Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Dall'inizio alla fine della sua vita, l'uomo è sempre in movimento e mai riposa finché non arriva al suo "luogo", cioè a Dio. Dice infatti Agostino: "Inquieto è il nostro cuore, o Signore, finché non riposa in te". E il salmo aggiunge: "Nella pace è il suo luogo" (Sal 75,3). Il "luogo" dell'uomo è Dio: non ci sarà  mai pace se non in lui, e quindi a lui si deve tornare. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 6° settimana del Tempo di Pasqua (San Filippo Neri)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Esodo 20

1Dio allora pronunciò tutte queste parole:
2"Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù:3non avrai altri dèi di fronte a me.4Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano,6ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:9sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te.11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.
12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio.
13Non uccidere.
14Non commettere adulterio.
15Non rubare.
16Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17Non desiderare la casa del tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".
18Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano.
19Allora dissero a Mosè: "Parla tu a noi e noi ascolteremo, ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!".
20Mosè disse al popolo: "Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate".
21Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura, nella quale era Dio.
22Il Signore disse a Mosè: "Dirai agli Israeliti: Avete visto che vi ho parlato dal cielo!23Non fate dèi d'argento e dèi d'oro accanto a me: non fatene per voi!24Farai per me un altare di terra e, sopra, offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò.25Se tu mi fai un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché alzando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana.26Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità.


Siracide 37

1Ogni amico dice: "Anch'io ti sono amico",
ma esiste l'amico che lo è solo di nome.
2Non è forse un dolore mortale
un compagno e un amico trasformatosi in nemico?
3O inclinazione malvagia, da dove sei balzata,
per ricoprire la terra con la tua malizia?
4Il compagno si rallegra con l'amico nella felicità,
ma al momento della disgrazia gli sarà ostile.
5Il compagno soffre con l'amico per ragioni di stomaco,
ma di fronte al conflitto prenderà lo scudo.
6Non ti dimenticare dell'amico dell'anima tua,
non scordarti di lui nella tua prosperità.

7Ogni consigliere suggerisce consigli,
ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio.
8Guàrdati da un consigliere,
infòrmati quali siano le sue necessità
- egli nel consigliare penserà al suo interesse -
perché non getti la sorte su di te
9e dica: "La tua via è buona",
poi si terrà in disparte per vedere quanto ti accadrà.
10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco,
nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano.
11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale,
con un pauroso sulla guerra,
con un mercante sul commercio,
con un compratore sulla vendita,
con un invidioso sulla riconoscenza,
con uno spietato sulla bontà di cuore,
con un pigro su un'iniziativa qualsiasi,
con un mercenario annuale sul raccolto,
con uno schiavo pigro su un gran lavoro;
non dipendere da costoro per nessun consiglio.
12Invece frequenta spesso un uomo pio,
che tu conosci come osservante dei comandamenti
e la cui anima è come la tua anima;
se tu inciampi, saprà compatirti.
13Segui il consiglio del tuo cuore,
perché nessuno ti sarà più fedele di lui.
14La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire
meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare.
15Al di sopra di tutto questo prega l'Altissimo
perché guidi la tua condotta secondo verità.

16Principio di ogni opera è la ragione,
prima di ogni azione è bene riflettere.
17Radice dei pensieri è il cuore,
queste quattro parti ne derivano:
18bene e male, vita e morte,
ma su tutto domina sempre la lingua.
19C'è l'uomo esperto maestro di molti,
ma inutile per se stesso.
20C'è chi posa a saggio nei discorsi ed è odioso,
a costui mancherà ogni nutrimento;
21non gli è stato concesso il favore del Signore,
poiché è privo di ogni sapienza.
22C'è chi è saggio solo per se stesso,
i frutti della sua scienza sono sicuri.
23Un uomo saggio istruisce il suo popolo,
dei frutti della sua intelligenza ci si può fidare.
24Un uomo saggio è colmato di benedizioni,
quanti lo vedono lo proclamano beato.
25La vita dell'uomo ha i giorni contati;
ma i giorni di Israele sono senza numero.
26Il saggio otterrà fiducia tra il suo popolo,
il suo nome vivrà per sempre.

27Figlio, nella tua vita prova te stesso,
vedi quanto ti nuoce e non concedertelo.
28Difatti non tutto conviene a tutti
e non tutti approvano ogni cosa.
29Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria,
non ti gettare sulle vivande,
30perché l'abuso dei cibi causa malattie,
l'ingordigia provoca coliche.
Molti sono morti per ingordigia,
chi si controlla vivrà a lungo.


Salmi 7

1'Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita.'

2Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.

4Signore mio Dio, se così ho agito:
se c'è iniquità sulle mie mani,
5se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6il nemico m'insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.

7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8L'assemblea dei popoli ti circondi:
dall'alto volgiti contro di essa.
9Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.

11La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.

15Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.


Geremia 20

1Pascùr figlio di Immèr, sacerdote e sovrintendente-capo del tempio, udì Geremia predire tutte queste cose.2Pascùr fece fustigare il profeta Geremia e quindi lo mise in ceppi nella prigione che si trovava presso la porta superiore di Beniamino, nel tempio del Signore.3Quando poi il giorno dopo Pascùr fece liberare dai ceppi Geremia, questi gli disse: "Il Signore non ti chiama più Pascùr, ma Terrore all'intorno".
4Perché così dice il Signore: "Ecco io darò in preda al terrore te e tutti i tuoi cari; essi cadranno per la spada dei loro nemici e i tuoi occhi lo vedranno. Metterò tutto Giuda nelle mani del re di Babilonia, il quale li deporterà a Babilonia e li colpirà di spada.5Consegnerò tutte le ricchezze di questa città e tutti i suoi prodotti, tutti gli oggetti preziosi e tutti i tesori dei re di Giuda in mano ai suoi nemici, i quali li saccheggeranno e li prenderanno e li trasporteranno a Babilonia.6Tu, Pascùr, e tutti gli abitanti della tua casa andrete in schiavitù; andrai a Babilonia, là morirai e là sarai sepolto, tu e tutti i tuoi cari, ai quali hai predetto menzogne".

7Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto forza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno;
ognuno si fa beffe di me.
8Quando parlo, devo gridare,
devo proclamare: "Violenza! Oppressione!".
Così la parola del Signore è diventata per me
motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno.
9Mi dicevo: "Non penserò più a lui,
non parlerò più in suo nome!".
Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente,
chiuso nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.
10Sentivo le insinuazioni di molti:
"Terrore all'intorno!
Denunciatelo e lo denunceremo".
Tutti i miei amici spiavano la mia caduta:
"Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta".
11Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori
cadranno e non potranno prevalere;
saranno molto confusi perché non riusciranno,
la loro vergogna sarà eterna e incancellabile.
12Signore degli eserciti, che provi il giusto
e scruti il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di essi;
poiché a te ho affidato la mia causa!
13Cantate inni al Signore, lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.
14Maledetto il giorno in cui nacqui;
il giorno in cui mia madre mi diede alla luce
non sia mai benedetto.
15Maledetto l'uomo che portò la notizia
a mio padre, dicendo:
"Ti è nato un figlio maschio", colmandolo di gioia.
16Quell'uomo sia come le città
che il Signore ha demolito senza compassione.
Ascolti grida al mattino
e rumori di guerra a mezzogiorno,
17perché non mi fece morire nel grembo materno;
mia madre sarebbe stata la mia tomba
e il suo grembo gravido per sempre.
18Perché mai sono uscito dal seno materno
per vedere tormenti e dolore
e per finire i miei giorni nella vergogna?


Lettera ai Romani 2

1Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.2Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose.3Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?4O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione?5Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio,6il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere:7la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;8sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all'ingiustizia.9Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco;10gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco,11perché presso Dio non c'è parzialità.

12Tutti quelli che hanno peccato senza la legge, periranno anche senza la legge; quanti invece hanno peccato sotto la legge, saranno giudicati con la legge.13Perché non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la legge saranno giustificati.14Quando i pagani, che non hanno la legge, per natura agiscono secondo la legge, essi, pur non avendo legge, sono legge a se stessi;15essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.16Così avverrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo.
17Ora, se tu ti vanti di portare il nome di Giudeo e ti riposi sicuro sulla legge, e ti glori di Dio,18del quale conosci la volontà e, istruito come sei dalla legge, sai discernere ciò che è meglio,19e sei convinto di esser guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre,20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché possiedi nella legge l'espressione della sapienza e della verità...21ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi?22Tu che proibisci l'adulterio, sei adùltero? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi?23Tu che ti glori della legge, offendi Dio trasgredendo la legge?24Infatti 'il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani', come sta scritto.

25La circoncisione è utile, sì, se osservi la legge; ma se trasgredisci la legge, con la tua circoncisione sei come uno non circonciso.26Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della legge, la sua non circoncisione non gli verrà forse contata come circoncisione?27E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della legge e la circoncisione, sei un trasgressore della legge.28Infatti, Giudeo non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne;29ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito e non nella lettera; la sua gloria non viene dagli uomini ma da Dio.


Capitolo XII: Colui che si appresta a comunicarsi con Cristo vi si deve preparare con scrupolosa diligenza

Leggilo nella Biblioteca

Voce del Diletto

1. Io sono colui che ama la purezza; io sono colui che dona ogni santità. Io cerco un cuore puro: là è il luogo del mio so. Allestisci e "apparecchia per me un'ampia sala ove cenare (Mc 14,15; Lc 22,12), e farò la Pasqua presso di te con i miei discepoli". Se vuoi che venga a te e rimanga presso di te, espelli "il vecchio fermento" (1Cor 5,7) e purifica la dimora del tuo cuore. Caccia fuori tutto il mondo e tutto il disordine delle passioni; sta "come il passero solitario sul tetto" (Sal 101,8) e ripensa, con amarezza di cuore, ai tuoi peccati. Invero, colui che ama prepara al suo caro, da cui è amato, il luogo migliore e più bello: di qui si conosce l'amorosa disposizione di chi riceve il suo diletto. Sappi tuttavia che, per questa preparazione - anche se essa durasse un intero anno e tu non avessi altro in mente - non potresti mai fare abbastanza con le tue sole forze. E' soltanto per mia benevolenza e per mia grazia, che ti viene concesso di accostarti alla mensa: come se un poveretto fosse chiamato al banchetto di un ricco e non avesse altro modo per ripagare quel beneficio che farsi piccolo e rendere grazie. Fa' dunque tutto quello che sta in te; fallo con tutta attenzione, non per abitudine, non per costrizione. Il corpo del tuo Diletto Signore Dio, che si degna di venire a te, accoglilo con timore, con venerazione, con amore. Sono io ad averti chiamato; sono io ad aver comandato che così fosse fatto; sarò io a supplire a quel che ti manca. Vieni ed accoglimi. Se ti concedo la grazia della devozione, che tu ne sia grato al tuo Dio; te la concedo, non già per il fatto che tu ne sia degno, ma perché ho avuto misericordia di te. Se non hai questa devozione, e ti senti piuttosto arido, insisti nella preghiera, piangi e bussa, senza smettere finché non avrai meritato di ricevere almeno una briciola o una goccia della grazia di salvezza. Sei tu che hai bisogno di me, non io di te. Sono io che vengo a santificare te e a farti migliore, non sei tu che vieni a dare santità a me. Tu vieni per ricevere da me la santità, nell'unione con me; per ricevere nuova grazia, nel rinnovato, ardente desiderio di purificazione. "Non disprezzare questa grazia" (1Tm 4,14); prepara invece il tuo cuore con ogni cura e fa' entrare in te il tuo diletto.

2. Ancora, occorre, non solo che tu ti disponga a pietà, avanti la Comunione, ma anche che tu ti conservi in essa, con ogni cura, dopo aver ricevuto il Sacramento. La vigilanza di poi non deve essere inferiore alla devota preparazione di prima; ché tale attenta vigilanza è a sua volta la migliore preparazione per ottenere una grazia più grande. Taluno diventa assai mal disposto, proprio per essersi subito abbandonato a consolazioni esteriori. Guardati dal molto parlare; tieniti appartato, a godere del tuo Dio. E' lui che tu possiedi; neppure il mondo intero te lo potrà togliere. Io sono colui al quale devi darti interamente, così che tu non viva più in te, ma in me, fuori da ogni affanno.


LIBRO SETTIMO

Sul battesimo contro i Donatisti - Sant'Agostino

Leggilo nella Biblioteca

Cipriano sbagliò ma amò l'unità.

1. 1. Speriamo di non essere noiosi ai nostri lettori, se trattiamo, sia pure sotto aspetti diversi, lo stesso argomento. È vero che in tutte le nazioni, di fronte agli attacchi che gettano non poca oscurità sulla questione del battesimo, in cui si discute se tra gli eretici e gli scismatici si può trovare lo stesso battesimo della Cattolica, la santa Chiesa è garantita dall'autorità di un'antica consuetudine e di un concilio plenario; tuttavia, visto che uomini non disprezzabili, soprattutto Cipriano, hanno avuto pareri discordi anche nella stessa unità, proprio della sua autorità tentano di avvalersi contro di noi quelli che sono ben lontani dalla sua carità. Per questo noi, ritenendo conveniente trattare ed esaminare i vari temi che abbiamo trovato nel suo concilio e nei suoi scritti, siamo costretti a riprendere, per così dire, in mano, un po' più a lungo, la stessa questione, per mostrare con quanta saggezza la Chiesa cattolica universale ha deciso che gli eretici e gli scismatici, che avevano ricevuto il battesimo di Cristo nella comunione di provenienza, siano ammessi nella comunione cattolica con questo stesso battesimo, dopo essersi corretti del loro errore, ed essersi radicati e fondati nella carità 1. Sicché, per quanto riguarda il sacramento del battesimo, non si desse loro ciò che avevano, ma si rendesse utile ciò che era in loro. Certo il beato Cipriano, ora che il corpo corruttibile non appesantisce più lo spirito e la dimora terrestre non comprime più la sua mente ricca di idee 2, vede con più chiarezza quella verità che ha meritato di conseguire con la carità. Aiuti, perciò, con le sue preghiere, noi che fatichiamo in questa carne mortale, come in una nube oscura, perché il Signore ci doni la grazia di imitare, per quanto possibile, le sue doti. Se egli aveva una idea diversa e ne ha convinto alcuni fratelli e colleghi, ora, mentre vede la verità nella luce di Colui che ha amato, noi, che pure siamo di gran lunga inferiori ai suoi meriti, seguendo, secondo la nostra fragilità, l'autorità della Cattolica, di cui egli è un membro insigne e carissimo, vogliamo esporla contro gli eretici e gli scismatici. Si tratta di uomini separati dall'unità che egli conservò, aridi della carità di cui egli fu vigoroso, decaduti dall'umiltà sulla quale egli stava stabile, e che ora egli rimprovera e condanna quanto più conosce la loro volontà di analizzare i suoi scritti, allo scopo di creare insidie e non per imitare la sua condotta nel creare la pace. Sono come quelli che si chiamano cristiani Nazareni e che circoncidono la carne secondo il costume giudaico: eretici nati da quell'errore in cui Pietro cadde e Paolo 3 lo riprese, e vi persistono ancora oggi. Ora, come i Nazareni, mentre Pietro, che aveva il primato sugli Apostoli, ha ricevuto la corona del martirio, sono restati nella loro perversità, separati dalla Chiesa, così i Donatisti, mentre Cipriano, per l'abbondanza della sua carità, è stato accolto nella sorte dei santi con la gloria del martirio, essi si considerano esuli dall'unità e, con le loro calunnie, mettono contro la patria dell'unità un cittadino dell'unità. Prendiamo ora le altre opinioni del concilio, ed esaminiamole con lo stesso metodo.

Alcuni favoriscono gli eretici e ostacolano i cristiani.

2. 2. Marco da Nattari disse: Non ci dobbiamo meravigliare se gli eretici, nemici e avversari della verità, si appropriano del potere e della dignità di altri; ci dobbiamo meravigliare che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani. Perciò abbiamo deciso che gli eretici vanno battezzati 4.

I cristiani amano l'unità.

2. 3. Gli rispondiamo: Tutt'altro. Ci dobbiamo piuttosto meravigliare ed elogiare molto costoro, perché hanno tanto amato l'unità da non temere, pur restando nell'unità con quanti ritenevano traditori della verità, di esserne contagiati. In verità, dopo che Marco aveva detto: Dobbiamo meravigliarci che alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici e combattono i cristiani, mi aspettavo che dicesse: Perciò noi decidiamo di non comunicare con loro. Non ha detto questo, bensì: Perciò noi decidiamo che gli eretici vadano battezzati, conservando la premessa fatta prima dal pacifico Cipriano: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se avesse una idea diversa 5. Ora, quando i Donatisti ci calunniano chiamandoci traditori, se esistesse un Giudeo o un pagano che, letto questo concilio, chiamasse prevaricatori sia noi che loro, secondo la loro regola di unità, io vorrei sapere, proprio per confutare e cancellare un'accusa così grave, come dobbiamo difendere la nostra causa comune. Costoro chiamano traditori quelli che né riuscirono a convincerli allora di questo crimine e né possono dimostrarlo ora; al contrario, in questo crimine, dimostrano di esserci essi. Ma che ci importa? Di essi, che certamente sono prevaricatori, che diremo? Se ora noi, benché a torto, veniamo detti traditori, perché accusati di essere succeduti ai traditori nella stessa comunione, a questi prevaricatori siamo succeduti tutti, dato che il partito di Donato non si era ancora diviso dall'unità al tempo del beato Cipriano. È stato infatti dopo il suo martirio, quando ormai erano trascorsi quarant'anni e più, che c'è stata la consegna dei Libri, episodio dal quale incominciarono ad essere chiamati traditori. Se dunque noi siamo traditori perché, come essi credono o immaginano, siamo derivati dai traditori, da quei traditori deriviamo entrambi. Non c'è ragione, infatti, per dire che i Donatisti non sono stati in comunione con loro, visto che li chiamano i nostri. Lo dice il concilio che essi amano citare. Marco infatti ha detto: Alcuni dei nostri, traditori della verità, appoggiano gli eretici 6. E inoltre c'è la testimonianza di Cipriano, il quale fa capire chiaramente di essere restato nella comunione con loro, quando dice: Senza giudicare nessuno, né allontanarlo dal diritto della comunione, se ha un'opinione diversa. Ora, una opinione diversa, l'avevano quelli che Marco chiama prevaricatori, evidentemente perché sostenevano gli eretici accogliendoli nella Chiesa senza battesimo. Ma che la consuetudine di accoglierli così fosse questa, lo rivelano chiaramente e Cipriano, in molti suoi passi, e alcuni vescovi in questo concilio. È evidente quindi che se gli eretici non hanno il battesimo, a quell'epoca, la Chiesa di Cristo era piena di prevaricatori che, per favorire gli eretici, li accoglievano così. Si difenda dunque la causa comune contro l'accusa di prevaricazione che essi non possono negare, e allora si difenderà la nostra causa contro l'accusa di consegna, che non sono riusciti a dimostrare. Ma difendiamoci come se lo avessero dimostrato. In questo caso, la stessa risposta che ambedue daremmo a quanti ci obiettano la prevaricazione dei nostri predecessori, la daremo ai Donatisti, che ci obiettano la consegna dei nostri antenati. Come infatti per la consegna dei nostri antenati, motivo che li indusse a separarsi, siamo morti noi, così per la prevaricazione degli antenati, parenti nostri e loro, siamo morti entrambi. Essi, però, si considerano vivi, e credono, quindi, che quella prevaricazione non li riguardi; e allora non riguarda nemmeno noi quella consegna. Ma secondo loro la prevaricazione è certa; secondo noi, invece, non è né vera la precedente prevaricazione, poiché diciamo che anche gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, e né vera la successiva consegna, poiché in questa vicenda sono stati sconfitti. Ne consegue che i Donatisti non hanno alcun motivo per separarsi da noi con l'empio crimine dello scisma; infatti, se i nostri antenati non sono stati traditori, come noi sosteniamo, la cosa non ci riguarda affatto, se invece lo sono stati, come sostengono loro, la cosa non riguarda noi, proprio come non riguardano né noi e né loro quei prevaricatori. Così, se dall'iniquità dei nostri antenati non consegue nessun nostro delitto, dal loro scisma consegue, di certo, un loro delitto.

Gli eretici devono temere il giudizio.

3. 4. Sazio da Sicilibba ha detto: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa. In effetti, visto che nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, gli eretici non hanno niente da temere dal giudizio di Cristo, se la remissione dei peccati l'hanno già ottenuta 7.

3. 5. Poteva essere anche la nostra opinione; ma spetta all'autore vedere il senso che le ha dato. Tuttavia è stata espressa in termini così sfumati, che non mi rincresce condividerla e sottoscriverla nel senso, io credo, che gli eretici possono avere il battesimo di Cristo, ma non la remissione dei peccati. Egli non ha detto: Se gli eretici battezzano o sono battezzati, ma: Se agli eretici, nel loro battesimo, i peccati sono rimessi, non hanno motivo di venire alla Chiesa. Ora, al posto degli eretici mettiamoci quelli che Cipriano conosceva nella Chiesa: quelli che rinunciavano al mondo solo a parole e non a fatti 8, e con altrettante parole possiamo anche noi formulare, con tutta verità, questo parere: " Se, quando si dà il battesimo ai falsi convertiti, si rimettono loro i peccati, essi non hanno motivo di condurli poi ad una vera conversione. In effetti, se nel giorno del giudizio si puniscono i peccati, non hanno nulla da temere dal giudizio di Cristo, quanti rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti, se essi hanno già ottenuta la remissione dei peccati ". Questo ragionamento è completato dalla seguente frase: Essi invece debbono temere il giudizio di Cristo e convertirsi con cuore sincero; e quando lo faranno, certamente non è necessario che si ribattezzino. Dunque, hanno potuto ricevere il battesimo e non ricevere la remissione dei peccati, o, appena rimessi i peccati, ne sono subito gravati di nuovo. Avviene lo stesso per gli eretici.

Ribattezzare è contro la ragione.

4. 6. Vittore da Gor ha detto: Se è vero che i peccati si rimettono solo nella Chiesa, chi ammette alla comunione un eretico, senza il battesimo, fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani 9.

Il battesimo della Chiesa è presso gli eretici.

4. 7. Gli rispondiamo che il battesimo della Chiesa esiste anche tra gli eretici, anche se essi non sono nella Chiesa, come l'acqua del paradiso scorreva sulla terra d'Egitto, anche se questa terra non era nel paradiso. Non è vero, quindi, che noi ammettiamo gli eretici alla comunione senza battesimo; e, se emendatisi della loro perversità, vengono da noi, non accogliamo i loro peccati, ma i sacramenti di Cristo. Sulla remissione dei peccati, poi, richiamiamo quanto detto sopra. Quanto alla frase conclusiva: " Fa due cose irragionevoli: non purifica gli eretici e contamina i cristiani, essa è stata respinta per primo soprattutto dallo stesso Cipriano e dai colleghi, che lo sostenevano. Egli infatti non credette di contaminarsi, quando, per amore del vincolo della pace, decise che bisognava essere in comunione con gli altri, dicendo: Senza giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione chi avesse idee diverse 10. Ora, se è vero che gli eretici ammessi alla comunione senza essere battezzati, contaminano, contaminata è tutta la Chiesa, a causa della consuetudine tante volte qui menzionata. E siccome i Donatisti ci chiamano traditori, per via dei nostri antenati, nei quali non sono riusciti a provare nessuna accusa, se è vero che ciascuno diventa simile a colui con cui comunica, tutti, a quell'epoca, diventarono eretici. Ma se chi parla così è un demente, allora è falso quanto dice Vittore: Ammettere un eretico alla comunione, senza battesimo, non è purificare gli eretici, ma contaminare i cristiani. Al contrario, se è vero, allora non erano ammessi senza battesimo, ma avevano il battesimo di Cristo, anche se dato e ricevuto presso gli eretici, quelli che si ammettevano così, secondo la consuetudine, di cui essi ammettono l'esistenza. È quindi giusto che anche ora si ammettano così.

Battezzare gli eretici è comunicare con loro.

5. 8. Aurelio da Utica ha detto: Sebbene l'Apostolo dica che non bisogna comunicare con i peccati altrui 11, che altro fa chi comunica con gli eretici, privi del battesimo della Chiesa, se non comunicare con i peccati altrui? Per questo ritengo che bisogna battezzare gli eretici: perché possano ricevere il perdono dei peccati, e così essere in comunione con noi 12.

5. 9. Si risponde: Cipriano e tutti questi vescovi, quindi, comunicarono coi peccati altrui, in quanto restarono nella comunione coi peccatori e non allontanarono dal diritto di comunione chi dissentiva da loro 13. Dov'è, dunque, la Chiesa? Inoltre, per non parlare degli eretici: visto che le parole di questa sentenza possono applicarsi anche ad altri peccatori, come quelli che Cipriano vedeva con sé nella Chiesa, e che egli vedeva, compiangeva, rimproverava e sopportava 14, dov'è la Chiesa che, secondo questa sentenza, si ritiene finita già da allora per il contagio dei peccati? Se invece, e questa è la verità più certa, la Chiesa è rimasta e rimane, significa che la comunione con i peccatori, che l'Apostolo vieta 15, va interpretata come una approvazione. Ebbene, si battezzino di nuovo gli eretici, per ricevere il perdono dei peccati, se si battezzano di nuovo i perversi e gli invidiosi che, pur avendo rinunciato al mondo a parole e non a fatti 16, hanno, sì, potuto ricevere il battesimo, ma non ottenere il perdono dei peccati, poiché il Signore dice: Se voi non perdonerete, neppure il Padre vostro perdonerà a voi 17.

Approvare il battesimo degli eretici è disapprovare il nostro.

6. 10. Giambo da Germaniana disse: Quanti approvano il battesimo degli eretici, disapprovano il nostro, tanto da negare che quelli che sono stati, non dico lavati, ma sporcati, fuori della Chiesa, sia necessario battezzarli nella Chiesa 18.

Il battesimo non è né nostro né degli eretici, ma di Cristo.

6. 11. Gli si risponde, che nessuno di noi approva il battesimo degli eretici, ma quello di Cristo, benché si trovi tra gli eretici che sono, per così dire, la paglia esterna, così come si trova tra gli altri iniqui che sono, per cosi dire, la paglia interna. In effetti, se quanti si fanno battezzare fuori della Chiesa, non vengono lavati, ma sporcati, non v'è dubbio che quanti si fanno battezzare fuori della pietra, su cui è fondata la Chiesa, non sono lavati, ma sporcati. Ora, sono fuori di questa pietra tutti quelli che ascoltano le parole di Cristo e non le mettono in pratica. E se costoro vengono lavati dal battesimo, ma restano sporchi nelle loro iniquità, dalle quali cui non hanno voluto liberarsi per diventare migliori, lo stesso vale per gli eretici.

Non c'è nessun rapporto tra la luce e le tenebre.

7. 12. Luciano da Rucuma disse: Sta scritto: " E Dio vide che la luce era buona, e separò la luce dalle tenebre " 19. Ora, se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra noi e gli eretici. Perciò ritengo che gli eretici vadano battezzati 20.

Vale per tutti gli ingiusti.

7. 13. Gli si risponde: Se può esserci accordo tra la luce e le tenebre, può esserci qualcosa in comune anche tra i giusti e gli ingiusti. Proponga dunque, Luciano, di battezzare gli ingiusti, che Cipriano rimproverava nella Chiesa stessa. E se poi non sono ingiusti quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti 21, dica lui chi può esserlo.

L'eresia non è la Chiesa.

8. 14. Pelagiano da Luperciana disse: Sta scritto: " O Dio è Dio, o Baal è dio " 22. Così ora: o la Chiesa è la Chiesa o è l'eresia la Chiesa. Ora, se l'eresia non è la Chiesa, come può esservi presso gli eretici il battesimo della Chiesa? 23

8. 15. Possiamo rispondergli così: O il paradiso è paradiso, o è l'Egitto il paradiso. Ora, se l'Egitto non è il paradiso, come può trovarsi, in Egitto, l'acqua del paradiso? Ma ci si dirà: Uscendo da lì, essa è arrivata anche laggiù. Allo stesso modo è arrivato agli eretici il battesimo. Parimenti diciamo: " O è la pietra la Chiesa, o è la sabbia la Chiesa. Ora, poiché la sabbia non è la Chiesa, come si può trovare il battesimo di Cristo, presso quelli che edificano sulla sabbia ascoltando le parole di Cristo e non mettendole in pratica 24? Eppure vi si trova. Ugualmente presso gli eretici.

Il battesimo è nella sola Chiesa cattolica.

9. 16. Giadro da Midila disse 25: Sappiamo che c'è un unico battesimo: quello nella Chiesa cattolica; e quindi non dobbiamo accogliere l'eretico, se non è stato battezzato presso di noi, perché non creda di essere stato battezzato fuori della Chiesa cattolica.

9. 17. Gli si risponde che se questo si dicesse degli ingiusti, che sono fuori della pietra, si direbbe certamente che è falso. Quindi vale anche degli eretici.

10. 18. Felice da Marassana disse 26: C'è una sola fede e un solo battesimo 27, ma è della Chiesa cattolica che, sola, ha il potere di battezzare.

10. 19. Gli si risponde: Che fare se un altro dicesse: C'è una sola fede e un solo battesimo, ma è riservato ai giusti che, soli, possono battezzare? Come si respingerebbero queste parole, così dobbiamo respingere questa opinione. O forse anche gli ingiusti, che non sono cambiati neppure nel battesimo, poiché rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti 28, appartengono alle membra della Chiesa? Vedano se è questa la pietra, se è questa la colomba, se è questa la Sposa senza macchia né ruga 29.

Se gli atei hanno o no il battesimo.

11. 20. Paolo da Obba disse: Non mi preoccupa se qualcuno non difende la fede e la verità della Chiesa, visto quanto dice l'Apostolo: " E che? Se alcuni di loro si sono staccati dalla fede forse la loro infedeltà ha annullato la fedeltà di Dio? Impossibile! Dio è verace e ogni uomo è mentitore " 30. Ora, se Dio è verace, come può trovarsi la verità del battesimo presso gli eretici, nei quali non c'è Dio? 31

11. 21. Gli si risponde: E che? C'è forse Dio presso gli avari? Eppure c'è il battesimo. Così presso gli eretici. Quelli infatti presso i quali c'è Dio, sono tempio di Dio 32. Ora, quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? 33 Ora, che l'avarizia sia una idolatria, Paolo lo pensa 34 e Cipriano è d'accordo 35, e costui stesso è vissuto tra colleghi rapitori e tuttavia battezzatori, ricevendo il grande premio della tolleranza.

Eretici e peccatori non danno la remissione dei peccati.

12. 22. Pomponio da Dionisiana disse 36: È evidente che gli eretici non possono battezzare, né dare il perdono dei peccati; essi infatti non hanno nessun potere di sciogliere o legare in terra 37.

12. 23. Si risponde: Questo potere non l'hanno neanche gli omicidi, quelli cioè che odiano i fratelli 38. Non è a costoro, infatti, che è stato detto: A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti 39. Eppure battezzano e, nella stessa comunione del battesimo, Paolo li tollera 40 e Cipriano li riconosce 41.

Avere il battesimo comune con gli eretici è contaminare la Sposa di Cristo.

13. 24. Venanzio da Tinisa 42 disse: Se un marito, partendo per un viaggio 43, affidasse la propria moglie ad un suo amico perché gliela custodisca, l'amico conserverebbe con tutta la cura possibile la donna affidatagli, perché nessuno violi la sua castità e santità. Cristo, Signore e Dio nostro, tornando al Padre, ci ha affidato la sua Sposa. La custodiamo incorrotta e inviolata, o consegniamo agli adulteri e ai corruttori la sua integrità e castità? Ora, chi mette in comune con gli eretici il battesimo della Chiesa, abbandona agli adulteri la Sposa di Cristo

13. 25. Rispondiamo: E che? Quelli che nel battesimo si convertono a Dio con le labbra e non con il cuore, non hanno forse uno spirito adultero? Non sono forse amanti del mondo, essi che non hanno rinunciato a fatti, ma a parole 44 e che quindi corrompono i buoni costumi con i loro cattivi discorsi 45, dicendo: Mangiamo e beviamo, domani moriamo 46? E non ci ha forse messi in guardia da costoro, la Parola dell'Apostolo, dove ha detto: Ora io temo che come il serpente sedusse Eva, con la sua scaltrezza, così si corrompano i vostri cuori, dalla castità che è in Cristo 47? Ora, se Cipriano aveva in comune coi peccatori il battesimo di Cristo, che forse consegnava agli adulteri la Sposa di Cristo? O piuttosto riconosceva il monile dello Sposo 48 anche nell'adultera?

Non vi sono due battesimi.

14. 26. Aymmo da Ausuagiga disse: Noi abbiamo ricevuto un solo battesimo e questo amministriamo. Ora, chi dice che anche agli eretici è permesso battezzare, di battesimi ne ammette due 49.

14. 27. Gli si risponde: Perché non ammette due battesimi anche chi dice che possono battezzare anche gli ingiusti? Se infatti è vero che giusti e ingiusti sono tra loro opposti, il battesimo dato dai giusti, come Paolo e come Cipriano, non è però opposto al battesimo che davano quegli ingiusti che odiavano Paolo 50 e che Cipriano non ha considerati eretici, ma cattivi cattolici 51. E pur essendo opposte tra di loro la continenza di Cipriano, e l'avarizia dei colleghi di Cipriano, il battesimo che dava Cipriano non era opposto a quello che davano i colleghi, ma era l'unico e il medesimo. Chi battezza, infatti, è quegli di cui è stato detto: Egli è colui che battezza 52.

Se gli eretici battezzano sono scusati dalla colpa.

15. 28. Saturnino da Vittoriana 53 disse: Se agli eretici è permesso battezzare, essi sono scusati e protetti nel male che fanno, e non vedo perché Cristo li chiami suoi nemici e l'Apostolo anticristi 54.

15. 29. Gli si risponde: Noi diciamo che agli eretici non è permesso battezzare, così come diciamo che non è permesso battezzare agli ingannatori. Non solo all'eretico, ma anche al peccatore il Signore dice: Perché vai parlando dei miei precetti e hai sulla tua bocca la mia alleanza? 55 È certo a questi che Dio ha detto: Se vedevi un ladro, correvi con lui 56. Quanto erano peggiori dunque quelli che non correvano con i ladri, ma rapivano i terreni con frodi e raggiri 57? Cipriano però non correva con loro, anche se li tollerava nella messe cattolica, per non sradicare insieme anche il grano. Ciononostante anche ciò che essi davano, era l'unico e medesimo battesimo, perché non era loro, ma di Cristo. Quindi, come costoro, quantunque si riconosca in essi il battesimo di Cristo, non sono scusati e protetti nel compiere azioni cattive, e giustamente Cristo li chiama suoi nemici, perché, se persisteranno in questi crimini, sentiranno dirsi: Allontanatevi da me, operatori di iniquità 58, e quindi vengono chiamati anticristi, perché sono contrari a Cristo, in quanto vivono contro i suoi precetti, così pure gli eretici.

L'esempio di Marcione.

16. 30. Un altro Saturnino, da Tucca, disse 59: I Gentili, pur adorando gli idoli, riconoscono e proclamano un Dio sovrano, Padre e Creatore. Contro questo Dio Marcione bestemmia; eppure ci sono di quelli che non si vergognano di approvare il battesimo di Marcione 60. Come possono conservare o difendere il sacerdozio di Dio, simili sacerdoti che non battezzano i nemici di Dio e così comunicano con loro?

16. 31. Certamente, quando parlano così, si supera la misura e non si considera che anch'essi comunicavano coi peccatori, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un'idea diversa 61. Ma nel suo intervento Saturnino ha detto una cosa che avrebbe potuto ricordargli, se l'avesse avvertita: che in ogni uomo va corretto ciò che è distorto e approvato ciò che è retto, dal momento che egli ha detto: I Gentili, benché adorino gli idoli, riconoscono e proclamano un Dio sovrano, Padre e creatore. Ebbene, se andasse da lui un tale Gentile, che forse vorrà correggere e cambiare in lui la fede e la conoscenza di Dio Padre e creatore? No, ma si limiterebbe a correggere in lui l'idolatria, cioè il male che aveva, e gli darebbe i sacramenti cristiani che non aveva; e se riconoscesse in lui una cosa giusta, l'approverebbe; se trovasse una cosa perversa, l'emenderebbe; se gli mancasse qualcosa, gliela darebbe. Così anche nell'eretico marcionista: egli riconoscerebbe l'integrità del battesimo, correggerebbe la sua perversità, e gli insegnerebbe la verità cattolica.

Non battezzare gli eretici è comunicare con i peccatori.

17. 32. Marcello da Zama disse: Visto che i peccati si rimettono solo col battesimo della Chiesa, chi non battezza un eretico è in comunione con un peccatore 62.

17. 33. E che? Colui che comunica con chi agisce così, non entra forse in comunione con un peccatore? Ma che altro facevano tutti quelli che non giudicavano nessuno, né allontanavano dal diritto della comunione chi pensava diversamente 63? Dov'è, dunque, la Chiesa? Oppure a coloro che hanno pazienza e che tollerano la zizzania, per non sradicare il grano, la zizzania non porta danno 64? E allora imparino i Donatisti che, separandosi senza motivo dal mondo, hanno commesso il sacrilegio dello scisma! A che serve avere sulla bocca la sentenza di Cipriano, se non hanno in cuore la pazienza di Cipriano? Quanto a Marcello, gli si risponde con ciò che abbiamo detto in precedenza sul battesimo e sulla remissione dei peccati, quando ci siamo chiesti come può esservi il battesimo in un uomo, anche se in lui non c'è la remissione dei peccati.

Non ribattezzare è una eresia maggiore.

18. 34. Ireneo da Ululi disse: Se la Chiesa non battezza un eretico, perché si dice che è già stato battezzato, l'eresia è più grande 65.

18. 35. Si risponde: Ugualmente si può dire: Se la Chiesa non battezza un avaro, perché si dice che è già stato battezzato, l'avarizia è più grande. Ma questo è falso. Quindi anche quello.

Chi non ribattezza gli eretici dimostri che nell'eresia c'è la Chiesa.

19. 36. Donato da Cibaliana disse: Io conosco una sola Chiesa e un solo battesimo della Chiesa. Se qualcuno dice che presso gli eretici c'è la grazia del battesimo, deve prima mostrare e provare che da loro c'è la Chiesa 66.

19. 37. Gli si risponde: Se tu chiami grazia del battesimo, il battesimo stesso, esso c'è tra gli eretici; se invece il battesimo è il sacramento della grazia, e la grazia è la cancellazione dei peccati, presso gli eretici non c'è la grazia del battesimo. Ora, come uno solo è il battesimo e una sola è la Chiesa, così una sola è la speranza 67. Quindi, come i buoni e i cattivi, pur non avendo l'unica speranza, possono avere l'unico battesimo, così quanti non hanno in comune la Chiesa, possono avere in comune il battesimo.

Bisogna imitare Pietro.

20. 38. Zosimo da Tarassa 68 disse: Manifestatasi la verità, l'errore si arrenda alla verità; anche Pietro, infatti, che prima circoncideva, si arrese a Paolo che predicava la verità 69.

20. 39. Si risponde: Anche questa opinione potrebbe essere nostra; così è avvenuto nella questione sul battesimo. In seguito, manifestatasi la verità con più chiarezza, l'errore ha ceduto il posto alla verità quando questa salutarissima consuetudine è stata confermata anche dall'autorità di un concilio plenario. Bene hanno fatto, comunque, costoro, a ricordare più volte che anche il primo degli Apostoli, Pietro, ha potuto pensare in modo diverso da quanto la verità richiedeva. E questo è capitato anche a Cipriano: lo crediamo senza offesa tutti noi che amiamo Cipriano, perché non è lecito amarlo con un amore più grande di Pietro.

L'eresia non viene dal cielo.

21. 40. Giuliano da Telepte 70 disse: Sta scritto: Nessuno può ricevere qualcosa, se non gli è stata data dal cielo 71. Se l'eresia viene dal cielo, essa può dare il battesimo.

21. 41. Ascolti che dice un altro: Se l'avarizia viene dal cielo, può dare il battesimo. Eppure, gli avari lo danno; dunque anche gli eretici

Non fare dell'eretico un cristiano.

22. 42. Fausto da Timida Regale disse 72: Non si illudano i patrocinatori degli eretici. Chi, per favorire gli eretici, va contro il battesimo della Chiesa, rende essi cristiani e noi eretici.

22. 43. Gli si risponde: Se si dicesse che uno, all'atto di ricevere il battesimo, non ha ricevuto la remissione dei peccati perché portava in cuore l'odio per i fratelli, e che non va ribattezzato quando depone l'odio dal cuore, ci si oppone forse al battesimo della Chiesa per favorire gli omicidi? O si rendono essi giusti e noi omicidi? Lo si applichi, quindi, anche agli eretici.

Alcuni preferiscono gli eretici ai vescovi.

23. 44. Geminio da Furni disse 73: Alcuni colleghi possono anteporre gli eretici a se stessi, non a noi. E quindi, la decisione presa una volta, la manteniamo: dobbiamo battezzare quanti vengono dagli eretici.

23. 45. Anche questi ammette molto apertamente che alcuni suoi colleghi pensavano diversamente. Quindi, una volta di più si conferma l'amore per l'unità, poiché non si sono separati tra di loro con lo scisma, finché Dio non rivelasse 74, ad una delle due parti, ciò che pensavano diversamente. A Geminio, comunque, rispondo che i suoi colleghi non anteponevano gli eretici a se stessi, ma che riconoscevano anche negli eretici il battesimo di Cristo, come lo si riconosce negli avari, nei truffatori, nei ladroni, negli omicidi.

L'assemblea di Satana non ha il battesimo.

24. 46. Rogaziano da Nova disse 75: La Chiesa l'ha fondata Cristo, l'eresia il diavolo. Come può avere il battesimo di Cristo la sinagoga di satana?

24. 47. Risposta: E che? Se Cristo ha formato gli uomini pii, e il diavolo quelli invidiosi, per questo il partito del diavolo, che consiste, come è dimostrato, negli invidiosi, non può avere il battesimo di Cristo?

Confronto con Giuda.

25. 48. Terapio da Bolla disse 76: Chi concede e consegna agli eretici il battesimo della Chiesa, che altro è, per la Sposa di Cristo, se non un Giuda?

25. 49. Che forte confutazione degli scismatici, che si sono separati con un orrendo sacrilegio dall'eredità di Cristo diffusa nel mondo, sarebbe, se veramente Cipriano era in comunione con gente come Giuda, il traditore, ma non si contaminava! Se però si contaminava, diventarono, allora, tutti dei Giuda; dunque, anche ora sono tutti Giuda: ma se non lo sono, significa che i crimini degli antenati non toccano i posteri, anche se sono sorti dalla stessa comunione. Perché allora i Donatisti ci rinfacciano questi traditori, di cui non hanno provato la colpevolezza, e non rinfacciano a se stessi il nome di Giuda, con cui furono in comunione Cipriano e i suoi colleghi? Ecco il concilio di cui essi sono soliti vantarsi! In realtà, noi diciamo che non consegna agli eretici il battesimo della Chiesa, chi approva il battesimo di Cristo anche negli eretici, come non consegna agli omicidi il battesimo della Chiesa, chi approva il battesimo di Cristo anche negli omicidi. Ma poiché i Donatisti cercano di dettarci, traendole da questo concilio, le idee che dobbiamo avere, siano i primi essi a condividerle. Ecco, sono stati paragonati a Giuda, il traditore, quanti dicevano che gli eretici, anche se battezzati nell'eresia, non debbono essere ribattezzati! Ma è con dei Giuda che comunicava Cipriano, che disse: Non giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione nessuno, se ha una opinione diversa 77. E questi Giuda c'erano anche prima nella Chiesa, come manifesta questa sua frase: Ma si dirà: che ne sarà di coloro che in passato sono stati accolti nella Chiesa senza battesimo? 78 Che poi fosse questa la consuetudine della Chiesa, lo ricordano gli stessi membri del concilio. Ora, se chi non ribattezza non è che un Giuda per la Sposa di Cristo, come ha detto Terapio, ma Giuda, come insegna il Vangelo, fu un traditore: dunque hanno comunicato con dei traditori, tutti quelli che lo dicevano anche allora e, prima che lo dicessero, erano tutti diventati dei traditori per via della consuetudine, che allora la Chiesa seguiva. Tutti dunque, noi e loro, in quanto derivati da quella unità, siamo traditori. Ma noi ci difendiamo in due modi: primo, perché non siamo d'accordo con il concilio, in cui è stato espresso questo parere, salvo il diritto dell'unità, come Cipriano stesso ha premesso; e poi perché riteniamo che nell'unità cattolica, in attesa che alla fine la paglia venga separata dal grano, i cattivi non fanno nessun danno ai buoni. Quanto ai Donatisti, visto che citano il concilio quasi a favore loro, e sostengono che, per la comunione con i cattivi, quasi per un contagio, i buoni periscono, non trovano come dire: o che i primi cristiani, da cui essi sono derivati, non furono traditori, perché sono convinti da questo concilio, o che i crimini degli antichi non riguardano loro, visto che ci obiettano i nostri antenati.

Dio non ascolta il peccatore.

26. 50. Un altro Lucio, da Membressa, disse 79: Sta scritto: " Dio non ascolta il peccatore "80. Chi è peccatore, come può essere ascoltato nel battesimo?

26. 51. Rispondiamo: E perché viene ascoltato un avaro, un ladrone, un usuraio e un omicida? O questi non sono peccatori? Eppure Cipriano li rimprovera 81 e li tollera nella Cattolica.

La consuetudine non è da preferirsi alla verità.

27. 52. Un altro Felice, da Buslaceni, disse 82: Nell'ammettere gli eretici senza il battesimo della Chiesa, nessuno anteponga la consuetudine alla ragione e alla verità, perché ragione e verità escludono sempre la consuetudine.

27. 53. Gli si risponde: Tu, mentre non mostri la verità, ammetti la consuetudine. Noi quindi avremmo il diritto di seguire una consuetudine, confermata in seguito da un concilio plenario, quand'anche la verità, che noi riteniamo ormai svelata, fosse ancora nascosta.

Gli anticristi non possono ribattezzare.

28. 54. Un altro Saturnino, da Abitini, disse 83: Se l'anticristo può dare la grazia di Cristo, possono battezzare anche gli eretici, chiamati anticristi.

28. 55. Ma non potrebbe un altro dire: Se un omicida può dare la grazia di Cristo, possono battezzare anche quelli che odiano i fratelli e che sono chiamati omicidi 84? Sembra quasi che abbia ragione, eppure lo possono fare. Dunque anche gli eretici.

Gli eretici non hanno il battesimo.

29. 56. Quinto da Aguta disse 85: Può dare qualcosa solo chi ha qualcosa. Ma che cosa possono dare gli eretici che, come si sa, non hanno niente?

29. 57. Gli si risponde: Se è vero che può dare qualcosa solo chi ha qualcosa, è evidente che gli eretici possono dare il battesimo, perché, pur allontanandosi dalla Chiesa, conservano il sacramento del lavacro che vi hanno ricevuto. In effetti, ritornando, non lo ricevono, perché, andandosene, non lo hanno perso.

L'uomo non può servire a due padroni.

30. 58. Un altro Giuliano, da Marcelliana, disse 86: Se un uomo può servire a due padroni, a Dio e a mammona 87, può anche servire a due battesimi, al cristiano e all'eretico.

30. 59. Anzi, se egli può servire al casto e all'avaro, al sobrio e all'ubriacone, al pio e all'omicida, perché non al cristiano e all'eretico? Veramente egli non li serve, ma amministra loro o riceve da loro il sacramento, per la salvezza di chi ne fa buon uso e per la condanna di chi ne fa un cattivo uso.

Dove non c'è la Chiesa non c'è battesimo.

31. 60. Tenace da Horrea Celia, disse 88: C'è un solo battesimo, ma è della Chiesa. E dove non c'è la Chiesa, non può esserci il battesimo.

31. 61. Gli rispondiamo: Perché allora può esserci dove non c'è la pietra, ma la sabbia, se la Chiesa sta sulla pietra e non sulla sabbia?

Gli eretici non hanno né Dio né Cristo.

32. 62. Un altro Vittore, da Assura, disse 89: Sta scritto: C'è un solo Dio, un solo Cristo, una sola Chiesa, un solo battesimo 90. Come è possibile battezzarsi dove non c'è Dio, né Cristo, né Chiesa?

32. 63. E come è possibile farlo sulla sabbia, dove non c'è la Chiesa, perché sta sulla pietra, né Dio e né Cristo, perché il tempio di Dio e di Cristo non sta sulla sabbia?

Fuori della Chiesa non c'è salvezza.

33. 64. Donatulo da Capsa, disse 91: Anche io ho sempre pensato che gli eretici, che fuori non hanno ottenuto niente, convertendosi alla Chiesa, vanno battezzati.

33. 65. A costui si risponde: Certo, fuori non hanno ottenuto niente, ma in ordine alla salvezza, non al sacramento. Infatti, la salvezza è solo per i buoni, i sacramenti sono comuni ai buoni e ai cattivi.

L'eretico non può dare ciò che non ha.

34. 66. Verulo da Russicade disse 92: Un eretico non può dare ciò che non ha; a maggior ragione uno scismatico, che ha perso ciò che aveva.

34. 67. Abbiamo già mostrato che essi hanno il battesimo, perché andandosene, non lo perdono. Quando ritornano, infatti, non lo ricevono. Perciò, se credevano di non poterlo dare, perché pensavano di non averlo, capiscano anche che possono darlo, se riconoscono di averlo.

Gli eretici non possono avere niente.

35. 68. Pudenziano da Cuiculi disse 93: La dignità dell'episcopato, fratelli dilettissimi, mi ha portato a sostenere le decisioni dei nostri antenati. Che, in effetti, le eresie non hanno né possono nulla, è evidente; quindi è molto giusto avere stabilito di battezzare chi viene dall'eresia.

35. 69. La risposta data ai colleghi precedenti, i cui giudizi Pudenziano sosteneva, si intenda data anche a lui.

Gli eretici che vengono alla Chiesa bisogna battezzarli.

36. 70. Pietro da Ippona Zarito disse 94: Dato che c'è un solo battesimo, quello nella Chiesa cattolica, è chiaro che non ci si può battezzare fuori della Chiesa. Quindi i battezzati nell'eresia o nello scisma, venendo alla Chiesa, penso che bisogna battezzarli.

36. 71. È così vero che c'è un solo battesimo, nella Cattolica, che quando alcuni escono dalla Chiesa, i battesimi, in essi, non diventano due, ma rimane il solo e medesimo. Quindi, ciò che viene riconosciuto in quelli che ritornano, è il battesimo ricevuto da quelli dai quali si sono allontanati, che essi, allontanandosi, non hanno perso.

Si deve annullare tutto ciò che fanno gli eretici.

37. 72. Un altro Lucio, da Ausafa, disse 95: Secondo il sentimento del mio cuore e dello Spirito Santo, se c'è un solo Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, un solo Cristo e una sola speranza, un solo Spirito e una sola Chiesa, anche il battesimo 96 deve essere uno solo. Perciò dico che, se presso gli eretici è stato mosso o fatto alcunché, deve essere annullato, e quanti dall'eresia pervengono alla Chiesa, vanno battezzati.

37. 73. Si annulli, allora, il battesimo dato da quanti ascoltano le parole di Dio e non le mettono in pratica 97, quando incominciano a passare dall'iniquità alla giustizia, cioè dalla sabbia alla pietra. Ma se questo non si fa, perché anche in essi ciò che era di Cristo non veniva violato dalle loro iniquità, allora lo si intenda anche degli eretici. In effetti, fin quando restano sulla sabbia, neppure essi hanno la stessa speranza di quelli che stanno sulla pietra. Tuttavia, in tutte e due vi è uno stesso battesimo, anche se è stato detto che, come vi è una sola speranza, così vi è un solo battesimo.

Il battesimo degli eretici non dà la grazia.

38. 74. Felice da Gurgita disse 98: Io penso che, secondo gli insegnamenti delle sacre Scritture, le persone battezzate illecitamente dagli eretici, fuori della Chiesa, se vogliono ritornare nella Chiesa, devono ricevere la grazia del battesimo, dove esso viene dato lecitamente.

38. 75. Rispondo: Anzi, esse incominciano ad avere lecitamente, per la loro salvezza, ciò che avevano illecitamente, per la loro rovina; perché quando uno si converte a Dio con cuore sincero, è giustificato dallo stesso battesimo, che lo giudicava nel momento in cui, ricevendolo, egli aveva rinunciato al mondo solo a parole e non a fatti 99.

Il battesimo degli eretici non dà la salvezza.

39. 76. Pusillo da Lamasba disse 100: Io credo che il battesimo salutare non si trova che nella Chiesa cattolica. Tutto ciò che è fuori della Cattolica, è una finzione.

39. 77. È vero: Il battesimo salutare non si trova che nella Chiesa cattolica. Certo, esso può trovarsi anche fuori della Cattolica, ma qui non è salutare, perché non vi opera la salvezza. Come il buon odore di Cristo non è certamente salutare in quelli che si perdono 101, non per un difetto suo, ma per uno loro. Tutto ciò che si trova fuori della Cattolica è una finzione, ma solo in quanto non è cattolico. Ma fuori della cattolica può esservi qualcosa di cattolico, come, fuori della comunità di Cristo, poté esservi il nome di Cristo; e in questo Nome scacciava i demoni quel tale che non seguiva Cristo con i discepoli 102. Certo, la finzione può trovarsi anche nella Cattolica, in quelli che rinunciano al mondo a parole e non a fatti 103; però la finzione non è cattolica. Dunque, come nella Cattolica si trova ciò che non è cattolico, così, fuori della Cattolica può esservi qualcosa di cattolico.

Gli eretici non hanno niente.

40. 78. Salviano da Gazaufala disse 104: Che gli eretici non abbiano niente, è risaputo; perciò vengono da noi: per poter ricevere ciò che non hanno.

40. 79. Rispondiamo: Dunque non sono eretici gli autori delle eresie, perché si sono allontanati dalla Chiesa e certamente avevano ciò che vi hanno ricevuto. Ma se è assurdo dire che non sono eretici quelli che fanno diventare eretici tutti gli altri, può darsi che un eretico abbia un bene che usa male e lo porta alla perdizione.

Seguire la verità non la consuetudine.

41. 80. Onorato da Tucca disse 105: Cristo è la verità, e quindi noi dobbiamo seguire più la verità che la consuetudine, in modo da consacrare col battesimo della Chiesa gli eretici che vengono da noi, perché fuori non hanno potuto ricevere niente.

41. 81. Anche costui è un testimone della consuetudine, e in questo ci è di enorme aiuto, qualunque cosa sembra voler dire contro di noi. Ora, non è che gli eretici vengono da noi, perché fuori non hanno ricevuto niente, ma perché ad essi cominci ad essere utile ciò che hanno ricevuto. Il che, fuori, non è proprio possibile.

Consiglio di un nuovo vescovo.

42. 82. Vittore da Ottavo disse 106: Lo sapete anche voi: non è da molto che io sono vescovo, e perciò aspettavo il parere dei miei predecessori. Allora penso che quanti vengono dall'eresia, bisogna certamente battezzarli.

42. 83. Consideri rivolta a sé la risposta data a quelli, dai quali aspettava un consiglio.

I vescovi fanno ciò che hanno fatto gli Apostoli.

43. 84. Claro da Mascula disse 107: È noto il comando dato dal nostro Signore Gesù Cristo, che inviò i suoi Apostoli e concesse solo a loro il potere datogli dal Padre. Noi siamo succeduti a loro con lo stesso potere di governare la Chiesa del Signore e di battezzar la fede dei credenti. Perciò gli eretici, che non hanno né il potere e né la Chiesa di Cristo, essendone fuori, non possono battezzare nessuno con il suo battesimo.

43. 85. Sono forse succeduti agli Apostoli anche gli empi omicidi? E perché, allora, battezzano? Forse perché non sono fuori? Ma sono fuori dalla pietra, alla quale il Signore ha dato le chiavi, e sulla quale ha promesso di edificare la Chiesa 108.

Non dobbiamo ingannare gli eretici.

44. 86. Secondiano da Tambeo disse 109: Non dobbiamo ingannare gli eretici con la nostra presunzione; se essi non sono stati battezzati nella Chiesa del nostro Signore Gesù Cristo e quindi non hanno ottenuto la remissione dei peccati, nel giorno del giudizio, ci accuseranno di non averli battezzati e di non avere ottenuto il perdono della grazia divina. Perciò, visto che una sola è la Chiesa e uno solo il battesimo, quando ritornano da noi devono ottenere, con la Chiesa, anche il battesimo della Chiesa.

44. 87. Anzi, una volta passati alla pietra e uniti alla colomba, devono ricevere il perdono dei peccati che non potevano avere fuori dalla pietra e fuori dalla colomba, sia che stessero apertamente fuori, come gli eretici, o che stessero quasi dentro, come i cattivi cattolici. Tuttavia, che essi hanno e danno il battesimo senza il perdono dei peccati, risulta chiaro, perché lo ricevono da quelli che, senza migliorare la loro vita, onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da lui 110. Comunque, come vi è un solo battesimo, così vi è una sola colomba, poiché quelli che non sono in comunione con la colomba, possono avere in comune il battesimo.

Non dobbiamo ammettere gli eretici senza battesimo nella casa di Dio.

45. 88. Un altro Aurelio, da Cillavi, disse 111: L'Apostolo Giovanni ha scritto in una sua lettera: " Se qualcuno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere cattive " 112. Come possiamo ammettere con leggerezza nella casa di Dio gli eretici ai quali vietiamo di entrare nella nostra casa privata? O come possiamo comunicare con quelli che sono senza il battesimo della Chiesa, se è vero che partecipiamo alle loro opere cattive, anche con il semplice saluto?

45. 89. Su questo testo di Giovanni non c'è da discutere a lungo, in quanto esso non riguarda la questione del battesimo che stiamo trattando. Giovanni dice: Se uno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo 113. Ora, gli eretici, abbandonando la loro dottrina erronea, si convertono alla dottrina di Cristo, per incorporarsi alla Chiesa e per incominciare a far parte anche della colomba di cui avevano il sacramento. Per questo viene loro dato ciò che di essa non avevano, cioè la pace e la carità che scaturiscono da un cuore puro, da una coscienza retta e da una fede non finta 114. Ciò che invece avevano, si riconosce e si accetta senza offesa, come Dio riconosce i suoi beni nell'adultera, anche quando segue i suoi amanti; quando, infatti, liberata dalla fornicazione, si converte alla castità, non le si rimproverano i doni, ma si purifica semplicemente 115. Quindi, come avrebbe potuto difendersi Cipriano, quando comunicava con i cattivi, se gli avessero obiettato questo testo di Giovanni, così si difendano quelli contro i quali esso viene citato, perché, come ho detto, non c'entra affatto con questa questione. Giovanni dice che non bisogna salutare i sostenitori di un'altra dottrina, l'Apostolo; invece, con più veemenza dice: Se qualche fratello, tra voi, è ritenuto un avaro, un ubriacone ecc., con lui non prendete neppure il cibo 116. E dire che Cipriano aveva in comune con i suoi colleghi usurai, insidiosi, ingannatori e predoni, non la mensa personale, ma l'altare. E come questo si giustifichi lo si è detto ampiamente già in altri libri.

Gli eretici non possono illuminare.

46. 90. Litteo da Gemelli disse 117: Se un cieco conduce un altro cieco, entrambi cadono nella fossa 118. Ora, poiché ci risulta che gli eretici non possono dar luce a nessuno, poiché sono ciechi, il loro battesimo non vale.

46. 91. Ma neppure noi diciamo che esso vale per la salvezza, fin quando sono eretici; così come non vale per gli omicidi, fin quando odiano i fratelli 119. Anch'essi, in effetti, sono nelle tenebre, e se qualcuno li segue, cadono entrambi nella fossa. Non per questo, tuttavia, non hanno o non trasmettono il battesimo.

Gli eretici non possono avere rapporti con noi.

47. 92. Natale da Oea disse 120: Sia io, che sono presente, che Pompeo di Sabrata e Dioga di Leptis Magna, che mi hanno dato questo incarico, che sono assenti col corpo, ma presenti con lo spirito 121, la pensiamo come i nostri colleghi, e cioè che gli eretici non possono essere in comunione con noi, se non sono stati battezzati col battesimo della Chiesa.

47. 93. Io credo che costui chiami comunione quella relativa all'unione con la colomba, in quanto non v'è dubbio che nella partecipazione dei sacramenti, essi erano in comunione con gli eretici, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un'opinione diversa 122. Ma quale che sia stato il senso del suo intervento, non si fa fatica a ribattere le sue parole. Non v'è dubbio che non è in comunione un eretico, che non è stato battezzato col battesimo della Chiesa. Ma è noto che il battesimo della Chiesa, consacrato dalle parole del Vangelo, si trova anche presso gli eretici, come vi si trova il Vangelo della Chiesa, e non appartiene alla loro perversità, ma conserva, certamente, la sua santità.

Gli eretici si devono battezzare.

48. 94. Giunio da Napoli disse 123: Io non recedo dalla mia idea di battezzare gli eretici che vengono alla Chiesa.

48. 95. Costui non ha portato nessuna ragione e nessun testo delle Scritture; perciò non ci fermiamo a lungo.

Il parere di san Cipriano.

44. 96. Cipriano da Cartagine disse 124: La mia opinione l'ho espressa pienamente nella lettera a Giubaiano, nostro collega: gli eretici che, secondo la testimonianza del Vangelo e degli Apostoli, sono chiamati nemici di Cristo 125 e anticristi 126, venendo alla Chiesa, vanno battezzati coll'unico battesimo della Chiesa, per passare da nemici ad amici, da anticristi a cristiani.

Segue l'opinione di san Cipriano.

44. 97. Di che dobbiamo discutere, qui, visto che la lettera a Giubaiano, ricordata da Cipriano, l'abbiamo esaminata con tutta la cura possibile? Ma vogliamo ricordare che le sue parole valgono per tutti gli ingiusti, che sono anche nella Cattolica, come egli attesta e che hanno e danno il battesimo, come nessuno di noi nega. Alla Chiesa, infatti, vengono quelli che passano dal partito del diavolo a Cristo; che edificano sulla pietra; che si incorporano alla colomba, e che si proteggono nel giardino chiuso e nella fonte sigillata 127, dove non ci sono quelli che vivono contro gli insegnamenti di Cristo, ovunque sembrino trovarsi. In effetti, nella sua lettera a Magno, trattando di questa stessa faccenda, Cipriano ci ha fatto chiaramente e sufficientemente capire in quale società bisogna vedere la Chiesa. Parlando in generale dice: Si consideri straniero e profano, nemico della pace e dell'unità del Signore, colui che non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, dove abitano soltanto quanti hanno un cuore solo e un'anima sola 128. A questo punto che diremo? Stiano un poco attenti quelli che cercano di opporci l'autorità di Cipriano. Se nella Chiesa di Cristo non abitano se non coloro che hanno un cuore solo e un'anima sola, senza dubbio non abitavano nella Chiesa di Cristo, anche se sembravano dentro, quelli che annunciavano Cristo senza carità, ma per invidia e spirito di contesa, e nei quali sono stati indicati dall'Apostolo, come intende Cipriano 129, non gli eretici e gli scismatici, ma i falsi fratelli che vivevano con lui nella Chiesa 130. Certamente questi non dovevano battezzare, perché non abitavano nella Chiesa, nella quale, come egli dice, non abitano se non quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola; salvo che uno abbia tanto in orrore la verità, da dire che erano concordi ed unanimi gli invidiosi, i maligni e i litigiosi senza carità. Eppure essi battezzavano, senza che questa loro detestabile perversità, diminuisse o profanasse, in qualche modo, il sacramento di Cristo, che amministravano e dispensavano.

50. 98. Vale senz'altro la pena analizzare tutto il passo della lettera a Magno, che continua così: Non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, nella quale abitano solo quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola, come parla lo Spirito Santo nei Salmi, dicendo: " Dio che fai abitare nella casa coloro che hanno un'anima sola" 131. E del resto che i cristiani sono stati legati tra loro, da una solida unità di spiriti e da una carità forte e indissolubile, lo dichiarano anche i sacrifici del Signore. In effetti, quando il Signore chiama suo corpo il pane 132, formato dall'unione di molti grani, indica l'unione del nostro popolo, che egli annunciava; e quando chiama suo sangue il vino 133 spremuto dai grappoli e dai moltissimi acini d'uva e ridotto in un'unica realtà, significa, ugualmente, il nostro gregge nato dall'unione e dalla fusione di una moltitudine di uomini riuniti 134. Queste parole del beato Cipriano mostrano che egli ha capito e amato la bellezza della casa di Dio 135; casa formata da quanti hanno un'anima sola e un solo cuore, come egli ha affermato e ha provato con la testimonianza dei profeti e il simbolismo dei sacramenti, nella quale non c'erano certamente gli invidiosi e i malevoli, che erano privi di carità, e che pure battezzavano. Da ciò risulta che il sacramento di Cristo possono averlo e darlo anche quelli, che non sono nella Chiesa di Cristo, nella quale, come Cipriano attesta, abitano solo quanti hanno un'anima sola e un solo cuore. Ma neppure si può dire che i peccatori possono battezzare solo quando sono ignoti, visto che non erano ignoti all'apostolo Paolo, quelli che egli cita nella sua lettera, come un fedelissimo testimone, e dice di rallegrarsi perché anch'essi annunciavano Cristo. Di essi infatti dice: O per ipocrisia o per sincerità, purché si annunci Cristo, io me ne rallegro e me ne rallegrerò ancora 136.

Qual è la vera Chiesa.

51. 99. Fatte queste considerazioni, penso di non essere temerario nel dire che alcuni sono talmente nella casa di Dio, da essere essi stessi casa di Dio: quella che si dice edificata sulla pietra 137, che è chiamata unica colomba 138, Sposa bella senza macchia né ruga 139, giardino chiuso, fonte sigillata, pozzo d'acqua viva, paradiso con i frutti dei suoi alberi 140, e che ha anche ricevuto le chiavi e il potere di sciogliere e legare 141. E chi disprezza questa casa, che rimprovera e corregge: Sia per te - ha detto il Signore - come un etnico e un pubblicano 142. Di questa casa è detto: Signore, ho amato la bellezza della tua casa, il luogo in cui abita la tua gloria 143; e: Egli fa abitare nella casa quanti hanno un unico sentimento 144; e: Ho gioito quando dissero: andremo nella casa del Signore 145; e: Beati quanti abitano la tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli 146; e innumerevoli passi simili. Questa casa è detta anche grano che porta frutto con pazienza, o il trenta o il sessanta o il cento per uno 147. Questa casa è significata nei vasi d'oro e di argento 148, di pietre preziose e di legni immarcescibili. A questa casa è detto: Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace 149, e: Santo è il tempio di Dio che siete voi 150. Essa è certamente formata dai fedeli buoni e dai santi servi di Dio, dispersi dappertutto, ma legati, per l'unione degli spiriti, nella stessa comunione dei sacramenti; sia che si conoscano di vista e sia che non si conoscano. Gli altri invece sono nella casa, non però in modo di appartenere all'organismo della casa e alla società della giustizia fruttuosa e pacifica 151, ma nel modo in cui si dice che la paglia sta in mezzo al frumento. In effetti, non possiamo negare che anche essi sono nella casa, se l'Apostolo dice: In una grande casa non vi sono solo vasi d'oro e di argento, ma anche di legno e di coccio. E alcuni servono per usi nobili, altri, invece, per usi spregevoli 152. Di questo incalcolabile numero, fa parte non solo la folla che sta dentro, che opprime il cuore dei santi, che sono pochi in confronto alla grande moltitudine; ma anche quelli che hanno rotte le reti, cioè le eresie e gli scismi, si trovano tra coloro che vanno considerati più fuori che dentro la casa, e dei quali è detto: Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri 153. Sono infatti più separati quanti, lo sono anche col corpo, di quanti stando all'interno, vivono in modo carnale e animale, e sono separati spiritualmente.

Quelli che appartengono alla Chiesa.

52. 100. Ora, di queste categorie di uomini, sono primi quelli che stanno nella casa di Dio, sì da essere essi stessi casa di Dio, o che siano già spirituali o che, essendo ancora bambini, si nutrano di latte 154, ma, con il cuore proteso, progrediscono verso la maturità spirituale. Nessuno dubita che essi abbiano utilmente il battesimo e lo trasmettano utilmente ai loro imitatori. Quanto ai finti, che lo Spirito Santo fugge 155, anche se i buoni, per quanto è in loro, lo trasmettano ad essi utilmente, costoro tuttavia, lo ricevono inutilmente, perché non imitano quelli mediante i quali lo ricevono. Quelli poi che sono nella grande casa, ma come vasi spregevoli 156, hanno inutilmente il battesimo e lo trasmettono inutilmente ai loro imitatori. Mentre lo ricevono utilmente da loro, coloro che, con il cuore e con la vita, sono uniti non ad essi, ma alla santa casa. Coloro, invece, che sono più separati, e che non sono tanto nella casa quanto dalla casa né lo hanno utilmente, né da loro lo si riceve utilmente, salvo nel caso di urgente necessità e sempre che il cuore di chi lo riceve non si separi dal vincolo dell'unità. Tuttavia lo hanno, benché inutilmente, e da essi lo si riceve, anche se è inutile a chi lo riceve. Perché diventi utile, occorre allontanarsi dall'eresia e dallo scisma, ed unirsi alla vera casa. Ma questo, debbono farlo non solo gli eretici e gli scismatici, ma anche quelli che sono nella casa, per la comunione dei sacramenti, in modo tale da esserne fuori per la diversità della loro condotta. Così, infatti, anche a loro incomincia ad essere utile, il sacramento che, diversamente, è inutile.

Alcune difficoltà.

53. 101. Si suole anche discutere se bisogna accettare il battesimo da chi non lo ha mai ricevuto, ma che, curiosando, ha imparato a darlo, e se non conti nulla l'animo di colui che lo riceve: se egli lo fa con finzione o senza finzione. Se lo fa con finzione, quanto conta che lo faccia per inganno, nella Chiesa o in quella che si ritiene Chiesa, o per scherzo, come in una commedia; e che cosa sia più criminoso, riceverlo nella Chiesa con inganno o nell'eresia o nello scisma senza inganno, cioè, con l'animo non finto; e infine, se chi lo riceve nell'eresia con inganno o nella commedia con fede, possa essere colpito, durante la celebrazione, da un sentimento di pietà. Se confrontiamo quest'ultimo a colui che lo riceve nella stessa Cattolica con inganno, è sorprendente che si esiti su chi sia da preferire. Io infatti non vedo che cosa giovi l'animo di chi dà il battesimo con sincerità, a chi lo riceve con inganno. Ma supponiamo che uno lo dia anche con inganno: visto che chi lo trasmette e chi lo riceve agiscono falsamente nella stessa unità Cattolica, si vuol sapere se è meglio accettare questo battesimo o quello che si dà in una commedia; se esista uno che, colto da improvvisa commozione, lo riceva con fede, o se, relativamente alle persone, ci sia grande differenza tra un credente nella commedia e un burlone nella Chiesa, ma questo non riguarda affatto l'integrità del sacramento. Se infatti, nella stessa Cattolica non importa niente, per l'integrità del sacramento, che alcuni lo amministrino con inganno o con sincerità, poiché tutti amministrano lo stesso sacramento, non vedo perché debba importare fuori, quando colui che lo riceve, non indossa il pallio della finzione, ma si rinnova con la religione. Oppure contano di più, per la stabilità del sacramento, le persone sincere tra le quali viene celebrato, che le persone false che agiscono per annullarlo, e dalle quali e sulle quali esso si celebra? Eppure, se in seguito si scopre la finzione, il battesimo non si ripete ma, o si punisce la finzione con la scomunica, o si guarisce con la penitenza.

Risposte alle difficoltà.

53. 102. Ma è più sicuro, per noi, non avventurarci, con una certa temerarietà di giudizio, in questioni che non sono state affrontate in nessun concilio cattolico regionale, e né portate a termine in nessun concilio plenario, ma limitarci a dichiarare, con la fiducia di una voce sicura, ciò che è stato consolidato dal consenso della Chiesa universale, governata dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Tuttavia, se io mi fossi trovato nel concilio, dove si discutevano queste questioni, e non fossi stato preceduto da coloro di cui preferivo seguire i pareri, e uno mi avesse sollecitato a dire la mia opinione, non avrei assolutamente esitato, sempre che fossi stato animato dagli stessi sentimenti che provo mentre scrivo questo libro, a dire che hanno il battesimo quanti, ovunque e da chiunque lo avessero ricevuto senza finzione e con una certa fede, purché consacrato dalle parole del Vangelo; anche se avrei detto che esso non avrebbe giovato loro alla salvezza dello spirito, se mancavano della carità, con la quale si univano alla Chiesa cattolica. Se io avessi una fede da trasportare le montagne - ha detto Paolo - ma non avessi la carità, non sono niente 157. Come già nelle decisioni dei nostri antenati, io non dubito che il battesimo lo hanno anche quelli che, se anche lo ricevono con inganno, però lo ricevono nella Chiesa o dove credono che sia la Chiesa, nella cui assemblea esso si riceve e dei quali è stato detto: Sono usciti da noi 158. Ma nel caso non vi fosse una società di quelli che credono questo, e né lo credesse colui che ve lo riceve, ma facesse tutto per gioco, per simulazione e per scherzo, allora, per sapere se va riconosciuto un battesimo dato in questo modo, ritengo che bisogna implorare con preghiera unanime e con intensi gemiti, durante l'umile preghiera, il giudizio di Dio, per mezzo dell'oracolo di qualche rivelazione; così che io resto in umile attesa di quanti parleranno dopo di me, per vedere se portano qualche idea che hanno già esplorata e conosciuta. A maggior ragione, dunque, ora, senza pregiudicare una ricerca più accurata o l'intervento di una autorità più grande, si deve accettare questo che ho detto!

Conclusione dell'opera.

54. 103. Ma è ormai tempo, io credo, di portare a buon fine anche questi libri sulla questione del battesimo, dove il Signore Dio nostro ci ha mostrato, mediante il pacifico vescovo Cipriano e i suoi sostenitori, quanto si debba amare l'unità cattolica, tanto che essi, in ciò che pensavano diversamente, in attesa che Dio li illuminasse 159 anche su questo, preferirono tollerare i sostenitori dell'idea contraria, anziché separarsi da loro con uno scisma nefando: e così si tappa la bocca ai Donatisti, anche se non dicessimo niente dei Massimianisti. Se infatti, nell'unità, i cattivi contaminano i buoni, Cipriano neppure troverebbe più nessuna Chiesa a cui aggregarsi. Se invece, nell'unità, i cattivi non macchiano i buoni, il sacrilego donatista non può addurre nessun motivo per il suo scisma. Quanto al battesimo poi, se lo hanno e lo trasmettono molti di coloro che compiono quelle opere della carne, i cui autori non possederanno il regno dei cieli 160, allora lo hanno e lo trasmettono anche gli eretici, che sono annoverati tra queste opere: essi infatti, andandosene, non lo hanno perso e, restando fuori, hanno potuto trasmetterlo; ma gli eretici lo trasmettono agli eretici senza frutto e tanto inutilmente, quanto tutti gli altri peccatori, che sono simili a loro in quanto non possederanno il regno di Dio. E come negli altri peccatori, quando si correggono, non incomincia ad esserci un battesimo che non c'era, ma comincia a portare frutto quello che c'era, altrettanto è negli eretici. Di conseguenza, Cipriano e i suoi sostenitori non poterono imporre il loro pensiero alla Chiesa cattolica, che essi non vollero lacerare. Per il fatto che essi pensarono in modo diverso non ci spaventiamo, perché con loro veneriamo anche Pietro; per il fatto che non si separarono dall'unità ci rallegriamo, perché siamo edificati con loro sulla pietra 161.

 

 


 

1 - Cf. Ef 3, 17.

2 - Cf. Sap. 9, 15.

3 - Cf. Gal 2, 11-14.

4 - CYPR., Sentent. episc. 38.

5 - CYPR., Sentent. episc., praef.

6 - CYPR., Sentent. episc. 38.

7 - CYPR., Sentent. episc. 39.

8 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

9 - CYPR., Sentent. episc. 40.

10 - CYPR., Sentent. episc. praef.

11 - Cf. 1 Tm 5, 22.

12 - CYPR., Sentent. episc. 41.

13 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.

14 - Cf. CYPR., De lapsis 6.

15 - Cf. 1 Tm 5, 22.

16 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

17 - Mt 6, 15.

18 - CYPR., Sentent. episc. 42

19 - Gn 1, 4.

20 - CYPR., Sentent. episc. 43.

21 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

22 - 1 Re 18, 21.

23 - CYPR., Sentent. episc. 44.

24 - Cf. Mt 7, 26.

25 - CYPR., Sentent. episc. 45.

26 - CYPR., Sentent. episc. 46.

27 - Cf. Ef 4, 5.

28 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

29 - Cf. Ef 5, 27.

30 - Rm 3, 3-4.

31 - CYPR., Sentent. episc. 47.

32 - Cf. 1 Cor 3, 16.

33 - 2 Cor 6, 16.

34 - Cf. Ef 5, 5.

35 - Cf. CYPR., Ep. 55, 27, 1.

36 - CYPR., Sentent. episc. 48.

37 - Cf. Mt 18, 18.

38 - Cf. 1 Gv 3, 15.

39 - Gv 20, 23.

40 - Cf. Fil 1, 15.

41 - Cf. CYPR., De lapsis 6 e Ep. 11, 1.

42 - CYPR., Sentent. episc. 49.

43 - Cf. Mt 25, 14.

44 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

45 - Cf. 1 Cor 15, 33.

46 - 1 Cor 15, 32.

47 - 2 Cor 11, 3.

48 - Cf. Is 61, 10.

49 - CYPR., Sentent. episc. 50.

50 - Cf. Fil 1, 15.

51 - Cf. CYPR., De lapsis 6.

52 - Gv 1, 33.

53 - CYPR., Sentent. episc. 51.

54 - Cf. 1 Gv 2, 22.

55 - Sal 49, 16.

56 - Sal 49, 18.

57 - Cf. CYPR., De lapsis 6.

58 - Mt 7, 23.

59 - CYPR., Sentent. episc. 52.

60 - Cf. CYPR., Ep. 74, 7.

61 - CYPR., Sentent. episc., praef.

62 - CYPR., Sentent. episc. 53.

63 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.

64 - Cf. Mt 13, 29.

65 - CYPR., Sentent. episc. 54.

66 - CYPR., Sentent. episc. 55.

67 - Cf. Ef 4, 4-5.

68 - CYPR., Sentent. episc. 56.

69 - Cf. Gal 2, 11-14. 70.

70 - CYPR., Sentent. episc. 57.

71 - Cf. Gv 3, 27.

72 - CYPR., Sentent. episc. 58.

73 - CYPR., Sentent. episc. 59.

74 - Cf. Fil 3, 15.

75 - CYPR., Sentent. episc. 60.

76 - CYPR., Sentent. episc. 61.

77 - CYPR., Sentent. episc. praef.

78 - CYPR., Ep. 73, 23, 1.

79 - CYPR., Sentent. episc. 62.

80 - Gv 9, 31.

81 - Cf. CYPR., De lapsis 6.

82 - CYPR., Sentent. episc. 63.

83 - CYPR., Sentent. episc. 64.

84 - Cf. 1 Gv 3, 15.

85 - CYPR., Sentent. episc. 65.

86 - CYPR., Sentent. episc. 66.

87 - Cf. Mt 6, 24.

88 - CYPR., Sentent. episc. 67.

89 - CYPR., Sentent. episc. 68.

90 - Cf. Ef 4, 4-5.

91 - CYPR., Sentent. episc. 69.

92 - CYPR., Sentent. episc. 70.

93 - CYPR., Sentent. episc. 71.

94 - CYPR., Sentent. episc. 72.

95 - CYPR., Sentent. episc. 73.

96 - Cf. Ef 4, 4-5.

97 - Cf. Mt 7, 26.

98 - CYPR., Sentent. episc. 74.

99 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

100 - CYPR., Sentent. episc. 75.

101 - Cf. 2 Cor 2, 15.

102 - Cf. Mc 9, 38.

103 - Cf. CYPR., Ep. 11, 1.

104 - CYPR., Sentent. episc. 76.

105 - CYPR., Sentent. episc. 77.

106 - CYPR., Sentent. episc. 78.

107 - CYPR., Sentent. episc. 79.

108 - Cf. Mt 16, 18-19.

109 - CYPR., Sentent. episc. 80.

110 - Cf. Is 29, 13.

111 - CYPR., Sentent. episc. 81.

112 - 2 Gv 10-11.

113 - 2 Gv 10.

114 - Cf. 1 Tm 1, 5.

115 - Cf. Os 2.

116 - 1 Cor 5, 11.

117 - CYPR., Sentent. episc. 82.

118 - Cf. Mt 15, 14.

119 - Cf 1 Gv 2, 9.

120 - CYPR., Sentent. episc. 83-85

121 - Cf. 1 Cor 5, 3.

122 - Cf. CYPR., Sentent. episc., praef.

123 - CYPR., Sentent. episc. 86.

124 - CYPR., Sentent. episc. 87.

125 - Cf. Mt 5, 25.

126 - Cf. 1 Gv 2, 22.

127 - Cf. Ct 4, 12

128 - CYPR., Ep. 69, 5, 1.

129 - Cf. CYPR., Ep. 73, 14.

130 - Cf. Fil 1, 15-17.

131 - Sal 67, 7.

132 - Cf. Gv 6, 52.

133 - Cf. Mt 26, 26-29.

134 - CYPR., Ep. 69, 5, 1-2.

135 - Cf. Sal 25, 8.

136 - Fil 1, 18.

137 - Cf. Mt 16, 18.

138 - Cf. Ct 6, 8.

139 - Cf. Ef 5, 27.

140 - Cf. Ct 4, 12-13.

141 - Cf. Mt 16, 19.

142 - Mt 18, 17.

143 - Sal 25, 8.

144 - Sal 67, 7.

145 - Sal 121, 1.

146 - Sal 83, 5.

147 - Cf. Mt 13, 23; Lc 8, 15.

148 - Cf. 2 Tm 2, 20.

149 - Ef 4, 2-3.

150 - 1 Cor 3, 17.

151 - Cf. 2 Cor 9, 10.

152 - 2 Tm 2, 20.

153 - 1 Gv 2, 19.

154 - Cf. 1 Cor 3, 2.

155 - Cf. Sap 1, 5.

156 - 2 Tm 2, 20.

157 - 1 Cor 13, 2.

158 - 1 Gv 2, 19.

159 - Cf.Fil 3, 15.

160 - Cf. Gal 5, 19-21.

161 - Cf. Mt 7, 24.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


21-13 Aprile 8, 1927 Come tutte le figure e simboli dell’antico testamento simboleggiavano i figli della Divina Volontà. Come Adamo da un punto alto precipitò sul punto più basso.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo seguendo gli atti che il Voler Divino, che in tutta la Creazione aveva fatto, come pure cercavo gli atti che aveva fatto tanto nel primo padre Adamo, quanto in tutti quelli che aveva fatto in tutti i santi dell’antico testamento, specialmente dove il Supremo Volere aveva fatto risaltare la sua potenza, la sua fortezza, la sua virtù vivificatrice ed il mio dolce Gesù movendosi nell mio interno mi ha detto:

(2)Figlia mia, le più grandi figure dell’antico testamento, mentre erano figure ed adombravano il futuro Messia, racchiudevano insieme i doni, la figura e simbolegiavano tutti i doni che avrebbero posseduti i figli del Fiat Supremo. Adamo fu la vera e perfetta immagine quando fu creato, dei figli del mio regno; Abramo fu simbolo dei privilegi e dell’eroismo dei figli del mio Volere e come chiamai Abramo ad una terra promessa che scorreva latte e miele, facendolo padrone di quella terra, terra tanto feconda ch’era invidiabile ed ambita da tutte le altre nazioni, era tutto simbolo di ciò che avrei fatto coi figli della mia Volontà. Giacobbe fu un’altro simbolo di essi, ché scendendo da lui le dodici tribù di Israele, doveva nascere da mezzo a loro il futuro Redentore che doveva rannodare di nuovo il regno del Fiat Divino ai figli miei. Giuseppe fu simbolo del dominio che avrebbero tenuto i figli della mia Volontà e come questo non fece perire di fame tanti popoli ed anche i suoi ingrati fratelli, così i figli del Fiat Divino avranno il dominio e saranno causa di non far perire i popoli che chiederanno da loro il pane della mia Volontà. Mosé era figura della potenza. Sansone simbolo della fortezza dei figli del mio Volere. Davide simboleggiava il regnare di essi. Tutti i profeti simboleggiavano la grazia, le comunicazione, le intimità con Dio, che più di loro avrebbero posseduto i figli del Fiat Divino. Vedi, tutti questi non erano che simboli, figure di essi; che sarà quando verranno fuori le vite di questi simboli? Dopo di tutti questi venne la Celeste Signora, la Sovrana Imperatrice, l’Immacolata, la senza macchia, la Madre mia, Essa non era simbolo né figura, ma la realtà, la vera vita, la prima figlia privilegiata della mia Volontà ed Io guardavo nella Regina del Cielo la generazione dei figli del regno mio, era la prima impareggiabile creatura che possedeva integra la vita del Voler Supremo e perciò meritò di concepire il Verbo Eterno e maturare nel suo cuore materno la generazione dei figli dell’eterno Fiat. Poi venne la mia stessa Vita, in cui veniva stabilito il regno che dovevano possedere questi figli fortunati. Da tutto ciò puoi comprendere che tutto ciò che Dio fece dal principio della creazione del mondo, che fa e che farà, il suo scopo principale è di formare il regno della sua Volontà in mezzo alle creature. Queste sono tutte le nostre mire, questa è la nostra Volontà ed a questi figli saranno dati tutti i nostri beni, le nostre prerogative, la nostra somiglianza. E se ti chiamo a seguire tutti gli atti che ha fatto la mia Volontà, tanto nella creazione dell’universo, quanto nella generazione delle creature, non escludendo né quelli che feci nella mia Madre Celeste, né quelli che feci nella mia stessa Vita, è per accentrare in te tutti gli atti suoi, fartene dono per poter far uscire da te tutti insieme i beni che può possedere una Volontà Divina, per poter formare con decoro, onore e gloria, il regno del eterno Fiat. Perciò sii atenta nel seguire la mia Volontà”.

(3) Stavo pensando tra me, come mai che col sottrarsi Adamo dalla Volontà Divina, da tanta altezza precipitò tanto nel basso? E Gesù movendosi nel mio interno mi ha detto:

(4) “Figlia mia, come nell’ordine naturale, chi cade da un punto altissimo, o perisce del tutto, o rimane tanto sfracellato e deformato che li riesce impossibile riacquistare il suo stato primiero di sanità, di bellezza, di altezza, rimarrà un povero storpiato, cieco, curvo e zoppo e se questo è padre, uscirà da lui le generazioni dei storpiati, dei ciechi, dei gobbi e dei zoppi. Così nell’ordine soprannaturale, Adamo cadde da un punto altissimo, lui era stato messo dal suo Creatore ad un punto tant’alto, che sorpassava l’altezza del cielo, delle stelle, del sole, col vivere nella mia Volontà; dimorava al di sopra di tutto, in Dio stesso. Vedi dunque da dove precipitò Adamo? Dall’altezza da dove cadde fu miracolo che non perì del tutto, ma se non perì, il colpo che ricevette nella caduta fu tanto forte, che fu inevitabile il non rimanere storpiato, sfracellato e deformato della sua rara bellezza, lui restò fracassato in tutti i beni, indolenzito nell’operare, intontito nell’intelletto, una febbre continua lo debilitava, che affievolendogli tutte le virtù, non sentiva più forza a dominarsi, il più bel carattere dell’uomo, il dominio di sé stesso, era svanito e sottentrarono le passioni a tiraneggiarlo, a renderlo inquieto e mesto e siccome era padre e capo delle generazioni, venne fuori la famiglia dei storpi.

(5) Il non fare la mia Volontà si credono che sia cosa da nulla, invece è la rovina totale della creatura e quanti atti in più di volontà propria commette, tante volte accresce i suoi mali, la sua rovina e si scava l’abisso più profondo dove precipitare”.

(6) Onde pensavo tra me: “Se Adamo per una sola volta si sottrasse dalla Divina Volontà, cadde così in basso e cambiò la sua fortuna in miseria, la sua felicità in amarezze, che sarà di noi che tante e tante volte ci sottraiamo da quest’adorabile Volontà?” Ma mentre ciò pensavo, il mio amato ed unico Bene ha soggiunto:

(7) “Figlia mia, Adamo cadde tanto nel basso perché si sottrasse ad’una volontà espressa del suo Creatore, in cui veniva racchiusa in essa la prova per provarlo nella sua fedeltà verso Colui che gli aveva dato la vita e tutti i beni che possedeva. Molto più che ciò che Iddio richiedeva da lui ai tanti beni che gratuitamente gli aveva dato, che si privasse, ai tanti frutti che gli aveva dato, d’un solo frutto per amore di Colui che tutto gli aveva dato. Ed in questo piccolo sacrifizio che Iddio voleva da lui, gli aveva fatto conoscere che non era altro che voleva essere sicuro del suo amore e della sua fedeltà. Adamo avrebbe dovuto sentirsi onorato che il suo Creatore voleva essere sicuro dell’amore della sua creatura. Si accrebbe la colpa ché colui che lo tirò e persuase a cadere non fu un essere superiore a lui, ma un vile serpente, suo capitale nemico, la sua caduta portò più gravi conseguenze perché era il capo di tutte le generazioni, quindi tutte le membre come connaturale dovevano sentire gli effetti del male del loro capo. Vedi dunque che quando una mia volontà è espressa, voluta e comandata, il peccato è più grave e le conseguenze sono irremediabile e solo la mia stessa Volontà Divina può riparare ad un tanto male come successe ad Adamo. Invece quando non è espressa, sebbene la creatura è in dovere di pregarmi per conoscere la mia Volontà nel suo operato, se dentro del suo atto c’entra un bene è la pura gloria mia. Però se non è espressa, non è così grave il male ed è più facile trovare rimedio. E questo lo faccio a ciascuna creatura per provare la loro fedeltà ed anche per mettere al sicuro l’amore che dicono di volermi; chi è che non vuol essere sicuro d’un potere che acquista, tanto che giungono a fare la scrittura? Chi è che non vuol essere sicuro della fedeltà d’un amico, della lealtà vera d’un servo? Onde per essere sicuro faccio conoscere che voglio i piccoli sacrifizi, i quali le porteranno tutti i beni, la santità e realizzeranno lo scopo per cui furono creati. Invece se saranno restii, tutto sarà sconvolto in loro e tutti i mali le piomberanno addosso. Però il non fare la mia Volontà è sempre un male più o meno grave a seconda la conoscenza che di Essa si possiede”.