Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Faremo del nostro meglio per introdurre e inco­raggiare la preghiera personale e familiare, la medi­tazione e la lettura spirituale, partecipando la Parola di Dio, nelle Scritture, fra di noi e, se è possibile, in ogni casa che visitiamo. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 15° settimana del tempo ordinario (San Bonaventura)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 4

1Di nuovo si mise a insegnare lungo il mare. E si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli salì su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva.2Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento:3"Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare.4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono.5Un'altra cadde fra i sassi, dove non c'era molta terra, e subito spuntò perché non c'era un terreno profondo;6ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò.7Un'altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto.8E un'altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno".9E diceva: "Chi ha orecchi per intendere intenda!".

10Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro:11"A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole,12perché:

'guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano,
perché non si convertano e venga loro perdonato'".

13Continuò dicendo loro: "Se non comprendete questa parabola, come potrete capire tutte le altre parabole?14Il seminatore semina la parola.15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la parola; ma quando l'ascoltano, subito viene satana, e porta via la parola seminata in loro.16Similmente quelli che ricevono il seme sulle pietre sono coloro che, quando ascoltano la parola, subito l'accolgono con gioia,17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della parola, subito si abbattono.18Altri sono quelli che ricevono il seme tra le spine: sono coloro che hanno ascoltato la parola,19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e l'inganno della ricchezza e tutte le altre bramosie, soffocano la parola e questa rimane senza frutto.20Quelli poi che ricevono il seme su un terreno buono, sono coloro che ascoltano la parola, l'accolgono e portano frutto nella misura chi del trenta, chi del sessanta, chi del cento per uno".

21Diceva loro: "Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?22Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce.23Se uno ha orecchi per intendere, intenda!".
24Diceva loro: "Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più.25Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha".

26Diceva: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra;27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa.28Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga.29Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura".

30Diceva: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo?31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra;32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra".

33Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere.34Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.

35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: "Passiamo all'altra riva".36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: "Maestro, non t'importa che moriamo?".39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci, calmati!". Il vento cessò e vi fu grande bonaccia.40Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?".41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: "Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?".


Secondo libro dei Maccabei 14

1Dopo un periodo di tre anni, venne all'orecchio degli uomini di Giuda che Demetrio, figlio di Selèuco, era sbarcato nel porto di Tripoli con un grande esercito e la flotta2e si era impadronito del paese, eliminando Antioco e il suo tutore Lisia.3Un certo Àlcimo, che era stato prima sommo sacerdote, ma che si era volontariamente contaminato nei giorni della secessione, accorgendosi che per nessun verso si apriva a lui una via di salvezza né ulteriore accesso al sacro altare,4andò dal re Demetrio verso l'anno centocinquantuno offrendogli una corona d'oro e una palma oltre ai tradizionali ramoscelli di ulivo del tempio e per quel giorno stette quieto.5Ma colse l'occasione favorevole alla sua follia, quando fu chiamato da Demetrio al consiglio e fu interrogato in quale disposizione e mentalità si tenessero i Giudei. A questa richiesta rispose:6"I Giudei che si dicono Asidèi, a capo dei quali sta Giuda il Maccabeo, alimentano guerre e ribellioni e non lasciano che il regno trovi la tranquillità.7Per questo anch'io, privato della dignità ereditaria, intendo dire del sommo sacerdozio, sono venuto qui,8spinto anzitutto da schietta premura per gli interessi del re e dalla preoccupazione della sconsideratezza delle suddette persone, in secondo luogo mirando ai miei concittadini, perché, a causa del disordine della situazione descritta, tutto il nostro popolo viene non poco impoverito.9Ora che sai queste cose in particolare, tu, re, provvedi al paese e alla nostra stirpe che va decadendo, con quella cortese benevolenza che hai con tutti.10Fin quando Giuda è là, la situazione non può mettersi tranquilla".11Dopo queste sue parole, gli altri amici, irritati per i successi di Giuda, si affrettarono a infiammare Demetrio.12Questi, designato subito Nicànore, già a capo degli elefanti, e nominatolo stratega della Giudea, lo inviò13con l'ordine di eliminare prima Giuda, di disperdere i suoi uomini e di costituire Àlcimo sommo sacerdote del tempio massimo.14Allora i pagani della Giudea, che erano fuggiti davanti a Giuda, si univano in massa a Nicànore sapendo che le sfortune e le calamità dei Giudei sarebbero state apportatrici di fortuna per loro.
15Quando seppero della venuta di Nicànore e dell'aggressione dei pagani, i Giudei cosparsi di polvere, elevarono suppliche a colui che ha stabilito il suo popolo per i secoli e che con segni palesi sempre protegge la sua porzione.16Poi il comandante, dati gli ordini, mosse rapidamente di là e si scontrò con loro presso il villaggio di Dessau.17Simone, fratello di Giuda, aveva già attaccato Nicànore, ma era rimasto battuto per l'improvvisa comparsa dei nemici.18Tuttavia Nicànore, sentendo parlare del valore che avevano gli uomini di Giuda e del loro entusiasmo nelle lotte per la patria, non si arrischiava a decidere la sorte con spargimento di sangue.19Per questo mandò Posidonio e Teòdoto e Mattatia a dare e ricevere la destra per la pace.20Fu fatto un lungo esame intorno a queste cose e, quando il comandante ne diede comunicazione alle truppe, il parere risultò concorde e accettarono gli accordi.21Fissarono il giorno nel quale sarebbero venuti a un incontro privato. Dall'una e dall'altra parte avanzò una lettiga e collocarono dei seggi.22Giuda tuttavia dispose degli uomini armati nei luoghi opportuni per paura che si verificasse d'improvviso qualche tradimento da parte dei nemici: così in buon accordo tennero il convegno.23Nicànore si trattenne in Gerusalemme e non fece alcun gesto fuori luogo; anzi licenziò le turbe raccogliticce che gli si erano unite.24Voleva Giuda sempre alla sua presenza, sentiva un'intima inclinazione per quel prode.25L'esortò a sposarsi e ad avere figli; e quegli si sposò, poté mettersi a posto e godere giorni sereni.
26Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno.27Il re, acceso di sdegno e irritato per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiochia il Maccabeo in catene.28Nicànore, sorpreso da questi ordini, rimase sconcertato e aveva ripugnanza a rompere le alleanze senza che l'uomo avesse commesso alcuna colpa.29Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l'occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma.30Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei rapporti con lui e che nei consueti incontri si comportava con durezza, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi non si fece più vedere da Nicànore.31Quest'altro, accortosi di essere stato giocato abilmente da quell'uomo, salito al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, ordinò che gli fosse consegnato l'uomo.32I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove mai fosse il ricercato33ma egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: "Se non mi consegnerete Giuda in catene, farò di questa dimora di Dio una piazza pulita, abbatterò dalle fondamenta l'altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Dioniso".34Dette queste grosse parole, se ne andò. I sacerdoti alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo:35"Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi.36E ora tu, Santo e Signore di ogni santità, custodisci questa tua casa, appena purificata, per sempre libera da contaminazioni".
37Fu denunziato a Nicànore un certo Razis degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama e chiamato per la sua benevolenza padre dei Giudei.38Egli infatti nei giorni precedenti la rivolta si era attirata l'accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità.39Volendo Nicànore far nota a tutti l'ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo;40pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo.41Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile e ordinavano di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, si piantò la spada in corpo,42preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli empi e subire insulti indegni della sua nobiltà.43Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì coraggiosamente sulle mura e si lasciò cadere a precipizio sulla folla con gesto da prode.44Essi lo scansarono immediatamente lasciando uno spazio libero ed egli cadde in mezzo allo spazio vuoto.45Poiché respirava ancora, con l'animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano e, attraversata di corsa la folla, salì su di un tratto di roccia,46ormai completamente esangue; si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla; morì in tal modo invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.


Qoelet 2

1Io ho detto in cuor mio: "Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!". Ma ecco anche questo è vanità.

2Del riso ho detto: "Follia!"
e della gioia: "A che giova?".

3Ho voluto soddisfare il mio corpo con il vino, con la pretesa di dedicarmi con la mente alla sapienza e di darmi alla follia, finché non scoprissi che cosa convenga agli uomini compiere sotto il cielo, nei giorni contati della loro vita.4Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti.5Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d'ogni specie;6mi sono fatto vasche, per irrigare con l'acqua le piantagioni.7Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme.8Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell'uomo.9Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza.10Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d'ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche.11Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento: non c'è alcun vantaggio sotto il sole.
12Ho considerato poi la sapienza, la follia e la stoltezza. "Che farà il successore del re? Ciò che è già stato fatto".13Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre:

14Il saggio ha gli occhi in fronte,
ma lo stolto cammina nel buio.
Ma so anche che un'unica sorte
è riservata a tutt'e due.

15Allora ho pensato: "Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d'esser saggio? Dov'è il vantaggio?". E ho concluso: "Anche questo è vanità".16Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto.
17Ho preso in odio la vita, perché mi è sgradito quanto si fa sotto il sole. Ogni cosa infatti è vanità e un inseguire il vento.18Ho preso in odio ogni lavoro da me fatto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore.19E chi sa se questi sarà saggio o stolto? Eppure potrà disporre di tutto il mio lavoro, in cui ho speso fatiche e intelligenza sotto il sole. Anche questo è vanità!20Sono giunto al punto di disperare in cuor mio per tutta la fatica che avevo durato sotto il sole,21perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura.
22Allora quale profitto c'è per l'uomo in tutta la sua fatica e in tutto l'affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole?23Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità!24Non c'è di meglio per l'uomo che mangiare e bere e godersela nelle sue fatiche; ma mi sono accorto che anche questo viene dalle mani di Dio.25Difatti, chi può mangiare e godere senza di lui?26Egli concede a chi gli è gradito sapienza, scienza e gioia, mentre al peccatore dà la pena di raccogliere e d'ammassare per colui che è gradito a Dio. Ma anche questo è vanità e un inseguire il vento!


Salmi 80

1'Al maestro del coro. Su "Giglio del precetto". Di Asaf. Salmo'.
2Tu, pastore d'Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi
3davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni in nostro soccorso.

4Rialzaci, Signore, nostro Dio,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

5Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?

6Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini,
e i nostri nemici ridono di noi.

8Rialzaci, Dio degli eserciti,
fa' risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.

9Hai divelto una vite dall'Egitto,
per trapiantarla hai espulso i popoli.
10Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
11La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i più alti cedri.
12Ha esteso i suoi tralci fino al mare
e arrivavano al fiume i suoi germogli.

13Perché hai abbattuto la sua cinta
e ogni viandante ne fa vendemmia?
14La devasta il cinghiale del bosco
e se ne pasce l'animale selvatico.

15Dio degli eserciti, volgiti,
guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato,
il germoglio che ti sei coltivato.
17Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero,
periranno alla minaccia del tuo volto.
18Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
19Da te più non ci allontaneremo,
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.

20Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti,
fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.


Ezechiele 34

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori d'Israele, predici e riferisci ai pastori: Dice il Signore Dio: Guai ai pastori d'Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge?3Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge.4Non avete reso la forza alle pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza.5Per colpa del pastore si sono disperse e son preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate.6Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.7Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore:8Com'è vero ch'io vivo, - parla il Signore Dio - poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d'ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge - hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge -9udite quindi, pastori, la parola del Signore:10Dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: chiederò loro conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così i pastori non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.11Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura.12Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine.13Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione.14Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d'Israele; là riposeranno in un buon ovile e avranno rigogliosi pascoli sui monti d'Israele.15Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio.16Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia.
17A te, mio gregge, dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri.18Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidare con i piedi quella che resta.19Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidato.20Perciò dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra.21Poiché voi avete spinto con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna le più deboli fino a cacciarle e disperderle,22io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora.
23Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore;24io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato.25Stringerò con esse un'alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive, cosicché potranno dimorare tranquille anche nel deserto e riposare nelle selve.
26Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione.27Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; essi abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano.28Non saranno più preda delle genti, né li divoreranno le fiere selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà.
29Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle genti.30Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d'Israele, sono il mio popolo. Parola del Signore Dio.
31Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio". Oracolo del Signore Dio.


Atti degli Apostoli 18

1Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto.2Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro3e poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di tende.4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
5Quando giunsero dalla Macedonia Sila e Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione, affermando davanti ai Giudei che Gesù era il Cristo.6Ma poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse: "Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani".7E andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga.8Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare.
9E una notte in visione il Signore disse a Paolo: "Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere,10'perché io sono con te' e nessuno cercherà di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città".11Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio.

12Mentre era proconsole dell'Acaia Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale dicendo:13"Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge".14Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: "Se si trattasse di un delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione.15Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge, vedetevela voi; io non voglio essere giudice di queste faccende".16E li fece cacciare dal tribunale.17Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.

18Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto.19Giunsero a Èfeso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a discutere con i Giudei.20Questi lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì.21Tuttavia prese congedo dicendo: "Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà", quindi partì da Èfeso.22Giunto a Cesarèa, si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiòchia.
23Trascorso colà un po' di tempo, partì di nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando nella fede tutti i discepoli.

24Arrivò a Èfeso un Giudeo, chiamato Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture.25Questi era stato ammaestrato nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni.26Egli intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio.27Poiché egli desiderava passare nell'Acaia, i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai discepoli di fargli buona accoglienza. Giunto colà, fu molto utile a quelli che per opera della grazia erano divenuti credenti;28confutava infatti vigorosamente i Giudei, dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.


Capitolo XX: L'amore della solitudine e del silenzio

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1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.  

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.  

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.


DISCORSO 131 DALLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI (6, 54-66): " SE NON AVRETE MANGIATO... " E DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO E DEI SALMI CONTRO I PELAGIANI TENUTO NELLA BASILICA DI S. CIPRIANO DOMENICA 23 SETTEMBRE

Discorsi - Sant'Agostino

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Il Sacramento del corpo e del sangue di Cristo.

1. Abbiamo ascoltato il Maestro di verità, il divino Redentore, il Salvatore fatto uomo; ci ha ricordato il nostro prezzo, il suo sangue. Ci ha infatti parlato del suo corpo e del suo sangue; ha detto nostro cibo il corpo, bevanda il sangue. I battezzati riconoscono il Sacramento dei fedeli. Ma gli uditori che altro ascoltano se non quello che suonano le parole? Quindi, al dire di lui che raccomandava un tale cibo e una tale bevanda: Se non avrete mangiato la mia carne e non avrete bevuto il mio sangue, non avrete la vita in voi (e chi altri all'infuori della vita in persona poteva dir questo della vita? Ma sarà morte non vita per quell'uomo che avrà ritenuta mendace la vita), i suoi discepoli ne rimasero scandalizzati, non tutti certamente, però la maggior parte, dicendo tra sé: Questo linguaggio è duro, chi lo può intendere? Ma poiché il Signore aveva conosciuto in sé questo e aveva colto il sussurro e i pensieri, si rivolse a quanti erano turbati nelle loro considerazioni, pur conservando il silenzio, perché si avvedessero di essere stati ascoltati, e smettessero di avere di tali pensieri. Che disse dunque? Questo vi scandalizza? E se avrete visto il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? Che vuol dire: questo vi scandalizza? Voi pensate che io intenda dividere in parti questo mio corpo che vedete, far perire le mie membra e distribuirvele? E che vuol dire: E se avrete visto il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? Chi poté salire nella sua integrità, certamente non poté essere consumato. Quindi, e ci dette il suo corpo e il suo sangue quale nutrimento salutare e spiegò in breve una questione tanto importante qual è l'integrità della sua persona. Mangino quelli che mangiano, bevano quelli che bevono; abbiano fame, abbiano sete; mangino la vita, bevano la vita. Mangiarne è ristorarsi, ma sei ristorato in modo che non viene a mancare di che ti ristori. Bere di esso che è se non vivere? Il tuo nutrimento sia la vita, la tua bevanda sia la vita; avrai la vita e la vita sussiste nella sua integrità. Allora avverrà questo, cioè, che corpo e sangue di Cristo saranno la vita per ognuno, se ciò che si riceve visibilmente nel Sacramento si mangi spiritualmente, si beva spiritualmente nella realtà propria significata. Abbiamo ascoltato il Signore stesso che dice: E' lo Spirito che dà la vita; la carne, invece, non serve a nulla. Le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni - dice - che non credono 1. Questi stessi che dicevano: Questo linguaggio è duro, chi lo può intendere? E' duro per gli induriti, cioè: è incredibile per gli increduli.

La fede è dono di Dio. La soave violenza della grazia.

2. Ma per farci sapere che anche il credere stesso è dato in dono, non quale ricompensa: Come vi ho detto - egli dice - nessuno viene a me se non colui al quale sarà stato concesso dal Padre mio 2. Ma dove il Signore ha detto questo - se ci richiamiamo ai passi antecedenti del Vangelo -, troveremo che egli ha detto pure: Nessuno potrà venire a me se non lo avrà attratto il Padre che mi ha mandato 3. Non ha detto: " avrà condotto ", ma: avrà attratto. Questa forma di violenza si fa al cuore, non al corpo. Allora, di che ti meravigli? Credi, e vieni; ama e sarai attratto. Non ritenerla violenza dura e importuna; è dolce, è soave; è la soavità in sé che ti attrae. Non si attira una pecora quando si mostra dell'erba all'animale affamato? E ritengo che si muova non perché spinta, ma che si avvicini per desiderio. Anche tu vieni a Cristo allo steso modo: non immaginare lunghi viaggi; dove credi, là vieni. Infatti a colui che dovunque è presente si viene con l'amore, non passando il mare. Ma poiché anche in un cammino di tal genere ce n'è in abbondanza di ondate e di tempeste di ogni tentazione, credi nel crocefisso perché la tua fede possa elevarsi fino alla croce. Non verrai sommerso, ma sarà la croce a portarti. Così, proprio così si muoveva tra i flutti di questo mondo colui che diceva: Ma non ci sia per me altro vanto se non nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 4.

Né la fede, né la vita buona si attribuisca alle proprie forze.

3. Fa stupire il fatto che dopo la buona novella del Cristo crocifisso, dei due che si trovano ad ascoltare, uno esprime disprezzo, l'altro sale la croce. Chi disprezza, se ne faccia una colpa; chi sale la croce non l'attribuisca a se stesso. Ha infatti ascoltato dal Maestro di verità: Nessuno viene a me se non colui al quale sarà stato concesso dal Padre mio 5. Si rallegri perché gli è stato concesso: renda grazie a colui che concede con un cuore umile, senza presunzione, in modo di evitare di perdere, da superbo, ciò che ha meritato da umile. Infatti, anche coloro che hanno già intrapreso la via giusta, se ciò lo avranno attribuito a sé e alle proprie capacità, la perdono. Perciò, insegnandoci l'umiltà, per mezzo dell'Apostolo, la Scrittura dice: Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore. E perché non se ne facessero alcun merito, in quanto ha detto attendete, ha immediatamente soggiunto: E' Dio infatti che suscita in voi e il volere e l'operare in virtù del suo beneplacito 6. E' Dio che suscita in voi, perciò con timore e tremore fatevi spazio cavo, prendete su di voi l'acqua del cielo. I luoghi posti in basso si colmano, le alture inaridiscono. La grazia è una pioggia. Perché dunque ti meravigli se Dio resiste ai superbi, ma dà la grazia agli umili 7? Per questo con timore e tremore, cioè, con umiltà. Non montare in superbia, ma temi 8. Temi per essere riempito: non montare in superbia, per non essere inaridito.

La grazia è necessaria al battezzato per camminare sulla retta via.

4. Ma già percorro - tu dici - tale via; che la scoprissi, era necessario, che io giungessi a conoscere che dovevo fare, attraverso il contenuto della Legge, era necessario; possiedo il libero arbitrio della volontà, chi mi allontanerà da questa via? Se leggi attentamente la Scrittura, troverai di un tale che aveva cominciato a presumere di sé a motivo di una certa larghezza di beni che, tuttavia, aveva ricevuto, ma il Signore misericordioso gli aveva tolto quanto aveva dato per insegnargli l'umiltà. Proprio d'un tratto, quel tale era rimasto povero e, dietro il ricordo del passato, avendo riconosciuto la misericordia di Dio, aveva ripetuto: Nella mia prosperità ho detto: Per l'eternità non sarò mai scosso. Nella mia prosperità ho detto. Ma ho detto, ho parlato da uomo: Ogni uomo è inganno 9. Ho detto. Dunque, nella mia prosperità ho detto; tanta era la prosperità, che ho osato dire questo: Per l'eternità non sarò mai scosso. E che in seguito? Signore, nella tua benevolenza, hai reso stabile la mia dignità. Ma mi hai nascosto il tuo volto ed io sono stato turbato 10. Mi hai mostrato - dice - che la mia stabilità mi veniva da te. Mi hai rivelato a chi dovessi rivolgermi per ottenere, a chi attribuire ciò che avevo ricevuto, a chi renderne grazie, a chi ricorrere nella mia sete per essere appagato e presso chi tenere al sicuro ciò di cui ero stato colmato. Infatti custodirò in te la mia forza 11, che riceverò con pienezza perché sei tu a donare, che io non perderò perché sei tu a proteggere. Custodirò in te la mia forza. Allo scopo di rivelarmelo, hai nascosto il tuo volto ed io sono stato turbato. Turbato, perché diventato vuoto; diventato vuoto perché inorgoglito. Per essere di nuovo colmato, di' pure che sei vuoto e inaridito: L'anima mia davanti a te è come terra riarsa 12. Dillo: L'anima mia davanti a te è come terra riarsa. Non l'aveva detto il Signore, eri stato infatti tu a dire: Per l'eternità non sarò mai scosso. Avevi parlato presumendo di te, ma presumevi di ciò che non era tuo, e lo ritenevi come tuo.

Se chi cammina nella via della giustizia ne fa un merito personale, la perde.

5. Che dice al riguardo il Signore? Servite il Signore nel timore ed esultate con tremore 13. Così anche l'Apostolo: Attendete alla vostra salvezza con timore. E' Dio infatti che suscita in noi l'operare. Dunque: Esultate con tremore. Che non si sdegni il Signore. Mi accorgo che prevenite [le mie parole] con acclamazioni. E come lo sapete se non perché l'ha insegnato colui al quale siete venuti mediante la fede? Dice questo dunque, ascoltate ciò che conoscete; non sto ad istruire, ma rievoco nella predicazione; anzi non istruisco giacché voi sapete, neppure rievoco, perché voi ricordate, ma parliamo insieme di ciò che ritenete nella memoria come noi. Questo dice il Signore: Istruitevi, ed esultate, ma con tremore, perché sempre umili conserviate ciò che avete ricevuto. Che non si sdegni il Signore, senza dubbio contro i superbi, che attribuiscono a loro merito ciò che hanno e non rendono grazie a colui dal quale deriva loro. Che non si sdegni il Signore e voi perdiate la via giusta. Forse che ha detto: " Che non si sdegni il Signore e non vi conduca alla via giusta ", oppure: " Non vi lasci giungere alla via giusta "? Già la percorrete, non montate in superbia, per non perdere anche quella. E perdiate - dice - la via giusta quando all'improvviso la sua ira sarà divampata 14 su di voi. Non andiamo per le lunghe. Nel momento in cui insuperbisci, allora perdi quanto avevi ricevuto. Come se l'uomo, atterrito da tali cose, dicesse: Che posso fare? prosegue: Beati tutti coloro che si rifugiano in lui 15; non in se stessi, ma in lui. Per grazia siamo stati salvati, non viene da noi, ma è dono di Dio 16.

Contro i Pelagiani. La remissione dei peccati nel Battesimo. Stato d'infermità dopo il Battesimo.

6. Voi potete forse dire: Che vuol intendere tornando spesso sullo stesso tema? E questo una seconda volta, e questo una terza, così che non parla quasi mai senza che tratti tale argomento. Voglia il cielo che non parli senza ragione! Vi sono infatti degli uomini per nulla riconoscenti alla grazia, che concedono tanto alla natura spoglia e ferita. E' vero che l'uomo, nel momento della creazione, fu dotato dei grandi poteri del libero arbitrio, ma li perdette peccando. Finì in mano alla morte, divenne infermo, fu lasciato semivivo sulla via dai briganti; passando, il Samaritano - nome cui si dà il significato di " Custode " -, lo caricò sul suo giumento; va conducendolo sino a una locanda. Di che si fa grande? E' ancora sotto cura. A me basta - dice - di aver ricevuto nel Battesimo la remissione di tutti i peccati. E' forse guarita l'infermità per il fatto che è stato distrutto il peccato? Ho ricevuto - dice - la remissione di tutti i peccati. E' senz'altro vero. Nel sacramento del Battesimo sono distrutti tutti i peccati, assolutamente tutti i peccati, in parole, in opere, in pensieri. Tutti vengono distrutti. Questo, però, corrisponde a ciò che fu infuso lungo la via: olio e vino. Voi tenete a mente, carissimi, come quell'uomo semivivo, perché ferito dai briganti lungo la via, sia stato rianimato ricevendo olio e vino sulle sue ferite 17. Senz'altro è stato già concesso indulto all'errore di lui [del battezzato], pur tuttavia lo stato di debolezza riceve cure nella locanda. La locanda, se la riconoscete, raffigura la Chiesa. Locanda al presente, perché durante la vita siamo di passaggio; diventerà la dimora, da dove non andremo mai via quando, guariti, saremo arrivati al regno dei cieli. Frattanto, lasciamoci curare volentieri nella locanda; tuttora deboli, non vantiamoci della guarigione; non facciamo, montando in superbia, di procurare nient'altro che di tener lontana la salute, poiché non ci lasciamo curare.

I quattro benefici della grazia: la remissione dei peccati, la cura dell'infermità, il riscatto da ogni corruzione e iniquità.

7. Benedici il Signore, anima mia. Di' all'anima tua: Sei tuttora in questa vita; porti ancora la carne fragile; il corpo che si corrompe ancora appesantisce l'anima 18; dopo la remissione completa, hai ricevuto ancora il rimedio della preghiera; finché siano guarite le tue infermità, indubbiamente dici ancora: Rimetti a noi i nostri debiti 19. Come umile valle, non come colle elevato, di' pure: Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Di che benefici si tratta? Esponi, enumera, ringrazia. Quali i benefici? Egli perdona tutte le tue iniquità. Questo è stato conseguito nel Battesimo. Che si ottiene al presente? Egli guarisce tutte le tue infermità; questo si compie ora, lo riconosco. Ma per tutto il tempo che mi trovo qui, il corpo soggetto alla corruzione appesantisce l'anima. Esponi, dunque, anche quello che segue: Egli salva dalla corruzione la tua vita 20. Avvenuto il riscatto dalla corruzione, che resta? Quando poi questo corpo corruttibile si sarà rivestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, allora si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Ivi giustamente: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Cerchi il suo posto e non lo trovi. In che consiste il pungiglione della morte? Che vuol dire: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Dov'è il peccato? Cerchi, e non esiste più. Il pungiglione della morte è il peccato 21. Sono parole dell'Apostolo, non mie. Allora si dirà: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Non esisterà più il peccato, né che ti prenda con inganno, né che ti assalga, né che possa corrompere la coscienza. Allora non si dirà: Rimetti a noi i nostri debiti 22. Ma che si dirà? Signore Dio nostro, donaci la pace; ogni cosa infatti tu ci hai concesso 23.

Il beneficio ultimo della grazia: la corona di giustizia.

8. Infine, dopo il riscatto dalla corruzione, che resta se non la corona di giustizia? Questa certamente resta, ma anche in essa, o sotto di essa, non ci sia un capo tronfio di boria a ricevere la corona. Ascolta, secondo il Salmo, rifletti come quella corona respinga un capo borioso. Dopo aver detto: Chi salva dalla corruzione la tua vita, aggiunge: egli ti dà la corona. A questo punto stavi per dire: egli ti dà la corona, sono riconosciuti i miei meriti, la mia virtù ha portato a questo; si soddisfa il dovuto, non si dona. Ascolta piuttosto il Salmo. Tu dici anche questo infatti: Ogni uomo è inganno 24. Ascolta come intendere Dio: Ti corona di grazie e di misericordia 25. Di misericordia ti corona, di grazia ti corona. Non fosti degno che ti chiamasse e, una volta chiamato, che ti giustificasse e, giustificato, che ti glorificasse. Un resto è stato salvato mediante un'elezione per grazia. E se lo è per grazia non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia 26. Infatti, a chi lavora, il compenso non viene calcolato come dono, ma come debito 27. E' l'Apostolo a dire: non come dono, ma come debito. Ma ti corona di grazia e di misericordia; e se hai dei meriti precedenti, ti dice Dio: Esamina con cura i tuoi buoni meriti e vedrai che sono doni miei.

La giustizia di Dio, che è ignorata da Giudei e Pelagiani. La grazia: occulta nell' A. T., rivelata nel N. T.

9. Come si afferma: Del Signore è la salvezza 28, non per dire che è salvo il Signore, ma in quanto essa è dono di lui a coloro che salva, così anche la grazia di Dio, meritata da Gesù Cristo nostro Signore, è detta " giustizia di Dio " non perché di essa sia giusto il Signore, ma per il fatto che di essa egli giustifica gli empi. Alcuni, in realtà, come un tempo i Giudei, e pretendono di chiamarsi Cristiani e, per di più, ignorando la giustizia di Dio, vogliono stabilire la propria, anche ai nostri tempi, tempi della grazia in piena vista, tempi della grazia già in occulto ed ora rivelata, tempi, questi, della grazia manifesta in campo aperto e che una volta si celava sotto la figura di un vello. Mi accorgo che pochi hanno capito, non hanno compreso i più che in nessun modo priverò col tacere. Uno degli antichi giusti, Gedeone, chiese al Signore un segno, dicendo: Ti chiedo, Signore, che questo vello, che depongo sull'aia, si bagni di pioggia e il terreno all'intorno resti asciutto. Così avvenne: il vello tutto intriso di pioggia, l'aia interamente asciutta. Al mattino, strizzò il vello in un catino; simbolo della grazia che è concessa agli umili; e, in un catino, voi sapete che cosa abbia fatto il Signore ai suoi discepoli 29. Chiese anche un altro segno. Disse: Voglio, Signore, che il vello sia asciutto e l'aia bagnata di pioggia 30. E anche questo si verificò. Tieni presente l'epoca del Vecchio Testamento: la grazia è celata nella nube come la pioggia nel vello. Considera ora l'epoca del Nuovo Testamento. Scuoti il popolo dei Giudei: lo troverai simile a un vello asciutto; in realtà, il mondo intero, quasi come quell'aia, è pieno della grazia non occulta, ma manifesta. Per conseguenza, siamo indotti a piangere molto i nostri fratelli che disputano non contro la grazia in occulto, ma contro la grazia evidente e manifesta. I Giudei sono scusati. Che si deve dire dei Cristiani? Per quale ragione sono nemici della grazia di Cristo? Per quale ragione si fanno arroganti nei vostri confronti? Perché ingrati? Perché è venuto infatti Cristo? La natura non c'era già quaggiù? Non c'era la legge quaggiù? Ma l'Apostolo afferma: Se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano 31. Ciò che l'Apostolo afferma della legge, noi lo diciamo della natura. Se la giustificazione viene dalla natura, Cristo è morto invano.

Concili contro i Pelagiani.

10. Ciò che è stato detto dei Giudei, lo riscontriamo in pieno in costoro. Hanno zelo per Dio. Avendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza; poiché, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 32. Fratelli miei, compatiteli, compatiamoli insieme. Quando li avrete scoperti tali, non ne fate un segreto, non abbiate una misericordia ingiusta; assolutamente, quando li avrete scoperti tali, non fate di tenerli segreti. Confutate quelli che fanno opposizione contrastando, e quanti fanno resistenza conduceteli a noi. Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l'errore. Avvertiamoli, perciò, perché siano informati, insegniamo perché si istruiscano, pregiamo perché si correggano. Rivolti al Signore...

 

1 - Gv 6, 54-65.

2 - Gv 6, 66.

3 - Gv 6, 44.

4 - Gal 6, 14.

5 - Gv 6, 66.

6 - Fil 2, 12-13.

7 - Cf. Gc 4, 6.

8 - Rm 11, 20.

9 - Sal 115, 11.

10 - Sal 29, 7-8.

11 - Sal 58, 10.

12 - Sal 142, 6.

13 - Sal 2, 11.

14 - Fil 2, 12-13.

15 - Sal 2, 11-13.

16 - Cf. Ef 2, 8.

17 - Cf. Lc 10, 30-35.

18 - Cf. Sap 9, 15:

19 - Mt 6, 12.

20 - Sal 102, 1-4.

21 - 1 Cor 15, 54-56.

22 - Mt 6, 12.

23 - Is 26, 12.

24 - Sal 115, 11.

25 - Eb 2, 9.

26 - Rm 11, 5.

27 - Rm 4, 4.

28 - Sal 3, 9:

29 - Cf. 30 Gv 13, 5.

30 - Gd 6, 37-40.

31 - Gal 2, 21.

32 - Rm 10, 2-3.


Capitolo XI: Vagliare e frenare i desideri del nostro cuore

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. Figlio, tu devi imparare ancora molte cose, fin qui non bene apprese. Signore, quali sono queste cose? Che tu indirizzi il tuo desiderio interamente secondo la mia volontà; che tu non stia attaccato a te stesso; che ardentemente tu brami di seguire la mia volontà. Sovente vari desideri ti accendono e urgono in te fortemente. Ma devi riflettere se tu sia mosso dall'impulso di rendere onore a me o non piuttosto di far piacere a te stesso. Se si tratta di me, sarai pienamente felice, comunque io voglia che vadano le cose; se invece c'è sotto una qualunque tua voglia, ecco, è questo che ti impedisce e ti appesantisce. Guardati, dunque, dal basarti troppo su un desiderio concepito senza che io sia stato consultato; affinché poi tu non abbia a pentirti; affinché non abbia a disgustarti ciò che dapprima ti era sembrato caro e che avevi agognato, come preferibile sopra ogni cosa.  

2. In verità, non ogni moto, pur se ci appare degno di approvazione, va subito favorito; ne ogni moto che ci ripugna va respinto fin dal principio. Occorre talvolta che tu usi il freno, anche nell'intraprendere e nel desiderare cose buone. Ché il tuo animo potrebbe poi esser distolto da ciò, come cosa eccessiva; o potresti ingenerare scandalo in altri, per essere andato al di là delle regole comuni; o potresti d'un tratto cadere in agitazione perché ti si ostacola. Altra voce, invece, occorre che tu faccia violenza a te stesso, andando virilmente contro l'impulso dei sensi. Occorre che tu non faccia caso a ciò che la carne desidera o non desidera, preoccupandoti piuttosto che essa, pur contro voglia, sia sottomessa allo spirito. Occorre che la carne sia imbrigliata e costretta a stare soggetta, fino a che non sia pronta a tutto; fino a che non sappia accontentarsi, lieta di poche e semplici cose, senza esitare di fronte ad alcuna difficoltà.


14-38 Giugno 23, 1922 Come le verità sono più che sole.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando tra me: “Gesù dice tante cose del suo Santissimo Volere, ma pare che non viene capito, ed anche dagli stessi confessori; sembrano dubbiosi, ed innanzi ad una luce sì immensa non restano né illuminati, né presi ad amare un sì amabile Volere”. Ora, mentre ciò pensavo, il mio sempre amabile Gesù, gettandomi un braccio al collo mi ha detto:

(2) “Figlia mia, non ti meravigliare di ciò, chi non è vuoto del tutto del suo volere, non può avere una certa conoscenza del mio, perché il volere umano forma la nuvola tra il mio ed loro, ed impedisce la conoscenza del valore ed effetti che il mio contiene; ma ad onta di ciò non possono dire che non è luce. Vedi, anche nelle cose che si veggono quaggiù non sono comprese dall’uomo; chi mai può dire come feci nel creare il sole, quanta luce e calore contiene, eppure lo veggono, godono dei suoi effetti, tutto il giorno è con loro, il suo calore e luce lo seguono ovunque; e con tutto ciò né sanno, né possono dire la sua altezza, la luce ed il calore che possiede, e se qualcuno volesse innalzarsi per saper ciò, la luce lo eclisserebbe, il calore lo brucerebbe, sicché l’uomo è costretto a tenere gli occhi bassi e godersi la luce senza poterlo investigare, e contentarsi di dire, è sole. Onde, se ciò succede al sole che si vede e che Io creai per il bene naturale dell’uomo, molto più le verità che contengono, oh! quanta più luce e calore dello stesso sole, specie poi le verità che si riferiscono alla mia Volontà, ché contengono effetti, beni e valore eterno; chi mai può misurarne tutto il contenuto che Essa contiene? Sarebbe volersi eclissare, sarebbe meglio abbassare la fronte e godersi la luce che porta la mia verità, amarla e far sua quella piccola luce che comprende l’intelligenza umana, e non fare che, perché non comprendono tutta la pienezza della luce, metterla da parte come cosa che non l’appartiene, sicché, il sole non compreso si gode della sua luce per quanto più si può, si serve di essa per operare, per camminare, per guardare, ed oh! come si sospira il giorno perché la luce li faccia compagnia e viva con loro. Le mie verità, poi, che sono più che luce, che fanno spuntare il sole del giorno nelle menti umane, non sono curate, né amate, né sospirate, e si tengono come un nonnulla, qual dolore! Io però, quando veggo che loro mettono da parte le mie verità, Io metto da parte loro, e faccio fare il corso alle mie verità con le anime che le amano e le sospirano, e si servono della luce di esse per modellare la loro vita e farne una sol cosa. Credi tu che ti abbia detto tutto delle verità, degli effetti e valore che la mia verità contiene? Oh! quant’altri soli debbo far sorgere, né ti meravigliare se non comprendi tutto, contentati di vivere della sua luce, e ciò mi basta”.