Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Solo in Paradiso si trova la consolazione e la quiete perfetta; ma finché si vive, il bene è sempre mescolato con il male. (San Francesco di Sales)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 26

1Terminati tutti questi discorsi, Gesù disse ai suoi discepoli:2"Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso".
3Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa,4e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire.5Ma dicevano: "Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo".

6Mentre Gesù si trovava a Betània, in casa di Simone il lebbroso,7gli si avvicinò una donna con un vaso di alabastro di olio profumato molto prezioso, e glielo versò sul capo mentre stava a mensa.8I discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: "Perché questo spreco?9Lo si poteva vendere a caro prezzo per darlo ai poveri!".10Ma Gesù, accortosene, disse loro: "Perché infastidite questa donna? Essa ha compiuto un'azione buona verso di me.11I poveri infatti li avete sempre con voi, me, invece, non sempre mi avete.12Versando questo olio sul mio corpo, lo ha fatto in vista della mia sepoltura.13In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo vangelo, nel mondo intero, sarà detto anche ciò che essa ha fatto, in ricordo di lei".

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti15e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli 'fissarono trenta monete d'argento'.16Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: "Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?".18Ed egli rispose: "Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli".19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici.21Mentre mangiavano disse: "In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà".22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: "Sono forse io, Signore?".23Ed egli rispose: "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà.24Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!".25Giuda, il traditore, disse: "Rabbì, sono forse io?". Gli rispose: "Tu l'hai detto".

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo".27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti,28perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati.29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio".

30E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: "Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti:

'Percuoterò il pastore
e saranno disperse le pecore del gregge,'

32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".33E Pietro gli disse: "Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai".34Gli disse Gesù: "In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte".35E Pietro gli rispose: "Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: "Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare".37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia.38Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me".39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me?41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole".42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà".43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti.44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole.45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l'ora nella quale il Figlio dell'uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina".

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo.48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!".49E subito si avvicinò a Gesù e disse: "Salve, Rabbì!". E lo baciò.50E Gesù gli disse: "Amico, per questo sei qui!". Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono.51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio.
52Allora Gesù gli disse: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada.53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli?54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?".55In quello stesso momento Gesù disse alla folla: "Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato.56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti". Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani.58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione.
59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte;60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni.61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: "Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni".62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio".64"Tu l'hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico:

d'ora innanzi vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra di Dio,
e venire sulle nubi del cielo'".

65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: "Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia;66che ve ne pare?". E quelli risposero: "È reo di morte!".67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano,68dicendo: "Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?".

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: "Anche tu eri con Gesù, il Galileo!".70Ed egli negò davanti a tutti: "Non capisco che cosa tu voglia dire".71Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: "Costui era con Gesù, il Nazareno".72Ma egli negò di nuovo giurando: "Non conosco quell'uomo".73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: "Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!".74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo!". E subito un gallo cantò.75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: "Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte". E uscito all'aperto, pianse amaramente.


Esodo 12

1Il Signore disse a Mosè e ad Aronne nel paese d'Egitto:2"Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno.3Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa.4Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne.5Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre6e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto.7Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare.8In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare.9Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco con la testa, le gambe e le viscere.10Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato lo brucerete nel fuoco.11Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la pasqua del Signore!12In quella notte io passerò per il paese d'Egitto e colpirò ogni primogenito nel paese d'Egitto, uomo o bestia; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore!13Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d'Egitto.14Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne.
15Per sette giorni voi mangerete azzimi.
Già dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele.
16Nel primo giorno avrete una convocazione sacra; nel settimo giorno una convocazione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; potrà esser preparato solo ciò che deve essere mangiato da ogni persona.
17Osservate gli azzimi, perché in questo stesso giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dal paese d'Egitto; osserverete questo giorno di generazione in generazione come rito perenne.18Nel primo mese, il giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al ventuno del mese, alla sera.
19Per sette giorni non si troverà lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievito, sarà eliminato dalla comunità di Israele, forestiero o nativo del paese.20Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre dimore mangerete azzimi".
21Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: "Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la pasqua.22Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spruzzerete l'architrave e gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi uscirà dalla porta della sua casa fino al mattino.23Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti: allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire.24Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre.25Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito.26Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto?27Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case".
Il popolo si inginocchiò e si prostrò.
28Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; in tal modo essi fecero.
29A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero nel carcere sotterraneo, e tutti i primogeniti del bestiame.30Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto!
31Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: "Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate a servire il Signore come avete detto.32Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!".33Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: "Stiamo per morire tutti!".34Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli.
35Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti.36Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali annuirono alle loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani.
37Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini capaci di camminare, senza contare i bambini.38Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e insieme greggi e armenti in gran numero.39Fecero cuocere la pasta che avevano portata dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: erano infatti stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio.
40Il tempo durante il quale gli Israeliti abitarono in Egitto fu di quattrocentotrent'anni.41Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dal paese d'Egitto.42Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dal paese d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione.
43Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Questo è il rito della pasqua: nessun straniero ne deve mangiare.
44Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare.
45L'avventizio e il mercenario non ne mangeranno.
46In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso.
47Tutta la comunità d'Israele la celebrerà.48Se un forestiero è domiciliato presso di te e vuol celebrare la pasqua del Signore, sia circonciso ogni suo maschio: allora si accosterà per celebrarla e sarà come un nativo del paese. Ma nessun non circonciso ne deve mangiare.
49Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero, che è domiciliato in mezzo a voi".
50Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono.
51Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dal paese d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere.


Salmi 22

1'Al maestro del coro. Sull'aria: "Cerva dell'aurora". Salmo. Di Davide.'

2"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza":
sono le parole del mio lamento.
3Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.

4Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.
5In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
6a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.

7Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
8Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
9"Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico".

10Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
11Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
12Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.

13Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
14Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
15Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
16È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.

17Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
18posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
19si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.

20Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
21Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
22Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
23Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

24Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
25perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

26Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
27I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
"Viva il loro cuore per sempre".
28Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
29Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
30A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui,
31lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
32annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
"Ecco l'opera del Signore!".


Salmi 37

1'Di Davide.'

Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.

3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.

5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.

7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.

10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.

12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.

14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.

16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.

18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.

20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.

22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.

25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.

27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.

30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.

34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.

37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.


Isaia 16

1Mandate l'agnello al signore del paese,
dalla rupe verso il deserto
al monte della figlia di Sion.
2Come un uccello fuggitivo,
come una nidiata dispersa
saranno le figlie di Moab
ai guadi dell'Arnon.
3Dacci un consiglio,
prendi una decisione!
Rendi come la notte la tua ombra
in pieno mezzogiorno;
nascondi i dispersi,
non tradire i fuggiaschi.
4Siano tuoi ospiti
i dispersi di Moab;
sii loro rifugio di fronte al devastatore.
Quando sarà estinto il tiranno
e finita la devastazione,
scomparso il distruttore della regione,
5allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine,
vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide,
un giudice sollecito del diritto
e pronto alla giustizia.
6Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
l'orgogliosissimo,
la sua alterigia, la sua superbia, la sua tracotanza,
la vanità delle sue chiacchiere.

7Per questo i Moabiti innalzano un lamento per Moab,
si lamentano tutti;
per le focacce di uva di Kir-Carèset
gemono tutti costernati.
8Sono squallidi i campi di Chesbòn,
languiscono le viti di Sibmà.
Signori di popoline hanno spezzato i tralci
che raggiungevano Iazèr,
penetravano fin nel deserto;
i loro rami si estendevano liberamente,
giungevano al mare.
9Per questo io piangerò con il pianto di Iazèr
sui vigneti di Sibmà.
Ti inonderò con le mie lacrime,
Chesbòn, Elealè,
perché sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia
è piombato il grido dei vignaioli.
10Sono scomparse gioia e allegria dai frutteti;
nelle vigne non si levano più lieti clamori,
né si grida più allegramente.
Il vino nei tini nessuno lo ammosta,
l'evviva di gioia è cessato.
11Perciò le mie viscere fremono
per Moab come una cetra,
il mio intimo freme per Kir-Carèset.
12Moab si mostrerà e si stancherà sulle alture,
verrà nel suo santuario per pregare,
ma senza successo.

13Questo è il messaggio che pronunziò un tempo il Signore su Moab.14Ma ora il Signore dice: "In tre anni, come gli anni di un salariato, sarà deprezzata la gloria di Moab con tutta la sua numerosa popolazione. Ne rimarrà solo un resto, piccolo e impotente".


Lettera agli Ebrei 2

1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada.2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione,3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita,4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.

5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo.6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:

'Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?'
7'Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato'
8'e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi'.

Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa.9Però quel Gesù, che 'fu fatto di poco inferiore agli angeli', lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli,12dicendo:

'Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;'

13e ancora:

'Io metterò la mia fiducia in lui;'

e inoltre:

'Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato'.

14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo,15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma 'della stirpe di Abramo si prende cura'.17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.


Capitolo III: Utilità della Comunione frequente

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Parola del discepolo

1. Ecco, io vengo a te, o Signore, per trarre beneficio dal tuo dono e ricevere allegrezza al banchetto santo, "che, nella tua bontà, o Dio, hai preparato al misero" (Sal 67,11). Ecco, quanto io posso e debbo desiderare sta tutto in te; tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la fortezza, la maestà e la gloria. "Ricolma dunque oggi di letizia l'anima del tuo servo, perché, o Signore Gesù, a te ho innalzato l'anima mia" (Sal 85,4). Ardentemente desidero ora riceverti, con devozione e venerazione; desidero introdurti nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, di essere da te benedetto e di essere annoverato tra i figli d'Abramo. L'anima mia ha fame del tuo corpo; il mio cuore arde di farsi una cosa sola con te. Dammi in dono te stesso, e mi basta; poiché non c'è consolazione che abbia valore, fuori di te. Non posso stare senza di te; non riesco a vivere senza la tua presenza. E così occorre che io mi accosti frequentemente a te, ricevendoti come mezzo della mia salvezza. Che non mi accada di venir meno per strada, se fossi privato di questo cibo celeste. Tu stesso, o Gesù tanto misericordioso, predicando alle folle e guarendo varie malattie, dicesti una volta: "non li voglio mandare alle loro case digiuni, perché non vengano meno per strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, la stessa cosa ora con me; tu, che, per dare conforto ai fedeli, hai lasciato te stesso in sacramento. Sei tu, infatti, il soave ristoro dell'anima; e chi ti mangia degnamente sarà partecipe ed erede della gloria eterna. Poiché, dunque, io cado tanto spesso in peccato, e intorpidisco e vengo meno tanto facilmente, è veramente necessario che, pregando, confessandomi frequentemente e prendendo il santo cibo del tuo corpo, io mi rinnovi, mi purifichi e mi infiammi; cosicché non avvenga che, per una prolungata astinenza, io mi allontani dal mio santo proposito. In verità, "i sensi dell'uomo, fin dall'adolescenza, sono proclivi al male" (Gn 8,21); tosto egli cade in mali peggiori, se non lo soccorre la medicina celeste. Ed è appunto la santa Comunione che distoglie l'uomo dal male e lo rafforza nel bene. Che se ora sono così spesso svogliato e tiepido nella Comunione o nella celebrazione della Messa, che cosa sarebbe di me, se non prendessi questo rimedio e non cercassi un così grande aiuto? Anche se non mi sento sempre degno e pienamente disposto a celebrare, farò in modo di ricevere, in tempi opportuni, questi divini misteri e di rendermi partecipe di una grazia così grande. Giacché la principale, anzi l'unica, consolazione dell'anima fedele - finché va peregrinando, lontana da te, entro il corpo mortale - consiste proprio in questo, nel ricordarsi frequentemente del suo Dio e nel ricevere, in spirito di devozione, il suo diletto.

2. Oh!, meravigliosa degnazione della tua misericordia verso di noi, che tu, Signore Dio, creatore e vivificatore di tutti gli spiriti celesti, ti abbassi a venire in questa anima poveretta, saziando la sua fame con la tua divinità e insieme con la tua umanità. Felice quello spirito, beata quell'anima che merita di ricevere devotamente te, Signore e Dio, colmandosi in tal modo di gioia interiore. Quale grande signore essa accoglie; quale amato ospite, qual piacevole compagno riceve; quale fedele amico accetta; quale nobile e bello sposo essa abbraccia, degno di amore più di ogni persona cara e di ogni cosa che si possa desiderare. Tacciano dinanzi a te, o dolcissimo mio diletto, il cielo e la terra, con tutte le loro bellezze; giacché dalla degnazione della tua munificenza cielo e terra ricevono quanto hanno di grande e di nobile, pur non arrivando essi alla grandezza del tuo nome, "immenso nella sua sapienza" (Sal 146,5).


DISCORSO 341 SUL TRIPLICE ASPETTO DI CRISTO RIVELATO DALLE SCRITTURE CONTRO GLI ARIANI

Discorsi - Sant'Agostino

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Tre aspetti di Cristo nelle Scritture.

1. 1. Il Signore nostro Gesù Cristo, o fratelli, per quanto noi abbiamo potuto scorgere nelle Pagine sante, (e cioè) quando è annunziato nella Legge e nei Profeti o nelle Lettere degli Apostoli o quando si mostra per la fede nei fatti storici che conosciamo dal Vangelo, lo si vede e così lo si proclama in tre modi. Il primo modo è in quanto Dio, per quella divinità per cui è uguale e coeterno al Padre, prima dell'assunzione della natura umana. Il secondo modo è in quanto, assunta la natura umana, si legge e si intende che lo stesso che è Dio è anche uomo, e lo stesso che è uomo è anche Dio, e, per questa straordinaria caratteristica di superiorità, non resta al livello degli uomini, ma è mediatore e capo della Chiesa. Il terzo modo è quello, in un certo senso, del Cristo totale nella pienezza della Chiesa, cioè in quanto Capo e Corpo secondo quell'uomo perfetto 1 in cui ognuno di noi è membro. Questa connotazione di Cristo si predica ai credenti e si propone come oggetto di speculazione ai sapienti. Non possiamo, in tanto breve tempo, passare in rassegna né spiegare tutte le documentazioni scritturali che avallano questa triplice connotazione di Cristo, tuttavia non possiamo lasciare queste affermazioni senza prova. Data, almeno in parte, qualche testimonianza, sarà poi affare vostro cercare e trovare nelle Scritture le altre che qui, per la ristrettezza del tempo, non possiamo ricordare.

Primo aspetto: Cristo Verbo.

2. 2. Per quanto si attiene alla prima maniera di presentare il Signor nostro Gesù Cristo Salvatore, unico Figlio di Dio, ad opera del quale furono fatte tutte le cose, vi si ricollega quel famoso, splendido passo del Vangelo secondo Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte, e senza di lui nulla fu fatto. Ciò che è stato fatto in lui era la vita; e la vita era la luce degli uomini; e la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno accolta 2. Mirabili e stupende parole queste, che vanno accolte ancor prima di essere penetrate a fondo. Quando vi si pone davanti una pietanza [accade] che l'uno ne prenda una parte e l'altro un'altra; a tutti lo stesso cibo, non ad ognuno interamente tutto il cibo. Così ora un certo cibo e una certa bevanda di parole sono posti davanti alle vostre orecchie e tutto il discorso giunge a tutti. Forse, quando parlo io, succede che uno si prenda una sillaba e l'altro un'altra, l'uno una parola e l'altro un'altra? Se fosse così dovrei dire tante parole quanti sono gli uomini che vedo, perché a ognuno giunga almeno una parola. Ma io, di parole, facilmente ne dico di più di quanti sono gli uomini qui adunati, eppure tutte nel loro insieme giungono a tutti. La parola dell'uomo dunque non si divide in sillabe perché tutti la possano udire e si [dovrebbe forse] dividere in parti il Verbo di Dio perché sia in ogni luogo? [Possiamo forse presumere] fratelli, di paragonare in qualche modo queste nostre parole che suonano e passano a quel Verbo perenne senza mutamento? Io stesso perché ora ne ho parlato, ho forse fatto un tale paragone? Ho voluto comunque farvi pensare che quello che Dio mostra nelle cose materiali vi può essere utile per credere quello che ancora non sapete scorgere nelle parole spirituali. Ma passiamo ad esempi più validi: le parole infatti risuonano e passano. Entrando nel campo dei concetti, provate a pensare alla giustizia. Supposto che uno si trovi in Occidente e pensi alla giustizia, egli vi pensa nella sua totalità, proprio come uno che si trova in Oriente. L'uno e l'altro la vedono completa. Vedere infatti la giustizia come principio a cui attenersi nell'azione è condizione per agire con giustizia. Come uno la vede interiormente, così in conformità agisce all'esterno. Ma come farebbe a vederla se essa non fosse presente nell'interno? Per il fatto che egli si trova in un determinato luogo, si potrà dire che lì egli non possa essere partecipe del pensiero di un altro [che si trova in un luogo diverso]? Quando tu, posto qui [materialmente], vedi col pensiero ciò che un altro in un altro lontanissimo luogo ugualmente vede col pensiero, e tutto ti appare nella sua completezza e così a lui, ebbene, poiché le realtà spirituali e divine sono ovunque nella loro completezza, puoi credere allora che il Verbo è totalmente nel Padre ed è totalmente nell'incarnazione. Questo devi credere del Verbo di Dio, che è Dio presso Dio.

Secondo aspetto: Cristo Dio e uomo.

3. 3. Ma ecco ora un altro aspetto, un altro modo di presentare Cristo, un altro [aspetto] che la Scrittura fa palese. Ciò che ho detto finora riguarda Cristo prima dell'incarnazione. Ora ascolta quello che proclama la Scrittura: Il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato fra noi 3. Se tacesse sull'umanità del Verbo inutilmente ci parlerebbe della sua divinità colui che ha scritto: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose per mezzo di lui furono fatte e senza di lui nulla fu fatto 4. Perché io veda un giorno quella divinità, è venuto qui a vivere con me; per darmi la purificazione necessaria a quella contemplazione, è venuto a soccorrere la mia debolezza. Si è fatto uomo prendendo dalla natura umana la stessa natura umana. A chi giaceva ferito sulla via venne in aiuto col " giumento " della carne 5, per formare e far crescere la nostra fede debole con il sacramento della sua incarnazione; per rendere limpido il nostro intelletto a vedere quella divinità che non ha mai perduto. Ha incominciato infatti ad essere uomo ma non ha mai cessato di essere Dio. Dunque questo ci è insegnato riguardo al Signore nostro Gesù Cristo in quanto mediatore, in quanto capo della Chiesa, perché egli è Dio-Uomo e Uomo-Dio, così come dice Giovanni: Il Verbo si è fatto carne ed ha dimorato fra noi.

Cristo presentato in ambedue i modi dall'Apostolo.

3. 4. L'uno e l'altro di questi aspetti di Cristo li trovate in quel notissimo capitolo dell'apostolo Paolo [dove] dice [di lui che]: Sussistendo in forma di Dio non reputò una usurpazione l'essere uguale a Dio 6. Il che equivale a dire: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 7. Come potrebbe l'Apostolo dire: Non considerò un'usurpazione essere uguale a Dio, se a Dio non fosse uguale? Se poi il Padre è Dio ed egli non è Dio, come sarebbe uguale? In corrispondenza a quanto dice [Giovanni] che il Verbo era Dio, abbiamo in Paolo questo passo: Non giudicò un'usurpazione essere uguale a Dio, e come l'uno diceva: Il Verbo si è fatto carne e ha dimorato tra noi 8, l'altro, parallelamente, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo 9. Fate attenzione. Disse che spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo proprio perché si è fatto uomo, perché il Verbo si è fatto carne e ha dimorato tra noi. E che cosa è questo " si spogliò "? Non perse la divinità, ma si rivestì dell'umanità, mostrando agli uomini ciò che non aveva prima di farsi uomo. Apparendo in questo aspetto si spogliò: tenendo nascosto l'alto grado della sua maestà e mettendo in vista la carne, vestito della sua umanità. Egli è Mediatore e Capo della Chiesa per il fatto che si è annientato assumendo la forma di servo. Non dice: " Assumendo la forma di Dio ". Parlandosi della forma di Dio [Paolo] non usa il verbo " assumere ", ma dice: Pur sussistendo in forma di Dio non giudicò un'usurpazione l'essere uguale a Dio. E invece, quando giunge a parlare della condizione del servo, dice: Assumendo la forma di servo. Per questo è Mediatore e Capo della Chiesa e per lui ci riconciliamo con Dio, per il mistero dell'umiltà, della passione, della risurrezione, dell'ascensione e del giudizio futuro per cui si potranno udire le due ben note realtà future sebbene Dio abbia parlato una volta sola 10. Quando si potranno udire? Quando renderà a ciascuno secondo le sue opere 11.

Guardarsi dall'eresia ariana. La provocazione della scienza.

4. 5. Tenendo ben ferma questa dottrina, non stupitevi che vi siano tra gli uomini delle controversie, che si diffondono insidiosamente, come una cancrena, dice l'Apostolo 12. Ma voi state all'erta su ciò che ascoltate e salvaguardate la purezza della vostra [anima], come se foste stati fidanzati, dall'amico dello sposo, all'unico sposo, vergine casta da offrire a Cristo. La vostra verginità sia nella vostra anima. La verginità fisica è di pochi, nella Chiesa. La verginità dell'anima è richiesta invece a tutti i fedeli. E` questa la verginità che il serpente vuole corrompere e a proposito di lui dice l'Apostolo: Vi ho fidanzati a un solo sposo per presentarvi a Cristo quale vergine casta. E temo che, come il serpente con la sua astuzia sedusse Eva, così i vostri sensi si lascino corrompere, deviando dalla sincerità e dalla purezza che è in Cristo 13. I vostri sensi sono le vostre menti. Questa è l'interpretazione più rispondente perché s'intendono per sensi anche quelli del corpo, il senso della vista, dell'udito, dell'olfatto, del gusto, del tatto. Quello che l'Apostolo temeva si corrompesse è la nostra mente, dove risiede l'integrità della fede. Orsù, anima, conserva la tua verginità, che si dovrà poi fecondare nell'amplesso del tuo sposo. Munite di spine le vostre orecchie, come è stato scritto 14. Alcuni fratelli deboli sono stati turbati dalla questione degli Ariani, ma per misericordia del Signore la fede cattolica ha vinto. Egli infatti non ha abbandonato la sua Chiesa e se ha lasciato che fosse temporaneamente turbata, lo ha fatto perché stesse sempre in rapporto di supplica con lui e da lui fosse rinsaldata come su ferma roccia. Ma il serpente sibila ancora, non si rassegna a tacere. Cerca, con una certa qual promessa di scienza, di estromettere l'uomo dal paradiso che è la Chiesa, per non lasciarlo ritornare a quel paradiso dal quale il primo uomo venne estromesso.

Satana agisce ora nella Chiesa come una volta nel paradiso terrestre. Il Figlio in quanto Dio uguale al Padre, in quanto servo minore.

5. 6. Cercate di capire, fratelli. Quello che avvenne in quel paradiso, oggi ancora si verifica nella Chiesa. Nessuno ci induca ad uscire da questo paradiso. Basta che ne siamo usciti una volta. Almeno dopo quell'esperienza, emendiamoci. Il serpente è sempre lo stesso: suggerisce disonestà ed empietà. [Può capitare che] prometta l'impunità, come l'ha promessa là, dicendo: Voi non morirete mai 15. Tali suggerimenti egli insinua per far vivere male i cristiani oggi. " Forse che Dio - dice - farà perire tutti? Forse condannerà tutti? Dio afferma: Sì, condannerò, ma anche perdonerò a quelli che cambieranno vita. Mutino il loro comportamento. Muterò le mie minacce ". Chi mormora insidiosamente è sempre lui, [il serpente], e dice: " Guarda, c'è un passo dove sta scritto: Il Padre è maggiore di me 16 e tu dici che è uguale al Padre? ". Io accetto il passo che tu riferisci, ma ne accetto anche un altro, perché due ne leggo. Il fatto è che tu ne accetti uno solo e l'altro lo rifiuti, mentre li puoi leggere con me, l'uno e l'altro. L'espressione: Il Padre è maggiore di me certo che l'accetto, non da te, ma dal Vangelo. E tu accetta dall'Apostolo l'altra espressione, che il Figlio è uguale al Padre. Uniscile, l'una e l'altra. Accórdale l'una con l'altra. Chi ha parlato per bocca di Giovanni nel Vangelo, ha parlato per mezzo di Paolo nell'Epistola. Dio non può contraddirsi. Ma tu non vuoi capire la concordanza della Scrittura. Tu ami fare questioni. " Ma io - dici - ho la mia prova nel Vangelo [dove è scritto]: Il Padre è maggiore di me ". Ma anch'io ho nel Vangelo la prova [lì dove dice]: Io e il Padre siamo una cosa sola 17. In che modo può essere vera l'una cosa e l'altra? In che modo c'insegna l'Apostolo [che]: Io e il Padre siamo una cosa sola? [Ce lo spiega così:] Egli, avendo forma di Dio, non reputò una usurpazione la sua uguaglianza a Dio. Ascolta ancora: Il Padre è maggiore di me. Ma spogliò se stesso prendendo forma di servo 18. Ecco, io ti ho mostrato in che senso il Padre è più grande: tu mostrami in che cosa [il Figlio] non è uguale. Perché noi leggiamo l'una cosa e l'altra. E` minore del Padre in quanto Figlio dell'uomo, è uguale al Padre in quanto Figlio di Dio, perché il Verbo era Dio. Il Mediatore è Dio e uomo: come Dio uguale al Padre, come uomo minore del Padre; è dunque insieme uguale e minore: uguale nella forma di Dio minore, nella forma di servo. Dimmi dunque com'è uguale e insieme minore, se forse in una parte uguale e in un'altra minore. Ecco, eccettuato il fatto di aver assunto la carne, mostrami dov'è uguale e dove minore. Voglio vedere come farai a dimostrarmelo.

Il Figlio di Dio prima dell'incarnazione non è in alcun modo minore del Padre.

6. 7. Pensare secondo la carne, badate, è stolta empietà. E` stato scritto che: Pensare secondo la carne è morte 19. Férmati qui. Io prescindo per il momento dal resto e neppure parlo ancora della incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, ma, come se non fosse ancora avvenuta questa incarnazione che è avvenuta, medito con te queste parole: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio 20. Considero insieme con te anche quest'altro passo: Lui, avendo forma di Dio non reputò un'usurpazione la sua uguaglianza con Dio 21. Mostrami dunque qui dove, dei due, uno può essere più grande e uno più piccolo. Che ne dici? Vorresti forse dividere Dio secondo diverse qualità, cioè determinate maniere di essere corporali o animali, quelle in cui noi possiamo scorgere delle differenze? Secondo natura potrei parlare così, ma Dio sa che così voi non potete capire. Dunque, tornando al discorso precedente, prima che il Verbo assumesse la carne, prima che si facesse carne e abitasse tra noi, mostrami dove è minore, dove è uguale al Padre. Forse che Dio può essere differenziato per cui il Figlio per un verso gli è minore e per un altro uguale? Come se, presi in esame determinati corpi, dicessimo che uno è uguale all'altro in lunghezza ma inferiore in forza. Spesso infatti si danno due corpi uguali per statura, ma riguardo alla forza uno superiore, l'altro inferiore. Vorremmo pensare che Dio e il Figlio sono come corpi? Lo vorremmo pensare di Colui che fu completo in Maria, completo nel Padre, completo nella natura umana e completo sopra agli spiriti angelici? Allontani Dio tali pensieri dal cuore dei cristiani. Su questa strada potresti arrivare a dire: Uguali in altezza e in forza, diversi di colore. Ma il colore non c'è se non nelle realtà fisiche. In lui c'è invece luce di sapienza. Próvati a dirmi il colore della giustizia. Dal momento che le realtà spirituali non hanno colore, tu a Dio non daresti tali attributi se avessi sul viso il colore della vergogna.

Identità tra Figlio e Padre.

6. 8. Che mi dirai, dunque? Forse che in quanto a potenza sono uguali, ma che il Figlio è minore in sapienza? Dio sarebbe ingiusto se avesse dato a una minore sapienza un uguale potere. Se poi sono uguali in sapienza ma il Figlio è minore in potenza, Dio sarebbe stato geloso comunicando una potenza minore a una uguale sapienza. In Dio tutti gli attributi non sono che una identica realtà. Non c'è in lui la potenza in modo distinto dalla sapienza o la fortezza in modo distinto dalla giustizia e dalla castità. Quando parli di uno qualunque di questi attributi di Dio, non puoi intendere che siano differenziati e nulla del resto si può dire in modo appropriato. Questo modo di parlare si addice piuttosto alle anime, in cui la luce divina penetra in modo particolare e le investe secondo le qualità proprie di ciascuna, così come questa nostra luce visibile illumina i corpi fisici: se scompare la luce, tutti i corpi hanno lo stesso colore, o, meglio, nessun colore. Quando la luce arriva e illumina i corpi, per quanto essa sia una sola, li colora in diverse maniere, secondo le loro diverse proprietà. Allo stesso modo ricevono impressione le anime che sono sotto la benefica influenza di una luce che da nulla è influenzata e prendono forma da chi non riceve forma da altri.

La giustizia di Dio: insufficiente espressione umana.

7. 9. Tuttavia, o fratelli, noi usiamo tali espressioni riguardo a Dio solo perché non ne troviamo di migliori. Do a Dio l'attributo di giusto perché, tra le parole umane, non ne trovo una migliore. Ma lui è oltre la giustizia. E` detto nelle Scritture: Dio è giusto e ama la giustizia 22. Nelle Scritture si legge anche che Dio si pente 23, che Dio non sa 24. Cose da inorridire. Come può Dio non sapere, Dio pentirsi? Tuttavia salutarmente la Scrittura è scesa a questo livello di espressioni, che ti fanno orrore, proprio perché così tu non pensi che siano definite in modo adeguato quelle realtà che reputi grandi. " Ma allora - mi puoi domandare - che cosa si può dire di Dio in modo adeguato? ". Uno potrebbe risponderti che, appunto, Dio è giusto. Ma un altro, che va più a fondo, ti direbbe che questa espressione è al di sotto della sua maestà e che così ci si esprime impropriamente riguardo a Dio, ma piuttosto in modo conforme al livello umano. Se uno si appoggia alle Scritture perché lì è scritto: Il Signore è giusto, si può controbattere a ragione che nelle Scritture si trova anche l'espressione che Dio si pente. E poiché è chiaro che il pentirsi non va inteso nel senso comune, nel senso riferito agli uomini che si pentono, così bisogna convenire che l'espressione " giusto " non è applicabile alla suprema grandezza di Dio. E tuttavia la Scrittura fa bene ad usare un tale linguaggio perché, attraverso queste inadeguate parole, l'animo sia gradatamente portato al livello di ciò che non si può esprimere. Tu dici: Dio giusto. Ma cerca di pensare a qualcosa che sia oltre la giustizia, così come sei solito pensarla nell'uomo. " Eppure - tu mi dici - le Scritture hanno proprio detto: giusto ". Ma esse hanno anche detto che Dio si pente, che non sa, cose che non osi ripetere. Orbene, come hai capito che quelle espressioni, che esiti a pronunciare, sono motivate dal basso livello della tua comprensione, così anche queste altre, che consideri superiori, sono dette per un'intelligenza che abbia una consistenza maggiore. Chi poi riesce a trascendere questi concetti e comincia a pensare, per quanto è concesso all'uomo, qualcosa di adeguato riguardo a Dio, troverà, per lodarlo, solo il silenzio delle parole, nella voce inesprimibile del cuore.

Il Figlio è totalmente uguale al Padre.

8. 10. Dunque, fratelli, poiché in Dio potenza e giustizia sono la stessa cosa (qualunque attributo tu gli conferisca, tu di lui dici sempre la stessa cosa e va da sé che non è mai nulla di adeguato) non puoi dire che il Figlio è uguale al Padre per la giustizia e non per la potenza, o sì per la potenza e no per la scienza. L'uguaglianza su di un punto postula l'uguaglianza su tutto; tutti gli attributi che gli dài sono equivalenti, hanno lo stesso valore. Mi basta dunque che tu ammetta di non poter dire in che modo il Figlio è diverso dal Padre se non ammettendo una differenziazione nella sostanza stessa di Dio. E se la supponi, sei fuori dalla verità e non ti accosti a quel santuario divino dove si scorge il vero in pura chiarità. Poiché non puoi parlare di uguaglianza da una parte e di disuguaglianza dall'altra, perché in Dio non vi sono parti, non puoi dire che per un aspetto è uguale e per un altro è disuguale perché in Dio non vi sono qualità differenti, non puoi affermare [del Figlio] che è uguale, se non intendendo totalmente uguale. Ne consegue che non puoi dire di lui che è inferiore se non in quanto assunse la condizione di servo. Abbiate, fratelli, sempre a mente questa verità: se accettate nelle Scritture un determinato principio, la luce stessa di questo principio vi chiarirà tutte le cose. Secondo quanto si è detto, ovunque troverete che il Figlio è uguale al Padre, dovete ritenere tale uguaglianza riguardo alla natura divina. Lo riterrete inferiore solo secondo la forma, che assunse, di servo. Questo trova riscontro nella Scrittura, lì dove è detto: Io sono colui che sono, e ancora: Io sono il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe 25. Così avrete compreso quello che egli è nella sua natura e nella sua misericordia. Penso di aver detto abbastanza del modo in cui il nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore nostro, Capo della Chiesa mediatore nostro, per mezzo del quale ci riconciliamo con Dio, si presenta nelle Scritture come Dio e come uomo.

Terzo aspetto: il Cristo totale capo e corpo.

9. 11. C'è una terza maniera in cui il Cristo totale può essere presentato: in quanto Chiesa, come capo e insieme come corpo. Infatti capo e corpo sono l'unico Cristo; non perché senza corpo non sia intero, ma perché si è degnato di essere totalmente con noi Colui che, anche senza di noi, è completo; non solo in quanto è Verbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma anche nella sua stessa umanità che assunse e con la quale è, insieme, Dio e uomo. Resta da stabilire, fratelli, in qual modo noi siamo il suo corpo e lui, con noi, l'unico Cristo. Dove troviamo che l'unico Cristo è capo e corpo, vale a dire corpo col suo capo? In Isaia la sposa con il suo sposo parlano come se fossero una persona sola, al singolare. E` uno solo che parla, e state attenti a cosa dice: Come a uno sposo mi cinse il diadema. Mi adornò di gioielli come una sposa 26. Come sposo e sposa. La stessa persona è chiamata sposo in quanto capo, è chiamata sposa in quanto corpo. Sembrano due e invece sono uno. Altrimenti in che modo saremmo membra di Cristo? L'Apostolo si esprime molto chiaramente: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 27. Tutti insieme siamo membra e corpo di Cristo: non solo noi che ci troviamo qui in questo luogo, ma tutti su tutta la terra. E non solo noi che viviamo in questo tempo, ma che dire? dal giusto Abele sino alla fine del mondo, fino a quando ci sarà generazione umana. Qualsiasi giusto faccia il suo passaggio in questa vita, tutta l'umanità presente e non solo di questo luogo, e tutta l'umanità futura, tutti formano l'unico corpo di Cristo e ciascuno ne è membro. Se dunque tutti ne formano il corpo e i singoli sono le membra, è lui il capo di questo corpo. Egli è - dice l'Apostolo - il capo del corpo, cioè della Chiesa, il primogenito, colui che tiene il primato su tutte le cose 28. E poiché di lui dice ancora che è capo di ogni principato e di ogni potestà 29, è chiaro che questa Chiesa, ora pellegrina, si salda a quella Chiesa celeste dove abbiamo gli angeli come concittadini, ai quali noi saremo pari dopo la risurrezione dei corpi: una uguaglianza che ci arrogheremmo con impudenza se la Verità stessa non ce l'avesse assicurato: Saranno uguali agli angeli di Dio 30; e ci sarà una sola Chiesa, la città del grande Re.

Cristo e Chiesa sono l'unico Cristo.

10. 12. Concludendo, dunque, Cristo nelle Scritture è presentato talvolta in modo da far capire che è il Verbo, uguale al Padre, talvolta che è il Mediatore: Il Verbo si è fatto carne, per abitare tra noi 31; o come quando si dice che quell'Unigenito, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, non reputò una usurpazione la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce 32. Talvolta infine Cristo è presentato in modo da far capire che è insieme capo e corpo: lo dice chiaramente lo stesso Apostolo quando [commenta] ciò che è detto del marito e della moglie nel libro della Genesi: I due diventeranno una sola carne 33. Seguiamolo mentre commenta perché non sembri che azzardiamo congetture nostre. Saranno - dice - i due una carne sola. E aggiunge: Questo mistero è grande. E per non lasciar credere che ci si riferisca all'unione dei due sessi secondo natura, aggiunge: Io parlo in rapporto a Cristo e alla Chiesa 34. Va sempre riferito a Cristo e alla Chiesa ciò che è detto nel passo: I due formeranno una carne sola, pertanto non sono più due ma una carne sola 35. Lo stesso rapporto che c'è tra sposo e sposa c'è tra capo e corpo perché il capo della moglie è il marito. Sia che dica capo e corpo, sia che dica sposo e sposa, intendetelo riferito ad uno solo. Per queste ragioni lo stesso Apostolo, quando era ancora Saulo, si sentì dire: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 36. Perché il corpo è attaccato al capo. E quando quel predicatore di Cristo dovette subire dagli altri le persecuzioni che egli ad altri aveva inflitto, diceva: Per completare nel mio corpo ciò che manca alle sofferenze di Cristo 37, mostrando così che la sua sofferenza apparteneva alle sofferenze di Cristo. [Queste parole] non vanno intese come riferite al capo che, ormai in cielo, non patisce nulla, ma al corpo, cioè alla Chiesa, corpo che col suo capo è l'unico Cristo.

La sposa di Cristo sia senza macchia e ruga.

11. 13. Mostratevi dunque corpo degno di tale capo, sposa degna di tale sposo. Quel capo non può avere se non un corpo degno di lui né un tal marito una sposa che non sia degna di lui. Per farsela comparire - dice San Paolo - davanti, la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile 38. Questa è la sposa di Cristo, senza macchia né ruga. Non vuoi avere macchia? Fa' come è scritto: Lavatevi, purificatevi, togliete le cattiverie dai vostri cuori 39. Non vuoi avere ruga? Prostenditi in croce. Non basta infatti soltanto purificarsi, bisogna prostendersi in croce per essere senza macchia e senza ruga. Mediante la purificazione si portano via i peccati, mediante il prostendersi in croce si realizza il desiderio della vita eterna per cui Cristo si è lasciato crocifiggere. Ascolta ciò che dice lo stesso Paolo, una volta purificato: Ci ha fatto salvi non per merito di opere giuste compiute da noi, ma in forza della sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione 40. Ascolta ancora lui disteso sulla croce : Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per conseguire il premio a cui Dio mi ha chiamato in Cristo Gesù 41.

 


1 - Cf. Ef 4, 13.

2 - Gv 1, 1-5.

3 - Gv 1, 14.

4 - Gv 1, 1-3.

5 - Cf. Lc 10, 30-37.

6 - Fil 2, 6.

7 - Gv 1, 1.

8 - Gv 1, 14.

9 - Fil 2, 7.

10 - Cf. Sal 61, 12.

11 - Mt 16, 27.

12 - Cf 2 Tm 2, 17.

13 - 2 Cor 11, 2-3.

14 - Cf. Sir 28, 28.

15 - Gn 3, 4.

16 - Gv 14, 28.

17 - Gv 10, 30.

18 - Fil 2, 6. 7.

19 - Rm 8, 6.

20 - Gv 1, 1-2.

21 - Fil 2, 6.

22 - Sal 10, 8.

23 - Cf. Gn 6, 7.

24 - Cf. Gn 18, 21.

25 - Es 3, 14-16.

26 - Is 61, 10.

27 - 1 Cor 12, 27.

28 - Col 1, 18.

29 - Col 2, 10.

30 - Lc 20, 36.

31 - Gv 1, 14.

32 - Fil 2, 6-8.

33 - Gn 2, 24.

34 - Ef 5, 31-32.

35 - Mt 19, 5-6.

36 - At 9, 4.

37 - Col 1, 24.

38 - Ef 5, 27.

39 - Is 1, 16.

40 - Tt 3, 5.

41 - Fil 3, 13-14.


17 - Le sofferenze che pati' il nostro salvatore Gesù durante la notte del rinnegamento di Pietro e il gran dolore della sua santissima Madre.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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1283. I santi evangelisti hanno fatto passare sotto silenzio i patimenti di Gesù nella notte del rinnegamento di Pietro e gli insulti che ricevette nella casa di Caifa, mentre tutti e quattro riferiscono la nuova consultazione fatta tra i membri del sinedrio per presentarlo a Pilato, come si vedrà nel capitolo seguente. Io allora dubitai se fosse opportuno proseguire il mio racconto e manifestare quanto mi era stato dato di comprendere, perché nel contempo mi fu fatto capire che nel nostro pellegrinaggio terreno non ci sarà svelata ogni cosa, né conviene che si dica a tutti ciò di cui si viene a conoscenza, poiché nel giorno del giudizio saranno palesati questo ed altri misteriosi eventi della vita e della passione del nostro Redentore. Inoltre, su quanto io posso dichiarare, non trovo parole adeguate al mio pensiero e molto meno all'oggetto che concepisco, perché l'argomento è ineffabile e superiore alla mia capacità. Tuttavia, per obbedire, esporrò quello che mi sarà concesso di intendere, per non essere ripresa per aver taciuto una verità così sublime da confondere e condannare la vanità e la dimenticanza umana. Confesso dinanzi al cielo la mia durezza a non morire di vergogna e dolore, per aver commesso colpe che tanto costarono a quel Dio che mi diede l'esistenza: non possiamo negare l'orrore e la gravità del peccato che fece strazio dell'Autore della grazia e della gloria. Sarei la più ingrata di tutti gli uomini, al pari dello stesso demonio, se da oggi in poi non aborrissi la colpa più della morte: questo debito desidero trasmettere e ricordare a tutti i cattolici, figli della Chiesa.

1284. L'ambizioso sommo sacerdote, di fronte alle torture che Cristo nostro bene subiva silenziosamente alla sua presenza, si accese d'invidia, mentre i suoi collaboratori, non appagati di ciò che veniva messo in atto contro la divina persona, fremettero d'ira. Passata la mezzanotte, deliberarono che il Salvatore restasse ben custodito fino al mattino, per avere la certezza che non potesse fuggire mentre dormivano. Ordinarono perciò di rinchiuderlo, legato com'era, in un sotterraneo che serviva per far scontare l'ergastolo ai peggiori ladroni e facinorosi dell'impero. Questo carcere era senza luce e così sporco e maleodorante che, se non fosse stato ben chiuso, avrebbe potuto infettare l'intera abitazione; difatti, erano parecchi anni che non veniva pulito sia perché assai profondo, sia perché non si facevano molti scrupoli di confinare le persone più inique in quell'orribile luogo, ritenendole gente indegna di ogni pietà, bestie indomite e feroci.

1285. Eseguito subito l'ordine del malvagio consiglio, il Creatore dell'universo fu portato in quell'immondo e tenebroso luogo. E poiché seguitava a stare legato nello stesso modo in cui era stato condotto dal Getsèmani, quei malviventi poterono continuare con sicurezza a sfogare su di lui lo sdegno che il principe delle tenebre somministrava loro incessantemente: ora lo tiravano per le corde, ora lo trascinavano con disumano furore, con percosse esecrabili. La prigione descritta in un angolo presentava una sporgenza, talmente resistente da non essere mai stata smussata, a cui venne spietatamente attaccato con l'estremità delle corde sua Maestà, che, lasciato in piedi con il corpo ricurvo, non aveva possibilità di sedersi e rialzarsi per un piccolo sollievo: questo si rivelò una tortura nuova ed estremamente penosa. I soldati, abbandonandolo così, serrarono le porte con le chiavi che consegnarono ad un custode perché ne avesse cura.

1286. Il dragone infernale nella sua recondita superbia non aveva riposo; bramava sempre di poter sapere se costui fosse il Messia e, per irritarne l'eccelsa pazienza, macchinò un'altra malvagità. Infuse nell'immaginazione della guardia depravata l'intento di invitare alcuni amici, dai costumi simili ai suoi, per scendere tutti insieme nella fossa e trattenersi alquanto a prendere in giro il mansuetissimo Agnello: volevano obbligarlo a profetizzare ed a fare qualcosa di inaudito, poiché lo ritenevano un mago o un indovino. Con questa diabolica suggestione Lucifero eccitò anche altri sgherri inducendoli ad eseguire le perfide molestie che avevano pensato. E mentre essi si riunivano per decidere, molti degli angeli che assistevano Gesù nel martirio, vedendolo in un posto tanto ignobile, stretto in quella dolorosa posizione, subito si prostrarono davanti a lui, adorandolo come vero Dio. Inoltre, gli resero riverenza e culto tanto più profondi quanto più lo riconobbero mirabile nel permettere di farsi insultare per l'amore che portava ai mortali, e gli elevarono alcuni inni e cantici composti da Maria. In nome della stessa Signora, lo pregarono che, quantunque non volesse mostrare la potenza della sua destra nell'innalzare la sua santissima umanità, almeno desse loro il permesso di alleviargli il tormento e difenderlo da quella schiera di malvagi, che incitata dal diavolo si preparava ancora ad offenderlo.

1287. Il nostro Maestro non accettò un ossequio così particolare e disse: «Ministri dell'eterno Padre, non è mia volontà avere sollievo in questo momento. Io desidero sopportare gli affronti per soddisfare la carità ardente con la quale amo i discendenti di Adamo, e lasciare ai miei eletti un esempio, affinché mi imitino e non si perdano d'animo nelle tribolazioni, tenendo presenti i tesori della grazia che ho procurato ad essi con abbondanza. In tal modo io voglio giustificare la mia causa perché nel giorno della mia ira sia manifesta ai reprobi la giustizia con cui saranno condannati per aver disprezzato l'acerbissima passione, che io ho accettato per procurare il loro rimedio. Dite a colei che mi ha generato che si consoli in quest'afflizione, sino a quando non arriverà il giorno della gioia e del riposo, e mi accompagni adesso nell'opera della redenzione, poiché dal suo compassionevole affetto e da tutto ciò che fa io ricevo soddisfazione e compiacimento». Dopo questa risposta, i messaggeri superni ritornarono dalla Regina e con queste rassicuranti parole la confortarono, benché ella tramite un'altra via di conoscenza non ignorasse il volere di patire del suo Unigenito e tutto ciò che succedeva nella casa di Caifa. E quando ebbe notizia della nuova crudeltà con la quale i soldati lo avevano attaccato e della condizione tanto dura in cui era stato lasciato, la purissima Vergine provò nella sua delicatissima persona lo stesso dolore, avvertendo anche quello dei pugni, degli schiaffi e degli obbrobri che erano stati riservati all'Autore della vita. Nel corpo della candidissima colomba tutto risuonava come un'eco miracolosa: stesso dardo feriva il Figlio e la Madre, stesso coltello trapassava entrambi, con la sola differenza che egli soffriva come uomo-Dio e unico salvatore dell'umanità, ella come semplice creatura e coadiutrice del beneplacito divino.

1288. Quando l'amorosa Principessa seppe che Gesù permetteva l'ingresso nel carcere a quei vilissimi malfattori, pianse amaramente per quanto stava per accadere. Prevedendo i perversi propositi di Lucifero, fu molto prudente ad usare il suo potere regale e ad impedire che si eseguisse contro il suo diletto qualche atto indecoroso, come costui stava macchinando. Difatti, sebbene tutte le azioni tramate fossero indegne e di somma irriverenza, in alcune vi poteva concorrere minore decenza: queste erano quelle che il nemico cercava di inculcare nelle guardie per provocare lo sdegno di Cristo, quando vedeva che con le altre molestie intentate non era riuscito ad irritare la sua mansuetudine. Furono talmente rare, ammirevoli, eroiche e straordinarie le opere compiute da Maria in questa circostanza ed in tutto il corso della passione, che non si possono giustamente riferire né lodare, benché su tale argomento siano stati scritti molti libri: è ineluttabile, allora, rimettere tutto ciò al tempo della visione beatifica, perché è così sublime da non potersi narrare in questa vita.

1289. Quei ministri del peccato entrarono nel sotterraneo, celebrando con ingiurie la festa che avevano deciso di fare tra derisioni e beffe contro il Signore. Avvicinatisi a lui, incominciarono a sputargli in faccia in modo nauseante, schernendolo e dandogli schiaffi con incredibile sfacciataggine; ma egli non rispose né aprì bocca né alzò lo sguardo, serbando sempre sul volto un'umile serenità. Quei farabutti volevano obbligarlo a parlare oppure a fare qualcosa di ridicolo o straordinario, al fine di avere ancora un'occasione per appellarlo come stregone e burlarsi di lui. Allorché si accorsero invece della sua imperturbabile mitezza, si lasciarono maggiormente irritare dai diavoli: lo sciolsero dalla roccia a cui stava legato e lo posero in mezzo alla prigione, bendandogli con un panno i santissimi occhi. Accerchiatolo incominciarono uno dopo l'altro a percuoterlo con pugni sotto il mento e schiaffi, chiedendogli di indovinare chi fosse colui che lo aveva colpito; ciascuno faceva a gara per superare gli altri nelle derisioni e nelle bestemmie. In quest'occasione, essi pronunciarono parole blasfeme ancor più fieramente che alla presenza di Anna.

1290. Alla pioggia di obbrobri il mansuetissimo Agnello non ribatteva. Frattanto, satana bramava che facesse qualche gesto contro la pazienza, crucciandosi nel vedere come questa virtù rimanesse immutabile in lui. Infuse, allora, nell'immaginazione di quei suoi amici l'infernale decisione di spogliarlo di tutte le vesti e di trattarlo come aveva escogitato nella sua esecrabile mente. A questa suggestione quegli iniqui non fecero resistenza, risolvendo di concretizzarla subito. La prudentissima Vergine con preghiere, lacrime e sospiri e con l'autorità di regina impedì l'abominevole sacrilegio, implorando il Padre che non concorresse con le cause seconde in tali azioni delittuose. Ingiunse così a quei ministri di empietà di non usare la loro forza naturale per effettuare quanto avevano ordito e, per questa potenza, essi non poterono realizzare niente di ciò che il serpente con la sua malizia aveva loro suggerito, poiché dimenticavano immediatamente molte cose che desideravano fare tralasciandone altre, e rimanevano con le braccia irrigidite sino a quando non ritrattavano la loro perversa iniziativa. Nel desistere ritornavano nello stato normale, perché quel miracolo non era compiuto per castigarli, ma solo per impedire gli atti più ignobili; infatti, era loro consentito di eseguire solamente le irriverenze che rientravano nel beneplacito superno.

1291. La potentissima sovrana comandò anche ai demoni che tacessero e non incitassero più a simili oltraggi. Da questo ordine il dragone restò schiacciato e reso inabile in ciò a cui si estendeva la volontà di diniego della Madre; fu allora impossibilitato ad aizzare ulteriormente la stolta rabbia di quei delinquenti, che pertanto non furono più in grado di dire o fare qualcosa di indecoroso, se non nell'ambito loro permesso. Tuttavia essi, pur sperimentando in sé tutti quegli effetti mirabili e alquanto insoliti, non meritarono di disingannarsi né di riconoscere il potere divino e, benché in quel frangente si sentissero ora storpi ora liberi e sani, attribuivano il repentino cambiamento a facoltà di stregone e di mago, ritenendo tale il Maestro della verità e della vita. Con questo diabolico errore perseverarono nel fare altre burle infamanti e nell'infliggere nuovi tormenti a Cristo, fin quando si accorsero che la notte era già molto avanzata. Ritornarono allora a legarlo alla roccia e lasciandolo lì attaccato uscirono con i ministri infernali. Per disposizione dell'eccelsa sapienza fu affidata alla gran Signora la difesa dell'onestà e della dignità del suo Unigenito, perché queste non venissero offese.

1292. Il nostro Salvatore rimase nuovamente solo in quella fossa, assistito però dagli angeli che, stupefatti delle sue opere e dei segreti giudizi in ciò che aveva voluto patire, lo adoravano e lo benedicevano magnificando ed esaltando il suo santo nome. Egli elevò una lunga orazione all'Eterno, pregandolo per i futuri cristiani, per la propagazione della fede e per gli apostoli, intercedendo particolarmente in favore di san Pietro, che in quel momento si rammaricava e piangeva il proprio peccato. Raccomandò anche quelli che lo avevano ingiuriato e deriso, e soprattutto invocò l'Onnipotente per Maria e per coloro che a sua imitazione sarebbero stati afflitti e disprezzati dal mondo: per tutti questi fini offrì la passione che già incombeva su di lui. Nel contempo la celeste Principessa, addolorata, lo accompagnava innalzando le stesse suppliche a vantaggio dei figli della Chiesa e dei nemici, senza turbarsi né risentire sdegno contro questi ultimi. Nutriva disprezzo solo verso Lucifero, perché incapace di aprirsi alla grazia a causa della sua irreparabile ostinazione, e con profondi gemiti parlò all'Altissimo:

1293. «Bene dell'anima mia, siete degno di ricevere l'onore e la lode degli esseri viventi: tutto a voi è dovuto, perché siete immagine del Padre e impronta della sua sostanza, infinito nel vostro essere e nelle vostre perfezioni; siete principio e fine di ogni santità. Se tutto è stato creato per adempiere docilmente il vostro volere, come mai adesso disprezzano, insultano e oltraggiano la vostra persona, meritevole del loro supremo culto e della somma venerazione? Come mai si è tanto innalzata la malizia dei mortali? Come mai si è tanto inoltrata la superbia sino a mettere la bocca nel cielo? Come può esser diventata così potente l'invidia? Voi siete l'unico splendido sole di giustizia che illumina e dissipa le tenebre dell'errore. Siete la sorgente della grazia, che non è negata a nessuno se la vuole. Siete colui che per liberalità date l'essere, il movimento e la conservazione. Tutto dipende da voi ed ha bisogno di voi, senza che voi abbiate bisogno di niente. Che cosa dunque hanno visto nelle vostre opere? Che cosa di tanto gravoso hanno ritrovato in voi perché siate così offeso e maltrattato? O atrocissima bruttura del peccato, che hai sfigurato la bellezza del cielo ed oscurato lo splendore del suo venerabile volto! O sanguinolenta fiera, che senza umanità tratti il riparatore stesso dei tuoi danni! Figlio mio, io so già che siete l'artefice del vero amore, l'autore del riscatto, il maestro, il Signore degli esercititi, e che voi stesso mettete in pratica la dottrina insegnata agli umili discepoli della scuola divina. Voi abbassate l'alterigia, confondete l'arroganza e siete esempio di salvezza perenne. Ma se volete che ciascuno imiti la vostra ineffabile carità e la vostra infinita mitezza, spetta a me farlo per prima; a me che offrii il mio corpo per rivestirvi della carne passibile, nella quale ora siete percosso, riempito di sputi e schiaffeggiato. Oh, potessi subire io sola tante pene e voi, innocentissimo tesoro mio, restarne privo! Ma se ciò non è possibile, patisca almeno io con voi sino alla fine. E voi, spiriti superni che, stupefatti della sua mansuetudine, conoscete la sua immutabile divinità e l'innocenza e la nobiltà della sua vera umanità, ricompensatelo delle ingiurie e delle bestemmie. Dategli magnificenza e gloria, sapienza, virtù e fortezza. Invitate gli astri, i pianeti, le stelle e gli elementi affinché tutti lo confessino, e considerate se per caso vi sia un altro dolore simile al mio». Queste ed altre struggenti parole proferiva la purissima Regina, sospirando alquanto nell'amarezza del suo cordoglio.

1294. Nel corso della passione la pazienza della Vergine fu incomparabile: non le parve mai troppo quello che sopportava, non considerando il peso dei suoi tormenti uguale a quello del suo affetto, che misurava sull'amore, sulla dignità di Gesù e sulle torture a lui inflitte. Inoltre, per tutte le insolenze lanciate contro di lui, ella nutrì il desiderio di sentirle su di sé e, pur non reputandole proprie, le pianse perché rivolte contro la divina persona e ritorte a danno degli aggressori stessi. Pregò per tutti costoro, affinché l'Onnipotente li perdonasse, li allontanasse dalla colpa e da ogni male, e li illuminasse con la sua luce, cosicché anch'essi conseguissero il frutto della redenzione.

Insegnamento della Regina del cielo

1295. Carissima, sta scritto nel Vangelo che l'Altissimo diede al suo e mio Unigenito il potere di condannare i reprobi nel giudizio universale. In quel giorno tutti coloro che saranno considerati rei vedranno e riconosceranno la sua santissima umanità, nella quale furono riscattati tramite il suo martirio. Per di più, sarà lo stesso Signore a chiedere ai peccatori di rendere conto delle loro azioni e, siccome non gli potranno rispondere né dare soddisfazione, questa vergogna sarà il principio della punizione che riceveranno per la loro ostinata ingratitudine. Allora sarà palese la misericordia di Dio in tutta la sua grandezza, ma anche la giustizia, perché i cattivi saranno meritevoli del castigo eterno. Enormi e acerbissime furono le sofferenze che patì il mio santissimo Figlio, particolarmente per coloro che non avrebbero guadagnato gli effetti della redenzione. Mentre veniva torturato, il mio cuore si sentì trapassato, come pure nel guardarlo coperto di sputi, schiaffeggiato, bestemmiato ed afflitto con torture tanto empie che non si possono comprendere nell'esistenza terrena. Io ebbi di ciò una chiara visione e la mia angoscia fu conforme alla rivelazione datami. Ma le tribolazioni peggiori furono provocate dalla consapevolezza che molti si sarebbero dannati nonostante il supplizio di sua Maestà.

1296. Desidero che tu mi accompagni in questi patimenti, che mi imiti e che gema sopra una così lamentevole sciagura; tra i mortali non ve n'è un'altra degna di essere deplorata tanto amaramente, né vi è strazio che si possa paragonare ad essa. Sono pochi nel mondo quelli che riflettono su tale verità con la dovuta ponderazione, ma il Maestro ed io li accogliamo con speciale compiacimento, perché ci seguono sulla via dei dolori e si affliggono per la perdizione di tante anime. Cerca di distinguerti in quest'esercizio ben accetto al sommo sovrano. Devi però essere al corrente delle sue promesse: a colui che chiederà sarà dato, a chi griderà sarà aperta la porta dei suoi infiniti tesori. Ed affinché tu sappia cosa offrirgli, imprimi nella memoria le pene procurate al tuo sposo, per mano di uomini vili e depravati, e l'invincibile pazienza, la mansuetudine, il silenzio con cui egli si assoggettò alla loro iniqua volontà. Tenendolo presente come modello, d'ora innanzi tenta con tutte le forze di mantenerti immune dall'irascibilità e da ogni altra passione che attanaglia i discendenti di Adamo; fa' che si generi in te un profondo rifiuto della superbia che disprezza ed offende il prossimo. Supplica inoltre il Padre perché ti conceda mitezza, affabilità e amore verso la croce: stringiti ad essa, prendila con pio affetto e va' dietro a Cristo, affinché tu giunga a possederlo.


11-116 Gennaio 30, 1916 La Divina Volontà cristallizza l’anima che vive in Essa.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo fondendomi tutta nel mio sempre amabile Gesù, e mentre ciò facevo, Gesù venendo si fondeva tutto in me e mi ha detto:

(2) “Figlia mia, quando l’anima vive del tutto nella mia Volontà, se pensa, i suoi pensieri riflettono nella mia mente in Cielo; se desidera, se parla, se ama, tutto rifletta in Me, e tutto ciò che faccio rifletta in lei. Succede come quando il sole rifletta nei vetri, si vede in questi un altro sole, tutto simile al sole del cielo, con questa differenza, che il sole nel cielo è fisso e sta sempre al suo posto, mentre nei vetri è passeggero. Ora, la mia Volontà cristallizza l’anima, e tutto il suo operato si rifletta in Me, ed Io, ferito, rapito da questi riflessi le mando tutta la mia luce, in modo da formare in lei un altro sole, sicché pare un sole in cielo e l’altro in terra. Che incanto e quali armonie tra loro! quanti beni non si versano a pro di tutti! Ma però, se l’anima non è fissa nel mio Volere, può succedere come al sole che si forma nei vetri, dove è sole passeggero, e poi il vetro rimane all’oscuro, ed il sole del cielo rimane solo”.