Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Cristo uscì dal seno del Padre e venne nel mondo per seminare e costruire la sua chiesa, nella quale fosse conservata una semente non corruttibile (cioè la sua Parola), destinata a durare nei secoli dei secoli. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 16° settimana del tempo ordinario (SS. Gioacchino e Anna)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 6

1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.

12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.

17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.

20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.

24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.

27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".

39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".


Esodo 36

1Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e d'intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato.
2Mosè chiamò Bezaleel, Ooliab e tutti gli artisti, nel cuore dei quali il Signore aveva messo saggezza, quanti erano portati a prestarsi per l'esecuzione dei lavori.3Essi ricevettero da Mosè ogni contributo portato dagli Israeliti per il lavoro della costruzione del santuario. Ma gli Israeliti continuavano a portare ogni mattina offerte volontarie.4Allora tutti gli artisti, che eseguivano i lavori per il santuario, lasciarono il lavoro che stavano facendo5e vennero a dire a Mosè: "Il popolo porta più di quanto è necessario per il lavoro che il Signore ha ordinato".6Mosè allora fece proclamare nel campo: "Nessuno, uomo o donna, offra più alcuna cosa come contributo per il santuario". Così si impedì al popolo di portare altre offerte;7perché quanto il popolo aveva già offerto era sufficiente, anzi sovrabbondante, per l'esecuzione di tutti i lavori.
8Tutti gli artisti addetti ai lavori fecero la Dimora. Bezaleel la fece con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. La fece con figure di cherubini artisticamente lavorati.9Lunghezza di ciascun telo ventotto cubiti; larghezza quattro cubiti per ciascun telo; la stessa dimensione per tutti i teli.10Unì cinque teli l'uno all'altro e anche i cinque altri teli unì l'uno all'altro.11Fece cordoni di porpora viola sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura e fece la stessa cosa sull'orlo del primo telo all'estremità della sutura e fece la stessa cosa sull'orlo del telo estremo nella seconda sutura.12Fece cinquanta cordoni al primo telo e fece anche cinquanta cordoni all'estremità del telo della seconda sutura: i cordoni corrispondevano l'uno all'altro.13Fece cinquanta fibbie d'oro e unì i teli l'uno all'altro mediante le fibbie; così il tutto venne a formare una sola Dimora.14Fece poi teli di peli di capra per costituire la tenda al di sopra della Dimora. Ne fece undici teli.15Lunghezza di un telo trenta cubiti; larghezza quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli.16Unì insieme cinque teli a parte e sei teli a parte.17Fece cinquanta cordoni sull'orlo del telo della seconda sutura.18Fece cinquanta fibbie di rame, per unire insieme la tenda, così da formare un tutto unico.19Fece poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
20Poi fece per la Dimora assi di legno di acacia, verticali.21Dieci cubiti la lunghezza di un asse e un cubito e mezzo la larghezza.22Ogni asse aveva due sostegni, congiunti l'uno all'altro da un rinforzo. Così fece per tutte le assi della Dimora.23Fece dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud.24Fece anche quaranta basi d'argento sotto le venti assi, due basi sotto un'asse per i suoi due sostegni e due basi sotto l'altra asse per i suoi due sostegni.25Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi,26come le loro quaranta basi d'argento, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.27Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, fece sei assi.28Fece inoltre due assi per gli angoli della Dimora nella parte posteriore.29Esse erano formate ciascuna da due pezzi uguali, abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all'altezza del primo anello. Così fece per ambedue: esse vennero a formare i due angoli.30Vi erano dunque otto assi con le loro basi d'argento: sedici basi, due basi sotto un'asse e due basi sotto l'altra asse.31Fece inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora,32cinque traverse per le assi dell'altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente.33Fece la traversa mediana che, a mezza altezza delle assi, le attraversava da una estremità all'altra.34Rivestì d'oro le assi, fece in oro i loro anelli, che servivano per inserire le traverse, e rivestì d'oro anche le traverse.
35Fece il velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo fece con figure di cherubini, lavoro di disegnatore.36Fece per esso quattro colonne di acacia, le rivestì d'oro; anche i loro uncini erano d'oro e fuse per esse quattro basi d'argento.37Fecero poi una cortina per l'ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore;38le sue cinque colonne con i loro uncini. Rivestì d'oro i loro capitelli e le loro aste trasversali e fece le loro cinque basi di rame.


Siracide 35

1Chi osserva la legge moltiplica le offerte;
chi adempie i comandamenti offre un sacrificio di
comunione.
2Chi serba riconoscenza offre fior di farina,
chi pratica l'elemosina fa sacrifici di lode.
3Cosa gradita al Signore è astenersi dalla malvagità,
sacrificio espiatorio è astenersi dall'ingiustizia.
4Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
tutto questo è richiesto dai comandamenti.
5L'offerta del giusto arricchisce l'altare,
il suo profumo sale davanti all'Altissimo.
6Il sacrificio dell'uomo giusto è gradito,
il suo memoriale non sarà dimenticato.
7Glorifica il Signore con animo generoso,
non essere avaro nelle primizie che offri.
8In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
consacra con gioia la decima.
9Dà all'Altissimo in base al dono da lui ricevuto,
dà di buon animo secondo la tua possibilità,
10perché il Signore è uno che ripaga,
e sette volte ti restituirà.

11Non cercare di corromperlo con doni, non accetterà,
non confidare su una vittima ingiusta,
12perché il Signore è giudice
e non v'è presso di lui preferenza di persone.
13Non è parziale con nessuno contro il povero,
anzi ascolta proprio la preghiera dell'oppresso.
14Non trascura la supplica dell'orfano
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
15Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue
guance
e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?
16Chi venera Dio sarà accolto con benevolenza,
la sua preghiera giungerà fino alle nubi.
17La preghiera dell'umile penetra le nubi,
finché non sia arrivata, non si contenta;
18non desiste finché l'Altissimo non sia intervenuto,
rendendo soddisfazione ai giusti e ristabilendo l'equità.
19Il Signore non tarderà
e non si mostrerà indulgente sul loro conto,
20finché non abbia spezzato le reni agli spietati
e si sia vendicato delle nazioni;
21finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti
e frantumato lo scettro degli ingiusti;
22finché non abbia reso a ognuno secondo le sue azioni
e vagliato le opere degli uomini secondo le loro
intenzioni;
23finché non abbia fatto giustizia al suo popolo
e non lo abbia allietato con la sua misericordia.
24Bella è la misericordia al tempo dell'afflizione,
come le nubi apportatrici di pioggia in tempo di siccità.


Salmi 142

1'Maskil. Di Davide, quando era nella caverna. Preghiera.'

2Con la mia voce al Signore grido aiuto,
con la mia voce supplico il Signore;
3davanti a lui effondo il mio lamento,
al tuo cospetto sfogo la mia angoscia.

4Mentre il mio spirito vien meno,
tu conosci la mia via.
Nel sentiero dove cammino
mi hanno teso un laccio.
5Guarda a destra e vedi:
nessuno mi riconosce.
Non c'è per me via di scampo,
nessuno ha cura della mia vita.

6Io grido a te, Signore;
dico: Sei tu il mio rifugio,
sei tu la mia sorte nella terra dei viventi.
7Ascolta la mia supplica:
ho toccato il fondo dell'angoscia.
Salvami dai miei persecutori
perché sono di me più forti.
8Strappa dal carcere la mia vita,
perché io renda grazie al tuo nome:
i giusti mi faranno corona
quando mi concederai la tua grazia.


Daniele 3

1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.

8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.

24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".

46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.

51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:

52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".

91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.

98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.

100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.


Prima lettera ai Corinzi 10

1Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare,3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale,4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.5Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.
6Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.7Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: 'Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi'.8Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila.9Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti.10Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore.11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.13Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.

14Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria.15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico:16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?
19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa?20No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni;21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

23"Tutto è lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma non tutto edifica.24Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui.25Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza,26perché 'del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene'.
27Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza.28Ma se qualcuno vi dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza;29della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui?30Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?

31Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.32Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.


Capitolo LIV: Gli opposti impulsi della natura e della grazia

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1. Figlio, considera attentamente gli impulsi della natura e quelli della grazia; come si muovono in modo nettamente contrario, ma così sottilmente che soltanto, e a fatica, li distingue uno che sia illuminato da interiore spiritualità. Tutti, invero, desiderano il bene e, con le loro parole e le loro azioni, tendono a qualcosa di buono; ma, appunto per una falsa apparenza del bene, molti sono ingannati. La natura è scaltra, trascina molta gente, seduce, inganna e mira sempre a se stessa. La grazia, invece, cammina schietta, evita il male, sotto qualunque aspetto esso appaia; non prepara intrighi; tutto fa soltanto per amore di Dio, nel quale, alla fine, trova la sua quiete. La natura non vuole morire, non vuole essere soffocata e vinta, non vuole essere schiacciata, sopraffatta o sottomessa, né mettersi da sé sotto il giogo. La grazia, invece, tende alla mortificazione di sé e resiste alla sensualità, desidera e cerca di essere sottomessa e vinta; non vuole avere una sua libertà, preferisce essere tenuta sotto disciplina; non vuole prevalere su alcuno, ma vuole sempre vivere restando sottoposta a Dio; è pronta a cedere umilmente a ogni creatura umana, per amore di Dio. La natura s'affanna per il suo vantaggio, e bada all'utile che le possa venire da altri. La grazia, invece, tiene conto di ciò che giova agli altri, non del profitto e dell'interesse propri. La natura gradisce onori e omaggi. La grazia, invece, ogni onore e ogni lode li attribuisce a Dio. La natura rifugge dalla vergogna e dal disprezzo. La grazia, invece, si rallegra "di patire oltraggi nel nome di Gesù" (At 5,41). La natura inclina all'ozio e alla tranquillità materiale. La grazia, invece, non può stare oziosa e accetta con piacere la fatica. La natura mira a possedere cose rare e belle, mentre detesta quelle spregevoli e grossolane. La grazia, invece, si compiace di ciò che è semplice e modesto; non disprezza le cose rozze, né rifugge dal vestire logori panni.

2. La natura guarda alle cose di questo tempo; gioisce dei guadagni e si rattrista delle perdite di quaggiù; si adira per una piccola parola offensiva. La grazia, invece, non sta attaccata all'oggi, ma guarda all'eternità; non si agita per la perdita di cose materiali; non si inasprisce per una parola un po' brusca, perché il suo tesoro e la sua gioia li pone nel cielo dove nulla perisce. La natura è avida, preferisce prendere che donare, ha caro ciò che è proprio e personale. La grazia, invece, è caritatevole e aperta agli altri; rifugge dalle cose personali, si contenta del poco, ritiene "più bello dare che ricevere" (At 20,35). La natura tende alle creature e al proprio corpo, alla vanità e alle chiacchiere. La grazia, invece, si volge a Dio e alle virtù; rinuncia alle creature, fugge il mondo, ha in orrore i desideri della carne, frena il desiderio di andare di qua e di là, si vergogna di comparire in pubblico. La natura gode volentieri di qualche svago esteriore, nel quale trovino piacere i sensi. La grazia, invece, cerca consolazione soltanto in Dio, e, al di sopra di ogni cosa di questo mondo, mira a godere del sommo bene. La natura tutto fa per il proprio guadagno e il proprio vantaggio; non può fare nulla senza ricevere nulla; per ogni favore spera di conseguirne uno uguale o più grande, oppure di riceverne lodi e approvazioni; desidera ardentemente che i suoi gesti e i suoi doni siano molto apprezzati. La grazia, invece, non cerca nulla che sia passeggero e non chiede, come ricompensa, altro premio che Dio soltanto; delle cose necessarie in questa vita non vuole avere più di quanto le possa essere utile a conseguire le cose eterne.

3. La natura si compiace di annoverare molte amicizie e parentele; si vanta della provenienza da un luogo celebre o della discendenza da nobile stirpe; sorride ai potenti, corteggia i ricchi ed applaude coloro che sono come lei. La grazia, invece, ama anche i nemici; non si esalta per la quantità degli amici; non dà importanza al luogo di origine o alla famiglia da cui discende, a meno che in essa vi sia una virtù superiore; è ben disposta verso il povero, più che verso il ricco; simpatizza maggiormente con la povera gente che con i potenti; sta volentieri con le persone sincere, non già con gli ipocriti; esorta sempre le anime buone ad ambire a "doni spirituali sempre più grandi" (1Cor 12,31), così da assomigliare, per le loro virtù, al Figlio di Dio. La natura, di qualcosa che manchi o che dia noia, subito si lamenta. La grazia sopporta con fermezza ogni privazione. La natura riferisce tutto a sé; lotta per sé, discute per sé. La grazia, invece, riconduce tutte le cose a Dio, da cui provengono come dalla loro origine; nulla di buono attribuisce a se stessa, non presume di sé con superbia; non contende, non pone l'opinione propria avanti alle altre; anzi si sottomette, in ogni suo sentimento e in ogni suo pensiero, all'eterna sapienza e al giudizio di Dio. La natura è avida di conoscere cose segrete e vuol sapere ogni novità; ama uscir fuori, per fare molte esperienze; desidera distinguersi e darsi da fare in modo che ad essa possa venirne lode e ammirazione. La grazia, invece, non si preoccupa di apprendere novità e curiosità, perché tutto il nuovo nasce da una trasformazione del vecchio, non essendoci mai, su questa terra, nulla che sia nuovo e duraturo. La grazia insegna, dunque, a tenere a freno i sensi, a evitare la vana compiacenza e l'ostentazione, a tener umilmente nascosto ciò che sarebbe degno di lode e di ammirazione, infine a tendere, in tutte le nostre azioni e i nostri studi, al vero profitto, alla lode e alla gloria di Dio. Non vuol far parlare di sé e delle cose sue, desiderando, invece, che, in tutti i suoi doni, sia lodato Iddio, che tutto elargisce per puro amore.

4. E', codesta grazia, una luce sovrannaturale, propriamente un dono particolare di Dio, un segno distintivo degli eletti, una garanzia della salvezza eterna. La grazia innalza l'uomo dalle cose terrestri all'amore del cielo e lo trasforma da carnale in spirituale. Adunque, quanto più si tiene in freno e si vince la natura, tanto maggior grazia viene infusa in noi; così, per mezzo di continue e nuove manifestazioni divine, l'uomo interiore si trasforma secondo l'immagine di Dio.


DISCORSO 291 NEL NATALE DI GIOVANNI BATTISTA

Discorsi - Sant'Agostino

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Mirabile la nascita di Giovanni in vista di Cristo.

1. Non c'è bisogno che vi si dica quale ricorrenza oggi celebriamo, perché tutti avete ascoltato la lettura del Vangelo. È in questo giorno che abbiamo ricevuto san Giovanni, precursore del Signore, il figlio di una donna sterile che annunzia il Figlio della Vergine, ma tuttavia, il servo che annunzia il Signore. Infatti, nell'imminenza della venuta del Dio fatto uomo da una vergine, un uomo straordinario, nato da una donna sterile, lo precedette: perché venga riconosciuto il Dio uomo quando quest'uomo singolare si dichiara indegno di sciogliergli il legaccio del sandalo. Ammira Giovanni con tutto il tuo slancio: quanto di meraviglioso trovi è a esaltazione di Cristo. Se ne avvantaggia Cristo, dico, non perché tu dài qualcosa a Cristo, ma in quanto tu progredisci in Cristo. Ammira dunque Giovanni con tutte le tue forze. Hai sentito quel che devi ammirare. Fu annunziato per mezzo dell'angelo al padre sacerdote: l'angelo rende muto il padre incredulo; resta muto in attesa di riavere la parola alla nascita del figlio. Una donna sterile diventa madre, sebbene vecchia, diventa madre; duplice impedimento alla fecondità, l'essere sterile e avanzata in età. Quale egli sarà è detto dall'angelo: in lui si adempirà quanto è detto; e, quale somma meraviglia, è ripieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre. Quindi, al sopraggiungere di Maria santa, esulta nel grembo materno; e, non potendo a voce, sussulta per salutare Cristo. Nasce, rende la voce al padre; il padre, a parole, dà il nome al figlio: tutti sono stupiti di tanta grazia 1. Che altro è, infatti, se non grazia? Perciò, quando questo Giovanni meritò Dio? Quando meritò Dio, prima che fosse chi si doveva meritare? O grazia gratuitamente data!

Dalla grandezza di Giovanni va compresa la maestà di Cristo.

2. Tutti ammirano, stupiscono e parlano per impulso del loro cuore, così che si scrivesse per noi che leggere: Che sarà mai questo bambino? Infatti la mano del Signore era con lui 2. Che sarà mai questo bambino? Va oltre i limiti della natura umana. Noi abbiamo conosciuto i bambini: Che sarà mai di questo bambino? Perché dici: Che sarà mai di questo bambino? Infatti la mano del Signore era con lui? Che la mano del Signore è con lui, già lo sappiamo; ma non sappiamo che sarà. Certamente sarà molto grande chi, all'inizio della vita, è stato così grande. Che sarà uno che è così piccino? Che sarà? Rimane stordita l'umana debolezza, i cuori di quanti vi riflettono tremano: Che sarà mai di questo bambino? Sarà grande: ma che sarà chi sarà più grande di lui? Egli sarà veramente grande: ma che sarà colui che di questo grande sarà più grande ancora? Se quello che comincia ora ad esistere diventerà tanto grande, che sarà chi già era? Ma che ho detto: chi "era"? Anche Zaccaria era prima di Giovanni, assai di molto anteriori a Giovanni erano e Abramo e Isacco e Giacobbe. Prima di Giovanni esistevano certamente il cielo e la terra. Chi sarà colui che era in principio? In principio, infatti - che è prima di Giovanni e prima di ogni uomo - Dio creò il cielo e la terra 3. Ma vuoi sapere per mezzo di chi lo fece? In principio Dio non creò il Verbo, ma il Verbo era. In principio era il Verbo, e il Verbo era non uno qualsiasi, ma era Dio il Verbo. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui 4. E da ultimo fu creato colui che era perché non perisse quanto aveva fatto. Che sarà mai di questo bambino? Infatti la mano del Signore era con lui. Se il bambino sarà così grande perché la mano del Signore è con lui, che sarà la mano stessa del Signore? In realtà è Cristo la mano del Signore, il Figlio di Dio la mano di Dio, il Verbo di Dio la mano di Dio. Qual è dunque la mano del Signore se non quella per cui tutte le cose sono state create? Che sarà mai di questo bambino? Infatti la mano del Signore era con lui. Umana debolezza, come ti comporterai nei riguardi del giudice, tu che sei così esitante verso l'araldo? Ma, anche ora, che ho detto? Faccio riferimento ad una consuetudine umana. E che ho detto? Ho fatto riferimento all'araldo e al giudice: e l'araldo, uomo e il giudice, uomo. Ho indicato ciò che era evidente, chi avrà detto quel che era occulto? Il Verbo si fece carne 5: tuttavia il Verbo non si cambiò in carne. Il Verbo si fece carne assumendo ciò che non era, non perdendo ciò che era. Ecco, abbiamo considerato con ammirazione la nascita del suo araldo, che oggi celebriamo, ma vediamo di apprendere in vista di chi avvenne.

L'angelo fu inviato a Zaccaria ed a Maria. Come venne esaudita la preghiera di Zaccaria.

3. L'angelo Gabriele si recò da Zaccaria, non da Elisabetta sua moglie, madre di Giovanni: l'angelo Gabriele si recò, ripeto, da Zaccaria, non da Elisabetta. Perché? Perché da Zaccaria Elisabetta avrebbe concepito Giovanni. Perciò l'angelo, annunziando la venuta di Giovanni per nascita, non si diresse verso il seno che l'avrebbe accolto, ma verso la sorgente della vita. Annunziò che sarebbe stato figlio di entrambi, ma si rivolse al padre. Giovanni infatti sarebbe venuto al mondo dall'unione coniugale. Di nuovo ecco ancora Gabriele e si recò da Maria, non da Giuseppe: da chi avrebbe assunto quella carne, da chi avrebbe avuto inizio, proprio da lei si recò l'angelo. Ma in che modo l'angelo annunziò la nascita del figlio al padre, il sacerdote Zaccaria? Non temere - disse - Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita 6. E che, fratelli miei, quel sacerdote era entrato nel Santo dei santi allo scopo di impetrare figli dal Signore? Lungi dal pensarlo! Dice alcuno: Come lo provi? Zaccaria infatti non rivelò che avesse chiesto nella preghiera. Unica la spiegazione che espongo in breve. Se avesse chiesto un figlio, avrebbe creduto quando gli veniva annunziato. L'angelo afferma che avrebbe un figlio e quello non crede? Aveva di certo impetrato questo? Chi è che prega senza speranza? O chi non crede mentre spera? Se tu non speri, perché chiedi? Se speri, perché non credi? Che, dunque? È stata esaudita - disse - la tua preghiera. Ecco infatti Elisabetta concepirà, e ti darà un figlio 7. Perché? Perché è stata esaudita la tua preghiera. Se Zaccaria avesse detto: Perché? ho pregato per questo? Non è assolutamente che l'angelo si fosse ingannato o avesse ingannato nel parlare? È stata esaudita la tua preghiera: ecco infatti che tua moglie partorirà. Ma perché fu detto questo? Perché Zaccaria stava compiendo un sacrificio per il bene del popolo; il sacerdote stava compiendo un sacrificio per il bene del popolo, il popolo attendeva il Cristo; Giovanni annunziava Cristo.

Maria benedetta tra le donne.

4. Dunque, l'angelo, proprio il medesimo, va da Maria vergine: Ave - dice - piena di grazia, il Signore è con te: è già con te Colui che sarà in te. Benedetta tu fra le donne 8. Secondo una peculiarità della lingua ebraica, la Scrittura attesta che tutte le femmine ordinariamente sono chiamate donne: non se ne stupiscano né restino scandalizzati quanti non sono soliti ascoltare le Scritture. Dice chiaramente il Signore in un passo delle Scritture: Mettete da parte le donne che non si sono unite con uomini 9. Infine richiamate alla memoria la stessa nostra origine: riguardo alla formazione di Eva dal fianco dell'uomo, che cosa dice la Scrittura? Il Signore gli tolse una costola e ne plasmò la donna 10. Già è chiamata donna, tratta senz'altro dall'uomo, ma non ancora unita all'uomo. Quindi, allora nell'udire dall'angelo: Benedetta tu fra le donne, ritenetelo in tal senso, come se dicesse, secondo il nostro uso: Benedetta tu fra le femmine.

Annunzio simile a Zaccaria ed a Maria, diverse le loro disposizioni interiori. Il proposito di verginità.

5. Un figlio è promesso a Zaccaria, un figlio è promesso anche alla santa Maria, ed ella pure pronunzia quasi le stesse parole che aveva detto Zaccaria. Infatti, che cosa aveva detto Zaccaria? Come posso conoscere questo? Io infatti sono vecchio e mia moglie sterile e avanzata negli anni 11. E Maria santa che cosa dice? Come avverrà questo? Simile il suono delle parole, diverse le disposizioni interiori. All'udito ci risuona un'espressione simile, ma, attraverso le parole dell'angelo, possiamo conoscere la differenza dei sentimenti. Davide peccò e, rimproverato dal Profeta, disse: Ho peccato, subito dopo gli fu detto: il peccato ti viene perdonato 12. Peccò Saul e, rimproverato dal Profeta, disse: Ho peccato e il peccato non gli venne perdonato, ma l'ira di Dio rimase su di lui 13. Che vuol dire questo se non che il suono delle parole è simile, diverso lo spirito? L'uomo infatti può udire il suono della voce, Dio scruta i cuori. Quindi, che in quelle parole di Zaccaria non ci fosse stata fede, ma dubbio e diffidenza, lo fece capire l'angelo togliendo la parola e condannando l'incredulità. Veramente Maria disse: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo 14. Riconoscetevi il proposito di verginità. Prevedendo l'unione coniugale, quando mai avrebbe detto: Come avverrà questo? Se infatti doveva avvenire, come di regola avviene in tutti i bambini, non avrebbe detto: Come avverrà? Ma quella, memore del suo proposito, consapevole della santità del voto, nel dire: Come avverrà questo? Poiché non conosco uomo, aveva infatti avuto coscienza di quel che aveva offerto in voto. Essendo estranea ad una tale possibilità, dato che i figli nascono solo dalle donne maritate e per l'unione coniugale - cosa di cui, da parte sua, aveva deciso di non voler sapere - dicendo: Come avverrà questo? volle sapere il modo, non dubitò dell'onnipotenza di Dio. Come avverrà questo? Qual è il modo per il quale questo avverrà? Annunziandomi un figlio, considerami interiormente disponibile, spiegami il modo. La Vergine santa poté appunto turbarsi, o certamente ignorare il disegno di Dio circa il modo da lui voluto perché avesse un figlio, quasi avesse respinto il voto di verginità. Che le avrebbe detto dunque? Sposati, unisciti al marito? Dio non lo avrebbe detto: accettò infatti il voto di verginità da lei, come Dio. Accettò da lei quello che egli stesso aveva donato. Perciò, dimmi, messaggero di Dio: Come avverrà questo? Fa' attenzione all'angelo che sa che quella domanda, non diffida. Quindi, poiché si accorse che quella voleva sapere, non diffidava, non si rifiutò di informarla. Intendi come: resterà la tua verginità, tu credi soltanto il vero, conserva la verginità, ricevi l'integrità. Poiché la tua fede è integra, anche la tua integrità resterà inviolata. Infine, ascolta come avverrà questo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra 15. Tale adombramento non conosce ardore di libidine. Per questo, perché lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo stenderà su di te la sua ombra, perché hai fede concepisci, perché non per connubio, ma credendo sarai madre: Colui che nascerà da te sarà dunque santo e sarà chiamato Figlio di Dio 16.

Maria, per grazia madre del Figlio di Dio.

6. Chi sei tu che sarai madre? Come lo hai meritato? da chi lo hai ricevuto? perché si formerà in te chi ha creato te? Come mai, dico, un bene così grande a te? Sei vergine, sei santa, hai fatto voto; ma se è molto quanto hai meritato, anzi, è veramente molto di più quel che hai ricevuto. Come dunque lo hai meritato? Si forma in te chi ha creato te, si forma in te mediante colui per il quale tu hai avuto l'esistenza: anzi persino mediante colui per il quale è stato creato il cielo e la terra, per il quale tutte le cose sono state create, si fa carne in te il Verbo di Dio, ricevendo un corpo, non perdendo la divinità. E il Verbo si congiunge alla carne, e il Verbo si unisce alla carne; ed il talamo di questo così grande connubio è il tuo grembo. Ripeto, il talamo di un così grande connubio, cioè del Verbo e della carne, è il tuo grembo: da dove quale sposo esce dalla stanza nuziale 17. Nel suo concepimento ti trova vergine, nato, ti lascia vergine. Concede la fecondità, non priva dell'integrità. Perché a te questo? Pare che stia facendo una domanda indiscreta alla Vergine, e quasi che questa mia petulanza risulti di imbarazzo alla sua riservatezza. Noto però che la Vergine va turbandosi e tuttavia ecco che risponde e mi avverte: Mi chiedi donde a me questo? Ho ritegno a farti conoscere il mio bene, ascolta il saluto da parte dell'angelo e riconosci che in me è la tua salvezza. Credi a Colui al quale ho creduto. Vuoi sapere donde a me questo? Sia l'angelo a risponderti. Dimmi, angelo, donde questo a Maria? L'ho già detto nel saluto: Ave, piena di grazia 18.

 


1 - Cf. Lc 1.

2 - Lc 1, 66.

3 - Gn 1,1.

4 - Gv 1, 1-3.

5 - Gv 1, 14.

6 - Lc 1, 13.

7 - Lc 1, 13.

8 - Lc 1, 28.

9 - Nm 31, 17 (sec. LXX).

10 - Gn 2, 22.

11 - Lc 1, 18.

12 - 2 Sam 12, 13.

13 - Cf. 1 Sam 15, 30.35.

14 - Lc 1, 34.

15 - Lc 1, 35.

16 - Lc 1, 35.

17 - Sal 18, 6.

18 - Lc 1, 28.


Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione

Libro IV: Libro del sacramento del corpo di Cristo - Tommaso da Kempis

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Parola del Diletto

1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.

2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.


3-97 Luglio 17, 1900 Luisa dà un sollievo a Gesù. La fa considerare i castighi che risparmia.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Avendo fatto la comunione, non vedevo secondo il solito il benedetto Gesù, onde dopo aver molto aspettato, mi sono sentita uscire fuori di me stessa e l’ho trovato. Appena visto mi ha detto:

(2) “Figlia, stavo ad aspettarti per potermi in te, un po’ riposare, che più non posso. Deh! dammi un sollievo!”

(3) Subito l’ho preso fra le mie braccia per contentarlo e l’ho visto che teneva una piaga profonda alla spalla, che faceva compassione e ribrezzo a guardarla. Onde per pochi minuti si è riposato, e dopo quel breve riposo, ho fatto per guardare, e la piaga era quasi risanata, quindi, tra la meraviglia e lo stupore, e vedendolo più sollevato, ho preso coraggio e gli ho detto: “Signore benedetto, il mio povero cuore è straziato da un timore, che non mi vuoi più bene. Temo che sia incorsa nella tua indignazione, perciò più non vieni come prima e non versate in me le vostre amarezze e non date a me più il mio bene, qual è il patire, e negandomi questo, venite a negarmi Voi stesso. Deh! date la pace ad un povero cuore! Dimmi, assicurami, giurami, mi vuoi bene? Continui a volermi bene?”

(4) E Lui: “Si, si, si, ti voglio bene”.

(5) Ed io: “Come posso essere sicura di ciò, mentre quando ad una persona si vuole vero bene, tutto ciò che vuole si dà? Io vi dico: “Non castigate le gente,” e Voi le castigate. “Versate le amarezze,” e non le versate, anzi, pare che questa volta vi inoltrate troppo. Onde, dove posso io appoggiarmi che mi vuoi bene?”

(6) E Lui: “Figlia mia, tu tieni conto dei castighi che mando, e di quelli che risparmio non ne fai conto. Quanti altri castighi avrei mandato, quante altre stragi e sangue avrei fatto versare, se non avessi riguardo a quei pochi che mi amano, ed Io amo d’un amore speciale?”

(7) Onde, dopo ciò, pareva che Gesù prendesse la via per andare dove succedevano strazi di carne umana, ed io, volendo seguirlo, non mi è stato dato di farlo e con mio sommo rammarico mi sono trovata in me stessa.