Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Causa precipua di tante dannazioni: i compagni e i libri cattivi e le perverse abitudini. (San Giovanni Bosco)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 2° settimana del Tempo di Pasqua (SS. Filippo e Giacomo)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 15

1"Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo.2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto.3Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato.4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano.7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato.8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.9Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.14Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando.15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.17Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

18Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me.19Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.20Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.21Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.22Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato.23Chi odia me, odia anche il Padre mio.24Se non avessi fatto in mezzo a loro opere che nessun altro mai ha fatto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio.25Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: 'Mi hanno odiato senza ragione'.
26Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza;27e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio.


Esdra 6

1Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell'archivio, là dove si conservano i tesori a Babilonia,2e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritto:
"Promemoria.
3Nell'anno primo del re Ciro, il re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio in Gerusalemme: la casa sia ricostruita come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti.4Vi siano nei muri tre spessori di blocchi di pietra e uno di legno. La spesa sia pagata dalla reggia.5Inoltre gli arredi del tempio fatti d'oro e d'argento, che Nabucodònosor ha portato via dal tempio di Gerusalemme e trasferito a Babilonia, siano restituiti e rimessi al loro posto nel tempio di Gerusalemme e ricollocati nella casa di Dio".
6"Quindi voi Tatténai, governatore d'Oltrefiume e Setar-Boznai, con i vostri colleghi funzionari residenti nell'Oltrefiume, tenetevi in disparte.7Lasciate che lavorino a quella casa di Dio il governatore dei Giudei e i loro anziani. Essi ricostruiscano questo tempio al suo posto.8Ecco i miei ordini sull'atteggiamento che dovete tenere con questi anziani dei Giudei per la ricostruzione del tempio: dalle entrate del re, cioè dalla imposta dell'Oltrefiume, saranno rimborsate puntualmente le spese a quegli uomini, senza interruzione.9Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli, per gli olocausti al Dio del cielo, come anche grano, sale, vino e olio, siano loro forniti ogni giorno senza esitazione, secondo le indicazioni dei sacerdoti di Gerusalemme,10perché si facciano offerte di odore soave al Dio del cielo e si preghi per la vita del re e dei suoi figli.11Ordino ancora: se qualcuno trasgredisce questo decreto, si tolga una trave dalla sua casa, la si rizzi ed egli vi sia impiccato. Poi la sua casa sia ridotta a letamaio.12Il Dio che ha fatto risiedere là il suo nome disperda qualsiasi re o popolo che presuma trasgredire il mio ordine, distruggendo questo tempio che è a Gerusalemme. Io Dario ho emanato questo ordine: sia eseguito alla lettera".
13Allora Tatténai, governatore dell'Oltrefiume, Setar-Boznai e i loro colleghi eseguirono alla lettera quel che aveva comandato il re Dario.14Quanto agli anziani dei Giudei, essi continuarono a costruire e fecero progressi con l'incoraggiamento delle parole ispirate del profeta Aggeo e di Zaccaria figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione secondo il comando del Dio d'Israele e secondo il decreto di Ciro, di Dario e di Artaserse re di Persia.15Si terminò la costruzione di questo tempio il giorno tre del mese di Adar nell'anno sesto del regno del re Dario.16Allora gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questa casa di Dio;17offrirono per la dedicazione di questa casa di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli; inoltre dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d'Israele.18Inoltre stabilirono i sacerdoti divisi secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.
19I rimpatriati celebrarono la pasqua il quattordici del primo mese,20poiché i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme come un sol uomo: tutti erano mondi. Così immolarono la pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi.21Mangiarono la pasqua gli Israeliti che erano tornati dall'esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese e si erano uniti a loro per aderire al Signore Dio d'Israele.22Celebrarono con gioia la festa degli azzimi per sette giorni poiché il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del re di Assiria, per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio del Dio d'Israele.


Salmi 10

1'Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.'

2Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.

4Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.

6Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.

8Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.

10Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.

12Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.

14Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.

16Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.

18Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.

20Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

22Perché, Signore, stai lontano,
nel tempo dell'angoscia ti nascondi?
23Il misero soccombe all'orgoglio dell'empio
e cade nelle insidie tramate.
24L'empio si vanta delle sue brame,
l'avaro maledice, disprezza Dio.
25L'empio insolente disprezza il Signore:
"Dio non se ne cura: Dio non esiste";
questo è il suo pensiero.

26Le sue imprese riescono sempre.
Son troppo in alto per lui i tuoi giudizi:
disprezza tutti i suoi avversari.

27Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
28Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sotto la sua lingua sono iniquità e sopruso.
29Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
30I suoi occhi spiano l'infelice,
sta in agguato nell'ombra come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il misero,
ghermisce il misero attirandolo nella rete.
31Infierisce di colpo sull'oppresso,
cadono gl'infelici sotto la sua violenza.
32Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".

33Sorgi, Signore, alza la tua mano,
non dimenticare i miseri.
34Perché l'empio disprezza Dio
e pensa: "Non ne chiederà conto"?

35Eppure tu vedi l'affanno e il dolore,
tutto tu guardi e prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell'orfano tu sei il sostegno.
Spezza il braccio dell'empio e del malvagio;
36Punisci il suo peccato e più non lo trovi.

37Il Signore è re in eterno, per sempre:
dalla sua terra sono scomparse le genti.
38Tu accogli, Signore, il desiderio dei miseri,
rafforzi i loro cuori, porgi l'orecchio
39per far giustizia all'orfano e all'oppresso;
e non incuta più terrore l'uomo fatto di terra.


Salmi 16

1'Miktam. Di Davide.'
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
2Ho detto a Dio: "Sei tu il mio Signore,
senza di te non ho alcun bene".
3Per i santi, che sono sulla terra,
uomini nobili, è tutto il mio amore.
4Si affrettino altri a costruire idoli:
io non spanderò le loro libazioni di sangue
né pronunzierò con le mie labbra i loro nomi.

5Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
6Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi,
è magnifica la mia eredità.
7Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
8Io pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra, non posso vacillare.
9Di questo gioisce il mio cuore,
esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,

10perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro,
né lascerai che il tuo santo veda la corruzione.
11Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena nella tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.


Ezechiele 23

1Mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, vi erano due donne, figlie della stessa madre,3le quali si erano prostituite in Egitto fin dalla loro giovinezza, dove venne profanato il loro petto e oppresso il loro seno verginale.4Esse si chiamano Oolà la maggiore e Oolibà la più piccola, sua sorella. L'una e l'altra divennero mie e partorirono figli e figlie. Oolà è Samaria e Oolibà è Gerusalemme.5Oolà mentre era mia si dimostrò infedele: arse d'amore per i suoi spasimanti, gli Assiri suoi vicini,6vestiti di porpora, prìncipi e governatori, tutti giovani attraenti, cavalieri montati su cavalli.7Concesse loro i suoi favori, al fiore degli Assiri, e si contaminò con gli idoli di coloro dei quali si era innamorata.8Non rinunciò alle sue relazioni amorose con gli Egiziani, i quali avevano abusato di lei nella sua giovinezza, avevano profanato il suo seno verginale, sfogando su di lei la loro libidine.9Per questo l'ho data in mano ai suoi amanti, in mano agli Assiri, dei quali si era innamorata.10Essi scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguita su di lei.
11Sua sorella Oolibà la vide e si corruppe più di lei nei suoi amoreggiamenti; con le sue infedeltà superò la sorella.12Spasimò per gli Assiri suoi vicini, prìncipi e capi, vestiti di porpora, cavalieri montati su cavalli, tutti giovani attraenti.13Io vidi che si era contaminata e che tutt'e due seguivano la stessa via.14Ma essa moltiplicò le prostituzioni. Vide uomini effigiati su una parete, figure di Caldei, disegnati con il minio,15con cinture ai fianchi, ampi turbanti in capo, dall'aspetto di grandi capi, rappresentanti i figli di Babilonia, originari di Caldea:16essa se ne innamorò non appena li vide e inviò loro messaggeri in Caldea.17I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed essa si contaminò con loro finché ne fu nauseata.18Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch'io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella.19Ma essa continuò a moltiplicare prostituzioni, ricordando il tempo della sua gioventù, quando si prostituiva in Egitto.20Arse di libidine per quegli amanti lussuriosi come asini, libidinosi come stalloni,21e così rinnovò l'infamia della sua giovinezza, quando in Egitto veniva profanato il suo petto, oppresso il suo seno verginale.22Per questo, Oolibà, così dice il Signore Dio: Ecco, io suscito contro di te gli amanti di cui mi sono disgustato e li condurrò contro di te da ogni parte,23i figli di Babilonia e di tutti i Caldei, quelli di Pekòd, di Soa e di Koa e con loro tutti gli Assiri, tutti i giovani attraenti, prìncipi e capi, tutti capitani e cavalieri famosi;24verranno contro di te dal settentrione con cocchi e carri e con una moltitudine di popolo e si schiereranno contro di te da ogni parte con scudi grandi e piccoli ed elmi. A loro ho rimesso il giudizio e ti giudicheranno secondo le loro leggi.25Scatenerò la mia gelosia contro di te e ti tratteranno con furore: ti taglieranno il naso e gli orecchi e i superstiti cadranno di spada; deporteranno i tuoi figli e le tue figlie e ciò che rimarrà di te sarà preda del fuoco.26Ti spoglieranno delle tue vesti e s'impadroniranno dei tuoi gioielli.27Metterò fine alle tue scelleratezze e alle tue prostituzioni commesse in Egitto: non alzerai più gli occhi verso di loro, non ricorderai più l'Egitto.
28Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io ti consegno in mano a coloro che tu odii, in mano a coloro di cui sei nauseata.29Ti tratteranno con odio e si impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; sarà svelata la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e la tua disonestà.30Così sarai trattata perché tu mi hai tradito con le genti, perché ti sei contaminata con i loro idoli.31Hai seguito la via di tua sorella, la sua coppa porrò nelle tue mani".

32Dice il Signore Dio:
"Berrai la coppa di tua sorella,
profonda e larga,
sarai oggetto di derisione e di scherno;
la coppa sarà di grande capacità.
33Tu sarai colma d'ubriachezza e d'affanno,
coppa di desolazione e di sterminio
era la coppa di tua sorella Samaria.
34Anche tu la berrai, la vuoterai, ne succhierai i cocci,
ti lacererai il seno,
poiché io ho parlato". Parola del Signore.

35Perciò dice il Signore Dio: "Poiché tu mi hai dimenticato e mi hai voltato le spalle, sconterai dunque la tua disonestà e le tue dissolutezze!".
36Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, non giudicherai tu Oolà e Oolibà? Non mostrerai ad esse i loro abomini?37Sono state adultere e le loro mani sono lorde di sangue, hanno commesso adulterio con i loro idoli; perfino i figli che mi avevano partorito, li hanno fatti passare per il fuoco in loro pasto.38Ancor questo mi hanno fatto: in quello stesso giorno hanno contaminato il mio santuario e profanato i miei sabati;39dopo avere immolato i loro figli ai loro idoli, sono venute in quel medesimo giorno al mio santuario per profanarlo: ecco quello che hanno fatto dentro la mia casa!
40Si rivolsero anche a uomini di paesi lontani, invitandoli per mezzo di messaggeri, ed essi giunsero. Per loro ti sei lavata, ti sei dipinta gli occhi, ti sei adornata dei tuoi vestiti preziosi,41ti sei stesa su un magnifico divano davanti ad una tavola imbandita, su cui hai posto il mio olio, i miei profumi.42Si udiva lo strepito di una moltitudine festante di uomini venuti dal deserto, i quali avevano messo braccialetti ai polsi e una corona di gloria sul loro capo.43Io pensavo di costei, abituata agli adultéri: Ora costoro si faranno complici delle sue prostituzioni.44Infatti entrarono da lei, come si entra da una prostituta: così entrarono da Oolà e da Oolibà, donne di malaffare.45Ma uomini retti le giudicheranno come si giudicano le adultere e le assassine. Le loro mani sono lorde di sangue".
46Dice infatti il Signore Dio: "Si farà venire contro di loro una folla ed esse saranno abbandonate alle malversazioni e al saccheggio.47La folla le lapiderà e le farà a pezzi con le spade; ne ucciderà i figli e le figlie e darà alle fiamme le case.48Eliminerò così un'infamia dalla terra e tutte le donne impareranno a non commettere infamie simili.49Faranno ricadere la vostra infamia su di voi e sconterete i vostri peccati di idolatria: saprete così che io sono il Signore Dio".


Prima lettera ai Corinzi 10

1Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare,2tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare,3tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale,4tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo.5Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto.
6Ora ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.7Non diventate idolàtri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: 'Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi'.8Non abbandoniamoci alla fornicazione, come vi si abbandonarono alcuni di essi e ne caddero in un solo giorno ventitremila.9Non mettiamo alla prova il Signore, come fecero alcuni di essi, e caddero vittime dei serpenti.10Non mormorate, come mormorarono alcuni di essi, e caddero vittime dello sterminatore.11Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi.12Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.13Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla.

14Perciò, o miei cari, fuggite l'idolatria.15Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico:16il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?17Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane.18Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l'altare?
19Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa?20No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni;21non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni.22O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

23"Tutto è lecito!". Ma non tutto è utile! "Tutto è lecito!". Ma non tutto edifica.24Nessuno cerchi l'utile proprio, ma quello altrui.25Tutto ciò che è in vendita sul mercato, mangiatelo pure senza indagare per motivo di coscienza,26perché 'del Signore è la terra e tutto ciò che essa contiene'.
27Se qualcuno non credente vi invita e volete andare, mangiate tutto quello che vi viene posto davanti, senza fare questioni per motivo di coscienza.28Ma se qualcuno vi dicesse: "È carne immolata in sacrificio", astenetevi dal mangiarne, per riguardo a colui che vi ha avvertito e per motivo di coscienza;29della coscienza, dico, non tua, ma dell'altro. Per qual motivo, infatti, questa mia libertà dovrebbe esser sottoposta al giudizio della coscienza altrui?30Se io con rendimento di grazie partecipo alla mensa, perché dovrei essere biasimato per quello di cui rendo grazie?

31Sia dunque che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.32Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio;33così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare l'utile mio ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.


Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori

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1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.

2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.


DISCORSO 229/E TRATTATO NEL LUNEDÌ DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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Per donarci i suoi beni Cristo sopportò con pazienza i nostri mali.

1. La passione del Signore e la risurrezione ci mettono in evidenza le due vite: quella che stiamo sopportando e quella che desideriamo. E colui che per noi si è degnato di sopportare questa ha la possibilità di donarci quell'altra. E così ci ha dimostrato quanto ci ami, e ha voluto che noi credessimo che egli veramente ci darà i beni che gli sono propri, lui che volle condividere con noi i mali che sono propri a noi. Noi siamo nati, e anche lui è nato; noi dobbiamo morire, e anche lui è morto. Due cose che noi, in questa vita, conoscevamo assai bene, l'inizio e la fine, il nascere e il morire; con la nascita cominciare a tribolare, con la morte andarsene verso l'ignoto. Queste due cose le conoscevamo: il nascere e il morire, cose che abbondano nella nostra regione. La nostra regione è la terra; la regione degli angeli, il cielo. E il Signore nostro è venuto a questa regione dall'altra regione; alla regione della morte dalla regione della vita; alla regione del travaglio dalla regione della felicità. Venne portando a noi i beni che gli erano propri e sopportò con pazienza i mali che erano propri a noi. I beni suoi li portava occultamente, i nostri mali li sopportava palesemente; si vedeva come uomo, come Dio era nascosto; si vedeva la debolezza, la maestà era nascosta; si vedeva la carne, il Verbo era nascosto. Pativa la carne; dov'era il Verbo, quando la carne pativa? Eppure neanche il Verbo taceva, perché c'insegnava la pazienza. Ed ecco, il Cristo Signore il terzo giorno risuscitò. Dove sono finiti gli insulti dei Giudei? Dove gli insulti dei principi dei Giudei che attorno a lui fremevano e perdevano la testa e uccidevano il medico? Richiamate alla mente, carissimi, quel che avete sentito quando si leggeva la sua passione. Se è il Figlio di Dio, scenda dalla croce e gli crederemo. Se è il Figlio di Dio, lo liberi lui 1. Egli ascoltava e taceva; pregava per coloro che dicevano così, ma non si manifestava. In un altro Vangelo anzi è scritto che pregò per loro ad alta voce dicendo: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno 2. Vedeva lì in mezzo quelli che sarebbero stati suoi, vedeva che presto avrebbero creduto in lui, voleva che fossero perdonati. Il nostro capo pendeva sulla croce, ma conosceva le membra sue che erano sulla terra.

Nel lavacro della rigenerazione tutti i peccati vengono interamente rimessi.

2. Mentre si leggeva il libro degli Atti degli Apostoli avete sentito che, siccome quelli che si erano radunati si stupivano del fatto che gli Apostoli e quelli che erano con loro parlavano le lingue di tutte le genti, che essi non conoscevano, [ma le parlavano] sotto l'ispirazione e la guida dello Spirito Santo che avevano ricevuto, a tutta quella gente, stupefatta per il miracolo, l'Apostolo Pietro rivolse il suo discorso e spiegò che essi certamente per ignoranza avevano commesso quell'enorme delitto di aver ucciso il Signore; ma che [in questo modo] Dio aveva realizzato il suo disegno 3 di spargere il sangue innocente per la salvezza di tutto il mondo e di cancellare i peccati di tutti i credenti; infatti era morto colui nel quale non poté essere trovato peccato. C'era in giro la cauzione dei nostri peccati, il diavolo aveva in mano il chirografo 4 sfavorevole a noi; aveva in possesso quelli che aveva ingannato, era il padrone di quelli che aveva vinto. Tutti eravamo con questo debito, tutti nascono con questo debito ereditario; fu versato il sangue senza peccato e la cauzione del peccato fu distrutta. E allora quelli che al discorso di Pietro, secondo gli Atti degli Apostoli, credettero, esclamarono pieni di costernazione: Che cosa dobbiamo fare, fratelli? Ditecelo 5. Non speravano infatti che un delitto così enorme potesse esser perdonato. E la risposta fu: Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e i vostri peccati saranno rimessi 6. Quali peccati? Tutti. Proprio tutti? Sì, anche quello così grande di aver ucciso il Cristo. Che cosa avreste potuto commettere di più scellerato, che uccidere il vostro Creatore, fattosi per voi creatura? Che cosa un pazzo avrebbe potuto commettere di più grave che uccidere il suo proprio medico? Eppure anche questo viene perdonato. Così fu detto loro: tutto viene perdonato. Avete infierito, avete sparso sangue innocente; [ora] credete e bevete quel che avete sparso. Quelli erano stati lassù, quelli che [poi] dissero disperati: Che cosa dobbiamo fare? E si sentirono rispondere che, credendo in colui che avevano ucciso, potevano ottenere il perdono di tanto misfatto. Erano lassù, egli li vedeva; davanti alla sua croce li vide, lui che prima della creazione del mondo li previde 7. Per essi pregò: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno 8. Quelli uccidevano il medico, e il medico con il suo sangue preparava per gli uccisori la medicina. Grande misericordia, grande gloria! Che cosa non sarà loro rimesso, quando vien loro rimesso di aver ucciso il Cristo? E allora carissimi, nessuno deve dubitare che nel lavacro della rigenerazione tutti, proprio tutti i peccati, i più piccoli e i più grandi, vengono interamente rimessi; qui ne abbiamo un esempio e una prova irrefutabile. Nessun peccato più grave dell'aver ucciso il Cristo: se anche questo è stato rimesso, quale altro potrà rimanere sulla coscienza del battezzato?.

La risurrezione di Cristo è sacramento della nuova vita.

3. E ora, carissimi, consideriamo la risurrezione di Cristo perché come la sua passione si riferiva alla nostra vita vecchia, così la sua risurrezione è il sacramento della vita nuova. Per questo nuova vita. l'Apostolo afferma: Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte perché, come Cristo risuscitò dai morti, cosi anche noi camminiamo in una vita nuova 9. Tu hai creduto e sei stato battezzato; la tua vita vecchia è morta, è stata uccisa sulla croce, è stata sepolta nel battesimo. È stata sepolta quella vecchia in cui sei vissuto male; risorga ora quella nuova. Vivi bene: vivi in modo da conseguire la vita; vivi in modo che, quando morrai, tu non abbia a morire. Riflettete, carissimi, a ciò che disse il Signore nel Vangelo a quel tale che aveva curato: Ecco che sei guarito; ora non peccar più, perché non t'abbia ad accadere qualcosa di peggio 10. Con una sentenza di questo genere eravamo con le spalle al muro, eravamo in seri guai; ma la sua misericordia non ci abbandona mai. E siccome qui non si riesce a vivere senza peccato, ai battezzati ha dato quell'orazione in cui ogni giorno diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti 11. Di debiti ce ne sono: c'è quella cauzione di carattere generale, e noi stessi per di più non cessiamo d'indebitarci. Riconosciamo che c'è materia per cui ogni giorno ci deve essere rimesso qualcosa; ma non per questo dobbiamo riposar tranquilli nelle malvagità, nelle scelleratezze, nei delitti. I peccati non debbono essere nostri amici: li abbiamo vomitati, odiamoli; non torniamo al nostro vomito, come fanno i cani 12. E se succedono, succedano contro volontà, succedano non ricercati o intenzionalmente desiderati, perché chi vuol mantenere l'amicizia con i peccati sarà nemico di colui che è venuto per cancellare i peccati, lui che non aveva alcun peccato. Fratelli miei, badate bene a quel che dico: chi è amico della malattia è nemico del medico. Se tu ti ammali nel corpo e viene da te il medico in grazia della sua professione, dimmi un po', che cosa egli desidera nel venire da te, che cosa può desiderare se non di guarirti? Ed essendoti amico, dovrà esser nemico della febbre; perché se amasse la tua febbre, non amerebbe te. Egli quindi odia la tua febbre: contro di essa è entrato in casa tua, contro di essa è salito nella tua camera, contro di essa si è accostato al tuo letto, contro di essa ti ha tastato il polso, contro di essa ti ha dato delle prescrizioni, contro di essa ha composto le medicine e te le ha somministrate; tutto contro di essa, tutto per il tuo bene. Se dunque lui è tutto contro la febbre, tutto per il tuo bene, tu, se ami la febbre, sei il solo contro di te. Tu mi risponderai, lo so bene, mi risponderai dicendo: Ma chi è che ama la febbre? Lo so anch'io, il malato non ama la febbre; però ama quello che gli chiede la febbre. Cos'è che ha detto il medico quando è entrato da te, armato della sua arte contro la tua febbre? Può aver detto, per esempio: Non devi bere roba fredda. Non bere roba fredda, l'hai sentito tu stesso dal medico che è il nemico della tua febbre. Ma appena il medico se n'è andato, la febbre ti dice: Bevi qualcosa di freddo. Su quel che ti dice la febbre tu dovresti pensare: Questo è il calore della febbre. Ma dentro di te si svolge un dialogo segreto: esso ti fa sentire la gola arsa, ti anticipa il gusto di qualcosa di freddo. Ma ricordati quel che ha detto il medico, non bere. Se il medico è via, la febbre è lì. Che aveva detto il medico? La vuoi vincere? Non cedere alle sue richieste. Se ti metti dalla parte del medico, sarete in due contro la febbre; se dài retta alla febbre, il medico è vinto, ma il guaio è per il malato, non per il medico. Oh! non sia mai che il medico Cristo resti vinto in coloro che egli ha conosciuto e predestinato; perché questi stessi li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha anche glorificati 13. Siano repressi i vizi, siano frenate le libidini, si torca di rabbia il diavolo con i suoi angeli. Se Dio è dalla nostra parte, chi sarà contro di noi? 14.

Per i suoi operai Cristo è insieme cibo e ricompensa.

4. E quel che Cristo ha indicato con la risurrezione del suo corpo, voi cominciate a realizzarlo spiritualmente vivendo bene. Però non per subito potete attendervi quella medesima realtà, ossia compensala medesima proprietà, la medesima verità, la medesima incorruttibilità della carne; questa è la ricompensa della fede, e la ricompensa si dà al termine del giorno. Per ora lavoriamo nella vigna, aspettiamo la fine della giornata. Colui che ci ha presi a giornata per lavorare non ci trascura e non ci lascia venir meno. Il padrone che dovrà dare al suo operaio la paga a giorno finito, lo pasce intanto mentre egli lavora; così anche il Signore, mentre fatichiamo in questo mondo, ci pasce non solo col cibo per il ventre, ma anche con quello per la mente. Se non ci pascesse, io non starei qui a parlare; ci pasce con la parola, ed è quello che stiamo facendo noi che predichiamo di lui non ai vostri ventri ma alle vostre menti. E voi ricevete con avidità e, mentre vi pascete, lodate; per qual ragione acclamereste, se alle vostre menti nessun boccone fosse arrivato? E noi che cosa siamo? Suoi ministri, suoi servitori; perché non è nostro, ma tiriamo fuori dalla sua dispensa quanto distribuiamo a voi. E anche noi viviamo di essa, perché siamo servi come voi. E che cosa vi somministriamo? Il suo pane o lui stesso pane? Chiunque abbia assunto un operaio nella sua vigna gli potrà dare il suo pane, non se stesso. Ai suoi operai Cristo dona se stesso: se stesso imbandisce nel pane, se stesso riserva come ricompensa. E non c'è motivo di dire: Se lo mangiamo adesso, alla fine che ci resterà? Noi mangiamo, ma lui non finisce; affamati, ci ristora, ma lui non si esaurisce. Pasce chi è ora affaticato, ma ne rimane ricompensa intera. E che cosa potremo ricevere, che valga più di lui stesso? Se avesse qualcosa che valga di più, ce l'avrebbe data. Ma nulla c'è che valga più di Dio, e Cristo è Dio. Sta' attento: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio 15. Questo chi può capirlo? Chi inquadrarlo? Chi intuirlo? Chi contemplarlo? Chi adeguatamente pensarlo? Nessuno. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi 16. A questo ti chiama, perché lavori da [buon] operaio. Il Verbo si è fatto carne. È lui stesso che ti chiama. Il Verbo sarà la tua lode, il Signore la tua ricompensa.

 


1 - Cf. Mt 27, 40-43.

2 - Lc 23, 34.

3 - Cf. At 3, 17-18.

4 - Cf. Col 2, 14.

5 - At 2, 37.

6 - At 2, 38.

7 - Cf. Ef 1, 4.

8 - Lc 23, 34.

9 - Rm 6, 4.

10 - Gv 5, 14.

11 - Mt 6, 12.

12 - Cf. 2 Pt 2, 22.

13 - Rm 8, 29-30.

14 - Rm 8, 31.

15 - Gv 1, 1-2.

16 - Gv 1, 14.


8 - I demoni si riuniscono all'inferno per parlare del trionfo di Cristo, nostro redentore, e prendono alcune decisioni.

La mistica Città di Dio - Libro sesto - Suor Maria d'Agreda

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CAPITOLO 8

I demoni si riuniscono all'inferno per parlare del trionfo di Cristo, nostro redentore, e prendono alcune decisioni; i sacerdoti e i farisei si radunano in Gerusalemme.



1128. Come ho detto, tutti i misteri contenuti nel trionfo del nostro Salvatore furono grandi e mirabili, ma, nel suo genere, non lo è meno quello in ordine all'oppressione che sperimentò l'inferno quando i demoni vi furono fatti piombare al suo ingresso nella città santa. Per due giorni interi, dalla domenica in cui questo accadde sino al martedì, rimasero nell'umiliazione in cui li aveva posti la destra dell'Altissimo, pieni di penoso e confuso furore. Con strida orribili lo manifestavano alla turbolenta schiera dei dannati, che ricevettero terrore e strazio maggiori di quelli che soffrivano solitamente. Lucifero, il principe delle tenebre, più sbalordito di tutti, convocò i suoi seguaci e da una posizione elevata, come loro capo, affermò:

1129. «Non è possibile che chi ci angustia in questo modo, abbattendo le nostre forze, sia soltanto un profeta: Mosè, Elia, Eliseo e altri nostri antichi nemici non ci hanno mai vinto con tanta violenza, nonostante i loro prodigi. Del resto, mai di alcuno mi sono state celate tante opere; in particolare, arrivo a sapere ben poco dei suoi atti interiori. Come un semplice uomo avrebbe potuto fare tutto questo e rivelare sulle cose un'autorità pari a quella resa evidente dalle sue azioni? Egli, inoltre, accoglie imperturbabile e senza superbia le lodi e la gloria che per esse gli vengono tributate. Peraltro, in questa esaltazione che ha ottenuto ha dimostrato un nuovo potere contro di noi e così ho minori energie per fare quanto desidero, cioè ucciderlo e cancellare completamente il suo nome dalla terra dei viventi. Lo hanno celebrato e acclamato come beato non solo i suoi, ma anche molti che io tenevo in mio dominio; lo hanno chiamato Messia, riconoscendolo come colui che è stato promesso nella loro legge, ed egli ha costretto tutti a venerarlo e adorarlo. Ciò è molto per una normale creatura e, se egli non è di più, bisogna dedurre che nessun altro ha avuto come lui l'Eterno dalla sua parte, per cui ci fa e ci farà enormi danni; da quando siamo stati scacciati dall'empireo, infatti, non abbiamo mai subito tale rovina né incontrato tanti ostacoli come da quando egli è venuto nel mondo. Se poi per caso è il Verbo incarnato, come temiamo, è necessario ponderare attentamente questa situazione, perché, se non lo eliminiamo, con il suo esempio e il suo insegnamento attirerà tutti dietro di sé. Per l'odio che ho verso di lui, ho provato ripetutamente ad ammazzarlo, senza riuscirci: una prima volta nella sua patria feci in modo che cercassero di gettarlo giù da un precipizio, ma egli con il suo potere si prese gioco di coloro che lo stavano per fare; un'altra disposi che fosse lapidato in Gerusalemme, ma egli si nascose dai farisei».

1130. «Ora ho un'opportunità migliore, perché ho inviato una suggestione a Giuda, suo discepolo e nostro amico, spingendolo a mettere il suo Maestro nelle mani di costoro, che ho preparato accendendoli di furiosa invidia; senza dubbio, lo condanneranno a una pena molto crudele, come bramano. Aspettano solo le condizioni propizie che sto approntando con tutta la mia astuzia e diligenza, perché il traditore, gli scribi e i sacerdoti faranno esattamente quello che proporrò loro, ma nonostante questo ho una grave difficoltà, che richiede molta cautela. Se, infatti, egli è l'Atteso, offrirà i suoi dolori per la redenzione, guadagnando meriti infiniti a vantaggio di tutti. Aprirà il cielo e i salvati ascenderanno a godere il premio che ci è stato tolto; ciò sarà per noi un altro aspro tormento, se non ci affrettiamo a impedirlo. Egli, inoltre, con le sue sofferenze sarà uno straordinario modello di sopportazione per gli altri, perché è estremamente mite e umile di cuore, e non lo abbiamo mai visto impaziente o turbato. Educherà tutti a queste virtù, che sono quelle che più detesto perché offendono pesantemente me e chi si attiene ai miei dettami, per cui è conveniente per i nostri obiettivi parlare di quanto dobbiamo fare nel perseguitare questo Cristo e uomo nuovo, e bisogna che mi diciate che cosa ne pensate».

1131. Essi discussero ampiamente su simili considerazioni, infuriandosi con inimmaginabile sdegno contro Gesù e lamentandosi dell'inganno in cui giudicavano di essere incorsi nel pretendere la sua soppressione con tanta scaltrezza. Così, con questa stessa malizia raddoppiata si sforzarono da allora in poi di tornare indietro e di evitare che egli perisse, essendosi già confermati nel sospetto che fosse il Messia, anche se non erano giunti ad esserne sicuri. Questo dubbio fu per satana motivo di tale sconcerto e affanno che, approvando il decreto con il quale si stabiliva ciò, concluse il conciliabolo proclamando: «Credetemi, compagni: se questa persona è anche Dio vero, con la sua passione distruggerà il nostro impero, riscatterà i mortali, li innalzerà a mai sperimentata felicità e darà loro maggiori risorse contro di noi; abbiamo sbagliato molto nel procurare il suo assassinio, sbrighiamoci a riparare a questa sciagura». 1132. Con tale risoluzione, tutti i suoi ministri salirono in superficie e misero ogni impegno nel sottrarre sua Maestà al supplizio, intervenendo presso Pilato e sua moglie, come consta dai Vangeli, e in parecchi altri modi, in essi non riportati ma ugualmente certi. Prima di tutto assalirono Giuda con ulteriori istigazioni per farlo recedere dalla consegna concertata, senza essere però in grado di muoverlo a rinunciare ai suoi intenti e a desistere da essi. Pertanto, il demonio stesso gli apparve in forma corporale e tentò di farlo riflettere e di indurlo a interrompere le trattative; essendo informato della smisurata ingordigia di quell'avaro, con una sollecitudine più grande di quella che aveva impiegato per incitarlo a vendere il suo Signore, ardente di amore per tutti, gli porse molto denaro affinché non lo desse in balìa dei suoi nemici.

1133. Ma, ahimè, tristezza della nostra miseria! Egli, che si era sottomesso al drago per obbedirgli nella perfidia, non poté farlo per ravvedersi! L'avversario, infatti, non aveva dalla sua parte la forza della grazia, senza la quale è vana ogni fatica per convincere ad abbandonare il peccato e seguire il bene. L'Altissimo non era nell'impossibilità di strapparlo dalla sua slealtà e ricondurlo a sé, ma per questo non erano un mezzo confacente le manovre di persuasione di Lucifero, che lo aveva fatto cadere; per di più, nella sua ineffabile equità riteneva di non dovergli somministrare altri aiuti, perché era arrivato a così dura ostinazione mentre si trovava alla scuola del divin Maestro, ponendo tante volte intralcio ai suoi ammonimenti, alle sue ispirazioni e ai suoi immensi favori. Costui, inoltre, aveva disprezzato con inammissibile temerarietà i suoi consigli e quelli della santissima e dolcissima Regina, come anche la luminosità della vita loro e degli altri apostoli. A tutto questo nella sua empietà aveva resistito con pertinacia propria di un diavolo, più che di un uomo libero di compiere opere rette. Dopo essere rimasto tanto a lungo nel male, era ormai in uno stato tale che l'odio concepito contro il suo Salvatore e contro la Madre della clemenza lo aveva reso incapace di domandare misericordia, indegno della luce per conoscerla e come insensibile alla voce della stessa ragione e della stessa legge naturale, che lo avrebbero potuto trattenere dal danneggiare l'innocente dalle cui mani aveva ricevuto tanti benefici. Si tratta di un raro esempio e di una istruzione pratica per la fragilità e la stoltezza di quanti, non temendoli, possono incorrere in pericoli simili e scivolare in una condizione così sventurata e deplorevole.

1134. Quei serpenti lo lasciarono, senza più speranza di fargli cambiare idea, e andarono dai farisei per ottenere la medesima cosa attraverso molte suggestioni, che comunicarono loro affinché non opprimessero l'Unigenito; avvenne, però, lo stesso e non poterono farli retrocedere dal piano malvagio che avevano escogitato. Alcuni scribi, per cause terrene, presero a valutare con maggiore equilibrio se davvero convenisse loro quello che avevano deciso, ma, poiché non erano assistiti dal cielo, tornarono subito a essere vinti dal rancore e dall'invidia. Allora, il maligno e i suoi si diressero verso Pilato e la sua consorte, la quale, come ci è tramandato, fu stimolata a mettere in guardia con pietà femminile il marito da ogni coinvolgimento nella condanna di quel giusto. Per questa e somiglianti vie, lo spronarono a cercare numerosi espedienti per non pronunciare la sentenza capitale, ma non raggiunsero il loro scopo e, senza più fiducia di avere successo, mutarono progetto. Si eccitarono nuovamente contro Cristo e, non potendone impedire la morte, per provocare la sua inalterabile pazienza sobillarono i capi e i carnefici a dargliela al più presto e a tormentarlo con la spietata crudeltà che poi usarono. Gesù stesso permise questo per i sublimi fini della redenzione, anche se proibì alcune atrocità meno decenti che erano suggerite contro la sua venerabile persona e umanità.

1135. Il martedì dopo l'ingresso in Gerusalemme, quando egli restò a Betania, i suoi oppositori si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote per macchinare un tranello per eliminarlo; la loro stizza, infatti, si era ancora accresciuta per il plauso che gli era stato tributato da tutti gli abitanti della città. Nella discussione si interessarono anche del miracolo della risurrezione di Lazzaro e di altri prodigi realizzati in quei giorni nel tempio. Avendo stabilito che era necessario sopprimerlo, celarono questa scelleratezza sotto il pretesto del bene comune, del quale parlò Caifa, profetizzando il contrario di ciò che intendeva. Satana, che li vide risoluti, istigò alcuni di essi a non attuare il loro disegno durante la festa, perché non ci fossero tumulti fra il popolo, che riveriva il Signore come Messia o grande profeta. Agì in questa maniera per rendersi conto se, ritardando l'uccisione, sarebbe potuto riuscire a evitarla, ma Giuda, già completamente in balìa della sua stessa insaziabilità e perversità, privo della grazia di cui aveva bisogno per ravvedersi, si presentò loro molto turbato e inquieto per prendere accordi sulla vendita della sua guida. Per non perdere l'occasione, passarono sopra l'inconveniente della concomitanza con la Pasqua e gli fissarono trenta monete d'argento, prezzo del quale egli si accontentò per colui che racchiude in sé tutti i tesori dell'universo, come era stato decretato dalla sapienza infinita che disponeva ogni cosa.

1136. Nello stesso momento, come riferisce Matteo, sua Maestà disse ai suoi: «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell'uomo sarà consegnato per essere crocifisso». L'infame discepolo, che non era presente, venne subito da loro con il furore del tradimento e, perfido e miscredente, cominciò a informarsi presso i compagni, la beatissima Madre e il Salvatore stesso sul luogo in cui si sarebbero recati e su quanto quest'ultimo si proponesse di fare. Indagava tutto ciò con volontà di inganno, per organizzare meglio quello che aveva contrattato. Fingendo e dissimulando, da ipocrita, pretendeva di nascondere la sua fellonia; ma la sua doppiezza e il suo intento depravato erano chiari non solo al Maestro, ma anche alla prudentissima Vergine, alla quale i messaggeri celesti avevano immediatamente dato notizia della trattativa da lui conclusa. Costui le chiese dove avrebbero celebrato la vicina solennità ed ella, con stupefacente mitezza, rispose: «Chi può comprendere i giudizi e i segreti dell'Altissimo?». Da allora cessò di ammonirlo e di esortarlo a convertirsi, anche se, come il suo Unigenito, continuò sempre a sopportarlo, finché fu egli stesso a disperare della possibilità del perdono e del gaudio eterno. La mansuetissima colomba, però, discernendone l'irreparabile rovina e avendo coscienza che suo Figlio stava per essere consegnato ai suoi nemici, pianse teneramente insieme ai custodi; non poteva, infatti, condividere la sua intima pena con alcun'altra creatura. Con essi solcava il mare della sua amarezza ed esprimeva i suoi sentimenti con parole molto ponderate e sagge, suscitando la loro ammirazione di fronte a un modo tanto nuovo e perfetto di reagire in una simile tribolazione e in un dolore a tal punto profondo.

Insegnamento della Regina del cielo

1137. Carissima, quello che hai imparato e scritto in questo capitolo contiene importanti insegnamenti ed eccelsi misteri a beneficio di tutti, se si considerano diligentemente. Innanzitutto, devi meditare bene che, essendo Cristo venuto per distruggere le opere del demonio e per vincerlo affinché non avesse più lo stesso potere, fu opportuno che, pur lasciandolo nella sua condizione di angelo e nella corrispondente conoscenza abituale, gli tacesse molte cose; così, quando egli in seguito le apprese, la sua malignità fu repressa nella maniera più conveniente alla provvidenza soave e forte di Dio. Gli fu occultata l'unione ipostatica ed egli in ordine a ciò procedette tanto confusamente che si imbrogliò e andò variando ragionamenti e decisioni fallaci, finché, al tempo propizio, Gesù fece in modo che capisse che la sua anima divinizzata era stata gloriosa fin dall'istante del concepimento. Parimenti, sottrasse alla sua vista certi miracoli della propria vita santissima, mostrandogliene altri. Questo accade anche con alcune persone, delle quali, per conseguire i suoi elevati fini a loro vantaggio, egli non permette che Lucifero scorga tutte le azioni, mentre diversamente lo potrebbe; in seguito, consente che le ravvisi, per suo maggiore sconcerto, come si verificò negli avvenimenti della redenzione, che gli furono manifestati perché il suo tormento crescesse. Per questo il drago infernale spia gli uomini per investigare i loro atti, e non solo quelli interiori. Tanto è l'amore del Signore verso di loro, per i quali è nato e morto!

1138. Questo favore sarebbe più diffuso e costante, se molti non lo impedissero rendendosene immeritevoli e assoggettandosi al proprio avversario, attraverso l'ascolto delle sue suggestioni mendaci e piene di malizia. I retti e coloro che si distinguono nella virtù divengono strumenti nelle mani dell'Onnipotente, che li guida e orienta egli stesso senza tollerare che sia alcun altro a farlo, perché essi si abbandonano al suo beneplacito. Al contrario molti reprobi, immemori di colui che li ha plasmati e riscattati, con numerose trasgressioni si sottomettono al diavolo, che li spinge e trascina a ogni perversità, sfruttandoli per tutto quello che la sua scelleratezza desidera, come nel caso del traditore e dei farisei, uccisori del loro stesso Salvatore. Nessuno è esente da responsabilità in questo, come appunto non lo furono Giuda e i sacerdoti. Con la loro libera volontà non accolsero il consiglio di satana di smettere di perseguitare sua Maestà e per essi sarebbe stato molto più facile non prestargli attenzione quando costui li istigava ad accordarsi contro di lui; in questa tentazione, infatti, furono assistiti dalla grazia, con la quale avrebbero potuto cooperare, mentre per determinare se recedere dalla loro crudele deliberazione si valsero esclusivamente del proprio arbitrio e delle proprie tendenze malvagie. Se in quell'occasione mancò loro la mozione dello Spirito Santo, ciò fu giusto, perché si erano asserviti al principe delle tenebre, obbedendogli in ogni abiezione e facendosi dirigere solo dal suo iniquo volere, senza riguardo alla bontà e all'autorità del loro Autore.

1139. Da questo intenderai come il serpente non abbia alcuna facoltà di sollecitare al bene, ma ne abbia senz'altro di sviare da esso, se non si è accorti e non si previene il pericolo. Figlia mia, in verità ti dico che, se i discendenti di Adamo lo conoscessero con la debita ponderazione, ne avrebbero estrema paura; quando, infatti, qualcuno si piega al peccato, non vi è potenza creata che lo possa trattenere dal precipitare di abisso in abisso e, dopo la caduta dei progenitori, la natura umana è attirata dal male come la pietra dalla terra, attraverso la concupiscenza e l'irascibilità. A ciò si aggiungono le inclinazioni dei cattivi costumi, nonché il vigore che il seduttore acquista contro chi gli cede e la tirannia con la quale esercita il proprio dominio. Tenuto conto di questo, chi sarà mai così nemico di se stesso da non tremare? Soltanto la destra di chi tutto può è in grado di far trovare scampo. La gente, tuttavia, sta sicura e indifferente nella propria perdizione, come se avesse la capacità di revocarla e di porvi rimedio a suo piacimento. Molti, pur confessando l'impossibilità di rialzarsi dal loro stato rovinoso senza l'aiuto dell'energico braccio dell'Altissimo, invece di muoverlo a soccorrerli, lo irritano e pretendono che li aspetti con la sua misericordia fino a quando si saranno stancati di violare i suoi precetti o non potranno estendere oltre la loro depravazione e la loro ingrata stoltezza.

1140. Paventa questo terribile rischio e guardati dalla prima colpa, che ti porterebbe a resistere meno alla seconda e darebbe a colui che ti minaccia più forza contro di te. Considera che possiedi un tesoro prezioso in un vaso fragile e che puoi rimanerne completamente priva a causa di un solo errore. Il demonio usa grande sagacia nei tuoi confronti e tu sei meno astuta di lui. Per questo, ti conviene renderti insensibile a tutto ciò che è visibile e ritirare il tuo cuore nel castello della protezione e del rifugio dell'Eterno, da dove farai fronte alla feroce battaglia con la quale egli prova ad angariarti. Per temere nel modo dovuto, ti basti meditare la punizione che si procurò il discepolo infedele, come hai compreso. Il resto ti sia di esempio per imitarmi nello scusare coloro che ti detestano e ti fanno torto, nell'averli cari, nel sopportarli con mitezza e benevolenza e nel pregare per loro sospirandone sinceramente la salvezza, come io feci con tale Apostolo. Ti ho già ammonito molte volte su queste qualità, poiché bramo che tu sia perfetta in esse e che le insegni anche alle tue sorelle, praticandole con loro e con quelli con cui entrerai in rapporto. Davanti alla pazienza e alla dolcezza che caratterizzarono il mio Unigenito e me, infatti, sarà intollerabile la confusione degli empi e di tutti i mortali che non avranno indulgenza gli uni verso gli altri con carità fraterna. Nel giorno del giudizio l'odio e la vendetta saranno castigati con maggiore indignazione e nel tempo presente essi costituiscono ciò che più allontana dagli uomini la clemenza infinita, per loro dannazione, se non si emendano con dolore. Quelli che sono blandi e delicati con chi li offende e maltratta, e dimenticano le ingiurie, assomigliano al Verbo incarnato, che sempre cercava, perdonava e beneficava i traviati. Ricalcando le sue orme in questa benignità e mansuetudine di agnello, l'anima si dispone ad una prerogativa generata dall'amore di Dio e del prossimo, che la fa idonea a ricevere gli influssi della grazia e i favori celesti.


Rubbio (Vicenza), 31 marzo 1991. Pasqua di Resurrezione. Madre della gioia.

Don Stefano Gobbi

«Partecipate con Me alla gioia di tutto l'universo, figli prediletti. Gesù è risorto. È passata l'ora tenebrosa del Getsemani e del Calvario. In tre giorni si è compiuto il più grande mistero della storia: il tradimento, il giudizio, la condanna, il Calvario, l'agonia, la morte ed il nuovo sepolcro. Tutto è passato. Gesù è risorto! Gesù è vivo in mezzo a noi. Sia grande la vostra gioia, insieme con Me che sono la Madre della gioia.

Da quando Gesù mi è apparso nello splendore del suo Corpo glorioso, il mio Cuore si è riempito di una così grande pienezza di gioia, che non l'ha abbandonata mai più. Nulla turbi ormai la gioia profonda della vostra umana esistenza. Non il peccato, che è stato cancellato; non il dolore, che è stato redento; non la morte, che è stata vinta per sempre.

Il vostro cammino terreno ripercorre le tappe dello stesso cammino di Cristo. Siete ancora nel momento della purificazione e della sofferenza, del Getsemani e del Calvario. Ma oggi aprite le porte del vostro cuore solo alla gioia, con Me che sono la Madre della vostra gioia. Il Cristo risorto e vivente fra voi ordina tutti gli avvenimenti al compimento del suo divino disegno e predispone ogni cosa perché possa giungere presto a voi il suo Regno di gloria».