Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

I veri servi di Dio hanno sempre più stimato l'avversità , come più conforme alla strada che percorse il nostro Capo, il quale operò la nostra salute a mezzo della croce e degli obbrobri. (San Pio da Pietrelcina)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 2° settimana del Tempo di Pasqua (Sant'Atanasio)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 5

1Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret2e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.3Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
4Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca".5Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti".6E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.7Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.8Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".9Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;10così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".11Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

12Un giorno Gesù si trovava in una città e un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò ai piedi pregandolo: "Signore, se vuoi, puoi sanarmi".13Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: "Lo voglio, sii risanato!". E subito la lebbra scomparve da lui.14Gli ingiunse di non dirlo a nessuno: "Va', mostrati al sacerdote e fa' l'offerta per la tua purificazione, come ha ordinato Mosè, perché serva di testimonianza per essi".15La sua fama si diffondeva ancor più; folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro infermità.16Ma Gesù si ritirava in luoghi solitari a pregare.

17Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni.18Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui.19Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.20Veduta la loro fede, disse: "Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi".21Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: "Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?".22Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: "Che cosa andate ragionando nei vostri cuori?23Che cosa è più facile, dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina?24Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico - esclamò rivolto al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".25Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio.26Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: "Oggi abbiamo visto cose prodigiose".

27Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi!".28Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.

29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola.30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: "Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?".31Gesù rispose: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati;32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi".

33Allora gli dissero: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!".34Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro?35Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno".36Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio.37E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti.38Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi.39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono!".


Giudici 18

1In quel tempo non c'era un re in Israele e la tribù dei Daniti cercava un territorio per stabilirvisi, perché fino a quei giorni non le era toccata nessuna eredità fra le tribù d'Israele.2I figli di Dan mandarono dunque da Zorea e da Estaol cinque uomini della loro tribù, uomini di valore, per visitare ed esplorare il paese; dissero loro: "Andate ad esplorare il Paese!". Quelli giunsero sulle montagne di Efraim fino alla casa di Mica e passarono la notte in quel luogo.3Mentre erano presso la casa di Mica, riconobbero la voce del giovane levita; avvicinatisi, gli chiesero: "Chi ti ha condotto qua? Che fai in questo luogo? Che hai tu qui?".4Rispose loro: "Mica mi ha fatto così e così, mi dà un salario e io gli faccio da sacerdote".5Gli dissero: "Consulta Dio, perché possiamo sapere se il viaggio che abbiamo intrapreso avrà buon esito".6Il sacerdote rispose loro: "Andate in pace, il viaggio che fate è sotto lo sguardo del Signore".7I cinque uomini continuarono il viaggio e arrivarono a Lais e videro che il popolo, che vi abitava, viveva in sicurezza secondo i costumi di quelli di Sidòne, tranquillo e fidente; non c'era nel paese chi, usurpando il potere, facesse qualcosa di offensivo; erano lontani da quelli di Sidòne e non avevano relazione con nessuno.8Poi tornarono ai loro fratelli a Zorea e a Estaol e i fratelli chiesero loro: "Che notizie portate?".9Quelli risposero: "Alziamoci e andiamo contro quella gente, poiché abbiamo visto il paese ed è ottimo. E voi rimanete inattivi? Non indugiate a partire per andare a prendere in possesso il paese.10Quando arriverete là, troverete un popolo che non sospetta di nulla. Il paese è vasto e Dio ve lo ha messo nelle mani; è un luogo dove non manca nulla di ciò che è sulla terra".
11Allora seicento uomini della tribù dei Daniti partirono da Zorea e da Estaol, ben armati.12Andarono e si accamparono a Kiriat-Iearim, in Giuda; perciò il luogo, che è a occidente di Kiriat-Iearim, fu chiamato e si chiama fino ad oggi l'accampamento di Dan.13Di là passarono sulle montagne di Efraim e giunsero alla casa di Mica.
14I cinque uomini che erano andati a esplorare il paese di Lais dissero ai loro fratelli: "Sapete che in queste case c'è un 'efod', ci sono i 'terafim', una statua scolpita e una statua di getto? Sappiate ora quello che dovete fare".15Quelli si diressero da quella parte, giunsero alla casa del giovane levita, cioè alla casa di Mica, e lo salutarono.16Mentre i seicento uomini dei Daniti, muniti delle loro armi, stavano davanti alla porta,17e i cinque uomini che erano andati a esplorare il paese vennero, entrarono in casa, presero la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto. Intanto il sacerdote stava davanti alla porta con i seicento uomini armati.18Quando, entrati in casa di Mica, ebbero preso la statua scolpita, l''efod', i 'terafim' e la statua di getto, il sacerdote disse loro: "Che fate?".19Quelli gli risposero: "Taci, mettiti la mano sulla bocca, vieni con noi e sarai per noi padre e sacerdote. Che cosa è meglio per te, essere sacerdote della casa di un uomo solo oppure essere sacerdote di una tribù e di una famiglia in Israele?".20Il sacerdote gioì in cuor suo; prese l''efod', i 'terafim' e la statua scolpita e si unì a quella gente.21Allora si rimisero in cammino, mettendo innanzi a loro i bambini, il bestiame e le masserizie.22Quando erano già lontani dalla casa di Mica, i suoi vicini si misero in armi e raggiunsero i Daniti.23Allora gridarono ai Daniti. Questi si voltarono e dissero a Mica: "Perché ti sei messo in armi?".24Egli rispose: "Avete portato via gli dèi che mi ero fatti e il sacerdote e ve ne siete andati. Ora che mi resta? Come potete dunque dirmi: Che hai?".25I Daniti gli dissero: "Non si senta la tua voce dietro a noi, perché uomini irritati potrebbero scagliarsi su di voi e tu ci perderesti la vita e la vita di quelli della tua casa!".26I Daniti continuarono il viaggio; Mica, vedendo che essi erano più forti di lui, si voltò indietro e tornò a casa.
27Quelli dunque, presi con sé gli oggetti che Mica aveva fatti e il sacerdote che aveva al suo servizio, giunsero a Lais, a un popolo che se ne stava tranquillo e sicuro; lo passarono a fil di spada e diedero la città alle fiamme.28Nessuno le prestò aiuto, perché era lontana da Sidòne e i suoi abitanti non avevano relazioni con altra gente. Essa era nella valle che si estende verso Bet-Recob.29Poi i Daniti ricostruirono la città e l'abitarono. La chiamarono Dan dal nome di Dan loro padre, che era nato da Israele; ma prima la città si chiamava Lais.30E i Daniti eressero per loro uso la statua scolpita; Gionata, figlio di Ghersom, figlio di Manàsse, e i suoi figli furono sacerdoti della tribù dei Daniti finché gli abitanti del paese furono deportati.31Essi misero in onore per proprio uso la statua scolpita, che Mica aveva fatta, finché la casa di Dio rimase a Silo.


Proverbi 26

1Come la neve d'estate e la pioggia alla mietitura,
così l'onore non conviene allo stolto.
2Come il passero che svolazza, come la rondine che vola,
così una maledizione senza motivo non avverrà.
3La frusta per il cavallo, la cavezza per l'asino
e il bastone per la schiena degli stolti.
4Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza
per non divenire anche tu simile a lui.
5Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza
perché egli non si creda saggio.
6Si taglia i piedi e beve amarezze
chi invia messaggi per mezzo di uno stolto.
7Malferme sono le gambe dello zoppo,
così una massima sulla bocca degli stolti.
8Come chi lega il sasso alla fionda,
così chi attribuisce onori a uno stolto.
9Una spina penetrata nella mano d'un ubriaco,
tale è una massima sulla bocca degli stolti.
10Arciere che ferisce tutti i passanti,
tale è chi assume uno stolto o un ubriaco.
11Come il cane torna al suo vomito,
così lo stolto ripete le sue stoltezze.
12Hai visto un uomo che si crede saggio?
È meglio sperare in uno stolto che in lui.
13Il pigro dice: "C'è una belva per la strada,
un leone si aggira per le piazze".
14La porta gira sui cardini,
così il pigro sul suo letto.
15Il pigro tuffa la mano nel piatto,
ma dura fatica a portarla alla bocca.
16Il pigro si crede saggio
più di sette persone che rispondono con senno.
17Prende un cane per le orecchie
chi si intromette in una lite che non lo riguarda.
18Come un pazzo che scaglia tizzoni
e frecce di morte,
19così è quell'uomo che inganna il suo prossimo
e poi dice: "Ma sì, è stato uno scherzo!".
20Per mancanza di legna il fuoco si spegne;
se non c'è il delatore, il litigio si calma.
21Mantice per il carbone e legna per il fuoco,
tale è l'attaccabrighe per rattizzar le liti.
22Le parole del sussurrone sono come ghiotti bocconi,
esse scendono in fondo alle viscere.
23Come vernice d'argento sopra un coccio di creta
sono le labbra lusinghiere con un cuore maligno.
24Chi odia si maschera con le labbra,
ma nel suo intimo cova il tradimento;
25anche se usa espressioni melliflue, non ti fidare,
perché egli ha sette abomini nel cuore.
26L'odio si copre di simulazione,
ma la sua malizia apparirà pubblicamente.
27Chi scava una fossa vi cadrà dentro
e chi rotola una pietra, gli ricadrà addosso.
28Una lingua bugiarda odia la verità,
una bocca adulatrice produce rovina.


Salmi 119

1Alleluia.

Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.

3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.

5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.

9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.

17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.

25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.

33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.

41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.

49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.

57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.

65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.

73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.

81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?

85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.

89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.

97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.

105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.

113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.

121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.

125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.

129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.

137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.

145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.

153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.

161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.

169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.


Abdia 1

1Visione di Abdia.
Così dice il Signore Dio per Edom:
Udimmo un messaggio da parte del Signore
e un araldo è stato inviato fra le genti:
"Alzatevi, marciamo contro Edom in battaglia".

2Ecco, ti faccio piccolo fra le nazioni,
tu sei molto spregevole.
3L'orgoglio del tuo cuore ti ha esaltato,
tu che abiti nei crepacci rocciosi,
delle alture fai la tua dimora
e dici in cuor tuo:
"Chi potrà gettarmi a terra?".
4Anche se t'innalzassi come un'aquila
e collocassi il tuo nido fra le stelle,
di lassù ti farei precipitare,
dice il Signore.

5Se entrassero da te ladri o predoni di notte,
- come sarebbe finita per te! -
non ruberebbero quanto basta loro?
Se vendemmiatori venissero da te,
non ti lascerebbero forse se non qualche grappolo?
6Come è stato perquisito Esaù,
come sono stati scovati i suoi nascondigli!
7Ti hanno cacciato fino alla frontiera,
tutti i tuoi alleati ti hanno ingannato,
i tuoi amici ti hanno vinto,
quelli che mangiavano il tuo pane
ti hanno teso tranelli:
in lui non c'è senno!
8Forse in quel giorno, dice il Signore,
non disperderò i saggi da Edom
e l'intelligenza dal monte di Esaù?
9Saranno fiaccati i tuoi prodi, o Teman,
e sarà sterminato ogni uomo dal monte di Esaù.

Per la carneficina10e la violenza
contro Giacobbe tuo fratello
la vergogna ti coprirà
e sarai sterminato per sempre.
11Poiché tu eri presente
quando gli stranieri ne deportavano le ricchezze,
quando i forestieri entravano per le sue porte
e gettavano le sorti su Gerusalemme,
anzi ti sei comportato come uno di loro.
12Non guardare con gioia al giorno di tuo fratello,
al giorno della sua sventura.
Non gioire dei figli di Giuda
nel giorno della loro rovina.
Non spalancare la bocca
nel giorno della loro angoscia.
13Non varcare la soglia del mio popolo
nel giorno della sua sventura,
non guardare con compiacenza la sua calamità;
non stendere la mano sui suoi beni
nel giorno della sua sventura.
14Non appostarti ai crocicchi delle strade,
per massacrare i suoi fuggiaschi;
non far mercato dei suoi superstiti,
nel giorno dell'angoscia.
15Perché è vicino il giorno del Signore
contro tutte le genti.
Come hai fatto tu, così a te sarà fatto,
ciò che hai fatto agli altri ricadrà sul tuo capo.

16Poiché come avete bevuto sul mio monte santo
così berranno tutte le genti senza fine,
berranno e tracanneranno:
e saranno come se non fossero mai stati.
17Ma sul monte Sion vi saranno superstiti e saranno santi
e la casa di Giacobbe avrà in mano i suoi possessori.
18La casa di Giacobbe sarà un fuoco
e la casa di Giuseppe una fiamma,
la casa di Esaù sarà come paglia:
la bruceranno e la consumeranno,
non scamperà nessuno della casa di Esaù,
poiché il Signore ha parlato.

19Quelli del Negheb possederanno il monte d'Esaù
e quelli della Sefèla il paese dei Filistei;
possederanno il territorio di Èfraim e di Samaria
e Beniamino il Gàlaad.
20Gli esuli di questo esercito degli Israeliti
occuperanno Canaan fino a Sarèfta
e gli esuli di Gerusalemme, che sono in Sefaràd,
occuperanno le città del Negheb.
21Saliranno vittoriosi sul monte Sion
per governare il monte di Esaù
e il regno sarà del Signore.


Seconda lettera di Pietro 3

1Questa, o carissimi, è già la seconda lettera che vi scrivo, e in tutte e due cerco di ridestare con ammonimenti la vostra sana intelligenza,2perché teniate a mente le parole già dette dai santi profeti, e il precetto del Signore e salvatore, trasmessovi dagli apostoli.

3Questo anzitutto dovete sapere, che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni4e diranno: "Dov'è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione".5Ma costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di Dio;6e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso dall'acqua, perì.7Ora, i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi.
8Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.9Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.10Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c'è in essa sarà distrutta.

11Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e nella pietà,12attendendo e affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!13E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo 'nuovi cieli e una terra nuova', nei quali avrà stabile dimora la giustizia.
14Perciò, carissimi, nell'attesa di questi eventi, cercate d'essere senza macchia e irreprensibili davanti a Dio, in pace.15La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data;16così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina.
17Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall'errore degli empi;18ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell'eternità. Amen!


Capitolo XV: Come comportarci e che cosa dire di fronte e ogni nostro desiderio

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1. Figliolo, così tu devi dire in ogni cosa: Signore, se questa è la tua volontà, così si faccia. Signore, se questo è per tuo amore, così si faccia, nel tuo nome. Signore, se questo ti parrà necessario per me, e lo troverai utile, fa' che io ne usi per il tuo onore; se invece comprenderai che questo è male per me e non giova alla mia salvezza, toglimi questo desiderio. Infatti, non tutti i desideri vengono dallo Spirito Santo, anche se a noi appaiono retti e buoni. E' difficile giudicare veramente se sia uno spirito buono, o uno spirito contrario, che ti spinge a desiderare questa o quell'altra cosa; oppure se tu sia mosso da un sentimento personale. Molti, che dapprima sembravano guidati da sentimento buono, alla fine si sono trovati ingannati. Perciò ogni cosa che balza alla mente come desiderabile sempre la si deve volere e cercare con animo pieno di timor di Dio e con umiltà di cuore. Soprattutto, ogni cosa va rimessa a me, con abbandono di se stessi, dicendo: Signore, tu sai cosa sia meglio per me. Si faccia così, o altrimenti, secondo la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto vuoi e quando vuoi. Disponi di me secondo la tua sapienza, la tua volontà e la tua maggior gloria. Mettimi dove tu vuoi, e fai con me quello che vuoi, liberamente. Sono nelle tue mani; fammi rigirare per ogni verso. Ecco, io sono il tuo servo, disposto a tutto, perché non voglio vivere per me ma per te: e volesse il cielo che ciò fosse in modo degno e perfetto.

Preghiera perché riusciamo a compiere la volontà di Dio.

3. Amorosissimo Gesù, dammi la tua grazia, perché "sia operante in me" (Sap 9,10) e in me rimanga sino alla fine. Dammi di desiderare e di volere ciò che più ti è gradito, e più ti piace. La tua volontà sia la mia volontà; che io la segua e che ad essa mi confermi pienamente; che io abbia un solo volere e disvolere con te; che io possa desiderare o non desiderare soltanto quello che tu desideri e non desideri. Dammi di morire a tutte le cose del mondo; fammi amare di esser disprezzato per causa tua, e di essere dimenticato in questo mondo. Fammi bramare sopra ogni altra cosa di avere riposo in te, e di trovare in te la pace del cuore. Tu sei la vera pace interiore, tu sei il solo riposo; fuori di te ogni cosa è aspra e tormentosa. "In questa pace, nella pace vera, cioè in te, unico sommo eterno bene, avrà riposo e quiete" (Sal 4,9). Amen.


DISCORSO 77 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 15, 21-28: "GESÙ USCITO DA GENEZARET, RIPARÒ DALLE PARTI DI TIRO E SIDONE, ED ECCO UNA DONNA CANANEA" ECC.

Discorsi - Sant'Agostino

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La donna cananea esempio d'umiltà.

1. 1. Questa donna cananea di cui il brano del Vangelo letto poc'anzi fa un grande elogio, ci offre un esempio d'umiltà e una condotta ispirata alla fede e ci mostra come innalzarci dall'umiltà fino al cielo. Essa però, com'è chiaro, non apparteneva al popolo d'Israele, al quale appartenevano i Patriarchi, i Profeti, i parenti di nostro Signore Gesù Cristo e la stessa Vergine Maria, madre di Cristo. Questa donna non era di questo popolo, ma era pagana. Il Signore infatti, come abbiamo sentito, s'era ritirato nella regione di Tiro e Sidone. La donna cananea era venuta di lì e con insistenza petulante implorava la grazia della guarigione per la figlia ch'era crudelmente straziata dal demonio 1. Tiro e Sidone erano città dei pagani e non del popolo d'Israele, anche se vicine a quel popolo. La cananea dunque, bramosa di ottenere la grazia, gridava e picchiava con forza alla porta, ma Cristo si mostrava indifferente verso di lei, non per rifiutarle la misericordia, ma per infiammarne il desiderio; e non solo perché fosse più ardente il suo desiderio, ma - come ho detto prima - fosse messa in risalto la sua umiltà. Gridava come se il Signore non la sentisse, mentre invece egli disponeva in silenzio ciò che aveva intenzione di fare. I discepoli pregarono per lei il Signore e dissero: Mandala a casa perché ci vien dietro e continua a gridare 2. Ma egli rispose: Io sono stato mandato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele 3.

In che senso Cristo fu inviato solo agli israeliti.

2. 2. A questo punto sorge un problema a proposito di queste parole. In qual modo noi siamo venuti all'ovile di Cristo dai pagani, s'egli è stato mandato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele? Che significa il piano provvidenziale di questo mistero tanto profondo? Perché mai il Signore, pur sapendo lo scopo per cui era venuto, per formarsi senza dubbio la Chiesa tra tutti i popoli, disse d'essere stato inviato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele? Noi comprendiamo dunque ch'egli doveva mostrarsi presente col suo corpo tra quel popolo, nascere, compiere i miracoli e risorgere per proprio potere; comprendiamo che così era stato disposto, così era stato dichiarato fin dall'inizio, così era stato predetto, così era stato compiuto; poiché il Cristo doveva venire in mezzo al popolo dei giudei per essere visto, essere ucciso allo scopo di riconciliare in tal modo con Dio coloro ch'erano l'oggetto della sua prescienza. Quel popolo infatti non fu condannato ma passato al vaglio. In mezzo ad esso c'era una gran quantità di paglia, ma anche una certa quantità di buon grano nascosto; vi era ciò che doveva essere bruciato ma anche ciò di cui si sarebbe riempito il granaio. Da dove vennero gli Apostoli se non da quel popolo? Donde Pietro? Donde tutti gli altri fedeli?.

Saulo mutato in Paolo.

2. 3. Donde proveniva lo stesso Paolo, dapprima Saulo, cioè prima superbo e poi umile? Poiché quando si chiamava Saulo, il suo nome derivava da Saul. Ora Saul era un re superbo e durante il suo regno perseguitava l'umile Davide 4. Quando dunque era Saulo colui che poi fu Paolo, allora era certamente superbo, persecutore di persone innocenti, uno che cercava di distruggere la Chiesa 5. Egli infatti, infiammato, per così dire, di zelo per la sinagoga e di odio verso la religione cristiana, aveva ricevuto lettere di presentazione dai sacerdoti per deferire [al Sinedrio] tutti i cristiani che avesse trovati e far infliggere loro il supplizio. Cammin facendo, aspirando con tutta l'anima di fare strage, mentre era assetato di sangue, dalla parola di Cristo scesa dal cielo venne abbattuto come persecutore, e fu rialzato come banditore del Vangelo. Si adempì a suo riguardo quanto sta scritto nel Profeta: Sarò io a colpire e sarò io a guarire 6. Dio colpisce ciò che nell'uomo s'innalza contro Dio. Non è cattivo il medico che taglia una tumefazione, che amputa un membro cancrenoso o lo cauterizza. Procura dolore, sì, ma lo procura per far riacquistare la sanità. È molesto, sì, ma se non lo fosse, sarebbe inutile. Cristo dunque atterrò con una sola parola Saulo ma rialzò Paolo; vale a dire abbatté il superbo e innalzò l'umile. Quale fu in effetti il motivo di cambiarsi il nome, per cui mentre prima si chiamava Saulo, dopo volle chiamarsi Paolo, se non perché riconobbe che il nome di Saulo ch'egli aveva quando perseguitava la Chiesa, era un nome di superbia? Preferì quindi chiamarsi con un nome umile come quello di Paolo, cioè "il più piccolo". Paulum (un'inezia) non vuol dire altro che parum, cioè: "cosa di poco conto". Vantandosi ormai di un tal nome e mettendo in risalto l'umiltà: lo - dice - sono il più insignificante degli Apostoli 7. Donde proveniva dunque egli se non dal popolo dei giudei? Da quel popolo provenivano gli altri Apostoli, da esso proveniva Paolo e tutti quei discepoli i quali, come lo stesso Paolo ricorda, videro il Signore dopo la risurrezione. Dice infatti che fu visto da più di cinquecento discepoli riuniti insieme, la maggior parte dei quali è ancora in vita mentre alcuni sono già morti 8.

I giudei si convertirono all'udire Pietro.

2. 4. Appartenevano inoltre a quel popolo anche coloro che ascoltarono il discorso in cui Pietro mise in evidenza la passione, la risurrezione e divinità di Cristo e ciò dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, allorché tutti coloro sui quali era disceso lo Spirito Santo parlarono nella lingua di tutti i popoli; quelli del popolo giudaico i quali stavano ad ascoltarlo, si sentirono come trafitti nel cuore e chiesero consiglio per sapere che cosa dovessero fare per salvarsi; avevano infatti compreso d'essere colpevoli dell'uccisione del Cristo, poiché erano stati proprio essi a crocifiggerlo, ucciderlo, e ora vedevano tanti miracoli compiuti nel nome di Colui ch'essi avevano ucciso e vedevano la presenza dello Spirito Santo.

3. 4. Avendo chiesto dunque che cosa dovessero fare, ebbero questa risposta: Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e riceverete il perdono dei vostri peccati 9. Chi avrebbe perduto la speranza che potessero ricevere il perdono dei peccati, dal momento che ricevevano il perdono coloro ch'erano colpevoli d'aver ucciso Cristo? Si convertirono molti appartenenti allo stesso popolo giudaico; si convertirono e si fecero battezzare. Si accostarono alla mensa del Signore e, divenuti credenti, bevvero il sangue che avevano versato nel loro furore. In qual modo, quanto interamente e perfettamente si fossero convertiti lo indicano gli Atti degli Apostoli. Poiché vendevano tutto ciò che possedevano e i soldi ricavati dalle loro proprietà li mettevano a disposizione degli Apostoli e venivano distribuiti a ciascuno secondo le proprie necessità, e nessuno chiamava alcunché proprietà privata, ma tutto quel che avevano lo mettevano in comune 10. Essi inoltre vivevano unanimi e concordi tesi verso Dio 11. Queste sono le pecore a proposito delle quali diceva: Non sono stato inviato se non alle pecore sperdute del popolo d'Israele 12. A essi egli si mostrò presente e quand'era inchiodato alla croce per essi pregò dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno 13. Il medico sapeva bene ch'erano dei furiosi e dei forsennati che uccidevano il medico senza sapere quello che facevano, e con l'uccidere il medico si procuravano la medicina. Infatti tutti siamo stati guariti dal Signore ucciso, siamo stati riscattati con il suo sangue, siamo stati liberati dalla fame con il pane di quel corpo. In tal modo Cristo mostrò dunque ai giudei la sua presenza fisica. Dice: Non sono inviato se non alle pecore sperdute del popolo d'Israele, per mostrare loro la sua presenza fisica e non per disprezzare e trascurare le pecore che aveva tra i pagani.

Cristo non era stato inviato ai pagani ma inviò i discepoli.

4. 5. Egli non si recò di persona ai pagani ma inviò loro i discepoli. Allora si adempì quanto aveva predetto il Profeta: Mi servì un popolo che io non conoscevo 14. Vedete quanto è profonda, quanto è evidente, quanto è precisa questa profezia. Mi servì un popolo che io non conoscevo, cioè al quale non mi mostrai presente. In qual modo mi servì? Così, come continua la profezia: Mi ubbidì al solo udirmi 15, cioè credettero senza vedere, ma solo udendo. Per questo motivo i pagani meritano lode maggiore, poiché i giudei videro il Cristo ma lo uccisero; i pagani invece lo udirono soltanto e credettero in lui. Ma per chiamare alla fede e radunare i pagani perché così si adempisse la profezia che abbiamo cantato poco prima: Radunaci da tutte le nazioni, perché possiamo lodare il tuo santo nome e gloriarci nella tua lode 16, fu inviato l'apostolo Paolo. Il minimo tra gli Apostoli, diventato grande non per virtù propria, ma grazie a Colui ch'egli perseguitava, fu inviato ai pagani, da brigante divenuto pastore, da lupo diventato pecora. Il più piccolo degli Apostoli fu inviato ai pagani 17, e molto si affaticò tra i pagani, e per opera sua i pagani abbracciarono la fede, come attestano le sue Lettere.

La figlia del capo-sinagoga e l'emorroissa.

4. 6. Questo fatto si trova prefigurato simbolicamente e in modo assai profondo anche nel Vangelo. Era morta la figlia di un caposinagoga e suo padre pregava il Signore di recarsi da lei; l'aveva lasciata inferma e in grave pericolo. Il Signore stava recandosi a visitare e a guarire l'inferma, ma nel frattempo un tale recò la notizia che quella figliola era morta e disse al padre: La ragazza è morta; non disturbare più il Maestro 18. Ma il Signore, che sapeva di poter risuscitare i morti, non tolse la speranza a chi l'aveva perduta e disse al padre: Non temere, ma abbi soltanto fiducia 19. Proseguì il cammino verso la casa della ragazza; lungo la strada in mezzo alla folla s'introdusse a spintoni, come le fu possibile, una donna che soffriva di perdite di sangue: a causa di quella malattia che l'affliggeva da lungo tempo aveva speso tutto il suo denaro con i medici senza alcun risultato. Appena riuscì a toccare l'orlo del suo mantello rimase guarita. E il Signore: Chi mi ha toccato? 20, chiese. I discepoli, all'oscuro dell'accaduto e vedendo ch'era premuto dalla folla e che s'era preoccupato solo d'una donna che lo aveva toccato leggermente si stupirono e risposero: La folla ti opprime e tu chiedi chi ti ha toccato? Ma Gesù replicò: Qualcuno mi ha toccato 21. Era vero: quelli spingono, questa invece lo ha solo toccato. Molti dunque opprimono molestamente il corpo di Cristo, solo pochi lo toccano salutarmente. Qualcuno - disse - mi ha toccato; poiché mi sono accorto che un'energia è uscita da me. Ma appena quella vide che non era rimasta nascosta, si gettò ai piedi di Gesù e dichiarò davanti a tutti che cos'era avvenuto. Dopo questo fatto Gesù proseguì il cammino verso il luogo ove era diretto e risuscitò la figliola del capo-sinagoga da lui trovata morta 22.

Questi fatti anche se compiuti realmente dal Signore, possono avere un senso figurato.

5. 7. Il fatto fu compiuto veramente così com'è raccontato, ma tuttavia anche le stesse azioni compiute dal Signore avevano un significato simbolico, come se fossero parole, se così può dirsi, visibili e aventi un loro significato. Ciò è chiaro soprattutto nel fatto che andò a vedere se trovava dei frutti in un albero quando non era la stagione e, poiché non ve li trovò, maledisse l'albero e lo fece seccare 23. Se questo fatto non fosse inteso in senso figurato, sarebbe riconosciuto stolto; sarebbe anzitutto sciocco il fatto d'essere andato a vedere se si trovavano frutti su quell'albero, quando non era la stagione di frutti in alcun albero; in secondo luogo, pur ammesso che fosse già la stagione dei frutti, che colpa avrebbe commesso quell'albero di non portare frutti? Ma la cosa aveva un significato simbolico, che cioè egli cercava non solo delle foglie ma anche dei frutti, ossia non solo le parole ma anche le azioni degli uomini; per questo col far seccare l'albero in cui trovò solo delle foglie volle indicare il castigo per coloro che sono capaci di parlare del bene, ma si rifiutano di compierlo. Così dunque è anche per il fatto qui narrato. Si tratta evidentemente d'un fatto simbolico. Colui che prevede ogni cosa dice: Chi mi ha toccato? 24. Il Creatore ha l'aria di non sapere e domanda, proprio lui che non solo sapeva quello che domandava ma sapeva in antecedenza tutte le altre cose. Si tratta certamente di qualcosa d'importante che Cristo vuol dirci mediante un fatto che ha un suo significato simbolico.

Di che cosa erano figure quelle persone.

5. 8. La figlia del capo-sinagoga era simbolo del popolo giudaico per il quale era venuto il Cristo, che disse: Non sono stato inviato se non alle pecore sperdute della casa d'Israele 25. Al contrario la donna che soffriva perdite di sangue era figura simbolica della Chiesa formata dai provenienti dal paganesimo, ai quali Cristo non era stato inviato con la sua presenza fisica. Egli si recava dalla ragazza malata perché voleva salvarla; quella sopraggiunge, tocca l'orlo del mantello di Gesù che sembra non sappia chi lo tocchi, cioè viene guarita come da uno ch'è lontano. Egli chiede: Chi mi ha toccato? 26. Cioè: non conosco questo popolo. Mi servì un popolo che non conoscevo. Qualcuno mi ha toccato, poiché mi sono accorto che un'energia è uscita da me 27, cioè che il Vangelo è stato diffuso in tutto il mondo e lo ha riempito. Viene poi toccato l'orlo ch'è la più piccola ed ultima parte d'un vestito. Fa' conto che la veste di Cristo siano gli Apostoli. In esso Paolo era come l'orlo, cioè l'ultimo e il più piccolo. Infatti affermò di se stesso l'una e l'altra cosa. Io sono il minimo degli Apostoli 28. Infatti era stato chiamato, aveva creduto dopo tutti gli altri ma guarì più anime che tutti gli altri Apostoli. Il Signore non era stato inviato se non alle pecore sperdute della casa d'Israele, ma poiché lo avrebbero servito e gli avrebbero ubbidito, dando ascolto alla predicazione, anche popoli ch'egli non conosceva, non passò sotto silenzio neppure quelli mentre si trovava lì. Poiché il medesimo Signore dice in un passo: Ho anche altre pecore che non sono in questo ovile. Anche quelle devo condurle dentro in modo che vi sia un unico gregge e un solo pastore 29.

La cananea perseverante nella preghiera.

6. 9. Una di tali pecorelle era questa donna; per questo motivo non veniva trascurata ma la sua aspettativa veniva solo ritardata. Non sono stato inviato - dice Cristo - se non alle pecore sperdute della casa d'Israele 30. Ma quella insisteva gridando, continuava a pregare, a bussare, come se già avesse sentito dire: "Domanda e riceverai, cerca e troverai, bussa e la porta ti verrà aperta". Insistette e bussò. Infatti anche il Signore disse: Domandate e riceverete, cercate e troverete, bussate alla porta e vi sarà aperta 31, ma egli prima aveva detto: Non date ai cani ciò ch'è santo e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e, rivoltandosi contro di voi, vi sbranino 32; vale a dire: perché, dopo aver disdegnato le vostre perle, non vi siano anche molesti. Non gettate quindi loro ciò che disprezzano.

Perché i pagani sono chiamati " cani ".

6. 10. "E come faremo a distinguere - così possiamo immaginare che replicassero - quali sono i porci e quali i cani?". La cosa appare evidente nella risposta data a quella donna. Poiché alle sue insistenze il Signore rispose così: "Non sta bene portar via il cibo ai figli e buttarlo ai cani 33. Tu sei un cane, sei una pagana, adori gl'idoli ". Ma che cos'è tanto abituale ai cani quanto leccare i sassi? Non è dunque giusto portar via il pane ai figli e buttarlo ai cani. Se dopo aver sentito queste parole quella se ne fosse andata via, si sarebbe avvicinata come un cane e come un cane si sarebbe allontanata, ma con il bussare, da cane che era divenne una persona umana. Poiché insistette nel chiedere e, con l'accettare quello che poteva sonare come un rimprovero offensivo, diede prova d'umiltà e ottenne misericordia. In effetti non si turbò né si adirò d'essere stata chiamata "cane" mentre chiedeva una grazia, domandava misericordia. "È vero, Signore 34; mi hai chiamata cane, sono davvero un cane, riconosco il mio nome; è la Verità che parla, ma non per questo devo essere esclusa dal ricevere una grazia. Sono proprio un cane, ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni 35. Desidero una grazia piccola piccola, non voglio stare per forza a tavola, cerco solo delle briciole".

A proposito della cananea è messa in risalto l'umiltà.

7. 11. Vedete come è messa in risalto l'umiltà. Il Signore l'aveva chiamata cane; essa non lo negò ma disse di esserlo. E poiché riconobbe d'essere un cane, subito il Signore le disse: "O donna, grande è la tua fede. Accada come tu vuoi 36. Tu ti sei riconosciuta un cane, io perciò ti riconosco ormai come una persona umana. O donna, grande è la tua fede; hai chiesto, hai cercato, hai bussato alla porta; ora ricevi, trova, ti sia aperta la porta". Vedete, fratelli, come soprattutto l'umiltà è stata esaltata nei confronti di questa donna ch'era cananea, che cioè proveniva dal paganesimo ed era prefigurazione, cioè simbolo, della Chiesa. In realtà il popolo giudaico, per essere escluso dal Vangelo, s'era gonfiato di superbia per il fatto d'aver ricevuto la Legge, per il fatto che da esso erano discendenti i Patriarchi, erano usciti i Profeti, e Mosè, il servo di Dio, aveva compiuto nell'Egitto i grandi miracoli che abbiamo sentito ricordati nel salmo 37, aveva condotto il popolo attraverso il Mar Rosso mentre le acque si ritiravano, ricevette la Legge che diede allo stesso popolo. Il popolo giudaico aveva bene dei motivi per vantarsi ed esaltarsi, ma a causa della stessa superbia avvenne che non volle umiliarsi a Cristo, maestro d'umiltà, repressore dell'orgoglio, medico divino, il quale perciò, pur essendo Dio, si fece uomo affinché l'uomo si riconoscesse uomo. È una medicina molto efficace. Se questa medicina non cura la superbia, non so che cosa può curarla. È Dio e si fa uomo: mette da parte la divinità, cioè in qualche modo la depone, ossia nasconde la propria natura e appare la natura assunta. Si fa uomo pur essendo Dio, mentre invece l'uomo non si riconosce uomo, cioè non si riconosce mortale, fragile, peccatore, malato, in modo da ricercare il Medico almeno perché è malato; ma ciò ch'è più pericoloso, gli sembra d'esser sano.

Al posto dei giudei rigettati per la superbia Dio ha chiamato i pagani per la loro umiltà.

8. 12. Quel popolo dunque non si avvicinò al medico per questo motivo, cioè per la superbia. Si parla dei giudei come di rami naturali tagliati via dall'albero dell'ulivo, cioè dal popolo generato dai Patriarchi, rami tagliati giustamente perché sterili a causa dello spirito di superbia; in quell'ulivo fu poi innestato un ulivo selvatico 38. Quest'ulivo selvatico era il popolo dei pagani. Afferma l'Apostolo che l'ulivo selvatico fu innestato nell'ulivo domestico, ma i rami naturali furono tagliati via. Quelli furono tagliati a causa della superbia, l'ulivo selvatico fu invece innestato a causa dell'umiltà. Quest'umiltà era mostrata dalla donna quando diceva: "È vero, Signore 39; sono un cane, desidero solo mangiare le briciole". Per questa umiltà piacque anche il centurione; questo desiderava che il suo servo fosse guarito dal Signore e poiché il Signore gli disse: Verrò io stesso e lo guarirò, egli rispose: Signore, non sono degno che tu entri in casa mia, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito 40. Non sono degno che tu entri netta mia casa. Non lo accolse nella sua casa ma lo aveva accolto già nel proprio cuore. Quanto più era umile, tanto più ne era capace, tanto più n'era pieno. Alla stessa maniera i colli respingono l'acqua mentre se ne riempiono le valli. Dopo che il centurione aveva detto: Non sono degno che tu entri in casa mia, ecco quanto disse il Signore a quelli che lo seguivano: Vi assicuro che non ho incontrato nessuno in Israele che avesse tanta fede 41; cioè non ho trovato tanta fede tra il popolo al quale sono venuto. Che significa: "Tanta"? "Tanto grande". Che cosa la rendeva così grande? Ciò che vi è di più piccolo, cioè l'umiltà. Non ho trovato tanta fede; simile al granello di senape che quanto più è piccolo, tanto più è fervente. Il Signore innestava già l'ulivo selvatico in quello domestico. Faceva ciò quando diceva: Vi assicuro che non ho trovato tanta fede in Israele.

Nel regno dei cieli non si devono aspettare piaceri terreni.

9. 13. Considera infine ciò che segue. Perciò io vi dico (poiché non ho trovato tanta fede in Israele, cioè tanta umiltà accompagnata dalla fede), perciò io vi dico che verranno molti dall'Oriente e dall'Occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 42. Sederanno a tavola - è detto - cioè riposeranno. Orbene, non dobbiamo immaginare che lì ci siano delle vivande materiali né desiderare qualcosa di simile in quel regno perché in tal caso scambieremmo i vizi con le virtù invece di sostituire le virtù ai vizi. Sono infatti due cose diverse desiderare il regno dei cieli per la sapienza e la vita eterna, e desiderarlo per la felicità terrena, come se lassù potessimo averla più splendida e più ampia. Se tu reputi che in quel regno tu sarai ricco, tu non amputi la cupidigia ma soltanto la muti; ma ciononostante sarai veramente ricco, e lo sarai soltanto lassù. Mi spiego: moltissime cose ammucchia quaggiù chi è bisognoso. Perché i ricchi hanno molti beni? Perché hanno bisogno di molte cose. Chi ha più bisogno si procura più sostanze, ma lassù scomparirà lo stesso bisogno. Tu sarai veramente ricco solo quando non avrai bisogno di nulla. Poiché non è che tu sia ricco e un angelo sia povero perché non ha bestie da soma e carrozze e molti servi. Perché? Perché non ne ha bisogno, perché quanto più è forte tanto meno ne ha bisogno. Sono dunque lassù le ricchezze, le vere ricchezze. Non devi immaginare vivande materiali. I cibi di questa terra sono rimedi necessari ogni giorno, sono indispensabili per la malattia con cui tutti noi veniamo al mondo. Ciascuno sperimenta questa malattia se passa l'ora della refezione. Vuoi vedere quanto pericolosa è questa malattia? È come una febbre acuta che in sette giorni può condurre alla morte. Non ti credere sano. La vera sanità sarà l'immortalità. La sanità di quaggiù è solo una lunga malattia. A te sembra di essere sano perché sostieni questa malattia con rimedi giornalieri; sopprimi questi rimedi e vedrai cosa sarai capace di fare.

La morte è inevitabile fin dalla nascita.

10. 14. Fin dalla nascita siamo esposti a una morte inevitabile. È inevitabile che la malattia, di cui parliamo, conduca alla morte. Così dicono certamente i medici quando visitano i malati. Così dicono, per esempio: "Costui è idropico, è vicino alla morte; è una malattia incurabile. È lebbroso, anche questa malattia è incurabile. Questo è malato di etisia, chi lo può guarire? È inevitabile che perisca, è inevitabile che muoia". Ecco, il medico ha già detto: "È tisico, non può far altro che morire"; eppure talora né l'idropico né il lebbroso né il tisico muore di quella malattia, ma ciononostante è inevitabile che chiunque è nato, in seguito muoia. Muore per questa malattia, non può essere diversamente. Ciò lo dichiara non solo il medico, ma anche un ignorante in medicina; ma se anche muore più tardi forse per questo non morrà? Quando avremo allora la vera sanità, se non quando avremo la vera immortalità? Se dunque ci sarà la vera immortalità e non ci sarà nessuna corruzione, nessun deperimento, che bisogno avremo di nutrirci? Quando dunque senti: Sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe 43, non devi preparare il ventre ma la mente; in essa troverai il tuo appagamento: ha le sue vivande anche lo stesso a "ventre" dell'anima. In rapporto a questo ventre è detto: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati 44. E saranno veramente saziati da non aver fame.

Perché vengono tagliati i rami naturali e s'innesta l'ulivo selvatico?

10. 15. Il Signore dunque innestava già l'ulivo selvatico quando affermava: Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e sederanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, cioè saranno innestati nell'ulivo, le cui radici sono Abramo, Isacco e Giacobbe, mentre i figli del regno, cioè i giudei increduli, andranno a finire fuori, nelle tenebre 45. Saranno tagliati i rami naturali affinché venga innestato l'ulivo selvatico. Ma perché mai i rami naturali hanno meritato d'essere tagliati se non a causa della superbia? e l'ulivo selvatico d'essere innestato se non per l'umiltà? Per questo motivo anche quella donna disse: È vero, Signore; ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni 46. E per questo sentì dirsi: O donna, grande è la tua fede! 47. Così anche il centurione: Non sono degno che tu entri in casa mia 48. Io vi assicuro [- rispose il Signore -] che non ho trovato tanta fede in Israele 49. Impariamo ad essere o a mantenerci umili. Se non abbiamo ancora l'umiltà, impariamola; se invece l'abbiamo già, non perdiamola. Se non l'abbiamo ancora, cerchiamo d'averla, per essere innestati; se l'abbiamo già, manteniamola per non essere tagliati via.

 

 

1 - Cf. Mt 14, 24 ss.

2 - Mt 16, 15-16.

3 - Mt 16, 17-18.

4 - Mt 16, 17-18.

5 - Mt 16, 18.

6 - 1 Cor 1, 12.

7 - 1 Cor 1, 13.

8 - Mt 16, 22.

9 - Mt 16, 23.

10 - Sal 81, 6.

11 - Sal 81, 7.

12 - Mt 16, 17.

13 - Gv 16, 15.

14 - Rm 15, 1.

15 - Mt 16, 15.

16 - Mt 14, 28.

17 - Mt 14, 29.

18 - Ef 5, 8.

19 - 1 Cor 1, 13.

20 - Sal 67, 10.

21 - Sal 67, 10.

22 - 1 Cor 15, 9.

23 - 1 Cor 15, 10.

24 - 1 Cor 15, 10.

25 - 1 Cor 15, 10.

26 - 1 Cor 15, 10.

27 - Cf. 2 Cor 12.

28 - 2 Cor 12, 9.

29 - Mt 14, 28.

30 - Mt 14, 30.

31 - Sal 93, 18.

32 - Sal 93, 18.

33 - Sir 2, 12.

34 - Gi 2, 32.

35 - Mt 14, 31.

36 - Mt 14, 30.


Capitolo XVIII: Sopportare serenamente le miserie di questo mondo sull’esempio di Cristo

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d'amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo. Infatti, dall'ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore. Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.

2. Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai. In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi. Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato - prima della tua passione e della tua santa morte - il debito del peccato. Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l'eterno tuo regno! La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti? Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?


Esperienza che il veggente visse nella notte fra il 31 dicembre 1984 e il 1° gennaio 1985

Vergine della Rivelazione (Tre Fontane)

«Mi sento trasportare (tutto il corpo) nel centro di Roma, e precisamente in piazza Venezia. Lì c’era radunata molta gente che gridava: ‘Vendetta! Vendetta! Tremenda vendetta!’; molti morti erano sulla piazza, e nelle altre piazze adiacenti e nelle vie. Molto sangue scorreva: ma io vedevo anche molto sangue – pur stando a piazza Venezia – sull’asfalto in tutto il mondo (perché da piazza Venezia mi era presente – internamente o esternamente, non so) tutto il mondo, tutto imbrattato di sangue! Improvvisamente, tutta quella gente che gridava ‘Vendetta, vendetta, tremenda vendetta’ si mette a gridare: ‘Tutti a San Pietro! Tutti a San Pietro!’; così anch’io, tra la folla, venivo sospinto verso San Pietro; e si percorreva, tutti stretti, il corso Vittorio Emanuele, e tutti – come un canto di odio e rabbia – continuavano a gridare: ‘Vendetta!’»

«Si arriva su via della Conciliazione, e da lontano vedo la chiesa di San Pietro – in fondo alla via della Conciliazione – e mi metto con le spalle addosso a un muro di un fabbricato dove già nel 1950 vedevo San Pietro da lontano e il Papa Pio XII che, dalla loggia, proclamava il dogma dell’assunzione al Cielo della Vergine Maria! Allora prego per tutti, per tutta quella gente che gridava ‘vendetta’ e andava verso la piazza. Improvvisamente sento una voce che mi dice (però non era la voce della Vergine): ‘Non sostare lì: vai nella piazza anche tu!’ A questo punto lascio quel posto e vado verso la piazza»

«Tutti piangevano. Meraviglia: erano scalzi e, con un fazzoletto bianco nella mano destra, si asciugavano le lacrime, gli occhi; e avevano (lo vedevo bene), nella mano sinistra, della cenere. Ioguardo e sento dentro di me un gran dolore e mi domando: ‘Ma perché, Signore, tutto questo? Perché?’ Una voce sento che grida: ‘Lutto! Grande lutto! Pregate perché venga l’aiuto dal Cielo!’; e questa era la voce della Vergine: ‘Fate penitenza! Pregate! Penitenza!’ Poi ripete per tre volte: ‘Pregate! Pregate! Pregate! Penitenza! Penitenza! Penitenza! Essi piangono perché non possono più trattenere e arginare il male che dilaga nel cuore e nello spirito dell’uomo nel mondo! L’uomo deve ritornare al Dio vero!’; poi fa: ‘Al Dio santo; e non discutere quale Dio!’ Allora sento un altro grido più forte, che dice: ‘Io sono!’ (che non era più la voce della Vergine). Poi la Vergine riprende di nuovo a parlare: ‘L’uomo deve umiliarsi e ubbidire alla legge di Dio, e non cercare altra legge che allontana da Dio! Come si deve vivere? La mia Chiesa (e qui cambia voce) è una: e voi ne avete fatte tante! La mia Chiesa è santa: e voi l’avete dissantificata! La mia Chiesa è cattolica: è per tutti gli uomini di buona volontà che accettano e vivono i sacramenti! La mia Chiesa è apostolica: insegnate la via della verità e avrete e darete la vita e la pace al mondo! Ubbidite, umiliatevi, fate penitenza e avrete la pace!’»