Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Abbi sempre Dio nella tua mente. Se hai Dio hai tutto, perché hai colui che tutto ha creato, che da solo è in grado di saziarti, e senza il quale tutto ciò che esiste è nulla. Abbi dunque sempre Dio nella tua mente. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 10° settimana del tempo ordinario (Sant'Antonio da Padova)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 25

1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".


Giudici 17

1C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica.2Egli disse alla madre: "Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco". La madre disse: "Benedetto sia mio figlio dal Signore!".3Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: "Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto".4Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica.5Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un 'efod' e i 'terafim' e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote.6In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio.7Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero.8Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica.9Mica gli domandò: "Da dove vieni?". Gli rispose: "Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò".10Mica gli disse: "Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto". Il levita entrò.11Il levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come un figlio.12Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui.13Mica disse: "Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote".


Siracide 40

1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo,
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro
cuore
offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno
della fine.
3Da chi siede su un trono glorioso
fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere;
4da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di panno grossolano,
non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese e liti.
5Durante il riposo nel letto
il sogno notturno turba le sue cognizioni.
6Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia,
meravigliandosi dell'irreale timore.
8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto:
9morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
10Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per loro causa si ebbe anche il diluvio.
11Quanto è dalla terra alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno,
mentre la lealtà resterà sempre.
13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un
torrente,
come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia.
14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà,
così i trasgressori cadranno in rovina.
15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami,
le radici impure saranno sopra una pietra dura.
16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un
fiume
sarà tagliato prima di ogni altra erba.
17La bontà è come un giardino di benedizioni,
la misericordia dura sempre.
18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà
dolce,
ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro.
19I figli e la fondazione di una città assicurano un
nome,
ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia.
20Vino e musica rallegrano il cuore,
ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza.
21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto,
ma più ancora di essi una voce soave.
22L'occhio desidera grazia e bellezza,
ma più ancora di esse il verde dei campi.
23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno,
ma più ancora di essi moglie e marito.
24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione,
ma più ancora salverà la carità.
25Oro e argento rendono sicuro il piede,
ma ancora di più si apprezza un consiglio.
26Ricchezze e potenza sollevano il cuore,
ma più ancora di esse il timore del Signore.
Con il timore del Signore non manca nulla;
con esso non c'è bisogno di cercare aiuto.
27Il timore del Signore è come un giardino di
benedizioni;
la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria.

28Figlio, non vivere da mendicante.
È meglio morire che mendicare.
29Un uomo che guarda alla tavola altrui
ha una vita che non si può chiamar tale.
Si contaminerà con cibi stranieri;
l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.
30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente,
ma nel suo ventre brucerà come fuoco.


Salmi 75

1'Al maestro del coro. Su "Non dimenticare". Salmo. Di Asaf. Canto.'
2Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie:
invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie.

3Nel tempo che avrò stabilito
io giudicherò con rettitudine.
4Si scuota la terra con i suoi abitanti,
io tengo salde le sue colonne.

5Dico a chi si vanta: "Non vantatevi".
E agli empi: "Non alzate la testa!".
6Non alzate la testa contro il cielo,
non dite insulti a Dio.

7Non dall'oriente, non dall'occidente,
non dal deserto, non dalle montagne
8ma da Dio viene il giudizio:
è lui che abbatte l'uno e innalza l'altro.

9Poiché nella mano del Signore è un calice
ricolmo di vino drogato.
Egli ne versa:
fino alla feccia ne dovranno sorbire,
ne berranno tutti gli empi della terra.

10Io invece esulterò per sempre,
canterò inni al Dio di Giacobbe.
11Annienterò tutta l'arroganza degli empi,
allora si alzerà la potenza dei giusti.


Isaia 51

1Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia,
voi che cercate il Signore;
guardate alla roccia da cui siete stati tagliati,
alla cava da cui siete stati estratti.
2Guardate ad Abramo vostro padre,
a Sara che vi ha partorito;
poiché io chiamai lui solo,
lo benedissi e lo moltiplicai.
3Davvero il Signore ha pietà di Sion,
ha pietà di tutte le sue rovine,
rende il suo deserto come l'Eden,
la sua steppa come il giardino del Signore.
Giubilo e gioia saranno in essa,
ringraziamenti e inni di lode!

4Ascoltatemi attenti, o popoli;
nazioni, porgetemi l'orecchio.
Poiché da me uscirà la legge,
il mio diritto sarà luce dei popoli.
5La mia vittoria è vicina,
si manifesterà come luce la mia salvezza;
le mie braccia governeranno i popoli.
In me spereranno le isole,
avranno fiducia nel mio braccio.
6Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto,
poiché i cieli si dissolveranno come fumo,
la terra si logorerà come una veste
e i suoi abitanti moriranno come larve.
Ma la mia salvezza durerà sempre,
la mia giustizia non sarà annientata.
7Ascoltatemi, esperti della giustizia,
popolo che porti nel cuore la mia legge.
Non temete l'insulto degli uomini,
non vi spaventate per i loro scherni;
8poiché le tarme li roderanno come una veste
e la tignola li roderà come lana,
ma la mia giustizia durerà per sempre,
la mia salvezza di generazione in generazione.

9Svegliati, svegliati, rivestiti di forza,
o braccio del Signore.
Svegliati come nei giorni antichi,
come tra le generazioni passate.
Non hai tu forse fatto a pezzi Raab,
non hai trafitto il drago?
10Forse non hai prosciugato il mare,
le acque del grande abisso
e non hai fatto delle profondità del mare una strada,
perché vi passassero i redenti?
11I riscattati dal Signore ritorneranno
e verranno in Sion con esultanza;
felicità perenne sarà sul loro capo;
giubilo e felicità li seguiranno;
svaniranno afflizioni e sospiri.

12Io, io sono il tuo consolatore.
Chi sei tu perché tema
uomini che muoiono e un figlio dell'uomo
che avrà la sorte dell'erba?
13Hai dimenticato il Signore tuo creatore,
che ha disteso i cieli
e gettato le fondamenta della terra.
Avevi sempre paura, tutto il giorno,
davanti al furore dell'avversario,
perché egli tentava di distruggerti.
Ma dove è ora il furore dell'avversario?

14Il prigioniero sarà presto liberato; egli non morirà nella fossa né mancherà di pane.15Io sono il Signore tuo Dio, che sconvolge il mare così che ne fremano i flutti, e si chiama Signore degli eserciti.16Io ho posto le mie parole sulla tua bocca, ti ho nascosto sotto l'ombra della mia mano, quando ho disteso i cieli e fondato la terra, e ho detto a Sion: "Tu sei mio popolo".

17Svegliati, svegliati,
alzati, Gerusalemme,
che hai bevuto dalla mano del Signore
il calice della sua ira;
la coppa della vertigine
hai bevuto, l'hai vuotata.
18Nessuno la guida
tra tutti i figli che essa ha partorito;
nessuno la prende per mano
tra tutti i figli che essa ha allevato.
19Due mali ti hanno colpito,
chi avrà pietà di te?
Desolazione e distruzione, fame e spada,
chi ti consolerà?
20I tuoi figli giacciono privi di forze
agli angoli di tutte le strade,
come antilope in una rete,
pieni dell'ira del Signore,
della minaccia del tuo Dio.
21Perciò ascolta anche questo, o misera,
o ebbra, ma non di vino.
22Così dice il tuo Signore Dio,
il tuo Dio che difende la causa del suo popolo:
"Ecco io ti tolgo di mano
il calice della vertigine,
la coppa della mia ira;
tu non lo berrai più.
23Lo metterò in mano ai tuoi torturatori
che ti dicevano: Cùrvati che noi ti passiamo sopra.
Tu facevi del tuo dorso un suolo
e come una strada per i passanti".


Atti degli Apostoli 8

1Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi nelle regioni della Giudea e della Samarìa.2Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui.3Saulo intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e donne e li faceva mettere in prigione.
4Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.

5Filippo, sceso in una città della Samarìa, cominciò a predicare loro il Cristo.6E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva.7Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati.8E vi fu grande gioia in quella città.

9V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio.10A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: "Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande".11Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie.12Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.13Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;16non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.17Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro19dicendo: "Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo".20Ma Pietro gli rispose: "Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio.21Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché 'il tuo cuore non è retto davanti a Dio'.22Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero.23Ti vedo infatti chiuso 'in fiele amaro e in lacci d'iniquità'".24Rispose Simone: "Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto".25Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samarìa.

26Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: "Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta".27Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, un eunuco, funzionario di Candràce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme,28se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia.29Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti, e raggiungi quel carro".30Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?".31Quegli rispose: "E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui.32Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:

'Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.'
33'Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.'

34E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?".35Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù.36Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: "Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?".37.38Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò.39Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino.40Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.


Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano

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1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.

2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.

3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!


Discorsi sull'Epifania

San Leone Magno - San Leone Magno

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PRIMO DISCORSO TENUTO NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA



I - Cristo rivelato dalla stella

E' poco tempo che abbiamo celebrato il giorno nel quale la Vergine intemerata ha dato alla luce il Salvatore del genere umano. Ora, dilettissimi, la veneranda festività dell'Epifania ci fa prolungare le gioie, affinché tra i misteri, così vicini con solennità tra loro connesse, la nota di esultanza e il fervore della fede, non si affievoliscano. Rientra nel disegno di salvezza, rivolto a tutti gli uomini, il fatto che quel Pargoletto, Mediatore tra Dio e gli uomini, sia stato rivelato a tutto il mondo, quando ancora era nella ristretta cerchia di un minuscolo paesello. Infatti, nonostante che egli abbia eletta la gente d'Israele e tra tutti gli israeliti una sola famiglia da cui assumere la natura comune a tutti gli uomini, non ha voluto che la sua nascita rimanesse nascosta nell'ambito della materna abitazione. Colui che si è degnato nascere per tutti, ha voluto essere subito conosciuto da tutti.

Per questo ai tre Magi apparve in Oriente una stella di straordinaria luminosità, la quale, perché più fulgida e più bella delle altre stelle, facilmente attrasse la loro attenzione, mentre la rimiravano; così poterono rendersi conto che non avveniva a caso ciò che a loro sembrava tanto insolito. Infatti, colui che aveva dato il segno, diede a quelli che l'osservavano anche la grazia di comprenderlo. E poi fece ricercare ciò che aveva fatto comprendere e, ricercato, si fece trovare .

II - L'inganno di Erode e la fede dei Magi

I tre uomini assecondarono l'impulso della celeste illuminazione e mentre accompagnano con attenta contemplazione la scia di luce che li precede, sono guidati alla conoscenza della verità dallo splendore della grazia. Ed essi con buoni motivi pensano bene di ricercare nella città regale il luogo della nascita del Re, loro indicato. Ma chi aveva preso forma di servo ed era venuto non a giudicare ma a essere giudicato, scelse Betlemme per la nascita, Gerusalemme per la passione.

Intanto Erode, ascoltando che era nato il Re dei Giudei, temette di averlo come successore e macchinando la morte al portatore di salvezza, promise falsamente che gli avrebbe portato venerazione. Quanto sarebbe stato felice se avesse imitato la fede dei Magi e mutato in sincero culto ciò che architettava con intenzione fraudolenta! Oh cieca empietà e folle invidia che credi di rovesciare con il tuo furore il piano divino! Ma il Signore del mondo, che offre un regno eterno, non cerca un trono temporale. Perché tenti di rovesciare la serie degli avvenimenti, immutabilmente disposta, e cerchi di anticipare un delitto che commetteranno altri? La morte di Cristo non appartiene al tuo tempo. Bisogna che prima si dia principio al Vangelo; prima si deve predicare il regno di Dio, ridonare miracolosamente la salute e compiere molti altri prodigi. Perché vuoi far tuo il delitto che sarà opera di altri nel futuro? Tu non avrai altro risultato del tuo misfatto se non quello di caricarti con la tua intenzione di un tanto grande reato. Con tale macchinazione non fai un passo avanti; non combini nulla, perché egli, che è nato per spontanea volontà, per sua libera potestà morirà.

Dunque, i Magi realizzano il loro desiderio e sotto la guida della stella che li precede, giungono nel luogo ove è Gesù Cristo, il Signore bambino. Adorano il Verbo nella carne, la Sapienza nella infanzia, la Virtù nella debolezza e il Signore della maestà nella realtà dell'uomo. E perché manifestino il mistero che credono e comprendono, significano con i doni quello che credono con il cuore. Offrono l'incenso a Dio, la mirra all'uomo, l'oro al re, venerando consapevolmente l'unione della natura divina e di quella umana, perché Cristo, pure essendo nelle proprietà delle due nature, non era diviso nella potenza.

Ecco, i Magi tornano al loro paese; e Gesù per un avviso divino è trasportato in Egitto. E' adesso che la follia di Erode arde inutilmente fra i suoi disegni occulti; egli comanda che in Betlemme siano uccisi tutti i bambini. Con una sentenza generale va contro la tenera età, divenutagli sospetta, perché non conosce precisamente il bimbo che egli teme. Ma quei che l'empio re toglie dal mondo, Cristo trapianta nel cielo; e concede l'onore del martirio a coloro per i quali non ha ancora versato il suo sangue redentore.

III - Le virtù del cristiano

Pertanto, dilettissimi, elevate gli animi fedeli alla fulgida grazia della luce eterna e venerando i misteri, compiuti per la salvezza degli uomini, volgete la vostra assidua attenzione alle opere per voi fatte. Amate la casta purità, perché Cristo è il figlio della verginità. «Astenetevi dalle passioni della carne che lottano contro l'anima», come l'Apostolo stesso presente in mezzo a noi, ci esorta nella sua lettera. «Nella malizia fatevi bambini», perché il Signore della gloria si è abbassato alla infanzia dei mortali. Praticate l'umiltà che il Figlio di Dio si è degnato insegnare ai suoi discepoli. Rivestitevi della virtù della pazienza, al fine di poter essere padroni delle vostre anime; Egli che è la redenzione di tutti, è pure di tutti la fortezza. «Aspirate alle cose di lassù e non a quelle che sono sulla terra». Camminate costantemente per la via della verità e della vita. Non vi lasciate ostacolare da cose terrene, voi per cui sono preparate le cose celesti. Per Gesù Cristo, nostro Signore, il quale vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

TERZO DISCORSO TENUTO NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA



I - L'economia della redenzione

So bene, dilettissimi, che alla vostra santità non è nascosto il motivo della festa di oggi e che già la pericope del Vangelo, letta secondo l'uso, ve lo ha presentato. Tuttavia oserò parlarvi della presente solennità, come il Signore mi ispirerà, affinché nulla manchi a voi del nostro ministero. Così la pietà di tutti sarà con comune gaudio tanto più religiosa, quanto più tutti avranno compreso questa solennità. La divina e misericordiosa provvidenza, avendo disposto di portare aiuto in questi ultimi tempi al mondo, che altrimenti sarebbe andato perduto, pose in Cristo la salvezza di tutte le genti. Siccome l'empio errore aveva allontanato tutte le nazioni dal culto del vero Dio, e persino Israele, popolo che Dio aveva eletto come suo, si era allontanato quasi totalmente dalle prescrizioni della legge, Dio, avendo racchiusi tutti nel peccato, volle di tutti aver misericordia. Dovunque era venuta meno la giustizia, tutto il mondo era caduto in balia della vanità e della malizia. E se la divina maestà non avesse dilazionato il suo giudizio, tutti gli uomini avrebbero ricevuto la sentenza di dannazione. Ma l'ira è stata mutata nell'indulgenza; e perché evidente fosse il tesoro di grazia, impiegato per noi, è piaciuto di donare il sacramento del perdono per abolire il peccato, quando nessuno poteva accampare dei meriti.

II - La vocazione dei popoli nei Magi

Ora, la manifestazione di questa ineffabile opera di misericordia si ebbe mentre Erode era re dei Giudei, quando venuta a cessare la legittima successione dei re e tolta la potestà ai pontefici, ottenne il dominio uno straniero. In tal modo la nascita del vero Re era ben provata da quella profezia che dice: «Non sarà tolto lo scettro da Giuda, né il bastone del comando dai suoi discendenti, finché venga colui al quale appartiene e a cui i popoli dovranno obbedire». Un giorno era stata promessa al beatissimo patriarca Abramo una innumerevole discendenza che doveva essere generata non con il seme carnale, ma con la fecondità della fede. Tale figliolanza fu paragonata alla moltitudine delle stelle, affinché dal padre di tutte le genti si attendesse una stirpe non terrena, ma celeste. Per suscitare la promessa posterità, sono chiamati con il sorgere di una nuova stella gli eredi significati dalle stelle, affinché il cielo serva alla promessa che fu fatta con un segno celeste. Una stella, più fulgente delle altre, attira l'attenzione dei Magi, abitanti dell'estremo oriente. Essi erano uomini non ignari nell'arte di osservare le stelle e la loro luminosità, per questo comprendono l'importanza del segno. Certamente operava nei loro cuori la divina ispirazione, affinché non fosse nascosto ad essi il mistero significato da questa grande visione e non restasse oscuro per l'animo ciò che era mostrato agli occhi. In ultimo, compiono con molta pietà il proprio dovere prendendo on sè dei doni, sicché, venendo ad adorare il neonato, mostrino di aver creduto tre cose: e cioè di onorare con l'oro la persona regale, con la mirra l'umana, con l'incenso la divina.

III - Israele spirituale

Entrano, dunque, nella capitale del regno giudaico e nella città regale, domandano che si mostri a loro colui che avevano saputo essere il bambino destinato a regnare. Erode si turba, teme per la sua sicurezza, teme per il suo potere: chiede ai sacerdoti e ai dottori della legge quel che la Scrittura ha predetto sulla nascita di Cristo. Viene così a conoscere la profezia: ma mentre la verità illumina i Magi, l'infedeltà acceca i maestri. Israele carnale non comprende quel che legge, non vede quel che mostra, usa libri alle cui parole egli non crede. O Giudea, «dov'è dunque il motivo di vantarti?». Dove è la nobiltà ricevuta da Abramo? «La tua circoncisione vale un bel nulla». Ecco che tu, primogenito, servi al fratello minore e proclamando quel testamento che tu tieni solo alla lettera, presti servizio agli stranieri che entrano a far parte della tua eredità. Entrino, entrino pure le genti nella famiglia dei patriarchi, e i figli della promessa ricevano nel seme di Abramo la benedizione a cui rinunciano i figli secondo la carne. Nella persona dei tre Magi tutti i popoli adorino l'autore dell'universo. Dio sia noto non solo in Giudea, ma in tutto il mondo, affinché dovunque «in Israele sia grande il suo nome». Infatti, come l'infedeltà mostra che nella posterità è venuta meno la dignità della stirpe eletta, così la fede rende a tutti comune tale dignità.

IV - La fuga in Egitto

I Magi, dopo aver adorato e soddisfatto a ogni devozione, in conformità all'avviso avuto in sogno, non fecero ritorno per quella via che avevano fatto venendo. Era necessario che, avendo creduto in Cristo, non camminassero più per i sentieri delle vecchie abitudini, ma, entrati nella via nuova, si tenessero lontano dagli errori abbandonati. Questo avvenne anche perché si rendessero inefficaci le insidie di Erode, che sotto lo specioso motivo della venerazione celava macchinazioni dolose contro il fanciullo Gesù. E poiché Cristo uscì sano e salvo da quel tranello, l'ira del re arse di maggior furore. Infatti, ricordando il tempo che i Magi avevano indicato, sfoga la sua rabbia e la sua crudeltà contro tutti i bambini di Betlemme e con generale eccidio trucida i pargoletti di quella città che così passano alla gloria eterna. Egli credeva che non lasciando vivo nessun fanciullo sarebbe stato ucciso anche Cristo. Ma colui che rimandava ad altra età l'effusione del suo sangue per la redenzione degli uomini, già aveva raggiunto, sulle braccia dei genitori, l'Egitto. In tal modo ricopiò gli antichi primordi della gente ebrea, realizzando con maggior provvidenza il principato del vero Giuseppe, affinché, venendo dal cielo il pane di vita e il cibo spirituale, togliesse quella fame, più intensa di qualunque inedia, che le menti degli Egiziani soffrivano per mancanza della verità. Infatti, non doveva compiersi il mistero della vittima singolare senza l'intervento di quella nazione, in cui, per la prima volta fu anticipato il segno salvifico della croce e la Pasqua del Signore con l'uccisione dell'agnello.

V - Ringraziamento a Dio misericordioso

Dilettissimi, ammaestrati da questi misteri della divina grazia, celebriamo con gioia spirituale il giorno delle nostre primizie e l'inizio della vocazione delle genti. Rendiamo grazie al misericordioso Dio, che, come dice l'Apostolo, «ci ha fatto capaci di partecipare all'eredità dei santi nella luce dei cieli. Perché egli ci ha strappato al potere delle tenebre e ci ha trasportato nel regno del Figlio suo diletto». E già Isaia aveva profetato: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide un gran chiarore: sopra coloro che abitavano in terra tenebrosa spuntò la luce». E lo stesso dice al Signore: «Ecco, chiamerai popoli che non conoscevi e nazioni che t'ignoravano accorreranno». «Abramo ha visto questo giorno e ne ha goduto»; e quando ha conosciuto che i figli della sua fede sarebbero stati benedetti nella sua discendenza, che è Cristo, e quando ha visto che nella fede sarebbe stato padre di tutte le genti, «diede gloria a Dio, sapendo benissimo che qualunque cosa Dio prometta, ha pure il potere di portarla a compimento». Davide inneggiava nei salmi a questo giorno, dicendo: «Verranno tutte le genti che creasti a prostrarsi innanzi a te, o Signore, e daranno gloria al tuo nome»; e ancora: «Fece nota il Signore la sua salvezza, alle genti svelò la sua giustizia». Or noi sappiamo che questo è avvenuto da quando la stella condusse i Magi, sospingendoli da lontane regioni, a conoscere e adorare il Re del cielo e della terra.

E certamente anche noi con questo caratteristico servizio della stella, siamo esortati a prestare adorazione, affinché pure noi obbediamo a questa grazia che tutti invita a Cristo. Chiunque nella Chiesa vive con pietà e castità, chiunque gusta le cose celesti e non le terrene, è come una luce celeste: mentre egli conserva il candore di santa vita, quasi stella, mostra a molti la via che porta al Signore. In questo studio della virtù, dilettissimi, dovete tutti darvi reciproco aiuto, affinché possiate risplendere, come figli della luce, nel regno di Dio, a cui si giunge con la Fede retta e con le opere buone: per Gesù Cristo, nostro Signore, il quale con il Padre e lo Spirito santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

QUINTO DISCORSO TENUTO NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA



I - Il significato della stella

Dilettissimi, voi ben sapete che la manifestazione del Signore e Salvatore nostro rende particolarmente importante l'odierna festività. Questo è il giorno che portò i Magi, preceduti dalla stella, a conoscere e adorare il Figlio di Dio. Giustamente è gradito di celebrare con culto annuale la memoria di questo fatto, affinché, mentre il racconto evangelico è ripresentato incessantemente, il mistero della salvezza, mediato da un insigne miracolo, sia sempre meditato da quelli che lo comprendono.

Si erano già avute molte testimonianze a provare con chiari argomenti la nascita del Signore: come quando la beata vergine Maria ascoltò e credette che sarebbe stata fecondata per opera dello Spirito santo e che avrebbe partorito il Figlio di Dio; come quando al saluto di lei, Giovanni, non ancor nato, esultò nell'utero di Elisabetta con profetico balzo quasi che, anche racchiuso nelle viscere della madre, già esclamasse: «Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo»; oppure, come quando all'annuncio dell'angelo, che proclamava la nascita del Signore, i pastori furono avvolti dal bagliore dell'esercito celeste, affinché non dubitassero della maestà del fanciullo che avrebbero visto nel presepio e non credessero che fosse nato nella sola natura di uomo colui al quale lo stuolo della celeste milizia prestava il suo servizio.

Ma sembra che questi fatti e altri simili siano stati conosciuti da poche persone, appartenenti alla parentela di Maria vergine e alla famiglia di Giuseppe. Invece questo segno che muove efficacemente i Magi da lontani paesi e li attira irresistibilmente a Gesù, Signore, senza dubbio è il segno sacro di quella grazia e l'inizio di quella vocazione per cui non solo nella Giudea, ma in tutto il mondo si sarebbe predicato il Vangelo. In tal modo per quella stella che risplendette agli occhi dei Magi e invece non rifulse alla vista degli israeliti, fu significata l'illuminazione delle genti e la cecità dei giudei.

II - L'attuale Epifania di Cristo nella Chiesa

E' chiaro, dilettissimi, che il significato di questi mistici fatti persiste ancora: ciò che era iniziato nella immagine, si compie ora nella realtà. Infatti, irraggia dal cielo, come grazia, la stella, e i tre Magi, chiamati dal fulgore della luce evangelica, ogni giorno in tutte le nazioni accorrono ad adorare la potenza del sommo Re.

Erode freme nel diavolo e si lamenta, perché gli vien tolto il regno della iniquità su quelli che passano a Cristo. Per questo, uccidendo i pargoli, gli sembra di uccidere Gesù. Anzi vi si prova a farlo senza interruzione, giacché tenta di privare dello Spirito santo quelli che sono di recente rigenerati e di estinguere quella che può chiamarsi l'infanzia della tenera fede. Invece i giudei, che hanno voluto essere fuori del regno di Cristo, sono tuttora in certo modo sotto il principato di frode. Infatti, sono dominati dal nemico del Salvatore e servono a un potere straniero, quasi non sappiano che per bocca di Giacobbe fu profetato: «Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché venga colui al quale appartiene e a cui i popoli dovranno obbedire». Ma essi non ancora comprendono quel che possono negare e non ancora entra nella loro mente quello che hanno conosciuto dalla narrazione delle sacre Scritture, poiché per i maestri insensati la verità è uno scandalo e per i ciechi dottori diventa caligine ciò che è luce. Ecco che interrogati, rispondono: «Cristo deve nascere a Betlemme». Però non seguono la scienza con la quale ammaestrano gli altri. In questo modo hanno perduto la dinastia dei re, la propiziazione dei sacrifici, il luogo delle suppliche, l'ordine dei sacerdoti. Mentre avvertono che tutto per essi è chiuso, che ogni cosa per essi è finita, non si accorgono che quelle cose sono state trasferite in Cristo. Onde attraverso la fede che giustifica gli empi, tutto il mondo ottiene nelle sue nozioni ciò che quei tre uomini, facendo le veci di tutte le genti, nell'adorazione del Signore acquistarono. Così gli adottivi ricevono l'eredità del Signore, preparata prima dei secoli, mentre la perdono quelli che sembrano essere figli legittimi.

Una buona volta volgiti al pentimento, o Giudeo, ravvediti; e, deponendo l'infedeltà, convertiti a colui che è anche tuo Redentore. Non ti abbattere per l'enormità del tuo delitto: Cristo non chiama i giusti, ma i peccatori; certamente non ti respinge per la tua empietà colui che, crocifisso, pregò per te. Annulla la dura sentenza dei tuoi crudeli padri e non lasciarti stringere dalla maledizione di quelli che gridano «il sangue suo cada su noi e sui nostri figli», essi riversano su di te la malizia del loro delitto. Tornate al misericordioso; approfittate della clemenza di chi è pronto a perdonare. Infatti la vostra iniqua crudeltà si è cambiata in motivo di salvezza. Vive chi voleste che perisse. Confessate, dunque, il rinnegato; adorate il venduto, perché vi giovi la bontà di colui al quale non poté nuocere la vostra malvagità.

III - Spirito missionario e cooperazione alla grazia

Dilettissimi, è nostro dovere desiderare e propiziare quanto rientra nella vera carità, della quale siamo debitori anche ai nostri nemici, come insegna la preghiera del Signore, affinché anche questo popolo che è decaduto dalla spirituale nobiltà dei padri, sia reinnestato ai rami della vera sua pianta. Questa carità molto ci rende accetti a Dio: egli trasformò il loro delitto in motivo di misericordia per noi, appunto perché la nostra fede li provocasse a emulazione nel ricevere la salvezza. Per altro, è un dovere che la vita delle persone pie sia utile non solo a se stesse, ma anche agli altri. In tal modo quel che non si può avere da loro con le parole, si ottenga con gli esempi.

Dunque, dilettissimi, consideriamo l'ineffabile abbondanza dei doni divini a noi elargiti e siamo cooperatori della grazia di Dio che in noi agisce. Il regno dei cieli non è dato ai dormienti, né la beata eternità è messa a disposizione di chi intorpidisce nell'ozio e nella pigrizia. Ma poiché, come dice l'Apostolo, «se patiamo con lui, insieme a lui saremo glorificati», dobbiamo percorrere quella via che egli stesso, il Signore, ha detto di essere. Egli, infatti, ha provveduto a noi con il sacramento e con l'esempio, mentre noi non avevamo alcun merito di opere per nostro sostegno, affinché con il sacramento innalzasse a salvezza i chiamati alla figliolanza adottiva e con l'esempio li spronasse alla laboriosità. In realtà, dilettissimi, questo lavoro non è aspro, né gravoso per i figli e per i buoni servi ma è soave e leggero, come dice il Signore: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete su di voi il mio giogo, e imparate da me, perché sono mite e umile di cuore; e troverete pace per le anime vostre: perché il mio giogo è soave e il mio carico leggero».

Dunque, dilettissimi, nulla è arduo per gli umili, nulla è duro per i miti; facilmente tutti i precetti passano alla pratica quando la grazia porge aiuto e l'obbedienza rende dolce il comando. Ogni giorno le parole di Dio risuonano alle nostre orecchie e ogni uomo è reso consapevole e convinto di ciò che piace alla divina giustizia.

Ma perché il giudizio, in cui ognuno riceverà la ricompensa di quel che avrà fatto, sia in bene che in male, per la bontà e la pazienza del giudice, è rimandato, le anime infedeli si ripromettono l'impunità e credono che la qualità degli atti umani non abbia alcuna relazione con il giudizio sui meriti dati dalla divina provvidenza. Ma forse le azioni cattive non sono per lo più punite con evidentissime pene anche ora e il terrore delle celesti minacce non rende spesso prudente la fede e non rimprovera l'infedeltà?

IV - Compunzione e desiderio delle cose celesti

Però, tra queste pene e sopra di esse eccelle la benignità di Dio che a nessuno nega la sua misericordia, perché senza distinzione a tutti distribuisce molti beni; anzi preferisce richiamare con i benefici quelli che giustamente potrebbe punire e, così, con la dilazione della vendetta concedere il tempo di far penitenza.

Tuttavia, non si può dire che non vi sia nessun castigo per quelli che non si convertono, perché il cuore indurito e ingrato è un supplizio per se stesso e già si soffre nella coscienza quello che per bontà di Dio viene differito. Pertanto i peccatori non si dilettino dei peccati tanto che la fine della vita abbia a coglierli con colpe sulla coscienza, poiché nell'inferno non vi è correzione; né è concesso il rimedio dell'espiazione quando non è più possibile il ravvedimento della volontà , come dice David: «Tra i morti non v'è chi ti ricordi, chi dirà nell'inferno le tue lodi?». Si fuggano, perciò, i piaceri nocivi, i gaudi insidiosi e i desideri che sono già per perire. Quale è il frutto, quale l'utilità dell'incessante desiderio di quelle cose che, se non ci abbandonano, certamente dobbiamo abbandonare? L'amore delle cose caduche si trasferisca a ciò che è incorruttibile e l'animo chiamato alle realtà sublimi, si diletti delle cose celesti. Stringete amicizia con i santi angeli; entrate nella città di Dio in cui ci è promessa l'abitazione e unitevi ai patriarchi, ai profeti, agli apostoli e ai martiri. Godete di quello onde essi godono. Bramate le loro ricchezze, e con buona emulazione ambite la loro intercessione. Infatti, se siamo uniti a loro per devozione sincera, saremo uniti anche alla loro gloria: certamente prenderemo parte alla dignità di quelli alla cui devozione avremo partecipato.

Ora che vi è concesso di praticare i comandamenti di Dio «glorificate Dio nel vostro corpo»; e, dilettissimi, «risplendete come fari di luce nel mondo». Le lucerne delle vostre menti siano sempre ardenti: niente di tenebroso risieda nei vostri cuori, poiché, come dice l'Apostolo: «Eravate un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore: vivete dunque da figli della luce». Si compia in voi quel che precedette in immagine nei tre Magi, e «così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Infatti, come sarebbe grande peccato qualora il nome del Signore fosse bestemmiato tra le genti per colpa dei cattivi cristiani, così è grande merito di devozione quando si benedice Dio per la vita santa dei suoi servi: a lui onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.


Don Bosco sogna sua madre

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

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Don Bosco conservò vivissimo l’affetto per sua madre; ne parlava sempre con commozione; e più volte se la vide comparire in sogni che restarono indelebili nella sua mente.
Così nell’agosto del 1860 (quattro anni dopo la sua morte), gli parve d’incontrarla presso il Santuario della Consolata, mentre egli tornava all’Oratorio. Il suo aspetto era bellissimo.
— Ma come! Voi qui? — le disse Don Bosco —. Non siete morta?
— Sono morta, ma vivo — rispose Margherita.
— E siete felice?
— Felicissima!
Don Bosco le chiese se dopo morta fosse entrata subito in paradiso. Margherita rispose di no. Quindi le chiese se in paradiso vi fossero vari giovani dei quali fece i nomi; e Margherita rispose di sì.
— E ora — continuò Don Bosco — fatemi conoscere che cosa godete in paradiso.
— Non posso — rispose la mamma.
— Datemi almeno un saggio della vostra felicità.
Allora vide sua madre tutta splendente, ornata di una veste preziosissima, con un aspetto di maestà meravigliosa, e dietro a lei un coro numeroso. Poi si mise a cantare. Il suo canto d’amore a Dio, di una inesprimibile dolcezza, andava diritto al cuore, lo invadeva e lo attirava senza fargli violenza. Sembrava l’armonia di mille cori e di mille gradazioni di voci, che dai bassi più profondi salivano agli acuti più alti, con varietà di toni e differenza di modulazioni e vibrazioni più o meno forti, combinate con tanta arte, delicatezza e accordo che formavano un sol tutto. Don Bosco, a quella soavissima melodia, rimase come fuori di sé e non seppe più che cosa dire e domandare a sua madre. E Margherita, quando ebbe finito il canto, si rivolse a lui dicendo:
— Ti aspetto, perché noi due dobbiamo stare sempre insieme. Proferite queste parole, disparve.
Quando una persona cara ci lascia, siamo soliti consolarci e con solare dicendo: «È andato nella Casa del Padre». Benissimo! Ma la fede ci dice che la Casa del Padre ha un’anticamera, nota col nome di «purgatorio »,dove l’umano spirito si purga e di salir al ciel diventa degno (Purg. 1,5).
Anche la santa Mamma di Don Bosco è passata per questa misteriosa ma reale anticamera del paradiso.

II

Più tardi, nel 1886, Don Bosco sognò sua madre nell’atto di attingere acqua alla fontana vicino alla sua casetta. Mamma Margherita si mostrava preoccupata perché quell’acqua, che era sempre stata limpida e pura, ora appariva limacciosa e popolata di insetti.
Richiesta da Don Bosco del motivo di quella preoccupazione, rispose:
— Aquam nostram pretio bibimus (Noi beviamo la nostra acqua pagandola).
— Sempre col vostro latino — le rispose Don Bosco.
Mamma Margherita continuò col suo latino facendo capire a Don Bosco che in avvenire le sue parole si sarebbero avverate. Quindi lo condusse dietro la fontana, in un luogo elevato donde si distinguevano Capriglio e altre borgate sparse qua e là; e additandogliele, disse:
— Che differenza c’è tra questi paesi e la Patagonia?
— Ma io vorrei, se potessi, fare del bene qui e là.
Allora la madre si dileguò. Don Bosco, nel raccontare il sogno, fece questa osservazione: «Il posto nel quale mi condusse mia madre, è molto adatto per farvi qualche opera, essendo centrale fra molte borgate che non hanno chiesa».


23 ottobre 1947

Maria Valtorta

Dice Gesù:
   «Il tuo Anno Santo lo hai avuto nel tuo cinquantesimo anno. Mi hai avuto come tu sola sai. E resti in questo tuo anno giubilare [1] sinché esso ti si muterà in un secolo eterno di pace paradisiaca. Ma l'Anno Santo che verrà [2] dovrà essere marcato da un suo carattere speciale: il carattere mariano.

   È stato celebrato l'Anno Santo straordinario nel 19° centenario della mia Passione. La Sapienza infinita amerebbe che fosse celebrato anche questo altro centenario della Assunzione gloriosa di mia Madre al Cielo, e che questa celebrazione desse uno speciale carattere al prossimo Anno Santo. La Sapienza infinita amerebbe che fosse sentito questo dovere, questo bisogno, questa previdenza di dare carattere di trionfo mariano e perciò di incentivo al culto per Maria, Salvezza vostra — in questo scorcio terribile di questo secolo terribile nel quale può avvenire la completa apertura dei sette sigilli [3] per punizione di Dio — al prossimo Anno Santo. Già da troppi secoli la cristianità attende questa proclamazione trionfale della Vergine-Madre, da Dio assunta in Cielo per essere gioia a Dio di cui fu Tempio vivo in Terra, e Regina dei celesti cori e del popolo dei Santi.

   In verità molti dei sigilli sono stati già aperti. Ma guai se fossero aperti tutti, e se lo saranno!

   Anticipate l'ora del trionfo della Donna, capostipite dei segnati del segno dei servi di Dio, degli eletti la cui dimora è il Cielo. Anticipate l'ora del trionfo di Maria, su Satana, sul mondo, la materia, la morte, vinta da Noi due volte, vinta in Lei creatura anche nel non conoscere la morte spirituale del peccato oltreché nella carne sua, che non si corruppe e che qui vive. Anticipate l'ora del trionfo di Maria. Si uniscano agli Angeli, capitanati da Michele, gli uomini, donne, fanciulli della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Romana, perché sia abbattuto per un tempo il dragone dalle sette teste, dieci corna e sette diademi maledetti: le sette seduzioni4. E la Cristianità abbia tempo per riunirsi e fortificarsi nella carità e nella fede e stringersi in difesa per l'ultima battaglia.

   Guai se venisse proclamata regina la donna vestita di porpora e scarlatto, cui fa trono la bestia immonda dai nomi di bestemmia, prima che sia proclamata Regina degli Angeli e degli Uomini, con parola infallibile, la Donna vestita di sole, i cui piedi calcano la luna e il cui capo s'incorona di stelle.

   Non vi può più essere una seconda Redenzione compiuta da Me: Cristo. Ma ancor una ve ne può essere per salvare dalle spire infernali un più gran numero di spiriti: quella di Maria gloriosa. Nel culto di Lei sta il segreto dell'estrema Redenzione.
   Se sentiranno Me nelle parole dell'Opera, comunicherai queste altre parole a Colui che sai.»
          
   1 questo tuo anno giubilare, avendo la scrittrice compiuto 50 anni il 14 marzo 1947. In data 16 marzo ella ha riferito "ciò che è la mia gioia da ormai tre giorni".
           
   2 l'Anno Santo che verrà sarà il 1950, nel quale il papa Pio XII definirà il dogma dell'Assunzione di Maria Ss.; l'Anno Santo straordinario è quello celebrato nel 1933 sotto il papa Pio XI.
           
   3 sette sigilli, dei quali si parla diffusamente in Apocalisse 5-6.
           
   4 le sette seduzioni, in Apocalisse 12, 3. Seguono altre citazioni da Apocalisse 12, 1; 17, 3-4.