Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Per me, non ho lumi se non per vedere il mio piccolo nulla; ma questo mi fa più bene dei lumi sulla fede. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 16° settimana del tempo ordinario (Santa Maria Maddalena)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 12

1In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.2Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato".3Ed egli rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?5O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?6Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio.7Se aveste compreso che cosa significa: 'Misericordia io voglio e non sacrificio', non avreste condannato individui senza colpa.8Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".

9Allontanatosi di là, andò nella loro sinagoga.10Ed ecco, c'era un uomo che aveva una mano inaridita, ed essi chiesero a Gesù: "È permesso curare di sabato?". Dicevano ciò per accusarlo.11Ed egli disse loro: "Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l'afferra e la tira fuori?12Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato".13E rivolto all'uomo, gli disse: "Stendi la mano". Egli la stese, e quella ritornò sana come l'altra.14I farisei però, usciti, tennero consiglio contro di lui per toglierlo di mezzo.

15Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti,16ordinando loro di non divulgarlo,17perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia:

18'Ecco il mio servo che io ho scelto;
il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Porrò il mio spirito sopra di lui
e annunzierà la giustizia alle genti.'
19'Non contenderà, né griderà,
né si udrà sulle piazze la sua voce.'
20'La canna infranta non spezzerà,
non spegnerà il lucignolo fumigante,
finché abbia fatto trionfare la giustizia;'
21'nel suo nome spereranno le genti.'

22In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva.23E tutta la folla era sbalordita e diceva: "Non è forse costui il figlio di Davide?".24Ma i farisei, udendo questo, presero a dire: "Costui scaccia i demòni in nome di Beelzebùl, principe dei demòni".
25Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.26Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso; come potrà dunque reggersi il suo regno?27E se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri figli in nome di chi li scacciano? Per questo loro stessi saranno i vostri giudici.28Ma se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio.29Come potrebbe uno penetrare nella casa dell'uomo forte e rapirgli le sue cose, se prima non lo lega? Allora soltanto gli potrà saccheggiare la casa.30Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.31Perciò io vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata.32A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.

33Se prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono; se prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero.34Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore.35L'uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive.36Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;37poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato".

38Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: "Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno". Ed egli rispose:39"Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.40Come infatti 'Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce', così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.41Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!42La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone!

43Quando lo spirito immondo esce da un uomo, se ne va per luoghi aridi cercando sollievo, ma non ne trova.44Allora dice: Ritornerò alla mia abitazione, da cui sono uscito. E tornato la trova vuota, spazzata e adorna.45Allora va, si prende sette altri spiriti peggiori ed entra a prendervi dimora; e la nuova condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Così avverrà anche a questa generazione perversa".

46Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli.47Qualcuno gli disse: "Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti".48Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?".49Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli;50perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre".


Levitico 7

1Questa è la legge del sacrificio di riparazione; è cosa santissima.2Nel luogo, dove si immola l'olocausto, si immolerà la vittima di riparazione; se ne spargerà il sangue attorno all'altare3e se ne offrirà tutto il grasso: la coda, il grasso che copre le viscere,4i due reni con il loro grasso e il grasso attorno ai lombi e al lobo del fegato che si distaccherà sopra i reni.5Il sacerdote brucerà tutto questo sull'altare come sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore. Questo è un sacrificio di riparazione.6Ogni maschio di famiglia sacerdotale ne potrà mangiare; lo si mangerà in luogo santo; è cosa santissima.
7Il sacrificio di riparazione è come il sacrificio espiatorio; la stessa legge vale per ambedue; la vittima sarà del sacerdote che avrà compiuta l'espiazione.8Il sacerdote, che avrà fatto l'olocausto per qualcuno, avrà per sé la pelle dell'olocausto da lui offerto.9Così anche ogni oblazione, cotta nel forno o preparata nella pentola o nella teglia, sarà del sacerdote che l'ha offerta.10Ogni oblazione impastata con olio o asciutta sarà per tutti i figli di Aronne in misura uguale.
11Questa è la legge del sacrificio di comunione, che si offrirà al Signore.12Se uno l'offre in ringraziamento, offrirà, con il sacrificio di comunione, focacce senza lievito intrise con olio, schiacciate senza lievito unte con olio e fior di farina cotta, in forma di focacce intrise con olio.13Presenterà anche, come offerta, oltre le dette focacce, focacce di pan lievitato, insieme con il sacrificio di ringraziamento.14Di ognuna di queste offerte una parte si presenterà come oblazione prelevata in onore del Signore; essa sarà del sacerdote che ha sparso il sangue della vittima del sacrificio di comunione.15La carne del sacrificio di ringraziamento dovrà mangiarsi il giorno stesso in cui esso viene offerto; non se ne lascerà nulla fino alla mattina.
16Ma se il sacrificio che uno offre è votivo o volontario, la vittima si mangerà il giorno in cui verrà offerta, il resto dovrà esser mangiato il giorno dopo;17ma quel che sarà rimasto della carne del sacrificio fino al terzo giorno, dovrà bruciarsi nel fuoco.
18Se uno mangia la carne del sacrificio di comunione il terzo giorno, l'offerente non sarà gradito; dell'offerta non gli sarà tenuto conto; sarà un abominio; chi ne avrà mangiato subirà la pena della sua iniquità.19La carne che sarà stata in contatto con qualche cosa di immondo, non si potrà mangiare; sarà bruciata nel fuoco.
20Chiunque sarà mondo potrà mangiare la carne del sacrificio di comunione; ma la persona che, immonda, mangerà la carne del sacrificio di comunione offerto al Signore sarà eliminata dal suo popolo.21Se uno toccherà qualsiasi cosa immonda: un'immondezza umana, un animale immondo o qualsiasi cosa abominevole, immonda, e mangerà la carne d'un sacrificio di comunione offerto al Signore, quel tale sarà eliminato dal suo popolo".
22Il Signore disse ancora a Mosè:23"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Non mangerete alcun grasso, né di bue, né di pecora, né di capra.24Il grasso di una bestia che è morta naturalmente o il grasso d'una bestia sbranata potrà servire per qualunque altro uso; ma non ne mangerete affatto;25perché chiunque mangerà il grasso di animali che si possono offrire in sacrificio consumato dal fuoco in onore del Signore, sarà eliminato dal suo popolo.26E non mangerete affatto sangue, né di uccelli né di animali domestici, dovunque abitiate.27Chiunque mangerà sangue di qualunque specie sarà eliminato dal suo popolo".
28Il Signore aggiunse a Mosè:29"Parla agli Israeliti e di' loro: Chi offrirà al Signore il sacrificio di comunione porterà una offerta al Signore, prelevandola dal sacrificio di comunione.30Porterà con le proprie mani ciò che deve essere offerto al Signore con il fuoco: porterà il grasso insieme con il petto, il petto per presentarlo con il rito d'agitazione davanti al Signore.31Il sacerdote brucerà il grasso sopra l'altare; il petto sarà di Aronne e dei suoi figli.32Darete anche in tributo al sacerdote la coscia destra dei vostri sacrifici di comunione.33Essa spetterà, come sua parte, al figlio di Aronne che avrà offerto il sangue e il grasso dei sacrifici di comunione.34Poiché, dai sacrifici di comunione offerti dagli Israeliti, io mi riservo il petto della vittima offerta con l'agitazione di rito e la coscia della vittima offerta con l'elevazione di rito e li dò al sacerdote Aronne e ai suoi figli per legge perenne, che gli Israeliti osserveranno.35Questa è la parte dovuta ad Aronne e ai suoi figli, dei sacrifici bruciati in onore del Signore, dal giorno in cui eserciteranno il sacerdozio del Signore.36Agli Israeliti il Signore ha ordinato di dar loro questo, dal giorno della loro unzione. È una parte che è loro dovuta per sempre, di generazione in generazione.
37Questa è la legge per l'olocausto, l'oblazione, il sacrificio espiatorio, il sacrificio di riparazione, l'investitura e il sacrificio di comunione: legge che il Signore ha dato a Mosè sul monte Sinai, quando ordinò agli Israeliti di presentare le offerte al Signore nel deserto del Sinai".


Proverbi 16

1All'uomo appartengono i progetti della mente,
ma dal Signore viene la risposta.
2Tutte le vie dell'uomo sembrano pure ai suoi occhi,
ma chi scruta gli spiriti è il Signore.
3Affida al Signore la tua attività
e i tuoi progetti riusciranno.
4Il Signore ha fatto tutto per un fine,
anche l'empio per il giorno della sventura.
5È un abominio per il Signore ogni cuore superbo,
certamente non resterà impunito.
6Con la bontà e la fedeltà si espia la colpa,
con il timore del Signore si evita il male.
7Quando il Signore si compiace della condotta di un uomo,
riconcilia con lui anche i suoi nemici.
8Poco con onestà è meglio
di molte rendite senza giustizia.
9La mente dell'uomo pensa molto alla sua via,
ma il Signore dirige i suoi passi.
10Un oracolo è sulle labbra del re,
in giudizio la sua bocca non sbaglia.
11La stadera e le bilance giuste appartengono al Signore,
sono opera sua tutti i pesi del sacchetto.
12È in abominio ai re commettere un'azione iniqua,
poiché il trono si consolida con la giustizia.
13Delle labbra giuste si compiace il re
e ama chi parla con rettitudine.
14L'ira del re è messaggera di morte,
ma l'uomo saggio la placherà.
15Nello splendore del volto del re è la vita,
il suo favore è come nube di primavera.
16È molto meglio possedere la sapienza che l'oro,
il possesso dell'intelligenza è preferibile all'argento.
17La strada degli uomini retti è evitare il male,
conserva la vita chi controlla la sua via.
18Prima della rovina viene l'orgoglio
e prima della caduta lo spirito altero.
19È meglio abbassarsi con gli umili
che spartire la preda con i superbi.
20Chi è prudente nella parola troverà il bene
e chi confida nel Signore è beato.
21Sarà chiamato intelligente chi è saggio di mente;
il linguaggio dolce aumenta la dottrina.
22Fonte di vita è la prudenza per chi la possiede,
castigo degli stolti è la stoltezza.
23Una mente saggia rende prudente la bocca
e sulle sue labbra aumenta la dottrina.
24Favo di miele sono le parole gentili,
dolcezza per l'anima e refrigerio per il corpo.
25C'è una via che pare diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
26L'appetito del lavoratore lavora per lui,
perché la sua bocca lo stimola.
27L'uomo perverso produce la sciagura,
sulle sue labbra c'è come un fuoco ardente.
28L'uomo ambiguo provoca litigi,
chi calunnia divide gli amici.
29L'uomo violento seduce il prossimo
e lo spinge per una via non buona.
30Chi socchiude gli occhi medita inganni,
chi stringe le labbra ha già commesso il male.
31Corona magnifica è la canizie,
ed essa si trova sulla via della giustizia.
32Il paziente val più di un eroe,
chi domina se stesso val più di chi conquista una città.
33Nel grembo si getta la sorte,
ma la decisione dipende tutta dal Signore.


Salmi 102

1'Preghiera di un afflitto che è stanco'
'e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia'.
2Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
3Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.

4Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
5Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
6Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.

7Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
8Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
9Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
10Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
11davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
12I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.

13Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
14Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
15Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

16I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

19Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
20Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
22perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

24Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
25Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
26In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.

28Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.


Isaia 5

1Canterò per il mio diletto
il mio cantico d'amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
2Egli l'aveva vangata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato scelte viti;
vi aveva costruito in mezzo una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva,
ma essa fece uva selvatica.
3Or dunque, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
4Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha fatto uva selvatica?
5Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
6La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
7Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa di Israele;
gli abitanti di Giuda
la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.

8Guai a voi, che aggiungete casa a casa
e unite campo a campo,
finché non vi sia più spazio,
e così restate soli ad abitare
nel paese.
9Ho udito con gli orecchi il Signore degli eserciti:
"Certo, molti palazzi
diventeranno una desolazione,
grandi e belli
saranno senza abitanti".
10Poiché dieci iugeri di vigna
produrranno solo un 'bat'
e un 'comer' di seme
produrrà un''efa'.
11Guai a coloro che si alzano presto al mattino
e vanno in cerca di bevande inebrianti
e si attardano alla sera
accesi in volto dal vino.
12Ci sono cetre e arpe,
timpani e flauti
e vino per i loro banchetti;
ma non badano all'azione del Signore,
non vedono l'opera delle sue mani.
13Perciò il mio popolo sarà deportato
senza che neppure lo sospetti.
I suoi grandi periranno di fame,
il suo popolo sarà arso dalla sete.
14Pertanto gli inferi dilatano le fauci,
spalancano senza misura la bocca.
Vi precipitano dentro la nobiltà e il popolo,
il frastuono e la gioia della città.
15L'uomo sarà umiliato, il mortale sarà abbassato,
gli occhi dei superbi si abbasseranno.
16Sarà esaltato il Signore degli eserciti nel giudizio
e il Dio santo si mostrerà santo nella giustizia.
17Allora vi pascoleranno gli agnelli come nei loro prati,
sulle rovine brucheranno i capretti.
18Guai a coloro che si tirano addosso il castigo
con corde da buoi
e il peccato con funi da carro,
19che dicono: "Faccia presto,
acceleri pure l'opera sua,
perché la vediamo;
si facciano più vicini e si compiano
i progetti del Santo di Israele,
perché li conosciamo".
20Guai a coloro che chiamano
bene il male e male il bene,
che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre,
che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro.
21Guai a coloro che si credono sapienti
e si reputano intelligenti.
22Guai a coloro che sono gagliardi nel bere vino,
valorosi nel mescere bevande inebrianti,
23a coloro che assolvono per regali un colpevole
e privano del suo diritto l'innocente.
24Perciò, come una lingua di fuoco divora la stoppia
e una fiamma consuma la paglia,
così le loro radici diventeranno un marciume
e la loro fioritura volerà via come polvere,
perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti,
hanno disprezzato la parola del Santo di Israele.

25Per questo è divampato
lo sdegno del Signore contro il suo popolo,
su di esso ha steso la sua mano per colpire;
hanno tremato i monti,
i loro cadaveri erano come lordura
in mezzo alle strade.
Con tutto ciò non si calma la sua ira
e la sua mano resta ancora tesa.

26Egli alzerà un segnale a un popolo lontano
e gli farà un fischio all'estremità della terra;
ed ecco verrà veloce e leggero.
27Nessuno fra essi è stanco o inciampa,
nessuno sonnecchia o dorme,
non si scioglie la cintura dei suoi fianchi
e non si slaccia il legaccio dei suoi sandali.
28Le sue frecce sono acuminate,
e ben tesi tutti i suoi archi;
gli zoccoli dei suoi cavalli sono come pietre
e le ruote dei suoi carri come un turbine.
29Il suo ruggito è come quello di una leonessa,
ruggisce come un leoncello;
freme e afferra la preda,
la pone al sicuro, nessuno gliela strappa.
30Fremerà su di lui in quel giorno
come freme il mare;
si guarderà la terra: ecco, saranno tenebre, angoscia
e la luce sarà oscurata dalla caligine.


Seconda lettera a Timoteo 2

1Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza nella grazia che è in Cristo Gesù2e le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri.
3Insieme con me prendi anche tu la tua parte di sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù.4Nessuno però, quando presta servizio militare, s'intralcia nelle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che l'ha arruolato.5Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole.6L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra.7Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa.
8Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo,9a causa del quale io soffro fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!10Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.11Certa è questa parola:

Se moriamo con lui, vivremo anche con lui;
12se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
13se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.

14Richiama alla memoria queste cose, scongiurandoli davanti a Dio di evitare le vane discussioni, che non giovano a nulla, se non alla perdizione di chi le ascolta.15Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità.16Evita le chiacchiere profane, perché esse tendono a far crescere sempre più nell'empietà;17la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi ci sono Imenèo e Filèto,18i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni.19Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: 'Il Signore conosce i suoi', e ancora: 'Si allontani dall'iniquità chiunque invoca il nome del Signore.'20In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d'oro e d'argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati ad usi nobili, altri per usi più spregevoli.21Chi si manterrà puro astenendosi da tali cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al padrone, pronto per ogni opera buona.22Fuggi le passioni giovanili; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro.23Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative, sapendo che generano contese.24Un servo del Signore non dev'essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite,25dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità26e ritornino in sé sfuggendo al laccio del diavolo, che li ha presi nella rete perché facessero la sua volontà.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


DISCORSO 112 TENUTO NELLA BASILICA RESTITUITA SU GLI INVITATI ALLA CENA

Discorsi - Sant'Agostino

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I giudei invitati, non condotti o costretti al banchetto.

1. Ci sono stati proposti dei passi della Sacra Scrittura non solo perché li ascoltassimo, ma anche perché su di essi pronunciassimo, con l'aiuto del Signore, un breve discorso. In un passo dell'Apostolo viene ringraziato Dio per la fede dei pagani e naturalmente per il motivo ch'era stato lui a compiere quell'opera 1. Nel salmo abbiamo detto: Convertici, Dio degli eserciti, mostraci il tuo volto e noi saremo salvi 2. Nel Vangelo siamo stati invitati al banchetto; anzi, mentre altri vi sono stati solo invitati, noi non siamo stati invitati ma condotti; non solo condotti, ma anche spinti con la forza. Ecco infatti che cosa abbiamo ascoltato: Un tale fece un grande banchetto 3. Chi è questo tale? Non è altri che il Mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù 4. Aveva mandato a sollecitare gl'invitati perché andassero essendo già arrivata l'ora di andare. Chi sono gli invitati se non coloro ch'erano stati chiamati per mezzo dei Profeti inviati in precedenza? Da quanto tempo è che sono inviati i Profeti e invitano al banchetto di Cristo! Essi però erano inviati al popolo d'Israele. Molte volte essi furono inviati, molte volte avevano invitato a venire all'ora del banchetto. Gl'invitati però accolsero, sì, gl'invitanti, ma rifiutarono il banchetto. Che vuol dire:"accolsero gl'invitanti, ma rifiutarono il banchetto"? Vuol dire: lessero i Profeti, ma uccisero il Cristo 5. Quando però uccisero il Cristo, prepararono, pur senza saperlo, il banchetto per noi. Quando ormai il banchetto era stato preparato, dopo che il Cristo fu immolato, quando, dopo la risurrezione del Cristo, fu insegnato ai fedeli il banchetto del Signore ch'essi conoscono, che Cristo ha istituito con le sue mani e con la sua parola, gli Apostoli furono inviati a coloro ai quali prima erano stati inviati i Profeti. "Venite al banchetto" - così era stato stabilito perché fosse immolato il Cristo - dissero gli Apostoli: "Venite al banchetto".

Le tre scuse degli invitati che rifiutarono di partecipare al banchetto.

2. Coloro che rifiutarono di andare addussero delle scuse. In che modo si scusarono, fratelli miei? Tre furono le specie di scuse. Uno disse: Ho comprato un podere con una casa di campagna e devo andare a vederla. Tienimi per scusato 6. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e voglio andare a provarli. Abbimi per scusato 7. Un terzo gli disse: Mi sono sposato, abbimi per scusato, non posso venire 8. Non sono forse queste le scuse che impediscono tutti coloro che rifiutano di venire a questo banchetto? Esaminiamo, discutiamo, cerchiamo di scoprire i motivi di siffatte scuse, al fine però di evitarli. A proposito della casa di campagna viene bollato lo spirito di dominio; viene dunque biasimata la superbia. Fa piacere infatti avere una fattoria, mantenerla, possederla, avere alla propria dipendenza altre persone all'interno di essa, avere il dominio. È un vizio funesto, è il vizio originale, poiché il primo uomo volle esercitare il proprio dominio dal momento che rifiutò d'avere un padrone. Che vuol dire: "esercitare il dominio" se non godere del proprio potere? Ma esiste un potere superiore: a questo dobbiamo sottometterci per riuscire a essere sicuri. Ho comprato una fattoria, abbimi per scusato 9. La superbia fu invitata ma rifiutò di recarsi al banchetto.

Le cinque paia di buoi: simbolo della curiosità dei sensi.

3. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi 10. Non sarebbe stato sufficiente dire: "Ho comprato dei buoi"? Senza dubbio c'è qualche significato misterioso che, a causa della sua oscurità, ci stimola a cercare e a capire e, poiché è chiuso, ci esorta a bussare. "Cinque paia di buoi": sono i sensi del nostro corpo. Dei sensi del nostro corpo se ne contano cinque, come sanno tutti, e anche quelli che forse non sono abituati a riflettere, li riconoscono senz'altro se vengono richiamati alla loro memoria. Orbene, cinque sono i sensi del nostro corpo: la vista negli occhi, l'udito nelle orecchie, l'odorato nelle narici, il gusto nella bocca, il tatto in tutte le membra. Gli oggetti bianchi e neri o colorati in qualsiasi modo, quelli luminosi e oscuri li percepiamo con la vista; i suoni striduli e quelli armoniosi li percepiamo con l'udito, gli odori disgustosi e i profumi li percepiamo con l'odorato; le cose dolci o amare le percepiamo col gusto; gli oggetti duri o molli, quelli lisci e quelli ruvidi, quelli caldi e quelli freddi, quelli pesanti e quelli leggeri li percepiamo col tatto. I sensi sono cinque ma ognuno forma una coppia. Che però formino delle coppie appare facilmente solo nei primi tre sensi: due sono gli occhi, due le orecchie, due le narici: ecco tre coppie. Anche nella bocca, cioè nel senso del gusto si trova, per così dire, un doppio senso, poiché mediante il gusto non si assapora nulla se non si tocca con la lingua e col palato. È più difficile scorgere come il piacere sensibile prodotto dal tatto ha un organo doppio: esso infatti è esterno e interno; anch'esso dunque è doppio. Ma perché si parla di paia di buoi? Perché mediante questi sensi del corpo si ricercano le cose terrene e i buoi rivoltano la terra. Vi sono poi persone lontane dalla fede, dedite solo alle cose terrene, occupate solo nelle cose carnali; non vogliono credere se non a ciò che percepiscono con la sensazione suaccennata distinta in cinque parti. Essi infatti ammettono solo questi medesimi sensi come unica regola di tutta la verità. "Io - dicono - credo solo a ciò che vedo: ecco ciò che so, ecco ciò che conosco. Un oggetto è bianco o nero, è rotondo o quadrato, è colorato così o così; lo so, lo conosco, ritengo che è proprio così; me lo insegna la stessa natura. Non son costretto a credere a ciò ch'essa non può mostrarmi. C'è un canto: lo sento perché risuona; uno canta bene o male, è gradevole, è stridulo: lo so, lo conosco, l'ho percepito. C'è un profumo, c'è un cattivo odore; me ne rendo conto, lo riconosco. Questo è dolce, questo è amaro, questo è salato, questo è insipido; non so che cosa uno possa dirmi di più. Toccando conosco che cosa è duro o molle, che cosa è liscio o ruvido, che cosa è caldo o freddo. Che cosa potrai mostrarmi di più?".

Qual è l'ostacolo della fede.

4. Da un impedimento di tal genere era trattenuto il nostro apostolo Tommaso, il quale a proposito di Cristo, cioè della risurrezione di Cristo, non volle credere neppure ai soli occhi. Se non metterò - disse - le dita nel posto dei chiodi e delle ferite, nel suo costato, non crederò 11. D'altra parte il Signore, che sarebbe potuto risorgere senza alcuna traccia di ferite, conservò le cicatrici, perché fossero toccate da colui che dubitava e guarissero le ferite del suo cuore. Tuttavia egli, che avrebbe invitato al banchetto, contro le scuse delle cinque paia di buoi: Beati - disse - coloro che non vedono ma credono 12. Noi invece, o miei fratelli, invitati al banchetto, non siamo stati impediti da queste cinque paia di buoi. Noi infatti non abbiamo desiderato vedere il volto fisico del Signore in questo tempo, né abbiamo desiderato sentire con le orecchie la sua parola proferita dalla bocca del suo corpo; non abbiamo ricercato in lui alcun profumo temporale; una donna versò su di lui un unguento profumato di grandissimo valore, la casa si riempì di quel profumo; ma noi non c'eravamo. Ecco, noi non abbiamo sentito quel profumo, eppure abbiamo creduto. Diede ai suoi discepoli la cena consacrata con le proprie mani; noi però non eravamo a tavola in quel banchetto, e tuttavia ogni giorno mangiamo con fede quella stessa cena. Ma non dovete credere che fosse un gran bene essere presenti senza fede a quella cena distribuita con le sue mani. È risultata preferibile la fede manifestatasi in seguito che non la mancanza di fede di allora. Non c'era Paolo che poi professò la fede, mentre c'era Giuda che perpetrò il tradimento. Quanti ancora adesso nella stessa cena, sebbene non abbiano visto quella mensa e non abbiano visto con i propri occhi o mangiato con la bocca ciò che il Signore aveva nelle sue mani, tuttavia, poiché è la stessa che si appresta adesso, quanti - ripeto - ancora adesso nella stessa cena mangiano e bevono la propria condanna 13!.

Disposizioni interiori per partecipare al banchetto eucaristico.

5. Ma da che cosa nacque - diciamo così - l'occasione che spinse il Signore a parlare di questa cena? Egli si trovava al banchetto al quale era stato invitato; ora uno dei commensali aveva esclamato: Beato chi potrà mangiare il pane nel regno di Dio 14. Costui sospirava bramoso di raggiungere, per così dire, realtà lontane, mentre il pane in persona era a tavola davanti a lui. Chi è il pane disceso dal regno di Dio se non colui che dice: Sono io il pane vivo disceso dal cielo 15? Non si deve preparare la bocca ma il cuore. È questo sentimento che ci fa apprezzare l'eccellenza di questa cena: ecco che noi crediamo in Cristo, quando la riceviamo con fede. Nel riceverla noi sappiamo che cosa è presente nel nostro spirito. Ne riceviamo un poco, ma ci satolliamo nel cuore. Nutre dunque non ciò che appare ma ciò che si crede. Non abbiamo dunque cercato neppure l'ultimo dei sensi, non abbiamo detto: "Ammettiamo pure che credessero coloro i quali con i propri occhi videro e con le mani palparono il Signore risorto - se è vero quanto si narra -; noi non l'abbiamo toccato; perché dovremmo credere?". Se pensassimo a cose di tal genere, saremmo impediti di partecipare alla cena da quelle cinque paia di buoi. E perché vi convinciate, fratelli, che a proposito dei cinque sensi è censurato non tanto il diletto che blandisce e genera il piacere sensuale, quanto piuttosto una certa curiosità, quel tale non disse: "Ho comprato cinque paia di buoi, devo condurli al pascolo", ma: "Debbo andare a provarli". Chi vuol provarli, vuole eliminare il dubbio mediante le paia di buoi, allo stesso modo che san Tommaso volle assicurarsi per mezzo delle stesse paia di buoi. "Debbo vedere, toccare, metterci il dito". "Ecco, gli disse il Signore, metti le tue dita nel mio costato e non essere incredulo 16. Io sono stato ucciso per te; attraverso la ferita, che tu vuoi toccare, ho sparso il mio sangue per redimerti; e ancora dubiti di me se non mi tocchi? Ecco, ti do anche questo; ecco, ti offro anche questo: tocca e credi. Trova il posto della ferita; guarisci la ferita del tuo dubbio".

La moglie, simbolo dei piaceri carnali.

6. Un terzo disse: Mi sono sposato. Questo significa il piacere carnale: quanti ne sono schiavi! Volesse il cielo che lo fossero solo all'esterno e non all'interno! Ci sono persone che dicono: "L'uomo non è contento se non quando può godere le delizie della carne". Proprio questi sono quelli biasimati dall'Apostolo quando dice: Mangiamo e beviamo, perché domani morremo 17. Frasi di tal genere proferiva il ricco e superbo epulone nei suoi banchetti: Mangiamo e beviamo perché domani morremo 18. "Chi mai di là è tornato vivo quassù? Chi mai ci ha detto ciò che si fa laggiù? Noi prendiamo per noi il bene che abbiamo in questo tempo". Chi parla così, è come uno che ha preso moglie; è attaccato alla carne, gode dei piaceri carnali, si scusa di non partecipare al banchetto; stia attento però a non morire per la fame spirituale. Badate a quanto dice l'apostolo ed evangelista san Giovanni: Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo 19. O voi che venite alla cena del Signore, non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Non dice: "Non dovete avere", ma: Non dovete amare. Le hai avute, le hai possedute, le hai amate: vi ti sei attaccato. L'amore delle cose terrene è il vischio delle ali spirituali. Ecco, le hai desiderate: ti ci sei attaccato. Chi ti darà le ali come quelle d'una colomba? 20. Quando potrai spiccare il volo verso il cielo ove potrai riposare davvero, dato che hai voluto riposarti falsamente qui dove ti sei attaccato malamente? Non amate il mondo: così risuona la parola di Dio. L'assemblea in cui risuona questa parola è tutto il mondo. A tutto il mondo viene detto: Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno amerà il mondo, in lui non c'è l'amore del Padre; poiché tutto quanto è nel mondo, è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia della vita 21. [Giovanni] comincia dall'ultima [concupiscenza ricordata nel Vangelo]; comincia da dove finisce il Vangelo e termina dove questo inizia. La concupiscenza della carne è [indicata dalle parole]: Ho preso moglie; la concupiscenza degli occhi [dalle parole]: Ho comprato cinque paia di buoi; il tronfio orgoglio dei mondani è [denotato dalla frase]: Ho comprato una villa di campagna 22.

I vari sensi in relazione agli occhi.

7. Questi sensi poi sono indicati mediante i soli occhi, prendendo la parte per il tutto, poiché tra i cinque sensi ha la preminenza quello degli occhi. Per questa ragione, sebbene la vista sia una proprietà specifica degli occhi, siamo soliti applicare il predicato "vedere " a tutti e cinque i sensi. In che modo? Innanzitutto - in relazione alla facoltà propria degli occhi - si dice: "Vedi quanto è bianco questo oggetto; osserva bene e vedi quanto è bianco"; ciò è riferito alla funzione degli occhi. Si dice anche: "Ascolta e vedi quanto è melodioso questo canto"; puoi forse dire viceversa: "Ascolta e vedi quanto è bianco quest'oggetto"? La voce verbale "vedi" sì adatta a tutti i sensi; ma i termini specifici, denotanti gli altri sensi, per sé non si adattano a sensi diversi. "Osserva e vedi quanto ciò è bianco; ascolta e vedi quanto ciò è melodioso; annusa e vedi quanto ciò è gradevole; assaggia e vedi quanto ciò è dolce; tocca e vedi quanto ciò è piacevole a toccarsi". Naturalmente, poiché cinque sono i sensi, dovremmo dire piuttosto: "Ascolta e senti quanto è melodioso", oppure: "annusa e senti quanto è gradevole; assaggia e senti quanto è dolce; tocca e senti quanto è caldo; palpa e senti quanto è liscio; palpa e senti quanto è molle", ma nessuna di queste espressioni è entrata nell'uso. Infatti lo stesso Signore, poiché era apparso ai suoi discepoli dopo la risurrezione e quelli, vedendolo, ancora esitavano a credere, pensando di vedere un fantasma: Perché esitate - disse - e i dubbi invadono il vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi 23. E non basta: Guardate, ma: Toccate - disse - e palpate e vedete 24. "Osservate e vedete: palpate e vedete. Vedete con i soli occhi, vedete cioè con tutti i sensi". Poiché cercava l'intimo senso della fede, egli era presente anche ai sensi esterni. Noi con questi sensi esterni non abbiamo preso nulla direttamente dal Signore: abbiamo udito con l'ascolto della parola di Dio, abbiamo creduto con il cuore 25, e inoltre la stessa parola di Dio l'abbiamo udita non dalla sua bocca, ma dalla bocca dei sui predicatori, dalla bocca di coloro che già avevano partecipato alla cena e c'invitavano con la loro predicazione.

Tutti partecipino al banchetto.

8. Togliamo dunque di mezzo le scuse menzognere e cattive, rechiamoci al banchetto per impinguarci interiormente. Non c'impedisca l'orgoglio della superbia, non ci distolga o non ci trattenga l'illecita smania di sapere e ci faccia voltare le spalle a Dio; la voluttà della carne non ci distolga dalla volontà del cuore. Andiamo e satolliamoci. Ma quali furono le persone che vi andarono se non i mendicanti, gli storpi, gli zoppi e i ciechi? Non v'andarono invece i ricchi sani, che si credevano di camminare bene, e d'avere una vista acuta, cioè quelli che presumevano molto di se stessi, e perciò tanto più disperati quanto più erano superbi. Vengano i mendicanti, poiché l'invita Colui che da ricco che era si fece povero per amor nostro, perché noi che siamo poveri diventassimo ricchi mediante la sua povertà 26. Vengano gl'infermi, poiché hanno bisogno del medico non i sani ma gli ammalati 27. Ci vengano gli zoppi che gli dicono: Guida i miei passi secondo la tua parola 28. Ci vengano i ciechi che gli dicono: Illumina i miei occhi, perché non mi addormenti mai nella morte 29. Persone di tal genere andarono subito dopo che, a causa delle loro scuse, erano stati rimproverati gl'invitati. Andarono subito: entrarono dalle piazze e dalle vie della città. Il servo, ch'era stato mandato, riferì al padrone: Signore, è stato eseguito il tuo ordine, ma a tavola c'è ancora posto. Esci - gli rispose - e va' per i sentieri e lungo le siepi, e spingi a entrare quanti ne troverai 30. Non aspettare che si degnino di venire quelli che troverai, non aspettarli; ma spingili a entrare. Ho preparato un gran banchetto, una grande casa; non permetterò che ci sia un posto vuoto. Dalle piazze e dalle vie andarono i popoli: vengano dai sentieri e dalle siepi gli eretici e gli scismatici. Spingili a entrare. Qui troveranno la pace poiché quelli che costruiscono siepi cercano le divisioni. Vengano trascinati via dalle siepi, vengano separati a forza dalle spine. Sono attaccati alle siepi e non vogliono esserne spinti via. "Entreremo - si dice - di nostra propria volontà". Non è questo che ha ordinato il Signore: Costringeteli ad entrare, disse. Di fuori ci sta la costrizione, dentro nascerà la volontà.

[Fine del discorso sugl'invitati alla cena].

 

1 - Cf. Rm 15; Gal 3.

2 - Sal 79, 4. 8. 20.

3 - Lc 14, 16.

4 - 1 Tm 2, 5.

5 - Cf. Mt 23, 37; cf. Lc 13, 34.

6 - Lc 14, 18.

7 - Lc 14, 19.

8 - Lc 14, 20.

9 - Lc 14, 18.

10 - Lc 14, 19.

11 - Gv 20, 25.

12 - Gv 20, 29.

13 - Cf. 1 Cor 11, 29.

14 - Lc 14, 15.

15 - Gv 6, 41.

16 - Gv 20, 27.

17 - 1 Cor 15, 32.

18 - 1 Cor 15, 32.

19 - 1 Gv 2, 15.

20 - Cf. Sal 54, 7.

21 - 1 Gv 2, 15-16.

22 - 1 Gv 2, 15-16; cf. Lc 14, 18-20.

23 - Lc 24, 38-39.

24 - Lc 24, 39.

25 - Cf. Rm. 10, 8 ss.

26 - Cf. 2 Cor 8, 9.

27 - Mt 9, 12.

28 - Sal 118, 133.

29 - Sal 12, 4.

30 - Lc 14, 22-23.


La chiesa trionfante

Le visioni - Beata Anna Caterina Emmerick

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Il 1 novembre 1819 così raccontava Anna Katharina Emmerich: «Ho fatto un grande viaggio con la mia guida: sono andata tranquilla con lei nei luoghi più diversi, ho guardato e sono stata felice, se domandavo ricevevo una risposta e se non la ricevevo ero lo stesso contenta. Siamo andati sui luoghi dei Martiri (Roma), poi abbiamo attraversato mari e terre deserte, fino alla casa di Anna e Maria, qui vidi numerosi cori di Santi che interiormente erano tutti un’anima sola. Si muovevano con felicità. Il luogo, si presentava come un arco infinito, pieno di troni, giardini, palazzi, archi, corone, alberi, e tutte le vie erano collegate da bagliori di luci dorate e diamantine. Sopra, al centro in alto, si levava infinitamente avvolta di splendore la sede della Divinità. I Santi e i sacerdoti erano suddivisi secondo la loro collocazione nella vita religiosa. I religiosi erano raggruppati secondo il loro Ordine, ed erano classificati o innalzati secondo la personale battaglia che avevano sostenuto nella vita terrena. I martiri stavano tutti vicini, e di nuovo onorati secondo il grado della loro vittoria ed erano suddivisi secondo la loro aspirazione alla santità. Vivevano in meravigliosi giardini pieni di luce e di case. Incontrai un prete da me già conosciuto che mi disse: “La tua casa non è ancora finita!”. Vidi anche grandi schiere di soldati in vesti romane e molta gente conosciuta. Tutti cantavano insieme un dolce inno ed io mi unii a loro. Nella dimensione celeste e cosmica il globo terrestre si presenta come una piccola sfera e la terra rappresenta solo un piccolo pezzetto di superficie tra l’acqua. Compresi così il significato della vita nella sua piccolezza e brevità, dove però si può trarre tanto grande profitto e merito. Voglio prendere con gioia su di me tutta la sofferenza di Dio!».

Il primo novembre del 1820 così raccontò:
Ricevetti una visione indescrivibilmente significativa:
mi apparve un tavolo enorme, rosso e ricoperto da un trasparente bianco, apparecchiato con una quantità di vere pietanze. Sopra si vedevano anfore dorate che avevano ai margini lettere blu. Dappertutto c’era della frutta e dei fiori in un radioso sviluppo. Intorno a questa tavola su troni sedevano i Santi, raggruppati tra di loro nei diversi ordini di appartenenza. Religiosi di tutti i tipi, vescovi che servivano a tavola e si prendevano cura della stessa. Io ero presso questa tavola enorme e potei vedere tutto il giardino grandioso, che si suddivideva formando tanti altri piccoli giardini con tavole secondarie, pieno di Cori, anch’essi suddivisi in singoli giardini. Ma tutta l’armonia scorreva e aveva origine unicamente da quel grande tavolo al centro. In tutti questi giardini, campi, aiuole, fiori e frutta si trova tutto ciò che vive in ogni essere umano. Il godimento della frutta non aveva certo per significato il mangiare, ma la presa di coscienza di sé. Tutti i Santi erano rappresentati con i loro attributi, alcuni vescovi avevano chiese nelle mani perché ne erano stati i fondatori, altri invece solo bacchette perché avevano avuto una funzione di controllo.

Intorno ai Santi c’erano anche molti alberi pieni di frutta ed io desideravo tanto che i poveri ne potessero trarre profitto. Allora smossi quegli alberi e tanta frutta cadde sulle singole contrade della terra ‘. Vidi anche i Santi che tutti assieme, seppur distinti sempre in gruppi, trasportavano impalcature, fiori e corone per montare un grande trono all’estremità della tavola. Questo lavoro procedeva in modo inesprimibilmente ordinato e si muoveva armonicamente senza carenze, mancanze, peccati e morte e senza artifici. Frattanto guardiani e soldati spirituali sorvegliavano la tavola. I ventiquattro anziani sedevano su seggi meravigliosi intorno al trono. Alcuni di questi avevano nelle mani arpe e altri incensi, cantavano e incensavano. Improvvisamente vidi un’immagine scendere dall’alto e calare obliquamente sul trono preparato precedentemente. Aveva le sembianze di un vecchio con una triplice corona e un mantello spiegato. Sulla fronte si faceva notare una massa di luce triangolare dove si specchiava tutto quello che c’era all’intorno. Sembrava che tutto ciò che si trovava intorno fosse causato dalla sua stessa immagine oppure accolto dalla stessa.
Dalla sua bocca fuoriusciva un fascio di luce nel quale vidi una quantità di parole. Distinsi lettere e numeri del tutto semplici. Ho dimenticato quali erano. Un po più in giù, davanti al suo petto, vidi un Bambino crocefisso avvolto da uno splendore inesprimibile. Dalle piaghe, dove si trovavano grandi glorie, fuoruscivano fasci di luce del colore dell’arcobaleno. Questi fasci di luce investivano tutti i Santi e si fondevano in un solo armonico splendore di colori, con le diverse glorie delle sante piaghe dei medesimi. Si creava così nel cosmo una tale armonia e un sentimento di leggerezza e libertà, che non è possibile accennarne la descrizione. Il flusso di raggi, che fuoriusciva dalle piaghe dei Santi, era come una pioggia di vere e proprie pietre preziose dagli svariati colori che cadeva sulla terra. Allora appresi, con la comprensione dell’anima, i valori, l’energia, i misteri delle vere e proprie pietre preziose, e sopratutto la conoscenza di tutti i colori dell’universo. Tra la croce e l’occhio della fronte del vecchio si trovava lo Spirito Santo, come una figura alata, mentre dall’occhio e dalla croce si diffondevano raggi di luce meravigliosa. Un pò più in basso della croce c’era la Beata Vergine Maria circondata da molte vergini; attorno alla croce, a mezza altezza, vidi papi, apostoli e vergini.
In tutte queste apparizioni, i Santi e gli innumerevoli Angeli, si muovevano in larghi circoli in una perfetta armonia d’insieme. L’impressione dell’insieme fu chiara e lucida e perfino molto più grande di quella di un universo stellato. Anche di questa non posso renderne la spiegazione dettagliata».

Le visioni che seguono ci mostrano come sia importante ricordarsi dei Santi e implorare il loro aiuto prezioso.
Il 18 giugno 1820 Anna Katharina ricevè numerose visioni sulla vita e la gloria di sant’Ignazio, san Francesco Saverio e san Luigi: «Durante i miei dolori tenevo vicino le reliquie che mi aveva mandato Ovenberg , le quali presero a luccicare. Vidi un Santo, cinto dalla bianca aureola della gloria, scendere su di me, mentre il luccichio delle reliquie si fondeva in una sola splendida luce con quest’ultimo. Mi sembrò allora di udire una voce: “Queste reliquie sono delle mie ossa. Io sono Ignazio!”
Dopo quest’avvenimenti dovetti sopportare una lunga notte di tremendo tormento, con dolori lancinanti che come un coltello mi trafiggevano le ferite, gridai misericordia affinché il Signore non mi mandasse dolori più forti di quanto io potessi sopportare . A questa supplica mi apparve il Signore, il mio sposo, che sotto la forma di Bambino mi disse poche parole che non posso ripetere, ma più o meno così: “Io ti ho adagiata nel mio letto nuziale delle sofferenze e ti ho dato i patimenti come grazia per la conciliazione, e i gioielli delle espiazioni per i peccatori e i sofferenti. Tu devi soffrire per gli altri, ma io non ti lascerà sola perché tu sei unita alla Vite”. Quest’immenso conforto ricevuto dal Signore mi sostenne per tutta la notte sollevandomi e infondendomi la forza necessaria per sopportare i dolori. Soffrii con pazienza. Verso la mattina ricevetti un’altra visione di sant’Ignazio: mentre le sue reliquie luccicavano di nuovo chiamai il caro Santo, presi le sue reliquie nella mano con amore e rispetto. Lo chiamai in nome del dolce Cuore di Gesù, allora lo vidi scendere dall’alto, e come gi fu per la prima volta, l’aureola di luce che circondava l’apparizione del Santo si fondeva con quella delle reliquie in un solo splendore. Udii di nuovo le stesse parole: “Queste sono delle mie ossa!” Poi sant’Ignazio mi spiegò quante grazie avesse ricevuto da Gesù, mi promise di essermi vicino ed aiutarmi nel mio compito sulla terra e alleviarmi le malattie del corpo. Mi raccomandò pure di celebrare una commemorazione nel mese seguente. Dopo questo confortante incontro l’apparizione scomparve e vidi alcune immagini della vita del Santo.

Mi trovavo in un lettino fuori da una chiesa, il coro era separato da una grata e vidi alcune persone, erano i dodici uomini della Compagnia di Ignazio, potetti riconoscere Saverio e Faber . Sembrava che fossero pronti a partire per qualche destinazione, non erano tutti sacerdoti. Vestivano però come Ignazio seppure con qualche variazione. Sull’altare ardevano le candele e si intravedevano appena le prime luci dell’alba: Ignazio non era ancora vestito per la celebrazione della santa Messa, sebbene avesse gi la stola sulle spalle. Un altro, che beveva acqua benedetta, lo accompagnava. Ignazio attraversò la chiesa e giunse tra i suoi compagni, poi prese a benedire con l’aspersorio. Mi preparai ad accoglierlo, giunse fino al mio lettino e mi asperse abbondantemente. In quel momento il mio corpo spossato fu attraversato dalla dolcezza e dal sollievo per i miei dolori. Poi celebrò con l’abito sacerdotale una lunga Messa che durò molto più a lungo del normale. Notai sul suo capo una fiamma e uno dei suoi dodici compagni allargò le braccia, come se lo volesse aiutare o sorreggere. Ignazio fu travolto dalle lacrime e ricondotto all’altare dai compagni, appariva così stravolto che poteva appena muoversi da solo. In altre visioni, sulla vita di Ignazio e della sua Compagnia, vidi gli uomini di quest’ultima vicino al Papa per la cerimonia di riconoscimento dell’ordine religioso; tutti erano in una grande sala, fermi, mentre alle porte si trovavano altri religiosi. Il Papa sedeva su un seggio maestoso, portava una mantellina rossa e credo una cappellina bianca. La “Società di Gesù”, appena entrata, si prosternò innanzi al Papa. Uno parlò per tutti, non so più se Ignazio era con loro. Poi il Papa li benedisse e diede loro dei documenti.

In un’altra immagine, Ignazio ascoltava un cattivo prete che gli confessava sinceramente, in lacrime, la sua vita passata. Il Santo lasciò improvvisamente i suoi confratelli e si diresse verso una casa isolata, dove si trovava un uomo che accusava dolori immensi. Poi mi sembrò vedere quest’ultimo correre e Ignazio inseguirlo e abbracciargli le ginocchia pregando per la guarigione della sua anima: quest’uomo migliorò e si unì alla Compagnia.
Quindi vidi sant’Ignazio solo, attraversava le montagne in abito da mendicante, e si portava attraverso deserti e territori montuosi immensi, avvolti dall’oscurità. Veniva seguito dal diavolo sotto forma di drago, finché Ignazio gli ficcò il bastone in gola e ne fece uscire il fuoco, poi ritirò il bastone e proseguì tranquillo il suo cammino.

La sera stessa, dopo queste visioni, il “pellegrino” trovò l’ammalata che recitava l”Officium» di sant’Ignazio in latino. Pregava senza libro. Alla vista del Brentano lei gli disse: «Ho ricevuto da Ignazio grande sollievo: mi rivolsi a lui in piena devozione, e mi apparve la sua immagine avvolta in uno strale di luce, dal suo cuore luccicava il nome santissimo di Gesù come un sole. Egli appariva totalmente inondato da un amore infiammato per Gesù. Iniziai allora a pregare rivolta verso di lui, e cominciarono a fluire come onde, dalla sua immagine, tutte le parole e le antifone della supplica, e io ricevetti una grande dolcezza nel dono della preghiera». Così il rapimento contemplativo della pia suora si concluse con la conosciuta “Oratio recitanda ante imaginem sancti Ignatii”.
Quando Anna Katharina fu assalita ancora dalle sue pene prese rifugio di nuovo in sant’Ignazio, il quale le diede la forza di sopportarle con pazienza. Poi la veggente così comunicava al “pellegrino”:
«Ignazio e Saverio erano uniti con il Cuore di Gesù Cristo, e in questo perenne contatto distribuivano sollievo e conforto, insegnavano, aiutavano e servivano ammalati e disperati. Allora vidi, alla luce della contemplazione, il grande effetto che aveva la loro attività tra i popoli, e rivolgendo loro il mio cuore dissi: “avete così amato ed aiutato nella vostra vita con la fragilità propria degli uomini, ma ispirati dalla forza di Dio, continuate ancora ad aiutare in modo più potente nella luce e nell’amore dalla fonte della grazia!” Sparite le immagini terrene vidi entrambi i Santi, l’uno vicino all’altro, radiosi, sembrava come se fossero investiti da un mondo di luce. Ignazio era avvolto da una bianca gloria, Saverio da uno splendore rosso, come quello dei martiri. A questa vista tutta la mia anima venne irradiata dalla luce e dalla vita come se, tramite loro, avessi ricevuto la luce della consolazione da Dio. Ieri sera, nell’iniziare la preghiera di Ignazio, sentii interiormente un flusso di parole di amore e gioia. Allora chiamai tutte le creature alla lode e alla supplica: cantai la lode ai Santi ed elevai la mia preghiera a Dio rivolgendomi al nostro Signore Gesù Cristo. Giunsi a Lui per mezzo della Santa Vergine Maria, Madre di Dio, ed a Lei tramite i Santi, ed a questi per mezzo di Ignazio e Saverio».
Quando nel pomeriggio la pia suora udì “il pellegrino” recitare un antico canto su entrambi i Santi, in cui tutte le creature vengono sollecitate alla loro lode, disse: «Così ho pregato anch’io per loro».

«Con il giubilo della preghiera, della lode e della supplica, prendeva sempre più consistenza, rendendosi più chiara, un’apparizione dei due Santi nella Gerusalemme celeste. Andai verso l’apparizione di entrambi i Santi nella Gerusalemme celeste. Non posso esprimere l’atmosfera di somma gioia e lo splendore che c’era in questo posto; adesso non mi appariva più come la città che avevo visto precedentemente, bensì come un grande mondo di luce e splendore, dove si vedono solo strade interminabili che vanno in tutte le direzioni, tutto è in preciso ordine e infinita armonia d’amore.

Al centro, in alto, avvolta da uno splendore inconcepibile, aveva posto la santissima Trinità e i ventiquattro anziani, sotto di loro in un proprio mondo di luce si trovavano i Cori degli Angeli. Tutti i Santi, sempre raggruppati nei loro ordini religiosi, erano nei loro palazzi e stavano seduti su troni. Tra questi, in modo più chiaro, vedo quelli di cui ho più devozione e contatti spirituali e ne conservo le reliquie. Quando essi pregano si rivolgono alla SS. Trinità, da cui ne ricevono la luce. Li vidi poi andare verso alcuni alberi meravigliosi e piante, che si trovavano in posti particolari tra i palazzi, colmi di rugiada, frutta e miele. Vidi anche gli Angeli muoversi tra gli alberi, rapidi come fulmini. Molti Santi erano intorno ad Ignazio: Francesco Borgia, Carlo Borromeo, Luigi, Stanislao Kostka, Francesco Regis, ne vidi molti, erano anche qua . A queste parole la Veggente s’interruppe, sembrò come se contemplasse un’immagine. Il “pellegrino” non capì bene, in un primo momento credette che si trattasse di un’apparizione di S. Francesco d’Assisi, mentre invece ella, stimolata dalle vicine reliquie, vedeva S. Francesco di Sales. Poi la pia suora continuò: ‘Egli non era vicino ad Ignazio, ma in un Coro di vescovi. Mi avvicinai poi in preghiera ad un Coro di Santi da me conosciuti. Prima avevo guardato solo ad Ignazio e avevo visto gli altri lontani. La pia suora era stanchissima, poiché tutta la notte aveva avuto dolori e visioni mentre il corpo tremava e vibrava tutto. Piangendo di gioia disse: Non ricordo più quali cose meravigliose vidi e quali verità e chiarezze si aprirono innanzi ai miei occhi. Tutto era immerso in una molteplicità d’insieme e nello stesso tempo racchiuso in una verità sola. Tutto e tutti erano assorti in un amore reciproco. Le strade tra i palazzi erano ricoperte di perle con le sembianze di astri. In quest’armonia celeste mi apparvero Agostino, fregiato con le sue decorazioni dell’ordine, il vescovo Ludgerio con una chiesa in mano, così come lo si effigia; Gioacchino e sant’Anna che avevano entrambi in mano un ramo verde; ebbi la comprensione interiore che questo fosse il simbolo nostalgico per l’attesa della venuta del Messia, il quale avrebbe trovato origine dalla loro carne. Così pure mi fu chiara la loro nostalgia sulla terra, le loro suppliche, le persecuzioni e la loro purificazione.

Il 21 giugno il “pellegrino” la trovò piena di gioia. Il motivo era dovuto alla celebrazione di san Luigi nella Chiesa celeste. Anna Katharina così raccontò al riguardo: «Si teneva una grande celebrazione nella Chiesa, io pure partecipavo: sfilavano processioni, e fanciulle vestite tutte di bianco, con gigli nella mano, portavano la Madre di bio su un trono, mentre fanciulli, anch’essi vestiti allo stesso modo, portavano san Luigi che indossava l’abito religioso nero dell’ordine e sopra un camice bianco del Coro con frange dello stesso colore. Egli aveva un giglio in mano come i fanciulli che l’accompagnavano, era seduto sopra un trono sull’altare e su di lui si innalzava il trono della S. Madre di Dio. San Luigi si era findanzato con essa. Vidi in alto la Chiesa celeste riempita da santi Cori e intorno a Luigi vidi in circolo Ignazio, Xaverius, Borgia, Borromeo, Stanislao, Regis e molti altri gesuiti, e più in alto ancora molti Santi di altri ordini religiosi. Non posso descrivere la magnificenza della celebrazione di san Luigi e in che modo egli era venerato con corone e ghirlande. La Chiesa era piena di anime giovani, di vergini e ragazzi, i quali avevano trovato la Grazia del Signore sull’esempio di san Luigi. Tutti costoro erano i beati della Chiesa. In conseguenza alle visioni di questa celebrazione mi apparvero alcune scene della vita di san Luigi:
una grande sala e un piccolo fanciullo solo, appesa ad una parete c’era una borsa da soldato. Il fanciullo che sembrava molto timido nell’azione, si diresse verso questa e slacciò un lungo e largo schioppo, lo vidi allontanarsi e poi ritornare e infilarlo di nuovo nella borsa. Pianse profondamente come se fosse pentito e si accostò alla parete, ponendosi sotto la borsa. Poi vidi sopraggiungere una donna per consolarlo e portarlo dai genitori che sedevano in una bella sala, egli raccontò il suo errore e continuò a piangere. Vidi anche altre scene: l’incontro con un uomo che gli era familiare; e ancora lo vidi ammalato nel letto, circondato e sorretto per le braccia da tutti i servi che lo amavano; ed egli pallido e febbricitante sorrideva sempre amorevolmente.

Lo vidi ancora fanciullo, delicato e serio, in una casa patrizia, intorno a lui sedevano molti religiosi ed egli stava nel centro e parlava a tutti. Essi lo ascoltavano molto edificati. Era come se istruisse illuminato da Dio e stesse preparandosi al S. Sacramento. In un’altra immagine mi apparve mentre accoglieva nella sua bocca l’Ostia splendente, come se fosse entrato in un raccoglimento e in una nostalgia spirituale meravigliosa. Lo vidi ancora nella sua piccola celletta del convento, assorto nella preghiera e inondato dal chiarore della luce di Dio. Pareva che mi dicesse quale fosse stata la sua più grande colpa: quella di aver recitato un’Ave Maria distrattamente dopo un lungo giorno di preghiera. Trascorse la sua vita giovanile sempre ad occhi bassi e mai guardò una creatura femminile in volto. Questo modo di vivere non era un’apparenza ma vera convinzione. Nelle visioni che seguono ci viene mostrato come Anna K. Emmerich trae sollievo ed aiuto con i giochi dei fanciulli beati, morti innocentemente subito dopo il battesimo. Ella così raccontò a proposito: Amici di gioco vennero a prendermi, andammo verso il nostro luogo dei giochi e da lì al Presepe. L’asino stava davanti alla grotta, gli salii sopra e dissi ai bambini: “Così si è seduta la Madre di Dio!” Poi pregammo innanzi alla culla. I fanciulli mi portarono una quantità di mele, fiori e un rosaio cinto di spine, poi mi domandarono perché non li avessi mai chiamati per essere sollevata dalle mie pene, poiché essi mi avrebbero aiutato molto. I bambini si lamentarono che gli uomini li invocassero molto poco in loro aiuto nonostante che essi abbiano un grande ascendente su Dio, particolarmente quelli morti appena dopo il loro battesimo. Un tale fanciullo si trovava anche tra noi e mi ricordò che io avevo sollecitato la sua morte felice, invece di una vita di sofferenze; mi disse pure che se i genitori l’avessero saputo sarebbero stati amari nei miei confronti. Io mi ricordai che questo fanciullo mi fu portato dopo il battesimo e lo sollevai in alto, verso il cielo, e pregai con tutto il cuore Dio di prenderlo con sé nello stato della sua innocenza prima che potesse perdersi. Questo fanciullo mi ringraziò per le mie suppliche al cielo e volle pregare anch’egli per me. Essi poi mi dissero che bisogna pregare in modo particolare per i bambini che muoiono senza aiuto, perché se qualcuno prega per loro Dio è pronto a soccorrerli».

Più tardi Sr. Emmerich in estasi così disse al suo confessore, supplicandolo per una sua preghiera: In questo momento muoiono 5.000 persone, tra queste molti preti, bisogna pregare. Costoro vengono di nuovo da noi nella valle di Giosafat e ci pensano molto. Credo che ci siano un gran numero di moribondi nei più differenti luoghi.
Avevo l’impressione di stare seduta su un arco sospeso sul mondo, da molti punti mi giungevano raggi di luce dai quali potevo vedere i luoghi e le condizioni dei moribondi. A questo punto ebbi la consapevolezza più profonda di quante persone muoiono del tutto abbandonate. Bisogna pregare per tutte queste; Dio dia a loro l’eterno riposo e li riscaldi alla Sua luce!».


4-79 Agosto 5, 1901 Come le mortificazioni sono gli occhi dell’anima.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi nel solito mio stato, il mio benedetto Gesù indugiava a venire, onde io mi sentivo morire per pena della sua privazione, quando tutto all’improvviso è venuto e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, come gli occhi sono la vista del corpo, così la mortificazione è la vista dell’anima, sicché si può dire occhi dell’anima la mortificazione”.

(3) Ed è scomparso.