Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

L'umiltà  che è contraria alla carità  non può essere vera, sincera. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 10° settimana del tempo ordinario (Sant'Antonio da Padova)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 24

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".

4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.

26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.

30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.

32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.


Esodo 8

1Il Signore disse a Mosè: "Comanda ad Aronne: Stendi la mano con il tuo bastone sui fiumi, sui canali e sugli stagni e fa' uscire le rane sul paese d'Egitto!".2Aronne stese la mano sulle acque d'Egitto e le rane uscirono e coprirono il paese d'Egitto.
3Ma i maghi, con le loro magie, operarono la stessa cosa e fecero uscire le rane sul paese d'Egitto.4Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: "Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò andare il popolo, perché possa sacrificare al Signore!".5Mosè disse al faraone: "Fammi l'onore di comandarmi per quando io devo pregare in favore tuo e dei tuoi ministri e del tuo popolo, per liberare dalle rane te e le tue case, in modo che ne rimangano soltanto nel Nilo".6Rispose: "Per domani". Riprese: "Secondo la tua parola! Perché tu sappia che non esiste nessuno pari al Signore, nostro Dio,7le rane si ritireranno da te e dalle tue case, dai tuoi servitori e dal tuo popolo: ne rimarranno soltanto nel Nilo".8Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone.9Il Signore operò secondo la parola di Mosè e le rane morirono nelle case, nei cortili e nei campi.10Le raccolsero in tanti mucchi e il paese ne fu ammorbato.11Ma il faraone vide ch'era intervenuto il sollievo, si ostinò e non diede loro ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.
12Quindi il Signore disse a Mosè: "Comanda ad Aronne: Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra: essa si muterà in zanzare in tutto il paese d'Egitto".13Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l'Egitto.14I maghi fecero la stessa cosa con le loro magie, per produrre zanzare, ma non riuscirono e le zanzare infierivano sugli uomini e sulle bestie.15Allora i maghi dissero al faraone: "È il dito di Dio!". Ma il cuore del faraone si ostinò e non diede ascolto, secondo quanto aveva predetto il Signore.
16Poi il Signore disse a Mosè: "Alzati di buon mattino e presentati al faraone quando andrà alle acque; gli riferirai: Dice il Signore: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire!17Se tu non lasci partire il mio popolo, ecco manderò su di te, sui tuoi ministri, sul tuo popolo e sulle tue case i mosconi: le case degli Egiziani saranno piene di mosconi e anche il suolo sul quale essi si trovano.18Ma in quel giorno io eccettuerò il paese di Gosen, dove dimora il mio popolo, in modo che là non vi siano mosconi, perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese!19Così farò distinzione tra il mio popolo e il tuo popolo. Domani avverrà questo segno".
20Così fece il Signore: una massa imponente di mosconi entrò nella casa del faraone, nella casa dei suoi ministri e in tutto il paese d'Egitto; la regione era devastata a causa dei mosconi.21Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: "Andate a sacrificare al vostro Dio nel paese!".22Ma rispose Mosè: "Non è opportuno far così perché quello che noi sacrifichiamo al Signore, nostro Dio, è abominio per gli Egiziani. Se noi facciamo un sacrificio abominevole agli Egiziani sotto i loro occhi, forse non ci lapideranno?23Andremo nel deserto, a tre giorni di cammino, e sacrificheremo al Signore, nostro Dio, secondo quanto egli ci ordinerà!".24Allora il faraone replicò: "Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me".25Rispose Mosè: "Ecco, uscirò dalla tua presenza e pregherò il Signore; domani i mosconi si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, non lasciando partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore!".26Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore.27Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i mosconi dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo: non ne restò neppure uno.28Ma il faraone si ostinò anche questa volta e non lasciò partire il popolo.


Siracide 40

1Una sorte penosa è disposta per ogni uomo,
un giogo pesante grava sui figli di Adamo,
dal giorno della loro nascita dal grembo materno
al giorno del loro ritorno alla madre comune.
2Materia alle loro riflessioni e ansietà per il loro
cuore
offrono il pensiero di ciò che li attende e il giorno
della fine.
3Da chi siede su un trono glorioso
fino al misero che giace sulla terra e sulla cenere;
4da chi indossa porpora e corona
fino a chi è ricoperto di panno grossolano,
non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione,
paura della morte, contese e liti.
5Durante il riposo nel letto
il sogno notturno turba le sue cognizioni.
6Per un poco, un istante, riposa;
quindi nel sonno, come in un giorno di guardia,
è sconvolto dai fantasmi del suo cuore,
come chi è scampato da una battaglia.
7Mentre sta per mettersi in salvo si sveglia,
meravigliandosi dell'irreale timore.
8È sorte di ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia,
ma per i peccatori sette volte tanto:
9morte, sangue, contese, spada,
disgrazie, fame, calamità, flagelli.
10Questi mali sono stati creati per i malvagi,
per loro causa si ebbe anche il diluvio.
11Quanto è dalla terra alla terra ritorna;
quanto è dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni regalo per corrompere e l'ingiustizia spariranno,
mentre la lealtà resterà sempre.
13Le ricchezze degli ingiusti si seccheranno come un
torrente,
come un grande tuono rimbomba via durante la pioggia.
14Come l'ingiusto aprendo le mani si rallegrerà,
così i trasgressori cadranno in rovina.
15La stirpe degli empi non aumenterà i suoi rami,
le radici impure saranno sopra una pietra dura.
16Il giunco su ogni corso d'acqua e sugli argini di un
fiume
sarà tagliato prima di ogni altra erba.
17La bontà è come un giardino di benedizioni,
la misericordia dura sempre.
18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore sarà
dolce,
ma più ancora lo sarà per chi trova un tesoro.
19I figli e la fondazione di una città assicurano un
nome,
ma più ancora sarà stimata una donna senza macchia.
20Vino e musica rallegrano il cuore,
ma più ancora lo rallegra l'amore della sapienza.
21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto,
ma più ancora di essi una voce soave.
22L'occhio desidera grazia e bellezza,
ma più ancora di esse il verde dei campi.
23Il compagno e l'amico si incontrano a tempo opportuno,
ma più ancora di essi moglie e marito.
24I fratelli e un aiuto servono nell'afflizione,
ma più ancora salverà la carità.
25Oro e argento rendono sicuro il piede,
ma ancora di più si apprezza un consiglio.
26Ricchezze e potenza sollevano il cuore,
ma più ancora di esse il timore del Signore.
Con il timore del Signore non manca nulla;
con esso non c'è bisogno di cercare aiuto.
27Il timore del Signore è come un giardino di
benedizioni;
la sua protezione vale più di qualsiasi altra gloria.

28Figlio, non vivere da mendicante.
È meglio morire che mendicare.
29Un uomo che guarda alla tavola altrui
ha una vita che non si può chiamar tale.
Si contaminerà con cibi stranieri;
l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà.
30Nella bocca sarà dolce il mendicare per un impudente,
ma nel suo ventre brucerà come fuoco.


Salmi 9

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Isaia 58

1Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.
2Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:
3"Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?".
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
4Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
5È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
6Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
7Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
8Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
9Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
10se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.
11Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.
12La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.

13Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
se chiamerai il sabato delizia
e venerando il giorno sacro al Signore,
se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
di sbrigare affari e di contrattare,
14allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti farò calcare le alture della terra,
ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre,
poiché la bocca del Signore ha parlato.


Lettera di Giacomo 2

1Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.2Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.3Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: "Tu siediti qui comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti in piedi lì", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello",4non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?6Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi che vi tiranneggiano e vi trascinano davanti ai tribunali?7Non sono essi che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?8Certo, se adempite il più importante dei comandamenti secondo la Scrittura: 'amerai il prossimo tuo come te stesso', fate bene;9ma se fate distinzione di persone, commettete un peccato e siete accusati dalla legge come trasgressori.10Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto;11infatti colui che ha detto: 'Non commettere adulterio', ha detto anche: 'Non uccidere'.
Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.12Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché13il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.

14Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo?15Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano16e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?17Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa.18Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede.19Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene; anche i demòni lo credono e tremano!20Ma vuoi sapere, o insensato, come la fede senza le opere è senza valore?21Abramo, nostro padre, non fu forse giustificato per le opere, quando offrì Isacco, suo figlio, sull'altare?22Vedi che la fede cooperava con le opere di lui, e che per le opere quella fede divenne perfetta23e si compì la Scrittura che dice: 'E Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia', e fu chiamato amico di Dio.24Vedete che l'uomo viene giustificato in base alle opere e non soltanto in base alla fede.25Così anche Raab, la meretrice, non venne forse giustificata in base alle opere per aver dato ospitalità agli esploratori e averli rimandati per altra via?26Infatti come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.


Capitolo XII: I vantaggi delle avversità

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1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.  

2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.


DISCORSO 252/A NEI GIORNI DI PASQUA DISCORSO DI S. AGOSTINO SUL VANGELO DI GIOVANNI, CAP. 21

Discorsi - Sant'Agostino

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1. Dall'evangelista Giovanni sono stati descritti molti particolari sulle apparizioni del Signore Gesù ai discepoli dopo la sua resurrezione. Una volta apparve loro mentre pescavano. Questa pesca durante la quale il Signore volle mostrarsi ai discepoli fu iniziata presso il mare di Tiberiade e contiene un grande sacramento, che, sebbene da voi conosciuto, noi dobbiamo quest'oggi brevemente ricordare.

Le pésche miracolose di cui nel Vangelo e relativo simbolismo.

2. Ripensate a quell'altra pesca in occasione della quale chiamò coloro che erano pescatori di pesci e li fece pescatori di uomini. Essa avvenne agli inizi della sua predicazione, molto tempo prima della sua passione. Quella volta, come dovreste ben ricordare, si avvicinò ai discepoli, non ancora discepoli, ed essi, abbandonate le reti, lo seguirono. S'accorse che durante l'intera notte non avevano preso niente e disse loro: Gettate in mare le vostre reti 1. Ve le gettarono e presero una quantità di pesci così grande da riempire due barche, appesantendole in maniera tale che stavano per affondare. La quantità di pesci fu tanta che le reti si rompevano. Fu allora che rivolse loro le parole: Venite dietro a me; io vi farò pescatori di uomini 2. E tali effettivamente li rese: gli Apostoli gettarono le reti della parola nel mare del mondo e presero molti pesci. Se volete farvi un'idea di questo numero di pesci, numero incalcolabile, guardate alla moltitudine dei cristiani. Sono infatti i cristiani quelli che furono presi da quelle sante reti, presi per conseguire la vita, non per finire nella morte. Tuttavia fra questa moltitudine di gente presa nelle reti son sorti anche numerosi scismi. Dice appunto che le reti si squarciarono. Anche le due barche, cioè le due imbarcazioni che furono riempite, hanno un significato: significano i cristiani provenienti dalla circoncisione e dall'incirconcisione, cioè la Chiesa raccolta dal mondo giudeo e da quello pagano. In relazione a ciò Cristo è detto pietra angolare: perché in quell'angolo si baciano, per così dire, le pareti che provengono da direzioni opposte. Orbene, quelle barche furono riempite, quasi sovraccaricate, al punto che stavano per affondare. Si allude ai cristiani che vivono male e con i loro cattivi costumi sono un peso per la Chiesa. Le barche peraltro non affondarono: la Chiesa sa reggere il peso di coloro che vivono male; può essere gravata, non sommersa. Adesso, cioè dopo la sua resurrezione, Cristo ci fornisce, l'immagine della Chiesa quale sarà dopo la nostra resurrezione. Allora, Chiesa felice, essa sarà formata da soli buoni e non avrà mescolato alcun cattivo.

Al presente le reti della Chiesa contengono pesci buoni e cattivi.

3. Cosa disse ai discepoli dopo la resurrezione? Gettate le reti dalla parte destra 3. Nella pesca precedente non aveva detto: Dalla parte destra, perché non fossero indicati soltanto i buoni; e nemmeno: Dalla parte sinistra, per non indicare soltanto i cattivi. In diverse direzioni furono gettate le reti, perché dovevano raccogliere e i buoni e i cattivi. In tal senso il Signore Gesù Cristo raccontò anche una parabola. Disse: Il regno dei cieli è simile a una rete gettata in mare, nella quale si raccoglie ogni sorta di pesci. Quando l'hanno tirata a riva, si seggono e scelgono i pesci buoni, che mettono nei loro recipienti, mentre buttano via i pesci cattivi. Così la formulò, ma poi ne diede la spiegazione. Disse: Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e prenderanno i cattivi di fra mezzo ai giusti e li getteranno nella fornace col fuoco acceso, dove sarà pianto e stridore di denti 4. Lasciamo dunque nuotare per ora i pesci buoni insieme con i cattivi e i cattivi insieme con i buoni. Basta che nuotino dentro la rete e non la rompano! Coloro che rompono la rete sono cattivi; mentre coloro che restano dentro la rete possono essere e buoni e cattivi. Ma, questo solo per il tempo presente.

La separazione dei cattivi dai buoni.

4. Dopo la resurrezione in effetti cosa disse? Gettate la rete dalla parte destra 5. Che significa: Dalla parte destra? Gettandola dalla parte destra prenderete coloro che alla fine saranno alla destra. E a quelli che staranno alla destra dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno 6. A questi si riferiva quando ordinava di gettare le reti dalla parte destra. Le reti furono calate e presero molti grandi pesci. Se ne precisa anche il numero. Nella pesca antecedente, che sta a indicare i buoni e i cattivi, non ci si dice il numero: c'erano infatti pesci in soprannumero. E chi sono questi pesci in sopra numero? Coloro che non rientrano nel numero dei santi. Tali coloro che strappano la rete creando scismi; tali coloro che rinunziano al mondo a parole ma non nei fatti, coloro che ricevono il sacramento dell'uomo nuovo ma continuano a vivere secondo l'uomo vecchio. Gente come questa sarebbe stata dentro quelle reti: perciò non si menziona la parte destra e si tace il numero. Tutti costoro sono in soprannumero, come dice il salmo: Ho annunziato e ho parlato; son diventati molti, oltrepassano il numero 7. C'era, allora, un numero di santi, ma ce n'erano molti fuori di quel numero; adesso al contrario non c'è nessuno che non rientri in quel numero.

Grande il numero degli eletti, uniti per sempre nella lode di Dio.

5. E quanti erano? Centocinquantatré 8. Questo è il numero globale di tutti i santi? Non permetta il Signore che ad un numero così esiguo si debbano ridurre nemmeno coloro ai quali stiamo parlando in questa chiesa. E allora? Chi fra noi non comprende la cosa deve cominciare a capirla; chi invece la comprende deve ricordarla. La prima cosa la si ottenga mediante il mio suggerimento, la seconda attraverso la riflessione, perché non sopravvenga la dimenticanza. Centocinquantatré, dice. E l'Evangelista si premura di aggiungere: Pur essendo così grandi, la rete non si squarciò 9. Sembra dirlo in riferimento a quella pesca antecedente in cui le reti si squarciarono. Adesso invece come andò? Pur essendo così grandi, la rete non si squarciò. Chi temerà che lassù ci siano scismi, dove non potrà rompersi il nodo dell'unità e il germoglio della madre Chiesa? Non ci sarà amico che sarà separato da lei né nemico che le si aggreghi. Quanti aderiranno a lei saranno santi e perfetti. Saranno migliaia e migliaia, anzi saranno più che miriadi, ma saranno tutti inclusi in quel numero.

Legge e grazia nell'opera della giustificazione e della salvezza eterna.

6. Questo numero scaturisce da diciassette. Chi vuol contare tutti i numeri da uno fino a diciassette e farne la somma troverà che è così. Si metta uno e vi si aggiunga due: si avrà tre. Si aggiunga ancora tre e si avrà sei; si aggiunga quattro e si avrà dieci. Procedendo in questa maniera fino a diciassette si avrà centocinquantatré. Non resta altro se non che mi si chieda quale significato abbiano il dieci e il sette. Se troviamo il significato di questo numero base, cioè diciassette, sarà chiaro anche il sacramento del numero più alto, cioè centocinquantatré. Nel diciassette c'è la radice, nell'altro numero l'albero. Che significa dunque il numero diciassette? Il dieci significa la legge. Sono infatti dieci i comandamenti della legge, scritti dal dito di Dio su due tavole di pietra, come dice la legge stessa, come attestano i Libri sacri. Nel numero dieci troviamo rappresentata la legge. Ma questa legge chi è in grado di osservarla senza aiuto? Nessuno assolutamente. Se infatti - dice l'Apostolo - fosse stata data una legge capace di dare la vita, certamente dalla legge sarebbe provenuta la giustizia. Ma la Scrittura racchiuse ogni cosa sotto il peccato, perché la promessa fosse data a coloro che credono, mediante la fede in Gesù Cristo 10. Fu dunque data la legge, la quale, per non dilungarmi, ha tra gli altri precetti quello di non desiderare la roba del tuo prossimo 11. Non devi desiderarla. Passando davanti alla bella casa di un altro, non devi sospirare perché è attraente. Non devi desiderare la roba del tuo prossimo. Del Signore è la terra e quanto contiene 12; e se tu possiedi Dio, che cosa non è in tuo dominio? Comunque, la roba del tuo prossimo tu non la devi desiderare. Questa legge gli uomini l'avevano ascoltata e, almeno certuni, si sforzavano di trattenersi dal compiere il male per paura del castigo; tuttavia non riuscivano a frenare il piacere cattivo. Donaci quindi, o Signore, il tuo aiuto! Difatti colui che ha dato la legge darà anche la benedizione 13. In questo testo si afferma che darà la benedizione colui che aveva dato la legge: darà cioè l'aiuto dello Spirito Santo perché si possa osservare la legge, come è detto della sapienza di Dio: Essa reca sulla lingua la legge e la misericordia 14. Se recasse con sé solo la legge, chi ne sorreggerebbe il peso? Si esigerebbero le opere conformi alla legge e tutti saremmo trovati colpevoli. Ma ecco sopraggiungere la misericordia. Con essa si ha l'aiuto per praticare la legge e il perdono quando non la si pratica. Questa misericordia è dono dello Spirito Santo, al quale nelle Scritture si fa riferimento ove si usa il numero sette. Ricordo un solo passo, quello dì Isaia, che dice: In lui dimorerà lo Spirito Santo; ed elenca: Spirito dì sapienza e d'intelletto, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore dì Dio 15. Giunge questo Spirito e ottengono realizzazione e i sette e i dieci. Sì, quando i sette si aggiungono ai dieci, vengono fuori i santi, coloro cioè che non ripongono la propria fiducia nella legge ma confidano nell'aiuto di Dio. Rivolti al loro Signore così si esprimono: Sii tu il mio aiuto! Non abbandonarmi, non dimenticarmi, Dio, mia salvezza. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto 16. Costoro hanno appreso a dire come voi: Padre nostro che sei nei cieli. La misericordia dunque si è aggiunta alla legge; perciò noi, che ci troviamo nel numero diciassette, non dobbiamo in alcun modo temere: se siamo nel diciassette giungeremo al centocinquantatrè, e se giungeremo al centocinquantatrè, saremo alla sua destra, e se saremo alla sua destra avremo in eredità il regno.

 


1 - Lc 5, 4.

2 - Mt 4, 19.

3 - Gv 21, 6.

4 - Mt 13, 47-50.

5 - Gv 21, 6.

6 - Mt 25, 34.

7 - Sal 39, 6.

8 - Gv 21, 11.

9 - Gv 21, 11.

10 - Gal 3, 21-22.

11 - Es 20, 17.

12 - Sal 23, 1.

13 - Sal 83, 8.

14 - Prv 3, 16 (sec. LXX).

15 - Is 11, 2 s.

16 - Sal 26, 9-10.


Capitolo XL: Nulla di buono ha l’uomo da sé, e di nulla può vantarsi

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. "O Signore, che cosa è l'uomo, che tu abbia a ricordarti di lui? Che cosa è il figlio dell'uomo, che tu venga a lui?" (Sal 8,5). Quali meriti ha mai l'uomo, perché tu gli dia la tua grazia? O Signore, di che posso lamentarmi se mi abbandoni; che cosa posso, a buon diritto, addurre se tu non mi concedi quello che chiedo? Soltanto questo, in verità, posso dire, con certezza, in cuor mio: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi fallisco in ogni cosa, tendendo sempre al nulla. Se non vengo aiutato da te e plasmato interiormente, mi infiacchisco totalmente e mi abbandono. "Invece tu, o Signore, sei sempre te stesso e tale resti in eterno" (Sal 101, 28.31), immutabilmente buono, giusto, santo, talché fai e disponi ogni cosa con sapienza. Io, invece, essendo più pronto a regredire che ad avanzare, non mi mantengo sempre nella stessa condizione; che anzi "sette tempi diversi passano sopra di me" (Dn 4, 13.20.22); anche se il mio stato può, d'un tratto, mutarsi in meglio, non appena tu lo vuoi, e mi porgi la mano soccorritrice. Da te solo, infatti, non già dall'uomo soccorso, mi può venire l'aiuto e il dono della fermezza, cosicché la mia faccia non muti continuamente, e il mio cuore si volga solo a te, e in te trovi pace. Dunque, se io fossi capace di disprezzare ogni consolazione degli uomini - sia per conseguire maggior fervore, sia per rispondere al bisogno di cercare te, in mancanza di chi mi possa confortare - allora potrei fondatamente sperare nella tua grazia ed esultare del dono di una rinnovellata consolazione.

2. Siano rese grazie a te; a te dal quale tutto discende, se qualcosa di buono mi accade. Ché io non sono altro che vanità, "anzi un nulla, al tuo cospetto" (Sal 38, 6), un uomo incostante e debole. Di che cosa posso io vantarmi; come posso pretendere di essere stimato? Forse per quel nulla che io sono? Sarebbe vanità sempre più grande. O veramente vuota vanteria, peste infame, massima presunzione, che distoglie dalla vera gloria, privandoci della grazia del cielo. Giacché mentre si compiace di se stesso, l'uomo dispiace a te; mentre ambisce ad essere lodato dagli altri, si spoglia della vera virtù. Vera gloria, invece, e gaudio santo, è gloriarci in te, non in noi; trovare compiacimento nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per te. Sia lodato il tuo nome, non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo nome santo, e a me non sia data lode alcuna da parte degli uomini. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; in te esulterò e mi glorierò sempre: "per nulla invece in me, se non nella mia debolezza" ("Cor 12,5). Lasciando ai Farisei il cercare gloria gli uni dagli altri, io cercherò quella gloria che viene solo da Dio. A confronto della tua gloria eterna, è vanità e stoltezza ogni lode che viene dagli uomini, ogni onore di quaggiù, ogni mondana grandezza. O mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata, a te solo sia lode, onore, virtù e gloria, per gli infiniti secoli dei secoli!


1 novembre 1943

Maria Valtorta

Dice il Signore Gesù:
   «Io sono che ho dato ai miei santi la Sapienza[515] di cui sono possessore assoluto. Sono Io che parlo ai diletti perché spargano la mia Sapienza fra gli uomini. Sono Io che benedico con gratitudine i miei eletti che hanno consumato se stessi per essere portatori della mia Sapienza. Sono Io che li premio perché l’amore alla Sapienza è amore a Dio, non potendovi essere conoscenza della Sapienza e ribellione a Dio. Chi ama la Sapienza ama la sua fonte: ama Dio. Chi ama Dio conquista il premio.

   Voi dunque, che sempre aspirate alla gloria, aspirate a questa gloria vera ed eterna. Lasciate cadere scettri e celebrità della Terra e tendete a conquistare la fama e la corona immortale della santità beata. Sforzatevi di meritare la Sapienza e fino dalla Terra tutto possederete poiché possederete Iddio, che parlerà in voi, vi guiderà, vi consolerà, vi eleverà, vi farà amici miei e profeti dell’Altissimo. Voi allora capirete, parlerete, vedrete non con i vostri organi e le vostre capacità, ma con la vista e la mente di Colui che è in voi come il Santo dei santi nel suo tabernacolo vivente.

   Sarete, o miei fratelli cari, come era mia Madre quando nel suo seno mi portava e Io le comunicavo i miei movimenti d’a­more. Maria, velo[516] preziosissimo e casto al Vivente, al Sapiente, al Santo, già infusa di Sapienza per la sua purità superangelica, fu una con la Sapienza quando l’Amore la fece Madre della Sapienza incarnata. Né voi siete da meno quando con Me-Eucarestia nel cuore, e col cuore volente vivere di Dio - ecco la condizione essenziale - divenite uni con Me e in Me sapete rimanere, anche dopo la consumazione delle Specie, col vostro amore adorante.

   Siatemi delle “Marie”. Portate il Cristo in voi. Il mondo ha bisogno, fra tanta scienza inutile, di avere chi comunica la Sapienza vera. E chi mi ha in sé, anzi chi annulla sé in Me, anche se non dice parole, comunica con le sue opere la Sapienza, perché le sue opere testimoniano Dio.

   Io poi, per pietà dei ciechi e dei sordi, degli analfabeti dello spirito, do voce e penna nelle mani e sulle labbra di chi scelgo, perché lo Spirito di Dio sia nuovamente udito e si salvino gli sviati e ritrovino la giusta direzione coloro che sono erranti, si rialzino i caduti e confidino in Chi ha nome: Misericordia.»

   Lo stesso 1° novembre, alle 12,30, dopo una anti-professione di fede di m. c.[517] che mi fa tanto soffrire

   Dice Gesù:
   «A cosa paragoneremo certi poveri disgraziati? A degli infelici maniaci che, mentre c’è fuori il bel sole e presso a loro degli affetti e dei cibi, ricusano di uscire, di nutrirsi, di parlare, e si rimbucano come bestie selvagge nel loro covo, all’oscuro, lasciandosi morire d’inedia.

   Sono abissi di errore, di orrore, di odio talora, che vanno colmati con la pazienza, la misericordia, l’amore e il dolore. Pazienza sopportando le loro idee, misericordia avvicinandoli ancora nonostante la ripugnanza che ci dà la lebbra del loro spirito, amore perché l’amore è il vincitore e la medicina più potente di tutte, e dolore perché per dare la Vita e la Luce bisogna morire come fa la lampada che fiammeggia col suo consumarsi e il grano che dà cibo se muore.

   Date queste cose, basta. Le parole sono inutili perché quelle anime sono rintronate da Satana che impedisce che sentano. Occorre prima vincere Satana, e questo si vince con la preghiera e il dolore, non con le discussioni in cui esso è maestro per persuadere alla sua dottrina.

   Che tu soffra è naturale. Ognuna di quelle parole, prima di ferire le mie Carni, sono passate attraverso le tue, perché tu ti sei messa fra il mondo e il Maestro per difendere il tuo Re. È l’ufficio delle vittime. Ma Io su ogni ferita ci metto un bacio e per ognuna ti dico: grazie, Maria, per il tuo amore. Che tu ne sia benedetta.»


[515] la Sapienza, al cui libro rimanda la scrittrice con l’annotazione a matita Cap. 6 dal v. 11 in poi che mette accanto alla data.
[516] velo, come quello posto dinanzi al Santo dei santi, in Esodo 26, 33.