, 19.

2 - Sal 102, 10.

3 - 2 Cor 12, 7.

4 - 1 Tm 5, 20.

5 - Mt 18, 15.

6 - 1 Cor 4, 5.

7 - Mt 7, 1.

8 - Rm 14, 4.

9 - 1 Cor 5, 12 s.

10 - 2 Cor 2, 7.

11 - 2 Cor 2, 11.

12 - Sal 54, 6-9.

13 - Gb 7, 1.

14 - Rm 8, 5 s.

15 - 1 Cor 4, 6.

16 - Gal 5, 15.

17 - Sal 54, 7.

18 - 1 Cor 15, 16.

19 - Gv 20, 24-27; cf. Lc 24, 15-43; Mc 16, 12-14.

20 - Lc 24, 13-43; Gv 20, 15; Mc 16, 12.

21 - Sal 103, 4.

22 - Gn 18, 2-9; 19, 1-3.

23 - Gn 46, 27.

24 - Ap 10.


Capitolo XXV: Correggere fervorosamente tutta la nostra vita

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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1. Che tu sia attento e preciso, nel servire Iddio; ripensa frequentemente alla ragione per la quale sei venuto qui, lasciando il mondo. Non è stato forse per vivere in Dio e farti tutto spirito? Che tu sia, dunque, fervoroso, giacché in breve tempo sarai ripagato dei tuoi sforzi; né avrai più, sul tuo orizzonte, alcun timore e dolore faticherai qui per un poco, e poi troverai una grande pace, anzi, una gioia perpetua. Se sarai costante nella fede e fervoroso nelle opere, Dio, senza dubbio, sarà giusto e generoso nella ricompensa. Che tu mantenga la santa speranza di giungere alla vittoria, anche se non è bene che tu ne abbia alcuna sicurezza, per non cadere in stato di torpore o di presunzione. Una volta, un tale, dibattuto interiormente tra il timore e la speranza, sfinito dal doloro, si prostrò in chiesa davanti ad un altare dicendo tra sé: "Oh! Se sapessi di poter perseverare!". E subito, di dentro, udì una risposta, che veniva da Dio: "Perché, se tu sapessi di poter perseverare, che cosa vorresti fare? Fallo adesso, quello che vorresti fare, e sarai del tutto tranquillo". Allora, rasserenato e confortato, egli si affidò alla volontà di Dio, e cessò in lui quella angosciosa incertezza; egli non volle più cercar di sapere quel che sarebbe stato di lui in futuro, e si diede piuttosto a cercare "quale fosse la volontà del Signore: volontà di bene e di perfezione", (Rm 12, 2) per intraprendere e portare a compimento ogni opera buona. Dice il profeta: "Spera nel Signore e fa il bene; abita la terra e nutriti delle sue ricchezze" (Sal 36,3).  

2. Una sola cosa è quella che distoglie molta gente dal progresso spirituale e dal fervoroso sforzo di correzione: lo sgomento di fronte agli ostacoli e l'asprezza di questa lotta. Invero avanzano nelle virtù coloro che si sforzano di superare virilmente ciò che è per essi più gravoso, e che più li contrasta; giacché proprio là dove più si vince se stessi, mortificandosi nello spirito, più si guadagna, e maggior grazia si ottiene. Certo che non tutti gli uomini hanno pari forze per vincere se stessi e per mortificarsi. Tuttavia, uno che abbia tenacia e buon volere, anche se le sue passioni sono più violente, riuscirà a progredire più di un altro, pur buono, ma meno fervoroso nel tendere verso le virtù. Due cose giovano particolarmente al raggiungimento di una totale emendazione: il fare violenza a se stessi, distogliendosi dal male, a cui ciascuno è portato per natura; e il chiedere insistentemente il bene spirituale di cui ciascuno ha maggior bisogno. Inoltre tu devi fare in modo di evitare soprattutto ciò che più spesso trovi brutto in altri. Da ogni parte devi saper trarre motivo di profitto spirituale. Così, se ti capita di vedere o di ascoltare dei buoni esempi, devi ardere dal desiderio di imitarli; se, invece, ti pare che qualcosa sia degno di riprovazione, devi guardarti dal fare altrettanto; se talvolta l'hai fatto, procura di emendarti. Come il tuo occhio giudica gli altri, così, a tua volta, sarai giudicato tu dagli altri. Quale gioia e quale dolcezza, vedere dei frati pieni di fervore e di devozione, santi nella vita interiore e nella loro condotta; quale tristezza, invece, e quale dolore, vedere certi frati, che vanno di qua e di là, disordinatamente, tralasciando di praticare proprio ciò per cui sono stati chiamati! Gran danno procura, questo dimenticarsi delle promesse della propria vocazione, volgendo i desideri a cose diverse da quelle che ci vengono ordinate.  

3. Ricordati della decisione che hai presa, e poni dinanzi ai tuoi occhi la figura del crocifisso. Riflettendo alla vita di Gesù Cristo, avrai veramente di che vergognarti, ché non hai ancora cercato di farti più simile a lui, pur essendo stato per molto tempo nella vita di Dio. Il monaco che si addestra con intensa devozione sulla vita santissima e sulla passione del Signore, vi troverà in abbondanza tutto ciò che gli può essere utile e necessario; e non dovrà cercare nulla di meglio, fuor di Gesù. Oh, come saremmo d'un colpo pienamente addottrinati se avessimo nel nostro cuore Gesù crocifisso! Il monaco pieno di fervore sopporta ogni cosa santamente e accetta ciò che gli viene imposto; invece quello negligente e tiepido trova una tribolazione sull'altra ed è angustiato per ogni verso, perché gli manca la consolazione interiore, e quella esterna gli viene preclusa. Il monaco che vive fuori della regola va incontro a piena rovina. Infatti chi tende ad una condizione piuttosto libera ed esente da disciplina sarà sempre nell'incertezza, poiché ora non gli andrà una cosa, ora un'altra. Come fanno gli altri monaci, così numerosi, che vivono ben disciplinati dalla regola del convento? Escono di rado e vivono liberi da ogni cosa; mangiano assai poveramente e vestono panni grossolani; lavorano molto e parlano poco; vegliano fino a tarda ora e si alzano per tempo; pregano a lungo, leggono spesso e si comportano strettamente secondo la regola. Guarda i Certosini, i Cistercensi, e i monaci e le monache di altri Ordini, come si alzano tutte le notti per cantare le lodi di Dio. Ora, sarebbe vergognoso che, in una cosa tanto meritoria, tu ti lasciassi prendere dalla pigrizia, mentre un grandissimo numero di monaci comincia i suoi canti di gioia, in unione con Dio. Oh!, se noi non avessimo altro da fare che lodare il Signore, nostro Dio, con tutto il cuore e con tutta la nostra voce. Oh!, se tu non avessi mai bisogno di mangiare, di bere, di dormire; e potessi invece, lodare di continuo il Signore, e occuparti soltanto delle cose dello spirito. Allora saresti più felice di adesso, che sei al servizio del tuo corpo per varie necessità. E volesse il Cielo che non ci fossero, queste necessità, e ci fossero soltanto i pasti spirituali dell'anima, che purtroppo gustiamo ben di rado.  

4. Quando uno sarà giunto a non cercare il proprio conforto in alcuna creatura, allora egli comincerà a gustare perfettamente Dio; allora accetterà di buon grado ogni cosa che possa succedere; allora non si rallegrerà, o rattristerà, per il molto o il poco che possieda. Si rimetterà del tutto e con piena fiducia in Dio: in Dio, che per lui sarà tutto, in ogni circostanza; in Dio, agli occhi del quale nulla muove o va interamente perduto; in Dio, e per il quale ogni cosa vive, servendo senza esitazione al suo comando. Abbi sempre presente che tutto finisce e che il tempo perduto non ritorna. Non giungerai a possedere forza spirituale, se non avrai sollecitudine e diligenza. Se comincerai ad essere spiritualmente malato. Se invece ti darai tutto al fervore, troverai una grande pace, e sentirai più lieve la fatica, per la grazia di Dio e per la forza dell'amore. Tutto può, l'uomo fervido e diligente. Impresa più grande delle sudate fatiche corporali è quella di vincere i vizi e di resistere alle passioni. E colui che non sa evitare le piccole mancanze, cade, a poco a poco, in mancanze maggiori. Sarai sempre felice, la sera, se avrai spesa la giornata fruttuosamente. Vigila su te stesso, scuoti e ammonisci te stesso; checché facciano gli altri, non dimenticare te stesso. Il tuo progresso spirituale sarà pari alla violenza che avrai fatto a te stesso. Amen.


21 novembre 1979. Presentazione di Maria Santissima al Tempio. Nel tempio del mio Cuore.

Don Stefano Gobbi

«Figli prediletti, guardate alla vostra Mamma Celeste nel momento in cui è condotta al Tempio per offrirsi al perfetto servizio del Signore. Benché, fin dalla mia concezione, fossi già preparata alla sublime missione che mi era stata affidata, anche per me fu necessario un periodo di silenzio e di più intensa preghiera. Nel Tempio la mia anima si apriva alla Luce dello Spirito, che mi portava all'amore ed alla comprensione della sua Parola. Così interiormente ero introdotta alla partecipazione dei più arcani misteri, mentre mi appariva sempre più chiaro il vero senso della divina Scrittura.

Nel Tempio il mio corpo era offerto in atto di perenne olocausto al servizio di Dio, che era da Me compiuto nella preghiera e nella gioia di adempiere con perfezione le umili mansioni, che mi erano state affidate. Nel Tempio il mio Cuore si apriva ad un atto di puro e incessante amore verso il Signore, mentre il distacco dal mondo e dalle creature mi preparava, ogni giorno più, a dire il mio perfetto "sì" al suo divino Volere. Sacerdoti che Io prediligo, oggi entrate anche voi nel tempio del mio Cuore Immacolato. Ora che il mio tempo è giunto, è necessario anche per voi un periodo di più intenso raccoglimento e di fervente preghiera, che vi prepari al compimento della vostra importante missione.

Nel tempio del mio Cuore la vostra anima sarà riempita della Sapienza divina, che ora maggiormente vi dono, perché possiate risplendere sempre più ed effondere luce in questi giorni di oscurità. Aiuterete così tanti miei poveri figli smarriti a tornare fra le mie braccia di Mamma. Nel tempio del mio Cuore il vostro corpo sarà purificato attraverso il fuoco di innumerevoli prove, in modo che possa conformarsi in tutto a quello di mio Figlio e vostro fratello Gesù. Gesù vuole rivivere in voi per realizzare oggi il grande disegno del suo Amore misericordioso, e preparare la venuta del suo Regno di Gloria. Per questo assimila il vostro corpo mortale al suo Corpo glorioso, così che voi in Lui possiate sempre più partecipare della Sua gloria, e Lui in voi possa condividere la vostra sofferenza per la vostra umana fragilità. Ancora attraverso di voi Gesù torna ad agire, a lavorare, ad amare, a soffrire, a immolarsi per la salvezza di tutti.

Nel tempio del mio Cuore Immacolato anche il vostro cuore sarà purificato, per essere da Me formato al puro e incessante atto di amore verso il Signore. Vi conduco sulla strada dell'amore perfetto, perché anche voi possiate seguire vostra Madre, nel dire il suo "sì" al divino Volere. Per questo dovete entrare nel tempio del mio Cuore. Avete bisogno di silenzio e di preghiera, di distacco e di rinuncia. Così vi sarà svelato il disegno di Dio su di voi e sarete liberi e pronti ad adempierlo fino in fondo. Solo così la grande missione che vi ho affidato potrà essere da voi compiuta. Coraggio, miei piccoli bambini! Ora il mio tempo è giunto. Per questo oggi, nel tempio del mio Cuore, voglio offrirvi tutti alla Santissima Trinità in atto di suprema riparazione e di materna implorazione».