Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Vi è chi per ogni piccolo male prende una medicina e si guasta la salute volendola conservare. Così i puntigliosi e orgogliosi con ostentazione ad ogni passo, si Fanno conoscere per capricciosi e insopportabili. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 14° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 15

1In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero:2"Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!".3Ed egli rispose loro: "Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?4Dio ha detto:

'Onora il padre e la madre'

e inoltre:

'Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.'

5Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio,6non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione.7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:

8'Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.'
9'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'".

10Poi riunita la folla disse: "Ascoltate e intendete!11Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!".
12Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: "Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?".13Ed egli rispose: "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.14Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!".15Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola".16Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto?17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna?18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo.19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".

21Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio".23Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro".24Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele".25Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!".26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini".27"È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni".28Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.

29Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.30Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.31E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.

32Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada".33E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?".34Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini".35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,36Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.37Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene.38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.39Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.


Tobia 4

1In quel giorno Tobi si ricordò del denaro che aveva depositato presso Gabael in Rage di Media2e pensò: "Ho invocato la morte. Perché dunque non dovrei chiamare mio figlio Tobia e informarlo, prima di morire, di questa somma di denaro?".3Chiamò il figlio e gli disse: "Qualora io muoia, dammi una sepoltura decorosa; onora tua madre e non abbandonarla per tutti i giorni della sua vita; fa' ciò che è di suo gradimento e non procurarle nessun motivo di tristezza.4Ricordati, figlio, che ha corso tanti pericoli per te, quando eri nel suo seno. Quando morirà, dalle sepoltura presso di me in una medesima tomba.5Ogni giorno, o figlio, ricordati del Signore; non peccare né trasgredire i suoi comandi. Compi opere buone in tutti i giorni della tua vita e non metterti per la strada dell'ingiustizia.6Se agirai con rettitudine, riusciranno le tue azioni, come quelle di chiunque pratichi la giustizia.7Dei tuoi beni fa' elemosina. Non distogliere mai lo sguardo dal povero, così non si leverà da te lo sguardo di Dio.8La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da' molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco.9Così ti preparerai un bel tesoro per il giorno del bisogno,10poiché l'elemosina libera dalla morte e salva dall'andare tra le tenebre.11Per tutti quelli che la compiono, l'elemosina è un dono prezioso davanti all'Altissimo.12Guardati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione; anzitutto prenditi una moglie dalla stirpe dei tuoi padri e non una donna straniera, che cioè non sia della stirpe di tuo padre, perché noi siamo figli di profeti. Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.13Ama, o figlio, i tuoi fratelli; nel tuo cuore non concepire disprezzo per i tuoi fratelli, figli e figlie del tuo popolo, e tra di loro scegliti la moglie. L'orgoglio infatti è causa di rovina e di grande inquietudine. Nella pigrizia vi è povertà e miseria, perché l'ignavia è madre della fame.14Non rimandare la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, in quanto fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.15Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all'ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l'ubriachezza.16Da' il tuo pane a chi ha fame e fa' parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da' in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l'elemosina.17Versa il tuo vino e deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori.18Chiedi il parere ad ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio.19In ogni circostanza benedici il Signore e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene. Il Signore esalta o umilia chi vuole fino nella regione sotterranea. Infine, o figlio, conserva nella mente questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20Ora, figlio, ti faccio sapere che ho depositato dieci talenti d'argento presso Gabael figlio di Gabri, a Rage di Media.21Non temere se siamo diventati poveri. Tu avrai una grande ricchezza se avrai il timor di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore Dio tuo".


Salmi 5

1'Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.'

2Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.

4Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
5Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6gli stolti non sostengono il tuo sguardo.

Tu detesti chi fa il male,
7fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.

9Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.


Salmi 38

1'Salmo. Di Davide. In memoria.'

2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.

4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.

6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.

8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.

12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.

14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.

16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".

18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.

22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.


Sofonia 3

1Guai alla città ribelle e contaminata,
alla città prepotente!
2Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio.
3I suoi capi in mezzo ad essa
sono leoni ruggenti,
i suoi giudici sono lupi della sera,
che non hanno rosicchiato dal mattino.
4I suoi profeti sono boriosi,
uomini fraudolenti.
I suoi sacerdoti profanano le cose sacre,
violano la legge.
5In mezzo ad essa il Signore è giusto,
non commette iniquità;
ogni mattino da' il suo giudizio,
come la luce che non viene mai meno.

6Ho sterminato le nazioni,
le loro torri d'angolo sono state distrutte;
ho reso deserte le loro strade
sì che non c'è alcun passante;
sono state depredate le loro città
e nessuno più le abita.
7Io pensavo: "Almeno ora mi temerà!
Accoglierà la correzione.
Non si cancelleranno dai suoi occhi
tutte le punizioni che le ho inflitte".
Ma invece si sono affrettati
a pervertire di nuovo ogni loro azione.
8Perciò aspettatemi - parola del Signore -
quando mi leverò per accusare,
perché ho decretato di adunare le genti,
di convocare i regni,
per riversare su di essi la mia collera,
tutta la mia ira ardente:
poiché dal fuoco della mia gelosia
sarà consumata tutta la terra.

9Allora io darò ai popoli un labbro puro
perché invochino tutti il nome del Signore
e lo servano tutti sotto lo stesso giogo.
10Da oltre i fiumi di Etiopia
fino all'estremo settentrione,
i miei supplicanti mi porteranno offerte.

11In quel giorno non avrai vergogna
di tutti i misfatti commessi contro di me,
perché allora eliminerò da te
tutti i superbi millantatori
e tu cesserai di inorgoglirti
sopra il mio santo monte.
12Farò restare in mezzo a te
un popolo umile e povero;
confiderà nel nome del Signore
13il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.

14Gioisci, figlia di Sion,
esulta, Israele,
e rallegrati con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
15Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non vedrai più la sventura.
16In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
"Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
17Il Signore tuo Dio in mezzo a te
è un salvatore potente.
Esulterà di gioia per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
si rallegrerà per te con grida di gioia,
18come nei giorni di festa".

Ho allontanato da te il male,
perché tu non abbia a subirne la vergogna.
19Ecco, in quel tempo io sterminerò
tutti i tuoi oppressori.
Soccorrerò gli zoppicanti, radunerò i dispersi,
li porrò in lode e fama
dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna.
20In quel tempo io vi guiderò,
in quel tempo vi radunerò
e vi darò fama e lode
fra tutti i popoli della terra,
quando, davanti ai vostri occhi,
ristabilirò le vostre sorti, dice il Signore.


Prima lettera ai Corinzi 15

1Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi,2e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano!
3Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture,4fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,5e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli.8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.9Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.10Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.11Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato!14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono.16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.18E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.19Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.21Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti;22e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo.23Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo;24poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza.25Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi.26L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte,27perché 'ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi'. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa.28E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro?30E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente?31Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore!32Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Èfeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, 'mangiamo e beviamo, perché domani moriremo'.33Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".34Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.

35Ma qualcuno dirà: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?".36Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore;37e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere.38E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo.39Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci.40Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri.41Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.42Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile;43si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza;44si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che45il primo 'uomo', Adamo, 'divenne un essere vivente', ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.46Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.47Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo.48Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.49E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste.50Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati,52in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.53È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.

54Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:

'La morte è stata ingoiata per la vittoria.'
55'Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione'?

56Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge.57Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!58Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.


Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito

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 1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.

 2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.


LETTERA 3* [273] A FELICE, SIGNORE VERAMENTE ASSAI AMATO, FIGLIO SUO E COLLEGA NEL DIACONATO, AGOSTINO INVIA SALUTI NEL SIGNORE

Lettere - Sant'Agostino

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Non mantenere i voti fatti a Dio è cosa assai menzognera.

1. Considerando sempre di più l'oggetto su cui hai chiesto il mio parere, sono costretto a gridare: Fino a quando sarete duri di cuore, figli degli uomini? Perché amate le cose vane e cercate la menzogna? 1 Che c'è infatti di tanto vano quanto negare alla propria figlia, per il desiderio di godere d'una discendenza terrena, le ricompense del cielo preparate per le vergini consacrate a Dio? E, dopo essere stata colpita dalla perdita di tanti figli, voler ricevere da Dio tramite l'unica figlia rimastale - di cui è incerta la salute temporale come quella di tutti gli uomini - dei nipoti mortali e soggetti a tante sventure dei mortali, opponendo non a un uomo bensì a Dio un evidente rifiuto e un inganno? Che c'è di più menzognero che promettere a Dio la verginità d'una bimbetta in pericolo di vita perché la risusciti come se fosse già morta, e poi infrangere lo stesso voto dopo che la bimba è tornata in vita, sostituendo [con voto] la propria vedovanza alla verginità della figlia sottratta di soppiatto, come se Dio non sapesse che cosa è meglio, e non fosse capace di distinguere queste due [specie di voti]? Una tale idea è molto terrena 2. Il cuore stia in alto e disprezzerà tutte le cose terrene in vista della felicità celeste. Se siete risuscitati insieme con Cristo - dice l'Apostolo - cercate le cose del cielo, ove Cristo è assiso [in trono] alla destra di Dio, pensate alle cose del cielo, non alle cose di questa terra 3.

La madre di quella bimba dovrebbe consacrare a Dio la propria vedovanza.

2. Questa nostra figlia quindi, se non sa dominare l'istinto sessuale, si sposi [di nuovo] 4 e sia una delle donne di cui il medesimo Dottore dice: Desidero che le giovani [vedove] si risposino, abbiano figli, siano madri di famiglia, poiché la frase che segue: non dare all'avversario alcuna occasione di parlare male di noi 5 vuol dire " pensare alle cose del cielo " 6. Se al contrario essa è capace di resistere all'istinto sessuale cosicché sua figlia diventi in tal modo inferiore a lei, quanto più è capace di far sì che la figlia sia migliore di lei! Sebbene una vedova consacrata a Dio non possa tuttavia essere uguale a sua figlia nel caso che questa sia una vergine consacrata; si ponga perciò nella condizione di consacrata come la figlia, ma non si sostituisca al posto di essa. Essa non deve offrire il bene del proprio stato sottraendo quello migliore appartenente ad un'altra persona, ma ha [sempre] la facoltà di fare una scelta riguardante [solo] se stessa 7. In effetti non deve dirsi ch'essa abbia fatto voto della propria vedovanza, dal momento che in queste condizioni chiede ancora se può controbilanciare la conservazione della propria vedovanza con la soppressione della verginità della figlia, ma non la controbilancia in alcun modo; e ciò non solo perché la verginità è superiore allo stato vedovile, ma anche perché questo è un suo stato personale, quella invece è [il bene] di un'altra persona, e senza dubbio non deve, per un suo guadagno personale, cercare il danno di un'altra persona 8. Per conseguenza, se potesse effettuarsi ciò che è impossibile, se cioè, mediante la continenza, potesse riacquistare la verginità, neppure in questo modo dovrebbe ricercare uno scambio siffatto; poiché la madre avrebbe dovuto associarsi allo stato di [persona consacrata] della figlia, non già sottrarle un bene sì grande, e perciò non innalzarsi a quello stato superiore facendone discendere la figlia.

Non dipende dalla madre che cosa sceglierà la figlia da adulta.

3. Essa dunque - come abbiamo detto - è padrona di sé 9, non avendo ancora fatto voto [di rimanere vedova], dal momento che ancora chiede se deve obbligarsi con un voto per una tale faccenda. Quanto invece al voto già fatto [riguardo alla figlia], essa deve mantenerlo e non chiedere se debba mantenerlo. Tuttavia, qualora mi chiedesse se deve far voto di rimanere vedova, io le darei la seguente risposta più fondata e più giusta: " Tu devi farlo; devi farlo però non al fine di togliere a tua figlia la possibilità di rimanere vergine ". Perché poi ho detto: " Devi farlo, ma non per il motivo che tu hai in mente ", devi per un poco prestarmi attenzione. Dopo che il Signore Gesù ebbe mostrato la dura condizione dei coniugati riguardo al divieto di ripudiare la moglie 10, i suoi discepoli gli dissero: Se questa è la condizione dell'uomo riguardo alla moglie, non conviene ammogliarsi 11. A queste parole il Signore rispose: Non tutti capiscono questo insegnamento, ma solo coloro ai quali è concesso [da Dio] 12, e poco dopo: Chi è capace d'intendere, cerchi d'intendere 12. Sei dunque tu che devi capire, tu che per tua figlia, anzi contro tua figlia, affinché essa non resti vergine sei pronta a restare [vedova]; e con una tale tua disposizione dimostri di poter intendere e non hai alcun mezzo con cui scusarti di fronte a colui che disse: Chi è capace d'intendere, cerchi d'intendere. Cerca dunque di capire, poiché lo puoi, ma rifletti che quegli evirati sono lodati per essersi castrati al fine d'aver parte al regno dei cieli 13, e non per aver godimenti e consolazioni sulla terra; cerca di capire per crescere [in virtù] e non per menomare [spiritualmente] tua figlia; cerca di capire al fine di possedere ciò che avrai promesso con voto, non per togliere a tua figlia ciò di cui hai fatto voto; cerca di capire per avere delle virtù più numerose e più fruttuose ma non per avere dei nipoti, riguardo ai quali dovresti temere la perdita come quella di altri nipoti che hai già sperimentata. A proposito invece di tua figlia devi mantenere, per quanto dipende da te, il voto fatto da te. Poiché - come dice la Scrittura - È meglio non fare voti anziché farli e non mantenerli 14, e così incorrono - dice l'Apostolo - nella condanna per aver mancato all'impegno preso da esse in precedenza 15. Ho detto: Mantieni i tuoi voti per quanto dipende da te, poiché non dipende da te la scelta che farà la ragazza quando sarà cresciuta, quando cioè sarà giunta all'età in cui dovrà scegliere, ma dipende da te con quale speranza devi allevare colei votata da te [alla verginità]. La ragazza però, se lo preferirà, potrà scegliere - prima di abbracciare lo stato di verginità - il matrimonio, senza peccato né da parte tua né da parte sua; in tal caso essa perderà solo ciò che avrebbe acquistato qualora, dando il suo consenso al voto formulato da te, avesse continuato a restare vergine. Faccio un esempio: uno viene battezzato da bambino ma se poi, giunto all'età in cui può ragionare, disapproverà e rinnegherà il battesimo conferitogli per volontà dei genitori, perderà il bene che, qualora fosse restato nella medesima grazia, avrebbe conseguito, vale a dire quello di essere nella vita eterna con Cristo, e perciò gli resterà solo il castigo eterno in cui sarà con il diavolo. Allo stesso modo, se una ragazza educata dai genitori nella speranza della verginità consacrata, una volta diventata adulta, prima di abbracciare il medesimo stato di vita consacrata a Dio, scegliesse di maritarsi, subirebbe la perdita non del regno di Dio, come quel ragazzo, ma solo di una ricompensa più grande nel regno di Dio. Poiché, come è detto: Se uno non rinascerà in virtù dell'acqua e dello Spirito, non entrerà nel regno di Dio 16, così non è detto allo stesso modo: " Colei che non avrà scelto la verginità consacrata, non entrerà nel regno di Dio ". Certamente però, se dopo aver fatto a Dio voto della sua verginità, verrà meno all'impegno di santità preso da lei, sarà condannata per aver vanificato l'impegno precedente 17. Da ciò dunque da cui deve guardarsi la ragazza una volta che avrà abbracciato lo stato di verginità, devi guardarti tu per quanto riguarda il voto che hai fatto della sua verginità. Anzi, a maggior ragione, data l'incertezza della volontà futura di tua figlia, al voto fatto da te riguardo a lei si deve aggiungere anche il voto di restare tu stessa vedova affinché, se essa acconsentirà al voto fatto da te, tu possa restare con lei nella vedovanza consacrata, poiché non puoi esserlo più nella verginità consacrata; se invece per caso sceglierà uno stato diverso, tu devi rimanere, invece di lei, nello stato che solo ti è possibile. Dio poi ha il potere di farvi restare ambedue nei suoi doni ". Ecco ciò che direi a quella donna cristiana, a proposito della quale hai creduto di dovermi consultare.

La madre preghi che si compia il voto fatto per la figlia.

4. A te, invece, io dico: " Con essa cerca di comportarti a seconda dell'amore ch'essa ti dà l'impressione di avere di ciò che è bene per il regno dei cieli ". Poiché bisogna stare attenti che, desiderando essa di rimanere vedova per uno scopo diverso da quello per cui ciò deve bramarsi, non sia capace di resistere agli impulsi violenti della sua età soprattutto a causa delle vicende umane ognora incerte. Effettivamente non è in suo potere che la figlia si sposi e dia alla luce dei figli e naturalmente si deve temere che, capitando per caso - Dio ne scampi - qualche altro infortunio, essa pensi d'essere stata defraudata e d'aver perduto - per così dire - la ricompensa del proprio impegno di vita cristiana e, mossa da un tale pensiero carnale, si scoraggi. Ma il nostro Dio che ha detto: Non tutti comprendono questo insegnamento, ma solo coloro ai quali è stato concesso 18, tenga saldo il suo cuore e lo tenga sollevato in alto perché essa preferisca i beni celesti e disprezzi le vicende terrestri da lei sperimentate. Quanto alla figlia, essa deve avere di mira e implorare che si adempia il voto ch'essa ben conosce; glielo conceda colui nelle mani del quale siamo noi e i nostri discorsi.

Ag. chiede come si comportino gli orfani della pia Innocenza.

5. Tu non sai, anzi tu sai quanta gioia io desideri avere dei figli della pia Innocenza, della quale ho appreso la morte solo dalla tua ultima lettera. Ti chiedo poi che, alla prima occasione che ti si presenterà di rispondermi, non ti dispiaccia di farmi sapere come si comportano, quanto alla fede di Cristo, tutti i suoi figli che ha lasciato quaggiù.

 

1 - Sal 4, 3.

2 - Cf. Col 3, 2; Fil 3, 19.

3 - Col 3, 1-2.

4 - 1 Cor 7, 9.

5 - 1 Tm 5, 14.

6 - Cf. Col 3, 2.

7 - Cf. 1 Cor 7, 37.

8 - Cf. PUBL. SYR. 295; SEN., De ira 4, 8, 1.

9 - Cf. 1 Cor 7, 36 ss.

10 - Cf. Mt 5, 31; 19, 3.

11 - Mt 19, 10.

12 - Mt 19, 11-12.

13 - Qo 5, 4.

14 - 1 Tm 5, 12.

15 - Gv 3, 5.

16 - 1 Tm 5, 12.

17 - Mt 19, 11.

18 - Sap 7, 16.


6 - La vera devozione a Maria

Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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60. Avendo fin qui detto qualcosa circa la necessità della devozione alla Santa Vergine, bisogna ora spiegare in che cosa essa consista; lo farò, con l'aiuto di Dio dopo aver esposto alcune verità fondamentali, che serviranno a illuminare questa grande e solida forma di devozione che desidero far conoscere.

61. PRIMA VERITÀ: Gesù Cristo nostro Salvatore, vero Dio e vero Uomo, deve essere il fine ultimo di tutte le nostre devozioni, altrimenti esse sarebbero false e ingannevoli. Gesù Cristo è l'alpha e l'omega, l'inizio e la fine di tutte le cose. Noi non lavoriamo - dice l'Apostolo - che per rendere ogni uomo perfetto in Gesù Cristo, poiché è in lui solo che abita tutta la pienezza della Divinità e tutte le altre pienezze di grazie, di virtù e di perfezioni; è solo in lui che noi siamo stati benedetti con ogni benedizione spirituale; egli è il nostro unico maestro che ci insegna, il nostro unico Signore dal quale noi dobbiamo dipendere, il nostro unico capo al quale noi dobbiamo rimanere uniti, il nostro unico modello al quale ci dobbiamo conformare, l'unico medico che ci può guarire, l'unico pastore che ci può nutrire, l'unica via che ci guida, l'unica verità che dobbiamo credere, l'unica vita che ci fa vivere, è il nostro unico tutto che in ogni cosa ci deve bastare. Non è stato dato altro nome sotto il cielo, se non il nome di Gesù, dal quale noi possiamo essere salvati. Dio non ci ha dato altro fondamento per la nostra salvezza, perfezione e gloria se non Gesù Cristo: ogni edificio che non sia fondato su questa solida pietra è fondato sulla sabbia mobile e presto o tardi infallibilmente cadrà. Ogni fedele che non è unito a lui come un tralcio al tronco della vite cadrà, seccherà e non sarà utile che per essere gettato sul fuoco. Se noi siamo in Gesù Cristo e Gesù Cristo è in noi, non dobbiamo temere alcuna dannazione; né gli angeli in cielo, né gli uomini sulla terra, né i demoni nell'inferno, né alcun'altra creatura può farci del male, perché nulla ci può separare dalla carità di Dio che è in Gesù Cristo. Per mezzo di Gesù Cristo, con Gesù Cristo, in Gesù Cristo noi possiamo tutto: dobbiamo rendere ogni onore e gloria al Padre, nell'unità dello Spirito Santo, rendere perfetti noi stessi ed essere il buon odore di vita eterna per il nostro prossimo. 62. Se dunque voglio promuovere una solida devozione alla Santa Vergine, non è che per promuovere in modo più perfetto quella di Gesù Cristo e per indicare un mezzo facile e sicuro per trovare Gesù Cristo. Se la devozione alla Santa Vergine allontanasse da Gesù Cristo, bisognerebbe rigettarla come una illusione del demonio; ma è proprio il contrario, come ho già dimostrato e come dirò ancora tra poco: questa devozione ci è necessaria per trovare Gesù Cristo in modo perfetto, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente.

63. Mi rivolgo qui un momento verso di te, o mio amabile Gesù, per lamentarmi amorevolmente davanti alla tua divina Maestà del fatto che la maggior parte dci cristiani, anche i più illuminati, non conosce il legame necessario che c'è tra te e la tua santa Madre: Tu, o Signore, sei sempre con Maria, e Maria è sempre con te e non può stare senza di te, altrimenti cesserebbe di essere quello che è; ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, che non esiste più; sei tu solo, o mio Gesù, che vivi e regni in lei, più perfettamente che in tutti gli angeli e i beati. Ah! se si conoscesse la gloria e l'amore che tu ricevi in questa meravigliosa creatura, si avrebbero ben altri sentimenti per te e per lei. Ella è così intimamente unita a te, che si potrebbe più facilmente separare la luce dal sole, o il calore dal fuoco; dico di più, si potrebbero separare da te tutti gli angeli e i santi, piuttosto che la divina Maria: perché ella ti ama più ardentemente e ti dà gloria più perfettamente di tutte le altre tue creature prese insieme.

64. Detto questo, o mio amabile Maestro, non è incredibile e doloroso costatare l'ignoranza e le tenebre di tante persone nei confronti della tua santa Madre? Non parlo tanto dei non credenti, o dei pagani, che non ti conoscono e non si curano di conoscere lei; non parlo neppure degli eretici e degli scismatici, che non cercano di essere devoti della tua santa Madre, essendosi separati da te e dalla tua santa Chiesa; parlo invece proprio dei cristiani cattolici, e anche di coloro che tra i cattolici sono dei maestri, che fanno professione di insegnare agli altri le verità ma che non conoscono né te, ne la tua santa Madre, se non in modo teorico, arido, sterile e indifferente. Questi Signori parlano solo raramente della tua santa Madre e della devozione che le si deve, perché temono - dicono - che se ne abusi, che si renda offesa a te, onorando troppo la tua santa Madre. Se vedono o sentono qualche devoto della Santa Vergine parlare con insistenza della devozione a questa buona Madre, e parlarne con un accento tenero, deciso e persuasivo, come di un mezzo sicuro senza illusioni, di un cammino breve senza pericoli, di una via immacolata senza imperfezioni e di un segreto meraviglioso per trovare te e amarti perfettamente, essi gli gridano contro e gli presentano mille false ragioni per provargli che non bisogna parlare troppo della Vergine Santa, che ci sono gravi esagerazioni in questa devozione e che bisogna impegnarsi ad estirparle, che bisogna parlare di te, piuttosto che portare la gente verso la devozione alla Santa Vergine, che è già amata abbastanza. Qualche volta li si intende parlare della devozione alla tua santa Madre, non per diffonderla e promuoverla, ma per contrastare gli abusi che se ne fanno, mentre questi signori non nutrono una sentita fede, né una devozione tenera per te, poiché non ne hanno per Maria e considerano il Rosario, lo scapolare, la corona, come devozioni da donnette, buone per gli ignoranti, non necessarie per salvarsi; se poi capita loro di incontrare qualche devoto della Vergine Santa, che ha l'abitudine di recitare il Rosario, o è impegnato in qualche altra pratica di devozione mariana, sono capaci di cambiargli in fretta l'atteggiamento e il cuore; invece del Rosario, gli consiglieranno di recitare i sette Salmi; invece della devozione alla Santa Vergine, lo esorteranno alla devozione per Gesù Cristo. O mio amabile Gesù, queste persone hanno forse il tuo spirito? Ti fanno piacere quando agiscono in questo modo? Ti può piacere lo sforzo di non piacere alla tua santa Madre, pensando che questo ti dispiaccia? La devozione alla tua santa Madre impedisce forse quella verso di te? Conserva ella forse per sè l'onore che le si rende? Oppure fa parte a se? E' forse un'estranea, in nessun modo legata a te? Ti dispiace se si cerca di piacere a lei? E il donarsi a lei e amarla è forse un separarsi, o un allontanarsi dal tuo amore?

65. Eppure, mio amabile Maestro, se ciò che ho detto risulta vero, la maggior parte degli intellettuali, a punizione del proprio orgoglio, non saprebbe far di più per allontanare dalla devozione alla tua santa Madre, o per condurre all'indifferenza verso di essa. Difendimi, Signore, difendimi da questo loro sentire e agire; dammi invece un po' di quei sentimenti di riconoscenza, di stima, di rispetto e di amore che tu nutri verso la tua santa Madre, affinché io possa maggiormente amare e glorificare te, imitandoti e seguendoti da vicino.

66. Come se finora non avessi detto nulla in onore della tua santa Madre, fammi la grazia di lodarla degnamente, nonostante tutti i suoi nemici, che sono anche i tuoi, ai quali io voglio dire ad alta voce con i santi: «Non presuma di ottenere misericordia da Dio chi offende la sua santa Madre».

67. Per ottenere dalla tua misericordia un'autentica devozione alla tua santa Madre e per diffonderla su tutta la terra, fa che io ti ami ardentemente e accogli per questo l'ardente supplica che ti voglio fare, con sant'Agostino e con i tuoi veri amici. «Tu sei, o Cristo, il mio padre santo, il mio Dio pieno di misericordia, il mio re infinitamente grande, tu sei il mio pastore amorevole, il mio unico maestro, il mio aiuto pieno di bontà, il mio amato, di bellezza somma, il mio pane Vivo, il mio eterno sacerdote, sei la mia guida verso la patria, la mia vera luce, la mia dolcezza tutta santa, la Via del mio ritorno; sei la sapienza che brilla per il suo splendore, la semplicità pura, la mia pace serena; sei tutta la mia protezione, la mia preziosa eredità, la mia salvezza eterna. O Gesù Cristo, mio Signore, perché in tutta la mia vita ho amato, desiderato altro diverso da te, Gesù mio Dio? Dov'ero quando non pensavo a te? Ah! almeno a partire da ora, che il mio cuore non abbia altri desideri, altri ardori che per il Signore Gesù; che non si dilati che per amare lui solo. Desideri dell'anima mia, correte; e già abbastanza tardi; affrettatevi a raggiungere lo scopo al quale aspirate, cercate davvero colui che cercate. O Gesù, anatema sia chi non ti ama! Sia pieno di amarezza chi non ti ama! O dolce Gesù, sii l'amore, la delizia e l'ammirazione di ogni cuore degnamente consacrato alla tua gloria. Dio del mio cuore, mia eredità, divino Gesù, il mio cuore sprofondi nel tuo santo svenimento; sii tu stesso la vita mia; che nella mia anima s’accenda il carbone bruciante del tuo amore e che avvampi un incendio tutto divino; possa bruciare senza tregua sull'altare del mio cuore e incendiare il mio essere fino in fondo; possa consumare l'intimo dell'anima mia; e infine, nel giorno della mia morte, possa comparirti davanti tutto consumato nel tuo amore. Amen.» Ho voluto trascrivere questa meravigliosa preghiera di sant'Agostino perché la si ripeta tutti i giorni per chiedere l'amore di Gesù, che noi cerchiamo per mezzo della divina Maria.

68. SECONDA VERITÀ: Da ciò che Gesù è nei nostri riguardi, bisogna concludere che noi non ci apparteniamo, come dice l'Apostolo, ma siano totalmente suoi, come suoi membri e suoi schiavi, che egli ha riscattato a caro prezzo, versando tutto il suo sangue. Prima del battesimo noi eravamo del demonio, come schiavi suoi; il battesimo ci ha reso veramente schiavi di Gesù Cristo, i quali non devono vivere, né lavorare, né morire che per portare frutto per questo Dio Uomo, per glorificarlo nel nostro corpo e farlo regnare nell'anima nostra: noi siamo sua conquista, popolo acquistato e sua eredità. E' per lo stesso motivo che lo Spirito Santo ci paragona: 1°. ad alberi piantati lungo le acque della grazia, nel campo della Chiesa, che a suo tempo devono dare i loro frutti; 2°. ai tralci di una vite, di cui Gesù Cristo è il tronco, che devono maturare una buona uva; 3°. a un gregge, di cui Gesù Cristo è il pastore che deve moltiplicarsi e dare latte; 4°. a una fertile terra, di cui Dio è l'agricoltore e nella quale il seme si moltiplica e produce il trenta, il sessanta o il cento per uno. Gesù Cristo ha maledetto il fico sterile e ha condannato il servo inutile, che non aveva fatto fruttificare il suo talento. Questo dimostra che Gesù Cristo desidera avere frutti dalle nostre deboli persone; vuole vedere le opere buone, perché queste gli appartengono in modo esclusivo: «Creati in Gesù Cristo per le buone opere». Queste parole dello Spirito Santo mostrano che Gesù Cristo è l'unico principio e deve essere l'unico fine di tutte le nostre buone opere e che noi lo dobbiamo servire, non solo come dei servi salariati, ma come schiavi d'amore. Ora mi spiego.

69. Vi sono due modi, quaggiù, di appartenere a un altro e di dipendere dalla sua autorità: la semplice servitù e la schiavitù; ciò che noi chiamiamo servo e schiavo. Con la servitù, diffusa tra i cristiani, un uomo si impegna a servirne un altro durante un certo tempo, con un salario o una ricompensa. Con la schiavitù, un uomo è totalmente dipendente da un altro per tutta la vita e deve servire il suo padrone senza esigere alcun salario ne ricompensa, come se fosse una delle sue bestie sulla quale si ha diritto di vita e di morte.

70. Vi sono tre specie di schiavitù: la schiavitù di natura, la schiavitù forzata e la schiavitù volontaria. Tutte le creature sono schiave di Dio nel primo modo: «Del signore è la terra e quanto contiene»; i demoni e i dannati lo sono nel secondo modo; i giusti e i santi lo sono nel terzo modo. La schiavitù volontaria è la più perfetta e rende maggior gloria a Dio: essa riguarda il cuore, esige il cuore e si riferisce al Dio del cuore, o della volontà d'amore; con questa schiavitù si compie la scelta di Dio e del suo servizio, al di sopra di ogni cosa, anche quando la natura non lo esige.

71. C'è una fondamentale differenza tra un servo e uno schiavo. 1° Un servo non dà al suo padrone tutto ciò che egli è o che ha, o tutto ciò che può acquisire da altri o da se stesso; lo schiavo invece dà al suo padrone tutto se stesso, tutto ciò che possiede e ciò che potrebbe acquisire, senza nessuna eccezione. 2° Il servo esige una paga per i servizi che rende al suo padrone; lo schiavo invece non può chiedere nulla, qualunque sia il suo impegno, l'importanza e la durezza del suo lavoro. 3° Il servo può abbandonare il suo padrone quando vuole, o almeno quando scade il tempo del servizio; lo schiavo invece non ha il diritto di lasciare il suo padrone quando vuole. 4° Il padrone del servo non ha su di lui nessun diritto di vita o di morte, in modo che se lo uccidesse come una delle sue bestie da lavoro commetterebbe un omicidio ingiusto; invece il padrone dello schiavo ha su di lui - per legge - diritto di vita e di morte, cosicché egli lo può vendere a chi vuole, o ucciderlo, come farebbe - passi il paragone - con il suo cavallo. 5° Infine, il servo non è a servizio del suo padrone che per un tempo determinato, mentre lo schiavo lo è per sempre.

72. Non c'è nulla tra gli uomini che ci faccia appartenere a un altro più della schiavitù; allo stesso modo tra i cristiani non c'è nulla che ci faccia appartenere più completamente a Gesù Cristo e alla sua santa Madre che la schiavitù volontaria, secondo l'esempio di Gesù Cristo stesso, che ha preso «la condizione di schiavo» per nostro amore, e della Vergine Santa, la quale si è dichiarata serva e schiava del Signore. L'Apostolo si onora del titolo di «servo di Cristo». Nella Sacra Scrittura i cristiani sono spesso chiamati servi di Cristo. Il termine di servo, secondo la giusta osservazione di un dotto, un tempo significava schiavo, non essendoci ancora dei servi come sono intesi oggi; i padroni erano serviti solo da schiavi, o da liberti. Il Catechismo del santo Concilio di Trento, per non lasciarci alcun dubbio di essere schiavi di Gesù Cristo, si esprime con un termine che non può essere equivoco e ci chiama mancipia Christi, schiavi di Gesù Cristo.

73. Detto questo, affermo che dobbiamo appartenere a Gesù Cristo e servirlo non solo come dei servitori pagati, ma come degli schiavi per amore, che si danno a causa di un grande amore e si dedicano a servirlo in qualità di schiavi, per il solo onore di appartenergli. Prima del battesimo noi eravamo schiavi del demonio; il battesimo ci ha reso schiavi di Gesù Cristo; per i cristiani è possibile essere: o schiavi del demonio, oppure schiavi di Gesù Cristo.

74. Ciò che affermo di Gesù Cristo in modo assoluto, lo dico della Vergine Santa in modo relativo, avendola Gesù Cristo scelta come compagna indissolubile della propria vita, morte, gloria e potere, in cielo e sulla terra; le ha così dato per grazia, relativamente alla sua Maestà, tutti i diritti e i privilegi che egli possiede per natura. Dicono i santi: «Tutto ciò che Conviene a Dio per natura, Conviene a Maria per grazia». Dunque, secondo essi, non avendo i due che una medesima volontà e potere, hanno anche gli stessi sudditi, servitori e schiavi.

75. Secondo il pensiero dei santi e di molti Studiosi autorevoli, possiamo dirci e farci schiavi d'amore della Santa Vergine, al fine di esser in tal modo più perfettamente schiavi di Gesù Cristo. La Santa Vergine è il mezzo di cui il Signore si è servito per venire a noi; ed è anche il mezzo di cui noi ci dobbiamo servire per andare a lui; ella non è come le altre creature, che potrebbero allontanarci piuttosto che avvicinarci a Dio, se ci attacchiamo ad esse; invece la propensione più forte di Maria è di unirci a Gesù Cristo, suo Figlio; e la più forte inclinazione del Figlio è che si vada a lui per mezzo della sua santa Madre; e gli si fa onore e piacere, come lo si farebbe a un re, facendosi schiavo della regina per diventare più perfettamente suo suddito e schiavo. Per questo i santi Padri, e san Bonaventura dopo di essi, dicono che la Santa Vergine è la via per andare al Signore.

76. Di più, se - come ho già detto - la Santa Vergine è la Regina e la Sovrana del cielo e della terra: «Ecco, tutto è sottomesso al volere di Dio, anche la Vergine; ecco, tutto è sottomesso al volere della Vergine, anche Dio», dicono sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Bonaventura, allora non ha ella forse tanti sudditi e schiavi quante sono le creature? E non è pensabile che tra tanti schiavi per forza, ve ne siano di quelli per amore, che per loro libera volontà scelgono Maria come loro sovrana, in qualità di schiavi? Se gli uomini e i demoni hanno i loro schiavi volontari, forse che Maria non potrebbe averne? Del resto un re considererebbe un onore il fatto che la regina, sua consorte, abbia degli schiavi sui quali avere diritto di vita e di morte, poiché l'onore e il potere dell'uno è l'onore e il potere dell'altra; e chi potrebbe credere che il Signore, come il migliore dei figli, abbia fatto parte di tutto il suo potere alla sua santa Madre e trovi poi strano che ella abbia degli schiavi? Ha egli meno rispetto e meno amore per sua Madre, che non Assuero per Ester e Salomone per Betsabea? Chi lo potrebbe pensare?

77. Ma dove mi conduce la penna? Perché mi fermo a provare una cosa cosi evidente? E poi, se non ci si vuole considerare schiavi della Vergine Santa, che importa? Ci si faccia e ci si dica schiavi di Gesù Cristo! Ma lo si è lo stesso della Vergine Santa, poiché Gesù è frutto e gloria di Maria. E' ciò che si realizza in modo perfetto con la devozione di cui parleremo tra poco.

78. TERZA VERITÀ: Le nostre migliori azioni sono di solito macchiate e corrotte dal cattivo fondo che è in noi. Quando si mette dell'acqua limpida e pulita in un vaso che sa di cattivo, o del vino in una botte che è stata guastata da altro vino, l'acqua pulita e il vino buono vengono guastati e facilmente prendono un cattivo odore. Allo stesso modo quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti, o il vino delizioso del suo amore, nel vaso della nostra anima, guastata dal peccato originale e attuale, questi doni vengono di solito guastati e rovinati dal cattivo lievito e dal cattivo fondo che il peccato ha lasciato dentro di noi; le nostre azioni, anche quelle che riguardano le virtù più sublimi, ne risentono. E' dunque molto importante, per raggiungere la perfezione che si ottiene soltanto con l'unione a Gesù Cristo, saperci svuotare di ciò che vi è cattivo dentro di noi; altrimenti il Signore che è infinitamente puro e che non tollera per nulla la più piccola macchia dell'anima ci rigetterà da se e non si unirà a noi.

79. Per vuotarci di noi stessi bisogna anzitutto conoscere bene - con la luce dello Spirito Santo - il nostro cattivo fondo, l'incapacità nostra di operare il bene utile alla salvezza, la nostra debolezza in ogni cosa, l'incostanza continua, l'indegnità alla grazia e la malvagità presente ovunque. Il peccato del primo padre ci ha tutti - quasi completamente - guastati, inaciditi, gonfiati e corrotti, come il lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta dove è stato messo. I peccati attuali da noi commessi - mortali o veniali - anche se sono stati perdonati, hanno aumentato la nostra concupiscenza, la debolezza, l'incostanza e la corruzione, lasciando dei rifiuti nella nostra anima. I nostri corpi sono talmente corrotti da essere chiamati dallo Spirito Santo corpi di peccato, concepiti nel peccato, nutriti nel peccato e capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie, che si corrompono ogni giorno più, capaci di generare solo scabbia, parassiti e corruzione. La nostra anima poi, unita al corpo, è diventata così carnale da essere chiamata carne: «Ogni carne aveva pervertito la sua condotta sulla terra». Abbiamo in eredità solo orgoglio, accecamento dello spirito, durezza del cuore, debolezza e incostanza dell'anima, concupiscenza, passioni in subbuglio e malattie del corpo. Siamo, per condizione di natura, più orgogliosi dei pavoni, più attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più invidiosi dei serpenti, più ingordi dei porci, più collerici delle tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più incostanti delle banderuole. Non abbiamo dentro di noi che il nulla e il peccato e non meritiamo altro che l'ira di Dio e l'inferno eterno.

80. Dopo ciò, dobbiamo meravigliarci se il Signore ha detto a colui che lo voleva seguire di rinunciare a se stesso e di odiare la propria anima; e che colui che amava la propria anima l'avrebbe perduta, e colui che la odiava l'avrebbe salvata? Questa infinita Sapienza, che non dà ordini senza un motivo, ci ordina di odiare noi stessi perché siamo grandemente degni di odio: nulla di più degno d'amore che Dio; nulla di più degno di odio che noi stessi.

81. Ancora: per vuotarci di noi stessi dobbiamo morire ogni giorno a noi stessi; bisogna cioè rinunciare alle operazioni delle potenze dell'anima, e dei sensi del corpo; dobbiamo vedere come se non vedessimo, ascoltare come se non ascoltassimo, usare le cose di questo mondo come se non le usassimo. E' ciò che san Paolo chiama morire ogni giorno: «Ogni giorno io affronto la morte». «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo»; rimane a terra e non produce nessun frutto buono. Se non moriamo a noi stessi, se le nostre devozioni più sante non ci conducono a questa morte necessaria e feconda, non porteremo frutto valido e le nostre devozioni rimarranno inutili, le nostre opere di giustizia saranno macchiate dall'amor proprio e dalla nostra volontà, e così Dio rifiuterà i più grandi sacrifici e le azioni migliori che noi possiamo compiere; alla nostra morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti, privi di una sola scintilla di quel puro amore che viene comunicato alle anime che muoiono a se stesse e la cui vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio.

82. Infine, dobbiamo scegliere tra tutte le devozioni alla Santa Vergine quella che maggiormente ci porta a questa morte a noi stessi, essendo questa la migliore e la più santificante; non dobbiamo credere che tutto ciò che luccica sia oro, che tutto ciò che è dolce sia miele, che tutto ciò che è facile da compiere e praticato dalla maggior parte sia più santificante. Come in natura vi sono dei segreti per realizzare in poco tempo, con poca spesa e con facilità, certe operazioni naturali, così vi sono dei segreti nell'ordine della grazia, per compiere in poco tempo, con dolcezza e facilità, le operazioni soprannaturali, come il vuotarsi di se stessi, il ricolmarsi di Dio e il diventare perfetti. La pratica di devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia, sconosciuto alla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti e praticato e gustato da un piccolissimo numero. Per iniziare a scoprire questa pratica di devozione, ecco una quarta verità conseguente alla terza.

83. QUARTA VERITÀ: E' più perfetto perché più umile il non avvicinarsi a Dio da soli, senza un mediatore. La nostra condizione umana è così corrotta - come ho dimostrato - che se contiamo sui nostri sforzi, iniziative e disposizioni per arrivare a Dio e piacergli, è certo che tutte le nostre opere buone saranno macchiate, o di poco peso davanti a Dio per indurlo ad unirsi a noi ed esaudirci. Non è infatti senza motivo che Dio ci ha dato dei mediatori presso la sua Maestà: ha visto la nostra indegnità e incapacità e ha avuto pietà di noi; per permetterci di accedere alle sue misericordie ci ha provvisti di intercessori potenti presso la sua grandezza; trascurare questi mediatori e avvicinarci direttamente alla sua santità senza nessuna presentazione è mancare di umiltà e di rispetto verso Dio, così eccelso e santo; sarebbe dare meno attenzione a questo Re dei re, di quella che si usa dare a un re o ad un principe della terra, al quale non ameremmo avvicinarci senza un qualche amico che ci presenti.

84. Il Signore è nostro avvocato e mediatore di redenzione presso Dio Padre; è per mezzo di lui che noi dobbiamo pregare con tutta la Chiesa trionfante e militante; è per mezzo di lui che abbiamo accesso alla Maestà divina e non dobbiamo mai comparire davanti a lui se non sostenuti e rivestiti dei suoi meriti, come il piccolo Giacobbe rivestito dalle pelli dei capretti davanti a suo padre Isacco per ricevere la sua benedizione.

85. Ma non abbiamo forse bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso? La nostra purezza è abbastanza grande per unirci direttamente a lui e da soli? Non è egli forse Dio, in ogni cosa uguale al Padre e quindi il Santo dei santi, altrettanto degno di rispetto che il Padre suo? Se per infinito amore egli si è fatto nostro garante e mediatore presso Dio suo Padre, per placarlo e pagare ciò che noi gli dovevamo, bisogna per questo che gli dobbiamo meno rispetto e meno amore per la sua maestà e santità? Diciamo dunque arditamente con san Bernardo che abbiamo bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso e che la divina Maria è colei che è più capace di svolgere questo compito di carità; è per mezzo di lei che Gesù Cristo è venuto a noi ed è per mezzo di lei che noi dobbiamo andare a lui. Se abbiamo timore di andare direttamente a Gesù Cristo Dio, a causa della sua infinita grandezza, o per la nostra pochezza, o a motivo dei nostri peccati, invochiamo con coraggio l'aiuto e l'intercessione di Maria nostra Madre: ella è buona e tenera, non c'è nulla in lei di austero e scostante, nulla di troppo alto e di troppo abbagliante; guardando lei, noi vediamo la nostra semplice natura. Ella non è il sole, che per la violenza dei suoi raggi potrebbe abbagliarci a causa della nostra debolezza; è invece bella e dolce come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera per renderla adatta alla nostra debole portata. E' così piena di carità che non rigetta nessuno di coloro che invocano la sua intercessione, anche se sono peccatori; dicono i santi: non si è mai sentito dire, da che mondo è mondo, che qualcuno sia ricorso alla Vergine Santa con fiducia e perseveranza e sia stato da lei rifiutato. Ella è così potente che mai le sue domande sono state rigettate; non ha che da presentarsi davanti al Figlio suo per pregarlo e subito egli accoglie ed esaudisce; egli viene sempre vinto amorevolmente dal suo seno, dal suo grembo e dalle preghiere della sua cara Madre.

86. Tutto questo è tratto dagli scritti di san Bernardo e di san Bonaventura; secondo essi, noi abbiamo tre gradini da salire per andare a Dio: il primo, il più vicino a noi e più conforme alla nostra possibilità è Maria; il secondo è Gesù Cristo; il terzo è Dio Padre. Per andare a Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice di intercessione; per andare all'eterno Padre, bisogna andare a Gesù, nostro mediatore di redenzione. Ora, mediante la pratica - di devozione che esporrò tra poco, è proprio questo l'ordine che si segue in modo perfetto.

87. QUINTA VERITÀ: Vista la nostra debolezza e fragilità, è molto difficile per noi conservare le grazie e i tesori che abbiamo ricevuto da Dio: 1° . Perché conserviamo questo tesoro, che vale più del cielo e della terra, in vasi fragili di creta, cioè in un corpo corruttibile, in un'anima debole e incostante, che un nulla scuote e abbatte.

88. 2°. Perché i demoni, che sono ladri astuti, ci vogliono sorprendere per derubarci e svaligiarci; essi spiano giorno e notte il momento favorevole; si aggirano di continuo attorno a noi per divorarci e toglierci in un attimo, per mezzo di un peccato, ciò che abbiamo potuto guadagnare in grazia e in meriti durante molti anni. La loro malizia ed esperienza, le loro astuzie e il loro numero ci devono far temere moltissimo questa sventura, visto che persone piene di grazie, molto ricche in virtù, più mature in esperienza e più elevate in santità, sono state sorprese, derubate e infelicemente saccheggiate Ah! quanti cedri del Libano e stelle del firmamento si sono visti cadere miseramente e perdere in poco tempo la loro altezza e lo, splendore! Da dove viene questo strano cambiamento? Non è stata una mancanza di grazia, che non viene meno a nessuno, ma una mancanza dì umiltà; si sono creduti più forti e sicuri di quanto non fossero; si sono ritenuti capaci di custodire i loro tesori; si sono fidati e appoggiati su se stessi; hanno creduto la loro casa abbastanza sicura, le loro casseforti abbastanza solide per custodire il prezioso tesoro della grazia, e a causa di questa sottile fiducia in se stessi (anche se sembrava loro di appoggiarsi unicamente sulla grazia di Dio), il Signore giustissimo, abbandonandoli a se stessi, ha permesso che fossero derubati. Ahimè! Se avessero conosciuto la meravigliosa devozione che in seguito presenterò, avrebbero affidato il loro tesoro alla Vergine potente e fedele, che glielo avrebbe custodito come un bene suo, e persino se ne sarebbe fatto un dovere di giustizia.

89. 3°. E' difficile perseverare nello stato di grazia, a causa della incredibile corruzione del mondo. Il mondo è oggi così corrotto che quasi per necessità i cuori religiosi sono macchiati, se non dal suo fango, almeno dalla polvere; è quasi un miracolo se una persona riesce a rimanere salda in mezzo a questo torrente impetuoso senza essere trascinata, o in mezzo a questo mare tempestoso senza esserne sommersa, o saccheggiata dai pirati e dai corsari, o in mezzo a questa aria inquinata senza rimanere danneggiata: è la Vergine sempre fedele, in cui il serpente non ha mai agito, che opera questo miracolo nei confronti di quelli e quelle che l'amano nel miglior modo.


11-99 Luglio 28, 1915 L’anima che vive nella Divina Volontà forma un sol cuore con quello di Gesù.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Ripetevo i miei lamenti con Gesù dicendogli: “Come mi hai lasciato? Mi promettesti che tutti i giorni, almeno una volta saresti venuto, e oggi è passato il mattino, il giorno è sul declinare e non vieni ancora? Gesù, che strazio è la tua privazione, che morte continua, eppure sono del tutto abbandonata nella tua Volontà, anzi te la offro questa tua privazione, come Tu m’insegni, per dare la salvezza a tante altre anime per quanti istanti sono priva di Te. Le pene che soffro mentre sono priva di Te, le metto come corona intorno al tuo cuore, per impedire che le offese delle creature entrino nel tuo cuore, e per impedire a Te che condanni nessun anima all’inferno; ma con tutto ciò, oh! mio Gesù, la natura me la sento sconvolgere ed incessantemente ti chiamo, ti cerco, ti sospiro”. In questo mentre, il mio amabile Gesù mi ha steso le sue braccia al collo, e stringendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, dimmi, che desideri, che vuoi fare, che ami? ”

(3) Ed io: “Desidero Te, e che tutte le anime si salvino, voglio fare la tua Volontà, e amo Te solo”.

(4) E Lui: “Sicché desideri ciò che voglio Io, con ciò tu tieni in proprio pugno Me, ed Io te, né tu puoi disgiungerti da Me, né Io da te. Come dunque dici che ti ho lasciato? ”

(5) Poi ha soggiunto con un accento tenero: “Figlia mia, chi fa la mia Volontà è tanto immedesimato con Me, che il suo cuore ed il mio formano uno solo, e siccome tutte le anime che si salvano, si salvano per mezzo di questo cuore, e come si forma il palpito così prendono il volo alla salvezza uscendo dalla bocca di questo cuore, sicché darò all’anima il merito di quelle anime salve, avendo voluto lei insieme con Me la salvezza di quelle anime, e avendomi servito di lei come vita del mio proprio cuore”.