Sotto il Tuo Manto

Domenica, 22 giugno 2025 - San Tommaso Moro (Letture di oggi)

La cosa più bella che ti possa capitare qui sulla terra è scoprire che Dio è il tuo Padre. Da questa consapevolezza nasce la certezza di non essere più solo. Qualcuno nega l'azione diretta di Dio nella vita concreta. Ma come uno può dire "Padre, dacci oggi il nostro pane quotidiano" se non crede che Dio possa intervenire nella fecondità  dei campi e nella vita dell'uomo? Il Padre interviene sempre nella vita dei Suoi figli. Interviene nelle grandi come nelle piccole cose, interviene nel lavoro e nella salute, interviene nella buona e nella cattiva sorte. Se escludi Dio dalle tue facende, a poco a poco tu non crederai più. Credere significa scoprire di avere un Padre. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 12° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 7

1Non giudicate, per non essere giudicati;2perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati.3Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?4O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?5Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

6Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

7Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;8perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.9Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?10O se gli chiede un pesce, darà una serpe?11Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!

12Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.

13Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa;14quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!

15Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.16Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?17Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi;18un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.19Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.20Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere.

21Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.22Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?23Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande".
28Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:29egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.


Secondo libro dei Maccabei 13

1Nell'anno centoquarantanove giunse notizia agli uomini di Giuda che Antioco Eupàtore muoveva contro la Giudea con numerose truppe;2era con lui Lisia, suo tutore e preposto agli affari dello stato, che aveva con sé un esercito greco di centodiecimila fanti, cinquemilatrecento cavalli, ventidue elefanti e trecento carri falcati.3A costoro si unì anche Menelao, il quale incoraggiava con molta astuzia Antioco, non per la salvezza della patria, ma per la speranza di essere rimesso al suo posto di comando.4Ma il Re dei re eccitò l'ira di Antioco contro quello scellerato e, quando Lisia ebbe additato costui come causa di tutti i mali, diede ordine che fosse condotto a Berèa e messo a morte secondo l'usanza del luogo.5Vi è là una torre di cinquanta cubiti piena di cenere. Essa ha un ordigno girevole che da ogni lato fa cadere a precipizio sulla cenere.6Di lassù chi è reo di sacrilegio o chi ha raggiunto gli estremi in certi altri delitti, tutti lo spingono alla morte.7In tal modo l'empio Menelao incontrò la morte e non trovò terra per la sepoltura;8giusto castigo poiché, dopo aver commesso molti delitti attorno all'altare dov'erano il fuoco sacro e la cenere, nella cenere trovò la sua morte.
9Il re avanzava con barbari sentimenti e con l'intenzione di far provare ai Giudei trattamenti peggiori di quelli che avevano subiti sotto suo padre.10Quando Giuda seppe queste cose, ordinò al popolo di pregare il Signore giorno e notte, perché, come altre volte, così anche ora aiutasse coloro che erano in pericolo di essere privati della legge, della patria e del tempio santo11e non permettesse che il popolo, che aveva appena goduto di un breve respiro, cadesse in mano a quegli infami pagani.12Quando ebbero fatto ciò tutti insieme ed ebbero supplicato il Signore misericordioso con gemiti e digiuni e prostrazioni per tre giorni continui, Giuda li esortò e comandò loro di tenersi preparati.13Tenuto poi un convegno a parte con gli anziani, decise che si dovesse, con l'aiuto di Dio, risolvere le cose uscendo a battaglia prima che l'esercito entrasse nella Giudea e si impadronisse della città.14Affidando poi ogni cura al creatore del mondo, esortò i suoi a combattere da prodi fino alla morte per le leggi, per il tempio, per la città, per la patria, per le loro istituzioni, e pose il campo vicino a Modin.15Data ai suoi uomini la parola d'ordine "Vittoria di Dio", con giovani valorosi ben scelti, piombò di notte sulla tenda del re nell'accampamento, uccise circa tremila uomini e trafisse il più grosso degli elefanti insieme con l'uomo che era nella torretta16e alla fine riempirono tutto il campo di terrore e confusione; poi se ne tornarono ad impresa ben riuscita.17Quando già spuntava il giorno, la cosa era compiuta, per la protezione del Signore che aveva assistito Giuda.
18Il re, avuto questo saggio dell'audacia dei Giudei, tentava con l'astuzia la conquista delle posizioni.19Così si spingeva contro Bet-Zur, una ben munita fortezza dei Giudei, ma veniva respinto, aveva sfortuna e falliva;20mentre Giuda faceva giungere il necessario agli assediati.21Intanto Rodoco, appartenente alle file dei Giudei, aveva rivelato i segreti ai nemici: fu ricercato, preso e tolto di mezzo.22Il re tornò a trattare con quelli che erano in Bet-Zur, diede e ricevette la destra di pace e se ne andò. Assalì gli uomini di Giuda ma ebbe la peggio.23Ricevette poi notizia che Filippo, lasciato in Antiochia a dirigere gli affari, agiva da dissennato e ne rimase sconcertato; invitò i Giudei a trattare, si sottomise, si obbligò con giuramento a rispettare tutte le giuste condizioni, ristabilì l'accordo e offrì un sacrificio, onorò il tempio e beneficò il luogo.24Fece accoglienze al Maccabeo e lasciò Egemònide come stratega da Tolemàide fino al paese dei Gerreni.25Venne a Tolemàide, ma i cittadini di Tolemàide si mostrarono malcontenti per quegli accordi; erano irritati contro coloro che avevano voluto abolire i loro privilegi.26Salì allora sulla tribuna Lisia, fece la sua difesa meglio che poté, li persuase, li calmò, li rese ragionevoli; poi tornò ad Antiochia. Così si svolse la spedizione del re e il suo ritorno.


Giobbe 28

1Certo, per l'argento vi sono miniere
e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
2Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
3L'uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all'estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
4Forano pozzi lungi dall'abitato
coloro che perdono l'uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
5Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
7L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
8non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
9Contro la selce l'uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
10nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l'occhio:
11scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
13L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14L'abisso dice: "Non è in me!"
e il mare dice: "Neppure presso di me!".
15Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.
16Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
17Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
18Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
19Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.
20Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
21È nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
22L'abisso e la morte dicono:
"Con gli orecchi ne udimmo la fama".
23Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
26quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28e disse all'uomo:
"Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza".


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Isaia 1

1Visione che Isaia, figlio di Amoz, ebbe su Giuda e su Gerusalemme nei giorni di Ozia, di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda.

2Udite, cieli; ascolta, terra,perché il Signore dice:
"Ho allevato e fatto crescere figli,
ma essi si sono ribellati contro di me.
3Il bue conosce il proprietario
e l'asino la greppia del padrone,
ma Israele non conosce
e il mio popolo non comprende".
4Guai, gente peccatrice,
popolo carico di iniquità!
Razza di scellerati,
figli corrotti!
Hanno abbandonato il Signore,
hanno disprezzato il Santo di Israele,
si sono voltati indietro;
5perché volete ancora essere colpiti,
accumulando ribellioni?
La testa è tutta malata,
tutto il cuore langue.
6Dalla pianta dei piedi alla testa
non c'è in esso una parte illesa,
ma ferite e lividure
e piaghe aperte,
che non sono state ripulite, né fasciate,
né curate con olio.
7Il vostro paese è devastato,
le vostre città arse dal fuoco.
La vostra campagna, sotto i vostri occhi,
la divorano gli stranieri;
è una desolazione come Sòdoma distrutta.
8È rimasta sola la figlia di Sion
come una capanna in una vigna,
come un casotto in un campo di cocomeri,
come una città assediata.
9Se il Signore degli eserciti
non ci avesse lasciato un resto,
già saremmo come Sòdoma,
simili a Gomorra.

10Udite la parola del Signore,
voi capi di Sòdoma;
ascoltate la dottrina del nostro Dio,
popolo di Gomorra!
11"Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?"
dice il Signore.
"Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di giovenchi;
il sangue di tori e di agnelli e di capri
io non lo gradisco.
12Quando venite a presentarvi a me,
chi richiede da voi
che veniate a calpestare i miei atri?
13Smettete di presentare offerte inutili,
l'incenso è un abominio per me;
noviluni, sabati, assemblee sacre,
non posso sopportare delitto e solennità.
14I vostri noviluni e le vostre feste
io detesto,
sono per me un peso;
sono stanco di sopportarli.
15Quando stendete le mani,
io allontano gli occhi da voi.
Anche se moltiplicate le preghiere,
io non ascolto.
Le vostre mani grondano sangue.
16Lavatevi, purificatevi,
togliete il male delle vostre azioni
dalla mia vista.
Cessate di fare il male,
17imparate a fare il bene,
ricercate la giustizia,
soccorrete l'oppresso,
rendete giustizia all'orfano,
difendete la causa della vedova".
18"Su, venite e discutiamo"
dice il Signore.
"Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
diventeranno bianchi come neve.
Se fossero rossi come porpora,
diventeranno come lana.
19Se sarete docili e ascolterete,
mangerete i frutti della terra.
20Ma se vi ostinate e vi ribellate,
sarete divorati dalla spada,
perché la bocca del Signore ha parlato".

21Come mai è diventata una prostituta
la città fedele?
Era piena di rettitudine,
la giustizia vi dimorava;
ora invece è piena di assassini!
22Il tuo argento è diventato scoria,
il tuo vino migliore è diluito con acqua.
23I tuoi capi sono ribelli
e complici di ladri;
tutti sono bramosi di regali,
ricercano mance,
non rendono giustizia all'orfano
e la causa della vedova fino a loro non giunge.
24Perciò, oracolo del Signore,
Dio degli eserciti,
il Potente di Israele:
"Ah, esigerò soddisfazioni dai miei avversari,
mi vendicherò dei miei nemici.
25Stenderò la mano su di te,
purificherò nel crogiuolo le tue scorie,
eliminerò da te tutto il piombo.
26Renderò i tuoi giudici come una volta,
i tuoi consiglieri come al principio.
Dopo, sarai chiamata città della giustizia,
città fedele".
27Sion sarà riscattata con la giustizia,
i suoi convertiti con la rettitudine.
28Tutti insieme finiranno in rovina ribelli e peccatori
e periranno quanti hanno abbandonato il Signore.
29Vi vergognerete delle querce
di cui vi siete compiaciuti,
arrossirete dei giardini
che vi siete scelti,
30poiché sarete come quercia
dalle foglie avvizzite
e come giardino senza acqua.
31Il forte diverrà come stoppa,
la sua opera come scintilla;
bruceranno tutte e due insieme
e nessuno le spegnerà.


Prima lettera ai Tessalonicesi 2

1Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana.2Ma dopo avere prima sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.3E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna;4ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.5Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone.6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.7Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature.8Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio.10Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti;11e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi,12incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

13Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei,15i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini,16impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.

17Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo.18Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito.19Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta?20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.


Capitolo XIII: Nel Sacramento l’anima devota tenda con tutta se stessa all’unione con Cristo

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Voce del discepolo

1. "Chi mi darà, o Signore, di trovare te solo", di aprirti tutto il mio cuore e di godere di te, secondo il desiderio dell'anima mia? "Allora nessuno potrebbe offendermi" (Ct 8,1), nessuna creatura potrebbe scuotermi, e neppure sfiorarmi con uno sguardo; ma sarai tu solo a parlarmi, ed io a te, come colui che ama suole parlare con la persona amata, e come l'amico suole stare a mensa con l'amico. Questo io chiedo, questo io desidero: unirmi tutto a te, distogliere il mio cuore da tutto ciò che è creato e apprendere a gustare sempre più le cose celesti ed eterne, grazie alla santa Comunione e alla frequente celebrazione della Messa. Ah, Signore Dio, quando sarò interamente unito e assunto in te, dimenticando del tutto me stesso? Tu in me ed io in te. Fa' che possiamo rimanere uniti così. Veramente tu sei "il mio diletto scelto tra mille" (Ct 5,10), con il quale piacque all'anima mia di restare per tutti i giorni della vita. Veramente tu sei colui che mi dà la pace; colui nel quale consiste la pace suprema, il riposo vero, e fuori del quale tutto è fatica e dolore e miseria senza fine. "Veramente tu sei il Dio nascosto" (Is 45,15); la tua conversazione non è con i malvagi; la tua parola si rivolge agli umili e ai semplici. "Oh, quanto è soave, o Signore, il tuo Spirito" (Sap 12,1): tu vuoi mostrare la tua benevolenza ai tuoi figli e ti degni di ristorarli "con il pane sommamente soave che scende dal cielo" (Sap 16,20s).

2. Davvero "non c'è altro popolo così grande, a cui i propri dei si siano fatti così vicini, come sei vicino tu, o Dio nostro" (Dt 4,7), a tutti i tuoi fedeli. A questi, infatti, tu doni te stesso in salutare nutrimento, quale quotidiano conforto e quale mezzo per volgere il cuore verso il cielo. C'è un'altra gente così gloriosa, come il popolo cristiano? C'è, sotto il nostro cielo, una creatura da te così amata come l'anima devota, nella quale entra Dio stesso, per nutrirla del suo corpo di Gloria? Oh!, grazia ineffabile, degnazione meravigliosa, oh!, amore incommensurabile, privilegio concesso agli uomini. Ma che cosa darò io al Signore in cambio di tale grazia, di un amore così straordinario? Nulla io posso offrire, che sia più gradito del dono totale del mio cuore al mio Dio e dell'intima unione con lui. Allora esulterò nel profondo, quando l'anima mia sarà perfettamente unita a Dio. Allora Dio stesso mi dirà: se tu vuoi essere con me, io voglio essere con te. Ed io a lui risponderò: degnati, o Signore, di restare con me; mi piace, e lo voglio, essere con te. Qui è tutto il mio desiderio, che il mio cuore sia unito al tuo.


DISCORSO 162/A DALLA PAROLE DELL'APOSTOLO (1 COR 12, 31): " IO VI MOSTRO UNA VIA MIGLIORE DI TUTTE " CONTRO I DONATISTI

Discorsi - Sant'Agostino

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Anche chi non possiede la carità può avere tutta la profezia e tutta la fede.

1. E' cosa buona parlare della carità a coloro che l'amano, per la quale si ama rettamente tutto ciò che si ama. Infatti, secondo l'Apostolo, nella carità è la via migliore di tutte. Poco innanzi si leggeva e abbiamo ascoltato: Io vi mostro una via migliore di tutte 1. Ha poi enumerato molti doni, certamente straordinari e tali da non doverne fare poco conto; tuttavia ha detto che essi non giovano per nulla agli uomini che non hanno la carità. Tra questi doni ha ricordato: il parlare le lingue degli uomini e degli angeli; il possedere in pieno la profezia, la scienza e la fede capace di trasportare i monti; il distribuire tutti i propri beni ai poveri; il dare il proprio corpo alle fiamme 2. Tutti questi beni sono grandi e divini, ma a condizione che si pongano sul fondamento della carità, e derivino dalla radice della carità. Ma non oseremmo dire che molti di tali carismi sono stati presenti in molte persone le quali non hanno posseduto la carità se non ce lo attestassero esempi non di uomini qualsiasi che ovunque vi aspiravano, ma le stesse Sacre Scritture e chi non vi ha creduto non può avere la carità. Ma i doni che hanno priorità, tra quelli enunciati, sia la profezia, sia la fede, vi hanno risalto come insigni. Che dire allora degli altri doni? Se a nulla giova avere la profezia ad uno che non abbia la carità e se non può giungere al regno di Dio uno che, avendo la fede, non abbia la carità, che possiamo dire degli altri doni? O cos'è il parlare le lingue a confronto della profezia e della fede? O anche il distribuire tutti i propri beni ai poveri cos'è al confronto della profezia? E dare il proprio corpo alla fiamme? Di frequente lo fanno dei temerari precipitandosi [nel fuoco]. Pertanto ivi quei due doni sono grandi, ma ci si deve meravigliare veramente se potremo trovare un uomo che abbia la profezia e non abbia la carità, oppure che abbia la fede e non abbia la carità.

Saul ci dà un esempio di profezia.

2. Quanto alla profezia ce ne dà un esempio il Libro dei Re 3. Saul era il persecutore del santo Davide. Poiché lo perseguitava, in seguito all'invio di complici al fine di catturarlo e dargli la morte, gli emissari, incaricati di condurlo all'uccisione, lo trovarono insieme ai Profeti; tra essi era il santo Samuele, figlio della sterile Anna che aveva chiesto al Signore la grazia di concepirlo, lo aveva ottenuto e, nato, lo aveva offerto a Dio. Così Samuele era contemporaneo di Davide, era il più eminente dei Profeti; infatti Davide ricevette l'unzione proprio da lui. Così, trovandosi braccato da Saul, cercò rifugio presso Samuele, come al presente, ad esempio, chi di fuori si sente inseguito, si rifugia in chiesa. Si era perciò rifugiato là dove Samuele, il più eminente dei Profeti, non si trovava da solo, ma insieme a molti altri Profeti. Giunsero tra questi, mentre stavano profetando, gli emissari di Saul, al fine, come ho detto, di catturarlo e condurlo a morte. Si posò su di loro lo Spirito di Dio, e cominciarono a profetare. Essi che erano giunti per consegnare alla spada un uomo santo e giusto, strappandolo di mezzo ai Profeti, all'improvviso furono invasi dallo Spirito di Dio e divennero Profeti. Forse sarà avvenuto a causa dell'innocenza di costoro; infatti non di loro iniziativa si erano mossi per catturarlo, ma erano stati inviati dal loro re. E, seppure erano giunti proprio sul posto, probabilmente non avrebbero eseguito ciò che Saul aveva comandato; forse vi sarebbero rimasti anch'essi. Capitano infatti anche oggi di queste cose. Talora, da parte dell'autorità superiore, si manda un messo a portare via qualcuno dalla chiesa; l'incaricato non osa procedere contro la legge di Dio e, per non morire di spada a sua volta, resta là dove era stato inviato a trarne fuori l'altro. Meravigliandosi, qualcuno potrebbe allora dire che costoro divennero Profeti d'un tratto perché furono innocenti: la stessa profezia attestò la loro innocenza. Giunsero i messi, ma non avevano avuto l'intenzione di eseguire ciò che aveva comandato quel malvagio. Pensiamolo di costoro. Ne vennero inviati altri: anche in questi piombò lo Spirito di Dio e, da parte loro, cominciarono a profetare. Con quelli annoveriamo anche questi, per il merito dell'innocenza. Furono inviati dei terzi: anche per costoro avvenne lo stesso. Ammettiamo tutti innocenti. Dato il ritardo, e non verificandosi ciò che aveva comandato, Saul si recò di persona. Era forse anch'egli innocente? Inviato forse anch'egli da un'altra autorità e non perché volutamente malvagio? Eppure anche in lui piombò lo Spirito di Dio e cominciò a profetare. Ecco Saul che fa il profeta, che ha la profezia, ma che non ha la carità. Divenne per così dire un recipiente sotto il tocco dello Spirito senza che lo Spirito lo purificasse.

Lo Spirito può toccare ogni immondizia senza contaminarsi.

3. In realtà lo Spirito di Dio tocca dei cuori per la profezia, senza tuttavia purificarli. E se tocca e non purifica, è forse inquinato lo stesso Spirito Santo? E' proprio infatti della natura divina essere a contatto con tutte le cose e per nulla contagiarsi. Né vi potete meravigliare se questa luce, che si diffonde dal cielo, tocca tutte le immondizie dovunque sparse e per nulla si offusca d'impurità. Né questa sola che viene dal cielo, ma anche quella che emana la lucerna, dovunque puoi orientarla la luce tocca; e nel caso uno attraversi una cloaca, egli, se ha toccato, s'imbratta; se poi ha con sé una lucerna, la luce della lucerna passa sopra tutte le cose senza contrarre macchia. Se Dio ha potuto dare questa proprietà alle luci materiali, può essere contaminata in qualche luogo la stessa vera luce, eterna e immutabile? O può forse mancare in qualche luogo la luce di Dio, di cui è stato detto: Si estende da un confine all'altro con forza e dispone con bontà ogni cosa 4? a quindi ciò che vuole e purifica ciò che vuole; non purifica tutto ciò che ha toccato, ma tocca ciò che ha purificato. Lo Spirito di Dio, dunque, non purificò il persecutore Saul, nondimeno lo toccò perché profetasse. Caifa, sommo sacerdote, era persecutore di Cristo, eppure pronunziò una profezia affermando: E' meglio che muoia un solo uomo, e non perisca la nazione intera 5. Nel proseguire, l'Evangelista ha spiegato la profezia e ha detto: Questo non lo disse da se stesso ma, essendo sommo sacerdote, profetizzò 6. Si trovò a profetare Caifa, si trovò a profetare Saul; avevano la profezia, ma non avevano la carità. Ebbe forse la carità Caifa, il quale perseguitava il Figlio di Dio la carità che ha recato a noi? Forse che aveva la carità Saul, non soltanto invidioso, ma ingrato, che perseguitava colui per mano del quale era stato liberato dai nemici? Ecco che abbiamo provato come in qualcuno possa trovarsi la profezia e non trovarsi la carità. D'altra parte, secondo l'Apostolo, a costoro la profezia non può giovare: Se non ho la carità - egli dice - sono un nulla 7. Non dice: La profezia è un nulla, oppure: La fede è un nulla, ma: Sono un nulla io se non avrò la carità. Chi possiede molto è un nulla; sebbene abbia grandi facoltà, è un nulla; infatti gli stessi grandi beni che possiede, non li ha come aiuto, ma per la condanna. Non è gran cosa possedere grandi beni, ma è assai importante usare bene i grandi beni; ma non ne fa buon uso chi non ha la carità. Effettivamente non usa bene di qualcosa se non la volontà buona; dove manca la carità non può trovarsi una volontà buona.

Veniamo a conoscere che i dèmoni hanno creduto ciò che noi crediamo e che non amano ciò che noi amiamo.

4. Che diremo della fede? Troviamo uno che ha la fede e non ha la carità? Sono molti coloro che credono e non amano. Né si tratta di passare in rassegna gli uomini: sappiamo che i dèmoni hanno creduto ciò che noi crediamo, ma non amano ciò che noi amiamo. Infatti l'apostolo Giacomo, nel riprendere coloro che per se stessi presumevano sufficiente la fede e non volevano condurre una vita santa, cosa che non si verifica se non in forza della carità - infatti la vita santa si rapporta alla carità, né può condurre una vita cattiva chi possiede la carità, appunto perché una tale santità di vita altro non è che vivere in pienezza la carità - così, per il fatto che alcuni si vantavano di aver creduto in Dio e non volevano saperne di una condotta di vita santa e conforme a quella fede che avevano ricevuto, li paragonò ai dèmoni dicendo: Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; ma anche i dèmoni credono e tremano 8. In conseguenza, se ti limiti a credere, e non ami, hai ciò ancora in comune con i dèmoni. Pietro disse: Tu sei il Figlio di Dio; e gli fu risposto: Beato sei, Simone, figlio di Giona, perché non te lo hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che è nei cieli 9. Troviamo che anche i dèmoni hanno detto: Che c'è tra noi e te, Figlio di Dio? 10 Riconoscono il Figlio di Dio gli Apostoli, riconoscono il Figlio di Dio anche i dèmoni; la confessione appare uguale, non uguale l'amore. Gli uni credono ed amano, gli altri credono e tremano; l'amore attende il premio, il timore il castigo. Abbiamo quindi saputo che c'è chi può avere perfino la fede e non avere la carità. Nessuno perciò si vanti di qualsiasi dono ecclesiale nel caso sia in vista nella Chiesa per qualche dono che gli è stato concesso, ma badi se abbia la carità. Ancora l'apostolo Paolo ha parlato e ha enumerato i molti doni di Dio nelle membra di Cristo, che costituiscono la Chiesa; ed afferma che a ciascun membro sono stati conferiti i doni che gli sono propri, né si può verificare che tutti abbiano lo stesso dono. Nessuno però resterà senza dono: Gli Apostoli, i Profeti, i maestri, chi ha il dono dell'interpretazione delle lingue, chi della varietà delle lingue, chi ha il potere delle guarigioni, chi il dono dell'assistenza, chi del governo, chi dei generi diversi delle lingue 11. Di questi doni si è parlato: e notiamo altri negli uni, altri negli altri. Non ne soffra perciò alcuno se non gli è stato concesso ciò che vede conferito ad altri: abbia la carità, non sia invidioso di chi ha ed insieme a quello possiede ciò che non ha. Tutto ciò che può avere un mio fratello, se non sarò invidioso, se amerò, è mio. Non lo posseggo personalmente, ma è mio in lui; se non fossimo in un solo corpo e sotto un solo capo, allora non sarebbe mio.

Amiamoci a vicenda come le membra si amano tra loro.

5. Nel corpo, ad esempio, la mano sinistra ha un anello, non lo ha la mano destra; questa è rimasta forse senza ornamento? Osserva ad una ad una le mani e ti accorgerai che una ha e l'altra non ha; considera l'insieme del corpo, al quale si articolano entrambe le mani, e vedi come quella che non ha possiede in quella che ha. Gli occhi vedono per quale via si vada, i piedi camminano dove gli occhi guardano; né i piedi possono vedere, né gli occhi camminare. Ma il piede ti assicura: Possiedo anch'io la visibilità, ma non in me, nell'occhio; infatti non è che l'occhio veda per sé e non veda per me. Parlano anche gli occhi: Pure noi camminiamo, non in noi, ma nei piedi; non è che i piedi conducano se stessi e non conducano noi. Pertanto, una ad una le membra, ordinate alle singole e appropriate funzioni, realizzano ciò che lo spirito comanda; pure costituite tutte in un sol corpo e formanti un'unità, quelle membra, nel caso che non l'abbiano, né pretendono per sé ciò che hanno le altre membra, né ritengono a loro estraneo ciò che nell'unità del corpo posseggono insieme. Infine, fratelli, se ad un membro capita qualcosa di penoso, quali membra rifiuteranno il loro aiuto? Che di più periferico del piede si vede nell'uomo? E, nel piede stesso, che di tanto ultimo come la pianta? E nella stessa pianta che così estremo come la cute con cui si calpesta la terra? Così pure questa estremità è contenuta dall'insieme dell'intero corpo, che se in quel posto si fa penetrare una spina, tutte le membra concorrono in aiuto per cavare la spina; immediatamente si piegano le ginocchia, s'incurva la spina, non quella che si è conficcata, ma la spina dorsale; per strappare la spina ci si mette a sedere; già il fatto di sedersi perché ciò si faccia, interessa tutto il corpo. Uno spazio così minuscolo è nel dolore! E' uno spazio ridottissimo, quanto ne ha potuto pungere una spina, eppure il dolore di quel posto estremo e limitato non è disatteso dal corpo intero; tutte le altre membra non soffrono alcun dolore, ma in quell'unico posto tutte sono dolenti. Da ciò lo stesso Apostolo ha derivato l'esempio della carità, esortando ad amarci a vicenda, a quel modo che nel corpo hanno cura reciproca le membra: Se un membro soffre - egli dice - tutte le membra soffrono insieme; e, se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 12. Se le membra che hanno il capo sulla terra hanno cura vicendevole, come devono amarsi quelle che appartengono al Capo che è in cielo? E' vero che esse, se sono abbandonate dal loro Capo, neppure si amano; poiché, in realtà, il capo come capo si trova esaltato, collocato in cielo alla destra del Padre, tuttavia, non in sé ma nelle sue membra, si trova in terra nella fatica, così che da ultimo egli può dire: Ho avuto fame, ho avuto sete, sono stato forestiero. E quando gli si obietterà: Quando ti abbiamo visto affamato, assetato? come in risposta: In quanto capo, io ero in cielo, ma sulla terra le membra pativano la sete. Infine afferma: Quando l'avete fatto al più piccolo dei miei, l'avete fatto a me. Di nuovo a coloro che non hanno colto quelle occasioni: Quando non l'avete fatto ai più piccoli dei miei, non l'avete fatto a me 13; a questo Capo siamo intimamente congiunti soltanto in forza della carità.

La carità, per le membra di Cristo, è ciò che la salute è per le membra del corpo.

6. Vediamo infatti, fratelli, che i singoli membri, nelle loro funzioni, realizzano l'opera propria, così che l'occhio veda, ma non agisca; operi, invece, la mano, però non veda; l'orecchio ascolti, né veda, né operi; la lingua parli, né ascolti, né veda; e, sebbene nelle loro funzioni singolarmente le membra siano distinte e separate, congiunte tuttavia nell'unità del corpo, hanno qualcosa che è comune in tutte. Le funzioni sono diverse, la salute è una sola. Ciò che è la salute nelle membra del corpo, questo è dunque la carità nelle membra di Cristo. L'occhio ha una posizione migliore, che spicca, ed è come deputato alla perspicacia nella fortezza, da dove possa guardare attorno, vedere, rivelare; grande pregio è negli occhi e per la posizione e per la sensibilità più acuta e per la mobilità e per un certo valore intrinseco che le altre membra non hanno. Ed è per questo che quasi tutti gli uomini giurano per i propri occhi e non per un qualsiasi altro membro [del corpo]. Nessuno ha mai detto ad un altro: Come le mie orecchie, così ti amo; e il senso dell'udito è quasi uguale al senso della vista e vicinissimo. Che dirò delle altre membra? Ogni giorno dicono gli uomini: Come le mie pupille, così ti amo. E l'Apostolo, valendosi del maggior attaccamento che si ha per gli occhi, a preferenza delle altre membra, per dirsi amato dalla Chiesa di Dio, afferma: Vi rendo infatti testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati gli occhi e me li avreste dati 14. Nel corpo, dunque, niente è più nobile e di maggior pregio degli occhi; e nulla, nel corpo, è forse più ultimo del dito mignolo del piede. Stando così le cose, conviene nondimeno che nel corpo ci sia il dito che sia sano piuttosto che sia occhio e turbato da alterazioni. Infatti una salute che sia comune a tutti i membri è più preziosa delle funzioni di ciascuno di essi. Così nella Chiesa vedi un uomo che ha un qualche dono di poca importanza e che tuttavia possiede la carità; forse nella Chiesa vedi un altro che emerge per qualche dono più grande, ma che nonostante ciò gli manca la carità. Sia l'uno, il dito mignolo, sia l'altro, l'occhio, inerisce maggiormente alla compagine del corpo quello che ha potuto ottenere la sanità. Infine reca dolore all'intero corpo qualsiasi membro che in esso sia caduto nell'infermità e si adoperano anche tutte le altre membra perché ciò che è malato torni ad essere sano, e il più delle volte viene guarito. Se invece non sarà guarito e subentra la minaccia irreversibile della cancrena, a tutte le altre membra si provvede in modo che sia reciso dall'organismo.

Donato non ha potuto conservare l'unità della Chiesa perché non ha avuto la carità.

7. Supponiamo non so chi Donato che sia stato come l'occhio nel corpo, che sia stato questo; non sappiamo quale egli sia stato, ma tale, insomma, quale si dice sia stato; che gli giovò la superiorità in onore e gloria? Non poté conservarsi sano perché non ebbe la carità; infine costoro sono così invasi dalla cancrena che necessariamente devono essere amputati; e se anche dicono di avere con sé altri, questi sono i vermi della putredine; sono vermi tagliati via, incapaci di ricevere la salute. Effettivamente un membro è in grado di ricevere la salute per tutto il tempo che inerisce al corpo; è dalle membra sane infatti che la salute si propaga là dov'è la ferita; se invece il membro nel quale è la piaga è stato amputato, la salute non trova per dove e da dove possa passare. Sono paragonati perciò anche ai tralci recisi e la lettura del Vangelo ha riscontro con la lettura dell'Apostolo. E nel Vangelo infatti, il Signore, perché fossimo stabilmente inseriti in lui, ci ha raccomandato con estremo risalto solo la carità: Io sono la vite - egli dice - voi siete i tralci, il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me porta frutto, lo pota, perché porti più frutto; ma il tralcio che in me non porta frutto, lo recide 15. Il frutto procede appunto dalla carità, in quanto il frutto non proviene se non dalla radice. D'altra parte dice l'Apostolo: Così radicati e fondati nella carità 16. Quindi la radice è là onde viene fuori ogni frutto. Chi comincia a perdere il rapporto con la radice, sebbene sembri conservarsi sufficientemente unito, o è stato reciso in segreto, oppure dev'essere tagliato via manifestamente; infatti non può dar frutto in alcun modo. Quelli [i Donatisti] un tempo erano nell'unità. Sono stati tagliati via. Da che sono stati tagliati via? Dall'unità. Ma voi, dicono, siete stati tagliati via. Che facciamo? Io dico: Voi siete stati tagliati fuori; voi dite: Voi siete tagliati fuori. Sia Dio il giudice. Abbiamo pertanto differito la questione e l'abbiamo rimandata al giudizio di Dio? Proprio no. Ci regoliamo così in molte cose quando non si è ancora manifestata la sentenza di Dio. Quando compare, però accettiamo, non differiamo. Apro la Scrittura e vedo chi ne è stato tagliato via. Infatti se la Scrittura ha dato testimonianza alla parte di Donato, a favore di una certa chiesa costituita in una qualche parte della terra, come in una regione dell'Africa è stata costituita la parte di Donato, dicano pure di noi che siamo stati tagliati via e dicano di se stessi che sono uniti alla radice. Se poi la Scrittura prova che l'unica Chiesa è diffusa in tutto il mondo, perché andiamo in cerca di un uomo che sia giudice della nostra controversia? Abbiamo Dio: ancora non presiede a giudicare, presiede già nel Vangelo.

Cristiano, donatista, si è appellato all'imperatore.

8. E' stato giudicato ora l'eretico Crispino, ma che cosa sostiene costui? Forse che: Sono stato vinto dalla sentenza del Vangelo? Va asserendo che non ne è stato vinto perché contro di lui ha giudicato il proconsole, non Cristo. Allora se il giudizio di un uomo vale poco, per quale ragione dal proconsole si è appellato all'imperatore? Ha sollecitato con urgenza personalmente il giudizio dello stesso proconsole; egli disse: Ascoltami, non sono eretico. Ti dispiace la sentenza di colui al cui giudizio hai fatto ricorso con premura? Per quale motivo? Perché ha giudicato a tuo sfavore. Se avesse giudicato a tuo favore, avrebbe giudicato bene; per il fatto che ha giudicato contro di te, ha emesso un giudizio ingiusto. Prima che avesse dato il suo giudizio, era un giudice equanime colui al quale dicesti: Non sono eretico, ascoltami. Ma il proconsole, dice, ha giudicato secondo le leggi degli imperatori, non secondo le leggi del Vangelo. Avrebbe fatto così, il proconsole avrebbe giudicato secondo le leggi degli imperatori. Allora se gli imperatori giudicano contro di te per incompetenza, perché dal proconsole hai fatto ricorso al giudizio loro? Erano già in vigore contro di te le leggi degli imperatori? O forse non lo erano ancora? Se non lo erano ancora, il proconsole non ha giudicato in base ad esse; se già lo erano, gli imperatori saranno forse disposti a giudicare a tuo favore in contrasto con le leggi da loro emanate? Voglio quindi sapere da te: quali le leggi degli imperatori che hai contro? Che è stato deciso? Fammi sapere. Risulta chiaramente, e non si nega, che molte leggi degli imperatori sono contro di loro. A che si deve questo che capita? Come si è verificato questo? Vi abbiamo perseguitato noi forse e abbiamo presentato agli imperatori molte gravi accuse sul vostro conto? Dicono proprio questo a coloro che ingannano come infelici sprovveduti. Infatti a quelli che vogliono ingannare nascondono del tutto in qual modo sia stato condotto il processo in quel tempo. Ma, per quanto si voglia tenerlo segreto, si scopre, viene in luce, si rende pubblico, si fa conoscere anche a coloro che non desiderano e rifiutano di saperlo. La stessa luce vada a colpire gli occhi che si chiudono e non vogliono vederla. Non sia loro permesso di dissimulare le cose evidenti. Non sia loro permesso che si distorni dalle cose palesi; non sia loro permesso di occultare le cose che sono manifeste. Mettiamoli alle strette con la verità manifesta. Voi avete sollecitato con premura il giudizio dell'imperatore. Voi mentite, dice. Risultano i documenti. Proprio i Donatisti del partito di Maggiorino, il quale fu ordinato per primo in opposizione a Ceciliano, si rivolsero ad Anulino, allora proconsole e gli presentarono memoriali di accuse nei riguardi di Ceciliano e firmati sulla borsa, dichiarando di prendere posizione contro i crimini di Ceciliano che avevano scritti nei memoriali, e pregandolo di rimettere quell'accusa alla corte dell'imperatore. Si conserva la redazione del proconsole Anulino, il quale scrive all'imperatore Costantino che partigiani di Maggiorino si erano recati da lui con memoriali di accusa nei riguardi di Ceciliano, chiedendo di rimettere all'imperatore i memoriali in questione; e dice di aver compiuto ciò che quelli avevano chiesto. L'imperatore scrisse al vescovo Melchiade e a Marco, trasferendo a loro il processo ecclesiastico, e rinunziandovi personalmente. Nella medesima lettera l'imperatore annota di aver rimesso i documenti inviati da Anulino; e in quelle stesse lettere non è spiegato di che documenti si tratti; si conosce però, nella relazione di Anulino, che oggi è contenuta in codici di pubblica ragione. In seguito il medesimo Costantino scrive ad Anulino di indirizzare a Roma le parti al giudizio dei vescovi. Da ultimo, anche Anulino riferisce di aver inviato le parti. Voi, quindi, vi siete rivolti all'imperatore; voi avete trasferito al potere civile un processo di competenza della Chiesa. Egli ha agito più correttamente di voi: infatti, voi lo avete rimesso all'imperatore ed egli ai vescovi. La questione fu difesa in un tribunale di vescovi, essendo i vescovi i primi nell'accusa. Venne emanata la sentenza a favore di Ceciliano. Quelli, non soddisfatti del giudizio dei vescovi, cominciarono a mostrare malcontento, si presentarono di nuovo davanti all'imperatore appellandosi al giudizio imperiale dopo quello dei vescovi. Fu concesso un altro tribunale ecclesiastico, ad Arles; anche dopo questo giudizio quelli tornarono ad appellarsi all'imperatore. Vinto dalla loro impertinenza, volle assumersi personalmente il processo e rendersi conto direttamente. Se ne interessò, ne prese conoscenza, giudicò Ceciliano assolutamente innocente; ed ormai sono contro di loro tutte le leggi degli imperatori. Qual meraviglia? Hai l'ardire di respingere la sentenza di colui del quale hai sollecitato il giudizio? Perché hai voluto deferire a lui il giudizio? Avevi chiese in Africa: non le avevi pure in tutto il mondo? Ma come andare là da dove essi stessi si erano già separati? Essi non erano più uniti alla Chiesa, come invece l'imperatore, davanti al quale si riportava il giudizio. Perciò egli con estrema condiscendenza volle giudicare i vescovi, ed in seguito cedette alle loro istanze fino ad assumersi personalmente il giudizio. A ciò si devono le leggi contro di voi: considerate se non sono contro di voi. Anzitutto ne siete voi stessi i responsabili: voi avete mosso accusa per primi, voi, da ultimo, avete fatto appello, voi, gli attuali diffusori del malcontento. Tuttavia forse che sono stato vinto in base al Vangelo? egli dice. Tu sei stato vinto proprio da quel giudizio che tu stesso hai prescelto.

Agostino esorta a conservare l'unità della Chiesa.

9. Ma non rifiutiamo la sentenza del Vangelo; veramente, sebbene non l'avesse detto, avremmo potuto leggerlo noi, avremmo potuto metterlo in luce noi, avremmo potuto renderlo manifesto noi. Si legga il Vangelo, vediamo dove il Signore Gesù Cristo dice che si trovi la Chiesa. A lui certamente devono aprirsi i nostri orecchi e i nostri cuori; ascoltiamo lui, egli ci dica dove si trovi la Chiesa. Se dirà che la sua Chiesa è in Africa, eccoci tutti ad affluire nella parte di Donato; se dirà che la sua Chiesa è nel mondo intero, tornino all'unità del corpo i membri recisi; i rami infatti non sono così spezzati da non potersi inserire di nuovo. Ecco che ti parla l'apostolo Paolo: Ma tu dici: I rami erano stati tagliati perché vi sia innestato io. Bene. Essi sono stati tagliati a causa dell'infedeltà, mentre tu resti lì a causa della tua fede. Non montare in superbia, ma temi. Se infatti Dio non ha risparmiato i rami naturali, tanto meno risparmierà te 17. I Giudei infatti sono stati tagliati, quali rami naturali, ed erano stati innestati i Pagani, come l'oleastro nell'olivo. Per questi rami inseriti, per questo oleastro innestato, noi tutti siamo partecipi dell'olivo. Ma, come l'Apostolo aveva minacciato ai rami dell'oleastro che montavano in superbia, tali divennero costoro crescendo in presunzione, da meritare di essere tagliati via anch'essi per superbia insieme ai rami naturali già recisi. Ma che afferma l'Apostolo? Quanto a loro, se non persevereranno nell'infedeltà, saranno anch'essi innestati 18; anche tu, se non persevererai nella fede, sarai tagliato via. Pertanto nessuno sia superbo perché è inserito nella vite; nessuno che sia fuori di essa disperi: se ti inorgoglisci nella vite, fa' attenzione perché tu non venga reciso; se si trovano fuori della vite non disperino, abbiano il coraggio di reinserirsi. Non dipende da loro il reinserirsi. Afferma infatti [l'Apostolo]: Dio ha la potenza di inserirli di nuovo 19. Non dicano: E come può verificarsi che una cosa recisa, un ramo spezzato, torni di nuovo ad essere inserito? Se ti rivolgi alla capacità umana, giustamente affermi che è impossibile, non così se domandi alla divina Maestà. E come? Un agricoltore può fare ciò che è già stato realizzato dal Signore? Prese un oleastro e lo innestò nell'olivo; e l'oleastro, innestato nell'olivo, non dette bacche amare, ma olive. Ora fa un tale innesto un uomo, potrà innestare un oleastro nell'olivo; si accorgerà che non ne vengono fuori altro che bacche di oleastro. Dio mostrò la sua potenza nell'innestare non l'olivo nell'oleastro, ma l'oleastro nell'olivo, e nel comunicare all'oleastro il sostanzioso liquore dell'oliva affinché, svuotata dell'amaro sapore, lo assorbisse; e non avrà il potere di innestare te, reciso per la superbia, mediante l'umiltà? Fai bene l'esortazione a me, dice, ma dimostrami prima che sono tagliato via; che non sia il caso che tu debba spingere te stesso a venire a me, piuttosto che venga unito io a te. Oso dire: Ascoltami; eppure esito a dire: Ascoltami, temo infatti il suo disprezzo per l'uomo. Ma no, lo voglio incoraggiare a disprezzare l'uomo; se infatti disprezzasse l'uomo, non starebbe con la parte di Donato; è stato un uomo, infatti, Donato. Quindi, se diciamo parole nostre, cade su di noi il disprezzo; se diciamo le parole di Cristo, egli sia ascoltato, che non si ode senza profitto, e non si disprezza senza perdita; si ascolti perciò in vista del premio, non si ascolti per la condanna. Ascoltiamo lui; egli, il Signore, ci parli.

Lo scismatico dice a torto di essere cattolico.

10. Egli mostra la Chiesa in luoghi senza numero, ma tuttavia ne ricordo uno solo. Voi sapete, fratelli, che egli, dopo la risurrezione si fece vedere dai suoi discepoli, mostrò le cicatrici, si lasciò tastare, non soltanto vedere. Ma quelli che abbracciavano e tastavano e constatavano erano tuttavia ancora esitanti per la gioia, come c'insegna il Vangelo, a cui bisogna prestar fede, ed è empietà non credervi. D'altra parte il Signore dalle Scritture addusse ferma certezza in quelli che ancora esitavano per la gioia ed erano titubanti. Egli disse: Questo vi dicevo quando ero ancora con voi: Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così bisognava che Cristo patisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si predicasse la conversione e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme 20. Tu non vi sei, io vi sono. Perché speri che ti giudichi un uomo da un tribunale? Ascolta Cristo dal Vangelo. A tutte le genti - egli dice - cominciando da Gerusalemme. Tu sei là? Sei unito a tutte le genti? Sei in comunione con quella Chiesa che è diffusa in mezzo a tutti i popoli? Se sei in comunione, sei là, sei nella vite, non sei reciso; questa è infatti la vite che si sviluppò e riempì il mondo intero, il corpo di Cristo, la Chiesa di Cristo, il cui Capo è in cielo. Se invece sei in comunione soltanto con gli Africani e dall'Africa mandi di nascosto dove puoi chi sia di conforto agli esuli, non trovi che sei in una parte e avulso dal tutto? Che hai affermato nel giudizio del proconsole? Sono Cattolico. E' l'espressione testuale, viene riportata negli Atti. Se Cattolico, attieniti all'unità. significa infatti "il tutto", e in forza di ciò la Chiesa è stata chiamata "Cattolica", perché è in ogni luogo. E' stata chiamata forse e non "Cattolica"? significa la parte e la totalità; è detta "Cattolica" dal termine greco, cioè secondo la totalità. Dunque, sei tu in comunione con il mondo? No, dice. Quindi sei in una parte: come puoi essere cattolico? Ci passa molto fra una parte e il tutto, da cui prende il nome di "Cattolica". Tu infatti hai preso nome dalla parte di Donato, la Cattolica ha preso nome dal mondo intero. Ma siamo noi a dire che siamo in tutto il mondo e Dio non lo dice forse? Ho fatto presente il Vangelo, ho letto dal Vangelo. A tutte le genti - è detto - cominciando da Gerusalemme. [La Chiesa] non ha raggiunto l'Africa da quel luogo? Infatti, se ha cominciato da Gerusalemme, compiendo ogni cosa è venuta a te senza inaridirsi. Chi è che può dire: E' stato fatto derivare dalla fonte un canale perché mi raggiungesse; lungo il percorso si è fatto asciutto, ma mi ha raggiunto? Se si è asciugato lungo il percorso, come è giunto a te? In realtà, riempiendo ogni luogo, è giunto a te. Ingrato canale, per quale ragione bestemmi la sorgente? Se non si diffondesse, non potresti essere pieno. Temo però che tu ti sia disseccato; evidentemente ogni canale non connesso alla sorgente necessariamente si farà arido. Dall'arsura aspra parlano contro la Chiesa; se in loro circolasse l'acqua della sorgente, parlerebbero con mitezza. Sono cattolico. Chi è il cattolico? L'uomo della Numidia? Mi informo dai Greci almeno. Veramente "Cattolico" è un termine greco: cèrcati un interprete. Ovviamente non ti trovi in una lingua, tu, che ti rendi estraneo a tutte le lingue.

Parlavano tutte le lingue quanti avevano ricevuto in pienezza lo Spirito Santo. Che cosa stava a significare.

11. Quando lo Spirito discese dal cielo e riempì coloro che avevano creduto in Cristo, parlarono tutte le lingue; e in quel tempo il segno di aver ricevuto lo Spirito Santo era questo: se uno parlasse nelle lingue di tutti. Forse che ora ai fedeli non è concesso lo Spirito Santo? Non sia mai il crederlo, altrimenti non avremmo speranza. Anche quelli riconoscono che lo Spirito Santo si comunica ai fedeli; e noi questo diciamo, questo crediamo, questo soprattutto affermiamo: che può avvenire solo nella Chiesa Cattolica. Ma siano quelli cattolici, là si comunica lo Spirito Santo; siamo noi cattolici, qui si comunica lo Spirito Santo; non cerchiamo ora la differenza che intercorre, chi siano i cattolici; è chiaro che lo Spirito Santo si comunica. La ragione per la quale non parlano nelle lingue di tutti, quelli che ricevono lo Spirito Santo, non è solo perché allora si manifestava in pochi ciò che in seguito si sarebbe manifestato in tutti? Che aveva infatti preannunziato lo Spirito Santo sprigionando i loro cuori allora colmati e istruendoli nelle lingue di tutti? L'uomo impara appena due o tre lingue, o per mezzo di maestri, o per un certo frequente soggiorno in regioni nelle quali si parlano; tre o quattro lingue, per dir molto. Parlavano tutte le lingue coloro che erano stati riempiti dallo Spirito Santo, ma il loro prendere la parola fu istantaneo, non dovuto ad apprendimento graduale. Che rivelava allora lo Spirito? Dimmi, com'è che al presente non lo realizza? Solo perché operava come segno di altro? Che significava se non che il Vangelo si sarebbe diffuso in tutte le lingue? Ho l'ardire di affermare che anche ora la Chiesa parla in tutte le lingue; proclama infatti il Vangelo in tutte le lingue; e ciò che ora dicevo delle membra, lo dico anche delle lingue. E come l'occhio dice: Per me cammina il piede, così anche il piede dice: Per me vede l'occhio, così pure io dico: La mia lingua è la greca, la mia lingua è l'ebraica, la mia lingua è la sira; le comprende tutte una sola fede, tutte le assorbe in una l'unità della carità. Ciò che è stato reso manifesto dal Signore, anteriormente è stato predetto dai Profeti: Per tutta la terra si è diffusa la loro voce, e ai confini del mondo le loro parole 21. Ecco fin dove si è estesa la Chiesa che riceve il nome di "Cattolica" dal "tutto". E costata la diffusione di tutte le lingue dovunque sulla terra: Non è linguaggio e non sono parole di cui si oda il suono 22.

La Chiesa presente dovunque grida a tutti di tornare e reinserirsi nell'unità.

12. Dunque questa è la Chiesa a cui io son legato, tu no; quindi, nel caso tu sia stato tagliato via, riconosci da dove ti sei separato. Ritorna e inserisciti, per non essiccarti ed essere gettato nel fuoco. Parlano i Profeti, parlano gli Apostoli, parla il Signore della Chiesa diffusa in tutto il mondo: tutti costoro pronunziano la sentenza contro di te. Dal giudizio del proconsole al giudizio dell'imperatore: dal Vangelo... dove? Non forse a Donato? Donato giudicherà contro Cristo, non forse Cristo contro Donato? Che ti potrà dire Donato? Io ho predicato il mio Cristo nell'Africa. Che dirà? Non forse: Mi sono posto in luogo di Cristo, ed io sono subentrato a Cristo? Che ha osato strappare gli uomini dall'unità del corpo, che è subentrato a Cristo, questo gli resta da dire. Ecco la sentenza di Cristo, ecco i Vangeli: A tutte le genti - egli dice - cominciando da Gerusalemme 23. Cominciò da Gerusalemme: là discese lo Spirito Santo, là si trovavano gli Apostoli quando sopravvenne in loro; di là cominciò a predicarsi il Vangelo, di là a diffondersi in tutte le nazioni, di là, poi, passò in Africa. Abbandonò quei primi una volta in questo luogo? Al contrario, non li abbandonò, a meno che non sia stato di loro volontà. Poiché anche noi siamo africani, ad ogni modo, il Vangelo che raggiunse l'Africa resta qui tra i cattolici dell'Africa, come resta in tutte le nazioni. Infatti anche in mezzo a tutte le genti si trovano eretici, gli uni là, gli altri qua; e non sono conosciuti gli Africani che risiedono in quelle nazioni. Sono stati recisi dalla vite. Indubbiamente la Chiesa cattolica conosce tutti, sono quelli a non conoscere se stessi. In realtà la vite, da cui sono stati recisi i tralci, li conosce tutti, e quelli che sono ad essa uniti e quelli che sono stati tagliati via da sé. Infatti la Chiesa cattolica è diffusa ovunque. Quei tralci, quando furono tagliati, restarono lì, impossibilitati a raggiungere le une o le altre parti. Ma quella, dovunque diffusa, dovunque possiede i suoi, dovunque piange i tralci spezzati, fa sentire a tutti il suo forte richiamo perché tornino e s'inseriscano. Il suo grido non viene ascoltato, pur tuttavia il suo petto colmo di carità non cessa di donarsi incoraggiando. E' preoccupata dei tralci recisi: grida in Africa ai Donatisti, grida in Oriente contrastando gli Ariani, i Fotiniani, confutando gli uni e gli altri. Essendo diffusa in ogni luogo, trova dovunque a chi gridare contrastando, perché erano suoi e le sono stati asportati. I tralci iniziarono ad essere infruttuosi e sono stati recisi: se non si ostinano nell'infedeltà, saranno di nuovo inseriti. Fratelli, ascoltate con trepidazione queste cose per non montare in superbia; con la carità, in modo da pregare anche per loro. Rivolti al Signore...

 

1 - 1 Cor 12, 31.

2 - Cf. 1 Cor 13, 1-3.

3 - Cf. 1 Sam 19, 18-24.

4 - Sap 8, 1.

5 - Gv 11, 50.

6 - Gv 11, 51.

7 - 1 Cor 13, 2.

8 - Gc 2, 19.

9 - Mt 16, 16-17.

10 - Mt 8, 29.

11 - 1 Cor 12, 28.

12 - 1 Cor 12, 26-27.

13 - Mt 25, 35-45.

14 - Gal 4, 15.

15 - Gv 15, 1-2.

16 - Ef 3, 17.

17 - Rm 11, 19-21.

18 - Rm 11, 23.

19 - Ibidem.

20 - Lc 24, 44-47.

21 - Sal 18, 5.

22 - Sal 18, 4.

23 - Lc 24, 47.


Parte 1 - L'ideale

Il mio ideale, Gesù figlio di Maria - Padre Emilio Neubert

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I.«VI HO DATO L'ESEMPIO»

Gesù: Fratello mio, tu ami mia Madre e nell'amarla ti senti felice. Ma sei ancora ben lontano dall'amarla come vorrei. Tu l'ami perché si ama tutto ciò che è puro e bello, ed ella è purezza e bellezza ideale. Tu l'ami perché si amano coloro che sono buoni e premurosi, e nessuno è buono e premuroso come lei. Tu l'ami perché la consideri come tua madre, e ogni figlio ama la propria madre. Tu l'ami perché hai sperimentato il suo amore e hai capito che con lei ti riesce più facile rimanere puro e fervente. Tu l'ami perché hai imparato dai libri e dai predicatori che la devozione verso di lei è il mezzo più facile per assicurarti la salvezza eterna e raggiungere la perfezione; ora tu vuoi salvarti e santificarti.

2. Tutti questi motivi sono buoni e possono ispirarti un tenero affetto verso mia Madre; non possono però costituire il fondamento di quella devozione che io desidero vederti praticare. La devozione verso mia Madre è qualche cosa di così grande, di così benefico, di così gradito a lei e a me, da rendere inadeguato ogni tuo tentativo di praticarla in maniera ordinaria, o alta, o anche altissima: devi cercare la devozione più perfetta possibile.

3. Ebbene, sai qual è la devozione più perfetta verso Maria? Cerca nei libri, consulta i teologi, interroga i santi, domanda il loro segreto ai più insigni servi di Maria che la terra abbia mai conosciuto; non troverai una devozione più perfetta di quella che ti voglio insegnare io: la partecipazione, cioè, alla mia stessa pietà filiale verso mia Madre. La perfezione, per i miei discepoli, non consiste forse nell'essere simili al loro Maestro? Non ho dato loro l'esempio affinché facessero ciò che ho fatto io per primo? Il mio apostolo Paolo non ha ripetuto che per un cristiano tutto sta nell'imitare Cristo, nel rivestirsi di Cristo, nell'assumere i sentimenti di Cristo, nel vivere non più della propria vita, ma della vita stessa di Cristo? Ora dimmi, puoi tu concepire disposizioni più perfette verso mia Madre di quelle che ho avute io stesso?

Invito al colloquio: O Gesù, quale magnifico ideale è questo che mi proponi: partecipare alla tua pietà filiale verso la Madre tua! Ma, povero peccatore qual sono, come potrò raggiungerlo? Come potrò anche solo comprenderlo?

II. SONO FIGLIO DI MARIA PERCHÉ COSI HO VOLUTO

Gesù: Fratello mio, se vuoi comprendere i miei sentimenti di pietà filiale verso Maria, devi comprendere anzitutto che se sono suo figlio è perché così ho voluto. Non ho fatto nulla per forza, né per caso, né senza scopo. Quando decisi di venire a rendere al Padre mio la gloria che gli è dovuta e a salvare l'umanità, una infinità di vie mi si aprivano dinanzi a tutte preferii quella di Maria. Liberamente e deliberatamente creai Maria perché divenisse un giorno mia Madre, così che ella non esisterebbe se non avessi voluto affidarle tale compito; l'ho fatta quale è, affinché a sua volta mi facesse quale sono. Sono suo Figlio in tutta verità: ho voluto essere tratto, come ogni altro figlio, dalla sostanza di mia Madre; ho voluto nutrirmi del suo latte; ho voluto essere curato e allevato da lei; ho voluto esserle sottomesso. Anzi, sono suo Figlio assai più di quanto tu non sia figlio di tua madre, poiché da lei sola ho voluto ricevere tutta la mia umanità. Sono suo Figlio in tutto il mio essere, come Dio e come Uomo, perché colui al quale ella ha dato la vita terrena è una sola e medesima persona col Verbo.

2. Ora sappi che se ho voluto essere suo Figlio, l'ho voluto per amore. Per amore di mio Padre anzitutto, pensando che avrei potuto glorificarlo meglio e che gli uomini lo avrebbero conosciuto ed amato meglio a motivo di lei. Poi per amore della stessa Madre mia, che mi avrebbe dato più gioia di quanta non me ne diano tutti gli angeli e tutti gli uomini insieme. Ma anche per amore degli uomini... e per amore tuo, mio caro fratello.

Invito al colloquio: Ave, verum Corpus natum de Maria virgine!

III. CONTEMPLA E STUPISCI

Gesù: Contempla adesso ciò che il mio amore di Figlio mi ha ispirato per mia Madre. Fin dall'eternità, io penso a lei e l'amo, poiché fin dall'eternità vedo in lei la mia futura Madre. Penso a lei nel creare il cielo coi suoi angeli, penso a lei nel plasmare la terra e gli uomini. Penso a lei nel pronunziare la mia sentenza contro i tuoi progenitori, penso a lei nel rivelarmi ai patriarchi e ai profeti.

2. Per amore di lei, la colmo di privilegi, ognuno dei quali oltrepassa ciò che ho fatto di più grande per tutte le altre creature, e in suo favore sospendo le leggi che colpiscono tutti gli altri uomini. Lei, e lei sola, creo immacolata nella concezione, libera da ogni concupiscenza, esente da ogni imperfezione, piena di grazia più di tutti gli angeli e i santi. Madre di Dio e sempre Vergine, è glorificata anche nel corpo, come me e insieme a me, prima della risurrezione universale.

3. Venuto in terra per riscattare il genere umano, consacro trent'anni della mia vita esclusivamente a lei, e tre anni soltanto al resto dell'umanità.

4. E non contento di renderla partecipe dei miei privilegi e della mia intimità, ho voluto che partecipasse alla stessa missione che il Padre aveva affidato a me. Redentore, ho deciso che fosse Corredentrice insieme con me e che tutto ciò che io meritavo con pieno diritto per la salvezza del mondo ella lo meritasse per una ragione di somma convenienza.

5. Ed anche in cielo ho voluto che mi fosse associata e che, essendo io l'avvocato degli uomini presso il Padre, ella fosse la loro avvocata presso di me, per elargire tutte le grazie che con me ha contribuito a meritare in loro favore. E questo perché in cielo come in terra sono suo Figlio e mi compiaccio infinitamente di ricompensarla, con la mia liberalità, di tutto ciò che ha fatto e sofferto per amor mio.

6. Ascolta ancora: io vivo nella Chiesa, mio corpo mistico animato dal mio Spirito. Ciò che fa la Chiesa, lo faccio io; ciò che la Chiesa fa per mia Madre, lo faccio io stesso per lei. Ora considera quanta venerazione ed amore la Chiesa le ha dimostrato: difendendo e proclamando i suoi privilegi; istituendo feste in suo onore; approvando le associazioni e le famiglie religiose che si propongono di servirla. Contempla la pietà dei suoi figli, dei suoi santi, così devoti tutti della Madre mia, delle anime ferventi sempre pronte a tributarle un culto specialissimo; degli stessi semplici fedeli, così gelosi dell'onore di Maria, così perspicaci - talora più degli stessi sapienti - nel riconoscere i suoi privilegi, così pieni di entusiasmo quando si tratta di darle qualche testimonianza di particolare affetto. Che cos'è tutto ciò se non una manifestazione grandiosa, sia pure ancora assai imperfetta, della mia singolare pietà filiale verso mia Madre? E a quanto ha fatto e farà per Maria sino alla fine dei secoli la Chiesa militante, aggiungi quello che fa per lei durante tutta l'eternità la Chiesa trionfante, poiché io vivo nei santi del cielo molto più che nei fedeli della terra. Cerca di comprendere i sentimenti di riconoscenza, di rispetto e di amore che i beati esprimono senza sosta alla loro Regina e Madre, cui si riconoscono debitori della beatitudine eterna! In essi e per mezzo di essi sono sempre io che onoro e amo mia Madre.

7. Passa in rassegna tutte queste prove della mia pietà filiale, scandaglia ed approfondisci questo abisso di amore; cerca di comprendere quanto più puoi, ma sii persuaso che ciò che sfugge alla tua intelligenza è di gran lunga superiore a quanto con essa riuscirai a comprendere. E poi rifletti: è proprio di questa mia infinita pietà filiale che io voglio renderti partecipe.

Invito al colloquio: O Gesù, in passato, sentendomi così felice nell'amare la Madre tua, credevo di riuscire a raffigurarmi in qualche modo quale potesse essere il tuo immenso amore per lei; ma ora vedo che esso è decisamente superiore ad ogni possibile umana immaginazione. Sarà senza dubbio una delle maggiori nostre soddisfazioni in Paradiso il poterlo contemplare ed ammirare per tutta l'eternità, senza mal riuscire a vederne i limiti. Ma come potrò ricopiare in me una tale pietà filiale?

IV. MIA MADRE, MADRE TUA

Gesù: Fratello mio, non puoi veramente imitare la mia pietà filiale verso Maria se non sei, come me, suo figlio. Ma sai veramente fino a qual punto sei figlio di Maria? Molti cristiani credono di saperlo, e infatti chiamano Maria loro madre. Eppure la maggior parte di essi hanno della sua maternità un'idea assai imperfetta: amano Maria «come se» ella fosse loro madre. Ora, che cosa ti risponderebbe colei che ti ha partorito, se le dicessi: «Ti amo come se fossi mia madre»? Non sono pochi coloro che ritengono Maria loro madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai prima di spirare, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce, e accanto a lei il discepolo prediletto, le dissi: «Donna ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in lei disposizioni simili a quelle di una madre; ma se la sua maternità fosse il frutto di quella parola soltanto, si tratterebbe di una maternità puramente adottiva. Ora invece devi comprendere che Maria è tua «vera» Madre nell'ordine soprannaturale come ti è madre nell'ordine della natura colei che ti ha messo al mondo.

2. Madre è la donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita per eccellenza. Te l'ha data a Nazareth, sul Calvario e al tuo Battesimo. A «Nazareth» ti ha concepito concependo me. Maria infatti sapeva che rispondendo a Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte; rispose con un «sì» perché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quel momento nei suoi disegni, come già nei piani di Dio (che ella peraltro conosceva e ai quali aderiva con tutte le forze), tu facevi parte del mio corpo mistico. Il capo ne ero io, ma tu ne eri membro. Così, sebbene in modo diverso, Maria ci portava entrambi nel suo seno materno, poiché i membri e il capo formano una realtà inscindibile.

3. Sul «Calvario» ella ti ha partorito, offrendomi in sacrificio per te. La tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltanto sul Golgota, dove, «distruggendo colui che reggeva l'impero della morte», ti meritai con la mia morte la grazia di vivere della mia stessa vita. Ora io feci tutto questo in unione con Maria. Ella che mi aveva concepito quale vittima e mi aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, nel momento supremo mi offrì al Padre per la tua salvezza, rinunziando in tuo favore ai suoi diritti materni su di me. E colei che, sempre vergine, non ebbe altro che gioia dalla nascita del suo primogenito, vi partorì, te e i tuoi fratelli, nel più crudo dolore.

4. In quell'ora ebbe effettivamente compimento la sua maternità a tuo riguardo; ed è appunto ciò che volli proclamare e rendere noto, affidando Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola, in altri termini, non creava tale maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava nell'ora più solenne della mia vita, nell'ora in cui mia Madre, divenuta pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione materna.

5. Al «Battesimo» Maria ti ha dato la vita non più solo di diritto, come sul Calvario, ma di fatto. Tua madre terrena aveva dato alla luce, per così dire, un bambino nato morto. Perché tu giungessi alla vita, si richiedeva che la grazia santificante ti fosse infusa al fonte battesimale. Ora, questa grazia santificante te l'ha ottenuta Maria, la dispensatrice di tutte le grazie. Quando da figlio dell'ira sei diventato figlio di Dio, è stata Maria a partorirti alla vita divina.

6. Comprendi ora che col farti partecipe della vita di Dio Maria ti è «veramente» Madre nell'ordine soprannaturale, come colei che ti ha dato la vita terrena è veramente tua madre secondo la natura? Anzi, Maria ti è molto più Madre ancora! Anzitutto per il modo in cui ti dà la vita. Per partorirti ella ha dato incomparabilmente più di quanto non abbia dato la madre tua terrena: le sei costato dolori indicibili, nonché la vita di colui che le era infinitamente più caro della propria vita. Inoltre ella continua, per tutto il corso della tua esistenza, ad occuparsi di te, mentre le madri terrene si curano dei loro figli solo finché non giungono all'età adulta. Tu sarai sempre il suo «bimbetto che partorirà continuamente finché Cristo non sia formato in te». E se per disgrazia ti accadesse di perdere la vita soprannaturale, a differenza delle madri terrene alle quali altro non resta che piangere impotenti sul corpicino esangue di un figlio, Maria potrebbe ridartela. E poi, per quanto tu sia imperfetto ed ingrato, ella ti ama di un amore che vince per intensità e purezza l'amore di tutte le madri per i loro figli.

7. Infine Maria ti è Madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa della vita che ti ha dato. Non si tratta infatti di una vita effimera come la vita terrena, ma di una vita senza fine; non di una vita mista di imperfezioni e di dolori come la presente, ma di una vita incomparabilmente beata; non di una vita creata, umana o angelica, ma - intendilo bene - di una partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della Santissima Trinità. Si tratta dunque di una vita che non avrà mai fine e che sarà essenzialmente beata, perché parteciperà dell'eternità e della beatitudine stessa di Dio. Quale maternità umana potrebbe reggere il confronto con una simile maternità? Ora Maria è tua vera Madre, e Madre tanto perfetta, perché è Madre mia. E tu sei mio fratello, mio fratello infinitamente caro, perché mio Padre è Padre tuo, e mia Madre, Madre tua.

Invito al colloquio: O Gesù, sinceramente non sapevo fino a qual punto Maria fosse mia Madre! Quanto la sento ora più vicina a me! Dunque, colei che è veramente tua Madre è anche veramente Madre mia, ed io sono veramente suo Figlio! Grazie, o Gesù, grazie per questo incomparabile dono.

V.TU AMI MARIA. MA CHI L'AMA NON SEI TU: SONO IO CHE L'AMO IN TE

Gesù: Fratello mio, poiché la mia vita è vita tua e la Madre mia Madre tua, ti è facile imitare la mia pietà filiale verso di lei. Non devi imitarmi solamente come un discepolo imita il maestro, o come un cristiano in terra imita il suo celeste patrono. Io sono per te più che un modello posto davanti agli occhi; sono un principio interno di vita.

2. Tu vivi di me. Le mie disposizioni devono diventare le tue. Io sono il ceppo della vite, di cui tu sei un tralcio; la medesima linfa circola nel ceppo e nei tralci. Io sono il capo e tu un membro del mio corpo mistico; nel capo come nelle membra scorre il medesimo sangue. Quando sei puro, io sono puro in te; quando sei paziente, io sono paziente in te; quando pratichi la carità, sono io che la pratico in te; tu vivi, ma in realtà sono io che vivo in te; tu ami mia Madre, ma sono io ad amarla in te. Comprendi ora perché godi tanto nell'amare Maria? Sono io che in te gioisco nell'amarla.

3. Tu partecipi alla mia vita; manca però ancora molto perché la mia vita in te sia perfetta. Se lo fosse, penseresti, sentiresti, vorresti e agiresti in ogni cosa come me. Sono ancora troppi gli ostacoli che tu frapponi al libero esercizio della mia attività in te. Troppo spesso tu mi condizioni come la cella condiziona un carcerato. Ti è necessario rimuovere questi ostacoli. Bisogna che con sforzi generosi arrivi a pensare i miei pensieri, a volere i miei voleri; bisogna che completi ciò che manca alla mia vita in te. Tu partecipi alla mia pietà filiale verso mia Madre; ma questa mia pietà filiale verso di lei è ben lontana dall'essere perfetta in te. Ti è necessario rimuovere gli ostacoli, per giungere, non senza sforzi generosi, ad assumere verso la Madre mia i miei stessi pensieri, i miei sentimenti, i miei voleri, la mia attività. Bisogna che tu completi quello che in te manca alla mia pietà filiale verso mia Madre.

4. Cominci ad intuire, almeno in parte, ciò che cerco di rivelarti riguardo alla tua devozione verso Maria? Si tratta per te di amare mia Madre perché io stesso la amo; si tratta di amarla come io stesso la amo; si tratta di amarla con lo stesso amore con il quale io la amo.

Invito al colloquio: O Jesu dulcis, o Jesu pie, O Jesu fili Mariae!





23-37 Febbraio 12, 1928 Lamenti dell’anima. Come Gesù racchiuse dentro di Sé tutti gli atti respinti dalle creature, e formò il suo regno. Come chi possiede il Fiat Divino possiede la forza bilocatrice e può dare a Dio come suo ciò ch’è di Dio.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) La mia povera mente va sempre spaziandosi nei confini interminabili del Fiat Supremo, ed il mio povero cuore è sotto l’incubo del dolore straziante della privazione del mio amato Gesù, le ore sono secoli, le notti interminabili senza di Lui, e siccome è un dolore divino che piomba sulla mia piccola anima, la sua immensità mi affoga, mi schiaccia, e sento tutto il peso d’un dolore eterno. Oh! Dio Santo, come mi togli quella vita che tu stesso vuoi che possegga? Come mi metti nell’impossibilità di vivere e vivere morendo, perché la fonte della tua Vita non vi è in me? Ah! Gesù, ritorna, non abbandonarmi a me stessa, non posso vivere senza vita, Gesù! Gesù! quanto mi costa l’averti conosciuto, quanti strappi hai fatto alla mia vita umana per darmi la tua, e ora vivo sospesa, la mia non la trovo più, perché coi tuoi stratagemmi me l’hai rubato, la tua appena la sento, ma come strappata dall’eclisse forte della luce della tua Volontà, sicché tutto per me è finito e sono costretta a rassegnarmi e a sentire la tua Vita per mezzo dei raggi di luce, dei riflessi che mi porta la tua adorabile Volontà, non ne posso più; Gesù, ritorna a colei che tanto amasti e dicevi d’amarmi, e ora hai avuto la forza d’abbandonarla, ritorna una volta per sempre e decidi di non più lasciarmi. Ma mentre sfogavo il mio dolore, si è mosso nel mio interno e mitigando la luce che lo eclissava, mi ha steso le braccia stringendomi forte, e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, povera mia piccina, coraggio, è la mia Volontà che vuole il suo primo posto in te, ma Io non devo decidermi di non lasciarti, la mia decisione fu presa quando tu ti decidesti di non più lasciarmi, allora ci fu un rubarci la vita a vicenda, Io la tua e tu la mia, con questa differenza, che prima tu mi vedevi senza l’eclisse della luce del mio Fiat, Esso stava come rinchiuso dentro di Me, ora, volendo prendere vita in te, ha straripato fuori di Me e bilocandosi ha rinchiuso la mia Umanità dentro della sua luce, e perciò tu senti la mia Vita attraverso i riflessi della sua luce, dunque perché temi che ti lasci? Ora, tu devi sapere che la mia Umanità rifece in Essa tutti gli atti respinti dalle creature, che la mia Volontà Divina dandosi a loro voleva che facessero, Io li rifeci tutti e li depositai in Me stesso per formare il suo regno, aspettando il tempo propizio per uscirli da Me, e depositarli nelle creature come fondamento di questo regno; se Io non avessi ciò fatto, il regno della mia Volontà non poteva effettuarsi in mezzo alle creature, perché solo Io, come Uomo e Dio, potevo supplire all’uomo e ricevere dentro di Me tutto l’operato d’una Volontà Divina che dovevano ricevere e fare le creature, e per mezzo mio comunicarlo a loro, perché nell’eden le due volontà, umana e Divina, restarono come in cagnesco, perché l’umana si oppose alla Divina, tutte le altre offese furono come conseguenza, perciò dovetti prima rifare in Me tutti gli atti opposti al Fiat Divino, farlo distendere in Me il suo regno, se non riconciliavo queste due volontà in cagnesco come potevo formare la Redenzione? Perciò tutto ciò che Io feci sulla terra, il primo atto era di ristabilire l’armonia, l’ordine tra le due volontà per formare il mio regno, la Redenzione fu conseguenza di questo, e perciò fu necessario togliere le conseguenze del male che aveva prodotto l’umano volere, e quindi diedi rimedi efficacissimi per poi manifestare il gran bene del regno della mia Volontà. Onde i riflessi della luce di Essa non fanno altro che portarti gli atti che contiene la mia Umanità, per fare che tutto fosse Volontà Divina in te, perciò sii attenta a seguirla e non temere”.

(3) Dopo ciò stavo seguendo il mio giro nella Creazione per dare al mio Creatore tutti gli omaggi delle qualità divine che ciascuna cosa creata contiene, ché essendo uscito tutto dal Fiat Divino, di conseguenza ne mantiene la vita, anzi è l’atto primo di ciascuna cosa creata; ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “Le cose create non sono mie, come posso dire con diritto, ti offro gli omaggi della luce del sole, la gloria del cielo stellato e via via?” Ma mentre ciò pensavo il mio sempre amabile Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, chi possiede la mia Volontà e vive in Essa, può con diritto dire: “Il sole è mio, il cielo, il mare, tutto è mio, e come mio porto tutto intorno alla Maestà Divina, per dargli la gloria che ciascuna cosa creata contiene”. Difatti, non è forse tutta la Creazione opera del mio Fiat onnipotente? Non scorre la sua Vita palpitante, il suo calore vitale, il suo moto incessante che muove tutto, ordina e armonizza tutto, come se fosse tutta la Creazione un’atto solo? Onde chi possiede il mio Voler Divino come vita, cieli, sole, mari e tutto, non sono robe a lei estranee, ma tutto è suo, come tutto è del mio Fiat, perché lei non è altro, col possederlo, che un parto suo che tiene tutti i diritti su tutti i parti di Esso, qual’è tutta la Creazione. Quindi con diritto e con verità può dire al suo Creatore: “Ti offro tutti gli omaggi della luce del sole con tutti i suoi effetti, simbolo della tua luce eterna, la gloria dell’immensità dei cieli, e così di tutto il resto”. Il possedere la mia Volontà è Vita Divina che l’anima svolge nell’anima sua, sicché tutto ciò che da lei esce contiene potenza, immensità, luce, amore, sentiamo in essa la nostra forza bilocatrice, che bilocandoci mette in attitudine tutte le nostre qualità divine e come sue ce le offre come omaggi divini, degne di quel Fiat Divino che sa e può bilocarsi per richiamare la creatura al primo atto della Creazione, quale facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”.