Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Grande soddisfazione l'amare, quando non vi è pericolo di eccedere, grandissima quando si ama Dio, perché non vi può essere tale pericolo. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 16° settimana del tempo ordinario (SS. Gioacchino e Anna)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 2

1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

6'E tu, Betlemme', terra di Giuda,
'non sei' davvero 'il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.'

7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella8e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

13Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo".

14Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto,15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

'Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio.'

16Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.17Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia:

18'Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande;
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata, perché non sono più.'

19Morto Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto20e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nel paese d'Israele; perché sono morti coloro che insidiavano la vita del bambino".21Egli, alzatosi, prese con sé il bambino e sua madre, ed entrò nel paese d'Israele.22Avendo però saputo che era re della Giudea Archelào al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nelle regioni della Galilea23e, appena giunto, andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "Sarà chiamato Nazareno".


Deuteronomio 19

1Quando il Signore tuo Dio avrà distrutto le nazioni delle quali egli ti dà il paese e tu prenderai il loro posto e abiterai nelle loro città e nelle loro case,2ti sceglierai tre città, nella terra della quale il Signore tuo Dio ti dà il possesso.3Preparerai strade e dividerai in tre parti il territorio del paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, perché ogni omicida si possa rifugiare in quella città.4Ecco in qual caso l'omicida che vi si rifugerà avrà salva la vita: chiunque avrà ucciso il suo prossimo involontariamente, senza che l'abbia odiato prima,5come quando uno va al bosco con il suo compagno a tagliare la legna e, mentre la mano afferra la scure per abbattere l'albero, il ferro gli sfugge dal manico e colpisce il compagno così che ne muoia, colui si rifugerà in una di queste città e avrà salva la vita;6altrimenti il vendicatore del sangue, mentre l'ira gli arde in cuore, potrebbe inseguire l'omicida e, qualora sia lungo il cammino, potrebbe raggiungerlo e colpirlo a morte, mentre quegli non meritava, perché prima non aveva odiato il compagno.7Ti dò dunque questo ordine: Scegliti tre città.8Se il Signore tuo Dio allargherà i tuoi confini, come ha giurato ai tuoi padri, e ti darà tutto il paese che ha promesso di dare ai tuoi padri,9se osserverai tutti questi comandi che oggi ti dò, amando il Signore tuo Dio e camminando sempre secondo le sue vie, allora aggiungerai tre altre città alle prime tre,10perché non si sparga sangue innocente nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in eredità e tu non ti renda colpevole del sangue versato.11Ma se un uomo odia il suo prossimo, gli tende insidie, l'assale, lo percuote in modo da farlo morire e poi si rifugia in una di quelle città,12gli anziani della sua città lo manderanno a prendere di là e lo consegneranno nelle mani del vendicatore del sangue perché sia messo a morte.13L'occhio tuo non lo compianga; toglierai da Israele il sangue innocente e così sarai felice.
14Non sposterai i confini del tuo vicino, posti dai tuoi antenati, nell'eredità che ti sarà toccata nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso.
15Un solo testimonio non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato questi abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni.16Qualora un testimonio iniquo si alzi contro qualcuno per accusarlo di ribellione,17i due uomini fra i quali ha luogo la causa compariranno davanti al Signore, davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni.18I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimonio risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello,19farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Così estirperai il male di mezzo a te.20Gli altri lo verranno a sapere e ne avranno paura e non commetteranno più in mezzo a te una tale azione malvagia.
21Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede.


Sapienza 18

1Per i tuoi santi risplendeva una luce vivissima;
essi invece, sentendone le voci, senza vederne l'aspetto.
li proclamavan beati, ché non avevan come loro sofferto
2ed erano loro grati perché, offesi per primi,
non facevano loro del male
e imploravano perdono d'essere stati loro nemici.
3Invece delle tenebre desti loro una colonna di fuoco,
come guida in un viaggio sconosciuto
e come un sole innocuo per il glorioso emigrare.
4Eran degni di essere privati della luce
e di essere imprigionati nelle tenebre
quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli,
per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge
doveva esser concessa al mondo.

5Poiché essi avevan deciso di uccidere i neonati dei santi
- e un solo bambino fu esposto e salvato -
per castigo eliminasti una moltitudine di loro figli
e li facesti perire tutti insieme nell'acqua impetuosa.
6Quella notte fu preannunziata ai nostri padri,
perché sapendo a quali promesse avevano creduto,
stessero di buon animo.
7Il tuo popolo si attendeva
la salvezza dei giusti come lo sterminio dei nemici.
8Difatti come punisti gli avversari,
così ci rendesti gloriosi, chiamandoci a te.
9I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
i santi avrebbero partecipato ugualmente
ai beni e ai pericoli,
intonando prima i canti di lode dei padri.
10Faceva eco il grido confuso dei nemici
e si diffondeva il lamento di quanti piangevano i figli.
11Con la stessa pena lo schiavo
era punito insieme con il padrone,
il popolano soffriva le stesse pene del re.
12Tutti insieme, nello stesso modo,
ebbero innumerevoli morti,
e i vivi non bastavano a seppellirli
perché in un istante perì la loro più nobile prole.
13Quelli rimasti increduli a tutto per via delle loro magie,
alla morte dei primogeniti confessarono
che questo popolo è figlio di Dio.
14Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo corso,
15la tua parola onnipotente dal cielo,
dal tuo trono regale, guerriero implacabile,
si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.
16Fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e camminava sulla terra.
17Allora improvvisi fantasmi di sogni terribili
li atterrivano;
timori impensabili piombarono su di loro.
18Cadendo mezzi morti qua e là,
ognuno mostrava la causa della morte.
19I loro sogni terrificanti li avevano preavvisati,
perché non morissero ignorando
il motivo delle loro sofferenze.

20La prova della morte colpì anche i giusti
e nel deserto ci fu strage di molti;
ma l'ira non durò a lungo,
21perché un uomo incensurabile si affrettò a difenderli:
prese le armi del suo ministero,
la preghiera e il sacrificio espiatorio dell'incenso;
si oppose alla collera e mise fine alla sciagura,
mostrando che era tuo servitore.
22Egli superò l'ira divina non con la forza del corpo,
né con l'efficacia delle armi;
ma con la parola placò colui che castigava,
ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri.
23I morti eran caduti a mucchi gli uni sugli altri,
quando egli, ergendosi lì in mezzo, arrestò l'ira
e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi.
24Sulla sua veste lunga fino ai piedi vi era tutto il mondo,
i nomi gloriosi dei padri intagliati
sui quattro ordini di pietre preziose
e la tua maestà sulla corona della sua testa.
25Di fronte a questo lo sterminatore indietreggiò,
ebbe paura,
poiché un solo saggio della collera bastava.


Salmi 109

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'

Dio della mia lode, non tacere,
2poiché contro di me si sono aperte
la bocca dell'empio e dell'uomo di frode;
parlano di me con lingua di menzogna.

3Mi investono con parole di odio,
mi combattono senza motivo.
4In cambio del mio amore mi muovono accuse,
mentre io sono in preghiera.
5Mi rendono male per bene
e odio in cambio di amore.

6Suscita un empio contro di lui
e un accusatore stia alla sua destra.
7Citato in giudizio, risulti colpevole
e il suo appello si risolva in condanna.
8Pochi siano i suoi giorni
e il suo posto l'occupi un altro.
9I suoi figli rimangano orfani
e vedova sua moglie.
10Vadano raminghi i suoi figli, mendicando,
siano espulsi dalle loro case in rovina.

11L'usuraio divori tutti i suoi averi
e gli estranei faccian preda del suo lavoro.
12Nessuno gli usi misericordia,
nessuno abbia pietà dei suoi orfani.
13La sua discendenza sia votata allo sterminio,
nella generazione che segue sia cancellato il suo nome.
14L'iniquità dei suoi padri sia ricordata al Signore,
il peccato di sua madre non sia mai cancellato.
15Siano davanti al Signore sempre
ed egli disperda dalla terra il loro ricordo.

16Perché ha rifiutato di usare misericordia
e ha perseguitato il misero e l'indigente,
per far morire chi è affranto di cuore.
17Ha amato la maledizione: ricada su di lui!
Non ha voluto la benedizione: da lui si allontani!
18Si è avvolto di maledizione come di un mantello:
è penetrata come acqua nel suo intimo
e come olio nelle sue ossa.

19Sia per lui come vestito che lo avvolge,
come cintura che sempre lo cinge.
20Sia questa da parte del Signore
la ricompensa per chi mi accusa,
per chi dice male contro la mia vita.

21Ma tu, Signore Dio,
agisci con me secondo il tuo nome:
salvami, perché buona è la tua grazia.
22Io sono povero e infelice
e il mio cuore è ferito nell'intimo.
23Scompaio come l'ombra che declina,
sono sbattuto come una locusta.
24Le mie ginocchia vacillano per il digiuno,
il mio corpo è scarno e deperisce.
25Sono diventato loro oggetto di scherno,
quando mi vedono scuotono il capo.

26Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
27Sappiano che qui c'è la tua mano:
tu, Signore, tu hai fatto questo.
28Maledicano essi, ma tu benedicimi;
insorgano quelli e arrossiscano,
ma il tuo servo sia nella gioia.
29Sia coperto di infamia chi mi accusa
e sia avvolto di vergogna come d'un mantello.

30Alta risuoni sulle mie labbra la lode del Signore,
lo esalterò in una grande assemblea;
31poiché si è messo alla destra del povero
per salvare dai giudici la sua vita.


Geremia 5

1Percorrete le vie di Gerusalemme,
osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze
se trovate un uomo,
uno solo che agisca giustamente
e cerchi di mantenersi fedele,
e io le perdonerò, dice il Signore.
2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!",
certo giurano il falso.
3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà?
Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore;
li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione.
Hanno indurito la faccia più di una rupe,
non vogliono convertirsi.
4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione,
agiscono da stolti,
perché non conoscono le vie del signore,
il diritto del loro Dio.
5Mi rivolgerò ai grandi
e parlerò loro.
Certo, essi conoscono la via del Signore,
il diritto del loro Dio".
Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo,
hanno spezzato i legami!
6Per questo li azzanna il leone della foresta,
il lupo delle steppe ne fa scempio,
il leopardo sta in agguato vicino alle loro città,
quanti ne escono saranno sbranati;
perché si sono moltiplicati i loro peccati,
sono aumentate le loro ribellioni.
7"Perché ti dovrei perdonare?
I tuoi figli mi hanno abbandonato,
hanno giurato per chi non è Dio.
Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio,
si affollano nelle case di prostituzione.
8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi:
ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo.
9Non dovrei forse punirli per questo?
Oracolo del Signore.
E di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
10Salite sui suoi filari e distruggeteli,
compite uno sterminio;
strappatene i tralci,
perché non sono del Signore.
11Poiché, certo, mi si sono ribellate
la casa d'Israele e la casa di Giuda".
Oracolo del Signore.
12Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: "Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi".
14Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
"Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
15Ecco manderò contro di voi
una nazione da lontano, o casa di Israele.
Oracolo del Signore.
È una nazione valorosa,
è una nazione antica!
Una nazione di cui non conosci la lingua
e non comprendi che cosa dice.
16La sua faretra è come un sepolcro aperto.
Essi sono tutti prodi.
17Divorerà le tue messi e il tuo pane;
divorerà i tuoi figli e le tue figlie;
divorerà i greggi e gli armenti;
divorerà le tue vigne e i tuoi fichi;
distruggerà le città fortificate
nelle quali riponevi la fiducia.

18Ma anche in quei giorni, dice il Signore,
non farò di voi uno sterminio".

19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro".

20Annunziatelo nella casa di Giacobbe,
fatelo udire in Giuda dicendo:
21"Questo dunque ascoltate,
o popolo stolto e privo di senno,
che ha occhi ma non vede,
che ha orecchi ma non ode.
22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.
Non tremerete dinanzi a me,
che ho posto la sabbia per confine al mare,
come barriera perenne che esso non varcherà?
Le sue onde si agitano ma non prevalgono,
rumoreggiano ma non l'oltrepassano".
23Ma questo popolo ha un cuore
indocile e ribelle;
si voltano indietro e se ne vanno,
24e non dicono in cuor loro:
"Temiamo il Signore nostro Dio
che elargisce la pioggia d'autunno
e quella di primavera a suo tempo,
ha fissato le settimane per la messe
e ce le mantiene costanti".
25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose
e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;

26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi
che spiano come cacciatori in agguato,
pongono trappole
per prendere uomini.
27Come una gabbia piena di uccelli,
così le loro case sono piene di inganni;
perciò diventano grandi e ricchi.
28Sono grassi e pingui,
oltrepassano i limiti del male;
non difendono la giustizia,
non si curano della causa dell'orfano,
non fanno giustizia ai poveri.
29Non dovrei forse punire queste colpe?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
30Cose spaventose e orribili
avvengono nel paese.
31I profeti predicono in nome della menzogna
e i sacerdoti governano al loro cenno;
eppure il mio popolo è contento di questo.
Che farete quando verrà la fine?


Lettera ai Romani 12

1Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.2Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

3Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.4Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione,5così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.6Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede;7chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento;8chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
9La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene;10amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda.11Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore.12Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,13solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.

14Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.15Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto.16Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.
17Non rendete a nessuno male per male. 'Cercate di compiere il bene davanti a' tutti 'gli uomini'.18Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.19Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Sta scritto infatti: 'A me la vendetta, sono io che ricambierò', dice il Signore.20Al contrario, 'se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo'.21Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.


Capitolo XIII: Mettersi al di sotto di tutti in umile obbedienza, sull’esempio di Gesù Cristo

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1. Figlio, colui che tenta di sottrarsi all'obbedienza si sottrae anche alla grazia. Colui che cerca il bene suo personale perde anche il bene che è proprio del vivere in comune. Colui che non si sottopone lietamente e spontaneamente al suo superiore, dimostra che la carne non gli obbedisce ancora perfettamente, ma spesso recalcitra e mormora. Impara dunque a sottometterti prontamente al tuo superiore, se vuoi soggiogare la tua carne. Infatti, il nemico di fuori lo si vincerà più presto, se sarà stato sconfitto l'uomo interiore. Non c'è peggiore e più insidioso nemico dell'anima tua, di te stesso, quando il corpo non si accorda con lo spirito. Per avere vittoria sulla carne e sul sangue, devi assumere un totale e vero disprezzo di te. Tu hai ancora invece un eccessivo e disordinato amore di te stesso; per questo sei tanto esitante a rimetterti interamente alla volontà degli altri.  

2. Ma che c'è di strano, se tu, polvere e nulla, ti sottoponi a un uomo, per amore di Dio, quando io, onnipotente ed altissimo, che dal nulla ho creato tutte le cose per amor tuo, mi feci piccolo fino a sottopormi all'uomo? Mi sono fatto l'ultimo e il più piccolo di tutti, proprio perché, per questo mio abbassarmi, tu potessi vincere la tua superbia. Impara ad obbedire, tu che sei polvere; impara ad umiliarti, tu che sei terra e fango; impara a piegarti sotto i piedi di tutti, a disprezzare i tuoi desideri e a metterti in totale sottomissione. Insorgi infiammato contro te stesso, e non permettere che in te si annidi la tumefazione della superbia. Dimostrati così basso e così piccolo che tutti possano camminare sopra di te e possano calpestarti come il fango della strada. Che hai da lamentare tu, uomo da nulla. Che hai tu, immondo peccatore, da contrapporre a coloro che ti accusano; tu, che tante volte hai offeso Dio, meritando assai spesso l'inferno? Ma, ecco, apparve preziosa al mio sguardo l'anima tua; ecco il mio occhio ebbe compassione di te, così che, conoscendo il mio amore, tu avessi continua gratitudine per i miei benefici ed abbracciassi, senza esitare, un'umile sottomissione, nella paziente sopportazione dell'altrui disprezzo.


Discorso 218 augm. TRATTATO DI SANT'AGOSTINO SULLA PASSIONE DEL SIGNORE

Discorsi - Sant'Agostino

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Il nostro Signore esempio di pazienza.

1. Si legge e si celebra con rito solenne la Passione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che con il suo sangue ha cancellato le nostre colpe. Con la devota celebrazione annuale se ne rinnova il ricordo e aumenta in noi la gioia; con l'accresciuta partecipazione dei popoli la nostra fede viene annunziata e acquista splendore. La stessa solennità quindi esige da noi che vi parliamo della Passione del Signore, per quel tanto che egli vorrà donarci. In effetti, i patimenti che il nostro Signore ha sofferto ad opera dei nemici li ha sofferti per la nostra salvezza e perché ne traessimo profitto per la vita presente, in quanto egli si è degnato sopportarli per darci un esempio di pazienza, e così noi, se Dio vorrà che soffriamo qualcosa per la verità del Vangelo, non ci sottraiamo a tali sofferenze. Ricordando però che egli nel suo corpo mortale non soffrì nulla per necessità ma ogni cosa fu scelta dalla sua libera volontà, abbiamo motivo di credere che rivestano un loro proprio significato tutti e singoli gli avvenimenti che ebbero luogo durante la sua Passione e che a noi sono stati tramandati in iscritto.

Che cosa significano gli avvenimenti della Passione del Signore.

2. E cominciamo. Consegnato [ai nemici] per essere crocifisso, egli portò personalmente la sua croce 1. Ci diede un esempio di sopportazione e, camminando avanti a noi, ci mostrò cosa debba fare colui che vuole seguirlo. È quanto ci esortò a fare con la sua parola, quando disse: Colui che mi ama prenda la sua croce e mi segua 2. Porta in certo qual modo la sua croce colui che sostiene [il peso del]la sua mortalità.

3. Egli fu crocifisso nel luogo del cranio 3. Volle significarci che nella sua Passione c'era la remissione di tutti i peccati, dei quali si dice nel salmo: Le mie colpe sono diventate più numerose dei miei capelli 4.

4. Insieme con lui furono crocifissi due uomini 5, uno da una parte e uno dall'altra. Si indica che un giorno alcuni saranno alla sua destra, altri alla sua sinistra 6. Di coloro che saranno alla sua destra è detto: Beati quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia 7; di quelli che stanno alla sinistra è detto: Quand'anche avessi dato alle fiamme il mio corpo, se non avrò la carità non mi giova a nulla 8.

5. Sulla croce di lui fu posta una iscrizione che diceva: Il Re dei giudei 9. Volle dimostrare che nemmeno uccidendolo ottennero di non averlo come loro re: quel re, che in forza del suo potere sovrano che appare con estrema chiarezza agli occhi di tutti, avrebbe ripagato ogni uomo secondo le sue opere 10. È quel che si canta nel salmo: Io sono stato da lui costituito re sul Sion, suo santo monte 11.

6. Il titolo era scritto in tre lingue: ebraica, greca e latina 12. Si proclama che egli non avrebbe regnato sui solo giudei ma anche sulle genti pagane. In vista di ciò, nel salmo citato si comincia col dire: Io sono stato da lui costituito re di Sion, suo santo monte 13, e lì regnò in lingua ebraica. Ma ecco che, quasi volendo aggiungere immediatamente la lingua greca e latina, dice: Il Signore mi ha detto: tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato. Chiedilo a me, e io ti darò le genti come tua eredità, i confini della terra come tuo possesso 14. Non che il greco e il latino siano le sole lingue dell'umanità, ma certo sono, senza confronto, fra tutte le più importanti: il greco per l'attrattiva delle lettere, il latino per il dominio esercitato dai romani. In queste tre lingue si voleva dunque indicare che a Cristo si sarebbero sottomesse tutte le nazioni; tuttavia in quella iscrizione non fu posto: "Re delle genti " ma soltanto: " Re dei giudei ". Questo, perché nell'unicità del nome fosse sottolineata l'origine della semente [evangelica]. Così infatti era stato detto: La legge è venuta da Sion, da Gerusalemme la parola del Signore 15. Orbene, chi sono coloro che nel salmo cantano: Egli ha assoggettato a noi i popoli e [ha posto] le genti sotto i nostri piedi 16, se non coloro dei quali l'Apostolo asserisce: Se i gentili sono diventati partecipi dei loro beni spirituali, debbono somministrare ad essi almeno i beni materiali 17? Non vorremo dunque volgere gli occhi alla straordinaria grazia predicata dagli apostoli a cui si sono assoggettate le genti, e ci limiteremo a considerare quei rami staccati dal tronco 18 che chiamiamo giudei? Non vorremo piuttosto ascoltare quell'israelita discendente di Abramo 19 che da Saulo divenne Paolo, cioè da piccolo divenne grande, quando all'olivo selvatico innestato [nel buon olivo] 20 rivolge la parola ammonitrice: " Prendine coscienza! Non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te 21 "? Cristo dunque è il re dei giudei, ma sotto il suo giogo soave 22 sono state convogliate anche le genti [pagane] per conseguire la salvezza. Che ad esse questo dono sia stato concesso per una misericordia più abbondante loro usata, lo mostra in modo quanto mai esplicito lo stesso Apostolo quando dice: Io pertanto dico che Cristo è stato al servizio dei circoncisi a motivo della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri. Quanto poi alle genti pagane, esse glorificano Dio per la sua misericordia 23. Non era infatti un obbligo prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani, a meno che questi cani non si fossero abbassati per raccogliere le briciole sotto la tavola dei padroni 24, e così, innalzati a motivo dello stesso loro abbassamento e diventati uomini, non avessero potuto accostarsi alla stessa mensa [dei padroni].

7. Le autorità del giudaismo suggerirono a Pilato di non scrivere assolutamente che Egli era il re dei giudei ma che aveva affermato di essere il re dei giudei. A loro Pilato rispose: Ciò che ho scritto, ho scritto 25. Come i capi del giudaismo simboleggiavano i rami staccati dalla pianta così Pilato simboleggiava l'olivo selvatico innestato [alla pianta] 26. Era infatti un pagano e metteva in iscritto la confessione della fede che avrebbero fatto le genti, evidenziando l'errore commesso dai giudei nel rifiutare il Signore, che con tutta ragione aveva detto: Sarà tolto a voi il Regno e sarà dato a un popolo che praticherà la giustizia 27. Ciò tuttavia non toglie che egli sia re anche dei giudei. È infatti la radice quella che sostiene i rami dell'oleastro, non è l'oleastro che sostiene la radice 28; e sebbene quei rami si siano spezzati 29 per il rifiuto della fede, non per questo Dio ha respinto il suo popolo prediletto 30, tant'è vero che - dice ancora - anch'io sono un israelita 31. E sebbene quei figli che non vollero regnasse su di loro il Figlio di Dio siano incamminati verso le tenebre fuori casa, tuttavia le moltitudini che verranno da oriente e da occidente, nel regno di Dio, sederanno a mensa non con Platone o con Cicerone ma con Abramo, Isacco e Giacobbe 32. Ed effettivamente Pilato scrisse " Re dei giudei ", non " re dei greci o dei latini ", sebbene egli avesse dovuto regnare sui popoli pagani; e ciò che scrisse scrisse, né lo cambiò per suggerimento degli increduli 33. Proprio come era stato predetto molto tempo prima nel salmo: Non alterare l'iscrizione del titolo 34. Tutte le genti credono nel Re dei giudei: egli regna su tutte le genti, eppure è il Re dei giudei. Quella radice infatti era dotata d'un tale vigore che poté tramutare in se stessa l'olivo selvatico innestato a lei, mentre l'olivo selvatico non riuscì a togliere ad essa il nome di olivo 35.

8. I soldati divisero in quattro parti le sue vesti e se le portarono via 36. Simbolismo: i suoi sacramenti si sarebbero diffusi in tutt'e quattro le parti del mondo.

9. Essi non divisero ma sorteggiarono l'unica sua veste, la quale era stata tessuta senza cuciture dall'alto in basso 37. Il fatto dimostra con sufficiente chiarezza che i sacramenti visibili, sebbene siano anch'essi degli indumenti di Cristo, tuttavia possono averli tanto i buoni quanto i cattivi. Il contrario è della fede, la quale, quando è autentica, produce assoluta unità attraverso la carità 38: quella carità che è stata riversata nei nostri cuori dall'alto ad opera dello Spirito Santo, che ci è stato dato 39. Una tal fede non è una proprietà riservata di alcuni, ma viene data per un'occulta grazia di Dio, quasi che la si estragga a sorte. Fu per questo che a Simone, che, pur avendo ricevuto il battesimo, non aveva quella virtù, fu detto da Pietro: Tu non hai né sorte né parte in questa fede 40.

10.Dall'alto della croce la riconosce per madre e la affida al discepolo prediletto 41. Stando per morire come uomo, ben a proposito dimostra il suo affetto umano. Questa ora non era ancora venuta quando, prima di cambiare l'acqua in vino, riferendosi alla sua divinità aveva detto: Cosa c'è fra me e te, donna? Non è ancora giunta la mia ora 42. Non aveva infatti preso da Maria la sua natura divina, mentre aveva preso da Maria quell'umanità che pendeva dalla croce.

11. Dicendo: Ho sete 43 cercava la fede nei suoi. Ma, siccome egli venne nella propria casa e i suoi non lo accolsero 44, invece dell'amabilità della fede gli porsero l'aceto dell'incredulità, e glielo porsero in una spugna 45. Li dobbiamo assomigliare veramente alla spugna, essendo gonfi ma non pieni, non aperti alla via diritta della confessione ma sperduti nei meandri tortuosi e bui delle loro trame insidiose. È vero tuttavia che in quella bevanda c'era anche l'issopo 46, il quale, a quanto si dice, è una pianticella bassa e attaccata alla terra da una radice quanto mai tenace. Appartenevano infatti a quel popolo quei tali nella memoria dei quali questo delitto veniva tenuto presente perché lo riprovassero e così, umiliando la loro anima, ne facessero penitenza. Questo ben sapeva colui che accettava l'issopo insieme con l'aceto: colui che, come narra un altro evangelista, pregò per loro e, pendendo dalla croce, disse: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno 47.

12. Disse: È compiuto e, chinato il capo, rese lo spirito 48. Con questo dimostrò che moriva non per necessità ma per sua libera volontà. Egli volle attendere fino a che si adempisse tutto ciò che era stato profetizzato di lui, e siccome di lui era stato scritto: Nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto 49, attese come uno che ha il potere di abbandonare [alla morte] la propria vita. Così aveva asserito lui stesso 50. Rese lo spirito in atteggiamento di umiltà, cioè chinando il capo, ma lo avrebbe ripreso nella resurrezione quando il suo capo fu sollevato in alto. Che la sua morte e il suo chinare il capo stessero a significare la sua grande potenza lo preannunziò il patriarca Giacobbe nella benedizione che diede a Giuda. Gli disse: Salisti in alto dopo esserti sdraiato, hai dormito come il leone 51. Nella sua elevazione raffigurò la croce, nello sdraiarsi il chinare la testa, nel sonno la morte, nel leone la potenza.

13. Ai due ladroni furono spezzate le gambe ma non furono spezzate al Cristo, essendo egli morto. Lo stesso Vangelo ci indica il motivo di questo fatto 52. In realtà anche con questo segno si doveva mostrare come nella profezia che lo preannunziava ci fosse già un riferimento alla pasqua dei giudei, nella quale si prescriveva di non spezzare le ossa dell'agnello 53.

14.Dal suo fianco squarciato dalla lancia sgorgarono in terra sangue ed acqua 54. Sono senz'altro i sacramenti ad opera dei quali si costituisce la Chiesa, la nuova Eva uscita dal fianco di Adamo addormentato 55. Adamo infatti raffigurava colui che sarebbe venuto 56.

15.Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono 57. Secondo l'interpretazione propria da certuni, il nome Giuseppe significa " accresciuto", mentre Nicodemo, essendo nome greco, sono in molti a sapere che è un termine composto da " vittoria " e " popolo ". Infatti nicos significa vittoria e demos significa popolo. Orbene chi è colui che morendo è cresciuto se non colui che disse: Se il grano di frumento non muore, rimane solo; se invece muore, si moltiplica 58? E chi è colui che morendo ha sbaragliato il popolo dei persecutori se non colui che, risorto da morte, verrà a giudicarli?

 


1 - Cf. Gv 19, 16-17.

2 - Cf. Mt 16, 24.

3 - Cf. Gv 19, 17-18.

4 - Sal 39, 13.

5 - Cf. Gv 19, 18.

6 - Cf. Mt 25, 33.

7 - Mt 5, 10.

8 - 1 Cor 13, 3.

9 - Cf. Gv 19, 19.

10 - Cf. Rm 2, 6.

11 - Sal 2, 6.

12 - Cf. Gv 19, 20.

13 - Sal 2, 6.

14 - Sal 2, 7-8.

15 - Is 2, 3.

16 - Sal 46, 4.

17 - Rm 15, 27.

18 - Cf. Rm 11, 17.

19 - Rm 11, 1.

20 - Cf. Rm 11, 17.

21 - Rm 11, 18.

22 - Cf. Mt 11, 30.

23 - Rm 15, 8-9.

24 - Cf. Mt 15, 26-27.

25 - Cf. Gv 19, 21-22.

26 - Cf. Rm 11, 17.

27 - Mt 21, 43.

28 - Cf. Rm 11, 18.

29 - Cf. Rm 11, 20.

30 - Rm 11, 2.

31 - Rm 11, 1.

32 - Cf. Mt 8, 12.11.

33 - Cf. Gv 19, 22.

34 - Sal 56, 1 (57, 1; 58, 1).

35 - Cf. Rm 11, 17-18.

36 - Cf. Gv 19, 23.

37 - Cf. Gv 19, 23-24.

38 - Cf. Gal 5, 6.

39 - Cf. Rm 5, 5.

40 - At 8, 21.

41 - Cf. Gv 19, 25-27.

42 - Gv 2, 4.

43 - Gv 19, 28.

44 - Gv 1, 11.

45 - Cf. Gv 19, 29.

46 - Cf. Gv 19, 29.

47 - Lc 23, 34.

48 - Gv 19, 30.

49 - Sal 68, 22.

50 - Cf. Gv 10, 18.

51 - Gn 49, 9.

52 - Cf. Gv 19, 31-33.

53 - Cf. Es 12, 46; Nm 9, 12.

54 - Cf. Gv 19, 34.

55 - Cf. Gn 2, 21-22.

56 - Cf. Rm 5, 14.

57 - Cf. Gv 19, 38-40.

58 - Gv 12, 24-25.


29 - Cristo ritorna con i primi cinque discepoli a Nazaret, dove battezza la sua Madre beatissima.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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1025. Il mistico edificio della Chiesa militante, che s'innalza sino a ciò che vi è di più sublime e inaccessibile in Dio, è stabilito sulla fermezza inespugnabile della fede cattolica, che Gesù, come prudente e saggio architetto, fissò in esso. Per assicurare questa saldezza alle sue fondamenta, cioè i suoi primi seguaci, egli incominciò immediatamente a informarli dei misteri della sua divinità e umanità santissima. Perché fosse creduto vero Messia, disceso dal seno del Padre e fattosi uno di noi per il nostro riscatto, era necessario e conseguente che spiegasse loro la sua incarnazione nel grembo di Maria; era, inoltre, opportuno che ella fosse conosciuta e venerata come madre e vergine. Così egli rivelò loro questo arcano tra gli altri riguardanti l'unione ipostatica e la redenzione, e con tale celeste istruzione furono alimentati questi suoi figli primogeniti. Mentre questi non erano ancora arrivati alla presenza della gran Regina, sapendola vergine prima, durante e dopo il parto, ne compresero le eccezionali prerogative. Cristo destò in loro un profondissimo rispetto e amore verso di lei, per cui bramavano di incontrare subito una creatura tanto eminente. Fece ciò sia perché desiderava con ardore che ella venisse onorata, sia perché per essi stessi era importante riverirla e avere di lei un concetto così alto. Tutti rimasero meravigliosamente rischiarati da tale favore, ma chi si distinse maggiormente fu Giovanni; infatti, da quando egli udì il suo Maestro elogiare la purissima Signora, la stima e la considerazione per una simile eccellenza crebbero sempre di più in lui, che era prescelto e predisposto per godere di singolari privilegi nel suo servizio, come affermerò in seguito e come risulta dal Vangelo.

1026. Essi, dunque, pregarono sua Maestà di dar loro la consolazione di vederla e ossequiarla. Acconsentì e, dopo essere entrato in Galilea, si diresse verso Nazaret, anche se procedette sempre insegnando apertamente e proclamandosi guida alla verità e alla vita eterna. Non aveva ancora chiamato con sé nessun altro che loro, ma molti presero ad andargli dietro, attirati dalla forza delle sue parole e dalla luce e grazia che infondeva nei cuori che l'accettavano. Sebbene fosse così ardente la loro devozione per Maria e così manifesta la preminenza che ella aveva su tutti, non dicevano l'opinione che avevano di lei e, per non rendere pubblico ciò che sentivano e intendevano, erano come muti e ignoranti di realtà tanto elevate. Aveva determinato questo la sovrana sapienza perché non era conveniente che, all'inizio della predicazione del Signore, si divulgassero già tali cose. Spuntava allora il Sole di giustizia e bisognava che il suo splendore si propagasse per le nazioni; benché la luna, la Regina beatissima, fosse nel pieno della santità, era ugualmente indicato che restasse nascosta per rifulgere nella notte che la lontananza di esso, al momento dell'ascesa al Padre, avrebbe lasciato nella Chiesa. Tutto poi avvenne così, poiché solo a quel punto ella brillò; frattanto, la sua superiorità fu svelata solo agli apostoli affinché ella fosse confessata, apprezzata e ascoltata come degna madre del Salvatore del mondo e maestra di ogni perfezione.

1027. Gesù proseguì il suo cammino, illuminando i nuovi credenti non solo nei misteri della fede, ma in tutte le virtù, con i discorsi e con l'esempio, così come poi durante l'annuncio della buona novella. A tal fine visitava i poveri e gli afflitti, consolava gli infermi e i tribolati negli ospedali e nelle carceri, e con tutti faceva straordinarie opere di misericordia nei corpi e nelle anime, anche se non si dichiarò autore di alcun miracolo sino alle nozze di Cana. Mentre egli era in viaggio, la Vergine si dispose a riceverlo con coloro che conduceva; essendo informata preventivamente di tutto, riassettò la sua misera abitazione per ospitarli e provvide premurosa al cibo necessario, perché era sempre prudente e accorta.

1028. Quando egli giunse a casa lo stava già aspettando sulla porta e, al suo ingresso, si prostrò a terra e gli baciò un piede e poi una mano chiedendogli la benedizione. Quindi, fece una stupenda professione della santissima Trinità e dell'umanità del Verbo incarnato. Anche se questo accadde in presenza dei discepoli, non fu senza discrezione e cautela da parte sua. Oltre a dare al suo Unigenito il culto e l'adorazione che gli spettavano come a vero Dio e uomo, gli restituì anche l'onore con cui l'aveva esaltata presso i suoi seguaci: come egli, stando lontano, li aveva istruiti sulla sua grandezza e sulla venerazione con la quale avrebbero dovuto trattarla, anch'ella, davanti a lui, volle insegnare ad essi il rispetto con cui avrebbero dovuto rivolgersi a colui che era loro Signore. Così fu in effetti, perché gli atti di profonda umiltà e carità con i quali lo ricevette come redentore infusero in loro ulteriore meraviglia e devozione verso di lui, e da allora in poi furono per essi modello di vita religiosa. In questo modo Maria divenne subito maestra e madre spirituale nella materia più importante, cioè la familiarità con l'Altissimo, ed essi si strinsero maggiormente a lei, genuflettendosi subito e domandandole che li accettasse come suoi figli. Il primo a fare tale offerta fu san Giovanni, che già superava tutti gli altri nello stimarla; ella la gradì in maniera speciale, perché questi era docile, mansueto e semplice e, inoltre, aveva il dono della castità.

1029. La Signora li fece entrare e portò in tavola quello che aveva preparato, stando sempre attenta a ogni cosa con sollecitudine materna e con compostezza e magnificenza regale; la sua incomparabile sapienza era capace di accordare tutto con ammirazione degli stessi angeli. Serviva sua Maestà in ginocchio con somma riverenza e a queste pie azioni aggiungeva alcune espressioni di smisurato valore, che indirizzava agli invitati riguardo alla gloria del loro Maestro per educarli nella dottrina veramente cattolica. Quella notte, quando gli altri si furono ritirati, il Salvatore andò, secondo la sua consuetudine, nel luogo di preghiera della Regina. La più umile tra gli umili gli si gettò innanzi come altre volte aveva fatto e, benché non avesse colpe da farsi perdonare, lo supplicò di avere pietà di lei se non si era prodigata abbastanza e aveva corrisposto scarsamente alla sua immensa generosità. Ella, infatti, nella sua modestia riteneva tutto quello che faceva poco e meno di quanto avrebbe dovuto all'amore infinito e a ciò che le era stato elargito, e quindi si considerava inutile al pari della polvere del suolo. Gesù la sollevò e le disse parole di vita eterna, ma con austera gravità perché in questo tempo era severo con lei per darle occasione di patire. Così fu finché non partì per andare al Giordano.

1030. La Vergine lo implorò ancora di concederle il battesimo da lui istituito come già le aveva assicurato e, affinché esso fosse celebrato con solennità degna di loro, per decreto divino discese dai cori del cielo una moltitudine innumerevole di spiriti in forma visibile. Con la loro assistenza egli stesso glielo impartì e immediatamente si udì la voce del Padre esclamare: «Questa è la mia Figlia diletta, in cui io mi compiaccio». Il Figlio proclamò: «Questa è la mia Madre amatissima, che io ho scelto e che coopererà con me in tutto». E lo Spirito Santo affermò: «Questa è la mia Sposa eletta tra mille». Maria con tale sacramento sentì ed ebbe tanti e così sublimi benefici interiori che non si possono spiegare con il nostro linguaggio; gliene furono dati infatti di nuovi, fu ritoccata nella bellezza della sua candidissima anima e salì a livelli più elevati. Ottenne l'illuminazione e il carattere che esso conferisce, contrassegnando i cristiani, e oltre agli effetti comunicati di per sé, eccetto la remissione del peccato, che non aveva né mai ebbe, si guadagnò eccelsi gradi di perfezione per l'umiltà di assoggettarsi a tale rito stabilito per la purificazione degli uomini. Quanto al merito fu per lei come per il nostro Redentore, anche se ella soltanto conseguì un aumento di grazia perché a lui non era possibile. Subito dopo compose con i custodi un cantico di lode per ciò che le era stato amministrato e, prostrata davanti al Signore, gli mostrò la sua riconoscenza con enorme tenerezza.

 

Insegnamento della Regina del cielo

1031. Carissima, scorgo la tua benedetta premura e gelosia della grande fortuna dei discepoli e specialmente di Giovanni, mio favorito. Certamente fui legata a lui in modo singolare, perché era puro come una semplice colomba e agli occhi dell'Altissimo era molto gradito per questo e per la sua affezione nei miei confronti. Desidero che tale esempio ti sia di stimolo per fare quanto io bramo che tu compia verso di lui e verso di me. Sai già che io sono benigna e accolgo maternamente tutti quelli che, con fervore e riverenza, vogliono essere miei figli e servi del mio Dio. Li riceverò a braccia aperte e, con gli stessi impulsi di carità che egli mi ha comunicato, sarò loro avvocata e intercederò per loro. Tu, essendo la più inutile, povera e trascurata, sarai un motivo maggiore perché si manifesti la mia abbondante misericordia e, quindi, ti chiamo e ti invito ad essermi particolarmente devota nella Chiesa.

1032. Tale promessa, però, si adempirà ad una condizione che esigo da parte tua. Essa è che, se davvero hai santa invidia dei sentimenti che io provai per l'Evangelista e della corrispondenza che egli me ne rese, lo imiti fedelmente secondo le tue forze; devi garantirmi questo e fare senza mancanze quanto ti ordino. È mio volere che ti affatichi sino a che in te non siano morti l'amor proprio e tutte le conseguenze della colpa originale, non siano estinte le inclinazioni terrene derivanti dal fomite e tu non ti sia rimessa nello stato di limpida schiettezza e sincerità, che distrugge ogni malizia e doppiezza. Sii celestiale in tutto ciò che fai, poiché la magnanimità dell'Onnipotente verso di te è tale che ti ha dato luce e intelligenza più di angelo che di creatura umana. Io ti procuro questi larghi aiuti, ed è giusto che l'operare sia proporzionato al comprendere. Abbi verso di me un incessante affetto e un continuo anelito a curarmi e ad attendere a me, stando sempre attenta ai miei consigli e con lo sguardo fisso alle mie mani, per sapere ciò che ti comando ed eseguirlo prontamente. Così tu sarai mia autentica figlia e io sarò la tua protettrice e la tua dolce madre.


24-12 Maggio 6, 1928 I figli della Divina Volontà non toccheranno la terra. Amarezze di Gesù. Il filo elettrico.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo secondo il mio solito tutta immersa in quel Fiat Divino che più che sole splende nella povera anima mia, ed il mio sempre amabile, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, sarà tale e tanto il mio amore verso i figli della mia Volontà, che non permetterò che toccheranno la terra, stenderò i miei passi sotto dei loro piedi, affinché se camminano tocchino i passi miei, non la terra, in modo da sentirsi la vita dei miei passi, i quali comunicheranno la vita dei passi del mio Voler Divino ai passi dei figli della mia Volontà; se operano, sentiranno il tocco delle mie opere, che schierandosi li comunicheranno la virtù della mia Volontà alle opere di essi; se parlano, se pensano, sentiranno la vita delle mie parole e dei miei pensieri, che investendoli li comunicheranno la virtù del mio Fiat alla mente ed alle parole, sicché sarò Io stesso il portatore dei figli del mio Volere, sarò tanto geloso che nulla tocchino, affinché di nulla prendano parte, e sentano la vita mia scorrere continuamente in loro, che forma nella loro la Vita dell’Eterno Volere. Perciò essi saranno le più belle opere delle mie mani creatrici, oh! come si specchierà in loro l’opera della Creazione, e saranno il trionfo della mia Redenzione, tutto trionferà in essi. Quindi, allora potrò dire: “Le mie opere sono compiute e prenderò riposo in mezzo ai figli del mio Fiat Supremo”.

(3) Onde dopo d’aver scritto ciò che sta scritto in questi giorni passati, la mia povera mente era molestata da timori e dubbi ancora, non era vero che Gesù benedetto mi aveva detto tante cose, ma piuttosto frutto della mia immaginazione, e dicevo tra me: “Se non è stato Gesù che mi ha parlato, saranno scritti senza vita, perché solo quando parla Gesù corre la vita nella sua parola, ed io scrivendo vi resta la vita delle verità che Lui mi ha detto, in modo che chi le leggeranno, sentiranno la virtù comunicativa d’una vita che si infonde in loro, e si sentiranno trasformati nella vita della verità che leggeranno. Invece se non è Gesù, saranno scritti senza vita, svuotati di luce e di beni, ed a che pro fare il sacrificio di scrivere?” Ora, mentre a ciò pensavo, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno, e mettendo la sua testa vicino alla mia ed atteggiandosi a mestizia, mi ha detto:

(4) “Figlia mia, tu amareggi la mia festa, perché quando Io manifesto una verità, lo faccio perché voglio festeggiare con la creatura, e se lei non mi presta piena fiducia, e si mette in dubbio, la festa viene spezzata e si converte in amarezza. Io faccio come due intimi amici, uno dei quali, amando assai l’amico, vuole svuotare nel cuore dell’amico ciò che esso contiene, e mentre gli affida i suoi segreti, le sue gioie nascoste, lo mette a giorno di ciò che possiede, l’amico che sente mostra di non crederlo, e si mette in dubbio di ciò che l’amico gli sta dicendo, questo tale amareggia l’amico e converte il suo sfogo in amarezza, e dolendosi quasi si pente del suo affidamento, e pieno d’amarezza si ritira. Invece se l’amico lo crede, non solo non lo amareggia, ma prende parte ai beni suoi e festeggiano insieme le gioie che l’amico possiede, e la loro amicizia resta vincolata con doppi vincoli d’amore. Tale son’Io, anzi più che amico, amando assai colei che ho eletto per mia piccola segretaria, voglio svuotare il mio cuore ed affidare a lei i miei segreti, le mie gioie, i miei nascosti dolori, le mie verità sorprendenti, per festeggiare insieme e comunicarle tante Vite Divine quante verità le vo manifestando, se veggo che lei mi crede, Io festeggio e metto fuori ed in festa le gioie, la felicità che può possedere una Vita Divina che possiede l’infinità di tutti i beni, e l’anima resta riempita e festeggia insieme con Me, ma se la veggo titubante resto amareggiato, e lei resta vuota della vita che vorrei affidarle. Tu spesso me le ripeti queste scene di sfiducia, perciò sii attenta e non voler convertire le mie gioie in amarezze”.

(5) Io son rimasta tutta confusa e non ho saputo che rispondere. Dopo di ciò seguivo il mio giro nel Volere Divino, ed il mio dolce Gesù ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, come l’anima entra nel mio Volere, così vi mette il suo filo elettrico, il quale cammina fin dove si vuol formare la luce, perché la luce non viene formata dove si mette il filo, ma dove finisce, accentrando la elettricità della luce in una lampadina. Ora, la volontà umana come entra nella mia, ai riflessi del Sole del mio Fiat si converte in luce, e vi forma la sua piccola luce, e la elettricità della mia Volontà allunga il filo della volontà umana e forma la sua piccola luce, più che lampadina elettrica, fin dove l’anima vorrebbe giungere innanzi a Dio, il quale vedendo la piccola luce della volontà umana, la investe e con la elettricità della sua luce divina, la converte in sole e vi forma il più bello ornamento del suo trono divino. E’ pur bello e dilettevole il vedere che l’anima dalla terra, come entra nel mio Voler Divino, vi mette il suo filo elettrico per il Cielo, e si allunga tanto, che vi giunge fino nel suo centro ch’è Dio, e vi forma il suo parato di luce, e queste luci convertite in sole”.