Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 6° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Marco 2
1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".
8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori?9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".
13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi".
Egli, alzatosi, lo seguì.
15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?".17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".
18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi".
23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?".25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?".27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".
Neemia 12
1Questi sono i sacerdoti e i leviti che sono tornati con Zorobabèle figlio di Sealtiel, e con Giosuè: Seraia, Geremia, Esdra,2Amaria, Malluch, Cattus,3Secania, Recum, Meremòt,4Iddo, Ghinneton, Abia,5Miamin, Maadia, Bilga,6Semaia, Ioiarìb, Iedaia,7Sallu, Amok, Chelkia, Iedaia. Questi erano i capi dei sacerdoti e dei loro fratelli al tempo di Giosuè.
8Leviti: Giosuè, Binnui, Kadmiel, Serebia, Giuda, Mattania, che con i suoi fratelli era preposto al canto degli inni di lode.9Bakbukia e Unni, loro fratelli, stavano di fronte a loro secondo i loro turni di servizio.
10Giosuè generò Ioiachìm; Ioiachìm generò Eliasìb; Eliasìb generò Ioiadà;11Ioiadà generò Giònata; Giònata generò Iaddua.
12Al tempo di Ioiachìm i sacerdoti che erano i capi delle casate sacerdotali erano i seguenti: del casato di Seraia, Meraia; di quello di Geremia, Anania;13di quello di Esdra, Mesullàm; di quello di Amaria, Giovanni;14di quello di Malluk, Giònata; di quello di Sebania, Giuseppe;15di quello di Carim, Adna; di quello di Meraiòt, Chelkài;16di quello di Iddo, Zaccaria; di quello di Ghinneton, Mesullàm;17di quello di Abia, Zicrì; di quello di Miniamìn...; di quello di Moadia, Piltai;18di quello di Bilga, Sammua; di quello di Semaia, Giònata;19di quello di Ioiarìb, Mattenai; di quello di Iedaia, Uzzi;20di quello di Sallu, Kallài; di quello di Amok, Eber;21di quello di Chelkia, Casabià; di quello di Iedaia, Netaneèl.22I leviti furono registrati, quanto ai capi casato, al tempo di Eliasìb, di Ioiadà, di Giovanni e di Iaddua; e i sacerdoti sotto il regno di Dario, il Persiano.23I capi dei casati levitici sono registrati nel libro delle Cronache fino al tempo di Giovanni, figlio di Eliasìb.24I capi dei leviti Casabià, Serebia, Giosuè, figlio di Kadmiel, insieme con i loro fratelli, che stavano di fronte a loro, dovevano cantare inni e lodi a turni alternati, secondo l'ordine di Davide, uomo di Dio.25Mattania, Bakbukia, Abdia, Mesullàm, Talmon, Akkub erano portieri e facevano la guardia ai magazzini delle porte.26Questi vivevano al tempo di Ioiachìm figlio di Giosuè, figlio di Iozadàk e al tempo di Neemia il governatore e di Esdra sacerdote e scriba.
27Per la dedicazione delle mura di Gerusalemme si mandarono a cercare i leviti da tutti i luoghi dove si trovavano, per farli venire a Gerusalemme, perché la dedicazione si celebrasse con gioia, con inni e cantici e suono di cembali, saltéri e cetre.28Gli appartenenti al corpo dei cantori si radunarono dal distretto intorno a Gerusalemme, dai villaggi dei Netofatiti,29da Bet-Gàlgala e dal territorio di Gheba e d'Azmàvet; poiché i cantori si erano edificati villaggi nei dintorni di Gerusalemme.30I sacerdoti e i leviti si purificarono e purificarono il popolo, le porte e le mura.31Allora io feci salire sulle mura i capi di Giuda e formai due grandi cori. Il primo s'incamminò dal lato destro, sulle mura, verso la porta del Letame;32dietro questo coro camminavano Osea, metà dei capi di Giuda,33Azaria, Esdra, Mesullàm,34Giuda, Beniamino, Semaia, Geremia,35appartenenti al coro dei sacerdoti con le trombe; Zaccaria figlio di Giònata, figlio di Semaia, figlio di Mattania, figlio di Michea, figlio di Zaccur, figlio di Asaf,36e i suoi fratelli Semaia, Azareèl, Milalài, Ghilalài, Maài, Netaneèl, Giuda, Canàni, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio; Esdra lo scriba camminava alla loro testa.37Giunti alla porta della Fonte, salirono davanti a loro per la scalinata della città di Davide sulle mura in salita, oltre la casa di Davide, fino alla porta delle Acque, a oriente.38Il secondo coro si incamminò a sinistra e io lo seguivo, con l'altra metà del popolo, sopra le mura. Passando oltre la torre dei Forni, esso andò fino al muro Largo,39poi oltre la porta di Èfraim, la porta Vecchia, la porta dei Pesci, la torre di Cananeèl, la torre di Mea, giunse fino alla porta delle Pecore; il coro si fermò alla porta della Prigione.40I due cori si fermarono nella casa di Dio; così feci io, con la metà dei magistrati che si trovavano con me,41e i sacerdoti Eliakìm, Maaseia, Miniamin, Michea, Elioenai, Zaccaria, Anania con le trombe42e Maaseia, Semaia, Eleàzaro, Uzzi, Giovanni, Malchia, Elam, Ezer. I cantori facevano sentire la voce e Izrachia ne era il direttore.43In quel giorno il popolo offrì numerosi sacrifici e si allietò, perché Dio gli aveva concesso una grande gioia. Anche le donne e i fanciulli si rallegrarono e la gioia di Gerusalemme si sentiva di lontano.
44In quel tempo, alcuni uomini furono preposti alle stanze che servivano da magazzini delle offerte, delle primizie, delle decime, perché vi raccogliessero dalle campagne dipendenti dalla città le parti assegnate dalla legge ai sacerdoti e ai leviti; perché i Giudei gioivano vedendo i sacerdoti e i leviti ai loro posti.45Questi osservavano ciò che si riferiva al servizio del loro Dio e alle purificazioni; come facevano, dal canto loro, i cantori e i portieri, secondo l'ordine di Davide e di Salomone suo figlio.46Poiché già anticamente, al tempo di Davide e di Asaf, vi erano capi cantori e venivano innalzati canti di lode e di ringraziamento a Dio.47Tutto Israele, al tempo di Zorobabele e di Neemia, dava ogni giorno le porzioni assegnate ai cantori e ai portieri; dava ai leviti le cose consacrate e i leviti davano ai figli di Aronne le cose consacrate che loro spettavano.
Salmi 107
1Alleluia.
Celebrate il Signore perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Lo dicano i riscattati del Signore,
che egli liberò dalla mano del nemico
3e radunò da tutti i paesi,
dall'oriente e dall'occidente,
dal settentrione e dal mezzogiorno.
4Vagavano nel deserto, nella steppa,
non trovavano il cammino per una città dove abitare.
5Erano affamati e assetati,
veniva meno la loro vita.
6Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
7Li condusse sulla via retta,
perché camminassero verso una città dove abitare.
8Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
9poiché saziò il desiderio dell'assetato,
e l'affamato ricolmò di beni.
10Abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte,
prigionieri della miseria e dei ceppi,
11perché si erano ribellati alla parola di Dio
e avevano disprezzato il disegno dell'Altissimo.
12Egli piegò il loro cuore sotto le sventure;
cadevano e nessuno li aiutava.
13Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
14Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte
e spezzò le loro catene.
15Ringrazino il Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi a favore degli uomini;
16perché ha infranto le porte di bronzo
e ha spezzato le barre di ferro.
17Stolti per la loro iniqua condotta,
soffrivano per i loro misfatti;
18rifiutavano ogni nutrimento
e già toccavano le soglie della morte.
19Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
20Mandò la sua parola e li fece guarire,
li salvò dalla distruzione.
21Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
22Offrano a lui sacrifici di lode,
narrino con giubilo le sue opere.
23Coloro che solcavano il mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
24videro le opere del Signore,
i suoi prodigi nel mare profondo.
25Egli parlò e fece levare
un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti.
26Salivano fino al cielo,
scendevano negli abissi;
la loro anima languiva nell'affanno.
27Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi,
tutta la loro perizia era svanita.
28Nell'angoscia gridarono al Signore
ed egli li liberò dalle loro angustie.
29Ridusse la tempesta alla calma,
tacquero i flutti del mare.
30Si rallegrarono nel vedere la bonaccia
ed egli li condusse al porto sospirato.
31Ringrazino il Signore per la sua misericordia
e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
32Lo esaltino nell'assemblea del popolo,
lo lodino nel consesso degli anziani.
33Ridusse i fiumi a deserto,
a luoghi aridi le fonti d'acqua
34e la terra fertile a palude
per la malizia dei suoi abitanti.
35Ma poi cambiò il deserto in lago,
e la terra arida in sorgenti d'acqua.
36Là fece dimorare gli affamati
ed essi fondarono una città dove abitare.
37Seminarono campi e piantarono vigne,
e ne raccolsero frutti abbondanti.
38Li benedisse e si moltiplicarono,
non lasciò diminuire il loro bestiame.
39Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti,
perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
40Colui che getta il disprezzo sui potenti,
li fece vagare in un deserto senza strade.
41Ma risollevò il povero dalla miseria
e rese le famiglie numerose come greggi.
42Vedono i giusti e ne gioiscono
e ogni iniquo chiude la sua bocca.
43Chi è saggio osservi queste cose
e comprenderà la bontà del Signore.
Salmi 124
1'Canto delle ascensioni. Di Davide.'
Se il Signore non fosse stato con noi,
- lo dica Israele -
2se il Signore non fosse stato con noi,
quando uomini ci assalirono,
3ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira.
4Le acque ci avrebbero travolti;
un torrente ci avrebbe sommersi,
5ci avrebbero travolti
acque impetuose.
6Sia benedetto il Signore,
che non ci ha lasciati,
in preda ai loro denti.
7Noi siamo stati liberati come un uccello
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
8Il nostro aiuto è nel nome del Signore
che ha fatto cielo e terra.
Zaccaria 5
1Poi alzai gli occhi e vidi un rotolo che volava.2L'angelo mi domandò: "Che cosa vedi?". E io: "Vedo un rotolo che vola: è lungo venti cubiti e largo dieci".3Egli soggiunse: "Questa è la maledizione che si diffonde su tutta la terra: ogni ladro sarà scacciato via di qui come quel rotolo; ogni spergiuro sarà scacciato via di qui come quel rotolo.4Io scatenerò la maledizione, dice il Signore degli eserciti, in modo che essa penetri nella casa del ladro e nella casa dello spergiuro riguardo al mio nome; rimarrà in quella casa e la consumerà insieme con le sue travi e le sue pietre".
5Poi l'angelo che parlava con me si avvicinò e mi disse: "Alza gli occhi e osserva ciò che appare".6E io: "Che cosa è quella?". Mi rispose: "È un''efa' che avanza". Poi soggiunse: "Questa è la loro corruzione in tutta la terra".7Fu quindi alzato un coperchio di piombo; ecco dentro all''efa' vi era una donna.8Disse: "Questa è l'empietà!". Poi la ricacciò dentro l''efa' e ricoprì l'apertura con il coperchio di piombo.9Alzai di nuovo gli occhi per osservare e vidi venire due donne: il vento agitava le loro ali, poiché avevano ali come quelle delle cicogne, e sollevarono l''efa' fra la terra e il cielo.10Domandai all'angelo che parlava con me: "Dove portano l''efa' costoro?".11Mi rispose: "Vanno nella terra di Sènnaar per costruirle un tempio. Appena costruito, l''efa' sarà posta sopra il suo piedistallo".
Atti degli Apostoli 13
1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".
16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'
34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'
35Per questo anche in un altro luogo dice:
'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'
36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:
41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".
42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.
44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:
'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".
48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Capitolo XV: Umiltà e rinnegamento di sé, mezzo per ottenere la grazia della devozione
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1. La grazia della devozione devi cercarla senza posa, chiederla con gran desiderio, aspettarla con fiduciosa pazienza; devi riceverla con gratitudine e umilmente conservarla; con essa devi diligentemente operare; devi poi rimetterti a Dio per il tempo e il modo di questa visita dall'alto. Quando dentro di te non senti alcuna devozione, o ne senti ben poca, ti devi fare particolarmente umile, ma senza abbatterti troppo, senza rattristarti oltre misura. Quello che per lungo tempo non aveva concesso, spesso Dio lo concede in un breve istante; quello che al principio della preghiera non aveva voluto dare, talvolta Dio lo dà alla fine. Se questa grazia venisse data sempre prontamente e si presentasse ogni volta che la si desidera, l'uomo, nella sua fragilità, non la saprebbe portare. Perciò la grazia della devozione la si deve attendere con totale fiducia e con umile pazienza. Quando non ti viene data, oppure ti viene tolta senza che tu ne veda la ragione, danne la colpa a te stesso e ai tuoi peccati. Talvolta è una piccola cosa che fa ostacolo alla grazia e la nasconde: se pur piccola, e non grande cosa, possa chiamarsi ciò che impedisce un bene così eccelso. E se questa piccola, o, meglio, grande cosa riuscirai a rimuoverla e a vincerla del tutto, ciò che chiedevi si avvererà. In verità, non appena ti sarai dato a Dio con tutto il tuo cuore; non appena, anziché chiedere questo o quest'altro, ti sarai rimesso interamente a lui, ti troverai tranquillo e in pace con te stesso, giacché nulla avrà per te sapore più gradito di ciò che vuole Iddio.
2. Perciò colui che, con semplicità di cuore, avrà elevato la sua intenzione a Dio, liberandosi da qualsiasi attaccamento non retto e da un distorto amore per le cose di questo mondo, sarà veramente degno di ricevere la grazia e meriterà il dono della devozione. Giacché dove trova un terreno sgombro, là il Signore concede la sua benedizione. E tanto più rapida scende la grazia, tanto più copiosa si riversa, tanto più in alto trasporta un cuore libero, quanto più uno rinuncia del tutto alle cose di quaggiù, morendo a se stesso e disprezzando se stesso. Allora, "il cuore di costui vedrà e sarà traboccante, e contemplerà e si allargherà in Dio" (Is 60,5), poiché "con lui è la potenza del Signore" (Ez 3,14; Lc 1,66), nelle mani del quale egli si è messo, interamente e per sempre. "Ecco, così sarà benedetto" (Sal 127,4), colui che cerca il Signore con tutto il cuore, e "non ha ricevuto invano la sua vita" (Sal 23,4). Della grazia grande di essere unito a Dio egli si rende degno proprio qui, nel ricevere la santa Eucarestia; perché non mira alla propria devozione e alla propria consolazione, e mira invece, di là di ogni devozione o consolazione, a glorificare e ad onorare Iddio.
DISCORSO 200 EPIFANIA DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Epifania: manifestazione di Cristo.
1. 1. I magi vennero dall'Oriente per adorare il bambino nato dalla Vergine. Oggi celebriamo questa ricorrenza, alla quale diamo la dovuta solennità e paghiamo il debito di un discorso. Questo giorno rifulse per primo ai magi, a noi ritorna con festosa ricorrenza annuale. I magi erano le primizie dei pagani, noi siamo il popolo dei pagani. A noi questo giorno è stato annunciato dalla parola degli Apostoli, ai magi dalla stella, come fosse parola dei cieli; e anche a noi gli Apostoli, come fossero cieli, hanno narrato la gloria di Dio 1. Come infatti non riconosceremo in essi quei cieli, essi che son diventati sede di Dio? Come sta scritto: L'anima del giusto è la sede della sapienza 2. Per opera di questi cieli il creatore e abitatore dei cieli fece sentire la sua voce; il mondo tremò al tuono della sua voce ed ora è divenuto credente. Grande sacramento! Giaceva in una mangiatoia e guidava i magi dall'Oriente. Era nascosto in una stalla e veniva riconosciuto in un segno celeste perché, riconosciuto nel segno celeste, venisse ritrovato nella stalla. E così questo giorno si chiamò "Epifania" che in latino si può tradurre con manifestazione. Ci si manifestano insieme la sua grandezza e la sua umiltà: mentre si manifestava nell'immensità del cielo con i segni degli astri, si faceva trovare, dopo essere stato cercato, in un angusto rifugio; debole nelle carni di un bambino, avvolto in panni da bambino veniva adorato dai magi e temuto dai malvagi.
La paura di Erode.
1. 2. Ebbe infatti paura di lui il re Erode, quando i magi glielo annunziarono, mentre stavano ancora cercando il bambino che tramite il segno celeste che avevano ricevuto, sapevano già nato. Che cosa sarà il tribunale di Dio giudice se la culla di Dio bambino ha incusso terrore a superbi re? Molto più assennatamente ora i re non cercano di ucciderlo, come ha tentato Erode, ma piuttosto volentieri lo adorano, come i magi; ora soprattutto che ha sostenuto dai nemici, anche per gli stessi nemici, quella morte che il nemico Erode desiderava dargli e che, ucciso, ha ucciso la morte nel suo corpo. Ora sì, abbiano i re più timore di colui che siede alla destra del Padre e del quale l'empio re Erode ebbe paura quando ancora succhiava dal seno della madre. Ascoltino quanto è scritto: E ora, o re, abbiate senno; rinsavite voi che siete gli arbitri della terra: servite il Signore con timore; con tremore esultate davanti a lui 3. Quel sommo re, che punisce i re empi e sostiene i pii, non è nato come nascono i re del mondo; anch'egli è nato, ma il suo regno non è di questo mondo 4. La nobiltà del figlio fu la verginità della madre, la nobiltà della madre fu la divinità del figlio. Mentre erano stati tanti i re dei Giudei già nati e defunti, i magi non cercarono nessuno di essi per adorarlo, perché di nessuno di essi il cielo aveva loro parlato.
L'incredulità dei Giudei.
2. 3. Non bisogna neanche tralasciare di dire che questa illuminazione dei magi costituì una prova irrefutabile della cecità dei Giudei. I magi cercavano nel paese dei Giudei colui che i Giudei non riuscirono a riconoscere pur essendo in mezzo a loro 5. In mezzo ai Giudei i magi trovarono il bambino che essi poi non accettarono quando insegnava in mezzo a loro. I magi, pellegrini in queste terre da paesi lontani, adorarono il Cristo bambino che ancora non parlava; i suoi concittadini lo crocifissero, in età ancora giovane, mentre operava prodigi. I magi riconobbero Dio in quel corpicino; questi, pur davanti ai prodigi, non lo risparmiarono neanche come uomo. Come se fosse stato più strepitoso vedere una nuova stella che ha brillato alla sua nascita, anziché il sole che ha pianto nella sua morte. La stella, che condusse i magi al luogo dove si trovava con la vergine madre il Dio bambino, certamente poteva condurli direttamente a quella città; tuttavia si nascose e non apparve loro di nuovo se non quando ebbero interrogato i Giudei sulla città in cui doveva nascere il Cristo - perché fossero essi ad indicarla seguendo la profezia della divina Scrittura - ed essi risposero: In Betlemme di Giuda. Così infatti è stato scritto dal profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei certo la minore fra le città di Giuda, perché da te uscirà un capo che guiderà Israele, mio popolo 6. Tutto questo che cosa ha significato nei disegni della divina Provvidenza se non che presso i Giudei sarebbero rimaste soltanto le divine Scritture, con le quali i pagani si sarebbero istruiti e i Giudei accecati? Che le avrebbero conservate non come aiuto alla propria salvezza, ma come testimonianza della nostra salvezza? Infatti oggi, quando riferiamo queste antiche profezie riguardanti il Cristo, rese chiare ed evidenti alla luce degli eventi già avvenuti, se per caso dei pagani, che noi vogliamo convertire, dicessero che sono state inventate da noi, che non sono state pronunciate prima ma posteriormente agli eventi accaduti, così da credere che siano state profetizzate cose già avvenute; noi, per fugare il dubbio di questi pagani, presentiamo i codici dei Giudei. I pagani erano rappresentati già da quei magi, ai quali i Giudei, tramite le parole divine, indicavano la città in cui è nato Cristo. I Giudei però né lo cercavano né lo riconoscevano.
L'unico nuovo popolo.
3. 4. Ora dunque, carissimi, figli ed eredi della grazia, considerate la vostra chiamata 7 e aderite con tenacissimo amore al Cristo che si è manifestato ai Giudei e ai pagani come pietra angolare 8. Si è manifestato già fin dalla culla della sua infanzia a quelli che erano vicini e a quelli che erano lontani 9: ai Giudei nei vicini pastori ai pagani nei lontani magi. Si pensa che i pastori siano venuti a lui nello stesso giorno in cui è nato, i magi invece in questo giorno. Si è manifestato ai primi, benché non fossero dotti e agli altri benché non fossero giusti. La caratteristica infatti della rozzezza dei pastori è l'ignoranza, e delle pratiche sacrileghe dei magi è l'empietà. Quella pietra angolare congiunse ambedue a sé: infatti è venuto a scegliere ciò che è stolto per il mondo per confondere i sapienti 10 e a chiamare non i giusti ma i peccatori 11, affinché nessuno, per quanto importante, s'insuperbisca e nessuno per quanto miserabile, si disperi. Per questo gli scribi e i farisei, stimandosi troppo dotti e troppo giusti, scartarono dalla loro costruzione questa pietra di cui avevano indicato la città natale leggendo le parole dei profeti. Ma egli è divenuto testata d'angolo 12 e quanto indicò nella nascita lo completò nella passione. Congiungiamoci a lui insieme all'altra parete comprendente il resto d'Israele, che si è salvato per gratuita elezione 13. Quei pastori prefiguravano questo resto che si sarebbe congiunto a lui da vicino, affinché anche noi - la cui chiamata da lontano era significata dalla venuta dei magi - fossimo non più pellegrini e ospiti ma diventassimo concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, costruiti insieme sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti, avendo per pietra angolare lo stesso Cristo Gesù 14. Egli ha fatto dei due un popolo solo 15, affinché in quest'uno amassimo l'unità e avessimo una infaticabile premura di raccogliere i rami che, pur innestati da un olivo selvatico, spezzati dalla superbia, sono diventati eretici. Dio infatti ha il potere di innestarli di nuovo 16.
1 - Cf. Sal 18, 1.
2 - Sap 7.
3 - Sal 2, 10-11.
4 - Cf. Gv 18, 36.
5 - Cf. Gv 1, 11.
6 - Mt 2, 2-6.
7 - 1 Cor 1, 26.
8 - Cf. Ef 2, 20.
9 - Cf. Ef 2, 17.
10 - Cf. 1 Cor 1, 27.
11 - Cf. Mt 9, 13.
12 - Cf. Sal 117, 22.
13 - Cf. Rm 11, 5.
14 - Cf. Ef 2, 19-21.
15 - Cf. Ef 2, 14.
16 - Cf. Rm 11, 17-24.
Capitolo 5 - Gesù è condannato a morte
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
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«Non scrivere: “Il Re dei Giudei”, ma che lui ha detto: “Io sono il Re dei Giudei”» (Giovanni 19,21).
Lo spirito vacillante di Pilato era colmo d'orrore per le parole di Gesù. Il Signore lo aveva reso cosciente dei suoi peccati più segreti e lo aveva convocato davanti al tribunale divino nel giorno del giudizio. Nonostante il procuratore romano si ,sentisse molto irritato dalle amare rivelazioni di Gesù, non avrebbe voluto condannarlo.
D'altra parte, per evitare di essere denunciato all'imperatore, si sentiva spinto a compiere un ennesimo atto di viltà contrario alla giustizia, alla propria convinzione e alla promessa che aveva fatto alla sua consorte.
Alla fine egli cedette alla paura e decise di abbandona re ai Giudei il sangue di Gesù.
Per lavare la propria coscienza si fece versare sulle mani l'acqua e disse:
«Io sono innocente del sangue di questo giusto. Voi so li ne risponderete!».
No, Pilato, anche tu dovrai rendere conto del tuo operato, perché, quantunque lo riconosca giusto, lo condanni e versi il suo sangue innocente! Sei un giudice ingiusto e senza coscienza!
Mentre continuava a echeggiare il grido: «Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli!», Pilato rientrò nel suo palazzo e si dispose a pronunciare la sentenza.
Si fece portare delle vesti da cerimonia, si pose intorno al capo una specie di corona con una gemma lucente e, indossato un manto, impugnò anche uno scettro. Circondato dai soldati e preceduto dai littori, seguito dagli scribi muniti di rotoli e tavolette, il procuratore discese dal palazzo e giunse nel Gabbata, la loggia rotonda dove pronunciava le sentenze più importanti. Il corteo era preceduto dal suono di tromba.
Pilato si assise sul seggio più elevato, di fronte alla colonna della flagellazione. Il seggio era ricoperto da un drappo scarlatto sul quale stava un cuscino azzurro con i bordi gialli; dietro ad esso si trovava il banco degli assessori. Numerosi legionari romani avevano circondato la terrazza e si erano assiepati sui gradini.
Il Salvatore fu trascinato attraverso la folla e venne posto in mezzo a due ladroni condannati alla crocifissione. Gesù aveva il manto rosso sulle spalle e la corona di spine intorno al capo martoriato; la moltitudine furiosa lo scherniva e lo malediceva. I sacerdoti avevano fatto ritardare l'esecuzione di questi ladroni della peggiore specie con l'intenzione di umiliare maggiormente Gesù.
Le croci dei ladroni giacevano a terra accanto a loro; ma non vidi la croce del Salvatore, probabilmente perché la sua sentenza di morte non era stata ancora pronunciata.
Appena si fu assiso sul seggio, Pilato disse ancora una volta ai nemici di Gesù:
«Ecco il vostro re!». Ma essi risposero:
«Crocifiggilo!».
Pilato replicò:
«Dovrò dunque crocifiggere il vostro re? ».
«Noi non abbiamo altro re all'infuori dell'imperatore!», risposero pronti i sommi sacerdoti.
Vidi Gesù, alla base della scalinata che conduce al tribunale, esposto al dileggio dei suoi nemici.
La santa Vergine, che si era ritirata dopo la flagellazione di Gesù, si gettò attraverso il furore della folla per udire la sentenza di morte dell'amato suo Figlio e suo Dio.
Uno squillo di tromba interruppe il tumulto del popolo imponendo il silenzio. Pilato pronunciò la sentenza di morte Con la disinvoltura di un pusillanime.
Dopo un lungo preambolo espose i capi d'accusa contro Gesù:
«Condannato a morte dai capi dei sacerdoti per aver turbato l'ordine pubblico e violato le leggi ebraiche, facendosi chiama figlio di Dio e re dei Giudei».
Il procuratore romano disse che il popolo ebreo aveva chiesto all'unanimità la crocifissione del Galileo.
Quando poi lo sentii aggiungere che egli stesso aveva trovato giusto quel giudizio, mi sentii morire di fronte alla sua infame doppiezza.
E, facendo portare la croce, Pilato concluse con la con danna capitale:
«Condanno Gesù di Nazaret, re dei Giudei, alla crocifissione!».
Nel sentir pronunciare queste parole l'Addolorata svenne. Giovanni e le pie donne la portarono subito via per ché non fosse sottoposta all'onta dell'insulto; anche per non permettere a quella folla scatenata di accollarsi un'altra colpa infame.
Non appena rinvenne, la Madonna volle unirsi al suo santo Figlio nello spirito del dolore percorrendo i luoghi in cui egli aveva sofferto. Le pie donne l'accompagnarono sul cammino della via dolorosa.
Pilato redasse la condanna a morte e gli scrivani la copiarono tre volte: una copia venne inviata in un paese lontano. La sentenza scritta dal procuratore romano differiva notevolmente da quella espressa verbalmente. Vidi che mentre scriveva il suo spirito era assai turbato, come se un angelo incollerito guidasse la sua penna. Il senso di questo scritto era il seguente: «Costretto dalle insistenti pressioni dei sacerdoti del tempio, da tutto il sinedrio e dalla minaccia di una sommossa popolare, ho consegnato agli Ebrei Gesù di Nazaret, accusato d'aver turbato la pace pubblica, di aver bestemmiato e violato le loro leggi. Ho pronunciato la con danna di quest'uomo nonostante le accuse non chiare, per non essere accusato dall'imperatore di aver provocato una rivolta dei Giudei. L'ho consegnato alla crocifissione insieme a due criminali già condannati dai Giudei».
Egli fece scrivere su una tavoletta di colore bruno iscrizione da apporre sopra la croce i sommi sacerdoti, che si trovavano ancora nel tribunale, protestarono indignati contro la formulazione della sentenza, poiché Pilato aveva scritto che essi avevano fatto ritardare l'esecuzione dei ladroni con il proposito di crocifiggere Gesù con loro. Inoltre essi chiesero che sulla tavoletta non si scrivesse «re dei Giudei», bensì che «si era detto re dei Giudei». Pilato si spazientì e rispose loro incollerito:
«Ciò che ho scritto, è scritto!».
Tuttavia essi pretendevano che l'iscrizione fosse almeno soppressa, rappresentando un insulto alloro onore. Pilato non esaudì la loro richiesta, e così fu necessario allungare la croce mediante l'aggiunta di un altro pezzo di legno, sul quale si poteva inchiodare la tavoletta con la scritta.
Quando la croce di Gesù fu adattata in questo modo, risultò più alta di quelle dei ladroni e assunse la forma di una Y, come ho sempre contemplato; i due bracci risultarono più sottili del tronco; infine si appose uno zoccolo di legno nel posto dei piedi per sostenerli.
Dopo che Pilato ebbe pronunciato l'infame sentenza, la sua consorte gli restituì il pegno e si separò da lui per sempre. La sera stessa della sentenza la vidi uscire furtivamente dal suo palazzo e correre verso gli amici di Gesù; fu nascosta in un sotterraneo nella casa di Lazzaro, a Gerusalemme. Claudia Procla si fece cristiana e seguì san Paolo.
Vidi poi un amico di Gesù scolpire su una pietra verdastra alla base del Gabbata queste parole: «Claudia Procla - Judex injustus».
Il Signore venne abbandonato nelle mani dei carnefici. Gli restituirono i suoi indumenti, poiché era usanza dei Romani rivestire coloro che venivano condotti al supplizio.
Gli indumenti di Gesù erano stati lavati da persone compassionevoli.
Per poterlo rivestire, quegli ignobili lo denudarono un'altra volta e gli slegarono le mani. Gli strapparono violentemente il mantello purpureo, provocandogli con gran dolore la riapertura delle ferite. Egli stesso, tremante, si cinse con la fascia che serviva a coprirgli le reni. Gli fu gettato lo scapolare sulle spalle. Siccome a causa della corona di spine era impossibile infilargli la tunica inconsutile, essi gliela strapparono dalla testa causandogli dolori indicibili. Sulla tunica, tessuta dalla sua santa Madre, gli fecero indossare l'ampia veste di lana bianca, la larga cintura e il mantello. Intorno alla vita gli legarono la cinghia munita di punte, dov'erano attaccate le corde con le quali lo trascinavano. Tutto ciò fu eseguito con disgustosa brutalità.
I due ladroni stavano uno a destra e l'altro a sinistra di Gesù, avevano le mani legate e portavano una catena at torno al collo. Erano ridotti male: a causa della recente flagellazione i loro corpi erano ricoperti di piaghe. Indossa vano una tunica senza maniche e una cintura intorno alle reni, sul capo avevano un cappello di paglia intrecciata, simile a quello che portano i bambini.
Il ladrone, che più tardi si convertì, era già calmo, rassegnato e pensoso; l'altro, invece, era volgare e insolente: egli si univa ai carnefici nel lanciare insulti e imprecazioni contro Gesù, il quale offriva le sue sofferenze per la loro salvezza. Vidi i carnefici occupati a sistemare gli attrezzi di tortura e a organizzare il doloroso cammino del Redentore.
Dopo aver ricevuto una copia della sentenza, i sacerdoti si affrettarono a raggiungere il tempio.
E mentre questi perfidi immolavano sull'altare di pietra gli agnelli pasquali, lavati e benedetti, i brutali carnefici sacrificavano sull'altare della croce l'Agnello di Dio, sfigurato e contuso.
Il primo era l'altare simbolico della legge; il secondo era quello della grazia, della carità e del perdono.
L'iscrizione fu stilata in latino, greco ed ebraico, in modo che anche gli stranieri potessero leggerla.
Dopo aver pronunciato la sentenza di morte, Pilato fece ritorno al palazzo. Era trionfante, circondato dalle guardie e preceduto dagli squilli di tromba. L'infame giudizio era stato pronunciato intorno alle dieci del mattino.
Sigillo divino: la configurazione con Cristo
Beata Alexandrina Maria da Costa
In nessun anno mi sono sentita presente a Fatima nel giorno 13 maggio
come quest'anno. Non so il perché: il mio cuore si scioglieva e si
scioglie ancora in ringraziamenti a Mammina. Passo colà molto tempo.
Voglio amarla, lodarla e ringraziarla sempre per la pace tanto
desiderata. È forse per questo che Gesù mi ha tanto unita alle
manifestazioni della Conca di Iria e mi ha fatto sentire l'entusiasmo e
le preghiere fervorose di tanti cuori riconoscenti. Sia benedetto Dio!
Ed Egli continui a dare alla terra la sua pace divina e non tardi a
darla alle nazioni che ancora non l'hanno, perché il suo regno si
estenda su tutta l'umanità: regni soltanto Lui... Ringrazio senza un
barlume di luce, ringrazio schiacciata sotto un cielo dì tenebre. Il
cielo sta per riversarsi sulla terra e io sto attraversando mondi e
mondi di quelle tenebre spaventose. Il peso del cielo di tenebre mi
obbliga a penetrare in questi mondi: ne ho tanti da attraversare! Sono
mondi sotto mondi, tutto è per me. Vado come chi va verso il martirio;
cammino come chi cammina verso la morte. Il mio martirio, la mia morte,
sono queste tenebre che mi tolgono la vita per non ridarmela più. Di
momento in momento mi sento sempre più atterrita e stanca per tanta
oscurità. Vado come chi scende in un pozzo senza fondo, pozzo che porta
all'incontro con la morte. Sento che morirò sola e senza luce, il cuore
teme e sanguina di dolore, ma non cessa di benedire il Signore. Solo la
povera natura è spaventata; la volontà è salda: è come abbracciata a
Gesù e alla croce per non lasciarla più. Non vedo, ma confido; non
sento, ma credo: Gesù e Mammina non mi abbandonano e mi verranno
incontro all'ultimo momento... ... Da alcuni giorni sento nei miei
occhi uno sguardo che non mi appartiene. Non è uno sguardo malizioso,
non uno sguardo del demonio, come alcune volte ho sentito nelle lotte
con lui. La differenza è più di quella che vi è tra il cielo e la
terra. Questo sguardo è tenero, ha dolcezze e fascini, ha amore. Questo
sguardo attira e penetra dappertutto, dà luce: è come uno specchio nel
quale tutto si riflette, al quale nulla si può nascondere. Questo
sguardo è come un proiettile che raggiunge tutti. Vede dentro e fuori,
vede tanto con gli occhi aperti come chiusi, vede tutto e non so cosa
abbia in sé che attira. Sento che questa attrazione investe il mio
cuore che io apro con tutta dolcezza perché accolga tutto ciò che vuole
entrarvi! Questo sguardo ha pure chiavi che chiudono; sono chiavi che
servono solo nel cuore; che chiudono al sicuro solo ciò che questo
sguardo attrae a sé. Mio Dio, non so esprimere meglio i miei
sentimenti, non so chiarire di più ciò che avviene in me. Mi disfo in
amore, bontà, tenerezza.
Che ricchezza sento in me! E nulla di ciò mi appartiene. Mio è il
dolore generato da questi sentimenti. Temo e tremo. Mio Gesù, non
permettere che tutto questo nasca da me, ma da Te solo... (diario,
15-5-1945).
Talvolta il fuoco che sento nel mio cuore pare non si spenga più. Che
voglio e che debbo fare? Neppure io lo so. Voglio salvare il mondo;
voglio che questo fuoco si estenda sulla terra e raggiunga tutti i
cuori. Mi pare di andare pazza a battere alla porta di tutti, per
invitarli ad abbandonare il peccato, ad amare solo Gesù. Devo vedere,
devo far nascere un mondo nuovo, un mondo puro, un mondo di cielo. Devo
soffrire e agonizzare per lui; devo morire nelle tenebre per dare
luce. E cammino in fretta verso di esse: mi spinge l'amore, soltanto
l'amore. Vi sono sempre in me gli sguardi che non mi appartengono:
oltre che attrarre, legano fortemente a sé. Che confusione per me!
Anche il sorriso delle mie labbra non è mio. Mi pare un sorriso che ha
braccia per abbracciare eternamente e balsamo per guarire ogni piaga.
Non so cosa avvenga in tutto il mio corpo. Ciò che vi è in esso non mi
appartiene. Questi legami, tenerezze, dolcezze e amore non riguardano
me, non vi è nulla che si possa attribuire a me. Questo corpo non è
mio, questa vita neppure. Tutto si svolge nelle mie tenebre. Se io
sapessi esprimermi! Se io sapessi mostrare tutto quanto provo per il
bene delle anime e per la gloria del mio Gesù, cesserei di essere
vittima... Vedo tutto quanto mi aspetta. Vado come pecora muta che non
sa dire. Vedo l'ingratitudine, il sangue che devo spargere, il
calvario e la morte. Sento le anime che devono essere bagnate nel
sangue. Fisso i miei occhi al cielo: venga qualunque cosa, devo dare il
Cielo al mondo; devo comprarlo con la moneta della mia sofferenza.
Stamattina nella Comunione, sentendomi più unita a Gesù, ho osato
chiedergli: - Se non ti reco dispiacere, dimmi cosa significano le
scosse e i soprassalti che mi hai fatto sentire. - No, figlia mia, non
mi fai dispiacere; domandami tutto ciò che desideri. Le scosse sono
quelle delle nazioni che stanno ponendo termine alla guerra di
ambizione, mentre agonizzano nel loro cattivo comportamento. Sei e
sarai la loro vittima. Per mezzo tuo e della Madre mia benedetta hanno
avuto la pace. Quante scosse hanno sentito i loro governanti! Hanno
preferito la morte alla umiliazione. I soprassalti riguardano la mia
divina causa. Ti faccio sentire ciò che sentono i suoi nemici e i suoi
amici. I nemici provano in sé rivolta e rimorsi; non vogliono cedere,
non sanno che fare. Gli amici soffrono nel vederti soffrire senza
poterti aiutare. Ma beati coloro che ho associato alla tua sofferenza,
al tuo martirio, perché li amo... (diario, 17-5-1945).
Non vi è sulla terra gioia più grande che il soffrire per Lui Benedirò
il Signore In questo mese benedetto consacrato a Mammina ho ricevuto
un'altra prova: altre spine che si sono conficcate nella piaga del
cuore, sempre sanguinante, impedendole così di cicatrizzarsi. Di tanto
in tanto viene esacerbata violentemente. Benedirò sempre Gesù e
Mammina, ma confesso che, senza le forze del cielo, mi sarei disperata
e sarei morta...
Con loro ho vinto e vincerò sempre... Sono come una colomba, a becco
aperto, che batte le ali, sul punto di perdersi senza aver dove
posarsi. Ho sete di luce, ho sete di conforto. Poiché sulla terra mi
sbarrano ogni via, o Gesù, o Mammina, lasciatemi entrare nei vostri
Cuori amantissimi. Anche se non sento nulla, lasciatemi almeno la
certezza che vivo in Loro: li, nei vostri Cuori, sarò libera da odii e
persecuzioni; sarò certa che Vi amo e non Vi offendo. Oh, se il mio
corpo potesse avvolgersi nelle tenebre per non essere più visto né
ricordato, come nelle tenebre fu avvolta la mia anima! Così morirei,
così non si parlerebbe più di me, come desidera il mio arcivescovo. È
con tutto l'amore che io accetto i suoi ordini ed obbedisco `. In me
non è sorta la più piccola ombra di odio contro di lui né contro i suoi
collaboratori. Al contrario, ho sempre detto così: - Mio Gesù, abbi
compassione di loro, non comprendono e non conoscono le sofferenze di
un'anima. - Potessi, o Gesù, prostrarmi davanti a Te, a mani alzate;
sapessi ringraziarti per queste prove! - Col cuore sanguinante di
dolore, non potei con le labbra recitare il « Magnificat », ma lo feci
mentalmente. - Dammi forza, o Gesù, per soffrire. Non condannarmi Tu:
la sentenza degli uomini a null'altro serva se non a darmi maggior
martirio. Gli uomini mi hanno preparato la sofferenza di oggi per
rendermi più simile a Te e perché Ti fossi più unita sul cammino del
calvario... I miei sguardi continuano a non essere miei. Fissano con
tenerezza questo o quell'altro cuore che maggiormente si lascia
compenetrare da loro tanto pieni di dolcezza e di amore. Ma non si
rivolgono verso tutti alla stessa maniera: è la rispondenza dei cuori
che fa meritare quanto questi sguardi racchiudono. Ho tanto da dire in
proposito! Sono molti coloro che vorrei attrarre ed abbracciare a me!
Che è questo, mia Gesù? È sempre la mia croce... - Ti amo tanto, figlia
mia! Ho reso te simile a Me e il tuo calvario al mio. Abbi coraggio!...
Sei ricca di Me: è per questo che i tuoi sguardi attirano, hanno
tenerezze, dolcezze, attrattive, amore. E’ per questo che il tuo
sorriso ha mitezza, ha tutto ciò che è del cielo. Non vivi tu, vivo Io.
Sono mezzi di salvezza e di richiamo per le anime. Non è vero, figlia
mia, che durante la mia vita, nel mio Calvario, avevo due vite, l'umana
e la divina? Anche in questo sei simile a Me: nel tuo calvario hai
anche la vita divina: è Cristo che vive in te. Non temere... Le mie
meraviglie in te non rimarranno occulte, devono brillare: sono gloria
mia, sono salvezza per le anime. Tutto sarà scritto, mia maestra in
scienze divine, tutto sarà conosciuto nel libro della tua vita. Sei
l'eroina dell'amore, l'eroina del dolore... - Tornai alle tenebre ed
al mio dolore, ma ardendo sempre nella sete di consolare il mio Gesù e
salvare il mondo. Non vi è sulla terra gioia più grande che il soffrire
per Lui (diario, 18-5-1945).