Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

La vera carità  non ammette né favorisce amicizie particolari, sia per i pericoli che queste ordinariamente portano con sé, sia perché offendono sempre gli altri con i quali è doveroso trattare. (Massime di perfezione cristiana)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 11

1Quando si avvicinarono a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli2e disse loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte, e subito entrando in esso troverete un asinello legato, sul quale nessuno è mai salito. Scioglietelo e conducetelo.3E se qualcuno vi dirà: Perché fate questo?, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito".4Andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo sciolsero.5E alcuni dei presenti però dissero loro: "Che cosa fate, sciogliendo questo asinello?".6Ed essi risposero come aveva detto loro il Signore. E li lasciarono fare.7Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra.8E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi.9Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!'
10Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide!
'Osanna' nel più alto dei cieli!

11Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània.

12La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.13E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi.14E gli disse: "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti". E i discepoli l'udirono.

15Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe16e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio.17Ed insegnava loro dicendo: "Non sta forse scritto:

'La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le genti?'
Voi invece ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".

18L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.19Quando venne la sera uscirono dalla città.

20La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici.21Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: "Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato".22Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio!23In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato.24Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato.25Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati".26.

27Andarono di nuovo a Gerusalemme. E mentre egli si aggirava per il tempio, gli si avvicinarono i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero:28"Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farlo?".29Ma Gesù disse loro: "Vi farò anch'io una domanda e, se mi risponderete, vi dirò con quale potere lo faccio.30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi".31Ed essi discutevano tra sé dicendo: "Se rispondiamo "dal cielo", dirà: Perché allora non gli avete creduto?32Diciamo dunque "dagli uomini"?". Però temevano la folla, perché tutti consideravano Giovanni come un vero profeta.33Allora diedero a Gesù questa risposta: "Non sappiamo". E Gesù disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".


Genesi 43

1La carestia continuava a gravare sul paese.2Quando ebbero finito di consumare il grano che avevano portato dall'Egitto, il padre disse loro: "Tornate là e acquistate per noi un po' di viveri".3Ma Giuda gli disse: "Quell'uomo ci ha dichiarato severamente: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!4Se tu sei disposto a lasciar partire con noi nostro fratello, andremo laggiù e ti compreremo il grano.5Ma se tu non lo lasci partire, noi non ci andremo, perché quell'uomo ci ha detto: Non verrete alla mia presenza, se non avrete con voi il vostro fratello!".6Israele disse: "Perché mi avete fatto questo male, cioè far sapere a quell'uomo che avevate ancora un fratello?".7Risposero: "Quell'uomo ci ha interrogati con insistenza intorno a noi e alla nostra parentela: È ancora vivo vostro padre? Avete qualche fratello? e noi abbiamo risposto secondo queste domande. Potevamo sapere ch'egli avrebbe detto: Conducete qui vostro fratello?".
8Giuda disse a Israele suo padre: "Lascia venire il giovane con me; partiremo subito per vivere e non morire, noi, tu e i nostri bambini.9Io mi rendo garante di lui: dalle mie mani lo reclamerai. Se non te lo ricondurrò, se non te lo riporterò, io sarò colpevole contro di te per tutta la vita.10Se non avessimo indugiato, ora saremmo già di ritorno per la seconda volta".11Israele loro padre rispose: "Se è così, fate pure: mettete nei vostri bagagli i prodotti più scelti del paese e portateli in dono a quell'uomo: un po' di balsamo, un po' di miele, resina e laudano, pistacchi e mandorle.12Prendete con voi doppio denaro, il denaro cioè che è stato rimesso nella bocca dei vostri sacchi lo porterete indietro: forse si tratta di un errore.13Prendete anche vostro fratello, partite e tornate da quell'uomo.14Dio onnipotente vi faccia trovare misericordia presso quell'uomo, così che vi rilasci l'altro fratello e Beniamino. Quanto a me, una volta che non avrò più i miei figli, non li avrò più...!".
15Presero dunque i nostri uomini questo dono e il doppio del denaro e anche Beniamino, partirono, scesero in Egitto e si presentarono a Giuseppe.
16Quando Giuseppe ebbe visto Beniamino con loro, disse al suo maggiordomo: "Conduci questi uomini in casa, macella quello che occorre e prepara, perché questi uomini mangeranno con me a mezzogiorno".17Il maggiordomo fece come Giuseppe aveva ordinato e introdusse quegli uomini nella casa di Giuseppe.18Ma quegli uomini si spaventarono, perché venivano condotti in casa di Giuseppe, e dissero: "A causa del denaro, rimesso nei nostri sacchi l'altra volta, ci si vuol condurre là: per assalirci, piombarci addosso e prenderci come schiavi con i nostri asini".
19Allora si avvicinarono al maggiordomo della casa di Giuseppe e parlarono con lui all'ingresso della casa;20dissero: "Mio signore, noi siamo venuti già un'altra volta per comperare viveri.21Quando fummo arrivati ad un luogo per passarvi la notte, aprimmo i sacchi ed ecco il denaro di ciascuno si trovava alla bocca del suo sacco: proprio il nostro denaro con il suo peso esatto. Allora noi l'abbiamo portato indietro22e, per acquistare i viveri, abbiamo portato con noi altro denaro. Non sappiamo chi abbia messo nei sacchi il nostro denaro!".23Ma quegli disse: "State in pace, non temete! Il vostro Dio e il Dio dei padri vostri vi ha messo un tesoro nei sacchi; il vostro denaro è pervenuto a me". E portò loro Simeone.
24Quell'uomo fece entrare gli uomini nella casa di Giuseppe, diede loro acqua, perché si lavassero i piedi e diede il foraggio ai loro asini.25Essi prepararono il dono nell'attesa che Giuseppe arrivasse a mezzogiorno, perché avevano saputo che avrebbero preso cibo in quel luogo.26Quando Giuseppe arrivò a casa, gli presentarono il dono, che avevano con sé, e si prostrarono davanti a lui con la faccia a terra.27Egli domandò loro come stavano e disse: "Sta bene il vostro vecchio padre, di cui mi avete parlato? Vive ancora?".28Risposero: "Il tuo servo, nostro padre, sta bene, è ancora vivo" e si inginocchiarono prostrandosi.29Egli alzò gli occhi e guardò Beniamino, suo fratello, il figlio di sua madre, e disse: "È questo il vostro fratello più giovane, di cui mi avete parlato?" e aggiunse: "Dio ti conceda grazia, figlio mio!".30Giuseppe uscì in fretta, perché si era commosso nell'intimo alla presenza di suo fratello e sentiva il bisogno di piangere; entrò nella sua camera e pianse.31Poi si lavò la faccia, uscì e, facendosi forza, ordinò: "Servite il pasto".32Fu servito per lui a parte, per loro a parte e per i commensali egiziani a parte, perché gli Egiziani non possono prender cibo con gli Ebrei: ciò sarebbe per loro un abominio.33Presero posto davanti a lui dal primogenito al più giovane, ciascuno in ordine di età ed essi si guardavano con meraviglia l'un l'altro.34Egli fece portare loro porzioni prese dalla propria mensa, ma la porzione di Beniamino era cinque volte più abbondante di quella di tutti gli altri. E con lui bevvero fino all'allegria.


Siracide 6

1perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo;
così accade al peccatore, falso nelle sue parole.
2Non ti abbandonare alla tua passione,
perché non ti strazi come un toro furioso;
3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti,
sì da renderti come un legno secco.
4Una passione malvagia rovina chi la possiede
e lo fa oggetto di scherno per i nemici.

5Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
6Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
7Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
9C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
10C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
11Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
13Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
14Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
15Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
16Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
17Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.

18Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina,
conseguirai la sapienza fino alla canizie.
19Accòstati ad essa come chi ara e chi semina
e attendi i suoi ottimi frutti;
poiché faticherai un po' per coltivarla,
ma presto mangerai dei suoi prodotti.
20Essa è davvero aspra per gli stolti,
l'uomo senza coraggio non ci resiste;
21per lui peserà come una pietra di prova,
non tarderà a gettarla via.
22La sapienza infatti è come dice il suo nome,
ma non a molti essa è chiara.
23Ascolta, figlio, e accetta il mio parere;
non rigettare il mio consiglio.
24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi,
il collo nella sua catena.
25Piega la tua spalla e portala,
non disdegnare i suoi legami.
26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima
e con tutta la tua forza resta nelle sue vie.
27Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà;
e una volta raggiunta, non lasciarla.
28Alla fine troverai in lei il riposo,
ed essa ti si cambierà in gioia.
29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente,
le sue catene una veste di gloria.
30Un ornamento d'oro ha su di sé,
i suoi legami sono fili di porpora violetta.
31Te ne rivestirai come di una veste di gloria,
te ne cingerai come di una corona magnifica.
32Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio;
applicandoti totalmente, diventerai abile.
33Se ti è caro ascoltare, imparerai;
se porgerai l'orecchio, sarai saggio.
34Frequenta le riunioni degli anziani;
qualcuno è saggio? Unisciti a lui.
35Ascolta volentieri ogni parola divina
e le massime sagge non ti sfuggano.
36Se vedi una persona saggia, va' presto da lei;
il tuo piede logori i gradini della sua porta.
37Rifletti sui precetti del Signore,
medita sempre sui suoi comandamenti;
egli renderà saldo il tuo cuore,
e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto.


Salmi 66

1'Al maestro del coro. Canto. Salmo.'

Acclamate a Dio da tutta la terra,
2cantate alla gloria del suo nome,
date a lui splendida lode.
3Dite a Dio: "Stupende sono le tue opere!
Per la grandezza della tua potenza
a te si piegano i tuoi nemici.
4A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome".

5Venite e vedete le opere di Dio,
mirabile nel suo agire sugli uomini.
6Egli cambiò il mare in terra ferma,
passarono a piedi il fiume;
per questo in lui esultiamo di gioia.
7Con la sua forza domina in eterno,
il suo occhio scruta le nazioni;
i ribelli non rialzino la fronte.

8Benedite, popoli, il nostro Dio,
fate risuonare la sua lode;
9è lui che salvò la nostra vita
e non lasciò vacillare i nostri passi.

10Dio, tu ci hai messi alla prova;
ci hai passati al crogiuolo, come l'argento.
11Ci hai fatti cadere in un agguato,
hai messo un peso ai nostri fianchi.
12Hai fatto cavalcare uomini sulle nostre teste;
ci hai fatto passare per il fuoco e l'acqua,
ma poi ci hai dato sollievo.

13Entrerò nella tua casa con olocausti,
a te scioglierò i miei voti,
14i voti pronunziati dalle mie labbra,
promessi nel momento dell'angoscia.
15Ti offrirò pingui olocausti
con fragranza di montoni,
immolerò a te buoi e capri.

16Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
17A lui ho rivolto il mio grido,
la mia lingua cantò la sua lode.
18Se nel mio cuore avessi cercato il male,
il Signore non mi avrebbe ascoltato.
19Ma Dio ha ascoltato,
si è fatto attento alla voce della mia preghiera.

20Sia benedetto Dio che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.


Ezechiele 32

1Il primo giorno del dodicesimo mese dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo:

Leone fra le genti eri considerato;
ma eri come un coccodrillo nelle acque,
erompevi nei tuoi fiumi
e agitavi le acque con le tue zampe,
intorbidandone i corsi".
3Dice il Signore Dio:
"Tenderò contro di te la mia rete
con una grande assemblea di popoli
e ti tireranno su con la mia rete.
4Ti getterò sulla terraferma
e ti abbandonerò al suolo.
Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo
e sazierò di te tutte le bestie della terra.
5Spargerò per i monti la tua carne
e riempirò le valli della tua carogna.
6Farò bere alla terra il tuo scolo,
il tuo sangue, fino ai monti,
e i burroni saranno pieni di te.
7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo
e oscurerò le sue stelle,
velerò il sole di nubi e la luna non brillerà.8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te
e stenderò sulla tua terra le tenebre.
Parola del Signore Dio.

9Sgomenterò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute.10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando sguainerò la spada davanti a loro. Ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua rovina".11Poiché dice il Signore Dio: "La spada del re di Babilonia ti raggiungerà.

12Abbatterò la tua moltitudine con la spada dei prodi,
dei popoli più feroci;
abbatteranno l'orgoglio dell'Egitto
e tutta la sua moltitudine sarà sterminata.
13Farò perire tutto il suo bestiame
sulle rive delle grandi acque,
che non saranno più turbate da piede d'uomo,
né unghia d'animale le intorbiderà.
14Allora farò ritornare tranquille le loro acque
e farò scorrere i loro canali come olio.
Parola del Signore Dio.
15Quando avrò fatto dell'Egitto una terra desolata,
tutta priva di quanto contiene,
quando avrò percosso tutti i suoi abitanti,
allora si saprà che io sono il Signore.

16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle genti, lo canteranno sull'Egitto e su tutta la sua moltitudine". Oracolo del Signore Dio.

17Ai quindici del primo mese, dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell'Egitto. Falli scendere insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa.

19Di chi tu sei più bello?
Scendi e giaci con i non circoncisi.

20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l'Egitto e tutta la sua gente.21I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti trafitti di spada;23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno alla sua tomba: uccisi, tutti, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi.
24Là è Elam e tutto il suo esercito, intorno al suo sepolcro. Uccisi, tutti, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e tutta la sua gente intorno al suo sepolcro, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano sparso il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa; sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada.
26Là è Mesech, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché incutevano il terrore nella terra dei viventi.27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi di guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi.28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada.
29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa.30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidòne, che scesero con i trafitti, nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono i non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.
31Il faraone li vedrà e si consolerà alla vista di tutta questa moltitudine; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio.32Perché aveva sparso il terrore nella terra dei viventi, ecco giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada, egli il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.


Atti degli Apostoli 10

1C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica,2uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.3Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: "Cornelio!".4Egli lo guardò e preso da timore disse: "Che c'è, Signore?". Gli rispose: "Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio.5E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro.6Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare".7Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e,8spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare.10Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi.11Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi.12In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo.13Allora risuonò una voce che gli diceva: "Alzati, Pietro, uccidi e mangia!".14Ma Pietro rispose: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo".15E la voce di nuovo a lui: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano".16Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo.17Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.18Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà.19Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano;20alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati".21Pietro scese incontro agli uomini e disse: "Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?".22Risposero: "Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli".23Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono.24Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi.25Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo.26Ma Pietro lo rialzò, dicendo: "Alzati: anch'io sono un uomo!".27Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro:28"Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo.29Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?".30Cornelio allora rispose: "Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste31e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.32Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare.33Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato".

34Pietro prese la parola e disse: "In verità sto rendendomi conto che 'Dio non fa preferenze di persone',35ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.36Questa è 'la parola che egli ha inviato' ai figli d'Israele, 'recando la buona novella' della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti.37Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni;38cioè come 'Dio consacrò in Spirito Santo' e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.39E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce,40ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,41non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.42E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio.43Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome".

44Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso.45E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo;46li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio.47Allora Pietro disse: "Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?".48E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.


Capitolo XIII: Nel Sacramento l’anima devota tenda con tutta se stessa all’unione con Cristo

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Voce del discepolo

1. "Chi mi darà, o Signore, di trovare te solo", di aprirti tutto il mio cuore e di godere di te, secondo il desiderio dell'anima mia? "Allora nessuno potrebbe offendermi" (Ct 8,1), nessuna creatura potrebbe scuotermi, e neppure sfiorarmi con uno sguardo; ma sarai tu solo a parlarmi, ed io a te, come colui che ama suole parlare con la persona amata, e come l'amico suole stare a mensa con l'amico. Questo io chiedo, questo io desidero: unirmi tutto a te, distogliere il mio cuore da tutto ciò che è creato e apprendere a gustare sempre più le cose celesti ed eterne, grazie alla santa Comunione e alla frequente celebrazione della Messa. Ah, Signore Dio, quando sarò interamente unito e assunto in te, dimenticando del tutto me stesso? Tu in me ed io in te. Fa' che possiamo rimanere uniti così. Veramente tu sei "il mio diletto scelto tra mille" (Ct 5,10), con il quale piacque all'anima mia di restare per tutti i giorni della vita. Veramente tu sei colui che mi dà la pace; colui nel quale consiste la pace suprema, il riposo vero, e fuori del quale tutto è fatica e dolore e miseria senza fine. "Veramente tu sei il Dio nascosto" (Is 45,15); la tua conversazione non è con i malvagi; la tua parola si rivolge agli umili e ai semplici. "Oh, quanto è soave, o Signore, il tuo Spirito" (Sap 12,1): tu vuoi mostrare la tua benevolenza ai tuoi figli e ti degni di ristorarli "con il pane sommamente soave che scende dal cielo" (Sap 16,20s).

2. Davvero "non c'è altro popolo così grande, a cui i propri dei si siano fatti così vicini, come sei vicino tu, o Dio nostro" (Dt 4,7), a tutti i tuoi fedeli. A questi, infatti, tu doni te stesso in salutare nutrimento, quale quotidiano conforto e quale mezzo per volgere il cuore verso il cielo. C'è un'altra gente così gloriosa, come il popolo cristiano? C'è, sotto il nostro cielo, una creatura da te così amata come l'anima devota, nella quale entra Dio stesso, per nutrirla del suo corpo di Gloria? Oh!, grazia ineffabile, degnazione meravigliosa, oh!, amore incommensurabile, privilegio concesso agli uomini. Ma che cosa darò io al Signore in cambio di tale grazia, di un amore così straordinario? Nulla io posso offrire, che sia più gradito del dono totale del mio cuore al mio Dio e dell'intima unione con lui. Allora esulterò nel profondo, quando l'anima mia sarà perfettamente unita a Dio. Allora Dio stesso mi dirà: se tu vuoi essere con me, io voglio essere con te. Ed io a lui risponderò: degnati, o Signore, di restare con me; mi piace, e lo voglio, essere con te. Qui è tutto il mio desiderio, che il mio cuore sia unito al tuo.


LETTERA 268: Un certo Fascio, oppresso dai debiti, s'era rifugiato in chiesa.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo il 395.

Un certo Fascio, oppresso dai debiti, s'era rifugiato in chiesa; Agostino ne aveva soddisfatto i creditori facendosi prestare una somma da un tal Macedonio (n. 1); prega i fedeli di fare una colletta per restituire quella somma (nn. 2-3).

AI DILETTISSIMI E DESIDERATISSIMI SIGNORI DEL POPOLO CRISTIANO DI CUI SONO SERVO, IO AGOSTINO INVIO SALUTI NEL SIGNORE

Agostino sollecita una colletta per aiutare Fascio.

1. La deferenza che la Santità vostra ha verso di me per riguardo a nostro Signore Gesù Cristo, deferenza assai nota e provata in mille occasioni, mi ha dato coraggio di osare, sebbene assente, ciò di cui sono solito godere quando sono tra voi; io d'altronde con lo spirito sono sempre con voi, non solo perché la grazia di nostro Signore Gesù Cristo non cessa di spandere il suo soavissimo profumo, ma anche perché non permettete che io, il quale sono vostro servo per amore del Vangelo, soffra delle strettezze. Orbene, il nostro fratello Fascio era messo alle strette dagli esattori perché restituisse diciassette solidi d'oro, di cui era debitore, e non trovava lì per lì come trarsi d'impaccio; per non subire una punizione corporale, ricorse all'aiuto della santa Chiesa. Poiché inoltre gli esattori avevano urgenza di partire e non potevano dargli quindi una dilazione, m'importunarono con fastidiose lagnanze in modo ch'io lo consegnassi loro, oppure procurassi loro il modo di ricevere la somma che mi provavano essere loro dovuta. Feci allora a Fascio la proposta di rivolgermi alla vostra Santità per parlarvi della condizione critica in cui si trovava, ma egli, trattenuto dal pudore, mi supplicò di non farlo. Io perciò, costretto in tal modo da una situazione critica più grave, mi feci dare (in prestito) diciassette solidi d'oro dal nostro fratello Macedonio, soldi ch'io diedi subito per l'affare di Fascio, mentre egli mi prometteva che avrebbe potuto soddisfare il debito in un determinato giorno; se dopo un tale termine non avesse potuto soddisfarlo, acconsentiva ch'io parlassi di lui al buon cuore di voi, che siete stati sempre soliti dimostrarvi fratelli ai vostri fratelli.

I frutti eterni delle opere di misericordia.

2. Siccome dunque ora Fascio è lontano, non rimane da fare altro se non che voi veniate in aiuto, non già a lui, che nessuno può costringere perché assente, ma a me che mi sono impegnato con promessa e la cui reputazione vi è sempre presente. In realtà è già trascorso il giorno in cui aveva promesso di presentarsi a soddisfare il debito e io non trovo che cosa rispondere a colui, che mi ha prestato i diciassette solidi d'oro, fidandosi della mia parola, se non fare quanto gli ho promesso che avrei fatto. Ma poiché non mi sono ricordato di parlarvi di questa faccenda il giorno di Pentecoste, allorché eravate presenti in numero maggiore, vi prego che vogliate compiacervi di considerare questa mia lettera come un discorso rivoltovi a viva voce, poiché vi suggerirà il resto e vi farà sentire le mie esortazioni, nei vostri cuori, Dio nostro Signore nel quale voi avete creduto, che non abbandona mai coloro che temono e onorano il suo nome. In lui voi e noi siamo sempre uniti, sebbene col corpo siamo apparentemente lontani da voi. Egli vi promette la messe della vita eterna che germoglierà da questa semente di opere buone, poiché così dice l'Apostolo: E nel fare il bene non stanchiamoci poiché, se non ci stancheremo, a suo tempo mieteremo. Finché dunque abbiamo tempo, facciamo del bene a tutti, specialmente a coloro che ci sono congiunti nella fede 1. Poiché dunque la persona, per supplire i bisogni della quale vi chiedo di fare ciò che ordina il Signore, è un fedele Cristiano, nostro fratello nella fede, fatelo senza rammaricavi, senza mormorare, ma anzi con gioia e con entusiasmo. Voi in realtà fate credito a Dio e non a un uomo, poiché è Dio a promettervi che non perderete nulla di quanto darete per compassione ma lo riceverete con gli interessi immortali nel giorno del giudizio 2. Poiché inoltre lo stesso Apostolo dice: Affermo poi che mieterà anche scarsamente chi seminerà scarsamente 3, dovete capire ch'è tempo di procurarci con sollecitudine e con alacrità il dono della vita eterna, mentre siamo ancora in vita, poiché, quando arriverà la fine del mondo, sarà dato solo a coloro i quali lo avranno guadagnato con la fede, prima di poterlo vedere.

In qual modo si devono aiutare i poveri.

3. Ho scritto anche ai presbiteri che, se mancherà qualcosa dopo la raccolta delle offerte date dalla Santità vostra, la completino con i beni della Chiesa, purché tuttavia voi diate con entusiasmo quello che vi pare, poiché quello che offrite, sia che provenga dalle vostre sostanze private sia che provenga dai beni della Chiesa, tutto appartiene a Dio e la vostra deferenza mi è più cara dei tesori della Chiesa, come dice l'Apostolo: Non ch'io vada in cerca di doni; quel che cerco è un interesse che si moltiplichi sul vostro conto 4. Rallegrate dunque il mio cuore perché bramo di godere dei vostri frutti essendo voi gli alberi di Dio ch'egli si compiace d'innaffiare abbondantemente per mezzo del nostro servizio. Il Signore vi preservi da ogni male nella vita presente e nella futura, dilettissimi signori e fratelli desideratissimi.

 

1 - Gal 6, 9-10.

2 - Mt 25, 34-40.

3 - 2 Cor 9, 6.

4 - Fil 4, 17.


17 - Le occupazioni di Maria santissima dopo la morte di san Giuseppe ed alcuni fatti avvenuti con i suoi angeli.

La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda

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895. La perfezione cristiana è tutta racchiusa nei due generi di vita - attiva e contemplativa - che la Chiesa conosce. Alla prima appartengono le opere corporali e sensibili, che si esercitano col prossimo nelle molte e molto varie situazioni dell'esistenza umana e che riguardano le virtù morali; tali virtù, poi, perfezionano tutte queste azioni della vita attiva. Alla seconda appartengono le attività interiori dell'intelletto e della volontà; il loro oggetto è nobilissimo, spirituale e proprio della creatura intellettuale e razionale. Per questo la vita contemplativa è superiore a quella attiva, è in sé più amabile e in un certo senso più quieta, più dilettevole e bella, anche perché si avvicina maggiormente al fine ultimo che è Dio. Essa, infatti, consiste nell'altissima conoscenza e nell'amore di lui, partecipando in misura maggiore della vita eterna. Espressione di questi due generi di vita sono Marta e Maria: una quieta e dolce, l'altra sollecita e agitata; sono ancora le altre due sorelle e spose Lia e Rachele: una feconda, ma brutta e con gli occhi smorti, l'altra bella e graziosa, ma inizialmente sterile. Infatti la vita attiva è più fruttuosa - benché divisa in molte e varie occupazioni nelle quali si turba -, ma non ha occhi abbastanza limpidi per penetrare le cose sublimi e divine. Al contrario, la vita contemplativa è bellissima - anche se al principio non è tanto feconda - perché dà il suo frutto più tardi mediante l'orazione e i meriti, che suppongono una grande santità ed amicizia con Dio al fine di obbligarlo ad estendere la sua liberalità verso altre anime; la vita contemplativa, tuttavia, dà frutti di benedizioni molto copiose e di grande valore.

896. Unire queste due vite è il massimo della perfezione cristiana, ma è tanto difficile, come si vede in Marta e Maria, in Lia e Rachele, che non furono una sola persona, ma due differenti. Nessuna di loro poté infatti rappresentarle entrambe per la difficoltà di riunirle perfettamente e contemporaneamente in sé. In ciò i santi faticarono molto e a questo stesso scopo furono indirizzate la dottrina dei maestri di spirito, le tante istruzioni degli uomini apostolici e dotti, gli esempi degli apostoli e dei fondatori degli ordini religiosi. Tutti costoro procurarono di unire la contemplazione con l'azione nella misura in cui, con la grazia divina, fu loro concesso. Nonostante ciò, sempre compresero che la vita attiva, per la moltitudine delle sue azioni in relazione alle cose materiali, distrae il cuore e lo turba, come il Signore disse a Marta. Inoltre, per quanto il cuore fatichi per sollevarsi agli oggetti altissimi della contemplazione, in questa vita non può conseguire questo fine che con grande difficoltà e per breve tempo, salvo che non l'ottenga altrimenti per uno speciale privilegio della destra dell'Altissimo. Per questa ragione i santi che si diedero alla contemplazione cercarono di proposito gli eremi e la solitudine; invece, quelli dediti alla vita attiva e alla salvezza delle anime per mezzo della predicazione e dell'insegnamento, si riservavano una parte del tempo per ritirarsi dalle attività esteriori e dividevano i giorni dedicando alcune ore alla contemplazione ed altre alle varie occupazioni. Operando tutto con perfezione, ottennero il merito ed il premio di entrambe le vite, che si fonda unicamente sull'amore e sulla grazia.

897. Solo Maria santissima unì questi due generi di vita in grado supremo, senza che l'altissima e ardentissima contemplazione venisse in lei ostacolata dalle azioni esterne della vita attiva. Nella nostra prudentissima e grande Regina si trovarono la sollecitudine di Marta senza agitazione, la quiete di Maria senza ozio. Ella ebbe la bellezza di Rachele e la fecondità di Lia, e fu l'unica a racchiudere veramente in sé ciò che significavano queste differenti sorelle. Infatti, sebbene servisse il suo sposo infermo e lo sostentasse col suo lavoro e nello stesso tempo facesse altrettanto per il suo Figlio santissimo, in tali occupazioni la sua contemplazione non s'interrompeva né veniva impedita; inoltre, ella non aveva bisogno di cercarsi tempi di solitudine e ritiro per rasserenare il suo cuore pacifico e sollevarlo al di sopra dei più sublimi serafini. Quando si trovò sola, tuttavia, e non più impegnata dalla compagnia del suo sposo, indirizzò la sua vita e i suoi esercizi al solo ministero dell'amore interiore. Subito conobbe nell'intimo del suo Figlio santissimo che quella era anche là volontà di lui; era infatti suo beneplacito che ella moderasse la fatica fisica, in cui si era impegnata in passato lavorando giorno e notte per accudire il santo infermo, e che al posto di questo esercizio accompagnasse sua Maestà nelle preghiere e nelle opere altissime che egli compiva.

898. Il medesimo Signore le manifestò pure che per il poco cibo loro necessario bastava lavorare una parte del giorno. Fino ad allora, infatti, avevano usato un altro criterio per amore a san Giuseppe e per accompagnarlo e consolarlo quando doveva mangiare; ma da quel giorno in poi il Figlio santissimo e la sua beatissima Madre mangiarono una sola volta al giorno, alle sei di sera. Molte volte si nutrivano solo di pane, altre la divina Signora aggiungeva frutta ed erbe, o pesce. Questo era il più grande banchetto del Re e della Regina del cielo e della terra. Benché fosse sempre stata somma la loro temperanza ed ammirabile l'astinenza, quando rimasero soli, esse furono maggiori e mai se ne dispensarono se non nella qualità del cibo e nell'orario della cena. Quando erano invitati, mangiavano in poca quantità ciò che veniva messo loro davanti senza rifiutare, incominciando a mettere in pratica il consiglio che poi il Signore avrebbe dato ai suoi discepoli nel mandarli a predicare. La grande Signora serviva quel povero cibo in ginocchio chiedendone prima il permesso e con la stessa venerazione lo preparava, perché doveva servire da alimento al suo figlio e Dio vero.

899. La presenza di san Giuseppe non aveva impedito alla prudentissima Madre di trattare il suo Figlio santissimo con ogni riguardo. Ella non perse tempo, né tralasciò azione alcuna di quelle che allora doveva compiere e che erano convenienti; ma dopo la morte del santo, la gran Signora cominciò a prostrarsi e genuflettersi con più frequenza, perché era più libera alla presenza degli angeli che a quella del suo sposo, che era pur sempre uomo. Molte volte stava prostrata in terra finché lo stesso Signore non le ordinava di alzarsi e molto spesso gli baciava i piedi, altre volte la mano, di solito con lacrime di profondissima umiltà e riverenza; stava sempre alla presenza di sua Maestà con atti o segni di adorazione e di ardentissimo amore, interiormente pronta ad imitarlo e sottomessa al suo divino beneplacito. Sebbene non avesse colpe, né la benché minima negligenza o imperfezione nel servizio e nell'amore del suo Figlio altissimo, stava sempre attenta come il servo e la schiava sono attenti alla mano del loro padrone per ottenerne le grazie che desiderano. Non è possibile che entri in mente umana la conoscenza del Signore che la nostra Regina ebbe per comprendere e compiere tante e così divine azioni, come ne fece in compagnia del Verbo incarnato negli anni in cui vissero insieme con la sola compagnia degli angeli che li servivano. Questi ne furono gli unici testimoni oculari e, vedendosi tanto inferiori alla sapienza e alla purezza di una semplice creatura, degna di tanta santità, furono ricolmi di lode ed ammirazione. Ella sola infatti arrivò a dare pieno compimento alle opere della grazia.

900. In questo tempo, la Regina del cielo ebbe con i santi angeli stessi dolcissime contese circa le azioni umili e ordinarie necessarie al servizio del Verbo incarnato e della sua umile casa, perché non vi era chi le potesse fare se non la stessa Imperatrice e questi nobilissimi e fedelissimi vassalli e ministri, i quali per tale scopo erano presenti in forma umana, pronti e solleciti nel provvedere a tutto. La gran Signora voleva scopare, sistemare le povere masserizie, lavare i piatti e preparare tutto il necessario con le proprie mani, ma i cortigiani dell'Altissimo, veramente cortesi e più veloci di lei nell'operare - benché non più umili -, compivano queste azioni prevenendo la loro Regina. Talvolta sua Altezza li incontrava mentre eseguivano ciò che desiderava fare lei ed essi, sul momento, ubbidendo alla sua parola le lasciavano esprimere tutta la sua umiltà e il suo amore. Infatti, affinché non la impedissero nei suoi desideri, Maria parlava loro e diceva: «Ministri dell'Altissimo, spiriti purissimi nei quali riverberano gli splendori con cui la sua divinità mi illumina, questi compiti umili non si addicono al vostro stato, alla vostra natura e condizione, bensì alla mia, poiché, oltre ad essere polvere, sono anche la più piccola di tutti i mortali e la schiava più debitrice del mio Signore e figlio. Lasciatemi compiere, amici miei, ciò che mi spetta, perché possa trarne profitto nel servizio dell'Altissimo col merito che voi non potete acquistare a causa della vostra dignità e del vostro stato. Io conosco il valore di queste opere servili che il mondo disprezza, e l'Altissimo non mi diede questa luce perché le affidassi ad altri, ma perché le facessi io stessa».

901. «Regina e signora nostra - rispondevano gli angeli -, è vero che ai vostri occhi e a quelli dell'Altissimo queste azioni sono tanto stimabili, ma, se con esse voi conseguite il prezzo della vostra incomparabile umiltà, considerate anche che noi mancheremmo all'obbedienza dovuta al Signore se non vi servissimo come sua Maestà altissima ci ha ordinato. Inoltre, se tralasciassimo qualunque ossequio permessoci dall'alto per riconoscervi nostra legittima Signora, mancheremmo anche alla giustizia. Il merito poi che perdete non eseguendo questi servizi modesti, viene facilmente compensato dalla mortificazione di non adempierli e dal desiderio ardentissimo con cui li ricercate». La prudentissima Signora rispondeva a queste ragioni dicendo: «No, spiriti sovrani, non deve essere così come voi volete, perché se giudicate grande dovere il servire me come Madre del vostro Signore e creatore, considerate che egli mi sollevò dalla polvere a questa dignità, ed il mio debito per tale beneficio è maggiore del vostro. Quindi, essendo tanto più grande la mia obbligazione, ancora più grande deve essere la mia corrispondenza: se voi volete servire il mio Figlio come creature plasmate dalla sua mano, io devo farlo per questo stesso motivo e in più per il fatto che sono sua madre; quindi avrò sempre più diritto di voi ad essere costantemente umile e riconoscente».

902. Queste e altre simili erano le dolci e ammirabili contese fra Maria santissima e i suoi angeli, nelle quali la palma dell'umiltà restava sempre in mano alla loro Regina e maestra. Il mondo ignori giustamente misteri tanto imperscrutabili, dei quali la vanità e la superbia lo rendono indegno. La stolta arroganza giudichi pure basse e spregevoli queste occupazioni servili; le apprezzino i cortigiani del cielo, che ne conoscono il valore, e le ambisca per sé la stessa Regina dei cieli e della terra, che seppe dare loro la giusta importanza. Ma lasciamo ora il mondo con la sua ignoranza o con la sua discolpa, sia come sia, perché l'umiltà non è fatta per i cuori alteri, i servizi umili non si accordano con la porpora e le tele finissime, lo spazzare e il lavare i piatti non va d'accordo con i ricchi gioielli e i broccati, né le preziose gemme di queste virtù sono fatte per tutti senza distinzione. Tuttavia, se nella scuola dell'umiltà e del disprezzo - cioè negli ordini religiosi - si verificasse il contagio della superbia del mondo e si reputasse difetto e disonore questa umiliazione, non possiamo negare che ciò sarebbe assai vergognoso e biasimevole. Se noi religiose e religiosi disprezziamo questi benefici e queste occupazioni servili e - come fanno quelli del mondo - stimiamo bassezza il compierle, con che animo ci metteremo alla presenza degli angeli e della loro e nostra Regina, la quale reputò onore stimabilissimo le opere che noi giudichiamo vili e disdicevoli?

903. Sorelle mie, figlie di questa grande Regina e signora, parlo con voi, che dietro a lei siete chiamate e condotte al palazzo del Re con esultanza e gioia vera: non vogliate rendervi indegne del titolo onorifico di tale madre! Se ella stessa, che era Regina degli angeli e degli uomini, si abbassava a queste opere infime ed umili, che sembrerà agli occhi suoi e a quelli del Signore se la schiava sarà altera, superba, vana e sprezzante dell'umiltà? Esca dalla nostra comunità questo inganno, lasciamolo a Babilonia e ai suoi abitanti; gloriamoci di ciò che sua Altezza ebbe come corona e sia per noi vergogna, vituperio e severo monito il non avere le medesime contese che ella ebbe con gli angeli per vincere nell'umiltà. Gareggiamo nell'affrettarci a compiere i servizi più modesti e provochiamo nei nostri custodi questa competizione tanto gradita alla grande Regina e al suo Figlio santissimo, nostro sposo.

904. Affinché comprendiamo che senza vera umiltà è temerario appagarci di consolazioni spirituali o sensibili poco sicure e che esserne avidi sarebbe pazzo ardimento, volgiamo l'attenzione alla nostra celeste Maestra, che è l'esempio perfetto della vita santa. Alle opere umili e servili si alternavano in lei i favori e i doni del cielo. Molte volte, quando stava in preghiera col suo Figlio santissimo, accadeva che con voci soavi e dolce armonia gli angeli cantassero loro gli inni e i canti che la beatissima Madre aveva composto a lode dell'essere infinito di Dio e del mistero dell'incarnazione del Verbo. Affinché poi essi ripetessero questi cantici al loro stesso Signore e creatore, la Regina li chiamava e chiedeva loro di comporre altri canti alternando i versetti con lei; essi le obbedivano con ammirazione, vedendo la sua profonda sapienza in ciò che di nuovo rispondeva. Quando poi il suo Figlio santissimo mangiava o si ritirava a riposare, ella, madre premurosa ed amorevole, ordinava loro di suonargli da parte sua una dolce musica; e quando la prudentissima Madre lo comandava, il Signore lo permetteva per dare spazio all'ardente carità e venerazione con cui ella lo serviva in quegli ultimi anni. Per poter riferire tutto quello che mi fu manifestato, sarebbero stati necessari un discorso più lungo e una capacità maggiore della mia. Da ciò che ho accennato, tuttavia, si può conoscere qualcosa di misteri così profondi e trovare motivo di magnificare e benedire questa grande Signora e regina. Che tutte le nazioni la conoscano e la chiamino benedetta fra tutte le creature, Madre degnissima del Creatore e redentore del mondo!

 

Insegnamento della Regina del cielo

905. Figlia mia, prima di farti parlare di altri misteri, voglio che tu sia ben istruita su quello contenuto in tutte le cose che l'Altissimo ha disposto in me per rispetto a san Giuseppe. Quando mi sposai con lui il Signore mi comandò di regolarmi diversamente nel mangiare e nelle altre opere esteriori per adeguarmi al suo modo di procedere, dato che, egli era il capo ed io, nelle cose ordinarie, ero inferiore a lui. Il mio Figlio santissimo fece lo stesso, poiché, pur essendo vero Dio, esteriormente stava sottomesso a colui che dal mondo era ritenuto suo padre. Quando poi restammo soli dopo la morte del mio sposo, cambiammo la nostra regola nel mangiare e nelle altre attività. Prima di allora sua Maestà non volle che fosse san Giuseppe ad adattarsi a noi, ma noi a lui, come richiedeva l'ordine comune del mio stato; tantomeno l'Altissimo fece miracoli perché egli vivesse senza il solito ordine ed alimento. Il Signore, infatti, procede sempre come maestro delle virtù e indica a tutti ciò che è più perfetto: ai genitori come ai figli, ai prelati e ai superiori come ai sudditi. Insegna ai padri e alle madri ad amare i loro figli, ad aiutarli, sostentarli, ammonirli, correggerli ed avviarli alla salvezza eterna senza negligenza né lentezza; ai figli ad amare, stimare ed onorare i genitori come principio della loro vita e del loro essere, obbedendo con diligenza, osservando la legge naturale e divina che già di per sé implica un tale comportamento. Fare il contrario, infatti, è cosa mostruosa ed orrenda. Il divin Maestro insegna inoltre ai prelati e ai superiori ad amare i loro sottoposti e a guidarli come figli; ai sudditi, infine, ad ubbidire senza opporre resistenza, anche quando fossero per condizioni e qualità maggiori dei loro superiori, perché il superiore, in quanto rappresenta Dio, è sempre più grande, benché poi la vera carità ci faccia divenire tutti una cosa sola.

906. Affinché tu possa ottenere questa grande virtù, voglio che ti adatti alle tue sorelle e suddite senza cerimonie affettate né gesti imperfetti e che ti comporti con loro con schiettezza e sincerità cristallina: prega quando pregano, mangia e lavora insieme a loro e partecipa alla ricreazione. Nelle congregazioni, infatti, la più grande perfezione si fonda sul seguire lo spirito comune. Se farai così, sarai guidata dallo Spirito Santo, che regge le comunità ben organizzate. Con quest'ordine, tuttavia, puoi ben superare le altre nell'astinenza mangiando meno di tutte, benché ti pongano innanzi la stessa quantità di cibo; lascia ciò di cui ti vorrai privare per amore del tuo Sposo e per amore mio, ma fallo senza metterti in mostra. Se non sarai impedita da qualche grave infermità, non mancare mai alle preghiere comuni, a meno che l'obbedienza dei superiori non ti tenga occupata in tali tempi; partecipa ad esse con speciale riverenza, timore, attenzione e devozione, poiché molte volte ivi sarai visitata dal Signore.

907. Voglio, similmente, che da questo capitolo tu apprenda la vigilante cautela necessaria nel nascondere quelle opere che potrai fare in segreto seguendo il mio esempio. Infatti, sebbene io non avessi ragione di premunirmi dal compierle alla presenza del mio santo sposo Giuseppe, davo ad esse questa maggiore perfezione e prudenza, perché il nascondimento di per sé le rende più lodevoli. Questo non è tuttavia necessario nelle azioni comuni con le quali devi dare esempio senza nascondere la luce, poiché mancare in ciò potrebbe dare scandalo ed essere degno di riprensione. Molte altre cose, che si possono fare lontano dalla vista delle creature, non si devono esporre con leggerezza al pericolo della pubblicità e dell'ostentazione. Con questa segretezza potrai fare molte genuflessioni come facevo io e, prostrata a terra, potrai umiliarti adorando la suprema maestà dell'Altissimo, affinché il corpo mortale, che appesantisce l'anima, venga offerto in sacrificio gradito per riparare i moti sregolati compiuti contro la ragione e la giustizia. In tal modo, quindi, non vi sarà nulla in te che non venga dedicato al servizio del tuo Creatore e sposo e il corpo compenserà in una qualche misura il molto che ha impedito e impedisce all'anima con le sue passioni e i suoi difetti terreni.

908. Con questo intento procura sempre di tenere il corpo completamente assoggettato; fa' in modo che i benefici che gli vengono concessi servano solo per sostentarlo, affinché possa servire l'anima e non si crogioli nei suoi capricci e nelle sue passioni. Mortificalo e schiaccialo rendendolo come morto a tutto ciò che è piacevole per i sensi, finché giunga a un punto tale che le attività comuni e necessarie alla vita gli siano di pena piuttosto che di piacere, di amarezza piuttosto che di pericoloso diletto. E sebbene in altre circostanze ti abbia manifestato il valore di questa umiliazione, adesso col mio esempio imparerai a stimare maggiormente qualunque atto di umiltà e di mortificazione. Ora ti comando di non disprezzarne alcuno e di non giudicarlo piccolo; al contrario devi reputare questi atti un tesoro inestimabile e fare in modo di guadagnartelo. Per ottenere ciò devi essere avida, affrettandoti agli uffici servili dello scopare e pulire la casa e al servizio delle sorelle inferme e bisognose, come ti ho ordinato altre volte; in tutte queste azioni mi terrai davanti ai tuoi occhi come modello, affinché la mia premura nell'umiltà ti serva da stimolo, l'imitarmi ti dia gioia e vergogna la negligenza nel non farlo. Se in me fu tanto necessaria tale virtù per trovare grazia e compiacimento agli occhi del Signore - sebbene non lo avessi mai offeso in tutta la mia esistenza - e se per ottenere che la sua destra divina mi sollevasse io mi abbassai, quanto maggiormente hai bisogno tu di prostrarti nella polvere e di annichilirti nel tuo essere, essendo stata concepita nel peccato e avendo offeso Dio più volte! Umiliati sino al non essere e riconosci di aver malamente impiegato la vita che l'Altissimo ti ha dato; il fatto di esistere sia dunque per te di maggiore umiliazione, affinché tu trovi il tesoro della grazia.


Messaggio del 27/3/1982

Kibeho

"Chi mi cerca mi trova! Io mi rivelo dove voglio, quando voglio e a chi io voglio. Io non vengo soltanto per Kibeho, non soltanto per la diocesi di Butare, non soltanto per il Ruanda, non soltanto per l’Africa, ma per il mondo intero. Il mondo va male. Il mondo corre verso la sua rovina e sta per cadere in un baratro. Il mondo è in ribellione contro Dio. Vi si commettono troppi peccati. Non c'è più né amore né pace. Se voi non vi pentite e non vi convertite i vostri cuori, voi cadrete tutti in un baratro."