Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 5
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.2Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3"Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché erediteranno la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte,15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.
17Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento.18In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
20Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: 'Non uccidere'; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio.22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
23Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te,24lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione.26In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
27Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio';28ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna.30E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio';32ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti';34ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio';35né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.37Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente';39ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra;40e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.41E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due.42Da' a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle.
43Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo' e odierai il tuo nemico;44ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori,45perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.46Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?48Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
Genesi 9
1Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra.2Il timore e il terrore di voi sia in tutte le bestie selvatiche e in tutto il bestiame e in tutti gli uccelli del cielo. Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del mare sono messi in vostro potere.3Quanto si muove e ha vita vi servirà di cibo: vi dò tutto questo, come già le verdi erbe.4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue.5Del sangue vostro anzi, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.
6 Chi sparge il sangue dell'uomo
dall'uomo il suo sangue sarà sparso,
perché ad immagine di Dio
Egli ha fatto l'uomo.
7 E voi, siate fecondi e moltiplicatevi,
siate numerosi sulla terra e dominatela".
8Dio disse a Noè e ai sui figli con lui:9"Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza coni vostri discendenti dopo di voi;10con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca.11Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio, né più il diluvio devasterà la terra".
12Dio disse:
"Questo è il segno dell'alleanza,
che io pongo tra me e voi
e tra ogni essere vivente che è con voi
per le generazioni eterne.
13 Il mio arco pongo sulle nubi
ed esso sarà il segno dell'alleanza
tra me e la terra.
14 Quando radunerò le nubi sulla terra
e apparirà l'arco sulle nubi
15 ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e tra ogni essere che vive in ogni carne
e non ci saranno più le acque
per il diluvio, per distruggere ogni carne.
16 L'arco sarà sulle nubi
e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna
tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne
che è sulla terra".
17Disse Dio a Noè: "Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra".
18I figli di Noè che uscirono dall'arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan.19Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra.
20Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna.21Avendo bevuto il vino, si ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda.22Cam, padre di Canaan, vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori.23Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono il padre scoperto; avendo rivolto la faccia indietro, non videro il padre scoperto.
24Quando Noè si fu risvegliato dall'ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore;25allora disse:
"Sia maledetto Canaan!
Schiavo degli schiavi
sarà per i suoi fratelli!".
26Disse poi:
"Benedetto il Signore, Dio di Sem,
Canaan sia suo schiavo!
27 Dio dilati Iafet
e questi dimori nelle tende di Sem,
Canaan sia suo schiavo!".
28Noè visse, dopo il diluvio, trecentocinquanta anni. L'intera vita di Noè fu di novecentocinquanta anni, poi morì.
Salmi 45
1'Al maestro del coro. Su "I gigli...". Dei figli di Core.'
'Maskil. Canto d'amore.'
2Effonde il mio cuore liete parole,
io canto al re il mio poema.
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
3Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo,
sulle tue labbra è diffusa la grazia,
ti ha benedetto Dio per sempre.
4Cingi, prode, la spada al tuo fianco,
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,
5avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
6La tua destra ti mostri prodigi:
le tue frecce acute
colpiscono al cuore i nemici del re;
sotto di te cadono i popoli.
7Il tuo trono, Dio, dura per sempre;
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
8Ami la giustizia e l'empietà detesti:
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
9Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,
dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
10Figlie di re stanno tra le tue predilette;
alla tua destra la regina in ori di Ofir.
11Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
12al re piacerà la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
13Da Tiro vengono portando doni,
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
14La figlia del re è tutta splendore,
gemme e tessuto d'oro è il suo vestito.
15È presentata al re in preziosi ricami;
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
16guidate in gioia ed esultanza
entrano insieme nel palazzo del re.
17Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai capi di tutta la terra.
18Farò ricordare il tuo nome
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.
Salmi 110
1'Di Davide. Salmo.'
Oracolo del Signore al mio Signore:
"Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi".
2Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
"Domina in mezzo ai tuoi nemici.
3A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell'aurora,
come rugiada, io ti ho generato".
4Il Signore ha giurato
e non si pente:
"Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchisedek".
5Il Signore è alla tua destra,
annienterà i re nel giorno della sua ira.
6Giudicherà i popoli:
in mezzo a cadaveri
ne stritolerà la testa su vasta terra.
7Lungo il cammino si disseta al torrente
e solleva alta la testa.
Isaia 28
1Guai alla corona superba degli ubriachi di Èfraim,
al fiore caduco, suo splendido ornamento,
che domina la fertile valle, o storditi dal vino!
2Ecco, inviato dal Signore, un uomo potente e forte,
come nembo di grandine, come turbine rovinoso,
come nembo di acque torrenziali e impetuose,
getta tutto a terra con violenza.
3Dai piedi verrà calpestata
la corona degli ubriachi di Èfraim.
4E avverrà al fiore caduco del suo splendido ornamento,
che domina la valle fertile,
come a un fico primaticcio prima dell'estate:
uno lo vede, lo coglie e lo mangia appena lo ha in mano.
5In quel giorno sarà il Signore degli eserciti
una corona di gloria, uno splendido diadema
per il resto del suo popolo,
6ispiratore di giustizia per chi siede in tribunale,
forza per chi respinge l'assalto alla porta.
7Anche costoro barcollano per il vino,
vanno fuori strada per le bevande inebrianti.
Sacerdoti e profeti barcollano
per la bevanda inebriante,
affogano nel vino;
vanno fuori strada per le bevande inebrianti,
s'ingannano mentre hanno visioni,
dondolano quando fanno da giudici.
8Tutte le tavole sono piene di fetido vomito;
non c'è un posto pulito.
9"A chi vuole insegnare la scienza?
A chi vuole spiegare il discorso?
Ai bambini divezzati, appena staccati dal seno?
10Sì: precetto su precetto, precetto su precetto,
norma su norma, norma su norma,
un po' qui, un po' là".
11Con labbra balbettanti e in lingua straniera
parlerà a questo popolo
12colui che aveva detto loro:
"Ecco il riposo! Fate riposare lo stanco.
Ecco il sollievo!". Ma non vollero udire.
13E sarà per loro la parola del Signore:
"precetto su precetto, precetto su precetto,
norma su norma, norma su norma,
un po' qui, un po' là",
perché camminando cadano all'indietro,
si producano fratture, siano presi e fatti prigionieri.
14Perciò ascoltate la parola del Signore,
uomini arroganti,
signori di questo popolo
che sta in Gerusalemme:
15"Voi dite: Abbiamo concluso
un'alleanza con la morte,
e con gli inferi
abbiamo fatto lega;
il flagello del distruttore, quando passerà,
non ci raggiungerà;
perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio
e nella falsità ci siamo nascosti".
16Dice il Signore Dio:
"Ecco io pongo una pietra in Sion,
una pietra scelta,
angolare, preziosa, saldamente fondata:
chi crede non vacillerà.
17Io porrò il diritto come misura
e la giustizia come una livella.
La grandine spazzerà via il vostro rifugio fallace,
le acque travolgeranno il vostro riparo.
18Sarà cancellata la vostra alleanza con la morte;
la vostra lega con gli inferi non reggerà.
Quando passerà il flagello del distruttore,
voi sarete la massa da lui calpestata.
19Ogni volta che passerà,
vi prenderà,
poiché passerà ogni mattino,
giorno e notte.
E solo il terrore farà capire il discorso".
20Troppo corto sarà il letto per distendervisi,
troppo stretta la coperta per avvolgervisi.
21Poiché come sul monte Perasìm
si leverà il Signore;
come nella valle di Gàbaon si adirerà
per compiere l'opera, la sua opera singolare,
e per eseguire il lavoro, il suo lavoro inconsueto.
22Ora cessate di agire con arroganza
perché non si stringano di più le vostre catene,
perché un decreto di rovina io ho udito,
da parte del Signore, Dio degli eserciti,
riguardo a tutta la terra.
23Porgete l'orecchio e ascoltate la mia voce,
fate attenzione e sentite le mie parole.
24Ara forse tutti i giorni l'aratore,
rompe e sarchia la terra?
25Forse non ne spiana la superficie,
non vi semina l'anèto e non vi sparge il cumino?
E non vi pone grano e orzo
e spelta lungo i confini?
26E la sua perizia rispetto alla regola
gliela insegna il suo Dio.
27Certo, l'anèto non si batte con il tribbio,
né si fa girare sul cumino il rullo,
ma con una bacchetta si batte l'anèto
e con la verga il cumino.
28Il frumento vien forse schiacciato?
Certo, non lo si pesta senza fine,
ma vi si spinge sopra il rullo
e gli zoccoli delle bestie senza schiacciarlo.
29Anche questo proviene
dal Signore degli eserciti:
egli si mostra mirabile nel consiglio,grande nella sapienza.
Atti degli Apostoli 22
1"Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa davanti a voi".2Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio ancora di più.3Ed egli continuò: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi.4Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne,5come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
6Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;7caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?8Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.9Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava.10Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.11E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.
12Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,13venne da me, mi si accostò e disse: Saulo, fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi la vista.14Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,15perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito.16E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi peccati, invocando il suo nome.
17Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre pregavo nel tempio, fui rapito in estasi18e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed esci presto da Gerusalemme, perché non accetteranno la tua testimonianza su di me.19E io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella sinagoga quelli che credevano in te;20quando si versava il sangue di Stefano, tuo testimone, anch'io ero presente e approvavo e custodivo i vestiti di quelli che lo uccidevano.21Allora mi disse: Va', perché io ti manderò lontano, tra i pagani".
22Fino a queste parole erano stati ad ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando: "Toglilo di mezzo; non deve più vivere!".23E poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in aria,24il tribuno ordinò di portarlo nella fortezza, prescrivendo di interrogarlo a colpi di flagello al fine di sapere per quale motivo gli gridavano contro in tal modo.
25Ma quando l'ebbero legato con le cinghie, Paolo disse al centurione che gli stava accanto: "Potete voi flagellare un cittadino romano, non ancora giudicato?".26Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: "Che cosa stai per fare? Quell'uomo è un romano!".27Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: "Dimmi, tu sei cittadino romano?". Rispose: "Sì".28Replicò il tribuno: "Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro prezzo". Paolo disse: "Io, invece, lo sono di nascita!".29E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo. Anche il tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano e che lui lo aveva messo in catene.
30Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio; vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti a loro.
Capitolo VII: Proteggere la grazia sotto la salvaguardia dell’umiltà
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, è per te cosa assai utile e sicura tenere nascosta la grazia della devozione; non insuperbirne, non continuare a parlarne e neppure a ripensarci molto. Disprezza, invece, temendo questa grazia come data a uno che non ne era degno. Non devi attaccarti troppo forte a un tale slancio devoto, che subitamente può trasformarsi in un sentimento contrario. Nel tempo della grazia ripensa a quanto, di solito, sei misero e povero senza la grazia. Un progresso nella vita spirituale non lo avrai raggiunto quando avrai avuto la grazia della consolazione, ma quando, con umiltà, abnegazione e pazienza, avrai saputo sopportare che essa ti sia tolta. Cosicché, neppure allora, tu sia pigro nell'amore alla preghiera o lasci cadere del tutto le abituali opere di pietà; anzi, tu faccia volenterosamente tutto quanto è in te, come meglio potrai e saprai, senza lasciarti andare del tutto a causa dell'aridità e dell'ansietà spirituale che senti.
2. Molti, non appena accade qualcosa di male, si fanno tosto impazienti e perdono la buona volontà. Ma le vie dell'uomo non dipendono sempre da lui. E' Dio che può dare e consolare, quando vuole e quanto vuole e a chi egli vuole; nella misura che gli piacerà e non di più. Molti, poi, fattisi arditi per il fatto che sentivano la grazia della devozione, procurarono la loro rovina: essi vollero fare di più di quanto era nelle loro possibilità, non considerando la propria pochezza e seguendo l'impulso del cuore piuttosto che il giudizio della ragione. Presunsero di poter fare più di quello che era nella volontà di Dio; perciò d'un tratto persero la grazia. Essi, che avevano posto il loro nido nel cielo, restarono a mani vuote, abbandonati alla loro miseria; cosicché, umiliati e spogliati, imparassero, a non volare con le loro ali, ma a star sotto le mie ali, nella speranza. Coloro che sono ancora novellini e inesperti nella via del Signore facilmente si ingannano e cadono, se non si attaccano al consiglio di persone elette. E se vogliono seguire quello che loro sembra giusto, anziché affidarsi ad altri più esperti, finiranno male, a meno che non vogliano ritrarsi dal proprio interno. Coloro che si credono sapienti di per sé, di rado si lasciano umilmente guidare da altri. Sennonché uno scarso sapere e una modesta capacità di comprendere, accompagnati dall'umiltà, valgono di più di un gran tesoro di scienza, accompagnato dal vuoto compiacimento di sé. E' meglio per te avere poco, piuttosto che molto; del molto potresti insuperbire.
Non agisce con sufficiente saggezza colui che, avendo la grazia, si dà interamente alla gioia, senza pensare alla sua miseria di prima e alla purezza che si deve aver nel timore di Dio; timore cioè di perdere quella grazia che gli era stata data. Così non dimostra di avere sufficiente virtù colui che, al momento dell'avversità o in altra circostanza che lo opprima, si dispera eccessivamente e concepisce, nei confronti, pensieri e sentimenti di fiducia meno piena di quanto mi si dovrebbe. Al momento della lotta, si troverà spesso estremamente abbattuto e pieno di paura proprio colui che, in tempo di quiete, avrà voluto essere troppo sicuro. Se tu, invece, riuscissi a restare umile e piccolo in te stesso, e a ben governare e dirigere il tuo spirito non cadresti così facilmente nel pericolo e nel peccato. Un buon consiglio è questo, che, quando hai nell'animo uno speciale ardore spirituale, tu consideri bene quello che potrà accadere se verrà meno tale luce interiore. Quando poi ciò accadesse, pensa che poi di nuovo possa tornare quella luce che per un certo tempo ti ha tolta, per tua sicurezza e per la mia gloria. Infatti, subire una simile prova è spesso a te più utile che godere stabilmente di una situazione tranquilla, secondo il tuo piacere. In verità i meriti non si valutano secondo questo criterio, che uno abbia frequenti visioni, o riceva particolari gioie interiori, o sia posto in un grado più alto. Ma piuttosto secondo questo criterio, che uno sia radicato nella vera umiltà e ripieno dell'amore divino; che ricerchi sempre soltanto e interamente di rendere gloria a Dio; che consideri se stesso un nulla; che si disprezzi veramente e preferisca perfino essere disprezzato ed umiliato dagli altri, anziché essere onorato.
LETTERA 17* [287] AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE L'ILLUSTRISSIMO E MERITAMENTE DISTINTO SIGNORE E SUO MOLTO CARO FIGLIO BONIFACIO
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaNaufraghi che si recavano da Bonifacio sostentati da Ag. ...
1. Mi è offerta l'occasione di salutare la Carità tua, cosa che so esserti assai grata, essendo approdati al nostro litorale alcuni che dovevano affrettarsi a venire da te. Considerando nei loro riguardi non soltanto la compassione che un uomo deve avere per un altro uomo ma anche il tuo affetto, li abbiamo accolti quasi come dei naufraghi e abbiamo soccorso i loro bisogni come abbiamo potuto. Poiché avevano corso pericolo per la loro vita, per essere stati gravemente sballottati da una furiosa tempesta d'aria e di mare, a mala pena erano sfuggiti alla morte e avevano perduto tutto ciò che potevano avere.
...che saluta Bonifacio lodandolo perché cerca la pace eterna anche nelle azioni belliche.
2. Noi pertanto, illustrissimo e meritamente distinto signore e figlio assai caro, facciamo sapere alla Sincerità tua che noi, grazie a Dio, stiamo bene e a tuo riguardo sentiamo dire tutto il bene possibile e desideriamo sentirlo dire sempre, poiché la tua eccellente fama torna a gloria di Colui nel quale tu hai riposto la tua speranza, Colui che tu ami, del quale tu cerchi di ottenere la pace eterna anche tra le operazioni di guerra conservando la fede e amando la giustizia in tutte le cose.
19 - Da Betlemme, Maria santissima e Giuseppe si recano con il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo nel tempio, e adempire la legge.
La mistica Città di Dio - Libro quarto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca585. Stavano già per compiersi i quaranta giorni, nei quali, secondo la prescrizione della legge, la donna che avesse partorito un figlio maschio era giudicata immonda; e questa rimaneva nella purificazione del parto fino a che in seguito non andava al tempio. La Madre della purezza, per adempire questa legge insieme con l'altra dell'Esodo, in cui Dio ordinava che gli santificassero ed offrissero tutti i primogeniti', decise di passare a Gerusalemme, dove si doveva presentare nel tempio con l'Unigenito dell'eterno Padre e suo e purificare come le altre madri. Nell'adempimento di questi due precetti, per quanto le riguardava, non ebbe dubbio né difficoltà alcuna ad ubbidire come le altre madri, non perché ignorasse la propria innocenza e purezza, giacché fin dall'incarnazione del Verbo la conosceva, e sapeva che non aveva contratto il comune peccato originale. Neppure ignorava che aveva concepito per opera dello Spirito Santo, partorendo senza dolore, e restando sempre vergine e più pura del sole. Tuttavia nella sua prudenza non esitava ad assoggettarsi alla legge comune, e vi veniva stimolata anche dall'ardente affetto, che sempre nutriva nel cuore, di umiliarsi, e immedesimarsi con la polvere.
586. In ordine però alla presentazione che riguardava il suo Figlio santissimo, poté avere qualche difficoltà, come successe nel caso della circoncisione, perché lo conosceva per vero Dio, superiore alle leggi che egli medesimo aveva imposto. Fu tuttavia informata della volontà del Signore con luce divina, e dagli stessi atti dell'anima santissima del Verbo incarnato, perché in essa vide i desideri che aveva di sacrificarsi, insieme con l'offrirsi ostia viva all'eterno Padre, in riconoscenza per aver creato la sua anima santissima, e per aver formato il suo corpo purissimo, destinandolo come sacrificio gradito per il genere umano e per la salvezza dei mortali. Sebbene l'umanità santissima del Verbo ebbe sempre questi atti, non solo come comprensore conformandosi alla divina volontà, ma anche come viatore e redentore, egli bramò, secondo la legge, di fare questa offerta a suo Padre nel suo santo tempio, dove tutti lo adoravano e magnificavano come nel luogo adibito all'adorazione, all'espiazione e ai sacrifici.
587. La grande Signora parlò quindi del viaggio con il suo sposo. Avendo disposto di giungere a Gerusalemme nel giorno stabilito dalla legge, prepararono il necessario, e presero congedo dalla pia donna, loro albergatrice. Dopo averla lasciata piena di benedizioni del cielo, i frutti delle quali ella raccolse copiosamente, anche se ignara del mistero dei suoi ospiti divini, decisero subito di visitare la grotta della natività, per iniziare di là il loro viaggio con l'ultima venerazione di quell'umile sacrario, ricco però di felicità, benché per allora non conosciuto. La santissima Madre consegnò a san Giuseppe il bambino Gesù per prostrarsi a terra, ed adorare il suolo, testimone di misteri tanto venerabili. Dopo aver fatto ciò con devozione e tenerezza incomparabile, si rivolse al suo sposo, e gli disse: «Signore, datemi la benedizione per eseguire con essa questo viaggio, come me la date ogni volta che esco dalla vostra casa. Inoltre vi supplico di darmi licenza di camminare scalza, dovendo portare nelle mie braccia la vittima, che si deve offrire all'eterno Padre. Quest'opera è misteriosa, e desidero farla con le condizioni e con la magnificenza che richiede, per quanto mi sarà possibile». La nostra Regina usava una specie di scarpe che le coprivano i piedi, e le servivano quasi come calze. Erano fatte con un'erba usata dai poveri, come canapa o malva, curata e tessuta grossolanamente e fortemente; anche se povere, erano pulite e dignitose.
588. San Giuseppe le rispose di alzarsi, perché stava genuflessa, e le disse: «L'altissimo Figlio dell'eterno Padre, che tengo nelle mie braccia, vi dia la sua benedizione. Vi sia anche accordato di portarlo nelle vostre, strada facendo. Però non dovete andare scalza, perché il tempo non lo permette; e il vostro desiderio non mancherà di essere gradito al Signore, che ve lo ha dato». San Giuseppe usava di quest'autorità di capo nel comandare a Maria santissima, benché con grande rispetto, per non defraudarla di quel compiacimento che la gran Regina sentiva nell'umiliarsi ed ubbidire. Siccome anche il santo sposo ubbidiva a lei, e si mortificava ed umiliava nel comandarle, venivano ad essere entrambi ubbidienti ed umili reciprocamente. Quanto al negarle di andare scalza a Gerusalemme, san Giuseppe lo fece per timore che il freddo nuocesse alla sua salute. Tale timore nasceva in lui dal non sapere dell'ammirabile struttura del corpo verginale e perfettissimo di lei, né di altri privilegi dei quali la divina destra l'aveva dotata. L'ubbidiente Regina non replicò più al santo sposo, e diede ascolto al suo ordine di non andare scalza. Per ricevere dalle sue mani il bambino Gesù, si prostrò a terra e lo ringraziò, adorandolo per i benefici, che in quella sacra grotta aveva operato insieme con lei per tutto il genere umano. Pregò inoltre sua Maestà, affinché conservasse quel sacrario con riverenza, e tra cattolici, e perché fosse sempre da loro stimato e venerato; infine lo affidò e raccomandò di nuovo al santo angelo destinato a custodirlo. Si coprì poi con un manto per il cammino e, ricevendo nelle sue braccia il tesoro del cielo, dopo averlo portato al suo petto verginale, lo avvolse con grande diligenza nei panni per difenderlo dal rigore dell'inverno.
589. Uscirono dalla grotta chiedendo entrambi la benedizione al bambino Dio, e sua Maestà la diede loro visibilmente. San Giuseppe accomodò sull'asinello la cassettina delle fasce del bambino, e con esse i doni dei re, che avevano riservato per offrirli al tempio. Con ciò si ordinò da Betlemme a Gerusalemme la processione più solenne che mai si sia vista nel tempio. In compagnia del principe dell'eternità Gesù, della regina sua Madre e di Giuseppe suo sposo, partirono dalla grotta della natività i diecimila angeli che avevano prestato la loro assistenza nel corso di questi misteri, e gli altri che discesero dal cielo col santo e dolce nome di Gesù al momento della circoncisione. Tutti questi servitori celesti apparivano in forma umana visibile così belli e risplendenti che, in confronto della loro bellezza, tutto ciò che nel mondo è prezioso e dà diletto era meno del fango e dell'immondezza a paragone dell'oro finissimo, e oscuravano il sole quando splendeva allo zenit, mentre, all'imbrunire, trasformavano le notti in giorni chiarissimi. Della loro vista godevano la divina Regina ed il suo sposo Giuseppe. Celebrarono tutti il mistero con nuovi ed altissimi cantici di lode al bambino divino, che andavano a presentare al tempio. Camminarono così per due leghe, tante quante vi sono da Betlemme a Gerusalemme.
590. In tale occasione, non senza disposizione divina, il tempo era così inclemente per il freddo ed il gelo che, non perdonando al suo Creatore, tenero bambino, lo affliggeva al punto di farlo tremare e piangere, come vero uomo, nelle braccia della sua amorosa Madre, lasciando che il cuore di lei fosse ferito di compassione e di amore, più di quanto il corpo di lui fosse molestato dalla sua inclemenza. La potente Imperatrice si rivolse ai venti ed agli elementi e, come loro signora, tutti li riprese con divina indignazione, perché offendevano il loro stesso Fattore, e con il suo potere comandò loro di moderare il rigore verso il bambino Gesù, ma non verso di lei. Gli elementi ubbidirono al comando della loro legittima e vera Signora, e l'aria fredda si cambiò per il bambino in un soave e temperato vento leggero. Al contrario, quanto alla Madre, non corresse la smisurata sua rigidezza, e così era lei a risentirne, e non il suo dolce bambino, come ho detto in altre occasioni. Si rivolse anche contro il peccato colei che non lo aveva contratto, e disse: «O colpa sregolata ed in tutto inumana! Per il tuo rimedio è necessario che il medesimo Creatore d'ogni cosa sia afflitto dalle creature, alle quali diede l'essere. Mostro terribile ed orrendo, offensivo nei confronti di Dio e distruttore delle creature, tu le rendi abominevoli ai suoi occhi, e le privi della maggior felicità, che è l'essere amiche di Dio. O figli degli uomini, sino a quando sarete tardi di cuore, ed amerete la vanità e la menzogna? Non siate tanto ingrati verso il vostro Dio altissimo e crudeli contro voi stessi, e aprite gli occhi per vedere il pericolo che incombe su di voi! Non disprezzate i precetti del vostro Padre celeste, e non dimenticate l'insegnamento della vostra Madre, che vi generò per mezzo della carità, poiché l'Unigenito del Padre, prendendo carne umana nelle mie viscere, mi ha fatta Madre di tutta l'umanità. Io come tale vi amo, e se mi fosse possibile, e così volesse l'Altissimo, patire tutte le pene che vi sono state dal tempo di Adamo sino ad ora, le accetterei volentieri per la vostra salvezza».
591. Nel tempo in cui la nostra Signora celeste si trovava in viaggio col bambino Gesù, accadde in Gerusalemme che Simeone, sommo sacerdote, fosse illuminato dallo Spirito Santo, che gli fece conoscere che il Verbo incarnato stava per essere presentato al tempio, nelle braccia della sua Madre. La santa vedova Anna ebbe la stessa rivelazione, insieme a quella della povertà e dell'affanno con cui essi venivano accompagnati da Giuseppe, sposo della purissima Signora. Conferendo subito i due santi su questa rivelazione ed ispirazione, chiamarono l'inserviente del tempio, che aveva la cura dei beni in dotazione e, dandogli indicazioni dei viandanti che venivano, gli comandarono di uscire alla porta della strada di Betlemme, e di riceverli nella sua casa con ogni carità e benevolenza. Così fece l'inserviente, e in tal modo la gran Regina ed il suo sposo ebbero grande consolazione per la sollecitudine che avevano di trovare un alloggio, che fosse decente per il loro bambino divino. Lasciatili nella sua casa, il fortunato albergatore ritornò a dar conto dell'avvenuto al sommo sacerdote.
592. In quella sera, prima di ritirarsi a riposare, Maria santissima e Giuseppe trattarono di ciò che dovevano fare. La prudentissima Signora lo avverti di portare al tempio, quella stessa sera, i doni dei re, per offrirli in silenzio e senza strepito, come appunto si devono fare le elemosine e le offerte. Gli raccomandò anche di portare, al ritorno, le tortorelle che, il giorno seguente, avrebbero dovuto offrire pubblicamente col bambino Gesù, e san Giuseppe eseguì ogni cosa. Come forestiero e poco conosciuto, diede la mirra, l'incenso e l'oro a colui che riceveva i doni nel tempio, senza dargli modo di intendere chi avesse offerto un'elemosina così grande. Quantunque avesse potuto con essa comprare l'agnello, che i più ricchi offrivano con i loro primogeniti, non fece così, perché sarebbe stata una cosa sproporzionata all'umile e povera condizione della madre, del bambino e dello sposo, offrire in pubblico doni così ricchi. Non era inoltre conveniente derogare in cosa alcuna alla loro umiltà e povertà, anche se per un fine pio ed onesto, perché la Madre della Sapienza fu in tutto modello di perfezione, ed il suo Figlio santissimo lo fu della povertà, nella quale nacque, visse, e morì.
593. Simeone era, come dice san Luca, giusto e timorato, ed attendeva la redenzione d'Israele. Lo Spirito Santo, che era su di lui, gli aveva rivelato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dallo Spirito, venne al tempio, perché in quella notte, oltre a ciò che aveva inteso, fu nuovamente illuminato dalla luce divina, ed in essa conobbe con maggior chiarezza tutti i misteri dell'incarnazione e della redenzione. Comprese anche che in Maria santissima si erano adempite le profezie d'Isaia, che una vergine avrebbe concepito e partorito un figlio, e che dal tronco di lesse sarebbe spuntato un virgulto, cioè Cristo, e tutto il rimanente di queste e di altre profezie. Ebbe luce molto chiara dell'unione delle due nature nella Persona del Verbo, e dei misteri della passione e morte del Redentore. Con l'intelligenza di cose tanto sublimi, il santo Simeone rimase elevato e tutto infervorato, con il desiderio di vedere il Salvatore del mondo. Siccome aveva già notizia che egli veniva a presentarsi al Padre, si portò al tempio nel giorno seguente, mosso dallo Spirito, cioè in forza di questa luce divina. Ivi successe ciò che dirò nel capitolo seguente. Anche la santa donna Anna ebbe rivelazione, nella medesima notte, di molti di questi misteri, e grande fu il gaudio del suo spirito, perché ella era stata maestra della nostra Regina, quando questa aveva dimorato nel tempio. L'Evangelista dice che non si allontanava da esso, servendo di giorno e di notte con digiuni ed orazioni. Profetessa, figlia di Fanuele della tribù di Aser, era vissuta sette anni con suo marito, e aveva già ottantaquattro anni. Come in seguito vedremo, parlò profeticamente del bambino Gesù.
Insegnamento che mi diede la Regina del cielo
594. Figlia mia, una delle miserie, che rendono infelici o poco felici le anime, è il contentarsi di fare le opere di virtù con negligenza e senza fervore, come se operassero cosa di poca importanza o casuale. Per questa ignoranza e viltà di cuore poche arrivano alla relazione e all'amicizia intima col Signore, la quale solo si consegue con l'amore fervente. Esso si chiama fervente o fervoroso, perché, come l'acqua bolle col fuoco, così questo amore, con la violenza soave del divino incendio dello Spirito Santo, solleva l'anima sopra di sé, sopra ogni cosa creata, e sopra le sue stesse opere. Perciò essa, amando, si accende di più, e dal medesimo amore le nasce un insaziabile affetto, col quale non solo disprezza e dimentica tutto ciò che è terreno, ma persino quanto vi è di buono non la soddisfa né sazia. Come il cuore umano, quando non consegue quello che molto ama, se ad esso è possibile conseguirlo, s'infiamma di più nel desiderio di ottenerlo con nuovi mezzi, così, se l'anima ha fervente carità, sempre per via di questa stessa si ritrova a desiderare di operare per l'amato; e quanto mai essa opera le pare poco, per cui cerca di progredire, e passa dalla volontà buona alla perfetta, e da questa a quella del maggior beneplacito del Signore, sino a giungere alla perfettissima ed intima unione e trasformazione nel medesimo Dio.
595. Da ciò intenderai, o carissima, la ragione per cui desideravo andare scalza al tempio per presentarvi il mio Figlio santissimo, e adempire parimenti la legge della purificazione, perché alle mie opere davo tutta la pienezza della perfezione possibile, con la forza dell'amore, che sempre ricercava da me ciò che era più perfetto e gradito al Signore. Ciò che mi trasportava a farlo era questa fervorosa bramosia di operare tutte le virtù al colmo della perfezione. Impegnati ad imitarmi con tutta la diligenza che conosci in me, perché ti avverto, amica mia, che questa sorta di amore e di operare è quella che l'Altissimo sta desiderando ed aspettando come dietro i cancelli, secondo quanto disse la sposa, ed osserva come questa opera tutte le cose così da vicino che solo un cancello si frappone, perché essa goda della sua vista. Perciò egli, vinto ed innamorato, se ne va dietro le anime che così lo amano e lo servono in tutte le loro opere, mentre al contrario si allontana dalle tiepide e negligenti, o le assiste solamente con una provvidenza comune e generale. Tu aspira sempre al grado più perfetto e puro delle virtù, ed in esse studia ed inventa sempre nuovi modi ed obblighi di amore, in maniera che le tue forze, le tue facoltà ed i tuoi sensi siano sempre intenti ed occupati in ciò che è più sublime ed eccellente per il compiacimento del Signore. Infine, comunica e sottoponi tutti questi desideri all'ubbidienza ed al consiglio del tuo maestro e padre spirituale, per eseguire ciò che egli ti comanderà, perché questa è la prima cosa, e la più sicura.Dongo, 30 marzo 1986. Pasqua di Resurrezione. Gesù è la vostra pace.
Don Stefano Gobbi
«La Pace del Cuore divino di vostro fratello Gesù risorto e del Cuore Immacolato della vostra Mamma Celeste, che si allieta nella visione del suo Corpo glorioso, sia sempre con voi, miei figli prediletti. La pace sia nel vostro cuore e nella vostra vita. La pace sia il perenne dono del vostro apostolato. Gesù che è stato umiliato, vilipeso, sputacchiato, flagellato, condannato, crocifisso, ucciso sulla Croce e sepolto, oggi è risorto! È la Pasqua della sua resurrezione! Gesù risorto è per sempre vivo e presente fra voi. Gesù è la vostra pace. Lui solo è la vostra vita; Lui solo è la vostra vittoria.Partecipate con Me a questa gioia, che nessuno potrà mai turbare. Portatela nell'anima perché in essa possa fiorire la speranza.
Io sono la Madre addolorata della Passione. Io sono la Madre gioiosa della Resurrezione. Io sono la Madre del Cristo risorto; sono l'annuncio della sua vittoria. A Me è stato affidato il compito di preparare il suo glorioso ritorno. In questi tempi dolorosi della purificazione, Io vi dico: Non dubitate, abbiate tanta speranza! Gesù ha per sempre vinto il mondo. Gesù solo ancora oggi è il vero vincitore. Sono la Mamma che da ogni parte tutti vi chiama per portarvi a Gesù e così prepararvi una nuova era di Pace. Sono la Regina della Pace che vi guarda con tenerezza di Mamma e vi benedice nel Nome del Padre glorificato, del Figlio Risorto e dello Spirito Santo che vi è dato in dono».