Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

In particolare non tengo nulla da riprovare in te, all'infuori di questa agitazione alquanto amara in te, che non ti fa gustare tutta la dolcezza della croce. Emendati di questa e continua a fare come hai fatto sinora che fai bene. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 15° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 1

1Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.2Come è scritto nel profeta Isaia:

'Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,
egli ti preparerà la strada.'
3'Voce di uno che grida nel deserto:
preparate la strada del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri',

4si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.5Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico7e predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali.8Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo".

9In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.10E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.11E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".

12Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto13e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.

14Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva:15"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".

16Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori.17Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini".18E subito, lasciate le reti, lo seguirono.19Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti.20Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.

21Andarono a Cafàrnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare.22Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.23Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare:24"Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio".25E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo".26E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!".28La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

29E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.31Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.33Tutta la città era riunita davanti alla porta.34Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce37e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!".38Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!".39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

40Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: "Se vuoi, puoi guarirmi!".41Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: "Lo voglio, guarisci!".42Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.43E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:44"Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro".45Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.


Neemia 3

1Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore; la consacrarono e vi misero i battenti; continuarono a costruire fino alla torre di Mea, che poi consacrarono, e fino alla torre di Cananeèl.2Accanto a Eliasìb lavoravano gli uomini di Gèrico e accanto a loro lavorava Zaccùr figlio di Imri.3I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.4Accanto a loro lavorava alle riparazioni Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz; accanto a loro lavorava alle riparazioni Mesullàm, figlio di Berechia figlio di Mesezabèel; accanto a loro lavorava alle riparazioni Zadòk figlio di Baana;5accanto a loro lavoravano alle riparazioni quelli di Tekòa; ma i loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore.6Ioiadà figlio di Pasèach e Mesullàm figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia; ne fecero l'intelaiatura e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.7Accanto a loro lavoravano alle riparazioni Melatia il Gabaonita, Iadon il Meronotita, e gli uomini di Gàbaon e di Mizpà, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume;8accanto a loro lavorava alle riparazioni Uzzièl figlio di Caraia tra gli orefici e accanto a lui lavorava Anania tra i profumieri. Essi hanno rinforzato Gerusalemme fino al Muro Largo;9accanto a loro lavorava alle riparazioni Refaia figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme.10Accanto a loro lavorava alle riparazioni, di fronte alla sua casa, Iedaia figlio di Carumaf e accanto a lui lavorava Cattus figlio di Casabnià.11Malchia figlio di Carim e Cassùb figlio di Pacat-Moab restaurarono la parte successiva di mura e la torre dei Forni.12Accanto a loro lavorava alle riparazioni insieme con le figlie, Sallùm figlio di Allòches, capo della metà del distretto di Gerusalemme.13Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la ricostruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.14Malchia figlio di Recàb, capo del distretto di Bet-Kerem, restaurò la porta del Letame; la ricostruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre.15Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide.16Dopo di lui Neemia figlio di Azbuk, capo della metà del distretto di Bet-Zur, lavorò alle riparazioni fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei Prodi.17Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i leviti, sotto Recum figlio di Bani; accanto a lui lavorava per il suo distretto Casabià, capo della metà del distretto di Keilà.18Dopo di lui lavoravano alle riparazioni i loro fratelli, sotto Binnui figlio di Chenadàd, capo dell'altra metà del distretto di Keilà;19accanto a lui Ezer figlio di Giosuè, capo di Mizpà, restaurava un'altra parte delle mura, di fronte alla salita dell'arsenale, all'angolo.20Dopo di lui Baruch figlio di Zaccai ne restaurava con ardore un'altra parte dall'angolo fino alla porta della casa di Eliasìb sommo sacerdote.21Dopo di lui Meremòt figlio di Uria, figlio di Akkoz, ne restaurava un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb.22Dopo di lui lavoravano i sacerdoti che abitavano la periferia.23Dopo di loro Beniamino e Cassùb lavoravano di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria figlio di Maaseia, figlio di Anania, lavorava presso la sua casa.24Dopo di lui Binnui figlio di Chenadàd restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino alla svolta, cioè all'angolo.25Palal figlio di Uzai lavorò di fronte alla svolta e alla torre sporgente dal piano di sopra della reggia, che dà sul cortile della prigione dopo di lui lavorava Pedaia figlio di Pareos.26Gli oblati che abitavano sull'Ofel, lavoravano fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, e di fronte alla torre sporgente.27Dopo di loro quelli di Tekòa ne restaurarono un'altra parte, di fronte alla gran torre sporgente e fino al muro dell'Ofel.28I sacerdoti lavoravano alle riparazioni sopra la porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla sua casa.29Dopo di loro Zadòk figlio di Immer lavorava di fronte alla sua casa. Dopo di lui lavorava Semaia figlio di Secania, custode della porta d'oriente.30Dopo di lui Anania figlio di Selemia e Canun sesto figlio di Zalaf restaurarono un'altra parte delle mura. Dopo di loro Mesullàm figlio di Berechia lavorava di fronte alla sua stanza.31Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorava fino alla casa degli oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e fino al piano di sopra dell'angolo.32Gli orefici e i mercanti lavorarono alle riparazioni fra il piano di sopra dell'angolo e la porta delle Pecore.
33Quando Sanballàt seppe che noi edificavamo le mura, si adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei34e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: "Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Rifarsi le mura e farvi subito sacrifici? Vogliono finire in un giorno? Vogliono far rivivere pietre sepolte sotto mucchi di polvere e consumate dal fuoco?".35Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: "Edifichino pure! Se una volpe vi salta su, farà crollare il loro muro di pietra!".
36Ascolta, Dio nostro, come siamo disprezzati! Fa' ricadere sul loro capo il loro dileggio e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!37Non coprire la loro iniquità e non sia cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.
38Noi dunque andavamo ricostruendo le mura che furono dappertutto portate fino a metà altezza; il popolo aveva preso a cuore il lavoro.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Salmi 56

1'Al maestro del coro. Su "Jonat elem rehoqim".'
'Di Davide. Miktam. Quando i Filistei lo tenevano prigioniero in Gat.'

2Pietà di me, o Dio, perché l'uomo mi calpesta,
un aggressore sempre mi opprime.
3Mi calpestano sempre i miei nemici,
molti sono quelli che mi combattono.

4Nell'ora della paura,
io in te confido.
5In Dio, di cui lodo la parola,
in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
6Travisano sempre le mie parole,
non pensano che a farmi del male.
7Suscitano contese e tendono insidie,
osservano i miei passi,
per attentare alla mia vita.

8Per tanta iniquità non abbiano scampo:
nella tua ira abbatti i popoli, o Dio.
9I passi del mio vagare tu li hai contati,
le mie lacrime nell'otre tuo raccogli;
non sono forse scritte nel tuo libro?

10Allora ripiegheranno i miei nemici,
quando ti avrò invocato:
so che Dio è in mio favore.

11Lodo la parola di Dio,
lodo la parola del Signore,
12in Dio confido, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?

13Su di me, o Dio, i voti che ti ho fatto:
ti renderò azioni di grazie,
14perché mi hai liberato dalla morte.
Hai preservato i miei piedi dalla caduta,
perché io cammini alla tua presenza
nella luce dei viventi, o Dio.


Ezechiele 20

1Il dieci del quinto mese, anno settimo, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me.2Mi fu rivolta questa parola del Signore:3"Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero ch'io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio.4Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri.5Di' loro: Dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzai la mano e giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nel paese d'Egitto e giurai per loro dicendo: Io, il Signore, sono vostro Dio.6Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre.7Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini dei propri occhi e non vi contaminate con gl'idoli d'Egitto: sono io il vostro Dio.
8Ma essi mi si ribellarono e non mi vollero ascoltare: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto.9Ma feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dal paese d'Egitto sotto i loro occhi.10Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto;11diedi loro i miei statuti e feci loro conoscere le mie leggi, perché colui che le osserva viva per esse.12Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico.
13Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non camminarono secondo i miei decreti, disprezzarono le mie leggi, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora io decisi di riversare su di loro il mio sdegno nel deserto e di sterminarli.
14Ma agii diversamente per il mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.15Avevo giurato su di loro nel deserto che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre,16perché avevano disprezzato i miei comandamenti, non avevano seguito i miei statuti e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli.17Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto.
18Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le regole dei vostri padri, non osservate le loro leggi, non vi contaminate con i loro idoli:19sono io, il Signore, il vostro Dio. Camminate secondo i miei decreti, osservate le mie leggi e mettetele in pratica.20Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che sono io, il Signore vostro Dio.
21Ma anche i figli mi si ribellarono, non camminarono secondo i miei decreti, non osservarono e non misero in pratica le mie leggi, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di essi l'ira nel deserto.
22Ma ritirai la mano e feci diversamente per riguardo al mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle genti, alla cui presenza io li avevo fatti uscire.23E nel deserto giurai loro, alzando la mia mano, che li avrei dispersi fra le genti e disseminati in paesi stranieri,24perché non avevano praticato le mie leggi, anzi, avevano disprezzato i miei decreti, profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri.
25Allora io diedi loro perfino statuti non buoni e leggi per le quali non potevano vivere.26Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.27Parla dunque agli Israeliti, figlio dell'uomo, e di' loro: Dice il Signore Dio: Ancora in questo mi offesero i vostri padri agendo con infedeltà verso di me:28dopo che io li ebbi introdotti nel paese che, levando la mia mano, avevo giurato di dare loro, essi guardarono ogni colle elevato, ogni albero verde e là fecero i sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici: là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libazioni.29Io dissi loro: Che cos'è quest'altura alla quale voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni.
30Ebbene, di' agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini,31vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, facendo le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - non mi lascerò consultare da voi.32E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le genti, come le tribù degli altri paesi che prestano culto al legno e alla pietra.33Com'è vero ch'io vivo - parola del Signore Dio - io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e rovesciando la mia ira.34Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con la mia ira traboccante35e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò.36Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese di Egitto così giudicherò voi, dice il Signore Dio.37Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il giogo dell'alleanza.38Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano, ma non entreranno nel paese d'Israele: così saprete che io sono il Signore.39A voi, uomini d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma infine mi ascolterete e il mio santo nome non profanerete più con le vostre offerte, con i vostri idoli;40poiché sul mio monte santo, sull'alto monte d'Israele - oracolo del Signore Dio - mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quel paese; là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte, le primizie dei vostri doni in qualunque forma me li consacrerete.41Io vi accetterò come soave profumo, quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi: mi mostrerò santo in voi agli occhi delle genti.
42Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele, nel paese che alzando la mia mano giurai di dare ai vostri padri.43Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse.44Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, uomini d'Israele". Parola del Signore Dio.


Seconda lettera a Timoteo 3

1Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili.2Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione,3senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene,4traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio,5con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro!6Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere,7che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità.8Sull'esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede.9Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli.
10Tu invece mi hai seguito da vicino nell'insegnamento, nella condotta, nei propositi, nella fede, nella magnanimità, nell'amore del prossimo, nella pazienza,11nelle persecuzioni, nelle sofferenze, come quelle che incontrai ad Antiòchia, a Icònio e a Listri. Tu sai bene quali persecuzioni ho sofferto. Eppure il Signore mi ha liberato da tutte.12Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.13Ma i malvagi e gli impostori andranno sempre di male in peggio, ingannatori e ingannati nello stesso tempo.14Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l'hai appreso15e che fin dall'infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù.16Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.


Capitolo XVIII: L’uomo non si ponga ad indagare, con animo curioso, intorno al Sacramento, ma si faccia umile imitatore di Cristo e sottometta i suoi sensi alla santa fede

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Parola del Diletto

1. Se non vuoi essere sommerso nell'abisso del dubbio, devi guardarti dall'indagare, con inutile curiosità intorno a questo altissimo Sacramento. "Colui che pretende di conoscere la maestà di Dio, sarà schiacciato dalla grandezza di lui" (Pro 25,27). Dio può fare cose più grandi di quanto l'uomo possa capire All'uomo è consentita soltanto una pia ed umile ricerca della verità, sempre pronta ad essere illuminata, e desiderosa di muoversi entro i salutari insegnamenti dei Padri. Beata la semplicità, che tralascia le ardue strade delle disquisizioni e prosegue nel sentiero piano e sicuro dei comandamenti di Dio. Sono molti quelli che, volendo indagare cose troppo sublimi, perdettero la fede. Da te si esigono fede e schiettezza di vita, non altezza d'intelletto e capacità di penetrare nei misteri di Dio. Tu, che non riesci a conoscere e a comprendere ciò che sta più in basso di te, come potresti capire ciò che sta sopra di te? Sottomettiti a Dio, sottometti i tuoi sensi alla fede, e ti sarà dato lume di conoscenza, quale e quanto potrà esserti utile e necessario. Taluni subiscono forti tentazioni circa la fede e il Sacramento; sennonché, non a loro se ne deve fare carico, bensì al nemico. Non soffermarti su queste cose; non voler discutere con i tuoi stessi pensieri, né rispondere ai dubbi insinuati dal diavolo. Credi, invece alle parole di Dio; affidati ai santi e ai profeti (2Cor 20,20), e fuggirà da te l'infame nemico. Che il servo di Dio sopporti tali cose, talora è utile assai. Il diavolo non sottopone alle tentazioni quelli che non hanno fede, né i peccatori, che ha già sicuramente in sua mano; egli tenta, invece, tormenta, in vario modo, le persone credenti e devote.

2.  Procedi, dunque, con schietta e ferma fede; accostati al Sacramento con umile venerazione. Rimetti tranquillamente a Dio, che tutto può, quanto non riesci a comprendere: Iddio non ti inganna; mentre si inganna colui che confida troppo in se stesso. Dio cammina accanto ai semplici, si rivela agli umili, "dà lume d'intelletto ai piccoli" (Sal 118,130), apre la mente ai puri di cuore; e ritira la grazia ai curiosi e ai superbi. La ragione umana è debole e può sbagliare, mentre la fede vera non può ingannarsi. Ogni ragionamento, ogni nostra ricerca deve andare dietro alla fede; non precederla, né indebolirla. Ecco, predominano allora la fede e l'amore, misteriosamente operanti in questo santissimo ed eccellentissimo Sacramento. Il Dio eterno, immenso ed onnipotente, fa cose grandi e imperscrutabili, in cielo e in terra; e a noi non è dato investigare le meravigliose sue opere. Ché, se le opere di Dio fossero tali da poter essere facilmente comprese dalla ragione umana, non si potrebbero dire meravigliose e ineffabili.


LETTERA 150: Agostino si rallegra con le nobili vedove Proba e Giuliana per il sacro velo preso da Demetriade, rispettivamente loro nipote e figlia, e ringrazia del dono inviatogli.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta tra la fine del 413 e l'inizio del 414.

Agostino si rallegra con le nobili vedove Proba e Giuliana per il sacro velo preso da Demetriade, rispettivamente loro nipote e figlia, e ringrazia del dono inviatogli.

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE PROBA E GIULIANA DEGNISSIME DELL'ONORE DOVUTO A SIGNORE, MERITAMENTE ILLUSTRI E NOBILISSIME FIGLIE

1. Avete colmato di gioia il mio cuore, d'una gioia tanto più soave, quanto più grande è l'amore che vi ispira, tanto più gradita quanto più sollecita fu la prontezza a farmela giungere. Con l'annuncio ben più fedele e più sicuro della vostra lettera avete prevenuto il volo rapidissimo della fama, che ha divulgato in un baleno e per ogni dove la consacrazione alla castità verginale di colei che vi è rispettivamente figlia e nipote, poiché in ogni luogo siete conosciute e mi avete colmato di gioia per avermi fatto conoscere un bene così eccellente, prima che potessi dubitarne, se l'avessi solamente sentito dire. Chi potrebbe esprimere a parole, chi potrebbe dire con degne lodi quanto sia incomparabilmente più glorioso e più utile che dalla vostra famiglia Cristo abbia delle donne vergini, che non uomini insigniti del consolato il mondo? Se è grande e glorioso vanto contrassegnare, con la dignità del proprio nome, il corso dei secoli, quanto è più grande e nobile trascorrere la vita nella integrità del cuore e del corpo? Si rallegri dunque la fanciulla, nobile di nascita, ma ancor più per santità, d'essere destinata a conseguire in cielo, mediante la sua unione con Dio, un posto più illustre di quello che otterrebbe se fosse destinata a propagare una prole illustre mediante l'unione con un uomo. La discendente degli Anici ha preferito di dar più lustro a una famiglia così illustre col rinunziare alle nozze, anziché moltiplicarla con nuovi discendenti, e imitare già nella carne la vita degli angeli anziché aumentare con la propria carne la vita dei mortali. E' molto più grande e feconda la felicità di crescere nella mente che divenir grossa nel ventre, risplendere per la purezza di cuore piuttosto che avere il seno gonfio di latte, procurare il cielo con le preghiere piuttosto che procreare una creatura della terra con le viscere. O figlie degnissime dell'onore dovuto a signore, godete appieno, a causa della vostra discendente, godete della felicità che è mancata a voi: perseveri essa sino alla fine, fedele a un matrimonio che non ha fine. Mi auguro che molte serve imitino la loro padrona, le plebee seguano l'esempio della patrizia; le donne superbe per il rango sociale imitino lei, che si innalza più delle altre per la la sua umiltà; le fanciulle che desiderano per sé la celebrità degli Anici ne scelgano la santità. Quando mai riuscirebbero a raggiungere la celebrità degli Anici per quanto ardentemente desiderata? Se al contrario desiderano con tutto il cuore la santità, la raggiungeranno subito. Vi protegga la destra dell'Altissimo, vi conservi sane e salve e vi conceda ancor maggior felicità, illustrissime figlie e signore onoratissime. Saluto nella dilezione del Signore e con tutto il rispetto dovuto ai vostri meriti i vostri figli, in modo speciale colei che è più alta per santità. Ho gradito assai il dono che m'avete inviato in occasione della professione monacale della vostra figliola.


6 - Alcune conversazioni di Maria santissima e di san Giuseppe sulle cose divine.

La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda

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428. Prima che san Giuseppe venisse a conoscenza del mistero dell'incarnazione, la Principessa del cielo soleva leggergli, in tempi opportuni, la sacra Scrittura, specialmente i Salmi e i Profeti. Come maestra sapientissima glieli spiegava, ed il santo sposo, che non aveva ancora ricevuto l'infusione della sapienza, le domandava molte cose; le risposte divine che la sua sposa gli dava riempivano il suo cuore di stupore e consolazione, per cui ora l'uno ora l'altra benedivano e lodavano il Signore. Ma dopo che il santo benedetto fu illuminato dalla rivelazione di questo grande mistero, la nostra Regina si rivolgeva a lui quale coadiutore, già designato, delle opere e dei misteri ammirabili della nostra redenzione; e con maggiore chiarezza e libertà conferivano su tutti gli oracoli divini, le profezie, la concezione del Verbo, la sua natività, l'educazione e la vita santissima. Maria spiegava tutto, anticipando ciò che avrebbero dovuto fare quando fosse giunto il giorno desideratissimo della venuta del bambino alla luce del mondo: ella lo avrebbe tenuto tra le sue braccia e alimentato con il suo latte verginale; ed il santo sposo, tra tutti i mortali, sarebbe stato partecipe di questa somma felicità. Solo riguardo alla morte e alla passione e a ciò che profetizzarono Isaia e Geremia ella parlava meno, non sembrandole opportuno dover affliggere, con questo pensiero, il suo sposo dal cuore tenero e semplice; né le pareva giusto informarlo più di quanto egli potesse apprendere dalle profezie tramandate sulla venuta del Messia e sul modo in cui questa sarebbe dovuta accadere. E volle ancora la prudentissima Vergine aspettare che fosse il Signore stesso a manifestarsi al suo servo, oppure che le rivelasse la sua divina volontà.

429. Intanto, con questi dolci ragionamenti, il fedelissimo sposo si andava tutto infiammando e con lacrime di giubilo diceva alla sua santissima sposa: «È possibile, Signora mia, che io debba avere la sorte di vedere tra le vostre braccia castissime il mio Dio e redentore? Io lo ascolterò e toccherò, e gli occhi miei vedranno il suo divino volto, ed il sudore del mio lavoro servirà al suo sostentamento: egli vivrà con noi, e mangeremo alla sua mensa, gli parleremo e converseremo con lui! Donde a me una così grande fortuna, che nessuno poté mai meritare? Come mi dolgo di vedermi tanto povero! Avessi ricchi palazzi per riceverlo e grandi tesori da offrirgli!». La sovrana Regina gli rispondeva: «Signore e sposo mio, è giusto che la vostra affettuosa sollecitudine si estenda il più possibile in ossequio al suo creatore, ma il nostro Dio e Signore non vuole venire al mondo in mezzo alle ricchezze e agli sfarzi effimeri e terreni, perché non ha bisogno di nessuna di queste cose, né per esse sarebbe disceso dal cielo sulla terra. Viene invece per restaurare il mondo e condurre gli uomini per i retti sentieri della vita eternai. E questo deve operarsi per mezzo dell'umiltà e della povertà in cui Dio vuol nascere, vivere e morire, per bandire dai cuori degli uomini la pesante avidità e l'arroganza che sono di ostacolo alla loro felicità. A questo fine l'Altissimo scelse la nostra povera ed umile casa, e non volle che noi fossimo ricchi di beni apparenti, fallaci e transitori, che risultano essere vanità delle vanità, afflizione per lo spirito, ed inoltre opprimono ed offuscano l'intelletto, rendendolo incapace di conoscere e comprendere la luce».

430. Altre volte il santo pregava la purissima Signora d'insegnargli la natura e l'essenza delle virtù, specialmente dell'amore verso Dio, per sapere come doveva comportarsi con il Verbo incarnato e per non venire riprovato come servo inutile ed inetto. A tali richieste condiscendeva la Regina e maestra delle virtù, indicandogli la via della perfezione. In tutti questi insegnamenti, però, procedeva con discrezione e umiltà per non sembrare, benché lo fosse, la maestra del suo sposo: anzi esponeva quanto diceva sotto la forma di conversazioni o di preghiera rivolta al Signore, ponendo ella stessa a Giuseppe delle domande e istruendolo con esse. In tutto conservava così la sua profondissima umiltà, senza che si ritrovasse in lei alcunché di contrario. Alcune volte alternavano queste conversazioni e la lezione di sacra Scrittura con il lavoro manuale, quando era necessario attendervi. E benché a san Giuseppe bastasse, come sollievo, la sola compassione che l'amabilissima Signora, con rara discrezione, gli dimostrava nel vederlo affaticato e stanco, tuttavia, a questa, ella aggiungeva la celeste dottrina, ponendo attenzione alla quale il fortunato santo operava più con le virtù, che con le mani. E la mansuetissima colomba, con la prudenza di sapiente vergine, lo alimentava con questo cibo divino, spiegandogli l'abbondanza dei frutti del lavoro. E siccome non si reputava degna di essere mantenuta dal lavoro del suo sposo, con questa considerazione, si umiliava ancor più come debitrice del suo sudore, accettandolo come una grande elemosina e un favore gratuito. Tutte queste ragioni la facevano sentire come la creatura più inutile della terra. E benché non potesse aiutare il santo nel suo lavoro, perché non era proporzionato alle forze di una donna e non era decoroso per la dignità e il contegno della divina Regina, tuttavia, in tutto quello che era compatibile alle qualità femminili, ella lo serviva come un'umile ancella; né era possibile, per la sua giudiziosa umiltà e per la gratitudine che nutriva verso san Giuseppe, che ella si prendesse cura di lui meno di quanto il suo cuore nobilissimo le andava suggerendo.

431. Tra le altre cose visibili miracolose che si palesarono a san Giuseppe durante le conversazioni con Maria santissima, avvenne un giorno, nel corso della sua gravidanza, che scesero dal cielo molti uccelli, di diversa specie, a festeggiare la Regina e signora delle creature, e circondandola, come se formassero un coro, cantarono con ammirabile armonia. E sempre erano cantici miracolosi, come lo era la loro visita alla divina Signora. Mai san Giuseppe aveva visto fino a quel giorno questa meraviglia, per cui pieno di ammirazione e giubilo, disse alla sua sovrana sposa: «È possibile, mia Signora, che i semplici uccellini e le creature prive di ragione debbano adempiere i loro doveri meglio di me? Se essi vi riconoscono, servono e riveriscono in quanto possono, è bene che concediate anche a me di adempiere ciò che debbo per giustizia». Rispose la prudentissima Vergine: «Signor mio, in quello che fanno questi uccelli del cielo, il loro Creatore ci offre un motivo efficace, affinché noi, che lo conosciamo, possiamo sentirci stimolati a impiegare tutte le nostre forze e facoltà per lodarlo, così come essi fanno per il Signore che porto nel mio seno. Io sono, però, una semplice creatura e perciò non si deve a me la venerazione, né vi è ragione che io l'accetti; devo bensì procurare che tutti lodino l'Altissimo perché ha riguardato l'umiltà della sua serva e l'ha arricchita con i tesori della sua divinità».

432. Accadeva, non poche volte, che la divina Signora ed il suo sposo si ritrovavano privi dei mezzi necessari per vivere, perché erano molto generosi nel prodigare ai poveri quanto possedevano; né mai si affannavano, come i figli di questo mondo, a procacciare il vitto e i vestititi con la diffidente avidità di chi calcola preventivamente. Ed il Signore disponeva che la fede e la pazienza della sua santissima Madre e di san Giuseppe non stessero inoperose. Questa condizione di penuria era per la celeste Signora d'incomparabile consolazione, non solo per l'amore alla povertà, ma anche per la straordinaria umiltà con cui si reputava indegna del sostentamento necessario per vivere; e le pareva perciò giustissimo che mancasse solo a lei. Con questa confessione benediva allora il Signore nella sua povertà; e solo per il suo sposo, che stimava degno, come uomo santo e giusto, chiedeva all'Altissimo di dargli nel bisogno il soccorso che egli attendeva da lui. E l'Onnipotente non si dimenticava mai dei suoi poveri'. E se da una parte dava loro la possibilità di meritarsi le virtù e di esercitarle, dall'altra dava loro il cibo nel tempo più opportuno. E questo la provvidenza divina lo disponeva in diversi modi. Alcune volte muoveva il cuore dei vicini e dei conoscenti di Maria santissima e del glorioso san Giuseppe, affinché li aiutassero con doni gratuiti o li ricambiassero per quanto avevano ricevuto. Altre volte, più abitualmente, li soccorreva santa Elisabetta dalla sua casa, perché, dopo che la Regina del cielo dimorò con lei, la devotissima donna si premurava di inviare loro, di volta in volta, alcuni regali e doni; e l'umile principessa corrispondeva sempre con qualche lavoro fatto dalle sue mani. Inoltre in alcune occasioni, la Regina si valeva, per la maggior gloria dell'Altissimo, del potere che ella come signora aveva sulle creature; comandava così agli uccelli dell'aria che le portassero i pesci dal mare o la frutta dalla campagna e quelli subito eseguivano. Talvolta le recavano anche un pezzo di pane con il becco. E di tutto questo molte volte era testimone il santo e fortunato sposo.

433. Altre volte venivano in loro aiuto, in modo ammirabile, i santi angeli. E per riferire uno dei molti miracoli che per opera di essi accaddero a Maria santissima e a Giuseppe, sceglierò il seguente. Prima, però, mi si deve permettere di supporre che la grandezza d'animo, la fede e la liberalità del santo fossero talmente grandi che mai nessuno avrebbe potuto trovare nel suo cuore traccia di avidità o di timorosa preoccupazione. E benché egli e la sua divina sposa si applicassero nel lavoro manuale, tuttavia mai ne richiedevano la ricompensa, né dicevano questo vale tanto o mi dovete dare tanto, perché lo facevano non per interesse, ma per ubbidienza e carità verso quelli che lo richiedevano. Lasciavano così alla loro discrezione di corrispondere in contraccambio: e ciò ricevevano non tanto come paga, quanto come elemosina spontaneamente elargita. Tale era la santità e la perfezione che san Giuseppe apprendeva nella scuola celeste che teneva nella sua casa. Ed in questo modo talvolta, non ricompensati per il lavoro, venivano a trovarsi bisognosi, senza cibo e privi del sostentamento necessario, fino a quando il Signore non provvedeva loro. Avvenne un giorno che passata la solita ora, si ritrovarono senza alcuna cosa da mangiare, e per ringraziare il Signore di questa prova - nell'attesa che aprisse loro la sua mano onnipotente - rimasero in orazione fino ad ora inoltrata. Ed ecco i santi angeli prepararono loro il pranzo ed apparecchiarono la mensa con frutta, pane bianchissimo, pesci e soprattutto una sorta di manicaretto o conserva di ammirabile fragranza e profumo. Poi alcuni angeli vennero a chiamare la loro Regina, ed altri san Giuseppe, suo sposo. Essi uscirono dalle loro stanze e riconoscendo il beneficio del cielo, con lacrime e fervore, resero grazie all'Altissimo al quale, dopo aver preso cibo, intonarono magnifici canti di lode.

434. Molti altri incontri simili a questo accadevano ordinariamente a Maria santissima ed al suo sposo. Dal momento che stavano soli e senza testimoni dalla vista dei quali occultare queste straordinarie opere, il Signore non era parco nel dispensare loro le meraviglie del suo braccio onnipotente. Inoltre quando dico che la divina Signora ha intonato dei cantici di lode, da sola o assieme a san Giuseppe o con gli angeli, si deve sempre intendere che erano cantici nuovi, come quelli che composero Anna la madre di Samuele, Mosè, Ezechia e altri Profeti in ringraziamento dei grandi benefici ricevuti dalla mano del Signore. E se fossero rimasti scritti tutti quelli che compose la Regina del cielo, si sarebbe potuto compilare un grande volume di incomparabile meraviglia per il mondo.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

435. Figlia mia amatissima, voglio che molte volte si rinnovi in te la sapienza del Signore, e che tu ne sia lo strumento e la voce, affinché conosca e anche i mortali conoscano in quali pericolosi inganni e perversi giudizi si perdono, come amanti della menzogna e delle cose vane e caduche. Chi tra gli uomini non si trova inviluppato nel fascino della ingorda avidità? Tutti universalmente ripongono la loro confidenza nell'oro e nei beni temporali; e fanno ogni sforzo per aumentarli. In questo affanno spendono la vita ed il tempo che fu dato loro per guadagnare la felicità e il riposo eterno. E così si perdono in questo labirinto di pene e preoccupazioni, come se non conoscessero Dio e la sua provvidenza, perché non si ricordano di chiedergli ciò che desiderano e neppure cercano di sperarlo e di ottenerlo dalla sua mano. In questo modo vengono a perdere tutto, perché confidano nella menzogna e nell'inganno da cui attendono la realizzazione dei loro desideri terreni. Questa cieca avidità è radice di tutti i mali: come castigo di essa, il Signore, sdegnato di tanta perversità, lascia che i mortali si abbandonino alla brutta e servile schiavitù dell'ingordigia, accecando in essa i loro intelletti ed indurendo i loro cuori. E immediatamente l'Altissimo allontana da loro il suo sguardo, come da oggetti abominevoli, negando la sua paterna protezione: questa è la misura piena dell'infelicità umana.

436. E sebbene sia vero che dagli occhi del Signore nessuno si può nascondere, nondimeno quando i prevaricatori e i nemici della sua legge l'offendono, allora allontana da loro il suo amoroso sguardo e la sua vigile provvidenza, abbandonandoli alla durezza delle loro brame. E così non conseguono né ottengono gli effetti della cura paterna di cui fruiscono coloro che ripongono nel Signore tutta la confidenza. Quelli invece che confidano nella propria forza e nell'oro, che toccano, raccoglieranno il frutto delle loro attese. E come l'essere divino ed il suo infinito potere distano dalla viltà e dalla finitudine dei mortali, così gli effetti dell'umana cupidigia sono lontani da quelli della provvidenza dell'Altissimo, il quale diventa rifugio e protezione degli umili che confidano in lui: questi sua Maestà rimirà con amore e tenerezza; con questi si delizia, ponendoli nel suo cuore e prestando attenzione a tutti i loro desideri e alle loro aspettative. Poveri eravamo il mio santo sposo Giuseppe ed io, e soffrimmo in alcuni tempi grandi bisogni, ma nessuno fece entrare nel nostro cuore il contagio dell'avarizia e dell'avidità. Eravamo solo premurosi della gloria dell'Altissimo, vivendo abbandonati alla sua fedelissima ed amorosa cura. E da questo egli fu mosso a fare tanto per noi, come tu hai ben compreso e scritto. In diversi modi veniva incontro alla nostra povertà, fino a comandare agli spiriti angelici, che lo assistono, di provvedere e preparare il cibo per noi.

437. Non voglio dire con questo che i mortali si diano in braccio all'ozio e alla negligenza, anzi è bene che lavorino tutti, perché il non faticare è un vizio assai reprensibile; però né l'ozio né l'applicazione devono essere esagerati; né la creatura deve porre la sua confidenza nella propria forza; né deve soffocare o impedire l'amore divino o bramare più di quello che basta per trascorrere la vita con temperanza; né si deve persuadere che per conseguirlo gli verrà meno la provvidenza del suo Creatore, né debba affliggersi e diffidare quando quest'ultima le sembrerà che ritardi`. E chi si trova nell'abbondanza non deve confidare in essa e tantomeno darsi all'ozio, dimenticandosi di essere soggetto alla pena del lavoro. E tanto l'abbondanza quanto la povertà si devono attribuire a Dio, in modo da farne uso santamente ed in modo equilibrato a gloria del Signore e creatore di tutto. Se gli uomini si regolassero con questo insegnamento, a nessuno mancherebbe l'assistenza del Signore, come vero Padre; e non sarebbe di scandalo al povero la necessità, né al ricco la prosperità. Da te, figlia mia, desidero che tu metta in pratica questa dottrina. Tu, però, specialmente la devi insegnare alle tue suddite, affinché non si turbino o siano eccessivamente preoccupate per il mangiare e il vestire, ma si affidino all'Altissimo e si abbandonino alla sua provvidenza. Infatti, se esse gli corrispondono nell'amore, io assicuro che giammai mancherà loro quanto sarà necessario. Inoltre le devi ammonire affinché le loro conversazioni siano sempre su cose sante e divine, ed a lode e gloria del Signore, secondo la dottrina dei loro maestri, delle Scritture, e dei santi libri; e così il loro colloquiare sia nei cieli con l'Altissimo, con me che sono loro Madre e superiora e con gli spiriti angelici, affinché diventino come essi nell'amore.


15-20 Maggio 2, 1923 Quando il Fiat Voluntas Tua avrà il suo compimento come in Cielo così in terra, allora verrà il pieno compimento della seconda parte del Pater Noster.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) La mia povera mente me la sentivo come sperduta nell’immensità dell’Eterno Volere, ed il mio dolce Gesù, ritornando al suo dire sulla Santissima Volontà di Dio mi ha detto:

(2) “Figlia mia, oh! come armonizzano bene i tuoi atti fatti nel mio Volere, armonizzano coi miei, con quelli della mia diletta Mamma, e l’uno scomparisce nell’altro e formano uno solo, sembra il Cielo in terra e la terra in Cielo, e l’eco dell’uno nei tre e dei tre in uno della Trinità Sacrosanta, oh! come risuona dolce al nostro udito, come ci rapisce, ma tanto, da rapire la nostra Volontà dal Cielo in terra. E quando il mio Fiat Voluntas Tua avrà il suo compimento come in Cielo così in terra, allora verrà il pieno compimento della seconda parte del Pater Noster, cioè, dacci oggi il nostro pane quotidiano. Io dicevo: Padre nostro, a nome di tutti, tre specie di pane ogni giorno vi chiedo: il pane della tua Volontà, anzi più che pane, perché se il pane è necessario due o tre volte al giorno, invece questo è necessario ogni momento, in tutte le circostanze, anzi dev’essere non solo pane, ma come aria balsamica che porta la vita, la circolazione della Vita Divina nella creatura; Padre, se non è dato questo pane della tua Volontà, non potrò mai ricevere tutti i frutti della mia Vita Sacramentale, che è il secondo pane che tutti i giorni ti chiediamo; oh! come si trova male la mia Vita Sacramentale perché il pane della tua Volontà non li alimenta, anzi trova il pane corrotto della volontà umana, oh! come mi fa schifo! come lo rifuggo! e sebbene vado a loro, ma i frutti, i beni, gli effetti, la santità, non posso darli, perché non trovo il pane nostro, e se qualche cosa do è in piccola proporzione, a seconda delle loro disposizioni, ma non tutti i beni che contengo, e la mia Vita Sacramentale aspetta paziente che l’uomo prenda il pane della Volontà Suprema per poter dare tutto il bene della mia Vita Sacramentale. Vedi dunque che il sacramento dell’Eucaristia, non solo, ma tutti i sacramenti lasciati alla mia Chiesa ed istituiti da Me, daranno tutti i frutti che contengono e pieno compimento quando il pane nostro, cioè la Volontà di Dio si farà come in Cielo così in terra. Dopo chiedevo il terzo pane, cioè il materiale. Come potevo dire: dacci oggi il nostro pane, in vista che l’uomo dovendo fare la nostra Volontà ciò che era nostro era suo, ed il Padre non doveva dare più il pane della sua Volontà, il pane della mia Vita Sacramentale, il pane giornaliero della vita naturale a figli illegittimi, usurpatori, cattivi, ma ai figli legittimi, buoni, che terranno in comune i beni del Padre, perciò dicevo: Dacci il nostro pane, allora mangeranno il pane benedetto, tutto le sorriderà intorno, la terra ed il Cielo porterà l’impronta dell’armonia del loro Creatore. Onde dopo soggiunsi: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Sicché anche la carità sarà perfetta, allora sarà perfetto il perdono, avrà l’impronta dell’eroismo come lo ebbi Io sulla croce, quando l’uomo avrà mangiato il pane della mia Volontà come lo mangiava la mia Umanità, allora le virtù saranno assorbite nella mia Volontà e riceveranno l’impronta del vero eroismo e di virtù divine, saranno come tanti fiumicelli che sbucheranno dal seno del gran mare della mia Volontà. E se soggiunsi: “E non c’indurre in tentazione”. Come mai Iddio lo poteva indurre in tentazione? Era perché l’uomo è sempre uomo, libero da sé stesso, perché Io non gli tolgo mai i diritti che nel crearlo gli ho dato, e lui, spaventato e temendo di sé, grida tacitamente, prega senza esprimersi in parole: “Dacci il pane della tua Volontà, affinché possiamo respingere tutte le tentazioni, ed in virtù di questo pane liberaci da ogni male. Così sia.

(3) Vedi dunque che tutti i beni dell’uomo ritrovano il loro rannodamento, il vincolo stretto del facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, la validità d’ogni loro atto, la restituzione dei beni perduti, la firma ed assicurazione che gli viene ridata la loro perduta felicità terrestre e celeste. Onde era tanto necessario che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra, che Io non ebbi altro interesse né insegnai altra preghiera, se non il Pater Noster, e la Chiesa, fedele esecutrice e depositaria dei miei insegnamenti l’ha sempre in bocca ed in ogni circostanza, e tutti, dotti ed ignoranti, piccoli e grandi, sacerdoti e secolari, re e sudditi, tutti mi pregano che la mia Volontà si faccia come in Cielo così in terra. Non vuoi tu dunque che la mia Volontà scenda sulla terra? Ma come la Redenzione ebbe il suo principio in una Vergine, non concepì in tutti gli uomini per redimerli, sebbene chiunque vuole può entrare nel bene della Redenzione e ricevermi ciascuno per sé solo nel sacramento, così ora la mia Volontà deve avere il suo principio, il possesso, la crescita e lo svolgimento in una vergine creatura; e poi, chi si disponga e voglia entrerà nei beni che il vivere nella mia Volontà contiene. Se non fossi stato concepito nella mia diletta Mamma, mai la Redenzione sarebbe venuta; così se non opero il prodigio di far vivere un’anima nella mia Suprema Volontà, il Fiat Voluntas Tua come in Cielo sulla terra non avrà luogo nelle umane generazioni”.