Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua (San Mattia apostolo)
Vangelo secondo Matteo 23
1Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:2"Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.3Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.4Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito.5Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattéri e allungano le frange;6amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe7e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente.8Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.9E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.10E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.11Il più grande tra voi sia vostro servo;12chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
13Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci14.
15Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
16Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati.17Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro?18E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.19Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta?20Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra;21e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita.22E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
23Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle.24Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza.26Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.28Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti,30e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti;31e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti.32Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!
33Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?34Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città;35perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare.36In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
37Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!38Ecco: 'la vostra casa vi sarà lasciata deserta!'39Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'".
Giudici 7
1Ierub-Baal dunque, cioè Gedeone, con tutta la gente che era con lui, alzatosi di buon mattino, si accampò alla fonte di Carod. Il campo di Madian era al nord, verso la collina di More, nella pianura.2Il Signore disse a Gedeone: "La gente che è con te è troppo numerosa, perché io metta Madian nelle sue mani; Israele potrebbe vantarsi dinanzi a me e dire: La mia mano mi ha salvato.3Ora annunzia davanti a tutto il popolo: Chiunque ha paura e trema, torni indietro". Gedeone li mise così alla prova. Tornarono indietro ventiduemila uomini del popolo e ne rimasero diecimila.4Il Signore disse a Gedeone: "La gente è ancora troppo numerosa; falli scendere all'acqua e te li metterò alla prova. Quegli del quale ti dirò: Questi venga con te, verrà; e quegli del quale ti dirò: Questi non venga con te, non verrà".5Gedeone fece dunque scendere la gente all'acqua e il Signore gli disse: "Quanti lambiranno l'acqua con la lingua, come la lambisce il cane, li porrai da una parte; porrai da un'altra quanti, per bere, si metteranno in ginocchio".6Il numero di quelli che lambirono l'acqua portandosela alla bocca con la mano, fu di trecento uomini; tutto il resto della gente si mise in ginocchio per bere l'acqua.7Allora il Signore disse a Gedeone: "Con questi trecento uomini che hanno lambito l'acqua, io vi salverò e metterò i Madianiti nelle tue mani. Tutto il resto della gente se ne vada, ognuno a casa sua".8Egli prese dalle mani del popolo le brocche e le trombe; rimandò tutti gli altri Israeliti ciascuno alla sua tenda e tenne con sé i trecento uomini. L'accampamento di Madian gli stava al di sotto, nella pianura.
9In quella stessa notte il Signore disse a Gedeone: "Alzati e piomba sul campo, perché io te l'ho messo nelle mani.10Ma se hai paura di farlo, scendivi con Pura tuo servo11e udrai quello che dicono; dopo, prenderai vigore per piombare sul campo". Egli scese con Pura suo servo fino agli avamposti dell'accampamento.12I Madianiti, gli Amaleciti e tutti i figli dell'oriente erano sparsi nella pianura e i loro cammelli erano senza numero come la sabbia che è sul lido del mare.13Quando Gedeone vi giunse, ecco un uomo raccontava un sogno al suo compagno e gli diceva: "Ho fatto un sogno. Mi pareva di vedere una pagnotta di orzo rotolare nell'accampamento di Madian: giunse alla tenda, la urtò e la rovesciò e la tenda cadde a terra".14Il suo compagno gli rispose: "Questo non è altro che la spada di Gedeone, figlio di Ioas, uomo di Israele; Dio ha messo nelle sue mani Madian e tutto l'accampamento".15Quando Gedeone ebbe udito il racconto del sogno e la sua interpretazione, si prostrò; poi tornò al campo di Israele e disse: "Alzatevi, perché il Signore ha messo nelle vostre mani l'accampamento di Madian".
16Divise i trecento uomini in tre schiere, consegnò a tutti trombe e brocche vuote con dentro fiaccole;17disse loro: "Guardate me e fate come farò io; quando sarò giunto ai limiti dell'accampamento, come farò io, così farete voi.18 Quando io, con quanti sono con me, suonerò la tromba, anche voi suonerete le trombe intorno a tutto l'accampamento e griderete: Per il Signore e per Gedeone!".19Gedeone e i cento uomini che erano con lui giunsero all'estremità dell'accampamento, all'inizio della veglia di mezzanotte, quando appena avevano cambiato le sentinelle. Egli suonò la tromba spezzando la brocca che aveva in mano.20Allora le tre schiere suonarono le trombe e spezzarono le brocche, tenendo le fiaccole con la sinistra e con la destra le trombe per suonare e gridarono: "La spada per il Signore e per Gedeone!".21Ognuno di essi rimase al suo posto, intorno all'accampamento; tutto il campo si mise a correre, a gridare, a fuggire.22Mentre quelli suonavano le trecento trombe, il Signore fece volgere la spada di ciascuno contro il compagno, per tutto l'accampamento. L'esercito fuggì fino a Bet-Sitta a Zerera fino alla riva di Abel-Mecola, sopra Tabbat.
23Gli Israeliti di Nèftali, di Aser e di tutto Manàsse si radunarono e inseguirono i Madianiti.24Intanto Gedeone aveva mandato messaggeri per tutte le montagne di Efraim a dire: "Scendete contro i Madianiti e tagliate loro i guadi sul Giordano fino a Bet-Bara". Così tutti gli uomini di Efraim si radunarono e si impadronirono dei guadi sul Giordano fino a Bet-Bara.25Presero due capi di Madian, Oreb e Zeeb; uccisero Oreb alla roccia di Oreb e Zeeb al Torchio di Zeeb. Inseguirono i Madianiti e portarono le teste di Oreb e di Zeeb a Gedeone, oltre il Giordano.
Salmi 139
1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.'
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
2tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
3mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
4la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
5Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
6Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
7Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
8Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
9Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
10anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
11Se dico: "Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte";
12nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
13Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
14Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
15Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
16Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
17Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
18se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora.
19Se Dio sopprimesse i peccatori!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari.
20Essi parlano contro di te con inganno:
contro di te insorgono con frode.
21Non odio, forse, Signore, quelli che ti odiano
e non detesto i tuoi nemici?
22Li detesto con odio implacabile
come se fossero miei nemici.
23Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
24vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
Salmi 7
1'Lamento che Davide rivolse al Signore per le parole di Cus il Beniaminita.'
2Signore, mio Dio, in te mi rifugio:
salvami e liberami da chi mi perseguita,
3perché non mi sbrani come un leone,
non mi sbrani senza che alcuno mi salvi.
4Signore mio Dio, se così ho agito:
se c'è iniquità sulle mie mani,
5se ho ripagato il mio amico con il male,
se a torto ho spogliato i miei avversari,
6il nemico m'insegua e mi raggiunga,
calpesti a terra la mia vita
e trascini nella polvere il mio onore.
7Sorgi, Signore, nel tuo sdegno,
levati contro il furore dei nemici,
alzati per il giudizio che hai stabilito.
8L'assemblea dei popoli ti circondi:
dall'alto volgiti contro di essa.
9Il Signore decide la causa dei popoli:
giudicami, Signore, secondo la mia giustizia,
secondo la mia innocenza, o Altissimo.
10Poni fine al male degli empi;
rafforza l'uomo retto,
tu che provi mente e cuore, Dio giusto.
11La mia difesa è nel Signore,
egli salva i retti di cuore.
12Dio è giudice giusto,
ogni giorno si accende il suo sdegno.
13Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere e puntare il suo arco?
14Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15Ecco, l'empio produce ingiustizia,
concepisce malizia, partorisce menzogna.
16Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17la sua malizia ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18Loderò il Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.
Isaia 36
1Nell'anno decimoquarto del re Ezechia, Sennàcherib re di Assiria assalì e si impadronì di tutte le fortezze di Giuda.2Il re di Assiria mandò poi da Lachis a Gerusalemme contro il re Ezechia il gran coppiere con un grande esercito. Egli fece sosta presso il canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio.
3Gli andarono incontro Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista.4Il gran coppiere disse loro: "Riferite a Ezechia: Così dice il grande re, il re di Assiria: Che significa questa sicurezza che dimostri?5Pensi forse che la semplice parola possa sostituire il consiglio e la forza nella guerra? Ora, in chi confidi tu, che ti ribelli contro di me?6Ecco, tu confidi nell'Egitto, in questo sostegno di canna spezzata che penetra la mano e la fora a chi vi si appoggia; tale è il faraone re d'Egitto per chiunque confida in lui.7Se mi dite: Noi confidiamo nel Signore nostro Dio, non è forse lo stesso a cui Ezechia distrusse le alture e gli altari, ordinando alla gente di Giuda e di Gerusalemme: Vi prostrerete solo davanti a questo altare?8Or bene, fa' una scommessa con il mio signore, il re di Assiria; io ti darò duemila cavalli, se puoi procurarti cavalieri per essi.9Come potresti far indietreggiare uno solo dei più piccoli sudditi del mio signore? Eppure tu confidi nell'Egitto per i carri e i cavalieri!10Ora, è forse contro il volere del Signore che io mi sono mosso contro questo paese per distruggerlo? Il Signore mi ha detto: Muovi contro questo paese e distruggilo".
11Eliakìm, Sebnà e Ioach risposero al gran coppiere: "Parla ai tuoi servi in aramaico, poiché noi lo comprendiamo; non parlare in ebraico alla portata degli orecchi del popolo che è sulle mura".12Il gran coppiere replicò: "Forse sono stato mandato al tuo signore e a te dal mio signore per dire tali parole o non piuttosto agli uomini che stanno sulle mura, i quali presto saranno ridotti a mangiare i loro escrementi e a bere la loro urina con voi?".
13Il gran coppiere allora si alzò e gridò in ebraico: "Udite le parole del gran re, del re di Assiria.14Dice il re: Non vi inganni Ezechia, poiché egli non potrà salvarvi.15Ezechia non vi induca a confidare nel Signore dicendo: Certo, il Signore ci libererà; questa città non sarà messa nelle mani del re di Assiria.16Non date ascolto a Ezechia, poiché così dice il re di Assiria: Fate la pace con me e arrendetevi; allora ognuno potrà mangiare i frutti della propria vigna e del proprio fico e ognuno potrà bere l'acqua della sua cisterna,17finché io non venga per condurvi in un paese come il vostro, paese di frumento e di mosto, di pane e di vigne.18Non vi illuda Ezechia dicendovi: Il Signore ci libererà. Gli dèi delle nazioni hanno forse liberato ognuno il proprio paese dalla mano del re di Assiria?19Dove sono gli dèi di Amat e di Arpad? Dove sono gli dèi di Sefarvàim? Hanno essi forse liberato Samaria dalla mia mano?20Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle regioni, hanno liberato il loro paese dalla mia mano? Potrà forse il Signore liberare Gerusalemme dalla mia mano?".
21Quelli tacquero e non gli risposero neppure una parola, perché l'ordine del re era: "Non rispondetegli".
22Eliakìm figlio di Chelkìa, il maggiordomo, Sebnà lo scrivano e Ioach figlio di Asaf, l'archivista, si presentarono a Ezechia con le vesti stracciate e gli riferirono le parole del gran coppiere.
Apocalisse 14
1Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo.2Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe.3Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.4Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello.5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia.
6Poi vidi un altro angelo che volando in mezzo al cielo recava un vangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, razza, lingua e popolo.7Egli gridava a gran voce:
"Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto
il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque".
8Un secondo angelo lo seguì gridando:
"È caduta, è caduta
Babilonia la grande,
quella che ha abbeverato tutte le genti
col vino del furore della sua fornicazione".
9Poi, un terzo angelo li seguì gridando a gran voce: "Chiunque adora la bestia e la sua statua e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano,10berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello.11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome".12Qui appare la costanza dei santi, che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
13Poi udii una voce dal cielo che diceva: "Scrivi: Beati d'ora in poi, i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono".
14Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d'uomo; aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata.15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: "Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura".16Allora colui che era seduto sulla nuvola gettò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, anch'egli tenendo una falce affilata.18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, uscì dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: "Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature".19L'angelo gettò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e gettò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio.20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di duecento miglia.
Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.
2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.
3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).
LETTERA 211: Agostino richiama alla concordia le monache le quali, mentre cercavano di cambiare la superiora, avevano fatto scoppiare una ribellione.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta verso il 424.
Agostino richiama alla concordia le monache le quali, mentre cercavano di cambiare la superiora, avevano fatto scoppiare una ribellione, e depreca le discordie e le rivalità tra le suore (nn. 1-4), prescrivendo loro la regola di vita (nn. 5-16).
Rimprovera le monache ribelli.
1. Come la severità è pronta a punire le trasgressioni che può incontrare, così la carità non vorrebbe trovare trasgressioni da punire. Ecco perché non mi sono recato da voi quando reclamavate la mia presenza non già per farmi gustare la gioia della vostra concordia, ma per aumentare la vostra discordia. In qual modo infatti avrei potuto disinteressarmi e lasciare impunita, qualora fosse scoppiata, anche in mia presenza, una ribellione così grave come quella che, se non vi ho assistito con i miei occhi, perché ero assente, tuttavia ha colpito le mie orecchie con i vostri strepiti? Se mi fossi trovato in mezzo a voi, la vostra rivolta sarebbe stata forse anche più grave, poiché sarei stato costretto ad opporre un netto rifiuto a quanto chiedevate, perché sarebbe stato un precedente dannosissimo alla sana disciplina regolare e per nulla utile al vostro bene e così vi avrei trovate disposte come io non vi vorrei trovare e voi stesse avreste trovato me disposto come non mi avreste voluto.
Agostino indulgente verso le monache.
2. Come dunque scrive l'Apostolo ai fedeli di Corinto: Chiamo Dio a testimonio della mia vita che non sono più venuto a Corinto per avere riguardi per voi. Non è vero che vogliamo far da padroni sulla vostra fede; noi al contrario siamo i cooperatori della vostra gioia 1, così anch'io vi dico che non sono venuto tra voi per avere riguardo per voi. Io però ho avuto riguardo anche verso me stesso affinché non avessi tristezza su tristezza 2; invece di mostrarvi il mio volto, ho preferito sfogarmi con Dio per voi 3 e trattare la questione, assai pericolosa per voi, non già a parole con voi, ma con le lacrime davanti a Dio, perché non voglia cambiare in tristezza la gioia che sono solito godere di voi e trovare talvolta consolazione tra tanti scandali, di cui è pieno questo mondo, pensando alla vostra numerosa comunità, al vostro casto affetto, alla vostra santa vita, alla speciale grazia largitavi da Dio non solo di rinunciare alle nozze terrene, ma di preferire di abitare perfettamente concordi nella comunità della casa di Dio, per essere tutte un cuor solo e un'anima sola 4 tesa verso Dio.
Quanto danno fra le contese e le rivalità.
3. Considerando questi beni che voi possedete, questi doni di Dio, il mio cuore suole trovare quel poco di riposo che mi è possibile tra le numerose tempeste dalle quali è agitato a causa d'altri mali. Correvate bene; chi vi ha stregate? Questa persuasione non viene da colui che vi ha chiamate 5. Una piccola quantità di fermento... 6 Non voglio dire quel che segue, poiché desidero piuttosto, e prego Dio, e vi esorto a far sì che il fermento si cambi in meglio perché tutta la pasta non si cambi in peggio. Se dunque in voi sono rigerminati i buoni sentimenti, pregate di non soccombere nella tentazione 7, di non ricadere cioè nei litigi, nelle gelosie, nelle antipatie, nelle discordie, nelle maldicenze, nelle ribellioni, nelle mormorazioni 8. Noi infatti non abbiamo piantato in mezzo a voi il giardino del Signore né lo abbiamo irrigato 9, per poi temere da parte vostra simili spine 10. Se poi siete così deboli da continuare a essere agitate, pregate d'essere liberate dalla tentazione 11. Quelle però che mettono tra voi lo scompiglio, se ancora mettono scompiglio, se non si correggeranno, subiranno la condanna 12, chiunque esse siano.
Quanto deplorevoli le divisioni in un monastero.
4. Considerate quale sventura sia il fatto che, mentre ci rallegriamo dei Donatisti nell'unità della Chiesa 13, dobbiamo piangere scismi nell'interno del monastero. Perseverate nel buon proposito e non avrete più desiderio di cambiar la preposita. Durante la sua permanenza per tanti anni nel monastero siete cresciute non solo nell'età, ma anche nel numero; fu lei la madre che vi ha accolte non già nel seno ma nel cuore. Tutte voi che siete entrate nel monastero ce l'avete trovata o come suddita obbediente e gradita alla santa preposita mia sorella, oppure come la preposita stessa che vi ha accolte. Sotto di lei siete state educate, avete ricevuto il velo, vi siete moltiplicate, ed ora vi agitate perché vi sia cambiata, mentre dovreste piangere se noi volessimo cambiarla. È la stessa che già conoscete, è la stessa alla quale vi siete presentate, è la stessa con cui siete cresciute per tanti anni. Colui che avete ricevuto come nuovo è solo il preposito. Se andate in cerca di novità per causa di lui e se vi siete ribellate alla vostra madre (superiora) solo per malanimo contro di lui, perché non avete chiesto piuttosto che fosse cambiato proprio lui? Se invece inorridite di fronte à una simile eventualità, poiché so bene quanto gli volete bene e lo venerate in Cristo, perché non amate piuttosto la vostra madre? I princìpi da lui seguiti nella vostra direzione spirituale vengono talmente sconvolti ch'egli preferisce abbandonarvi anziché sopportare cotesta odiosa maldicenza, che cioè si vada dicendo che voi non avreste cercato un'altra superiora, se non aveste cominciato ad avere lui come direttore spirituale. Calmi dunque Iddio e riconcili i vostri animi; non prevalga in mezzo a voi l'azione del demonio, ma trionfi nei vostri cuori la pace di Cristo 14. Non vogliate correre verso la perdizione per il dolore dell'animo, perché non si compie quel che desiderate, o per il rimorso e la vergogna d'aver desiderato una cosa che non avreste dovuto desiderare 15, ma piuttosto pentitevi e tornate alla virtù 16; non abbiate però il pentimento di Giuda, il traditore, ma piuttosto le lacrime di Pietro, il pastore 17.
Regola prescritta alle monache: Sia tutto in comune.
5. Eccovi le norme che prescriviamo siano osservate da voi che vi trovate nel monastero. Il motivo principale per il quale siete riunite insieme è che viviate unanimi nella casa e formiate un cuor solo ed un'anima sola protesa verso Dio 18; non dite di nulla: " È mio ", ma ogni cosa sia comune tra voi; dalla vostra superiora sia distribuito a ciascuna di voi il vitto e il vestiario, non però a tutte in ugual misura, poiché non tutte avete la medesima salute, ma ad ognuna secondo le sue necessità. Così infatti leggete negli Atti degli Apostoli: Essi avevano tutto in comune e veniva distribuito a ciascuno secondo le sue necessità 19. Coloro che, quando entrarono nel monastero possedevano qualcosa nel mondo, lo mettano di buon grado in comune: coloro invece che non ne possedevano, non cerchino d'avere nel monastero ciò che non potevano avere neppure nel mondo. Tuttavia si vada incontro ai bisogni della loro insufficienza, quando è necessario, anche se la loro povertà, quando erano fuori, non permetteva loro di procurarsi neppure l'indispensabile. Non per questo però si stimino ora felici per aver trovato un vitto e un vestiario che non potevano trovare nel mondo.
Evitare la superbia.
6. Non si montino tuttavia la testa per il fatto d'essere entrate nella comunità di coloro alle quali nel mondo non avrebbero neppure osato accostarsi ma tengano il cuore in alto e non cerchino i beni terreni, affinché i monasteri non diventino utili ai ricchi e non ai poveri, se quelli vi si umiliano, questi invece vi si vantano 20. D'altra parte, però, quelle che credevano d'essere qualcosa nel mondo, non disdegnino le loro consorelle che sono venute alla santa comunità da uno stato di povertà. Dovrebbero anzi vantarsi non tanto della dignità di ricchi genitori, quanto di vivere nella comunità con le sorelle povere. Non devono, inoltre, nemmeno inorgoglire per aver portato qualcosa dei loro beni alla comunità e, ancor più, non debbono vantarsi delle loro ricchezze, per il fatto che vengono distribuite al monastero, anziché averle godute nel mondo. Ogn'altro vizio, infatti, ci spinge a compiere azioni cattive, ma la superbia insidia anche le buone per guastarle. Che giova, allora, distribuire i propri beni ai poveri e diventare poveri, se poi la misera anima, nel disprezzare le ricchezze, diventa più superba di quello che era quando le possedeva? Vivete dunque tutte in perfetta concordia e onorate le une nelle altre Dio, di cui siete diventate il tempio 21.
Preghiere e canti.
7. Attendete con diligenza alle preghiere nelle ore e nei tempi stabiliti 22. L'oratorio non sia usato se non per lo scopo a cui è destinato e da cui prende il nome. Se perciò qualcuna, avendone tempo, volesse pregare anche fuori delle ore stabilite, non ne venga impedita da chi volesse usarlo per qualche altro scopo. Quando pregate Dio con salmi e con inni, meditate col cuore ciò che proferite con la bocca. Non cantate se non ciò che è prescritto di cantare: evitate quindi di cantare ciò che non è scritto per essere cantato.
Frugalità e mortificazione; lettura a tavola.
8. Domate la vostra carne con digiuni e con l'astinenza dal cibo e dalle bevande per quanto lo consente la salute. Ma se qualcuna non può digiunare, non prenda cibo fuori dell'ora del pasto se non quando è malata. Quando state a tavola, fin tanto che non vi alziate, ascoltate senza far rumore e discussioni ciò che vi si legge secondo l'usanza, affinché non si sfami soltanto la gola, ma anche le orecchie abbiano fame della parola di Dio.
Riguardi verso le inferme.
9. Se quelle che sono più delicate per il precedente tenore di vita vengono trattate diversamente nel vitto, ciò non deve recar fastidio né sembrare ingiusto a quelle che un differente tenore di vita ha rese più robuste; non devono neppure crederle più fortunate per il fatto che mangiano quel che non mangiano esse, ma debbono anzi rallegrarsi con se stesse, per essere capaci di una frugalità di cui quelle non sono capaci. Così pure, se a quelle che sono entrate nel monastero da abitudini più raffinate si danno cibi, abiti, letti e coperte che non si danno alle altre, che sono più robuste e perciò più fortunate, queste devono pensare quanto quelle siano scese dalla loro vita mondana per abbracciare questa, anche se non sono potute arrivare alla frugalità delle altre, che sono di costituzione fisica più resistente. Quelle più robuste poi non devono avere risentimenti nel vedere che le altre ricevono qualcosa di più, non perché in tal modo vengono onorate, ma perché vengono tollerate, per evitare quel detestabile disordine per cui nel monastero le ricche diventano mortificate e parsimoniose, mentre le povere diventano schizzinose. D'altra parte però, allo stesso modo che le malate devono mangiare di meno per non aggravarsi, così durante la convalescenza devono essere trattate in modo da potersi ristabilire al più presto, anche se provengono da una condizione d'estrema povertà nel secolo, come se la recente indisposizione le avesse poste nello stesso stato di debolezza, cagionato alle ricche dal precedente tenore di vita. Ma una volta ristabilite in salute, riprendano la normale loro abitudine di vita, la quale è certo più felice poiché è tanto più consona alle serve di Dio, quanto minori sono le loro esigenze. Tosto che siano tornate vigorose, non rimangano attaccate al piacere dei riguardi a cui le avevano sollevate le esigenze che si devono alle inferme. Si stimino più ricche quelle che saranno più forti nel sopportare la frugalità, poiché è meglio aver meno bisogni che possedere più cose.
L'abito e l'atteggiamento esteriore.
10. Il vostro abito non dia nell'occhio e non cercate di piacere per le vesti ma per il contegno. I veli per coprire la testa non siano tanto sottili da far vedere al di sotto le reticelle dei capelli. Da nessuna parte portate scoperti i capelli e non lasciateli liberi fuori del velo per trascuratezza né acconciateli con ricercatezza. Quando uscite di casa, camminate insieme, e così pure rimanete insieme quando arriverete nel luogo al quale vi recate. Nel modo d'incedere o di stare in piedi, nell'abito, in ogni vostro atteggiamento, non vi sia nulla che adeschi la passione di alcuno, ma tutto sia consono alla vostra castità consacrata. I vostri occhi, anche se cadono su qualcuno, non si fissino su nessuno. Certo, quando uscite di casa, non vi è proibito di vedere degli uomini, ma solo di desiderarli o voler essere desiderate da loro. La donna viene desiderata e prova desiderio non solo col tatto, ma anche con l'affetto e con lo sguardo. Per conseguenza non dovete nemmeno dire di aver il cuore pudico qualora abbiate gli occhi impudichi. Quando due cuori, anche senza scambiarsi una parola, si rivelano impudichi mediante scambievoli sguardi e, con vicendevole affetto, si compiacciono del desiderio carnale, addio castità, anche se i corpi sono rimasti intatti dalla immonda violazione. La donna che fissa lo sguardo su un uomo e si compiace d'essere guardata da lui, non pensi di non essere notata da altri, mentre agisce così: è veduta, e come! perfino da chi essa non immagina. Ma anche supposto che rimanga nascosta e che nessuno la veda, come si comporterà con Colui che scruta dall'alto e al quale non si può nascondere nulla 23? Si dovrà forse pensare ch'egli non veda per il fatto che nel vedere è tanto più paziente quanto più è sapiente? La donna consacrata abbia dunque timore di dispiacere a Dio. Per non desiderare di vedere impunemente un uomo, pensi che Dio vede tutto: ecco perché è stato raccomandato il santo timore di Dio dove sta scritto: Dal Signore è detestato chi fissa lo sguardo 24. Quando perciò vi trovate riunite in chiesa e dovunque si trovino anche degli uomini, custodite a vicenda la vostra pudicizia; così Dio, che abita in voi 25, vi proteggerà anche in questo modo, cioè per mezzo di voi stesse.
Come far riprensioni.
11. E se avrete notato in qualcuna di voi questa petulanza degli occhi di cui parlo, ammonitela subito, affinché il difetto non progredisca, ma sia stroncato fin dal principio. Se poi, anche dopo l'ammonimento, la vedrete ripetere la stessa mancanza, in quel giorno o in qualunque altro, chiunque se ne accorga, la riveli subito come se si trattasse d'una persona ferita da guarire; prima però la indicherà ad una seconda o ad una terza consorella, affinché possa essere accusata sulla testimonianza di due o tre persone 26 e quindi indotta ad emendarsi, anche per mezzo di un'adeguata severità. Non dovete poi reputarvi malevole quando segnalate un simile difetto; poiché non sareste più benevole se, tacendo, permetteste la rovina delle vostre sorelle mentre potreste salvarle parlando. Se per esempio una tua sorella avesse un'ulcera nel corpo e volesse occultarla per paura d'una operazione chirurgica, non saresti forse crudele a non parlarne e pietosa a palesarla? Quanto più dunque devi denunziarla affinché non imputridisca più funestamente nel cuore? Qualora però, dopo l'ammonizione, abbia trascurato di correggersi, prima di indicarla alle altre dalle quali dovrebbe essere convinta se negasse, dev'essere segnalata prima alla superiora; si potrebbe forse evitare in questo modo, con un rimprovero fatto piuttosto in segreto, che vengano a saperlo le altre. Se negherà, allora di fronte ad essa che dice d'essere innocente si devono portare le altre testimoni in modo che sia incolpata non più da una sola (teste), ma la sua colpa possa essere provata da due o tre testimoni alla presenza di tutte. Una volta trovata colpevole, deve subire la punizione riparatrice stabilita dalla superiora o dal sacerdote. Se ricuserà di subirla, anche se non se ne andrà via spontaneamente, sia espulsa dalla vostra comunità. Non si prende questo provvedimento per crudeltà, ma per misericordia, per evitare che rovini molte altre con il suo funesto contagio. Le norme che vi ho suggerite sull'immodestia degli occhi siano osservate con diligenza anche nello scoprire, proibire, palesare, giudicare e punire le altre colpe, usando amore verso le persone e odio verso i peccati. Qualunque suora poi andasse tanto avanti nel male da ricevere di nascosto da un uomo delle lettere o qualsiasi dono anche piccolo, se lo confesserà spontaneamente venga perdonata e si preghi per essa; se invece verrà colta sul fatto e sarà provata la sua colpa, venga punita molto severamente a giudizio della superiora o del sacerdote, o perfino del vescovo.
Il vestiario sia messo in comune.
12. I vostri vestiti conservateli in un unico luogo sotto una o due guardarobiere o quante basteranno a spolverarli e a preservarli dalle tarme; inoltre, come vi nutrite attingendo a una sola dispensa, così vestitevi servendovi d'un solo guardaroba. Se possibile, non curatevi di quali indumenti vi vengano dati secondo le esigenze della stagione, se cioè ciascuna di voi riprende quello deposto in antecedenza oppure uno diverso già indossato da un'altra, purché non si rifiuti a nessuna l'occorrente. Se però tra voi sorgono discussioni e mormorazioni per questo motivo, se cioè qualcuna si lamenta d'aver ricevuto una veste peggiore di quella da lei indossata in precedenza e trova sconveniente per lei vestire come vestiva un'altra sua consorella, ricavatene voi stesse la prova di quanto vi manchi del santo abito interiore del cuore 27, dal momento che litigate per gli abiti del corpo. Tuttavia, anche se viene tollerata questa vostra debolezza e vi si lascia riprendere quello che avevate deposto, lasciate nel guardaroba comune e sotto le comuni custodi quello che vi deponete. Allo stesso modo nessuna lavori mai per se stessa, per procurarsi indumenti e pagliericci o cinture o mantelli o veli per la testa, ma tutti i vostri lavori siano compiuti per il bene comune, con maggiore impegno e con più assidua diligenza che se ciascuna li facesse per sé. La carità, infatti, di cui sta scritto che non cerca il proprio tornaconto 28 va intesa nel senso che antepone le cose comuni alle proprie, non le proprie alle comuni. E per questo motivo vi accorgerete d'aver tanto più progredito nella perfezione, quanto più vi sarete preoccupate del bene comune anziché del vostro. In tal modo su tutte le cose, di cui si serve la passeggera necessità, s'eleverà la virtù che rimane, cioè la carità 29. Ne viene di conseguenza che se qualcuno o qualcuna porterà, alle proprie figlie o ad altre persone del monastero, legate per qualche vincolo di parentela, un oggetto, come un capo di vestiario o qualunque altra cosa, non venga accettato di nascosto anche se può essere considerato necessario, ma sia messo a disposizione della superiora affinché, ridotto a proprietà della comunità, venga distribuito a chi ne avrà bisogno. E se qualcuna avrà nascosto l'oggetto portatole, sia giudicata colpevole di furto.
La mondezza delle vesti e del corpo.
13. I vostri indumenti vengano lavati secondo le disposizioni della superiora da voi o dalle lavandaie, e ciò per evitare che un eccessivo desiderio di pulizia nelle vesti contagi l'anima di macchie interiori. Anche il lavacro del corpo e l'uso del bagno non sia troppo frequente, ma si conceda al solito intervallo di tempo, ossia una volta al mese. Quando però si deve fare il bagno per ragioni di malattia, non lo si differisca troppo, ma si faccia su consiglio del medico e senza criticare; perciò, anche se non lo vuole, la malata faccia quanto è doveroso per la propria salute dietro l'ordine della superiora. Se invece una suora lo vuole e può esserle dannoso, non si assecondi il suo desiderio; talora si reputa utile ciò che piace, anche se nuoce. Infine si dovrà credere senza esitare alla serva di Dio che manifesta un dolore fisico nascosto; se però non si è certi che per guarirla giova quel che le piace, si consulti il medico. Le suore non si rechino ai bagni, o dovunque sarà necessario andare, meno di tre alla volta. Colei che avrà bisogno di recarsi in qualche luogo, dovrà andarvi non con chi vuole, ma con chi le sarà assegnata dalla superiora. La cura delle malate, delle convalescenti e di quelle che, senza avere la febbre, soffrono di qualche indisposizione, dev'essere affidata ad un'unica suora che prenda personalmente dalla dispensa quello che avrà reputato necessario a ciascuna. Le suore addette sia alla direzione della dispensa che del guardaroba e della biblioteca servano le consorelle senza mormorare. I libri vengano richiesti giorno per giorno nell'orario stabilito; non si devono dare a chi li richiede fuori orario. Vesti e calzature invece, se necessarie a chi le chiede, siano distribuite senza indugio da chi ne ha la custodia.
Doveri di carità.
14. Di alterchi tra voi non abbiatene mai, o troncateli al più presto; altrimenti l'ira arriva a diventare odio e trasforma in trave una pagliuzza, e rende l'anima omicida 30. Non riguarda certo i soli uomini ciò che sta scritto: Chi odia il proprio fratello, è un omicida 31, ma nel sesso maschile, creato prima da Dio, ha ricevuto il precetto anche quello femminile. Chiunque ha offeso un'altra con insolenze o maldicenze, oppure col rinfacciare una colpa, si ricordi di riparare al più presto la sua azione e, quella che è stata offesa, perdoni anch'essa senza discussioni. In caso di un'offesa reciproca, anche il perdono dovrà essere reciproco, grazie alle vostre preghiere, che quanto più frequenti tanto più dovranno essere sante. Tuttavia colei che, pur tentata spesso dall'ira, s'affretta però a impetrare il perdono da quella che riconosce d'aver offesa, è certamente migliore di chi si adira più raramente, ma più difficilmente si piega a chiedere perdono. Colei che non vuol perdonare alla sorella, non speri di ricevere l'effetto della preghiera; colei poi che si rifiuta sempre di chiederlo o non lo chiede di cuore, sta nel monastero senza alcun giusto motivo, anche se non ne viene espulsa. Astenetevi dunque dalle parole offensive, ma se vi fossero uscite di bocca, non vi rincresca di far uscire il rimedio dalla medesima bocca da cui sono state provocate le ferite. Quando però l'esigenza della disciplina vi costringe a rivolgere parole dure alle vostre inferiori per correggerle, non siete tenute a chiederne perdono, anche se vi accorgete d'avere ecceduto; per conservare una soverchia umiltà, non si deve spezzare il prestigio dell'autorità nei confronti di quelle che devono stare a voi soggette; si deve però chiederne perdono al Signore di tutte, il quale sa con quanta bontà amiate anche quelle che forse rimproverate più del giusto. Il vostro reciproco amore però non dev'essere carnale, ma spirituale, poiché certi scherzi e giochi indecenti, anche se scambiati solo tra donne, non si devono fare non solo dalle vedove e dalle vergini serve di Cristo viventi nella professione dell'ideale religioso, ma in nessun modo nemmeno dalle maritate e dalle ragazze che hanno intenzione di maritarsi.
L'ufficio della superiora.
15. Si ubbidisca alla superiora come ad una madre, dandole i dovuti segni d'onore per non offendere Dio nella persona di lei; molto di più si obbedisca al sacerdote che vi dirige. Compito precipuo della superiora sarà quello di far osservare tutte queste norme; non trascuri per negligenza le eventuali infrazioni, ma le punisca e le corregga. Rimetta invece al sacerdote, che vi dirige, ciò che oltrepassa la sua competenza o le sue forze 32. La superiora non si reputi felice perché domina con la sua potestà, ma perché serve con la carità. Per l'onore sia elevata, davanti a voi, al di sopra di voi; per il timore sia prostrata ai vostri piedi davanti a Dio. Si mostri a tutte come esempio d'opere buone 33; rimproveri le turbolente, rincuori le timide, sostenga le deboli, sia paziente con tutte 34, conservi con amore l'osservanza regolare, ne imponga il rispetto. Inoltre, sebbene sia necessaria l'una e l'altra cosa, preferisca tuttavia d'essere amata anziché temuta, pensando continuamente che dovrà rendere conto di voi a Dio. Voi quindi, quanto più le ubbidirete, tanto più mostrerete pietà non solo verso di voi stesse, ma anche verso di lei, che si trova in un pericolo tanto più grave, quanto più alta è la sua posizione tra voi.
Osservanza e frequente lettura della Regola.
16. Il Signore vi conceda d'osservare con amore tutte queste norme, quali innamorate della bellezza spirituale e, mediante la vostra santa convivenza, fragranti del buon profumo di Cristo 35, non come schiave sotto la legge, ma come libere sotto la grazia 36. Perché poi possiate rimirarvi in questo libretto come in uno specchio, al fine di non trascurare nulla per dimenticanza, vi venga letto una volta alla settimana. Se troverete che mettete in pratica tutte le norme che vi sono scritte, ringraziatene il Signore, datore d'ogni bene. Se invece qualcuna di voi si avvedrà d'aver commesso qualche mancanza, si penta del passato e stia in guardia per il futuro, pregando che le sia rimesso il debito e non sia indotta in tentazione 37.
1 - 2 Cor 1, 23-24.
2 - Fil 2, 27; 2 Cor 2, 3.
3 - Lam 2, 19.
4 - At 4, 32.
5 - Gal 5, 7-9.
6 - 1 Cor 5, 6.
7 - Mt 26, 41; Mc 14, 38; Lc 22, 46.
8 - 2 Cor 12, 20; cf. Gal 5, 20; Rm 13, 13.
9 - Sir 24, 42; 1 Cor 3, 6-8.
10 - Ger 12, 13.
11 - Sal 17, 30; 2 Pt 2, 9.
12 - Gal 5, 10.
13 - 1 Gv 5, 1-2. 18; 3, 9.
14 - 1 Gv 3, 8.
15 - Col 3, 15.
16 - Mt 27, 3-5.
17 - Mt 26, 75; Mc 14, 72; Lc 22, 62.
18 - At 4, 32.
19 - At 4, 32. 35.
20 - Cf. AUG., Ep. 131.
21 - 1 Cor 3, 16; 2 Cor 6, 16.
22 - Col 4, 2.
23 - Prv 24, 12.
24 - Prv 27, 20 (sec. LXX).
25 - 1 Cor 3, 16; 2 Cor 6, 16.
26 - Dt 19, 15; Mt 18, 16; 2 Cor 13, 1.
27 - Tt 2, 3.
28 - 1 Cor 13, 5.
29 - Ef 3, 19; 1 Cor 13, 8.
30 - Mt 7, 3-5; Lc 6, 41-42.
31 - 1 Gv 3, 15.
32 - Dn 11, 4; Gal 5, 13.
33 - Tt 2, 7.
34 - 1 Ts 5, 14.
35 - 2 Cor 2, 15.
36 - Rm 6, 14-15.
37 - Mt 6, 12-13; Lc 11, 4.
Parte 1
Quaderno IV - Santa Faustina Kowalska
Leggilo nella Biblioteca
+ G.M.G. Oggi
Gesù abita nel mio cuore, E sceso dall'alto trono celeste, il Grande
Sovrano, il Creatore dell'universo È venuto da me sotto la specie del
pane. O Dio Eterno, racchiuso nel mio petto, Con Te ho tutto il
paradiso, E canto con gli angeli: Santo... Vivo unicamente per la Tua
gloria. Non con un Serafino Ti unisci, o Dio, Ma con un misero essere
umano, Che senza di Te non può far nulla, Ma Tu sei sempre
misericordioso con gli uomini. Il mio cuore è dimora per Te, O Re di
eterna gloria. Governa il mio cuore e regna in esso Come in un
magnifico palazzo. O grande, ineffabile Iddio, Che Ti sei degnato di
abbassarTi tanto, A Te rendo umilmente gloria, E Ti supplico, perché Ti
degni di salvarmi.
+ G.M.G. O
dolce Madre del Signore, Su Te modello la mia vita, Tu sei per me
un'aurora radiosa, Estasiata m'immergo tutta in Te. O Madre, o Vergine
Immacolata, In Te si riflette per me il raggio di Dio. Tu m'insegni ad
amate il Signore nelle tempeste, Tu il mio scudo e la mia difesa dai
nemici.
Cracovia, 10.VIII.1937.
SR. MARIA FAUSTINA DEL
SANTISSIMO SACRAMENTO. O Ostia santa, fonte della dolcezza
divina, Tu dai sostegno alla mia anima. Tu che sei Onnipotente e Ti sei
incarnato in una Vergine, Vieni nascosto nel mio cuore, E la potenza
dei miei sensi non Ti raggiunge.
+ G.M.G. Cracovia,
10.VIII.1937. Quarto Diario [sic!]. Tutto per Te, Gesù, e
con ogni battito del cuore desidero adorare la Tua Misericordia ed a
misura delle mie forze desidero incoraggiare le anime alla fiducia in
questa Tua Misericordia, come Tu stesso mi hai ordinato, o Signore. Nel
mio cuore, nella mia anima è notte fonda. Davanti al mio intelletto c'è
un muro impenetrabile che mi ha nascosto Dio, ma queste tenebre non
sono state causate da me. Strano questo tormento, che ho paura di
descrivere in tutta la sua estensione, ma anche in questo stato procuro
di essere fedele a Te, o mio Gesù, sempre e in tutto; il mio cuore
batte soltanto per Te.
10.VIII.1937.
Oggi sono tornata a Cracovia da Rabka; mi sento molto male. Solo Gesù
sa quanto io soffra. In questi giorni sono stata in tutto simile a Gesù
Crocifisso; mi sono armata di pazienza per rispondere ad ogni suora
perché non mi è stato possibile rimanere là, cioè perché stavo peggio
in salute. Sapevo però che alcune suore non me lo chiedevano per
compassione delle mie sofferenze, ma per aggiungerne altre a quelle che
avevo. O Gesù, quali tenebre mi circondano ed il nulla penetra in me,
ma, Gesù mio, non lasciarmi sola, concedimi la grazia della fedeltà.
Benché non possa comprendere il mistero del Tuo abbandono, è però in
mio potere dire: Sia fatta la Tua volontà.
12.VIII. Oggi
mi sono incontrata col rev. dr. Sopocko che, passando da Cracovia, è
venuto un momento da noi. Desideravo proprio vederlo; Dio ha esaudito
il mio desiderio. Questo sacerdote è una grande anima, tutta piena di
Dio. La mia gioia è stata grande, ho ringraziato Dio per questa grande
grazia, poiché desideravo incontrarmi con lui per la maggior gloria di
Dio. O Ostia viva, Gesù nascosto, Tu vedi lo stato della mia anima. Da
sola non sono nemmeno capace di pronunciare il Tuo santo Nome. Non
riesco a tirar fuori dal cuore la fiamma dell'amore, ma stando in
ginocchio ai Tuoi piedi penetro nel tabernacolo con lo sguardo della
mia anima, lo sguardo della fedeltà. Tu sei sempre lo stesso, anche se
nella mia anima c'è un cambiamento. Ho fiducia che verrà il momento in
cui mostrerai il Tuo volto e la Tua bambina vedrà di nuovo il Tuo dolce
viso. Mi stupisco, Gesù, che Tu possa così a lungo nasconderTi a me.
Come puoi contenere l'enormità dell'amore che nutri per me? Nella
dimora del mio cuore sto in ascolto ed attendo la Tua venuta, o unico
Tesoro del mio cuore. Gesù difende con forza i Suoi rappresentanti
sulla terra. E talmente unito a loro, che mi ordina di anteporre la
loro opinione alla Sua. Ho conosciuto la grande familiarità che esiste
fra Gesù ed il sacerdote. Quello che dice il sacerdote, Gesù lo
sostiene e spesso si uniforma ai suoi desideri e talvolta fa dipendere
dalla sua opinione il proprio rapporto con un'anima. Nelle grazie
particolari ho conosciuto molto bene fino a che punto hai diviso con
loro l'autorità ed i Misteri, o Gesù, più che con gli angeli. Gioisco
per questo, poiché tutto ciò serve al mio bene.
+ O mio Gesù, quanto è difficile sopportare sofferenze di questo
genere! Quando qualcuno maldisposto verso di noi, ci procura qualche
molestia, a me dispiace di meno. Ma non riesco a sopportare che
qualcuno mi mostri la sua benevolenza e poi ad ogni passo mi metta i
bastoni fra le ruote. Che grande forza di volontà occorre per amare un
anima del genere per amor di Dio! Talvolta si deve giungere fino
all'eroismo per amare una tale anima, come comanda Iddio. Se si
avessero rari contatti con quella persona, la cosa si sopporterebbe
meglio, ma quando si vive assieme e si sperimenta ciò ad ogni passo,
occorre un grande sforzo. O mio Gesù, penetra in me completamente,
affinché possa rispecchiarTi in tutta la mia vita. Divinizzami, in modo
che le mie azioni abbiano un valore soprannaturale. Fa' che io abbia
per ogni anima senza eccezioni amore, compassione e Misericordia. O mio
Gesù, ognuno dei Tuoi santi rispecchia in sé una delle Tue virtù; io
desidero rispecchiare il Tuo Cuore compassionevole e pieno di
Misericordia, e voglio glorificarlo. La Tua Misericordia, o Gesù, sia
impressa sul mio cuore e sulla mia anima come un sigllio e ciò sarà il
mio segno distintivo in questa e nell'altra vita. La glorificazione
della Tua Misericordia è il compito esclusivo della mia vita.
15.VIII.1937. Indicazioni
di Padre Andrasz. Questi momenti dl aridità e di sensazione della
propria miseria, permessi da Dio, fanno conoscere all'anima quanto poco
essa possa da sola, le insegneranno quanto deve apprezzare le grazie di
Dio. Secondo: la fedeltà alle pratiche di devozione ed ai propri
doveri, la fedeltà in genere in tutto, proprio come nei momenti di
gioia. Terzo: in queste faccende occorre essere in tutto obbediente
all'arcivescovo; di tempo in tempo tuttavia si può ricordare la
questione, ma con calma. Talvolta è necessaria un po' di amara verità.
Verso la fine del colloquio chiesi che mi permettesse di trattare
familiarmente con Gesù, come in precedenza. Mi rispose: « Non posso
dare ordini a Gesù, ma se Egli stesso l'attira a Sé, può seguire questa
attrazione, ma deve mantenere sempre una profonda venerazione, poiché
il Signore è grande. Se lei in tutto questo cerca realmente la volontà
di Dio e desidera compierla, può stare tranquilla, Iddio non permetterà
alcuno sbandamento. Per quanto concerne le mortificazioni e le
sofferenze, me ne parlerà la prossima volta. Si affidi alla protezione
della Madonna».
15.VIII.1937.
Durante la meditazione la presenza di Dio è penetrata vivamente in me
ed ho conosciuto la gioia della SS.ma Vergine al momento della Sua
Assunzione in cielo... Durante la cerimonia che si è svolta in onore
della Madre di Dio, verso la fine della stessa, ho visto la Vergine
SS.ma, che mi ha detto: «Oh,
quanto Mi è gradito l'omaggio del Vostro amore!». E in
quello stesso momento ha coperto col Suo manto tutte le suore della
nostra Congregazione. Con la mano destra ha stretto a Sé la Madre
Generale Michaela e con la sinistra me, e tutte le suore erano ai Suoi
piedi coperte dal Suo manto. Poi la Madre di Dio ha detto: «Ognuna di voi che persevererà
nello zelo fino alla morte nella Mia Congregazione, eviterà il fuoco
del purgatorio, e desidero che ciascuna si distingua per queste virtù:
umiltà e mitezza, purezza e amor di Dio e del prossimo, compassione e
Misericordia». Dopo queste parole è scomparsa tutta la
Congregazione, sono rimasta sola con la Madonna, la quale mi ha
istruita circa la volontà di Dio, come applicarla nella vita,
sottomettendomi totalmente ai Suoi santissimi decreti. È impossibile
piacere a Dio non facendo la Sua santa volontà. «Figlia Mia, ti raccomando
Vivamente di compiere fedelmente tutti i desideri di Dio, poiché questa
è la cosa cara ai Suoi occhi. Desidero ardentemente che tu ti distingua
in questo, cioè in questa fedeltà, nell'adempiere la volontà di Dio. La
volontà di Dio anteponila a tutti i sacrifici ed olocausti».
Mentre la Madre Celeste parlava con me, è entrata nella mia anima una
profonda comprensione della volontà di Dio. O mio Gesù, delizia del mio
cuore, quando la mia anima è imbevuta della Tua divinità, accetto con
identico equilibrio la dolcezza e l'amarezza. L'una e l'altra cosa
passeranno, una sola cosa conserverò nell'anima, l'amor di Dio; questo
m'impegno a conquistarlo, per tutto il resto mi preoccupo relativamente.
16.VIII.37. Dopo
la santa Comunione ho visto Gesù in un aspetto di grande Maestà, e Gesù
mi ha detto: «Figlia Mia,
nelle settimane in cui non Mi hai visto, né hai sentito la Mia
presenza, ero unito a te più profondamente che nei momenti dei
rapimenti. E la fedeltà ed il profumo delle tue preghiere sono giunti
fino a Me». Dopo tali parole la mia anima è stata inondata
dalla gioia di Dio. Non vedevo più Gesù, eppure riuscivo a pronunciare
soltanto una parola: « Gesù
», e dopo aver pronunciato quel Nome, di nuovo la mia anima veniva
invasa dalla luce e da un più profondo raccoglimento, che è durato tre
giorni senza interruzione. Tuttavia all'esterno ho potuto compiere i
miei doveri. Tutto il mio essere è stato scosso fin nelle sue più
segrete profondità. La grandezza di Dio non mi spaventa, ma mi rende
felice; facendoGli onore io stessa vengo innalzata. Vedendo la Sua
felicità, anch'io sono felice, poiché tutto ciò che è in Lui discende
su di me. Quando conosco lo stato di un'anima e quello che in essa non
piace a Dio, vengo a saperlo in questo modo: istantaneamente provo
dolore alle mani, ai piedi ed al fianco, nei punti in cui trafissero le
mani, i piedi ed il costato del Salvatore; in quel momento vengo a
conoscenza dello stato di un'anima e del genere di peccato. In casi di
questo genere desidero riparare nei confronti di Gesù. Oggi ho portato
per sette ore una cintura a catenelle per impetrare ad una data anima
la grazia del pentimento. Alla settima ora ho provato un senso di
sollievo, poiché quell'anima nel suo intimo aveva già ricevuto il
perdono, sebbene non si fosse ancora confessata. Per il peccato dei
sensi, mortifico il corpo e digiuno nella misura che mi è permessa. Per
il peccato di superbia prego con la fronte appoggiata a terra. Per il
peccato di odio prego e do una dimostrazione pratica nei confronti di
una persona, con la quale ho delle difficoltà e così, secondo il genere
dei peccati conosciuti, do soddisfazione alla giustizia.
19.VIII.37. Oggi
durante l'adorazione il Signore mi ha fatto conoscere quanto desidera
che l'anima si distingua nell'amore attivo ed in ispirito ho visto
quanto sono numerose le anime che gridano verso di noi: « Dateci Iddio
». E dentro di me ho sentito ribollire il sangue per l'apostolato. Non
lo lesinerò, ma lo darò fino all'ultima goccia per le anime immortali,
benché forse Iddio non desideri questo fisicamente; ma spiritualmente
ciò mi è possibile e non è meno meritevole. Oggi ho conosciuto che non
dovevo chiedere una certa autorizzazione ed a questo riguardo
rispondere come la Madonna desiderava. Per ora non sono necessarie
spiegazioni, la pace mi è ritornata. Questa ispirazione l'ho ricevuta
mentre andavo a fare l'esame di coscienza ed ero molto preoccupata,
poiché non sapevo come fare. In un attimo la luce di Dio può fare di
più che il mio arrovellarmi per vari giorni.
22.VIII. Questa
mattina è venuta da me la vergine S. Barbara e mi ha raccomandato di
offrire per nove giorni la santa Comunione per il mio paese. “E con questo placherai l'ira di
Dio”. Questa vergine aveva una corona di stelle e la spada
in mano; lo splendore della corona era identico a quello della spada.
Aveva una veste bianca, i capelli sciolti, era bella; se non avessi già
conosciuto la SS.ma Vergine, avrei pensato che fosse Lei. Ora
comprendo, tutte le vergini si distinguono per una bellezza
particolare; da loro irradia una bellezza speciale.
+ 25.VIII.1937.
Oggi è venuto da noi il rev. dr. Sopocko ed ha soggiornato fino al 30
del mese. Sono stata enormemente felice, poiché Dio solo sa quanto
desiderassi incontrarmi con lui per quell'opera che Iddio sta mandando
avanti per suo mezzo. Anche se questa visita è collegata con certi
dispiaceri.
+ Mentre celebrava la santa Messa, prima dell'elevazione ho visto Gesù
crocifisso, che staccava la mano destra dalla croce e la luce che
usciva dalla ferita raggiungeva la sua spalla. La cosa si è ripetuta in
tre sante Messe ed ho compreso che Iddio gli dà forza di compiere
quest'opera, nonostante le difficoltà e le contrarietà. Quest'anima
cara a Dio, è crocifissa da tribolazioni di vario genere, ma non mi
stupisco affatto di questo, poiché Dio è solito procedere così con
coloro che ama in modo particolare.
+ Oggi 29 ho ricevuto il permesso per un lungo colloquio col rev. dr.
Sopocko. Sono venuta a sapere che, nonostante ci siano difficoltà,
l'opera va avanti e la festa della grande Misericordia è già un bel
pezzo avanti e non manca molto alla sua realizzazione. Bisogna però
pregare ancora molto, per superare certe difficoltà. « Ed ora quanto a
lei, sorella, è bene che lei sia in questo stato di indifferenza circa
la volontà di Dio e più equilibrata, la prego di impegnarsi per tale
equilibrio. E per quanto riguarda tutte le cose, lei, sorella, dipenda
strettamente da Padre Andrasz; io sono completamente d'accordo con lui.
Non faccia nulla di sua iniziativa, ma in tutto prenda sempre accordi
col suo direttore spirituale. Mantenga in tutto l'equilibrio e la
massima serenità. Una cosa ancora: ho fatto stampare quella coroncina,
che dovrà esser messa sul retro dell’immaginetta, ed anche quelle
invocazioni, simili ad una litania, che dovranno figurare anch'esse sul
retro dell'immaginetta. Ho fatto riprodurre anche un'immagine più
grande e con essa alcuni fogli con la novena alla Misericordia. Preghi,
sorella, affinché ciò venga autorizzato ».
30. Questa mattina il rev. dr. Sopocko è partito. Quando mi sono
immersa in una preghiera di ringraziamento per questa grande grazia di
Dio di aver potuto incontrarmi con lui, ad un tratto sono stata unita
in modo particolare al Signore, il quale mi ha detto: «E’ un sacerdote
secondo il Mio Cuore; i suoi sforzi Mi sono graditi. Vedi, figlia Mia,
che la Mia volontà deve compiersi e mantengo quello che ti ho promesso.
Per suo mezzo spargo consolazioni per le anime sofferenti e tormentate,
per suo mezzo Mi è piaciuto diffondere il culto alla Mia Misericordia e
per mezzo di quest'opera della Misericordia si accosteranno a Me più
anime di quante ne verrebbero se egli continuasse ad assolvere giorno e
notte fino alla fine della vita. Infatti così egli lavorerebbe fino
alla morte, mentre con quest'opera lavorerà fino alla fine del mondo».
Per incontrarmi con lui avevo fatto una novena, ma non l'avevo nemmeno
finita che Dio mi ha fatto la grazia. O mio Gesù, ho approfittato poco
di questa grazia, ma questo non è dipeso da me, sebbene da un altro
punto di vista dipendesse molto.
+ Durante la conversazione ho conosciuto la sua anima. E un'anima
crocifissa, simile al Salvatore. Là dove a buon diritto si attendeva
una parola di conforto, ha trovato la croce. Vive fra molti amici, ma
non ne ha nessuno all'infuori di Gesù. In questo modo Dio spoglia
un'anima che ama in maniera particolare. Oggi ho udito queste parole:
«Figlia Mia, sii sempre come una bambina di fronte ai Miei
rappresentanti, poiché in caso contrario non potrai ricavare profitto
dalle grazie che ti mando per loro mezzo».
I.IX.1937.
Ho visto Gesù come Re in grande maestà, che guardava verso la nostra
terra con occhio severo, ma per la supplica della Madre Sua ha
prolungato il tempo della Misericordia.
3.IX. Primo
venerdì del mese. Durante la santa Messa sono stata unita a Dio. Gesù
mi ha fatto conoscere che nemmeno la più piccola cosa avviene nel mondo
senza il Suo volere. Dopo questa visione la mia anima è entrata in uno
stato di straordinaria serenità. Mi sono completamente tranquillizzata
per quanto riguarda l'opera in tutta la sua estensione. Dio può
comportarsi con me come Gli piace e io Lo benedirò per ogni cosa. Fino
ad ora ho pensato con un certo timore a dove mi potevano portare queste
ispirazioni. Un timore ancora maggiore si è impossessato di me quando
il Signore mi ha fatto conoscere che debbo abbandonare questa
Congregazione. Sono già tre anni da quel momento, e la mia anima prova
alternativamente una volta entusiasmo e sollecitazioni ad agire ed
allora ho molto coraggio, ed un'altra volta, quando si avvicina il
momento decisivo per iniziare l'opera, sento l'abbandono da parte del
Signore e nello stesso tempo una strana paura mi trapassa l'anima e
vedo che non è il momento fissato dal Signore per iniziare l'opera.
Sono sofferenze che non riesco nemmeno a descrivere. Solo Iddio sa
quello che provo giorno e notte... Mi sembra che le più grandi torture
dei martiri sarebbero più leggere di quelle che sto passando io, sia
pure senza lo spargimento di una sola goccia di sangue. Ma tutto questo
per le anime, per le anime, Signore... Atto di totale abbandono alla
volontà di Dio, che per me è l'amore e la Misericordia stessa.
ATTO DI OBLAZIONE. O
Gesù Ostia, che ho ricevuto in questo momento nel mio cuore, in unione
con Te mi offro al Padre Celeste come vittima sacrificale, rimettendomi
totalmente e nel modo più assoluto alla misericordiosissima e santa
volontà del mio Dio. Da oggi la Tua volontà, o Signore, è il mio
nutrimento. Hai tutto il mio essere, disponi di me secondo i Tuoi
divini intendimenti. Qualunque cosa mi porgerà la Tua mano paterna,
l'accetterò con sottomissione, con serenità e con gioia. Non temo
nulla, in qualunque modo vorrai guidarmi, e, con l'aiuto della Tua
grazia, eseguirò tutto quello che vorrai da me. Già ora non temo più
alcuna Tua ispirazione, né l'analizzo con preoccupazione per sapere
dove mi conduce. Guidami, o Dio, sulle strade che Tu vuoi, ho piena
fiducia nella Tua volontà, che per me è l'amore e la Misericordia
stessa. Mi ordini di rimanere in questo convento? Ci rimarrò. Mi ordini
di dar inizio all'opera? La inizierò. Mi lasci nell'incertezza fino
alla morte in merito a quest'opera? Sii benedetto. Mi darai la morte
nel momento in cui, umanamente parlando, la mia vita sembrerà più
necessaria? Sii benedetto. Mi prenderai durante la giovinezza? Sii
benedetto. Mi farai raggiungere l'età avanzata? Sii benedetto. Mi darai
salute e forza? Sii benedetto. M'inchioderai in un letto di dolore
magari per tutta la vita? Sii benedetto. Durante la vita mi darai solo
delusioni ed insuccessi? Sii benedetto. Permetterai che le mie
intenzioni più pure vengano condannate? Sii benedetto. Darai luce al
mio intelletto? Sii benedetto. Mi lascerai nelle tenebre ed in ogni
genere di angosce? Sii benedetto. Da questo momento vivo nella più
profonda serenità, poiché il Signore stesso mi porta sulle Sue braccia.
Egli, il Signore della Misericordia imperscrutabile, sa che desidero
soltanto Lui in tutto, sempre e ovunque.
Preghiera. O
Gesù, disteso sulla croce, Ti supplico, concedimi la grazia di
adempiere fedelmente la santissima volontà del Padre Tuo, sempre,
ovunque ed in tutto. E quando la volontà di Dio mi sembrerà pesante e
difficile da compiere, Te ne supplico, Gesù, scenda allora su di me
dalle Tue Piaghe la forza ed il vigore e le mie labbra ripetano:
«Signore, sia fatta la Tua volontà ». O Salvatore del mondo, amante
dell'umana salvezza, Tu che fra i tremendi dolori del Tuo supplizio Ti
sei dimenticato di Te stesso ed hai pensato alla salvezza delle anime,
o Gesù pietosissimo, concedimi la grazia di dimenticare me stessa, in
modo che viva totalmente per le anime, collaborando con Te all'opera
della salvezza, secondo la santissima volontà del Padre Tuo...
5.VIII.1937. Il
Signore mi ha fatto conoscere quanto la cara Madre Superiora mi difende
di fronte a... con la preghiera, ma anche con l'azione. Ti sono grata,
Gesù, per questa grazia; ciò non rimarrà senza riconoscenza nel mio
cuore. Quando sarò con Gesù non mi dimenticherò di lei.
6.IX.1937.
Oggi cambio occupazione, dall'orto al deserto della portineria. Sono
andata un momento a colloquio col Signore, L'ho pregato di benedirmi e
di concedermi la grazia di adempiere fedelmente il compito che mi è
stato assegnato. Ho udito queste parole: “Figlia Mia, Io sono sempre con
te. Ti ho dato la possibilità di esercitarti nelle opere di
Misericordia, che eseguirai in conformità all'obbedienza. Mi farai un
grande piacere e ogni sera parlerai un po' con Me di questa tua mansione”.
Ho sentito che Gesù mi dava una nuova grazia per questo impegno, ma
nonostante ciò io mi rinchiusi più profondamente nel Suo Cuore. Oggi mi
sono sentita peggio del solito, ma Gesù in questo giorno mi ha dato più
possibilità di esercitarmi nella virtù. È capitato che ho avuto un
impegno più faticoso. La suora della cucina mi ha manifestato il suo
malcontento perché ho fatto tardi a pranzo, anche se in nessun modo mi
sarebbe stato possibile giungere prima. Ma mi sono sentita così male,
che ho dovuto chiedere alla Madre Superiora di permettermi di andare a
coricarmi. Sono andata a pregare Suor N... di sostituirmi nella mia
mansione ed ho ricevuto un'altra ramanzina. « Ma come? Si è stancata
tanto, sorella, che va di nuovo a mettersi a letto? Che vuoi, con
questo continuo andare a letto! ». Me la sono sorbita tutta, ma non era
ancora la fine. Bisognava andare ed avvertire anche la suora che serve
le malate, perché mi portasse il vitto. Appena gliel'ho detto, è
scattata e mi è corsa appresso dalla cappella lungo il corridoio, per
dirmi quello che aveva in animo: « Perché va a mettersi a letto? ecc.
ecc. ». L'ho pregata di non portarmi niente. Scrivo questo molto in
breve, perché non è mia intenzione scrivere di tali cose, ma lo faccio
perché non ci si comporti a questo modo con un'altra anima, poiché
questo non piace al Signore. In un'anima sofferente dobbiamo vedere
Gesù Crocifisso e non un parassita ed un peso per la Congregazione.
Un'anima sofferente rassegnata alla volontà di Dio attira sul convento
più benedizione divina che tutte le suore che lavorano. Povera quella
casa che non ha suore ammalate! Talvolta Dio concede molte e grandi
grazie per riguardo alle anime sofferenti ed allontana molti castighi
unicamente per riguardo a queste. O Gesù mio, quando impareremo a
guardare alle anime per motivi più elevati? Quando saranno veritieri i
nostri giudizi? Ci dai la possibilità di esercitarci nelle opere di
Misericordia e noi ci esercitiamo nei giudizi. Per conoscere se in una
casa religiosa fiorisce l'amore di Dio, basta chiedere come vengono
trattati gli ammalati, gli invalidi e gli inabili.
10.IX.37. Durante
la meditazione son venuta a sapere che quanto più un'anima è pura,
tanto più esclusivamente spirituale è il suo rapporto con Dio, non fa
molto caso ai sensi ed alle loro proteste. Dio è spirito, perciò Lo amo
in spirito e verità. Appena mi sono resa conto di quanto sia pericoloso
stare in portineria ai giorni nostri, e ciò a causa dei tumulti
rivoluzionari, e quanto odio la gente malvagia nutra per i conventi,
sono andata a parlare col Signore e Gli ho chiesto di disporre le cose
in modo che nessun malintenzionato osi avvicinarsi alla nostra porta.
Ed allora ho udito queste parole: «Figlia
Mia, dal momento in cui sei andata in portineria, ho messo un Cherubino
sulla porta, perché la sorvegli, sta' tranquilla». Quando
son tornata dal colloquio avuto col Signore, ho visto una nuvoletta
bianca e in essa un Cherubino con le braccia conserte. Il suo sguardo
era lampeggiante; ho capito che il fuoco dell'amore di Dio ardeva in
quello sguardo...
14.IX.37.
Esaltazione della Santa Croce. Oggi ho conosciuto che quel sacerdote
incontra gravi difficoltà per questa causa. Gli sono contrarie perfino
anime devote e zelanti della gloria di Dio ed il fatto che non si
scoraggia è dovuto soltanto ad una particolare grazia divina. Gesù: «Figlia Mia, credi forse di aver
scritto abbastanza sulla Mia Misericordia? Quello che hai scritto è
appena una gocciolina di fronte ad un oceano. Io sono l'Amore e la
Misericordia stessa; non c'è miseria che possa misurarsi con la Mia
Misericordia. Né la miseria l'esaurisce, poiché dal momento che si
dona, aumenta. L'anima che confida nella Mia Misericordia è la più
felice, poiché Io stesso ho cura di lei». Provo grandi
sofferenze nell'anima, quando vengo a conoscenza di un'offesa fatta a
Dio. Oggi ho conosciuto che poco lontano dalla nostra portineria sono
stati commessi dei peccati gravi. Era sera, ho pregato fervorosamente
in cappella, poi sono andata a flagellarmi. Quando mi sono
inginocchiata a pregare, il Signore mi ha fatto conoscere quanto soffra
un'anima respinta da Dio. Mi sembrava che il cuore mi si spezzasse e
nello stesso tempo ho conosciuto come una tale anima ferisce il
misericordiosissimo Cuore di Gesù. Quella misera creatura non vuole
accettare la pietà di Dio. Quanto più Iddio avrà inseguito un'anima con
la Sua Misericordia, tanto più la colpirà con la Sua giustizia... “Mia segretaria, scrivi che sono
più generoso con i peccatori che con i giusti. Per loro sono sceso in
terra... per loro ho versato il Sangue. Non abbiano timore di
avvicinarsi a Me, sono essi che hanno maggiormente bisogno della Mia
Misericordia”.
16.IX.37. Oggi desideravo tanto ardentemente fare l'ora santa davanti
al SS.mo Sacramento, ma la volontà di Dio è stata diversa. Alle otto
sono stata presa da dolori così violenti, che ho dovuto mettermi
immediatamente a letto. Ho continuato a torcermi fra gli spasimi per
tre ore, cioè fino alle undici di sera. Nessuna medicina mi ha giovato;
quella che prendevo la rigettavo. In qualche momento a causa dei dolori
ho perso la conoscenza. Gesù mi ha fatto conoscere che, in questo modo,
ho preso parte alla Sua agonia nell'Orto degli Ulivi e che Egli stesso
aveva permesso queste sofferenze in riparazione a Dio per i bambini
uccisi nel grembo di cattive madri. Questi dolori mi sono capitati già
tre volte. Cominciano sempre alle otto e durano fino alle undici di
sera. Nessuna medicina riesce ad attenuarmi queste sofferenze.
All'avvicinarsi delle undici scompaiono da sole ed allora mi
addormento; l'indomani mi sento molto debole. La prima volta mi è
capitato in sanatorio. I medici non riuscirono a fare una diagnosi; né
iniezioni né alcun'altra medicina mi fu di qualche sollievo e io stessa
non capivo che genere di dolori fossero. Dissi al medico che mai in
vita mia avevo avuto dolori simili, egli mi dichiarò che non sapeva
quali fossero. Ora so di che dolori si tratta, poiché il Signore me
l'ha fatto sapere... Tuttavia quando penso che forse dovrò ancora
soffrire in quel modo, mi vengono i brividi. Ma non lo so, se dovrò
ancora soffrire a quel modo, lo lascio decidere a Dio. Tutto ciò che a
Dio piacerà mandarmi, l'accetterò con rassegnazione e con amore. Voglia
il cielo che con quelle sofferenze io abbia potuto salvare
dall'omicidio almeno un anima. Il giorno dopo questi dolori, ho la
percezione dello stato delle anime e della loro disposizione nei
riguardi di Dio; penetra in me una vera conoscenza. Ricevo la santa
Comunione in modo quasi angelico. La mia anima è inondata di luce
divina e se ne nutre, i sentimenti sono come assopiti. È l'unione col
Signore totalmente spirituale, è il grande predominio dello spirito
sulla natura. Il Signore mi ha fatto conoscere le grazie che mi
elargisce continuamente. Questa luce mi è penetrata nel profondo e sono
venuta a conoscere le attenzioni inconcepibili che Dio ha verso di me.
Sono rimasta in cella per un lungo ringraziamento, distesa con la
faccia a terra ed ho versato lacrime di gratitudine. Non riuscivo ad
alzarmi da terra poiché, quando tentavo d'alzarmi, la luce divina mi
dava un'ulteriore conoscenza delle grazie di Dio. Solo la terza volta
ho potuto sollevarmi da terra. Come una bambina sentivo che tutto
quello che possedeva il Padre Celeste era mio. Fu Lui stesso a
sollevarmi da terra fino al Suo Cuore. Sentivo che tutto ciò che esiste
era mio in maniera esclusiva, ma io per tutto questo non provavo alcun
desiderio, poiché mi basta Dio Solo. Oggi ho conosciuto quanto
malvolentieri il Signore entra in una certa anima con la santa
Comunione. Va in quel cuore come in una tetra prigione, per esservi
maltrattato e seviziato. Ho chiesto il Suo perdono ed ho riparato per
quell'affronto. Il Signore mi ha fatto sapere che avrò un incontro con
un mio fratello, tuttavia non sono riuscita a capire come mi incontrerò
con lui e per quale motivo dovrebbe venire da me, sebbene sappia che ha
la grazia della vocazione divina. Ma perché dovrebbe venire da me? Ad
ogni modo ho lasciato perdere questi ragionamenti e sono convinta che,
se il Signore mi aveva fatto sapere che veniva, questo mi basta. Ho
unito a Dio i miei pensieri, non occupandomi più della creatura,
rimettendo tutto nelle mani del Signore.
+ Quando gli stessi poveri vengono in portineria per la seconda volta,
li tratto con maggior dolcezza e non faccio capire loro che ricordo che
erano già venuti, per non metterli in imbarazzo ed allora essi mi
parlano liberamente dei loro acciacchi e delle loro necessità. Benché
Suor N. mi dica che non ci si comporta così con dei mendicanti e mi
sbatta la porta in faccia, quando non c'è lei, li tratto come li
avrebbe trattati il mio Maestro. Talvolta non dando nulla, si dà di
più, che dando molto ma in maniera sgarbata. Spesso il Signore mi fa
conoscere interiormente le persone con le quali tratto in portineria.
Un'anima, degna di compassione, volle dirmi spontaneamente qualche
cosa. Approfittando dell'occasione, le feci conoscere con delicatezza
in quale stato miserevole era la sua anima. Se ne partì con una
migliore disposizione d'animo.
17.IX.37. O
Gesù, vedo tanta bellezza disseminata attorno a noi per la quale Ti
ringrazio continuamente, ma noto che alcune anime sono come pietre,
sempre fredde ed insensibili, nemmeno i miracoli le commuovono molto;
hanno lo sguardo rivolto a terra e non vedono nient'altro all'infuori
di se stesse. Mi hai circondata durante la vita con la Tua protezione
sensibile ed affettuosa, più di quanto io possa immaginare, poiché
comprenderò la Tua bontà in tutta la sua estensione solo quando mi
cadranno i veli dagli occhi. Desidero che tutta la mia vita sia un
unico ringraziamento per te, o Dio.
+ Ti sono riconoscente, o Dio, per tutte le grazie Di cui mi colmi
continuamente, Che m'illuminano, come i raggi del sole, E con le quali
mi indichi la strada sicura. Grazie, o Dio, per avermi creata, Per
avermi chiamata all'esistenza dal nulla, E per avermi impresso il Tuo
sigillo divino, Facendo ciò unicamente per amore. Grazie, o Dio, per il
santo battesimo, Che m'ha inserito nella Tua famiglia: È un grande,
inconcepibile dono della grazia Che ci trasforma l'anima. Grazie, o
Signore, per la santa confessione, Per questa sorgente di grande,
inesauribile Misericordia, Per questa fonte inconcepibile di grazie, In
cui le anime macchiate dal peccato tornano candide. Ti ringrazio, Gesù,
per la santa Comunione Nella quale ci doni Te stesso. Sento il Tuo
Cuore battere nel mio petto, Mentre Tu stesso sviluppi in me la vita
divina. Ti ringrazio, o Spirito Santo, per il sacramento della cresima,
Che mi fa divenire Tuo cavaliere, Dà forza all'anima in ogni momento, E
mi protegge dal male. Ti ringrazio, o Dio, per il dono della chiamata
al Tuo servizio esclusivo, In cui mi dai la possibilità di amare
unicamente Te. È un grande onore per la mia anima. Ti ringrazio,
Signore, per i voti perpetui, Per questo vincolo di amore puro, Per
esserti degnato d'unire al mio il Tuo Cuore intemerato, Unificandolo
col Tuo in un legame d'illibatezza. Ti ringrazio, Signore, per il
sacramento dell'unzione, Che mi rafforzerà negli ultimi momenti Della
lotta e m'aiuterà a salvarmi, Dando vigore all'anima, sì che possiamo
gioire eternamente. Grazie, Signore, per tutte le ispirazioni Di cui mi
colma la Tua bontà, Per queste illuminazioni interiori dell'anima Che è
impossibile esprimere, ma che il cuore percepisce. Grazie SS.ma
Trinità, per l'enorme quantità di doni, Che mi hai elargito durante la
vita; La mia riconoscenza ingigantirà allo spuntare dell'eterna aurora,
Quando per la prima volta canterò le Tue lodi.
+ Nonostante il raccoglimento interiore, conduco una lotta continua col
nemico dell'anima. Scopro in continuazione nuove insidie da parte sua e
la battaglia infuria di nuovo. Mi tengo in esercizio in tempo di pace e
vigilo, affinché il nemico non mi sorprenda impreparata e quando vedo
la sua grande rabbia, rimango nella fortezza, cioè nel sacratissimo
Cuore di Gesù.
19.IX.1937. Oggi
il Signore mi ha detto: “Figlia
Mia, scrivi che sono molto addolorato quando delle anime consacrate si
accostano al Sacramento dell'amore soltanto per abitudine, come se non
distinguessero la differenza di questo cibo. Nei loro cuori non trovo
né fede né amore. In tali anime vado con grande riluttanza; sarebbe
meglio che non Mi ricevessero”. Dolcissimo Gesù, infiamma
il mio amore verso di Te e trasformami in Te. Divinizzami, affinché le
mie azioni Ti siano gradite. Questo lo compia la potenza della santa
Comunione, che ricevo ogni giorno. Quanto desidero essere completamente
trasformata in Te, o Signore!
19.IX.1937. Oggi
è venuto a trovarmi mio fratello Stasio. Mi sono rallegrata enormemente
che questa bella anima intenda dedicarsi al servizio di Dio, o meglio
che Dio lo attiri al Suo amore. Abbiamo parlato a lungo di Dio e della
Sua bontà. Durante la nostra conversazione mi sono resa conto di quanto
sia gradita a Dio questa cara anima. Dalla buona Madre Superiora ho
ricevuto il permesso di vedermi più spesso con lui. Quando mi ha
chiesto di consigliarlo dove entrare, gli ho risposto: «Certamente tu
sai meglio di tutti quello che vuole il Signore da te ». Gli ho
indicato l'ordine dei Gesuiti. « Ma entra dove preferisci ». Ho
promesso di pregare per lui ed ho deciso di fare una novena al Sacro
Cuore per intercessione del Padre Pietro Skarga, con la promessa di
pubblicazione sui « Messaggero del Sacro Cuore », poiché ha molte
difficoltà in questa sua iniziativa. Ho capito che in questa faccenda è
più utile la preghiera dei consigli...
21.IX. Questa
notte, essendomi svegliata alcune volte, ho ringraziato Iddio
brevemente, ma con tutto il cuore, per tutte le grazie concesse a me ed
alla nostra Congregazione ed ho riflettuto sulla grande bontà di Dio.
Dopo aver ricevuto la santa Comunione Gli ho detto: «Gesù, questa notte ho pensato
tante volte a Te». E Gesù mi ha risposto: «E Io ho pensato a te ancor prima
di chiamarti all'esistenza». « Gesù, in che modo hai pensato a
me? ». «Nel
modo dì ammetterti alla Mia eterna felicità». Dopo queste
parole la mia anima fu inondata dall'amore di Dio. Non finivo di
stupirmi nel vedere quanto Iddio ci ama. Quando sono caduta nuovamente
nello stesso errore, nonostante il proposito sincero, sebbene la caduta
fosse una piccola imperfezione e piuttosto involontaria, ho provato
nell'anima un dolore così vivo, che ho interrotto la mia occupazione e
sono andata per un momento in cappella; mi sono gettata ai piedi di
Gesù, chiedendo perdono al Signore con amore e con grande afflizione,
tanto più vergognosa in quanto la mattina, parlando con Lui dopo la
santa Comunione, Gli avevo promesso fedeltà. Allora udii queste parole:
«Se non ci fosse stata
quella piccola imperfezione, non saresti venuta da Me. Sappi che ogni
volta che vieni da Me umiliandoti e chiedendo perdono, Io riverso sulla
tua anima una enorme quantità di grazie; la tua imperfezione scompare
dai miei occhi e vedo soltanto il tuo amore e la tua umiltà. Non perdi
nulla, ma guadagni molto...».
+ Il Signore mi ha fatto conoscere che, se un'anima non accetta le
grazie che le sono state destinate, in quello stesso momento le riceve
un'altra anima. O mio Gesù, fammi degna di ricevere le grazie, poiché
io da me stessa non posso far nulla, senza il Tuo aiuto non sono
neppure capace di pronunciare degnamente il Tuo nome.
25.IX.37.
Quando sono venuta a sapere quanto grandi sono le difficoltà di questa
causa, sono andata dal Signore e Gli ho detto: « Gesù, forse che non vedi come
rendono difficile la Tua opera? ». Ed udii una voce
nell'anima: «Fa' quello
che è in tuo potere e per il resto non preoccuparti. Queste difficoltà
dimostrano che quest'opera è Mia. Sta' tranquilla, se fai tutto quello
che è in tuo potere». Oggi ho aperto la porta alla Madre
Superiora ed ho saputo che andava in città per la causa della Divina
Misericordia. Questa è la Superiora che ha contribuito maggiormente
all'opera della Misericordia. Oggi ho chiesto imprudentemente a due
bambini poveri se era vero che a casa non avevano da mangiare. I
bambini non mi hanno risposto e se ne sono andati dalla portineria. Ho
capito che era penoso per loro parlare della propria miseria, perciò li
ho raggiunti in fretta e li ho fatti tornare indietro ed ho dato loro
ciò che ho potuto e per cui avevo il permesso. Mostrami, o Dio, la tua
Misericordia, Secondo la compassione del Cuore di Gesù, Ascolta i miei
sospiri e le mie suppliche le lacrime di un cuore contrito. O Dio
onnipotente e sempre misericordioso, La Tua pietà è sempre
inesauribile. Benché la mia miseria sia grande come il mare, Ho piena
fiducia nella Misericordia del Signore. O Trinità eterna, o Dio sempre
benigno, La Tua compassione è senza limiti, Perciò confido nel mare
della Tua Misericordia E Ti sento, Signore, anche se un velo mi separa
da Te. L'onnipotenza della Tua Misericordia, o Signore, Venga esaltata
nel mondo intero, Il suo culto non termini mai. Anima mia, propaga la
Misericordia di Dio con entusiasmo.
27.IX.37.
Oggi con la Madre Superiora siamo andate da un certo signore, presso il
quale si stanno stampando e dipingendo delle immaginette della Divina
Misericordia ed anche le invocazioni e la coroncina, che hanno già
ottenuto l'approvazione. E poi siamo andate a vedere anche l'immagine
più grande corretta. E molto somigliante, ne sono stata enormemente
contenta. Mentre osservavo quell'immagine, sono stata investita da un
amore di Dio così vivo, che per un certo momento non sapevo dove fossi.
Appena sbrigata questa faccenda, siamo andate nella Chiesa di Santa
Maria ed abbiamo ascoltato la santa Messa, durante la quale il Signore
mi ha fatto conoscere quale grande numero di anime si salverà per mezzo
di quest'opera. Poi sono entrata in un colloquio intimo con il Signore,
per ringraziarLo d'essersi degnato di concedermi la grazia di poter
vedere diffondersi il culto della Sua insondabile Misericordia. Mi sono
immersa in una profonda preghiera di ringraziamento. Oh, quanto è
grande la magnanimità di Dio! Sia benedetto il Signore, che è fedele
alle Sue promesse... Madre Irene riceve in modo sorprendente molta luce
del Signore per tutto ciò che riguarda questa causa. Essa per prima ha
autorizzato l'esecuzione dei desideri del Signore, sebbene sia divenuta
mia superiora solo due anni dopo l'apparizione. Essa per prima è venuta
con me quando si è cominciato a dipingere l'immagine ed ora che si
stampano alcune cose sulla Divina Misericordia e si riproducono le
immaginette, è stata lei di nuovo che è venuta con me per questa causa.
Dio ha disposto singolarmente tutto questo, poiché per la verità
l'inizio avvenne a Wilno ed ora la volontà di Dio ha diretto le
circostanze in modo tale che la causa si continua a risolverla a
Cracovia. So quanto è cara a Dio questa superiora; vedo che Dio dirige
tutto e vuole che, in questi momenti importanti, io sia sotto la sua
protezione... Ti ringrazio, Signore, per simili superiore che vivono
nell'amore e nel timore del Signore. E per questo anche che prego in
modo particolare per lei, perché lei ha affrontato la maggior parte
delle difficoltà in quest'opera della Divina Misericordia...
29.IX.37.
Oggi ho compreso molti misteri di Dio. Sono venuta a sapere che la
santa Comunione dura in me fino alla seguente santa Comunione. La
presenza di Dio viva e sensibile dura nella mia anima. Questa
consapevolezza m'immerge in un profondo raccoglimento, senza alcuno
sforzo da parte mia... Il mio cuore è un tabernacolo vivente nel quale
si conserva l'Ostia viva. Non ho mai cercato Iddio in una imprecisata
lontananza, ma nel mio intimo; nella profondità del mio proprio essere
tratto familiarmente col mio Dio. Mio Dio, nonostante tutte le grazie
anelo continuamente alla perenne unione col mio Dio, e più Lo conosco,
più ardentemente Lo desidero.
+ G.M.G. Con
nostalgia guardo il cielo stellato, L'azzurro del firmamento
impenetrabile; Là da Te, o Dio, anela giungere un cuore puro, E
desidera liberarsi dai ceppi del corpo. Con grande bramosia guardo a
te, Patria mia. Quando finirà questo mio esilio? Così sospira verso Te,
Gesù, la Tua sposa, Che per nostalgia di Te vive agonizzando. Con
nostalgia osservo le orme dei santi, Che attraverso questo deserto
giunsero alla Patria, Lasciandomi esempi di virtù e consigli, E mi
dicono: « Pazienza, sorella, presto cadranno le catene! ». Ma l'anima
anelante non ode queste parole, Essa desidera violentemente il suo Dio
e Signore E non comprende i discorsi umani, Perché di Lui solo è
innamorata. La mia anima assetata, ferita nell'amore, Si fa strada
attraverso tutto il creato E si unisce all'eternità sconfinata, Al
Signore, al quale il mio cuore è vincolato. Alla mia anima bramosa di
Te, permetti, o Dio, Di immergersi nella Tua Trinità divina, Appaga il
mio desiderio, per cui imploro umilmente Col cuore strapieno di fuoco
d'amore. Oggi è venuta in portineria una ragazza a chiedere di essere
ricevuta fra le educande, ma non è stato possibile accoglierla.
Quell'anima aveva un grande bisogno della nostra casa. Mentre parlavo
con lei, si è rinnovata in me la Passione di Gesù. Dopo che è partita,
mi sono sottoposta ad una delle più grandi mortificazioni; ma un'altra
volta non lascerò andar via un'anima del genere. Tuttavia per tre
giorni ho sofferto molto a favore di quell'anima. Quanto deploro che i
nostri istituti siano così piccoli e che non possano ospitare un
maggior numero di queste care anime. Gesù mio, Tu sai quanto soffro per
ogni pecorella smarrita...
+ O umiltà, fiore stupendo, vedo quante poche anime ti posseggono! E
forse perché sei così bella e nello stesso tempo così difficile da
conquistare? Oh si, e l'una e l'altra cosa. Dio stesso trova in essa il
Suo compiacimento. Sopra un'anima umile sono aperte le cateratte del
cielo e scende su di lei un mare di grazie. Oh, quanto è bella un anima
umile! Dal suo cuore s'innalza come da un incensiere ogni genere di
profumo estremamente gradito, che attraversa le nubi e giunge a Dio
stesso e riempie di gioia il Suo Cuore Sant.mo. Ad una tale anima Iddio
non rifiuta nulla; una tale anima è onnipotente, essa influisce sul
destino del mondo. Una simile anima Iddio l'innalza fino al Suo trono e
più essa si umilia, più Dio si china verso di lei, la insegue con le
Sue grazie e l'accompagna in ogni momento con la Sua onnipotenza.
Un'anima così è unita a Dio nel modo più intimo. O umiltà, metti radici
profonde in tutto il mio essere! O Vergine purissima, ma anche
umilissima, aiutami a conquistare una profonda umiltà. Ora comprendo
perché ci sono così pochi santi, perché sono poche le anime
profondamente umili. O Amore eterno, abisso di Misericordia, o Trina
Santità, ma unica Divinità, che hai per tutti un seno amoroso e come un
buon Padre non disprezzi nessuno. O Amore di Dio, sorgente viva,
riversati su di noi Tue indegne creature; la nostra miseria non
trattenga i torrenti del Tuo amore, poiché la Tua Misericordia non ha
limiti.
+ Gesù, ho notato che sembra che Ti occupi meno di me. «Sì, bambina Mia, Mi nascondo
dietro al tuo direttore spirituale. Egli si occupa di te secondo la Mia
volontà. Rispetta ogni sua parola come Mia propria; egli è il velo
dietro al quale Mi nascondo. Il tuo direttore spirituale e Io siamo
tutt'uno, le sue parole sono parole Mie». Quando faccio la
Via Crucis, alla dodicesima stazione provo un profondo turbamento. Li
medito sull'onnipotenza della Divina Misericordia, che è passata
attraverso il Cuore di Gesù. Ogni volta che faccio la Via Crucis,
chiudo nella ferita aperta del Cuore di Gesù tutta la povera umanità e
le singole persone che amo. Da quella sorgente di Misericordia sono
usciti i due raggi, cioè il Sangue e l'Acqua; essi con l'immensità
delle loro grazie inondano il mondo intero... Quando uno è debole e
malato, compie sforzi continui per arrivare a fare quello che tutti gli
altri compiono normalmente. Tuttavia, anche con questo «normale » non
sempre si riesce a venirne a capo. Ti ringrazio però, Gesù, di tutto:
non è la grandezza dell'opera, ma la grandezza dello sforzo che verrà
premiata. Ciò che viene fatto per amore, non è una piccola cosa, o mio
Gesù, poiché il Tuo occhio vede tutto. Non capisco perché al mattino mi
senta così particolarmente male. Per alzarmi dal letto debbo
concentrare tutte le mie forze, e talvolta metterci addirittura
dell'eroismo. Al pensiero della santa Comunione acquisto un po' più
forza. Ecco, il giorno comincia con una lotta e con una lotta finisce.
Quando vado a dormire, mi sento come un soldato che torna dal campo di
battaglia. Ciò che racchiude in sé questo mio giorno, solo a Te è noto,
o mio Maestro e Signore. Meditazione. Durante la meditazione la suora
che ha l'inginocchiatoio accanto a me si schiarisce la gola
continuamente e tossicchia, qualche volta senza interruzione. Ad un
dato momento m'era venuto il pensiero di cambiare posto durante la
meditazione. Siccome però la santa Messa era già finita ho pensato che,
se avessi cambiato posto, la suora se ne sarebbe accorta e avrebbe
potuto dispiacerle che mi allontanavo da lei. Decisi di continuare a
pregare al mio posto, offrendo a Dio quell'atto di pazienza. Verso la
fine della meditazione, la mia anima fu inondata da una consolazione
inviatami da Dio nella misura in cui il mio cuore era in grado di
sopportare. Il Signore inoltre mi fece conoscere che, se mi fossi
allontanata da quella suora, mi sarei allontanata anche da quelle
grazie che scesero sulla mia anima.
+ Oggi Gesù è venuto alla porta del convento sotto l'apparenza di un
giovane povero. Un giovane macilento, con un vestito a brandelli,
scalzo ed a capo scoperto; era molto infreddolito, perché era una
giornata piovosa e piuttosto fredda. Ha chiesto di poter mangiare
qualche cosa di caldo. Sono andata in cucina, ma non ho trovato nulla
per i poveri. Però dopo aver cercato un momento ho trovato un po' di
minestra, che ho riscaldato e vi ho sminuzzato un po' di pane e l'ho
data al povero che l'ha mangiata. Nel momento in cui riprendevo da lui
la scodella, mi ha fatto conoscere che era il Signore del cielo e della
terra. Appena L'ho visto così com'è, mi è scomparso dagli occhi. Quando
sono entrata in casa e pensavo a quello che era successo in portineria,
ho udito nell'anima queste parole: «Figlia
Mia, sono giunte ai Miei orecchi le benedizioni dei poveri, che
allontanandosi dalla porta del convento Mi benedicono e Mi è piaciuta
questa tua Misericordia nei limiti dell'obbedienza e per questo sono
sceso dal Mio trono, per assaggiare il frutto della tua Misericordia».
O mio Gesù, ora per me è chiaro ed ho compreso tutto ciò che è avvenuto
un momento fa. Ecco perché mi chiedevo: «Che tipo di povero è, che
traspare da lui tale modestia?». Da quel momento il mio cuore si è
acceso di un amore ancora più puro verso i poveri ed i bisognosi. Oh,
come sono contenta che i superiori mi abbiano assegnata questa
mansione! Capisco che la Misericordia è di varie specie, che sempre,
ovunque e in ogni momento si può fare del bene. L'ardente amor di Dio
vede attorno a sé incessantemente la necessità di darsi agli altri con
l'azione, la parola e la preghiera. Adesso comprendo, Signore, le
parole che Tu mi hai detto tempo addietro.
+ Che grandi sforzi occorre fare per adempiere bene i propri doveri,
quando la salute è così debole! E noto a Te soltanto, o Cristo.
+ Nei momenti dell'abbandono interiore non perdo la serenità, poiché so
che Dio non abbandona mai un'anima, se non unicamente quando l'anima
stessa con la sua infedeltà spezza il vincolo dell'amore. Tuttavia nel
modo più assoluto tutti gli esseri dipendono dal Signore e sono
sostenuti dalla Sua onnipotenza. Gli uni sono governati dall'amore, gli
altri dalla giustizia; dipende da noi decidere sotto quale autorità
vogliamo vivere, poiché l'aiuto della grazia in misura sufficiente non
viene negato a nessuno. Non mi spaventa affatto l'abbandono apparente.
Mi esamino più attentamente per vedere se in questo c’è una colpa da
parte mia. Se non c'è, Sii benedetto Signore!
1.X.1937. «Figlia, ho
bisogno di sacrifici fatti per amore, poiché solo questo ha valore per
Me. Grandi sono i debiti contratti dal mondo con Me; le anime pure li
possono pagare con i loro sacrifici, praticando la Misericordia
spiritualmente». « Comprendo
le Tue parole, Signore, e la vastità della Misericordia, di cui deve
risplendere la mia anima ». Gesù: «Lo so, figlia Mia, che lo
comprendi e fai tutto quello che è in tuo potere, ma scrivilo per molte
anime, che talvolta si affliggono perché non posseggono beni materiali
coi quali praticare le opere di Misericordia. La Misericordia
spirituale però ha un merito molto maggiore e per essa non occorre
avere né l'autorizzazione né il granaio, essa è accessibile a qualsiasi
anima. Se un'anima non pratica la Misericordia in qualunque modo, non
otterrà la Mia Misericordia nel giorno del giudizio. Oh, se le anime
sapessero accumulare per sé tesori eterni, non verrebbero giudicate,
prevenendo il Mio giudizio con la Misericordia!».
10.X.37. O mio Gesù, in segno di riconoscenza per tante grazie, Ti
offro l'anima ed il corpo, l'intelletto e la volontà e tutti i
sentimenti del mio cuore. Coi voti mi sono data tutta a Te, non ho più
nulla da poterTi offrire. Gesù mi disse: «Figlia Mia, non Mi hai offerto
quello che è effettivamente tuo». Mi concentrai in me
stessa e mi tesi conto che amavo Iddio con tutte le forze della mia
anima e, non riuscendo a conoscere che cos'era che non avevo dato al
Signore, domandai: « Gesù,
dimmelo e Te lo do immediatamente con generosità di cuore
». Gesù mi disse con amabilità: «Figlia,
dammi la tua miseria, che è l'unica tua esclusiva proprietà».
In quel momento un raggio di luce rischiarò la mia anima e conobbi
tutto l'abisso della mia miseria. In quello stesso istante mi strinsi
al Sacratissimo Cuore di Gesù con tanta fiducia che, anche se avessi
avuto sulla coscienza i peccati di tutti i dannati, non avrei dubitato
della Divina Misericordia, ma col cuore ridotto in polvere, mi sarei
gettata nell'abisso della Tua Misericordia. Credo, Gesù, che non mi
avreSti respinta da Te, ma mi avresti assolta per mano di un Tuo
rappresentante. Appena spirasti, Gesù, scaturì per le anime una
sorgente di vita e si aprì un mare di Misericordia per il mondo intero.
O Sorgente di Vita, insondabile Misericordia Divina, abbraccia il mondo
intero e riversati sopra di noi! «Alle
tre del pomeriggio implora la Mia Misericordia specialmente per i
peccatori e sia pure per un breve momento immergiti nella Mia Passione,
particolarmente nel Mio abbandono al momento della morte. E’ un'ora di
grande Misericordia per il mondo intero. Ti permetterò di penetrare
nella Mia tristezza mortale. In quell'ora non rifiuterò nulla all'anima
che Mi prega per la Mia Passione...».
+ G.M.G. Ti saluto, misericordiosissimo Cuore di Gesù, Viva sorgente di
ogni grazia, Unico rifugio ed asilo per noi. Io Te ho la luce della mia
speranza. Ti saluto, Cuore pietosissimo del mio Dio, Illimitata e viva
sorgente d'amore, Da cui sgorga la vita per i peccatori, E sei fonte di
ogni dolcezza. Ti saluto, o Ferita aperta nel Sacratissimo Cuore, Dal
quale sono usciti i raggi della Misericordia Da cui ci è dato attingere
la vita, Unicamente col recipiente della fiducia. Ti saluto, o
imperscrutabile bontà di Dio, Sempre smisurata ed incalcolabile, Piena
d'amore e di Misericordia, ma sempre santa, E come una buona madre
chinata verso di noi. Ti saluto, trono della Misericordia, Agnello di
Dio. Che hai offerto la vita per me, Davanti a cui ogni giorno la mia
anima si umilia, Vivendo in una fede profonda.
2-76 Settembre 25, 1899 Timori che i suoi scritti possano trovarsi nelle mani altrui.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Nella mia mente stavo pensando: “Se questi scritti andassero in mano a qualcuno, forse dirà: “Sarà una buona cristiana ché il Signore le fa tante grazie;” senza sapere che con tutto ciò, sono ancora tanto cattiva. Ecco come le persone si possono ingannare tanto nel bene, quanto nel male. Ah! Signore, Voi solo conoscete la verità, ed il fondo dei cuori”. Mentre ciò pensavo, è venuto il benedetto Gesù e mi ha detto:
(2) “Diletta mia, e se le gente sapessero che tu sei la mia difenditrice, e la loro?”
(3) Ed io: “Mio Gesù, che dite?”
(4) E Lui: “Come, non è vero che tu mi difendi dalle pene che esse mi fanno, col metterti in mezzo tra Me e loro, e prendi sopra di te il colpo che era per ricevere sopra di Me, e quello che Io dovevo versare sopra di loro? E se qualche volta non lo ricevi sopra di te, è perché non te lo permetto e questo con tuo grande rammarico, fino a lamentarti con Me; puoi tu forse negarlo?”
(5) No Signore, non posso negarlo, ma veggo che è una cosa che Voi stesso avete infuso in me, perciò dico che il fatto non è che io sono buona, e mi sento tutta confusa nel sentirmi dire da Voi queste parole”.