Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

“Sii umile e obbediente che lo Spirito Santo ti insegnerà  a pregare”. “Ottimo mezzo per imparare a pregare è il leggere le vite dei Santi, non per mera curiosità , ma posatamente, a poco a poco, fermandosi dove l'anima si sente compungere a devozione” (San Filippo Neri)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 16° settimana del tempo ordinario (Santa Maria Maddalena)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 9

1Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie.2E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi.3Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno.4In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino.5Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi".6Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni.

7Intanto il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti",8altri: "È apparso Elia", e altri ancora: "È risorto uno degli antichi profeti".9Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo.

10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò verso una città chiamata Betsàida.11Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di cure.12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per alloggiare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta".13Gesù disse loro: "Dategli voi stessi da mangiare". Ma essi risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente".14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai discepoli: "Fateli sedere per gruppi di cinquanta".15Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti.16Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché lo distribuissero alla folla.17Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

18Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".19Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto".20Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio".21Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno.

22"Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno".

23Poi, a tutti, diceva: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.
24Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà.25Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
26Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

27In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".

28Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare.29E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante.30Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia,31apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva.34Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.35E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo".36Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

37Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro.38A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho.39Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli da' schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito.40Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".41Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio".42Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre.43E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio.

Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli:44"Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini".45Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

46Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande.47Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse:48"Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande".

49Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci".50Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, si diresse decisamente verso Gerusalemme52e mandò avanti dei messaggeri. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi per lui.53Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme.54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che 'scenda un fuoco dal cielo e li consumi'?".55Ma Gesù si voltò e li rimproverò.56E si avviarono verso un altro villaggio.

57Mentre andavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".58Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".59A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre".60Gesù replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va' e annunzia il regno di Dio".61Un altro disse: "Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa".62Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".


Numeri 21

1Il re cananeo di Arad, che abitava il Negheb, appena seppe che Israele veniva per la via di Atarim, attaccò battaglia contro Israele e fece alcuni prigionieri.2Allora Israele fece un voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani questo popolo, le loro città saranno da me votate allo sterminio".3Il Signore ascoltò la voce di Israele e gli mise nelle mani i Cananei; Israele votò allo sterminio i Cananei e le loro città e quel luogo fu chiamato Corma.
4Poi gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio.5Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero".6Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì.7Allora il popolo venne a Mosè e disse: "Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti". Mosè pregò per il popolo.8Il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita".9Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita.
10Poi gli Israeliti partirono e si accamparono a Obot;11partiti da Obot si accamparono a Iie-Abarim nel deserto che sta di fronte a Moab dal lato dove sorge il sole.12Di là partirono e si accamparono nella valle di Zered.13Poi di lì si mossero e si accamparono sull'altra riva dell'Arnon, che scorre nel deserto e proviene dai confini degli Amorrei; l'Arnon infatti è il confine di Moab fra Moab e gli Amorrei.14Per questo si dice nel libro delle Guerre del Signore:

"Vaeb in Sufa e i torrenti,
l'Arnon15e il pendio dei torrenti,
che declina verso la sede di Ar
e si appoggia alla frontiera di Moab".

16Di là andarono a Beer. Questo è il pozzo di cui il Signore disse a Mosè: "Raduna il popolo e io gli darò l'acqua".17Allora Israele cantò questo canto:

"Sgorga, o pozzo: cantatelo!
18Pozzo che i principi hanno scavato,
che i nobili del popolo hanno perforato
con lo scettro, con i loro bastoni".

Poi dal deserto andarono a Mattana,19da Mattana a Nacaliel, da Nacaliel a Bamot20e da Bamot alla valle che si trova nelle steppe di Moab presso la cima del Pisga, che è di fronte al deserto.
21Israele mandò ambasciatori a Sicon, re degli Amorrei, per dirgli:22"Lasciami passare per il tuo paese; noi non devieremo per i campi, né per le vigne, non berremo l'acqua dei pozzi; seguiremo la via Regia finché abbiamo oltrepassato i tuoi confini".23Ma Sicon non permise a Israele di passare per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente e uscì contro Israele nel deserto; giunse a Iaaz e diede battaglia a Israele.24Israele lo sconfisse, passandolo a fil di spada, e conquistò il suo paese dall'Arnon fino allo Iabbok, estendendosi fino alla regione degli Ammoniti, perché la frontiera degli Ammoniti era forte.
25Israele prese tutte quelle città e abitò in tutte le città degli Amorrei, cioè in Chesbon e in tutte le città del suo territorio;26Chesbon infatti era la città di Sicon, re degli Amorrei, il quale aveva mosso guerra al precedente re di Moab e gli aveva tolto tutto il suo paese fino all'Arnon.27Per questo dicono i poeti:

"Entrate in Chesbon!
Ben costruita e fondata
è la città di Sicon!
28Perché un fuoco uscì da Chesbon,
una fiamma dalla città di Sicon
divorò Ar-Moab,
inghiottì le alture dell'Arnon.
29Guai a te, Moab,
sei perduto, popolo di Camos!
Egli ha reso fuggiaschi i suoi figli
e le sue figlie ha dato in schiavitù
al re degli Amorrei Sicon.
30Ma noi li abbiamo trafitti!
È rovinata Chesbon fino a Dibon.
Abbiamo devastato fino a Nofach
che è presso Madaba".

31Israele si stabilì dunque nel paese degli Amorrei.32Poi Mosè mandò a esplorare Iazer e gli Israeliti presero le città del suo territorio e ne cacciarono gli Amorrei che vi si trovavano.
33Poi mutarono direzione e salirono lungo la strada verso Basan. Og, re di Basan, uscì contro di loro con tutta la sua gente per dar loro battaglia a Edrei.34Ma il Signore disse a Mosè: "Non lo temere, perché io te lo dò in potere, lui, tutta la sua gente e il suo paese; trattalo come hai trattato Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon".35Gli Israeliti batterono lui, con i suoi figli e con tutto il suo popolo, così che non gli rimase più superstite alcuno, e si impadronirono del suo paese.


Siracide 44

1Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri,
dei nostri antenati per generazione.
2Il Signore ha profuso in essi la gloria,
la sua grandezza è apparsa sin dall'inizio dei secoli.
3Signori nei loro regni,
uomini rinomati per la loro potenza;
consiglieri per la loro intelligenza
e annunziatori nelle profezie.
4Capi del popolo con le loro decisioni
e con l'intelligenza della sapienza popolare;
saggi discorsi erano nel loro insegnamento.
5Inventori di melodie musicali
e compositori di canti poetici.
6Uomini ricchi dotati di forza,
vissuti in pace nelle loro dimore.
7Tutti costoro furono onorati dai contemporanei,
furono un vanto ai loro tempi.
8Di loro alcuni lasciarono un nome,
che ancora è ricordato con lode.
9Di altri non sussiste memoria;
svanirono come se non fossero esistiti;
furono come se non fossero mai stati,
loro e i loro figli dopo di essi.
10Invece questi furono uomini virtuosi,
i cui meriti non furono dimenticati.
11Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità, i loro nipoti.
12La loro discendenza resta fedele alle promesse
e i loro figli in grazia dei padri.
13Per sempre ne rimarrà la discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.
14I loro corpi furono sepolti in pace,
ma il loro nome vive per sempre.
15I popoli parlano della loro sapienza,
l'assemblea ne proclama le lodi.

16Enoch piacque al Signore e fu rapito,
esempio istruttivo per tutte le generazioni.

17Noè fu trovato perfetto e giusto,
al tempo dell'ira fu riconciliazione;
per suo mezzo un resto sopravvisse sulla terra,
quando avvenne il diluvio.
18Alleanze eterne furono stabilite con lui,
perché non fosse distrutto ogni vivente con il diluvio.

19Abramo fu grande antenato di molti popoli,
nessuno ci fu simile a lui nella gloria.
20Egli custodì la legge dell'Altissimo,
con lui entrò in alleanza.
Stabilì questa alleanza nella propria carne
e nella prova fu trovato fedele.
21Per questo Dio gli promise con giuramento
di benedire i popoli nella sua discendenza,
di moltiplicarlo come la polvere della terra,
di innalzare la sua discendenza come gli astri
e di dar loro un'eredità da uno all'altro mare,
dal fiume fino all'estremità della terra.

22Anche a Isacco fu fatta la stessa promessa
a causa di Abramo suo padre.
23Dio fece posare sulla testa di Giacobbe
la benedizione di tutti gli uomini e l'alleanza;
lo confermò nelle sue benedizioni,
a lui diede il paese in eredità e lo divise in varie
parti,
assegnandole alle dodici tribù.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Zaccaria 4

1L'angelo che mi parlava venne a destarmi, come si desta uno dal sonno,2e mi disse: "Che cosa vedi?". Risposi: "Vedo un candelabro tutto d'oro; in cima ha un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne.3Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra".4Allora domandai all'angelo che mi parlava: "Che cosa significano, signor mio, queste cose?".5Egli mi rispose: "Non comprendi dunque il loro significato?". E io: "No, signor mio".

6Egli mi rispose: "Questa è la parola del Signore a Zorobabele: Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito, dice il Signore degli eserciti!7Chi sei tu, o grande monte? Davanti a Zorobabele diventa pianura! Egli estrarrà la pietra, quella del vertice, fra le acclamazioni: Quanto è bella!".
8Mi fu rivolta questa parola del Signore:9"Le mani di Zorobabele hanno fondato questa casa: le sue mani la compiranno e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi.10Chi oserà disprezzare il giorno di così modesti inizi? Si gioirà vedendo il filo a piombo in mano a Zorobabele. Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra".11Quindi gli domandai: "Che significano quei due olivi a destra e a sinistra del candelabro?12E quelle due ciocche d'olivo che stillano oro dentro i due canaletti d'oro?".13Mi rispose: "Non comprendi dunque il significato di queste cose?". E io: "No, signor mio".14"Questi, soggiunse, sono i due consacrati che assistono il dominatore di tutta la terra".


Apocalisse 14

1Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.2Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe.3Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.4Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello.5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia.

6Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo.7Egli gridava a gran voce:

"Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto
il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque".

8Un secondo angelo lo seguì gridando:

"È caduta, è caduta
Babilonia la grande,
quella che ha abbeverato tutte le genti
col vino del furore della sua fornicazione".

9Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano,10berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello.11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome".12Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
13Poi udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono".

14Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura".16Allora colui che era seduto sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, anch'egli tenendo una falce affilata.18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature".19L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia.


Capitolo XVIII: Sopportare serenamente le miserie di questo mondo sull’esempio di Cristo

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1. Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d'amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo. Infatti, dall'ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore. Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.

2. Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai. In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi. Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato - prima della tua passione e della tua santa morte - il debito del peccato. Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l'eterno tuo regno! La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti? Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?


LETTERA 244: Agostino consola Crisimo afflitto per gravi danni nelle sostanze (n. 1) e lo esorta a sopportare da forte le avversità (n. 2).

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Agostino consola Crisimo afflitto per gravi danni nelle sostanze (n. 1) e lo esorta a sopportare da forte le avversità (n. 2).

AGOSTINO PORGE CRISTIANI SALUTI A CRISIMO, DAVVERO E MERITAMENTE CARISSIMO SIGNORE ED ENCOMIABILISSIMO FRATELLO

I beni terreni non paragonabili ai celesti.

1. M'è giunta all'orecchio la notizia - Dio voglia che non sia vera - del tuo animo sconvolto, tanto che io sono stupìto perché mai un uomo saggio come te, e un'anima così cristiana, non rifletta abbastanza che la natura delle cose terrene non può paragonarsi affatto a quella delle celesti, nelle quali dobbiamo riporre sempre il nostro cuore e la nostra speranza. Forse che la tua felicità, giudizioso amico, era in quei beni che ora - a quanto pare - hai perduti? Oppure pensavi che in essi vi fosse tanta felicità che, per il fatto che ti è stata sottratta, l'anima tua si copre di tenebre a causa della eccessiva tristezza, come se la sua luce fosse la terra e non già Iddio? Ho infatti sentito dire - ma ho già detto: " Dio voglia che abbia sentito dire il falso! " - che volevi perfino toglierti la vita; preferisco però credere che un tal proposito non sia neppure sorto nel tuo cuore, né sia uscito dalla tua bocca. Siccome tuttavia il tuo turbamento è stato così forte ch'è stato possibile attribuirti un simile proposito, ne sono rimasto profondamente afflitto e ho creduto bene farti giungere queste poche righe per consolarti, mio caro amico. Non dubito del resto che Dio nostro Signore possa suggerire al tuo cuore propositi migliori, poiché so con quanto amore hai sempre ascoltato la sua parola.

Sopportare le avversità pensando all'eternità.

2. Fatti quindi coraggio, fratello in Cristo carissimo; Dio non è mai perduto per i suoi cari né mai perderà i suoi cari, ma vuole ricordarci quanto siano fragili e malsicuri i beni terreni troppo amati dagli uomini, affinché spezziamo le catene della cupidigia che ci legano ad essi, catene dalle quali siamo impastoiati e trascinati, e affinché ci abituiamo a rivolgere tutto il nostro amore all'indirizzo di Colui dal quale non dovremo temere alcun danno. Egli stesso ti esorta per mio mezzo: pensa con tutta l'energia dell'anima che sei Cristiano, che sei stato redento dal sangue di Colui che c'istruì, non solo con l'eterna sua sapienza ma pure con gli esempi della sua umana presenza, a disprezzare con moderazione le prosperità di questo mondo e a sopportare coraggiosamente le avversità, promettendoci in premio una felicità che nessuno potrà mai toglierci. Ho scritto anche all'onorabile Conte una lettera, ma dipenderà da te se vorrai che gli sia fatta recapitare. Non dubito che non potrà mancare, con l'aiuto di Dio, chi potrà recapitargliela, un vescovo o un prete o un altro qualunque.


12 - Si parla della persecuzione che scoppiò contro la Chiesa do­po la morte di santo Stefano.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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202. L 'evangelista Luca riferisce che, nel giorno della la­pidazione di Stefano, si sollevò una violenta persecuzione contro la comunità ecclesiale che era in Gerusalemme. In particolare, Saulo la devastava, andando per l'intera città in cerca dei suoi membri per prenderli e denunciarli ai magi­strati; così fece con molti di essi, che furono catturati, mal­menati e addirittura massacrati. I sacerdoti avevano conce­pito un odio terribile ed egli superava tutti nel sostenere con accanimento la legge di Mosè, come confessa nella lettera ai Galati; tuttavia, la loro indignazione aveva un'altra ra­gione, che essi stessi ignoravano, pur sentendone gli effetti.

203. Era motivata dalla sollecitudine di Lucifero, che per una simile testimonianza pubblica si alterò e infuriò insieme ai suoi demoni contro i devoti, e assai di più con­tro la Regina. L'Altissimo , per confonderlo maggiormente, permise che la vedesse trasportata dagli angeli alla pre­senza del santo. Per questo beneficio straordinario, come anche per la costanza e la sapienza di costui, il drago in­fernale sospettò che ella avrebbe fatto lo stesso per quan­ti ancora si sarebbero offerti di versare il sangue per il no­me di Gesù, o almeno li avrebbe aiutati ed assistiti con la sua protezione affinché non avessero paura dei patimenti e della morte, ma si abbandonassero ad essa con cuore in­vitto. La sua perfida astuzia aveva architettato proprio que­sto mezzo delle torture e delle sofferenze per abbatterli e farli recedere dalla sequela del Salvatore; infatti, aveva pen­sato che gli uomini, amando tanto la loro esistenza e te­mendo i dolori, soprattutto se molto intensi, per tenerli lontani avrebbero preferito rinnegare la fede ed evitare di abbracciarla. Il serpente continuò sempre a servirsi di ta­le espediente, anche se fu deluso in esso dalla sua malizia, come gli era accaduto con sua Maestà.

204. In questo frangente, però, dato che la Chiesa era agli inizi ed egli era enormemente irritato per avere istigato i giudei contro il protomartire, rimase sconcertato. Do­po averlo osservato perire tanto nobilmente, radunò i suoi e si rivolse loro dicendo: «Il sacrificio di questo giovane e i favori che gli sono stati elargiti dalla nostra avversaria mi hanno sconvolto. Se ella farà ugualmente con gli altri, non potremo più far cadere nessuno con i supplizi; anzi, con l'e­sempio si inciteranno a vicenda a patire come il loro Mae­stro. Saremo sconfitti per la stessa via attraverso la quale tentiamo di distruggerli, poiché, per nostra disgrazia, il trionfo più grande che possono ottenere contro di noi è far­si ammazzare per il credo che bramiamo di estinguere. Per questa strada ci perdiamo, ma non riesco ad immaginare come altrimenti opprimere questo Dio incarnato, sua Ma­dre e i suoi seguaci. È verosimile che delle persone siano così prodighe della vita da loro profondamente desiderata e che, pur aborrendo le pene, si consegnino ad esse per confor­marsi a colui che è il loro modello? Comunque, non retro­cederà il mio giusto sdegno: farò in modo che altri si fac­ciano uccidere per i miei inganni, come essi per il loro Re­dentore. Inoltre, non tutti meriteranno la difesa di quella ne­mica invincibile, né tutti saranno tanto audaci da voler sop­portare i tormenti inumani che escogiterò. Muoviamoci e ir­retiamo i nostri amici, affinché sopprimano questa gente e cancellino dalla terra il nome del Signore».

205. Pose senza indugio in esecuzione il suo perverso disegno e con una innumerevole moltitudine di suoi mi­nistri si recò dai capi, dai giudici e da coloro che sapeva più increduli. Li riempì di turbamento e di furibonda in­vidia, e con suggestioni e illusioni li infiammò di falso ze­lo per le antiche tradizioni dei loro padri. Non gli fu dif­ficile seminare zizzania in quegli animi malvagi e guasta­ti dai peccati, per cui essi gli lasciarono spazio con tutta la loro volontà e in varie riunioni stabilirono di farla fini­ta con i cristiani. C'era chi consigliava di esiliarli da Ge­rusalemme, chi da tutto il regno di Israele, chi ancora di sterminarli, chi infine di punirli con rigore, per incutere spavento e dissuadere dall'unirsi ad essi, e di confiscare immediatamente i loro beni, prima che potessero metterli in comune. Come afferma san Luca, tale repressione fu tanto dura che i settantadue discepoli fuggirono disper­dendosi per la Giudea e la Samarìa , anche se andarono evangelizzando il paese con coraggio. Entro le mura restò il collegio apostolico con Maria e diversi altri, sebbene que­sti ultimi fossero sbalorditi e intimoriti e provassero a na­scondersi alle accurate ricerche di Saulo.

206. La beatissima Vergine, sempre presente e accorta, nel giorno della lapidazione dispose che il corpo di Stefano fosse sepolto e chiese la croce che egli teneva con sé, come i fedeli erano soliti fare ad imitazione di lei, che dopo la di­scesa dello Spirito aveva cominciato a portarne una. Ella la ricevette con speciale venerazione, sia per essa stessa sia poi­ché era appartenuta a lui. Lo chiamò con il titolo di santo e ordinò che, per quanto possibile, il suo sangue fosse rac­colto e conservato con stima e riverenza, come sparso da un martire già glorioso. Lodò la sua virtù e perseveranza davanti ai Dodici e a molti altri, per consolarli e spronarli con la sua testimonianza in quella tribolazione.

207. Perché si possa intendere almeno in parte la ma­gnanimità che ella manifestò in questa persecuzione e in quelle che si scatenarono successivamente, si deve riassu­mere ciò che l'Altissimo le comunicò, facendola parteci­pare dei suoi attributi in misura straordinaria ed ineffa­bile, come era necessario affinché il cuore del suo uomo potesse riposare completamente in tale donna forte ed af­fidare a lei tutte le opere "ad extra" dell'onnipotenza del suo braccio. La Signora , nel suo modo di agire, senza dubbio sorpassava ogni creatura ed era simile all'Eterno, del quale sembrava un'immagine unica. Nessun atto o pen­siero dei mortali le era celato, capiva tutti gli intenti e le macchinazioni dei demoni e non ignorava niente di quan­to era conveniente. Pur comprendendo tutto questo nella sua mente, non si agitava nel disporre tante cose, né tro­vava intralcio nelle une a causa delle altre, né si confon­deva o affannava, né si stancava per le difficoltà, né era oppressa dalla quantità di oneri, né si dimenticava degli assenti per sovvenire ai vicini, né vi erano mancanze nel­la sua prudenza. Pareva immensa e priva di limiti, atten­ta a tutto e ad ogni particolare come se fosse stato il so­lo di cui avesse premura. Nella stessa maniera in cui il sole illumina, vivifica e riscalda tutto senza sforzo, stan­chezza o negligenza, ella guidava i credenti e infondeva in ciascuno di loro vita e vigore.

208. Al vedere la comunità ecclesiale così scossa, scon­volta e afflitta per gli attacchi dei diavoli e delle persone da loro incitate, si mosse prontamente contro gli autori dell'iniquità ed impose loro di precipitare negli abissi, do­ve essi caddero subito senza poter opporre resistenza, emet­tendo urla terrificanti. Stettero legati e imprigionati per ot­to giorni interi, finché ebbero nuovamente licenza di rial­zarsi. Quindi, la Principessa convocò gli apostoli, li confortò e li esortò ad essere costanti e ad aspettare il fa­vore divino, e grazie a ciò nessuno di loro uscì dalla città. I discepoli, invece, se ne andarono, perché dato il loro nu­mero non avrebbero potuto nascondersi come era oppor­tuno; prima di farlo, presero congedo da lei, per partire con la sua benedizione. Ella li ammonì e animò, ed in­giunse loro di non indebolirsi per la paura e di non ces­sare di predicare Cristo crocifisso. Lo fecero in effetti e li soccorse nelle angustie tramite gli angeli che inviava a ta­le scopo a coloro che ne avevano bisogno, come accadde a Filippo sulla via verso Gaza, quando battezzò 1'Etìope, funzionario della regina Candàce. Li mandava anche ad aiutare quanti erano in pericolo di morte e aveva cura di sollevare nel purgatorio le anime che vi giungevano.

209. Le preoccupazioni e le fatiche dei Dodici furono maggiori di quelle degli altri, perché, come maestri e fon­datori della Chiesa, dovevano assisterla dentro e fuori Ge­rusalemme. Sebbene fossero pieni di scienza e di doni del­lo Spirito, l'impresa era tanto ardua e l'opposizione tanto dura che sovente, senza il consiglio e la direzione della lo­ro unica Maestra, si sarebbero arrestati e abbattuti. Perciò la consultavano frequentemente ed ella li radunava per di­scutere di quello che era più importante, secondo le circo­stanze, in quanto ella soltanto penetrava il presente e pre­vedeva con certezza il futuro. Per suo comando si allonta­navano e si spingevano dove occorreva, come fecero san Pie­tro e san Giovanni allorché si recarono in Samarla dopo aver appreso che là era stata accolta la parola di Dio. Fra tutte queste attività e fra gli affanni dei fedeli, che amava e custodiva come figli, Maria rimaneva imperturbabile nella sua quiete e tranquillità, con assoluta serenità interiore.

210. Regolava i suoi impegni in modo che le restasse la possibilità di ritirarsi spesso in disparte e, anche se non veniva impedita nell'orazione dai vari doveri, nella solitu­dine pregava molto in segreto: si stendeva a terra, strin­geva la polvere, sospirava e piangeva per la salvezza di tut­ti e per la caduta di coloro che le erano noti come repro­bi. Nel suo cuore purissimo teneva scritta la dottrina evan­gelica e delineata l'immagine della Chiesa, con i progressi e le tribolazioni che l'attendevano; ne parlava con l'Altissi­mo e meditava per orientare tutto con la luce e la cogni­zione della sua volontà. Si rinnovava dunque in lei la partecipazione della sua natura e dei suoi attributi, di cui ave­va necessità per compiere atti sublimi come quelli riguar­danti il governo dei devoti, senza trascurarne alcuno, con tanta ponderazione e santità che pareva più che una sem­plice creatura, mentre non era che tale. Era eccelsa nei pensieri, inestimabile nella sapienza, estremamente pru­dente nel dar suggerimenti, rettissima e avveduta nei giu­dizi, eccezionale nelle opere, veritiera e candida nelle af­fermazioni, ineccepibile in ogni bontà. Era compassione­vole verso i deboli, affettuosa e dolce verso gli umili, e al contrario severa con i superbi. La sua eminenza non la ele­vava, le avversità non la inquietavano, le pene non la vin­cevano; in tutto era un ritratto di sua Maestà.

211. Ella considerò che quanti erano dispersi ad an­nunciare la lieta novella non avevano con sé norme espres­se e definite per farlo in maniera uniforme e senza con­traddizioni, così che i convertiti avessero la stessa fede. In­tese, poi, che era conveniente che gli apostoli si dividesse­ro presto per proclamarla in tutto il mondo e che fossero concordi negli insegnamenti sui quali andava edificata la vita cristiana. Per queste ragioni, ritenne opportuno rac­cogliere in un breve compendio i misteri divini affinché, riassunti in pochi punti, fossero accessibili a tutti, unisse­ro l'intera comunità ecclesiale senza differenze essenziali e servissero come colonne immutabili sulle quali questa po­tesse ergersi.

212. Per ordinare tale cosa, di cui conosceva il valore, presentò le sue aspirazioni all'Eterno, che le suscitava in lei. Per più di quaranta giorni perseverò nelle invocazioni con digiuni, prostrazioni ed altri esercizi. Mosè, come me­diatore fra il Signore e il popolo, si era astenuto dal cibo e aveva fatto suppliche sul monte Sinai per la medesima estensione di tempo, perché fossero consegnate le tavole dell'alleanza, e per la legge di grazia Gesù era autore e me­diatore fra il Padre e gli uomini; così, anche la Regina fu mediatrice fra questi e il suo Unigenito, perché i credenti ricevessero i nuovi decreti impressi nei cuori, sintetizzati in articoli che non sarebbero cambiati né venuti meno, es­sendo asserzioni celesti e indefettibili. In uno di quei gior­ni disse: «Sommo sovrano, artefice dell'universo, per la vo­stra ineffabile clemenza avete dato magnificamente princi­pio alla Chiesa. Non si addice a voi lasciare imperfette le opere della vostra mano onnipotente; portate, dunque, alla perfezione quanto avete cominciato in modo tanto stupen­do. Non vi arrestino i peccati dei mortali, mentre sopra la loro malizia grida il sangue del vostro e mio diletto: esso chiede vendetta, come quello di Abele, ma per implorare il perdono per gli stessi che lo sparsero. Volgetevi verso i nuovi figli che vi sono stati generati e verso quelli che se­guiranno nei secoli futuri, ed effondete il vostro Spirito su Pietro e sui suoi compagni, affinché dispongano felicemente e in maniera adeguata i dogmi sui quali bisogna poggiarsi e che tutti devono confessare senza discordanze».

213. Per risponderle, il Redentore discese personal­mente dall'empireo e, manifestandosi a lei nello splendo­re, dichiarò: «Mia colomba, abbiate pace nelle vostre an­sietà e saziate con la mia vicinanza l'ardente sete della mia esaltazione e dello sviluppo della mia Chiesa. Io sono co­lui che posso e voglio elargirle quello che bramate. Siete voi che potete vincolarmi a questo, non vi negherò nien­te». Quindi, fece alzare la Principessa , che giaceva al suo­lo in adorazione della sua divinità e umanità, e la colmò di straordinario gaudio, concedendole la sua benedizione e con essa ulteriori doni della sua destra. Ella per un po' si rallegrò di mirabili colloqui con lui, placando i suoi af­fanni e le sue preoccupazioni, poiché le furono garantiti grandi benefici per i devoti.

214. In questa occasione, non ebbe solo l'assicurazione che sarebbe stata data assistenza ai Dodici perché riuscis­sero a scrivere il simbolo della fede, ma le furono rivelati anche i termini e le proposizioni che dovevano comporlo. Come si è spiegato era già istruita completamente, eppure, ora che quanto da anni aveva capito andava eseguito, l'Al­tissimo desiderò rinnovarlo nel suo purissimo intimo, affin­ché dalla bocca del Salvatore stesso uscissero le verità in­fallibili sulle quali si basa il cristianesimo. Fu, inoltre, bene preparare ancora una volta la sua modestia, perché con es­sa si conformasse alla volontà superna nel trovarsi nomi­nata nel "Credo" come Madre di Dio e come vergine prima e dopo il parto, vivendo nella carne peritura tra coloro che avrebbero predicato e professato ciò. Non ci furono da te­mere inconvenienti se avesse udito annunciare di se stessa una così singolare eccellenza colei che aveva ottenuto che il Creatore guardasse appunto la sua umiltà per compiere in lei la maggiore delle sue meraviglie; e ha più peso sapere di essere madre e vergine che sentirlo affermare da altri.

215. Sua Maestà si separò da lei e tornò presso il tro­no regale, da dove subito ispirò al suo vicario e agli altri apostoli di stendere il simbolo. Essi si recarono immedia­tamente dalla loro Maestra per discutere della necessità di prendere questa risoluzione e fu stabilito che digiunassero per dieci giorni senza interruzione perseverando nella pre­ghiera, come esigeva un compito tanto arduo, per essere rischiarati in proposito. Terminati quei giorni, e i quaran­ta da quando ella aveva iniziato a parlarne con il Signore, si radunarono alla presenza di lei, e Pietro pronunciò que­sto discorso:

216. «Fratelli miei carissimi, la misericordia dell'Eter­no, per la sua infinita bontà e per i meriti di Gesù, ha favorito la nostra comunità moltiplicando i suoi membri così considerevolmente come presto abbiamo conosciuto e sperimentato. Perciò, ha fatto eccezionali prodigi e li ripete incessantemente tramite noi, da lui eletti, benché indegni, ad essere ministri del suo volere, per la sua glo­ria e il suo onore. Con tali grazie ci ha inviato tribola­zioni e persecuzioni del demonio e del mondo, perché lo imitiamo come nostro capo e perché la nave della Chie­sa con questa zavorra si inoltri più sicura verso il porto del riposo e della gioia perenne. I discepoli si sono di­spersi per le città della regione a causa dell'odio dei sa­cerdoti e diffondono dappertutto la lieta notizia del Mes­sia. Dovremo andare senza indugio a portarla a tutti i po­poli, come egli ci ha comandato prima della sua ascen­sione. Ora, affinché tutti annunciamo una stessa dottri­na, dal momento che la fede deve essere una come uno è il battesimo nel quale la si riceve, è opportuno che, raccolti in lui, fissiamo le definizioni da proporre espli­citamente così che siano confessate in ogni nazione. Ci ha promesso che, dove due o tre saranno riuniti nel suo nome, egli sarà in mezzo a loro; su questa parola spe­riamo con fermezza che adesso il suo Spirito ci soccor­ra perché intendiamo e decretiamo immutabilmente gli articoli sui quali la Chiesa deve fondarsi fino alla fine dei tempi».

217. Tutti si dissero d'accordo con lui, che celebrò l'eu­caristia e comunicò loro e la Signora ; quindi, si prostra­rono insieme a lei in orazione, invocando il Paràclito. Do­po un po', risuonò un tuono simile a quello di Pentecoste, il cenacolo si riempì di splendore e furono illuminati e col­mi di Spirito Santo. Allora, la Regina chiese che ognuno di loro dichiarasse un mistero o ciò che gli era suggerito. Cominciò san Pietro e gli altri continuarono nella seguen­te maniera:

SAN PIETRO Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra.

SANT'ANDREA E in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore.

SAN GIACOMO IL MAGGIORE Il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine.

SAN GIOVANNI Patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto.

SAN TOMMASO Discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte.

SAN GIACOMO IL MINORE Salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente. SAN FILIPPO Di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

SAN BARTOLOMEO Credo nello Spirito Santo.

SAN MATTEO La santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi.

SAN SIMONE La remissione dei peccati.

SAN TADDEO La risurrezione della carne.

SAN MATTIA La vita eterna. Amen.

218. Questo simbolo, che generalmente chiamiamo "Credo", fu composto dopo il martirio di Stefano, prima che si compisse un anno dall'uccisione del nostro Reden­tore. Successivamente, nei concili convocati contro Ario ed altri eretici, furono spiegati più dettagliatamente gli arca­ni in esso contenuti e fu formulato quello che cantiamo nella Messa. In sostanza, però, l'uno e l'altro affermano lo stesso e racchiudono i quattordici articoli che ci sono pro­spettati per catechizzarci nella fede, con la quale siamo te­nuti a crederli per essere salvi. Allorché i Dodici termina­rono di enunciarlo, si udì una voce con cui lo Spirito San­to lo approvò: «Avete stabilito saggiamente». Subito, l'ec­celsa sovrana dell'universo rese grazie con loro all'Altissi­mo e a loro per aver meritato tale assistenza per parlare come strumenti superni, con un esito tanto felice ad esal­tazione di sua Maestà e a favore dei cristiani. Per maggior conferma ed esempio di questi ultimi, la prudentissima Ma­dre si pose ai piedi di Pietro e, a nome suo e di tutti, pro­fessò la dottrina cattolica come è espressa nel simbolo, ri­volgendoglisi così: «Vi riconosco come vicario del mio Uni­genito e nelle vostre mani io, vile vermiciattolo, a nome mio e di tutti i devoti confesso quanto avete determinato come verità infallibile, benedicendo colui dal quale ciò pro­cede». Quindi, baciò la mano a lui e agli altri apostoli, do­po aver proclamato per prima il "Credo" appena definito. Insegnamento della Regina del cielo.

219. Carissima, per tua ulteriore istruzione e consola­zione, voglio manifestarti ancora dei segreti su quello che hai raccontato in questo capitolo. Da allora io presi a reci­tare molte volte al giorno il simbolo, prostrandomi e con immensa riverenza. Quando arrivavo a dire "nacque da Ma­ria Vergine", mi stendevo al suolo con ineffabile umiltà, gra­titudine e lode di Dio, tenendo presenti tutti gli uomini al fine di supplire alla mancanza di riguardo con cui avreb­bero fatto uso di frasi tanto venerabili. Per mia intercessio­ne, la Chiesa è stata illuminata affinché ripeta spesso nel­l'ufficio divino il "Credo", l'Ave Maria" e il "Padre nostro", gli ordini religiosi abbiano la consuetudine di chinarsi nel pregarli e tutti durante la celebrazione eucaristica si ingi­nocchino alle parole "si è incarnato..."; in questo modo, sarà in parte soddisfatto il debito contratto per la rivelazione di misteri così degni di onore e di ringraziamento.

220. In altri momenti, i miei angeli rallegravano il mio spirito nel Signore intonando per me con sublime armo­nia e dolcezza il "Credo" oppure l'Ave Maria" sino a "be­nedetto il frutto del tuo seno, Gesù". Nel pronunciare que­sto santissimo nome o il mio facevano un inchino profon­dissimo, infiammandomi nuovamente di sentimenti di amore e abbassamento, ed io stringevo la polvere intuen­do la grandezza dell'Onnipotente a paragone della mia po­chezza. Figlia mia, tieni a mente l'avvertimento che ti ho dato circa la pietà richiesta per le summenzionate orazio­ni e non incorrere nella comune sconsideratezza. Non de­ve diminuire l'ossequio per esse a motivo della frequenza con la quale si proferiscono; una simile insolenza deriva dal farlo solo con le labbra, senza riflettere sul loro signi­ficato. Quanto a te, desidero che siano oggetto di inces­sante meditazione: l'Eterno ti ha donato un tenero affetto per la dottrina cattolica e a lui, come anche a me, piace che tu la porti con te e la legga sovente, come sei solita fare. Da oggi te lo impongo, e consiglialo anche alle tue suddite, poiché questo è un gioiello che adorna le spose di Cristo e ogni fedele lo dovrebbe indossare.

221. Ti sia di ammonimento pure la premura che io eb­bi affinché si scrivesse il simbolo, appena ciò fu utile. È una freddezza davvero riprensibile sapere che cosa è a glo­ria e servizio del Creatore, nonché a beneficio della pro­pria coscienza, e non metterlo subito in atto, o almeno non fare ogni sforzo per conseguirlo. Questa confusione sarà ancora peggiore perché i mortali, quando sono sprovvisti di qualche bene temporale, non tollerano ritardi nel pro­curarselo, ma immediatamente supplicano che sia conces­so loro in abbondanza, come accade se sono privi di sa­lute, dei prodotti della terra o anche di cose meno neces­sarie, o superflue e pericolose; nel contempo, però, benché sia loro noto il beneplacito celeste, fanno finta di niente o rinviano con disprezzo e noncuranza. Valuta tale disordi­ne per non commetterlo: come io fui tanto sollecita in quel­lo che era conveniente, anche tu fai in maniera di essere puntuale in quanto intenderai essere volontà dell'Altissimo, sia a vantaggio della tua anima sia a vantaggio delle altre, a mia imitazione.


10-38 Ottobre 19, 1911 L’amore della terra rende più contento Gesù, perché l’amore del Cielo è suo, invece, di quello della terra vuol farne acquisto.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Questa mattina il mio sempre amabile Gesù mi voleva sfuggire, ed io me l’ho stretto forte forte fra le mie braccia, e Gesù volendo svincolarsi gli ho detto:

(2) “Tu m’insegni, l’altro ieri Tu mi legasti forte, in modo che non ero capace di fare un movimento, ed io ti feci fare, affinché il destro potessi renderti la pariglia. Ora statti quieto, lasciami fare, voglio parlarti all’orecchio, molto più che non mi sento voglia di gridare, ché pare che questi giorni scorsi avevate voglia di farmi gridare, fingendo di fare il sordo, di non capirmi, ed ero io costretta a ripetere ed a gridare per farmi intendere, io non so, ogni tanto ne fate una della nuove”.

(3) E Gesù: “Io stavo assordito dalle offese delle creature, e per distrarmi e sollevarmi volevo sentire la tua voce amorosa e fingevo di non sentire. Ah! tu non sai qual eco di maledizioni mi viene dalla terra. Le voci d’amore, di lodi, ecc. spezzano quest’eco pestifero e mi sollevano alquanto”.

(4) In questo mentre me sembrava che venisse la Mamma, ed io: “Oh! la Mamma, la Mamma, vieni oh! Gesù, oh! la Mamma!”

(5) E Lei: “Ama assai Gesù, tienilo contento, l’amore è la sua felicità”.

(6) Ed io: “Pare che in qualche modo è contento, faccio per quanto posso ad amarlo; mi pare che potete renderlo più voi contento che io”.

(7) E Lei: “Figlia mia, l’amore del Cielo è suo, l’amore della terra vuol farne acquisto, ecco perciò che da questa parte tu puoi renderlo più contento amandolo, e molto più soffrendo”.

(8) Ed io: “Se sapessi, oh! Mamma mia quanto me ne fa, mi lascia, giunge a negarmi le sofferenze per castigare, senti che mi disse l’altro ieri, che vuol far venire gente straniere in Italia, quanta rovina non faranno? Vuol fare proprio delle impertinenze, e per farmi cedere alla sua Volontà mi legò forte forte”.

(9) E Gesù: “Che, mi accusi?”

(10) Ed io: “Certo che debbo accusarvi alla Mamma, perché Lei ti affida a me raccomandandomi che stesse bene attenta a non farti operare castighi, e mi disse d’essere anche ardita a disarmarti; non è vero Mamma?”

(11) E Lei: “Si, è vero, e voglio che continui di più, che castighi gravi stanno preparati, perciò amalo assai, che l’amore lo raddolcirà almeno”.

(12) Ed io: “Farò quanto possa, mi sento d’amare Lui solo, tanto, che senza di Te so stare, senza di Gesù no; e Voi non vi dispiacete certo, perché lo sapete e lo volete, che fra tutti debbo amare di più Gesù”.

(13) E la Mamma pareva contenta.