Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Lungo la strada di Gerico succede proprio di tutto. Gesù è diretto verso Gerusalemme. Intorno a Lui c'è molto entusiasmo, ci sono delle sincere adesioni, ma anche i dinieghi. C'è chi si tira indietro ancor prima di cominciare e chi, pur stando con Lui, è mille miglia lontano dal Suo modo di pensare. Gli apostoli Giacomo e Giovanni si fanno avanti cercando dei privilegi. È sempre così: tutti vogliono essere primi. Da che mondo è mondo, questa è stata la molla che ha spinto in avanti intera umanità . Ma Gesù ne cambia direzione: bisogna essere primi nel servire, bisogna primeggiare nell'umiltà . Lo sperimentiamo anche nelle nostre comunità  dove anche il più piccolo servizio rischia di trasformarsi in desiderio di mettersi in mostra. L'umiltà  è il balsamo per le nostre ferite. Signore, rendimi umile e liberami dal gioco perverso della competizione. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 10° settimana del tempo ordinario

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 12

1Gesù si mise a parlare loro in parabole: "Un uomo 'piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre', poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano.2A suo tempo inviò un servo a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna.3Ma essi, afferratolo, lo bastonarono e lo rimandarono a mani vuote.4Inviò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo coprirono di insulti.5Ne inviò ancora un altro, e questo lo uccisero; e di molti altri, che egli ancora mandò, alcuni li bastonarono, altri li uccisero.6Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio!7Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l'erede; su, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra.8E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.9Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e sterminerà quei vignaioli e darà la vigna ad altri.10Non avete forse letto questa Scrittura:

'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;'
11'dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri'"?

12Allora cercarono di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. E, lasciatolo, se ne andarono.

13Gli mandarono però alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nel discorso.14E venuti, quelli gli dissero: "Maestro, sappiamo che sei veritiero e non ti curi di nessuno; infatti non guardi in faccia agli uomini, ma secondo verità insegni la via di Dio. È lecito o no dare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare o no?".15Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse: "Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché io lo veda".16Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: "Di chi è questa immagine e l'iscrizione?". Gli risposero: "Di Cesare".17Gesù disse loro: "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". E rimasero ammirati di lui.

18Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:19"Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che 'se muore il fratello di uno' e lascia la moglie 'senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello'.20C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;21allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,22e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.23Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie".24Rispose loro Gesù: "Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?25Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.26A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: 'Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe'?27Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore".

28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: "Qual è il primo di tutti i comandamenti?".29Gesù rispose: "Il primo è: 'Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore';30'amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore', con tutta la tua mente 'e con tutta la tua forza'.31E il secondo è questo: 'Amerai il prossimo tuo come te stesso'. Non c'è altro comandamento più importante di questi".32Allora lo scriba gli disse: "Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è 'unico e non v'è altri all'infuori di lui';33'amarlo con tutto il cuore', con tutta la mente 'e con tutta la forza' e 'amare il prossimo come se stesso' val più di tutti gli olocausti e i sacrifici".34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: "Non sei lontano dal regno di Dio". E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

35Gesù continuava a parlare, insegnando nel tempio: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide?36Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo:

'Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello ai tuoi piedi'.

37Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?". E la numerosa folla lo ascoltava volentieri.

38Diceva loro mentre insegnava: "Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.40Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave".

41E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.42Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.43Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: "In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.44Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere".


Secondo libro dei Maccabei 12

1Conclusi questi accordi, Lisia ritornò presso il re; i Giudei invece si diedero a coltivare la terra.2Ma alcuni dei comandanti dei distretti e precisamente Timòteo e Apollonio, figlio di Gennèo, Ierònimo e Demofonte e, oltre questi, Nicànore, il comandante dei mercenari di Cipro, non li lasciavano vivere tranquilli né procedere in pace.3Gli abitanti di Giaffa perpetrarono un'empietà di questo genere: invitarono i Giudei che abitavano con loro a salire con le mogli e con i figli su barche allestite da loro, come se non ci fosse alcuna cattiva intenzione a loro riguardo,4ma fosse un'iniziativa di tutta la cittadinanza. Essi accettarono, desiderosi di rinsaldare la pace, e lontani da ogni sospetto. Ma quando furono al largo, li fecero affondare in numero non inferiore a duecento.5Quando Giuda fu informato di questa crudeltà compiuta contro i suoi connazionali, diede ordine ai suoi uomini6e, invocando Dio, giusto giudice, mosse contro gli assassini dei suoi fratelli e nella notte incendiò il porto, bruciò le navi e uccise di spada quanti vi si erano rifugiati.7Poi, dato che il luogo era sbarrato, abbandonò l'impresa con l'idea di tornare un'altra volta e sradicare tutta la cittadinanza di Giaffa.8Avendo poi appreso che anche i cittadini di Iamnia volevano usare lo stesso sistema con i Giudei che abitavano con loro,9piombando di notte sui cittadini di Iamnia, incendiò il porto con la flotta, così che si vedeva il bagliore delle fiamme fino a Gerusalemme, che è distante duecentoquaranta stadi.
10Quando si furono allontanati di là per nove stadi, dirigendosi contro Timòteo, non meno di cinquemila Arabi con cinquecento cavalieri irruppero contro Giuda.11Ne nacque una zuffa furiosa, ma gli uomini di Giuda con l'aiuto di Dio ebbero la meglio. I nomadi invece, sopraffatti, supplicarono Giuda che stendesse loro la destra promettendo di cedergli bestiame e di aiutarlo in tutto il resto.12Giuda, prevedendo che realmente gli sarebbero stati utili in molte cose, acconsentì a far la pace con loro ed essi, strette le destre, tornarono alle loro tende.13Attaccò anche una città difesa da contrafforti, circondata da mura e abitata da gente d'ogni stirpe, chiamata Casfin.14Quelli di dentro, sicuri della solidità delle mura e delle riserve di viveri, si mostravano insolenti con gli uomini di Giuda, insultandoli, aggiungendo bestemmie e pronunciando frasi che non è lecito riferire.15Ma gli uomini di Giuda, dopo aver invocato il grande Signore del mondo, il quale senza arieti e senza macchine ingegnose aveva fatto cadere Gèrico al tempo di Giosuè, assalirono furiosamente le mura.16Presa la città per volere di Dio, fecero innumerevoli stragi, cosicché il lago adiacente, largo due stadi, sembrava pieno del sangue che vi colava dentro.
17Allontanatisi di là settecentocinquanta stadi giunsero a Caraca, presso i Giudei chiamati Tubiani;18ma da quelle parti non trovarono Timòteo, il quale era già partito dalla zona, senza aver intrapreso alcuna azione, ma lasciando in un certo luogo un presidio molto forte.19Dosìteo e Sosìpatro, due capitani del Maccabeo, in una sortita sterminarono gli uomini di Timòteo lasciati nella fortezza, che erano più di diecimila.20Intanto il Maccabeo ordinò il suo esercito dividendolo in reparti, nominò questi al comando dei reparti e mosse contro Timòteo, il quale aveva con sé centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri.21Quando Timòteo seppe dell'arrivo di Giuda, mandò avanti le donne, i fanciulli e tutto il bagaglio nel luogo chiamato Carnion: era questa una posizione inespugnabile e inaccessibile per la strettezza di tutti i passaggi.22All'apparire del primo reparto di Giuda, si diffuse tra i nemici il panico e il terrore perché si verificò contro di loro l'apparizione di colui che dall'alto tutto vede, e perciò cominciarono a fuggire precipitandosi chi da una parte chi dall'altra, cosicché spesso erano colpiti dai propri compagni e trafitti dalle punte delle loro spade.23Giuda dirigeva l'inseguimento con ogni energia, trafiggendo quegli empi: ne sterminò circa trentamila.24Lo stesso Timòteo, caduto in mano agli uomini di Dosìteo e Sosìpatro, supplicava con molta astuzia di essere lasciato sano e salvo, perché tratteneva come ostaggi i genitori di molti di loro e di alcuni i fratelli ai quali sarebbe capitato di essere trattati senza riguardo.25Avendo egli con molti discorsi prestato solenne promessa di restituire incolumi gli ostaggi, lo lasciarono libero per la salvezza dei propri fratelli.
26Giuda mosse poi contro Carnion e l'Atergatéo e uccise venticinquemila uomini.
27Dopo la sconfitta e lo sterminio di questi, marciò contro la fortezza di Efron, nella quale era stanziato Lisia con una moltitudine di gente di ogni razza; davanti alle mura erano schierati i giovani più forti e combattevano vigorosamente, mentre nella città stavano pronte molte riserve di macchine e di proiettili.28Avendo invocato il Signore che distrugge con la sua potenza le forze dei nemici, i Giudei fecero cadere la città nelle proprie mani e uccisero venticinquemila di coloro che vi stavano dentro.29Ritornati di là, mossero verso Beisan, che dista seicento stadi da Gerusalemme.30Ma i Giudei che vi abitavano testimoniarono che i cittadini di Beisan avevano dimostrato loro benevolenza e buona comprensione nel tempo della sventura31e questi li ringraziarono e li esortarono ad essere ben disposti anche in seguito verso il loro popolo. Poi si recarono a Gerusalemme nell'imminenza della festa delle settimane.
32Dopo questa festa, chiamata Pentecoste, mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea.33Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri.34Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei.35Un certo Dosìteo, degli uomini di Bacènore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia poté fuggire a Maresa.36Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia.37Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga.
38Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il sabato.39Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia.40Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti.41Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte,42ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti.43Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione.44Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.45Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.


Salmi 147

1Alleluia.

Lodate il Signore:
è bello cantare al nostro Dio,
dolce è lodarlo come a lui conviene.

2Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d'Israele.
3Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite;
4egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.
5Grande è il Signore, onnipotente,
la sua sapienza non ha confini.
6Il Signore sostiene gli umili
ma abbassa fino a terra gli empi.

7Cantate al Signore un canto di grazie,
intonate sulla cetra inni al nostro Dio.
8Egli copre il cielo di nubi,
prepara la pioggia per la terra,
fa germogliare l'erba sui monti.
9Provvede il cibo al bestiame,
ai piccoli del corvo che gridano a lui.
10Non fa conto del vigore del cavallo,
non apprezza l'agile corsa dell'uomo.
11Il Signore si compiace di chi lo teme,
di chi spera nella sua grazia.

12Alleluia.

Glorifica il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion.
13Perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
14Egli ha messo pace nei tuoi confini
e ti sazia con fior di frumento.
15Manda sulla terra la sua parola,
il suo messaggio corre veloce.
16Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina.

17Getta come briciole la grandine,
di fronte al suo gelo chi resiste?
18Manda una sua parola ed ecco si scioglie,
fa soffiare il vento e scorrono le acque.
19Annunzia a Giacobbe la sua parola,
le sue leggi e i suoi decreti a Israele.
20Così non ha fatto con nessun altro popolo,
non ha manifestato ad altri i suoi precetti.

Alleluia.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Osea 8

1Da' fiato alla tromba!Come un'aquila sulla casa del Signore...
perché hanno trasgredito la mia alleanza
e rigettato la mia legge.
2Essi gridano verso di me:
"Noi ti riconosciamo Dio d'Israele!".
3Ma Israele ha rigettato il bene:
il nemico lo perseguiterà.

4Hanno creato dei re
che io non ho designati;
hanno scelto capi
a mia insaputa.
Con il loro argento e il loro oro
si sono fatti idoli
ma per loro rovina.
5Ripudio il tuo vitello, o Samaria!
La mia ira divampa contro di loro;
fino a quando non si potranno purificare
6i figli di Israele?
Esso è opera di un artigiano,
esso non è un dio:
sarà ridotto in frantumi
il vitello di Samaria.
7E poiché hanno seminato vento
raccoglieranno tempesta.
Il loro grano sarà senza spiga,
se germoglia non darà farina,
e se ne produce, la divoreranno gli stranieri.

8Israele è stato inghiottito:
si trova ora in mezzo alle nazioni
come un vaso spregevole.
9Essi sono saliti fino ad Assur,
asino selvaggio, che si aggira solitario;
Èfraim si è acquistato degli amanti.
10Se ne acquistino pure fra le nazioni,
io li metterò insieme
e fra poco cesseranno
di eleggersi re e governanti.

11Èfraim ha moltiplicato gli altari,
ma gli altari sono diventati per lui
un'occasione di peccato.
12Ho scritto numerose leggi per lui,
ma esse son considerate come una cosa straniera.
13Essi offrono sacrifici
e ne mangiano le carni,
ma il Signore non li gradisce;
si ricorderà della loro iniquità
e punirà i loro peccati:
dovranno tornare in Egitto.
14Israele ha dimenticato il suo creatore,
si è costruito palazzi;
Giuda ha moltiplicato le sue fortezze.
Ma io manderò il fuoco sulle loro città
e divorerà le loro cittadelle.


Lettera ai Galati 2

1Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito:2vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano.3Ora neppure Tito, che era con me, sebbene fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere.4E questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi.5Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi.
6Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più.7Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi -8poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani -9e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi.10Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.

11Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto.12Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi.13E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia.14Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: "Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?

15Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori,16sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge 'non verrà mai giustificato nessuno'".
17Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile!18Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore.19In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio.20Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.21Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.


Capitolo VI: Invocazione per prepararsi alla comunione

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Parola del discepolo

Quando considero, o Signore, la tua grandezza e la mia miseria, mi metto a tremare forte e mi confondo. Ché, se non mi accosto al sacramento, fuggo la vita; e se lo faccio indegnamente, cado nello scandalo. Che farò, o mio Dio, "mio aiuto" (Is 50,7) e mia guida nella mia miseria? Insegnami tu la strada sicura; mettimi dinanzi una opportuna, breve istruzione per la santa Comunione; giacché è buona cosa conoscere con quale devozione e reverenza io debba preparare il mio cuore a ricevere con profitto il tuo sacramento e a celebrare un così grande, divino sacrificio.


DISCORSO 336 NELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA

Discorsi - Sant'Agostino

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In noi viene edificata e dedicata la casa di Dio. È il nuovo comandamento il Cantico nuovo.

1. La dedicazione della casa della preghiera è la celebrazione che raccoglie questa assemblea. Dunque, questa è la casa dove eleviamo le nostre preghiere: casa di Dio siamo noi stessi. Se casa di Dio siamo noi stessi, veniamo edificati in questa vita per essere poi dedicati alla fine del tempo. L'edificio, o meglio, la costruzione, comporta fatica, la dedicazione è motivo di esultanza. Quel che si verificava qui, mentre la costruzione veniva elevata, questo avviene ora che sono radunati insieme i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, equivale in qualche modo al ricavarsi dei legni dai boschi e delle pietre dai monti: allora che sono catechizzati, battezzati, istruiti, quasi trovandosi nelle mani di operai e di artigiani, sono sgrossati, squadrati, levigati. Nondimeno, risultano casa del Signore solo quando sono compaginati dalla carità. Se questi legni e queste pietre mancassero di reciproca connessione secondo un determinato ordine, se non si prestassero ad un mutuo giustapporsi strettamente, se mancasse la disponibilità ad una reciproca coesione, se in un certo modo non si amassero, nessuno vorrebbe trovarsi qui dentro. Infine, quando ti rendi conto che in una costruzione pietre e legni sono solidamente e ordinatamente combinati insieme, entri sicuro, non temi un crollo. Così volendo Cristo Signore entrare ed abitare in noi, quasi a costruire, diceva: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri 1. Vi do un comandamento, dice. Eravate invecchiati infatti, per me non costituivate ancora una casa, eravate giacenti sotto le vostre macerie. Perciò, per essere tratti fuori dal cumulo annoso della vostra rovina, amatevi gli uni gli altri. Consideri dunque la carità vostra che questa casa, come è stato predetto e ne è stato diffuso l'annunzio, viene edificata tuttora nel mondo intero. Infatti, come è contenuto nel Salmo, quando dopo l'esilio veniva riedificato il tempio, si diceva: Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra 2. E quel che là disse canto nuovo, il Signore lo disse comandamento nuovo. Quale in realtà il contenuto del canto nuovo, se non un amore nuovo? Cantare è proprio di chi ama. La voce di questo cantore è il fervore di un santo amore.

Dio va amato per se stesso e il prossimo per Dio.

2. Amiamo, amiamo in dedizione spontanea: è Dio infatti che amiamo, niente troviamo che sia da preferirsi a lui. Amiamo lui per se stesso e noi in lui, sempre però a motivo di lui. Ama l'amico di amore sincero colui che ama Dio nell'amico, o in quanto Dio è nell'amico o perché Dio sia nell'amico. Ecco l'affetto autentico; se il nostro amore tende ad altro fine, è un odiare il nostro, più che un amore. Infatti su chi riversa il suo odio chi ama il male 3? sul suo vicino forse o la sua vicina? Si atterrisca: odia l'anima sua 4. Amare il male è odiare l'anima. Per contro, dunque, odio al male è amore dell'anima. Odiate il male voi che amate il Signore 5. Buono è Dio, quel che ami è male, e te stesso ti ami cattivo: come ami Dio se continui ad amare quel che Dio odia? Hai udito infatti che Dio ci ha amato 6, ed è vero, ci ha amato; se riflettiamo quali ci abbia amato, ci copriamo di rossore. Se non ne proviamo vergogna, è appunto perché, amandoci tali, fece sì che non fossimo tali. Ci vergogniamo al ricordo dei nostri trascorsi, ci rallegra la speranza di quel che ci attende. Perché mai dobbiamo arrossire di quel che siamo stati e non piuttosto aprirci alla fiducia per essere stati salvati nella speranza? Abbiamo infine ascoltato: Accostatevi a lui e sarete illuminati e i vostri volti non arrossiranno 7. Se dovesse eclissarsi la luce, ricadi nella confusione. Accostatevi a lui e sarete illuminati. Egli è dunque la luce, noi tenebre senza di lui. Se proverai a sottrarti alla luce, resterai nelle tenebre tue proprie; se invece ti sarai accostato, sarai illuminato da una luce non tua: Un tempo eravate tenebre, dice l'Apostolo ai convertiti: ora invece siete luce nel Signore 8. Ne segue che, se luce nel Signore, le tenebre sono prive della presenza del Signore. D'altra parte, se la luce è nel Signore e le tenebre sono prive della presenza del Signore, accostatevi a lui e sarete illuminati.

La Passione di Cristo preannunziata nel Salmo della Dedicazione.

3. Fate attenzione al Salmo della dedicazione che ora abbiamo cantato: dalle macerie un edificio. Hai lacerato la mia veste di sacco 9: è quanto va riferito alle macerie. E che, dunque, all'edificio? Mi hai rivestito di un abito di gioia 10. È il grido della dedicazione. Perché la mia gloria sia un canto a te ed io non sia ferito 11. Chi è che parla? Riconoscetelo dalle sue stesse parole. Se provo a dirlo, lo rendo oscuro. Quindi, ripeterò le sue parole, e subito riconoscerete chi parla, perché si desti in voi l'amore verso chi vuol dare conforto. Chi è che può dire: Signore, hai fatto risalire dagli inferi la mia anima 12? L'anima di chi è stata già fatta risalire dagli inferi, se non quella di cui altrove è stato detto: Non abbandonerai l'anima mia nell'inferno 13? Viene presentata la dedicazione e si canta la liberazione. Prorompe nel giubilo il canto della dedicazione del tempio, e si dice: Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i miei nemici 14. Riflettete sul conto dei Giudei ostili, convinti di aver ucciso Cristo, di aver vinto uno che sembrava nemico, di aver fatto scomparire un uomo come gli altri e mortale. Risuscitò il terzo giorno e questo è il suo grido: Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato. Notate le parole dell'Apostolo: Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome 15. E su di me non hai lasciato esultare i miei nemici. Quanto ad essi, nella morte di Cristo, trovavano veramente motivo di grande compiacimento, ma alcuni provarono rimorso alla sua risurrezione, alla sua ascensione e alla predicazione su di lui. Perciò, nella predicazione di lui e per l'azione costante degli Apostoli, alcuni si pentivano di essere stati calunniatori e si convertivano, altri si ostinavano e venivano smentiti; tuttavia, nessuno se ne gloriava. Attualmente, se le Chiese sono gremite di popolo, possiamo pensare che i Giudei ne siano contenti? Le Chiese si edificano, si dedicano, si gremiscono e come se ne possono rallegrare quelli? Non solo non se ne rallegrano, ma sono coperti di confusione e si adempie la voce di chi grida nella gioia: Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i miei nemici 16. Non li hai fatti esultare su di me: se crederanno in me, in me li allieterai.

Il nostro prezzo: il sangue di Cristo.

4. Per non dilungarci troppo, passiamo finalmente al contenuto del nostro canto. Com'è che Cristo dice: Hai lacerato la mia veste di sacco e mi hai rivestito di un abito di gioia 17? La sua veste di sacco era la carne, a somiglianza della carne del peccato. Non ti risulti avvilente che abbia detto: la mia veste di sacco: là era contenuto il tuo prezzo. Hai lacerato la mia veste di sacco. Da questa veste di sacco abbiamo trovato scampo. Hai lacerato la mia veste di sacco. Nella Passione fu lacerato il sacco. Com'è allora che a Dio Padre si dice: Hai lacerato la mia veste di sacco? Vuoi sentire com'è che si dica a Dio Padre: Hai lacerato la mia veste di sacco? Perché non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi 18. Tramite Giudei inconsapevoli, procurò infatti di che redimere quelli che erano ben coscienti, e di che sconvolgere gli ostinati nel rifiuto. Ignorano infatti qual bene ci hanno ottenuto con la loro colpevolezza. La veste di sacco venne elevata sulla croce e sembrò che l'empio ne fosse lieto. Il persecutore, con un colpo di lancia, lacerò la veste di sacco e il Redentore versò il nostro prezzo. Cristo redentore elevi il suo canto, si dolga Giuda che ne fece mercato, si vergogni il giudeo che concluse l'affare. Ecco, Giuda vendette, comprò il giudeo: trattarono un turpe commercio, entrambi subirono un danno, l'offerente e il compratore perdettero se stessi. Decideste di essere gli acquirenti: quanto non sarebbe stato meglio se foste stati voi gli acquistati? Quello vendette, questo comprò: commercio fallito; né l'uno ha il prezzo, né l'altro ha Cristo. A questo dico: Dov'è quello che ricevesti? A quello dico: dov'è quel che hai comprato? A questo dico: Quando vendesti, allora ti vendesti. Rallegrati, cristiano, nell'affare concluso dai tuoi nemici, a guadagnarci sei stato tu. È venuto in tuo possesso quanto questo vendette e quello comprò.

Profezia su Cristo Capo adattata a noi, sue membra.

5. Dica, dunque, il nostro Capo, dica il Capo ucciso per il bene del corpo e dedicato per il corpo; dica, ascoltiamo: Hai lacerato la mia veste di sacco e mi hai rivestito di un abito di gioia 19, cioè hai lacerato quel che in me era soggetto alla morte e mi hai rivestito di immortalità e incorruzione. Che la mia gloria sia un canto a te ed io non sia ferito 20. Che vuol dire io non sia ferito? Il persecutore non vibri più la sua lancia contro di me a ferirmi: Cristo infatti risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui: per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece, per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche noi - dice - consideriamoci morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù Signore nostro 21. In lui quindi cantiamo, in lui siamo stati dedicati. Speriamo infatti che anche le membra raggiungeranno il Capo dove ha preceduto. Infatti, nella speranza siamo stati salvati. Ora ciò che si spera, se visto, non è più speranza, infatti ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza 22. Nella perseveranza veniamo edificati. Ma forse in quella è anche la nostra voce se siamo bene attenti, se usiamo di una diligenza perspicace, se il nostro occhio si fa abile ad aprirsi la profondità del senso, non conformandoci all'abitudine di quanti, per cecità, vanno dietro alla carne. Quindi, se a indagare è l'occhio dello spirito, proprio nelle parole del Signore nostro Gesù Cristo riconosciamo anche noi stessi. Non ha detto a vuoto l'Apostolo: Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato 23. Riconosci la tua voce: Che la mia gloria sia un canto a te ed io non sia ferito 24. Al presente, infatti, mentre portiamo i pesi del corpo mortale, non manca di che sentire compunzione. Evidentemente, che vale percuotersi il petto se il cuore non si pente? Quando però sarà il momento della dedicazione del nostro corpo, che è già avvenuta esemplarmente nel Signore, allora non avremo da pentirci. Infatti, il pentimento del peccato che noi proviamo ha riscontro nella lancia di chi volle colpire. Infine, poiché è stato scritto: Dalla donna ha avuto inizio il peccato e per causa sua tutti muoiono 25, ricordate da quale membro fu tratta la donna e notate dove il Signore fu colpito dalla lancia. Ricordate, dico, la nostra primitiva condizione; non a vuoto infatti, come ho già detto: Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato 26. Eva, da cui ha avuto inizio il peccato, per essere formata, fu tratta appunto dal costato dell'uomo. Quando fu tratta, questi giaceva nel sonno; Cristo, quando fu ferito, pendeva morto dalla croce. Sonno e morte sono due realtà somiglianti e così costato e costato; il Signore fu ferito dove scaturiscono i peccati. Ma da quel costato fu formata Eva che, peccando, ci procurò la morte; da questo costato, invece, fu formata la Chiesa perché, generando, ci restituisse la vita.

 


1 - Gv 13, 34.

2 - Sal 95, 1

3 - Sal 10, 6.

4 - Sal 10, 6.

5 - Sal 96, 10.

6 - Cf. 1 Gv 4, 10.

7 - Sal 33, 6.

8 - Ef 5, 8.

9 - Sal 29, 12.

10 - Sal 29, 12.

11 - Sal 29, 13.

12 - Sal 29, 4.

13 - Sal 15, 10.

14 - Sal 29, 2.

15 - Fil 2, 9.

16 - Sal 29, 2.

17 - Sal 29, 12.

18 - Rm 8, 32.

19 - Sal 29, 12.

20 - Sal 29, 13.

21 - Rm 6, 9-11.

22 - Rm 8, 24-25.

23 - Rm 6, 6,

24 - Sal 29, 13.

25 - Sir 25, 33.

26 - Rm 6, 6.


25 - Il viaggio di Maria santissima dalla casa di Zaccaria a Nazaret.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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314. Per far ritorno dalla città di Giuda a quella di Nazaret, Maria santissima, vivo tabernacolo del Dio vero, camminò per le montagne della Giudea in compagnia del suo fedelissimo sposo san Giuseppe. Sebbene gli evangelisti non narrino la premura con cui fece questo viaggio, come san Luca disse del primo, a causa del mistero singolare che quella fretta nascondeva, anche in questo viaggio di ritorno a Nazaret la Principessa del cielo camminò con grande agilità, in vista di ciò che l'attendeva a casa sua. Tutti i pellegrinaggi di questa umilissima Signora furono una mistica dimostrazione dei suoi progressi spirituali. Infatti ella, vero tabernacolo del Signore, non si arrestava mai nel pellegrinaggio della vita mortale; anzi, procedendo ogni giorno da uno stato molto alto di sapienza e grazia ad un altro superiore e più sublime, proseguiva senza sosta in questo cammino verso la terra promessa, portando sempre con sé il vero trono della grazia, dal quale, con l'aumento dei doni e dei favori personali, otteneva incessantemente per noi la salvezza.

315. Il viaggio di ritorno della celeste Regina e di san Giuseppe durò, come all'andata, quattro giorni, e si svolse nei modi già indicati in quella circostanza. Nelle ordinarie contese che avvenivano tra loro nell'esercizio dell'umiltà, sempre vinceva la nostra Regina, salvo quando il suo santo sposo interveniva con un comando, dato che sottomettersi ubbidendo era maggiore umiltà. Poiché era già incinta di tre mesi, camminava con più cautela, ma non perché le fosse di peso la sua gravidanza, che, anzi, le recava un soavissimo sollievo. La prudente e coscienziosa madre si prendeva grande cura del suo tesoro, perché lo contemplava con gli aumenti di grazia e i progressi naturali, che ogni giorno il corpo santissimo del suo Figlio riceveva nel suo grembo verginale. Anche se la gravidanza non le causava dei disturbi, talvolta la fatica del cammino e il caldo la indebolivano, ma, anziché valersi del privilegio di Regina e signora delle creature per non avere fastidi, si esponeva ai disagi ed alla stanchezza, per essere in tutto maestra di perfezione e unica copia del suo Figlio santissimo.

316. Poiché la sua gravidanza divina era perfetta anche in ordine alla natura, e la sua persona tanto sensibile e delicata, e il tutto senza difetto alcuno, ovviamente le proporzioni del suo grembo aumentavano. La saggia sposa si rendeva conto che sarebbe stato impossibile nascondere ancora a lungo il suo stato al suo castissimo e fedelissimo sposo. Considerata la situazione, lo guardava già con maggiore tenerezza e compassione, per la sorpresa che da vicino lo minacciava, dalla quale ella avrebbe desiderato liberarlo, se fosse stata certa che tale era la volontà divina. Il Signore lasciò queste sue preoccupazioni senza risposta, perché disponeva il corso degli eventi nei modi più opportuni per la sua gloria e per il merito di san Giuseppe e della sua vergine Madre. Tuttavia, nel segreto del suo cuore, la gran Signora chiedeva a sua Maestà che preparasse il cuore del suo santo sposo con la pazienza e la sapienza di cui aveva bisogno e che l'assistesse con la sua grazia, perché, in ciò che lo aspettava, egli operasse col beneplacito della volontà divina, essendo convinta che il vederla incinta gli avrebbe dato un grande dolore.

317. Strada facendo, la Signora del mondo compì alcune opere ammirabili, benché sempre in modo nascosto. Un giorno giunsero in un luogo poco distante da Gerusalemme, e di notte, nella medesima locanda, arrivò della gente da un villaggio vicino, diretta alla città santa. Con loro c'era una giovane donna inferma, che essi avevano portato là per procurarle qualche rimedio, poiché quello era un posto grande, frequentato da più persone. Benché sapessero che era molto malata, ignoravano i suoi mali e quale ne fosse la causa. Quella donna era stata molto virtuosa, e il nemico comune, conoscendo la sua disposizione naturale e le sue straordinarie virtù, si era rivolto contro di lei - come fa abitualmente con gli amici e i nemici di Dio - perseguitandola e inducendola a cadere in alcune colpe. Per precipitarla da un abisso in un altro, la tentò con false illusioni di diffidenza e di disordinato dolore del suo proprio disonore. Offuscandole il giudizio, questo drago trovò il modo di entrare in quella sventurata, e di possederla con molti altri demoni. Ho già detto nella prima parte che il drago infernale s'infuriò contro tutte le donne virtuose, dopo aver visto nel cielo quella donna vestita di sole, alla cui discendenza appartengono coloro che la seguono, come si legge nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse. In preda a questo sdegno, era pieno di orgoglio e di superbia, perché teneva in suo potere il corpo e l'anima di quella infelice, e la trattava da nemico crudele.

318. La nostra divina Principessa in quell'albergo vide la donna inferma, e intu il suo male che tutti ignoravano. Mossa dalla sua materna misericordia, pregò e chiese al suo Figlio santissimo di concederle la salute del corpo e dell'anima. Sapendo che la volontà divina si inclinava alla clemenza e servendosi del potere che aveva come Regina comandò ai demoni di uscire all'istante da quella donna, di lasciarla libera senza più molestarla, e di tornare nel profondo abisso, cioè nella dimora loro destinata. Questo comando della nostra grande Regina e signora non fu espresso a parole, ma fu mentale o interiore, in modo che gli spiriti immondi potessero intenderlo. Fu però così efficace e potente che Lucifero e i suoi compagni uscirono subito da quel corpo e furono lanciati nelle tenebre dell'inferno. La fortunata donna, liberata dal suo male, era piena di stupore per questo evento inatteso. Con un moto del cuore s'inchinò alla purissima e santissima Signora, la guardò con speciale venerazione ed affetto e, contemplandola, ricevette altri due benefici. Il primo fu che provò un intimo dolore per i suoi peccati; il secondo, che le sparirono gli effetti funesti e i segni che le avevano lasciato nel corpo quegli iniqui possessori, e a causa dei quali aveva sofferto per qualche tempo. Comprese anche che a quella santissima forestiera, incontrata per sua grande fortuna nel viaggio, era dovuto in parte il bene che sentiva e che aveva ricevuto dal cielo. Le parlò, e la nostra Regina, rispondendole nel cuore, la esortò alla perseveranza, ed anche gliela ottenne per il futuro. Anche i parenti che l'accompagnavano compresero il miracolo, ma l'attribuirono al voto che avevano fatto di condurla al tempio di Gerusalemme, portando in offerta delle elemosine. Così fecero lodando Dio, ma ignorando lo strumento di quel beneficio.

319. Lucifero molto s'infuriò e turbò, vedendosi scacciato dalla sola forza di Maria santissima, e privato del possesso di quella donna. Con rabbioso sdegno gridava meravigliato: «Chi è questa donnicciola, che con tanta forza ci comanda ed opprime? Che novità è questa, e come può tollerarla la mia superbia? Conviene che tutti ci pensiamo bene, e facciamo in modo di annientarla». Ritornerò sull'argomento nel capitolo seguente. I nostri umilissimi viandanti giunsero poi ad un altro ostello, del quale era padrone un uomo di indole malvagia e costumi corrotti. Perché questi cominciasse ad essere felice, Dio dispose che ricevesse con animo pietoso e benevolo Maria santissima e Giuseppe suo sposo. Egli tributò loro maggiori accoglienze e servizi di quelli che solitamente rendeva agli altri ospiti. Perché il contraccambio fosse anche più vantaggioso, la grande Regina, che intuì lo stato di perversione della coscienza dell'oste, pregò per lui e, come ricompensa per l'ospitalità, gli donò il frutto della sua preghiera che gli procurò la salvezza dell'anima ed una vita migliore. Da allora in poi, Dio gli moltiplicò anche i beni temporali, in cambio del bene che aveva fatto ai suoi ospiti eminenti. Molte altre meraviglie fece la Madre della grazia in questo viaggio, poiché ciò che procedeva da lei era divino e santificava tutto, quando trovava la giusta disposizione nelle anime. Giunsero infine a Nazaret, dove la Principessa del cielo spazzò e riassettò la sua casa con l'aiuto dei suoi santi angeli che sempre l'assistevano in queste povere e semplici occupazioni, come emuli della sua umiltà, e gelosi della venerazione e del culto che le rendevano. Il santo Giuseppe era dedito al suo consueto lavoro per provvedere alla Regina ed ella non tradiva la speranza del cuore del santo. Cingendosi i fianchi con nuova energia per i misteri che stava attendendo, stendeva la sua mano a cose forti, godendo intimamente della continua vista del tesoro del suo grembo e, con essa, di impareggiabili doni, favori e delizie. Si acquistava così meriti eccelsi e l'incomparabile compiacimento di Dio.

 

Insegnamento che mi diede la Regina del cielo

 

320. Figlia mia, le anime fedeli che conoscono Dio con la luce della fede e sono figlie della Chiesa, per usare di questa virtù e di quelle che con essa vengono loro infuse, non devono fare differenza di tempi, luoghi, o attività. Dio infatti è presente in tutte le cose, le riempie del suo essere infinito, e la fede ci accompagna in qualsiasi luogo ed occasione per adorarlo e riconoscerlo in spirito e verità. Come alla creazione dell'anima segue la conservazione ed alla vita la respirazione nella quale non ci sono intervalli; come sempre si mangia e si cresce fino al compimento del ciclo vitale, così la creatura razionale, rigenerata per mezzo della fede e della grazia, non dovrebbe mai interrompere la crescita di questa vita spirituale, ma dovrebbe sempre, in ogni tempo e luogo, compiere opere di vita con la fede, la speranza e la carità. A causa però della dimenticanza e trascuratezza che hanno a questo riguardo, gli uomini, e maggiormente i figli della Chiesa, si trovano a vivere la vita di fede come se non l'avessero, perché la lasciano morire perdendo la carità. Essi sono coloro che hanno ricevuto invano il dono di questa rigenerazione, perché, per l'uso che ne fanno, è come se non lo avessero ricevuto.

321. Io voglio, carissima, che la tua vita spirituale proceda senza interruzioni, come quella naturale. Opera sempre con la vita della grazia e con i doni dell'Altissimo, pregando, amando, lodando, credendo, sperando e adorando il Signore in spirito e verità, in ogni tempo, luogo ed occupazione. In tutto egli è presente e vuole essere amato e servito da tutte le creature razionali. Perciò ti incarico, quando verranno a te anime con tale dimenticanza o con altre colpe e che sono vessate dal demonio, di pregare per loro con viva fede e fiducia. Se, infatti, il Signore non opererà sempre come tu vorresti ed esse desiderano, lo farà segretamente e tu otterrai il suo compiacimento impegnandoti come fedele figlia e sposa. Se tu procederai in tutto come egli vuole da te, ti assicuro che per il bene delle anime ti concederà, come sua sposa, molti privilegi. Tieni davanti agli occhi ciò che io facevo quando contemplavo le anime peccatrici e la cura e lo zelo con cui mi adoperavo per tutte, particolarmente per alcune. Per imitarmi e compiacermi, quando l'Altissimo ti manifesterà lo stato di alcune anime, o esse te lo riveleranno, affaticati, prega per tutte e ammoniscile con prudenza, umiltà e moderazione, perché l'Onnipotente non vuole che tu operi con strepito, né che gli effetti del tuo sforzo si palesino, ma che siano nascosti. In questo egli si adatta alla tua naturale timidezza e al tuo desiderio, e vuole ciò che è più sicuro per te. Anche se è necessario che preghi per tutte le anime, devi farlo però più efficacemente per quelle per le quali comprenderai che ciò è più conforme alla volontà divina.


SI UNISCANO ALLA MIA PASSIONE COLORO CHE OGGI SONO NELLA SOFFERENZA PC-65 5 novembre 1996 Il Signore

Catalina Rivas

Amore delle Mie Piaghe, tranquilla, pensa alla Mia sofferenza nella terribile notte del Getsemani. Ero solo, allora, accanto a Me non c’era apparentemente nessuno. Ma in un angolo, nascosta fra i cespugli, c’eri tu, tu che adesso Mi accompagni durante le notti nella Mia Passione.

Ti sei avvicinata un poco: i tuoi occhi Mi guardavano con dolore, con immensa compassione, ma anche con rimorso, con pentimento e con profondo amore.

Ecco dove erano quella notte tutte le Mie Cataline... Sai qual è il significato di Catalina? Vuole dire “donna pura”, pura di intenzione, pura di cuore... Ti senti meglio?

(Io piango con una immensa gratitudine e amore. Sei unico, Signore!)

Bene, hai bisogno di una profonda pace per trasmetterla alla Mia figliola. Dille che l’amo moltissimo, dille che sono le anime umili quelle che hanno ricevuto le Mie lacrime durante la Flagellazione, che è stata la più crudele della storia dell'umanità. Io ho pianto sulle labbra delle persone umili. Ho reclinato il Mio capo sul petto dell’umiltà. Come non farlo, se Mi sono nutrito con l’umiltà di Mia Madre! Ma le persone che hanno portato la Mia Croce per aiutarmi, quelle che hanno baciato le Mie spalle portandomi sollievo – come un balsamo soave – sono state quelle persone che oggi offrono le loro sofferenze e le terribili piaghe dei loro corpi, unite alla Mia Passione, per la conversione degli uomini. Infatti, hanno meritato il Cielo per sé e per il prossimo. Va, Catalina, va a compiere i tuoi doveri.