Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Di rado peccano coloro ai quali mancano le attrattive del peccato; e più presto si rivolgono alla grazia quelli che nulla hanno al mondo con cui sollazzarsi. Perciò, felice la sofferenza che ci orienta verso le cose migliori! Così, quelli che non godono l'abbondanza delle cose mondane, quelli che hanno una salute fisica cagionevole, con maggiore facilità  rispondono all'invito divino. Succede che qualcuno, fortemente attaccato a questa terra, a un certo momento, non potendo tener dietro al mondo, viene dal mondo disprezzato e abbandonato. E Cristo lo incontra, perché egli va in cerca di quelli che il mondo copre di disprezzo e di abbandono, e lo attira al suo amore e lo nutre con la sua divina parola. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua (San Mattia apostolo)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 16

1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.

Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.

16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".


Ester 10

1Il re Assuero impose un tributo al continente e alle isole del mare.2Quanto poi a tutti i fatti concernenti la potenza e il valore di Mardocheo e quanto alla completa descrizione della sua grandezza e della sua elevazione da parte del re, sono cose scritte nel libro delle cronache dei re di Media e di Persia.3Infatti il giudeo Mardocheo era il secondo dopo il re Assuero: grande fra i Giudei e amato dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercava il bene del suo popolo e parlava in favore della prosperità di tutta la sua stirpe.
3a(a)Mardocheo disse: "Queste cose sono avvenute per opera di Dio.3b(b)Mi ricordo infatti del sogno che avevo visto intorno a questi fatti e nessuno di essi è stato tralasciato:3c(c)la piccola sorgente che divenne un fiume, la luce che spuntò, il sole e l'acqua copiosa. Questo fiume è Ester che il re ha sposata e costituita regina.3d(d)I due draghi siamo io e Amàn.3e(e)Le nazioni sono quelle che si sono coalizzate per distruggere il nome dei Giudei.3f(f)La mia nazione è Israele, quelli cioè che avevano gridato a Dio e furono salvati. Sì, il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha liberato da tutti questi mali e Dio ha operato segni e prodigi grandi quali mai erano avvenuti tra le nazioni.3g(g)In tal modo egli ha stabilito due sorti, una per il popolo di Dio e una per tutte le nazioni.3h(h)Queste due sorti si sono realizzate nell'ora, nel momento e nel giorno stabilito dal giudizio di Dio e in mezzo a tutte le nazioni.3i(i)Dio si è allora ricordato del suo popolo e ha reso giustizia alla sua eredità.3k(k)Questi giorni del mese di Adàr, il quattordici e il quindici del mese, saranno celebrati con adunanza, gioia e letizia davanti a Dio, di generazione in generazione per sempre nel suo popolo Israele".
3l(l)Nell'anno quarto di Tolomeo e di Cleopatra, Dositeo, che diceva di essere sacerdote e levita, e Tolomeo suo figlio, portarono in Egitto la presente lettera sui 'Purim', affermando che si trattava della lettera autentica tradotta da Lisimaco, figlio di Tolomeo, uno dei residenti in Gerusalemme.


Giobbe 28

1Certo, per l'argento vi sono miniere
e per l'oro luoghi dove esso si raffina.
2Il ferro si cava dal suolo
e la pietra fusa libera il rame.
3L'uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all'estremo limite
le rocce nel buio più fondo.
4Forano pozzi lungi dall'abitato
coloro che perdono l'uso dei piedi:
pendono sospesi lontano dalla gente e vacillano.
5Una terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6Le sue pietre contengono zaffiri
e oro la sua polvere.
7L'uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l'occhio dell'aquila,
8non battuto da bestie feroci,
né mai attraversato dal leopardo.
9Contro la selce l'uomo porta la mano,
sconvolge le montagne:
10nelle rocce scava gallerie
e su quanto è prezioso posa l'occhio:
11scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12Ma la sapienza da dove si trae?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
13L'uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14L'abisso dice: "Non è in me!"
e il mare dice: "Neppure presso di me!".
15Non si scambia con l'oro più scelto,
né per comprarla si pesa l'argento.
16Non si acquista con l'oro di Ofir,
con il prezioso berillo o con lo zaffiro.
17Non la pareggia l'oro e il cristallo,
né si permuta con vasi di oro puro.
18Coralli e perle non meritano menzione,
vale più scoprire la sapienza che le gemme.
19Non la eguaglia il topazio d'Etiopia;
con l'oro puro non si può scambiare a peso.
20Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell'intelligenza dov'è?
21È nascosta agli occhi di ogni vivente
ed è ignota agli uccelli del cielo.
22L'abisso e la morte dicono:
"Con gli orecchi ne udimmo la fama".
23Dio solo ne conosce la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede quanto è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e ordinò alle acque entro una misura,
26quando impose una legge alla pioggia
e una via al lampo dei tuoni;
27allora la vide e la misurò,
la comprese e la scrutò appieno
28e disse all'uomo:
"Ecco, temere Dio, questo è sapienza
e schivare il male, questo è intelligenza".


Salmi 130

1'Canto delle ascensioni.'

Dal profondo a te grido, o Signore;
2Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.

3Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
4Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
5Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.

6L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
7Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
8Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.


Zaccaria 10

1Chiedete al Signore la pioggia tardiva di primavera;
è il Signore che forma i nembi,
egli riversa pioggia abbondante
da' il pane agli uomini,
a ognuno l'erba dei campi.
2Poiché gli strumenti divinatori dicono menzogne,
gli indovini vedono il falso,
raccontano sogni fallaci,
danno vane consolazioni:
per questo vanno vagando come pecore,
sono oppressi, perché senza pastore.

3Contro i pastori divampa il mio sdegno
e contro i montoni dirigo lo sguardo,
poiché il Signore visiterà il suo gregge
e ne farà come un cavallo da parata.
4Da lui uscirà la pietra d'angolo,
da lui il chiodo, da lui l'arco di guerra,
da lui tutti quanti i condottieri.
5Saranno come prodi che calpestano
il fango delle strade in battaglia.
Combatteranno perché il Signore è con loro
e rimarranno confusi coloro che cavalcano i destrieri.
6Io rafforzerò la casa di Giuda
e renderò vittoriosa la casa di Giuseppe:
li ricondurrò in patria, poiché ne ho avuto pietà;
saranno come se non li avessi mai ripudiati,
poiché io sono il Signore loro Dio
e li esaudirò.
7Saranno come un eroe quelli di Èfraim,
gioirà il loro cuore come inebriato dal vino,
vedranno i loro figli e gioiranno
e il loro cuore esulterà nel Signore.
8Con un fischio li chiamerò a raccolta
quando li avrò riscattati
e saranno numerosi come prima.
9Dopo essere stati dispersi fra i popoli,
nelle regioni remote, si ricorderanno di me,
alleveranno i figli e torneranno.
10Li farò ritornare dall'Egitto,
li raccoglierò dall'Assiria,
per ricondurli nella terra di Gàlaad e del Libano
e non basterà per loro lo spazio.
11Attraverseranno il mare verso Tiro,
percuoteranno le onde del mare,
saranno inariditi i gorghi del Nilo.
Sarà abbattuto l'orgoglio di Assur
e rimosso lo scettro d'Egitto.
12Li renderò forti nel Signore
e del suo nome si glorieranno.
Parola del Signore.


Seconda lettera di Pietro 1

1Simon Pietro, servo e apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ricevuto in sorte con noi la stessa preziosa fede per la giustizia del nostro Dio e salvatore Gesù Cristo:2grazia e pace sia concessa a voi in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro.

3La sua potenza divina ci ha fatto dono di ogni bene per quanto riguarda la vita e la pietà, mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua gloria e potenza.4Con queste ci ha donato i beni grandissimi e preziosi che erano stati promessi, perché diventaste per loro mezzo partecipi della natura divina, essendo sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza.5Per questo mettete ogni impegno per aggiungere alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza,6alla conoscenza la temperanza, alla temperanza la pazienza, alla pazienza la pietà,7alla pietà l'amore fraterno, all'amore fraterno la carità.8Se queste cose si trovano in abbondanza in voi, non vi lasceranno oziosi né senza frutto per la conoscenza del Signore nostro Gesù Cristo.9Chi invece non ha queste cose è cieco e miope, dimentico di essere stato purificato dai suoi antichi peccati.10Quindi, fratelli, cercate di render sempre più sicura la vostra vocazione e la vostra elezione. Se farete questo non inciamperete mai.11Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.

12Perciò penso di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate e stiate saldi nella verità che possedete.13Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni,14sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo.15E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose.

16Infatti, non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.17Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto".18Questa voce noi l'abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.19E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.20Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione,21poiché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio.


Capitolo XI: La conquista della pace interiore e l'amore del progresso spirituale

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1. Se non ci volessimo impicciare di quello che dicono o di quello che fanno gli altri, e di cose che non ci riguardano, potremmo avere una grande pace interiore. Come, infatti, è possibile che uno mantenga a lungo l'animo tranquillo se si intromette nelle faccende altrui, se va a cercare all'esterno i suoi motivi di interesse, se raramente e superficialmente si raccoglie in se stesso? Beati i semplici, giacché avranno grande pace. Perché mai alcuni santi furono così perfetti e pieni di spirito contemplativo? Perché si sforzarono di spegnere completamente in sé ogni desiderio terreno, cosicché - liberati e staccati da se stessi - potessero stare totalmente uniti a Dio, con tutto il cuore. Noi, invece, siamo troppo presi dai nostri sfrenati desideri, e troppo preoccupati delle cose di quaggiù; di rado riusciamo a vincere un nostro difetto, anche uno soltanto, e non siamo ardenti nel tendere al nostro continuo miglioramento. E così restiamo inerti e tiepidi. Se fossimo, invece, totalmente morti a noi stessi e avessimo una perfetta semplicità interiore, potremmo perfino avere conoscenza delle cose di Dio, e fare esperienza, in qualche misura, della contemplazione celeste. Il vero e più grande ostacolo consiste in ciò, che non siamo liberi dalle passioni e dalle brame, e che non ci sforziamo di entrare nella via della perfezione, che fu la via dei santi: anzi, appena incontriamo una difficoltà, anche di poco conto, ci lasciamo troppo presto abbattere e ci volgiamo a consolazioni terrene.  

2. Se facessimo di tutto, da uomini forti, per non abbandonare la battaglia, tosto vedremmo venire a noi dal cielo l'aiuto del Signore. Il quale prontamente sostiene coloro che combattono fiduciosi nella sua grazia; anzi, ci procura occasioni di lotta proprio perché ne usciamo vittoriosi. Che se facciamo consistere il progresso spirituale soltanto in certe pratiche esteriori, tosto la nostra religione sarà morta. Via, mettiamo la scure alla radice, cosicché, liberati dalle passioni, raggiungiamo la pace dello spirito. Se ci strappassimo via un solo vizio all'anno diventeremmo presto perfetti. Invece spesso ci accorgiamo del contrario; troviamo cioè che quando abbiamo indirizzata la nostra vita a Dio eravamo più buoni e più puri di ora, dopo molti anni di vita religiosa. Il fervore e l'avanzamento spirituale dovrebbe crescere di giorno in giorno; invece già sembra gran cosa se uno riesce a tener viva una particella del fervore iniziale.  

3. Se facessimo un poco di violenza a noi stessi sul principio, potremmo poi fare ogni cosa facilmente e gioiosamente. Certo è difficile lasciare ciò a cui si è abituati; ancor più difficile è camminare in senso contrario al proprio desiderio. Ma se non riesci a vincere nelle cose piccole e da poco, come supererai quelle più gravi? Resisti fin dall'inizio alla tua inclinazione; distaccati dall'abitudine, affinché questa non ti porti, a poco a poco, in una situazione più ardua. Se tu comprendessi quanta pace daresti a te stesso e quanta gioia procureresti agli altri, e vivendo una vita dedita al bene, sono certo che saresti più sollecito nel tendere al tuo profitto spirituale.


DISCORSO 107 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 12, 13-21: "VI DICO, ASTENETEVI DA OGNI FORMA D'AVARIZIA"

Discorsi - Sant'Agostino

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Il precetto di guardarsi da ogni specie di cupidigia.

1. 1. Non dubito che voi, i quali avete il timor di Dio, ascoltiate con timore la sua parola e la mettiate in pratica con gioia in modo da ottenere in seguito ciò ch'egli ha promesso e che adesso sperate. Abbiamo sentito poc'anzi il comandamento datoci dal Signore Cristo Gesù Figlio di Dio. Ci ha dato questo comandamento la Verità, la quale non può né ingannare né ingannarsi; ascoltiamola, temiamo, stiamo in guardia. Che cosa dunque ci ha comandato? Dico a voi - dice - di tenervi lontani da ogni specie di cupidigia 1. Che significa: da ogni specie di cupidigia? Che vuol dire: da ogni specie? Perché aggiunse da ogni specie? Avrebbe infatti potuto dire solo: "Tenetevi lontani dalla cupidigia". Gli stava invece a cuore di aggiungere: da ogni specie, e dire: Tenetevi lontani da ogni specie di cupidigia.

In qual occasione il precetto fu dato da Cristo.

1. 2. Nel santo Vangelo ci appare chiaro il motivo di quell'aggiunta, come l'occasione stessa che diede origine a quel precetto. Un tale infatti aveva pregato Cristo di fare da arbitro contro suo fratello, che gli aveva tolto tutto il patrimonio e non voleva rendere al fratello la parte che gli spettava. Voi vedete bene quanto giusta ragione aveva quel tale che aveva pregato Cristo di fare da arbitro. In realtà egli non cercava di rubare la roba d'altri ma cercava la roba lasciatagli dai genitori, reclamava solo la sua proprietà interponendo il Signore come arbitro e giudice. Aveva un fratello iniquo ma aveva trovato il giudice giusto contro il fratello ingiusto. Avrebbe dovuto dunque perdere l'occasione per una causa tanto giusta? Oppure chi avrebbe potuto dire a suo fratello: "Rendi la parte dovuta a tuo fratello" se non glielo avesse detto Cristo? Glielo avrebbe forse detto il giudice che probabilmente il fratello, divenuto più ricco per la sua rapina, avrebbe potuto corrompere con dei regali Lo sventurato dunque privato dei mezzi lasciatigli dai genitori, avendo trovato un giudice di quella specie e altamente qualificato, gli si avvicina e lo prega d'interporsi come arbitro e gli espone in due parole il proprio caso. Quale motivo infatti c'era di esporre il caso per filo e per segno, dal momento che parlava a Colui che poteva vedere anche il cuore? Signore - disse - di' a mio fratello di spartire con me l'eredità 2. Il Signore non gli rispose: "Venga qua tuo fratello". Ma neppure mandò a intimargli di comparire in giudizio o, se già era lì presente, a chi lo aveva chiamato a giudicare disse: "Dimostra ciò che asserivi". Chiedeva la metà dell'eredità, la chiedeva sulla terra, mentre il Signore gliela offriva nel cielo per intero. Il Signore gli dava molto di più di quanto quello reclamava.

Perché Cristo non volle spartire l'eredità.

2. 3. Di' a mio fratello di spartire con me l'eredità. La causa è giusta ed esposta con poche parole. Ma ascoltiamo Cristo che nello stesso tempo è giudice e maestro. O uomo - gli dice - o uomo; tu che reputi una gran cosa cotesta eredità, che cos'altro sei se non un uomo? Voleva fare di lui qualcosa di più grande d'un uomo. Che cosa di più grande voleva fare di lui, al quale voleva togliere la cupidigia? Che cosa di più grande voleva fare di lui? Ve lo dico io. Io ho detto: voi siete dèi, e figli dell'Altissimo tutti 3. Ecco che cosa voleva fare di lui, annoverarlo tra gli dèi, immune da ogni impulso di cupidigia. O uomo, chi ti ha costituito mediatore nella spartizione dei vostri beni? 4. Così pure l'apostolo Paolo, servo dello stesso Cristo, quando diceva: Vi scongiuro, fratelli, di essere tutti unanimi nel parlare, che non vi siano divisioni tra voi 5, non voleva essere divisore. Infine coloro che erano suoi seguaci e dividevano il Cristo, li ammoniva dicendo: ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io invece sono d'Apollo, e io di Cefa, e io di Cristo. Ma Cristo è forse diviso? Forse che Paolo è stato crocifisso per voi o siete stati battezzati nel nome di Paolo? 6. Vedete dunque quanto sono malvagi coloro che vogliono sia diviso colui che non volle essere divisore. Chi mi ha costituito mediatore - dice - nella spartizione dei vostri beni?

È colpevole di avarizia chi conserva con cupidigia anche solo i propri beni.

3. 4. Hai chiesto un favore, ascolta il mio consiglio. Io vi dico: Tenetevi lontani da ogni specie di cupidigia 7. Forse - dice - tu chiameresti avaro e cupido uno, se andasse in cerca di beni altrui; io al contrario ti dico che non devi bramare con cuore cupido e avido nemmeno i beni tuoi. Ecco che vuol dire l'inciso: da ogni specie. Tenetevi lontani - dice- da ogni specie di cupidigia. È un precetto molto pesante. Se per caso un tale peso viene posto sulle spalle di persone deboli, chi ve lo pone venga pregato di degnarsi di concedere le forze necessarie. Non dobbiamo considerare, o miei fratelli, come un precetto di poco conto quello che ci dà nostro Signore, il nostro Redentore, il nostro Salvatore, ch'è morto per noi, ha dato il suo sangue come prezzo per riscattarci, il nostro avvocato e giudice; non è da prendersi alla leggera quando dice: Guardatevi. Sa bene lui quanto è dannosa questa passione; noi non lo sappiamo: dobbiamo prestar fede a lui. Guardatevi, dice. Perché? Da che cosa? Da ogni specie di avarizia. "Ma io conservo la mia roba, non rubo l'altrui". Tenetevi lontani da ogni specie di avarizia. È avaro non solo chi arraffa la roba altrui, ma è avaro anche colui che conserva con cupidigia i propri beni. Se dunque in tal guisa è colpevole chi conserva i propri beni con cupidigia, quale condanna meriterà chi arraffa la roba altrui? Tenetevi lontani - dice - da ogni specie di cupidigia, perché anche se uno è molto ricco, la sua vita non dipende dai suoi beni 8. Chi mette in serbo molte cose, quante ne può prendere per vivere? Quando uno ne ha tolta una parte e in certo modo ne ha separato mentalmente il sufficiente per vivere, rifletta bene a chi rimarrà il resto, per evitare che, mentre conserva il necessario per vivere, ammassi ciò che potrebbe essergli la causa di morire. Ecco Cristo, ecco la Verità, ecco la Severità. Guardatevi, dice la Verità. Guardatevi, dice la Severità. Se non ami la Verità, abbi paura della Severità. La vita d'un uomo non dipende dai suoi beni anche se è molto ricco. Credigli, non t'inganna. Tu al contrario dici: "Anzi, la vita dell'uomo dipende dai suoi beni". Egli non t'inganna. Sei tu che inganni te stesso.

È imprudente il ricco che si propone di conservare invece di fare elemosina.

4. 5. Da quest'occasione dunque, dal fatto cioè che quel tale, che aveva chiamato Cristo a fare da giudice, cercava d'ottenere la propria parte, senza desiderare d'appropriarsi della roba altrui, nacque questa massima di nostro Signore; egli però non s'accontentò di dire: Guardatevi dall'avarizia, ma aggiunse: da ogni specie d'avarizia. Ma non gli bastò quest'ammonizione e presentò quindi un'altra parabola, quella d'un ricco i cui possedimenti avevano prosperato. C'era - dice - un ricco, le cui terre avevano prosperato 9. Che vuol dire: avevano prosperato? Le terre che possedeva avevano prodotto abbondanti frutti. Quanto erano abbondanti quei frutti? Tanto che non trovava posto ove riporli; quel vecchio avaro si trovò d'un tratto nelle angustie a causa dell'abbondanza. Quanti anni infatti erano passati e tuttavia i suoi granai erano stati sufficienti! Ma quell'anno il raccolto fu così abbondante che non furono più sufficienti i magazzini che prima solevano bastare. E così quell'infelice andava escogitando un progetto non già sul modo di donare, ma di conservare l'eccedenza del raccolto e a furia di pensare trovò l'espediente. Gli parve senza dubbio d'essere stato saggio nel trovare un mezzo ingegnoso. Fu accorto nel prendere la risoluzione, decise saggiamente. Che cosa decise? Demolirò - disse- i vecchi magazzini e ne costruirò altri più vasti e li riempirò e poi dirò all'anima mia 10. Che dirai all'anima tua? Anima mia, ora hai fatto molte provviste per molti anni: riposati, mangia, bevi, vivi nei piaceri 11. Ecco che cosa disse alla propria anima quel saggio scopritore di mezzi ingegnosi!

Bisogna pensare all'anima non perché abbia dei beni, ma sia buona.

5. 6. Ma gli disse Dio 12, il quale non disdegna neppure di parlare con gli stolti. Qualcuno di voi forse dirà: "Ma in qual modo Dio ha parlato con uno stolto?". O miei fratelli, a quanti stolti parla egli quando si legge il Vangelo! Quando viene letto, coloro che lo sentono ma non lo mettono in pratica, non sono forse stolti? Che cosa disse dunque il Signore? Poiché quel tale d'altra parte si riteneva sapiente nel trovare un accorto espediente: Stolto - gli disse -, stolto, tu che ti credi essere saggio: stolto, tu che hai detto all'anima tua: Ora hai fatto molte provviste per molti anni; proprio oggi ti sarà richiesta l'anima tua 13. L'anima alla quale hai detto: Hai molti beni, ti sarà richiesta proprio oggi e non avrà alcun bene. Disprezzi essa questi beni e sia buona essa, affinché quando sarà richiesta, esca dal corpo sicura. Chi infatti è più malvagio d'uno che desidera avere molti beni ma non vuol essere buono proprio lui? Sei indegno d'avere ciò che desideri, dal momento che non vuoi essere ciò che desideri avere. Vuoi forse avere una fattoria cattiva? No, di certo, ma una buona. Vuoi forse avere una moglie cattiva? No, ma una buona. Vuoi forse avere infine un mantello cattivo? oppure un paio di scarpe cattive? Perché solo l'anima vuoi averla cattiva? Non disse Cristo a quello stolto che escogitava dei mezzi inutili, che progettava di costruire nuovi magazzini senza preoccuparsi del ventre dei poveri, non gli disse: "Oggi l'anima tua sarà trascinata all'inferno"; non gli disse nulla di simile, ma ti sarà richiesta. "Non ti dico dove l'anima tua è destinata ad andare, ma tuttavia di qui, ove per lei metti in serbo tanti beni, volere o no, dovrà andarsene. Ecco tu, stolto, hai progettato di riempire altri magazzini più grandi, come se non ci fosse nessun altro scopo a cui destinare il superfluo".

Coloro che portano il segno di Cristo sulla fronte dell'uomo interiore sono sicuri in mezzo ai cattivi.

6. 7. Ma forse quel tale non era ancora cristiano. Siamo noi, fratelli, coloro che debbono ascoltare, perché a noi che abbiamo la fede viene letto il Vangelo, da noi è adorato Colui che ha fatto quell'affermazione e da noi è portato sulla fronte il suo segno ed è posseduto nel cuore. Poiché c'è una grandissima differenza se uno ha il segno di Cristo sulla fronte oppure sulla fronte e nel cuore. Avete udito oggi che cosa ci diceva il santo profeta Ezechiele, come cioè prima che Dio inviasse lo sterminatore del popolo iniquo, inviò un messo incaricato di fare un contrassegno e gli disse: Va' e fa' un segno sulla fronte di coloro che sospirano e piangono per i peccati del mio popolo, dei peccati che si compiono in mezzo a loro 14. Non disse: "Che si compiono fuori di essi", ma in mezzo a loro. Tuttavia sospirano e piangono; per questo sono segnati sì sulla fronte, ma sulla fronte dell'uomo interiore, non di quello esteriore. C'è infatti la fronte nel volto, ma c'è anche quella nella coscienza. Allorché dunque alle volte riceve un'impressione la fronte interna, arrossisce quella esterna; arrossisce sotto l'emozione del pudore o impallidisce a causa del timore. C'è dunque la fronte dell'uomo interiore. Lì furono contrassegnati coloro che non dovevano essere sterminati, poiché, sebbene non correggessero i misfatti che venivano compiuti in mezzo a loro, tuttavia se ne addoloravano e se ne separavano grazie allo stesso dolore; ma pur separati davanti a Dio, erano mescolati agli occhi degli uomini. Vengono contrassegnati occultamente, ma non vengono offesi apertamente. Viene poi inviato lo sterminatore e gli viene detto: Va', stermina, non risparmiare né piccoli né grandi, maschi e femmine, ma non toccare coloro che hanno il segno sulla fronte 15. Quanta sicurezza, fratelli miei, è stata concessa a voi che tra questo popolo sospirate e piangete i peccati che si commettono in mezzo a voi, senza che voi li facciate!

Per non peccare si deve evitare ogni specie di avidità.

7. 8. Ma perché non commettiate peccati, guardatevi da ogni specie di cupidigia 16. Vi dirò più diffusamente che significa da ogni specie di cupidigia. Rispetto ai piaceri sensuali è avido colui al quale non basta la propria moglie. Anche la stessa idolatria è chiamata avidità 17, poiché riguardo alla stessa divinità è avido colui al quale non basta l'unico vero Dio. Qual anima si crea molti dèi, se non quella avida? Qual anima si crea falsi martiri se non quella avara? Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ecco, tu ami i tuoi beni e ti vanti di non andare in cerca degli altrui: rifletti però quanto male fai non ascoltando Cristo che dice: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. Ecco, tu ami i tuoi averi, non rubi gli altrui; li hai procurati con la tua fatica, con giustizia, possiedi beni che ti sono stati lasciati in eredità o ti sono stati offerti da un amico come ricompensa; hai viaggiato per mare, sei andato incontro a tanti pericoli, non hai frodato, non hai giurato il falso, hai guadagnato ciò che Dio ha voluto; eppure tu li conservi avidamente senza sentire rimorso, poiché non li hai ricavati disonestamente e non desideri appropriarti di quelli degli altri. Se rifiuterai di ascoltare Colui che dice: Guardatevi da ogni specie di cupidigia, ascolta almeno quanto male potrai compiere a causa delle tue ricchezze. Può capitare per esempio che tu un giorno divenga giudice. Non verrai corrotto perché non desideri la roba d'altri; nessuno ti farà regali e ti dirà: "Pronuncia una sentenza contro il mio nemico". Dio ne scampi! Quando mai ti si potrebbe convincere a fare una simile cosa, dal momento che non desideri appropriarti della roba altrui? Bada però qual male potrai fare a causa dei tuoi beni. Chi desidera che tu giudichi male e pronunci una sentenza a proprio favore contro il proprio nemico, forse è un potente e può intentarti una falsa accusa per farti perdere i tuoi beni. Tu consideri la sua potenza, ci rifletti sopra; da una parte pensi ai beni che hai messo in serbo e a cui sei affezionato, da un'altra pensi ai beni che tu non possiedi, ma a quelli per i quali nutri un attaccamento dannoso. Consideri il vischio che ti tiene attaccato e non ti lascia libere le ali della virtù e pensi tra te stesso: "Se offenderò costui che adesso è molto potente, egli presenterà sul mio conto delle accuse ingiuste e mi saranno confiscati i beni e perderò quanto possiedo". In tal modo pronuncerai una sentenza ingiusta non per il fatto che desideri la roba altrui ma perché vuoi conservare la tua.

Ancora sul pericolo d'un avaro attaccato con cupidigia anche solo ai propri beni.

8. 9. Supponiamo che uno abbia udito Cristo, che abbia udito con timore le parole: Guardatevi da ogni specie di cupidigia, e che non venga a dirmi: "Io sono povero, un plebeo, di bassa condizione, un uomo qualunque; quando mai potrò sperare di divenire giudice? Non temo la tentazione, il cui pericolo hai esposto sotto i nostri occhi". Ma io anche al povero dico che deve temere. Ti chiama una persona ricca e potente perché tu abbia a testimoniare il falso in suo favore. Che farai adesso? Rispondimi. Tu possiedi un buon peculio: te lo sei guadagnato con le tue fatiche e lo hai messo da parte. Quel tale ti sollecita dicendo: "Testimonia il falso a mio favore e ti darò tanto e tanto". Tu però non brami la roba altrui. "Dio me ne guardi - dici non bramo ciò che Dio non ha voluto darmi, non lo accetto; allontanati da me". "Non vuoi accettare ciò che ti dò? Ti porterò via ciò che possiedi". Ecco: esamina ora te stesso, interroga te stesso. Perché guardi verso di me? Guarda nel tuo interno, considerati nell'intimo, esamina te stesso nell'interno: siediti davanti a te stesso, mettiti a faccia a faccia con te stesso, stenditi sul cavalletto del precetto di Dio e tortura te stesso con il timore e non lusingarti, ma rispondi alla tua coscienza. Ecco, se uno ti facesse una simile minaccia, che cosa faresti? "Ti porterò via ciò che hai guadagnato con tanta fatica, se non testimonierai il falso a mio favore". Supponi che Cristo ti dicesse: Guardatevi da ogni specie di cupidigia. "O mio servo - ti dirà - che ho riscattato e reso libero, che da schiavo che eri ti ho adottato come fratello, che ho inserito come membro nel mio corpo, ascoltami. Anche se ti portasse via ciò che hai guadagnato, non potrà toglierti me. Tu conservi la tua roba per non andare in rovina? Non ti ho forse detto: Guardatevi da ogni specie di cupidigia?".

Bisogna evitare anche l'attaccamento eccessivo alla vita.

9. 10. Ecco, tu sei turbato, tentenni; il tuo cuore è scosso come una nave dalle tempeste. Cristo dorme; sveglia lui che dorme e non sarai afflitto dalla tempesta che infuria. Sveglia lui che quaggiù non volle aver nulla, mentre tu hai tutto, e che per amor tuo arrivò fino alla croce e le sue ossa furono contate 18 dai nemici che lo insultavano mentre nudo pendeva dalla croce; e guardati da ogni specie di cupidigia. Non basta guardarsi dal desiderio sfrenato del denaro, guardati anche da quello di vivere. È un'avidità orribile e terribile. Talora uno disprezza i propri beni e dice: "Non testimonierò il falso"; "Non lo testimonierò - tu mi dici -: Io ti toglierò ciò che hai". "Toglimi pure ciò che ho, ma non mi toglierai ciò che ho nel mio intimo". Poiché non rimase povero colui che diceva: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come è piaciuto al Signore, così è avvenuto; sia dunque benedetto il nome del Signore. Nudo sono uscito dal seno di mia madre, nudo ritornerò nella terra 19. Nudo di fuori ma vestito di dentro. Nudo nel corpo, privo cioè di panni, dei panni corruttibili, ma vestito nell'anima. In che modo? I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia 20. Ma che diresti se quel tale, sentendo che disprezzi ciò che possiedi, ti dicesse: "Io ti ucciderò"? Rispondigli, se hai ascoltato Cristo: "Mi ucciderai? È meglio che tu uccida la mia carne, anziché io uccida l'anima mia per mezzo della mia lingua falsa. Che potrai farmi? Ucciderai la carne, ma ne uscirà libera l'anima destinata a riavere alla fine del mondo la stessa carne che ha disprezzato. Che cosa dunque potrai farmi? Se invece testimonierò il falso a tuo favore, ucciderò me stesso con la mia lingua anche senza uccidere me stesso quanto al corpo, poiché una bocca menzognera uccide l'anima 21". Forse non dirai così. Perché non lo dirai? Perché desideri vivere. Desideri forse vivere più di quanto ha stabilito Dio? Sei forse certo di astenerti da ogni specie di cupidigia? Dio ha voluto che tu vivessi fino a quando costui è venuto ad abboccarsi con te. Forse ha intenzione di ucciderti per fare un martire. Non avere una brama sfrenata di vivere e non andrai incontro alla morte eterna. Non vedete che sempre una brama smodata, quando cioè vogliamo più di quello ch'è necessario, ci induce a peccare? Guardiamoci da ogni cupidigia, se vogliamo godere dell'eterna sapienza.

 

1 - Lc 12, 15.

2 - Lc 12, 13.

3 - Sal 81, 6.

4 - Lc 12, 14.

5 - 1 Cor 1, 10.

6 - 1 Cor 1, 12-13.

7 - Lc 12, 15.

8 - Lc 12, 15.

9 - Lc 12, 16.

10 - Lc 12, 18.

11 - Lc 12, 19.

12 - Lc 12, 20.

13 - Lc 12, 18.

14 - Ez 9, 4.

15 - Ez 9, 6.

16 - Lc 12, 15.

17 - Cf. Col 3, 5.

18 - Cf. Sal 21, 18.

19 - Gb 1, 21.

20 - Sal 131, 9.

21 - Sap 1, 11.


24 - Il costato di Gesù, gia' spirato, viene ferito da un colpo di lancia; egli e' deposto dalla croce e sepolto.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1436. Il quarto Vangelo narra che presso la croce stavano Maria, la madre di Gesù, Maria di Cleofa e Maria di Màgdala. Sebbene ciò venga riferito prima che si racconti della morte del nostro Salvatore, si deve comprendere che l'invitta Regina vi restò anche dopo, sempre in piedi accanto al duro legno, adorando su di esso l'Unigenito già spirato e la divinità che era ancora unita al suo corpo. Ella rimaneva salda tra le onde impetuose di afflizione che penetravano fino nell'intimo del suo castissimo petto, e con la sua eminente scienza meditava i misteri della redenzione e l'armonia con la quale la sapienza superna li ordinava. La sua maggiore sofferenza era la sleale ingratitudine che con tanto danno sarebbe stata mostrata verso un beneficio così raro e meritevole di infinita riconoscenza. Era allo stesso tempo preoccupata di come dare sepoltura al sacro corpo di suo Figlio e di chi lo avrebbe deposto dalla croce, verso la quale teneva sempre alzati i suoi occhi. Con questo inquietante pensiero parlò così agli angeli che l'assistevano: «Ministri dell'Altissimo e miei amici nella tribolazione, sapete bene che non vi è alcun dolore pari al mio. Ditemi, dunque: in che modo tirerò giù il diletto dell'anima mia? Come e dove troverò un sepolcro degno di lui? In quanto sua madre, questo spetta a me. Ditemi che cosa io debba fare ed aiutatemi con la vostra diligenza».

1437. Essi le risposero: «Signora nostra, il vostro cuore affranto si dilati per abbracciare ciò che ha ancora da patire. L'Onnipotente ha celato la sua gloria e il suo potere, per assoggettarsi all'empia disposizione dei malvagi, e vuole sempre accondiscendere alle leggi fissate dalle sue creature. Una di queste prevede che i condannati non siano calati senza licenza del giudice. Noi saremmo pronti e forti nell'obbedirvi e nel proteggere il nostro vero Dio, ma la sua destra ci trattiene, perché è sua volontà difendere in tutto la sua causa e spargere il sangue che gli è restato a favore degli uomini, per vincolarli maggiormente a corrispondere al suo amore, che li ha riscattati così copiosamente. Se essi non ne approfitteranno nella maniera dovuta, il loro castigo sarà deplorevole, e il suo rigore sarà il compenso della lentezza con la quale l'Eterno procede alla vendetta». Tali parole accrebbero la pena dell'oppressa Vergine, poiché non le era stato ancora manifestato che sua Maestà avrebbe dovuto essere infilzato con una lancia e il sospetto di ciò che sarebbe avvenuto la pose in nuova angoscia.

1438. In quel momento scorse avvicinarsi una truppa di gente armata; nel timore di qualche altra ingiuria contro il defunto, si rivolse a Giovanni e alle due donne: «Ahimè, il mio strazio giunge ormai all'estremo e il mio cuore si frantuma in me! Non sono ancora soddisfatti di averlo ucciso? Pretendono di offendere in qualche altro modo il sacro corpo già privo di vita?». Era la vigilia della solenne festa del sabato e i giudei, per celebrarla senza altre preoccupazioni, avevano chiesto a Pilato il permesso di rompere le gambe ai tre giustiziati, affinché perissero più in fretta e potessero così essere sistemati quella sera stessa, senza rimanere esposti fino al giorno seguente. I soldati distinti da Maria beatissima si dirigevano verso il Calvario con tale intento. Quando furono lì, constatando che i due ladroni ancora respiravano, spaccarono loro gli arti, ma per Cristo, che era già esanime, non ce ne fu bisogno; si adempiva così l'arcana profezia riportata nel libro dell'Esodo nella quale era stato comandato di non spezzare le ossa dell'agnello pasquale, che era sua figura. Uno di costoro, di nome Longino, però, accostatosi a lui, trafisse con la lancia il suo costato, da dove subito uscì sangue e acqua, come dichiara l'Evangelista, affermando di aver visto e di rendere testimonianza alla verità.

1439. Il sacro corpo, ormai morto, non poté avvertire la sofferenza, ma la sentì bene la Regina nel suo purissimo petto, come se vi avesse ricevuto il colpo; questo tormento, tuttavia, fu minore di quello che ella provò di fronte alla ribadita crudeltà con la quale era stato aperto il costato del suo Unigenito. Mossa a compassione, ella disse a colui che l'aveva fatto: «Il Signore abbia pietà di te per l'afflizione che mi hai inflitto». La sua indignazione, o meglio la sua mansuetudine, arrivò sin qui e non oltre, come esempio per tutti noi per quando saremo oltraggiati. Nella considerazione della candidissima colomba, tale torto fatto al Redentore fu molto pesante e il contraccambio che ella ne rese al colpevole, rispondendo al male con doni e benedizioni, fu il più grande beneficio, quello cioè di essere guardato dall'Altissimo con misericordia; così, infatti, avvenne, perché suo Figlio, vincolato dalla sua richiesta, stabilì che alcune gocce del sangue e dell'acqua schizzassero sul volto di lui, dandogli attraverso questo favore la vista corporale, che egli quasi non aveva, e quella dell'anima, affinché conoscesse il Crocifisso che aveva inumanamente ferito. Si convertì e, piangendo i suoi peccati, li lavò con il sangue e con l'acqua scaturiti dal fianco di colui che comprese essere vero Dio e salvatore del mondo. Subito lo proclamò tale alla presenza dei suoi compagni, a loro maggiore confusione e come ulteriore attestazione della loro durezza e perfidia.

1440. La prudentissima Madre capì il significato del colpo di lancia: in quell'ultimo sangue unito ad acqua che zampillava dal costato di sua Maestà nasceva la Chiesa, purificata e rinnovata in virtù della sua passione, e dal sacro petto venivano fuori come dalla radice i rami che poi si sarebbero dilatati ovunque con frutti di vita eterna. Richiamò ugualmente nel suo intimo l'episodio della pietra percossa dalla verga della giustizia del Padre affinché sgorgasse acqua viva con cui mitigare la sete di tutti gli uomini, rinfrescando e rinfrancando quanti fossero andati a berne. Ponderò la corrispondenza delle acque dell'Eden, diramate in quattro corsi sulla superficie della terra per fecondarla, con queste cinque fontane che si aprirono, ancora più abbondanti ed efficaci, nei piedi, nelle mani e nel costato del nuovo paradiso dell'umanità santissima di Gesù. Ella racchiuse questo ed altro in un cantico di lode che compose a sua gloria dopo la lesione provocata dalla lancia; in esso pregò con fervore perché quei misteri si compissero a vantaggio di tutti.

1441. Il giorno di Parascève declinava già verso sera e la tenerissima Vergine non aveva ancora alcuna certezza riguardo alla sepoltura che desiderava dare al Signore, il quale lasciava che la sua tribolazione si alleggerisse nel modo determinato dalla sua provvidenza ispirando Giuseppe di Arimatèa e Nicodemo. Questi erano entrambi retti e discepoli di lui, benché non del numero dei settantadue, perché nascosti per timore dei giudei, che detestavano come sospetti e nemici quanti ascoltavano i suoi insegnamenti e lo confessavano loro maestro. A Maria non era stato rivelato l'ordine della volontà superna circa la deposizione nel sepolcro e, con la difficoltà che le si presentava, cresceva in lei la dolorosa sollecitudine, dalla quale non trovava la maniera di trarsi fuori con la propria diligenza. Stando così affranta, sollevò gli occhi al cielo e disse: «Immenso sovrano, nella vostra infinita bontà e sapienza vi siete degnato di innalzarmi dalla polvere alla sublime condizione di genitrice del vostro Unigenito e con sconfinata generosità mi avete concesso di nutrirlo al mio seno, di allevarlo e di stare con lui sino alla sua uccisione. Ora tocca a me, come madre, dare decorosa sepoltura al suo sacro corpo. Le mie energie giungono solo a bramarlo e a farmi spezzare il cuore per la sofferenza di non averne la possibilità: vi supplico di dispiegare nella vostra potenza i mezzi perché io lo possa fare».

1442. Ella elevò questa orazione quando fu sferrato il colpo di lancia e, dopo un breve spazio di tempo, si accorse che si avvicinava altra gente, con delle scale e degli strumenti che le fecero immaginare che stessero venendo a togliere dalla croce il suo inestimabile tesoro. Non sapendone il fine, si afflisse un'altra volta paventando qualche crudeltà e, rivolgendosi a Giovanni, domandò: «Figlio mio, che intento avranno costoro, che arrivano con tante attrezzature?». L’Apostolo la rassicurò: «Non temeteli, mia Signora, sono Giuseppe e Nicodemo, con alcuni loro servitori, tutti amici e devoti del Redentore». Il primo era giusto davanti all'Altissimo e rispettato tra il popolo, nobile e membro del sinedrio, come fa comprendere l'Evangelista affermando che non aveva aderito alla decisione e all'operato degli assassini di colui che credeva il Messia. Anche se fino ad allora lo aveva seguito in segreto, in quel momento si manifestò, per effetto della salvezza. Abbandonando la paura dell'invidia dei giudei e non badando al potere dei romani, andò arditamente da Pilato e gli chiese il corpo di sua Maestà, per calarlo giù e dargli onorata sepoltura, sostenendo che era innocente e vero Dio, come era testimoniato dai miracoli della sua vita e della sua morte.

1443. Il governatore non ebbe animo di negarglielo, ma anzi gli diede licenza di disporne nel modo che gli sarebbe parso più conveniente, e costui, ottenuto tale permesso, uscì dalla sua casa. Chiamò quindi Nicodemo, che era anch'egli giusto e dotto nelle lettere divine e umane e nelle sacre Scritture, come si deduce da ciò che gli fu dichiarato ti arido di notte si recò ad udire le parole di Cristo: ti uomini santi stabilirono con audacia di seppellire Gesù: Giuseppe procurò la sindone e il sudario nel quale avvolgerlo e Nicodemo comprò addirittura cento libbre degli aromi con i quali si era soliti ungere i defunti più ragguardevoli; con queste cose preparate e con alcuni utensili si avviarono al Calvario con il loro seguito e con altre persone pie, nelle quali già agiva il sangue sparso per tutti.

1444. Pervennero al cospetto della Vergine, che con incomparabile pena continuava a rimanere sotto il duro legno con il discepolo diletto e le altre Marie; invece di salutarla, per il dolore che si riaccese in ciascuno con enorme veemenza alla vista dell'eccelso e struggente spettacolo, stettero per un po' prostrati ai suoi piedi, e tutti a quelli della croce, dando libero corso alle lacrime e ai sospiri senza proferire niente. Gemettero ininterrottamente con amari lamenti, finché ella li rialzò dal suolo, fece loro coraggio e li confortò; solo allora la salutarono, con umile compassione. L'accortissima Madre si mostrò grata della loro pietà e dell'ossequio che erano venuti a rendere al loro Signore e maestro ponendo in un sepolcro il corpo ormai defunto, e a nome di lui promise loro il premio. Giuseppe rispose: «Nostra Regina, proviamo già nell'intimo la soave forza dello Spirito, che ci ha mossi con tanto ardore che non abbiamo saputo meritare né sappiamo esprimere». Subito entrambi si spogliarono del mantello, appoggiarono con le proprie mani le scale alla croce e salirono a schiodare il sacro corpo. Ella stava molto vicina, assistita da Giovanni e da Maria di Màgdala. Al nobile d'Arimatèa parve che lo strazio si sarebbe rinnovato in lei se lo avesse toccato mentre lo deponevano, e pregò l'Apostolo di farla allontanare per distogliere la sua attenzione; questi, però, conoscendo meglio il suo invincibile cuore, ribatté che dal principio della passione era sempre restata presente accanto al suo Unigenito e non se ne sarebbe separata sino alla fine, perché lo adorava come Dio e lo amava come frutto delle sue viscere.

1445. Nonostante ciò, la implorarono di accogliere in parte la supplica che le facevano di ritirarsi leggermente indietro, ma ella replicò: «Carissimi, poiché mi sono trovata a vedere configgere il mio delicatissimo Figlio, vi scongiuro di considerare come cosa buona che io sia qui ora che gli vengono tolti i chiodi. Questo atto così pietoso, benché mi laceri ancora, mi sarà tanto più di sollievo quanto più lo potrò guardare». Quindi, procedettero nell'ordinare la deposizione. Asportarono prima di tutto la corona dal sacro capo, scoprendo le ferite assai profonde che vi aveva lasciato, la portarono giù con immensa devozione e tra i singhiozzi, e la porsero alla gentilissima Signora. Ella la ricevette in ginocchio con ammirevole riverenza, accostandola al suo volto verginale, irrigandola con abbondante pianto e graffiandosi per il contatto con le spine; nello stesso istante invocò il Padre di fare in modo che esse, consacrate con il sangue di Cristo, fossero onorate dai fedeli che le avrebbero avute in futuro.

1446. Subito, a sua imitazione, le venerarono l'Evangelista, Maria di Màgdala, le altre Marie e alcune donne che erano con loro. Fecero lo stesso con i chiodi: per prima la Principessa, seguita poi dai circostanti. Ella, per prendere il corpo di Gesù, genuflessa, stese la sindone spiegata; Giovanni reggeva la testa e Maria di Màgdala i piedi, per aiutare Giuseppe e Nicodemo, e tutti insieme, con grande rispetto e sofferenza, lo consegnarono a lei. Ciò le provocò tanto affanno quanto delizia: osservare così piagato il più bello tra i figli dell'uomo ravvivava il suo tormento, mentre tenerlo stretto al petto le dava smisurata angoscia e allo stesso tempo sommo gaudio, perché il suo ardentissimo affetto riposava nel possesso del suo tesoro. Lo adorò con supremo ossequio, effondendo lacrime di sangue, e dopo di lei lo fecero anche i suoi innumerevoli custodi, ma questo rimase nascosto; poi tutti gli altri, a cominciare dal discepolo, venerarono il sacro corpo, che ella cingeva a tal fine tra le braccia stando seduta in terra.

1447. Agiva in tutto con sapienza e prudenza tali da dare stupore ai mortali e agli esseri celesti: le sue parole erano ben ponderate, dolcissime per la compassione verso tanto splendore sfigurato, tenere per il cordoglio e arcane per ciò che significavano; il suo dolore faceva impressione più di ogni altro possibile; commuoveva e illuminava tutti su un mistero tanto sublime quale era quello di cui trattava; inoltre, senza eccedere né mancare in quanto doveva, manifestava nell'atteggiamento un'umile maestà, tra la serenità del viso e la tristezza che sentiva. Con questa varietà così uniforme parlava con il Salvatore, con l'Eterno, con gli spiriti sovrani, con gli astanti e con l'intero genere umano, per la cui redenzione il suo diletto si era liberamente immolato. Non mi trattengo oltre a riferire in dettaglio le sue assennate e meste espressioni, perché la pietà cristiana ne immaginerà molte e non posso fermarmi su ognuna.

1448. Dopo un po', Giovanni e Giuseppe la pregarono di permettere la sepoltura perché si avvicinava la sera e, accorta, acconsentì. Il corpo fu unto sullo stesso lenzuolo con gli oli aromatici acquistati da Nicodemo e in questo atto religioso vennero consumate tutte le cento libbre che erano state comprate; quindi, esso fu collocato sul feretro, per essere trasportato. Maria, vigile in tutto, convocò molti cori di angeli, perché assistessero con i suoi alla sistemazione nel sepolcro delle membra del loro Creatore, e immediatamente essi discesero dall'alto in forma visibile, sebbene solo a lei. Si disposero dunque due processioni: una composta da loro e l'altra da uomini. Sollevarono il sacro corpo Giovanni, Giuseppe, Nicodemo e il centurione che era stato presente quando il Signore era spirato e lo aveva confessato Figlio di Dio. Gli andava dietro la Vergine, accompagnata da Maria di Màgdala, dalle altre Marie e dalle pie donne. Oltre a queste persone, intervenne un ingente numero di credenti, che, mossi dalla luce superna, erano venuti al Calvario dopo il colpo di lancia. In tale ordine si incamminarono tutti in silenzio e tra i gemiti verso un giardino poco distante, dove Giuseppe possedeva una tomba nuova, nella quale nessuno era stato ancora deposto; in questo fortunatissimo luogo posero le spoglie. Prima che esse fossero coperte con la lapide, l'avveduta Madre le adorò ancora, con ammirazione di tutti, angeli e uomini. Subito, gli uni e gli altri la imitarono e venerarono il loro Re, crocifisso e sepolto; quindi, misero lì davanti una pietra, che, come dice il Vangelo, era molto grande.

1449. Nel momento in cui fu serrato il sepolcro di Gesù, si chiusero quelli che si erano aperti alla sua morte, rimanendo come in attesa per conoscere se mai sarebbe toccata ad essi la felice sorte di accogliere nel proprio seno il corpo defunto del loro autore incarnato; gli davano così quanto potevano, mentre i giudei non lo avevano ricevuto vivo e loro benefattore. A sorvegliarlo restarono molti custodi divini, ai quali aveva comandato ciò la loro Signora, che lasciava là il proprio cuore. Con lo stesso silenzio e ordine con cui erano giunti da quel monte, tutti vi risalirono. La Maestra delle virtù si accostò alla croce e la adorò con enorme devozione, e senza indugio fecero lo stesso Giovanni, Giuseppe e gli altri. Poiché il sole era già tramontato, la scortarono sino alla casa in cui si trovava il cenacolo, dove ella si ritirò; affidandola al discepolo, alle Marie e ad altre seguaci, i rimanenti si congedarono da lei e singhiozzando le chiesero la benedizione. La semplice e saggia Regina si mostrò grata per l'ossequio che avevano prestato al suo Unigenito e per il beneficio da lei avuto, e li licenziò pieni di altri segreti doni interiori, con larghi aiuti della sua natura cortese e della sua indulgente umiltà.

1450. Il sabato mattina i sommi sacerdoti e i farisei, confusi e turbati per ciò che stava accadendo, si recarono da Pilato e gli domandarono di far vigilare la tomba, perché Cristo, da loro chiamato impostore, aveva detto che sarebbe tornato in vita dopo tre giorni ed era possibile che i suoi lo rubassero e poi affermassero che era risorto. Egli accondiscese e costoro misero la guardia al sepolcro. Questi perfidi tentavano solo di nascondere ciò che temevano sarebbe successo, come si capì in seguito, quando corruppero i soldati affinché dichiarassero che sua Maestà era stato portato via; siccome, però, non c'è consiglio contro Dio in questo modo si divulgò e confermò maggiormente la risurrezione.

Insegnamento della Regina del cielo

1451. Carissima, la ferita al petto di mio Figlio fu assai crudele e dolorosa solo per me, ma i suoi effetti misteriosi sono deliziosi per le anime sante, che ne sanno gustare la dolcezza. Mi afflisse molto, ma per coloro ai quali fu indirizzato tale arcano favore è uno sconfinato sollievo nella sofferenza; per comprenderlo ed esserne partecipe, devi considerare che egli, per la sua ardentissima tenerezza verso di loro, oltre alle piaghe nei piedi e nelle mani volle avere quella sul cuore, che è la sede dell'amore, affinché potessero entrare attraverso di essa per goderne attingendo alla sua stessa fonte, e vi trovassero rifugio e consolazione. Bramo che nel tuo esilio tu cerchi soltanto questo conforto e che tu abbia il costato come abitazione sicura sulla terra; lì apprenderai le proprietà e le leggi della carità in cui prendermi a modello, e che in contraccambio delle ingiurie dovrai benedire chi offenderà te o qualcosa di tuo, come hai inteso che feci io quando fui trafitta dal colpo inferto al mio diletto già spirato. Ti assicuro che non puoi fare alcuna opera più potente di questa presso il cielo, per ottenere con efficacia la grazia che desideri. La preghiera che si fa dimenticando gli oltraggi non ha forza solo per te, ma anche per chi li ha arrecati, perché il mio pietoso Signore si commuove, vedendo che gli uomini lo imitano nel perdono e nell'intercessione per chi fa loro del male; così essi hanno parte al sommo bene che egli manifestò sul Calvario. Scrivi in te queste mie parole e mettile in pratica per emularmi in ciò che ho stimato di più. Contempla tramite quello squarcio il cuore del tuo sposo, e me, che in lui ho tanto affetto verso i nemici e tutte le creature.

1452. Medita anche la sollecita puntualità con la quale l'Altissimo accorre in modo opportuno a rispondere alle necessità di chi lo invoca con vera fiducia, come fece con me quando restai triste e abbandonata mentre dovevo dare degna sepoltura a Gesù. Allo scopo di soccorrermi in tale angustia riempì di zelo e di benevolenza l'intimo di quei giusti, che se ne preoccuparono alleviando tanto la mia pena da essere colmati, per questo atto e per la mia orazione, di meravigliosi influssi divini per tutto il tempo della deposizione e della sistemazione nel sepolcro, venendo resi nuovi e illuminati sugli eventi della redenzione. Questo è l'ordine mirabile della soave e vigorosa provvidenza dell'Eterno, che, per vincolare alcuni a sé, pone nella tribolazione altri, e muove chi può assistere il bisognoso affinché il benefattore, per il suo gesto meritevole e per la supplica del povero che lo riceve, venga rimunerato con quanto non avrebbe guadagnato per altre vie. Il Padre delle misericordie, che stimola con i suoi aiuti le azioni, le paga poi come è conveniente, per la corrispondenza alle sue ispirazioni con quel poco di cooperazione da parte nostra in ciò che per essere buono proviene tutto da lui.

1453. Rifletti, poi, su come egli agisca rettamente, compensando gli affronti sopportati con pazienza. Dal momento che il mio Unigenito era morto disprezzato, irriso e bestemmiato, dispose subito che fosse sepolto onoratamente, indusse molti a confessarlo loro sovrano e salvatore e ad acclamarlo santo e innocente, e volle che nella stessa occasione, mentre finivano di crocifiggerlo ignobilmente, fosse adorato come Figlio di Dio e persino i suoi avversari sentissero in se stessi l'orrore e il turbamento del peccato commesso nel perseguitarlo. Questi benefici, anche se non tutti ne approfittarono, furono effetto della passione e anch'io concorsi con le mie implorazioni affinché egli fosse venerato da quelli che conoscevo.


17-48 Giugno 18, 1925 Come tutte le cose contengono il germe della rigenerazione. La Volontà di Dio deve rigenerare nella volontà umana per cambiarla in Divina.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo secondo il mio solito fondendomi nel Santo Voler Divino, e facendosi innanzi alla mia mente quel vuoto immenso della Santissima Volontà Suprema, pensavo tra me: “Come può essere mai che questo vuoto sarà riempito dal ricambio degli atti umani fatti in questa adorabile Volontà Divina? Ma per far ciò si devono togliere tutte le sbarre della volontà umana, che impedisce il passo per entrare in questo ambiente eterno e celeste della Volontà Suprema, in cui pare che Iddio li aspetta, per far che l’uomo ritorni alla sua origine nell’ordine della Creazione, e su quei primi passi e via in cui aveva avuto il suo principio; eppure nulla si vede di nuovo nel mondo di bene; i peccati, quali erano tali sono, anzi peggio; e se qualche risveglio si sente di religione, di opere pure di circoli cattoliche, sembrano mascherate di quel bene, ma nel fondo, nella sostanza, ci sono vizi da inorridire più che prima; quindi, come può essere mai che l’uomo dia la morte come d’un sol colpo a tutti i vizi per dar vita a tutte le virtù, qual si richiede per vivere in questo ambiente della Volontà Suprema? Perché per vivere in Essa non ci sono mezzi termini, vite dimezzate da virtù e vizi, ma è necessario tutto sacrificare per convertire tutte le cose in Volontà di Dio. La volontà umana e le cose umane non devono aver più vita, ma devono esistere per compiere in esse la Volontà di Dio e per far svolgere la sua Vita in noi. Ora, mentre ciò pensavo ed altro, il mio dolce Gesù interrompendo il mio pensiero mi ha detto:

(2) “Figlia mia, eppure sarà così, questo vuoto immenso della mia Volontà sarà riempito dagli atti umani fatti dalle creature nella mia Volontà. Essa uscì dal Seno eterno dell’Ente Supremo per bene dell’uomo, questa nostra Volontà mentre fece un atto solo nell’uscire da Noi per travolgere l’uomo, in modo che non trovasse la via per uscirne, si moltiplicò poi in tanti innumerevoli atti per circondarlo e dirgli: “Vedi, questa mia Volontà non solo t’involge, ma sta in continua attitudine d’atti immediati per farsi conoscere e ricevere il atto di ricambio nella mia Volontà. Tutte le cose hanno il loro ricambio, e se non l’hanno si possono chiamare opere inutili e senza valore. Il seme gettato dal seminatore sotto terra vuole il ricambio, che il seme generi altri semi: il dieci, il venti, il trenta per uno. L’albero piantato dall’agricoltore vuole il ricambio della generazione e moltiplicazione di quei frutti. L’acqua attinta dalla fonte dà il ricambio di dissetare, lavare e pulire colui che l’ha attinta. Il fuoco acceso dà il ricambio di riscaldarlo, e così tutte le altre cose create da Dio, che tiene il potere di generare, contengono la virtù della rigenerazione, si moltiplicano e danno il loro ricambio. Ora, solo questa nostra Volontà uscita da Noi con tanto amore, con tante manifestazioni e con tanti atti continuati deve restare senza il suo ricambio della rigenerazione di altre volontà umane in Divine? Il seme dà l’altro seme, il frutto genera l’altro frutto, l’uomo genera l’altro uomo, il maestro forma l’altro maestro, solo la nostra Volontà, per quanto potente Ella sia deve restare isolata, senza ricambio e senza generare la nostra nella volontà umana? Ah! no, no, questo è impossibile, la nostra Volontà avrà il suo ricambio, avrà la sua generazione divina nella volontà umana, molto più che questo fu il nostro primo atto, per cui tutte le cose furono create, cioè, che la nostra Volontà trasformi e rigeneri la volontà umana in Divina. Volontà uscì da Noi, volontà vogliamo, tutte le altre cose furono fatte in ordine secondario, ma questo fu fatto, stabilito nell’ordine primario della Creazione, al più potrà portare tempo, ma non finiranno i secoli, che la mia Volontà non otterrà il suo scopo; se ha ottenuto lo scopo della rigenerazione nelle cose secondarie, molto più lo deve ottenere nello scopo primario. Mai la nostra Volontà si sarebbe partita dal nostro seno se sapesse che non avrebbe avuto i suoi completi effetti, cioè che la volontà umana restasse rigenerata nella Volontà Divina. Tu credi che le cose saranno sempre come oggi; ah! no, la mia Volontà travolgerà tutto, metterà scompiglio ovunque, tutte le cose saranno messe sossopra, molti fenomeni nuovi succederanno da confondere la superbia dell’uomo, guerre, rivoluzioni, mortalità d’ogni specie, non saranno risparmiate per atterrare l’uomo e disporlo a ricevere la rigenerazione della Volontà Divina nella volontà umana, e tutto ciò che ti manifesto sulla mia Volontà, e tutto ciò che tu fai in Essa, non è altro che preparare la via, i mezzi, gli insegnamenti, la luce, le grazie, per fare che la mia Volontà restasse rigenerata nella volontà umana. Se ciò non dovesse avvenire non ti avrei manifestato tanto, né ti avrei tenuto per sì lungo tempo sacrificata dentro d’un letto per gettare in te le fondamenta della rigenerazione della mia Volontà nella tua, e quindi tenerti in continuo esercizio nella mia Volontà. Credi tu che sia nulla quello starmi continuamente in te, imboccarti la mia preghiera, farti sentire le mie pene, che insieme con Me hanno altro valore, altri effetti, altro potere? Potrei dire che sto facendo la prima statua, la prima anima della rigenerazione della mia Volontà in essa, dopo il fare dei facsimili riuscirà più facile. Perciò ti dico sempre: Sii attenta che si tratta di troppo, e della cosa più importante che esiste in Cielo ed in terra: si tratta di mettere in salvo i diritti della nostra Volontà, di restituirci lo scopo della Creazione, di ridarci tutta la gloria per cui tutte le cose furono fatte, e di farci dare tutte le grazie che la nostra Volontà aveva stabilito di dare alle creature se avessero compito in tutto la nostra Volontà”.