Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Tre cose sono assolutamente necessarie contro la tentazione: la preghiera per illuminarci, i sacramenti per fortificarci e la vigilanza per preservarci. (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 10° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 5

1Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni.2Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo.3Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene,4perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo.5Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.6Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi,7e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!".8Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!".9E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti".10E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.
11Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo.12E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi".13Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare.14I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.
15Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura.16Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci.17Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.18Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui.19Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato".20Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

21Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare.22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi23e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva".24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando,27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti:28"Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita".29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?".31I discepoli gli dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?".32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo.33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.34Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male".
35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?".36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!".37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava.39Entrato, disse loro: "Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme".40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.41Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!".42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore.43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.


Primo libro di Samuele 27

1Davide pensò: "Certo un giorno o l'altro perirò per mano di Saul. Non ho miglior via d'uscita che cercare scampo nel paese dei Filistei; Saul rinunzierà a ricercarmi in tutto il territorio d'Israele e sfuggirò dalle sue mani".2Così Davide si mosse e si portò, con i seicento uomini che aveva con sé, presso Achis, figlio di Moach, re di Gat.3Davide rimase presso Achis in Gat, lui e i suoi uomini, ciascuno con la famiglia; Davide con le due mogli, Achinoàm di Izreèl e Abigail, già moglie di Nabal da Carmel.4Fu riferito a Saul che Davide si era rifugiato in Gat e non lo cercò più.
5Davide disse ad Achis: "Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, mi sia concesso un luogo in una città del tuo territorio dove io possa abitare. Perché dovrà stare il tuo servo presso di te nella tua città reale?".6E Achis quello stesso giorno gli diede Ziklàg; per questo Ziklàg è rimasta in possesso di Giuda fino a oggi.7La durata del soggiorno di Davide nel territorio dei Filistei fu di un anno e quattro mesi.8Davide e i suoi uomini partivano a fare razzie contro i Ghesuriti, i Ghirziti e gli Amaleciti: questi appunto sono gli abitanti di quel territorio che si estende da Telam verso Sur fino al paese d'Egitto.9Davide batteva quel territorio e non lasciava in vita né uomo né donna; prendeva greggi e armenti, asini e cammelli e vesti, poi tornava indietro e veniva da Achis.10Quando Achis chiedeva: "Dove avete fatto scorrerie oggi?", Davide rispondeva: "Contro il Negheb di Giuda, contro il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti".11Davide non lasciava sopravvivere né uomo né donna da portare a Gat, pensando: "Non vorrei che riferissero contro di noi: Così ha fatto Davide". Tale fu la sua condotta finché dimorò nel territorio dei Filistei.12Achis faceva conto su Davide, pensando: "Certo si è attirato l'odio del suo popolo, di Israele e così sarà per sempre mio servo".


Siracide 17

1Il Signore creò l'uomo dalla terra
e ad essa lo fa tornare di nuovo.
2Egli assegnò agli uomini giorni contati e un tempo
fissato,
diede loro il dominio di quanto è sulla terra.
3Secondo la sua natura li rivestì di forza,
e a sua immagine li formò.
4Egli infuse in ogni essere vivente il timore dell'uomo,
perché l'uomo dominasse sulle bestie e sugli uccelli.
5Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore
diede loro perché ragionassero.
6Li riempì di dottrina e d'intelligenza,
e indicò loro anche il bene e il male.
7Pose lo sguardo nei loro cuori
per mostrar loro la grandezza delle sue opere.
8Loderanno il suo santo nome
per narrare la grandezza delle sue opere.
9Inoltre pose davanti a loro la scienza
e diede loro in eredità la legge della vita.
10Stabilì con loro un'alleanza eterna
e fece loro conoscere i suoi decreti.
11I loro occhi contemplarono la grandezza della sua
gloria,
i loro orecchi sentirono la magnificenza della sua voce.
12Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!"
e diede a ciascuno precetti verso il prossimo.

13Le loro vie sono sempre davanti a lui,
non restano nascoste ai suoi occhi.
14Su ogni popolo mise un capo,
ma Israele è la porzione del Signore.
15Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole,
i suoi occhi osservano sempre la loro condotta.
16A lui non sono nascoste le loro ingiustizie,
tutti i loro peccati sono davanti al Signore.
17La beneficenza dell'uomo è per lui come un sigillo,
egli serberà la generosità come la propria pupilla.
18Alla fine si leverà e renderà loro la ricompensa,
riverserà su di loro il contraccambio.
19Ma a chi si pente egli offre il ritorno,
consola quanti vengono meno nella pazienza.

20Ritorna al Signore e cessa di peccare,
prega davanti a lui e cessa di offendere.
21Fa' ritorno all'Altissimo e volta le spalle
all'ingiustizia;
detesta interamente l'iniquità.
22Negli inferi infatti chi loderà l'Altissimo,
al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
23Da un morto, che non è più, la riconoscenza si perde,
chi è vivo e sano loda il Signore.
24Quanto è grande la misericordia del Signore,
il suo perdono per quanti si convertono a lui!
25L'uomo non può avere tutto,
poiché un figlio dell'uomo non è immortale.
26Che c'è di più luminoso del sole? Anch'esso
scompare.
Così carne e sangue pensano al male.
27Esso sorveglia le schiere dell'alto cielo,
ma gli uomini sono tutti terra e cenere.


Salmi 67

1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto.'

2Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
3perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.

4Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
5Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.

6Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
7La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
8ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.


Geremia 28

1In quell'anno, all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda, nell'anno quarto, quinto mese, Anania figlio di Azzùr, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo queste parole:2"Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia!3Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia.4Farò ritornare in questo luogo - dice il Signore - Ieconia figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia".
5Il profeta Geremia rispose al profeta Anania, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo che stavano nel tempio del Signore.6Il profeta Geremia disse: "Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai predette, facendo ritornare gli arredi nel tempio e tutti i deportati da Babilonia in questo luogo!
7Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire ai tuoi orecchi e agli orecchi di tutto il popolo.8I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi predissero contro molti paesi, contro regni potenti, guerra, fame e peste.9Quanto al profeta che predice la pace, egli sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà".
10Allora il profeta Anania strappò il giogo dal collo del profeta Geremia e lo ruppe;11Anania riferì a tutto il popolo: "Dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni".
Il profeta Geremia se ne andò per la sua strada.
12Ora, dopo che il profeta Anania ebbe rotto il giogo sul collo del profeta Geremia, la parola del Signore fu rivolta a Geremia:13 "Va' e riferisci ad Anania: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro.14Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Io porrò un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia".
15Allora il profeta Geremia disse al profeta Anania: "Ascolta, Anania! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna;16perciò dice il Signore: Ecco, ti mando via dal paese; quest'anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione contro il Signore".
17Il profeta Anania morì in quello stesso anno, nel settimo mese.


Seconda lettera a Timoteo 4

1Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno:2annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina.3Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie,4rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.5Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.

6Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele.7Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.8Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.

9Cerca di venire presto da me,10perché Dema mi ha abbandonato avendo preferito il secolo presente ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia.11Solo Luca è con me. Prendi Marco e portalo con te, perché mi sarà utile per il ministero.12Ho inviato Tìchico a Èfeso.13Venendo, portami il mantello che ho lasciato a Tròade in casa di Carpo e anche i libri, soprattutto le pergamene.14Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. 'Il Signore' gli 'renderà secondo le sue opere';15guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione.
16Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro.17Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché per mio mezzo si compisse la proclamazione del messaggio e potessero sentirlo tutti i Gentili: e così fui liberato dalla bocca del leone.18Il Signore mi libererà da ogni male e mi salverà per il suo regno eterno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

19Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo.20Eràsto è rimasto a Corinto; Tròfimo l'ho lasciato ammalato a Milèto.21Affrettati a venire prima dell'inverno.
Ti salutano Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia e tutti i fratelli.
22Il Signore Gesù sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!


Capitolo II: L'umile sottomissione

Leggilo nella Biblioteca

1. Non fare gran conto di chi ti sia favorevole o contrario; piuttosto preoccupati assai che, in ogni cosa che tu faccia, Dio sia con te. Abbi retta coscienza; Dio sicuramente ti difenderà. Non ci sarà cattiveria che possa nuocere a colui che Dio vorrà aiutare. Se tu saprai tacere e sopportare, constaterai senza dubbio l'aiuto del Signore. E' lui che conosce il tempo e il modo di sollevarti; a lui perciò devi rimetterti: a lui che può soccorrerci e liberarci da ogni smarrimento.  

2. Perché ci possiamo mantenere in una più grande umiltà, è sovente assai utile che altri conosca i nostri difetti, e che ce li rimproveri. Quando uno si umilia per i propri difetti facilmente fa tacere gli altri, e acquieta senza difficoltà coloro che si sono adirati contro di lui. All'umile Dio dona protezione ed aiuto; all'umile Dio dona il suo amore e il suo conforto; verso l'umile Dio si china; all'umile largisce tanta grazia, innalzandolo alla gloria, perché si è fatto piccolo; all'umile Dio rivela i suoi segreti, invitandolo e traendolo a sé con dolcezza. Così colui che umilmente ammette la propria colpa si sente pienamente in pace, avendo egli la sua dimora in Dio, e non nel mondo. Non credere di aver fatto alcun progresso spirituale, se non ti senti inferiore ad ogni altro.


Omelia 13: E' lo sposo che ha la sposa.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

Leggilo nella Biblioteca

1. L'ordine da noi seguito nella lettura del Vangelo secondo Giovanni, come possono ricordare quanti hanno a cuore il loro progresso, ci porta oggi a commentare quanto adesso è stato letto. Ricorderete che già è stato commentato quanto precede la lettura di oggi, a partire dall'inizio. E anche se molte cose le avete dimenticate, certamente rimane nella vostra memoria almeno la nostra dedizione a questo compito. Anche se non avete presente, ad esempio, tutto ciò che avete sentito intorno al battesimo di Giovanni, ricorderete almeno d'averne sentito parlare; e quanto si è detto in risposta alla domanda perché lo Spirito Santo apparve sotto forma di colomba. Ricorderete anche come abbiamo risolto quell'intricatissima questione, relativa a ciò che Giovanni ignorava del Signore e che apprese per mezzo della colomba, benché già conoscesse il Signore, come dimostra ciò che egli disse quando il Signore si presentò a lui per esser battezzato: Sono io che devo esser battezzato da te, e tu vieni a me?; il Signore gli rispose: Lascia adesso che si compia tutta la giustizia (Mt 3, 14-15).

2. Il seguito della lettura ci riporta ora a Giovanni Battista. E' di lui che Isaia vaticinò: Voce di uno che grida nel deserto, preparate la via al Signore, appianate i suoi sentieri (Is 40, 3). Tale testimonianza aveva reso a colui che era il suo Signore, e che aveva voluto essere anche il suo amico. E il suo Signore ed amico a sua volta rese testimonianza a Giovanni. Disse infatti di Giovanni: Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni Battista. Il Signore si pose al di sopra di lui in ciò che era più di Giovanni, perché era Dio. Infatti il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11, 11). Più piccolo di Giovanni per la nascita, il Signore era più grande per la potenza, per la divinità, per la maestà, per la gloria, poiché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Come abbiamo visto nelle letture precedenti, Giovanni aveva reso testimonianza al Signore fino ad affermare di lui che era Figlio di Dio, non Dio; senza tuttavia negarlo. Non aveva detto in modo esplicito che era Dio, non l'aveva negato, non l'aveva taciuto del tutto. Forse troveremo questa affermazione nella lettura odierna. Il Battista aveva detto di Gesù che era Figlio di Dio. Ma anche di semplici uomini è stato detto che erano figli di Dio (Gv 1, 34 12). Aveva detto che era talmente grande che egli non era degno di sciogliergli i lacci dei sandali (Gv 1, 27). Ora, già il fatto che Giovanni, il più grande tra i nati di donna, non fosse degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali, ci offre la misura della grandezza del Signore. E' una grandezza superiore a quella di tutti gli uomini e di tutti gli angeli. Vediamo, infatti, un angelo impedire ad un uomo di prostrarsi ai suoi piedi. Nell'Apocalisse, avendo un angelo rivelato alcune cose a Giovanni, l'autore di questo Vangelo, questi, sgomento per la grandezza della visione, cade ai piedi dell'angelo. E l'angelo: Alzati, non devi farlo! A Dio rivolgi l'adorazione, perché io sono un compagno di servizio, tuo e dei tuoi fratelli (Ap 22, 9). Un angelo, dunque, ha impedito ad un uomo di gettarsi ai suoi piedi. Ora, non è chiaro che sta al di sopra di tutti gli angeli colui al quale un tal uomo, di cui nessuno più grande è apparso fra i nati di donna, si dichiara indegno di sciogliere i legacci dei suoi sandali?

[I donatisti riducono il regno di Cristo all'Africa.]

3. Ma aspettiamo che Giovanni ci dica in maniera più esplicita che il Signore nostro Gesù Cristo è Dio. Troviamo questa affermazione nella presente lettura; difatti riferendoci a lui abbiamo cantato: Regna Iddio su tutta la terra. Sono sordi a questa voce quanti ritengono che egli regni solo su l'Africa. Difatti, non d'altri che di Cristo è detto: Regna Iddio su tutta la terra. Chi è il nostro re, se non il Signore nostro Gesù Cristo? Egli solo è il nostro re. Che cosa abbiamo sentito, ancora, nel versetto del salmo che adesso abbiamo cantato? Inneggiate al nostro Dio, inneggiate; inneggiate al nostro re, inneggiate. Il salmo chiama nostro re quello stesso che chiama Dio: Inneggiate al nostro Dio, inneggiate; inneggiate al nostro re con intelligenza. Non puoi intendere in un senso univoco e preconcetto colui al quale tu canti: Regna Iddio su tutta la terra (Sal 46, 3 7-8). Ma come può essere re di tutta la terra colui che fu visto in una sola parte della terra, a Gerusalemme, in Giudea, camminare in mezzo agli uomini; colui che nacque, succhiò il latte, crebbe, mangiò, si dissetò, vegliò, dormì, si sedette stanco presso il pozzo; colui che fu preso, flagellato, coperto di sputi, coronato di spine, sospeso alla croce, trafitto con la lancia; che morì e fu sepolto? Come può essere lui il re di tutta la terra? Ciò che si vedeva in un determinato luogo era la carne di lui; la carne si mostrava agli occhi di carne, mentre rimaneva occulta nella carne mortale la maestà immortale. E con quali occhi si potrà raggiungere l'eterna maestà nascosta nell'involucro della carne? C'è un altro occhio, l'occhio interiore. Non era infatti privo di occhi Tobia, quando, cieco negli occhi corporei, impartiva precetti di vita al figlio (cf. Tb 4). Il figlio teneva per mano il padre, affinché potesse muovere i passi; il padre consigliava il figlio, affinché potesse camminare sulla via giusta. Da una parte vedo degli occhi, dall'altra li ammetto. E sono migliori gli occhi di colui che dà consigli di vita, che non gli occhi di chi tiene per mano. Tali occhi richiedeva Gesù quando disse a Filippo: Da tanto tempo sono con voi, e non mi avete conosciuto? Tali occhi richiedeva Gesù quando disse: Filippo, chi vede me, vede anche il Padre (Gv 14, 9). Questi occhi sono nell'intelligenza, sono nella mente. Perciò il salmo, dopo aver detto: Dio è re di tutta la terra, immediatamente aggiunge: Inneggiate con intelligenza. Infatti dicendo: Inneggiate al nostro Dio, inneggiate, afferma che il nostro re è Dio. Ma voi avete visto il nostro re come uomo tra gli uomini, lo avete visto patire, lo avete visto crocifisso, morto; dunque, si nascondeva qualcosa in quella carne che con gli occhi di carne non avete potuto vedere. Che cosa si nascondeva? Inneggiate con intelligenza. Non pretendete di vedere con gli occhi ciò che solo si può penetrare con l'intelligenza. Inneggiate con la lingua, perché egli è carne in mezzo a voi; ma poiché il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi, il suono della voce renda omaggio alla carne, e lo sguardo della mente a Dio. Inneggiate con intelligenza, e rendetevi conto che il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi.

4. Ma anche Giovanni renda la sua testimonianza: Dopo di ciò, Gesù si recò con i suoi discepoli nella terra di Giudea e là si tratteneva con essi e battezzava (Gv 3, 22). Colui che era stato battezzato, ora battezzava. Ma non battezzava con quel battesimo con cui era stato battezzato. Il Signore conferisce il battesimo dopo essere stato battezzato dal servo, mostrando così la via dell'umiltà che conduce al suo battesimo: ci dà un esempio di umiltà, non rifiutando il battesimo del servo. Mediante il battesimo del servo veniva preparata la via al Signore, il quale, dopo essere stato battezzato, si fece egli stesso via per coloro che venivano a lui. Ascoltiamolo: Io sono la via, la verità e la vita (Gv 14, 6). Se cerchi la verità segui la via; perché la via è lo stesso che la verità. La meta cui tendi e la via che devi percorrere, sono la stessa cosa. Non puoi giungere alla meta seguendo un'altra via; per altra via non puoi giungere a Cristo: a Cristo puoi giungere solo per mezzo di Cristo. In che senso arrivi a Cristo per mezzo di Cristo? Arrivi a Cristo Dio per mezzo di Cristo uomo; per mezzo del Verbo fatto carne arrivi al Verbo che era in principio Dio presso Dio; da colui che l'uomo ha mangiato si arriva a colui che è il pane quotidiano degli angeli. Così infatti sta scritto: Ha dato loro il pane del cielo, l'uomo ha mangiato il pane degli angeli (Sal 77, 24-25). Chi è il pane degli angeli? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Come ha potuto l'uomo mangiare il pane degli angeli? E il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi (Gv 1, 1 14).

[Dio è tutto per te.]

5. Ma quando, o fratelli, diciamo che gli angeli mangiano, non dovete pensare che lo facciano masticando. Se Dio fosse il pane degli angeli in senso materiale, per mangiarlo, essi dovrebbero farlo a pezzi! Si può forse fare a pezzi la giustizia? E anzitutto, si può forse mangiare la giustizia? In che senso allora bisogna intendere: Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché essi saranno saziati (Mt 5, 6)? Ciò che mangi materialmente vien distrutto, perché tu possa nutrirti; dev'essere consumato perché tu possa rifare le tue energie. Se invece mangi la giustizia, tu ti rifai ed essa rimane integra. Nello stesso modo si ristorano i nostri occhi vedendo questa luce corporea, che è una realtà corporea visibile mediante gli occhi del corpo. Accade che, stando al buio più del normale, la vista s'indebolisce come per un prolungato digiuno della luce. Gli occhi, privati del loro alimento che è la luce, si stancano e si debilitano per il digiuno, al punto da non riuscire più neanche a vedere la luce che è il loro sostentamento; e se la luce vien loro a mancare per troppo tempo, si estinguono come per un'atrofia della capacità visiva. E allora? Per il fatto che tanti occhi ogni giorno si pascono della luce, forse che questa diminuisce? No, gli occhi si alimentano e la luce rimane intatta. Ora, se Dio può offrire la luce corporea agli occhi del corpo, non potrà offrire ai puri di cuore la luce inestinguibile che rimane intatta e che in nessun senso vien meno? Quale luce? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio. Vediamo se questo Verbo è luce. Presso di te è la fonte della vita, e nella tua luce vedremo la luce (Sal 35, 10). Qui in terra una cosa è la fonte e altra è la luce. Se hai sete cerchi la fonte, e per arrivare alla fonte cerchi la luce; e se è notte, per arrivare alla fonte accendi la lucerna. Il Verbo è la fonte ed è insieme la luce: è fonte per chi ha sete, luce per chi è cieco. Si aprano gli occhi per vedere la luce, si spalanchi la bocca del cuore per bere alla fonte; bevi ciò che vedi e ciò che ascolti. Dio è tutto per te, è tutto quello che ami. Se consideri le cose visibili, né il pane è Dio, né l'acqua e Dio, né questa luce è Dio, né il vestito, né la casa. Tutte queste cose sono visibili e distinte l'una dall'altra; il pane non è l'acqua, il vestito non è la casa, e tutte queste cose non sono Dio, perché sono visibili. Dio è tutto per te: se hai fame, è il tuo pane; se hai sete, è la tua acqua; se sei nelle tenebre, è la tua luce, perché rimane incorruttibile; se sei nudo, egli è per te la veste d'immortalità, quando ciò che è corruttibile rivestirà l'incorruttibilità e ciò che è mortale rivestirà l'immortalità (1 Cor 15, 53-54). Di Dio tutto si può dire, e niente si riesce a dire degnamente. Non c'è una ricchezza così grande come questa povertà. Cerchi un nome adeguato e non lo trovi; cerchi di esprimerti in qualche maniera, e ogni parola serve. Che c'è di comune tra l'agnello e il leone? Ambedue le immagini sono state riferite a Cristo: Ecco l'agnello di Dio (Gv 1, 29); e: Ha vinto il leone della tribù di Giuda (Ap 5, 5).

6. Ascoltiamo Giovanni: Gesù battezzava. Abbiamo detto che Gesù battezzava. A quale titolo? come Gesù? come Signore? come Figlio di Dio? come Verbo? Ma il Verbo si è fatto carne. Ora, anche Giovanni battezzava ad Enon presso Salim. Enon era un lago. Come sappiamo che era un lago? Perché là le acque erano abbondanti, e la gente veniva a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato messo in prigione (Gv 3, 22-24). Se ricordate (ecco che ve lo ripeto), ho già spiegato perché Giovanni battezzava: perché bisognava che fosse battezzato il Signore. E perché bisognava che il Signore fosse battezzato? Perché, nel futuro, alcuni avrebbero disprezzato il battesimo, ritenendosi già dotati di una grazia più grande rispetto agli altri fedeli. Ad esempio, un catecumeno già impegnato nella pratica della castità, potrebbe disprezzare un coniugato, ritenendosi migliore di quello che pure è un fedele. Il catecumeno potrebbe dire in cuor suo: che bisogno ho io di ricevere il battesimo? per avere quello che ha costui, del quale io sono già migliore? Proprio per questo il Signore volle essere battezzato da un servo, affinché questo orgoglio non facesse precipitare questi presuntuosi dall'alto dei meriti della loro giustizia. Il Signore volle essere battezzato da un servo, quasi a dire a codesti figli "superiori": Di che cosa andate orgogliosi? di che vi insuperbite? perché avete, chi prudenza, chi dottrina, chi castità, chi fortezza nel patire? forse che potete avere quanto ho io, che vi ho dato tutto questo? e tuttavia io sono stato battezzato da un servo, mentre voi disdegnate di ricevere il battesimo dal Signore. Questo significa: affinché si compia tutta la giustizia (Mt 3, 15).

7. Qualcuno dirà: ma non era sufficiente che Giovanni battezzasse il Signore? che bisogno c'era che altri fossero battezzati da Giovanni? Anche a questo abbiamo già risposto: perché se soltanto il Signore fosse stato battezzato da Giovanni, gli uomini avrebbero pensato che il battesimo di Giovanni era migliore di quello del Signore. Avrebbero detto: A tal punto era grande il battesimo di Giovanni che soltanto Cristo fu ritenuto degno di riceverlo. Affinché dunque risaltasse la superiorità del battesimo che avrebbe dato il Signore, e si capisse che uno era proprio del servo, l'altro proprio del Signore, Cristo fu battezzato per darci un esempio di umiltà; ma non è stato battezzato lui solo, affinché il battesimo di Giovanni non dovesse esser considerato superiore a quello del Signore. Infatti il Signore nostro Gesù Cristo, come già avete udito, o fratelli, indicò la via da seguire affinché appunto nessuno, attribuendosi le particolari grazie che potesse avere, disdegnasse di essere battezzato col battesimo del Signore. Per quanto, infatti, un catecumeno possa far progressi, porta ancora il fardello della sua iniquità, e non gli vien tolto se non quando si accosta al battesimo. Allo stesso modo che non fu liberato il popolo d'Israele dal popolo degli Egiziani se non quando raggiunse il Mar Rosso (cf. Es 14), così nessuno viene liberato dal peso opprimente dei peccati se non quando si accosta al fonte battesimale.

[La fonte non ha mai sete.]

8. Ora, nacque una discussione fra i discepoli di Giovanni e i Giudei a proposito di purificazione (Gv 3, 25). Giovanni battezzava e Cristo battezzava. I discepoli di Giovanni si preoccuparono: la gente accorreva in massa a Cristo e solo alcuni andavano da Giovanni. Quanti infatti si recavano da lui, Giovanni li mandava a farsi battezzare da Gesù; ma Gesù non mandava da Giovanni, per essere battezzati, quelli che venivano da lui. Questo fatto turbò i discepoli di Giovanni, e, come era d'aspettarsi, cominciarono a discuterne con i Giudei. Probabilmente i Giudei avranno detto che Cristo era superiore a Giovanni, e quindi si doveva frequentare il suo battesimo. Ma i discepoli, che ancora non avevano capito, difendevano il battesimo di Giovanni. Si ricorse allo stesso Giovanni, perché risolvesse la questione. Vostra Carità cerchi di comprendere: anche da questo potrete apprezzare il valore dell'umiltà, e vedere se in quella discussione Giovanni abbia approfittato dell'errore degli uomini per la sua gloria. Avrebbe potuto dire: Giusto, voi dite la verità, avete ragione di discutere; infatti il mio battesimo è superiore: non sono stato io a battezzare il Cristo stesso? Giovanni avrebbe ben potuto sfruttare il fatto d'aver battezzato il Cristo. Era una buona occasione per gloriarsi, se avesse voluto! Ma ancor meglio sapeva come gli occorresse umiliarsi davanti a lui; e con la sua testimonianza volle cedere il passo a colui che sapeva d'aver preceduto nella nascita. Sapeva che la sua salvezza era nel Cristo. Già prima aveva detto: Noi tutti abbiamo ricevuto dalla sua pienezza (Gv 1, 16). Questo è riconoscere che Gesù è Dio. Come potrebbero infatti tutti gli uomini ricevere dalla sua pienezza, se egli non fosse Dio? Se egli infatti fosse uomo e non Dio, avrebbe dovuto anche lui attingere dalla pienezza di Dio, e quindi non sarebbe Dio. Se invece tutti gli uomini ricevono dalla pienezza di lui, significa che lui è la fonte, e gli altri quelli che bevono. Coloro che bevono alla fonte sono nella condizione di aver sete e di bere; la fonte non ha mai sete, la fonte non ha bisogno di se stessa. Sono gli uomini che hanno bisogno della fonte: con le viscere aride, con la gola riarsa corrono alla fonte per ristorarsi; la fonte scorre per ristorare: così il Signore Gesù.

9. Vediamo dunque che cosa rispose Giovanni: Andarono da Giovanni a dirgli: Rabbi, colui ch'era con te quando eri oltre il Giordano, al quale tu hai reso testimonianza, ecco che battezza e tutti accorrono a lui. Come a dire: Non credi tu che bisognerebbe impedir loro di andare da Gesù, e farli venire piuttosto da te? Giovanni rispose: Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Di chi credete che Giovanni abbia voluto parlare se non di se stesso? Come uomo, dice, ho ricevuto ogni cosa dal cielo. La vostra Carità cerchi di comprendere bene. Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Voi stessi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo (Gv 3, 26-28). Come a dire: Perché volete ingannare voi stessi? Non ricordate in quali termini voi stessi mi avete posto tale questione, quando mi dicevate: Rabbi, colui che era con te quand'eri oltre il Giordano, al quale hai reso testimonianza? Ebbene, sapete quale testimonianza io gli ho reso. Come potrei ora dirvi che lui non è quello che vi ho detto? Se io sono qualcosa è perché l'ho ricevuta dal cielo, e voi mi volete così vuoto da mettermi contro la verità? Nessuno può arrogarsi alcunché, se non gli viene dato dal cielo. Voi stessi siete testimoni che io ho detto: Non sono io il Cristo. Chi sei, allora, se non sei il Cristo: del quale certamente sei più grande perché sei stato tu a battezzarlo? Sono stato mandato; io sono l'araldo, lui è il giudice.

[Ascoltiamo l'amico dello sposo, non gli adulteri.]

10. Ascoltate ora una testimonianza molto più ardente e molto più esplicita. Notate ciò che si riferisce a noi; badate ciò che dobbiamo amare; rendetevi conto che amare un uomo al posto di Cristo, è un adulterio. Perché dico questo? Poniamo attenzione alla voce di Giovanni: non era difficile ingannarsi nei suoi confronti, poteva egli stesso considerarsi ciò che non era. Ebbene, rifiutò l'onore che non gli spettava, e si tenne saldamente attaccato alla verità. Considerate che cosa dice di Cristo, e cosa di se stesso: E' lo sposo che ha la sposa. Siate casti, amate lo sposo. E tu chi sei, tu che ci dici: E' lo sposo che ha la sposa? L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo (Gv 3, 29). Mi aiuti il Signore Dio nostro ad esprimere la pena che stringe il mio cuore, che geme intensamente; e, insieme, vi scongiuro per lo stesso Cristo: cercate di comprendere da voi ciò che io non sarò capace di dirvi. So, infatti, che non riuscirò ad esprimere in maniera adeguata il mio dolore. Vedo molti adulteri, che vogliono possedere la sposa acquistata a sì caro prezzo, la sposa che è stata amata perché diventasse bella da contaminata che era, essendo il Signore colui che l'ha comprata, colui che l'ha liberata, colui che l'ha fatta bella. E quelli cercano con delle parole di farsi amare al posto dello sposo. Dello sposo è stato detto: E' lui quello che battezza (Gv 1, 33). Chi pertanto oserà presentarsi per dirci: Sono io che battezzo? Chi oserà presentarsi per dirci: E' santo solo ciò che io avrò dato? Chi oserà farsi avanti a dire: E' bene per te nascere da me? Ascoltiamo l'amico dello sposo, non gli adulteri; ascoltiamo uno che è geloso, ma non per sé.

[La tunica stracciata.]

11. Fratelli, rientrate col pensiero nelle vostre case; vi faccio un discorso concreto, terrestre; vi parlo da uomo per riguardo alla debolezza della vostra carne (Rm 6, 19). Molti di voi sono sposati, molti hanno intenzione di sposarsi, altri, pur non desiderandolo più, lo sono stati; altri, che proprio non intendono sposarsi, tuttavia sono nati, come tutti, dal matrimonio dei loro genitori. Non c'è nessun cuore, credo, che possa rimanere insensibile a quanto sto dicendo; non c'è nessuno, credo, che nelle cose umane sia tanto estraneo al genere umano da non sentire ciò che vado esprimendo. Supponete che uno, dovendo partire per un lungo viaggio, decida di affidare la sua fidanzata ad un amico: L'affido a te che sei il mio amico; fa' in modo, ti prego, che nessuno, durante la mia assenza, prenda il mio posto nel suo cuore. Ora, se costui che ha in custodia la fidanzata o la sposa del suo amico, vegliasse con grande zelo perché ella non ami nessun altro, ma cercasse di farsi amare egli stesso al posto dell'amico suo, giungendo ad abusare di colei che gli è stata affidata, non si renderebbe un tal uomo universalmente esecrabile? Supponiamo che la trovi alla finestra intenta a parlare, a civettare piuttosto sfacciatamente con qualcuno; glielo proibirà come uno che è geloso. Sì, vedo che è geloso, ma vorrei sapere per chi: se per l'amico assente, o per se stesso presente. E' un esempio di quanto ha fatto nostro Signore Gesù Cristo. Ha affidato la sua sposa ad un suo amico, ed è partito per un paese lontano, per andare a prendere possesso del suo regno come egli stesso dice nel Vangelo (cf. Lc 19, 22), rimanendo tuttavia presente con la sua maestà. Si può tradire l'amico che ha passato l'oceano; e se viene tradito, guai a chi lo tradisce! Ma come si può tradire Dio, Dio che scruta il cuore di tutti e fruga nei segreti più riposti? C'è qualche eretico che dice: Io do la grazia, io santifico, io giustifico, non voglio che tu vada da quella setta. Evidentemente è geloso, ma bisogna vedere per chi. Ti dice di non andare dagli idoli, e la sua gelosia è buona; ti dice che non devi recarti dagli indovini, e la sua gelosia è buona. Ma bisogna vedere per chi è geloso: Io - egli dice - ciò che do è santo, perché lo do io; chi battezzo io è battezzato, chi non battezzo io non è battezzato. Ascolta invece l'amico dello sposo, e impara ad essere geloso per il tuo amico; ascolta la sua voce: E' lui quello che battezza. Perché vuoi arrogarti ciò che non è tuo? Fino a quando rimarrà assente colui che ha lasciato qui la sua sposa? Non sai che egli è risorto dai morti e siede alla destra del Padre? Se i Giudei lo hanno disprezzato quando pendeva dal legno, tu vuoi disprezzarlo ora che siede in cielo? Spero che la Carità vostra si renda conto del grande dolore che io provo per tutto questo; ma, come ho già detto, lascio il resto alla vostra riflessione. Non riuscirei infatti a dire abbastanza, anche se parlassi in continuazione; se piangessi senza interruzione, non basterebbe; non dico se avessi, come dice il profeta, una fonte di lacrime, ma se addirittura mi trasformassi in lacrime e divenissi tutto lacrime, in lingue e divenissi tutto lingue, sarebbe sempre poco.

12. Ma torniamo a ciò che dice Giovanni: E' lo sposo che ha la sposa. Cioè, la sposa non è mia. E non partecipi alla gioia delle nozze? Certo che vi partecipo: L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, è felice alla voce dello sposo (Gv 3, 29). Sono felice, non per la mia voce, ma per la voce dello sposo. Io sono felice di ascoltare, è lui che deve parlare: io devo essere illuminato, e lui è la luce; io son tutto orecchi, lui è il Verbo. Dunque, l'amico dello sposo sta lì in piedi e lo ascolta. Perché sta in piedi? perché non cade. E perché non cade? perché è umile. Guarda come sta saldo: Non son degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali (Gv 1, 27). Ti sai umiliare, perciò non cadi, perciò stai in piedi; perciò lo ascolti e sei felice alla voce dello sposo. Anche l'Apostolo, che è amico dello sposo, anch'egli è geloso, non per sé ma per lo sposo. Ascolta la voce dell'amico geloso: Io sono geloso per voi della gelosia di Dio; non della mia gelosia, non per me, ma della gelosia di Dio. Da dove viene questa gelosia? e come nasce? gelosia di che? per chi? perché vi ho fidanzati a un solo sposo, per presentarvi a Cristo quale vergine pura. Che cosa temi dunque? perché sei geloso? Temo - egli risponde - che, come il serpente con la sua astuzia sedusse Eva, così le vostre menti si lascino corrompere, sviandosi dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo (2 Cor 11, 2-3). La Chiesa tutta intera viene chiamata vergine. Voi vedete che diverse sono le membra della Chiesa, e distinti sono i doni di cui essa è dotata e gode: alcuni sono sposati e alcune sposate; alcuni sono rimasti vedovi e non cercano un'altra moglie, e alcune sono rimaste vedove e non cercano un altro marito; altri si conservano integri sin dalla fanciullezza e altre hanno consacrato a Dio la loro verginità. Diversi sono i compiti, ma tutti insieme formiamo una sola vergine. Ora, dove risiede questa verginità? Non necessariamente nel corpo. Una tale verginità è di poche donne; quanto agli uomini (se si può parlare di verginità), questa sacra integrità fisica nella Chiesa è di pochi, e sono essi membra particolarmente degne di onore. Le altre membra, conservano la verginità, ma nello spirito. Cos'è la verginità dello spirito? Una fede integra, una speranza solida, una carità sincera. Era questa la verginità che l'Apostolo, geloso per lo sposo, temeva venisse corrotta dal serpente. Come infatti un membro del corpo viene profanato in un determinato luogo, così la seduzione della lingua può violare la verginità del cuore. Non si lasci corrompere spiritualmente chi non vuole conservare inutilmente la verginità del corpo.

13. Cosa possiamo rispondere, o fratelli, quando gli eretici si vantano di avere anch'essi delle vergini, e non poche? Vediamo se amano lo sposo, perché si possa dire che questa verginità è davvero custodita. Per chi è custodita? E' custodita per Cristo, si risponde. Vediamo se è per Cristo, o se è per Donato; lo potete vedere subito. Ecco, vi presento lo sposo, anzi egli stesso si presenta. Giovanni gli rende testimonianza: E' lui che battezza. O tu che sei vergine, se a questo sposo serbi la tua verginità, perché corri da quell'altro che dice: Sono io che battezzo, quando l'amico del tuo sposo dice: E' lui che battezza? Inoltre, al tuo sposo appartiene tutto il mondo; perché allora ti lasci corrompere per una parte sola? Chi è lo sposo? Dio è il re di tutta la terra (Sal 46, 8). Il tuo sposo è padrone di tutto perché ha comperato tutto. Guarda a quale prezzo ha comperato e capirai che cosa ha comperato. Quale prezzo ha pagato? Il suo sangue. Dove l'ha dato, dove ha versato il suo sangue? Nella passione. Non canti forse al tuo sposo, o almeno fingi di cantare, in quel tempo nel quale è stato redento tutto il mondo: Mi hanno trafitto mani e piedi, possono contare tutte le mie ossa; essi mi stanno a guardare; si sono divise le mie vesti, ed hanno tirato a sorte la mia tunica (Sal 21, 17-19)? Se tu sei la sposa, riconosci la tunica del tuo sposo. Qual è la tunica che è stata tirata a sorte? Interroga il Vangelo, vedi a chi sei stata data in sposa, vedi da chi hai ricevuto il dono nuziale. Interroga il Vangelo, vedi che cosa ti dice a proposito della passione del Signore. Era lì la sua tunica. Ma come era fatta? Era senza cucitura, intessuta tutta d'un pezzo dall'alto in basso. E che cosa significa questa tunica, intessuta tutta d'un pezzo dall'alto, se non la carità? che cosa significa se non l'unità? Considera bene questa tunica, che neppure i persecutori di Cristo osarono dividere. Infatti, dissero tra di loro: Non dividiamola, ma tiriamola a sorte (Gv 19, 23-24). Tieni conto di ciò che hai udito nel salmo. I persecutori non han voluto stracciare la tunica, i cristiani dividono la Chiesa.

14. Ma che dire, o fratelli? Vediamo più esplicitamente quel che Cristo acquistò. Egli comprò allorché pagò il prezzo. Per quanta parte del mondo lo diede? Se lo ha dato solo per l'Africa, possiamo essere donatisti; senza doverci chiamare donatisti ma semplicemente cristiani, se Cristo ha comprato soltanto l'Africa: sebbene anche in Africa non vi siano soltanto donatisti. Ma egli, nell'atto di acquistare, dichiarò ciò che stava comprando. Fece un atto d'acquisto: grazie a Dio non ci ha ingannati. E' necessario che quella sposa ascolti, per sapere a chi ha consacrato la sua verginità. Questo atto d'acquisto è contenuto in quel medesimo salmo dove si dice: Mi hanno trafitto mani e piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Quel salmo, dove molto chiaramente si narra la passione del Signore, viene recitato ogni anno, tanto presso di noi che presso di loro, nella settimana che precede la passione di Cristo, alla presenza di tutto il popolo. Considerate bene, fratelli, che cosa ha acquistato nella passione; ecco l'atto d'acquisto. Ascoltate che cosa acquistò sulla croce: Si ricorderanno e si volgeranno al Signore gli estremi confini della terra, e cadranno in ginocchio davanti a lui tutte le famiglie dei popoli: perché suo è il regno, e su tutte le nazioni egli dominerà (Sal 21, 28-29). Ecco quello che acquistò. Ecco, Dio re di tutta la terra è il tuo sposo. Perché allora vuoi ridurre a pochi panni uno che è così ricco? Riconoscilo, egli ha comprato tutto; e tu gli dici: qui è la tua parte! Oh, se tu piacessi veramente al tuo sposo! se tu non parlassi così perché sei corrotta e, quel che è peggio, non nella carne ma nel cuore! Tu ami un uomo al posto di Cristo; tu ami uno che dice: Sono io che battezzo. E non dai retta all'amico dello sposo che dice: E' lui che battezza (Gv 1, 33); e dice: E' lo sposo che ha la sposa. E' come se dicesse: Non sono io che ho la sposa; e allora, che cosa sono? L'amico dello sposo, che gli sta accanto e l'ascolta, ed è felice alla voce dello sposo (Gv 3, 29).

15. E' quindi evidente, fratelli miei, che a costoro nulla giova conservare la verginità, praticare la continenza, fare elemosine: tutte queste cose che nella Chiesa vengono raccomandate, ad essi non giovano, perché fanno a pezzi l'unità, cioè la tunica della carità. Che cosa concludono? Molti in mezzo a loro sono facondi, grandi oratori, fiumi di eloquenza. Mettiamo pure che arrivino a parlare come gli angeli. Ebbene, ascoltino l'amico dello sposo, geloso per lo sposo, non per se stesso: Quando pure io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho la carità sono un bronzo sonante o un cembalo squillante (1 Cor 13, 1).

16. Ma che dicono? Abbiamo il battesimo. Sì, lo hai, ma non è tuo. Un conto è avere il battesimo, altro è disporne come padroni. Tu hai il battesimo perché hai accettato di essere battezzato, hai accettato di essere illuminato (a meno che tu non sia per colpa tua ricaduto nelle tenebre). Quando dai il battesimo, lo dai come ministro, non come padrone; fai sentire la tua voce come araldo, non come giudice. Il giudice parla per bocca dell'araldo, e tuttavia negli atti non si scrive "l'araldo ha detto", ma "il giudice ha detto". Vedi dunque se puoi dire che ciò che dai è tuo perché ne sei il padrone; che se, invece, lo hai ricevuto, riconosci con l'amico dello sposo: Nessuno può prendere nulla, se non gli è stato dato dal cielo (Gv 3, 27). Riconosci con l'amico dello sposo: E' lo sposo che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, gli sta vicino e l'ascolta. Volessi tu stargli accanto e ascoltare! Eviteresti di cadere, come avviene quando ascolti te stesso. Ascoltando lui, rimarresti in piedi e in ascolto; e invece sei tu che parli, e ti monti la testa. Io che sono la sposa - dice la Chiesa -, che ho ricevuto il dono di nozze, che sono stata redenta a prezzo del suo sangue, io sto in ascolto della voce dello sposo; e ascolto anche la voce dell'amico dello sposo, allorché procura gloria al mio sposo, non a se stesso. Dica l'amico: E' lo sposo che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, che gli sta accanto e lo ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Sì, tu possiedi i sacramenti, lo riconosco. Possiedi la forma del tralcio, ma il tralcio è staccato dalla vite; tu mi mostri l'aspetto esteriore, io cerco la radice; dalla forma visibile non esce il frutto, se manca la radice. E dov'è la radice, se non nella carità? Sta' a sentire cosa dice Paolo a proposito della forma del tralcio: Se conoscessi tutti i sacramenti e tutta la profezia, e se avessi anche tutta la fede (quanta fede?) fino a trasportare le montagne, se non ho la carità, non sono nulla (1 Cor 13, 2).

[Fuori dell'unità non contano nemmeno i miracoli.]

17. Nessuno, dunque, vi venda delle favole: che Ponzio, ad esempio, ha compiuto un miracolo, che Donato ha pregato e Dio gli ha risposto dal cielo, e così via. Anzitutto, o s'ingannano o vogliono ingannare Ma, ammetti pure che Donato possa trasportare le montagne: Se non ho la carità - dice l'Apostolo - non sono nulla. Vediamo, allora, se ha la carità. Potrei crederlo, se non avesse diviso l'unità. Infatti, anche contro questi, chiamiamoli così, fabbricatori di miracoli, il mio Dio mi ha reso cauto dicendo: Negli ultimi tempi si leveranno falsi profeti e faranno prodigi e portenti al fine di ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti; ecco, io ve l'ho predetto (Mc 13, 22-23). Lo sposo ci ha messo in guardia, affinché non abbiamo a lasciarci ingannare neppure dai miracoli. Può accadere che un disertore riesca a spaventare un governatore di provincia; chi però non vuol lasciarsi intimidire né ingannare, controlla se quello fa parte dell'esercito e porta legittimamente il marchio che gli è stato impresso. Dunque, o miei fratelli, conserviamo l'unità: fuori dell'unità, anche se uno fa miracoli non è nulla. Il popolo d'Israele viveva nell'unità e non faceva miracoli; i maghi del Faraone erano fuori dell'unità e facevano prodigi simili a quelli di Mosè (Es 7, 12 22; 8, 7). Il popolo d'Israele, come ho detto, non ne faceva: chi era salvo presso Dio? quelli che facevano prodigi o quelli che non ne facevano? L'apostolo Pietro risuscitò un morto (At 9, 40), Simon Mago fece molti prodigi (At 8, 10); e c'erano dei cristiani che non erano capaci di fare né ciò che faceva Pietro né ciò che faceva Simone. Orbene, di che cosa si rallegravano, essi? Del fatto che i loro nomi erano scritti in cielo. Questo è ciò che nostro Signore Gesù Cristo disse per incoraggiare la fede dei popoli, quando i discepoli ritornarono dalla prima missione. Essi, gloriandosi, gli avevano detto: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome. Sì, fecero bene a confessare ciò, perché resero onore al nome di Cristo; eppure, cosa rispose Gesù? Non rallegratevi perché gli spiriti vi sono soggetti; rallegratevi, piuttosto, perché i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10, 17 20). Pietro cacciò i demoni. Un'umile vecchietta vedova, un semplice laico che ha la carità e conserva integra la sua fede, non compiono simili miracoli: Pietro nel corpo è l'occhio, l'umile fedele nel corpo è un dito; però, appartiene a quello stesso corpo di cui fa parte anche Pietro. E se è vero che il dito è meno importante dell'occhio, però non è separato dal corpo. E' meglio essere un dito ma unito al corpo, piuttosto che un occhio strappato dal corpo.

18. Perciò, fratelli miei, nessuno vi inganni, nessuno vi seduca; amate la pace di Cristo, che per voi è stato crocifisso, lui che era Dio. Paolo dice: Né chi pianta è qualcosa, né chi innaffia, ma colui che fa crescere, Dio (1 Cor 3, 7). E qualcuno di noi oserà affermare di essere qualcosa? Se presumiamo di essere qualcosa, e non diamo a lui la gloria, siamo adulteri; vogliamo essere amati al posto dello sposo. Voi amate Cristo, e noi in lui, nel quale anche noi vi amiamo. Le membra si amino vicendevolmente, ma tutte vivano sottomesse al Capo. Il dolore, o miei fratelli, mi ha costretto a dire molte cose, e tuttavia ho detto poco; non sono riuscito a finire. Il Signore ci darà occasione di completare il discorso. Non voglio più oltre affaticare i vostri cuori, che preferisco vedere occupati in gemiti e orazioni per coloro che ancora sono sordi, e mostrano di non comprendere.


Settimo Venerdì - LA CONFESSIONE

I nove primi venerdì del mese - AA.VV.

Leggilo nella Biblioteca

La misericordia del Cuore di Gesù si rivela in modo meraviglioso nell’istituzione del Sacramento della Confessione. Se l’Eucaristia è chiamata il Sacramento dell’Amore, la Confessione è il Sacramento della Misericordia. Non è forse sorprendente che Dio abbia preparato in anticipo il rimedio alle nostre debolezze e ci abbia assicurato che sarà perdonato qualsiasi peccato e non una volta sola, ma sempre ogni qual volta siamo pentiti?

1. - La Piscina di Siloe

Quale differenza tra il bagno della Confessione e quello della piscina probatica! Gli Ebrei erano orgogliosi per una piscina, chiamata in ebraico «Betesda» che significa «Casa di Misericordia». Sotto i portici di questa piscina giaceva una moltitudine di ammalati che aspettavano il movimento dell’acqua. In certi tempi l’Angelo di Dio discendeva nella piscina e l’acqua si agitava. Colui che si gettava per primo nella vasca, dopo il movimento dell’acqua, veniva guarito da qualsiasi malattia. (Gv 5:1-51).
Ebbene Gesù è stato immensamente più misericordioso con noi perché ci ha dato una piscina speciale, il Sacramento della Confessione, dove non in certe rare ore, ma sempre; non uno solo ma tutti vengono guariti dal male di qualsiasi peccato: «Il Sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato» (I Gv. 1:7). Dice P. Giraud: Nella Confessione scorre il torrente inesauribile del preziosissimo Sangue di Gesù con una pienezza che stupisce gli Angeli.
Diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor Josefa Menendez: « Per amore delle anime ho voluto lasciare loro il Sacramento della Confessione per dare loro il perdono non una o due volte, ma ogni volta che avranno bisogno di ricuperare la grazia. Là li aspetto, là desidero che esse vengano a lavarsi dalle loro colpe non coll’acqua ma col mio proprio Sangue».

2. - Chi ha istituito la Confessione?

Il perdonare i peccati è un’opera puramente divina. Un giorno Gesù nella città di Cafarnao vide presentarsi un paralitico. Sotto lo sguardo di Gesù quell’uomo riconosce i suoi peccati e in cuor suo ne chiede il perdono, e Gesù gli dice: «Confida, figliuolo, ti sono perdonati i peccati » (Mt. 9:2).
Alcuni dei presenti, udite queste parole, dicevano in cuor loro: Chi è che può perdonare i peccati se non Dio? E Gesù, riconoscendo i loro pensieri, disse: «Che pensate nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire «Ti sono perdonati i peccati » oppure dire: «Alzati e cammina? Affinché sappiate che io ho il potere di perdonare i peccati, dico al paralitico: «Alzati e vattene a casa tua!». E quello fu risanato. Facendo il miracolo Gesù dimostrava di essere Dio e quindi di avere il potere di perdonare i peccati.
Gesù Cristo, essendo Dio, poteva dare anche ad altri il potere di rimettere i peccati e difatti lo diede ai suoi Apostoli e ai loro successori. Egli fondò la Chiesa Cattolica affidandole la missione di perpetuare la sua opera; le diede un Capo, S. Pietro, e a questi per primo conferì la facoltà di perdonare i peccati.
Infatti nella città di Cesarea di Filippo disse Gesù a Simone Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non preverranno contro di essa. Ti darò le chiavi del Regno dei Cieli, tutto quello che tu avrai ritenuto sulla terra, sarà ritenuto anche in Cielo e tutto quello che tu avrai perdonato sulla terra, sarà perdonato anche in Cielo» (Mt. 16:18-19).
S. Pietro comprese l’importanza e la responsabilità del potere divino e domandò a Gesù: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello? Sette volte? Credeva S. Pietro di essere abbastanza generoso perdonando i peccati fino a sette volte. Ma Gesù, ben conoscendo la fragilità umana, rispose a Pietro: «Tu perdonerai non sette volte, ma settanta volte sette»! e cioè sempre (Mt. 18:21).
Gesù Cristo, dopo la sua resurrezione, prima di salire al Cielo, conferì agli Apostoli e ai loro successori poteri divini: «La pace sia con voi! — disse Gesù — Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro ai quali voi avete per. donato i peccati, saranno perdonati; a coloro ai quali non li avrete perdonati, saranno ritenuti» (Gv. 20:21-23).
In forza di queste parole gli Apostoli ricevettero il potere di perdonare i peccati. Essi comunicarono tale potere ai loro successori col compito di trasmetterlo sino alla fine del mondo, poiché la Chiesa di Gesù Cristo dovrà continuare sino alla consumazione dei secoli.

3. - Un semplice uomo può perdonare i peccati?

Nel tribunale penale il presidente che condanna e assolve gli imputati è un uomo come gli altri, però ha un’autorità che non hanno gli altri, e quando condanna, l’imputato viene messo in carcere, mentre quando assolve, quello viene liberato.
Così nel tribunale della Confessione è un uomo che perdona o ritiene i peccati, ma questo uomo è Sacerdote, Ministro di Gesù Cristo, ed egli proferisce la sentenza, che ha la sua conferma in Cielo, in nome e per l’autorità di Lui: Io ti assolvo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. — regola costante di Dio di salvare gli uomini per mezzo di altri uomini. Come dà la vita fisica per mezzo dei genitori, così dà la vita spirituale per mezzo dei Sacerdoti che i fedeli chiamano giustamente «Padri».

4. - Confessandoci è necessario manifestare le proprie miserie?

Certamente perché il Sacerdote deve giudicare il penitente se è degno o no di perdono. Se il penitente non mostra di essere pentito, se non mostra la buona volontà di fuggire le occasioni prossime di peccato, il Confessore non può assolverlo.
Gesù perdonava i peccati senza che i peccatori glieli manifestassero perché, essendo Dio, conosceva le colpe più intime del peccatore senza bisogno che fossero manifestate, mentre i Confessori non hanno il dono di leggere nelle coscienze e quindi è necessario la manifestazione dei peccati da parte del penitente.

5. - Confessandoci siamo sicuri del perdono di Dio?

Chi ha peccato gravemente sa di aver offeso Dio, di aver perduto il Paradiso e guadagnato l’inferno. Quando la passione è cessata e il calice del piacere si è cambiato in amarezza, il peccatore rientra in se stesso, si pente del male fatto e dice: Signore, perdonami! Ma anche dopo aver chiesto perdono così, può restare tranquillo e sicuro del perdono? No, perché gli resta il tormento del dubbio: E se Dio non mi avesse perdonato?
Ora Gesù, conoscitore profondo del cuore umano, ha voluto dare con la Confessione la morale certezza del perdono. Infatti il Sacerdote, dopo aver ascoltato la confessione dei peccati, vedendo il pentimento sincero del colpevole, pronunzia la sentenza di assoluzione «Io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. (così è)». Queste parole sacramentali, cui Gesù ha annesso la certezza del perdono, ridonano al peccatore una pace profonda.

6. - Quanti errori non si sentono alle volte circa la Confessione!

1) Che bisogno c’è di confessare i peccati al Sacerdote, forse più peccatore di me? Io mi confesso direttamente con Dio. Costui che la pensa così si trova nell’errore perché a chi tocca stabilire le condizioni del perdono all’offeso o all’offensore? Senza dubbio all’offeso. Ora l’offeso è Dio ed Egli ha stabilito di perdonare i peccati con la Confessione tramite il ministero del Sacerdote.

2) Io andare da un Prete e fargli sapere i fatti miei? Mai!
Per la salute del corpo tu non manifesti al medico le miserie del tuo corpo, i disturbi e quanto c’è di più delicato? Non fai tu questo per essere curato bene e riacquistare la salute? E perché non vuoi fare altrettanto col medico dell’anima, il Sacerdote che è Ministro di Dio? E qui si tratta o della salvezza o della perdizione eterna!

3) Non voglio confessarmi perché il Sacerdote poi parla!
Costui deve sapere che il Confessore non può rivelare mai a nessuno i peccati sentiti in Confessione, dovesse perdere anche la vita, perché egli è tenuto al massimo segreto. La storia ricorda tanti casi di Sacerdoti che, messi alle strette per parlare, persistendo essi nel silenzio, sono stati uccisi.

4) Io non mi confesso perché non ho nulla da dire al Confessore. Io non ho peccati perché non ammazzo, non rubo e non faccio male a nessuno. Ordinariamente dice di non aver peccati colui che ha la coscienza troppo sporca. Tu non hai peccati? E le bestemmie?... e le Messe trascurate nei giorni festivi?... E le collere?... E le impurità?... E le frodi nel comprare e nel vendere?... E le mancanze di carità?... E le mancanze nel compimento del proprio dovere del tuo stato... ecc.? I Comandamenti di Dio non solo solo il 50 e il 7°, ma sono dieci! Ci dice il Signore: «Se diciamo che non abbiamo alcun peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (I Gv. 1:8).
Il vero motivo per cui tanti non vogliono confessarsi è perché non hanno la buona volontà di lasciare il peccato, perché non vogliono convertirsi.

C’è un peccato particolare che tiene lontani dalla Confessione e la rende odiosa: è il peccato contro il 6° e 9° Comandamento. Chi è schiavo del piacere impuro perde la volontà di sollevarsi dalla melma, non aspira più alle bellezze del Cielo, resta quasi legato dalle cattive abitudini e odia ciò che potrebbe liberarlo da tale stato. Poiché la Confessione è il mezzo principale per rompere la catena del vizio e rimettersi sulla retta via, l’impuro la odia.
Il sagrato della Cattedrale di Tours era frequentato molto da gente disgraziata: ciechi, zoppi, deformi, cenciosi ecc. Tutti ostentavano la propria miseria per impietosire i passanti e ricevere abbondante elemosina. Ogni tanto capitava un fatto molto strano: quella gente miserabile ad un tratto si spaventava improvvisamente e chi si nascondeva dietro le porte, chi dietro le colonne, chi nei vicoli vicini, secondo la possibilità. Perché succedeva questo? Perché San Martino, Vescovo della città, faceva miracoli e quei disgraziati non volevano essere miracolati, non volevano essere guariti per non lavorare e per seguire a fare la vita di accattoni. Così fa l’impuro che fugge dalla Confessione per restare nella melma dell’impurità.

7. - Quando Confessarsi?

Per vivere da buon cristiano non basta confessarsi una volta l’anno. molto utile confessarsi spesso sia per cancellare le colpe quotidiane, sia per avere un aumento di grazia santificante, di vita divina nell’anima, sia per avere la forza di tenere lontano il peccato. I Santi stimavano tanto il Sacramento della Confessione che alcuni di essi si confessavano ogni giorno. La pratica delle anime pie è quella di confessarsi settimanalmente per avere la coscienza sempre pura e disposta a fare bene la Comunione anche tutti i giorni. Ai buoni cristiani si raccomanda di confessarsi oltre che a Pasqua anche nelle solennità dell’anno, e ordinariamente ogni qual volta si cadesse in peccato mortale. Hai tu commesso un peccato mortale il lunedì? Per confessarti non aspettare la domenica, ma fai del tutto per rimetterti subito in grazia di Dio! Entra in una chiesa qualunque e confessati perché chi ti assicura che domani sarai ancora vivo? E tu sai benissimo che quando si muore col peccato mortale nell’anima si va all’inferno eterno!
Qualche volta si sente domandare: anche i Preti si confessano? Certamente. E non solo i Sacerdoti, ma pure i Vescovi e lo stesso Papa si confessano perché la legge di Dio è realmente uguale per tutti.

8. - Verità preoccupante

Un parroco francese, che predicava spesso missioni, era addolorato alla costatazione di tante anime che vivono nel sacrilegio per confessioni male fatte. Temendo che ciò fosse illusione sua, si rivolse a S. Giovanni Bosco per avere delucidazioni. Il Santo confermò: Lei ha ragione. Io ho confessato in tanti parti e ho trovato spesso confessioni sacrileghe.
Santa Teresa d’Avila diceva: Due sono le strade che portano all’inferno: l’impurità e le confessioni fatte male. Perciò si raccomanda a coloro che non vogliono distaccarsi dal peccato grave: meglio non confessarsi e non fare la Comunione anziché commettere due sacrilegi gravissimi. Diceva Gesù a S. Brigida circa la Comunione sacrilega: «Non esiste sulla terra supplizio che basti a punirlo!».

9. - Fuga delle occasioni

Qual è il motivo di tante ricadute nel peccato? Perché si mette poco o nessun impegno nel fuggire le occasioni. Quando una persona ritorna a Dio e fugge le occasioni si salva, ma se non le evita, anzi le cerca, allora cade e ricade nei peccati e a nulla valgono i Sacramenti. Durante un esorcismo il demonio, costretto dall’esorcista, disse: una sola cosa temo: la fuga delle occasioni! Le occasioni sono tante, per es. la compagnia di persone amiche con cui si parla e si agisce scandalosamente, la lettura di libri e riviste cattive, assistere a spettacoli immorali, avere amicizie morbose con persone d’altro sesso e talora anche dello stesso sesso, fare certi balli per nulla castigati, la vita di spiaggia poco seria ecc. ecc.

10. - La vergogna

Al momento di peccare il demonio ti toglie ogni sentimento di vergogna e ti suggerisce di non aver paura di peccare perché poi ti confesserai e tutto sarà finito! Al momento di confessarti poi il demonio, padre della menzogna, ti restituisce la vergogna e ti suggerisce: come farai a confessare quel peccato? Che cosa ti dirà il Sacerdote? Tu perderai la stima presso di lui! Sai qual è la miglior cosa? Non dire nulla di quella brutta azione! Confessa pure gli altri peccati poi, la prossima volta che ti confesserai, dirai tutto e così metterai a posto la coscienza!
Guai se il peccatore cade in questo tranello diabolico! Fatto il primo sacrilegio della Confessione fatta male, farà subito il secondo: la Comunione fatta coi peccato grave. Ti sei confessato male — dirà il demonio — pazienza! Non lasciare la Comunione perché cosa penseranno gli altri se non ti comunichi... La prossima volta, quando ti confesserai, invece di uno ne accuserai due sacrilegi.
Bada che il demonio ti sta legando con la terribile catena dei sacrilegi! Stai attento! Prega fervidamente la Vergine Maria di ottenerti la forza di rompere subito la catena dei sacrilegi che hai iniziato, altrimenti ti finirà male.
Quali peccati solitamente si sogliono nascondere? I peccati contro il 6° e il 9° comandamento. Giacinta, la più piccola dei tre fanciulli di Fatima, quando era all’ospedale gravemente ammalata, domandò alla Madonna che le era riapparsa: Qual è il peccato che manda più anime all’inferno? Maria Santissima rispose: il peccato impuro!

Gesù a Josefa Menendez

Diceva Gesù a Josefa Menendez: «Bramo che le anime credano alla mia misericordia, che aspettino tutto dalla mia bontà, che non dubitino mai del mio perdono!
Sono Dio, ma Dio di Amore! Sono Padre, ma un Padre che ama con tenerezza e non con severità. Il mio cuore è infinitamente santo, ma anche infinitamente sapiente e, conoscendo la miseria e la fragilità umana, s’inchina verso i poveri peccatori con una misericordia infinita. Amo le anime dopo il primo peccato, e se cadessero un numero grandissimo di volte, Io le amo e le perdono sempre e lavo nello stesso mio Sangue l’ultimo come il primo peccato.
Non mi stanco mai delle anime e il mio cuore aspetta sempre che esse vengano a rifugiarsi in lui e ciò tanto più quanto più sono miserabili! Un padre non si prende molto più cura del figlio malato che di quelli sani? Le sue premure e le sue delicatezze non sono forse più grandi per lui? Così il mio Cuore effonde sui peccatori la sua compassione e la sua tenerezza più che con i giusti».
Non c’è bisogno di far notare che queste consolanti dichiarazioni di Gesù riguardano i peccatori che cadono per fragilità e si pentono, e non i peccatori maliziosi e presuntuosi, i quali, fondandosi falsamente su queste parole del Salvatore e quindi abusando della sua misericordia, finirebbero per provocare la sua giustizia col commettere maliziosamente nuovi peccati.
Carissimo fratello lettore, hai fatto per il passato le tue confessioni con le dovute disposizioni? Hai la coscienza tranquilla oppure senti qualche rimorso? Hai avuto sempre nelle tue confessioni il necessario dolore dei peccati? Sei stato sincero col Confessore oppure hai taciuto volontariamente per vergogna qual. che peccato grave?
Se hai la coscienza serena ringrazia il Signore e stai sereno. Ma se riconosci di non essere in regola, ripara il male fatto e riparalo subito con una confessione generale o parziale, a seconda del caso, della tua vita passata per rimetterti in grazia di Dio. Fai questo però senza apprensione e con serenità d’animo. S. Margherita Maria Alacoque, prima della solenne professione dei voti, si preparava ad una confessione generale della sua vita. Ella si preparava con umiltà e contrizione, ma si affannava per trovare i suoi peccati. Gesù la tranquillizza: «Perché ti tormenti? Fa quello che puoi del canto tuo ed io supplirò al resto, perché nulla mi piace tanto in questo Sacramento quanto un cuore contrito e umiliato, che con sincera volontà d’emendarsi si accusa senza finzione: ed allora io perdono tutto».
Approfitta quindi dell’infinita misericordia di Dio che ancora ti dà il tempo di poter riparare. Inizia bene la serie delle nove Comunioni dei Primi Venerdì del mese, così potrai assicurarti la Grande Promessa del Cuore di Gesù: la tua salvezza eterna.

Esempio

Gesù premia persino il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì.
Verso la fine del 1913 in una grossa borgata del Piemonte venne mandato come vice-parroco un giovane Sacerdote, il quale, per condurre le anìme a Dio con la frequenza dei Sacramenti, cominciò a predicare e diffondere la devozione al Sacro Cuore di Gesù, insistendo particolarmente sulla Grande Promessa. Il Signore benedisse il suo zelo in modo tale che dopo solo tre mesi si contavano già ben 500 persone (compreso un buon numero di uomini) che facevano i nove primi venerdì del mese.
Alla Pasqua del 1914, un uomo sulla trentina, padre di famiglia, che fino allora non aveva preso parte a questa pratica, invitato personalmente dallo zelante Sacerdote ad unirsi anche lui agli altri fedeli, rispose:
Adesso che ho capito bene le prometto che, passati i mesi d’estate in cui i lavori della campagna sono troppo pesanti, (a quel tempo non vi erano Messe serali e il digiuno eucaristico cominciava alla mezzanotte) al primo Venerdì di ottobre comincerò anche io le nove Comunioni. Glielo prometto sul serio perché vale la pena praticare questa devozione così facile per assicurarsi la salvezza dell’anima.
Pieno di vigore e di salute continuò a lavorare fino alla sera del giorno 8 agosto, ma il giorno dopo, domenica, dovette porsi a letto. Pareva una cosa da nulla, però alla sera, verso le ore 21, nonostante non vi fosse l’ombra di pericolo, volle che gli chiamassero il Sacerdote per confessarsi e ricevere gli ultimi Sacramenti.
Meravigliati i suoi familiari lo consigliavano di chiamarlo l’indomani perché stimavano mancanza di rispetto disturbare il Prete a quell’ora. Ma le insistenze furono tali e tante che la madre andò lei stessa in parrocchia a cercare del vice-parroco, chiedendogli nello stesso tempo mille scuse d’essere andata a disturbarlo a quell’ora, ma che l’aveva fatto perché costretta dall’ammalato e per non fargli passare una cattiva notte.
Il Sacerdote non tardò a presentarsi al suo capezzale accolto con un sorriso. d’inesprimibile gioia e riconoscenza. L’ammalato cominciò a dire: Quanto la ringrazio, Padre, d’essere venuto. Sospiravo proprio di vederla. Si ricorda che le avevo promesso di incominciare le Comunioni dei nove primi venerdì? Ma ora devo dirle che non potrò più farle. Il cuore di Gesù mi ha detto di mandarla a chiamare subito e di ricevere i Sacramenti perché sto per morire.
Con molta prudenza e carità il pio Sacerdote, senza domandargli spiegazioni particolari, lo confortò e lo incoraggiò a riporre nel Sacro Cuore di Gesù tutta la sua confidenza. Lo confessò e, poiché l’ammalato insisteva, gli portò il Santo Viatico. Era mezzanotte.
Alle quattro del mattino il Sacerdote tornò a visitare l’infermo che lo accolse con un sorriso che aveva dell’angelico, gli strinse la mano affettuosamente ma senza poter dire nulla perché, poco dopo la mezzanotte, aveva perduto la parola senza più riacquistarla. Ricevette l’Olio Santo e verso le due del pomeriggio volava in Paradiso a cantare le divine misericordie del Cuore di Gesù che premiava così il desiderio di fare i Nove Primi Venerdì concedendogli la grazia di fare una morte santa.
Le circostanze singolari di questo fatto indussero il padre, la madre, la moglie e il fratello del defunto a fare anche loro i Nove Primi Venerdì per assicurarsi la salvezza della loro anima.


15 novembre 1942

Madre Pierina Micheli

Sono nelle più fitte tenebre... tutto mi agita... faccio continui atti di abbandono... che non Ti offenda mio Dio!