Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 5° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Luca 12
1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".
13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".
22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;
padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".
54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".
Neemia 7
1Quando le mura furono riedificate e io ebbi messo a posto le porte e i portinai, i cantori e i leviti furono stabiliti nei loro uffici,2diedi il governo di Gerusalemme a Canàni mio fratello e ad Anania comandante della cittadella, perché era un uomo fedele e temeva Dio più di tanti altri.3Ordinai loro: "Le porte di Gerusalemme non si aprano finché il sole non comincia a scaldare e si chiudano e si sbarrino le porte mentre i cittadini sono ancora in piedi; si stabiliscano delle guardie prese fra gli abitanti di Gerusalemme, ognuno al suo turno e ognuno davanti alla propria casa".
4La città era spaziosa e grande; ma dentro vi era poca gente e non si costruivano case.5Il mio Dio mi ispirò di radunare i notabili, i magistrati e il popolo, per farne il censimento.
Trovai il registro genealogico di quelli che erano tornati dall'esilio la prima volta e vi trovai scritto quanto segue:
6Questi sono gli abitanti della provincia che sono tornati dall'esilio: quelli che Nabucodònosor re di Babilonia aveva deportati e che erano tornati in Gerusalemme e in Giudea, ognuno nella sua città.7Essi erano tornati con Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvai, Necum e Baana.
Computo degli uomini del popolo d'Israele:
8Figli di Pareos: duemilacentosettantadue.
9Figli di Sefatia: trecentosettantadue.
10Figli di Arach: seicentocinquantadue.
11Figli di Paat-Moab, cioè i figli di Giosuè e di Ioab: duemilaottocentodiciotto.
12Figli di Elam: milleduecentocinquantaquattro.
13Figli di Zattu: ottocentoquarantacinque.
14Figli di Zaccai: settecentosessanta.
15Figli di Binnui: seicentoquarantotto.
16Figli di Bebai: seicentoventotto.
17Figli di Azgad: duemilatrecentoventidue.
18Figli di Adonikam: seicentosessantasette.
19Figli di Bigvai: duemilasessantasette.
20Figli di Adin: seicentocinquantacinque.
21Figli di Ater, cioè di Ezechia: novantotto.
22Figli di Casum: trecentoventotto.
23Figli di Bezai: trecentoventiquattro.
24Figli di Carif: centododici.
25Figli di Gàbaon: novantacinque.
26Uomini di Betlemme e di Netofa: centottantotto.
27Uomini di Anatòt: centoventotto.
28Uomini di Bet-Azmàvet: quarantadue.
29Uomini di Kiriat-Iearìm, di Chefira e di Beeròt: settecentoquarantatré.
30Uomini di Rama e di Gheba: seicentoventuno.
31Uomini di Micmas: centoventidue.
32Uomini di Betel e di Ai: centoventitré.
33Uomini di un altro Nebo: cinquantadue.
34Figli di un altro Elam: milleduecentocinquantaquattro.
35Figli di Carim: trecentoventi.
36Figli di Gèrico: trecentoquarantacinque.
37Figli di Lod, di Cadid e di Ono: settecentoventuno.
38Figli di Senaà: tremilanovecentotrenta.
39I sacerdoti: figli di Iedaia della casa di Giosuè: novecentosessantatré.
40Figli di Immer: millecinquantadue.
41Figli di Pascur: milleduecentoquarantasette.
42Figli di Carim: millediciassette.
43I leviti: figli di Giosuè, cioè di Kadmiel, di Binnui e di Odevà: settantaquattro.
44I cantori: figli di Asaf: centoquarantotto.
45I portieri: figli di Ater, figli di Talmon, figli di Akkub, figli di Catità, figli di Sobai: centotrentotto.
46Gli oblati: figli di Zica, figli di Casufa,
figli di Tabbaot,47figli di Keros,
figli di Sia, figli di Padon,
48figli di Lebana, figli di Agabà,
figli di Salmai,49figli di Canan,
figli di Ghiddel, figli di Gacar,
50figli di Reaia, figli di Rezin,
figli di Nekoda,51figli di Gazzam,
figli di Uzza, figli di Pasèach,
52figli di Besai, figli dei Meunim, figli dei Nefisesim,
53figli di Bakbuk, figli di Cakufa.
figli di Carcur,54figli di Baslit,
figli di Mechida, figli di Carsa,
55figli di Barkos, figli di Sisara,
figli di Temach,56figli di Neziach,
figli di Catifa.
57Discendenti dei servi di Salomone: figli di Sotai, figli di Sofèret, figli di Perida,58figli di Iaala, figli di Darkon, figli di Ghiddel,59figli di Sefatia, figli di Cattil, figli di Pochéret-Azzebàim, figli di Amòn.
60Totale degli oblati e dei discendenti dei servi di Salomone: trecentonovantadue.
61Ecco quelli che tornarono da Tel-Melach, da Tel-Carsa, da Cherub-Addòn e da Immer e che non avevano potuto stabilire il loro casato per dimostrare che erano della stirpe di Israele:62figli di Delaia, figli di Tobia, figli di Nekoda: seicentoquarantadue.
63Tra i sacerdoti: figli di Cobaia, figli di Akkos, figli di Barzillài, il quale aveva sposato una delle figlie di Barzillài il Galaadita e fu chiamato con il loro nome.64Questi cercarono il loro registro genealogico, ma non lo trovarono e furono quindi esclusi dal sacerdozio;65il governatore ordinò loro di non mangiare cose santissime finché non si presentasse un sacerdote con 'Urim' e 'Tummim'.
66La comunità nel suo totale era di quarantaduemilatrecentosessanta persone,67oltre ai loro schiavi e alle loro schiave in numero di settemilatrecentotrentasette. Avevano anche duecentoquarantacinque cantori e cantanti.68Avevano settecentotrentasei cavalli, duecentoquarantacinque muli,69quattrocentotrentacinque cammelli, seimilasettecentoventi asini.70Alcuni dei capifamiglia offrirono doni per la fabbrica. Il governatore diede al tesoro mille dracme d'oro, cinquanta coppe, cinquecentotrenta vesti sacerdotali.71Alcuni capifamiglia diedero al tesoro della fabbrica ventimila dracme d'oro e duemiladuecento mine d'argento.72Il resto del popolo diede ventimila dracme d'oro, duemila mine d'argento e sessantanove vesti sacerdotali.73aI sacerdoti, i leviti, i portieri, i cantori, alcuni del popolo, gli oblati e tutti gli Israeliti si stabilirono nelle loro città.
73bCome giunse il settimo mese, gli Israeliti erano nelle loro città.
Salmi 118
1Alleluia.
Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.
2Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.
3Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.
4Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.
5Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
6Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
8È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.
9È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
10Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
11Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
12Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.
13Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
14Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie,
16la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.
17Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.
18Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
19Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.
20 È questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.
21Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.
22La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
23ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.
25Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!
26Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;
27Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.
28Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
29Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.
Salmi 43
1Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall'uomo iniquo e fallace.
2Tu sei il Dio della mia difesa;
perché mi respingi,
perché triste me ne vado,
oppresso dal nemico?
3Manda la tua verità e la tua luce;
siano esse a guidarmi,
mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore.
4Verrò all'altare di Dio,
al Dio della mia gioia, del mio giubilo.
A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio.
5Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
Amos 7
1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: egli formava uno sciame di cavallette quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura del re.2Quando quelle stavano per finire di divorare l'erba della regione, io dissi: "Signore Dio, perdona, come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".3Il Signore si impietosì: "Questo non avverrà", disse il Signore.
4Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava per il castigo il fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna.5Io dissi: "Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo".6Il Signore se ne pentì: "Neanche questo avverrà", disse il Signore.
7Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un piombino in mano.8Il Signore mi disse: "Che cosa vedi, Amos?". Io risposi: "Un piombino". Il Signore mi disse: "Io pongo un piombino in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più.9Saranno demolite le alture d'Isacco e i santuari d'Israele saranno ridotti in rovine, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboàmo".
10Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re di Israele: "Amos congiura contro di te in mezzo alla casa di Israele; il paese non può sopportare le sue parole,11poiché così dice Amos: Di spada morirà Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dal suo paese".12Amasia disse ad Amos: "Vattene, veggente, ritirati verso il paese di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare,13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno".14Amos rispose ad Amasia:
"Non ero profeta, né figlio di profeta;
ero un pastore e raccoglitore di sicomori;
15Il Signore mi prese
di dietro al bestiame e il Signore mi disse:
Va', profetizza al mio popolo Israele.
16Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: Non profetizzare contro Israele, né predicare contro la casa di Isacco.17Ebbene, dice il Signore: Tua moglie si prostituirà nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà spartita con la corda, tu morirai in terra immonda e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra".
Apocalisse 22
1Mi mostrò poi 'un fiume d'acqua viva' limpida come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello.2'In mezzo' alla piazza della città e 'da una parte e dall'altra del fiume si trova un albero di vita' che da' dodici raccolti e produce frutti ogni 'mese; le foglie' dell'albero servono 'a guarire' le nazioni.
3E non vi sarà più maledizione.
Il trono di Dio e dell'Agnello
sarà in mezzo a lei e i suoi servi lo adoreranno;
4'vedranno la sua faccia'
e porteranno il suo nome sulla fronte.
5Non vi sarà più notte
e non avranno più bisogno di luce di lampada,
né di luce di sole,
perché 'il Signore Dio li illuminerà
e regneranno nei secoli dei secoli'.
6Poi mi disse: "Queste parole sono certe e veraci. Il Signore, il Dio che ispira i profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servi ciò che deve accadere tra breve.7Ecco, io verrò presto. Beato chi custodisce le parole profetiche di questo libro".
8Sono io, Giovanni, che ho visto e udito queste cose. Udite e vedute che le ebbi, mi prostrai in adorazione ai piedi dell'angelo che me le aveva mostrate.9Ma egli mi disse: "Guardati dal farlo! Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli, i profeti, e come coloro che custodiscono le parole di questo libro. È Dio che devi adorare".
10Poi aggiunse: "Non mettere sotto sigillo le parole profetiche di questo libro, perché il tempo è vicino.11Il perverso continui pure a essere perverso, l'impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora.
12Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, 'per rendere a ciascuno secondo le sue opere'.13Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il principio e la fine.14Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città.15Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!
16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino".
17Lo Spirito e la sposa dicono: "Vieni!". E chi ascolta ripeta: "Vieni!". Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita.
18Dichiaro a chiunque ascolta le parole profetiche di questo libro: a chi vi aggiungerà qualche cosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro;19e chi toglierà qualche parola di questo libro profetico, Dio lo priverà dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.
20Colui che attesta queste cose dice: "Sì, verrò presto!". Amen. Vieni, Signore Gesù.21La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi. Amen!
Capitolo XLI: Il disprezzo di ogni onore di questo mondo
Leggilo nella BibliotecaFiglio, non crucciarti se vedi che altri sono onorati ed innalzati, mentre tu sei disprezzato ed umiliato. Drizza il tuo animo a me, nel cielo; così non ti rattristerà il disprezzo degli uomini, su questa terra. O Signore, noi siamo come ciechi e facilmente ci lasciamo sedurre dall'apparenza. Ma se esamino seriamente me stesso, non c'è cosa che possa essermi fatta da alcuna creatura che sia un torto nei miei confronti: dunque non avrei motivo di lamentarmi con te. E', appunto, perché spesso e gravemente ho peccato al tuo cospetto, che qualsiasi creatura si può muovere a ragione contro di me. A me, dunque, è giusto che si dia vergogna e disprezzo; a te invece, lode, onore e gloria. E se non mi sarò ben predisposto a desiderare di essere disprezzato da ogni creatura, ad essere buttato in un canto e ad essere considerato proprio un nulla, non potrò trovare pace e serenità interiore; non potrò essere spiritualmente illuminato e pienamente a te unito.
DISCORSO 261 DISCORSO TENUTO A CARTAGINE NELLA BASILICA DI FAUSTO ASCENSIONE DEL SIGNORE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Saliamo insieme a Cristo.
1. La risurrezione del Signore è la nostra speranza, l'ascensione del Signore è la nostra glorificazione. Celebriamo oggi la solennità dell'Ascensione. Se vogliamo celebrare l'ascensione del Signore rettamente, fedelmente, devotamente, santamente, piamente, saliamo insieme a lui e teniamo in alto il nostro cuore. Nel salire però non insuperbiamoci. Dobbiamo infatti tenere il cuore in alto, ma rivolto al Signore. Avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi; invece avere il cuore in alto rivolto al Signore significa rifugiarsi in lui. Al Signore infatti che è asceso noi diciamo: Signore, tu sei il nostro rifugio 1. È risorto infatti per darci un motivo di speranza, poiché risorge ciò che muore; affinché, essendo destinati alla morte, non disperassimo e non pensassimo che con la morte la nostra vita è totalmente finita. Eravamo infatti preoccupati perfino della sorte dell'anima; ma lui risorgendo ci ha dato la certezza anche sulla sorte del corpo. Dunque ascese, ma chi? Colui che prima discese 2. È disceso per guarirti; ascende per elevarti. Cadrai se vorrai elevarti da te stesso; rimarrai in alto se ti eleverà lui. Avere dunque il cuore in alto, ma rivolto al Signore, significa rifugiarsi in lui; avere il cuore in alto ma non rivolto al Signore significa essere superbi. Diciamo pertanto a Cristo che risorge: Tu, Signore, sei la mia speranza; a Cristo che ascende: Hai posto in alto il tuo rifugio 3. Come potremo essere superbi se avremo il cuore in alto rivolto verso colui che per noi è diventato umile, proprio perché noi non rimanessimo superbi?
Conoscere Dio con la fede.
2. Cristo è Dio e lo sarà sempre; mai terminerà di esserlo perché mai ha cominciato ad esserlo. Se infatti per suo dono hanno avuto inizio alcune cose che mai avranno termine, come potrà aver termine lui, che mai ha cominciato ad essere? Che cosa ha avuto inizio e mai avrà termine? La nostra immortalità avrà un inizio, ma non avrà un termine. Infatti non ce l'abbiamo ancora l'immortalità; però, quando avremo cominciato ad averla, non la perderemo più. Cristo dunque è sempre Dio. E in che modo? Cerchi in che modo? È uguale al Padre. Nell'eternità non cercare il modo ma la felicità. In che modo Cristo sia Dio cerca di capirlo, se puoi. Te lo dico, non voglio disattendere la tua attesa. Cerchi in che modo Cristo sia Dio? Ascoltami, anzi ascolta insieme con me; ascoltiamo insieme, impariamo insieme. Per il fatto che io parlo e voi ascoltate non è che non ascolti anch'io insieme con voi. Dunque, sentendo dire che Cristo è Dio, cerchi in che modo Cristo sia Dio? Ascolta con me; non ti dico: Ascolta me, ma: Con me. In questa scuola tutti infatti siamo condiscepoli. È il cielo la cattedra del nostro maestro. Ascolta dunque in che modo Cristo è Dio. In principio era la Parola. Dove era? e la Parola era presso Dio 4. Ma di parole ne ascoltiamo tante tutti i giorni. Non pensare alla Parola che era Dio alla stessa maniera come a quelle che sei solito ascoltare. Cerco in che modo [la Parola sia Dio]. Infatti credo con certezza che sia Dio; ma cerco in che modo lo sia. Cercate sempre il suo volto 5. Nessuno, cercando, venga meno nella fede, faccia anzi dei passi in avanti. Fa passi in avanti nella ricerca se è la pietà che cerca, non la vanità. In che modo cerca la pietà, in che modo cerca invece la vanità? La pietà cerca credendo, la vanità contraddicendo. Se infatti volessi disputare con me e dirmi: " Che Dio adori? Come è il Dio che adori? Mostrami ciò che adori", io ti risponderò: "Esiste, sì, colui che potrei mostrarti, ma tu non sei in grado di vederlo ".
L'umiltà di San Paolo.
3. Io certo non oso dire di aver già raggiunto ciò che tu cerchi. Seguo infatti, per quanto posso, le orme di quell'eccelso atleta di Cristo, cioè dell'apostolo Paolo, il quale diceva: Fratelli, io non ritengo che io stesso vi sia giunto. Io... io stesso. Perché io e poi io stesso? Io che ho lavorato più di tutti loro. So, o Apostolo, in che senso dici: Io. È una costatazione, questa, non un'affermazione superba. Vuoi infatti ascoltare in che senso egli dica: io? Dopo aver affermato: Ho lavorato più di tutti loro non aggiunge più io stesso. Ho lavorato - dice - più di tutti loro. E come se noi gli dicessimo: chi? risponde: Non però io, ma la grazia di Dio con me 6. Colui a cui era stata concessa tanta grazia da Dio che, benché chiamato per ultimo, ha lavorato più di coloro che lo avevano preceduto, afferma: Fratelli, io non ritengo di esservi ancora giunto. Usa il termine io dove dice che non è arrivato. Non arrivare infatti è proprio della limitatezza umana. Quando afferma invece che è stato rapito fino al terzo cielo e che ha ascoltato parole ineffabili che nessun uomo può ripetere, non ha detto: Io. Che cosa ha detto? Conosco un uomo che quattordici anni fa ... 7. Conosco un uomo. Era la stessa persona colui che parlava e colui di cui raccontava il fatto ma (lo raccontò) come se a un altro fosse successo e per questo non venne meno. Non disputare pertanto, non discutere, pretendendo di sapere da me quale Dio adoro. Non è infatti un idolo per cui, indicandotelo con il dito, possa dirti: " Ecco il Dio che adoro ". Né è un qualche astro o una qualche stella, o il sole o la luna, per cui indicandotelo con il dito puntato verso il cielo possa dirti: " Ecco quello che adoro ". Dio non può essere indicato con un dito ma deve essere percepito dal cuore. Guarda l'Apostolo che pur non potendolo pienamente comprendere tuttavia lo cerca, lo segue, aspira a lui, lo sospira, lo desidera. Guardalo, osserva che cosa protende verso il suo Dio se il dito o il cuore. Che cosa dice? Io non ritengo ancora di esservi giunto; questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù 8. Dice: corro; dice: cammino, sono per la via. Seguilo, secondo le tue possibilità: andiamo insieme verso la patria, dove tu non dovrai chiedere niente a me né io a te. Ora cerchiamo insieme nella fede, per godere poi insieme nella visione.
La purificazione del cuore è necessaria per vedere Dio.
4. Chi ti ha indicato in che senso Cristo è Dio? Quelle cose che egli si è degnato di dire attraverso il suo servo, le dica a voi, miei conservi e servi suoi, anche attraverso me, suo servo. Ti è stato detto: In principio era il Verbo. Volevi sapere dove fosse e ti è stato risposto: Il Verbo era presso Dio. E perché non ritenessi di poco significato queste parole intendendole secondo l'uso del linguaggio umano, ti è stato aggiunto: e il Verbo era Dio. Chiedi ancora in che senso Cristo è Dio? Tutto è stato fatto per mezzo di lui 9. Ama lui! Qualunque cosa ami, viene da lui. Non amiamo la creatura dimenticando il Creatore, ma contempliamo la creatura e lodiamo il Creatore. Non ti posso mostrare il mio Dio: ti mostro le cose che ha fatte, ti ricordo ciò che ha fatto. Tutto è stato fatto per mezzo di lui. Mai nuovo, egli fece le cose nuove; eterno, fece le cose temporali; immutabile, fece le cose mutevoli. Osserva le creature e loda il Creatore. Credi per essere purificato. Vuoi vederlo? È cosa bella, è cosa grande quella che vuoi: ti esorto a volerlo. Vuoi vederlo? Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 10. Prima quindi pensa a purificare il cuore; applicati a questo lavoro, sollecita te stesso a farlo, insisti in quest'opera. Ciò che vuoi vedere è puro, mentre impuro è il mezzo con il quale vuoi vedere. Tu pensi a Dio come fosse una sfolgorante o un'abbagliante luce che colpisca questi tuoi occhi; aumentane pure l'estensione quanto vuoi: in realtà non ne poni il limite dove non vuoi ma lo poni dove vuoi. Queste sono immagini che ti costruisci nella tua mente: sono l'impurità del tuo cuore. Toglila, allontanala via da te. Se un granello di polvere ti entra nell'occhio e vuoi che io ti mostri la luce, prima i tuoi occhi hanno bisogno di uno che li pulisca. Così nel tuo cuore c'è tanta impurità. Dove c'è avarizia c'è anche molta impurità. Ammucchi cose che non porterai con te. Non sai che quando ammucchi porti fango nel tuo cuore? Come potrai vedere perciò quanto cerchi?
Hai riempito la cassa ma hai fatto scempio della coscienza.
5. Tu mi dici: " Fammi vedere il tuo Dio ". Io ti rispondo: " Guarda un poco il tuo cuore ". sì, mentre tu mi dici: " Fammi vedere il tuo Dio ", io ti rispondo: " Guarda un poco il tuo cuore ". Tutto quanto vi vedrai che dispiace a Dio toglilo via di lì. Dio vuol venire da te; ascolta Cristo Signore: Io e il Padre verremo a lui e dimoreremo presso di lui 11. Ecco quanto promette Dio. Se io ti promettessi di venire in casa tua tu la puliresti. Dio vuol venire nel tuo cuore e tu sei pigro nel fargli trovare la casa pulita? Egli non vuole abitare insieme all'avarizia, con questa donna immonda e insaziabile. Tu servivi a lei come a padrona e pretendevi di vedere Dio! Che cosa hai fatto di quello che Dio ti ha comandato? Che cosa invece non hai fatto di quanto l'avarizia ti ha comandato? Che cosa hai fatto di quello che Dio ti ha comandato? Ti mostro io che cosa alberga nel tuo cuore, mentre tu vorresti vedere Dio. Avevo detto: " Esiste, sì, colui che potrei mostrarti, ma tu non sei in grado di vederlo ". Di quello che ti ha comandato Dio quanto hai fatto? Di quel che ti ha comandato l'avarizia che cosa hai trascurato? Dio ti ha comandato di vestire l'ignudo: tu sei rimasto titubante; l'avarizia ti ha comandato di spogliare chi è vestito: tu l'hai fatto con frenesia. Se avessi fatto ciò che Dio ti ha comandato, che cosa ti direi: avresti in ricompensa questo o quello? Ma avresti Dio stesso! Se avessi fatto quanto Dio ti ha comandato, avresti Dio stesso. Invece hai fatto ciò che ti ha comandato l'avarizia: che cosa ti ritrovi in mano? So che mi risponderai: Mi rimane quanto mi son preso. Dunque hai qualcosa, ma rubando! Puoi dire di avere qualcosa presso di te se hai perduto te stesso? Ho qualcosa, tu dici. Ma dove? Dove? dimmelo. Certo lo terrai nella tua camera o in una borsa o in una cassa, e non voglio dilungarmi ancora. In qualunque posto lo tieni, certamente ora non ce l'hai con te. Ora pensi che l'hai nella cassa: ma forse non c'è più e tu non lo sai; forse, ritornando a casa, non troverai quanto vi avevi lasciato. Io cerco il tuo cuore; ti chiedo che cosa hai lì dentro. Hai sì riempito la tua cassa, ma hai fatto scempio della tua coscienza. Considera l'esempio di Giobbe che si sentiva soddisfatto e impara anche tu ad accontentarti: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, è avvenuto come è piaciuto al Signore: sia benedetto il nome del Signore 12. E aveva perduto ogni cosa! Come mai dalla sua bocca uscivano queste bellissime espressioni di lode al Signore?
Chi compie il male è nelle tenebre.
6. Purifica dunque il tuo cuore, per quanto è nelle tue possibilità: a questo devi attendere, questo devi fare. E prega, supplica, umiliati [davanti al Signore], perché sia lui a mondare il tuo cuore, ove poi egli possa rimanere. Tu non puoi comprendere la portata di queste espressioni: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto fu fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto ciò che fu fatto, in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. E la luce risplende fra le tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta 13. Ed ecco perché non puoi capire: La luce risplende fra le tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta. Che cosa sono le tenebre se non le opere cattive? Che cosa sono le tenebre se non le cattive brame: la superbia, l'avarizia, l'ambizione, l'invidia? Tutte queste cose sono tenebre: per questo non vedi la luce. La luce, infatti, risplende nelle tenebre ma fa' che ci sia chi l'accolga.
Cristo è la tua strada e la tua meta.
7. Sta' attento a non interpretare come ti pare queste parole: Il Verbo si è fatto carne ed abitò in mezzo a noi 14. Attraverso l'umanità di Cristo puoi arrivare alla divinità di Cristo. Dio è troppo lontano da te, ma Dio si è fatto uomo. Colui che era lontano da te, assumendo l'umanità si è fatto vicino a te. È insieme Dio e uomo: Dio in cui rimanere, uomo per il quale andare. Cristo è insieme la tua strada e la tua meta. È lo stesso Verbo che si è fatto carne ed abitò in mezzo a noi. Assunse ciò che non era senza perdere ciò che era. Sembrava in tutto un uomo, ma in lui si nascondeva Dio. Fu ucciso in quanto uomo, fu ripudiato in quanto Dio; ma risuscitò nella sua umanità e fu riconosciuto Dio. Rifletti perciò a ciò che ha fatto in quanto Dio e a ciò che ha sofferto in quanto uomo. Fu ucciso, ma non in quanto Dio; eppure la persona di Cristo fu uccisa. Non sono infatti due persone: Dio e uomo - in tal caso non avremmo e non conosceremmo una Trinità ma una " quaternità " _ L'uomo è uomo e Dio è Dio; ma Cristo nella sua totalità è uomo e Dio, lo stesso Cristo è uomo e Dio. Come tu, in quanto uomo, sei composto di corpo e di spirito, così il Cristo intero è uomo e Dio. Dunque Cristo, nella sua totalità, è corpo, anima e Dio. Egli stesso, quando parla, a volte si riferisce alla sua divinità, a volte alla sua anima, a volte al suo corpo: ma tutto riguarda lo stesso Cristo. Che cosa dice, ad esempio, in quanto Dio? Come il Padre ha in sé la vita, così pure ha dato al Figlio d'aver la vita in se stesso. Qualunque cosa il Padre fa, la fa ugualmente anche il Figlio 15. Io e il Padre siamo una cosa sola 16. Che cosa dice Cristo in riferimento alla sua anima? La mia anima è triste fino alla morte 17. Che cosa dice in riferimento al suo corpo? Disfate questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere 18. Palpatemi ed osservate: uno spirito infatti non ha carne ed ossa come vedete che ho io 19. Queste parole sono tesori di sapienza e di scienza 20.
In Cristo ami Dio e il prossimo.
8. Tutta la Legge - lo sappiamo - si riduce a due comandamenti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la tua mente... amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti 21. In Cristo hai tutto. Vuoi amare il tuo Dio? Lo trovi in Cristo: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 22. Vuoi amare il prossimo? Lo trovi in Cristo: Il Verbo si è fatto carne ed abitò in mezzo a noi 23.
Abbandonate subito il peccato.
9. Ci purifichi la sua grazia, ci purifichi soccorrendoci e consolandoci. Fratelli miei, vi scongiuro per lui e in lui: siate ricchi di opere buone, di misericordia, di benevolenza, di bontà. Perdonate subito quando qualcuno pecca contro di voi. Nessuno mantenga l'ira contro un altro, per non precludere la possibilità che la sua preghiera arrivi a Dio. Vi dico queste cose perché viviamo in questo mondo, perché, anche se camminiamo [nella via del bene], anche se viviamo rettamente, qui non riusciamo a vivere senza peccato. I peccati infatti non sono soltanto quelli che chiamiamo delitti: adulteri, fornicazioni, sacrilegi, furti, rapine, falsa testimonianza; non questi soli sono i peccati. Guardare una cosa che non dovevi guardare è peccato; ascoltare deliberatamente qualcosa che non dovevi ascoltare è peccato; pensare a una cosa a cui non dovevi pensare è peccato.
Il rimedio giornaliero contro i peccati.
10. Tuttavia nostro Signore, oltre a quel lavacro di rigenerazione [che è il battesimo], ci ha dato altri rimedi [contro i peccati] che possiamo utilizzare ogni giorno. Possiamo ogni giorno purificarci recitando la preghiera del Signore. Diciamo - e diciamolo sinceramente perché allora anche questo è elemosina -: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 24. Fate elemosina e tutto sarà puro per voi 25. Ricordate, fratelli, che cosa dirà il Signore a coloro che porrà alla sua destra. Non dirà: " Avete fatto queste e quelle grandi opere ", ma dirà: Ebbi fame e mi avete dato da mangiare 26. A coloro che porrà alla sua sinistra non dirà: " Avete fatto queste e quelle opere malvagie ", ma dirà: Ebbi fame e non mi avete dato da mangiare 27. I primi per l'elemosina fatta ebbero in sorte la vita eterna; questi ultimi, per non aver fatto elemosina, si ebbero il fuoco eterno. Scegliete ora di essere posti a destra o a sinistra. Vi chiedo: che speranza può avere di guarire chi, pur essendo pieno di malattie, è pigro nel prendere le medicine? " Ma sono malattie leggere ". Mettile insieme e (ti accorgerai che) diventano pericolose. " I peccati che ho sono piccoli ". Ma non sono molti? Ma come sono piccoli se premono, se sommergono? Che cosa di più piccolo delle gocce di pioggia? Eppure se ne riempiono i fiumi. Che cosa di più piccolo dei chicchi di grano? Eppure se ne riempiono i granai. Tu badi al fatto che sono piccoli ma non badi al fatto che sono molti. Non hai voluto fare attenzione ad essi: ora contali, se ci riesci. Eppure Dio ci ha dato contro di essi un rimedio che possiamo usare ogni giorno.
Conclusione.
11. Grande è la misericordia di colui che ascese in alto e fece prigioniera la prigionia 28. Che cosa significa fece prigioniera la prigionia? Uccise la morte. La prigionia è prigioniera: la morte è morta. Ma ha fatto solo questo colui che ascese in alto e fece prigioniera la prigionia? Ci ha dunque lasciati? Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo 29. Pensa a queste parole: Diede doni agli uomini 30. Apri il grembo della pietà, raccogli il dono della felicità.
1 - Sal 89, 1.
2 - Cf. Gv 3, 13.
3 - Sal 90, 9.
4 - Gv 1, 1.
5 - Sal 104, 4.
6 - 1 Cor 15, 10.
7 - 2 Cor 12, 2-4.
8 - Ef 3, 13-14.
9 - Gv 1, 1. 3.
10 - Mt 5, 8.
11 - Gv 14, 23.
12 - Gb 1, 21.
13 - Gv 1, 1-5.
14 - Gv 1, 14.
15 - Gv 5, 19.
16 - Gv 10, 30.
17 - Mt 26, 38.
18 - Gv 2, 19.
19 - Lc 24, 39.
20 - Cf. Col 2, 3.
21 - Mt 22, 37-40.
22 - Gv 1, 1.
23 - Gv 1, 4.
24 - Mt 6, 12.
25 - Lc 11, 41.
26 - Mt 25, 35.
27 - Mt 25, 42.
28 - Cf. Ef 4, 8; Sal 67, 19.
29 - Mt 28, 20.
30 - Ef 4, 8.
Capitolo 3: le nozze della Santa Vergine Maria
Vita della Santa Vergine Maria - Beata Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella Biblioteca
La vita di Maria, dalle sue nozze fino alla nascita del bambino Gesù.
44
- La Santa Vergine viene promessa a Giuseppe
Le vergini lavoravano occupandosi di ricami, adornando e lavando i tappeti, le vesti sacerdotali e gli arredi sacri. All'età di quattordici anni prendevano marito e lasciavano il tempio. I santi genitori, presentando al tempio Maria, l'avevano dedicata al Signore come prescriveva la tradizione delle pie famiglie. I sacerdoti israeliti più elevati spiritualmente attendevano da tale sacrificio l'atteso Messia. Secondo il regolamento del tempio anche per Maria e altre sette compagne giunse il momento di prendere marito. Allora vidi Anna recarsi a Gerusalemme; Gioacchino frattanto non viveva più e lei aveva preso un altro marito su invito di Dio. Vidi la Vergine tristemente commossa quando seppe che doveva lasciare il tempio, la sentii dire ai sacerdoti che era suo desiderio non andar via dal luogo sacro perché voleva dedicarsi interamente al Signore. Ma le fu risposto che era obbligata a sposarsi. Allora Maria si ritirò nella cella e pregò ardentemente. Spossata dall'emozione e dall'orazione, prese un vaso e andò ad attingere acqua da un pozzo; improvvisamente, sebbene non vedesse alcuna apparizione o forma umana, senti una voce che la ammoni e la confortò, esortandola ad abbracciare la volontà di Dio e ad acconsentire all'unione che le sarebbe stata proposta. Non fu ancora la vera Annunciazione perché questa avvenne a Nazareth. Eppure quand'ero giovinetta scambiavo spesso quest'avvenimento con quello dell'Annunciazione.
Vidi il sommo sacerdote che, siccome era assai vecchio e non poteva reggersi da sé, veniva portato su una sedia fino al santuario. Mentre il fuoco del sacrificio ardeva, lo vidi leggere in lunghe pergamene appoggiate su un leggio. Improvvisamente cadde in estasi, vidi che l'indice della mano gli era caduto sul passo in cui il profeta Isaia dice: “Ed uscirà un ramo dalla radice di Jesse, ed un fiore spunterà dalla sua radice”. Quando il sacerdote ritornò in sé lesse quel passo e fu illuminato sul suo significato. Allora fece rivolgere un appello a tutti gli scapoli della tribù di Davide affinché si radunassero al tempio per prendere moglie. All'appello del tempio risposero numerosi uomini di devota fama e di buon nome. Il giorno in cui Maria Santissima doveva essere presentata ai devoti astanti, pianse nella sua cella perché voleva restare vergine. Il sommo sacerdote, seguendo la sua locuzione interiore, porse a ciascuno dei convenuti un ramo, e ordinò loro di segnarci sopra il proprio nome e tenerlo in mano durante la preghiera ed il sacrificio. Poi i rami vennero raccolti e posti sull'altare dinanzi al Santissimo, il religioso allora disse ai giovani pretendenti che la Vergine Maria di Nazareth avrebbe sposato colui il cui ramo avesse sviluppato un germoglio. Mentre il fuoco ardeva e si faceva il sacrificio, tutti erano assorti in preghiera, i ramoscelli giacevano dinanzi al Santo dei Santi. Infine il sacerdote verificò i ramoscelli e, siccome nessuno dei medesimi era fiorito, li restituì a tutti gli scapoli rinviandoli a casa.
Fu allora che vidi un giovinetto bellissimo pregare con fervore in uno degli atri del tempio con le braccia rivolte verso l'alto. Rividi questo giovinetto sul Carmelo, presso i figli solitari dei profeti; qui visse nel sacrificio della continua preghiera affinché Dio concedesse all'umanità la salvezza e il compimento della Promessa. Vidi i sacerdoti cercare nei registri per verificare se avessero trascurato qualcuno dei discendenti di Davide, dopo approfondite ricerche trovarono quindi segnati sei fratelli di Betlemme, tra i quali uno si era assentato dal paese da lungo tempo. I prelati videro in questo fratello disperso una chiara indicazione simbolica, e ne ebbero pure un antico ricordo. Lo fecero quindi cercare e lo trovarono in un paesino attraversato da un fiume non lontano da Samaria; Giuseppe lavorava vicino all'acqua. Ossequioso all'esortazione del sommo sacerdote, il pio uomo si pulì e, indossata una nuova veste, si recò al tempio di Gerusalemme. Egli aveva pregato fervorosamente per fare la volontà dell'Angelo, che significava l'adempimento delle antiche promesse messianiche. Sottoposto anch'egli alla prova degli scapoli, quando depose il ramoscello sull'ara questo fiorì. In tal modo Giuseppe fu riconosciuto come lo sposo destinato dal Signore alla Santa Vergine. Il sant'uomo fu così presentato a Maria al cospetto di Anna. La figlia della grazia lo accettò umilmente quale suo sposo, sottomessa al volere divino, liberata nella volontà di Colui al quale si era dedicata con tutta l'anima e il corpo.
45 - Visioni sulle nozze e sulle vesti nuziali di Giuseppe e Maria Santissima
Il matrimonio di Maria e Giuseppe si celebrò a Gerusalemme in una casa sita sul monte Sion, che spesso veniva presa in affitto per tali solennità. La festa delle nozze durò quasi otto giorni. Oltre alle maestre e alle condiscepole di Maria, vi assistettero molti parenti di Anna e Gioacchino ed una famiglia proveniente da Gophna, alla quale appartenevano due vergini. Le nozze furono solenni e molti agnelli furono immolati come sublime offerta al Signore. Ciò che attirò l'ammirazione generale fu l'abito nuziale della Vergine che era magnifico e divenne oggetto di attenzione da parte delle ospiti della festa. Ho visto distintamente Maria abbigliata con la pomposa veste nuziale. Era una veste larghissima azzurra senza maniche, le braccia erano coperte con le bende di lana bianca della camicia; allora le camicie non avevano le maniche ma solo bende penzolanti. Poi la Vergine si era posta subito sotto il collo una collana tempestata di gioielli e ricamata con perle ed altri ornamenti.
Notai che questa collana era formata dagli stessi disegni che si mostravano sull'orlo inferiore della veste dell'esseno Arcos. Grandissime rose rosse, bianche e gialle, miste alle foglie verdi, erano tessute sull'abito o vi erano ricamate ad imitazione degli antichi abbigliamenti sacerdotali. Il lembo inferiore era adorno di fiocchi e frange, il superiore si univa col panno che ricopriva la testa. Al di sopra della veste si mostrava uno scapolare come quello di alcuni ordini monastici, per esempio dei Carmelitani: era di seta bianca, ricamato a fiorami d'oro e largo mezzo braccio, la parte esterna era adorna di pietre preziose. La Beata Vergine indossava sulla veste un ampio manto color azzurro che le ricadeva sulle spalle e terminava in uno strascico adorno di fiorami d'oro. I capelli erano stati acconciati in un modo veramente artistico: in tante ciocche riunite fra loro da fili di seta bianca e da perle, di cui le estremità erano rivolte all'indietro. Si veniva a formare così come un'ampia rete, che ricadendo all'indietro, lungo il dorso, lo ricopriva fino alla metà del mantello. Questa capigliatura era coperta da un ornamento che consisteva in frange e perle intrecciate tra loro. Sul capo portava una corona adorna di gioielli alta circa un palmo e, nel mezzo sopra la fronte, aveva incastrate tre perle, così tre altre ornavano ciascun lato.
Le vergini del tempio si erano impegnate con abilità ad acconciare con destrezza la capigliatura di Maria. Nella mano sinistra la Santa Vergine portava una piccola ghirlanda di rose di seta di color bianco e rosso, e nella destra, come uno scettro, manteneva un candelabro dorato senza piedistallo, sopra vi ardeva una fiammella. Ai piedi portava sandali di stoffa verde dalle suole alte circa due dita tenute unite al piede da due nastri di color bianco e dorato. Inoltre le dita dei piedi erano ricoperte da un pezzo di stoffa unito alla suola, come portavano le donne di condizioni agiate. Quando Anna le portò trepidante i begli abiti, la Santa Vergine era così umile che non voleva indossarli. Dopo le nozze i capelli le furono rivolti sul capo, le fu tolta la corona e le si poggiò sulle spalle un velo candido come il latte. La Vergine aveva un'abbondante chioma color biondo-rossiccio, le ciglia nere e ben formate, la fronte alta, l'occhio grande, lo sguardo basso, dignitoso e modesto allo stesso tempo, sopracciglia nere e vivaci; il naso ben profilato, la bocca piccola e graziosa, il mento acuto. Maria era di media statura e il portamento, nel suo magnifico abbigliamento, era solenne e pieno di dignità.
Dopo le nozze indossò una veste a righe, molto modesta, io ne posseggo gelosamente un lembo tra le mie reliquie. A Cana e in altri luoghi la vidi portare questa stessa veste, mentre indossava l'altra, quella della cerimonia, solo nelle occasioni solenni. Durante le nozze gli ospiti di posizione agiata usavano cambiare più volte gli abiti. Quando Maria indossava i suoi abiti solenni assomigliava ad alcune donne famose nella storia dei tempi posteriori, per esempio all'imperatrice Elena e perfino alla regina Cunegonda, mentre la veste ordinaria delle Ebree la faceva somigliare piuttosto alle donne romane. Le stoffe erano opera di molti tessitori che abitavano a Sion nelle vicinanze del Cenacolo. La bellezza di Maria Santissima è indescrivibile. Giuseppe invece indossava una veste lunga e larga di color celeste, come quella dei mugnai, chiusa fino all'orlo inferiore mediante dei fermagli. Le ampie maniche si allacciavano ad uncinetto, avevano larghi risvolti e delle tasche interne. Intorno al collo aveva avviluppata una stola larghissima.
46 - Visioni sull'anello nuziale di Maria Santissima
Il 29 luglio del 1821, la Veggente ebbe una visione inerente alla Sindone in cui venne avvolto Gesù e dove si impresse la sua immagine corporea, in particolare il volto. Poi ella vide i luoghi dove si trovavano le sante reliquie dimenticate dall'uomo ma venerate dagli Angeli e dalle anime devote. Tra queste, Suor Caterina Emmerick vide anche l'anello nuziale della Santa Vergine che così descrisse:
"Vidi l'anello nuziale di Maria Santissima: non è né d'oro e neppure d'argento, né di alcun altro metallo, ma di materia bruna luccicante e largo più di un dito. La superficie liscia, dove si vedono intarsiati dei piccoli triangoli con delle lettere e una lastrina dorata. Vidi questa preziosa reliquia conservata in un piccolo e bel reliquiario in una chiesa o un santuario; tutti gli sposi toccavano il reliquiario con i loro anelli".
Visioni del 3 agosto 1821.
Oggi ho avuto alcune visioni relative all'anello nuziale della Santa Vergine: ricordo bene una festa in una chiesa italiana in cui la preziosa reliquia veniva esposta sull'altare, in un ostensorio adornato magnificamente. Durante la festa vidi comparire San Giuseppe e la Beata Vergine Maria, abbigliati con le vesti nuziali; quando Giuseppe infilò l'anello al dito della Santa Sposa vidi contemporaneamente scintillare e muoversi l'anello nell'ostensorio. Sull'altare di questa chiesa italiana vidi un quadro dell'Ecce Homo, il quale era giunto miracolosamente nelle mani di un governatore romano. Quest'uomo politico era assai devoto e amico di San Pietro. Alla sinistra, nel quadro, vedevo la Sindone in cui era stato avvolto nostro Signore. Ebbi poi la visione di un banchetto nella casa di Anna. Intorno alla tavola, su cui vedevo alcuni calici, sedevano Anna col suo secondo marito, Maria, Giuseppe e tutti i parenti con alcuni fanciulli e sei ospiti stranieri. La Vergine indossava un mantello variopinto rosso, celeste e bianco lavorato a fiorami, come gli antichi paramenti per il sacrificio della Messa. Aveva un velo trasparente ed al disopra di questo un altro nero. Mi parve che fosse una festa in occasione delle nozze. Quando la festa fini, Anna ritornò a Nazareth insieme agli altri parenti, seguita da Maria e dalle altre fanciulle congedate dal tempio. Abbigliate pomposamente uscirono tutte insieme dalla città, ma non so dire quando le vergini si accomiatarono dal gruppo per proseguire verso le proprie dimore. Vidi però che pernottarono nella scuola levitica di Bethoron. Maria fece tutto il viaggio a piedi. Giuseppe invece, si era recato a Betlemme per espletare alcune commissioni.
47 - L'Annunciazione dell'arcangelo Gabriele
Anna aveva disposto per la Sacra Famiglia la piccola casetta di Nazareth di sua proprietà; quando Giuseppe si assentava la Vergine dimorava con sua madre. Stanotte, durante la meditazione, cercai la Santa Vergine, allora il mio spirito fu subito trasportato dall'Angelo custode in casa di sua madre Anna. Ne riconobbi ogni angolo, ma non vidi alcuno: né Maria e nemmeno Giuseppe. Vidi però Anna attraversare un bosco per recarsi a casa di Maria. La casa di Giuseppe era più piccola di quella di Anna, davanti c'era un piccolo cortile quadrato. Anna salutò la figlia e le diede un fagotto; forse era la prima volta che incontrava sua figlia dopo le nozze. Dopo aver conversato per molto tempo di faccende domestiche, vidi Anna accomiatarsi da Maria. La Vergine accompagnò sua madre per un lungo tratto di cammino. In un'altra visione vidi Giuseppe in viaggio, mentre nella casa erano rimaste con la Santa Vergine due fanciulle, la madre Anna e una sua parente vedova. Credo che le due ragazze fossero consorelle del tempio. Le vidi mettere in ordine la casa, quindi si riunirono nel cortile e conversarono amichevolmente. Verso l'imbrunire si sedettero intorno ad un tavolo rotondo, pregarono e mangiarono delle erbe.
Dopo la cena ognuna si ritirò nella propria stanza, solo Anna fece prima un giro per la casa per controllare se tutto era a posto. La stanzetta di Maria si trovava accanto al focolare e vi si entrava dalla cucina. La Vergine vi entrò ed indossò una lunga veste di lana, poi si preparò alla preghiera coprendosi il capo con un lungo velo color giallo pallido. Si era tolta il velo nero che si abbassava sul volto quando parlava agli uomini. La fantesca entrò con un lumicino e accese un candeliere che pendeva dal soffitto; poi si ritirò. Allora vidi Maria prendere un basso tavolino a tre gambe coperto da un tappeto azzurro e rosso, sul quale si trovava un rotolo di pergamena. La Vergine collocò il tavolino fra il letto e la porta, a sinistra della stanza, dove al suolo era steso un tappeto con un cuscinetto di forma rotonda, sul quale si genuflesse. La Madonna, dopo essersi calata il velo sul candido viso e congiunte le mani sul petto, senza incrociare le dita, pregò per lungo tempo e con fervore con lo sguardo rivolto al Cielo. Ella chiese a Dio che la sua preghiera potesse accelerare il tempo della venuta del Redentore. Allora penetrò dall'alto una luce fortissima che andò diritta al suo fianco destro, in linea obliqua. Ne fui io stessa abbagliata, tanto che caddi sul pavimento vicino all'ingresso. In mezzo a quei raggi di luce intensa, vidi librare la figura dell'arcangelo Gabriele dinanzi alla Santissima Vergine. Di fronte a tanta luce magnifica, Maria era rimasta impietrita. Il Santo Gabriele era un giovinetto lucente dalla lunga chioma. Lievemente parlò alla Vergine muovendo le braccia ed emettendo le parole dalle labbra come lettere infuocate. Maria aveva rivolto timidamente a destra il capo velato e non osava guardare l'Angelo. Gabriele continuava a parlare, ed allora la Vergine Beata, quasi come se ubbidisse ad un comando, alzò il viso e gli rispose.
L'Angelo parlò di nuovo, e questa volta Maria alzò interamente il velo, e fissandolo in volto ripeté le sante parole: "Ecco l'ancella del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola". Dopo aver pronunciato queste parole ben chiare, la Vergine Santa rimase assorta in profonda estasi. Non vedeva più la luce della lampada, né il soffitto della camera, poiché la stanza era inondata da un torrente di luce. In quell'occasione sembrò che il Cielo si fosse aperto, e quando Maria levò lo sguardo in alto vide una striscia luminosa popolata da Angeli, all'estremità di quell'oceano di luce si mostrava la Santa ed adorabile Trinità nella forma di una fiamma triangolare le cui irradiazioni si compenetravano reciprocamente. Quando la Vergine pronunciò le parole: "Avvenga di me secondo la tua parola!" vidi scendere un alato messaggero, era lo Spirito Santo, non in forma di colomba, come viene ordinariamente dipinto, ma la sua testa aveva tratti umani aureolati da una luce soprannaturale. Due ali rilucenti gli si spiegavano a destra e a sinistra, dalle mani e dal petto gli uscivano tre torrenti di luce diretti al petto e al fianco destro dell'Annunziata, dove tornavano a riunirsi. La Vergine, trasfusa di luce, era divenuta quasi trasparente; sembrava che la sua carne si dileguasse a quella luce potente come la notte all'approssimarsi del sole. Lo splendore tanto e talmente la compenetrava, che nulla più in lei era oscuro e velato, la sua figura splendeva adesso in ogni sua forma.
Appena l'Arcangelo si ritirò anche la luce scomparve, quasi che il Cielo l'avesse riassorbita. In questo momento vidi cadere sulla Vergine un'infinità di rose bianche, ciascuna accompagnata da una foglia verde. Mentre contemplavo questa visione meravigliosa, provai contemporaneamente una sensazione orrenda e di agitazione, come se qualcuno mi stesse per tendere un'insidia. Vidi un orribile serpente strisciare sui gradini di accesso e giungere vicino alla porta della stanza della Santa Vergine. Era avanzato fino al terzo gradino quando la luce riempì la Santa Vergine. Il serpente era un vero mostro alto all'incirca come un fanciullo; il corpo era piatto e largo sul petto, aveva due corte zanne. I colori più orribili concorrevano a sfigurano, mi ricordava il serpente del Paradiso terrestre. Allora, quando l'Angelo uscì dalla camera della Vergine, dinanzi alla porta calpestò il serpente che mandò sibili spaventosi. Rabbrividii dall'orrore. Poi vidi comparire tre spiriti che, calpestandolo e battendolo, lo spinsero fuori dall'abitazione. Vidi Maria, rimasta in tranquilla solitudine, rapita in estasi profonda che nelle sue preghiere adorava la presenza del promesso Salvatore. A Gerusalemme le donne dovevano rimanere nell'atrio e non potevano entrare nel tempio, nel santuario solo i sacerdoti potevano accedere; ma a Nazareth la Vergine Santissima stessa era divenuta il tempio che ospitava il Santo dei Santi, in lei cresceva il Sacerdote supremo del mondo. Tutto mi apparve pieno d'amore e di grandezza, tutto così semplice e naturale! In quel momento vidi glorificare le parole di Davide nel suo quarantacinquesimo salmo: "Il Signore ha santificato la sua capanna: Dio è nel suo interno né alcuno potrà turbarla".
Era mezzanotte quando Anna, svegliata da uno strano movimento della natura, vide una nube luminosa sulla sua casa. Così turbata si alzò, e svegliate le altre donne, si recò nella stanza di Maria. Appena videro la Vergine inginocchiata e assorta in devota preghiera, le donne si ritirarono rispettosamente. Maria Santissima si avvicinò all'altare accostato alla parete e calò il rotolo dove vi era raffigurata un'immagine maschile velata, simile a quella che avevo veduto nella casa di Anna. Accesa la torcia assicurata alla parete, la Beata Vergine pregò con fervore dinanzi a questo simbolo. All'alba si coricò. Su un alto leggio vidi delle pergamene. Fu grande il mio spavento quando vidi di nuovo l'orribile serpente strisciare verso di me, quasi cercasse un rifugio fra le pieghe del mio abito. il mio Angelo custode mi sottrasse subito al pericolo e mi allontanò dalla bestia. Vidi i tre spiriti che comparvero e batterono un'altra volta il mostro che emetteva tremendi sibili. Rabbrividisco ancora al solo pensiero. La Santa Vergine adesso sapeva che avrebbe partorito il futuro Messia. Non aveva compreso però ancora a fondo il simbolismo del trono di David e che questo Figlio non era di questo mondo. Come non aveva capito le parole di Gabriele, secondo le quali la casa di Giacobbe su cui suo Figlio avrebbe regnato nell'eternità simbolizzava la Chiesa e la comunione dell'umanità rigenerata. Maria era il puro Vaso della grazia promesso da Dio ai suoi progenitori, destinata a partorire il Messia. Tutti i suoi devoti antenati, quei santi figli di Dio, avevano contribuito ad accelerare la sua venuta e quindi quella di Cristo, Redentore dell'umanità peccatrice. Lei sola in quest'epoca costituiva il puro oro di tutta la terra, il sangue immacolato dell'umanità intera. La venuta della Madre dell'Eterno piena di grazia era stata prevista fin dall'inizio dei tempi. Nelle solennità dedicate a Maria Santissima, la Chiesa fa parlare la Santa Vergine per bocca della divina Sapienza, nei proverbi di Salomone (Pr 8,22-36):
La Sapienza creatrice dell'Universo "Il Signore mi ha creato all'inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d'allora. Dall'eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d'acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull'abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell'abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell'uomo. Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte". In principio, prima che Dio creasse cosa alcuna io ero presso di Lui.
Io esisto fino all'eternità e dall'origine dei tempi e fui prima che fosse la terra. Non esistevano ancora gli abissi ed io ero già, le sorgenti non scaturivano ancora, né i monti ancor si appoggiavano con la loro mole grave sulla terra, e neppure erano sorte le colline, ed io già esistevo. Non era ancor creata la terra, né i fiumi, e neppure i poli del circolo terrestre. Io ero presente quando Iddio creava i cieli, quando con leggi geometriche segnava le orbite dello spazio, quando assicurava il firmamento, de-terminava il livello delle fonti, poneva confini al mare e dettava leggi alle acque in modo che le onde non oltrepassassero i limiti assegnati. Ed io ero presente quando Lui poneva le fondamenta della terra; con Lui io dis ponevo tutte le cose. Mia gioia era stare sempre alla sua presenza; mi dilettavo con l'Universo: la mia allegrezza è abitare con i figli degli uomini. Uditemi dunque, figli miei! Felici sono coloro che osservano le mie vie. Ascoltate ai miei insegnamenti, e siate saggi: non rigetta te le mie ammonizioni! Felice chi mi ascolta e veglia ogni giorno alle mie porte, vigilando alla soglia di casa mia; perché chi trova me trova la vita, e ottiene il favore del Signore; chi invece mi perde danneggia se stesso, e chi mi odia, ha scelto la morte".
Quando Gesù Cristo assunse le sembianza umane, la Santa Vergine contava poco più di quattordici anni.
48 - Maria e Giuseppe si mettono in viaggio per recarsi da Elisabetta
Alcuni giorni dopo l'Annunciazione dell'Angelo a Maria, Giuseppe ritornò a Nazareth per sistemare alcune faccende e vi dimorò solo alcuni giorni. Egli non sapeva ancora nulla dell'incarnazione che si era compiuta nella sua sposa. Maria Santissima, divenuta la madre di Dio e la serva del Signore, conservava il segreto per umiltà. Quando la Vergine si accorse che il Verbo si era incarnato nel suo corpo, senti un'ardente necessità di recarsi a visitare la cugina Elisabetta in Juta, presso Hebron, poiché l'Angelo le aveva detto che il corpo di Elisabetta era stato benedetto come il suo, sei mesi prima. Giuseppe accompagnò Maria ed intraprese il viaggio verso Juta perché voleva recarsi a Gerusalemme per celebrarvi la Pasqua. Si diressero, quindi, verso il sud e portarono con loro un asino sul quale saliva Maria quando era stanca di camminare a piedi. L'asino portava il carico di una bisaccia con i viveri e vari arnesi. La santa Coppia aveva portato con sé, ben conservata, una veste marrone di Maria con una specie di cappuccio; questa si chiudeva con dei nastri e la Vergine l'indossava quando andava al tempio.
Maria indossava per il viaggio una camicia scura di lana, sopra aveva un abito grigio con una cintura e in testa portava una specie di cuffia gialla. Non restarono molto in viaggio. Li vidi attraversare la pianura di Esdrelon e, dirigendosi verso il sud, entrarono in Dothan, città posta sopra un'altura; presero alloggio nella casa di un amico del padre di Giuseppe. Il padrone di casa si chiamava Eldoa ed era considerato quasi un fratello da Giacobbe, il padre di Giuseppe. Ela, Eldoa o Eldad era un uomo agiato e discendeva da un re della tribù di Davide. Una volta li vidi pernottare in un tugurio, ed un'altra volta li ho veduti prendere alloggio in una capanna di vimini per i viaggiatori. La capanna si trovava a circa dodici ore di cammino dalla dimora di Zaccaria; il verde dei rami coperti di candidi fiori ne rendeva l'aspetto graditissimo. In quella regione si vedono numerosi pergolati di questo tipo o anche massicci edifici che, eretti lungo le strade maestre, servono ai pernottamenti o alle soste dei pellegrini. Qualche famiglia delle vicinanze si prendeva cura della capanna e forniva ai viaggiatori quanto occorreva loro di più essenziale, ricevendone un lieve compenso.
Dopo aver assistito alle celebrazioni della Pasqua, la santa Coppia si diresse verso Juta, prendendo la via più lunga ma confortevole. Passarono vicino ad una piccola città nei pressi di Emanus. Queste strade saranno battute più tardi da Gesù nei suoi pellegrinaggi. Vidi San Giuseppe e Maria seduti in una valle per riposare. Tra i dintorni montuosi, mangiarono e si dissetarono con acqua mista ad un balsamo da loro molto usato. Ripresero il cammino passando tra enormi rupi ed arbusti secchi, dappertutto c'erano spaziose caverne dove si vedevano pietre stranissime di svariati tipi. Le valli erano assai fertili. Il loro percorso attraversava boschi, campi e immensi prati; giunti in vista della casa di Zaccaria vidi un albero adorno di bellissime foglie di un bel colore verde e mazzetti di fiori. Ogni fiore era composto di nove campanelle di color rosso pallido. Compresi il simbolismo mistico di questo fiore bellissimo.
49 - La Visitazione: Giuseppe e Maria arrivano alla casa di Zaccaria e di Elisabetta Le due maternità più eccelse della storia cristiana si incontrano
La casa di Zaccaria era posta sopra una collina isolata, attorniata da gruppi di case sparse nella zona. Un torrente scorreva da un monte non molto lontano. Dopo aver celebrato la Pasqua al tempio, Zaccaria ritornò a casa. Vidi Elisabetta agitata andargli incontro. Era una donna attempata, d'alta statura e di viso gentile, aveva la testa coperta da un velo. La vidi percorrere emozionata la strada verso Gerusalemme. Zaccaria si preoccupò non poco nel vederla così lontana da casa in quelle delicate condizioni. Appena lei lo vide, gli narrò di aver sognato che la cugina, Maria di Nazareth, era in cammino per visitarla. Il pio uomo, servendosi di gesti e segni, cercò di dissuaderla dimostrandole con diverse argomentazioni l'inconcretezza del sogno. Egli era convinto che una donna sposata da poco tempo non avrebbe potuto intraprendere un viaggio così lungo. Malgrado tutte le premure di Zaccaria per convincere la consorte a desistere da quell'attesa, la santa Donna non sapeva rinunciarvi. Aveva visto in sogno che una sua parente sarebbe divenuta madre del promesso Messia. Il pensiero correva alla Santissima Maria e nel suo spirito la vedeva arrivare. Alla destra del vestibolo dell'abitazione di Zaccaria c'era una stanza con delle sedie, là sedutasi, il giorno seguente, Elisabetta stette per molto tempo ad osservare l'orizzonte. Improvvisamente scorse due figure lontane, allora si alzò e corse loro incontro.
Maria, lasciando indietro Giuseppe, affrettò il passo. Le due donne si porsero calorosamente ma con timidezza la mano; ammirai allora un fascio di luce trasmettersi dalla Vergine a Elisabetta. Giuseppe era rimasto indietro, rispettoso. La meravigliosa figura carismatica della Vergine, aureolata di luce soprannaturale, aveva attratto la timida curiosità della gente del vicinato che, pur mantenendosi rispettosamente ad una certa distanza, fu inconsapevolmente testimone del santo incontro. Le vedo, l'una al braccio dell'altra, attraversare il cortile interno ed entrare in casa. Giunte alla porta, Elisabetta diede nuovamente a Maria Santissima il benvenuto, ed entrarono. Giuseppe, frattanto, tirava il somaro conducendolo all'interno del cortile della dimora di Zaccaria, e consegnatolo ad un servo, entrò in una sala della casa dove vide l'anziano sacerdote. Al cospetto del venerabile saggio, Giuseppe s'inchinò umilmente e si mostrò stupito di trovarlo muto. Zaccaria, abbracciandolo con effusione, gli scrisse su una tavoletta il motivo per cui era rimasto muto dall'apparizione dell'Angelo, che Maria già sapeva. Le due donne, oltrepassata la soglia, entrarono in una sala che mi pareva servisse anche da cucina. Qui si abbracciarono per la felicità di essersi trovate. Vidi di nuovo il raggio che, più luminoso di prima, da Maria Santissima penetrò nel cuore di Elisabetta.
Questa, allora, inondata di Spirito Santo e di ardore celeste, alzò le palme al cielo ed esclamò: "Tu sei la benedetta tra le donne, e benedetto è il frutto delle tue viscere. Come posso spiegarmi il turbamento che tutta mi commuove? Perché è venuta a me la madre del mio Signore? Quando mi hai salutata il mio bambino è balzato di gioia vicino al mio cuore! Oh! tu sei la fortunata fra le donne! Tu hai creduto, e ciò che credesti si avverò e si verificherà quello che ti fu promesso dal Signore". Mentre Elisabetta parlava in questo modo, condusse Maria nella stanzetta che aveva già disposto per lei affinché potesse riposarsi dal lungo cammino. La Santa Vergine allora incrociò le mani sul petto e nella sua estasi intonò il canto di lode: "L'anima mia onora il Signore e il mio spirito si vivifica in Lui, mio Salvatore, perché Egli si è degnato di contemplare la nullità della sua ancella; ed ecco che da quest'istante tutte le genti mi chiameranno beata, perché in me il Potente fece grandi cose, Egli che è grande, il cui nome è santo, la cui misericordia si spande di generazione in generazione su tutti quelli che lo temono. Egli fece opere di potenza col suo braccio ed ha distrutto le vane speranze dei superbi; ha deposto dal loro seggio i potenti ed ha esaltato gli umili; ha colmato di doni i poveri e rimandato senza conforto i ricchi. Egli ha accolto Israele, suo servo, memore della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo ed ai suoi figli per l'Eternità" (cfr. Lc 1,47-55). Vidi Elisabetta assorta in estasi che cantava il Magnificat, poi le due sante donne si avvicinarono ad un piccolo tavolo su cui si trovavano dei bicchieri. Oh! come sono stata felice di poterle accompagnare con la mia preghiera!
Suor Emmerick al pomeriggio dello stesso giorno così continuò in uno stato estatico:
"Giuseppe e Zaccaria sono assieme e discorrono della prossima venuta del Messia e del compimento dell'antica profezia. Zaccaria è un bell'uomo anziano, vestito da sacerdote. Egli risponde sempre con segni, oppure scrivendo su una tavoletta. La stanza dove essi si trovano ha una porta sul giardino, il sole splende e tutto richiama all'armonia del cuore. Vedo adesso i due nel giardino, all'ombra di un grande albero; sono seduti al suolo su un tappeto. Dietro l'albero vi è un pozzo da cui si attinge l'acqua aprendo un rubinetto. Ammiro meglio questo giardino: è coperto di erba molto verde, ci sono fiori ed alberi carichi di piccole susine giallognole. Mentre discorrono lentamente, mangiano un po' di frutta che prendono dal sacco portato da Giuseppe. Zaccaria prosegue la conversazione sempre scrivendo sulla tavoletta. Com'è commovente la loro semplicità! I due servi e le due ancelle addette alla casa si affaccendano nei servizi domestici, preparano la tavola sotto un altro albero, dove sopraggiungono Zaccaria e Giuseppe per mangiare qualcosa. Giuseppe rimane otto giorni a casa di Zaccaria. Fino a questo momento egli ignora ancora le condizioni in cui si trova il corpo della Santa Vergine. Maria ed Elisabetta, che si comprendono per i moti interiori dell'animo, tacciono. Alcune volte, specialmente poco prima del pranzo, le sante donne intonano una litania e poi pregano tutti insieme. Vedo apparire in mezzo a loro una croce.
3 luglio
Ieri sera si trattennero fino a mezzanotte sotto l'albero del giardino. Una torcia li rischiarava. Poi Giuseppe e Zaccaria si ritirarono per la preghiera, anche Maria ed Elisabetta, rapite in estasi, cantarono e contemplarono il Magnificat, come ogni sera. Vidi Zaccaria condurre San Giuseppe in un orticello che apparteneva pure alla casa, e siccome era un uomo ordinato e precisissimo, così pure quest'orto mostrava una coltura diligente: era ricco di belle piante e di alberi da frutta. Vidi nell'orto una casetta quasi nascosta tra il fogliame in cui scorsi due figure; penso che rappresentassero Zaccaria ed Elisabetta quand'erano più giovani. Di più non saprei dire, perché la visione di quelle figure fu assai breve e indistinta. Frattanto, Elisabetta e Maria erano rimaste, a casa assai affaccendate. La Vergine prendeva parte a tutte le vicende domestiche e preparava tutto quanto occorreva per l'imminente parto della cugina. Lavoravano insieme a tessere un gran tappeto che doveva servire da letto ad Elisabetta. Le ebree si servivano di tappeti nel cui centro era assicurato un largo mantello di lana, in modo tale che la partoriente vi si potesse avvolgere dentro interamente col nascituro. L'orlo del tappeto era ricamato a fiori e vi erano incisi dei proverbi. Le due donne prepararono pure molte cose da regalare ai poveri in occasione del parto. Zaccaria e Giuseppe, dopo aver pregato sotto le stelle, si ritirarono a dormire nella capanna dell'orto.
Allo spuntar dell'alba tornarono a casa dove si ritrovarono con le rispettive consorti. Stanotte ho visto le sante donne assorte in preghiera. Improvvisamente in questa visione ho compreso molte allusioni contenute nel Magnificat, fra le quali una relativa all'istituzione del Santo Sacramento. Al passo: "Tu hai fortificato il tuo braccio..." mi sono comparsi moltissimi simboli relativi al Santo Sacramento dell'altare contenuti nell'Antico Testamento, fra questi Abramo mentre stava per sacrificare Isacco, e Isaia che predicava la verità ad un re cattivo, il quale lo scherniva. Ho visto numerose cose da Abramo fino ad Isaia e da questi fino ai tempi della Santa Vergine. Ho visto che i giorni del Santo Sacramento e della Chiesa di Gesù Cristo erano veramente prossimi. Il saluto dell'Angelo aveva consacrato la Santa Vergine alla Chiesa, e quand'Ella pronunciò le parole dell'accoglimento: "Ecco l'Ancella del Signore, avvenga di me come tu hai detto" il Verbo di Dio che dimorava nel tempio Celeste andò a germogliare nel suo seno. La Vergine in quel momento si trasformava nel tempio terreno e nell'Arca della Nuova Alleanza di Dio. Il saluto di Elisabetta e la vivificazione di Giovanni nell'utero della madre erano stati i primi omaggi tributati dall'umanità all'Eletta del sacro Santuario.
Prima di addormentarsi Suor Emmerick recitò le litanie dello Spirito Santo, particolarmente il Veni Sancte Spiritus. La sera seguente, come una fanciulla innocente, Suor Emmerick levò in alto le mani segnate dai santi sigilli e continuò la narrazione.
Oggi non ho conversato quasi con alcuno, molte visioni che avevo dimenticato mi sono tornate alla mente come il mistero del Santo Sacramento dell'Antica Alleanza. Ho vissuto un momento di quiete profonda; com'è stato bello! Ho visto di nuovo la Terra Promessa dove abitava Maria. Faceva molto caldo. Vedevo quelle sante persone entrare nel giardino, prima Zaccaria e Giuseppe, poi Elisabetta e Maria. Erano sotto una specie di capanna vicino ad un albero gigantesco, sedevano su piccole sedie, mangiavano e discorrevano, ogni tanto passeggiavano, poi si fermavano per meditare e pregare. Hanno trascorso così la notte intera in quel giardino sotto la volta celeste. Mentre la bellezza della natura illuminata dalla volta stellata li circondava, Maria ha annunciato a Zaccaria che egli presto avrebbe ricevuto la grazia della parola. Il mio Angelo custode mi ha illuminato il cuore con un simbolo, il quale mostrava che solo un'ingenua e viva fede in Dio può operare e realizzare ogni cosa. Più tardi Giuseppe si è preparato per il viaggio di ritorno a Nazareth, che avrebbe fatto da solo; Zaccaria gli sarebbe stato compagno per un tratto di strada.
7 luglio.
Nella casa di Elisabetta ho visto la Vergine dormire nella sua stanza, era distesa su un fianco ed appoggiava la testa sul braccio. Maria era avvolta in un lenzuolo bianco dalla testa fino ai piedi. Sotto il suo cuore ho visto una gloria luminosa a forma di pera circondata da un cerchio di luce chiarissima. Avevo visto anche in Elisabetta manifestarsi una simile aureola che, sebbene fosse più ampia nella forma, presentava però minor pienezza di luce di quella di Maria.
Sabato 8 luglio.
Ieri sera, venerdì, ebbero inizio le solennità del sabato nella casa di Zaccaria. Alcune torce illuminavano il volto di Giuseppe e Zaccaria che, con altre sei persone dei dintorni, pregavano genuflessi intorno ad una cassa sulla quale stavano aperte le pergamene delle preghiere. Le teste degli oranti erano avvolte in panni. Mi sembrò che pregassero come gli Ebrei moderni. Un tramezzo di vimini divideva l'oratorio maschile da quello femminile, dove pregavano Maria, Elisabetta ed altre due donne. Vidi Zaccaria con una veste bianca con maniche non molto larghe, portava una larghissima cintura ornata di lettere e nastri pendenti. Un cappuccio era cucito alla parte posteriore della veste ed era ripiegato all'indietro. Anche Giuseppe indossava una veste sacerdotale assai bella. Consisteva in un mantello pesantissimo tessuto di stoffa bianca e color porpora; non aveva maniche, era agganciato sul petto per mezzo di tre fermagli ornati di gioielli. Dopo aver celebrato il banchetto del sabato, la Santa Vergine ed Elisabetta si ritirarono a pregare. Le vidi una di fronte all'altra, con le braccia congiunte sul petto e il velo nero sul volto. Durante la seconda parte del cantico un fascio di luce celeste scese su Maria. Era appena calata la notte quando Giuseppe, accompagnato da Zaccaria, si preparò ad intraprendere il cammino sotto le stelle. Prima di partire si genuflessero ancora una volta in preghiera. Giuseppe si appoggiava al suo bastone ritorto alla sommità e portava con sé un sacchetto con dei pani ed un piccolo fiasco. Anche Zaccaria si era munito di un lungo bastone. Prima della partenza strinsero le proprie consorti al petto in segno di fraterno amore; non vidi che si baciassero. Le pie donne li accompagnarono per un tratto, poi si separarono per rientrare in casa. Zaccaria e Giuseppe proseguirono da soli il cammino, confortati dalla limpida notte serena.
Martedì 11 luglio.
I due santi uomini passarono la notte in una capanna. Avevano preso la strada più lunga per far visita ad alcuni parenti. Credo che avessero calcolato per quel viaggio tre giorni complessivi di cammino.
13 luglio.
Ieri ho visto Giuseppe solo nella casa di Nazareth. L'ancella di Anna aveva ogni cura di provvederlo del necessario. Anche Zaccaria, dopo essere stato a Gerusalemme, era ritornato alla sua dimora. La Santa Vergine ed Elisabetta, intanto, lavoravano e pregavano. Dopo cena passeggiavano nell'orto, godevano la brezza serale e parlavano di Dio. Di solito le sante donne si coricavano alle ventuno per alzarsi prima dello spuntare dell'alba. Maria rimase presso Elisabetta per tre mesi, fin dopo la nascita di Giovanni; non assistè alla circoncisione del nascituro.
Tutto questo fu quanto Suor Emmerick vide sulla Visitazione della Vergine ad Elisabetta. Ella raccontò le visioni del santo incontro nel mese di luglio, ma in realtà la visita di Maria ebbe luogo in marzo.
Abbiamo pensato di completare questo racconto della Veggente con i seguenti passi dal Vangelo di Luca: "I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei (Elisabetta) la sua misericordia e si rallegravano con lei" (Lc 1,58). "All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria" (Lc 1,59). La circoncisione costituiva il segno dell'alleanza tra Dio e Israele (Gen 17,11) e si praticava l'ottavo giorno (Lv 12,3). Questa poteva farla chiunque, ma comunemente la faceva il padre. "Ma sua madre intervenne: "No, si chiamerà Giovanni". Le dissero: "Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome!". Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: "Giovanni è il suo nome!". Tutti furono meravigliati. In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i vicini furono presi da timore e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: "Che sarà mai questo bambino?" si dicevano.
Davvero la mano del Signore stava con lui. Zaccaria, suo padre, fu pieno di Spirito Santo e profttò dicendo: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele". (Lc 1,60-80).
51 - La nascita di Giovanni - Maria ritorna a Nazareth e Giuseppe è consolato dall'Angelo
La Vergine dunque ritornò a Nazareth e Giuseppe fece la metà del cammino per incontrarla. Durante la strada che portava da Juta a Nazareth, San Giuseppe notò per la prima volta che Maria era gravida. Egli fu turbato da molti sospetti, poiché nulla sapeva dell'Annunciazione fatta dall'Angelo alla Santa Vergine. Piena di umiltà, Maria aveva conservato in sé il segreto di Dio. Molto inquieto, Giuseppe combattè dentro se stesso l'angoscia del sospetto che lo pervadeva. La Vergine, che aveva previsto il turbamento di Giuseppe, divenne pensierosa e sempre più severa nel suo contegno; questo aumentò l'inquietudine del pover'uomo. Arrivati a Nazareth, si fermarono per due giorni presso alcuni parenti, che genereranno Parmena, il quale nacque all'epoca di Gesù e fu uno dei sette diaconi nella prima comunità cristiana riunita a Gerusalemme. Mentre alloggiavano presso questa famiglia, l'inquietudine di Giuseppe era giunta a tal punto che pensò di lasciare Maria e fuggirsene segretamente per non condannarla in pubblico. Stava appunto meditando quest'idea quando gli apparve un Angelo che lo consolò.
3 agosto 1956.
Beata Elena Aiello
«La chiesa non è più la casa di Dio, ma rifugio per peccare. Le chiese sono vuote, le balaustre deserte, i luoghi dei divertimenti impuri sono affollati»