Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

La superbia produce discordia, mentre l'amore produce l'unione. (Sant'Agostino)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 6° settimana del Tempo di Pasqua (Visitazione della Beata Vergine Maria)

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 14

1In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù.2Egli disse ai suoi cortigiani: "Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui".

3Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello.4Giovanni infatti gli diceva: "Non ti è lecito tenerla!".5Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.
6Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode7che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato.8Ed essa, istigata dalla madre, disse: "Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista".9Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data10e mandò a decapitare Giovanni nel carcere.11La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.12I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

13Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in disparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città.14Egli, sceso dalla barca, vide una grande folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
15Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare".16Ma Gesù rispose: "Non occorre che vadano; date loro voi stessi da mangiare".17Gli risposero: "Non abbiamo che cinque pani e due pesci!".18Ed egli disse: "Portatemeli qua".19E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli li distribuirono alla folla.20Tutti mangiarono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati.21Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

22Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla.23Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.
24La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.25Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.26I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: "È un fantasma" e si misero a gridare dalla paura.27Ma subito Gesù parlò loro: "Coraggio, sono io, non abbiate paura".28Pietro gli disse: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque".29Ed egli disse: "Vieni!". Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.30Ma per la violenza del vento, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: "Signore, salvami!".31E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?".
32Appena saliti sulla barca, il vento cessò.33Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: "Tu sei veramente il Figlio di Dio!".

34Compiuta la traversata, approdarono a Genèsaret.35E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati,36e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano.


Esdra 2

1Questi sono gli abitanti della provincia che ritornarono dall'esilio, i deportati che Nabucodònosor re di Babilonia aveva condotti in esilio a Babilonia.
Essi tornarono a Gerusalemme e in Giudea, ognuno alla sua città;2vennero con Zorobabèle, Giosuè, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Recun, Baana.
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
3Figli di Paros: duemilacentosettantadue.
4Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
5Figli di Arach: settecentosettantacinque.
6Figli di Pacat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodieci.
7Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro.
8Figli di Zattu: novecentoquarantacinque.
9Figli di Zaccai: settecentosessanta.
10Figli di Bani: seicentoquarantadue.
11Figli di Bebai: seicentoventitré.
12Figli di Azgad: milleduecentoventidue.
13Figli di Adonikam: seicentosettantasei.
14Figli di Bigvai: duemilacinquantasei.
15Figli di Adin: quattrocentocinquantaquattro.
16Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
17Figli di Bezài: trecentoventitré.
18Figli di Iora: centododici.
19Figli di Casum: duecentoventitré.
20Figli di Ghibbar: novantacinque.
21Figli di Betlemme: centoventitré.
22Uomini di Netofa: cinquantasei.
23Uomini di Anatòt: centoventotto.
24Figli di Azmàvet: quarantadue.
25Figli di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré.
26Figli di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
27Uomini di Micmas: centoventidue.
28Uomini di Betel e di Ai: duecentoventitré.
29Figli di Nebo: cinquantadue.
30Figli di Magbis: centocinquantasei.
31Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro.
32Figli di Carim: trecentoventi.
33Figli di Lod, Cadid e Ono: settecentoventicinque.
34Figli di Gèrico: trecentoquarantacinque.
35Figli di Senaa: tremilaseicentotrenta.
36I sacerdoti:
Figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosettantatré.
37Figli di Immer: millecinquantadue.
38Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
39Figli di Carìm: millediciassette.
40I leviti:
Figli di Giosuè e di Kadmiel, di Binnui e di Odavia: settantaquattro.
41I cantori:
Figli di Asaf: centoventotto.
42I portieri:
Figli di Sallùm, figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catita, figli di Sobài: in tutto centotrentanove.
43Gli oblati:
Figli di Zica, figli di Casufa,
figli di Tabbaot,44figli di Keros,
figli di Siaà, figli di Padon,
45figli di Lebana, figli di Cagabà,
figli di Akkub,46figli di Cagàb,
figli di Samlai, figli di Canan,
47figli di Ghiddel, figli di Gacar,
figli di Reaia,48figli di Rezin,
figli di Nekoda, figli di Gazzam,
49figli di Uzza, figli di Paseach,
figli di Besai,50figli di Asna,
figli di Meunim, figli dei Nefisim,
51figli di Bakbuk, figli di Cakufa,
figli di Carcur,52figli di Bazlut,
figli di Mechida, figli di Carsa,
53figli di Barkos, figli di Sisara,
figli di Temach,54figli di Nesiach,
figli di Catifa.
55Figli dei servi di Salomone:
Figli di Sotai, figli di Assofèret,
figli di Peruda,56figli di Iaalà,
figli di Darkon, figli di Ghiddel,
57figli di Sefatia, figli di Cattil,
figli di Pochéret Azzebàim, figli di Ami.
58Totale degli oblati e dei figli dei servi di Salomone: trecentonovantadue.
59I seguenti rimpatriati da Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addàn, Immer, non potevano dimostrare se il loro casato e la loro discendenza fossero d'Israele:
60figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekodà: seicentoquarantadue.
61Tra i sacerdoti i seguenti:
figli di Cobaià, figli di Akkoz, figli di Barzillài, il quale aveva preso in moglie una delle figlie di Barzillài il Galaadita e aveva assunto il suo nome,62cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono; allora furono esclusi dal sacerdozio.63Il governatore ordinò loro che non mangiassero le cose santissime, finché non si presentasse un sacerdote con 'Urim' e 'Tummim'.
64Tutta la comunità così radunata era di quarantaduemilatrecentosessanta persone;65inoltre vi erano i loro schiavi e le loro schiave: questi erano settemilatrecentotrentasette; poi vi erano i cantori e le cantanti: duecento.
66I loro cavalli: settecentotrentasei.
I loro muli: duecentoquarantacinque.
67I loro cammelli: quattrocentotrentacinque.
I loro asini: seimilasettecentoventi.
68Alcuni capifamiglia al loro arrivo al tempio che è in Gerusalemme, fecero offerte volontarie per il tempio, perché fosse ripristinato nel suo stato.69Secondo le loro forze diedero al tesoro della fabbrica: oro: dramme sessantunmila; argento: mine cinquemila; tuniche da sacerdoti: cento.
70Poi i sacerdoti, i leviti, alcuni del popolo, i cantori, i portieri e gli oblati si stabilirono nelle rispettive città e tutti gli Israeliti nelle loro città.


Giobbe 41

1Ecco, la tua speranza è fallita,
al solo vederlo uno stramazza.
2Nessuno è tanto audace da osare eccitarlo
e chi mai potrà star saldo di fronte a lui?
3Chi mai lo ha assalito e si è salvato?
Nessuno sotto tutto il cielo.
4Non tacerò la forza delle sue membra:
in fatto di forza non ha pari.
5Chi gli ha mai aperto sul davanti il manto di pelle
e nella sua doppia corazza chi può penetrare?
6Le porte della sua bocca chi mai ha aperto?
Intorno ai suoi denti è il terrore!
7Il suo dorso è a lamine di scudi,
saldate con stretto suggello;
8l'una con l'altra si toccano,
sì che aria fra di esse non passa:
9ognuna aderisce alla vicina,
sono compatte e non possono separarsi.
10Il suo starnuto irradia luce
e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora.
11Dalla sua bocca partono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
12Dalle sue narici esce fumo
come da caldaia, che bolle sul fuoco.
13Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
14Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre la paura.
15Le giogaie della sua carne son ben compatte,
sono ben salde su di lui, non si muovono.
16Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la pietra inferiore della macina.
17Quando si alza, si spaventano i forti
e per il terrore restano smarriti.
18La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
né lancia, né freccia né giavellotto;
19stima il ferro come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
20Non lo mette in fuga la freccia,
in pula si cambian per lui le pietre della fionda.
21Come stoppia stima una mazza
e si fa beffe del vibrare dell'asta.
22Al disotto ha cocci acuti
e striscia come erpice sul molle terreno.
23Fa ribollire come pentola il gorgo,
fa del mare come un vaso da unguenti.
24Dietro a sé produce una bianca scia
e l'abisso appare canuto.
25Nessuno sulla terra è pari a lui,
fatto per non aver paura.
26Lo teme ogni essere più altero;
egli è il re su tutte le fiere più superbe.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Amos 7

1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re.2Quando quelle stavano per finire di divorare l'erba della regione, io dissi: "Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".3Il Signore si impietosì: "Questo non avverrà", disse il Signore.

4Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna.5Io dissi: "Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".6Il Signore se ne pentì: "Neanche questo avverrà", disse il Signore.

7Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano.8Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Amos?". Io risposi: "Un piombino". Il Signore mi disse: "Io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più.9Saranno demolite le alture d'Isacco e i santuari d'Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo".

10Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re di Israele: "Amos congiura contro di te in mezzo alla casa di Israele; il paese non può sopportare le sue parole,11poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese".12Amasia disse ad Amos: "Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare,13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno".14Amos rispose ad Amasia:

"Non ero profeta, né figlio di profeta;
ero un pastore e raccoglitore di sicomori;
15Il Signore mi prese
di dietro al bestiame e il Signore mi disse:
Va', profetizza al mio popolo Israele.

16Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: Non profetizzare contro Israele, né predicare contro la casa di Isacco.17Ebbene, dice il Signore: Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà spartita con la corda, tu morirai in terra immonda e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra".


Atti degli Apostoli 13

1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.

4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.

13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".

16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:

'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'

34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:

'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'

35Per questo anche in un altro luogo dice:

'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'

36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:

41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".

42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.

44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:

'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".

48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.


Capitolo III: Utilità della Comunione frequente

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Parola del discepolo

1. Ecco, io vengo a te, o Signore, per trarre beneficio dal tuo dono e ricevere allegrezza al banchetto santo, "che, nella tua bontà, o Dio, hai preparato al misero" (Sal 67,11). Ecco, quanto io posso e debbo desiderare sta tutto in te; tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la fortezza, la maestà e la gloria. "Ricolma dunque oggi di letizia l'anima del tuo servo, perché, o Signore Gesù, a te ho innalzato l'anima mia" (Sal 85,4). Ardentemente desidero ora riceverti, con devozione e venerazione; desidero introdurti nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, di essere da te benedetto e di essere annoverato tra i figli d'Abramo. L'anima mia ha fame del tuo corpo; il mio cuore arde di farsi una cosa sola con te. Dammi in dono te stesso, e mi basta; poiché non c'è consolazione che abbia valore, fuori di te. Non posso stare senza di te; non riesco a vivere senza la tua presenza. E così occorre che io mi accosti frequentemente a te, ricevendoti come mezzo della mia salvezza. Che non mi accada di venir meno per strada, se fossi privato di questo cibo celeste. Tu stesso, o Gesù tanto misericordioso, predicando alle folle e guarendo varie malattie, dicesti una volta: "non li voglio mandare alle loro case digiuni, perché non vengano meno per strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, la stessa cosa ora con me; tu, che, per dare conforto ai fedeli, hai lasciato te stesso in sacramento. Sei tu, infatti, il soave ristoro dell'anima; e chi ti mangia degnamente sarà partecipe ed erede della gloria eterna. Poiché, dunque, io cado tanto spesso in peccato, e intorpidisco e vengo meno tanto facilmente, è veramente necessario che, pregando, confessandomi frequentemente e prendendo il santo cibo del tuo corpo, io mi rinnovi, mi purifichi e mi infiammi; cosicché non avvenga che, per una prolungata astinenza, io mi allontani dal mio santo proposito. In verità, "i sensi dell'uomo, fin dall'adolescenza, sono proclivi al male" (Gn 8,21); tosto egli cade in mali peggiori, se non lo soccorre la medicina celeste. Ed è appunto la santa Comunione che distoglie l'uomo dal male e lo rafforza nel bene. Che se ora sono così spesso svogliato e tiepido nella Comunione o nella celebrazione della Messa, che cosa sarebbe di me, se non prendessi questo rimedio e non cercassi un così grande aiuto? Anche se non mi sento sempre degno e pienamente disposto a celebrare, farò in modo di ricevere, in tempi opportuni, questi divini misteri e di rendermi partecipe di una grazia così grande. Giacché la principale, anzi l'unica, consolazione dell'anima fedele - finché va peregrinando, lontana da te, entro il corpo mortale - consiste proprio in questo, nel ricordarsi frequentemente del suo Dio e nel ricevere, in spirito di devozione, il suo diletto.

2. Oh!, meravigliosa degnazione della tua misericordia verso di noi, che tu, Signore Dio, creatore e vivificatore di tutti gli spiriti celesti, ti abbassi a venire in questa anima poveretta, saziando la sua fame con la tua divinità e insieme con la tua umanità. Felice quello spirito, beata quell'anima che merita di ricevere devotamente te, Signore e Dio, colmandosi in tal modo di gioia interiore. Quale grande signore essa accoglie; quale amato ospite, qual piacevole compagno riceve; quale fedele amico accetta; quale nobile e bello sposo essa abbraccia, degno di amore più di ogni persona cara e di ogni cosa che si possa desiderare. Tacciano dinanzi a te, o dolcissimo mio diletto, il cielo e la terra, con tutte le loro bellezze; giacché dalla degnazione della tua munificenza cielo e terra ricevono quanto hanno di grande e di nobile, pur non arrivando essi alla grandezza del tuo nome, "immenso nella sua sapienza" (Sal 146,5).


Apologia II

San Giustino - San Giustino

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(Al Senato romano)


I. - 1. Gli avvenimenti accaduti nella vostra città, o Romani, sia ieri sia l'altro ieri, sotto Urbico, e simili assurdità commesse dovunque dai magistrati, mi hanno costretto a comporre questo discorso in nostra difesa, che siamo della vostra stessa natura e fratelli vostri, anche se non lo sapete e se non lo volete riconoscere per la gloria delle vostre supposte dignità.

2. In ogni luogo, infatti, quanti sono ripresi dal padre e da un vicino o dal figlio o da un amico o da un fratello o dal marito o dalla moglie, per una mancanza (eccetto coloro che sono convinti che gli ingiusti e gli intemperanti saranno puniti nel fuoco eterno, mentre i virtuosi, e quanti sono vissuti imitando Cristo, vivranno con Dio senza sofferenze - intendiamo parlare dei cristiani - ) questi per la loro ostinazione, l'amore dei piaceri e la riluttanza a seguire il bene, e d'altra parte anche i cattivi demoni, per odio contro noi, tenendo tali giudici come schiavi e sottomessi, cioè questi magistrati indemoniati, si apprestano ad ucciderci.

3. Ma, affinché vi sia chiaro anche la causa di tutto ciò che è accaduto sotto Urbico, vi esporrò i fatti.

La vicenda


II. - 1. Una donna viveva con un marito dissoluto, mentre, in un primo tempo, conduceva vita dissoluta anche lei. Ma, dopo ebbe conobbe gli insegnamenti di Cristo, divenne temperante e si sforzava di persuadere il marito ad esserlo anche lui, riferendogli quegli insegnamenti e preannunciandogli la futura punizione nel fuoco eterno per coloro che non vivono in modo temperante e secondo la retta ragione.

2. Ma quello, permanendo nella sua dissolutezza, finì, con la sua condotta, per alienarsi la moglie.

3. La donna infatti, ritenendo cosa empia continuare a giacere con un marito che cercava in qualunque modo di procurarsi strumenti di piacere contro la legge di natura e contro il giusto, decise di fare la separazione. Poiché però era esortata dai suoi, che la consigliavano di rimanere ancora, confidando in un futuro pentimento del marito, fece forza a se stessa e rimase.

4. Ma dopo che le fu riferito che suo marito, recatosi ad Alessandria, ne faceva di ancora peggiori, per non farsi complice di tali iniquità e scelleratezze, se fosse rimasta con lui nel matrimonio a condividere vita e letto, si separò, ricorrendo a quello che voi chiamate "ripudio".

5. Quel bell'esempio di marito, ben lontano dal rallegrarsi che ella avesse cessato dal comportamento leggero che prima aveva tenuto con servi e mercenari, quando godeva di orge e di ogni turpitudine, e che cercasse di distogliere anche lui dal compiere simili cose, ha sporto accusa contro di lei, che si era separata contro il suo volere, dicendo che era cristiana.

6. Ella allora presentò a te, o imperatore, una petizione, chiedendo che prima le fosse consentito di provvedere ai suoi affari; poi, sistemate le sue faccende, si sarebbe difesa dall'accusa: e tu glielo hai concesso.

7. Il suo ex-marito, non potendo per il momento dire più nulla contro di lei, si scagliò contro un certo Tolomeo, che le era stato maestro delle dottrine cristiane, e che Urbico condannò. Ecco in qual modo: persuase un centurione, suo amico, che aveva arrestato Tolomeo, a prenderlo e ad interrogarlo solo su questo punto, cioè se fosse cristiano.

8. Poiché Tolomeo, amante della verità e per nulla ingannatore né d'animo menzognero, aveva confessato di essere cristiano, il centurione lo fece mettere in catene e lo condannò alla prigione per molto tempo. Alla fine, quando fu condotto dinanzi ad Urbico, fu di nuovo interrogato solo su questo punto, se fosse cristiano.

9. E di nuovo egli, consapevole dei beni acquistati attraverso l'insegnamento di Cristo, professò gli insegnamenti della divina virtù. Infatti, chi nega qualcosa, o lo nega perché la condanna o rifiuta la confessione perché sa di esserne indegno od estraneo; ma né l'una né l'altra soluzione sono proprie del vero cristiano.

10. Dopo che Urbico ebbe decretato che fosse condotto a morte, un certo Lucio, anche lui cristiano, vedendo che la sentenza era così irragionevole, disse ad Urbico: "Qual è la ragione per cui hai condannato un uomo che non è né adultero né dissoluto né omicida né spogliatore né ladro né infine reo confesso di alcun crimine, ma che soltanto confessa l'appellativo di cristiano? Tu non giudichi, o Urbico, come si conviene all'imperatore Pio, né al filosofo, figlio di Cesare, né al sacro Senato".

11. Quello non replicò nulla, ma disse a Lucio: "Mi sembra che anche tu sia uno di questi". Poiché Lucio rispose "Certamente"!, ordinò che anch'egli fosse a sua volta condannato a morte.

12. Ed egli professava di essergli grato, conscio di essere liberato da simili malvagi padroni e di andare verso il Padre e re dei cieli.

13. Ancora un altro, un terzo, si presentò e fu condannato a morte.

Anch'io mi aspetto di essere confitto ad un palo...


III. - 1. Ed anch'io mi aspetto che si ordiscano insidie da parte di qualcuno dei magistrati, e di essere confitto a un palo, quanto meno da Crescente, che si compiace di strepito e di pompa.

2. Non merita infatti l'appellativo di filosofo chi su di noi attesta pubblicamente ciò che non conosce, accusando i cristiani di essere atei ed empi, e fa questo per ingraziarsi e compiacere la moltitudine fatua.

3. Infatti, se costui ci perseguita senza aver letto le dottrine di Cristo, è uno scellerato, molto peggiore degli ignoranti, i quali spesso si guardano bene dal discorrere di ciò che non conoscono e dall'attestare il falso; se invece le ha lette, non ne ha compreso la magnificenza o, se l'ha compresa, si comporta così per non essere sospettato di essere cristiano: allora è ancora più ignobile e scellerato, dal momento che si lascia attrarre da un'opinione irragionevole e sciocca, nonché dalla paura.

4. E desidero che anche voi sappiate che io, dopo avergli posto alcune precise questioni in merito, ho compreso che egli non sa veramente nulla: cosa della quale ho convinto anche lui.

5. A prova del fatto che dico la verità, sono pronto a riproporre davanti a voi quelle questioni, se le nostre discussioni non vi sono state riferite: anche questo sarebbe compito non indegno di un imperatore.

6. Ma se già vi sono noti i miei quesiti e le sue risposte, allora vi è chiaro che egli non conosce nulla delle nostre dottrine; se invece le conosce, non osa (come invece fece Socrate) parlare per timore di chi l'ascolta: allora, come dissi sopra, si dimostra non amante del sapere, ma amante dell'opinione, incapace di apprezzare il bellissimo detto di Socrate: "Non si deve anteporre l'uomo alla verità".

7. Per un cinico che si pone come fine l'indifferenza, appunto.

Perché non ci diamo la morte


IV. - 1. Ma perché qualcuno non dica: "Uccidetevi tutti da voi stessi, andate subito presso Dio e non dateci più fastidio", vi dirò per quale causa non lo facciamo e per quale causa, interrogati, confessiamo senza paura.

2. Ci è stato insegnato che Dio ha creato il mondo non a caso, ma per il genere umano. Ed abbiamo già detto che Egli si compiace di quanti imitano le Sue virtù, e che invece è scontento di quanti abbracciano i1 male, nelle parole o negli atti.

3. Se dunque ci uccideremo tutti, diverremo colpevoli, per quanto dipende da noi, del fatto che nessuno sia più generato, né sia più ammaestrato nei divini insegnamenti e che non esista più genere umano: così facendo agiremmo anche noi contro la volontà divina.

4. Però, quando siamo interrogati, non neghiamo, perché siamo coscienti di non aver fatto nulla di male, anzi riteniamo empio non dire tutta la verità: sappiamo che questo è caro a Dio, e ora ci sforziamo di liberarvi anche da questa ingiusta e preconcetta convinzione.

I tormenti sono opera dei cattivi demoni


V. - 1. Se a qualcuno venisse in mente quest'altra obiezione: che, se Dio, come dichiariamo, è nostro soccorritore noi non dovremmo essere dominati e puniti da uomini ingiusti - come noi affermiamo - confuterò anche questa.

2. Dio, che ha creato l'universo ed ha subordinato agli uomini le cose terrene ed ha ordinato gli elementi del cielo per la crescita dei frutti e l'avvicendamento delle stagioni ed ha stabilito su di essi una legge divina - ed è chiaro che ha fatto tutto ciò per gli uomini -, affidò la cura degli uomini e di ciò che è sotto il cielo agli angeli che a tal fine stabilì.

3. Ma gli angeli, trasgredendo questo ordine, si diedero ad accoppiamenti con donne e generarono figli, che sono i cosiddetti demoni.

4. Inoltre, da allora si asservirono il genere umano, ora con scritture magiche, ora con terrori e supplizi inflitti, ora con l'istituzione di sacrifici e di profumi e di libagioni, di cui hanno bisogno dopo che hanno ceduto alle passioni dei sensi. E tra gli uomini hanno disseminato omicidi, guerre, adulteri, sfrenatezze ed ogni genere di male.

5. Di qui, poeti e mitologi, non sapendo che sono gli angeli ed i demoni nati da loro a compiere, contro uomini e donne e città e popoli, le iniquità che raccontavano, le riferivano a Dio stesso ed a quelli che, secondo loro, sono i figli nati dal suo seme ed ai cosiddetti suoi fratelli, Poseidone Nettuno e Plutone, e parimenti ai loro figli.

6. E chiamarono ciascuno col nome che ogni angelo aveva imposto a sé ed ai suoi figli.

A Dio non si può dare un nome


VI. - 1. Ma non esiste un nome che si possa imporre al Padre dell'universo, dato che è ingenerato. Infatti qualunque nome, con cui lo si chiami, richiede un essere più antico che gli abbia imposto tale nome.

2. Le parole "padre" e "Dio" e "creatore" e "signore" e "padrone" non sono nomi, ma denominazioni derivate dai Suoi benefici e dalle Sue opere.

3. Il Figlio di Lui, il solo a buon diritto chiamato "Figlio", il Logos coesistente e generato prima della creazione, quando all'inizio per mezzo di Lui creò ed ordinò ogni cosa, è chiamato Cristo, perché è stato unto e perché Dio ha ordinato ogni cosa per mezzo di Lui; tale nome contiene anch'esso un significato sconosciuto, così come la parola "Dio" non è un nome, ma un'opinione, innata nella natura umana, di una entità ineffabile.

4. Gesù invece è un nome che ha il significato sia di "Uomo" sia di "Salvatore".

5. Infatti, come dicemmo, Egli divenne uomo, concepito per volere di Dio e Padre, per il bene degli uomini che credono in Lui e per la distruzione dei demoni. Anche ora potete persuadervene da quanto accade sotto gli occhi.

6. Infatti molti dei nostri, cioè dei cristiani, hanno guarito, e tuttora guariscono, tanti indemoniati, in tutto il mondo e nella nostra stessa città, esorcizzandoli nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, fiaccando e cacciando i demoni che li possiedono, mentre tutti gli altri esorcisti, incantatori e somministratori di filtri, non erano riusciti a guarirli.

Il dissolvimento del mondo è ritardato grazie ai cristiani


VII. - 1. Perciò Dio ritarda la catastrofe ed il dissolvimento di tutto il mondo, in modo che non esistano più angeli e demoni e uomini cattivi, proprio per il seme dei cristiani, che riconosce essere la causa della conservazione della natura.

2. Perché, se ciò non fosse, neppure a voi sarebbe possibile agire ancora così ed essere istigati dai cattivi demoni, ma si abbatterebbe il fuoco del giudizio e dissolverebbe ogni cosa indistintamente, come in antico fece il diluvio, che non risparmiò nessuno, eccetto un uomo solo, con i suoi cari, uomo chiamato da noi Noè, e da voi Deucalione: da lui sono rinati tanti uomini, in parte buoni, in parte cattivi.

3. In questo modo noi diciamo che avverrà la conflagrazione, non certo come gli Stoici, - vale a dire per l'assorbimento di tutti gli elementi l'uno nell'altro - il che sembra turpissimo; e neppure affermiamo che gli uomini fanno o subiscono gli eventi per destino, ma che ciascuno agisce bene o pecca per sua libera scelta. E' ancora per istigazione dei cattivi demoni che i virtuosi, come Socrate ed altri come lui, sono perseguitati ed imprigionati, mentre Sardanapalo ed Epicuro ed i loro simili sembrano vivere felici nell'abbondanza e nella gloria.

4. Non comprendendo questo, gli Stoici affermarono che tutto esisteva per necessità del fato.

5. Ma, poiché Dio a1 principio creò il genere sia degli angeli sia degli uomini arbitro di se stesso, secondo giustizia essi riceveranno nel fuoco eterno il supplizio delle colpe commesse.

6. E' proprio di ogni natura creata essere capace di male e di bene. Infatti nessuna sarebbe degna di lode, se non avesse anche la facoltà di volgersi verso l'uno o verso l'altro.

7. E lo dimostrano anche gli uomini - che ovunque legiferarono secondo retta ragione o si diedero alla filosofia - con il fatto che consigliarono di fare determinate cose e di astenersi da altre.

8. Anche gli Stoici, nella teoria della morale, tengono in grandissima stima proprio quelle prescrizioni, cosicché è evidente che essi sono fuori strada nella loro teoria dei principi e degli elementi incorporali.

9. Infatti, se diranno che tutte le azioni degli uomini avvengono per fatalità o che Dio non si distingue dalle cose mutevoli, varie ed eternamente dissolventesi le une nelle altre, apparirà chiaro che essi possiedono solo il concetto di corruttibile, e che Dio stesso, nelle parti e nel tutto, esiste solo nella corruzione; oppure che male e bene sono concetti vani: ma questo va contro ogni assennato intelletto, ragione e spirito.

Il seme del Logos, innato in ognuno


VIII. - 1. Sappiamo che sono stati odiati ed uccisi anche i seguaci della dottrina stoica - come, per qualche verso, anche i poeti - almeno quando si sono mostrati moderati nel tema dell'etica, grazie al seme del Logos che è innato in ogni stirpe umana: ad esempio, Eraclito, come abbiamo detto, e, ai nostri tempi, Musonio ed altri.

2. Come infatti abbiamo mostrato, i demoni hanno sempre operato in modo che fossero odiati quanti, in qualunque modo, si sforzano di vivere secondo il Logos e di fuggire il male.

3. Nessuna meraviglia se i demoni, una volta rivelati colpevoli, ancora di più si sforzano affinché siano odiati coloro che vivono non secondo un frammento del Logos sparso in tutti, ma secondo la conoscenza e la contemplazione di tutto il Logos, che è Cristo. Ma essi, imprigionati nell'eterno fuoco, riporteranno la giusta punizione e la giusta pena.

4. Se già ora sono sconfitti dagli uomini nel nome di Gesù Cristo, questa è la dimostrazione della punizione futura che subiranno nel fuoco eterno, essi e i loro cultori: così anche tutti i profeti predissero, e così il nostro maestro, Gesù, ci insegnò.

La pena eterna non è uno spauracchio


IX. - 1. Affinché nessuno riprenda l'affermazione dei cosiddetti filosofi, per i quali sono parole a vanvera e spauracchi le nostre teorie secondo cui gli ingiusti sono puniti nel fuoco eterno (per costoro, noi esorteremmo gli uomini a vivere virtuosamente, servendoci della paura, e non della bellezza ed amabilità della cosa in sé), risponderemo brevemente anche a questa obiezione. Se non è così, o Dio non esiste, o, se esiste, non si cura degli uomini, e la virtù ed il vizio sono parole vane. In questo caso, come dicemmo, a torto i legislatori puniscono quanti violano i buoni ordinamenti.

2. Ma poiché non sono ingiusti né loro né il loro Padre, che ci insegna ad agire ad imitazione Sua per mezzo del Logos, non sono ingiusti coloro che vi si conformano.

3. Se qualcuno poi accampa la diversità delle leggi degli uomini - dicendo che presso alcuni uomini questo è giudicato buono e quello cattivo e che presso altri uomini ciò che per quelli è cattivo vien ritenuto buono e quello che è buono cattivo -, ascolti anche quanto noi diciamo a questo proposito.

4. Sappiamo che gli angeli cattivi disposero leggi conformi alla loro iniquità e che gli uomini simili a loro se ne compiacciono; ma la retta ragione sopravviene a dimostrare che non tutte le opinioni né tutte le dottrine sono buone, ma che le une sono cattive, le altre buone. Pertanto io a costoro presenterò queste e simili argomentazioni; e sono anche disposto ad ampliarle, qualora ve ne sia bisogno.

5. Per ora ritorno al mio argomento.

Noi possediamo il Logos totale


X - 1. La nostra dottrina dunque appare più splendida di ogni dottrina umana, perché per noi si è manifestato il Logos totale, Cristo, apparso per noi in corpo, mente, anima.

2. Infatti tutto ciò che rettamente enunciarono e trovarono via via filosofi e legislatori, in loro è frutto di ricerca e speculazione, grazie ad una parte di Logos.

3. Ma poiché non conobbero il Logos nella sua interezza, che è Cristo, spesso si sono anche contraddetti.

4. Quelli che vissero prima di Cristo e si sforzarono di investigare e di indagare le cose con la ragione, secondo le possibilità umane, furono trascinati dinanzi ai tribunali come empi e troppo curiosi. Colui che più di ogni altro tendeva a questo, Socrate, fu accusato delle stesse colpe che si imputano a noi: infatti dissero che egli introduceva nuove divinità, e che non credeva negli dèi che la città riteneva come tali.

5. Invece egli insegnò agli uomini a rinnegare i demoni malvagi, autori delle empietà narrate dai poeti, facendo bandire dalla repubblica sia Omero sia gli altri poeti; cercava anche di spingerli alla conoscenza del Dio a loro ignoto, attraverso la ricerca razionale. Diceva: "Non è facile trovare il Padre e creatore dell'universo, né è sicuro che chi l'ha trovato lo riveli a tutti".

6. Questo è quanto fece il nostro Cristo con la Sua potenza. Infatti a Socrate nessuno credette fino al punto di morire per questa dottrina. A Cristo invece, conosciuto, almeno in parte, anche da Socrate (Egli infatti era ed è il Logos che è in ogni cosa, che ha predetto il futuro per mezzo dei Profeti e per mezzo di se stesso, che si è fatto come noi ed ha insegnato questa verità), credettero non solo i filosofi e dotti, ma anche operai e uomini assolutamente ignoranti, che sprezzarono i giudizi altrui, la paura, la morte. Poiché è potenza del Padre ineffabile e non costruzione di umana ragione.

Siamo lieti di pagare il nostro debito


XI. - 1. Né noi saremmo uccisi né gli uomini ingiusti e i demoni avrebbero la meglio su di noi, se ogni uomo generato non fosse comunque debitore della morte; perciò siamo lieti di pagare il nostro debito.

2. Pertanto riteniamo bello ed opportuno riferire a Crescente, ed a quanti come lui delirano, l'episodio narrato da Senofonte.

3. Narrò Senofonte che Eracle, giunto a un trivio, incontrò la virtù e il vizio, apparsi sotto forma di donne.

4. Il vizio, in molle veste, con volto seducente e fiorente, dagli occhi subito ammaliatori, disse ad Eracle che, se l'avesse seguito, gli avrebbe procurato una vita sempre felice e adorna di sfarzo splendidissimo, simile al suo.

5. La virtù invece, di squallido aspetto e in squallide vesti, disse: "Se tu mi darai ascolto, ti ornerai non di ornamenti e di bellezza caduchi o corruttibili, ma di ornamenti eterni e belli".

6. Noi siamo assolutamente convinti che, chiunque fugga ciò che apparentemente è bello e persegua ciò che è reputato aspro ed assurdo, ottiene in cambio la felicità.

7. II vizio infatti, ponendo, a copertura delle proprie azioni, le qualità delle virtù e ciò che è vero bene, tramite l'imitazione delle cose incorruttibili (in realtà esso non ne ha né può fare alcunché di incorruttibile), soggioga gli uomini proni a terra, assegnando alla virtù le proprie inique qualità.

8. Ma quelli che hanno capito il vero bene, sono anche incorruttibili per la virtù. Questo bisogna che comprenda ogni persona che ragioni, riguardo ai cristiani, agli atleti ed a quanti compirono quelle azioni che i poeti narrarono a proposito dei falsi dèi: questa è la conclusione che si deve trarre dal nostro disprezzo della morte a cui tutti cercano di sfuggire.

L'approdo al cristianesimo


XII. - 1. Infatti io stesso, che mi ritenevo soddisfatto delle dottrine di Platone, sentendo che i cristiani erano accusati ma vedendoli impavidi dinanzi alla morte ed a tutti i tormenti ritenuti terribili, mi convincevo che era impossibile che essi vivessero nel vizio e nella concupiscenza.

2. Infatti quale uomo libidinoso o intemperante o che reputi un bene il cibarsi di carne umana potrebbe abbracciare la morte, per essere privato di questi suoi beni, e non cercherebbe invece di vivere sempre la vita di quaggiù e di sfuggire ai magistrati, anziché autodenunciarsi per essere ucciso?

3. Ormai anche a questo i cattivi demoni sono giunti, con la collaborazione di alcuni uomini malvagi.

4. Essi infatti, per mandare a morte alcuni di noi sulla base di false accuse, trascinano negli interrogatori i nostri servi, o fanciulli o donnicciole, e fra tormenti spaventosi li costringono ad accusarsi di quelle nefandezze di loro invenzione, proprio di quelle che essi apertamente commettono. Ma poiché non ci riguardano, non le teniamo in alcun conto, avendo Dio, ingenerato ed ineffabile, come testimone sia dei nostri pensieri sia delle nostre azioni.

5. Che cosa ci impedisce di confessare pubblicamente che anche queste azioni sono oneste, e di dimostrare che sono una filosofia divina, sostenendo che noi celebriamo i misteri di Cronos, se uccidiamo uomini e ci saziamo di sangue (come si dice), esattamente come avviene per l'idolo da voi onorato, che aspergete del sangue non solo di animali, ma anche di uomini, voi che, attraverso la persona più insigne e più nobile, fate l'aspersione del sangue di uomini immolati? Perché non imitiamo Zeus e gli altri dèi nello stuprare fanciulli e nel congiungerci impunemente con donne, adducendo a giustificazione gli scritti di Epicuro e dei poeti?

6. Poiché, al contrario, ci sforziamo di persuadere a fuggire simili dottrine e quanti le praticano, insieme con i loro imitatori - come anche adesso abbiamo tentato di fare con questi discorsi -, in tutti i modi ci si fa guerra. Ma noi non ce ne curiamo, poiché sappiamo che Dio è giusto osservatore di tutto.

7. Oh, se ci fosse anche adesso qualcuno che salisse su un alto palco e gridasse con voce di tragèda: "Vergognatevi, vergognatevi di addossare ad innocenti ciò che voi fate impunemente, e di attribuire le azioni vostre e dei vostri dèi a costoro, che non ne sono nemmeno minimamente partecipi. Pentitevi, rinsavite".

Mi vanto di essere cristiano!


XIII. - 1. Io allora, resomi conto che un velo di menzogna era disteso dai cattivi demoni sulle divine dottrine dei cristiani per traviare gli altri uomini, mi risi sia di chi diffondeva tali menzogne, sia di questo falso velo, sia dell'opinione dei più.

2. Io confesso di vantarmi e di combattere decisamente per essere trovato cristiano, non perché le dottrine di Platone siano diverse da quelle di Cristo, ma perché non sono del tutto simili, così come quelle degli altri, Stoici e poeti e scrittori.

3. Ciascuno infatti, percependo in parte ciò che è congenito al Logos divino sparso nel tutto, formulò teorie corrette; essi però, contraddicendosi su argomenti di maggior importanza, dimostrano di aver posseduto una scienza non sicura ed una conoscenza non inconfutabile.

4. Dunque ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani. Infatti noi adoriamo ed amiamo, dopo Dio, il Logos che è da Dio non generato ed ineffabile, poiché Egli per noi si è fatto uomo affinché, divenuto partecipe delle nostre infermità, le potesse anche guarire.

5. Tutti gli scrittori, attraverso il seme innato del Logos, poterono oscuramente vedere la realtà. Ma una cosa è un seme ed un'imitazione concessa per quanto è possibile, un'altra è la cosa in sé, di cui, per sua grazia, si hanno la partecipazione e l'imitazione.

Apponete il sigillo...


XIV. - 1. Vi preghiamo dunque di apporre il sigillo dell'ufficialità a questo libretto, sottoscrivendo ciò che vi pare valido, affinché anche gli altri conoscano quanto ci riguarda e possano liberarsi dalle false opinioni e dall'ignoranza del bene.

2. Essi sono soggetti ai castighi per colpa propria; primo, perché è insita nella natura umana la capacità di conoscere il bene e il male; poi, perché condannano noi, mentre non ci conoscono, di commettere quelle turpitudini che dicono; ed infine perché si compiacciono di dèi che commisero azioni del genere, ed anche ora ne richiedono di simili agli uomini: cosicché, con il condannare noi, come se fossimo rèi di tali delitti, a morte, al carcere o ad atre simili pene, condannano se stessi e non hanno bisogno di altri giudici.

... perché chi legge possa convertirsi


XV. - 1. Disprezzai, tra il mio popolo, anche la dottrina empia ed ingannatrice di Simone.

2. Se voi apporrete la vostra firma a questo libretto, noi lo faremo conoscere a tutti, affinché, se possibile, siano indotti a mutare.

3. Solo a questo scopo abbiamo composto questi discorsi. Le nostre dottrine, secondo un giudizio assennato, non sono turpi; anzi sono superiori a qualunque filosofia umana; quanto meno, non sono certo simili alle dottrine di Sotade e di Filenide e di Archestrate e di Epicuro od alle altre opere poetiche di tal genere, rappresentate e scritte, di cui a tutti è dato di venire a conoscenza.

4. Ma ormai termineremo, avendo fatto quanto era in noi, e con la preghiera che tutti gli uomini, nella loro totalità, siano resi meritevoli della verità. Voglia il cielo, dunque, che anche voi giudichiate, nel vostro interesse, in modo giusto, conforme a pietà e ad amore della sapienza!


23 - Le occupazioni che la vergine Madre svolgeva in assenza del suo Figlio santissimo.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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965. I sensi della Madre, quando il Redentore del mondo si separò da lei, restarono come eclissati e in un'ombra oscura, essendo venuto meno il Sole di giustizia, che li illuminava e riempiva di gaudio. Tuttavia la vista interiore della sua anima non perse neppure un solo grado della luce soprannaturale che la rischiarava tutta e la sollevava al di sopra del più alto amore dei più accesi serafini. E poiché l'impiego principale delle sue facoltà, nella lontananza dell'umanità santissima del Figlio, doveva essere unicamente rivolto all'oggetto incomparabile della divinità, ella dispose tutte le sue occupazioni in modo da poter attendere, nell'intimità della sua casa e senza comunicare con l'esterno, all'adorazione e alle lodi del Signore, e darsi tutta a questo esercizio e alla preghiera. Così fece al fine di ottenere che l'insegnamento e il seme della parola, che il Maestro doveva seminare nel cuore degli uomini, non rimanesse sterile per la durezza della loro ingratitudine, ma desse copioso frutto di salvezza e di vita eterna. Ben conoscendo gli intenti per i quali egli era partito, si impose di non conversare con alcuna creatura, per imitarlo nel digiuno e nel ritiro del deserto, perché fu in tutto un vivo ritratto delle azioni da lui compiute anche in sua assenza, così come lo era stata quando egli era presente.

966. In tali esercizi si tenne occupata nella solitudine della sua abitazione. Le sue orazioni erano così fervorose che spargeva lacrime di sangue piangendo le colpe di tutti, e faceva genuflessioni e prostrazioni più di duecento volte al giorno. Ebbe molto cara questa pratica, che continuò per tutta la sua esistenza terrena in segno della sua umiltà, carità, riverenza e del suo culto incomparabile; di esso parlerò molte volte nel corso di questa Storia. Tali consuetudini le permisero di divenire ausiliatrice e collaboratrice nell'opera della redenzione, e furono così potenti ed efficaci presso il Padre che, per i suoi meriti e per il fatto che ella si trovava nel mondo, egli - a nostro modo di intendere - si dimenticò dei peccati di tutti i mortali, che ancora non erano degni della predicazione e dell'insegnamento del suo Unigenito. Maria tolse questo impedimento con le sue implorazioni e il suo ardore: fu la mediatrice che ci ottenne che avessimo come guida Gesù e che ricevessimo la legge del Vangelo dalla sua stessa bocca.

967. Quando la Regina abbandonava l'alto e sovraeminente grado della contemplazione, nel tempo che le rimaneva si intratteneva in colloquio con i suoi angeli, che avevano di nuovo ricevuto da sua Maestà l'ordine di prestarle assistenza in forma visibile sino a quando egli non fosse rientrato, con l'obbligo di servire così il suo tabernacolo, custodendo la città santa della sua dimora; essi obbedivano in tutto, servendola con mirabile e degno ossequio. L'amore, che per sua essenza è molto attivo e stenta a tollerare il distacco e la privazione dell'oggetto che lo attira dietro di sé, non trova maggior conforto che nel discorrere della sua sofferenza e replicarne le giuste cause, rinnovando il ricordo del diletto e riferendone le qualità ed eccellenze. In tal modo si sforza di arginare le sue pene e inganna o distrae il suo dolore, ricorrendo, in luogo dell'originale, alle immagini lasciate nella memoria dall'amato. Così avveniva nell'intimo della Madre; infatti, mentre con tutte le sue facoltà era immersa nell'oceano della Divinità non sentiva la mancanza fisica di Cristo, ma allorché ritornava all'uso dei sensi, che assuefatti a un bene così attraente ora venivano ad esserne privati, speri-

mentava subito la forza struggente dell'amore più acceso, casto e vero che si possa concepire, perché la natura umana non avrebbe potuto sopportare tanto tormento senza che in esso venisse meno la vita, se non fosse stata sorretta dagli aiuti divini.

968. Per dare qualche sollievo alla sua afflizione, la Ver gine si rivolgeva agli esseri celesti e diceva loro: «Ministri diligenti dell'Onnipotente, plasmati dalle sue mani, amici e compagni miei, datemi sue notizie: rivelatemi dove sta e confidategli che muoio per la sua lontananza, perché egli è tutto per me. O dolce tesoro dell'anima mia! Dove si trova ora la vostra bellezza, che per grazia e armonia supera quella di tutti i figli degli uomini? Dove reclinerete il vostro capo? Dove riposerà dalle sue fatiche la vostra delicatissima e santissima umanità? Chi avrà cura di voi, luce dei miei occhi? E come cesseranno le mie lacrime, senza il chiaro Sole che mi illuminava? Dove troverete un po' di riposo? E dove lo troverà questa sola e povera tortorella? In quale porto approderà questa navicella scossa dalle onde dell'amore? Dove troverà tranquillità? O centro dei miei desideri, non è possibile dimenticare la vostra presenza! Come dunque sarà viverla soltanto nella memoria, senza poterne realmente godere? Che farò? Chi mi consolerà e mi farà compagnia in questa amara solitudine? Ma che cosa cerco, e che cosa potrò mai trovare tra le creature, se mi mancate voi, voi che siete l'unico che il mio cuore brami? Spiriti sovrani, ditemi: Che cosa fa il mio Signore? Raccontatemi le sue azioni, e di ciò che vive intimamente non nascondetemi nulla per quanto vi sarà manifesto nello specchio del suo essere divino e del suo volto. Riferitemi tutti i suoi passi, perché io li segua e li ricalchi».

969. Essi la sostenevano nell'affanno dei suoi lamenti, parlandole dell'Altissimo e ripetendole magnifiche lodi del Verbo incarnato e delle sue perfezioni. Con sollecitudine poi la informavano di tutto quello che egli faceva e dei luoghi in cui stava, illuminando il suo intelletto nello stesso modo in cui un angelo superiore illumina l'inferiore; ella infatti conferiva e trattava con loro interiormente secondo tale ordine e modalità spirituale, senza alcun impedimento da parte del corpo e senza l'uso dei sensi. Così le veniva comunicato quando Gesù era raccolto in orazione, quando predicava, quando visitava i poveri e gli ammalati e quando era impegnato in altre attività. Per quanto poteva, Maria lo imitava, fino a compiere opere eccellenti, che almeno in parte alleviavano la sua intensa sofferenza.

970. Talvolta gli inviava i medesimi custodi, perché lo assistessero in suo nome, e diceva loro parole molto prudenti di grande saggezza e riverenza, che essi avrebbero dovuto riferirgli. Soleva anche dar loro un pezzo di tela o un fazzoletto che aveva ricamato con le sue mani, in modo che potessero usarlo per asciugare il suo venerabile viso, qualora l'avessero visto angosciato e sudar sangue mentre pregava; le era noto infatti che egli avrebbe patito più volte questa agonia, e tanto maggiormente quanto più avrebbe dato corso ai misteri della redenzione. Essi in tutte queste cose le obbedivano con incredibile rispetto e timore, perché coscienti del fatto che era volontà superna che la assecondassero. Altre volte, per avviso dei suoi messaggeri o per speciale visione e rivelazione di Dio, ella veniva a conoscere che sua Maestà si ritirava sui monti ad intercedere per i mortali; allora dalla sua casa l'accompagnava in ogni azione, ed elevava suppliche mantenendo la sua stessa posizione e usando le sue stesse espressioni. In alcune occasioni ancora, si prodigava per la sua alimentazione inviandogli del cibo, quando sapeva che non c'era nessuno che gliene desse. Tuttavia ciò accadde poche volte, poiché egli non consentì che sua Madre si comportasse sempre come avrebbe voluto, e così nell'arco dei quaranta giorni in cui digiunò ella non gli mandò nulla.

971. Altre volte poi si dedicava alla composizione di cantici di lode all'Onnipotente, o da sola durante l'orazione o in compagnia degli angeli, alternandosi a loro nella disposizione dei versetti: questi inni erano sublimi per stile e profondissimi per contenuto. Molte erano anche le circostanze in cui, a emulazione di Cristo, attendeva alle necessità del prossimo: visitava gli infermi, consolava i tribolati e gli afflitti, illuminava gli ignoranti e ricolmava tutti di grazie celesti, rendendoli più buoni. Solamente nel periodo in cui il Maestro fece astinenza rimase rinchiusa e isolata senza conversare con alcuno. In tale stato di solitudine e di distacco da qualunque creatura, le sue estasi furono più prolungate e frequenti, e con esse ricevette incomparabili favori dall'Eterno, la cui mano scriveva e dipingeva in lei, come in una tela ben preparata e disposta, mirabili disegni e forme delle sue infinite virtù. Utilizzava tutti questi doni per la salvezza del genere umano e, impegnandosi, rivolgeva ogni sforzo a seguire più perfettamente suo Figlio e ad aiutarlo come coadiutrice nelle opere della redenzione. Sebbene poi questi benefici e questo intimo dialogo non potessero aver luogo senza nuovo e rigenerante giubilo dello Spirito Santo in lei, contemporaneamente avveniva che, nella sensibilità, ella soffrisse a sua imitazione, come aveva desiderato e chiesto. Poiché era insaziabile in questa brama, implorava il Padre con fervente ardore, rinnovando il sacrificio a lui gradito della vita dell'Unigenito e della sua, che per sua stessa volontà aveva offerto. Nel tormentarsi per il suo diletto, l'aspirazione e l'angoscia della sua anima erano incessanti e la infiammavano a tal punto che pativa perché non pativa.

 

Insegnamento della Regina del cielo

972. Carissima, la sapienza della carne ha reso gli uomini stolti e nemici dell'Altissimo, perché è diabolica, fraudolenta, terrena e non si assoggetta alla legge divina. E quanto più essi si affaticano per comprendere i malvagi fini delle loro passioni carnali e animali e i mezzi per conseguirli, tanto più ignari divengono delle cose del Signore, indispensabili per arrivare al loro vero ed ultimo fine. Questa insipienza nei credenti è più deplorevole e odiosa ai suoi occhi. A qual titolo i figli di questo secolo pretendono di chiamarsi figli di Dio, fratelli di Gesù e suoi eredi? Per quanto è possibile, il figlio adottivo deve essere simile in tutto al figlio naturale; nei fratelli si nota una certa somiglianza; l'erede non è tale per qualunque parte gli tocchi degli averi di suo padre, se cioè non gode del patrimonio e dell'eredità principale. Come dunque saranno eredi con Cristo coloro che amano e cercano soltanto i beni caduchi, e si compiacciono in essi? Come saranno suoi fratelli coloro che tanto si discostano dalle sue caratteristiche e dal suo insegnamento? Come saranno conformi alla sua immagine coloro che la cancellano tante volte e si lasciano così spesso imprimere quella della bestia infernale?

973. Tu, grazie alla luce superna, conosci queste verità e sai quanto io faticai per rendermi somigliante a sua Maestà, ma non pensare che ti abbia dato una cognizione così sublime dei miei atti gratuitamente, perché la mia speranza è che questo ricordo resti inciso nel tuo intimo e sia come un libro sempre aperto innanzi a te: su di esso aggiusta la tua condotta e regola le tue azioni per tutto il tempo del tuo pellegrinaggio, che non può durare molto a lungo. Non ti confondere e non ti impelagare nei rapporti con le creature in modo da ritardare nel seguirmi: lasciale andare, evitale e aborriscile nella misura in cui ti possono essere in ciò di impedimento. Per farti progredire alla mia scuola, io ambisco che tu sia povera, umile, disprezzata, umiliata ed in tutto con viso lieto e animo allegro. Non ti appaghino gli applausi né gli affetti di alcuno e non gradire la benevolenza dei mortali, perché l'Onnipotente non ti vuole per cure così inutili, né per occupazioni così basse ed incompatibili con lo stato al quale ti chiama. Pondera con docile attenzione le dimostrazioni di tenerezza che hai avuto dalla sua mano, e come per arricchirti abbia impiegato i grandi tesori dei suoi doni. Hanno ben chiaro questo Lucifero e i suoi, che sono armati di sdegno e di artifici contro di te, e non lasceranno pietra che non muovano per distruggerti. La guerra più accanita sarà contro la tua anima, dove essi indirizzano tutto il potenziale della loro astuzia e sagacia. Sii attenta e vigilante, chiudi gli accessi ai tuoi sensi e custodisci la tua volontà, impedendole di volgersi a qualunque cosa umana, per buona ed onesta che appaia. Sappi infatti che, se con il tuo amore non colmerai la misura voluta dall'Eterno, per quel poco che lo amerai di meno egli aprirà la porta ai tuoi avversari. Tutto il regno è dentro di te': l'hai nel cuore e lì lo troverai, e con esso ti verrà il beneficio cui aneli. Non dimenticare la mia dottrina, nascondila nella tua cella interiore e medita che è ingente il pericolo e il danno da cui desidero allontanarti. Considera anche che il tentare di ricalcare le mie orme è il maggior bene che tu possa opinare. Ora io mi sento mossa da enorme clemenza a concedertelo, se tu ti disponi a ciò con pensieri elevati, parole sante ed opere perfette, che ti innalzino allo stato in cui l'Altissimo ed io vogliamo collocarti.


Marzo 1942

Beata Edvige Carboni

Ieri sera, mentre pregavo, mi é apparso Gesù Crocifisso; grondava sangue da tutte le parti del corpo. La testa era tutta trafitta dalla corona di crudeli spine; una delle spine arrivava alla lingua: aveva il palato trapassato dalla crudele spina che gli impediva anche il parlare.

Gesù dalla Croce mi guardò, dicendomi: Figlia, io ti vorrei più semplice nel cappello. I fiori nella tua testa non mi piacciono: solo il nastro. Le teste fiorite non va(nno) bene, specialmente per te. Ti voglio più semplice.

Paolina se li metta pure, ma per te non son contento. Paola t'impone di vestire a suo genio, ma devi obbedire a Me tuo Sposo.

Gesù aveva ragione; il mio cappello era coi fiori, a me non piaceva, lo mettevo per contentare mia sorella, ma da qui in avanti obbedirò al mio caro Gesù...