Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua (San Mattia apostolo)
Vangelo secondo Luca 6
1Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.2Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?".3Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?".5E diceva loro: "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
6Un altro sabato egli entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui.8Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato.9Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?".10E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì.11Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù.
12In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.13Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli:14Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo,15Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota,16Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
17Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone,18che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti.19Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva:
"Beati voi poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
21Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi che ora piangete,
perché riderete.
22Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo.23Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già la vostra consolazione.
25Guai a voi che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi che ora ridete,
perché sarete afflitti e piangerete.
26Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.
27Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano,28benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.29A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.30Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo.31Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.32Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.33E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso.34E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.35Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.
36Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro.37Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato;38date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".
39Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca?40Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.41Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo?42Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
43Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni.44Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo.45L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
46Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?47Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile:48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".
Primo libro di Samuele 23
1Riferirono a Davide: "Ecco i Filistei assediano Keila e saccheggiano le aie".2Davide consultò il Signore chiedendo: "Devo andare? Riuscirò a battere questi Filistei?". Rispose il Signore: "Va' perché sconfiggerai i Filistei e libererai Keila".3Ma gli uomini di Davide gli dissero: "Ecco, noi abbiamo già da temere qui in Giuda, tanto più se andremo a Keila contro le forze dei Filistei".4Davide consultò di nuovo il Signore e il Signore gli rispose: "Muoviti e scendi a Keila, perché io metterò i Filistei nelle tue mani".5Davide con i suoi uomini scese a Keila, assalì i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Keila.6Quando Ebiatar figlio di Achimelech si era rifugiato presso Davide, l''efod' era nelle sue mani e con quello era sceso a Keila.7Fu riferito a Saul che Davide era giunto a Keila e Saul disse: "Dio l'ha messo nelle mie mani, perché si è messo in una trappola venendo in una città con porte e sbarre".8Saul chiamò tutto il popolo alle armi per scendere a Keila e assediare Davide e i suoi uomini.9Quando Davide seppe che Saul veniva contro di lui macchinando disegni iniqui, disse al sacerdote Ebiatar: "Porta qui l''efod'".10Davide disse: "Signore, Dio d'Israele, il tuo servo ha sentito dire che Saul cerca di venire contro Keila e di distruggere la città per causa mia.11Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Keila? Scenderà Saul, come ha saputo il tuo servo? Signore, Dio d'Israele, fallo sapere al tuo servo". Il Signore rispose: "Scenderà".12Davide aggiunse: "I cittadini di Keila mi consegneranno nelle mani di Saul con i miei uomini?". Il Signore rispose: "Ti consegneranno".13Davide si alzò e uscì da Keila con la truppa, circa seicento uomini, e andò vagando senza mèta. Fu riferito a Saul che Davide era fuggito da Keila ed egli rinunziò all'azione.
14Davide andò a dimorare nel deserto in luoghi impervii, in zona montuosa, nel deserto di Zif e Saul lo ricercava sempre; ma Dio non lo mise mai nelle sue mani.
15Davide sapeva che Saul era uscito a cercare la sua vita. Intanto Davide stava nel deserto di Zif, a Corsa.16Allora Giònata figlio di Saul si alzò e andò da Davide a Corsa e ne rinvigorì il coraggio in Dio.17Poi gli disse: "Non temere: la mano di Saul mio padre non potrà raggiungerti e tu regnerai su Israele mentre io sarò a te secondo. Anche Saul mio padre lo sa bene".18Essi strinsero un patto davanti al Signore. Davide rimase a Corsa e Gionata tornò a casa.
19Ma alcuni uomini di Zif vennero a Gàbaa da Saul per dirgli: "Non sai che Davide è nascosto presso di noi fra i dirupi?20Ora, atteso il tuo desiderio di scendere, o re, scendi e sapremo metterlo nelle mani del re".21Rispose Saul: "Benedetti voi nel nome del Signore, perché vi siete presi a cuore la mia causa.22Andate dunque, informatevi ancora, accertatevi bene del luogo dove muove i suoi passi e chi lo ha visto là, perché mi hanno detto che egli è molto astuto.23Cercate di conoscere tutti i nascondigli nei quali si rifugia e tornate a me con la conferma. Allora verrò con voi e, se sarà nel paese, lo ricercherò in tutti i villaggi di Giuda".24Si alzarono e tornarono a Zif precedendo Saul. Davide e i suoi uomini erano nel deserto di Maon, nell'Araba a meridione della steppa.25Saul andò con i suoi uomini per ricercarlo. Ma la cosa fu riferita a Davide, il quale scese presso la rupe, rimanendo nel deserto di Maon. Lo seppe Saul e seguì le tracce di Davide nel deserto di Maon.26Saul procedeva sul fianco del monte da una parte e Davide e i suoi uomini sul fianco del monte dall'altra parte. Davide cercava in ogni modo di sfuggire a Saul e Saul e i suoi uomini accerchiavano Davide e i suoi uomini per prenderli.27Ma arrivò un messaggero a dire a Saul: "Vieni in fretta, perché i Filistei hanno invaso il paese".28Allora Saul cessò di inseguire Davide e andò contro i Filistei. Per questo chiamarono quel luogo: Rupe della separazione.
Siracide 4
1Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero,
non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi.
2Non rattristare un affamato,
non esasperare un uomo già in difficoltà.
3Non turbare un cuore esasperato,
non negare un dono al bisognoso.
4Non respingere la supplica di un povero,
non distogliere lo sguardo dall'indigente.
5Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo,
non offrire a nessuno l'occasione di maledirti,
6perché se uno ti maledice con amarezza,
il suo creatore esaudirà la sua preghiera.
7Fatti amare dalla comunità,
davanti a un grande abbassa il capo.
Porgi l'orecchio al povero
e rispondigli al saluto con affabilità.
8.9Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore,
non esser pusillanime quando giudichi.
10Sii come un padre per gli orfani
e come un marito per la loro madre
e sarai come un figlio dell'Altissimo,
ed egli ti amerà più di tua madre.
11La sapienza esalta i suoi figli
e si prende cura di quanti la cercano.
12Chi la ama ama la vita,
quanti la cercano solleciti saranno ricolmi di gioia.
13Chi la possiede erediterà la gloria,
qualunque cosa intraprenda, il Signore lo benedice.
14Coloro che la venerano rendono culto al Santo,
e il Signore ama coloro che la amano.
15Chi l'ascolta giudica con equità;
chi le presta attenzione vivrà tranquillo.
16Chi confida in lei la otterrà in eredità;
i suoi discendenti ne conserveranno il possesso.
17Dapprima lo condurrà per luoghi tortuosi,
gli incuterà timore e paura,
lo tormenterà con la sua disciplina,
finché possa fidarsi di lui,
e lo abbia provato con i suoi decreti;
18ma poi lo ricondurrà sulla retta via
e gli manifesterà i propri segreti.
19Se egli batte una falsa strada, lo lascerà andare
e l'abbandonerà in balìa del suo destino.
20Figlio, bada alle circostanze e guàrdati dal male
così non ti vergognerai di te stesso.
21C'è una vergogna che porta al peccato
e c'è una vergogna che è onore e grazia.
22Non usare riguardi a tuo danno
e non vergognarti a tua rovina.
23Non astenerti dal parlare nel momento opportuno,
non nascondere la tua sapienza.
24Difatti dalla parola si riconosce la sapienza
e l'istruzione dai detti della lingua.
25Non contraddire alla verità,
ma vergògnati della tua ignoranza.
26Non arrossire di confessare i tuoi peccati,
non opporti alla corrente di un fiume.
27Non sottometterti a un uomo stolto,
e non essere parziale a favore di un potente.
28Lotta sino alla morte per la verità
e il Signore Dio combatterà per te.
29Non essere arrogante nel tuo linguaggio,
fiacco e indolente invece nelle opere.
30Non essere come un leone in casa tua,
sospettoso con i tuoi dipendenti.
31La tua mano non sia tesa per prendere
e chiusa invece nel restituire.
Salmi 98
1'Salmo'.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
2Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
3Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
4Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.
5Cantate inni al Signore con l'arpa,
con l'arpa e con suono melodioso;
6con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
7Frema il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
8I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
9davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Osea 6
1"Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
2Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare
e noi vivremo alla sua presenza.
3Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l'aurora.
Verrà a noi come la pioggia di autunno,
come la pioggia di primavera, che feconda la terra".
4Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all'alba svanisce.
5Per questo li ho colpiti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
6poiché voglio l'amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocausti.
7Ma essi come Adamo hanno violato l'alleanza,
ecco dove mi hanno tradito.
8Gàlaad è una città di malfattori,
macchiata di sangue.
9Come banditi in agguato
una ciurma di sacerdoti
assale sulla strada di Sichem,
commette scelleratezze.
10Orribili cose ho visto in Betel;
là si è prostituito Èfraim,
si è contaminato Israele.
11Anche a te, Giuda, io riserbo una mietitura,
quando ristabilirò il mio popolo.
Lettera agli Efesini 3
1Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili...2penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio:3come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.4Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo.5Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito:6che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo,7del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza.8A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,9e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo,10perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio,11secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore,12il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui.13Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.
14Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre,15dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome,16perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore.17Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità,18siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,19e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
20A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
21a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
Capitolo XXX: Chiedere l’aiuto di Dio, nella fiducia di ricevere la sua grazia
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, io sono "il Signore, che consola nel giorno della tribolazione" (Na 1,7). Vieni a me, quando sei in pena. Quello che pone maggiore ostacolo alla celeste consolazione è proprio questo, che troppo tardi tu ti volgi alla preghiera. Infatti, prima di rivolgere a me intense orazioni, tu vai cercando vari sollievi e ti conforti in cose esteriori. Avviene così che nulla ti è di qualche giovamento, fino a che tu non comprenda che sono io la salvezza di chi spera in me, e che, fuori di me, non c'è aiuto efficace, utile consiglio, rimedio durevole.
Ora, dunque, ripreso animo dopo la burrasca, devi trovare nuovo vigore nella luce della mia misericordia. Giacché ti sono accanto, dice il Signore, per restaurare ogni cosa, con misura, non solo piena, ma colma.
C'è forse qualcosa che per me sia difficile; oppure somiglierò io ad uno che dice e non fa? Dov'è la tua fede? Sta saldo nella perseveranza; abbi animo grande e virilmente forte. Verrà a te la consolazione, al tempo suo. Aspetta me; aspetta: verrò e ti risanerò.
E' una tentazione quella che ti tormenta; è una vana paura quella che ti atterrisce. A che serve la preoccupazione di quel che può avvenire in futuro, se non a far sì che tu aggiunga tristezza a tristezza? "Ad ogni giorno basta la sua pena" (Mt 6,34). Vano e inutile è turbarsi o rallegrarsi per cose future, che forse non accadranno mai.
2. Tuttavia, è umano lasciarsi ingannare da queste fantasie; ed è segno della nostra pochezza d'animo lasciarsi attrarre tanto facilmente verso le suggestioni del nemico. Il quale non bada se ti illuda o ti adeschi con cose vere o false; non badare se ti abbatta con l'attaccamento alle cose presenti o con il timore delle cose future.
"Non si turbi dunque il tuo cuore, e non abbia timore" (Gv 14,27). Credi in me e abbi fiducia nella mia misericordia. Spesso, quando credi di esserti allontanato da me, io ti sono accanto; spesso, quando credi che tutto, o quasi, sia perduto, allora è vicina la possibilità di un merito più grande. Non tutto è perduto quando accade una cosa contraria. Non giudicare secondo il sentire umano. Non restare così schiacciato da alcuna difficoltà, da qualunque parte essa venga; non subirla come se ti fosse tolta ogni speranza di riemergere.
Non crederti abbandonato del tutto, anche se io ti ho mandato, a suo tempo, qualche tribolazione o se ti ho privato della sospirata consolazione. Così, infatti, si passa nel regno dei cieli. Senza dubbio, per te e per gli altri miei servi, essere provati dalle avversità è più utile che avere tutto a comando. Io conosco i pensieri nascosti; so che, per la tua salvezza, è molto bene che tu sia lasciato talvolta privo di soddisfazione, perché tu non abbia a gonfiarti del successo e a compiacerti di ciò che non sei. Quel che ho dato posso riprenderlo e poi restituirlo, quando mi piacerà. Quando avrò dato, avrò dato cosa mia; quando avrò tolto, non avrò tolto cosa tua; poiché mio è "tutto il bene che viene dato"; mio è "ogni dono perfetto" (Gc 1,17).
3. Non indignarti se ti avrò mandato una gravezza o qualche contrarietà; né si prostri l'animo tuo: io ti posso subitamente risollevare, mutando tutta la tristezza in gaudio. Io sono giusto veramente, e degno di molta lode, anche quando opero in tal modo con te.
Se senti rettamente, se guardi alla luce della verità, non devi mai abbatterti così, e rattristarti, a causa delle avversità, ma devi piuttosto rallegrarti e rendere grazie; devi anzi considerare gaudio supremo questo, che io non ti risparmi e che ti affligga delle sofferenze.
"Come il padre ha amato me, così anch'io amo voi" (Gv 15,9), dissi ai miei discepoli diletti. E, per vero, non li ho mandati alle gioie di questo mondo, ma a grandi lotte; non li ho mandati agli onori, ma al disprezzo; non all'ozio, ma alla fatica, non a godere tranquillità, ma a dare molto frutto nella sofferenza.
Ricordati, figlio mio, di queste parole.
DISCORSO 215 NELLA RESA DEL SIMBOLO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Il Simbolo dev'essere sempre nella mente e nel cuore.
1. Il Simbolo del santo mistero, che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Cristo Signore. Nessuno infatti può porre un fondamento diverso da quello che è già posto, che è Cristo Gesù 1. Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mente e nel cuore lo dovete tener sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite col corpo, dovete vegliare in esso col cuore. Per rinunciare infatti al diavolo, per togliere il pensiero e l'affetto dalle sue pompe e dai suoi angeli, bisogna dimenticare il passato e, nel rifarsi uomo nuovo, rinnovare anche la vita con santi costumi (dando l'addio alla vecchiezza della vita di prima); come dice l'Apostolo, dimenticando il passato e protesi verso ciò che ci sta davanti, bisogna correre verso la palma della superna vocazione di Dio 2 e credere ciò che ancora non si vede per poter conseguire quel che si crede. Infatti quel che uno già vede, come lo può sperare? Ma se speriamo quel che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza 3.
Credo in Dio Padre onnipotente.
2. La fede, dunque, é la regola della salvezza è questa, che noi crediamo in Dio Padre onnipotente, creatore di tutte le cose, re dei secoli, immortale e invisibile. Egli è il Dio onnipotente che nel principio del mondo creò tutto dal nulla, lui che è prima dei secoli, lui che ha fatto e regge i secoli. Egli non cresce nel tempo, non si distende nello spazio, non è chiuso o limitato in nessuna materia, ma rimane presso di sé e in sé piena e perfetta eternità che mente umana non può comprendere né lingua esprimere. Ché se il premio che egli promette ai suoi santi occhio mai vide, né orecchio udì né mai entrò in cuor d'uomo 4, colui che ha promesso questo premio come potrà concepirlo la mente, pensarlo il cuore o esprimerlo la lingua?.
Inenarrabile è la nascita del Verbo, sia eterna che nel tempo.
3. Crediamo anche in Gesù Cristo suo Figlio, nostro Signore Dio vero da Dio vero, Figlio Dio del Padre Dio, però non due dèi perché egli e il Padre sono una cosa sola 5; e questo lo insinua al suo popolo già per mezzo di Mosè, quando dice: Ascolta, Israele, i comandi della vita; il Signore tuo Dio è un Dio solo 6. Ma se tu cerchi di comprendere come l'eterno Figlio sia nato senza tempo dall'eterno Padre, te ne dissuade il profeta Isaia che dice: Chi potrà narrare la sua generazione? 7. Perciò come Dio sia nato da Dio tu non sei in grado né di pensarlo né di esprimerlo; solo di credere ti è permesso, perché possa essere salvo, secondo quanto dice l'Apostolo: Chi si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompenserà coloro che lo cercano 8. Se invece desideri conoscere la sua nascita secondo la carne, che egli assunse benignamente per la nostra salvezza, ascolta e credi che egli nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine. Per quanto anche questa sua nascita chi la potrà narrare? Chi infatti potrà apprezzare adeguatamente un Dio che per gli uomini è voluto nascere uomo, una Vergine che lo concepì senza seme virile, che lo partorì senza corruzione e che dopo il parto rimase nella sua integrità? Infatti il Signore nostro Gesù Cristo si degnò di entrare nell'utero della Vergine, riempì immacolato le membra della donna, senza corromperla la rese madre, quando fu formato ne uscì da se stesso e rinchiuse ancora integre le viscere materne. In tal modo arricchì colei da cui si degnò di nascere con l'onore della maternità e con la santità della verginità. Questo chi mai lo potrebbe comprendere? Chi narrare? E quindi anche questa generazione chi potrà narrarla? Qual mente arriverebbe a pensare, quale lingua ad esprimere non solo che in principio era il Verbo che non ha nessun principio nel nascere, ma anche che il Verbo si è fatto carne 9, scegliendo una vergine per farsela madre, facendola madre pur conservandola vergine? Figlio di Dio non concepito da nessuna madre, figlio dell'uomo senza il seme d'un padre, che nel venire ha portato a una donna la fecondità, senza con questo toglierle l'integrità? Che è mai questo? Chi lo potrà dire? Ma anche chi tacere? E questa è la meraviglia: non siamo in grado di descriverlo, ma neanche possiamo tacerlo; ad alta voce annunciamo cose che, pensando, non riusciamo a comprendere. Davvero non sappiamo esaltare un dono cosi grande di Dio, perché siamo troppo piccoli per descriverne la grandezza; eppure siamo costretti ad esaltarlo, perché tacendo non restiamo ingrati. Ma grazie a Dio ciò che non può essere adeguatamente espresso può essere con sicurezza creduto.
Mirabile nascita di Cristo attraverso la fede di Maria.
4. Perciò crediamo in Gesù Cristo nostro Signore nato da Spirito Santo e da Maria Vergine. La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo. Infatti quando le fu promesso il figlio, essa domandò come questo sarebbe successo, dato che non conosceva uomo (e naturalmente le era noto quale fosse il solo modo di conoscere e partorire, ossia che l'uomo nasce dall'unione del maschio e della femmina, modo che essa non aveva sperimentato, ma che aveva appreso dalla normale frequentazione delle altre donne). E l'angelo le rispose: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo; colui dunque che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio. E dopo che l'angelo ebbe detto così, essa, piena di fede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, rispose: Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola 10. Ossia avvenga la concezione nella vergine senza seme di uomo; nasca da Spirito Santo e da una donna integra colui per il quale integra possa rinascere da Spirito Santo la Chiesa. Il santo che nascerà dalla parte umana della madre senza l'apporto umano del padre si chiami Figlio di Dio; colui che è nato da Dio Padre senza alcuna madre, doveva in modo meraviglioso diventar figlio dell'uomo, e cosi, nato in quella carne, poté uscire piccolo attraverso viscere chiuse, e grande, risuscitato, poté entrare attraverso porte chiuse. Sono cose meravigliose, perché divine; indescrivibili, perché inscrutabili; non è in grado di spiegarlo la bocca dell'uomo, perché non è in grado di esprimerlo il cuore dell'uomo. Maria credette e in lei quel che credette si avverò. Crediamo anche noi, perché quel che si avverò possa giovare anche a noi. Per quanto infatti anche questa nascita sia ammirabile, tuttavia, o uomo, tu puoi pensare che cosa il tuo Dio si è fatto per te, il Creatore per la creatura; il Dio che è sempre in Dio, l'Eterno che vive con l'Eterno, il Figlio uguale al Padre non ha disdegnato di rivestirsi della condizione di servo per dei servi empi e peccatori. E questa non è stata ricompensa a dei meriti umani; per le nostre iniquità semmai noi meritavamo delle pene; ma se egli avesse tenuto conto delle colpe, chi avrebbe potuto sussistere 11? È quindi per dei servi empi e peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria.
Cristo morto per noi quando eravamo ancora peccatori.
5. Potrà sembrar poco questo, che Dio per gli uomini, il giusto per i peccatori, l'innocente per i colpevoli, il re per gli schiavi, il signore per i servi sia venuto rivestito della carne umana, sia stato visto sulla terra, abbia vissuto insieme con gli uomini 12; ma per di più fu crocifisso, morì e fu sepolto. Non credi? Chiedi forse quando sia successo? Ecco quando: Sotto Ponzio Pilato. Per precisartelo c'è anche il nome del giudice, perché tu non possa dubitare neanche del tempo. E allora credete che il Figlio di Dio fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto. Ecco che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 13. Nessuno davvero? Proprio nessuno. È verità, lo ha detto Gesù stesso. Interroghiamo anche l'Apostolo; egli ci dice: Cristo morì per gli empi 14. E poco dopo: Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo 15. E allora in Cristo noi troviamo un amore ancora più grande, perché egli non ha dato la sua vita per degli amici, ma per i suoi nemici. Quanto grande è l'amore di Dio per gli uomini, quanta tenerezza, amare i peccatori fino a tal punto da morire per essi di amore! Egli dimostra il suo amore per noi, sono ancora parole dell'Apostolo, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi 16. Anche tu dunque credilo, e non vergognarti di confessarlo per la tua salvezza. Si crede infatti col cuore per [ottenere] la giustizia, e si confessa con la bocca per [avere] la salvezza 17. Inoltre, perché non avessi dubbi, perché non avessi vergogna, quando cominciasti a credere ricevesti il segno di Cristo sulla fronte, che è come la sede del pudore. Ripensa che cosa hai in fronte, e non avrai paura della lingua altrui. Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, dice il Signore stesso, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui davanti agli angeli di Dio 18. Non arrossire dunque per l'ignominia della croce che per te Dio stesso non ha esitato di accogliere. Ripeti con l'Apostolo: Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo 19. E ti farà eco ancora lo stesso Apostolo: Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo, e questi crocifisso 20. Egli che da un sol popolo fu allora crocifisso, ora è fisso nel cuore di tutti quanti i popoli.
La fede nella risurrezione rende diversi i cristiani dagli altri uomini.
6. Se poi tu, chiunque tu sia, voglia trar vanto più dalla potenza che dall'umiliazione, eccoti consolato, eccoti soddisfatto. Quegli infatti che era stato crocifisso sotto Ponzio Pilato e sepolto, il terzo giorno risuscitò dai morti. Anche qui forse dubiti, forse trepidi ancora. Quando ti veniva detto: Credilo nato, credilo sofferente, crocifisso, morto e sepolto, ti era più facile crederlo perché più vicino all'uomo. Ora che ti si dice: Il terzo giorno risuscitò dai morti, puoi dubitare? Tra i molti, pensiamo ad un argomento solo: rifletti che è Dio, pensa che è l'Onnipotente, e non avrai più incertezze. Se egli ha avuto la potenza di far dal nulla te quando non esistevi affatto, perché non poté risuscitare dai morti la sua umanità che aveva già fatto? Credete dunque, o fratelli: quando si tratta di credere, non occorre far lunghi discorsi. È proprio questa fede che rende diversi e distingue i cristiani da tutti gli altri uomini. Che egli sia morto e sepolto, adesso lo credono anche i pagani e allora lo videro anche i Giudei; ma che il terzo giorno risuscitò dai morti non lo ammette né il pagano né il Giudeo. È dunque la risurrezione dai morti a distinguere la vita della nostra fede dai morti infedeli. E anche l'apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, dice: Ricordati che Gesù Cristo è risuscitato dai morti 21. Crediamo, perciò, fratelli; e quel che in Cristo crediamo già avvenuto, speriamolo per noi come futuro. È Dio che lo promette; egli non falla.
Ascensione di Cristo. Il giudizio.
7. E dopo esser risuscitato dai morti, salì al cielo e siede alla destra del Padre. Ancora stenti a credere. Ascolta l'Apostolo: Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose 22. Bada che quegli che non vuoi credere come risorto non l'abbia poi a sentire come giudice. Perché chi non crede, è già giudicato 23. Infatti colui che ora siede alla destra del Padre come nostro avvocato di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Crediamo dunque, affinché, sia che viviamo sia che moriamo, siamo del Signore 24.
Lo Spirito Santo, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.
8. Inoltre crediamo nello Spirito Santo. Egli infatti è Dio, come è scritto: Dio è Spirito 25. Per mezzo di lui riceviamo la remissione dei peccati, per mezzo di lui crediamo la risurrezione della carne, per mezzo di lui speriamo la vita eterna. Se li contate però, state attenti a non sbagliare, e non pensate che io abbia parlato di tre dèi avendo nominato tre volte l'unico Dio. Una sola nella Trinità è la sostanza divina, una la forza, una la potenza, una la maestà, uno il nome della divinità; come Cristo stesso, risuscitato dai morti, disse ai suoi discepoli: Andate, battezzate tutte le genti, non nel nome di molti, ma nel solo nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 26. Perciò, o dilettissimi, che credete nella divina Trinità e nella trina unità, state attenti che nessuno vi faccia deviare dalla fede e dalla verità della Chiesa cattolica. E se qualcuno vi predicherà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Ascoltate non me, ma l'Apostolo che dice: Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema 27.
Nella santa Chiesa.
9. Certamente vi sarete accorti, o carissimi, che anche nelle parole del sacro Simbolo, come a conclusione di tutte le formule che riguardano il sacramento della fede, c'è aggiunto una specie di supplemento, in cui si dice: nella santa Chiesa. E allora tenetevi lontani il più possibile dai molti e svariati seminatori d'inganni le cui sette e nomi sono tanti che ora sarebbe troppo lungo elencare. Perché abbiamo ancora da dirvi molte cose, ma per ora non siete in grado di portarne il peso 28. Una cosa sola raccomando alla vostra attenzione, che teniate in tutti i modi il vostro animo e il vostro ascolto lontano da chi non sia cattolico, perché possiate conseguire la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna nell'una, vera e santa Chiesa cattolica, nella quale si conosce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, unico Dio, a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli.
1 - 1 Cor 3, 11.
2 - Cf. Fil 2, 13.
3 - Rm 8, 24-25.
4 - 1 Cor 2, 9.
5 - Cf. Gv 10, 30.
6 - Dt 6, 4.
7 - Is 53, 8.
8 - Eb 11, 6.
9 - Cf. Gv 1, 1. 14.
10 - Lc 1, 34-38.
11 - Cf. Sal 129, 3.
12 - Cf. Bar 3, 38.
13 - Gv 15, 13.
14 - Rm 5, 6.
15 - Rm 5, 10.
16 - Rm 5, 8.
17 - Rm 10, 10.
18 - Mc 8, 38.
19 - Gal 6, 14.
20 - 1 Cor 2, 2.
21 - 2 Tm 2, 8.
22 - Ef 4, 10.
23 - Gv 3, 18.
24 - Cf. Rm 14, 8.
25 - Gv 4, 24.
26 - Mt 28, 19.
27 - Gal 1, 8-9.
28 - Cf. Gv 16, 18.
16 - Continua l'infanzia di Maria santissima nel tempio
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca657. Abbiamo lasciato la nostra celeste principessa Maria alla metà del primo anno della sua infanzia nel tempio, volgendo altrove il discorso per dare qualche notizia delle virtù che, bambina negli anni ma adulta in sapienza, esercitava con le sue facoltà, come anche dei doni e delle rivelazioni divine che riceveva dalla mano dell'Altissimo.
La santissima bambina cresceva in età ed in grazia davanti a Dio e agli uomini, ma con tale corrispondenza che sempre la devozione superava la natura; mai la grazia si misurò con l'età, ma con la volontà divina e con gli alti fini ai quali la destinava l'impetuosa corrente della Divinità, che si andava a riversare e placare in questa città di Dio. L'Altissimo continuava ad assicurare i suoi doni e favori rinnovando sempre le meraviglie del suo braccio onnipotente, come se fossero state riservate per la sola Maria santissima. Sua Altezza corrispondeva in quella tenera età, colmando il cuore del Signore di perfetto ed adeguato compiacimento e gli angeli santi del cielo di ammirazione. Gli spiriti celesti osservavano tra l'Altissimo e la piccola Principessa una certa gara e competizione. Il potere divino, per arricchirla, traeva ogni giorno dai suoi tesori benefici nuovi ed antichi 1 riservati solo per Maria purissima; ella d'altra parte, siccome era terra benedetta, non solo non lasciava infruttuoso in se stessa il seme dell'eterna parola e dei suoi doni e favori, né solamente dava cento per uno come i più grandi santi, ma con stupore del cielo, sebbene tenera bambina, superava in amore, gratitudine, lode ed in tutte le virtù possibili i più eccelsi ed ardenti serafini, senza che ci fossero tempo, luogo, occasione o ministero in cui non operasse il sommo della perfezione allora a lei possibile.
658. Nei teneri anni della sua infanzia, quando già si era manifestata la sua capacità di leggere le Scritture, lo faceva molto spesso. Essendo piena di sapienza, confron~va nel suo cuore ciò che cono&ceva per mezzo delle rivelazioni divine con ciò che nelle Scritture era manifestato per beneficio di tutti. Durante questa lettura e questi arcani confronti, faceva suppliche ed orazioni continue e fervorose per la redenzione del genere umano e per l'incarnazione del Verbo. Leggeva più di frequente le profezie di Isaia e di Geremia ed i Salmi, trovando lì maggiormente espressi e ripetuti i misteri del Messia e della legge di grazia. Su ciò che di essi intendeva e comprendeva, poi, era solita interrogare gli angeli e proporre loro questioni altissime ed ammirabili. Molte volte parlava del mistero dell'umanità santissima del Verbo con incomparabile tenerezza, prendendo come oggetto dei suoi discorsi il suo dover essere bambino, nascere e venire allevato come gli altri uomini e dover nascere da madre vergine, crescere, patire e morire per tutti i figli di Adamo.
659. A queste parole e domande i suoi angeli e serafini rispondevano illuminandola di nuovo, confermandola e riscaldando il suo cuore ardente e verginale con nuove fiamme di amore divino, ma nascondendole sempre la sua dignità altissima, benché ella si offrisse molte volte con umiltà profondissima come schiava del Signore e della felice madre che egli doveva scegliere per nascere nel mondo. Altre volte, interrogando gli angeli santi, diceva con ammirazione: «Principi e signori miei, è possibile che il Creatore debba nascere da una creatura e la debba avere come madre, che l'Onnipotente ed infinito, colui che ha creato i cieli e non può essere contenuto in essi, debba chiudersi nel grembo di una donna e rivestirsi di una natura così limitata quale è quella terrena? Dunque colui che veste di bellezza gli elementi, i cieli ed i medesimi angeli si deve rendere passibile? E deve esserci nella nostra stessa natura umana una donna tanto fortunata da poter chiamare suo figlio colui che l'ha fatta dal niente e da sentirsi chiamare madre da colui che è increato e creatore di tutto l'universo? Oh, miracolo inaudito! Come avrebbe potuto la capacità terrena concepire un'idea così magnifica, se lo stesso Autore non l'avesse manifestata? Oh, meraviglia delle sue meraviglie! Oh, felici e beati gli occhi che lo vedranno ed i secoli che lo meriteranno!». A queste esclamazioni piene di amore gli angeli rispondevano spiegandole i misteri divini, eccetto quello che riguardava lei.
660. Ognuno dei sublimi, umili e ardenti affetti della bambina Maria era quel «capello della sposa» che feriva il cuore di Dio con saetta di amore così dolce che, se non fosse stato conveniente attendere l'età adatta ed opportuna per concepire e partorire il Verbo incarnato, il compiacimento dell'Altissimo - a nostro modo di intendere - non avrebbe potuto contenersi senza prendere subito la nostra umanità nel suo grembo. Non lo fece, benché ella dalla sua fanciullezza quanto alla grazia e ai meriti ne fosse già capace, per dissimulare e nascondere meglio il mistero dell'incarnazione e affinché l'onore della sua Madre santissima stesse ancora più al sicuro, corrispondendo il suo parto verginale all'età naturale delle altre donne. Il Signore, intanto, si rendeva sopportabile questa dilazione con gli affetti e con i graditi cantici che - a nostro modo di intendere - attentamente ascoltava dalla sua Figlia e sposa, la quale in breve doveva essere degna madre dell'eterno Verbo. Furono tanti e così sublimi i cantici ed i salmi composti dalla nostra Regina e signora che, secondo la luce datami su questo, se fossero stati scritti la santa Chiesa ne avrebbe molti più di quelli che ha ricevuto da tutti i Profeti ed i Santi. Maria purissima, infatti, espresse e comprese tutto ciò che essi scrissero ed oltre a ciò intese e disse molto di più di quanto essi giunsero a conoscere. L'Altissimo, però, dispose che la sua Chiesa militante avesse con sovrabbondanza negli scritti degli Apostoli e dei Profeti tutto quello che era necessario e riservò scritto nella sua mente divina tutto ciò che aveva rivelato alla sua Madre santissima, per manifestarne poi nella Chiesa trionfante quella parte che sarebbe stata conveniente alla gloria accidentale dei beati.
661. In ciò la benignità divina volle anche assecondare la volontà santissima di Maria nostra signora, la quale, per accrescere la sua prudentissima umiltà e per lasciare ai mortali questo raro esempio in virtù tanto eccellenti, sempre volle nascondere il segreto del Re. Quando, poi, fu necessario rivelarlo in qualche parte per ossequio di sua Maestà e per vantaggio della Chiesa, procedette con prudenza così divina che, essendo maestra, mai cessò di essere umilissima discepola. Di fatto nella sua fanciullezza consultava gli angeli santi e seguiva il loro consiglio; dopo la nascita del Verbo incarnato, tenne come esempio e maestro in tutte le sue azioni lo stesso suo unigenito; alla fine dei suoi misteri, dopo che fu salito al cielo, ella che era la grande Regina dell'universo ubbidiva agli Apostoli, come nel corso della Storia diremo. Fu questa una delle ragioni per cui san Giovanni evangelista copri di tanti enigmi i misteri che scrisse circa questa signora nell'Apocalisse, affinché si potessero intendere tanto della Chiesa militante quanto di quella trionfante.
662. L'Altissimo determinò che la pienezza delle grazie e delle virtù di Maria precedesse il culmine dei suoi meriti, estendendosi ad opere ardue e magnanime, nel modo possibile ai suoi teneri anni. Quindi, in una delle visioni nelle quali le si manifestò, sua Maestà le disse: «Sposa e colomba mia, io ti amo con infinito amore e voglio che tu faccia ciò che è più gradito agli occhi miei e dia intera soddisfazione al mio desiderio. Tu non ignori, figlia mia, il tesoro nascosto che racchiudono le tribolazioni e le pene che la cieca ignoranza dei mortali aborrisce. Tu sai che il mio Unigenito, quando si vestirà della natura umana, insegnerà il cammino della croce con la parola e con l'esempio, lasciandola in eredità ai miei eletti, come egli stesso la sceglierà per sé. Tu sai che stabilirà la legge di grazia sul fondamento fermo e nobile dell'umiltà e pazienza della croce, perché così richiede la condizione della natura degli uomini, tanto più dopo che per iJ peccato è rimasta depravata e male inclinata. È anche conforme alla mia equità e provvidenza che i morta-li giungano all'acquisto della corona di gloria attraverso le tribolazioni e la croce, mezzi con i quali la dovrà meritare anche il mio Figlio unigenito incarnato. Per tale ragione intenderai, sposa mia, che, avendoti eletta con la mia destra per mia delizia ed avendoti arricchita con i miei doni, non sarebbe giusto che la mia grazia stesse oziosa nel tuo cuore, che il tuo amore fosse privo del suo frutto o che ti mancasse l'eredità dei miei eletti. Per questo, voglio che ti disponga a patire tribolazioni e pene per amore mio».
663. A questa proposta l'invincibile principessa Maria rispose con cuore più costante di quello di tutti i santi e martiri. Disse a sua Divinità e maestà: «Signore Dio mio e re altissimo, ho dedicato tutte le mie azioni e facoltà e l'essere stesso che ho ricevuto dalla vostra bontà infinita alla vostra divina volontà, perché questa si adempia in tutto secondo l'elezione della vostra infinita sapienza e bontà. Se, o Signore, permettete anche a me di fare qualche scelta, io voglio solo patire per vostro amore fino alla morte. Vi supplico, mio Bene, di fare di questa vostra schiava un sacrificio ed olocausto di pazienza gradito agli occhi vostri. Io confesso il mio debito verso di voi, o Signore e Dio onnipotente e liberalissimo, perché nessuna delle creature vi deve quanto me; anzi, tutte insieme non vi sono tanto obbligate quanto me sola, sebbene io sia la più insufficiente a contraccambiare come desidero la vostra magnificenza. Perciò, se accettate il patire a titolo di una qualche ricompensa, vengano pure su di me le tribolazioni e tutti i dolori della morte. Vi chiedo solo la vostra divina protezione e, prostrata dinanzi al trono reale della vostra maestà infinita, vi supplico di non abbandonarmi. Ricordatevi, Signore mio, delle promesse fedeli che per mezzo dei nostri antichi Padri e Profeti avete fatto a tutti i vostri fedeli, cioè di favorire il giusto, stare con il tribolato, consolare l'afflitto, fargli ombra e difenderlo nella prova della tribolazione. Vere sono le vostre parole, infallibili e certe le vostre promesse, tanto che il cielo e la terra passeranno prima che passino esse, né la malizia della creatura potrà estinguere la vostra carità verso colui che spererà nella vostra misericordia. Si compia dunque perfettamente in me la vostra santa volontà».
664. L'Altissimo accettò questo sacrificio mattutino della tenera sposa e bambina Maria santissima e con aspetto compiaciuto le disse: «Bella sei nei tuoi pensieri, figlia del Principe, colomba mia e diletta mia; io accolgo i tuoi desideri, graditi agli occhi miei, e voglio che nel loro adempimento tu sappia come già si avvicina il tempo in cui, per mia divina disposizione, tuo padre Gioacchino deve passare dalla vita mortale a quella immortale ed eterna. La sua agonia sarà molto breve, subito riposerà in pace e sarà posto con i santi nel limbo, dove attenderà la redenzione di tutto il genere umano». Questo avviso del Signore non alterò né turbò il cuore regale della principessa del cielo, Maria; ma, siccome l'amore dei figli verso i genitori è un giusto debito della natura, e nella santissima bambina esso aveva tutta la sua perfezione, ella non poteva evitare il dolore naturale di restare priva del suo santissimo padre Gioacchino, che santamente amava come figlia. La tenera e dolce bambina senù questa dolorosa commozione, compatibile con la serenità del suo magnanimo cuore. Per questo, operando in tutto con grandezza d'animo e dando alla grazia ed alla natura ciò che a ciascuna spettava, fece una fervorosa orazione per suò padre Gioacchino. Chiese al Signore che, come onnipotente e Dio vero, lo guardasse nel transito della sua felice morte, difendendolo dal demonio specialmente in quell'ultima ora, conservandolo e stabilendolo nel numero degli eletti, poiché nella sua vita aveva confessato e magnificato il suo santo nome. Quindi, per vincolare maggiormente a ciò sua divina Maestà, la fedelissima figlia si offrì di patire per il suo padre santissimo Gioacchino tutto quello che il Signore avrebbe ordinato.
665. Sua Maestà accettò questa preghiera e consolò la divina Bambina, assicurandola che egli avrebbe assistito suo padre, come misericordioso e pietoso rimuneratore di quelli che lo amano e lo servono, e che lo avrebbe collocato tra i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. Quindi, la predispose di nuovo a ricevere e patire tribolazioni. Otto giorni prima della morte del santo patriarca Gioacchino, Maria santissima ebbe un nuovo avviso del Signore, con cui egli le dichiarò il giorno e l'ora in cui doveva monre. Così in effetti accadde, dopo solo sei mesi da quando la nostra Regina era entrata a vivere nel tempio. Avvertita di questo, sua Altezza chiese ai dodici angeli - dei quali si è detto sopra che sono quelli che san Giovanni nomina nell'Apocalisse - di assistere suo padre Gioacchino nella sua infermità e di confortarlo e consolarlo in essa, come fecero. Poi, per l'ultima ora del suo transito inviò tutti quelli della sua custodia e domandò al Signore che li rendesse visibili a suo padre per sua maggiore consolazione. L'Altissimo glielo concesse subito ed in tutto assecondò il desiderio della sua eletta, unica e perfetta, cosicché il grande patriarca, il fortunato Gioacchino, vide i mille angeli santi che custodivano sua figlia Maria. La grazia dell'Onnipotente superò le sue domande ed i suoi desideri, poiché per suo ordine gli angeli dissero a Gioacchino queste parole:
666. «Uomo di Dio, l'Altissimo ed onnipotente sia tua salvezza eterna e ti invii dal suo luogo santo l'aiuto necessario ed opportuno per la tua anima. Maria, tua figlia, ci manda per assisterti in questa ora, nella quale devi pagare al tuo Creatore il debito della morte naturale. Ella èfedelissima e intercede con potenza per te presso l'Altissimo, nel cui nome e nella cui pace puoi partire consolato e felice da questo mondo, poiché ti ha fatto padre di una figlia così benedetta. Benché sua Maestà incomprensibile, per i suoi imperscrutabili giudizi, non ti abbia manifestato fino ad ora la dignità nella quale deve costituire tua figlia, vuole che tu la conosca adesso, perché lo magnifichi e lodi, unendo il giubilo del tuo spirito per tale notizia al dolore ed alla tristezza naturale della morte. Maria, tua figlia e nostra regina, è l'eletta dal braccio onnipotente affinché nel suo grembo si vesta di carne e forma umana il Verbo divino. Ella sarà la felice Madre del Messia e la benedetta fra tutte le donne, superiore ad ogni creatura ed inferiore solamente a Dio. Si, la tua figlia fortunatissima deve essere la riparatrice di quanto il genere umano ha perduto per la prima colpa e l'alto monte su cui si deve formare e stabilire la nuova legge di grazia. Ecco, dunque, che tu lasci già nel mondo la sua restauratrice ed una figlia per mezzo della quale Dio gli prepara il rimedio opportuno. Per questo, puoi partirne con giubilo della tua anima. Ti benedica il Signore da Sion e ti dia l'eredità dei santi, affinché tu arrivi alla visione ed al godimento della felice Gerusalemme».
667. Quando gli angeli santi dissero a Gioacchino queste parole, si trovava presente la sua santa sposa Anna, che lo assisteva al suo capezzale; ella udì ed intese tutto per divina disposizione. In quello stesso momento il santo patriarca Gioacchino perse la parola e, entrando per il sentiero comune ad ogni uomo, cominciò ad agonizzare con una meravigliosa lotta fra il giubilo di una così lieta notizia ed il dolore della morte. In questo conflitto, con le facoltà interiori fece molti e fervorosi atti di amore per Dio, di fede, di ammirazione, di lode, di riconoscenza, di umiliazione e di altre virtù, che esercitò eroicamente. Assorto così nella conoscenza appena ricevuta di un mistero così divino, giunse al termine della sua vita naturale con la preziosa morte dei santi. La sua anima santissima fu portata dagli angeli al limbo dei santi Padri e dei giusti. Così, l'Altissimo ordinava che, per nuova consolazione e luce della lunga notte in cui questi vivevano, l'anima del santo patriarca Gioacchino fosse il nuovo messaggero di sua Maestà, mandato ad annunziare a quei giusti che già spuntava il giorno dell'eterna luce e già ne era apparsa l'aurora, cioè Maria santissima figlia sua e di Anna, da cui sarebbe ben presto nato il sole della Divinità, Cristo redentore di tutto il genere umano. I santi Padri ed i giusti del limbo ascoltarono queste felici notizie e per il giubilo che ne sentirono innalzarono nuovi cantici di lode all'Altissimo.
668. Come ho riferito sopra, questa felice morte del patriarca san Gioacchino avvenne mezzo anno dopo che sua figlia Maria santissima era entrata nel tempio; quindi, ella aveva tre anni e mezzo d'età quando restò senza padre naturale sulla terra. L'età del patriarca era di sessantanove anni, ripartiti così: a quarantasei anni prese in sposa sant'Anna; venti anni dopo il matrimonio ebbero Maria santissima; aggiungendo i tre anni e mezzo che aveva allora sua Altezza, questi anni tutti insieme fanno sessantanove e mezzo, giorno più o giorno meno.
669. Defunto il santo patriarca, padre della nostra Regina, gli angeli santi della sua custodia tornarono subito alla sua presenza e le diedero notizia di tutto ciò che era avvenuto nel transito di suo padre. Subito la prudentissima bambina si rivolse a sollecitare con orazioni la consolazione di sua madre sant'Anna, domandando al Signore che la guidasse ed assistesse come padre nella solitudine in cui si trovava per la mancanza del suo sposo Gioacchino. Sant'Anna inviò a lei l'avviso della morte, che diedero prima alla maestra della nostra divina Principessa, affinché dandole tale notizia la consolasse, come fece. La sapientissima bambina stette ad ascoltarla, come se non sapesse ancora nulla, con gratitudine, con pazienza e con la calma di una regina. Siccome, però, in tutto era perfettissima, se ne andò subito al tempio a rinnovare a Dio l'offerta della lode, della preghiera, dell'umiltà, della pazienza e di altre virtù, procedendo sempre con passi tanto veloci quanto belli agli occhi di Dio. Poi, per conferire anche a queste azioni, come a tutte le altre, la massima perfezione, pregò i santi angeli di accompagnarla e sostenerla nel glorificare l'Altissimo.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
670. Figlia mia, pensa molte volte nel segreto del tuo cuore alla stima che devi avere delle tribolazioni, veri benefici che l'arcana provvidenza di Dio dispensa con giustizia ed equità ai mortali. Questi sono i giudizi giusti in se stessi, più stimabili delle pietre preziose e dell'oro e più dolci del favo del miele per chi giudica secondo ragione. Voglio, anima, che tu sappia che per la creatura patire ed essere tribolata senza colpa, o non per la colpa, è beneficio tale che non può esserne degna senza grande misericordia dell'Altissimo; invece, che Dio faccia patire qualcuno per le sue colpe, benché sia misericordia, è molto giusto.
671. Se l'oro fugge dal crogiolo, il ferro dalla lima, il grano dal mulino o dalla trebbia, l'uva dal torchio, tutti saranno inutili e non si conseguirà il fine per cui furono creati. Quanto, dunque, si ingannano i mortali nel supporre di poter divenire puri e degni di godere Dio eternamente rimanendo pieni di brutti vizi e di abominevoli colpe, senza il crogiolo e la lima delle tribolazioni! Anche se fossero innocenti non sarebbero capaci né degni di conseguire il bene infinito ed eterno per premio e per corona, per cui, come saranno tali dimorando nelle tenebre in disgrazia di Dio? Eppure, i figli della perdizione impiegano tutta la loro sollecitudine nel conservarsi indegni e nemici di Dio e nel rigettare da sé la croce dei dolori, che sono il cammino per fare ritorno a Dio. Essi, infatti, sono luce per l'intelletto, disinganno delle apparenze, alimento dei giusti, mezzo unico della grazia, prezzo della gloria e soprattutto eredità legittima che il mio figlio e Signore elesse per sé e per i suoi, nascendo e vivendo sempre in mezzo alle sofferenze e morendo in croce.
672. È da ciò, figlia mia, che tu devi misurare il valore del patire, che i mondani non arrivano a capire perché sono indegni di questa conoscenza divina e, ignorandola, la disprezzano. Rallegrati e consolati nelle tribolazioni e, quando l'Altissimo si degnerà di inviartene qualcuna, procura di uscirle subito incontro, per riceverla come benedizione sua e come pegno del suo amore e della sua gloria. Dilata il tuo cuore con la magnanimità e la costanza, affinché nella sofferenza tu rimanga la stessa che sei nella prosperità e nei propositi. Poiché il Signore ama chi è lo stesso nel dare come nell'offrire, non compiere con malinconia ciò che hai promesso con allegrezza. Sacrifica, dunque, il tuo cuore e le tue facoltà in olocausto di pazienza. Anzi, quando l'Altissimo nel luogo del tuo pellegrinaggio ti tratterà come sua e ti segnerà con il sigillo della sua amicizia, che sono le pene e la croce delle tribolazioni, canta la sua giustizia con nuovi cantici di allegrezza e di lode.
673. Sappi intanto, o carissima, che il mio Figlio santissimo ed io desideriamo avere tra le creature qualche anima di quelle che sono arrivate al cammino della croce, a cui poter insegnare ordinatamente questa divina scienza, deviandola dalla sapienza mondana e diabolica in cui i figli di Adamo con cieca pertinacia cercano di avanzare allontanando da sé la salutare disciplina delle tribolazioni. Se, dunque, desideri essere nostra discepola, entra in questa scuola dove si insegnano la dottrina della croce e come cercare solo in questa il riposo e le vere delizie. Con questa sapienza non possono stare né l'amore terreno dei piaceri sensibili e delle ricchezze né la vana ostentazione e pompa che affascina gli occhi ottenebrati dei mondani, avidi di vanagloria e di quella falsa distinzione e grandezza che si attira l'ammirazione degli ignoranti. Tu invece, figlia mia, ama e scegli per te la parte migliore, cioè di essere nascosta e dimenticata dal mondo. Forse che io non ero Madre dello stesso Dio incarnato e quindi signora di ogni cosa creata insieme al mio figlio santissimo? E forse che egli non è una maestà infinita? Eppure, io fui poco conosciuta ed egli fu molto disprezzato dagli uomini. Se non fosse questo l'insegnamento più stimabile e sicuro, non l'avremmo dato con l'esempio e con le parole. Senza dubbio questa è luce che risplende nelle tenebre, amata dagli eletti ed aborrita dai reprobi.
20 novembre 1942
Madre Pierina Micheli
Nottata angosciosa. Pare che tutto l'inferno si sia scatenato... ho provato tanta paura... mi sento ancora sfinita... Il timore di aver peccato mi opprime... Ho fatto la Comunione per ubbidire... ma... Gesù, Gesù!