Sotto il Tuo Manto

Martedi, 3 giugno 2025 - San Carlo Lwanga (Letture di oggi)

Chi vive nella fede sa di dover vegliare per non addormentarsi nella mentalità  di questo mondo e si sforza di vivere continuamente alla presenza di Dio. Questo esercizio della presenza di Dio lo stimola ad essere prudente e forte di fronte al peccato, aumenta il fervore per la preghiera, alimenta la fiducia in Dio ed è fonte di gioia. Chi vive alla presenza di Dio comincia già  a vivere la vita dei beati che in cielo contemplano Dio faccia a faccia. Un bambino, sotto gli occhi attenti del padre, è invogliato a fare del bene perché sa di essere amato. Considera che stai sempre sotto lo sguardo affettuoso del Padre, che giorno e notte veglia su di te, si prende cura di te, come se qui sulla terra non avesse altra creatura da guidare che te solamente. Allora ti senti sollecitato di fare del bene per piacere al Padre in tutto. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 2° settimana del Tempo di Pasqua (Sant'Atanasio)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 24

1Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.2Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro;3ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.4Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.5Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo?6Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea,7dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno".8Ed esse si ricordarono delle sue parole.

9E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri.10Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli.11Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse.

12Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto.

13Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus,14e conversavano di tutto quello che era accaduto.15Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro.16Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.17Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?". Si fermarono, col volto triste;18uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?".19Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo;20come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso.21Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute.22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro23e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo.24Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto".
25Ed egli disse loro: "Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!26Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?".27E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.28Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano.29Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro.30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista.32Ed essi si dissero l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?".33E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro,34i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone".35Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".37Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.38Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho".40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.41Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?".42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".45Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse:46"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno47e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.48Di questo voi siete testimoni.49E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto".

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.51Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.52Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia;53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.


Esdra 8

1Questi sono, con le loro indicazioni genealogiche, i capifamiglia che sono partiti con me da Babilonia, sotto il regno del re Artaserse.
2dei figli di Pincas: Ghersom;
dei figli di Itamar: Daniele;
dei figli di Davide: Cattus3figlio di Secania;
dei figli di Paros: Zaccaria; con lui furono registrati centocinquanta maschi;
4dei figli di Pacat-Moab: Elioenai figlio di Zerachia, e con lui duecento maschi;
5dei figli di Zattu: Secania figlio di Iacaziel e con lui trecento maschi;
6dei figli di Adin: Ebed figlio di Giònata e con lui cinquanta maschi;
7dei figli di Elam: Isaia figlio di Atalia e con lui settanta maschi;
8dei figli di Sefatia: Zebadia figlio di Michele e con lui ottanta maschi;
9dei figli di Ioab: Obadia figlio di Iechièl e con lui duecentodiciotto maschi;
10dei figli di Bani: Selomìt figlio di Iosifia e con lui centosessanta maschi;
11dei figli di Bebai: Zaccaria figlio di Bebai e con lui ventotto maschi;
12dei figli di Azgad: Giovanni figlio di Akkatan e con lui centodieci maschi;
13dei figli di Adonikam: gli ultimi, di cui ecco i nomi: Elifèlet, Ieièl e Semaia e con loro sessanta maschi;
14dei figli di Bigvai: Utai figlio di Zaccur e con lui settanta maschi.
15Io li ho radunati presso il canale che scorre verso Aava. Là siamo stati accampati per tre giorni. Ho fatto una rassegna tra il popolo e i sacerdoti e non ho trovato nessun levita.16Allora ho mandato a chiamare i capi Elièzer, Arièl, Semaia, Elnatàn, Iarib, Natàn, Zaccaria, Mesullàm e gli istruttori Ioiarib ed Elnatàn17e ho ordinato loro di andare da Iddo, capo nella località di Casifià, e ho messo loro in bocca le parole da dire a Iddo e ai suoi fratelli oblati nella località di Casifià: di mandarci cioè inservienti per il tempio del nostro Dio.18Poiché la mano benefica del nostro Dio era su di noi, ci hanno mandato un uomo assennato, dei figli di Macli, figlio di Levi, figlio d'Israele, cioè Serebia, con i suoi figli e fratelli: diciotto persone;19inoltre Casabià e con lui Isaia, dei figli di Merari suo fratello e i loro figli: venti persone.20Degli oblati, che Davide e i principi avevano assegnato al servizio dei leviti: duecentoventi oblati. Furono registrati per nome.21Là, presso il canale Aavà, ho indetto un digiuno, per umiliarci davanti al Dio nostro e implorare da lui un felice viaggio per noi, i nostri bambini e tutti i nostri averi.22Avevo infatti vergogna di domandare al re soldati e cavalieri per difenderci lungo il cammino da un eventuale nemico; anzi, avevamo detto al re: "La mano del nostro Dio è su quanti lo cercano, per il loro bene; invece la sua potenza e la sua ira su quanti lo abbandonano".23Così abbiamo digiunato e implorato da Dio questo favore ed egli ci è venuto in aiuto.24Quindi ho scelto dodici tra i capi dei sacerdoti: Serebia e Casabià e i dieci loro fratelli con essi:25ho pesato loro l'argento, l'oro e gli arredi, che costituivano l'offerta per il tempio del nostro Dio fatta dal re, dai suoi consiglieri, dai suoi principi e da tutti gli Israeliti che si trovavano da quelle parti.26Ho pesato dunque e consegnato nelle loro mani:
argento: seicentocinquanta talenti;
arredi d'argento: cento, del peso di altrettanti talenti;
oro: cento talenti.
27Inoltre:
coppe d'oro venti: di mille darici;
vasi di bronzo pregiato e lucente: due, preziosi come l'oro.
28Ho detto loro: "Voi siete consacrati al Signore; questi arredi sono cosa sacra; l'argento e l'oro sono offerta volontaria al Signore, Dio dei nostri padri.29Sorvegliateli e custoditeli, finché non possiate pesarli davanti ai capi dei sacerdoti, ai leviti e ai capifamiglia d'Israele a Gerusalemme, nelle stanze del tempio".30Allora i sacerdoti e i leviti presero in consegna il carico dell'argento e dell'oro e dei vasi, per portarli a Gerusalemme nel tempio del nostro Dio.
31Il dodici del primo mese siamo partiti dal fiume Aava per andare a Gerusalemme e la mano del nostro Dio era su di noi: egli ci ha liberati dagli assalti dei nemici e dei briganti lungo il cammino.32Siamo arrivati a Gerusalemme e ci siamo riposati tre giorni.33Il quarto giorno sono stati pesati l'argento, l'oro e gli arredi nella casa del nostro Dio nelle mani del sacerdote Meremòt, figlio di Uria, con cui vi era Eleàzaro figlio di Pincas e con essi i leviti Iozabàd figlio di Giosuè e Noadia figlio di Binnui;34ogni cosa era secondo il numero e il peso e si mise per iscritto il peso totale.
In quel tempo35quelli che venivano dall'esilio, cioè i deportati, vollero offrire olocausti al Dio d'Israele:
tori: dodici per tutto Israele,
arieti: novantasei,
agnelli: settantasette,
capri di espiazione: dodici,
tutto come olocausto al Signore.
36Hanno consegnato i decreti del re ai satrapi del re e al governatore dell'Oltrefiume, i quali sono venuti in aiuto al popolo e al tempio.


Salmi 94

1Dio che fai giustizia, o Signore,
Dio che fai giustizia: mostrati!
2Alzati, giudice della terra,
rendi la ricompensa ai superbi.
3Fino a quando gli empi, Signore,
fino a quando gli empi trionferanno?
4Sparleranno, diranno insolenze,
si vanteranno tutti i malfattori?

5Signore, calpestano il tuo popolo,
opprimono la tua eredità.
6Uccidono la vedova e il forestiero,
danno la morte agli orfani.
7Dicono: "Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non se ne cura".

8Comprendete, insensati tra il popolo,
stolti, quando diventerete saggi?
9Chi ha formato l'orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l'occhio, forse non guarda?
10Chi regge i popoli forse non castiga,
lui che insegna all'uomo il sapere?
11Il Signore conosce i pensieri dell'uomo:
non sono che un soffio.

12Beato l'uomo che tu istruisci, Signore,
e che ammaestri nella tua legge,
13per dargli riposo nei giorni di sventura,
finché all'empio sia scavata la fossa.
14Perché il Signore non respinge il suo popolo,
la sua eredità non la può abbandonare,
15ma il giudizio si volgerà a giustizia,
la seguiranno tutti i retti di cuore.

16Chi sorgerà per me contro i malvagi?
Chi starà con me contro i malfattori?
17Se il Signore non fosse il mio aiuto,
in breve io abiterei nel regno del silenzio.
18Quando dicevo: "Il mio piede vacilla",
la tua grazia, Signore, mi ha sostenuto.
19Quand'ero oppresso dall'angoscia,
il tuo conforto mi ha consolato.

20Può essere tuo alleato un tribunale iniquo,
che fa angherie contro la legge?
21Si avventano contro la vita del giusto,
e condannano il sangue innocente.
22Ma il Signore è la mia difesa,
roccia del mio rifugio è il mio Dio;
23egli ritorcerà contro di essi la loro malizia,
per la loro perfidia li farà perire,
li farà perire il Signore, nostro Dio.


Salmi 31

1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'

2In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.

3Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

4Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
5Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

6Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
7Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
8Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
9non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

10Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
11Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

12Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
13Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
14Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

15Ma io confido in te, Signore;
dico: "Tu sei il mio Dio,
16nelle tue mani sono i miei giorni".
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
17fa' splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

18Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
19Fa' tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

20Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
21Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

22Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
23Io dicevo nel mio sgomento:
"Sono escluso dalla tua presenza".
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

24Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
25Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.


Ezechiele 39

1"E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annunzia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, principe capo di Mesech e di Tubal.2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti condurrò sui monti d'Israele.3Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra.4Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche.5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio.
6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele.8Ecco, questo avviene e si compie - parola del Signore Dio -: è questo il giorno di cui ho parlato.9Gli abitanti delle città d'Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli e archi e frecce e mazze e giavellotti e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni.10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Parola del Signore Dio.
11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog.12La casa di Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese.13Lì seppellirà tutto il popolo del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Parola del Signore Dio.14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l'aiuto dei viandanti quelli che son rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese.15Quando percorrendo il paese vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i becchini non le seppelliscano nella valle della moltitudine di Gog:16Hamonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese.17A te, figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Annunzia agli uccelli d'ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d'Israele. Mangerete carne e berrete sangue;18mangerete carne d'eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basàn, tutti.19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all'ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi.20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri d'ogni razza. Parola del Signore Dio.

21Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi.22La casa d'Israele da quel giorno in poi saprà che io, il Signore, sono il loro Dio.23Le genti sapranno che la casa d'Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada.24Secondo le loro nefandezze e i loro peccati io li trattai e nascosi loro la faccia.
25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d'Israele e sarò geloso del mio santo nome.26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me.
27Quando io li avrò ricondotti dalle genti e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerosi popoli,28allora sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio, poiché dopo averli condotti in schiavitù fra le genti, li ho radunati nel loro paese e non ne ho lasciato fuori neppure uno.29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d'Israele". Parola del Signore Dio.


Atti degli Apostoli 13

1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.

4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.

13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".

16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:

'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'

34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:

'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'

35Per questo anche in un altro luogo dice:

'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'

36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:

41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".

42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.

44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:

'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".

48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.


Capitolo I: L'imitazione di cristo e il disprezzo di tutte le vanita' del mondo

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1.     "Chi segue me non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12), dice il Signore. Sono parole di Cristo, le quali ci esortano ad imitare la sua vita e la sua condotta, se vogliamo essere veramente illuminati e liberati da ogni cecità interiore. Dunque, la nostra massima preoccupazione sia quella di meditare sulla vita di Gesù Cristo. Già l'insegnamento di Cristo è eccellente, e supera quello di tutti i santi; e chi fosse forte nello spirito vi troverebbe una manna nascosta. Ma accade che molta gente trae un ben scarso desiderio del Vangelo dall'averlo anche più volte ascoltato, perché è priva del senso di Cristo. Invece, chi vuole comprendere pienamente e gustare le parole di Cristo deve fare in modo che tutta la sua vita si modelli su Cristo. Che ti serve saper discutere profondamente della Trinità, se non sei umile, e perciò alla Trinità tu dispiaci? Invero, non sono le profonde dissertazioni che fanno santo e giusto l'uomo; ma è la vita virtuosa che lo rende caro a Dio. Preferisco sentire nel cuore la compunzione che saperla definire. Senza l'amore per Dio e senza la sua grazia, a che ti gioverebbe una conoscenza esteriore di tutta la Bibbia e delle dottrine di tutti i filosofi? "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire lui solo. Questa è la massima sapienza: tendere ai regni celesti, disprezzando questo mondo.

    2.     Vanità è dunque ricercare le ricchezze, destinate a finire, e porre in esse le nostre speranze. Vanità è pure ambire agli onori e montare in alta condizione. Vanità è seguire desideri carnali e aspirare a cose, per le quali si debba poi essere gravemente puniti. Vanità è aspirare a vivere a lungo, e darsi poco pensiero di vivere bene. Vanità è occuparsi soltanto della vita presente e non guardare fin d'ora al futuro. Vanità è amare ciò che passa con tutta rapidità e non affrettarsi là, dove dura eterna gioia. Ricordati spesso di quel proverbio: "Non si sazia l'occhio di guardare, né mai l'orecchio è sazio di udire" (Qo 1,8). Fa', dunque, che il tuo cuore sia distolto dall'amore delle cose visibili di quaggiù e che tu sia portato verso le cose di lassù, che non vediamo. Giacché chi va dietro ai propri sensi macchia la propria coscienza e perde la grazia di Dio.


DISCORSO 99 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 7, 36-50: "ED ECCO CHE UNA DONNA, CHE ERA PECCATRICE NELLA CITTÀ" ECC. SULLA REMISSIONE DEI PECCATI, CONTRO I DONATISTI

Discorsi - Sant'Agostino

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La peccatrice ai piedi di Gesù che stava a tavola.

1. La parola di Dio che abbiamo sentito nella lettura dei brani delle Sacre Scritture ci ammonisce - e siamo da essa persuasi - essere volontà di Dio che noi vi rivolgiamo la nostra parola; perciò prendiamo come argomento del nostro discorso la remissione dei peccati e ne parliamo alla vostra Carità con l'aiuto di lui. Orbene, mentre veniva letto il Vangelo, voi siete stati a sentirlo con vivissima attenzione e il fatto vi è stato narrato e rappresentato davanti agli occhi del vostro cuore. Voi infatti avete visto non già con gli occhi del corpo, ma con lo spirito il Signore Gesù adagiato a mensa in casa d'un fariseo 1, del quale non aveva disdegnato l'invito. Avete anche visto che una donna, la quale in quella città era famosa, per una fama senza dubbio cattiva, poiché era una peccatrice, pur senza essere stata invitata, s'introdusse all'improvviso nella sala del banchetto, ove era a mensa il proprio Medico e con santa impudenza gli chiese di guarirla. Era piombata nella sala del banchetto in un modo che poteva sembrare sconveniente per un banchetto ma conveniente per ricevere la grazia (sapeva infatti quanto grave fosse la malattia da cui era afflitta e sapeva ch'era capace di guarirla Colui dal quale era andata). Si avvicinò dunque non al capo, ma ai piedi del Signore; lei che aveva a lungo battuto la strada del vizio, cercava di seguire le orme segnate dai piedi santi del Signore. Cominciò a versare lacrime, che sono come il sangue del cuore, quindi lavò i piedi del Signore con l'umile confessione dei propri peccati. Li asciugò con i suoi capelli, li baciò, li cosparse di profumo. Parlava tacitamente senza pronunciare parole ma dimostrando tutto il suo amore.

I pensieri del fariseo superbo.

2. La donna aveva dunque toccato il Signore bagnando di lacrime i suoi piedi, baciandoli, asciugandoli e cospargendoli di profumo. Perciò il fariseo, che aveva invitato il Signore Gesù Cristo, poiché apparteneva a quella genìa d'individui superbi, dei quali il profeta Isaia dice: Essi dicono: Sta' lontano da me, non mi toccare, poiché sono puro 2, pensava che il Signore non conoscesse la donna. Così pensava tra sé e diceva in cuor suo: Se costui fosse un profeta, saprebbe quale razza di donna s'è avvicinata ai suoi piedi 3. Credeva che non la conoscesse per il fatto che non l'aveva respinta, non le aveva proibito d'accostarglisi, aveva permesso di lasciarsi toccare da una peccatrice. Come faceva a sapere che lui non la conosceva? Che cosa dunque avrebbe dovuto fare se l'avesse conosciuta, o fariseo, tu che inviti il Signore e poi lo schernisci? Tu dài da mangiare al Signore e non capisci da chi devi essere nutrito. Come fai a sapere che il Signore non conosceva che razza di donna era stata quella, se non perché le fu permesso d'accostarglisi, se non perché baciò i suoi piedi mentre egli la lasciava fare, glieli asciugò, glieli cosparse di profumo? Non si doveva dunque permettere a una donna immonda di rendere quegli omaggi ai piedi mondi? Se dunque una donna di tal fatta si fosse accostata ai piedi del fariseo, costui avrebbe detto ciò che Isaia mette in bocca a individui di tal genere: Sta' lontano da me, non mi toccare, perché io sono puro 4. Quella donna invece si accostò al Signore impura per tornarsene pura; gli si accostò malata per tornarsene guarita. Si accostò confessando i propri peccati, e se ne tornò professando la propria fede.

Il Signore corregge il pensiero del fariseo.

3. Il Signore infatti aveva inteso i pensieri del fariseo. Il fariseo dunque avrebbe dovuto capire se il Signore non avrebbe potuto vedere nella donna una peccatrice, dal momento che poteva conoscere i suoi pensieri. Gli espose allora il paragone del creditore che aveva due debitori. In realtà desiderava guarirlo, per non mangiare gratis in casa sua il pane; aveva fame proprio di lui che gli dava da mangiare, desiderava emendare, immolare, mangiare e introdurre proprio lui nel suo corpo. Nello stesso senso aveva detto alla donna samaritana: Ho sete 5. Che significa: Ho sete? "Desidero la tua fede". In questo paragone dunque si sentono le parole del Signore, e mirano a un duplice scopo: guarire il fariseo che lo aveva invitato e gli altri convitati, che ugualmente vedevano e ugualmente ignoravano il Signore Gesù Cristo, e far sì che quella peccatrice avesse fiducia di confessare i propri peccati e non sentisse più trafiggersi dalle spine del rimorso. Uno doveva restituire solo cinquanta denari - è detto - l'altro invece cinquecento; il creditore condonò il debito a tutti e due: chi dei due gli fu più riconoscente? 6. Il fariseo al quale era indirizzata questa parabola rispose naturalmente come era costretto dalla ragione: Credo, Signore, colui al quale ha condonato di più 7. Volgendosi poi verso la donna disse a Simone: Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua ma tu non mi hai dato l'acqua per lavarmi i piedi; questa invece mi ha lavato i piedi; con le lacrime e me li ha asciugati con i capelli. Tu non mi hai dato il bacio; lei invece da quando è entrata non ha cessato di baciare i miei piedi. Tu non hai cosparso d'olio profumato il mio capo, lei invece ha cosparso di profumo i miei piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, perché mi ha mostrato un grande amore. Colui invece al quale si perdona poco, mostra poco amore 8.

Difficile questione sorta dalle parole di Cristo.

4. Vien fuori adesso una questione che dev'essere senz'altro risolta; essa richiede l'attenzione della Carità vostra per tema di non poter per caso essere bastevoli, con le nostre sole parole, dato il tempo assai limitato, a dissipare ogni oscurità e a renderla del tutto chiara; c'è poi soprattutto il fatto che la carne, spossata da questo caldo afoso, desidera ormai di rianimarsi e reclama quanto le è dovuto, impedendo così il vivo desiderio dell'anima e mostra così la verità del detto della Scrittura: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole 9. Si deve temere, e molto, che a causa di quelle parole del Signore, nella mente di coloro che non le intendono bene e assecondano le loro passioni sregolate e sono pigri a staccarsene per tornare in libertà, s'insinui la massima che si fece udire dalla lingua dei maledici durante la predicazione stessa degli Apostoli, secondo quanto riferisce l'apostolo Paolo: E come alcuni affermano che noi diciamo: Facciamo pure il male perché ne venga un bene 10. Qualcuno infatti dice: "Se colui al quale si perdona poco ama poco, e colui al quale si perdona di più ama di più; è conveniente amare di più che di meno; giova peccare molto e avere molti debiti in modo da desiderare che ci vengano condonati, per poter amare di più Colui che ci"condona grandi debiti". Quella peccatrice in effetti quanti più debiti aveva tanto più amò chi le condonò i suoi debiti, secondo l'affermazione dello stesso Signore: Le sono perdonati molti peccati perché ha mostrato un grande amore. Ma perché mostrò un grande amore se non perché aveva molti debiti? Per conseguenza soggiunse e concluse: Colui invece al quale si perdona poco, ama poco. "Non conviene forse - si dice - che mi sia perdonato molto anziché meno, affinché io ami di più il mio Signore?". Voi capite certamente l'importanza della questione; lo so, la capite. Voi vedete la ristrettezza del tempo: anche questo lo vedete e lo avvertite.

L'argomento è chiarito con esempi.


5. State dunque a sentire le brevi spiegazioni che vi darò. Se non riuscirò a risolvere appieno una questione sì importante, conservate frattanto nella memoria il presente discorso e ritenetemi debitore per il futuro. Poiché mediante esempi più evidenti possiate considerare ciò che vi ho detto, supponiamo ora due individui. Uno di essi è pieno di peccati ed è vissuto pessimamente a lungo; l'altro di essi ha commesso pochi peccati; ambedue si accostano alla grazia, vengono battezzati ambedue; entrano debitori, ne escono liberi; a uno è stato perdonato di più, all'altro di meno. Domando quanto ciascuno di essi ami. Se troverò che ama di più colui al quale sono stati perdonati più peccati, fu più utile per lui commettere molti peccati, più utile gli fu la molta iniquità affinché non fosse tiepida la sua carità. Domando all'altro quanto grande è il suo amore e trovo ch'è minore; ora, se troverò che anche il secondo ama quanto colui al quale sono stati perdonati molti peccati, come spiegherò le parole del Signore? come sarà vero ciò che dice la Verità: Colui al quale poco è perdonato, poco ama 11? "Ecco - dirà qualcuno - a me è stato perdonato poco, non ho commesso molti peccati; eppure amo tanto quanto quest'altro al quale sono stati perdonati molti peccati". La verità la dici tu o Cristo? Ti è stato forse perdonato il peccato della bugia per addossare il peccato di menzogna a Colui che ti ha perdonato? Se ti è stato perdonato poco, tu ami poco. Se infatti ti è stato perdonato poco e ami assai, contraddici a Colui che ha detto: Colui al quale è perdonato poco, ama poco. Io dunque credo di più a Colui che ti conosce di più. Se credi che ti sia stato perdonato poco, ami veramente poco. "Che cosa dunque - si dirà - avrei dovuto fare? Avrei forse dovuto commettere molti peccati perché fossero molte le colpe che il Signore potesse perdonarmi, perché potessi amarlo di più? ". Questo problema mi procura gravi molestie ma voglia liberarmene il Signore che ha esposto queste verità.

Si risolve la questione.

6. Quella massima fu proclamata a proposito di quel fariseo che credeva di non aver punti o pochi peccati. Egli infatti non avrebbe invitato il Signore se non lo avesse amato un poco. Ma quanto poco era il suo amore! Non gli diede il bacio, e neppure l'acqua per lavargli i piedi, e anche se non versò lacrime, non lo trattò con quei segni di deferenza che invece usò verso di lui quella donna la quale sapeva da che cosa e da chi sarebbe stata guarita. O fariseo, tu ami poco perché pensi che ti sia perdonato poco, non perché ti venga perdonato poco, ma perché t'immagini sia poco ciò che ti vien perdonato. "E allora?", mi dirà lui. "Io non ho commesso alcun omicidio: dovrò essere considerato come un omicida? Io che non ho commesso adulterio dovrei essere punito come adultero? Oppure mi dovrebbero essere perdonati questi peccati che io non ho commesso?". Ecco, supponiamo di nuovo che abbiamo qui due individui e parliamo ad essi. Si presenta il primo come un peccatore supplichevole, coperto di spine come un riccio e molto timido come una lepre. Ma rifugio dei ricci e delle lepri è la roccia 12. Viene dunque verso la roccia e vi trova il rifugio, e vi riceve aiuto. Il secondo non ha commesso molti peccati; che cosa potremo fargli perché ami molto? Di che cosa lo convinceremo? Andremo forse contro le parole del Signore: Colui al quale si perdona poco, ama poco 13? È proprio così: colui al quale si perdona poco. Ebbene, tu che dici di non aver commesso molti peccati, dimmi: perché? Chi ti ha sorretto? Sia ringraziato Dio, poiché dai vostri gesti e con la vostra voce mi avete fatto capire d'aver capito! La questione dunque, come vedo, è risolta. Uno ha commesso molti peccati ed e divenuto debitore di molto, un altro invece ne ha commessi pochi in quanto tenuto per mano da Dio. Il primo attribuisce a Dio il perdono dei propri peccati, il secondo gli attribuisce il fatto di non averne commessi molti. Tu non sei stato adultero nella tua vita passata, piena d'ignoranza, non essendo stato ancora illuminato, quando ancora non distinguevi il bene e il male, ancora non credevi in Colui che ti guidava senza che tu lo sapessi. Ecco che cosa ti dice il tuo Dio: "Ti guidavo per me, ti custodivo per me. Perché tu non commettessi adulterio ti mancò chi ti inducesse a farlo e, che sia mancato il tentatore, è opera mia. Non hai avuto il luogo e il tempo: anche questo è stata opera mia. Ci fu il tentatore, non ti mancò il luogo né il tempo: sono stato io a spaventarti perché tu non acconsentissi. Riconosci dunque la grazia di Colui al quale sei debitore anche di non aver commesso il male. Quest'altro mi è debitore del fatto che gli ho perdonato - e tu l'hai visto - il male da lui commesso; anche tu però mi sei debitore del fatto di non aver commesso il male". Non c'è alcun peccato commesso da uno che non possa commetterlo anche un altro, se manca la guida dalla quale è stato fatto l'uomo.

Dio solo può rimettere i peccati.

7. Abbiamo risolto, come abbiamo potuto, in uno spazio così breve di tempo questa difficile questione, oppure, se non l'abbiamo ancora risolta fate pure conto che vi siamo - come ho detto - debitori; trattiamo quindi piuttosto l'argomento della remissione dei peccati. Il Cristo era reputato un semplice uomo non solo da colui che lo aveva invitato, ma anche da coloro che erano a mensa insieme con lui. La peccatrice invece aveva visto nel Signore un qualcosa di più. Per qual motivo infatti fece tutte quelle azioni se non per farsi perdonare i peccati? Sapeva dunque che poteva rimettere i peccati: quelli invece sapevano che un uomo non lo può. Si deve credere d'altra parte che tutti, cioè tanto quelli ch'erano a tavola quanto la donna che si era accostata ai piedi del Signore, sapevano tutti che un uomo non può rimettere i peccati. Poiché dunque tutti sapevano ciò, colei che credeva ch'egli potesse rimettere i peccati aveva capito ch'egli era più che un uomo. Così, poiché alla donna aveva detto: Ti sono rimessi i tuoi peccati, quelli immediatamente dissero tra loro: Chi è costui che rimette anche i peccati? 14. Chi è mai costui già noto a una peccatrice? Tu, che stai a tavola, ti reputi sano, non conosci il medico, poiché forse a causa di una febbre più grave hai perduto l'intelletto. Anche un frenetico che ride è compianto dai sani. Voi tuttavia sapete bene e fate bene a pensarlo: tenete a mente che l'uomo non può rimettere i peccati. Colei che credette che i suoi peccati potessero esserle rimessi da Cristo, credette che Cristo non fosse soltanto un uomo ma anche Dio. Chi è costui - dicono - che rimette anche i peccati? Ma il Signore, a coloro che dicevano: Chi è costui? non rispose: "È il Figlio di Dio, il Verbo di Dio"; non rispose così, ma permettendo che rimanessero un po' nella loro opinione, risolse il quesito del loro stupore. Egli che vedeva le persone che stavano a mensa, intendeva i loro pensieri; rivolto alla donna: La tua fede - disse - ti ha salvata 15. Coloro che dicono: Chi è costui che rimette anche i peccati? che mi credono solo un uomo, mi credano pure un uomo. La tua fede ti ha salvata.

Errore e arroganza dei donatisti.

8. Il buon Medico non solo guariva i malati allora presenti, ma prevedeva anche i futuri. Sarebbero venuti individui che avrebbero detto: "Sono io che rimetto i peccati, che giustifico, che santifico, che guarisco chiunque io battezzo ". Anche costoro sono del numero di coloro che dicono: Non toccarmi! 16. Sono dello stesso numero fino al punto che non molto tempo fa nella nostra Conferenza, come potete leggere anche voi negli Atti relativi, essendo stato fatto loro dal giudice istruttore l'invito di sedere nell'assemblea insieme con noi, parve loro bene di doverci rispondere: "Sta scritto per noi di non star seduti con individui siffatti", naturalmente per evitare che il presunto nostro contagio si trasmettesse loro mediante il contatto degli scanni! Vedi se ciò non è: Non mi toccare poiché io sono puro 17. Ma un altro giorno quando era più opportuno; ricordammo loro questa meschinissima millanteria mentre si trattava della Chiesa e affermammo che in essa i cattivi non contagiano i buoni; rispondemmo loro ch'essi rifiutavano di star seduti con noi e dissero ch'erano stati spinti a ciò dalla divina Scrittura, perché senza dubbio sta scritto: Non mi sono posto a sedere nel consesso degli uomini vani 18; dicemmo loro: Se non avete voluto porvi a sedere con noi perché sta scritto: Non mi sono posto a sedere nel consesso degli uomini vani, perché allora siete entrati con noi dal momento che subito dopo la Scrittura soggiunge: E non entrerò con quelli che fanno il male 19? Per il fatto dunque che dicono: Non toccarmi perché io sono puro, sono simili a quel fariseo che aveva invitato il Signore e credeva ch'egli non conoscesse la donna poiché non l'aveva tenuta lontana dal contatto dei suoi piedi. Per un altro aspetto però il fariseo era migliore poiché, pur credendo che Cristo fosse solo uomo, non credeva che i peccati potessero essere rimessi da un uomo. Appare dunque chiaro che Cristo fu giudicato migliore dai giudei che non dagli eretici. Che cosa dicevano i giudei? Chi è costui che rimette perfino i peccati? 20. Cioè: "Come osa un uomo arrogarsi un tale potere?". Che cosa al contrario dice l'eretico? "Sono io che perdono, che rendo puro e santo". Non io ma Cristo potrebbe rispondergli: "Amico, quando io fui creduto solo un uomo dai giudei, attribuii la remissione dei peccati alla fede". Non io, ma Cristo ti risponde: "O eretico, tu, pur essendo solo un uomo, dici: "Vieni, o donna, ti salverò io". Io invece, pur essendo creduto solo un uomo, dissi: Va', donna, la tua fede ti ha salvata 21".

L'argomento dei donatisti.

9. Rispondono senza capire - come dice l'Apostolo - né quello che dicono né quello che affermano 22, rispondono e dicono: "Se gli uomini non rimettono i peccati, è falso allora ciò che afferma Cristo: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 23". Tu non sai perché Cristo disse così, in qual senso lo disse. Il Signore aveva deciso di dare agli uomini lo Spirito Santo e voleva che la remissione dei peccati ai suoi fedeli la s'intendesse compiuta dallo Spirito Santo e non in virtù dei meriti degli uomini. In realtà che cosa sei, o uomo, se non un malato che dev'essere guarito? Vuoi essere il mio medico? Cerca piuttosto con me il vero Medico! Il Signore infatti, per dimostrare con maggiore evidenza che i peccati sono rimessi non per i meriti degli uomini ma dallo Spirito Santo dato da lui ai suoi fedeli, quando risuscitò dai morti così disse in un passo del Vangelo: Ricevete lo Spirito Santo; e ciò detto aggiunse immediatamente: A chi rimetterete i peccati, gli saranno rimessi 24; cioè li rimette lo Spirito Santo, non voi. Ora lo Spirito è Dio; li rimette dunque Dio, non voi. Ma rispetto allo Spirito che cosa siete voi? Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 25 e di nuovo: Non sapete che i vostri corpi sono tempio dello Spirito Santo ch'è in voi e avete ricevuto da Dio? 26. Dio dunque abita nel suo tempio santo cioè nei suoi santi fedeli, nella propria Chiesa; per mezzo di essi rimette i peccati perché sono templi vivi.

I peccati sono perdonati da Dio con il concorso degli uomini o senza di esso.

10. Ma Dio che perdona i peccati servendosi degli uomini li può perdonare anche senza il loro ministero. Poiché non è affatto incapace di dare il perdono da se stesso chi può darlo per mezzo d'un altro. Diede ad alcuni il perdono per mezzo di Giovanni, ma a Giovanni per mezzo di chi lo diede? Giustamente volle Dio dimostrare e comprovare questa verità nel modo seguente: alcuni nella Samaria avevano accolto l'annuncio della parola di Dio ed erano stati battezzati; erano stati battezzati da Filippo, uno dei sette primi diaconi scelti dagli Apostoli, che predicava il Vangelo, ma non avevano ricevuto lo Spirito Santo eppure erano stati battezzati. Questo fatto fu riferito ai discepoli, ch'erano a Gerusalemme, e questi andarono nella Samaria affinché coloro ch'erano stati battezzati ricevessero lo Spirito Santo con l'imposizione delle loro mani 27. E così avvenne: andarono, posero su di loro le mani e ricevettero lo Spirito Santo. In effetti allora veniva dato lo Spirito Santo in modo che anche appariva ch'era stato dato. Coloro infatti che lo ricevevano, parlavano nella lingua di tutti i popoli per simboleggiare che la Chiesa diffusa fra le genti avrebbe parlato nella lingua di tutti. Ricevettero dunque lo Spirito Santo e apparve in essi in modo manifesto. Avendo visto ciò Simone, credendo che fosse un potere di uomini, desiderò d'averlo anche lui. Volle comprare dagli uomini il potere che credeva fosse proprio degli uomini. Quanto denaro volete da me - disse - affinché mediante l'imposizione delle mie mani sia dato lo Spirito Santo? Pietro allora respingendolo gli disse: Tu non hai assolutamente alcuna parte in questa comunione di fedeli. Poiché hai creduto che si potesse comprare con denaro il dono di Dio, va' alla malora tu e il tuo denaro 28, e tutto il resto che allora disse in modo appropriato al caso.

Lo Spirito Santo dato senza il ministero degli uomini.

11. La Carità vostra consideri ora perché ho voluto ricordarvi questo fatto. Era necessario che prima Dio mostrasse ch'egli agiva per mezzo degli uomini, ma in seguito ch'egli agiva da se stesso, perché non si pensasse - come credeva Simone - che quello fosse un potere proprio degli uomini e non di Dio. Del resto anche gli stessi discepoli sapevano già questo. Poiché erano radunate centoventi persone quando scese su di loro lo Spirito Santo senza che alcuno avesse posto le sue mani su di esse 29. Chi mai infatti aveva posto su di esse le mani? Eppure scese e le riempì per prime. Dopo lo scandalo di Simone, che cosa fece Dio? Vedete che cosa c'insegna non con le parole ma con i fatti. Sempre lo stesso Filippo, che aveva battezzato delle persone ma su di esse non sarebbe sceso lo Spirito Santo se non fossero andati là gli Apostoli e non avessero posto le mani su di esse, lo stesso Filippo battezzò un eunuco, cioè un evirato della regina Candace. Costui era andato a Gerusalemme per adorare Dio e tornando di laggiù leggeva sul suo carro il profeta Isaia senza però comprenderlo. Filippo, avvisato di ciò, si avvicinò al carro, spiegò il brano, lo istruì nella fede, gli parlò del Cristo. L'eunuco credette nel Cristo e quando arrivarono in un luogo ove c'era l'acqua disse: Ecco qui dell'acqua; chi m'impedisce d'essere battezzato? 30. Gli chiese Filippo: Credi in Gesù Cristo? Quello rispose: Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio 31. Discese immediatamente con lui nell'acqua. Dopo che fu amministrato il sacramento del battesimo, perché il dono dello Spirito Santo non fosse creduto dono di uomini, non si aspettò, come allora, che andassero gli Apostoli ma subito scese lo Spirito Santo 32. Fu così dissipato il pensiero di Simone, affinché non avesse imitatori riguardo a siffatto pensiero.

Un altro esempio: il centurione Cornelio.

12. Ecco poi un altro esempio ancor più meraviglioso. Pietro si recò dal centurione Cornelio, un uomo non circonciso e pagano; cominciò a parlare di Gesù Cristo a lui e alle persone ch'erano con lui. Pietro stava ancora parlando, non dico non poneva ancora le mani su di loro ma non stava ancora battezzando e quelli ch'erano con Pietro erano incerti se gli incirconcisi dovessero essere battezzati; era sorta infatti una disputa tra i giudei diventati cristiani e i fedeli provenienti dal paganesimo, cioè tra i giudei e i gentili diventati cristiani, ch'erano stati battezzati pur essendo incirconcisi; Dio allora per eliminare quella discussione, mentre Pietro parlava, inviò lo Spirito Santo che riempì Cornelio e le persone ch'erano con lui. Con la conferma datagli mediante un evento sì straordinario, lo Spirito gridò, per così dire, a Pietro: "Perché esiti a conferire il battesimo? Io sono già qui 33".

La purificazione nel battesimo non deriva dai meriti dei ministri ma dalla grazia di Dio.

13. Qualsiasi anima dunque che deve liberarsi da molti peccati mediante la grazia del Signore, che deve purificarsi nella Chiesa come da una immonda prostituzione, si avvicini sicura ai piedi del Signore, cerchi le orme del Signore, si confessi versando lacrime, li asciughi con i propri capelli. I piedi del Signore sono i predicatori del Vangelo. I capelli della donna sono i beni superflui. Asciughi i piedi del Signore con i capelli, li asciughi del tutto, faccia elemosine; quando poi li avrà asciugati, li baci, riceva la pace per aver la carità. Se si avvicinò e fu battezzata da uno di quelli, ai quali apparteneva Paolo, ascolti da lui: Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo 34. Se invece è stata battezzata da qualcun altro che cerca il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo 35, ascolti dal Signore: Fate quello che dicono ma non fate come fanno loro 36. Rimanga sicura unita a lui sia che s'imbatta in un buon predicatore del Vangelo, sia in uno che non mette in pratica quanto dice. Dal Signore infatti ascolterà sicura: Va', donna, la tua fede ti ha salvata 37.

 

1 - Cf. Lc 7, 36 ss.

2 - Is 65, 5.

3 - Lc 7, 39.

4 - Is 65, 5.

5 - Gv 4, 7.

6 - Lc 7, 41-42.

7 - Lc 7, 43.

8 - Lc 7, 44-47.

9 - Mt 26, 41.

10 - Rm 3, 8.

11 - Lc 7, 47.

12 - Cf. Sal 103, 18.

13 - Lc 7, 47.

14 - Lc 7, 48.

15 - Lc 7, 50.

16 - Is 65, 5.

17 - Is 65, 5.

18 - Sal 25, 4.

19 - Sal 25, 4.

20 - Lc 7, 49.

21 - Lc 7, 50.

22 - 1 Tm 1, 7.

23 - Mt 18, 18.

24 - Gv 20, 22.

25 - 1 Cor 3, 16.

26 - 1 Cor 6, 19.

27 - Cf. At 8, 4. 14 ss.

28 - At 8, 9-13. 18-23.

29 - Cf. At 1, 15; 2, 14.

30 - At 8, 36.

31 - At 8, 37.

32 - Cf. At 8, 26-39.

33 - Cf. At 10, 44 ss.

34 - 1 Cor 4, 16.

35 - Cf. Fil 2, 21

36 - Mt 23, 3.

37 - Lc 7, 50.


6 - La vera devozione a Maria

Trattato della vera devozione a Maria - San Luigi Maria Grignion de Montfort

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60. Avendo fin qui detto qualcosa circa la necessità della devozione alla Santa Vergine, bisogna ora spiegare in che cosa essa consista; lo farò, con l'aiuto di Dio dopo aver esposto alcune verità fondamentali, che serviranno a illuminare questa grande e solida forma di devozione che desidero far conoscere.

61. PRIMA VERITÀ: Gesù Cristo nostro Salvatore, vero Dio e vero Uomo, deve essere il fine ultimo di tutte le nostre devozioni, altrimenti esse sarebbero false e ingannevoli. Gesù Cristo è l'alpha e l'omega, l'inizio e la fine di tutte le cose. Noi non lavoriamo - dice l'Apostolo - che per rendere ogni uomo perfetto in Gesù Cristo, poiché è in lui solo che abita tutta la pienezza della Divinità e tutte le altre pienezze di grazie, di virtù e di perfezioni; è solo in lui che noi siamo stati benedetti con ogni benedizione spirituale; egli è il nostro unico maestro che ci insegna, il nostro unico Signore dal quale noi dobbiamo dipendere, il nostro unico capo al quale noi dobbiamo rimanere uniti, il nostro unico modello al quale ci dobbiamo conformare, l'unico medico che ci può guarire, l'unico pastore che ci può nutrire, l'unica via che ci guida, l'unica verità che dobbiamo credere, l'unica vita che ci fa vivere, è il nostro unico tutto che in ogni cosa ci deve bastare. Non è stato dato altro nome sotto il cielo, se non il nome di Gesù, dal quale noi possiamo essere salvati. Dio non ci ha dato altro fondamento per la nostra salvezza, perfezione e gloria se non Gesù Cristo: ogni edificio che non sia fondato su questa solida pietra è fondato sulla sabbia mobile e presto o tardi infallibilmente cadrà. Ogni fedele che non è unito a lui come un tralcio al tronco della vite cadrà, seccherà e non sarà utile che per essere gettato sul fuoco. Se noi siamo in Gesù Cristo e Gesù Cristo è in noi, non dobbiamo temere alcuna dannazione; né gli angeli in cielo, né gli uomini sulla terra, né i demoni nell'inferno, né alcun'altra creatura può farci del male, perché nulla ci può separare dalla carità di Dio che è in Gesù Cristo. Per mezzo di Gesù Cristo, con Gesù Cristo, in Gesù Cristo noi possiamo tutto: dobbiamo rendere ogni onore e gloria al Padre, nell'unità dello Spirito Santo, rendere perfetti noi stessi ed essere il buon odore di vita eterna per il nostro prossimo. 62. Se dunque voglio promuovere una solida devozione alla Santa Vergine, non è che per promuovere in modo più perfetto quella di Gesù Cristo e per indicare un mezzo facile e sicuro per trovare Gesù Cristo. Se la devozione alla Santa Vergine allontanasse da Gesù Cristo, bisognerebbe rigettarla come una illusione del demonio; ma è proprio il contrario, come ho già dimostrato e come dirò ancora tra poco: questa devozione ci è necessaria per trovare Gesù Cristo in modo perfetto, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente.

63. Mi rivolgo qui un momento verso di te, o mio amabile Gesù, per lamentarmi amorevolmente davanti alla tua divina Maestà del fatto che la maggior parte dci cristiani, anche i più illuminati, non conosce il legame necessario che c'è tra te e la tua santa Madre: Tu, o Signore, sei sempre con Maria, e Maria è sempre con te e non può stare senza di te, altrimenti cesserebbe di essere quello che è; ella è talmente trasformata in te dalla grazia, che non vive più, che non esiste più; sei tu solo, o mio Gesù, che vivi e regni in lei, più perfettamente che in tutti gli angeli e i beati. Ah! se si conoscesse la gloria e l'amore che tu ricevi in questa meravigliosa creatura, si avrebbero ben altri sentimenti per te e per lei. Ella è così intimamente unita a te, che si potrebbe più facilmente separare la luce dal sole, o il calore dal fuoco; dico di più, si potrebbero separare da te tutti gli angeli e i santi, piuttosto che la divina Maria: perché ella ti ama più ardentemente e ti dà gloria più perfettamente di tutte le altre tue creature prese insieme.

64. Detto questo, o mio amabile Maestro, non è incredibile e doloroso costatare l'ignoranza e le tenebre di tante persone nei confronti della tua santa Madre? Non parlo tanto dei non credenti, o dei pagani, che non ti conoscono e non si curano di conoscere lei; non parlo neppure degli eretici e degli scismatici, che non cercano di essere devoti della tua santa Madre, essendosi separati da te e dalla tua santa Chiesa; parlo invece proprio dei cristiani cattolici, e anche di coloro che tra i cattolici sono dei maestri, che fanno professione di insegnare agli altri le verità ma che non conoscono né te, ne la tua santa Madre, se non in modo teorico, arido, sterile e indifferente. Questi Signori parlano solo raramente della tua santa Madre e della devozione che le si deve, perché temono - dicono - che se ne abusi, che si renda offesa a te, onorando troppo la tua santa Madre. Se vedono o sentono qualche devoto della Santa Vergine parlare con insistenza della devozione a questa buona Madre, e parlarne con un accento tenero, deciso e persuasivo, come di un mezzo sicuro senza illusioni, di un cammino breve senza pericoli, di una via immacolata senza imperfezioni e di un segreto meraviglioso per trovare te e amarti perfettamente, essi gli gridano contro e gli presentano mille false ragioni per provargli che non bisogna parlare troppo della Vergine Santa, che ci sono gravi esagerazioni in questa devozione e che bisogna impegnarsi ad estirparle, che bisogna parlare di te, piuttosto che portare la gente verso la devozione alla Santa Vergine, che è già amata abbastanza. Qualche volta li si intende parlare della devozione alla tua santa Madre, non per diffonderla e promuoverla, ma per contrastare gli abusi che se ne fanno, mentre questi signori non nutrono una sentita fede, né una devozione tenera per te, poiché non ne hanno per Maria e considerano il Rosario, lo scapolare, la corona, come devozioni da donnette, buone per gli ignoranti, non necessarie per salvarsi; se poi capita loro di incontrare qualche devoto della Vergine Santa, che ha l'abitudine di recitare il Rosario, o è impegnato in qualche altra pratica di devozione mariana, sono capaci di cambiargli in fretta l'atteggiamento e il cuore; invece del Rosario, gli consiglieranno di recitare i sette Salmi; invece della devozione alla Santa Vergine, lo esorteranno alla devozione per Gesù Cristo. O mio amabile Gesù, queste persone hanno forse il tuo spirito? Ti fanno piacere quando agiscono in questo modo? Ti può piacere lo sforzo di non piacere alla tua santa Madre, pensando che questo ti dispiaccia? La devozione alla tua santa Madre impedisce forse quella verso di te? Conserva ella forse per sè l'onore che le si rende? Oppure fa parte a se? E' forse un'estranea, in nessun modo legata a te? Ti dispiace se si cerca di piacere a lei? E il donarsi a lei e amarla è forse un separarsi, o un allontanarsi dal tuo amore?

65. Eppure, mio amabile Maestro, se ciò che ho detto risulta vero, la maggior parte degli intellettuali, a punizione del proprio orgoglio, non saprebbe far di più per allontanare dalla devozione alla tua santa Madre, o per condurre all'indifferenza verso di essa. Difendimi, Signore, difendimi da questo loro sentire e agire; dammi invece un po' di quei sentimenti di riconoscenza, di stima, di rispetto e di amore che tu nutri verso la tua santa Madre, affinché io possa maggiormente amare e glorificare te, imitandoti e seguendoti da vicino.

66. Come se finora non avessi detto nulla in onore della tua santa Madre, fammi la grazia di lodarla degnamente, nonostante tutti i suoi nemici, che sono anche i tuoi, ai quali io voglio dire ad alta voce con i santi: «Non presuma di ottenere misericordia da Dio chi offende la sua santa Madre».

67. Per ottenere dalla tua misericordia un'autentica devozione alla tua santa Madre e per diffonderla su tutta la terra, fa che io ti ami ardentemente e accogli per questo l'ardente supplica che ti voglio fare, con sant'Agostino e con i tuoi veri amici. «Tu sei, o Cristo, il mio padre santo, il mio Dio pieno di misericordia, il mio re infinitamente grande, tu sei il mio pastore amorevole, il mio unico maestro, il mio aiuto pieno di bontà, il mio amato, di bellezza somma, il mio pane Vivo, il mio eterno sacerdote, sei la mia guida verso la patria, la mia vera luce, la mia dolcezza tutta santa, la Via del mio ritorno; sei la sapienza che brilla per il suo splendore, la semplicità pura, la mia pace serena; sei tutta la mia protezione, la mia preziosa eredità, la mia salvezza eterna. O Gesù Cristo, mio Signore, perché in tutta la mia vita ho amato, desiderato altro diverso da te, Gesù mio Dio? Dov'ero quando non pensavo a te? Ah! almeno a partire da ora, che il mio cuore non abbia altri desideri, altri ardori che per il Signore Gesù; che non si dilati che per amare lui solo. Desideri dell'anima mia, correte; e già abbastanza tardi; affrettatevi a raggiungere lo scopo al quale aspirate, cercate davvero colui che cercate. O Gesù, anatema sia chi non ti ama! Sia pieno di amarezza chi non ti ama! O dolce Gesù, sii l'amore, la delizia e l'ammirazione di ogni cuore degnamente consacrato alla tua gloria. Dio del mio cuore, mia eredità, divino Gesù, il mio cuore sprofondi nel tuo santo svenimento; sii tu stesso la vita mia; che nella mia anima s’accenda il carbone bruciante del tuo amore e che avvampi un incendio tutto divino; possa bruciare senza tregua sull'altare del mio cuore e incendiare il mio essere fino in fondo; possa consumare l'intimo dell'anima mia; e infine, nel giorno della mia morte, possa comparirti davanti tutto consumato nel tuo amore. Amen.» Ho voluto trascrivere questa meravigliosa preghiera di sant'Agostino perché la si ripeta tutti i giorni per chiedere l'amore di Gesù, che noi cerchiamo per mezzo della divina Maria.

68. SECONDA VERITÀ: Da ciò che Gesù è nei nostri riguardi, bisogna concludere che noi non ci apparteniamo, come dice l'Apostolo, ma siano totalmente suoi, come suoi membri e suoi schiavi, che egli ha riscattato a caro prezzo, versando tutto il suo sangue. Prima del battesimo noi eravamo del demonio, come schiavi suoi; il battesimo ci ha reso veramente schiavi di Gesù Cristo, i quali non devono vivere, né lavorare, né morire che per portare frutto per questo Dio Uomo, per glorificarlo nel nostro corpo e farlo regnare nell'anima nostra: noi siamo sua conquista, popolo acquistato e sua eredità. E' per lo stesso motivo che lo Spirito Santo ci paragona: 1°. ad alberi piantati lungo le acque della grazia, nel campo della Chiesa, che a suo tempo devono dare i loro frutti; 2°. ai tralci di una vite, di cui Gesù Cristo è il tronco, che devono maturare una buona uva; 3°. a un gregge, di cui Gesù Cristo è il pastore che deve moltiplicarsi e dare latte; 4°. a una fertile terra, di cui Dio è l'agricoltore e nella quale il seme si moltiplica e produce il trenta, il sessanta o il cento per uno. Gesù Cristo ha maledetto il fico sterile e ha condannato il servo inutile, che non aveva fatto fruttificare il suo talento. Questo dimostra che Gesù Cristo desidera avere frutti dalle nostre deboli persone; vuole vedere le opere buone, perché queste gli appartengono in modo esclusivo: «Creati in Gesù Cristo per le buone opere». Queste parole dello Spirito Santo mostrano che Gesù Cristo è l'unico principio e deve essere l'unico fine di tutte le nostre buone opere e che noi lo dobbiamo servire, non solo come dei servi salariati, ma come schiavi d'amore. Ora mi spiego.

69. Vi sono due modi, quaggiù, di appartenere a un altro e di dipendere dalla sua autorità: la semplice servitù e la schiavitù; ciò che noi chiamiamo servo e schiavo. Con la servitù, diffusa tra i cristiani, un uomo si impegna a servirne un altro durante un certo tempo, con un salario o una ricompensa. Con la schiavitù, un uomo è totalmente dipendente da un altro per tutta la vita e deve servire il suo padrone senza esigere alcun salario ne ricompensa, come se fosse una delle sue bestie sulla quale si ha diritto di vita e di morte.

70. Vi sono tre specie di schiavitù: la schiavitù di natura, la schiavitù forzata e la schiavitù volontaria. Tutte le creature sono schiave di Dio nel primo modo: «Del signore è la terra e quanto contiene»; i demoni e i dannati lo sono nel secondo modo; i giusti e i santi lo sono nel terzo modo. La schiavitù volontaria è la più perfetta e rende maggior gloria a Dio: essa riguarda il cuore, esige il cuore e si riferisce al Dio del cuore, o della volontà d'amore; con questa schiavitù si compie la scelta di Dio e del suo servizio, al di sopra di ogni cosa, anche quando la natura non lo esige.

71. C'è una fondamentale differenza tra un servo e uno schiavo. 1° Un servo non dà al suo padrone tutto ciò che egli è o che ha, o tutto ciò che può acquisire da altri o da se stesso; lo schiavo invece dà al suo padrone tutto se stesso, tutto ciò che possiede e ciò che potrebbe acquisire, senza nessuna eccezione. 2° Il servo esige una paga per i servizi che rende al suo padrone; lo schiavo invece non può chiedere nulla, qualunque sia il suo impegno, l'importanza e la durezza del suo lavoro. 3° Il servo può abbandonare il suo padrone quando vuole, o almeno quando scade il tempo del servizio; lo schiavo invece non ha il diritto di lasciare il suo padrone quando vuole. 4° Il padrone del servo non ha su di lui nessun diritto di vita o di morte, in modo che se lo uccidesse come una delle sue bestie da lavoro commetterebbe un omicidio ingiusto; invece il padrone dello schiavo ha su di lui - per legge - diritto di vita e di morte, cosicché egli lo può vendere a chi vuole, o ucciderlo, come farebbe - passi il paragone - con il suo cavallo. 5° Infine, il servo non è a servizio del suo padrone che per un tempo determinato, mentre lo schiavo lo è per sempre.

72. Non c'è nulla tra gli uomini che ci faccia appartenere a un altro più della schiavitù; allo stesso modo tra i cristiani non c'è nulla che ci faccia appartenere più completamente a Gesù Cristo e alla sua santa Madre che la schiavitù volontaria, secondo l'esempio di Gesù Cristo stesso, che ha preso «la condizione di schiavo» per nostro amore, e della Vergine Santa, la quale si è dichiarata serva e schiava del Signore. L'Apostolo si onora del titolo di «servo di Cristo». Nella Sacra Scrittura i cristiani sono spesso chiamati servi di Cristo. Il termine di servo, secondo la giusta osservazione di un dotto, un tempo significava schiavo, non essendoci ancora dei servi come sono intesi oggi; i padroni erano serviti solo da schiavi, o da liberti. Il Catechismo del santo Concilio di Trento, per non lasciarci alcun dubbio di essere schiavi di Gesù Cristo, si esprime con un termine che non può essere equivoco e ci chiama mancipia Christi, schiavi di Gesù Cristo.

73. Detto questo, affermo che dobbiamo appartenere a Gesù Cristo e servirlo non solo come dei servitori pagati, ma come degli schiavi per amore, che si danno a causa di un grande amore e si dedicano a servirlo in qualità di schiavi, per il solo onore di appartenergli. Prima del battesimo noi eravamo schiavi del demonio; il battesimo ci ha reso schiavi di Gesù Cristo; per i cristiani è possibile essere: o schiavi del demonio, oppure schiavi di Gesù Cristo.

74. Ciò che affermo di Gesù Cristo in modo assoluto, lo dico della Vergine Santa in modo relativo, avendola Gesù Cristo scelta come compagna indissolubile della propria vita, morte, gloria e potere, in cielo e sulla terra; le ha così dato per grazia, relativamente alla sua Maestà, tutti i diritti e i privilegi che egli possiede per natura. Dicono i santi: «Tutto ciò che Conviene a Dio per natura, Conviene a Maria per grazia». Dunque, secondo essi, non avendo i due che una medesima volontà e potere, hanno anche gli stessi sudditi, servitori e schiavi.

75. Secondo il pensiero dei santi e di molti Studiosi autorevoli, possiamo dirci e farci schiavi d'amore della Santa Vergine, al fine di esser in tal modo più perfettamente schiavi di Gesù Cristo. La Santa Vergine è il mezzo di cui il Signore si è servito per venire a noi; ed è anche il mezzo di cui noi ci dobbiamo servire per andare a lui; ella non è come le altre creature, che potrebbero allontanarci piuttosto che avvicinarci a Dio, se ci attacchiamo ad esse; invece la propensione più forte di Maria è di unirci a Gesù Cristo, suo Figlio; e la più forte inclinazione del Figlio è che si vada a lui per mezzo della sua santa Madre; e gli si fa onore e piacere, come lo si farebbe a un re, facendosi schiavo della regina per diventare più perfettamente suo suddito e schiavo. Per questo i santi Padri, e san Bonaventura dopo di essi, dicono che la Santa Vergine è la via per andare al Signore.

76. Di più, se - come ho già detto - la Santa Vergine è la Regina e la Sovrana del cielo e della terra: «Ecco, tutto è sottomesso al volere di Dio, anche la Vergine; ecco, tutto è sottomesso al volere della Vergine, anche Dio», dicono sant'Anselmo, san Bernardo, san Bernardino, san Bonaventura, allora non ha ella forse tanti sudditi e schiavi quante sono le creature? E non è pensabile che tra tanti schiavi per forza, ve ne siano di quelli per amore, che per loro libera volontà scelgono Maria come loro sovrana, in qualità di schiavi? Se gli uomini e i demoni hanno i loro schiavi volontari, forse che Maria non potrebbe averne? Del resto un re considererebbe un onore il fatto che la regina, sua consorte, abbia degli schiavi sui quali avere diritto di vita e di morte, poiché l'onore e il potere dell'uno è l'onore e il potere dell'altra; e chi potrebbe credere che il Signore, come il migliore dei figli, abbia fatto parte di tutto il suo potere alla sua santa Madre e trovi poi strano che ella abbia degli schiavi? Ha egli meno rispetto e meno amore per sua Madre, che non Assuero per Ester e Salomone per Betsabea? Chi lo potrebbe pensare?

77. Ma dove mi conduce la penna? Perché mi fermo a provare una cosa cosi evidente? E poi, se non ci si vuole considerare schiavi della Vergine Santa, che importa? Ci si faccia e ci si dica schiavi di Gesù Cristo! Ma lo si è lo stesso della Vergine Santa, poiché Gesù è frutto e gloria di Maria. E' ciò che si realizza in modo perfetto con la devozione di cui parleremo tra poco.

78. TERZA VERITÀ: Le nostre migliori azioni sono di solito macchiate e corrotte dal cattivo fondo che è in noi. Quando si mette dell'acqua limpida e pulita in un vaso che sa di cattivo, o del vino in una botte che è stata guastata da altro vino, l'acqua pulita e il vino buono vengono guastati e facilmente prendono un cattivo odore. Allo stesso modo quando Dio mette le sue grazie e rugiade celesti, o il vino delizioso del suo amore, nel vaso della nostra anima, guastata dal peccato originale e attuale, questi doni vengono di solito guastati e rovinati dal cattivo lievito e dal cattivo fondo che il peccato ha lasciato dentro di noi; le nostre azioni, anche quelle che riguardano le virtù più sublimi, ne risentono. E' dunque molto importante, per raggiungere la perfezione che si ottiene soltanto con l'unione a Gesù Cristo, saperci svuotare di ciò che vi è cattivo dentro di noi; altrimenti il Signore che è infinitamente puro e che non tollera per nulla la più piccola macchia dell'anima ci rigetterà da se e non si unirà a noi.

79. Per vuotarci di noi stessi bisogna anzitutto conoscere bene - con la luce dello Spirito Santo - il nostro cattivo fondo, l'incapacità nostra di operare il bene utile alla salvezza, la nostra debolezza in ogni cosa, l'incostanza continua, l'indegnità alla grazia e la malvagità presente ovunque. Il peccato del primo padre ci ha tutti - quasi completamente - guastati, inaciditi, gonfiati e corrotti, come il lievito inacidisce, gonfia e corrompe la pasta dove è stato messo. I peccati attuali da noi commessi - mortali o veniali - anche se sono stati perdonati, hanno aumentato la nostra concupiscenza, la debolezza, l'incostanza e la corruzione, lasciando dei rifiuti nella nostra anima. I nostri corpi sono talmente corrotti da essere chiamati dallo Spirito Santo corpi di peccato, concepiti nel peccato, nutriti nel peccato e capaci di tutto; corpi soggetti a mille e mille malattie, che si corrompono ogni giorno più, capaci di generare solo scabbia, parassiti e corruzione. La nostra anima poi, unita al corpo, è diventata così carnale da essere chiamata carne: «Ogni carne aveva pervertito la sua condotta sulla terra». Abbiamo in eredità solo orgoglio, accecamento dello spirito, durezza del cuore, debolezza e incostanza dell'anima, concupiscenza, passioni in subbuglio e malattie del corpo. Siamo, per condizione di natura, più orgogliosi dei pavoni, più attaccati alla terra dei rospi, più brutti dei capri, più invidiosi dei serpenti, più ingordi dei porci, più collerici delle tigri, più pigri delle tartarughe, più deboli delle canne e più incostanti delle banderuole. Non abbiamo dentro di noi che il nulla e il peccato e non meritiamo altro che l'ira di Dio e l'inferno eterno.

80. Dopo ciò, dobbiamo meravigliarci se il Signore ha detto a colui che lo voleva seguire di rinunciare a se stesso e di odiare la propria anima; e che colui che amava la propria anima l'avrebbe perduta, e colui che la odiava l'avrebbe salvata? Questa infinita Sapienza, che non dà ordini senza un motivo, ci ordina di odiare noi stessi perché siamo grandemente degni di odio: nulla di più degno d'amore che Dio; nulla di più degno di odio che noi stessi.

81. Ancora: per vuotarci di noi stessi dobbiamo morire ogni giorno a noi stessi; bisogna cioè rinunciare alle operazioni delle potenze dell'anima, e dei sensi del corpo; dobbiamo vedere come se non vedessimo, ascoltare come se non ascoltassimo, usare le cose di questo mondo come se non le usassimo. E' ciò che san Paolo chiama morire ogni giorno: «Ogni giorno io affronto la morte». «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo»; rimane a terra e non produce nessun frutto buono. Se non moriamo a noi stessi, se le nostre devozioni più sante non ci conducono a questa morte necessaria e feconda, non porteremo frutto valido e le nostre devozioni rimarranno inutili, le nostre opere di giustizia saranno macchiate dall'amor proprio e dalla nostra volontà, e così Dio rifiuterà i più grandi sacrifici e le azioni migliori che noi possiamo compiere; alla nostra morte ci troveremo con le mani vuote di virtù e di meriti, privi di una sola scintilla di quel puro amore che viene comunicato alle anime che muoiono a se stesse e la cui vita è nascosta con Gesù Cristo in Dio.

82. Infine, dobbiamo scegliere tra tutte le devozioni alla Santa Vergine quella che maggiormente ci porta a questa morte a noi stessi, essendo questa la migliore e la più santificante; non dobbiamo credere che tutto ciò che luccica sia oro, che tutto ciò che è dolce sia miele, che tutto ciò che è facile da compiere e praticato dalla maggior parte sia più santificante. Come in natura vi sono dei segreti per realizzare in poco tempo, con poca spesa e con facilità, certe operazioni naturali, così vi sono dei segreti nell'ordine della grazia, per compiere in poco tempo, con dolcezza e facilità, le operazioni soprannaturali, come il vuotarsi di se stessi, il ricolmarsi di Dio e il diventare perfetti. La pratica di devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia, sconosciuto alla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti e praticato e gustato da un piccolissimo numero. Per iniziare a scoprire questa pratica di devozione, ecco una quarta verità conseguente alla terza.

83. QUARTA VERITÀ: E' più perfetto perché più umile il non avvicinarsi a Dio da soli, senza un mediatore. La nostra condizione umana è così corrotta - come ho dimostrato - che se contiamo sui nostri sforzi, iniziative e disposizioni per arrivare a Dio e piacergli, è certo che tutte le nostre opere buone saranno macchiate, o di poco peso davanti a Dio per indurlo ad unirsi a noi ed esaudirci. Non è infatti senza motivo che Dio ci ha dato dei mediatori presso la sua Maestà: ha visto la nostra indegnità e incapacità e ha avuto pietà di noi; per permetterci di accedere alle sue misericordie ci ha provvisti di intercessori potenti presso la sua grandezza; trascurare questi mediatori e avvicinarci direttamente alla sua santità senza nessuna presentazione è mancare di umiltà e di rispetto verso Dio, così eccelso e santo; sarebbe dare meno attenzione a questo Re dei re, di quella che si usa dare a un re o ad un principe della terra, al quale non ameremmo avvicinarci senza un qualche amico che ci presenti.

84. Il Signore è nostro avvocato e mediatore di redenzione presso Dio Padre; è per mezzo di lui che noi dobbiamo pregare con tutta la Chiesa trionfante e militante; è per mezzo di lui che abbiamo accesso alla Maestà divina e non dobbiamo mai comparire davanti a lui se non sostenuti e rivestiti dei suoi meriti, come il piccolo Giacobbe rivestito dalle pelli dei capretti davanti a suo padre Isacco per ricevere la sua benedizione.

85. Ma non abbiamo forse bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso? La nostra purezza è abbastanza grande per unirci direttamente a lui e da soli? Non è egli forse Dio, in ogni cosa uguale al Padre e quindi il Santo dei santi, altrettanto degno di rispetto che il Padre suo? Se per infinito amore egli si è fatto nostro garante e mediatore presso Dio suo Padre, per placarlo e pagare ciò che noi gli dovevamo, bisogna per questo che gli dobbiamo meno rispetto e meno amore per la sua maestà e santità? Diciamo dunque arditamente con san Bernardo che abbiamo bisogno di un mediatore presso il Mediatore stesso e che la divina Maria è colei che è più capace di svolgere questo compito di carità; è per mezzo di lei che Gesù Cristo è venuto a noi ed è per mezzo di lei che noi dobbiamo andare a lui. Se abbiamo timore di andare direttamente a Gesù Cristo Dio, a causa della sua infinita grandezza, o per la nostra pochezza, o a motivo dei nostri peccati, invochiamo con coraggio l'aiuto e l'intercessione di Maria nostra Madre: ella è buona e tenera, non c'è nulla in lei di austero e scostante, nulla di troppo alto e di troppo abbagliante; guardando lei, noi vediamo la nostra semplice natura. Ella non è il sole, che per la violenza dei suoi raggi potrebbe abbagliarci a causa della nostra debolezza; è invece bella e dolce come la luna, che riceve la luce dal sole e la tempera per renderla adatta alla nostra debole portata. E' così piena di carità che non rigetta nessuno di coloro che invocano la sua intercessione, anche se sono peccatori; dicono i santi: non si è mai sentito dire, da che mondo è mondo, che qualcuno sia ricorso alla Vergine Santa con fiducia e perseveranza e sia stato da lei rifiutato. Ella è così potente che mai le sue domande sono state rigettate; non ha che da presentarsi davanti al Figlio suo per pregarlo e subito egli accoglie ed esaudisce; egli viene sempre vinto amorevolmente dal suo seno, dal suo grembo e dalle preghiere della sua cara Madre.

86. Tutto questo è tratto dagli scritti di san Bernardo e di san Bonaventura; secondo essi, noi abbiamo tre gradini da salire per andare a Dio: il primo, il più vicino a noi e più conforme alla nostra possibilità è Maria; il secondo è Gesù Cristo; il terzo è Dio Padre. Per andare a Gesù, bisogna andare a Maria, nostra mediatrice di intercessione; per andare all'eterno Padre, bisogna andare a Gesù, nostro mediatore di redenzione. Ora, mediante la pratica - di devozione che esporrò tra poco, è proprio questo l'ordine che si segue in modo perfetto.

87. QUINTA VERITÀ: Vista la nostra debolezza e fragilità, è molto difficile per noi conservare le grazie e i tesori che abbiamo ricevuto da Dio: 1° . Perché conserviamo questo tesoro, che vale più del cielo e della terra, in vasi fragili di creta, cioè in un corpo corruttibile, in un'anima debole e incostante, che un nulla scuote e abbatte.

88. 2°. Perché i demoni, che sono ladri astuti, ci vogliono sorprendere per derubarci e svaligiarci; essi spiano giorno e notte il momento favorevole; si aggirano di continuo attorno a noi per divorarci e toglierci in un attimo, per mezzo di un peccato, ciò che abbiamo potuto guadagnare in grazia e in meriti durante molti anni. La loro malizia ed esperienza, le loro astuzie e il loro numero ci devono far temere moltissimo questa sventura, visto che persone piene di grazie, molto ricche in virtù, più mature in esperienza e più elevate in santità, sono state sorprese, derubate e infelicemente saccheggiate Ah! quanti cedri del Libano e stelle del firmamento si sono visti cadere miseramente e perdere in poco tempo la loro altezza e lo, splendore! Da dove viene questo strano cambiamento? Non è stata una mancanza di grazia, che non viene meno a nessuno, ma una mancanza dì umiltà; si sono creduti più forti e sicuri di quanto non fossero; si sono ritenuti capaci di custodire i loro tesori; si sono fidati e appoggiati su se stessi; hanno creduto la loro casa abbastanza sicura, le loro casseforti abbastanza solide per custodire il prezioso tesoro della grazia, e a causa di questa sottile fiducia in se stessi (anche se sembrava loro di appoggiarsi unicamente sulla grazia di Dio), il Signore giustissimo, abbandonandoli a se stessi, ha permesso che fossero derubati. Ahimè! Se avessero conosciuto la meravigliosa devozione che in seguito presenterò, avrebbero affidato il loro tesoro alla Vergine potente e fedele, che glielo avrebbe custodito come un bene suo, e persino se ne sarebbe fatto un dovere di giustizia.

89. 3°. E' difficile perseverare nello stato di grazia, a causa della incredibile corruzione del mondo. Il mondo è oggi così corrotto che quasi per necessità i cuori religiosi sono macchiati, se non dal suo fango, almeno dalla polvere; è quasi un miracolo se una persona riesce a rimanere salda in mezzo a questo torrente impetuoso senza essere trascinata, o in mezzo a questo mare tempestoso senza esserne sommersa, o saccheggiata dai pirati e dai corsari, o in mezzo a questa aria inquinata senza rimanere danneggiata: è la Vergine sempre fedele, in cui il serpente non ha mai agito, che opera questo miracolo nei confronti di quelli e quelle che l'amano nel miglior modo.


26 luglio 1950.

Beata Elena Aiello

Gesù: «Le ore delle tenebre sono prossime. Verrà sul mondo distruzione e morte. Grida forte: se l’uomo non ritorna a Dio, verrà il castigo mai visto nella storia del mondo. Il mondo sarà tutto in fiamme. Gli uomini parlano di pace: il mondo sarà tutto in guerra».