Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Quando dimentica la croce, l'uomo vuole brillare e primeggiare. Questo è naturale. Costa molto spogliarsi di sé stesso e diventare povero. Nessuno vuole essere piccolo. Nessuno desidera arrivare secondo. Ognuno è convinto di valere tanto. Ognuno pensa che quello che conta è fare, organizzare. Ma all'ora della verità  il tuo fare, il tuo organizzare non ti salverà . Il cuore della Chiesa non è lì dove si organizza bensì dove si prega. Solo umiltà  riesce a fare di argine al passaggio della grazia nella tua vita. Pregare con umiltà  e perseverare, farsi piccolo e superare se stesso ogni giorno, questa è la vera vittoria. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 11° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 14

1"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.2Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto;3quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io.4E del luogo dove io vado, voi conoscete la via".
5Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?".6Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.7Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto".8Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".9Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere.11Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
12In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.13Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio.14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre,17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui".
22Gli disse Giuda, non l'Iscariota: "Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?".23Gli rispose Gesù: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.24Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
25Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi.26Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.28Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me.29Ve l'ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate.30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me,31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato. Alzatevi, andiamo via di qui".


Giudici 8

1Ma gli uomini di Efraim gli dissero: "Che azione ci hai fatto, non chiamandoci quando sei andato a combattere contro Madian?". Litigarono con lui violentemente.2Egli rispose loro: "Che ho fatto io in confronto a voi? La racimolatura di Efraim non vale più della vendemmia di Abiezer?3Dio vi ha messo nelle mani i capi di Madian, Oreb e Zeeb; che dunque ho potuto fare io in confronto a voi?". A tali parole, la loro ira contro di lui si calmò.
4Gedeone arrivò al Giordano e lo attraversò. Ma egli e i suoi trecento uomini erano stanchi e affamati.5Disse a quelli di Succot: "Date focacce di pane alla gente che mi segue, perché è stanca e io sto inseguendo Zebach e Zalmunna, re di Madian".6Ma i capi di Succot risposero: "Tieni forse già nelle tue mani i polsi di Zebach e di Zalmunna, perché dobbiamo dare il pane al tuo esercito?".7Gedeone disse: "Ebbene, quando il Signore mi avrà messo nelle mani Zebach e Zalmunna, vi strazierò le carni con le spine del deserto e con i cardi".8Di là salì a Penuel e parlò agli uomini di Penuel nello stesso modo; essi gli risposero come avevano fatto quelli di Succot.9Egli disse anche agli uomini di Penuel: "Quando tornerò in pace, abbatterò questa torre".
10Zebach e Zalmunna erano a Karkor con il loro accampamento di circa quindicimila uomini, quanti erano rimasti dell'intero esercito dei figli dell'oriente; centoventimila uomini armati di spada erano caduti.11Gedeone salì per la via dei nomadi a oriente di Nobach e di Iogbea e mise in rotta l'esercito che si credeva sicuro.12Zebach e Zalmunna si diedero alla fuga, ma egli li inseguì, prese i due re di Madian, Zebach e Zalmunna, e sbaragliò tutto l'esercito.
13Poi Gedeone, figlio di Ioas, tornò dalla battaglia per la salita di Cheres.14Catturò un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini.15Poi venne alla gente di Succot e disse: "Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo: Hai tu forse già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il pane alla tua gente stanca?".16Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e con i cardi castigò gli uomini di Succot.17Demolì la torre di Penuel e uccise gli uomini della città.18Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l'aspetto di un figlio di re".19Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre; per la vita del Signore, se aveste risparmiato loro la vita, io non vi ucciderei!".20Poi disse a Ieter, suo primogenito: "Su, uccidili!". Ma il giovane non estrasse la spada, perché aveva paura, poiché era ancora giovane.21Zebach e Zalmunna dissero: "Suvvia, colpisci tu stesso, poiché qual è l'uomo, tale è la sua forza". Gedeone si alzò e uccise Zebach e Zalmunna e prese le lunette che i loro cammelli portavano al collo.
22Allora gli Israeliti dissero a Gedeone: "Regna su di noi tu e i tuoi discendenti, poiché ci hai liberati dalla mano di Madian".23Ma Gedeone rispose loro: "Io non regnerò su di voi né mio figlio regnerà; il Signore regnerà su di voi".24Poi Gedeone disse loro: "Una cosa voglio chiedervi: ognuno di voi mi dia un pendente del suo bottino". I nemici avevano pendenti d'oro, perché erano Ismaeliti.25Risposero: "Li daremo volentieri". Egli stese allora il mantello e ognuno vi gettò un pendente del suo bottino".26Il peso dei pendenti d'oro, che egli aveva chiesti, fu di millesettecento sicli d'oro, oltre le lunette, le catenelle e le vesti di porpora, che i re di Madian avevano addosso, e oltre le collane che i loro cammelli avevano al collo.27Gedeone ne fece un 'efod' che pose in Ofra sua città; tutto Israele vi si prostrò davanti in quel luogo e ciò divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa.28Così Madian fu umiliato davanti agli Israeliti e non alzò più il capo; il paese rimase in pace per quarant'anni, durante la vita di Gedeone.29Ierub-Baal, figlio di Ioas, tornò a dimorare a casa sua.30Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati dalle molte mogli.31Anche la sua concubina che stava a Sichem gli partorì un figlio, che chiamò Abimèlech.32Poi Gedeone, figlio di Ioas, morì in buona vecchiaia e fu sepolto nella tomba di Ioas suo padre a Ofra degli Abiezeriti.
33Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi a Baal e presero Baal-Berit come loro dio.34Gli Israeliti non si ricordarono del Signore loro Dio che li aveva liberati dalle mani di tutti i loro nemici all'intorno35e non dimostrarono gratitudine alla casa di Ierub-Baal, cioè di Gedeone, per tutto il bene che egli aveva fatto a Israele.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Geremia 32

1Parola che fu rivolta a Geremia dal Signore nell'anno decimo di Sedecìa re di Giuda, cioè nell'anno decimo ottavo di Nabucodònosor.2L'esercito del re di Babilonia assediava allora Gerusalemme e il profeta Geremia era rinchiuso nell'atrio della prigione, nella reggia del re di Giuda,3e ve lo aveva rinchiuso Sedecìa re di Giuda, dicendo: "Perché profetizzi con questa minaccia: Dice il Signore: Ecco metterò questa città in potere del re di Babilonia ed egli la occuperà;4Sedecìa re di Giuda non scamperà dalle mani dei Caldei, ma sarà dato in mano del re di Babilonia e parlerà con lui faccia a faccia e si guarderanno negli occhi;5egli condurrà Sedecìa in Babilonia dove egli resterà finché io non lo visiterò - oracolo del Signore -; se combatterete contro i Caldei, non riuscirete a nulla"?
6Geremia disse: Mi fu rivolta questa parola del Signore:7"Ecco Canamèl, figlio di Sallùm tuo zio, viene da te per dirti: Cómprati il mio campo, che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di riscatto per acquistarlo".8Venne dunque da me Canamèl, figlio di mio zio, secondo la parola del Signore, nell'atrio della prigione e mi disse: "Compra il mio campo che si trova in Anatòt, perché a te spetta il diritto di acquisto e a te tocca il riscatto. Cómpratelo!".
Allora riconobbi che questa era la volontà del Signore9e comprai il campo da Canamèl, figlio di mio zio, e gli pagai il prezzo: diciassette sicli d'argento.10Stesi il documento del contratto, lo sigillai, chiamai i testimoni e pesai l'argento sulla stadera.11Quindi presi il documento di compra, quello sigillato e quello aperto, secondo le prescrizioni della legge.12Diedi il contratto di compra a Baruc figlio di Neria, figlio di Macsia, sotto gli occhi di Canamèl figlio di mio zio e sotto gli occhi dei testimoni che avevano sottoscritto il contratto di compra e sotto gli occhi di tutti i Giudei che si trovavano nell'atrio della prigione.13Diedi poi a Baruc quest'ordine:14"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Prendi i contratti di compra, quello sigillato e quello aperto, e mettili in un vaso di terra, perché si conservino a lungo.15Poiché dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese".
16Pregai il Signore, dopo aver consegnato il contratto di compra a Baruc figlio di Neria:17"Ah, Signore Dio, tu hai fatto il cielo e la terra con grande potenza e con braccio forte; nulla ti è impossibile.18Tu usi misericordia con mille e fai subire la pena dell'iniquità dei padri ai loro figli dopo di essi, Dio grande e forte, che ti chiami Signore degli eserciti.19Tu sei grande nei pensieri e potente nelle opere, tu, i cui occhi sono aperti su tutte le vie degli uomini, per dare a ciascuno secondo la sua condotta e il merito delle sue azioni.20Tu hai operato segni e miracoli nel paese di Egitto e fino ad oggi in Israele e fra tutti gli uomini e ti sei fatto un nome come appare oggi.21Tu hai fatto uscire dall'Egitto il tuo popolo Israele con segni e con miracoli, con mano forte e con braccio possente e incutendo grande spavento.22Hai dato loro questo paese, che avevi giurato ai loro padri di dare loro, terra in cui scorre latte e miele.
23Essi vennero e ne presero possesso, ma non ascoltarono la tua voce, non camminarono secondo la tua legge, non fecero quanto avevi comandato loro di fare; perciò tu hai mandato su di loro tutte queste sciagure.
24Ecco, le opere di assedio hanno raggiunto la città per occuparla; la città sarà data in mano ai Caldei che l'assediano con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu avevi detto avviene; ecco, tu lo vedi.25E tu, Signore Dio, mi dici: Comprati il campo con denaro e chiama i testimoni, mentre la città sarà messa in mano ai Caldei".
26Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:27 "Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me?28Pertanto dice il Signore: Ecco io darò questa città in mano ai Caldei e a Nabucodònosor re di Babilonia, il quale la prenderà.29Vi entreranno i Caldei che combattono contro questa città, bruceranno questa città con il fuoco e daranno alle fiamme le case sulle cui terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libazioni agli altri dèi per provocarmi.30Gli Israeliti e i figli di Giuda non hanno fatto che quanto è male ai miei occhi fin dalla loro giovinezza; gli Israeliti hanno soltanto saputo offendermi con il lavoro delle loro mani. Oracolo del Signore.
31Poiché causa della mia ira e del mio sdegno è stata questa città da quando la edificarono fino ad oggi; così io la farò scomparire dalla mia presenza,32a causa di tutto il male che gli Israeliti e i figli di Giuda commisero per provocarmi, essi, i loro re, i loro capi, i loro sacerdoti e i loro profeti, gli uomini di Giuda e gli abitanti di Gerusalemme.
33Essi mi voltarono la schiena invece della faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non ascoltarono e non impararono la correzione.34Essi collocarono i loro idoli abominevoli perfino nel tempio che porta il mio nome per contaminarlo35e costruirono le alture di Baal nella valle di Ben-Hinnòn per far passare per il fuoco i loro figli e le loro figlie in onore di Moloch - cosa che io non avevo comandato, anzi neppure avevo pensato di istituire un abominio simile -, per indurre a peccare Giuda".
36Ora così dice il Signore Dio di Israele, riguardo a questa città che voi dite sarà data in mano al re di Babilonia per mezzo della spada, della fame e della peste:37 "Ecco, li radunerò da tutti i paesi nei quali li ho dispersi nella mia ira, nel mio furore e nel mio grande sdegno; li farò tornare in questo luogo e li farò abitare tranquilli.38Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.39Darò loro un solo cuore e un solo modo di comportarsi perché mi temano tutti i giorni per il loro bene e per quello dei loro figli dopo di essi.40Concluderò con essi un'alleanza eterna e non mi allontanerò più da loro per beneficarli; metterò nei loro cuori il mio timore, perché non si distacchino da me.41Godrò nel beneficarli, li fisserò stabilmente in questo paese, con tutto il cuore e con tutta l'anima".42Poiché così dice il Signore: "Come ho mandato su questo popolo tutto questo grande male, così io manderò su di loro tutto il bene che ho loro promesso.43E compreranno campi in questo paese, di cui voi dite: È una desolazione, senza uomini e senza bestiame, lasciato in mano ai Caldei.44Essi si compreranno campi con denaro, stenderanno contratti e li sigilleranno e si chiameranno testimoni nella terra di Beniamino e nei dintorni di Gerusalemme, nelle città di Giuda e nelle città della montagna e nelle città della Sefèla e nelle città del mezzogiorno, perché cambierò la loro sorte". Oracolo del Signore.


Apocalisse 11

1Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: "Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando.2Ma l'atrio che è fuori del santuario, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.3Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni".4Questi sono i due olivi e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra.5Se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di far loro del male.6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiar l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno.7E quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'Abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà.8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso.9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro.10Gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11Ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.12Allora udirono un grido possente dal cielo: "Salite quassù" e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici.13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo.

14Così passò il secondo "guai"; ed ecco viene subito il terzo "guai".
15Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano:

"Il regno del mondo
appartiene al Signore nostro e al suo Cristo:
egli regnerà nei secoli dei secoli".

16Allora i ventiquattro vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo:

17"Noi ti rendiamo grazie,
Signore Dio onnipotente,
che sei e che eri,
perché hai messo mano alla tua grande potenza,
e hai instaurato il tuo regno.
18Le genti ne fremettero,
ma è giunta l'ora della tua ira,
il tempo di giudicare i morti,
di dare la ricompensa ai tuoi servi,
ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome,
piccoli e grandi,
e di annientare coloro
che distruggono la terra".

19Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.


Capitolo XVIII: Gli esempi dei grandi padri santi

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1. Guarda ai luminosi esempi dei grandi santi padri, nei quali rifulse una pietà veramente perfetta e vedrai come sia ben poco, e quasi nulla, quello che facciamo noi. Ahimé!, che cosa è la nostra vita, paragonata alla vita di quei santi? Veramente santi, e amici di Cristo, costoro servirono il Signore nella fame e nella sete; nel freddo, senza avere di che coprirsi; nel faticoso lavoro; nelle veglie e nei digiuni; nelle preghiere e nelle pie meditazioni; spesso nelle ingiurie e nelle persecuzioni. Quante tribolazioni, e quanto gravi, hanno patito gli apostoli, i martiri, i testimoni della fede, le vergini e tutti gli altri che vollero seguire le orme di Cristo; essi infatti, ebbero in odio se stessi in questo mondo, per possedere le loro anime nella vita eterna. Quale vita rigorosa, e piena di rinunce, vissero questi grandi padri nel deserto; quante lunghe e gravi tentazioni ebbero a sopportare; quanto spesso furono tormentati dal diavolo; quante ripetute e fervide preghiere offrirono a Dio; quali dure astinenze seppero sopportare. Come furono grandi l'ardore e il fervore con i quali mirarono al loro progresso spirituale; come fu coraggiosa la battaglia che essi fecero per vincere i loro vizi; come fu piena e retta la loro intenzione, che essi tennero sempre volta a Dio! Lavoravano per tutta la giornata, e la notte la passavano in continua preghiera; ma neppure durante il lavoro veniva mai meno in loro l'orazione interiore. Tutto il loro tempo era impiegato utilmente; e a loro sembrava troppo corta ogni ora dedicata a Dio; ancora, per la grande soavità della contemplazione, dimenticavano persino la necessità di rifocillare il corpo. Rinunciavano a tutte le ricchezze, alle cariche, agli onori, alle amicizie e alle parentele; nulla volevano avere delle cose del mondo; mangiavano appena quanto era necessario alla vita e si lamentavano quando si dovevano sottomettere a necessità materiali.  

2. Erano poveri di cose terrene, molto ricchi invece di grazia e di virtù; esteriormente miserabili, ricompensati però interiormente dalla grazia e dalla consolazione divina; lontani dal mondo, ma vicini a Dio, amici intimi di Dio,; si ritenevano un nulla ed erano disprezzati dagli uomini, ma erano preziosi e cari agli occhi di Dio. Stavano in sincera umiltà, vivevano in schietta obbedienza; camminavano in amore e sapienza: per questo progredivano spiritualmente ogni giorno, e ottenevano tanta grazia presso Dio. Essi sono offerti come esempio per tutti coloro che si sono dati alla vita religiosa; essi ci devono indurre all'avanzamento nel bene, più che non ci induca al rilassamento la schiera delle persone poco fervorose.

3. Quanto fu grande l'ardore di questi uomini di Dio, quando diedero inizio alle loro istituzioni. Quale devozione nella preghiera, quale slancio nella vita, quale rigore in esso vigoreggiò; quanto rispetto e quanta docilità sotto la regola del maestro fiorì in tutti loro. Restano ancora certi ruderi abbandonati, ad attestare che furono veramente uomini santi e perfetti, costoro, che con una strenua lotta, schiacciarono il mondo. Oggi, invece, già uno è ritenuto buono se non tradisce la fede; se riesce a sopportare con pazienza quel che gli tocca. Tale è la nostra attuale condizione di negligente tiepidezza, che ben presto cadiamo nel fervore iniziale; pigri e stanchi, già ci viene a noia la vita. Voglia il cielo che in te non si vada spegnendo del tutto l'avanzamento nelle virtù; in te che frequentemente hai avuto sotto gli occhi gli esempi dei santi.


DISCORSO 30 DISCORSO TENUTO NELLA BASILICA DELLE TENDE IN GIORNO DI DOMENICA, SU UN VERSETTO DEL SALMO 118 E SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO: "NOI SAPPIAMO CHE LA LEGGE È SPIRITUALE IO INVECE SONO UOMO CARNALE" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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Il giogo della legge.

1. Senza dubbio, fratelli, un gran peso e un giogo molesto - quello dell'iniquità - voleva evitare colui che diceva a Dio: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità 1. Vediamo dunque quand'è che sull'uomo domina l'iniquità, per comprendere cosa abbiamo udito dalla bocca di quell'orante e in che senso abbiamo pregato anche noi nella nostra risposta. Tutti infatti, a quanto credo, abbiamo risposto al santo salmo con animo veramente devoto, pregando e dicendo al Signore Dio nostro: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità. Dal dominio di questa pessima padrona siamo stati redenti mediante il sangue prezioso [di Cristo]. Ancora: cosa ci avrebbe giovato il ricevere una legge capace di comandare e minacciare ma non in grado di soccorrere? Sotto di lei, prima che fosse intervenuta la grazia di Dio, saremmo stati dei rei. Vane infatti sono le minacce della legge se [nell'uomo] domina l'iniquità. È vero che la legge non è corporale, non è carnale, ma, senza dubbio, spirituale, avendola data un Dio che è spirito 2. Tuttavia, cosa dice l'Apostolo? Sappiamo che la legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato 3. Non meravigliarti dunque, o uomo venduto schiavo al peccato, se ti domina colui al quale sei venduto. Ascolta l'apostolo Giovanni: Il peccato è iniquità 4. Contro una tale padrona invochiamo il Signore quando diciamo: Che non mi domini alcuna iniquità 5.

2. L'uomo venduto grida; lo esaudisca il Redentore! L'uomo vendette se stesso all'iniquità, che lo domina, abusando del libero arbitrio e in premio ricevette quel piccolo piacere proibito assaporando dell'albero. È lui dunque che grida: Raddrizza le mie vie, che io ho rese tortuose; dirigi i miei passi, che io col mio libero arbitrio ho fatto deviare. Dirigili secondo la tua parola 6. Cos'è questo: Dirigili secondo la tua parola? Fa' che siano ben diretti i miei passi, poiché retta è la tua parola 7. Dice: Io sono diventato tortuoso sotto il peso dell'iniquità, ma la tua parola è norma di verità. Raddrizza dunque me tortuoso in conformità con la norma, cioè con la tua parola, che è retta. Sì, dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità. Io mi son venduto; riscattami. Mi son venduto seguendo il mio libero arbitrio; riscattami col tuo sangue. In colui che si vendette sia svergognata la superbia; nel Redentore sia glorificata la grazia. Dio infatti resiste ai superbi, ma dona la grazia agli umili 8.

Volendo il male ho perso la capacità di fare il bene.

3. La legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto sotto il dominio del peccato. Ignoro infatti le opere che compio, in capacità di fare quanto non faccio ciò che vorrei 9. L'uomo carnale dice: Non faccio ciò che vorrei. Non accusa la legge ma se stesso, poiché la legge, essendo spirituale, non ha colpa. Chi incorre nella colpa è l'uomo carnale, venduto sotto il dominio del peccato, in quanto non fa ciò che vorrebbe. Adesso che vuole non può poiché quando poteva non volle. Per la cattiva volontà perse la possibilità di compiere il bene. Ormai prigioniero, eccolo parlare. Dice nella sua prigionia: Non faccio quel che vorrei. Non compio infatti il bene che vorrei ma compio il male che ho in odio 10. Non ciò che vorrei. Gli ribatte l'estraneo: "Ma certo che lo vuoi!". Non faccio quel che vorrei. "Assolutamente, fai proprio ciò che vuoi". Non faccio quel che vorrei. Credimi, fratello, non faccio quel che vorrei. "Oh! se lo volessi, certo che lo faresti e, se non fai il bene, è perché non vuoi". Non faccio quel che vorrei. Credimi, fratello, io conosco quel che accade in me: Non faccio quel che vorrei. Tu, rinnegatore della grazia, non sei giudice della [mia] coscienza. Io so di non fare ciò che vorrei e tu dici: tu fai quel che vuoi? Nessuno conosce ciò che accade nell'uomo all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui 11.

La lotta fra lo spirito e la carne.

4. Anche tu sei un uomo. Se non vuoi credere a me, osserva te stesso. Ma è proprio vero che tu vivi con codesto tuo corpo corruttibile che appesantisce l'anima 12 senza che la carne abbia brame contrarie al tuo spirito, come lo spirito ha brame contrarie alla carne 13? Questo dissidio non è dunque in te? Non c'è in te alcuna concupiscenza della carne che opponga resistenza alla legge della mente 14? Se in te non c'è opposizione fra l'una tendenza e l'altra, vedi dove si trovi la totalità [del tuo essere]. Se il tuo spirito non dissente dalla carne con le sue concupiscenze, vedi se per caso non tutta la tua mente vada d'accordo con la carne e per questo non ci sia la guerra perché s'è stabilita una falsa pace. Forse tu sei in tutto d'accordo con la carne, e per questo non c'è in te alcun dissidio. In tale ipotesi, che speranza hai di poter vincere, se non hai nemmeno cominciato a combattere? Se al contrario secondo l'uomo interiore provi diletto per la legge di Dio 15, vedrai sicuramente nelle tue membra un'altra legge che oppone resistenza alla legge della tua mente. Se di questa ti diletti, sei preso da lei: libero nella mente, servo nella carne. In tal caso, abbi compassione per l'uomo che dice: Non faccio quel che vorrei 16. Non vorresti infatti anche tu che non fosse per nulla in te quella concupiscenza che oppone resistenza alla tua mente? Sei un uomo di cattivi desideri, se non vuoi essere esente da un tale avversario. Quanto a me, te lo confesso, tutto ciò che in me si ribella alla mia mente e mi fa guerra con attrattive contrarie, qualunque cosa sia, io lo vorrei radicalmente distruggere. E anche se, con l'aiuto del Signore, adesso gli nego il consenso, mio desiderio è non avere affatto con chi combattere; è per me molto più desiderabile essere esente da nemici anziché vincerli. Né posso dire che non appartenga a me il fatto che la carne abbia desideri contrari a quelli dello spirito. O che forse risulto strutturato da una duplice e fra sé contrastante natura? E l'avere la discordia è roba mia, ed è anche mio il fatto che non consento. La mia parte libera per un po' resiste alle reliquie della schiavitù; ma io voglio essere tutto sano, poiché tutto l'insieme sono io. Non voglio che la mia carne si separi in eterno da me, quasi che mi sia estranea, ma voglio che sia tutta sana insieme con me. Se tu non desideri la stessa cosa, non so quali idee abbia circa la tua carne. Suppongo che tu ritenga che la carne derivi non so da dove, per esempio da un popolo [a te] contrario. È falso, è eretico, è blasfemo. L'artefice dello spirito e della carne è unico. Quando creò l'uomo, fu lui a creare e a unire i due elementi. Assoggettò la carne all'anima, l'anima a sé. Se questa fosse stata sempre soggetta al suo padrone, anche l'altra avrebbe sempre obbedito alla sua padrona. Non meravigliarti dunque se vedi colei che abbandonò il suo padrone soffrire per causa di chi le è inferiore. Infatti la carne ha brame contrarie allo spirito, come anche lo spirito brame contrarie a quelle della carne. Dice: Questi due sono in contrasto fra loro, di modo che non facciate quel che vorreste 17. Perciò anche il nostro [diceva]: Non faccio quel che vorrei 18. La carne ha brame contrarie a quelle dello spirito, e io vorrei che non le avesse. Mi ritengo fortunato se non consento, ma vorrei esser del tutto esente [dalla lotta]. Dunque: Non faccio quel che vorrei. Vorrei infatti che la carne non avesse brame contrarie allo spirito, ma non mi è possibile. Questo significano le mie parole: Non faccio quel che vorrei.

L'intervento del medico celeste.

5. Quale calunnia mi apponi? Io dico: Non faccio quel che vorrei, tu dici: Fai proprio quello che vuoi. Che calunnia mi apponi? Ingrato verso il tuo medico, che calunnia apponi a me malato? Lasciami pregare il medico: Liberami dalle calunnie degli uomini e osserverò i tuoi precetti 19. Li osserverò fidando nella tua redenzione, non nelle mie facoltà. Non mi arrogo una salute che ancora non posseggo, tant'è vero che mi raccomando al medico. Tu invece ti ergi a difensore della natura; e oh! magari tu fossi tale non intraprendendo una difesa falsa d'una natura supposta sana ma ti mettessi a pregare il medico in favore d'una natura ancora malata! Tu dunque ti fai difensore della natura, ma sei piuttosto suo nemico, in quanto, mentre lodi il Creatore di una natura supposta sana, allontani il Salvatore da colei che è malata. Colui che l'ha creata, sana colei che di per se stessa va in rovina; la solleva lui direttamente. Questa è la fede; questa è la verità; questo è il fondamento della fede cristiana. Uno e uno. Uno l'uomo, ad opera del quale avvenne la caduta; un altro l'uomo ad opera del quale avviene la restaurazione. Per causa di quel primo la caduta; per opera di questo secondo la restaurazione. Colui che non restò saldo cadde; colui che non cadde [ti] risolleva. Quegli cadde perché abbandonò colui che sta saldo; l'altro, pur restando [sempre lo stesso], discese a salvare colui che era prostrato.

Non regni il peccato nel corpo mortale.

6. Capita dunque che la carne abbia desideri contrari a quelli dello spirito 20, sicché in questa [discordia] tu non fai quel che vorresti, in quanto vorresti che tali desideri non ci fossero ma non puoi impedirli. Tieni almeno salda la tua volontà nella grazia del Signore e persevera nel suo aiuto. Ripetigli le parole del cantico: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità 21. Che significa: Non mi domini alcuna iniquità? Ascolta l'Apostolo: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale 22. Che significa: Regni? Sicché obbediate ai suoi desideri. Non ha detto: Non avere desideri cattivi. Come farò infatti a non avere desideri cattivi se sono in questa carne mortale, che ha desideri contrari a quelli dello spirito come lo spirito desideri contrari a quelli della carne 23? Ottieni almeno questo risultato: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale sì che obbediate ai suoi desideri 24. Sebbene i desideri siano in voi, non obbedite loro sì da far dominare l'iniquità. Non offrite le vostre membra in armi di iniquità al peccato 25. Le tue membra non diventino armi di iniquità: così non ti dominerà alcuna iniquità 26. Ma anche questo risultato, che cioè le tue membra non siano armi di iniquità, forse che lo consegui con le tue forze? Lo ripeto: questo stesso risultato, che cioè le tue membra non siano armi di iniquità, forse che lo consegui con le tue forze? Quando le tue membra non diventano armi di iniquità, l'iniquità effettivamente resta nelle tue membra, nei desideri tuoi illeciti, anche se non vi regna. Come regna chi non ha le armi? La tua carne è una parte di te; la concupiscenza della tua carne si ribella contro di te perché è malata. Questa malattia è un tiranno. Se vuoi vincere il tiranno, invoca Cristo imperatore.

7. So infatti ciò che stavi per dirmi o, meglio, ciò che adesso tu vai dicendo dentro di te stesso. Chiunque tu sia che ti trovi qui e mi ascolti, io conosco cosa ti dica interiormente l'iniquità. Sei infatti ancora sotto il giogo dell'iniquità, finché non valuti a dovere il prezzo sborsato dal Redentore. So quel che tu vai dicendo: Ecco, la mia carne ha desideri contrari al mio spirito. Desidera commettere un adulterio; ma io non consento, non dico di sì, non approvo. Non solo non lo faccio ma neppure vi acconsento. Non solo non lo compio all'esterno, abusando del mio corpo ma nemmeno con la mente vado appresso a colei che si ribella. Consentire a chi mi combatte, cedere a chi lotta contro di me? Non lo faccio. Ecco non domina su di me alcuna iniquità 27. È proprio così? È vero tutto questo? Se le cose stanno davvero così, ringrazia colui che ti ha donato il successo. Non attribuirlo a te, perché non abbia a perdere ciò che hai ricevuto e cominci a pregare inutilmente 28. Non temi la parola: Dio resiste ai superbi, mentre agli umili dà la grazia 29?.

Cristo soccorre gli oppressi dal male.

8. Dunque saresti proprio tu a somministrarti le forze per cui l'iniquità non ti domina? Se corrispondesse a verità questa tua presunzione, sarebbe vana la nostra preghiera in cui abbiamo detto a Dio: Non mi domini alcuna iniquità. Le hai cantate oggi queste parole o no? Eri qui quando tutti dicevamo: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità? Certo che c'eri, e hai cantato tali parole. Suppongo che non vorrai negarlo. Hai dunque cantato insieme col popolo di Dio e hai pregato Dio dicendo: Dirigi le mie vie secondo la tua parola affinché non mi domini alcuna iniquità 30. Se un tale risultato lo potevi raggiungere da solo, perché pregavi con me? Ti ho presente in atto di pregare e di invocare; ti convinco ad ammettere che sei fra gli stenti. Ascoltiamo quindi insieme colui che dice: Venite a me voi che siete oppressi 31. Ascoltiamolo e avviciniamoci. Che vuol dire: Avviciniamoci? Avanziamo mediante la fede, avviciniamoci ringraziando, arriviamo perseverando. Andiamo da colui che ci dice: Venite a me voi tutti che siete oppressi. Oppresso tu, oppresso io. Ascoltiamo lui, andiamo da lui. Perché litigare fra noi? Ascoltiamo insieme, perché insieme siamo oppressi. Perché litighiamo fra noi? Forse per non ascoltare il medico che ci chiama? O infelice malattia! Il medico chiama a sé e il malato perde tempo a litigare. Osserva cosa dice nel chiamare: Venite a me voi tutti che siete oppressi 32. Oppressi da che cosa se non dal peso dei peccati, se non perché sottoposti al giogo di quella cattiva padrona che è l'iniquità? Venite dunque a me voi tutti che siete oppressi e gravati [dagli affanni] e io vi ristorerò. Io, che vi ho creati, vi ricreerò. Io, dice, vi ricreerò, perché senza di me non potete far nulla 33.

Cristo si umilia per sollevarci a sé.

9. Come vi ricreerò? Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me 34. Cosa impareremo da te? Ti conosciamo, Signore. Tu sei il Verbo che era in principio, Verbo Dio, Verbo presso Dio 35. Sappiamo che tutte le cose sono state create ad opera tua, tanto le cose che vediamo quanto quelle che non vediamo. Cosa impareremo da te? È vero che siamo tuoi discepoli, discepoli cioè di colui che è l'artefice e il creatore del mondo, ma non per questo costruiremo un altro mondo. L'unico mondo l'hai creato tu; tu hai fatto il cielo e la terra, abbellendo l'uno e l'altra con le loro creature e la loro ornamentazione. Cosa impareremo da te? Dice: Imparate da me 36. Essendo in principio Dio presso Dio 37, io vi ho creati. Non è questo però che io voglio impariate da me. Poi divenni ciò che avevo creato, affinché colui che avevo creato non andasse perduto. Ma come son diventato ciò che avevo creato? Annientò se stesso prendendo la forma dello schiavo, diventando simile agli uomini e riscontrato nelle sembianze uguale all'uomo: umiliò se stesso 38. Questo imparate da me. Umiliò infatti, come dice, se stesso. Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. Dice: Non vi do insegnamenti [circa la gloria divina], quasi che voi una qualche volta abbiate avuto la natura di Dio e abbiate potuto considerare non essere per voi una rapina la vostra uguaglianza con Dio 39. La divinità era una proprietà che competeva a lui solo; per lui non era una rapina poiché era la sua stessa natura. Egli era nato dal Padre nell'uguaglianza col Padre. Cosa tuttavia ha fatto per te? Annientò se stesso prendendo la forma dello schiavo, diventando simile agli uomini e riscontrato nelle sembianze uguale all'uomo 40. Ecco, per te Dio si è fatto uomo; e tu, essendo uomo, non vuoi riconoscere chi tu sia? Ecco, per te egli si è fatto uomo senza peccato, e tu non ti vuoi riconoscere inficiato di peccato? Se lo facessi, potresti accorrere da colui che diceva: Venite a me voi tutti che siete oppressi e gravati [da affanni] e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo 41.

L'attrattiva del Padre.

10. Ti sei imposto questo giogo? te lo sei imposto? ti sei mai accorto di avere uno che segga sulle tue spalle? Ti sei imposto questo giogo? Rispondi: Me lo sono imposto. Ti sei accorto d'avere uno che ti cavalca e ti dirige? Replichi: Me ne sono accorto. Ebbene, di' a lui: Dirigi i miei passi secondo la tua parola 42. Egli ti sostiene sotto il suo giogo e sotto il suo peso. Difatti, perché ti fosse leggero il suo peso e soave il suo giogo 43, egli ti ha ispirato l'amore. Per chi ama è soave, per chi non ama è gravoso. Per chi ama è soave: Il Signore ha dato la soavità 44. O che forse, perché ascoltando il Venite a me 45 sei di fatto venuto, pretenderai d'attribuire a te questo risultato, d'essere cioè venuto [da lui]? Dici: Ecco, io sono arrivato fino a lui in forza del mio libero arbitrio, della mia volontà. Per essere io arrivato, egli mi rinnova; per essere io arrivato, egli mi impone un giogo soave. In quanto ciò che mi dà è l'amore, egli impone a me, innamorato e spinto da dilezione, il suo peso leggero. Tutte queste cose egli ha potuto operare in me, ma perché io son giunto da lui. Questa dunque è la tua convinzione: che l'essere potuto arrivare te lo sei procurato da te? Ma di': Cosa hai che non l'abbia ricevuto? 46 Come sei venuto? Sei venuto credendo, sebbene all'ultima meta ancora non sia arrivato. Siamo ancora in via: abbiamo avanzato, ma non siamo arrivati alla fine. Servite il Signore nel timore ed esultate a lui con tremore, affinché il Signore non si adiri e voi periate dalla via giusta 47. Temi che, mentre arrogantemente attribuisci a te l'aver trovato la via giusta, per questa tua arroganza non abbia a perire smarrendo la via giusta. Io - ribatte - son giunto, son giunto per una mia decisione, son giunto con le forze della mia volontà. Cos'è mai codesto tuo inalberarti? codesto tuo gonfiarti? Vuoi vedere come anche questo ti sia stato donato? Ascolta colui che ti ha chiamato: Nessuno viene a me se non l'attira il Padre che mi ha mandato 48. Rivolti al Signore!.

 

1 - Sal 118, 133.

2 - Cf. Gv 4, 24.

3 - Rm 7, 14.

4 - 1 Gv 5, 17.

5 - Sal 118, 133.

6 - Sal 118, 133.

7 - Cf. Sal 32, 4.

8 - Gc 4, 6.

9 - Rm 7, 14-15.

10 - Rm 7, 15.

11 - 1 Cor 2, 11.

12 - Cf. Sap 9, 15.

13 - Cf. Gal 5, 17.

14 - Cf. Rm 7, 23.

15 - Cf. Rm 7, 22.

16 - Rm 7, 15.

17 - Gal 5, 17.

18 - Rm 7, 15.

19 - Sal 118, 134.

20 - Cf. Gal 5, 17.

21 - Sal 118, 133.

22 - Rm 6, 12.

23 - Cf. Gal 5, 17.

24 - Rm 6, 12.

25 - Rm 6, 13.

26 - Cf. Sal 118, 133.

27 - Cf. Sal 118, 133.

28 - Cf. Mt 13, 12.

29 - Gc 4, 6.

30 - Sal 118, 33.

31 - Mt 11, 28.

32 - Mt 11, 28.

33 - Gv 15, 5.

34 - Mt 11, 29.

35 - Cf Gv 1, 1-3.

36 - Mt 11, 29.

37 - Cf Gv 1, 1.

38 - Fil 2, 7-8.

39 - Cf. Fil 2, 6.

40 - Fil 2, 7.

41 - Mt 11, 28-29.

42 - Sal 118, 133.

43 - Cf Mt 11, 30.

44 - Sal 84, 13.

45 - Mt 11, 28.

46 - 1 Cor 4, 7.

47 - Sal 2, 11-12.

48 - Gv 6, 44.


Capitolo LVII: Non ci si deve abbattere eccessivamente quando si cade in qualche mancanza

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. O figlio, più mi è cara l'umile sopportazione nelle avversità, che la pienezza di devota consolazione del tempo favorevole. Perché ti rattrista una piccolezza che venga detta contro di te? Anche se si trattasse di qualcosa di più, non dovresti turbarti. Lascia andare, invece. Non è cosa strana; non è la prima volta, né sarà l'ultima, se vivrai a lungo. Tu sei molto forte fino a che nulla ti contraria; sai persino dare buoni consigli e fare forza ad altri con le tue parole. Ma non appena si presenta alla tua porta un'improvvisa tribolazione, consiglio e forza ti vengono meno. Guarda alla tua grande fragilità, che hai constatata molto spesso, di fronte a piccole contraddizioni. Pure, è per il tuo bene che accadono simili cose; deponile, dunque, dal tuo cuore, come meglio puoi. E se una cosa ti colpisce, non per questo ti abbatta o ti tenga legato a lungo. Sopporta almeno con pazienza, se non ti riesce con gioia. Anche se una cosa te la senti dire malvolentieri e ne provi indignazione, devi dominarti; non devi permettere che dalla tua bocca esca alcunché di ingiusto, che dia scandalo ai semplici. Ben presto l'eccitazione emotiva si placherà, e l'eterna sofferenza si farà più lieve, con il ritorno della grazia.

2. Ecco, "io vivo - dice il Signore -" (Is 49,18), pronto ad aiutarti più ancora del solito, se a me ti affiderai, devotamente invocandomi. "Tu sii più rassegnato" (Bar 4,30); sii pronto a una maggiore sopportazione. Non è del tutto inutile che tu ti senta tribolato e fortemente tentato: sei un uomo, e non Dio; carne, non spirito angelico. Come potresti mantenerti sempre nel medesimo stato di virtù, quando questo venne meno a un angelo, in cielo, e al primo uomo, nel paradiso? Io sono "colui che solleva e libera quelli che piangono" (Gb 5,11); colui che innalza alla mia condizione divina quelli che riconoscono la loro debolezza. O Signore, benedetta sia la tua parola, dolce al mio orecchio "più del miele di favo" (Sal 18,11). Che farei io mai, in così grandi tribolazioni e nelle mie angustie, se tu non mi confortassi con le tue sante parole? Purché, alla fine, io giunga al porto della salvezza, che importa quali e quanto grandi cose dovrò aver patito? Concedimi un felice concepimento, un felice trapasso da questo mondo. "Ricordati di me , o mio Dio" (2Esd 13,22) e conducimi nel tuo regno, per retto cammino. Amen.


2 agosto 1949

Maria Valtorta

 Mi vengono portate delle immagini perché vi apponga una dedica. Il sangue mi si aduna al cuore per l'emozione di vedere Lei, la mia Madonna, quale la vedo da anni e quale mai, nonostante molte ricerche, avevo trovata somigliante nelle immagini… La farò ingrandire, perché anche quando Ella non c'è i miei occhi vedano la sua effigie. Quella almeno. La collocherò là dove la vedo apparirmi per scendere sino a me col suo dolce passo.