Liturgia delle Ore - Letture
Giovedi della 6° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 28
1Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro.2Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.3Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.4Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite.5Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso.6Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto".8Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
9Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.10Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno".
11Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.12Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:13"Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.14E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia".15Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.17Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.18E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.19Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,20insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".
Secondo libro di Samuele 17
1Achitòfel disse ad Assalonne: "Sceglierò dodicimila uomini: mi metterò ad inseguire Davide questa notte;2gli piomberò addosso mentre egli è stanco e ha le braccia fiacche; lo spaventerò e tutta la gente che è con lui si darà alla fuga; io colpirò solo il re3e ricondurrò a te tutto il popolo, come ritorna la sposa al marito. La vita di un solo uomo tu cerchi; la gente di lui rimarrà tranquilla".4Questo parlare piacque ad Assalonne e a tutti gli anziani d'Israele.5Ma Assalonne disse: "Chiamate anche Cusài l'Archita e sentiamo ciò che ha in bocca anche lui".6Quando Cusài fu giunto da Assalonne, questi gli disse: "Achitòfel ha parlato così e così; dobbiamo fare come ha detto lui? Se no, parla tu!".7Cusài rispose ad Assalonne: "Questa volta il consiglio dato da Achitòfel non è buono".8Cusài continuò: "Tu conosci tuo padre e i suoi uomini: sai che sono uomini valorosi e che hanno l'animo esasperato come un'orsa nella campagna quando le sono stati rapiti i figli; poi tuo padre è un guerriero e non passerà la notte con il popolo.9A quest'ora egli è nascosto in qualche buca o in qualche altro luogo; se fin da principio cadranno alcuni dei tuoi, qualcuno lo verrà a sapere e si dirà: C'è stata una strage tra la gente che segue Assalonne.10Allora il più valoroso, anche se avesse un cuore di leone, si avvilirà, perché tutto Israele sa che tuo padre è un prode e che i suoi uomini sono valorosi.11Perciò io consiglio che tutto Israele, da Dan fino a Bersabea, si raduni presso di te, numeroso come la sabbia che è sulla riva del mare, e che tu vada in persona alla battaglia.12Così lo raggiungeremo in qualunque luogo si troverà e gli piomberemo addosso come la rugiada cade sul suolo; di tutti i suoi uomini non ne scamperà uno solo.13Se invece si ritira in qualche città, tutto Israele porterà corde a quella città e noi la trascineremo nella valle, così che non se ne trovi più nemmeno una pietruzza".14Assalonne e tutti gli Israeliti dissero: "Il consiglio di Cusài l'Archita è migliore di quello di Achitòfel". Il Signore aveva stabilito di mandare a vuoto il saggio consiglio di Achitòfel per far cadere la sciagura su Assalonne.
15Allora Cusài disse ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Achitòfel ha consigliato Assalonne e gli anziani d'Israele così e così, ma io ho consigliato in questo modo.16Ora dunque mandate in fretta ad informare Davide e ditegli: Non passare la notte presso i guadi del deserto, ma passa subito dall'altra parte, perché non venga lo sterminio sul re e sulla gente che è con lui".
17Ora Giònata e Achimaaz stavano presso En-Roghèl, in attesa che una schiava andasse a portare le notizie che essi dovevano andare a riferire al re Davide; perché non potevano farsi vedere ad entrare in città.18Ma un giovane li vide e informò Assalonne. I due partirono di corsa e giunsero a Bacurìm a casa di un uomo che aveva nel cortile una cisterna.19Quelli vi si calarono e la donna di casa prese una coperta, la distese sulla bocca della cisterna e vi sparse grano pesto, così che non ci si accorgeva di nulla.20I servi di Assalonne vennero in casa della donna e chiesero: "Dove sono Achimaaz e Giònata?". La donna rispose loro: "Hanno passato il serbatoio dell'acqua". Quelli si misero a cercarli, ma, non riuscendo a trovarli, tornarono a Gerusalemme.
21Quando costoro se ne furono partiti, i due uscirono dalla cisterna e andarono ad informare il re Davide. Gli dissero: "Muovetevi e passate in fretta l'acqua, perché così ha consigliato Achitòfel a vostro danno".22Allora Davide si mosse con tutta la sua gente e passò il Giordano. All'apparire del giorno, neppure uno era rimasto che non avesse passato il Giordano.23Achitòfel, vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l'asino e partì per andare a casa sua nella sua città. Mise in ordine gli affari della casa e s'impiccò. Così morì e fu sepolto nel sepolcro di suo padre.
24Davide era giunto a Macanàim, quando Assalonne passò il Giordano con tutti gli Israeliti.25Assalonne aveva posto a capo dell'esercito Amasà invece di Ioab. Amasà era figlio di un uomo chiamato Itrà l'Ismaelita, il quale si era unito a Abigàl, figlia di Iesse e sorella di Zeruià, madre di Ioab.26Israele e Assalonne si accamparono nel paese di Gàlaad.27Quando Davide fu giunto a Macanàim, Sobì, figlio di Nacàs che era da Rabbà, città degli Ammoniti, Machìr, figlio di Ammiel da Lodebàr, e Barzillài, il Galaadita di Roghelìm,28portarono letti e tappeti, coppe e vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie,29miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e per la sua gente perché mangiassero; infatti dicevano: "Questa gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto".
Giobbe 7
1Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d'un mercenario?
2Come lo schiavo sospira l'ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
3così a me son toccati mesi d'illusione
e notti di dolore mi sono state assegnate.
4Se mi corico dico: "Quando mi alzerò?".
Si allungano le ombre e sono stanco di rigirarmi fino
all'alba.
5Ricoperta di vermi e croste è la mia carne,
raggrinzita è la mia pelle e si disfà.
6I miei giorni sono stati più veloci d'una spola,
sono finiti senza speranza.
7Ricordati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene.
8Non mi scorgerà più l'occhio di chi mi vede:
i tuoi occhi saranno su di me e io più non sarò.
9Una nube svanisce e se ne va,
così chi scende agl'inferi più non risale;
10non tornerà più nella sua casa,
mai più lo rivedrà la sua dimora.
11Ma io non terrò chiusa la mia bocca,
parlerò nell'angoscia del mio spirito,
mi lamenterò nell'amarezza del mio cuore!
12Son io forse il mare oppure un mostro marino,
perché tu mi metta accanto una guardia?
13Quando io dico: "Il mio giaciglio mi darà
sollievo,
il mio letto allevierà la mia sofferenza",
14tu allora mi spaventi con sogni
e con fantasmi tu mi atterrisci.
15Preferirei essere soffocato,
la morte piuttosto che questi miei dolori!
16Io mi disfaccio, non vivrò più a lungo.
Lasciami, perché un soffio sono i miei giorni.
17Che è quest'uomo che tu nei fai tanto conto
e a lui rivolgi la tua attenzione
18e lo scruti ogni mattina
e ad ogni istante lo metti alla prova?
19Fino a quando da me non toglierai lo sguardo
e non mi lascerai inghiottire la saliva?
20Se ho peccato, che cosa ti ho fatto,
o custode dell'uomo?
Perché m'hai preso a bersaglio
e ti son diventato di peso?
21Perché non cancelli il mio peccato
e non dimentichi la mia iniquità?
Ben presto giacerò nella polvere,
mi cercherai, ma più non sarò!
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Ezechiele 36
1"Ora, figlio dell'uomo, profetizza ai monti d'Israele e di': Monti d'Israele, udite la parola del Signore.2Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: Ah! Ah! I colli eterni son diventati il nostro possesso,3ebbene, profetizza e annunzia: Dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati e perseguitati dai vicini per renderci possesso delle altre nazioni e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d'insulto della gente,4ebbene, monti d'Israele, udite la parola del Signore Dio: Dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte che furono preda e scherno dei popoli vicini:5ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro gli altri popoli e contro tutto Edom, che con la gioia del cuore, con il disprezzo dell'anima, hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo.6Per questo profetizza al paese d'Israele e annunzia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore: Poiché voi avete portato l'obbrobrio delle genti,7ebbene, dice il Signore Dio, io alzo la mano e giuro: anche le genti che vi stanno d'intorno subiranno il loro vituperio.
8E voi, monti d'Israele, mettete rami e producete frutti per il mio popolo d'Israele perché sta per tornare.9Ecco infatti a voi, a voi io mi volgo; sarete ancora lavorati e sarete seminati.10Moltiplicherò sopra di voi gli uomini, tutta la gente d'Israele, e le città saranno ripopolate e le rovine ricostruite.
11Moltiplicherò su di voi gli uomini e gli armenti e cresceranno e saranno fecondi: farò sì che siate popolati come prima e vi elargirò i miei benefici più che per il passato e saprete che io sono il Signore.
12Ricondurrò su di voi degli uomini, il mio popolo Israele: essi vi possederanno e sarete la loro eredità e non li priverete più dei loro figli.
13Così parla il Signore Dio: Poiché si va dicendo di te: Tu divori gli uomini, tu hai privato di figli il tuo popolo,14ebbene, tu non divorerai più gli uomini, non priverai più di figli la nazione. Oracolo del Signore Dio.15Non ti farò più sentire gli insulti delle nazioni e non ti farò più subire lo scherno dei popoli; non priverai più di figli la tua gente". Parola del Signore Dio.
16Mi fu rivolta questa parola del Signore:17"Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava il suo paese, lo rese impuro con la sua condotta e le sue azioni. Come l'impurità di una donna nel suo tempo è stata la loro condotta davanti a me.18Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato.19Li ho dispersi fra le genti e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.20Giunsero fra le nazioni dove erano spinti e disonorarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese.21Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che gli Israeliti avevano disonorato fra le genti presso le quali sono andati.22Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.23Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.24Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo.25Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;26vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.27Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.28Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.29Vi libererò da tutte le vostre impurità: chiamerò il grano e lo moltiplicherò e non vi manderò più la carestia.30Moltiplicherò i frutti degli alberi e il prodotto dei campi, perché non soffriate più la vergogna della fame fra le genti.31Vi ricorderete della vostra cattiva condotta e delle vostre azioni che non erano buone e proverete disgusto di voi stessi per le vostre iniquità e le vostre nefandezze.32Non per riguardo a voi, io agisco - dice il Signore Dio - sappiatelo bene. Vergognatevi e arrossite della vostra condotta, o Israeliti".33Così dice il Signore Dio: "Quando vi avrò purificati da tutte le vostre iniquità, vi farò riabitare le vostre città e le vostre rovine saranno ricostruite.34Quella terra desolata, che agli occhi di ogni viandante appariva un deserto, sarà ricoltivata35e si dirà: La terra, che era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden, le città rovinate, desolate e sconvolte, ora sono fortificate e abitate.36I popoli che saranno rimasti attorno a voi sapranno che io, il Signore, ho ricostruito ciò che era distrutto e ricoltivato la terra che era un deserto. Io, il Signore, l'ho detto e lo farò".
37Dice il Signore Dio: "Permetterò ancora che la gente d'Israele mi preghi di intervenire in suo favore. Io moltiplicherò gli uomini come greggi,38come greggi consacrati, come un gregge di Gerusalemme nelle sue solennità. Allora le città rovinate saran ripiene di greggi di uomini e sapranno che io sono il Signore".
Seconda lettera ai Corinzi 9
1Riguardo poi a questo servizio in favore dei santi, è superfluo che ve ne scriva.2Conosco infatti bene la vostra buona volontà, e ne faccio vanto con i Macèdoni dicendo che l'Acaia è pronta fin dallo scorso anno e già molti sono stati stimolati dal vostro zelo.3I fratelli poi li ho mandati perché il nostro vanto per voi su questo punto non abbia a dimostrarsi vano, ma siate realmente pronti, come vi dicevo, perché4non avvenga che, venendo con me alcuni Macèdoni, vi trovino impreparati e noi dobbiamo arrossire, per non dire anche voi, di questa nostra fiducia.5Ho quindi ritenuto necessario invitare i fratelli a recarsi da voi prima di me, per organizzare la vostra offerta già promessa, perché essa sia pronta come una vera offerta e non come una spilorceria.
6Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà.7Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché 'Dio' ama 'chi dona con gioia'.8Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene,9come sta scritto:
'ha largheggiato, ha dato ai poveri;
la sua giustizia dura in eterno'.
10Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.11Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale poi farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro.12Perché l'adempimento di questo servizio sacro non provvede soltanto alle necessità dei santi, ma ha anche maggior valore per i molti ringraziamenti a Dio.13A causa della bella prova di questo servizio essi ringrazieranno Dio per la vostra obbedienza e accettazione del vangelo di Cristo, e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti;14e pregando per voi manifesteranno il loro affetto a causa della straordinaria grazia di Dio effusa sopra di voi.15Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono!
Capitolo XVI: Soltanto in Dio va cercata la vera consolazione
Leggilo nella Biblioteca1. Qualunque cosa io possa immaginare e desiderare per mia consolazione, non l'aspetto qui, ora, ma in futuro. Ché, pure se io potessi avere e godere da solo tutte le gioie e le delizie del mondo, certamente ciò non potrebbe durare a lungo. Sicché, anima mia, non potrai essere pienamente consolata e perfettamente confortata se non in Dio, che allieta i poveri e accoglie gli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta ciò che Dio ha promesso e avrai in cielo la pienezza di ogni bene. Se tu brami disordinatamente i beni temporali, perderai quelli eterni del cielo: dei beni di quaggiù devi avere soltanto l'uso temporaneo, col desiderio fisso a quelli eterni. Anima mia, nessun bene di quaggiù, ti potrà appagare perché non sei stata creata per avere soddisfazione in queste cose. Anche se tu avessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata, perché è in Dio, creatore di tutte le cose, che consiste la tua completa beatitudine e la tua felicità. Non è una felicità quale appare nella esaltazione di coloro che amano stoltamente questo mondo, ma una felicità quale si aspettano i buoni seguaci di Cristo; quale, talora, è pregustata, fin da questo momento, da coloro che vivono dello spirito e dai puri di cuore, "il cui pensiero è già nei cieli" (Fil 3,20).
2. Vano e di breve durata è il conforto che viene dagli uomini; santo e puro è quello che la verità fa sentire dal di dentro. L'uomo pio si porta con sé, dappertutto, il suo consolatore, Gesù, e gli dice: o Signore Gesù, stammi vicino in ogni luogo e in ogni tempo. La mia consolazione sia questa, di rinunciare lietamente ad ogni conforto umano. Che se mi verrà meno la tua consolazione, sia per me di supremo conforto, appunto, questo tuo volere, questa giusta prova; poiché "non durerà per sempre la tua collera e le tue minacce non saranno eterne" (Sal 102,9).
Omelia 74: Il dono di un altro Paraclito.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Abbiamo ascoltato, o fratelli, mentre veniva letto il Vangelo, il Signore che dice: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il quale resti con voi per sempre; lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché rimane tra voi e sarà in voi (Gv 14, 15-17). Molte sono le cose da approfondire in queste poche parole del Signore; ma sarebbe troppo cercare ogni cosa che qui si può trovare, o pretendere di trovare ogni cosa che qui si può cercare. Tuttavia, prestando attenzione a ciò che noi dobbiamo dire e che voi dovete ascoltare, secondo quanto il Signore vorrà concederci e secondo la nostra e vostra capacità, ricevete per mezzo nostro, o carissimi, ciò che noi possiamo darvi, e chiedete a lui ciò che noi non possiamo darvi. Cristo promise agli Apostoli lo Spirito Paraclito; notiamo però in che termini lo ha promesso. Se mi amate - egli dice - osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il quale resti con voi per sempre: lo Spirito di verità. Senza dubbio si tratta dello Spirito Santo, una persona della Trinità, che la fede cattolica riconosce consostanziale e coeterno al Padre e al Figlio. E' di questo Spirito che l'Apostolo dice: L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5). Come può dunque il Signore, riferendosi allo Spirito Santo, dire: Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, dal momento che senza questo Spirito non possiamo né amare Dio, né osservare i suoi comandamenti? Come possiamo amare Dio per ricevere lo Spirito, se senza lo Spirito non possiamo assolutamente amare Dio? E come possiamo osservare i comandamenti di Cristo per ricevere lo Spirito, se senza questo dono non possiamo osservarli? E' forse da pensare che prima c'è in noi la carità, che ci consente di amare Cristo, e, amandolo e osservando i suoi comandamenti, si può meritare il dono dello Spirito Santo così che la carità (non di Cristo che già era presente, ma di Dio Padre), si riversi nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato? Questa è un'interpretazione errata. Infatti, chi crede di amare il Figlio e non ama il Padre, significa che non ama il Figlio, ma una invenzione della sua fantasia. Perciò l'Apostolo dichiara: Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo (1 Cor 12, 3). Chi può dire: Gesù è il Signore, nel senso che intende l'Apostolo, se non chi lo ama? Molti infatti riconoscono Gesù a parole, mentre col cuore e con le opere lo rinnegano; come appunto dice l'Apostolo: Confessano sì di conoscere Dio, ma con le opere lo negano (Tt 1, 16). Se con le opere si può negare Dio, è altrettanto vero che è con i fatti che lo si confessa. E così nessuno può dire: Gesù è il Signore - con l'animo, con le parole, con i fatti, con il cuore, con la bocca, con le opere - se non nello Spirito Santo; e nessuno lo dice in questo senso se non chi lo ama. Ora, se gli Apostoli dicevano: Gesù è il Signore, e non lo dicevano in modo finto come quelli che lo confessano con la bocca e lo negano con il cuore e con le opere, se insomma lo dicevano in modo autentico, sicuramente lo amavano. E come lo amavano, se non nello Spirito Santo? E tuttavia il Signore ordina loro, prima di tutto di amarlo e di osservare i suoi comandamenti, per poter ricevere lo Spirito Santo, senza del quale essi di sicuro non avrebbero potuto né amarlo né osservare i suoi comandamenti.
[Viene promesso lo Spirito Santo anche a chi lo ha.]
2. Dobbiamo dunque concludere che chi ama lo Spirito Santo, e, avendolo, merita di averlo con maggiore abbondanza, e, avendolo con maggiore abbondanza, riesce ad amare di più. I discepoli avevano già lo Spirito Santo, che il Signore prometteva loro e senza del quale non avrebbero potuto riconoscerlo come Signore; e tuttavia non lo avevano con quella pienezza che il Signore prometteva. Cioè, lo avevano e insieme non lo avevano, nel senso che ancora non lo avevano con quella pienezza con cui dovevano averlo. Lo avevano in misura limitata, e doveva essere loro donato più abbondantemente. Lo possedevano in modo nascosto, e dovevano riceverlo in modo manifesto; perché il dono maggiore dello Spirito Santo consisteva anche in una coscienza più viva di esso. Parlando di questo dono, l'Apostolo dice: Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito che viene da Dio, affinché possiamo conoscere le cose che da Dio ci sono state donate (1 Cor 2, 12). E non una volta, ma ben due volte il Signore elargì agli Apostoli in modo manifesto il dono dello Spirito Santo. Appena risorto dai morti, infatti, alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo (Gv 20, 22). E per averlo dato allora, forse che non inviò anche dopo lo Spirito promesso? O non era il medesimo Spirito quello che Cristo alitò su di loro e poi ancora inviò ad essi dal cielo (cf. At 2, 4)? Qui si pone un'altra domanda: perché questo dono fu elargito in modo manifesto due volte? Forse questo dono fu elargito visibilmente due volte perché due sono i precetti dell'amore: l'amore di Dio e quello del prossimo, e per sottolineare che l'amore dipende dallo Spirito Santo. Se bisogna cercare un altro motivo, non è adesso il momento, dato che non possiamo tirare troppo in lungo questo discorso. L'importante è tener presente che senza lo Spirito Santo noi non possiamo né amare Cristo né osservare i suoi comandamenti, e che tanto meno possiamo farlo quanto meno abbiamo di Spirito Santo, mentre tanto più possiamo farlo quanto maggiore è l'abbondanza che ne abbiamo. Non è quindi senza ragione che lo Spirito Santo viene promesso, non solo a chi non lo ha, ma anche a chi già lo possiede: a chi non lo ha perché lo abbia, a chi già lo possiede perché lo possieda in misura più abbondante. Poiché se non si potesse possedere lo Spirito Santo in misura più o meno abbondante, il profeta Eliseo non avrebbe detto al profeta Elia: Lo Spirito che è in te, sia doppio in me (2 Sam 2, 9).
3. Quando Giovanni Battista disse: Iddio dona lo Spirito senza misura (Gv 3, 34), parlava del Figlio di Dio, al quale appunto lo Spirito è dato senza misura, perché in lui abita tutta la pienezza della divinità (cf. Col 2, 9). Non potrebbe infatti l'uomo Cristo Gesù essere mediatore tra Dio e gli uomini senza la grazia dello Spirito Santo (cf. 1 Tim 2, 5). Infatti egli stesso afferma che in lui si è compiuta la profezia: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha unto, mi ha mandato a predicare ai poveri la buona novella (Lc 4, 18-21). Che l'Unigenito sia uguale al Padre, non è grazia ma natura; il fatto invece che l'uomo sia stato assunto nell'unità della persona dell'Unigenito, è grazia non natura, secondo la testimonianza del Vangelo che dice: Intanto il bambino cresceva, si fortificava ed era pieno di sapienza, e la grazia di Dio era in lui (Lc 2, 40). Agli altri, invece, lo Spirito viene dato con misura, e questa misura aumenta, finché si compie per ciascuno, secondo la sua capacità, la misura propria della sua perfezione. Donde l'esortazione dell'Apostolo: Non stimatevi più di quello che è conveniente stimarsi, ma stimatevi in maniera da sentire saggiamente di voi, secondo la misura di fede che Dio ha distribuito a ciascuno (Rm 12, 3). Lo Spirito infatti non viene diviso; sono i carismi che vengono divisi come sta scritto: Vi sono diversità di carismi, ma identico è lo Spirito (1 Cor 12, 4).
4. Dicendo poi: Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il Signore ci fa capire che egli stesso è Paraclito. Paraclito corrisponde al latino avvocato; e Giovanni dice di Cristo: Abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto (1 Io 2, 16). In questo senso dice che il mondo non può ricevere lo Spirito Santo, così come sta scritto: Il desiderio della carne è inimicizia contro di Dio: esso infatti non si assoggetta alla legge di Dio né lo potrebbe (Rm 8, 7). Come a dire che l'ingiustizia non può essere giusta. Per mondo qui si intende coloro che amano il mondo di un amore che non proviene dal Padre. E perciò l'amore di Dio, riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato, è l'opposto dell'amore di questo mondo, che ci sforziamo di ridurre e di estinguere in noi. Il mondo quindi non lo può ricevere perché non lo vede né conosce. L'amore mondano, infatti, non possiede occhi spirituali, senza dei quali non è possibile vedere lo Spirito Santo, che è invisibile agli occhi della carne.
5. Ma voi - dice il Signore - lo conoscerete perché rimarrà tra voi e sarà in voi. Sarà in loro per rimanervi, non rimarrà per esservi; poiché per rimanere in un luogo, prima bisogna esserci. E affinché non credessero che l'espressione: rimarrà presso di voi, volesse significare una permanenza simile a quella di un ospite in una casa, spiegò il senso delle parole: rimarrà presso di voi, aggiungendo: e sarà in voi. Lo si potrà dunque vedere in modo invisibile, e non potremmo conoscerlo se non fosse in noi. E' così che noi vediamo in noi la nostra coscienza; noi possiamo vedere la faccia di un altro, ma non possiamo vedere la nostra; mentre possiamo vedere la nostra coscienza e non possiamo vedere quella di un altro. La coscienza, però, non esiste fuori di noi, mentre lo Spirito Santo può esistere anche senza di noi; e che sia anche in noi, è un dono. E se non è in noi, non possiamo vederlo e conoscerlo così come deve essere veduto e conosciuto.
Epilogo
Storia di un'anima - Santa Teresa di Lisieux
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Teresa di Gesù Bambino era già alla fine.
Ai primi di luglio era stata trasferita all'infermeria. Lì aveva
scritto a matita le ultime righe del suo Manoscritto C. Con la febbre
che la divorava, ma ancor più con un amore che la consumava tutta,
aveva concluso il suo quadernetto «d'obbedienza», mormorando parole di
fuoco sulla carità e sull'abbandono fiducioso nella misericordia di
Dio. Era un po' il suo testamento. Il testamento che la legava alle
sorelle e alla Chiesa. Ché in quei giorni i suoi panorami sembravano
allargarsi incredibilmente. I Processi di beatificazione trasmettono
espressioni profetiche che hanno dello strano sulla sua bocca. Si
tratta di certezze che non ammettono dubbi o discussioni. Teresa parla
dei suoi scritti autobiografici come di qualcosa che deve servire a
fare amare Dio; accenna a difficoltà che la loro pubblicazione potrebbe
incontrare; annuncia con termini chiari una sua missione.
Il sabato 17 luglio si era lasciata sfuggire: Sento che sto per entrare
nel riposo... Ma sento soprattutto che sta per cominciare la mia
missione, la mia missione di fare amare il buon Dio come l'amo io, di
comunicare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudirà i
miei desideri, il mio cielo scorrera' sulla terra sino alla fine del
mondo. Si, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra. Ciò
che non è impossibile, perché gli Angeli, pur restando immersi nella
visione beatifica, vegliano su di noi. Non potrò godere del riposo
finché ci saranno anime da salvare. Ma quando l'Angelo avrà detto: Il
tempo non è più!, allora mi riposerò, potrò gioire, perché il numero
degli eletti sarà completo, e tutti saranno entrati nella gioia e nel
riposo. Il mio cuore trasalisce a questo pensiero...
Erano le idee che la possedevano in pieno in quei giorni. Il 13 luglio
aveva scritto al chierico M. Bellière: Oh! fratello mio, come sono
felice di morire!... Sono felice di morire, perché sento che questa è
la volonta del buon Dio e che, molto più d'ora, potrò essere utile alle
anime... Quando il mio caro fratellino partirà per l'Africa, lo
seguirò, e non solo col pensiero... Più che parlargli nel linguaggio
della terra, sarò di continuo accanto a lui, vedrò tutto quello che gli
è necessario e non darò pace al buon Dio finché non mi avrà dato quanto
desidero. Il giorno seguente era al p. Roulland che si rivolgeva: Conto
molto di non stare inattiva in cielo, il mio desiderio è di lavorare
ancora per la Chiesa e per le anime. E' quello che domando al buon Dio,
e sono sicura che egli mi esaudirà. Forse che gli Angeli non si
occupano continuamente di noi senza cessare mai di contemplare il volto
di Dio, di perdersi nell'oceano senza rive dell'Amore? Perché Gesù non
mi dovrebbe permettere d'imitarli?... Ciò che mi attira verso la patria
dei cieli, è la chiamata del Signore, è la speranza di amarlo
finalmente come ho tanto desiderato e il pensiero che potrò farlo amare
da una moltitudine di anime che lo benediranno in eterno. Mentre queste
speranze sbocciano nel suo spirito, Teresa è immersa nella notte più
oscura.
Dalla Pasqua del 1896 la sua fede è sottoposta alle tentazioni più
violente. È una specie di agonia, ben più terribile di quella fisica,
che l'accompagnerà fino alla morte. Anche se esternamente pare nella
letizia, se le sue poesie e le sue lettere paiono riflettere la gioia
di una creatura per la quale il velo della fede già si è squarciato,
essa è in un “tunnel” di tenebra, senza un raggio di luce.
Colpita della condizione dei fratelli senza fede, perché essi potessero
giungere alla luce dell'incontro con Cristo, aveva pregato il Signore
di essere ammessa «alla tavola dei peccatori». Il Signore l'aveva presa
in parola, e le sue ultime settitnane più che mai diventarono una
laboriosa ricerca di Dio nell'oscurità e nelle tenebre, un cantare ciò
che voleva credere, un abbandonarsi generoso a Colui che si nascondeva
per farsi cercare di più. Da lei e, con lei, da tante creature che essa
fratemamente portava nel suo cuore.
Nell'agosto, mentre il suo corpo andava consumandosi, le sfuggì una
confessione che ha del tragico. Sapeste quali pensieri spaventosi
m'ossessionano! Va imponendosi al mio spirito il ragionamento dei
peggiori materialisti. Più tardi, in virtù dei nuovi continui
progressi, la scienza spiegherà tutto naturalmente, si darà una ragione
di evidenza a tutto quello che esiste e che ancora costituisce
problema. Quante cose infatti sono ancora da scoprire! ecc. Io sogno di
fare del bene dopo la mia morte, ma non lo potrò fare!... Avere simili
pensieri quando si ama tanto il buon Dio! In fin dei conti offro tutto
questo per ottenere la luce della fede ai poveri increduli! Ma è
proprio il 10 agosto che, dopo aver contemplato una immagine di
Giovanna d'Arco prigioniera, esclama: I santi incoraggiano anche me
nella mia prigione. Mi dicono: Fino a quando sei nei ceppi, non puoi
assolvere la tua missione; ma più tardi, dopo la tua morte, verrà il
tempo delle tue conquiste. Comunque, anche legata al letto, ancor
«prigioniera», già si dava apostolicamente con un fervore commovente.
Se, ancora in piedi, nonostante la spossatezza, si trascinava ogni
giorno nella «passeggiata» impostale dall'obbedienza, «camminando per
un missionario», ora, convinta dell'inutilità delle medicine, continua
ugualmente a prenderle, «per un missionario che non ha possibilità di
procurarsele»; per le anime offre tutto quello che ha, anche se questo
la porterà a presentarsi a Dio «a mani vuote»; per un suo confratello
che ha lasciato l'Ordine e percorre la Francia seminando l'errore,
prega, soffre e offre la sua ultima comunione il 17 agosto, festa di
San Giacinto e onomastico del povero ex padre Loyson. E si abbandona,
come dice a suor Maria del Sacro Cuore, a progetti, relativi alle
grandi cose che farà in Cielo...
Tornare sulla terra, recarsi lontano per aiutare i missionari, fare il
possibile perché i bambini non muoiano senza il battesimo. Alla madre
Maria di Gonzaga confida: Non mi rimane nulla in mano. Tutto quello che
ho, tutto quello che guadagno è per la Chiesa e per le anime. E non
teme di affermare che vuole acquistare meriti. Ma soggiunge subito: Si.
Però non per me. Per i poveri peccatori, per le necessità di tutta la
Chiesa, infine per gettare fiori a tutto il mondo, a giusti e
peccatori. Pensa soprattutto ai fratelli senza fede, a quelli alla cui
«mensa» aveva voluto sedere per portarli a Dio. E nelle ore angosciose,
ossessionata da pensieri che vorrebbero strapparle nella fede il suo
più grande tesoro, esclama: Offro tutte queste pene molto grandi per
ottenere la luce della fede ai poveri increduli, per tutti coloro che
s'allontanano dalla fede della Chiesa. Intanto la malattia progredisce.
Se il 5 agosto cessano le emottisi violente che la tormentano dal 6
luglio, la tisi va facendo passi molto grandi. Di tanto in tanto la
morte sembra imminente. Teresa, la quale confessa candidamente di non
capire nulla della sua malattia, si abbandona tranquillamente. Attende
che giunga il «ladro», un ladro di cui non ha affatto paura. «Il ladro
è alla porta, le si dice; ne ha timore?». Per nulla, risponde. Non è
alla porta, ma già dentro. Ma cos'è che lei chiede, Madre? Se ho paura
del ladro? Come vuole che abbia paura di uno che amo tanto! Ma il ladro
gioca, pare. Teresa non se ne preoccupa: Non desidero di morire più che
di vivere: amo quello che Egli fa. Tuttavia le sofferenze vanno
aumentando. Le notti si fanno lunghe e insonni, piene di sofferenze e
di incubi.
Di giorno l'oppressione, resa più pesante dal calore, le toglie il
respiro. Non ne può più. Anche il lento e sommesso salmodiare delle
sorelle le è un martirio. I nervi non reggono. Scongiura perché si
preghi per lei: Sapeste che cosa avviene. Quanto poco basterebbe per
perdere la pazienza... Non lo avrei mai creduto! Una espressione che
richiama quella dell'11 agosto: Non avrei mai immaginato di soffrire
tanto. Le sfuggono dei piccoli gridi involontari di sofferenza. Sembra
soffocare. Ha l'impressione di essere distesa su delle punte dolorose.
Non si sa, le sfugge, cosa significhi soffrire in tal modo. E avverte
«di non lasciare a sua disposizione delle medicine velenose per uso
esterno, consigliando di non lasciarne mai a portata di malati che
soffrirebbero fino a perder la ragione». Sarà quello che ripeterà
ancora a tre giorni dalla morte a suor Maria della Trinità: Ah! se non
avessi la fede, non potrei mai sopportare tante sofferenze. Mi
meraviglio che tra coloro che non hanno fede non siano più numerosi
quelli che si suicidano. Tuttavia è felice di soffrire. Non si pente di
essersi consacrata all'amore. Vuole vivere fino in fondo la sua grazia
di sofferente. Ed è perfino lieta d'una giocondità contagiosa.
Suor Maria dell'Eucaristia lo rivela ripetutamente nei biglietti che
scrive al padre, il Sig. Guérin, dandogli il resoconto della malattia
di Teresa. «Ha sempre pronta la parola per far ridere... Se vedessi la
nostra cara malatina, non potresti ritenerti dal ridere; bisogna che
dica sempre qualcosa d'allegro. Dal momento che si è vista sicura di
morire, è gaia quanto un fringuello. Ci sono dei momenti nei quali si
pagherebbe il posto per esserle accanto... Quanto al morale, è sempre
la stessa cosa, la stessa allegria, facendo ridere tutti coloro che
l'avvicinano...». Dove la sorente, la vena nascosta di tanta letizia in
mezzo a tanti dolori? E’ contenta solo della volontà di Dio, dirà alla
fine d'agosto: Sono contenta di soffrire perché il buon Dio lo vuole.
Avvicinandosi la fine, il suo cuore si dilata. La sofferenza aumenta,
ma aumentano anche il realismo e la coerenza con cui l'accetta. Che
cos'è scrivere belle cose sulla sofferenza? Nulla, nulla! Bisogna
esserci per sapere!... Volevo soffrire per il Signore, ed è vero che lo
desidero. E insieme riconosce che tutta la forza le viene da Dio. Cosa
diverrei se d Signore misericordioso non mi desse energia?... Oh! come
deve essere buono il Signore, perché io riesca a sopportare tutto
quello che soffro! Si sente il bambino al quale il Padre dà momento per
momento quel poco che può sopportare. E ritorna di frequente a questo
riferimento al bambino, tanto che madre Agnese le chiede in agosto il
significato dell'immagine.
E Teresa: Restare piccolo è riconoscere il proprio nulla, è attendere
tutto dal buon Dio, è non inquietarsi a dismisura delle proprie colpe.
Infine non è guadagnare fortuna, non inquietarsi di nulla. Anche presso
i poveri, finché il bimbo è piccolo, gli si da' quanto è necessario. Ma
appena diventa grande, suo padre non vuole più mantenerlo, e gli dice:
«Adesso lavora! Puoi bastare a te stesso». Proprio per non sentire
questo non ho mai voluto crescere. Non mi sento capace di guadagnarmi
la vita, la vita eterna. Fin dal 21 settembre Teresa avverte d'essere
in una specie di agonia continua. Il 29 ci sarà il crollo. A
mezzogiorno, rivolgendosi alla Priora, le dirà: Madre mia, è l'agonia?
Come farò a morire? Non saprò mai morire! E dopo la visita del dottore
chiederà ancora: E oggi?, manifestando la sua felicità alla risposta
affermativa. Tuttavia il dolore la strazierà fino alla fine. Non ne
posso più. Pregate per me. Se sapeste! Dopo Mattutino, di fronte al
protrarsi delle sofferenze in aumento, gemerà: Sì, mio Dio, sì.. voglio
proprio tutto. 30 settembre Teresa l'inaugurò con un pensiero alla
Vergine. Per tutti quei mesi di martirio, aveva intensificato la sua
unione contemplativa con la Madonna.
Lo sguardo continuamente si era soffermato sulla statua del «Sorriso»,
trasferita in infermeria il giorno stesso nel quale vi era scesa
Teresa. E a lei che si appoggia nell'ora grande. Come Gesù sulla Croce,
guarda alla Madre. E da lei invoca la grazia di prepararla all'incontro
con Dio. Nelle lunghe ore nelle quali va spegnendosi, dalle sue labbra
escono espressioni che rivelano il suo stato, che dicono tutto il suo
abbandono fedele al Signore. Il calice, è pieno fino all'orlo! Dio mio,
sì, tutto quello che vuoi. Ma abbi pietà di me. Dio mio, Dio mio, voi
siete tanto buono!... Oh, sì, voi siete buono, io lo so. Verso le tre
del pomeriggio, Teresa mise le braccia in croce. Madre Maria di Gonzaga
le posò sulle ginocchia un'immagine della Madonna del Carmelo del Van
Oer. La guardò un istante, e poi: Madre mia, mi presenti subito alla
Vergine Santa. Mi prepari a ben morire.
La Priora le rispose che, avendo sempre capito e praticato l'umiltà, la
preparazione era fatta. Teresa, riflettuto un attimo, uscì umilmente
nell'asserzione: Si, mi pare di avere sempre cercato solo la verita!
Sì, ho capito l'umiltà del cuore. Poi cominciò a farsi più viva la
sofferenza. Una sofferenza dal volto nuovo, tuttavia. Teresa, pur nel
martirio più doloroso, sembrava illuminata da una gioia profonda, da
una forza sovrumana. Fu allora che le sfuggirono le parole: Tutto
quello che ho scritto sui miei desideri di soffrire corrisponde
perfettamente alla verità. Non mi pento di essermi offerta all'Amore.
Oh, no, non mi pento di essermi offerta all'Amore, anzi...Non avrei mai
creduto possibile soffrire tanto! Mai! Mai! Non posso spiegarmelo se
non con i desideri ardenti che ho avuto di salvare le anime.
Ebbene. Avanti, avanti!... Non vorrei soffrire meno. Poi, verso le
diciannove e qualche minuto, guardando il Crocifisso, le ultime parole:
Oh... l'amo!... Dio mio... Vi amo!... Appena ebbe dette queste parole,
Teresa cadde dolcemente indietro, la testa reclinata leggermente a
destra. La madre Maria di Gonzaga richiamò in fretta la comunità,
allontanata qualche istante prima, quando le condizioni dell'inferma
sembravano stazionarie. E tutte le consorelle furono testimoni di una
espressione di gioia, ammirazione, tranquillità che per lo spazio di un
Credo il volto della morente, stranamente tornato al suo colore, sembrò
avere, mentre gli occhi erano fissi verso l'alto, al di sopra della
statua della Madonna del Sorriso. Poi, serenamente diede l'ultimo
respiro. Erano le 19,20 circa del 30 settembre 1897. Io non muoio:
entro nella vita, aveva scritto il 9 giugno precedente a Maurizio
Bellière. Quel giovedì sera Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo
entrava veramente nella vita. Aveva inizio «il tempo delle sue
conquiste». Dal cielo cominciava a far scendere la «pioggia di rose»
promessa.
PREGHIERA ALLO SPOSO
DIVINO
Teresa la scrisse per sé
in occasione della sua professione religiosa e ne portò l'autografo sul
cuore per tutto quel giorno. 8 settembre 1890.
O Gesù, mio Sposo divino!
che io non perda mai la seconda veste del mio battesimo! prendimi prima
che commetta la più leggera colpa volontaria. Che io non cerchi e non
trovi mai se non te solo, che le creature siano un niente per me e che
io sia un niente per loro, ma tu, Gesù, sii tutto! Che le cose della
terra non possano mai turbare la mia anima, che niente turbi la mia
pace. Gesù, non ti domando che la pace, ed anche l'amore, l'amore
infinito senza altro limite che te, l'amore per cui non sia più io, ma
te, o Gesù! Gesù, che per te io muoia martire, il martirio del cuore o
del corpo, o piuttosto tutti e due! Concedimi di adempiere ai miei voti
in tutta la loro perfezione e fammi comprendere ciò che dev'essere una
sposa per te. Fa' che io non sia mai di peso alla comunità, ma che
nessuno si occupi di me, che io sia considerata come qualcosa da
calpestare, dimenticata come un granellino di sabbia tuo, o Gesù! Che
la tua volontà si compia in me perfettamente, che io raggiunga il posto
che tu sei andato avanti a me a prepararmi Gesù, fa' che io salvi molte
anime, che oggi neppure una sia dannata e che tutte le anime del
purgatorio siano liberate. Gesù, perdonami se dico cose che non si
devono dire: io non voglio che rallegrarti e consolarti!
ATTO D'OFFERTA ALL'AMORE
MISERICORDIOSO DI DIO'. J.M.J.T.
Offerta di me stessa
come vittima d'olocausto all'Amore misericordioso del Buon Dio.
Mio Dio! Trinità beata, desidero amarvi e farvi amare, lavorare per la
glorificazione della santa Chiesa, salvando le anime che sono sulla
terra e liberando quelle che sono nel purgatorio. Desidero compiere
perfettamente la vostra volontà e arrivare al grado di gloria che
m'avete preparato nel vostro regno. In una parola, desidero essere
santa, ma sento la mia impotenza e Vi domando, o mio Dio, di essere voi
stesso la mia santità. Poiché mi avete amata fino a darmi il vostro
unico Figlio perché fosse il mio salvatore e il mio sposo, i tesori
infiniti dei suoi meriti appartengono a me ed io ve li offro con gioia,
supplicandovi di non guardare a me se non attraverso il volto di Gesù e
nel suo cuore bruciante d'amore. Vi offro inoltre tutti i meriti dei
Santi (che sono in cielo e sulla terra), i loro atti d'amore e quelli
dei santi Angeli; vi offro infine, o beata Trinità, l'amore e i meriti
della santa Vergine, mia madre diletta. A lei abbandono la mia offerta
e la prego di presentarvela. Il suo Figlio divino, mio sposo diletto,
nei giorni della sua vita mortale, ci ha detto «Tutto ciò che
domanderete al Padre in nome mio, ve lo darà!». Sono dunque certa che
esaudirete i miei desideri; lo so, mio Dio, più volete dare, più fate
desiderare. Sento nel mio cuore desideri immensi e vi chiedo con tanta
fiducia di venire a prendere possesso della mia anima. Ah! non posso
ricevere la santa comunione così spesso come vorrei, ma, Signore, non
siete l'Onnipotente?... Restate in me come nel tabernacolo, non
allontanatevi mai dalla vostra piccola ostia... Vorrei consolarvi
dell'ingratitudine dei cattivi e vi supplico di togliermi la libertà di
dispiacervi. Se qualche volta cado per mia debolezza, il vostro sguardo
divino purifichi subito la mia anima consumando tutte le mie
imperfezioni, come il fuoco che trasforma ogni cosa in se stesso... Vi
ringrazio, o mio Dio, di tutte le grazie che m'avete accordato, in
particolare di avermi fatta passare attraverso il crogiolo della
sofferenza. Sarò felice di vedervi comparire, nel giorno finale, con lo
scettro della croce. Poiché vi siete degnato di darmi come eredità
questa croce tanto preziosa, spero di rassomigliare a voi nel cielo e
di veder brillare sul mio corpo glorificato le sacre stimmate della
vostra passione. Dopo l'esilio della terra, spero di venire a godervi
nella patria, ma non voglio ammassare dei meriti per il cielo, voglio
lavorare solo per vostro amore, con l'unico scopo di farvi piacere, di
consolare il vostro Sacro Cuore e di salvare anime che vi ameranno
eternamente. Alla sera di questa vita, comparirò davanti a voi a mani
vuote, perché non vi chiedo, Signore, di contare le mie opere. Tutte le
nostre giustizie hanno macchie ai vostri occhi. Voglio perciò
rivestirmi della vostra giustizia e ricevere dal vostro amore il
possesso eterno di voi stesso. Non voglio altro trono e altra corona
che voi, o mio Diletto!... Ai vostri occhi il tempo è nulla. Un giorno
solo è come mille anni, e perciò potete prepararmi in un istante a
comparire davanti a voi... Per vivere in un atto di perfetto amore, mi
offro come vittima d'olocausto al vostro amore misericordioso,
supplicandovi di consumarmi senza posa, lasciando traboccare nella mia
anima i flutti d'infinita tenerezza che sono racchiusi in voi, e così
possa diventare martire del vostro amore, o mio Dio!... Che questo
martirio, dopo avermi preparata a comparire davanti a voi, mi faccia
infine morire e la mia anima si slanci senza alcuna sosta verso
l'eterno abbraccio del vostro amore misericordioso... Voglio, o mio
Diletto, ad ogni battito del cuore rinnovarvi questa offerta un numero
infinito di volte, fino a che, svanite le ombre, possa ridirvi il mio
amore in un a faccia a faccia eterno!... Maria Francesca Teresa del
Bambino Gesù e del Volto Santo Gesù! rel. carm. md. Festa della
Santissima Trinità, il 9 giugno dell'anno di grazia 1895.
VIVO D’AMORE
Alla sera d’Amore, parlando senza parabole, Gesù diceva: “Se qualcuno
mi vuole amareper tutta la vita, osservi la mia parola. Mio Padre ed Io
verremo a visitarlo. E facendo del suo cuorela nostra dimora, venendo a
lui lo ameremo sempre!… Pieno di pace, vogliamo che dimori nel nostro
cuore!… Viver d’amore è vivere della tua Vita, Re glorioso, delizia
degli Eletti! Tu vivi per me, nascosto nell’ostia… Io voglio per Te
nascondermi, o Gesù! Agli amanti occorre solitudine, un cuore a cuore
che duri notte e giorno. Solo il Tuo sguardo fa la mia beatitudine.
Vivo D’amore! Morire d’amore, ecco la mia speranza. Quando vedrò
spezzarsi i miei lacci, il mio Dio sarà la mia Gran Ricompensa: non
voglio possedere altri beni. Del suo amore voglio essere infiammata,
voglio vederlo, unirmi a Lui per semopre. Ecco il mio cielo… ecco il
mio destino. Vivere d’Amore!
PRINCIPALI DATE DELLA VITA DI TERESA MARTIN
1873 2 gennaio, giovedì: nascita ad Alencon (Orne), rue Saint-Blaise.
4 gennaio, sabato: battesimo nella chiesa di Notre Dame d'Alencon con i nomi di Maria Francesca Teresa.
29 marzo, sabato: è messa a balia presso Rosa Taillé a Semallé (Orne).
1874 2 aprile, giovedì: defimtivo ritorno alla casa paterna.
1877 28 agosto, martedì: morte della mamma, signora Zélie Martin.
29 agosto, mercoledì: Teresa sceglie la sorella Paolina per seconda mamma.
16 novembre, venerdì: la famiglia Martin si trasferisce nella nuova dimora dei «Buissonnets» a Lisieux (Calvados).
1878 8 agosto, giovedì: gita a Trouville.
1879 Verso la fine dell'anno: prima confessione di Teresa.
1879-1880 Visione profetica della malattia di suo padre.
1881 3 ottobre, lunedì: semiconvittrice all'Abbazia delle Benedettine di Lisieux.
2 ottobre, lunedì: Paolina entra nel Carmelo di Lisieux. Al termine dell'anno: Teresa comincia a soffrire di continui mal di testa.
Fine marzo, circa Pasqua: cade gravemente ammalata. 13 maggio, domenica di Pentecoste: sorriso della Madonna e guarigione miracolosa.
8 maggio, giovedì: prima Comunione di Teresa all'Abbazia delle Benedettine e Professione religiosa di suor Agnese di Gesù (Paolina) al Carmelo.
22 maggio, giovedì di Ascensione: seconda Comunione di Teresa.
14 giugno, sabato: Cresima, ricevuta dalle mani di Mons. Hugonin, Vescovo di Bayeux e Lisieux.
21 maggio, giovedì: celebrazione dell'anniversario della prima Comunione. Durante il ritiro di preparazione è assalita dalla <4erribile malattia degli scrupoli».
Marzo: Teresa lascia la vita di semiconvittrice all'Abbazia delle Benedettine.
31 maggio, lunedì: Teresa è ammessa nella Congregazione delle Figlie di Maria, presso le Benedettme.
15 ottobre, venerdì: entrata al Carmelo di Lisieux di Maria, sorella maggiore e madrina di Teresa. Fine ottobre: per intercessione dei fratelli in cielo, Teresa è guarita dagli scrupoli.
25 dicembre, sabato: grazia di Natale, da lei chiamata «conversione».
29 maggio, domenica di Pentecoste: Teresa chiede a suo padre il permesso di entrare al Carmelo a 15 anni. Prima della fine di luglio, una domenica: grazia di zelo per la salvezza delle anime, ricevuta contemplando un'immagine di Gesù crocifisso.
31 agosto, mercoledì: conversione di Pranzini.
31 ottobre, lunedì: visita al Vescovo di Bayeux per sollecitare l'autorizzazione ad entrare al Carmelo.
4 novembre, venerdì: partenza da Lisieux per Roma e visita al santuario di Notte-Dame des Victoires, a Parigi.
20 novembre, domenica: Teresa ricevuta in udienza da papa Leone XIII.
2 dicembre, venerdì: ritorno a Lisieux.
1888
1 gennaio, domenica: Teresa riceve la risposta affermati-va di Mons. Hugonin circa il suo ingresso al Carmelo.
9 aprile, lunedì: Teresa entra nel Carmelo di Lisieux.
22 maggio, martedì: Professione di suor Maria del Sacro Cuore, sua sorella maggiore.
1889
10 gennaio, giovedì: Vestizione religiosa di Teresa.
12 febbraio, martedì: il signor Martin lascia Lisieux per entrare in una casa di salute, a Caen. Luglio: grazia di unione alla Santa Vergine, nell'eremitaggio di Santa Maddalena.
1890
8 settembre, lunedì: Professione religiosa di Teresa.
24 settembre, mercoledì: Teresa prende il velo di carmelitana.
1891
8-15 ottobre: esercizi spirituali della comunità predicati da padre Alessio Prou, recolletto, che stimola Teresa sulla via della confidenza e dell'amore.
5 dicembre, sabato: morte di madre Genoveffa di Santa Teresa, fondatrice del Carmelo di Lisieux.
1893
20 febbraio, lunedì: suor Agnese di Gesù (Paolina) èeletta priora del monastero e, poco dopo, Teresa viene affidata a madre Maria di Gonzaga come aiuto per la formazione delle novizie.
1894
29 luglio, domenica: morte di Luigi Martin, padre di Teresa.
14 settembre, venerdì: entrata della sorella Celina al Carmelo di Lisieux.
1895
Gennaio: madre Agnese di Gesù chiede a Teresa di -scrivere i suoi ricordi d'infanzia.
9 giugno, domenica, festa della santissima Trinita': Teresa si offre come vittima all'Amore misericordioso di Dio.
14 giugno, venerdì: ferita d'amore divino durante la «Via Crucis».
17 ottobre, giovedì: Teresa è scelta dalla madre priora per divenire sorella spirituale di un futuro Missionario, il seminarista Bellière, che entrerà tra i Padri Bianchi.
1896
20 gennaio, lunedì: Teresa consegna alla madre Agnese di Gesù il quaderno dei suoi ricordi (Manoscritto A).
24 febbraio, lunedì: Professione di Celina, divenuta suor Genoveffa di Santa Teresa.
21 marzo, sabato: madre Maria di Gonzaga, rieletta prio ra, conferma a Teresa l'incarico di sottomaestra delle novizie. Notte dal 2 al 3 aprile, giovedì-venerdì della Settimana Santa: prima emottisi.
5 aprile, domenica di Pasqua o giorni seguenti: inmio delle tentazioni contro la fede, che durerà fino alla morte di Teresa.
10 maggio, domenica: il sogno più consolante della sua vita.
30 maggio, sabato: madre Maria di Gonzaga affida a Teresa, come secondo fratello spirituale, padre Adolfo Roulland delle Missioni Estere.
13-16 settembre: Teresa, a richiesta di suor Maria del Sacro Cuore, scrive le pagine che formeranno lo scritto autobiografico B.
1897
3 giugno, giovedì: madre Maria di Gonzaga, priora, ordina a Teresa di completare il racconto della sua vita, scrivendo i ricordi degli anni trascorsi al Carmelo.
8 luglio, giovedì: Teresa lascia la sua cella per l'infermeria del monastero.
8-10 luglio: traccia a matita le ultime righe del terzo manoscritto autobiografico (C).
30 luglio, venerdì: riceve l'Estrema Unzione.
19 agosto, giovedì: ultima Comunione.
30 settembre, giovedì: verso le sette e venti di sera, Teresa spira, in un'estasi d'amore.
4 ottobre, lunedì: sepoltura nel cimitero di Lisieux.
1925
17 maggio: Roma, nella Basilica di S. Pietro, Teresa di Gesù Bambino viene proclamata santa.
1927
14 dicembre: Teresa di Gesù Bambino è proclamata da Pio XI Patrona principale, con Francesco Saverio, di tutte le Missioni.
La Storia di un'anima, insieme ad altri scritti di Thérèse Martin (1873-1897), carmelitana del Carmelo di Lisieux, fu pubblicata per la prima volta nel 1898, a un anno dalla morte della sua straordinaria autrice. La piccola Teresa conquistava il mondo, rivelandosi maestra di primo piano delle vie di Dio. È quindi comprensibile che Teresa sia stata proclamata Dottore della Chiesa, terza donna in due millenni di storia cristiana. A cento anni di distanza, il racconto autobiografico della sua breve vita continua a ispirare grandi scrittori e registi, ma soprattutto a parlare al cuore di donne e uomini di oggi, in tutto il mondo.
« Ti ho resa simile a Me » (Momenti della Passione)
Beata Alexandrina Maria da Costa
... Che triste giovedì! Quanta falsità mi preparano! È già notte: mi
sento in un importante raduno, in un convito di grande intimità [ultima
cena]; le conversazioni sono orientate a dar conforto. Nella mia anima
si presentano due quadri tanto differenti: un tradimento senza pari e
un amore senza pari; un amore, una dolcezza, una tenerezza tali verso
quel tradimento che nessun cuore le può comprendere. Quanti richiami
pieni di dolcezza verso quel tradimento. Ma il traditore resiste: a
nulla si arrende; non si trova bene vicino a quell'Agnello vittima
innocente. Non so esprimere la bontà e la delicatezza di Gesù. Vorrei
che la mia anima fosse un libro ove tutti potessero apprendere le
manifestazioni di bontà, le tenerezze, l'amore di Gesù (diario,
25-1-1945).
Gesù oggi mi chiede due sacrifici: uno dell'anima, l'altro del corpo;
dell'anima perché devo dettare tutto ciò che sento e soffro, del corpo
perché è tanto grave il mio stato che non posso muovere le labbra per
parlare: mi pare che ad ogni parola che pronuncio mi vengano strappati
il cuore e le viscere. Confido in Gesù che mi aiuterà a dettare almeno
le sue divine parole [dell'estasi] ... Fin dal mattino avevo questa
impressione: io correvo verso la morte e la morte verso di me; correvo
perché impulsi d'amore mi obbligavano a correre. Soltanto il sangue e
la morte avrebbero salvato il mondo e io volevo salvarlo.
Quante volte, nel tragitto, caddi sfinita, sembrandomi di perdere la
vita! Perdere la vita per dar vita mi dava forza, e riprendevo a
camminare. Sul Calvario, in croce, il mio sangue usciva a fiotti. Calma
e serena, con lo spirito tutto in Dio, aspettavo il momento della più
grande felicità: il momento della salvezza. Poi venne Gesù, tanto pieno
di amore e di tenerezza per me: - Figlia mia, tabernacolo divino ove io
abito, prigione di dolcezza e d'amore! Ho legato il mio Cuore al tuo
con i vincoli del più santo amore. Mi hanno legato a te i tuoi lacci
incantevoli... Nulla ci può separare; non vi è nulla che possa tagliare
i vincoli coniugali che ci uniscono. O mia colomba... per il tuo amore
serafico il mondo mi amerà... Sei e sarai sempre la calamita dei
peccatori. - O sì, Gesù, voglio attirarli a Te, a qualsiasi costo. Ti
chiedo la grande grazia di racchiuderli tutti nel tuo divin Cuore. Che
nessuno si perda. Non Ti rifiuto sofferenze, ma Tu non negarmi anime. -
Figlioletta, eroina del mondo senza pari, così come senza pari sono il
tuo dolore ed il tuo amore. Sei ricca e potente. Ho preparato in te un
armamento forte, armamento di guerra: non armi né fuoco distruttore, ma
armamento delle virtù più eroiche... non solo per combattere per il
Portogallo, ma per il mondo intero. Combatterai e vincerai...
Mia sposa amata, nuovo vangelo ove è scritta, in modo indelebile, la
vita di Cristo crocifisso: vita di dolore, vita di amore, vita di
follie per le anime, vita di carità, vita di scienze e dottrine di
Cristo Redentore. Ti ho resa simile a Me, ti ho modellata su di Me,
vittima cara, innocente salvatrice, sbocciata in questo fortunato
calvario. Salvami le anime, mettile al sicuro sotto il manto che ti è
stato dato dalla mia Madre benedetta... -
Gesù mi tenne fra le sue braccia per alcune ore: mi ricordava la madre
che non abbandona il suo figlioletto quando è moribondo. Io soffrivo
molto, ma ero confortata dalle tenerezze di Gesù. Tanta sua bontà verso
di me mi confonde, mi annienta (diario, 26-1-1945).