Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Tu hai costruito male. Distruggi e ricostruisci bene. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Giovedi della 6° settimana del Tempo di Pasqua

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 10

1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".

22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.


Esodo 24

1Aveva detto a Mosè: "Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e insieme settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano,2poi Mosè avanzerà solo verso il Signore, ma gli altri non si avvicineranno e il popolo non salirà con lui".
3Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse: "Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!".
4Mosè scrisse tutte le parole del Signore, poi si alzò di buon mattino e costruì un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele.5Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
6Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare.
7Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo!".
8Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!".
9Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele.10Essi videro il Dio d'Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffiro, simile in purezza al cielo stesso.11Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e tuttavia mangiarono e bevvero.
12Il Signore disse a Mosè: "Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli".
13Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio.14Agli anziani aveva detto: "Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro".
15Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte.
16La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.
17La Gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna.18Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.


Proverbi 24

1Non invidiare gli uomini malvagi,
non desiderare di stare con loro;
2poiché il loro cuore trama rovine
e le loro labbra non esprimono che malanni.
3Con la sapienza si costruisce la casa
e con la prudenza la si rende salda;
4con la scienza si riempiono le sue stanze
di tutti i beni preziosi e deliziosi.
5Un uomo saggio vale più di uno forte,
un uomo sapiente più di uno pieno di vigore,
6perché con le decisioni prudenti si fa la guerra
e la vittoria sta nel numero dei consiglieri.
7È troppo alta la sapienza per lo stolto,
alla porta della città egli non potrà aprir bocca.
8Chi trama per fare il male
si chiama mestatore.
9Il proposito dello stolto è il peccato
e lo spavaldo è l'abominio degli uomini.
10Se ti avvilisci nel giorno della sventura,
ben poca è la tua forza.
11Libera quelli che sono condotti alla morte
e salva quelli che sono trascinati al supplizio.
12Se dici: "Ecco, io non ne so nulla",
forse colui che pesa i cuori non lo comprende?
Colui che veglia sulla tua vita lo sa;
egli renderà a ciascuno secondo le sue opere.
13Mangia, figlio mio, il miele, perché è buono
e dolce sarà il favo al tuo palato.
14Sappi che tale è la sapienza per te:
se l'acquisti, avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà stroncata.
15Non insidiare, o malvagio, la dimora del giusto,
non distruggere la sua abitazione,
16perché se il giusto cade sette volte, egli si rialza,
ma gli empi soccombono nella sventura.
17Non ti rallegrare per la caduta del tuo nemico
e non gioisca il tuo cuore, quando egli soccombe,
18perché il Signore non veda e se ne dispiaccia
e allontani da lui la collera.
19Non irritarti per i malvagi
e non invidiare gli empi,
20perché non ci sarà avvenire per il malvagio
e la lucerna degli empi si estinguerà.
21Temi il Signore, figlio mio, e il re;
non ribellarti né all'uno né all'altro,
22perché improvvisa sorgerà la loro vendetta
e chi sa quale scempio faranno l'uno e l'altro?

23Anche queste sono parole dei saggi.
Aver preferenze personali in giudizio non è bene.
24Se uno dice all'empio: "Tu sei innocente",
i popoli lo malediranno, le genti lo esecreranno,
25mentre tutto andrà bene a coloro che rendono giustizia,
su di loro si riverserà la benedizione.
26Dà un bacio sulle labbra
colui che risponde con parole rette.
27Sistema i tuoi affari di fuori
e fatti i lavori dei campi
e poi costruisciti la casa.
28Non testimoniare alla leggera contro il tuo prossimo
e non ingannare con le labbra.
29Non dire: "Come ha fatto a me così io farò a lui,
renderò a ciascuno come si merita".
30Sono passato vicino al campo di un pigro,
alla vigna di un uomo insensato:
31ecco, ovunque erano cresciute le erbacce,
il terreno era coperto di cardi
e il recinto di pietre era in rovina.
32Osservando, riflettevo
e, vedendo, ho tratto questa lezione:
33un po' dormire, un po' sonnecchiare,
un po' incrociare le braccia per riposare
34e intanto viene passeggiando la miseria
e l'indigenza come un accattone.


Salmi 91

1Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
2di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido".

3Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
5La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
6la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

7Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
8Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
9Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
10non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
12Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
13Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.

14Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
15Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
16Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.


Daniele 8

1Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io Daniele ebbi un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima.
2Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella cittadella di Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione, di essere presso il fiume Ulai.
3Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi, stava di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo.4Io vidi che quel montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il mezzogiorno e nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di liberare dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande.
5Io stavo attento ed ecco un capro venire da occidente, sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso corno.6Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi di fronte al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la forza.7Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare contro di lui e spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la forza di resistergli; poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno liberava il montone dal suo potere.
8Il capro divenne molto potente; ma quando fu diventato grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo.
9Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina:10s'innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella schiera e delle stelle e le calpestò.
11S'innalzò fino al capo della milizia e gli tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora.
12In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il peccato e fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì.
13Udii un santo parlare e un altro santo dire a quello che parlava: "Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la milizia calpestati?".14Gli rispose: "Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà rivendicato".

15Mentre io, Daniele, consideravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo;16intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione".17Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la faccia a terra. Egli mi disse: "Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine".18Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare.
19Egli disse: "Ecco io ti rivelo ciò che avverrà al termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine.20Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di Persia;21il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai suoi occhi, è il primo re.22Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno, significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima potenza di lui.
23Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante.24La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei santi.25Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d'uomo.26La visione di sere e mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni segreta la visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni".
27Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male per vari giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto della visione perché non la potevo comprendere.


Prima lettera di Pietro 4

1Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato,2per non servire più alle passioni umane ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale.3Basta col tempo trascorso nel soddisfare le passioni del paganesimo, vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle crapule, nei bagordi, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli.4Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione e vi oltraggiano.5Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti;6infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perché pur avendo subìto, perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito.

7La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera.8Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati.9Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare.10Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio.11Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l'energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartiene la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!

12Carissimi, non siate sorpresi per l'incendio di persecuzione che si è acceso in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano.13Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.14Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria e lo Spirito di Dio riposa su di voi.15Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore.16Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; glorifichi anzi Dio per questo nome.
17È giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio?

18E se 'il giusto a stento si salverà,
che ne sarà dell'empio e del peccatore'?

19Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene.


Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito

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1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?

2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.


DISCORSO 106 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 11, 3942: "ORA VOI, FARISEI, CHE LAVATE L'ESTERNO DEL BICCHIERE" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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La purezza dei farisei era solo esteriore.

1. 1. Avete inteso alla lettura del santo Vangelo come Gesù nostro Signore, con ciò che diceva ai farisei ammoniva di certo i propri discepoli di non stimare che la giustizia consistesse nella purezza del corpo. I farisei infatti ogni giorno, prima di mangiare, si lavavano con l'acqua, come se la purezza del cuore potesse consistere nel lavarsi ogni giorno. Mostrò dunque che specie d'individui fossero quelli. Lo diceva proprio Colui il quale vedeva; egli infatti vedeva chiaramente non solo il loro volto ma anche il loro interno. Affinché dunque lo sappiate, quel fariseo, al quale rispose Cristo, aveva formulato un pensiero tra sé, senza esprimerlo con la sua voce, ma tuttavia Cristo l'aveva udito. Aveva biasimato tra sé Cristo Signore perché era andato al suo convito senza aver fatto le abluzioni. L'uno aveva pensato, l'altro aveva udito e perciò rispose. Che cosa dunque rispose? Ora voi, farisei, lavate l'esterno della coppa, ma all'interno siete pieni di cattiverie e di furti 1. Fu bello accettare l'invito a pranzo; ma come mai il Signore non fu indulgente verso colui che l'aveva invitato? Eppure il Signore gli usò più riguardo col rimproverarlo perché si correggesse e lo perdonasse nel giudizio. Che cosa inoltre ci ha voluto insegnare? Che anche il battesimo, il quale viene conferito una volta sola, ci purifica mediante la fede. La fede però è un fatto interiore, non esteriore. Ecco perché è detto e si legge negli Atti degli Apostoli che Dio purificava i loro cuori in virtù della fede 2. Anche l'apostolo Pietro così dice nella sua lettera: Così anche a voi ha dato un'immagine con l'arca di Noè, come cioè solo otto persone si salvarono passando attraverso l'acqua. E aggiunge: Così salverà anche voi il battesimo allo stesso modo: esso non è una lavanda destinata a togliere le sporcizie del corpo, ma la domanda d'una coscienza pura 3. I farisei disprezzavano questa domanda d'una coscienza pura e pulivano l'esterno delle stoviglie, ma nel loro interno erano quanto mai corrotti.

Può l'elemosina rendere puri senza la fede?

2. 2. Che cosa dice loro in seguito? Tuttavia fate elemosine e tutto sarà puro per voi 4. È lodata l'elemosina: fatela e sperimentate questa verità. Ma aspettate un poco: questa frase fu rivolta ai farisei. Questi farisei erano giudei, quella che si potrebbe dire l'aristocrazia dei giudei. Infatti i giudei di allora più nobili e istruiti si chiamavano farisei. Non erano stati purificati col battesimo di Cristo, non avevano ancora creduto in Cristo, Figlio unigenito di Dio, che camminava in mezzo a loro, ma da essi non era riconosciuto. Come mai dunque dice loro: Fate elemosine e per voi tutto sarà puro? Se i farisei gli avessero dato ascolto e avessero fatto elemosine, allora certo tutto per loro sarebbe stato puro; che bisogno ci sarebbe stato che credessero in lui? Se invece non avessero potuto essere purificati se non credendo in Colui che purifica il cuore mediante la fede, che significa: Fate elemosine e tutto sarà puro per voi? Consideriamo attentamente la cosa e forse ce ne darà la spiegazione lui stesso.

Le elemosine dei farisei erano insufficienti.

2. 3. Dopo ch'egli ebbe parlato in quel modo, senza dubbio essi immaginarono che adempivano il precetto di fare elemosine. Ma in qual modo le facevano? Davano la decima di tutte le loro cose, cioè toglievano la decima parte da tutte le loro cose e la davano [al tempio]. Non si troverebbe facilmente un cristiano che faccia così. Ecco ciò che facevano invece i giudei. Davano la decima parte non solo del grano, ma anche del vino e dell'olio; e non solo di ciò ma, in forza del precetto di Dio, anche di cose spregevoli, come il cumino, la ruta, la menta, l'aneto; di tutto davano la decima, cioè ne toglievano la decima parte e la davano in elemosina 5. Credo perciò ch'essi ricordarono ciò che facevano, e pensarono che Cristo Signore parlasse senza fondamento come a persone che trascurassero il dovere di fare elemosine, mentre essi erano consapevoli di quanto facevano, poiché prendevano le decime dei più minuti e spregevoli loro frutti e le davano in elemosina. Nel loro cuore schernirono Colui che diceva siffatte cose a persone che credeva non facessero elemosine.

2. 3. Ma il Signore, conoscendo questo loro pensiero, soggiunse immediatamente: Tuttavia guai a voi, scribi e farisei, che offrite la decima della menta, del cumino, della ruta e d'ogni specie d'ortaggi 6. Sappiatelo, io conosco le vostre elemosine. Certamente queste sono le vostre elemosine, le vostre decime; offrite perfino le cose più minute e spregevoli dei vostri frutti, ma trascurate i precetti più gravi della Legge, la giustizia e la carità 7. Riflettete bene! Trascurate la giustizia e la carità e offrite la decima degli ortaggi. Non è questo fare elemosine. Bisogna fare - dice - anche queste cose, ma senza trascurare le altre. Quali cose bisogna fare? La giustizia e la carità, la giustizia e la misericordia, ma senza trascurare quelle altre. Fate quelle cose, ma preferite queste altre.

La vera elemosina che ci viene comandata.

4. 4. Se le cose stanno così, per qual motivo disse a quelli: Fate l'elemosina ed ecco che per voi tutto sarà puro 8? Che vuol dire: Fate elemosina? Praticate la misericordia. Che vuol dire: "Praticate la misericordia"? Se lo capisci, comincia da te. In qual modo infatti sarai misericordioso verso gli altri, se sarai crudele verso te stesso? Fate l'elemosina e tutto sarà puro per voi. Fate la vera elemosina. Che cos'è "l'elemosina"? La misericordia. Ascolta la Scrittura: Abbi pietà dell'anima tua col renderti grato a Dio 9. Fa' l'elemosina, cioè abbi pietà dell'anima tua rendendoti accetto a Dio. Chiede l'elemosina a te l'anima tua, rientra nella tua coscienza. Chiunque sia tu che vivi male, che vivi cioè in maniera infedele alla legge di Dio, rientra nella tua coscienza e lì troverai l'anima tua che ti chiede l'elemosina, la troverai bisognosa, povera, piena d'affanni, forse non la troverai neppure bisognosa, ma diventata muta per la miseria in cui versa. Poiché se chiede l'elemosina, ha fame della giustizia. Quando troverai l'anima ridotta in tale stato (è nell'interno del tuo cuore che si trovano questi affanni) falle prima l'elemosina, dalle il pane. Quale pane? Se il fariseo lo avesse chiesto al Signore, gli avrebbe risposto: "Fa' l'elemosina all'anima tua". Effettivamente gli disse proprio così, ma quello non capì, quando espose loro minutamente le elemosine che facevano mentre credevano che Cristo ne fosse all'oscuro; ma egli disse loro: "So che le fate, che offrite la decima della menta, dell'aneto, del cumino e della ruta, ma io parlo d'altre elemosine; voi invece trascurate la giustizia e la carità". Fa' l'elemosina all'anima tua con il praticare la giustizia e la carità. Che significa: "praticando la giustizia"? Rifletti bene e troverai; dispiaci a te stesso, condanna te stesso. E che cos'è la carità? Ama il Signore Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; ama il tuo prossimo come te stesso 10, e così avrai fatto prima l'elemosina all'anima tua nella tua coscienza. Se invece tralascerai di fare questa elemosina, da' pure ciò che vuoi, offri pure tutto quel che vorrai, sottrai pure dai tuoi frutti non la decima parte ma la metà, da' pure nove parti e lasciane pure una sola per te, non farai nulla, dal momento che non fai l'elemosina a te e rimani povero con te stesso. È la tua anima che deve nutrirsi, per non perire di fame. Dalle il pane. "Quale pane?" mi si chiede. Il Signore stesso parla con te. Se tu lo ascoltassi e comprendessi e credessi al Signore, egli ti direbbe: Sono io il pane vivo disceso dal cielo 11. Non daresti forse prima questo pane all'anima tua e le faresti elemosina? Se dunque avrai fede, farai in modo di alimentare prima la tua anima. Credi in Cristo e sarà reso puro l'interno e sarà puro anche l'esterno. Rivolti al Signore, ecc.


1 - Lc 11, 39.

2 - At 15, 9.

3 - 1 Pt 3, 20-21.

4 - Lc 11, 41.

5 - Cf Mt 23, 23.

6 - Lc 11, 42-43.

7 - Lc 11, 42.

8 - Lc 11, 41.

9 - Sir 30, 24.

10 - Mt 22, 37. 39; cf. Dt 6, 5; Lv 19, 18.

11 - Gv 6, 41.


Quinta decina: Modo di recitare il rosario

Il segreto ammirabile del Santo Rosario - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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ROSA QUARANTUNESIMA

[116] Non proprio la lunghezza ma il fervore della preghiera: ecco ciò che piace a Dio e ne attira la benevolenza. Una sola Ave Maria detta bene è più meritoria di centocinquanta dette male. Quasi tutti i cattolici recitano il Rosario o una parte o almeno qualche decina di Ave; perché allora sono tanto pochi quelli che si correggono dei loro difetti e avanzano nella virtù, se non perché non recitano queste preghiere come si deve?

[117] Vediamo dunque, in qual modo occorra recitarle per piacere a Dio e farci più santi.

Anzitutto chi recita il Rosario deve essere in grazia di Dio o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa poiché la teologia insegna che le buone opere e le preghiere fatte in peccato mortale, sono opere morte, non gradite a Dio e senza alcun merito per la vita eterna. Così deve intendersi quel che sta scritto: “La sua lode non s'addice alla bocca del peccatore” (Sir 15,9. 67 Mc 7,6). La lode e il saluto angelico e la stessa orazione domenicale non possono piacere a Dio quando sono pronunciate da un peccatore impenitente: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me”. Le persone che si iscrivono nelle mie confraternite   dice Gesù   e recitano ogni giorno il Rosario intero o una parte senza nessuna contrizione dei propri peccati “mi onorano, sì, con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me”.

2) Ho detto “... o almeno risoluto ad uscire dallo stato di colpa”:

I: perché se fosse assolutamente necessario essere in grazia di Dio per fare delle preghiere che Gli siano gradite, ne seguirebbe che quanti sono in peccato mortale non dovrebbero mai pregare, mentre proprio loro hanno più bisogno di pregare che non i giusti. Questo è un errore condannato dalla Chiesa e se ne comprende il motivo: se così fosse non si dovrebbe mai consigliare ad un peccatore di recitare il Rosario poiché gli sarebbe inutile! II: Se con la volontà di restare in peccato e senza alcuna intenzione di uscirne, ci si iscrivesse in una confraternita della Madonna o si recitasse il Rosario o altra preghiera, saremmo del numero dei falsi devoti di Maria, di quei devoti presuntuosi ed impenitenti, che sotto il manto di Lei, con lo scapolare sul petto o la corona in mano vanno gridando: “Vergine santa, o Vergine buona, io ti saluto, o Maria” e intanto crocifiggono e feriscono crudelmente Gesù con i loro peccati, e precipitano così dalla sede delle più sante confraternite di Maria nelle fiamme dell'inferno.

[118] Consigliamo il Rosario a tutti: ai giusti perché perseverino e crescano in grazia di Dio; ai peccatori perché lascino le vie del peccato. Ma non sia mai che noi esortiamo un peccatore a farsi del manto di protezione di Maria, un manto di dannazione, nascondendo sotto di esso le proprie colpe, e a convertire il Rosario, che è rimedio ad ogni male, in un veleno funesto e mortale. Non c'è peggiore corruzione di quella in cui cade chi prima era eccellente.

Il dotto cardinal Hugues dice: “bisogna essere angeli di purezza per accostarsi alla Vergine santa e rivolgerle il saluto angelico”. La Madonna stessa un giorno fece vedere ad un impudico che recitava quotidianamente il Rosario, bellissimi frutti su un lurido vassoio. Egli ne ebbe ribrezzo e la Vergine gli disse: “Ecco come mi servi; tu mi presenti, sì, delle belle rose ma in un vassoio sporco e contaminato: giudica tu stesso se io lo posso gradire!”.


ROSA QUARANTADUESIMA

Recita attenta

[119] Per pregare bene non basta esporre le nostre domande con la più bella fra le preghiere quale è il Rosario; occorre anche una grande attenzione perché Dio ascolta la voce del cuore più che la voce orale. Pregare Dio con distrazioni volontarie è una grande irriverenza che rende infruttuosi i nostri Rosari e ci riempie di peccati. Possiamo noi pretendere che Dio ci ascolti se noi stessi non ci ascoltiamo? se mentre preghiamo la Maestà tremenda di Dio, che guarda la terra e la fa trepidare, ci divertiamo volontariamente a rincorrere una farfalla? Ciò significherebbe voler allontanare da noi la benedizione di quel gran Signore e rischiare di riceverne piuttosto le maledizioni che Egli lancia contro chi adempie con negligenza l'opera di Dio: “Maledetto chi compie fiaccamente l'opera del Signore” (Ger 48,10).


[120] Certo, non ti è possibile recitare il Rosario senza qualche distrazione involontaria; anzi è difficile assai dire anche solo un Ave Maria senza che la fantasia, sempre irrequieta, non ti tolga un pizzico della tua attenzione; ma puoi recitarla senza distrazioni volontarie e devi, quindi, prendere ogni precauzione per tenere ferma l'attenzione e diminuire le distrazioni involontarie. A tal fine mettiti alla presenza di Dio: pensa che Dio e la sua santa Madre ti guardano, che l'Angelo custode posto alla tua destra coglie le tue Ave Maria se dette bene, come altrettante rose per farne una corona a Gesù e a Maria; pensa che, invece, alla sinistra il demonio ti gira attorno per divorare le tue Ave Maria e segnarle sul libro della morte se dette senza attenzione, devozione e modestia. Soprattutto, poi, non dimenticare di offrire le varie decine in onore dei misteri e di rappresentarti nella contemplazione Nostro Signore e la sua santa Madre nel mistero che vuoi onorare.


[121] Si legge nella vita del beato Ermanno dei Premostratensi che quando egli recitava il Rosario con devota attenzione, meditandone i misteri, la Madonna gli appariva splendente di luce e di maestosa quanto incantevole bellezza. In seguito la sua devozione s'era intepidita, il Rosario era detto frettolosamente e senza attenzione; allora la Vergine gli si presentò col volto rugoso, triste, corrucciato. Ermanno si meravigliò per tale mutamento, ma la Madre di Dio gli disse: “Mi faccio vedere così come sono attualmente nella tua anima, perché da tempo tu mi tratti da persona vile e spregevole. Dov'è il tempo in cui mi salutavi con rispettoso riguardo nella considerazione dei misteri e delle mie grandezze?”.


ROSA QUARANTATREESIMA

Combattere con energia le distrazioni

[122] Nessuna preghiera è più meritoria per l'anima e più gloriosa per Gesù e Maria quanto il Rosario ben recitato; ma è pure difficile il recitarlo come si deve e costa molta fatica il perseverarvi a causa delle distrazioni particolari che sorgono quasi naturalmente dalla continua ripetizione della medesima preghiera. Quando si recita l'Ufficio della Madonna o i sette Salmi o altre preghiere la varietà dei termini e la diversità delle parole frenano l'immaginazione e ricreano la mente: aiutano, perciò, l'anima a ben recitarle. Ma nel Rosario, composto essenzialmente dalla monotona ripetizione di Pater e Ave Maria e di un metodo sempre uguale, è assai difficile non annoiarsi o addirittura addormentarsi; motivo, questo, che induce nella tentazione di abbandonarlo per scegliere preci più dilettevoli e meno noiose. Occorre, pertanto, per recitare il Rosario con perseveranza, una devozione incomparabilmente più profonda di quella richiesta da qualsiasi altra preghiera, fosse pure il Salterio davidico.


[123] Ad aumentare le difficoltà contribuiscono sia la nostra fantasia tanto volubile da non stare un attimo, quasi, tranquilla, sia la malizia del demonio instancabile nel distrarci e impedirci di pregare. Che cosa non fa il maligno contro di noi vedendoci intenti a recitare il Rosario proprio per sventare le sue insidie? Accresce il nostro naturale languore e la nostra negligenza prima ancora che iniziamo la preghiera; aumenta la nostra noia e le distrazioni, la nostra stanchezza nel corso della preghiera: insomma, ci assale da ogni parte per potere. poi, quando con molti sforzi e distrazioni l'abbiamo recitato, burlarsi di noi e dirci: “Tu non hai detto nulla che valga: il tuo Rosario non ha alcun valore; avresti fatto meglio lavorare, attendere ai tuoi affari; non ti accorgi che perdi il tuo tempo a biascicare tante preghiere vocali senza attenzione, mentre una mezz'ora di meditazione o una buona lettura ti sarebbe di maggior vantaggio? Domani, quando sarai meno assonnato, pregherai con più attenzione: rimanda a domani il resto del tuo Rosario!”.

In tal modo il demonio riesce con le sue astuzie a fartelo spesso tralasciare in tutto o in parte, o almeno a farti differirne la recita.


[124] Non dargli ascolto, caro confratello del Rosario, e non perderti d'animo quand'anche, durante il Rosario, la tua fantasia fosse stata piena di distrazioni e di pensieri stravaganti che tu hai cercato di scacciare come ti era possibile non appena te ne accorgevi; il tuo Rosario è tanto migliore quanto più è meritorio, è tanto più meritorio quanto più è difficile, e tanto più difficile quanto meno naturalmente piacevole all'anima e più disturbato da noiosi moscerini e formiche, che vagando qua e là, tuo malgrado, nell'immaginazione, non lasciano il tempo allo spirito di gustare ciò che dici e di ristorarsi nella pace.


[125] Anche se tu dovessi combattere durante l'intero Rosario contro le distrazioni, combatti pure coraggiosamente con le armi in pugno cioè continua a recitarlo, quantunque senza alcun gusto e consolazione sensibile. Sarà una lotta terribile ma tanto salutare all'anima fedele. Diversamente, se deponi le armi, cioè se tralasci il Rosario, sarai un vinto, e allora il demonio, che ha trionfato sulla tua volontà, ti lascerà in pace ma nel giorno del giudizio non mancherà di rinfacciarti la tua pusillanimità e infedeltà: “Chi è fedele nel poco, è anche fedele nel molto”(Lc 16,10): chi è fedele nel respingere le piccole distrazioni durante una brevissima preghiera, sarà fedele anche nell'allontanare le più grandi. Nulla di più certo: sono parole dello Spirito Santo!

Coraggio, dunque, servi buoni e fedeli serve di Gesù e della sua Santa Madre, che avete preso la decisione di dire ogni giorno il Rosario! Le molte mosche   chiamo così le distrazioni che vi molestano quando pregate   non riescano mai a farvi lasciare vilmente la compagnia di Gesù e di Maria, in cui siete mentre dite il Rosario. Più oltre vi suggerirò alcuni mezzi per diminuire le distrazioni.


ROSA QUARANTAQUATTRESIMA

Come recitare il Rosario

[126] Dopo aver invocato lo Spirito Santo, se vuoi recitare bene il Rosario, raccogliti un istante alla presenza di Dio ed offri le varie decine così come ti insegnerò più avanti.

Prima, però, di iniziare la decina fermati qualche attimo, più o meno a seconda del tempo disponibile, a configurare il mistero che stai per considerare e chiedi sempre, per tale mistero e per l'intercessione della Vergine Santa, una delle virtù che più risaltano nel mistero e della quale hai maggior bisogno.

Vigila soprattutto su due difetti, comuni a quasi tutti coloro che recitano il Rosario: il primo è di non formulare nessuna intenzione prima di iniziarlo; se tu Chiedi loro perché lo recitano, non sanno che rispondere. Perciò abbi sempre di mira qualche grazia da chiedere, una virtù da imitare o una colpa da evitare.

Il secondo difetto, ancor più frequente, è di pensare, all'inizio della preghiera, solo a terminarla al più presto. Ciò avviene perché si considera il Rosario come una pratica onerosa che grava enormemente finché non si è recitato, soprattutto se ce ne siamo fatti un obbligo di coscienza o ci è stato imposto come penitenza, nostro malgrado.


[127] Fa pietà vedere come dai più si recita il Rosario. Lo dicono con una precipitazione incredibile, perfino ne mangiano le parole!,.. E dire che non si vorrebbe fare un complimento in modo tanto ridicolo all'ultimo degli uomini! e intanto si pensa che Gesù e Maria ne sono onorati!... Ed allora, perché meravigliarsi se le preghiere più sante della religione cristiana restano quasi senza frutto e se, dopo aver recitato mille o diecimila Rosari non si è più santi di prima?

Frena, ti prego, caro confratello, la tua abituale precipitazione nel dire il Rosario; fai qualche pausa a metà del Pater e dell'Ave e fanne una più breve dopo le parole che qui sotto contrassegno con una crocetta:

Padre nostro che sei nei cieli + sia santificato il tuo nome + venga il tuo regno + sia fatta la tua volontà + come in cielo così in terra +. Dacci oggi + il nostro pane quotidiano + rimetti a noi i nostri debiti + come noi li rimettiamo ai nostri debitori + e non ci indurre in tentazione + ma liberaci dal male. Amen +.

Ave Maria, piena di grazia + il Signore è con te + tu sei benedetta fra tutte le donne + e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù + Santa Maria, Madre di Dio + prega per noi peccatori adesso + e nell'ora della nostra morte. Amen +.

A causa della cattiva abitudine di pregare in fretta, da principio forse proverai difficoltà a seguire queste pause, ma una decina recitata così, con calma, ti sarà più fruttuosa di mille Rosari detti in fretta senza riflessione e senza pause.


[128] Il beato Alano de la Rupe ed altri autori, fra i quali il Bellarmino, riferiscono la storia di quel buon sacerdote che aveva consigliato a tre sorelle, sue penitenti, di recitare devotamente il Rosario tutti i giorni per un amo intero, al fine di confezionare un bel vestito di gloria alla Vergine Maria: si tratta   egli diceva   di un segreto ricevuto dal cielo. Docili, le tre sorelle eseguirono puntualmente per un anno il consiglio. Ed ecco che la sera del giorno della Purificazione, quando esse erano già a letto, la Madonna, accompagnata dalle sante Caterina e Agnese, entrò nella loro camera. Era rivestita di un abito splendente di luce; in lettere d'oro vi erano scritte le parole del saluto: Ave, Maria, piena di grazia. La celeste Regina si avvicinò al letto della sorella maggiore e le disse: “Ti saluto, figlia mia!; tu mi hai salutato tanto spesso e così bene: ora vengo per ringraziarti del magnifico abito che mi hai confezionato”. Anche le due Sante accompagnatrici ringraziarono la giovane, poi tutte e tre scomparvero.

Un'ora dopo, la Vergine santissima ritornò, sempre accompagnata dalle due Sante; vestiva, questa volta, un abito verde, senza ricami in oro e senza alcuno splendore. Si avvicinò al letto della seconda sorella e la ringraziò per l'abito che le aveva fatto con la recita del Rosario. Nella prima apparizione costei aveva notato che l'abito della Madonna era molto più ricco, e chiese il motivo della differenza. “Perché   rispose Maria   la tua sorella maggiore mi ha fatto un abito assai più bello, recitando meglio di te il Rosario”. E scomparve.

Circa un'ora dopo, la Madonna riapparve, vestita di cenci laceri e sporchi; s'accostò alla sorella minore e le disse: “Figlia mia, così tu mi hai vestita; ti ringrazio!”. Piena di confusione, la giovinetta esclamò: “Possibile, Signora mia? io vi ho vestita così male? Perdonatemi e concedetemi un altro po' di tempo perché possa farvi un abito più bello recitando meglio il Rosario!”.

Cessata la visione, la povera giovane afflittissima andò dal confessore per raccontargli quanto le era accaduto. L'esimio sacerdote esortò lei e le altre sorelle a recitare il Rosario per un altro anno, con più impegno e devozione; così fecero. Trascorso l'anno, sempre nel medesimo giorno della Purificazione, sull'imbrunire, la Madonna riapparve alle tre sorelle. Era accompagnata come la prima volta, dalle sante Caterina e Agnese e vestiva un abito veramente magnifico. Disse loro: “Siate certe, figlie mie: verrete in Paradiso; domani stesso vi entrerete e grande sarà la vostra gioia”. Unanimi le sorelle risposero: “Il nostro cuore è pronto, nostra amata Signora; altro non desideriamo”.

Quella stessa sera le sorelle, colte da malore, mandarono a chiamare il loro confessore, ricevettero da lui gli ultimi sacramenti e lo ringraziarono di aver insegnato loro quella santa pratica. La dolce attesa si protrasse fino all'ora della Compieta quando la Madonna ricomparve, preceduta da un folto stuolo di vergini che rivestirono di candide tuniche le sorelle. Così agghindate le tre fortunate si avviarono verso la celeste patria, mentre un coro d'Angeli cantava: “Venite, spose di Cristo, ricevete la corona che vi siete preparata voi stesse per l'eternità”.

Da questa leggenda cogli parecchi insegnamenti: 1) quanto è importante avere buoni direttori che consigliano sante pratiche di pietà e specialmente il Rosario; 2) quanto è utile recitare il Rosario con attenzione e devozione; 3) quanto è benigna e misericordiosa la Madonna con chi si pente e propone di far meglio nell'avvenire; 4) quanto Ella è generosa nel ricompensare in vita, in morte e nell'eternità, i piccoli servizi che a lei rendiamo fedelmente.


ROSA QUARANTACINQUESIMA

Recitare il Rosario con modestia

[129] Aggiungo che bisogna recitare il Rosario con modestia, cioè, per quanto è possibile, in ginocchio, con le mani giunte e la corona fra le dita. Tuttavia chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica seduto o in piedi. E' bene recitarlo anche attendendo alle proprie occupazioni quando non sia possibile interromperle perché così esigono gli obblighi del proprio impiego; il lavoro manuale non impedisce la preghiera vocale. E' vero che l'anima nostra, essendo limitata nell'esercizio delle proprie facoltà, quando è tutta presa dal lavoro manuale è meno attenta alle operazioni dello spirito, qual è per esempio la preghiera; in caso di necessità, tuttavia, questa preghiera ha il suo valore agli occhi della Madonna che ricompensa più la buona volontà che l'azione esteriore.


[130] Ti consiglio di dividere la recita dell'intero Rosario in tre parti o in tre tempi della giornata; è meglio che recitarlo tutto di seguito con le sue quindici poste. Se non trovi tempo sufficiente per dirne una terza parte tutta insieme, recita ora una posta e ora un'altra; ti riuscirà in tal modo a recitare l'intero Rosario prima di andare al riposo, nonostante le tue occupazioni.

Imita in questo la fedeltà di san Francesco di Sales. Una volta, essendo egli molto stanco per le visite della giornata, verso mezzanotte si ricordò che gli rimanevano ancora alcune decine di Rosario da recitare: si inginocchiò e le disse prima di mettersi a letto, sebbene il suo confessore che lo vedeva affaticato, cercasse di convincerlo a rimandare la recita all'indomani. Imita anche la fedeltà, la modestia e la devozione di quel santo religioso citato dalle cronache di san Francesco, il quale prima di pranzo soleva recitare un Rosario in tali disposizioni. Ne ho parlato più sopra.


ROSA QUARANTASEIESIMA

Il Rosario in comune e a due cori

[131] Fra tanti metodi di recitare il Rosario il più glorioso per Dio, il più salutare per l'anima ed il più temuto dal demonio è quello di salmodiarlo, ossia di recitarlo in pubblico a due cori.

Dio ama le assemblee. In cielo, riuniti insieme, gli angeli e i beati cantano incessantemente le sue lodi; in terra, insieme uniti nelle loro comunità, i giusti pregano notte e giorno in comune. Nostro Signore consigliò espressamente agli Apostoli ed ai discepoli la preghiera comunitaria quando promise che tutte le volte due o tre persone si trovassero riunite nel suo Nome per fare la stessa preghiera Egli sarebbe stato in mezzo a loro. Quale gioia avere Gesù in nostra compagnia! Per conseguirla basta unirsi a recitare il Rosario. Così facevano spesso i cristiani dei primi tempi, nonostante le proibizioni persecutorie degli imperatori: le assemblee preferivano esporsi alla morte piuttosto che rinunciare a trovarsi insieme e a godere della compagnia di Cristo Gesù.


[132] La preghiera in comune è più salutare per l'anima:

1) perché d'ordinario la mente è più attenta nella preghiera pubblica che in quella privata;

2) perché quando sono in comune le preghiere dei singoli diventano preghiera collettiva dell'intera assemblea, cioè formano tutte insieme una medesima preghiera. Perciò se uno non prega abbastanza bene, un altro della comunità che prega meglio, supplisce alla sua manchevolezza. Il forte sostiene il debole, il fervoroso infiamma il tiepido, il ricco dona al povero, il cattivo rientra fra i buoni. Come si vende una misura di loglio? Basta mescolarlo con quattro o cinque staia di buon grano e tutto è venduto!;

3) chi recita il Rosario da solo ha il merito di un Rosario, ma se lo dice con trenta persone, avrà il merito di trenta rosari. tali sono le leggi della preghiera in comune. Grande vantaggio! e che guadagno!;

4) Urbano VIII, soddisfatto della devozione del Rosario recitato a due cori in molti luoghi di Roma, specialmente nel Convento della Minerva accordò cento giorni di indulgenza ogni volta che si dice il Rosario in coro, toties quoties (Breve Ad perpetuam rei memoriam del 1626);

5) la preghiera pubblica è più efficace di quella individuale per placare la collera di Dio e attirare la sua misericordia; la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, l'ha sempre promossa nei tempi di calamità e di generale disagio. Papa Gregorio XIII in una Bolla dichiara doversi piamente ritenere che le preghiere pubbliche e le processioni dei confratelli del Rosario contribuirono assai ad ottenere da Dio la grande vittoria riportata dai cristiani nel golfo di Lepanto sulla flotta turca, la prima domenica di ottobre 1571.


[133] Luigi il Buono, di felice memoria, nell'assedio di La Rochelle, dove gli eretici rivoltosi avevano la propria roccaforte, scrisse alla regina madre di ordinare preghiere pubbliche per conseguire la vittoria La regina dispose che fosse recitato il Rosario da tutto il popolo nella chiesa dei Domenicani del sobborgo di Sant'Onorato a Parigi: l'arcivescovo sollecitò tale disposizione e la pia pratica ebbe inizio il 20 maggio 1628. Vi parteciparono la regina madre e la regina regnante, il duca d'Orleans, i cardinali di La Rochefoucault e De Berulle, parecchi prelati, tutta la corte ed una folla imponente di popolo.

L'Arcivescovo leggeva ad alta voce le meditazioni sui misteri del Rosario; seguiva la recita del Pater e dell'Ave di ogni posta, alternata fra il presule stesso e i religiosi con tutti i presenti; al termine della preghiera mariana si portava processionalmente l'immagine della Madonna al canto delle litanie. La cerimonia si ripeté ogni sabato con fervore mirabile e la benedizione del cielo fu visibilissima: il re trionfò sugli inglesi nell'isola di Re ed entrò più tardi vittorioso in La Rochelle il giorno di Ognissanti di quel medesimo anno. Ciò dimostra con evidenza la forza della preghiera pubblica.


[134] Infine, il Rosario detto in comune è molto più temibile dal demonio perché con tale mezzo si costituisce un'armata per combatterlo. Talvolta egli trionfa con facilità sulla preghiera del singolo, ma vi riesce assai difficilmente quando la preghiera è fatta con altri. E' facile spezzare una verga sola, ma se unita a parecchie altre in un fascio, non si rompe più: l'unione fa la forza. I soldati si riuniscono in corpo d'armata per battere il nemico; i malvagi si uniscono spesso per le loro dissolutezze e danze; i demoni stessi si uniscono per rovinarci: e non si riunirebbero i cristiani per godere della presenza di Gesù, per calmare la collera di Dio, per attirare la sua grazia e la misericordia, ed infine, per vincere ed abbattere con più forza i demoni?

Caro confratello del Rosario, sia che tu abiti in città o in campagna, sia vicino alla parrocchia o ad una chiesina, recati là almeno ogni sera e col permesso del rettore della chiesa, in compagnia di quanti vorranno venire, recita il Rosario in comune; se, invece, non hai la comodità di andare in chiesa, fai, altrettanto in casa tua o in quella di altra persona del paese.


[135] Dio, per sua misericordia, ha sempre benedetto questa pratica nei luoghi dove io l'ho stabilita per conservare i frutti della missione da me predicata e per impedire il peccato. In certi borghi e paesi, prima che stabilissi la pratica del Rosario, si vedevano solo balli, immodestie, stravizi, litigi e divisioni; si udivano giuramenti falsi, canzoni immorali e oscenità. Ora vi si odono solo cantici e salmodie spirituali, vi sono persino edificanti gruppi di venti, trenta, cento e più persone che, a un'ora convenuta si incontrano per cantare le lodi al Signore, come fanno i religiosi. In alcune parti si usa recitare il Rosario in comune ogni giorno, in tre distinti momenti della giornata.

Purtroppo, come dappertutto, vi sono i riprovati anche là dove abitate. Siatene certi: anche da voi non mancheranno i perversi che trascureranno di venire al Rosario, che fors'anche ne rideranno e faranno il possibile, con maligne insinuazioni e cattivo esempio, per impedirvi di perseverare nella pia pratica. Ma non cedete; e non meravigliatevi del loro modo di agire: un giorno questi infelici saranno per sempre separati da Dio e esclusi dal paradiso come quaggiù essi si separano dalla compagnia di Gesù e dei suoi fedeli servi e serve.


ROSA QUARANTASETTESIMA

Recitare il Rosario con fede, umiltà...

[136] O anime fedeli, membri del Corpo di Cristo, popolo di Dio, separatevi dai malvagi, sottraetevi da coloro che rischiano di dannarsi a causa della loro empietà, mancanza di devozione e accidia; non perdete tempo a decidervi di recitare il Rosario con fede, con umiltà, fiducia e perseveranza. Chi pensa seriamente al comando di Gesù di pregare sempre, e considera l'esempio ch'Egli stesso ce ne diede e il bisogno estremo che abbiamo della preghiera a motivo delle nostre tenebre, ignoranze e debolezze, a causa dei nostri nemici spirituali, costui, certo, non si accontenterà di recitare il Rosario una volta all'anno, come esige la confraternita del Rosario perpetuo, o una volta alla settimana come prescrive quella del Rosario ordinario, ma lo reciterà ogni giorno, puntualmente, come prescrive la confraternita del Rosario quotidiano, la quale ricorda l'esigenza di provvedere alla propria salvezza.


[137] E' necessario pregare sempre, senza stancarsi (Lc 18,1): sono parole eterne di Gesù che bisogna credere e mettere in pratica se non si vuol essere dannati. Spiegatele come volete, purché non interpretiate alla moda, con l'intenzione di viverle solo “alla moda”. La vera spiegazione, del resto, è quella data da Nostro Signore stesso con i suoi luminosi esempi: “Vi ho dato l'esempio affinché anche voi facciate come ho fatto io a voi" (Gv 13,15). “Si recò sul monte a pregare e trascorse tutta la notte in orazione” (Lc 6,12). Come se il giorno non gli bastasse, egli impiegava anche la notte a pregare.

Gesù soleva ripetere agli apostoli anche queste altre: “Vegliate e pregate” (Mt 26,41). L'animo è debole, la tentazione è sempre insidiosa e continua; senza la preghiera costante la caduta è inevitabile. Gli apostoli pensarono che l'invito del Salvatore fosse soltanto un consiglio, interpretarono erroneamente la sua parola e caddero nella tentazione e perfino nel peccato, pur essendo della compagnia di Cristo Gesù.


[138] Caro confratello, se tu credi bene vivere secondo l'andazzo dei tempi   “alla moda”, come ho detto poco prima   cioè indulgere di quando in quando a qualche peccato mortale, pronto poi a confessartene quanto prima, oppure evitare solo le colpe più grossolane e scandalose, preoccupato di salvare le apparenze dell'onestà, non è, certo, necessario far tante preghiere o dire tanti Rosari: ti basterebbe una preghierina affrettata al mattino e alla sera, qualche Rosario imposto per penitenza, alcune dozzine di Ave Maria biascicate sbadatamente quando ti prendesse l'estro. Ce n'hai d'avanzo per vivere da cristiano formalista; facendo di meno ti avvieresti al libertinaggio, facendo di più cadresti nella singolarità, nel bigottismo,


[139] Se tu, invece, da vero buon cristiano, sinceramente risoluto a salvare l'anima e a camminare sulle orme dei Santi, vuoi evitare il peccato, rompere ogni laccio del demonio e spegnere il fuoco delle passioni, allora prega, prega sempre come insegnò e ordinò Nostro Signore. Ti occorre, dunque, per lo meno recitare ogni giorno il Rosario o altra preghiera equivalente. Ho detto: “per lo meno”, poiché col Rosario quotidiano otterrai quanto è necessario per tenerti lontano dal peccato mortale, per vincere ogni tentazione in mezzo alle iniquità del mondo che travolgono spesso anche i più forti, in mezzo alle fitte tenebre che possono oscurare anche i più illuminati e in mezzo agli spiriti maligni più che mai sperimentati, i quali, sapendo; d'aver poco tempo per indurre al male, usano ogni astuzia e, purtroppo, ottengono successo. Non ti sembra già una grazia insigne quella che ti offre il Rosario se riesci a sfuggire da tutte le insidie e a salvarti?


[140] Se non vuoi credere a quanto ti dico io, credi almeno alla tua personale esperienza! Io ti domando: quando tu facevi quel poco di preghiera e nel modo che usa il cristiano mediocre, forse che eri capace di evitare certe gravi colpe che allora alla tua tiepidezza parevano leggere? Apri, dunque, gli occhi e se vuoi vivere e morire da santo, senza peccati almeno mortali, prega sempre: recita ogni giorno il Rosario come già facevano i confratelli agli inizi della Confraternita (vedi più sotto la prova di quanto dico). Quando la Madonna lo consegnò a san Domenico, gli ordinò di recitarlo e farlo recitare ogni giorno; perciò il Santo non riceveva nella Confraternita alcuno che non fosse deciso alla recita quotidiana.

Attualmente nella Confraternita del Rosario ordinario si domanda solo la recita settimanale, ma ciò è da attribuire al rallentare del fervore ed al raffreddamento della carità. Non si può pretendere di più da chi prega quasi controvoglia: ma all'inizio non era così (Mi 19,8).


[141] Altre tre cose da notare:

1) se vuoi entrare nella Confraternita del Rosario quotidiano e partecipare alle preghiere ed ai meriti degli associati non basta essere già iscritti nell'altra Confraternita, detta ordinaria, o fare unicamente la promessa di recitare il Rosario ogni giorno, ma devi dare il tuo nome a chi ha la facoltà di accettare l'iscrizione in quella Confraternita (e sarà bene che ti confessi e comunichi in tale circostanza), perché il Rosario ordinario non contiene quello quotidiano, come, viceversa, il quotidiano contiene quello ordinario;

2) rigorosamente parlando non v'è alcuna mancanza, neppure veniale, se si omette la recita del Rosario quotidiano, settimanale o annuale;

3) quando una malattia, una legittima obbedienza o necessità o dimenticanza involontaria causano l'omissione del Rosario, allora non solo ne hai egualmente il merito ma pure partecipi al merito dei Rosari che recitano gli altri confratelli; non è, quindi, assolutamente necessario che l'indomani tu dica due Rosari per supplire a quello non recitato senza tua colpa. Se la malattia ti permette di recitare anche solo una parte del Rosario, tu lo devi fare.

Signore Gesù, beati i confratelli del Rosario quotidiano che ogni giorno ti sono accanto, nella casetta di Nazareth o sul Calvario presso la tua croce o vicini al tuo trono in cielo, intenti a contemplare i tuoi misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Quanto sono felici qui in terra per le grazie particolari che prodighi loro e quanto saranno felici in cielo dove ti loderanno più particolarmente nei secoli eterni (1Re, 10,8; Sal 84,5).


[142] Bisogna recitare il Rosario con fede, ricordando le parole di Gesù: “Tutto quello che domandate, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,24). Egli ti dirà: “Va, e sia fatto secondo la tua fede” (Mt 8,13). “ Se qualcuno di voi manca di sapienza la domandi a Dio... La domandi però con fede, senza esitare” (Gc 1,6), recitando il Rosario, e gli sarà concessa.


[143] Occorre, inoltre, pregare con umiltà come il pubblicano. Egli stava genuflesso, a terra e non con un ginocchio levato, non sul banco come fanno più o meno gli orgogliosi. Se ne stava in fondo al tempio, non nel santuario come il fariseo; teneva gli occhi verso terra, non osando neppure guardare verso il cielo; non teneva la testa alta né osservava qua e là come il fariseo. Si batteva il petto, confessandosi peccatore e chiedendo perdono: O Dio, abbi pietà di me peccatore (Mc 18,13); e non come il fariseo che vantava le sue buone opere e disprezzava gli altri.

Guardati, dunque, dall'imitare l'insolente preghiera del fariseo che lo rese ancor più indurito e maledetto; imita invece l'umile contegno del pubblicano che gli ottenne il perdono dei peccati.

Ancora: rifuggi da quanto sa di straordinario e non desiderare né chiedere di avere singolari rivela­zioni o grazie eccezionali che Dio talvolta comunica ad alcuni Santi, fedeli al Rosario; ti basti la fede, ora che il Vangelo e tutte le devozioni sono stabilite a sufficienza.

Nei periodi di aridità, di disgusto o di afflizione interiore non omettere mai una sia pure minima parte del Rosario: daresti prova di orgoglio e di infedeltà. Invece, da bravo campione di Gesù e di Maria, recita il Pater e l'Ave anche se ti senti povero di cuore e di mente, cioè anche se non vedi né gusti nulla di confortevole, sforzandoti di riflettere come puoi sui misteri. Non desiderare il pane quotidiano accompagnato dal dolce o dal confetto come pretende il bambino; ad imitazione più perfetta di Gesù agonizzante, proprio quando avverti le maggiori difficoltà nel recitare il Rosario, prolungane la recita; si dovrà dire di te ciò che è detto di Gesù: “In preda all'agonia, pregava più intensamente" (Lc 22,43).


[144 ] Da ultimo: prega con ogni fiducia, fondata sulla bontà e la liberalità infinita, di Dio e sulle promesse di Gesù. Dio è, la sorgente di acqua viva che si riversa incessantemente nel cuore di chi prega; Gesù è il depositario della grazia e della verità divina. Ora il desiderio più ardente del Padre nei nostri riguardi è di comunicarci queste acque salutari di grazia e misericordia; ci dice Egli infatti: “Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore, venite all'acqua” (Is 51,1) nella preghiera. E se non lo preghiamo, dolcemente Egli si lamenta di essere lasciato da parte: “Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva” (Ger 2,13).

Chiedere grazie a Nostro Signore è fargli piacere, più gradito a Lui del piacere che prova la mamma quando il bambino si nutre del suo latte. La preghiera è il canale della grazia di Dio: attingiamola, quindi, da Gesù che ne è il fiduciario. Se a Lui non si ricorre con la preghiera, come è doveroso per tutti i figli di Dio, Egli se ne lamenta amorevolmente: “Finora non avete chiesto nulla: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt 7,7). E per ispirarci la massima fiducia nella preghiera si è impegnato Egli stesso assicurandoci che il Padre ci largirà quanto chiederemo nel suo Nome.


ROSA QUARANTOTTESIMA

Perseveranza nella devozione al Rosario

[145] Alla fiducia dobbiamo unire la perseveranza: soltanto chi persevera nella domanda riceverà, nella ricerca troverà, nel bussare gli sarà aperto. Non basta pregare per un mese, un anno, dieci o vent'anni per chiedere al Signore una grazia: occorre tenere duro, chiedere sino alla morte   se è il caso   decisi ad ottenere quel che gli si chiede per la propria salvezza o a morire. Sì, anche a morire: questa disposizione d'animo deve anzi accompagnare la nostra perseveranza nella preghiera e la nostra confidenza in Dio, fino a ripetere con Giobbe: “Mi uccida pure, non me ne dolgo” (Gb 13,15), e da lui aspetterò quanto gli domando.


[146] La liberalità dei grandi e dei ricchi del mondo si manifesta nel prevenire con favori le persone bisognose prima ancora che chiedano; Dio, invece, mostra la sua munificenza nel lasciar chiedere e cercare per molto tempo le grazie che vuole concedere; anzi, quanto più la grazia da accordare è preziosa, tanto più a lungo la fa attendere. Il motivo? 1) perché la grazia sia più abbondante; 2) perché chi la riceve ne abbia maggiore stima e 3) perché si badi a non perderla dopo averla ricevuta: non si apprezza molto ciò che si ottiene troppo presto e con facilità.

Caro confratello del Rosario, sii dunque perseverante nel chiedere a Dio col Rosario le grazie spirituali e materiali che ti abbisognano, in particolare la grazia della divina Sapienza che è un tesoro inesauribile (Sap 7,14), e non dubitare: presto o tardi l'otterrai purché non tralasci il Rosario e non ti scoraggi a mezzo cammino: “Lunga è la strada che ti resta ancora da percorrere” (1Re 19,7), molte le avversità da affrontare, le difficoltà da superare, i nemici da vincere prima d'aver accumulato abbastanza tesori per l'eternità; molti i Pater e Ave che ti occorrono per guadagnarti il Paradiso e la bella corona che attende ogni fedele confratello del Rosario.

“Tieni saldo quello che hai perché nessuno ti tolga la corona” (Ap 3,11). Stai attento a che un altro più fedele di te a dire il Rosario non porti via la tua corona. La tua corona: essa era tua, Dio te l'aveva preparata, te l'eri già meritata a metà con i tuoi Rosari ben recitati; ma poi ti sei fermato per strada, la buona strada in cui correvi tanto bene (Cfr. Gal 5,7), e così un altro ti è passato innanzi, è arrivato prima; più diligente e più fedele di te egli con i Rosari e le sue opere buone ha acquistato e pagato l'occorrente per avere quella tua corona. “Chi mai li ha tagliato la strada” (Gal 5,7) per conquistarla tu la corona? Ahimè, i nemici del Rosario che sono numerosi!


[147] Credimi, solo “i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12). Tali corone non sono per i timidi che paventano i motteggi e le minacce del mondo; non sono neppure per quei pigri e accidiosi che recitano il Rosario con negligenza o in fretta o per abitudine, o solo di quando in quando, secondo il capriccio; non sono neppure per quegli indolenti che si scoraggiano e disarmano non appena vedono l'inferno scatenarsi contro il loro Rosario. Se tu, caro confratello, pensi di metterti al servizio di Gesù e Maria col dire ogni giorno il Rosario, preparati alla tentazione: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione” (Sir 2,1). Non illuderti: gli eretici, i libertini, i frivoli, i mezzo devoti, i falsi profeti, tutti d'accordo con la tua natura contaminata e con le potenze infernali, ti muoveranno nefanda crociata per farti abbandonare questa pratica.


[148] Per premunirti contro gli attacchi, non dico degli eretici e dei dissoluti, ma dei così detti onesti del mondo e perfino delle persone devote alle quali il Rosario non garba, eccoti alcuni saggi del loro modo di pensare e di parlarne:

  “Che cosa vorrà mai insegnare questo ciarlatano?” (At 17,18).

  “Venite, tendiamo insidie al giusto perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni” (Sap 2,12).

  Che mai va biascicando questo cicalone di corone e di Rosari? che cosa va borbottando di continuo?

  Che fannullone! altro non fa che recitare Rosari... farebbe assai meglio a lavorare invece di perdersi in simili beghinerie!

  Eh sì, basta dire il Rosario e le allodole cadranno belle arrostite dal cielo; il Rosario ci procurerà il pranzo!...

  Dice il Signore: aiutati che io ti aiuterò... perché, allora, impastoiarsi con preghiere?... Una preghiera breve penetra in cielo, un Pater ed un'Ave recitati bene sono più che sufficienti; Dio non ha comandato il Rosario, cosa buona anzi ottima se c'è tempo per recitarlo, ma non è per tale devozione che saremo più sicuri di salvarci. Quanti Santi non l'hanno mai recitato!

  C'è gente che giudica tutto secondo la propria misura; indiscreti che spingono ogni cosa all'esagerazione, scrupolosi che vedono il peccato dove non c'è e dicono che andranno all'inferno quanti non recitano il Rosario.

  Dire il Rosario va bene per le donnette ignoranti che non sanno leggere. Perché dire il Rosario? non è forse meglio l'Ufficio della Madonna o i Sette Salmi? Esiste forse una preghiera più efficace dei Salmi dettati dallo Spirito Santo?

  Tu proponi di dire il Rosario ogni giorno? la tua risoluzione è un fuoco di paglia e non durerà a lungo. Ed allora, non è meglio impegnarsi in meno pratiche ed essere fedeli solo ad alcune?

  Andiamo, amico, credi a me: recita bene la preghiera del mattino e della sera e lavora per il Signore nel corso della giornata; Dio non ti chiede di più. Se tu non dovessi   come devi!   guadagnarti di che vivere, allora potresti anche impegnarti a recitare il Rosario. Recitalo, dunque, la domenica e nei giorni festivi, a tuo agio, ma non nei giorni feriali quando è tempo di lavorare.

  Come? vuoi tenere in mano una corona così lunga, proprio da donnetta? Macché, io ne ho viste di una sola decina che valgono quanto quelle di quindici decine.

  Vuoi portare la corona alla cintura? Ma è una affettazione di santità; mettitela al collo piuttosto, come usano gli spagnoli, memorandi ruminatori di Rosari che incontri con una grande corona in mano, pronti a colpire a tradimento con il pugnale che stringono nell'altra mano. Lascia, lascia da parte queste devozioni esteriori; vera devozione è quella del cuore, ecc.


[149] Persone di talento, grandi dottori ma poveri di spirito ed orgogliosi non ti consiglieranno mai il Rosario; tenteranno piuttosto di convincerti a recitare i Sette Salmi penitenziali o qualche altra preghiera. E così, se un buon confessore ti ha imposto per penitenza di dire un Rosario per quindici giorni o per un mese, basterà che tu vada a confessarti da uno di questi signori perché tale penitenza ti venga commutata in altre preghiere o in digiuni o messe o elemosine.

Ti accadrà pure di consultare qualche pio contemplativo   e ve ne sono nel mondo   il quale non conoscendo per diretta esperienza l'importanza del Rosario, invece di consigliartelo te ne allontanerà per avviarti piuttosto alla contemplazione, come se Rosario e contemplazione fossero incompatibili fra loro, come se i tanti Santi devoti del Rosario non siano stati grandi contemplativi! Né mancheranno perfino i tuoi nemici... di casa che ti attaccheranno e tanto più crudelmente per il fatto che sei a loro intimamente unito. Intendo parlare delle potenze dell'anima e dei sensi del corpo, delle distrazioni della mente, le aridità del cuore, gli abbattimenti morali e le malattie. Tutti questi avversari, in combutta con gli spiriti maligni che si immischieranno, ti strilleranno: ma lascia il Rosario! è il Rosario che ti dà il mal di capo; lascialo, dunque; tanto, non è d'obbligo in coscienza. Tutt'al più recitane solo una parte; i tuoi disturbi sono una prova che Dio non vuole che tu lo dica; meglio ancora, rimandalo a domani, quando starai in salute, ecc.


[150] Insomma, caro confratello, il Rosario quotidiano ha tanti nemici che io considero come uno dei più segnalati favori del cielo la grazia di perseverarvi fino alla morte. Sii perseverante, quindi, e non dubitare che in cielo avrai una splendida corona, preparata in premio alla tua fedeltà: “Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita” (Ap 2,10).


ROSA QUARANTANOVESIMA

A proposito delle indulgenze

[151] Perché possiate lucrare le indulgenze concesse ai confratelli del Rosario, sono opportune alcune osservazioni.

L'indulgenza, in generale, è la remissione piena o in parte della pena temporale dovuta per i peccati attuali già perdonati: remissione possibile grazie al­l'applicazione, delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo Gesù, della Madonna e dei Santi, contenute nel tesoro della Chiesa.

L'indulgenza plenaria è la remissione totale della pena dovuta al peccato; la parziale, invece, (per esem­pio di cento o mille anni) è la remissione di quella pena che nei primi tempi della Chiesa sarebbe stata condonata dopo una, penitenza sostenuta per un tanto di tempo e imposta dagli antichi canoni della Chiesa, secondo la qualità delle colpe. Faccio un esempio: se quei canoni prescrivevano per un solo peccato mortale sette anni di penitenza (talvolta anche dieci o quindici anni!) il reo di venti peccati mortali avrebbe dovuto fare per lo meno sette volte vent'anni di penitenza. Questo in teoria; in concreto erano previste altre disposizioni.


[ 152] Le condizioni per l'acquisto delle indulgenze annesse al Rosario sono tre: 1) essere veramente pentiti, confessati e comunicati, come è prescritto dalle Bolle delle Indulgenze; 2) non conservare il minimo affetto a nessun peccato veniale, se si tratta di indulgenze plenarie; persistendo, infatti, un tale affetto rimane la colpa, rimanendo la colpa non è rimessa la pena dovuta; 3) recitare preghiere e compiere le buone opere prescritte dalle Bolle.

Secondo la mente dei Pontefici, si possono acquistare le indulgenze parziali, pur non lucrando la plenaria; in tal caso non sarà sempre necessario essere confessati e comunicati. E questo vale per le indulgenze annesse alla recita del Rosario, alle processioni, alle corone benedette, ecc. Tutte occasioni da non trascurare.


[153] Il Flammin e numerosi autori riferiscono che una donzella di distinta famiglia, una certa Alessandra, miracolosamente convertita e iscritta nella Confraternita del Rosario da san Domenico, dopo la morte apparve al Santo per dirgli che era condannata a rimanere settecento anni in purgatorio a causa di colpe commesse e fatte commettere ad altri con le sue vanità mondane, e lo pregò di venirle in aiuto chiedendo ai confratelli del Rosario di suffragare la sua anima: ciò che san Domenico, fece.

Quindici giorni dopo ella riapparve splendente più del sole, ringraziò il Santo di essere tanto sollecitamente liberata dal Purgatorio per le preghiere dei confratelli ed informò il Santo d'essere venuta anche per supplicarlo, da parte delle anime in stato di purificazione, di continuare a predicare il Rosario e a sollecitare i loro parenti a renderle partecipi del merito dei propri Rosari. Esse, poi, li avrebbero ricompensati largamente non appena fossero giunte in paradiso.


[154] Per agevolarvi l'esercizio del Rosario ecco alcuni metodi di recitarlo santamente con la meditazione dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Gesù e di Maria. Adottate quello che sarà più di vostro gusto; anzi, voi stessi potrete comporne un altro, come già fecero non pochi Santi.

Il manoscritto non porta la 50a Rosa, che forse nell'intenzione dell'autore è costituita dai metodi per recitare il S. Rosario. Questi sono pubblicati a parte (n. 1 6) insieme ad altri che non figurano nel manoscritto del SAR.


MANSUETUDINE PC-57. 1

Catalina Rivas

Modera la collera, appena sopravviene, con la virtù della mansuetudine. Ricordati di Me, della Mia Passione, della Mia Croce. Mi sono forse Io irritato? Non puoi sapere quanto Mi è gradito quell’uomo dolce e mansueto che soffre tranquillo e paziente le critiche avverse, le persecuzioni e le ingiurie! Ma certi si vantano di essere mansueti senza esserlo, poiché sono mansueti solamente con chi elargisce loro elogi e favori; e con chi li ingiuria e reca loro danno, reagiscono con vendette e furori. La virtù della mansuetudine consiste nell’essere dolce e paziente con chi ti maltratta e ti detesta.

Leggi Colossesi 3, 12. Tu pretendi che gli altri tollerino i tuoi difetti e che tacciano le ragioni per cui si lagnano di te? Devi, dunque, fare anche tu lo stesso con gli altri. Quando ricevi qualche offesa dal tuo prossimo irritato contro di te, rispondigli con dolcezza e umiltà, così lo ammansirai. Vedi, un certo monaco passava un giorno attraverso un campo dove si stava seminando; il proprietario gli va incontro e lo copre di maledizioni e di insulti. “Padre, hai ragione, ho fatto male. Perdonami!” risponde il monaco. Il contadino si addolcisce talmente che tutta la sua collera se ne va, e finisce col seguire il monaco ed entrerà poi, anche lui, nel suo convento... Devi sapere che gli orgogliosi trasformano le umiliazioni ricevute in bandiere del loro orgoglio. Ma gli umili e i mansueti trasformano i disprezzi che ricevono in bandiere della loro umiltà. Ecco perché ho detto: “Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno.” Matteo 5, 11.

Non ti sentire così cattiva. Io ti amo, e bisogna che tu impari. L’uomo docile è utile agli altri, perché non c’è niente che inciti di più gli altri a decidersi per servire Dio che vedere una persona piena di docilità e di gioia quando riceve una ingiuria. La virtù si riconosce nel tempo dell’avversità; così come l’oro viene purificato nel crogiolo, ugualmente la mansuetudine dell’uomo può venire verificata nel crogiuolo della umiliazione.

Vedi, il Cantico dei cantici 1, 11 parla del profumo del nardo. Effettivamente, è questa una pianta odorifera, che diffonde la sua fragranza solamente quando viene strofinata con forza. Un uomo è mansueto solamente quando si vede che sopporta con pazienza e senza collera i maltrattamenti e gli insulti. Solo allora può essere percepito il profumo del nardo... o la virtù della mansuetudine.