Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del Tempo di Pasqua (Santa Caterina da Siena)
Vangelo secondo Luca 14
1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.
7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".
12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".
15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".
25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".
Secondo libro delle Cronache 1
1Salomone figlio di Davide si affermò nel regno. Il Signore suo Dio era con lui e lo rese molto grande.
2Salomone mandò ordini a tutto Israele, ai capi di migliaia e di centinaia, ai magistrati, a tutti i principi di tutto Israele e ai capifamiglia.3Poi Salomone e tutto Israele con lui si recarono all'altura di Gàbaon, perché là si trovava la tenda del convegno di Dio, eretta da Mosè, servo di Dio, nel deserto.4Ma l'arca di Dio Davide l'aveva trasportata da Kiriat-Iearìm nel luogo che aveva preparato per essa, perché egli aveva innalzato per essa una tenda in Gerusalemme.5L'altare di bronzo, opera di Bezalèel figlio di Uri, figlio di Cur, era là davanti alla Dimora del Signore. Salomone e l'assemblea vi andarono per consultare il Signore.6Salomone salì all'altare di bronzo davanti al Signore nella tenda del convegno e vi offrì sopra mille olocausti.
7In quella notte Dio apparve a Salomone e gli disse: "Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda".8Salomone disse a Dio: "Tu hai trattato mio padre Davide con grande benevolenza e mi hai fatto regnare al suo posto.9Ora, Signore Dio, si avveri la tua parola a Davide mio padre, perché mi hai costituito re su un popolo numeroso come la polvere della terra.10Ora concedimi saggezza e scienza e che io possa guidare questo popolo; perché chi potrebbe mai governare questo tuo grande popolo?".
11Dio disse a Salomone: "Poiché ti sta a cuore una cosa simile e poiché non hai domandato né ricchezze, né beni, né gloria, né la vita dei tuoi nemici e neppure una lunga vita, ma hai domandato piuttosto saggezza e scienza per governare il mio popolo, su cui ti ho costituito re,12saggezza e scienza ti saranno concesse. Inoltre io ti darò ricchezze, beni e gloria, quali non ebbero mai i re tuoi predecessori e non avranno mai i tuoi successori".13Salomone poi dall'altura, che si trovava in Gàbaon, tornò a Gerusalemme, lontano dalla tenda del convegno, e regnò su Israele.
14Salomone radunò carri e cavalli; aveva millequattrocento carri e dodicimila cavalli, distribuiti nelle città dei carri e presso il re in Gerusalemme.15Il re fece in modo che in Gerusalemme l'argento e l'oro abbondassero come i sassi e i cedri fossero numerosi come i sicomòri nella Sefela.16I cavalli di Salomone provenivano da Muzri e da Kue; i mercanti del re li acquistavano in Kue.17Essi facevano venire e importavano da Muzri un carro per seicento sicli d'argento, un cavallo per centocinquanta. In tal modo ne importavano per fornirli a tutti i re degli Hittiti e ai re di Aram.
18Salomone decise di costruire un tempio al nome del Signore e una reggia per sé.
Proverbi 14
1La sapienza di una massaia costruisce la casa,
la stoltezza la demolisce con le mani.
2Chi procede con rettitudine teme il Signore,
chi si scosta dalle sue vie lo disprezza.
3Nella bocca dello stolto c'è il germoglio della superbia,
ma le labbra dei saggi sono la loro salvaguardia.
4Senza buoi, niente grano,
l'abbondanza del raccolto sta nel vigore del toro.
5Il testimone vero non mentisce,
quello falso spira menzogne.
6Il beffardo ricerca la sapienza ma invano,
la scienza è cosa facile per il prudente.
7Allontànati dall'uomo stolto,
e non ignorerai le labbra sapienti.
8La sapienza dell'accorto sta nel capire la sua via,
ma la stoltezza degli sciocchi è inganno.
9Fra gli stolti risiede la colpa,
fra gli uomini retti la benevolenza.
10Il cuore conosce la propria amarezza
e alla sua gioia non partecipa l'estraneo.
11La casa degli empi rovinerà,
ma la tenda degli uomini retti avrà successo.
12C'è una via che sembra diritta a qualcuno,
ma sbocca in sentieri di morte.
13Anche fra il riso il cuore prova dolore
e la gioia può finire in pena.
14Chi è instabile si sazierà dei frutti della sua condotta,
l'uomo dabbene si sazierà delle sue opere.
15L'ingenuo crede quanto gli dici,
l'accorto controlla i propri passi.
16Il saggio teme e sta lontano dal male,
lo stolto è insolente e presuntuoso.
17L'iracondo commette sciocchezze,
il riflessivo sopporta.
18Gli inesperti erediteranno la stoltezza,
i prudenti si coroneranno di scienza.
19I malvagi si inchinano davanti ai buoni,
gli empi davanti alle porte del giusto.
20Il povero è odioso anche al suo amico,
numerosi sono gli amici del ricco.
21Chi disprezza il prossimo pecca,
beato chi ha pietà degli umili.
22Non errano forse quelli che compiono il male?
Benevolenza e favore per quanti compiono il bene.
23In ogni fatica c'è un vantaggio,
ma la loquacità produce solo miseria.
24Corona dei saggi è la loro accortezza,
corona degli stolti la loro stoltezza.
25Salvatore di vite è un testimone vero;
chi spaccia menzogne è un impostore.
26Nel timore del Signore è la fiducia del forte;
per i suoi figli egli sarà un rifugio.
27Il timore del Signore è fonte di vita,
per evitare i lacci della morte.
28Un popolo numeroso è la gloria del re;
la scarsità di gente è la rovina del principe.
29Il paziente ha grande prudenza,
l'iracondo mostra stoltezza.
30Un cuore tranquillo è la vita di tutto il corpo,
l'invidia è la carie delle ossa.
31Chi opprime il povero offende il suo creatore,
chi ha pietà del misero lo onora.
32Dalla propria malvagità è travolto l'empio,
il giusto ha un rifugio nella propria integrità.
33In un cuore assennato risiede la sapienza,
ma in seno agli stolti può scoprirsi?
34La giustizia fa onore a una nazione,
ma il peccato segna il declino dei popoli.
35Il favore del re è per il ministro intelligente,
il suo sdegno è per chi lo disonora.
Salmi 116
1Alleluia.
Amo il Signore perché ascolta
il grido della mia preghiera.
2Verso di me ha teso l'orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
3Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi.
Mi opprimevano tristezza e angoscia
4e ho invocato il nome del Signore:
"Ti prego, Signore, salvami".
5Buono e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
6Il Signore protegge gli umili:
ero misero ed egli mi ha salvato.
7Ritorna, anima mia, alla tua pace,
poiché il Signore ti ha beneficato;
8egli mi ha sottratto dalla morte,
ha liberato i miei occhi dalle lacrime,
ha preservato i miei piedi dalla caduta.
9Camminerò alla presenza del Signore
sulla terra dei viventi.
10Alleluia.
Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".
11Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".
12Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
13Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
14Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
15Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.
16Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
17A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.
18Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
19negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.
Isaia 16
1Mandate l'agnello al signore del paese,
dalla rupe verso il deserto
al monte della figlia di Sion.
2Come un uccello fuggitivo,
come una nidiata dispersa
saranno le figlie di Moab
ai guadi dell'Arnon.
3Dacci un consiglio,
prendi una decisione!
Rendi come la notte la tua ombra
in pieno mezzogiorno;
nascondi i dispersi,
non tradire i fuggiaschi.
4Siano tuoi ospiti
i dispersi di Moab;
sii loro rifugio di fronte al devastatore.
Quando sarà estinto il tiranno
e finita la devastazione,
scomparso il distruttore della regione,
5allora sarà stabilito un trono sulla mansuetudine,
vi siederà con tutta fedeltà, nella tenda di Davide,
un giudice sollecito del diritto
e pronto alla giustizia.
6Abbiamo udito l'orgoglio di Moab,
l'orgogliosissimo,
la sua alterigia, la sua superbia, la sua tracotanza,
la vanità delle sue chiacchiere.
7Per questo i Moabiti innalzano un lamento per Moab,
si lamentano tutti;
per le focacce di uva di Kir-Carèset
gemono tutti costernati.
8Sono squallidi i campi di Chesbòn,
languiscono le viti di Sibmà.
Signori di popoline hanno spezzato i tralci
che raggiungevano Iazèr,
penetravano fin nel deserto;
i loro rami si estendevano liberamente,
giungevano al mare.
9Per questo io piangerò con il pianto di Iazèr
sui vigneti di Sibmà.
Ti inonderò con le mie lacrime,
Chesbòn, Elealè,
perché sui tuoi frutti e sulla tua vendemmia
è piombato il grido dei vignaioli.
10Sono scomparse gioia e allegria dai frutteti;
nelle vigne non si levano più lieti clamori,
né si grida più allegramente.
Il vino nei tini nessuno lo ammosta,
l'evviva di gioia è cessato.
11Perciò le mie viscere fremono
per Moab come una cetra,
il mio intimo freme per Kir-Carèset.
12Moab si mostrerà e si stancherà sulle alture,
verrà nel suo santuario per pregare,
ma senza successo.
13Questo è il messaggio che pronunziò un tempo il Signore su Moab.14Ma ora il Signore dice: "In tre anni, come gli anni di un salariato, sarà deprezzata la gloria di Moab con tutta la sua numerosa popolazione. Ne rimarrà solo un resto, piccolo e impotente".
Atti degli Apostoli 15
1Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: "Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi".2Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.3Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro.
5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro di osservare la legge di Mosè.
6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.7Dopo lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
"Fratelli, voi sapete che già da molto tempo Dio ha fatto una scelta fra voi, perché i pagani ascoltassero per bocca mia la parola del vangelo e venissero alla fede.8E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;9e non ha fatto nessuna discriminazione tra noi e loro, purificandone i cuori con la fede.10Or dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?11Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo anche loro".
12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quanti miracoli e prodigi Dio aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
13Quand'essi ebbero finito di parlare, Giacomo aggiunse:14"Fratelli, ascoltatemi. Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16'Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine e la
rialzerò,'
17'perché anche gli altri uomini cerchino il Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio
nome,'
18'dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità'.
19Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,20ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue.21Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe".
22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli.23E consegnarono loro la seguente lettera: "Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute!24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi.25Abbiamo perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo,26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo.27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a voce.28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie:29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene".
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiòchia e riunita la comunità consegnarono la lettera.31Quando l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.32Giuda e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli e li fortificarono.33Dopo un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli, per tornare da quelli che li avevano inviati.34.35Paolo invece e Bàrnaba rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
36Dopo alcuni giorni Paolo disse a Bàrnaba: "Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno".37Bàrnaba voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,38ma Paolo riteneva che non si dovesse prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto partecipare alla loro opera.39Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Bàrnaba, prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.40Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla grazia del Signore.
41E attraversando la Siria e la Cilicia, dava nuova forza alle comunità.
Capitolo LVIII: Non dobbiamo cercar di conoscere le superiori cose del cielo e gli occulti giudizi di Dio
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, guardati dal voler disputare delle cose del cielo e degli occulti giudizi di Dio: perché quello è così derelitto e quell'altro è portato a un così grande stato di grazia; ancora, perché quello viene tanto colpito e quell'altro viene tanto innalzato. Tutto ciò va al di là di ogni umana capacità; non v'è alcun ragionamento, non v'è alcuna disquisizione che valga a comprendere il giudizio di Dio. Quando, dunque, una spiegazione ti viene suggerita dal nemico, oppure certuni indiscreti la vanno cercando, rispondi con quel detto del profeta: "tu sei giusto, o Signore, e retto è il tuo giudizio" (Sal 118,137); o con quest'altro: "veri sono i giudizi di Dio, santi in se stessi" (Sal 18,10). Tu devi venerare i miei giudizi, non discuterli, perché essi sono incomprensibili per l'intelletto umano. Neppure devi indagare e discutere dei meriti dei beati: chi sia più santo o chi sia più grande nel regno dei cieli. Sono cose che danno luogo spesso a dispute e a contese inutili e fomentano la superbia e la vanagloria; onde nascono invidie e divisioni, giacché uno si sforza, presuntuosamente, di portare innanzi un santo, un altro, un altro santo. Ma sono cose che, a volerle conoscere ed indagare, non portano alcun frutto; cose che, invece sono sgradite ai beati, poiché "io non sono un Dio di discordia ma di pace" (1Cor 14,33). Una pace che consiste nella vera umiltà, più che nella esaltazione di sé.
2. Ci sono alcuni che, quasi per un geloso affetto, sono tratti verso questi o questi altri santi, con maggior sentimento: sentimento umano, però, piuttosto che divino. Sono io che ho fatto i santi tutti; sono io che ho elargito la grazia; sono io che ho accordato la gloria; sono io che, conoscendo i meriti di ciascuno, sono andato loro incontro benedicendoli nella mia bontà (Sal 20,4): io che li sapevo eletti, prima di tutti i secoli. "Sono stato io a sceglierli dal mondo, non loro a scegliere me" (Gv 15,16.19); sono stato io a chiamarli con la mia grazia, ad attirarli con la mia misericordia; sono stato io a condurli attraverso varie tentazioni, e ad infondere loro stupende consolazioni; sono stato io a dar loro la perseveranza e a premiare le loro sofferenze. Io conosco chi è primo tra di essi, e chi è ultimo; ma tutti li abbraccio in un amore che non ha misura. In tutti i miei santi, a me va data la lode; sopra ogni cosa, a me va data la benedizione; a me va dato l'onore per ciascuno di quelli che io ho fatto grandi, con tanta gloria, ed ho predestinati, senza che ne avessero dapprima alcun merito. Per questo chi disprezza il più piccolo dei miei santi, non onora neppure quello che sia grande, perché "fui io a fare e il piccolo e il grande" (Sap 6,8). E chi diminuisce uno qualunque dei santi, diminuisce anche me e tutti gli altri che sono nel regno dei cieli. Una cosa sola costituiscono tutti i beati, a causa del vincolo dell'amore; uno è il loro sentimento, uno il loro volere, e tutti unitamente si amano. Di più - cosa molto più eccelsa - amano me più che se stessi e più che i propri meriti. Giacché, innalzati sopra di sé e strappati dall'amore di sé, essi, nell'amore, si volgono totalmente verso di me; di me godono, in me trovano pace. Non c'è nulla che li possa distogliere o tirare al basso: colmi dell'eterna verità, ardono del fuoco di un inestinguibile amore. Smettano, dunque, gli uomini carnali e materiali, essi che sanno apprezzare soltanto il proprio personale piacere, di disquisire della condizione dei santi. Essi tolgono e accrescono secondo il loro capriccio, non secondo quanto è disposto dall'eterna verità. Molti non capiscono; soprattutto quelli che, per scarso lume interiore, a stento sanno amare qualcuno di perfetto amore spirituale. Molti, per naturale affetto e per umano sentimento , sono attratti verso questi o quei santi, e concepiscono il loro atteggiamento verso i santi del cielo come quello verso gli uomini di quaggiù; mentre c'è un divario incolmabile tra il modo di pensare della gente lontana dalla perfezione e le intuizioni raggiunte, per superiore rivelazione, da coloro che sono particolarmente illuminati.
3. Guardati dunque, o figlio, dall'occuparti avidamente di queste cose, che vanno al di là della possibile tua conoscenza; preoccupati e sforzati piuttosto di poterti trovare tu nel regno dei cieli, magari anche ultimo. Ché, pure se uno sapesse chi sia più santo di un altro o sia considerato più grande nel regno dei cieli, a che cosa ciò gli gioverebbe, se non ne traesse motivo di abbassarsi dinanzi a me, levandosi poi a lodare ancor più il mio nome? Compie cosa molto più gradita a Dio colui che pensa alla enormità dei suoi peccati, alla pochezza delle sue virtù e a quanto egli sia lontano dalla perfezione dei santi; molto più gradita di quella che fa colui che disputa intorno alla maggiore o minore grandezza dei santi. E' cosa migliore implorare i santi, con devote preghiere e supplicarli umilmente affinché, dalla loro gloria, ci diano aiuto; migliore che andare indagando, con inutile ricerca, il segreto della loro condizione. Essi sono paghi, e pienamente. Magari gli uomini riuscissero a limitarsi, frenando i loro vaniloqui. I santi non si vantano dei loro meriti; non ascrivono a sé nulla di ciò che è buono, tutto attribuendo a me; poiché sono stato io, nel mio amore infinito a donare ad essi ogni cosa. Di un così grande amore di Dio e di una gioia così strabocchevole i santi sono ricolmi; ché ad essi nulla manca di gloria, nulla può mancare di felicità. I santi, quanto più sono posti in alto nella gloria, tanto più sono umili in se stessi, e a me più cari. Per questo trovi scritto che "deponevano le loro corone dinanzi a Dio, cadendo faccia a terra dinanzi all'Agnello e adorando il Vivente nei secoli dei secoli" (Ap 4,10; 5,14).
4. Molti cercano di sapere chi sia il maggiore nel regno di Dio, e non sanno neppure se saranno degni di essere colà annoverati tra i più piccoli. Ed è gran cosa essere pure il più piccolo, in cielo, dove tutti sono grandi, perché "saranno detti - e lo saranno - figli di Dio" (Mt 5,9); "il più piccolo diventerà come mille" (Is 60,22); "il più misero morirà di cento anni" (Is 65,20). Quando infatti i discepoli andavano chiedendo chi sarebbe stato il maggiore nel regno dei cieli, si sentirono rispondere così: "se non vi sarete convertiti e non vi sarete fatti come fanciulli non entrerete nel regno dei cieli; chi dunque si sarà fatto piccolo come questo fanciullo, questi è il più grande nel regno dei cieli" (Mt 18,3s). Guai a coloro che non vogliono accettare di buon grado di farsi piccoli come fanciulli: la piccola porta del regno dei cieli non permetterà loro di entrare. Guai anche ai ricchi, che hanno quaggiù le loro consolazioni; mentre i poveri entreranno nel regno di Dio, essi resteranno fuori, in lamenti. Godete, voi piccoli; esultate, voi "poveri, perché il regno di Dio è vostro" (Lc 6,20); a condizione però che voi camminiate nella verità.
DISCORSO 46 I PASTORI DA EZECHIELE 34, 1-16
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
1. Tutta la nostra speranza è in Cristo; egli è tutta la nostra gloria, gloria vera e salutare. La vostra Carità non ode oggi per la prima volta queste cose: voi infatti appartenete al gregge di colui che provvidamente pasce Israele 1. Ma, siccome ci sono pastori che amano esser chiamati pastori mentre si rifiutano d'adempiere l'ufficio di pastori, scorriamo le parole ad essi rivolte dal profeta secondo la lettura che abbiamo or ora ascoltato. Voi ascoltate con attenzione; noi ascolteremo con tremore.
Vescovi e cristiani.
2. Il Signore mi rivolse la parola e mi disse: Figlio dell'uomo, profetizza contro i pastori d'Israele e di' ai pastori d'Israele 2. Abbiamo ascoltato poc'anzi la lettura di questo testo, sul quale abbiamo stabilito d'intrattenerci alquanto con la vostra Santità. Ci aiuterà il Signore a dirvi il vero; e a ciò riusciremo se non presumeremo dirvi cose nostre. Infatti, se diremo del nostro, saremo pastori che pasciamo noi stessi, non le pecore; se invece ci viene dal Signore quel che diciamo, qualunque sia la persona che vi pasce, è sempre il Signore a pascervi. Queste cose dice il Signore Iddio: Guai ai pastori d'Israele! Essi pascono soltanto se stessi. Non è invece compito dei pastori pascere le pecore? 3. Vuol dire: i pastori non debbono pascere se stessi ma le pecore, sicché questo è il primo motivo per cui vengono rimproverati tali pastori: perché pascono se stessi e non le pecore. Chi sono coloro che pascono se stessi? Son coloro dei quali dice l'Apostolo: Tutti cercano i propri interessi, non gli interessi di Gesù Cristo 4. Consideriamo un istante noi stessi. Il Signore ci ha posti in questo luogo (di cui dovremo rendere stretto conto) per un tratto della sua condiscendenza e non certo per i nostri meriti. Ebbene, noi siamo insigniti di due dignità che occorre ben distinguere: la dignità di cristiani e quella di vescovi. La prima, cioè l'essere cristiani, è per noi; l'altra, cioè l'essere vescovi, è per voi. Nel fatto di essere cristiani vanno sottolineati i vantaggi che derivano a noi; nel fatto di essere vescovi, ciò che conta è esclusivamente la vostra utilità. Vi sono molti che, essendo cristiani e non vescovi, raggiungono Dio e la loro via è forse più agevole [che non la nostra], ed essi possono camminare tanto più spediti quanto più è leggero il peso che portano. Noi, invece, oltre ad essere cristiani, per cui dovremo render conto a Dio della nostra vita, siamo anche vescovi, e quindi dovremo rendergli conto anche del nostro ministero. Vi fo presente tale difficile situazione affinché vogliate compatirci e pregare per noi. Verrà infatti il giorno in cui tutto sarà sottoposto a giudizio 5; e quel giorno, se per il mondo intero è lontano, per i singoli uomini è vicino, coincidendo con l'ultimo giorno della propria vita. Inoltre, Dio ha voluto che a noi fosse celato sia il giorno della fine del mondo sia quello della fine della vita dei singoli uomini: per cui, vuoi non aver paura del giorno che non conosci? Fa' che quando arriva ti trovi preparato. Quanto al compito dei vescovi, esso è di curare il bene dei loro sudditi, e nella funzione stessa del comando non debbono assolutamente mirare al proprio tornaconto ma al bene di coloro dei quali sono i servi. Ogni vescovo pertanto che godesse per il posto che occupa e cercasse il suo onore e guardasse esclusivamente ai suoi interessi privati, sarebbe di quelli che pascono se stessi e non le pecore. E a costoro è diretta la profezia. Quanto a voi, ascoltate come pecore di Dio e osservate come Dio vi abbia posti al sicuro. Qualunque sia il comportamento di chi vi sta a capo, cioè di noi, voi state sempre al sicuro per la sicurezza che vi ha donato il Pastore d'Israele. Dio non abbandona le sue pecore: sicché i cattivi pastori sconteranno le loro colpe, mentre le pecore conseguiranno i beni loro promessi.
3. Prestiamo dunque attenzione alle parole che rivolge ai pastori intenti a pascere se stessi, e non le pecore, la divina Scrittura che certo non adula nessuno. Ecco - dice - voi consumate il latte e vi coprite con la lana; voi uccidete le pecore grasse e non menate al pascolo le mie pecore. Non sostenete quelle che son deboli, non rinvigorite quelle che sono malate, non fasciate quelle che hanno le ossa spezzate, non richiamate [all'ovile] le fuorviate, né ricercate quelle che si sono perdute; anzi uccidete quelle che son forti. In tal modo, per mancanza di pastore, le mie pecore si sono sbandate 6. Lo si dice contro i pastori che pascono se stessi, e non le pecore, e si indica cosa essi amino e cosa trascurino. Che cosa amano? Voi ne consumate il latte e vi coprite con la lana. Al riguardo direbbe l'Apostolo: Qual uomo pianta una vigna e non ne coglie il frutto? Chi mena al pascolo un gregge, senza nutrirsi del suo latte? 7. Dal che si ricava che per "latte del gregge" deve intendersi tutto ciò che il popolo di Dio offre ai suoi sacerdoti per provvedere al loro sostentamento; e proprio a questo si riferiva l'Apostolo nel testo citato 8.
Paolo ricusa il sostentamento offertogli dai cristiani.
4. Personalmente, l'Apostolo aveva scelto di vivere con il lavoro delle sue mani, rinunciando a chiedere il latte alle pecore 9; tuttavia asserisce chiaramente che aveva il diritto di prenderlo, in quanto il Signore aveva disposto che i banditori del Vangelo dovessero vivere del Vangelo. Ricorda ancora che certi suoi compagni di apostolato si regolavano secondo questa facoltà, che non era da loro usurpata ma effettivamente concessa [dal Signore]. Quanto a se stesso, egli fece di più: cioè ricusò di ricevere anche quello che gli era dovuto 10. Si privò di ciò che gli sarebbe spettato, facendone un dono [alle comunità]; andò oltre il prescritto; non che gli altri esigessero ciò che loro non era dovuto. Figura di ciò potrebbe, forse, essere quel tale che dopo aver portato il ferito all'ospizio disse: Se avrai speso di più, te lo rimborserò al ritorno 11. Ebbene, di questi tali che non hanno bisogno del latte del gregge cosa diremo ancora? Sono più generosi, o, meglio, adempiono con maggiore larghezza [di cuore] lo stesso dovere degli altri, che è un dovere di generosità. Lo possono fare; e quel che possono fare lo fanno in realtà. Lodiamoli pure, ma non condanniamo gli altri. E, riguardo all'Apostolo, sebbene non si avvalesse della concessione, tuttavia desiderava che le pecore fossero feconde, non sterili o prive di latte. E una volta trovandosi in gravi strettezze, incarcerato per la confessione della verità, gli fu mandato dai fratelli quel che occorreva al suo bisogno e necessità. Rispose ringraziandoli e dicendo: Avete fatto bene a provvedere ai miei bisogni 12. Io infatti ho imparato a bastare a me stesso: so abbondare e so sopportare le privazioni; tutto posso in colui che mi dà forza; tuttavia voi avete fatto bene a venirmi incontro nelle mie necessità 13. Per dimostrare poi a che cosa egli mirasse plaudendo all'opera buona da loro compiuta 14 e per non rientrare nella categoria di quei pastori che pascono se stessi e non le pecore, eccolo godere non tanto per l'aiuto recato alle sue necessità quanto piuttosto per la fecondità degli offerenti. Che cosa dunque ricercava l'Apostolo? Dice: Non cerco doni, ma esigo frutti 15. Cioè: Non sono io che debbo essere ben provvisto, ma siete voi che non dovete rimanere infecondi.
E' lecito farsi mantenere dal popolo.
5. Quanti non riescono a fare lo stesso che Paolo, cioè mantenersi con il lavoro delle proprie mani, prendano pure il latte dalle pecore e vi si mantengano nella loro penuria. Tuttavia, non trascurino la debolezza delle pecore, cioè nella loro attività non cerchino, per dir così, il loro tornaconto dando l'impressione d'annunziare il Vangelo per sbarcare il lunario loro personalmente, ma dispensino agli altri la luce della parola di verità che li illumini. Essi infatti sono come lucerne, e di loro sta scritto: Siano cinti i vostri fianchi e accese le vostre lucerne 16; e ancora: Nessuno accende una lucerna e la pone sotto il moggio ma sopra il candeliere, affinché illumini tutti coloro che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro celeste 17. Se tu avessi in casa una lucerna accesa, non vi aggiungeresti continuamente dell'olio per non farla estinguere? Che se poi questa lucerna, dopo che tu l'hai rifornita di olio, non ardesse, vorrebbe dire che non era degna di stare sul candeliere e dovrebbe essere subito spezzata. Quanto dunque all'indispensabile per vivere, è una necessità riceverlo, è carità donarlo. Non nel senso che il Vangelo sia roba da mercato e che quanto ricevono per vivere coloro che lo annunziano ne sia il prezzo. Se lo vendessero così, venderebbero a prezzo troppo vile una cosa troppo preziosa. Gli evangelizzatori pertanto ricevano pure dal popolo il sostentamento, se necessario, ma si aspettino dal Signore la ricompensa delle loro fatiche. Difatti il popolo non è in grado di ripagare con giusta mercede coloro che lo servono nella carità del Vangelo; né, d'altra parte, costoro se l'aspettino se non da colui dal quale gli altri si ripromettono la salvezza. Che cosa si rimprovera dunque a certi pastori? e qual è il motivo per cui li si rimprovera? Li si rimprovera perché, pur prendendo [dal gregge] il latte per nutrirsi e la lana per vestirsi, non si curano delle pecore. Essi, insomma, cercano solamente gli interessi propri, non quelli di Gesù Cristo 18.
6. Abbiamo spiegato cosa sia consumare il latte [del gregge]. Ora dobbiamo indagare cosa significhi coprirsi con le sue lane. Chi offre il latte somministra il cibo; chi offre la lana rende l'onore. Questi sono i due vantaggi che cercano dalla gente quei pastori che pascono se stessi e non le pecore: risorse per sopperire alle proprie necessità e riguardi particolari consistenti in onorificenze e lodi. Il vestito infatti si può ben riferire alle onorificenze in quanto serve a coprire la nudità. In effetti ogni uomo è misero; e cos'è colui che vi sta a capo se non ciò che siete voi? È rivestito di carne, è mortale; mangia, dorme, si alza; è nato e dovrà morire. Se dunque tu consideri ciò che egli è in se stesso, vedi che è un semplice uomo; se gli tributassi un onore esagerato in certo qual modo ne nasconderesti la miseria.
L'esempio dell'apostolo Paolo.
7. Un manto di questo genere aveva ricevuto dal buon popolo di Dio lo stesso Paolo, vedete, quando diceva: Mi avete ricevuto come un angelo di Dio. Io infatti vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati persino gli occhi per darli a me 19. Egli però, pur essendo stato fatto segno di tanto onore, forse che li risparmiò, a motivo dell'onore ricevuto, e li abbandonò nell'errore, temendo d'essere da loro rinnegato o elogiato con meno trasporto, poiché li rimproverava? Se avesse agito così, sarebbe stato tra coloro che pascono se stessi e non le pecore. Avrebbe infatti ragionato così: Che me ne importa? Ciascuno faccia ciò che gli piace; il mio sostentamento è assicurato, e così pure il mio onore. Ho latte e lana a sufficienza. Vada pure ciascuno dove gli pare. Ma davvero? ogni cosa è a posto per te quando ciascuno va dove gli pare? Non voglio supporre che tu sia vescovo; ti prendo come uno qualunque del popolo: ma anche allora varrebbero per te le parole: Se un membro soffre, ne soffrono insieme tutte le membra 20. Pertanto l'Apostolo, ricordando ai lettori come si erano comportati nei suoi riguardi per non sembrare dimentico dell'onore da loro ricevuto, attesta che lo accolsero come un angelo di Dio e che, se fosse stato possibile, si sarebbero persino cavati gli occhi per darli a lui. Nonostante ciò, però, egli si china sulla pecora malata, in via di decomposizione, per incidere la piaga e non lasciar progredire l'infezione. Diceva: Per avervi annunziato la verità, son dunque diventato vostro nemico? 21. Ecco uno che dalle pecore prese il latte, come poco fa ricordavamo, e si coprì con la loro lana, ma non trascurò le pecore. Egli infatti cercava non i vantaggi propri, ma quelli di Gesù Cristo 22.
Una predicazione aberrante.
8. Mai dunque succeda che veniamo a dirvi: Vivete come vi pare! State tranquilli! Dio non condannerà nessuno: basta che conserviate la fede cristiana. Egli vi ha redenti, ha sparso per voi il sangue: quindi non vi dannerà. Che se vi viene la voglia d'andarvi a deliziare con gli spettacoli, andateci pure! Alla fin fine che male c'è? E queste feste che si celebrano nell'intera città, con grande tripudio di gente che banchetta e - come essa crede - si esilara, mentre in realtà si rovina, alle mense pubbliche... andateci pure, celebratele tranquilli: tanto la misericordia di Dio è senza limiti e tutto lascerà correre! Coronatevi di rose prima che marciscano 23! E anche dentro la casa del vostro Dio, quando ve ne venisse la voglia, banchettate pure! rimpinzatevi di cibi e bevande insieme con i vostri amici. Queste creature infatti ci sono state date proprio affinché ne godiate. O che Dio le avrebbe mai date agli empi e ai pagani, negandole poi a voi? Se vi facessimo di questi discorsi, forse raduneremmo attorno a noi folle più numerose; e, se pur ci fossero alcuni che s'accorgessero come nel nostro parlare diciamo delle cose inesatte, ci inimicheremmo questi pochi, ma guadagneremmo il favore della stragrande maggioranza. Tuttavia, comportandoci in questa maniera, vi annunzieremmo non le parole di Dio o di Cristo, ma le nostre parole; e saremmo pastori che pascono se stessi, non le pecore.
Il pastore che uccide le pecore sane.
9. Dopo aver detto che cosa amino questi pastori, [il profeta] ci dice che cosa trascurino. Pecore viziate si trovano infatti per ogni dove, mentre sono pochissime le pecore sane e grasse, cioè nutrite del solido cibo della verità e capaci, per dono di Dio, di cibarsi in buoni pascoli. Ora i cattivi pastori non risparmiano nemmeno queste. Non basta loro trascurare le prime, cioè le malate, le deboli, le fuorviate, le sperdute; per quanto sta in loro, essi ammazzano anche le forti e le grasse. Eppure esse vivono: vivono per un dono della misericordia di Dio, ma, per quel che dipende dai pastori cattivi, essi le uccidono. In che modo, mi chiederai, le uccidono? Vivendo male, dando cattivo esempio. O che forse fu detto invano a quel tal servo di Dio, esimio tra le membra del sommo Pastore: Offri a tutti te stesso quale modello di opere buone 24, e ancora: Sii modello per i tuoi fedeli 25? Succede infatti talora che la pecora, anche quella forte, rilevi la condotta cattiva del suo pastore. Se per un istante essa distoglierà lo sguardo dai comandamenti del Signore, e lo fisserà sull'uomo, inizierà a dire in fondo al suo cuore: Se il mio pastore vive in questa maniera, chi sono io che non debba permettermi le stesse cose che egli fa? In tal modo uccide la pecora forte. Ora, se uccide la pecora forte, cosa mai farà delle altre, lui che con la sua cattiva condotta è stato causa di morte per quelle che, pur non avendole lui rese forti e robuste, tuttavia le aveva trovate tali? Dico e ripeto alla vostra Carità: Facciamo pure il caso che le pecore siano vive e forti per la parola del Signore e che si ricordino di quanto udito dal loro Signore: Fate ciò che vi dicono ma non fate ciò che essi stessi fanno 26. Ebbene, anche in tale caso, uno che pubblicamente vive male, per quanto sta in lui uccide quelli che vedono il suo comportamento. Non si lusinghi costui [d'essere innocente] per il fatto che l'altro non è morto. È vero che questi vive, ma egli è ugualmente omicida. È come quando un uomo lussurioso guarda una donna con intenzioni cattive. La donna rimane casta, ma quel tale è un adultero. La sentenza del Signore è, al riguardo, tanto verace quanto risaputa: Chiunque guarda una donna desiderandola malamente ha già commesso con lei adulterio in fondo al suo cuore 27. Non gli fu dato di raggiungere il di lei talamo, ma egli nel suo giaciglio interiore tresca con lei. Allo stesso modo ogni superiore che si comporti male in presenza di coloro che egli deve governare, per quanto sta in lui uccide anche le pecore forti. Chi lo imita muore, chi non lo imita vive; ma il pastore, per quanto sta in lui, è causa di morte per l'uno e per l'altro. Dice: Voi ammazzate le pecore grasse, e non pascete le mie pecore 28.
Preannunziare al cristiano le prove che l'attendono.
10. Avete ormai udito che cosa [tali pastori] amino; ascoltate che cosa trascurino. Voi non sostenete le pecore deboli, non rinvigorite quelle che sono malate, non fasciate quelle che hanno le ossa spezzate, cioè rotte; non richiamate [all'ovile] le fuorviate, né ricercate quelle che si sono perdute; anzi, uccidete quelle che son forti 29, cioè le ammazzate, macellate. La pecora è debole quando ha debole il cuore, sicché può cedere alla tentazione che non ha prevista né vi si è preparata. A uno che ha tali convinzioni, il pastore negligente non dice: Figlio, quando ti metti al servizio del Signore, sta' saldo nella giustizia e nel timore, e prepara la tua anima alla tentazione 30. Chi parla così sorregge il debole e da debole lo rende robusto, sicché egli, aderendo alla fede, non se ne ripromette delle comodità materiali. Se al contrario fosse stato educato a ripromettersi dei vantaggi materiali, si troverebbe infrollito dalle comodità e, al sopraggiungere delle avversità, ne verrebbe ferito e forse anche ucciso. Chi lo educa in tale maniera non lo costruisce sopra la roccia ma sopra la sabbia 31. Poiché la roccia è Cristo 32, e il cristiano deve imitare i patimenti di Cristo, non andare a caccia di piaceri. Viceversa, il debole è incoraggiato quando gli si dice francamente: Da questo mondo aspèttati pure delle tribolazioni, ma da tutte ti libererà il Signore; se il tuo cuore non si allontanerà da lui né si volgerà indietro. Infatti, per infondere coraggio al tuo cuore egli venne a patire e a morire; fu coperto di sputi e coronato di spine; udì oltraggi, e infine fu confitto in croce. Tutte queste cose egli subì per te, e tu non vorresti sopportare nulla! Non per lui, ma per te.
Partecipi della croce di Cristo.
11. Come giudicare allora quei pastori che, per timore di dispiacere a chi li ascolta, non solo non premuniscono i fedeli contro le tentazioni che li sovrastano ma anche promettono una felicità temporale che Dio in nessun modo ha promessa allo stesso mondo? Dio predice al mondo, come tale, travagli su travagli, sino alla fine, e tu pretendi che il cristiano da tali travagli sarà esentato? Essendo invece cristiano, avrà da soffrire in questo mondo più che non gli altri! Dice infatti l'Apostolo: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno persecuzioni 33. Piaccia o non piaccia a te, pastore che cerchi i tuoi vantaggi e non quelli di Gesù Cristo, l'Apostolo afferma: Tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo soffriranno persecuzioni; e tu di' pure: Se vivrai piamente in Cristo, diguazzerai nell'abbondanza di ogni bene. E se non hai figli, ne avrai e li alleverai tutti e nessuno ti morrà... Questo è dunque il tuo edificare? Guarda che cosa fai e dove costruisci. Tu poni sulla sabbia l'edificio di quel tale che vuoi edificare 34: verrà la pioggia, si gonfierà il fiume, soffierà il vento, e si abbatteranno su quella casa, ed essa cadrà e grande sarà la sua rovina. Toglilo dunque da sopra la sabbia e ponilo sulla roccia 35: sia fondato su Cristo colui che tu vuoi sia cristiano! Che egli consideri i patimenti sofferti immeritatamente da Cristo; che consideri come Cristo, che era senza peccato, sconti per ciò che non aveva rapito 36. Ricordi la Scrittura che gli dice: Dio flagella ogni figlio che accoglie 37, e si prepari ad essere flagellato, ovvero dica che non gli interessa d'essere accolto {da Dio]. Dice: Egli flagella ogni figlio che accoglie, e tu gli dici che forse ne sarà eccettuato. Se ti si risparmieranno i flagelli, è segno che non sei incluso nel numero dei figli. Ma che davvero - dirai - Iddio flagella tutti i suoi figli? Senza dubbio! al segno da non escludere dai flagelli nemmeno il suo Unigenito. Questo Unigenito era nato dalla sostanza del Padre, nella natura divina era uguale al Padre 38, era il Verbo ad opera del quale furono create tutte le cose 39. Egli non aveva modo di essere flagellato, ma per non rimanere senza flagelli si rivestì di carne. Se dunque Dio flagella il suo Unigenito senza peccato, risparmierà i flagelli al figlio adottivo carico di peccati? Che siamo chiamati ad essere figli adottivi, ce lo dice l'Apostolo 40; e questa adozione a figli che abbiamo ricevuta 41 ci rende coeredi del Figlio unigenito, mentre ne siamo anche l'eredità, come è scritto: Chiedimelo, e io ti darò le genti in eredità 42. Nelle sofferenze di questo Unigenito ha tracciato un modello per noi.
Incoraggiare chi si spaventa.
12. Con ogni cura si deve evitare che il debole venga meno nella prova; per questo non dev'essere né lusingato con infondate speranze né oppresso con [esagerati] timori. Digli pertanto: Prepara la tua anima alla tentazione 43; ma, se per caso comincerà a vacillare, a trepidare, a rifiutare ulteriori passi, hai l'altra massima: Dio è fedele e non permetterà che siate tentati sopra le vostre forze 44. Parlar chiaro di certe cose e annunziare che ci saranno delle sofferenze è un rafforzare chi è debole. Quando però questo debole passa all'eccesso del timore e si sgomenta, occorrerà promettergli la misericordia di Dio: non nel senso che non ci saranno le prove, ma in quanto Dio non gli manderà prove superiori a quel che egli possa sopportare. Questo è fasciare le pecore dalle ossa spezzate. Ci sono infatti persone che, sentendo parlare di prove future, si agguerriscono maggiormente e divengono, per così dire, più assetati di ciò che dovranno bere: considerano roba da poco la medicina comune dei fedeli e anelano alla gloria dei martiri. Delle stesse prove, inevitabili ad ogni cristiano (è infatti una necessità inderogabile per il cristiano avere delle prove: nessun altro avrà da esperimentarle ma solo colui che per davvero vorrà essere cristiano), delle stesse prove dunque si va a parlare con altri. All'udire ciò che li attende, si sgretolano e traballano. Offri loro la fasciatura della consolazione! stringi ciò che va a pezzi! Di' loro: Non aver paura! Non ti abbandonerà nella prova colui nel quale hai creduto. Dio è fedele, e non permetterà che la prova sia superiore alle tue forze 45. Non sono, queste, parole mie ma dell'Apostolo, il quale altrove dice: Volete forse toccare con mano il Cristo, che vi parla per mio mezzo? 46. Pertanto le parole che ascolti [da me] son parole che ti pervengono dalla bocca stessa di Cristo, il pastore che pasce Israele, il pastore al quale si dice: Tu ci abbevererai di lacrime con misura 47. Quanto dice l'Apostolo, e cioè: Egli non permetterà che siate tentati al di là di quello che potete tollerare 48, l'aveva già detto il profeta: Ci sarà una misura. Ebbene, non sottrarti all'azione di colui che ti sgrida ed esorta, spaventa e consola, sferza e guarisce.
La sopportazione della prova.
13. Ciò che era debole - dice - voi non l'avete sostenuto 49. Son parole rivolte ai pastori cattivi e falsi, ai pastori che cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo; a coloro che godono per i vantaggi del latte e della lana ma non si curano affatto delle pecore e, quando le vedono malate, non le ristorano. Occorre infatti distinguere fra "debole", cioè privo di forze, e "malato". Anche il malato è certamente un debole, ma mi sembra che fra il debole in genere e il malato, cioè uno colpito da infermità, ci sia della differenza. Son queste, fratelli, delle distinzioni appena abbozzate. Mettendoci maggiore impegno potremmo, forse, noi stessi approfondirle meglio, come potrebbero fare anche altri più esperti e interiormente illuminati. Per non deludervi sul senso delle parole scritturali, vi esporrò la mia opinione. Quando si tratta di una persona debole, c'è da temere che, capitandole una prova, ne resti schiacciata; nel caso invece di un malato, esso è già affetto da qualche passione disordinata e questa gli impedisce di entrare nella via di Dio e di sottomettersi al giogo di Cristo. Osservate certi uomini intenzionati e già decisi a vivere bene: potreste riscontrare che son meno disposti a subire il male di quanto non lo siano a compiere il bene. Invece la fortezza cristiana comporta non solo la pratica del bene ma anche la pazienza di fronte al male: sicché chiunque è zelante in opere buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli sopravvengono, costui è un debole. Quanto invece a quegli altri che, vinti da passioni disordinate, si abbandonano all'amore del mondo e trascurano totalmente le opere buone, costoro giacciono infermi, malati. La malattia li ha svigoriti completamente e non sono in grado di compiere alcun bene. Così dovette essere nell'anima quel paralitico che, non potendo essere presentato a Cristo per altra via, da coloro che lo portavano gli fu calato dinanzi attraverso un'apertura praticata nel tetto 50. Voglio dire: Essendo una tal anima paralitica, flaccida in tutte le sue membra, priva di opere buone, coperta di peccati e illanguidita dal male dei suoi cattivi desideri, occorre che tu faccia su per giù lo stesso, e cioè che scoperchi il tetto e la cali dinanzi al Signore. Quando dunque tutte le membra sono intorpidite e c'è una paralisi interiore, per giungere al medico (può darsi infatti che il medico, sebbene sia dentro di lei, le rimanga nascosto: può darsi, cioè, che il vero significato delle Scritture le sia impervio), in tal caso, spiegando il significato occulto apri il tetto a quel paralitico [spirituale] e lo deponi dinanzi [a Cristo]. Chi non fa questo o lo fa con negligenza, avete sentito la sentenza che lo attende: Voi non avete rinvigorito le pecore malate né avete fasciato quelle che avevano le ossa spezzate 51. Ne abbiamo già parlato. L'uomo era spezzato dallo spavento della prova; sopraggiunge qualcosa che può fasciare ciò che era spezzato: è la consolazione che gli danno le parole: Dio è fedele e non permetterà che voi siate tentati oltre le vostre forze; anzi, insieme con la prova, vi manderà una via d'uscita, sicché possiate reggere 52.
L'eretico va ricondotto all'ovile.
14. Quelle che erano fuorviate, voi non richiamaste [all'ovile]. Ecco il pericolo che ci sovrasta in mezzo agli eretici. Quelle che erano fuorviate non richiamaste [all'ovile]; quelle che si erano perdute non le ricercaste 53. Noi, si voglia o no, ci troviamo in balia di predoni e come fra i denti di lupi feroci. In mezzo a tali nostri pericoli, vi scongiuriamo di pregare per noi. Si tratta di pecore riottose, le quali, quando si vedono ricercate nella via dove si sono smarrite, si proclamano estranee a noi per un loro errore e con loro perdizione. Perché vi interessate di noi - dicono -, perché ci ricercate? Quasi che la ragione per cui ce le prendiamo a cuore e le ricerchiamo non sia l'essere loro nella falsità e sulla via della perdizione! E insistono: Se sono nell'errore e nella perdizione, perché mi vieni appresso? perché mi cerchi? Proprio perché sei nell'errore, te ne voglio cavar fuori; proprio perché sei perduto ti voglio ritrovare! Ma io voglio errare così, e così magari perdermi! Vuoi errare e perderti così? Quanto più saggiamente io voglio impedirtelo! Ve lo dico francamente: Sarò un importuno, ma conosco le parole dell'Apostolo: Annunzia la parola, insisti e quando è opportuno e quando è importuno 54. A chi si predica opportunamente e a chi importunamente? Opportunamente a chi vuol ascoltare, importunamente a chi non lo vuole. Ebbene, sarò importuno quanto vi pare, ma con coraggio debbo dirvi: Tu vuoi camminare nell'errore e andare alla perdizione? Io non lo voglio. Del resto, non lo vuole nemmeno colui che mi infonde timore. Sì, anche se io lo volessi, osserva cosa mi dice lui, cosa mi fa risuonare agli orecchi: Le pecore fuorviate voi non avete richiamate [all'ovile] né avete ricercato le pecore perdute 55. Dovrò io temere te più che non lui? Tutti infatti dovremo presentarci al tribunale di Cristo 56. Non ho quindi timore di te, in quanto tu non riuscirai di certo a rovesciare il tribunale di Cristo, magari sostituendolo con quello di Donato. Pertanto ti richiamerò se sei una pecora sbandata, ti cercherò se sei perduta. Vuoi o non vuoi, farò così. E se nel ricercarti mi feriranno i rovi delle siepi, anche in tal caso mi caccerò nelle loro strettoie, frugherò per tutte le siepi e con tutte le forze che mi darà il Signore, autore della mia paura, mi spingerò per tutto il mondo, richiamando all'ovile chi si era sbandato, ricercando chi s'era perduto. Se tutto questo ti riesce insopportabile, non andare fuori strada, non metterti sulla via della perdizione.
Impedire che il buono si perda.
15. Io mi rattristo perché tu sei fuori strada e ti avvii alla perdizione. Ma questo è poco: temo ancora che, trascurando te, finisca coll'uccidere chi è forte. Nota infatti come continui [la profezia]: Voi uccidete le pecore forti 57. Se non mi prenderò cura di chi è sbandato e si perde, anche chi è robusto s'invoglierà d'uscire di strada e d'andare in rovina. Desidero certo gli emolumenti esterni, ma temo di più i danni interiori. Se restassi indifferente di fronte al tuo errore, chi è forte osservando [il mio comportamento] potrebbe convincersi che sia roba da poco cadere nell'eresia. Quando a uno, forte ma in pericolo di perdersi, balenerà allo sguardo un qualche vantaggio temporale che l'invogli a cambiare strada se io non ricercassi te, pecora perduta, immediatamente egli mi obietterebbe: Dio è con loro come lo è con noi. Che differenza c'è? Tutto questo l'han causato uomini in lite fra loro. Dio lo si può servire dovunque! Che se a questo tizio si presenta un donatista e gli dice: Non ti lascerò sposare mia figlia se non passerai dalla mia parte, allora costui ha molto bisogno di riflettere e deve poter replicare: Se non fosse un gran male aderire alla loro setta, i nostri pastori non spenderebbero tante parole contro di loro né si affannerebbero tanto per richiamarli dall'errore. Se al contrario noi lasciassimo correre e ce ne stessimo zitti, quel tale trarrebbe la conclusione opposta: Se l'essere dalla parte di Donato fosse un male, [i nostri vescovi] parlerebbero contro di loro, li riprenderebbero e cercherebbero di recuperarli [alla verità]. Se fossero fuori strada, li richiamerebbero; se stessero in pericolo di perdersi, li ricercherebbero. Non sono quindi inutili le parole che [il profeta] pone per ultime: Le pecore forti voi avete ammazzate 58; e ciò dopo aver detto: Le pecore grasse voi uccidete 59. Si tratta della medesima espressione ripetuta una seconda volta e nata da quanto detto prima, e cioè: Voi non avete richiamato [all'ovile] le pecore fuorviate né avete ricercato quelle che si erano perdute. Comportandovi così, voi avete ucciso anche le pecore forti.
16. Ascolta ora le conseguenze derivanti dalla trascuratezza di questi pastori cattivi o, meglio, falsi. Per mancanza di pastore le mie pecore si sono sperdute e son diventate preda di tutte le bestie feroci 60. Quando le pecore non sono col pastore, lupi insidiosi le rapiscono, leoni frementi le azzannano. In effetti il pastore c'è, ma per coloro che si comportano male egli non fa da pastore: sicché [le pecore] seguono pastori che non sono pastori, pastori che pascono se stessi, non le pecore; e da ciò deriva un errore fatale: le pecore se ne vanno là dove le attendono belve assetate di preda e smaniose di saziarsi del loro cadavere. Questo infatti sono tutti coloro che godono degli errori altrui: sono belve che si saziano di stragi.
I monti buoni e i monti cattivi.
17. Le mie pecore si sono disperse e sbandate per ogni monte e colle elevato 61. Bestie dei monti e dei colli sono l'alterigia terrena e la superbia del mondo. Si sollevò un giorno la superbia di Donato e si creò uno scisma. Parmeniano lo seguì e ne rafforzò l'errore. L'uno è un monte, l'altro un colle. E altrettanto sono tutti gli inventori di falsità che si lasciano gonfiare da orgoglio terreno. Promettono alle pecore la pace, promettono pascoli ubertosi; e in realtà talora le pecore trovano fra loro del buon pascolo: il quale proviene però dalla pioggia mandata da Dio, non dalla durezza del monte. Difatti anche gli eretici hanno le Scritture e i sacramenti, ma queste cose non sono dei monti, ma, anche se le si trovano sui monti, è male soffermarsi sui monti. Le pecore che si sbandano su tali monti e colli abbandonano il gregge, abbandonano l'unità, abbandonano la compattezza delle coorti agguerrite contro i lupi e i leoni. Le richiami Iddio dai luoghi dove si sono disperse! Sì, voglia lui richiamarle. E difatti udrete ora com'egli le richiami. Dice: Le mie pecore si sono sbandate per ogni monte e colle elevato. Cioè: al seguito dell'orgoglio e della superbia terrena. Ci sono infatti anche dei monti buoni [dei quali dice]: Ho innalzato i miei occhi ai monti dai quali mi verrà l'aiuto 62. Ma nota subito come la speranza non ti proviene dai monti. Seguita infatti: Il mio aiuto è dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra 63. Non pensare che offendi questi monti santi quando affermi: Il mio aiuto non mi verrà dai monti ma dal Signore che ha fatto cielo e terra. Sono i monti stessi a gridarti così. Era un monte quel tale che scriveva: Sento dire che tra di voi ci sono delle fazioni e che andate dicendo: Io sono di Paolo, io invece di Apollo, io di Cefa e io di Cristo 64. Solleva gli occhi a questo monte e ascolta le sue parole, perché non abbia ad arrestarti sul monte. Ecco come continua: Forse che Paolo è stato crocifisso per voi? 65. Ebbene, fissa pure lo sguardo sui monti dai quali ti viene l'aiuto, cioè sugli autori delle sacre Scritture, ma poi osserva com'essi, con tutto se stessi, ossa e midolla, gridino a Dio: Signore, chi è simile a te? 66. In tal modo tu, senza timore d'offendere i monti, potrai dire: Il mio aiuto è dal Signore che ha fatto il cielo e la terra 67. Se ti comporterai così, i monti non solo non si adireranno con te, ma ti ameranno e appoggeranno; mentre invece, se confiderai in loro, si dispiaceranno. Un giorno un angelo mostrò a un uomo le infinite meraviglie del Signore. Quell'uomo si fece per adorarlo (voleva, per così dire, elevare lo sguardo su quel monte), ma l'angelo, dissuadendolo e indirizzandolo al Signore, gli disse: Non fare così. Adora Dio, poiché, quanto a me, sono uno dei suoi servi, come lo sei tu e i tuoi fratelli 68.
Il moltiplicarsi delle sètte eretiche e l'unità della Chiesa.
18. Si sono sparse per ogni monte e colle e su tutta la faccia della terra 69. Che significa: Si sono sparse su tutta la faccia della terra? Vanno in cerca di tutte le cose terrene, amano ciò che qui sulla terra presenta dello splendore e vi si attaccano. Ricusano di morire al fine di condurre una vita nascosta in Cristo. Dice: Su tutta la faccia della terra perché amano le cose terrene e perché di pecore così sbandate ce ne sono per tutta la terra 70. Non che gli eretici siano tutti in ogni parte della terra, ma di eretici ce ne sono dovunque in tutta la terra. Gli uni qui, gli altri là, ma non c'è luogo che ne sia esente, al segno che gli stessi eretici non si conoscono fra loro. Una setta in Africa, un'altra in Oriente, un'altra ancora in Egitto o in Mesopotamia, tanto per far degli esempi. In luoghi diversi diverse eresie, ma generate tutte dalla stessa madre: la superbia, come unica è anche la nostra madre, la Chiesa cattolica, che ha generato tutti i cristiani fedeli sparsi in tutto il mondo. Né c'è da stupirsi che l'orgoglio produca disgregazione, mentre l'amore produce unità. Orbene, questa madre che è la Chiesa cattolica, e il pastore che la regge, in ogni luogo ricerca gli smarriti, rafforza i deboli, cura i malati, fascia gli spezzati, eretici distinti gli uni dagli altri, al segno che non si conoscono fra loro. La Chiesa al contrario li conosce tutti poiché è a contatto con tutti. Vi fo degli esempi. La setta di Donato è in Africa, mentre gli eunomiani in Africa non ci sono. Ebbene, qui nell'Africa insieme con la setta di Donato c'è la Chiesa cattolica. Gli eunomiani sono in oriente, dove non c'è lo scisma donatista. Ebbene, in oriente insieme con gli eunomiani c'è la Chiesa cattolica. Questa Chiesa infatti è come una vite: sviluppandosi si è estesa per tutto il mondo 71; gli eretici al contrario sono rami inutili e quindi, appunto perché infruttuosi, sono stati recisi dalle forbici dell'agricoltore. La vite è stata potata, non tagliata alle radici, mentre i rami secchi, tagliati, sono rimasti sul luogo della potatura. Comunque, questa vite che seguita a crescere in ogni direzione conosce i rami che le sono rimasti attaccati e vede attorno a sé quelli che sono stati recisi da lei 72; né mai omette di richiamare i dispersi, poiché proprio riguardo ai rami staccati [dalla vite] dice l'Apostolo che Dio è potente da poterveli riattaccare 73. Si parli dunque di pecore sbandate dal gregge o di rami troncati dalla vite, resta sempre vero che non è diminuito il potere di Dio di richiamare le pecore [all'ovile] e di reinnestare [alla vite] i tralci recisi: poiché il supremo pastore e il vero agricoltore è lui 74. Si sono disperse su tutta la faccia della terra e non c'era nessuno che le ricercasse e le richiamasse 75. Non c'era nessuno: (intendi: in mezzo a quei pastori cattivi). Non c'era nessuno (intendi: nessun uomo) che le ricercasse.
Il giuramento del Signore.
19. Pertanto ascoltate la voce del Signore, o pastori! Com'è vero che io vivo, dice il Signore Dio 76. Notate l'inizio [della frase]: è come un giuramento sulla bocca di Dio. Egli prende a testimone la sua vita. Com'è vero che io vivo, dice il Signore. I pastori sono morti, ma le pecore sono al sicuro poiché il Signore vive. Com'è vero che io vivo, dice il Signore Dio. Quali sono i pastori morti? Quelli che cercano gli interessi propri e non quelli di Gesù Cristo 77. Ma, allora, ci saranno anche (e li si dovranno anche incontrare!) dei pastori che, dimenticando gli interessi propri, cercheranno quelli di Gesù Cristo? Senz'altro! ci saranno e li si incontreranno. Non mancano oggi e non mancheranno in avvenire. Ma vediamo cosa dice il Signore dopo aver giurato sulla sua vita: se dice che toglierà le pecore ai cattivi pastori, intenti a pascere se stessi e non le pecore, e le darà ai pastori buoni, che pasceranno le pecore e non se stessi. Per la mia vita, dice il Signore Dio, mi vendicherò del fatto che, per mancanza del [vero] pastore, le mie pecore son divenute preda di tutte le bestie selvagge 78. Menziona ancora il pastore. Come aveva detto prima, così ripete adesso. Non si lamenta che manchino pastori. Infatti queste pecore, disgraziatamente sbandate e avviate alla rovina, sebbene abbiano lì vicino a loro un pastore, sono senza pastore: come nel caso della luce, la quale, sebbene in realtà ci sia, per chi è cieco essa non c'è. I pastori non hanno ricercato le mie pecore; essi pascolarono se stessi, non le mie pecore 79.
Pastore e sentinella.
20. In conseguenza di ciò, ascoltate, o pastori, la parola del Signore 80. A quali pastori dice: Ascoltate? Così parla il Signore Iddio: Ecco io [interverrò] contro i pastori e domanderò loro conto delle mie pecore che erano nelle loro mani 81. Ascoltate, o pecore di Dio, e imparate! Dio chiederà conto delle sue pecore ai cattivi pastori; chiederà conto della loro morte. Dice infatti il Signore in un altro passo dello stesso profeta: Figlio dell'uomo, ti ho costituito sentinella per la casa d'Israele. Dalla mia bocca ascolterai la parola e tu li metterai in guardia da parte mia. Io dirò al peccatore: Certamente morrai, e se tu non parlerai esortando l'empio ad abbandonare la sua via, il colpevole morrà nelle sue iniquità, ma a te chiederò conto del suo sangue. Se invece tu metterai in guardia l'empio dalla sua condotta, esortandolo ad abbandonarla, ma lui non vorrà ritrarsene, egli morrà nella sua colpa, ma tu avrai liberato la tua anima 82 [da ogni responsabilità]. Cosa significa questo, fratelli? Vedete quanto sia pericoloso starsene in silenzio! Quel tale muore e muore meritatamente: muore per la sua empietà e i suoi peccati. La sua negligenza lo uccide; avrebbe dovuto infatti scoprire il [pastore] vivente, che afferma: Com'è vero che io vivo, dice il Signore 83. Ma siccome egli se ne restò inerte né fu richiamato al dovere da colui che proprio per questo era stato costituito capo e sentinella, l'uno giustamente morrà e l'altro ne riceverà giusta condanna. E seguita: Se invece dirai all'empio al quale io ho minacciato la sentenza capitale: Tu certamente morrai, in tal caso, se lui non si curerà di schivare la condanna che lo sovrasta e questa gli piomberà addosso e lo ucciderà, lui effettivamente morrà ma tu avrai liberato la tua anima 84 [da ogni responsabilità]. È pertanto nostro dovere non starcene muti; ma, anche nel caso che noi tacessimo, sarebbe vostro compito porvi in ascolto della parola del Pastore [supremo] tramandataci dalle sacre Scritture.
Conto severo sarà chiesto al pastore eretico.
21. Tornando al tema propostoci, vediamo se Dio tolga le pecore ai cattivi pastori per darle ai buoni. Che le tolga ai pastori cattivi, lo vedo. Dice infatti: Ecco io [interverrò] contro i pastori e domanderò loro conto delle mie pecore che erano nelle loro mani; e le allontanerò da loro, in modo che non pascano più le mie pecore, e cosi essi non pasceranno più se stessi 85. Sebbene infatti io dica loro che pascano le mie pecore, essi pascono se stessi e non le mie pecore. Le allontanerò quindi, in modo che essi non pascano più le mie pecore. In che senso le allontana, sicché essi più non le pascano? Fate ciò che dicono, non ciò che essi stessi fanno 86. È come se dicesse: Dicono del mio, ma fanno del loro. Avrebbe potuto dire: Fate tranquillamente ciò che fanno, poiché, sebbene ad essi per la loro cattiva condotta io infliggerò il castigo, tuttavia ne risparmierò voi che avete seguito i vostri capi. Se avesse parlato in questa maniera, avrebbe incusso timore ai cattivi pastori, che pascono se stessi e non le pecore; ma il Signore vuole che tema non soltanto il cieco che fa da guida ma anche quello che si lascia guidare. Non dice infatti: Cadrà nella fossa il cieco che guida, mentre non vi cadrà chi lo segue, ma: Se un cieco fa da guida a un altro cieco, tutt'e due cadono nella fossa 87. Volendo quindi mettere in guardia anche le pecore disse: Fate ciò che dicono, ma non ciò che essi stessi fanno 88. Evitando di compiere le opere che compiono i cattivi pastori, vi sottraete al loro pascolo; facendo le opere che essi vi insegnano, vi lasciate pascere da me, poiché mie son le cose che essi, pur senza praticarle, vi dicono. Certuni affermano: Noi stiamo tranquilli, poiché seguiamo i nostri vescovi. Son parole che si odono spesso sulla bocca degli eretici, quando vengono convinti per l'evidenza sfolgorante della verità. Noi siamo il gregge - dicono -; di noi renderanno conto i nostri pastori. Certo, essi renderanno conto severo della vostra rovina, poiché il cattivo pastore renderà conto severo della rovina delle pecore, anche cattive. Tuttavia, vivrà forse la pecora per il fatto che la sua pelle è marchiata? Si rimprovera il pastore perché non s'è curato della pecora smarrita e questa è stata inghiottita e sbranata dal lupo. Cosa gioverà a un tale pastore presentare una pelle marchiata? Il padrone di casa vuole la vita della pecora; il cattivo pastore gli presenta la pelle. Di quella pelle renderà conto. Ma non potrà ingarbugliarlo? Colui che giudica ha osservato già prima ogni cosa dall'alto. Colui al quale il cattivo pastore voleva raccontar frottole registra i fatti, scruta i pensieri. Si provi dunque, il cattivo pastore, a render conto della pelle della pecora uccisa. Dirà: Le ho gridato le tue parole, ma essa si è ricusata di seguirmi; ho fatto l'impossibile per non farla allontanare dal gregge, ma lei non mi ha obbedito. Se, dicendo così, le sue parole saranno vere (Lui lo sa!), il pastore si sarà scagionato bene della sorte toccata alla pecora cattiva. Ma se egli non si è curato della pecora errante né l'ha richiamata quand'era sull'orlo della rovina (e Dio lo conosce), cosa gioverà al pastore l'aver ritrovato la pelle da riportarsi? La pecora avrebbe dovuto ritrovare, non la pelle dell'uccisa da presentare [al Giudice] ! E poi, se è vero che non ha scuse valide colui che ha omesso di ricercare la pecora smarrita, quali scuse potrà addurre colui che l'ha spinta nell'errore? E mi spiego. Se nell'ambito della Chiesa cattolica un vescovo renderà conto severo di ogni pecora che non abbia ricercata quando errava lontano dal gregge di Dio, quale non sarà il conto che dovrà rendere l'eretico, che non solo non richiama dall'errore le pecore ma ve le sospinge?.
Fate quel che dicono, non quel che fanno.
22. Vediamo ora - come accennavo sopra - in che modo Dio richiami le pecore dal seguito dei cattivi pastori. L'ho ricordato prima. Fate ciò che vi dicono, non ciò che loro stessi fanno 89. In realtà, chi vi pasce non sono loro ma Dio. Difatti i pastori, se vogliono appropriarsi della lana e del latte, debbono, volenti o nolenti, predicarvi la parola di Dio. Tu predichi di non rubare e intanto rubi 90, dice l'Apostolo a chi insegna il bene e vive male. Ebbene, in tal caso tu ascolterai chi ti esorta a non rubare, ma non imiterai chi ruba. Se lo imiterai nel rubare, ti lascerai pascere dalle opere dell'uomo cattivo il quale ti somministrerà del veleno, non cibo sano. Ascolta invece ciò che egli ti dice non di suo ma da parte di Dio. È vero infatti che non si raccoglie uva dagli spini - è questa una massima del Signore: Nessuno raccoglie uva dagli spini né fichi dagli sterpi 91 -, ma non per questo tu devi recriminare contro il tuo Signore dicendogli: Signore, tu mi metti in crisi, poiché mi dici che è impossibile raccogliere uva dagli spini e poi, nei riguardi di certe persone, mi esorti a fare ciò che mi dicono, pur evitando di fare ciò che fanno 92. Difatti, costoro per il fatto che agiscono male sono spini. Come pretendi che io, da tali spini, raccolga l'uva della [tua] parola? Ti risponderà: Tale uva non è prodotta dagli spini, ma è come quando un tralcio allungandosi penetra in una siepe: l'uva pende dal cespuglio di spini ma non nasce dalla radice dello spino. Se ti senti affamato e non hai altro per saziarti, stendi pure la mano verso la siepe, ma sta' attento a non lasciarti ferire dalle spine. Cioè: Non imitare la condotta dei cattivi! Raccogli pure l'uva che pende in mezzo alle spine ma nasce dalla vite. Tu dal grappolo ricaverai nutrimento, alle spine è riservato il tormento del fuoco.
Le pecore di Cristo ascoltano la sua voce.
23. Dice: Strapperò le mie pecore dalla loro bocca e dalle loro mani, né saranno più loro pasto 93. È questa un'idea che torna anche in un salmo: Non se ne accorgeranno forse tutti coloro che compiono opere inique e divorano il mio popolo come un boccone di pane? 94. Lo stesso qui. Non saranno più loro pasto, poiché così parla il Signore Iddio: Ecco io stesso 95... Ho sottratto ai pastori cattivi le mie pecore quando - come ricordavo sopra - le mettevo in guardia affinché non facessero le loro opere, e cioè: affinché le pecore per superficialità o trascuranza non facessero quel che fanno i loro cattivi pastori. E cosa aggiunge? A chi affida le pecore tolte ad essi? Forse a pastori buoni? Non continua così. E allora cosa diremo, fratelli? Non ci sono forse pastori buoni? Non è detto in un altro passo scritturale: Io darò loro dei pastori secondo il mio cuore e le pasceranno nella saggezza 96? In che senso dunque non dà ai pastori buoni le pecore che toglie ai cattivi ma, quasi che in nessuna parte siano rimasti dei buoni pastori, asserisce: Io stesso [le] pascerò? Eppure a Pietro diceva un giorno: Pasci le mie pecore 97. Come risolveremo il problema? Quando le pecore vengono affidate a Pietro, non si verificano le parole del Signore secondo le quali egli personalmente, e non Pietro, le avrebbe pascolate. Là infatti si dice: Pietro, mi ami tu? Ebbene, pasci le mie pecore. O che, forse, per il fatto che Pietro non è sulla terra - egli è nel riposo eterno fra gli Apostoli e i martiri - non ci sarà più adesso sulla terra nessuno al quale il padrone delle pecore possa dire fiducioso: Pasci le mie pecore?, sicché egli stesso debba scendere quasi per necessità - diciamo così -e menare al pascolo le sue pecore, non trovando persone a cui affidarle e, dall'altro canto, non volendole lasciare sole? Questo infatti sembrerebbe il senso delle parole: Questo dice il Signore Iddio: Ecco io stesso 98. Proprio come noi or ora dicevamo: Volgiti a noi, tu che pasci Israele e che conduci come un gregge Giuseppe 99, cioè il popolo formatosi in Egitto; poiché Giuseppe è lo stesso popolo d'Israele, in quanto diffuso fra le genti. Voi infatti sapete che Giuseppe dovette rifugiarsi in Egitto, dove fu venduto dai fratelli 100, come più tardi avverrà a Cristo venduto dai giudei. Non fu infatti senza motivo che fra gli apostoli ci fosse quel mercante di Giuda. Ebbene, quando Cristo cominciò a manifestarsi alle genti e fu da queste onorato, cominciò anche a svilupparsi nel mondo un suo popolo, un popolo che il buon pastore mai non abbandona. Dice: Scuoti la tua potenza e vieni a salvarci 101. E difatti così fa egli oggi e così farà sempre, secondo quelle parole: Ecco io stesso [provvederò] e ricercherò le mie pecore e le visiterò come il pastore visita il suo gregge 102. I cattivi pastori non si son curati delle pecore perché non le avevano riscattate con il loro sangue. Continua: Come il pastore visita il suo gregge nel giorno. Quale giorno? Quando ci saranno turbine e nuvolosità 103, cioè pioggia e nebbia. Pioggia e nebbia sono gli errori del mondo presente; grande infatti è la foschia che si leva dalle passioni umane: nebbia fitta che ricopre la terra, e in mezzo a questa nebbia è difficile che le pecore non si smarriscano. Tuttavia il pastore non le abbandona ma le ricerca, lui che con vista acutissima penetra la nebbia e non è ostacolato dall'opacità delle nubi. Egli vede, e da ogni parte richiama la [pecora] smarrita, in modo che si adempiano le parole del Vangelo: Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 104. In mezzo alle pecore disperse io ricercherò così le mie pecore, e le ricondurrò all'ovile da ogni luogo in cui si saranno sperdute nel giorno del turbine e della nuvolosità 105. Quando sarà difficoltoso ritrovarle, le ritroverò io di persona. Sia pur fitta la nebbia e denso il turbine nulla sfugge al suo occhio.
Monti d'Israele sono gli autori delle Scritture.
24. E le ritrarrò di mezzo alle genti e le raccoglierò dalle [diverse] regioni, e le ricondurrò nella loro terra e le pascerò sui monti d'Israele 106. Egli ha formato i monti d'Israele, cioè gli autori delle Scritture divine. Lì andate a pascolare, se volete pascolare sicure. Ciò che udrete da quei monti formi il vostro gusto; ciò che vi viene da altre parti, respingetelo. Per non smarrirvi fra le nebbie, ascoltate la voce del pastore: raccoglietevi attorno ai monti che sono le sacre Scritture. Lì sia la delizia del vostro cuore, poiché lì non c'è nulla di velenoso né di estraneo: sono pascoli inesauribili. Badate soltanto a giungervi sane, per pascervi salutarmente sui monti d'Israele. E lungo i ruscelli e in ogni dimora esistente sulla terra 107. Dai monti or ora descritti sono emanati i ruscelli dell'annuncio evangelico, quando il loro suono si diffuse per tutta la terra 108 e ogni dimora esistente sulla terra si allietò e divenne feconda e capace di nutrire le pecore. Le pascerò in pascoli ubertosi e sugli alti monti d'Israele. Lì saranno i loro ovili 109. Vuol dire: Lì avranno modo di riposare, lì diranno: Ora stiamo bene; lì diranno: È vero, è chiaro, non siamo ingannate. Riposeranno nella gloria di Dio come nel loro ovile. Dormiranno (è lo stesso che "riposeranno") e riposeranno in luoghi buoni e deliziosi 110.
25. Pascoleranno in pascoli ubertosi sui monti d'Israele 111. Ho già parlato dei monti d'Israele: monti buoni, verso i quali leviamo lo sguardo perché ce ne venga l'aiuto 112. Ma il nostro aiuto è dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. Per questo, al fine d'insegnarci che la nostra speranza non riposa nei monti, nemmeno quelli buoni, dopo aver detto: Pascerò le mie pecore sui monti d'Israele 113, perché non ti fermassi nei monti, subito aggiunge: Io pascerò le mie pecore. Leva pure lo sguardo ai monti da cui ti viene l'aiuto, ma ricordati di colui che ti dice: Io le pascerò. Difatti l'aiuto viene a te dal Signore, creatore del cielo e della terra.
26. E io le farò riposare, dice il Signore Iddio 114. Per farle riposare, prima di che cosa si premura? È infatti di quello che prima ha curato che in seguito dice: Così parla il Signore Iddio: Ricercherò le pecore perdute, richiamerò quelle sbandate, fascerò quelle con le ossa spezzate, rinvigorirò quelle in fin di vita e custodirò quelle che son grasse e robuste 115. Cose tutte, queste, che non facevano i pastori cattivi, intenti a pascere se stessi e non le pecore. Non dice il Signore: Incaricherò altri pastori, pastori buoni, che facciano queste cose, ma: Io stesso lo farò - dice -, né affiderò ad altri pastori le mie pecore. Voi, fratelli, siete al sicuro; voi, pecore, siete sicure; quanto a noi invece sembra che dovremmo temere che venga a mancare il buon pastore.
Cristo pasce con retto giudizio coloro che ha riscattati.
27. Conclude nel modo seguente: E le pascerò con [retto] giudizio 116. Nota come lui sia l'unico a pascere perché pasce con giudizio. Quel uomo infatti è in grado di giudicare rettamente l'uomo? Il mondo è pieno di giudizi avventati. Si dispera della salvezza di uno, e invece eccotelo convertirsi e diventare ottimo. Si ha cieca fiducia in un altro; invece all'improvviso scantona e diventa pessimo. Non siamo certi né in quello che temiamo né in quello che amiamo. Che cosa sia adesso un uomo, lo sa, sì e no, l'interessato: il quale, se sa con una certa approssimazione quello che è al presente, non sa in alcun modo quel che sarà domani. Dio solo dunque pascola con giudizio, distribuendo a ciascuno quel che gli compete: questo a questi e quello a quelli, a ciascuno secondo quel che gli è dovuto: questo o quest'altro. Egli infatti ben conosce il da farsi: egli pasce con retto giudizio coloro che riscattò sottoponendosi al giudizio. Sicuramente quindi egli pasce con giudizio.
Il diavolo seduttore punito.
28. Sta scritto nel profeta Geremia: Una pernice ha gridato; ha radunato i figli da lei non generati, accumulando ricchezze senza giudizio 117. A differenza di questa pernice, che si procura ricchezze senza giudizio, il pastore divino pasce con giudizio. Perché della pernice si afferma che opera senza giudizio? Perché raduna ciò che lei non ha generato. Perché il pastore agisce con giudizio? Perché ha cura di ciò che ha generato. Parliamo infatti del pastore buono. I pastori buoni o non ci sono o stanno nascosti... Se non ci sono, perché occuparcene? Se stanno nascosti, perché passarli sotto silenzio? Ad ogni modo però, quanto alla pernice sopra nominata, certi studiosi dell'antichità che ci hanno preceduto nell'interpretazione della Scrittura 118 vi hanno ravvisato il diavolo, il quale si raduna attorno un popolo da lui non generato. Il diavolo infatti non è creatore ma seduttore, e si procura delle ricchezze senza curarsi del giudizio. Non gli interessa infatti se uno sbaglia in una direzione e un altro in un'altra: vuole che tutti vadano fuori strada, qualunque sia l'errore in cui ciascuno incappa. Quanto sono diverse le eresie! quanto diversi i vari errori! Di tutti però si compiace il diavolo, se l'uomo ne è traviato. Il diavolo non dice: Ci siano pure i donatisti, ma non ci siano gli ariani. Gli uni e gli altri, si trovino qui o altrove, son proprietà sua: di lui, cioè, che raduna senza giudizio. Dice ancora: Adori pure quel tale gli idoli: egli è mio. Ovvero: Rimanga nelle aberrazioni del giudaismo: è mio. Abbracci questa o quell'eresia: quando si sarà staccato dall'unità, è mio. Ecco chi raduna accumulando ricchezze senza giudizio. Ma come prosegue il testo sacro? A metà dei suoi giorni lo abbandoneranno e alla fine diverrà uno stolto 119. Verrà infatti il Signore a radunare da ogni dove le sue pecore, e l'altro a metà dei suoi giorni (cioè più presto di quanto non si lusingasse o illudesse) si vedrà abbandonato e alla fine diverrà uno stolto. Perché in un primo tempo egli era sapiente e alla fine diviene uno stolto? Ascoltatemi, fratelli! Nella Scrittura a volte col nome di sapienza si indica l'astuzia, per un uso abusivo, non appropriato, della parola. Si dice ad esempio: Dov'è il sapiente? dove lo scriba? dove il sottile ricercatore della scienza mondana? Non ha forse Dio resa stolta la sapienza di questo mondo? 120. Ora, questa pernice, che è lo stesso di dragone e di serpente, fu, per così dire, sapiente quando ingannò Adamo servendosi di Eva 121. Lo si ritenne veritiero, si suppose che volesse dare un consiglio vantaggioso, e gli si prestò fede a dispetto di Dio. E tutto questo è chiamato sapienza, per un uso improprio e peggiorativo del termine frequente nelle nostre Scritture (cosa infatti intendano per "sapienza" gli autori profani, a noi non interessa). Lo si ricava dal medesimo libro, dove è detto: Il serpente era la più saggia di tutte le bestie 122. Saggio più di tutte le bestie in quanto fu più astuto e scaltro nell'ordire l'inganno. In un secondo momento poi, ecco che non lo si crede più e gli si dice: Noi rinunziamo a te. Basta l'averci tu presi di sprovvista una volta e ingannati. Così alla fine diverrà stolto: i suoi tranelli saranno scoperti e quindi non saranno più tranelli. Alla fine diverrà stolto lui che s'è raccolto attorno figli da lui non generati e si è procurato delle ricchezze senza giudizio. A differenza di lui, il nostro Redentore ci pasce nel giudizio.
Le astuzie degli eretici.
29. Ecco ora un eretico. Se non un fratello del diavolo certo ne è un collaboratore e un figlio. Anche a costui io darei il nome di pernice, animale litigioso al segno che (come ben sanno i cacciatori) si lascia prendere anche per la voglia che ha di attaccare. Allo stesso modo gli eretici muovono attacchi alla verità; e questo fin dal momento che si separarono dall'unità. Attualmente dicono: Non abbiamo alcuna voglia di litigare; ma lo dicono perché già sono stati catturati. Anzi, oggi non hanno più nemmeno l'occasione di dire: Non voglio litigare. O eretico, ora imbrigliato, tempi addietro, agli inizi del tuo scisma, tu eri certamente uno di quelli che rimproveravi i "traditori" condannavi gli innocenti, ricorrevi al giudizio dell'imperatore, dissentivi dalle sentenze dei vescovi, vinto ti appellavi ripetutamente, e dinanzi al tribunale dell'imperatore contendevi con un accanimento esacerbato. Volevi radunare figli che non avevi generati. Dov'è ora la tua alterigia, le tue chiacchiere, i tuoi insulti? Effettivamente, avvicinandoti alla tua fine sei divenuto uno stolto, e ti sei messo a temere, sebbene senza giudizio. Non cerchi infatti un giudizio retto né riguardo al tuo errore né riguardo alla verità. A differenza di te, Cristo ci pasce nel giudizio, discernendo a dovere le sue pecore da quelle che non sono sue. Dice: Le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono 123.
Non mancheranno mai i buoni pastori.
30. In questo passo trovo che nell'unico pastore ci sono tutti i pastori buoni. Non è infatti vero che manchino i buoni pastori: essi si trovano nell'unico pastore. Gli altri, essendo divisi, sono in molti; fra noi si predica che uno è il pastore come affermazione di unità. Che se si omette di parlare dei diversi pastori per menzionare l'unico pastore, non lo si fa perché il Signore non abbia trovato a chi affidare le sue pecore. Le affidò un tempo quando trovò Pietro; ma nella scelta stessa di Pietro inculcò l'unità. Gli Apostoli erano molti, eppure fu detto ad uno solo: Pasci le mie pecore 124. Lungi da noi il pensiero che adesso manchino i buoni pastori! Dio non voglia che ne rimaniamo privi! Lungi da noi il pensiero che la misericordia divina abbia smesso di generarli e d'investirli della loro missione! In realtà, se ci sono buone pecore debbono esserci anche buoni pastori: i buoni pastori infatti nascono in mezzo a buone pecore. Tuttavia i buoni pastori sono tutti nell'unità, sono una cosa sola. In essi che pascolano, è Cristo che pascola. Non fanno risuonare la loro voce, gli amici dello sposo, ma si rallegrano quand'odono la voce dello sposo 125. Quando pascono loro è Cristo che pasce, e per questo può dire: Io pasco, in quanto in loro c'è la sua voce e la sua carità. Riandiamo a Pietro. Nell'atto di affidare a lui, come a persona distinta, le proprie pecore, Cristo volle immedesimarlo con sé, sicché, consegnando a lui le pecore, il Signore restasse sempre il capo e Pietro rappresentasse il corpo, cioè la Chiesa, e tutt'e due, come lo sposo e la sposa, fossero due in una sola carne 126. A tal fine (cioè per non affidare come ad un estraneo le proprie pecore) cosa gli chiede prima di consegnargliele? Pietro, mi ami tu? E Pietro: Sì, ti amo. E di nuovo: Mi ami tu? E Pietro: Sì, ti amo. E per la terza volta: Mi ami tu? E Pietro: Sì, ti amo 127. Gli conferma l'amore per rinsaldare l'unità. In simili pastori pasce dunque l'unico pastore, essendo tutti nell'unità: per cui dei pastori [buoni] non si fa menzione [nella profezia], pur non omettendosi di parlarne. Se tali pastori si gloriano di qualcosa, ricordano che chi si gloria si glori nel Signore 128. Ecco cosa significa pascere Cristo, per Cristo e in Cristo, e non voler pascere per sé escludendo Cristo. Non è infatti in riferimento alla scarsità dei pastori che il profeta dice: Io stesso pascerò le mie pecore 129 (cioè: Non ho a chi affidarle), quasi che preannunzi per l'avvenire simili tempi disgraziati. Anche al tempo di Pietro, anche quando erano al mondo gli Apostoli (cioè quando vivevano su questa terra), disse quell'uno nel quale tutti si forma una unità: Ho delle pecore che non sono di questo gregge, e bisogna che io le conduca [all'ovile], perché uno sia il gregge e uno il pastore 130. Che tutti i pastori siano dunque nell'unico pastore ed emettano l'unica sua voce, in modo che le pecore ascoltino quest'unica voce e seguano il loro pastore! Non questo o quello, ma l'unico. E in lui parlino tutti un unico linguaggio; non abbiano voci discordanti. Vi scongiuro, fratelli! Abbiate tutti lo stesso sentire, né siano scismi tra voi! 131. Ecco la voce limpida, purificata da ogni scisma e da ogni eresia, che le pecore debbono ascoltare, seguendo il loro pastore che dice: Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 132.
I donatisti respingono i cattolici dalle loro assemblee.
31. Vuoi convincerti, o eretico, di quanto tu sia privo della voce del pastore e di quanto pericolosamente le pecore seguono te, internamente lupo rapace sebbene all'esterno rivestito di pelle di pecora 133? Che ascoltino la tua voce! Vedremo se sia la voce di Cristo. Ecco, una pecora malata, smarritasi dal gregge, cerca la Chiesa. Non sapendo dove sia il gregge di Cristo, ne va in cerca per riunirvisi, ne cerca la porta. Parla! facci udire se [la tua voce] sia quella di Cristo, se sia voce d'agnello o di pernice. La pecora di Dio cerca il suo gregge. Fa' conto che si tratti di una pecora partitasi dall'oriente e giunta in Africa. Mentre cerca il suo gregge, s'imbatte in te, nella tua basilica, e vuole entrare. Trattandosi d'una faccia sconosciuta, tu rimani perplesso: tu o il tuo accolito. In piedi o seduto, alla porta egli interroga la pecora che sta ricercando il suo gregge o, meglio, il gregge di Dio. Ella vuol entrare fra quelli del suo gregge che crede si trovi lì, e tu prendi a interrogarla: Sei pagano o cristiano? Risponde: Cristiano; si tratta infatti d'una pecora del Signore. Gli domandi se per caso sia catecumeno e si disponga ai sacramenti, e ti risponde: Sono un fedele. Gli chiedi ancora di quale comunione sia, e ti risponde: Sono cattolico. Tu allora lo scacci: scacci chi è cristiano, fedele, cattolico. Chi sono, dunque, quelli che ti tieni dentro? Avanti! sbattilo pure fuori, scomunicalo! Scomunicato da te, sarà accettato da Cristo. E volesse il cielo che quanti sono presso di te ti conoscano [a fondo] e nel mezzo dei tuoi giorni ti piantino in asso! Alcuni dei nostri fratelli ieri si recarono alla basilica degli eretici: per quanto infatti cattivi fratelli, essi son sempre fratelli. Orbene, fratelli miei, notate la differenza che passa tra la fiducia di chi è nella verità e il timore di chi è nella falsità. Quando in mezzo alla folla voi riconoscete qualcuno di loro, come godete! Questo, perché in voi è colui che cerca chi s'era perduto 134. Talvolta vi si insinua: "Vi ascolterà ma poi vi abbandonerà". E voi: "Che intanto ascolti! anche se dovesse abbandonarci". "Ma... ascolterà e si befferà di voi!". "Ascolti anche se dovesse beffarsi di noi!. Verrà giorno in cui rinsavito riconoscerà [la verità]. Verrà giorno in cui il suo popolo lo abbandonerà e rimarrà solo con la sua coscienza. Allora rinunzierà al suo errore e ringrazierà Dio". Loro invece come si comportano? "Chi siete?". "Siamo cristiani". "Non è vero; siete spioni". E gli altri: "Noi siamo cattolici". Al sentir questo, più volte li hanno strapazzati, sebbene poi, cambiando idea, se ne siano pentiti. Oh, volesse il cielo che si pentano di rimanere nello scisma come si son pentiti d'aver oltraggiato quelli che erano andati da loro! Comunque, quelli che hanno scacciati erano cristiani, fedeli, cattolici. Chi siano coloro che si son tenuti, non voglio dirlo. Vedo chi abbiano scacciato. Chi si siano tenuti, lo dicano loro!.
32. Emettano dunque la loro voce! Controlliamo se sia la voce di Cristo, la voce del pastore che le pecore debbono seguire. Sia buono o cattivo l'uomo che la emette, osserviamo se sia la voce del Pastore. Un'anima inferma e fuorviata cerca la Chiesa. Tu cosa le dici? La Chiesa è nella setta di Donato. Ma io vo in cerca della voce del pastore! Trovami in qualche profeta o nei salmi una prova che lo confermi. Citami qualcosa o dalla Legge o dal Vangelo e dagli scritti apostolici. Attingendo alle stesse fonti, io ti mostrerò che la Chiesa dev'essere sparsa per tutto il mondo, e comincio con le parole del Signore: Le mie pecore ascoltano la mia voce e mi seguono 135. Qual è la voce del pastore? Nel nome di lui ha da essere predicata la conversione e il perdono dei peccati in tutte le genti a cominciare da Gerusalemme 136. Ecco la voce del pastore. Riconosci te stesso e segui lui, se vuoi essere una delle sue pecore.
Le Scritture parlano dell'universalità della Chiesa.
33. Ma quei tali consegnarono i sacri codici e quegli altri offrirono incenso agli idoli: ad esempio quel tale, quell'altro. Che importa a me di quello e di quell'altro? Se si son comportati così, è segno che non erano pastori. Tu fai conoscere la voce del Pastore, poiché non annunzi la voce del Pastore per riguardo a loro. Tu li accusi, non il Vangelo! tu, non uno dei profeti o degli apostoli! Se la voce di questi mi parla di qualcheduno, io ci credo; agli altri non credo. Ma tu mi presenterai gli atti [del proconsole]. Ti presento gli atti, mi dici. Ebbene, crediamo alle tue testimonianze; tu però credi alle mie. E se io non le crederò, allora non credere nemmeno tu alle mie. Oh, si tolgano di mezzo i documenti umani e risuonino le voci divine! Citami una sola riga della Scrittura che sia favorevole allo scisma di Donato. Ascolta invece le innumerevoli testimonianze in prò della Chiesa universale. Chi potrà contarle? chi esaurirle? Tuttavia, tanto per ricordarne qualcuna, odi la Legge, il testamento primitivo di Dio. Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 137. Nel salmo: Chiedi a me, e io ti darò in eredità le genti, i confini della terra in tuo possesso 138. Si ricorderanno e si volgeranno al Signore tutti i confini della terra, e lo adoreranno tutte le famiglie delle genti, poiché suo è il dominio e lui governerà le genti 139. Cantate al Signore un cantico nuovo; cantate al Signore, [o uomini di] tutta la terra 140. E: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno 141. Chi sarà in grado di citare [tutti i passi]? Non c'è pagina, si può dire, in cui non si parli di Cristo e della Chiesa diffusa su tutta la terra. Mi si tiri fuori una sola parola in favore dello scisma di Donato! È forse troppo quello che ti chiedo? Loro dicono che la Chiesa diffusa su tutta la terra sarebbe scomparsa. Scomparsa quando con tante testimonianze la si predice stabile per sempre? Non c'è in tal senso, né nella legge né nei profeti né nei salmi, una sola voce che sia voce del pastore. Né loro sono mai stati in grado di dire la verità, separati come sono dal Verbo di Dio, cioè da Cristo. Ora ascolta la voce del Verbo e ascoltala dalla bocca stessa del Verbo.
34. Ammirando la fede del centurione, disse: In verità vi dico che in Israele non ho trovato una fede così grande. Per questo vi dico: Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e si assideranno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 142. Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente: ecco la Chiesa di Cristo, il gregge di Cristo! Notalo bene, se vuoi essere una pecora [buona]. Non può sfuggirti un gregge diffuso per ogni dove; né troverai cosa rispondere al tuo giudice, che ti sei rifiutato d'avere per tuo pastore. Non potrai - dico - ribattere al tuo giudice: Ma io non lo sapevo! Non l'ho mai visto; non ne ho mai sentito parlare. Cosa non sapevi? Nessuno può sottrarsi al suo calore 143. Cosa non hai visto? Le estremità della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio 144. Che cosa non hai udito? In tutta la terra s'è sparso il loro rumore e fino agli estremi confini della terra le loro parole 145.
Nessun testo scritturale è a favore dei donatisti.
35. A buon diritto si esige di udire da voi la voce di Cristo, la voce del pastore che le pecore debbono udire per porsi al suo seguito. Voi non trovate una risposta, in quanto non avete la voce del pastore. Ascoltatelo e mettetevi al suo seguito! Smettetela con la [vostra] voce da lupi e seguite la voce del pastore; o, almeno, fateci ascoltare la voce del pastore. Rispondono: Certo che ve la facciamo sentire! Bene! ascoltiamo. Anche da noi risuona la voce del pastore. Ascoltiamola! Dicono: Nel Cantico dei cantici la sposa parla allo sposo, la Chiesa a Cristo. Noi conosciamo il Cantico dei cantici: un poema santo, un poema d'amore, di amore santo, di santa carità, di santa dolcezza. Mi piace veramente ascoltare da quel carme la voce del pastore, la voce dello sposo amabilissimo. Tira fuori quel che ci trovi. Ascoltiamo! Dicono: La sposa rivolge allo sposo queste parole: Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli, dove riposi 146. E lui (sempre secondo loro) risponde: Nel mezzodì. Io ti portavo delle prove irrefragabili, prove che non ammettevano interpretazioni differenti, come [ad esempio]: Chiedi a me, e io ti darò in eredità le genti, i confini della terra in tuo possesso 147; ovvero: Se ne ricorderanno e si volgeranno al Signore tutti i confini della terra 148. E tu cosa mi vieni a presentare dal Cantico dei cantici? Un brano che, probabilmente, tu stesso non capisci. Difatti il Cantico è un libro denso di misteri, che solo pochi, dotati del dono dell'intelletto, riescono a penetrare, e che vengono palesati soltanto a quei pochi che perseverano nel bussare 149. Quanto a te, accetta e conserva con venerazione e rispetto le verità palesi, per meritarti la comprensione di quelle occulte, poiché... come pretenderai d'essere scopritore di verità nascoste se avrai disprezzato quelle manifeste?.
Esegesi di Cant 1, 6 di cui abusavano i donatisti.
36. Vogliamo ora, fratelli, esaminare (nei limiti che ci è consentito) le parole del Cantico. Ci aiuti il Signore a mostrarvi quale ne sia il significato esatto. In primo luogo notiamo una cosa che con estrema facilità può essere valutata da tutti, anche dai più ignoranti, e cioè com'essi spezzino malamente la frase. Appena l'ascolterete ve ne convincerete. Il testo della profezia, come giace, si presenta così. La sposa parla allo sposo dicendogli: Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi 150. Che queste siano parole rivolte dalla sposa allo sposo (cioè dalla Chiesa a Cristo), non lo poniamo in dubbio né noi né loro. Ma ascolta tutte le parole della sposa. Perché vuoi attribuire allo sposo parole che invece sono dette ancora dalla sposa? Prima si riferiscano per intero le parole della sposa, poi risponderà lo sposo. Ascolta come non ci sia cosa più evidente della divisione [della frase] di cui ti parlerò. Non vi troverai alcun appiglio. Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzodì. È sempre la sposa che dice: Dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzodì. Nota come sia realmente la stessa sposa a pronunziare tali parole. Continua infatti il testo: Affinché io non diventi come una [che è] nascosta fra i greggi dei tuoi compagni 151. Suppongo che voi tutti, dotti e ignoranti, sappiate distinguere fra genere maschile e genere femminile. Nascosta di che genere è? Lo chiedo a tutti: È maschile o femminile? Dice: Rivela a me, o diletto dell'anima mia. Parlando di un diletto, si rivolge a un uomo, allo sposo. Che poi a interpellare quest'uomo sia una donna, lo indicano le parole successive: Rivela a me dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzogiorno, perché io non divenga come una [che è] nascosta. Intendi nascosta [al femminile] perché il senso sia palese. Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzogiorno, perché io non divenga come una [che è] nascosta fra i greggi dei tuoi compagni. Fin qui le parole della sposa; dopo cominciano (è chiarissimo) le parole dello sposo: Bada a conoscere te stessa! Pur essendo donna, riconosci virilmente te stessa. Bada - dice - a conoscere te stessa 152, - e ascolta anche il seguito: o bella fra le donne -. Bada a conoscere te stessa o bella fra le donne! Esci sulle orme dei greggi e pasci i tuoi capretti fra le tende dei pastori, non dentro la tenda del pastore. Nota come lo sposo parli minaccioso. Nota com'egli, sebbene amabile, dinanzi al pericolo escluda ogni lusinga. Con che tenerezza aveva parlato lei! Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzodì 153. Verrà infatti il mezzogiorno, quando i pastori si rifugiano sotto l'ombra, e potrebbe, forse, celarmisi il luogo dei tuoi pascoli e del tuo riposo, mentre io voglio che tu me lo riveli affinché io non sia come una che è nascosta, cioè non vista, sconosciuta. In realtà io sono manifesta, né ha da succedere che, come una che è nascosta, celata, mi mescoli alle greggi dei tuoi compagni. Difatti tutti gli eretici sono usciti dal [gregge di] Cristo. Quanti son diventati pastori cattivi e posseggono greggi non propri, pur avendoli segnati col nome di Cristo, un tempo furono suoi compagni, presero parte alla sua mensa. Si chiamano infatti compagni coloro che partecipano (come si dice) di una mensa comune; e la lingua latina li dice appunto sodales per il fatto che mangiano alla stessa mensa. Ascolta da un salmo il rimprovero che un tale rivolge a certi cattivi compagni, cioè a gente nutrita alla stessa mensa. Dice: Se mi avesse ingiuriato un nemico, l'avrei tollerato; se contro di me avesse pronunciato parole offensive, mi sarei certo nascosto lontano da lui. Ma tu, mio amico e mio conoscente, tu, mia guida che insieme con me prendevi i cibi gustosi 154. In effetti, molti amici del Signore, ingrati alla mensa da lui imbandita, se ne sono usciti fuori. Erano commensali perversi, e si fecero mense proprie ed eressero dei contraltari. In costoro teme lo sposo che la sposa abbia ad incorrere.
Il cristiano forestiero che capita in Africa.
37. Tu ritieni che il mezzodì sia l'Africa. Io potrei dimostrarti che parti della terra situate a mezzodì siano piuttosto l'Egitto o quelle regioni bruciate dal sole dove non piove mai. Difatti sono il mezzodì quei luoghi dove picchia il sole a metà giorno. Là però c'è il deserto, che rigurgita di migliaia di servi di Dio. Per cui, se vogliamo parlare di mezzodì in senso locale, perché non sarebbero quelli i luoghi dove egli ha i suoi pascoli e dove riposa, dal momento che fu detto: Ubertosi saranno i deserti più aridi 155? Ma voglio ammettere la tua interpretazione e ritenere che il mezzodì sia l'Africa. Sia dunque l'Africa il mezzodì, dove sono i cattivi compagni. La Chiesa d'oltremare, in qualche suo membro, fa vela per l'Africa e, sollecita che quel tale possa cadere in errore, invoca il suo sposo e gli dice: Sento dire che in Africa ci sono in gran numero gli eretici, in gran numero i ribattezzatori. Tuttavia - a quanto sento dire - ci sono anche i tuoi. Mi giunge l'una e l'altra notizia; ma io voglio udire direttamente dalla tua bocca quale dei due gruppi sia il tuo. Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi a mezzodì 156, cioè in quelle regioni meridionali donde mi giunge notizia dell'esistenza di due fazioni: l'una di Donato, l'altra in comunione con l'universo a te fedele. Dimmi tu stesso dove debbo andare, in modo che io, come una [che è] nascosta (cioè sconosciuta), non sia fra i greggi dei tuoi compagni 157. Affinché cioè non m'imbatta nei greggi degli eretici, intenti a sovrapporre pietra su pietra nel loro edificio destinato a crollare, né precipiti in mezzo ai ribattezzatori. Rivela a me. Le risponde colui che, volendo inculcare l'unità del pastore, nel brano ora letto diceva: Io stesso le pascerò 158; colui che biasimava certi pastori che, per essere in molti, avevano lacerato l'unità. La sua risposta non è mite ma quanto mai severa, proporzionata alla gravità del pericolo. Dice: Bada a conoscere te stessa, o bella fra le donne 159. Tu sei bella fra le donne, ma sappiti riconoscere! Da che cosa ti riconoscerai? Dall'essere in tutto il mondo. Se infatti sei bella devi possedere l'unità, poiché dove c'è divisione c'è bruttezza, non beltà. Bada a conoscere te stessa! Hai creduto in me: riconosci te stessa! Come hai creduto in me? Alla stessa maniera come vi hanno creduto quei tuoi cattivi compagni i quali, come te, ammettono che il Verbo si sia fatto carne, sia nato dalla Vergine, sia morto sulla croce e poi sia risorto e asceso al cielo. Tale mi hai creduto tu ed altrettanto mi proclamano loro. Ebbene, sappi riconoscere me e te: me in cielo, te sparsa su tutta la terra. È Cristo che così apostrofa un membro qualsiasi della Chiesa, come parlando alla Chiesa intera. Difatti, come potrebbe la Chiesa essere in cerca della Chiesa? Voglio argomentare come usano loro. Rivela a me, o diletto dell'anima mia, dove siano i tuoi pascoli e dove riposi 160. Cosa cerca? La Chiesa. E l'interpellato, come mostrandole la Chiesa, risponde: Nel mezzodì. Così interpretano. Mi rispondano allora come faccia la Chiesa a ricercare la Chiesa. Rivela a me, o diletto dell'anima mia. Chi parla così? La Chiesa. Cosa desidera le venga palesato? Dove siano i tuoi pascoli e dove riposi, cioè dove sia la Chiesa. Parla la Chiesa e cerca dove si trovi la Chiesa; e l'altro - così opinano - risponde: Nel mezzodì. Se, come dicono il mezzodì è unicamente l'Africa, come fa la Chiesa a domandare dove lei stessa si trovi? O, forse, è la Chiesa d'oltremare che si pone la domanda (in verità pertinente) nei riguardi del mezzodì per non cadere in errore. È Cristo che si rivolge ai singoli membri della sua Chiesa e come parlando a [tutt'intera] la sua Chiesa. E cosa dice? Bada a riconoscerti, o bella fra le donne; altrimenti esci fuori 161! Uscire è proprio degli eretici. Orbene, o sappiti riconoscere o esci fuori! poiché, se non saprai riconoscerti, uscirai fuori. E dove andrai uscendo? Sulle orme dei greggi: seguirai greggi cattivi. Non credere che, uscendo fuori, seguirai le orme delle pecore! Ascolta come continua [il profeta]: Esci fuori, sulle orme dei greggi, e pasci i tuoi capretti 162. Non le pecore! E voi sapete, fratelli, dove andranno a finire i capretti. Tutti coloro che sono usciti dalla Chiesa finiranno alla sinistra. A Pietro che persevererà è detto: Pasci le mie pecore 163; all'eretico che se ne andrà via: Pasci i tuoi capretti 164.
Esegesi donatista di Hab 3, 3.
38. Insistono: C'è un altro testo. Ugualmente contro di te. Dillo: ascoltiamo! Sarà senz'altro contrario a te, come il precedente che ritenevi a te favorevole. Dicono: È vero che per mezzodì intendete l'Egitto? Noi allora potremmo intenderlo in molte altre maniere; anzi, prendendo lo stesso Egitto per una qualsiasi regione del mondo; potremmo perfino identificarlo con l'Africa. Odi però cosa io intendo per mezzodì. Vi intendo il fervore degli uomini spirituali, ardente per il fuoco della carità, splendente per la luce della verità. Si dice infatti in un salmo: Manifestami la tua destra e quanti hanno il cuore istruito nella sapienza 165. Mostrami la destra, non i capretti; e quanti hanno il cuore istruito nella sapienza, poiché un uomo siffatto è il mezzodì, come sta scritto nel profeta: Le tue tenebre saranno come il meriggio 166. In molte maniere possiamo quindi interpretare questo "mezzodì", ma io voglio vedervi proprio l'Africa, nient'altro che l'Africa. Forse da te mi viene una spiegazione migliore di quella che, senz'essere edotto da te, io non sarei riuscito a scoprire. Sia dunque l'Africa il mezzodì ! Ma la Chiesa d'oltremare teme d'incappare nei ribattezzatori, teme d'imbattersi come una sconosciuta nelle greggi dei compagni, e chiede allo sposo che le riveli dove siano i suoi pascoli e dove riposi a mezzodì 167. Questo, perché nello stesso mezzodì ci sono alcuni nei quali egli pasce mentre in altri non pasce, alcuni nei quali riposa e altri nei quali non riposa. Ebbene, ascolti [questo emigrante] il [nostro] consiglio: Venga dalla Chiesa cattolica; non si mescoli ai greggi dei compagni, non si metta a pascere propri capretti! E adesso citami pure il testo che mi volevi citare. Risponde: Il profeta afferma: Dio verrà dalle regioni dell'africo 168. Ora, dove è l'africo lì c'è anche l'Africa... O testimonianza [veramente magnifica]! Dio verrà dalle regioni dell'africo. E questo vorrà dire che Dio ha da venire dall'Africa? Dunque gli eretici proclamano che in Africa ha da nascere un altro Cristo e da lì spingersi per tutto il mondo ! Vi prego, cosa significa: Dio verrà dalle regioni dell'africo? Se voi mi rispondeste: Significa che Dio ha soggiornato in Africa, questa sarebbe certo una risposta sconcia. Voi invece mi asserite che significa: Dio ha da venire dall'Africa! Di Cristo sappiamo dove sia nato, dove abbia patito, dove sia asceso al cielo e donde abbia inviato gli apostoli, dopo averli riempiti di Spirito Santo, comandando di evangelizzare il mondo intero. Al suo ordine si attennero i discepoli e il mondo è già pieno del messaggio evangelico; e tu mi sostieni che Dio ha da venire dall'Africa?
Replica di Agostino.
39. Mi replica: Allora dimmi tu il significato delle parole Dio verrà dalle regioni dell'africo. Cita per intero il passo e forse lo comprenderai. Dio verrà dalle regioni dell'africo, e il Santo dal monte ombreggiato 169. Spiegami tu in che modo può venire dall'Africa, se viene dal monte ombreggiato. Lo scisma di Donato è sorto in Numidia: furono numidi quelli che per primi passarono allo scisma, provocando tumulti e scandali e infliggendo [alla Chiesa] una terribile piaga. Altri numidi ve li sospinsero. Ve li sospinse Secondo di Tigisi, e dove sia Tigisi è cosa nota. I chierici che vi furono inviati li radunarono fuori della chiesa, né vollero far parte del clero cartaginese. Si nominarono un visitatore, e furono accolti in casa da Lucilla. L'autore di tutta questa sciagurata vicenda fu, dunque, un eretico della Numidia. Ora, nella Numidia, da cui ebbe origine il movimento che con tanti disastri è giunto fino a noi, c'è sì e no un qualche cespuglio, tant'è vero che la gente abita nelle grotte. Ci saranno dunque nella Numidia montagne ombreggiate? Spiegami la cosa. Non fermarti alle parole: Dio verrà dalle regioni dell'africo; io voglio la spiegazione anche del resto: Il Santo [verrà] dal monte ombreggiato. Mostrami come il donatismo, sorto in Numidia, possa venire dal monte ombreggiato. Ovunque troverai regioni prive di vegetazione. Se vi sono dei campi fertili, essi son coltivati a frumento, ma in nessun posto troverai oliveti o altre piantagioni che rendano ameno il paese. Come parlare di monti ombreggiati esistenti in Numidia, donde ha tratto origine lo scandalo donatista?.
La realizzazione della profezia di Hab 3, 3.
40. Insistono: Spiegami dunque tu cosa significhi il detto: Dio verrà dalle regioni dell'africo e il Santo dal monte ombreggiato. Vedi quanto mi sia facile spiegartelo! Ascolta in primo luogo le parole del Signore: Era necessario che Cristo patisse e il terzo giorno risorgesse, e che nel suo nome fossero predicati la conversione e il perdono dei peccati fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme 170. Ecco da che parte è venuto il Signore. Quando dice: A cominciare preannunzia che a partire da lì avrebbe raggiunto le altre genti nella persona dei suoi santi. Leggi nel libro di Gesù di Nave in qual modo la terra dei figli d'Israele venne ripartita fra le diverse tribù. Ivi è detto chiaramente che dalle parti dell'africo c'è Gebus, cioè Gerusalemme 171. Leggi, scruta e troverai; e volesse il cielo che, trovando [la verità], vi creda e la smetta con il tuo astio. Dalle parti dell'africo c'è Gebus, cioè Gerusalemme; e il Signore: A cominciare da Gerusalemme 172. Ecco cosa significa: Dio verrà dalle regioni dell'africo. Ma allora, in che senso: Dal monte ombreggiato? Leggi il Vangelo! Cristo salì al cielo dal monte Oliveto. Continua! Potrebbe essere più chiaro? Ti senti dire: Dall'africo, e ancora: Dal monte ombreggiato. Riferiamo parole della Legge e riferiamo parole del Vangelo. Ti sei sentito dire: A cominciare da Gerusalemme; ascolta anche: Fra tutte le genti. Dalla bocca dello stesso profeta prosegui a leggere anche le parole che non avevi calcolate, anzi avevi del tutto omesse: Dio verrà dalle regioni dell'africo e il Santo dal monte ombreggiato; la sua ombra coprirà i monti, e della sua gloria sarà piena la terra 173. Dunque, fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme 174. Ma come a cominciare da Gerusalemme? Dio verrà dall'africo e il Santo dal monte ombreggiato, cioè dal monte degli Olivi, dove Cristo salì al cielo e donde inviò i discepoli. Fu lì che, prima di ascendere, disse: Non spetta a voi conoscere il tempo che il Padre nella sua potenza ha stabilito, ma riceverete una forza dall'alto e mi sarete testimoni. Notate come ebbe inizio la predicazione evangelica! Mi sarete testimoni in Gerusalemme e in Giudea e in Samaria e per tutta la terra 175. Pertanto, allorché venne [a noi] Cristo-Dio e quando il suo nome e l'annunzio evangelico mossero da Gerusalemme, fu allora che egli venne dall'africo; e venne anche dal monte ombreggiato, cioè dal monte Oliveto. E siccome fra tutte le genti s'è diffuso il Vangelo, ecco perché la sua ombra coprirà i monti (si riferisce al suo refrigerio e alla sua protezione! e in che modo della sua lode è piena la terra 176. Con tutta la terra dunque cantate il cantico nuovo; non il cantico antico che si canta in un angolo della terra.
Il cireneo e Giuseppe d'Arimatea.
41. Dicono un'altra storia. Questa: Simone di Cirene fu costretto a portare la croce del Signore 177. Sì, lo leggiamo; ma vorrei proprio sapere cosa ti serva questo. Risponde: Il cireneo è un africano, e quel tale fu costretto a portare la croce esattamente per questo motivo. Ma tu, forse, non sai dove si trovi Cirene. È nella Libia, nella Pentapoli: una regione confinante con l'Africa, che però fa parte piuttosto dell'Oriente. Ricavalo almeno dalla distribuzione delle province imperiali. È l'imperatore d'Oriente che manda il giudice a Cirene. Ti rispondo in due parole: Dove alligna la setta di Donato, non è Cirene; e dove è Cirene, là non esiste la setta di Donato. La verità, chiarissima, smaschera l'errore. Mi si mostri Cirene là dove sono i donatisti; mi si mostrino i donatisti a Cirene! È infatti cosa arcinota, fratelli, che nella Pentapoli c'è la Chiesa cattolica, non la setta donatista. Sicuri [della verità], prendiamoci pur gioco di quelli che dovremmo compiangere o, meglio, compiangiamo quelli che ci verrebbe voglia di prendere in giro. Cosa mai dici? Mi richiami alla mente i meriti insigni di quel tal cireneo che portò la croce del Signore, e lo supponi un africano. Invece egli è un orientale. Si può infatti parlare di Libia in doppio senso: o intendendo questa [provincia] che propriamente è l'Africa o quella regione dell'Oriente vicina e confinante in tutto con l'Africa. Ma ammettiamo pure che quel cireneo fosse un africano. Lo ritieni beato perché, costretto, portò la croce del Signore 178? Con quanto maggior ragione un altro potrebbe concludere che la Chiesa di Cristo è rimasta in Arimatea! Difatti quel Giuseppe, uomo ricco di Arimatea che aspirava al regno di Dio, si avvicinò alla croce non forzato, non costretto, anzi, a differenza degli altri, sopraffatti dal timore, chiese a Pilato di seppellire il corpo del Signore, lo depose dal patibolo, ne curò la sepoltura, lo nascose nel sepolcro: e di tutto questo è elogiato nel Vangelo. E allora? Perché questo devoto, che tanta cura si prese della salma del Signore, era nato in Arimatea, forse che, per questo, la Chiesa è rimasta in Arimatea? O, al contrario, dato che a voi piace di più quell'altro che venne forzato (cioè costretto) a portare la croce, in tal caso fanno bene gli imperatori cattolici, a ridurvi per forza all'unità.
1 - Cf. Sal 79, 2.
2 - Ez 34, 1-2.
3 - Ez 34, 2.
4 - Fil 2, 21.
5 - Cf. Sir 12, 14.
6 - Ez 34, 3-5.
7 - 1 Cor 9, 7.
8 - Cf. 2 Ts 3, 8.
9 - Cf. 2 Ts 3, 9.
10 - Cf. 1 Cor 9, 12.
11 - Lc 10, 35.
12 - Fil 4, 14.
13 - Fil 4, 11-14.
14 - Cf. Fil 4, 16.
15 - Fil 4, 17.
16 - Lc 12, 35.
17 - Mt 5, 15-16.
18 - Cf. Fil 2, 21.
19 - Gal 4, 14-15.
20 - 1 Cor 12, 27.
21 - Gal 4, 16.
22 - Cf. Fil 2, 21.
23 - Cf. Sap 2, 8.
24 - Tt 2, 7.
25 - 1 Tm 4, 12.
26 - Mt 23, 3.
27 - Mt 5, 28.
28 - Ez 34, 3.
29 - Ez 34, 4.
30 - Sir 2, 1.
31 - Cf. Mt 7, 24, 26.
32 - 1 Cor 10, 4.
33 - 2 Tm 3, 12.
34 - Cf. Mt 7, 26.
35 - Cf. Mt 7, 25, 27.
36 - Cf. Sal 68, 5.
37 - Eb 12, 6.
38 - Fil 2, 6.
39 - Cf. Gv 1, 3.
40 - Cf. Rm 8, 14-16; 8, 23; Gal 4, 5.
41 - Cf. Rm 8, 17.
42 - Sal 2, 8.
43 - Sir 2, 1.
44 - 1 Cor 10, 13.
45 - Cf. 1 Cor 10, 13.
46 - 2 Cor 13, 3.
47 - 1 Cor 10, 13.
48 - Sal 79, 6.
49 - Ez 34, 4.
50 - Cf. Mc 2, 3.
51 - Ez 34, 4.
52 - 1 Cor 10, 13.
53 - Ez 34, 4.
54 - 2 Tm 4, 2.
55 - Ez 34, 4.
56 - 2 Cor 5, 10.
57 - Ez 34, 4.
58 - Ez 34, 3.
59 - Ez 34, 4.
60 - Ez 34, 5.
61 - Ez 34, 5-6.
62 - Sal 120, 1.
63 - Sal 120, 2.
64 - 1 Cor 1, 11-12.
65 - 1 Cor 1, 13.
66 - Sal 82, 2.
67 - Sal 120, 2.
68 - Ap 19, 10.
69 - Ez 34, 6.
70 - Cf. Col 3, 3.
71 - Cf. Gv 15, 1-2.
72 - Cf. Gv 15, 4.
73 - Rm 11, 23.
74 - Cf. Gv 15, 1.
75 - Ez 34, 6.
76 - Ez 34, 7-8.
77 - Cf. Fil 2, 21.
78 - Ez 34, 8.
79 - Ez 34. 8.
80 - Ez 34, 9.
81 - Ez 34, 10.
82 - Ez 33, 7-9.
83 - Ez 34, 8.
84 - Cf. Ez 33, 2-6.
85 - Ez 34, 10.
86 - Mt 23, 3.
87 - Mt 15, 14.
88 - Mt 23, 3.
89 - Mt 23, 3.
90 - Rm 2, 21.
91 - Mt 7, 26.
92 - Mt 23, 3.
93 - Ez 34, 10.
94 - Sal 13, 4.
95 - Ez 34, 11.
96 - Ger 3, 15.
97 - Gv 21, 15-17.
98 - Ez 34, 10.
99 - Sal 79, 2.
100 - Cf. Gn 37.
101 - Sal 79, 3.
102 - Ez 34, 11-12.
103 - Ez 34, 12.
104 - Gv 10, 27.
105 - Ez 34, 12.
106 - Ez 34, 13.
107 - Ez 34, 13.
108 - Sal 18, 5.
109 - Ez 34, 14.
110 - Ez 34, 14.
111 - Ez 34, 14.
112 - Cf. Sal 120, 1-2.
113 - Ez 34, 14.
114 - Ez 34, 15.
115 - Ez 34, 16.
116 - Ez 34, 16.
117 - Ger 17, 11.
118 - Cf. 2 Cor 11, 3; 1 Tm 2, 14.
119 - Ger 17, 11.
120 - 1 Cor 1, 20.
121 - Cf. Gn 3, 6.
122 - Gn 3, 1.
123 - Gv 10, 27.
124 - Gv 21, 17.
125 - Cf. Gv 3, 29.
126 - Cf. Mt 19, 5.
127 - Gv 21, 15-17.
128 - 2 Cor 10, 17.
129 - Ez 34, 15.
130 - Gv 10, 16.
131 - 1 Cor 10, 10.
132 - Gv 10, 27.
133 - Cf Mt 7, 15.
134 - Cf. Lc 19, 10.
135 - Gv 10, 27.
136 - Lc 24, 47.
137 - Gn 22, 18.
138 - Sal 2, 8.
139 - Sal 21, 28-29.
140 - Sal 95, 1.
141 - Sal 71, 11.
142 - Mt 8, 10-11.
143 - Sal 18, 7.
144 - Sal 97, 3.
145 - Sal 18, 5.
146 - Ct 1, 6.
147 - Sal 2, 8.
148 - Sal 21, 28.
149 - Cf. Mt 7, 7.
150 - Ct 1, 6.
151 - Ct 1, 6.
152 - Ct 1, 7.
153 - Ct 1, 6.
154 - Sal 54, 13.
155 - Is 5, 17.
156 - Ct 1, 6.
157 - Ct 1, 6.
158 - Ez 34, 15.
159 - Ct 1, 7.
160 - Ct 1, 6.
161 - Ct 1, 7.
162 - Ct 1, 7.
163 - Gv 21, 17.
164 - Ct 1, 7.
165 - Sal 89, 12.
166 - Is 58, 10.
167 - Cf. Ct 1, 6.
168 - Ab 3, 3.
169 - Ab 3, 3.
170 - Lc 24, 46.
171 - Gs 15, 8.
172 - Lc 24, 46.
173 - Ab 3, 3.
174 - Lc 24, 46.
175 - At 1, 7-8.
176 - Sal 95, 1.
177 - Mt 27, 32.
178 - Cf Mt 27, 57-60.
L'anima onesta al confessionale
Vita cristiana - don Giuseppe Tomaselli
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Principi fondamentali
Prima di entrare nell'argomento, è necessario richiamare i principi fondamentali del Sacramento della Confessione.
Gesù Cristo disse agli Apostoli ed ai loro successori: « I peccati di coloro ai quali li riterrete, saranno ritenuti, ed i peccati di coloro ai quali li perdonerete, saranno perdonati ».
Il ministro di Dio dunque perdona i peccati non a nome proprio, ma a nome del Signore.
Gesù Cristo non stabilì il tempo in cui si sarebbe dovuto chiedere l'assoluzione sacramentale; ma poiché tanti non si davano pensiero di rimettersi nella grazia di Dio dopo la colpa, il Sommo Pontefice, Capo Supremo della Chiesa, stabilì, già da secoli: « Tutti i fedeli devono confessarsi almeno una volta l'anno ». Chi non soddisfa a questo precetto ecclesiastico, si rende reo di peccato mortale.
Non basta confessarsi; è necessario confessarsi bene. Per riuscirvi si richiede:
1° Pensare i peccati commessi
2° Essere pentiti del male operato; e tale pentimento sia nobilitato dall'amore di Dio, cioè essere pentiti non soltanto per i castighi meritati, ma più che tutto per l'offesa recata al Signore.
3° Promettere di non peccare più, col fermo proposito di fuggire le occasioni prossime di grave peccato.
4° Manifestare al Sacerdote le proprie colpe, con umiltà e sincerità.
5° Compiere l'opera buona che impone il Confessore, come penitenza dei peccati.
Si è tenuti a confessare solamente le colpe gravi; i peccati veniali, o leggeri, è bene confessarli, ma non si è tenuti a farlo.
I peccati di pensiero si confessano come pensieri, le parole come parole e le azioni come azioni. Perciò chi dicesse: « Mi accuso di un cattivo pensiero contro la purezza » e volesse includere anche il discorso disonesto o l'atto impuro, non si confesserebbe esattamente.
Oltre al peccato mortale, bisogna confessare le circostanze che mutano la specie di peccato, poiché un peccato, per circostanze particolari, potrebbe essere doppio ed anche triplo. Così, se un padre di famiglia pronunzia una bestemmia davanti ai figli, commette due peccati: il primo è la bestemmia ed il secondo è lo scandalo dato ai figli.
Dei peccati gravi si deve manifestare al Confessore anche il numero; se questo si conosce esattamente, non si può aumentare o diminuire; se il numero non è possibile saperlo a motivo dei molti atti ripetuti, si deve dire il numero approssimativo. Ad esempio: Ho perduto la Messa la domenica, una o due volte al mese ... Ho bestemmiato un paio di volte al giorno, o alla settimana, o al mese. -
Poiché non tutto si può ricordare nell'atto della Confessione, si dica in ultimo: Chiedo perdono a Dio anche dei peccati che non ricordo. -
I peccati confessati restano perdonati direttamente; quelli dimenticati sono assolti indirettamente. Se dopo la Confessione ci si ricordasse di qualche peccato grave, si resti tranquilli; è lecito accostarsi alla Santa Comunione. Però alla prossima Confessione, ricordando il peccato tralasciato, c'è l'obbligo di confessarlo.
Chi nasconde volontariamente una colpa grave, o per vergogna o per altro motivo, non riceve il perdono di alcun peccato, anzi macchia la coscienza di un altro peccato gravissimo, che si chiama « sacrilegio »; se poi va a comunicarsi, raddoppia il sacrilegio. Meglio non confessarsi mai, anziché confessarsi male! La medicina lasciataci dal Divin Redentore diventerebbe veleno.
È molto pericoloso il dire: « Pecco ... faccio quello che voglio ... e poi mi confesserò! » Sarebbe questo un abuso della divina misericordia. Guai a sfidare la bontà di Dio! ... Non si dimentichi che con Dio non si scherza!
Si mettano in pratica i consigli del Confessore, come si fa tesoro della ricetta che rilascia il medico del corpo.
Chi sa di essersi confessato male, o per aver taciuto un grave peccato o per mancanza di vero dolore e proposito, deve rifare le sue confessioni, a cominciare dall'ultima fatta bene.
NELL'OSTERIA
- Antonio, tua moglie ti fa disperare?
- Qualche volta sì e qualche volta ... sempre! La sua casa è la Chiesa. La mattina ha premura di sbrigare le faccende domestiche. - Ma perché tanta fretta? - Non senti, mi risponde, che suona già la campana della Messa? - Tante volte, ritorno dal lavoro, batto alla porta di casa e nessuno risponde. - Ma insomma, dov'è la mia signora? - E me la vedo comparire ansante con lo scialle sul capo. - E dove sei stata? - Ha avuto luogo una bella funzione in Chiesa! Non volevo perderla! -
- E tu, Antonio, hai la pazienza di sopportarla? Amministrale qualche ceffone; metterà subito giudizio!
- Ah, questo no! Mia moglie non merita tale trattamento! Fuori di questo difetto non ne ha alti!. Non dà confidenza ad estranei, non si bisticcia con i vicini, sa dire la buona parola per rappacificare gli animi; inoltre mantiene la casa in ordine e non mi fa mancare niente. Come vedi, tutto va bene in casa mia; c'è la vera pace, specialmente da quando i miei due figli si sono sposati. Pazienza ... lasciamola andare in Chiesa! ... Dice che ha bisogno di pregare, di comunicarsi e di confessarsi.
- Già... confessarsi!... Anche mia moglie aveva questo vizio, ma gliel'ho fatto perdere! Nei primi anni della nostra convivenza io feci i patti chiari: Se tu vuoi pregare, prega pure, ma in casa! Confessione, niente! Prima di morire, chiamerò il Prete in casa e ti farò confessare... Del resto, che peccati hai tu?... E mia moglie cambiò sistema!
- Confessarsi, confessarsi! - esclama Antonio. - Ma che cosa hanno da dire quelli che si confessano? Che peccati possono fare, per sentire il bisogno di raccontarli al Prete?
- Ma, che vuoi! Sono donne, non sanno cosa fare in casa e vanno in Chiesa a confessarsi. Noi uomini invece che abbiamo tanti pensieri importanti in testa, non abbiamo tempo da perdere con queste sciocchezze!
- Eppure, ci sono uomini che vanno a confessarsi! Non hai visto per Pasqua quanti padri di famiglia sono andati in Chiesa a confessarsi?
- E vuol dire che hanno peccati! Non tutti gli uomini sono come noi due. Noi non ammazziamo, non rubiamo, non andiamo al tribunale a fare testimonianza falsa, siamo operai stimati ed onorati... dunque.. . che cosa dobbiamo confessare?
- Hai ragione! -
Questa conversazione ebbe luogo una sera dentro la bettola, mentre Antonio e Nicolino si disponevano a bere il solito bicchiere.
INCONTRO
Il Parroco rientrava in paese, dopo aver assistito un moribondo nella vicina campagna. Fortuna volle che Antonio gli passasse vicino. Il Sacerdote approfittò per dirgli una buona parola.
- Antonio, come va la salute?
- Sempre bene! Soltanto i denari mi mancano; del resto non desidero niente. Ho portato un paio di scarpe ad una famiglia ed ora rincaso.
- E di coscienza come stai?
- Benone! La coscienza è sempre a posto. Fossero tutti come me gli uomini! ...
- Eppure, in Chiesa non ti vedo quasi mai! Tua moglie sì che è assidua! - Basta che vada mia moglie a pregare Dio; vale per essa e per me. Qualche volta gliel'ho detto: Concetta, è inutile che mi dica di andare in Chiesa; prega tu per me e fa lo stesso!
- Bravo Antonio! Prova anche a dire alla tua signora: Concetta, questa sera io non mangio; mangia tu per me; fa lo stesso!
- Caro Padre Parroco, anche quando io non vada spessissimo in Chiesa, come fa mia moglie, credo di amare Dio più di essa, perché io penso al Signore e lo prego nel mio cuore.
- Però il giorno di Pasqua non ti ho visto in Chiesa per la Comunione; e non solo quest'anno, ma neppure gli altri anni ti sei accostato a Gesù Sacramentato. Risolviti una buona volta a comunicarti! Confessati bene e resterai contento!
- Ma che cosa devo dire in Confessione, se non faccio male ad alcuno?
- E’ vero; ma io credo che guardando bene nella coscienza, potresti trovare qualche cosa! ... Pensa Antonio, che si muore! Io vengo da assistere un moribondo. Guai a presentarsi al tribunale di Dio con i conti irregolari! Dunque ti aspetto! Qualche giorno verrai a trovarmi e faremo tutto!
- Ma io non ho tempo!
- Non dire così ... Forse non hai voglia!... Non ti accorgi che è il demonio che ti trattiene dal compiere il tuo dovere di buon Cristiano?... Non ci vuole denaro per Confessarsi; soltanto la buona volontà.
- Padre Parroco, ci penserò meglio!... Non è difficile che un giorno vada a confessarmi. Lo farò per piacere a lei ed anche a mia moglie, che sempre me lo ripete.
- Male! Allora è meglio non confessarti.
- Perché?
- Devi confessarti unicamente per piacere al Signore, non alle creature. - E va bene! Farò come dice lei!... Però se mi confesserò non si offenda, mi rivolgerò ad un Padre Francescano, perché i Monaci m'ispirano più confidenza.
- Ottimamente! Massima libertà in queste cose. Antonio sta' attento! Io temo che il demonio ti possa togliere questo poco di buona volontà. Dammi la parola d'onore che ti confesserai e così si è più sicuri.
- Padre Parroco, poiché lei vuole così, impegno senz'altro il mio onore; anzi andrò a confessarmi questa sera stessa! Le piace?
- Bravo Antonio! Io pregherò per te. -
IN CASA
- Concetta, se verrà qualcuno a cercarmi, dirai che questa sera sono occupato.
- E se verrà tuo compare? - Dirai che torni domani.
E che impegno hai quest'oggi?
- Non te lo vorrei dire... ma te lo dico... perché so che ti farà piacere. Vado subito al convento dei Francescani.
- Dai Padri Francescani?... Tu? - Sì, io. Vado a confessarmi.
- Antonio... ma dici sul serio?
- Certo! Ho impegnata la mia parola al Parroco, mi sono incontrato con lui ed assolutamente ho deciso di confessarmi!
- Che gioia! Signore, vi ringrazio!... Quanto vi ho pregato per mio marito!... Finalmente!...
- Dunque, Concetta, sei contenta? - Contentissima! Ti raccomando però di confessarti bene; non nascondere peccati!
- Peccati?... E che peccati posso avere io?... Tu mi conosci bene e sai che non faccio male ad alcuno!
- Ed allora io reciterò subito un Rosario alla Madonna in ringraziamento ed affinché ti aiuti questa sera. -
AL CONVENTO
Il fraticello aveva suonato i tocchi dell'Ave Maria e dopo si era fermato presso il porticino del convento.
- Buona sera! Vorrei parlare a Padre Serafino.
- Lo chiamo subito. -
Antonio entrò nel convento e nell'attesa passeggiava lentamente nel cortiletto. Padre Serafino non si fece attendere molto.
- Cercate di me?
- Precisamente! Voglio confessarmi. Però la mia Confessione è semplice semplice. Non ho ammazzato, non ho rubato, non sono stato al tribunale e tutti mi vogliono bene. S'informi in paese chi sono io e tutti diranno che sono il più grande galantuomo!
- Bene mi compiaccio di questo! Tuttavia accomodiamoci in Chiesa; saremo soli e potremo parlare tranquillamente. -
Padre Serafino, per lunga esperienza, si accorse subito di aver da fare con un pasqualino arretrato e pensò: Questa sera un po' di lavoro! Alla gloria di Dio!
CONFESSIONE
- Inginocchiatevi!
- È proprio necessario inginocchiarmi? Soffro di reuma alla gamba.
- Allora state a sedere... Fate il segno della Croce!... Che peccati avete fatto?
- Padre, già la mia Confessione 1'ho fatta poco fa; le ho detto che io non commetto mai peccati!
- Dunque... siete un Santo!?...
- Santo no! Ma peccati non ne tengo!
- Beh, rispondete allora alle mie domande: Avete fatto il Precetto Pasquale? - Questo peccato non l'ho fatto.
- Peccato?... Vi chiedo se quest'anno a Pasqua avete ricevuta la Santa Comunione!
- A dire il vero, è un po' di tempo che non mi comunico.
- L'ultima volta quando vi siete confessato?
- Non ricordo bene!... Da ragazzo, sino ai nove anni mi confessavo spesso... una o due volte l'anno. Poi mi misi a lavoro e non pensai più a queste cose. Sa, uno che lavora non ha tempo da perdere.
- Credete che sia un tempo perduto andare a confessarsi e purificare la coscienza?... È il tempo meglio impiegato!
- Dunque, non ricordate se dopo i nove anni vi siate confessato! Siete sposato regolarmente?
- Sì, sposai con tutti i Sacramenti della Chiesa.
- Certamente vi confessaste prima di sposare!
- Sì, sì!... Lo ricordo!... Allora mi confessai nella parrocchia; c'era un Prete santo in quella Chiesa.
- E quanti anni sono che vi siete sposato?
- Vediamo!... Il primo figlio ha ventisette anni e certamente mi sposai ventotto anni addietro.
- Perciò sono già ventotto peccati mortali che avete nell'anima! Ogni anno che passa senza Confessione, è un grave peccato!... Ora datemi ventotto lire!
- E perché?... Si paga per confessarsi? ... Credevo che si facesse tutto gratuitamente!
- Avete ragione. Tutto è gratis... Ma, se non si paga e voi state ventotto anni senza confessarvi, se si pagasse, quanti anni stareste lontano dalla Confessione?... E pensate che ogni anno c'è l'obbligo di comunicarsi nel tempo di Pasqua e chi tralascia questo, è reo di peccato davanti a Dio. Conoscete il terzo Precetto della Chiesa Cattolica? - Lo ignoro completamente!
- Ve lo dico io: Confessarsi almeno una volta l'anno e comunicarsi almeno a Pasqua.
- Stando così le cose, ora che lo so, ogni anno compirò il mio dovere.
- Conoscete voi le persone della Santissima Trinità?
- Non so chi siano!
- Sapete almeno che c'è Dio?
- Ah, Dio ci deve essere! Diversamente il mondo chi l'avrebbe fatto?... E poi, chi ci farebbe stare in piedi?... A Dio io credo! Io sono molto religioso; difatti tengo con me nel portafoglio tanti santini! Se lei vedesse quanti quadri tiene appesi mia moglie sulle pareti della camera!... Ed io ogni sera bacio il quadro di San Giovanni Decollato, che sta vicino al capezzale!
- Tutta la vostra religiosità consiste solo in questo?
- Inoltre, quando si raccoglie per fare la festa ad un Santo, do sempre la mia offerta; diverse volte ho portato il Santo Patrono sulle mie spalle nel giorno della sua festa!... Ah, fossero tutti gli uomini religiosi come me!...
- Di religione voi avete soltanto un poco di vernice. Ascoltatemi: Dovete credere che c'è Dio, che Dio è uno solo, che in Dio vi sono tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito Santo. Dovete inoltre credere che il Figlio di Dio, Gesù Cristo, circa 1982 anni fa si fece uomo, nacque da Maria Vergine, morì in Croce per i nostri peccati e dopo tre giorni risuscitò gloriosamente. In fine Gesù Cristo salì al Cielo e ritornerà sulla terra alla fine del mondo per giudicare tutti, buoni e cattivi; ai buoni darà il Paradiso ed ai cattivi l'inferno.
- Padre, ma davvero c'è l'inferno ed il Paradiso?... E chi l'ha visto?... E chi è venuto di là per dircelo?
- Gesù Cristo, Dio-Uomo, ci ha insegnato queste verità e noi dobbiamo credere tutto ciò che Iddio ci ha rivelato; negare una sola verità divina o metterla in dubbio, costituisce un grave peccato. - Eh, quante volte io ho detto agli amici: Ma che inferno e che Paradiso!... Lo dicono i Preti per farci spaventare!... Ma io non ci credo!... Del resto, se l'inferno non c'è, meglio ancora; se c'è, come faranno gli altri farò io!...
- Vedete, caro amico, quanti errori avete commesso e quanto reale avete seminato!... Tutto ciò è grave peccato!... Poiché mi accorgo che ignorate i primi elementi della Dottrina Cristiana, vi farò delle domande particolari sui vari Comandamenti di Dio. Voi rispondete con sincerità! Di tante mancanze forse Iddio vi domanderà poco conto per la vostra ignoranza; ma ricordatevi che l'ignoranza colpevole delle verità della fede è un gravissimo peccato. Bisogna istruirsi! Ora incominciamo. -
Primo Comandamento
- Avete avuto fede in Dio e nella sua Provvidenza, oppure avete criticata la condotta del Signore?
- A Dio credo con tutto il cuore; però io dico spesso che lui fa le cose ingiuste. Le pare cosa da poco che muore un padre di famiglia e lascia cinque, sei bambini... mentre ci sono tanti vecchi che passeggiano? Dio non sa fare certe cose! Mandi la morte ad un vecchio e non ad un giovane!
- E chi siete voi, povero uomo, che ardite criticare Dio... l'Onnisciente... l'Onnipotente?... Ne sapete voi più di Dio?
- Questo no!
- E dunque, non dite mai queste cose, perché dire al Signore che non sa governare il mondo, è un insulto alla Divinità, è quindi un grave peccato... E neí vostri bisogni vi rivolgete a Dio con la preghiera?
- La mia preghiera è sempre una e la recito ogni sera: « Santa Maria, Madre di Dio... » Altre preghiere non conosco. Ma poi penso: È inutile pregare! Tanto, Dio fa il sordo e non mi ascolta, mai!
- Nelle necessità dovete pregare. Se il Signore pare che non vi ascolti, sarà perché non avete fede, oppure perché commettete tanti peccati, per cui vi rendete indegno del suo aiuto e delle sue grazie. Avete parlato male della Religione?
- La Religione mi piace e non posso parlarne male. Soltanto mormoro contro i Preti ed il Papa, perché mi sembra che non facciano le cose giuste.
- Fate attenzione! Dice Gesù Cristo, parlando dei suoi Ministri: « Chi disprezza voi, disprezza me! » Se riscontrate dei difetti in qualche Sacerdote, pregate per lui. Attento a non giudicare facilmente male! Avete preso parte a società condannate dalla Chiesa?
- Io non amo stare in società; ho un gruppetto di amici, buoni come me, e faccio i fatti miei.
- Mi spiego meglio. Avete dato il nome a qualche corrente politica, che va contro la Chiesa?
- E che c'entra la politica con la Confessione?
- Sì che c'entra, in quanto oggi con la scusa della politica si combatte la Religione e certi partiti politici sono scomunicati.
- Ah, io non voglio andare mai contro la Religione; sarebbe un peccato. Io mi sono iscritto nel partito comunista, il partito dei bisognosi e spero di passarmela meglio in avvenire. Secondo me, ho fatto bene.
- Invece avete fatto male!
- E perché? Che male ci sarebbe? - Voi non vedete altro che il pane: i superiori del partito hanno altri fini: lottare e togliere la Religione ed ammettere il divorzio.
- Saranno forse gli altri miei compagni a volere questo, ma non io certamente!
- Ad ogni modo, cercate un altro partito, informatevi con persona prudente e date poi il nome a quella corrente politica, che vi sembra la più buona.
- Ma, se faccio un passo indietro, che cosa diranno i miei compagni?
- E se andrete all'inferno, verranno i compagni a liberarvi?... O vi rimettete sulla buona strada o vi nego 1'assoluzione. Io sono Sacerdote e detto tutelare diritti di Dio e delle coscienze!
- E pazienza!... Mi ritirerò!... Tanto, son vissuto povero sinora e continuerò a vivere sempre tale!
- Avete avuto rispetto umano?
- Io sono rispettosissimo con tutti; per questo tutti mi vogliono bene.
- Voglio dire: Avete avuto vergogna di professare la fede cattolica, per timore di essere criticato?
- A dire il vero, quando sono solo non mi vergogno di nessuno: prego, bacio le immagini sacre;... quando sono in compagnia, sto attento a non mostrarmi religioso, diversamente gli altri riderebbero alle mie spalle e potrebbero dirmi Sei diventato sacrestano?
- Vi comportate male e Dio rimane offeso. Dice il Signore: « Se qualcuno si vergognerà di me davanti agli uomini, io mi vergognerò di lui davanti al Padre mio ». Dunque, ci vuole coraggio sempre e dovete far vedere pubblicamente che siete religioso. Siete Cristiano o siete pagano?
- Sono Cristiano.
- Allora non dovete avere paura di mostrarvi seguace di Gesù Cristo. Avete peccato di superstizione?
- Che significa?
- Avete invocato qualche volta il diavolo?
- Per carità!... Ho molta paura del diavolo! Di tanto in tanto però, nella rabbia, lo nomino e lo chiamo « santo ».
- Non fatelo più. Dire « santo » al demonio, è un peccato mortale... Avete prestato fede alle fatture ed al malocchio?
- Sempre!... Sono cose che si vedono con gli occhi e ci si deve credere. Ultimamente una vicina di casa si arrabbiò con mia moglie, andò a prendere una boccetta di acqua e la gettò vicino alla mia porta, dicendo: « Vi faccio la fattura e vi mando il malocchio! Guai a voi »! Io ero presente, volevo adoperare le mani, ma mi frenai. Dissi poi a mia moglie: « Concetta, tu non uscire di casa prima che abbia fatto togliere la fattura ». Chiamai una donna pratica, la pagai, feci eseguire gli scongiuri in casa mia e così passò tutto. Guai a me ed a mia moglie, se io non avessi fatto in tal modo! ...
- Questo è peccato! - E perché.
- Ma il mondo è governato da queste megère oppure da Dio?
- Certo da Dio!
- E dunque, come può una donna produrre un male od accelerare la morte? Se esistessero queste cose, tante madri di famiglia avrebbero combinata una fattura speciale ai capi di governo che volevano fare la guerra e li avrebbero fatti morire o ammalare. Invece i capi belligeranti non risentivano niente! Se così fosse, farebbero la fattura: i servi a certi padroni, i debitori ai loro creditori, ecc.... Sciocchezze, sciocchezze! Esiste solo il maleficio, prodotto dall'intervento diabolico.
- Eppure io ho dato tanta importanza a certe cose! E quanto denaro ho speso durante i quattro anni di malattia di mio figlio!... Ora che lo so, non voglio credere neppure al ferro di cavallo, al nastro rosso, al cornetto!
- Credete anche a questo?
- Sinora ho creduto; ma ora basta! Domani, entrato in bottega, toglierò i tre ferri di cavallo che sono attaccati alla porta.
- Quante corbellerie si commettono nell'ignoranza!
- Proprio Così!... Nell'ignoranza!... Nessuno mi ha spiegato mai queste cose.
- Ma voi ascoltate le prediche in Chiesa? Durante le prediche si istruiscono le anime!
- Quasi mai assisto alle prediche; appena il Sacerdote comincia a parlare, esco dalla Chiesa; ciò che dice il Prete, mi pare inutile; le prediche giovano alle donne.
- Giovano a tutti! E voi avete il grave obbligo d'istruirvi, per conoscere meglio la legge di Dio. Vedete quanta ignoranza religiosa c'è in voi!?
- Quanti sono più ignoranti di me riguardo alla Religione!
- Costoro daranno conto a Gesù Cristo appena morranno; saranno giudicati rigorosamente, perchè potevano istruirsi e non l'hanno fatto. L'ignoranza colpevole delle verità che dobbiamo credere e delle cose che siamo tenuti a fare, è un peccato molto grave contro il primo Comandamento di Dio! ... Ricordate ancora qualche altra mancanza particolare, dopo le domande che vi ho fatto?
- Non saprei che cosa dire! Ho detto tutto e può darmi l'assoluzione... Scusi, Padre; proprio ora ricordo un particolare; ma non credo che sia peccato. Qualche volta vado in un paese vicino, perchè là c'è una donna che indovina quasi tutto. Io domando notizie sul mio avvenire; prima chiedevo informazioni su mio figlio militare; e mi pare che qui non ci sia niente di male.
- Anche questa è superstizione.
- Ma io pago; so disobbligarmi! Dove potrebbe essere il male?
- È peccato credere alle superstizioni. Chiedere agli indovini l'avvenire o le cose occulte, è superstizione e quindi peccato. Del resto, l'avvenire nessuno lo conosce; Dio solo è padrone del futuro.
- Eppure qualche cosa l'ha indovinata. Mi disse che la mia vita è stata molto affaticata,... (ed è vero! ) ; mi ha predetto che vivrò fino agli 85 anni!
- Se non morrete prima!
- Mi ha detto che dopo i 60 anni mi arriverà una fortuna... che qualcuno mi vuole male... Certe cose sono state vere, ma altre false.
- Non vedete che questa gente è imbrogliona e irreligiosa?
- Lei si sbaglia! Questa donna, prima di rispondermi, accende una candela a Santo Espedito, poi dice una preghiera ed infine fa tre segni di Croce.
- Peggio ancora! Fa così per carpire la buona fede dei clienti. Dunque, promettete a Dio di non andare più dagli indovini. Nei bisogni raccomandatevi al Signore e rimettetevi nelle sue mani. -
Secondo Comandamento
- Avete voi bestemmiato contro Dio?
- Mai contro Dio... contro il Padre Eterno, si!
- Poveretto!... E il Padre Eterno non è Dio? Non azzardatevi mai a profanare il nome della Divinità!
- Ma io non lo faccio per male,... per insultare Dio... solamente per sfogo di collera.
- Perciò voi, per sfogo di collera, date schiaffi ad un uomo oppure l'ammazzate, e credete che non sia male perché lo fate nella collera!
- Che cosa vuole; a noi operai capita spesso qualche contrarietà ed allora la bestemmia esce spontanea; però dopo aver bestemmiato, subito me ne pento. Ah, questo lo faccio sempre!
- Avete bestemmiato contro la Madonna?
- Contro la Madonna del Carmine, mai assolutamente! Quella è la Madonna del nostro paese e sarebbe un vero peccato offenderla. Di tanto in tanto sfugge qualche bestemmia contro l'Immacolata o contro l'Assunta... ma, come le dicevo, non lo faccio mai per male!
- Avete dato ad altri motivo di bestemmiare?
- Qualche volta sì; però rarissimo! Davanti alla mia bottega suole passare un uomo quasi scemo; i ragazzi lo insultano e lui s'arrabbia e bestemmia. Qualche volta mi è capitato di trovarmi in ozio ed avendo visto passare questo tale, ho detto al mio garzoncello: « Va' a tirargli la giacca! » Quel poveretto cominciò subito a bestemmiare. Quelle sì, Reverendo, sono bestemmie!... Parole orribili!... Bestemmie a litanie!
- Degli insulti contro Dio fatti da costui, darete voi conto al Signore! La colpa è stata vostra che l'avete stuzzicato!
- Però non sono io solo a fare così; lo fanno tanti altri e con più frequenza di me!
- Questa davanti a Dio non è una scusa!... Avete voi bestemmiato alla presenza dei vostri figli?
- Quando io bestemmio non faccio caso dei presenti; i miei figli mi hanno sentito sempre ed anche i due che lavorano nella mia bottega. E perché mi domanda ciò?
- Perché voi siete reo di altri peccati! Voi siete tenuto a dare buon esempio ai figli ed ai dipendenti; bestemmiando alla loro presenza, voi siete di cattivo esempio e di scandalo! Se bestemmia il padre, i figli si sentono autorizzati a fare altrettanto. Voi dovete correggere i figli che mancano. Se un vostro figlio bestemmiasse, come potreste rimproverarlo?...
- Se bestemmiasse?... Uno dei miei figliuoli bestemmia pochissimo; ma l'altro, il maggiore, bestemmia più di me! Quando si arrabbia, fa scendere tutti i Santi del Cielo; non ne lascia uno!...
- Voi siete responsabile anche delle bestemmie di questo figlio; egli le ha imparate da voi; voi non l'avete corretto in tempo... quindi la colpa è vostra!
- Ma Dio mi perdona! Ormai mio figlio è sposato, sta a casa sua ed io non c'entro più nei suoi affari; se bestemmia, peggio per lui!
- Il passato è passato! Promettete ora al Signore di non bestemmiare più; se qualcuno dei vostri dipendenti avesse questo brutto e pessimo vizio, rimproveratelo subito appena manca.
- Lei ha ragione! Bestemmiare è un vizio. Però, riflettendoci meglio, io dico: Non è poi un grande male!... Le bestemmie... sono parole... non fanno buchi... non ammazzano nessuno!...
- Dovete sapere che una bestemmia, un insulto fatto a Dio, è un peccato più grave della calunnia, della testimonianza falsa e dello stesso omicidio!
- Sarà! Poiché lo dice lei, che ha studiato più di me, ci credo!
- Passando ad altro... avete mancato alle promesse fatte a Dio o ai Santi? - Io promesse ne faccio poche; ma dopo averne fatta qualcuna, la trascuro facilmente. Durante la guerra ci fu un'incursione terribile nel nostro paese. Ricorda, Padre? Passarono ventiquattro apparecchi e sganciarono tante bombe. A dire il vero, quella volta io ebbi paura ed esclamai: « Se resterò vivo, porterò alla Madonna del Carmine una torcia, lunga quanto me e che pesi dieci chilogrammi ». Quella volta rimasi illeso. Dopo poco tempo cessò la guerra e dissi: « Ormai il fatto è fatto. Il pericolo non ci sarà più. Denaro ne ho poco e non posso comprare la torcia. La Madonna mi perdona! »
- Finché non potete siete scusato; quando sarete nella possibilità di adempiere la promessa, porterete la torcia alla Madonna; se trovate difficoltà a fare tale spesa, domanderò io al Vescovo la facoltà di dispensarvi. Non dimenticate però che è meglio non promettere, anziché promettere e poi non mantenere! Se qualche volta volete fare una promessa che piaccia molto a Dio, promettete non denaro o torce o altri oggetti, bensì una buona Confessione oppure una Santa Comunione... di non perdere la Messa la Domenica... di non bestemmiare... di togliere un odio dal cuore!...
- E queste che promesse sono?... Dare invece mille lire, offrire alla Madonna del Carmine una bella torcia... queste credo io siano le migliori promesse!
- Vi sbagliate! Ciò che voi dite, costa molto e vale poco; le promesse che vi ho suggerito io, costano poco e valgono moltissimo... perché Dio cerca prima il cuore e poi il resto...
Vi faccio adesso qualche domanda sul terzo Comandamento della legge divina. Rispondete con sincerità. -
Terzo Comandamento
- Santificate voi la festa?
- Finché è possibile... perché sono operaio e tante volte la festa passa come tutti gli altri giorni della settimana.
- Fate molta attenzione al giorno del Signore! Dice Iddio: « Ricordati di santificare le feste! » Ricordati significa « non dimenticarlo! » Ed innanzi tutto, andate alla Santa Messa nei giorni festivi?
- Ah, la Messa mi è sempre piaciuta! Sin da piccolo ho avuto il vizio di andare alla Chiesa e perciò di tanto in tanto vado a Messa, per esempio a Natale, a carnevale, il Giovedì Santo, il giorno dei Morti... La domenica non sempre vado.
- Per carnevale, per il Giovedì Santo e per i Morti, non c'è l'obbligo di assistere alla Messa; invece c'è l'obbligo tutte le domeniche e le altre feste comandate. Se tralasciate una sola Messa per colpa vostra, commettete un grave peccato.
- Ed allora chi sa quanti peccati avrò fatti!
- Dunque andrete a Messa ogni giorno festivo; se non potete al mattino, approfittate la sera.
- Io la domenica lavoro sempre; ho tanto da fare nella bottega; faccio lavorare anche i miei giovanotti.
- Prima di tutto dovete andare a Messa! Peccate voi e per colpa vostra peccano i vostri aiutanti.
- Ma per non perdere tempo, potrei fare diversamente. L'altra volta, era domenica, e sentivo cantare alla radio. Domandai alla padrona della mia bottega: Signora, chi è che canta? - Si celebra la Messa a Firenze! - Io volli prestare attenzione. Era davvero la Messa! Il Prete predicava, la gente cantava, in seguito suonava il campanello io frattanto lavoravo nella bottega e potei sentire la Messa. Potrei allora pregare la mia padrona che ogni domenica mi faccia sentire la Messa di Firenze.
- Questa Messa non è valida! Bisogna essere presenti al Santo Sacrificio... E, quando andate a Messa, state con devozione in Chiesa, oppure chiacchierate?
- Ecco, dipende da chi mi sta vicino. Se mi fanno parlare, è giusto che io risponda. Se vicino a me c'è un amico che da tempo non ho visto, naturalmente ci scambiamo qualche idea!
- Male! In Chiesa si prega!... E gli occhi li tenete a posto mentre siete nella Casa di Dio?
Ho capito!... Che cosa vuole!... Siamo uomini e guardiamo! Ora che sono grandetto non ci bado tanto ma quando ero più giovane andavo in Chiesa per guardare le donne!
- Meglio non andare in Chiesa quando ci si comporta così!... La Divinità in tal modo non si onora, ma si disonora.
- Ma non creda, Padre, che sia io solo a fare così! Quasi tutti gli uomini fanno questo in Chiesa! E non creda che le donne si comportino meglio di noi uomini!
- Tutto ciò è male! Davanti a Dio non vale la scusa: « Anche gli altri fanno così!... » E riguardo al lavoro, promettete a Dio di non offenderlo più. La domenica non si lavora! Iddio lo proibisce. Chi lavora di festa, commette un grave peccato e merita l'inferno.
- Dunque, se io lavoro di festa, andrò all'inferno. E quello che non lavora mai e va a rubare, dove andrà a finire?
- All'inferno pure! Voi vi dannerete perché mancate al terzo Comandamento ed il ladro perché manca al settimo « Non rubare ».
- Ma io lavoro per bisogno non per capriccio.
- Se avete una grave necessità... dico grave necessità... allora se lavorate non offendete Dio. Ma se la necessità non è grave, peccate.
- Veda, Reverendo, ormai è per me un'abitudine il lavorare la domenica. Lavoriamo quasi tutti nelle botteghe. In compenso mi riposo il lunedì; fa lo stesso.
- Non è così! Iddio prescrive il riposo nel giorno festivo e non all'indomani!
- Pazienza! Mi riposerò la domenica!... Devo perciò rassegnarmi a diventare più povero!
- Lavorando la festa, vi siete arricchito in passato?
- No!
- Non è il lavoro festivo che fa arricchire; è la benedizione di Dio. Il lavoro della domenica è maledetto da Dio; quello che si guadagna la domenica, si perde il lunedì. Dunque, attenzione a non lavorare senza un grave bisogno; in tal caso, dovete lavorare a porta chiusa oppure socchiusa, affinché nessuno abbia a vedervi e prendere scandalo.
- Ma questa legge di Dio è troppo delicata!
- È inutile discutere! Giacché Iddio ha dato il terzo Comandamento, bisogna osservarlo! -
Quarto Comandamento
- Avete portato rispetto ai vostri genitori?
- Sono già morti... e meno male!... - Come... meno male?... Non volevate loro del bene?
- Ecco come stanno le cose! Negli ultimi anni, siccome erano già vecchi, si rendevano insopportabili. Mi facevano montare in collera spesso ed allora non misuravo più le parole. Mi ricordo anzi che una volta nella rabbia diedi uno spintone a mia madre e la feci cadere a terra. Essa pianse quella volta... Ma poi me ne pentii.
- Ed i vostri figli avete saputo educarli?
- Non m'interroghi su questo, perché i miei figli sono educatissimi. Lei s'informi con i vicini di casa! Fossero così educati anche i figli di tanti e tanti!... - Intendo parlare della educazione religiosa e morale.
- I figli miei sono moralissimi; mai al tribunale, mai una rissa, mai un disonore in casa!... Siccome ho avuto tre figli, essendo pochi, ho potuto educarli benone!
- Avete tre figli!... Ma è stato il Signore che ve ne ha mandati così pochi, oppure è stata colpa vostra?
- Reverendo, e come potrebbe tirare avanti una famiglia, se ci fossero sette oppure otto figliuoli?
- Voi non sapete che impedire l'opera creatrice di Dio è uno dei più gravi peccati dell'umanità?
- Sarà!... Ma davanti al bisogno è inutile parlare!
- Allora, avete fatto male a sposarvi! Potevate restare celibe e vivere in pace!
- Già, non sposarmi... Tutti i giovani sposano! Io però credo che il vero peccato sia quando si procuri la morte ad una creaturina di otto o nove mesi.
- Questo è delitto! E’ omicidio! Ad ogni modo, o promettete a Dio di mettervi in regola o non vi do 1'assoluzione!
-- Padre, ma lei è rigoroso! Che cosa importa a lei se io ho tre figli ovvero sette? Agli affari della mia casa devo pensarci io.
- In questo momento io sono il Ministro di un grande Sacramento; devo tutelare la legge di Dio. A me importa niente se voi avete un figlio oppure dieci; ma poiché voi siete sposato, avete degli obblighi gravissimi davanti al Creatore. Se non volete ubbidire alla legge del Signore, la mia assoluzione resta invalida, anzi commetterei io un peccato mortale se amministrassi male un Sacramento. Decidetevi!
- Veramente... non sarei disposto... Allora sarebbe meglio che io mi confessassi in seguito... fra tre o quattro anni!
- Confessarvi fra diversi anni?!... Ma siete sicuro di restare in vita? Non vedete come muoiono tanti che sono più giovani di voi? E ritornando fra qualche anno, avrete poi il pentimento del male fatto?... Se non c'è il vero pentimento, Iddio non perdona!... Purtroppo tante persone illuse fanno come dite voi; credono che con Dio si possa scherzare!... Guai a queste anime!...
- Vedo che l'affare è più importante di quanto credevo! Ma come faremo in casa, se il Signore manderà un altro figlio?
- Dio è grande!... Osservate la sua legge ed avrete la sua benedizione!... Io conosco famiglie di operai con molti figliuoli e vedo che stanno meglio di altre famiglie dove c'è un figlio o due.
- Ma veda, Padre, tutti fanno come faccio io! Vuol dire che tutti costoro andranno all'inferno?
- Se non si rimettono, si danneranno inesorabilmente! Dio è giusto! Guai a chi non vuole sottostare alla sua legge!
Il matrimonio è una croce; chi vuol cambiare la croce in divertimento, perirà in eterno!
- Ebbene... mi metto nelle mani di Dio!... Speriamo che Lui mi aiuti!
- Bravo! Abbiate fiducia in Dio!... Rispondete ad altre domande! Avete pensato a fare battezzare subito i vostri figli?
- Uno fu battezzato subito, dopo tre o quattro mesi; gli altri due, un maschietto e una femminuccia, gemelli, furono battezzati dopo circa otto mesi, per il motivo che il padrino, mio compare, doveva venire dall'America.
- Ritardare il battesimo di un mese senza una grave ragione, o di due mesi senza una ragione gravissima, è peccato mortale. Il nostro Vescovo ora ha ordinato di non far passare i venti giorni. E poiché il Vescovo nella propria diocesi può dare tali ordini, chi disubbidisce e reo di grave peccato.
- Ma tutte queste cose chi può saperle mai?
- Siete tenuto a saperle, perché nelle Chiese si spiega tutto. La colpa è vostra, poiché non frequentate la Chiesa e non ascoltate la predica.
- Ha ragione!
- E i vostri figli ricevettero a sette anni la prima Comunione?
- Non saprei dirlo. La femmina si; da piccola andava in Chiesa con sua madre e so che si comunicava. I maschi, se non sbaglio, si comunicarono il giorno del matrimonio.
- Male! Il padre deve interessarsi non solo di dare il pane materiale ai figli, ma di fare osservare al completo la legge di Dio in famiglia. Me se voi non avete pensato all'anima vostra, come potevate pensare a quella dei figli?... Vedete quanta responsabilità davanti al Signore! E quando i vostri figli erano ancora in casa prima di sposare, andavano a Messa la domenica?
- A questo dovevano pensarci loro! Che cosa c'entro io con i peccati dei miei figli?
- Il padre e la madre sono responsabili di queste trasgressioni dei figli, finché costoro stanno nella casa paterna... A proposito dei vostri tre figli... li avete lasciati liberi nella scelta dello stato?
- Che significa?
- Forse i figli maschi volevano diventare Sacerdoti e la donna diventare Suora, e voi vi siete opposto?
- I miei figli Preti?... Sono nemici dei Preti!... Neppure vogliono sentirne parlare! Altro che diventare Preti!
- E la figlia?
- La figlia sì!... Con l'andare sempre in Chiesa, le era venuta la voglia di farsi monaca. Mi ricordo che quando me ne parlò la prima volta, le diedi due schiaffi, soggiungendo: « Ti romperò la testa, se mi parlerai più di queste cose!... Devi sposare! » Essa non voleva andare a matrimonio; ma poiché a casa comando io, l'obbligai ad accettare la mano di un giovane. Da due anni è maritata e sistemata; però non la vedo tanto contenta!
- Avete agito malissimo! Ne darete uno strettissimo conto a Dio!... Ormai non potete riparare il male fatto! Ricordatevi che i genitori sono i custodi dei figli e peccano quando violentano la loro libertà... Vi faccio ora delle interrogazioni sul quinto Comandamento di Dio. Quanto vi domando, deve servire di accusa e d'istruzione. -
Quinto Comandamento
- Conoscete voi che cosa prescriva questo Comandamento?
- Non saprei... con precisione. Io so che la legge di Dio consiste nel non fare male ad alcuno.
- Quinto Comandamento « Non ammazzare! »
- Su questo ho niente da dire. Lei può risparmiarsi di farmi delle interrogazioni.
- Tuttavia è giusto che vi chieda qualche cosa. Rispondete! Di certo non siete un assassino; non avete macchiato mai le vostre mani di sangue umano. Avete tentato di togliervi la vita?
- Non tentato… tentato mai. Qualche volta avrei voluto farlo, ma non ho avuto il coraggio; ho pensato ai figli ed alla moglie e mi sono trattenuto. In tutta la vita mi è capitato due o tre volte, in momenti di scoraggiamento.
- Anche questo è peccato. La vita la dà Iddio e noi non possiamo togliercela. Essere già disposto a suicidarsi, davanti al Creatore costituisce un reato. Sappiate ora che il prossimo si può ammazzare non solo con un'arma, ma anche col desiderio. Avete desiderato la morte a qualcuno?
- Io, Padre, sono buono come il pane; ma quando vedo la prepotenza, non ragiono più! Una volta una guardia mi fece una contravvenzione... ma ingiustamente. L'avrei ammazzato... non so come mi sia frenato! Se non fosse stato per timore della galera, quella volta avrei commesso qualche sciocchezza.
- Chiedete perdono a Dio di questa mancanza!... Avete goduto del male altrui?
- Del male degli amici mi dispiaccio, come di male personale; ma quando capita una disgrazia a chi mi ha offeso, ne godo immensamente! A proposito: quella guardia della contravvenzione ebbe distrutta la casa dalle bombe. Quando io lo seppi, ne provai tanta gioia ed esclamai: Se quella bomba fosse stata più giudiziosa, avrebbe dovuto cadere sulla testa della guardia!
- Tutto ciò è peccato mortale!
- E perché? Forse la guardia non mancò prima verso di me? Auguro il bene a chi mi fa del bene e desidero il male a chi mi fa del male!
- Gesù Cristo però dice diversamente: « Fate del bene a chi vi fa del male ». « Perdonate a chi vi offende »... « Pregate per chi vi perseguita ». Voi invece fate il contrario.
- Dunque, secondo lei, io dovrei beneficare quella guardia... quasi quasi dovrei dirgli: Grazie della contravvenzione!... ? Ah, questo è troppo! Non posso dimenticare l'offesa ricevuta e finché sarò in vita lo odierò! Lo merita!
- Ed io non posso darvi l'assoluzione.
- Per qual motivo?
- Perché Gesù Cristo dice: « Se non perdonerete con tutto il cuore al vostro fratello, cioè al prossimo, neppure il Padre vostro Celeste vi perdonerà i peccati!
- Ma lei, Padre, comprende quale sacrificio sia perdonare ad un nemico?... È un sacrificio che non si può fare!
- Giacché Dio lo comanda, si può e si deve fare! Anche Gesù fu messo in croce innocentemente; avrebbe potuto vendicarsi facendo morire sull'istante i suoi crocifissori, eppure li perdonò e pregò per loro.
- In pratica che cosa dovrei fare? - Dovete togliere dal vostro cuore ogni odio ed ogni rancore; dovete pregare per lui; non desiderargli male; e se si presentasse l'occasione di fargli un bene, siate generoso!... Dovete amare il vostro prossimo!
- Ed io dovrei fare sì grande sacrificio per amore di quella guardia?... - Non tanto per amor suo, quanto per amor di Dio, perché Dio ve lo comanda.
- E pazienza... sia per amor di Dio!
- Avete mandato delle imprecazioni?
- Naturalmente! Escono dalla bocca per abitudine!
- Qualche volta le mandate con tutto il cuore?
- Secondo i casi; però certe volte me ne pento.
- Non imprecate mai contro alcuno! Dio lo proibisce. Vi piacerebbe se altri imprecassero contro di voi?
- Non può piacermi!
- E perciò non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi... Avete dato dei cattivi consigli?
- Sempre buoni consigli!... Non è giusto consigliare il male!
- Eppure, se non si fa attenzione nel parlare, si potrebbe macchiare l'anima di qualche cattivo consiglio. Siccome è tanto che non vi confessate, procurate di richiamare alla memoria qualche parola... o suggerimento... o persuasione... che abbia spinto gli altri a peccare. - ...Si... già ricordo qualche cosa... ma credo che si tratti di sciocchezze. - Dite pure ciò che ricordate!
- L'altra volta venne in bottega un mio compare; era afflitto perché la moglie l'aveva tradito. La donna andò via dal paese con un amante. Poveretto, quasi piangeva! Mi disse: « E come faccio a vivere da solo? » Io, per fargli un bene, per sistemarlo, gli risposi: « Non ti preoccupare! C'è la tale signora... la quale fu lasciata dal marito. Pigliala tu in casa e sarà tua moglie ». Difatti, il mio consiglio fu benedetto da Dio. Tanto lui quanto lei ora sono contenti; si amano immensamente. Ah, quando si tratta di fare un bene, mi presto sempre!
- Quanto avete suggerito è stato un male gravissimo! Darete a Dio conto del cattivo consiglio!
- Cattivo consiglio?... Come?...
Ho sistemato due persone, togliendole dalla strada!...
- La vostra ignoranza religiosa è causa di tanto male. Quando una donna è abbandonata dal marito e va a convivere con un altro uomo, diventa adultera. Finché il vero marito è in vita, la donna deve restare sola. Tale insegnamento l'ha dato Gesù Cristo.
- Quando è così ho sbagliato; ma io l'ho fatto per bene... perché tutto ciò che faccio, non è mai per male.
- Ricordate qualche altro cattivo consiglio?
- Già! A proposito di marito e di moglie, mi viene in mente un'altra cosetta. L'anno scorso, passeggiando con un amico, si entrò in argomenti familiari. Diceva l'amico: Sono disperato! Ho sette figli e fra non molto ne avrò un altro!
- Stupido, gli risposi, come fai a vivere con otto figli... in questi tempi?... La colpa è tua!... Fa' come me: Due o tre figli, al massimo, e basta! - Ma come potrei fare, soggiunse l'altro, se ormai i figli sono grandetti?... Dovrei ammazzarli ed andare in galera? - No, risposi io; i grandetti che ormai ci sono, restano; ma l'ottavo figlio, fallo sparire. Nessuno lo saprà. - Difatti il mio amico seguì il mio consiglio e dopo qualche mese venne a ringraziarmi.
- E questo consiglio non vi pare cattivo?
- Sì... e no... Povero uomo, come faceva a vivere con otto figli?...
- Voi siete reo di un delitto davanti a Dio! Se non aveste dato quel cattivo suggerimento, il delitto non sarebbe avvenuto.
- Ma che delitto! Era un bambino di quattro o cinque mesi!
- Anche di un mese, anche di un giorno o di un'ora... è sempre un delitto, come è delitto uccidere un giovane o un vecchio. Voi per questo cattivo consiglio avete una scomunica addosso, che soltanto il Vescovo potrà togliervi; il vostro peccato può assolverlo soltanto il Vescovo.
- Come sarebbe a dire?
- Poiché uccidere i bambini è un delitto, i Vescovi colpiscono di scomunica sull'istante chi uccide un bambino, chi aiuta ad uccidere e chi ha dato il cattivo consiglio. Meno male che siete venuto da me per confessarvi, poiché il Vescovo, per favore particolarissimo, mi ha dato tale facoltà, che non hanno gli altri Sacerdoti del paese... Non credo che abbiate dato altri consigli cattivi!
- Mentre si parla, vengono in mente altre cose! Ricordo anche che più di una volta ho consigliato a dei giovanotti di fare la fuga con la fidanzata e sconsigliai ad un ragazzo di farsi Prete. Era buono il ragazzo ed intelligente; avrebbe voluto andare in seminario per studiare; ma tante cose gli raccontai, finché gli feci perdere la voglia di diventare Sacerdote. Ora è uno scavezzacollo, ha preso la cattiva piega e mi pento del consiglio datogli.
- E questo è il Comandamento che volevate saltare! Vi sembrava cosa inutile che io vi facessi delle interrogazioni!?...
Passiamo ad altro punto della legge di Dio.
Sesto e nono Comandamento
- Avete peccato di disonestà?
- Un momento!... Che cosa importa a lei di queste cose?... Non è giusto fare tale domanda!... Certe cose... non si confessano!
- Amico mio, pretendete di saperne più del Sacerdote? Se non, fosse necessario, non vi rivolgerei simile domanda!... Conoscete il sesto Comandamento?
- Io non lo conosco!
- Ve lo dico io: « Non fornicare » o non commettere disonestà. E v'insegno anche il nono Comandamento: « Non desiderare la donna degli altri », fuggire cioè anche i cattivi pensieri ed i cattivi desideri. Come bisogna confessare le mancanze fatte contro gli altri Comandamenti, così si devono confessare le disonestà.
Ma io vi chiedo: Perché avete difficoltà a manifestare questa specie di peccato? - Ecco, la mia difficoltà è che provo vergogna a confessare certe cose e non saprei come dirle!
- Si deve provare vergogna a fare questi peccati e non a confessarli. Per la maniera di esprimervi, non preoccupatevi; state attento alle mie domande. Vi siete fermato volentieri a pensare o a desiderare ciò che Dio proibisce riguardo alla moralità?
- Eh, Padre, siamo uomini... la testa lavora sempre!... Ora ho i miei anni sulle spalle e questi pensieri non sono frequenti; ma sino ai quarant'anni, tali pensieri e desideri erano frequentissimi. Però pensieri e non altro!... Che cosa vuole, si guarda ovunque, si vedono cose e persone attraenti... e siccome non sono fatto di legno... corro dietro al pensiero! Non facendo male ad alcuno, guardando ed anche desiderando, credo non abbia peccato.
- Dovreste leggere il Vangelo! Dice Gesù Cristo, rivolgendosi agli uomini: Se qualcuno avrà guardato una donna per fine cattivo ha già peccato nel suo cuore!
- Ed allora di tali peccati quanti ne avrò sulla coscienza?... Certamente più dei capelli della mia testa!
- Custodite i vostri occhi!... Non dimenticate che gli occhi sono le finestre per cui entra il demonio nell'anima!
- Ma ogni sguardo ed ogni pensiero contro l'onestà è peccato?
- Se voi fate questo distrattamente, senza riflettere... non siete responsabile; ma se vi accorgete di ciò che fate o pensate e volete fermare nella vostra mente ciò che Iddio vieta, commettete un peccato mortale volta per volta. Perciò vi dico di stare vigilante!... Avete frequentato locali pericolosi o cattive compagnie?
- Io fuggo sempre la mala gente; per questo sono vissuto sempre onorato. - Chi sa... da giovane... da militare... siete andato per certe strade... siete entrato in certe case?
- E certamente!... L'ho consigliato anche ad altri!
- Dovreste piangere in questo momento a lacrime di sangue il male operato! Umiliatevi davanti a Dio e proponete fermamente di cambiare condotta a tale riguardo!... Avete tenuto discorsi disonesti o scandalosi?...
- Eh, Padre, chi sta nel mondo di che cosa deve parlare? O si parla di denari o si parla di cose disoneste. Ma non creda che sia io solo a fare simili discorsi! Tutti indistintamente, uomini e donne, anzi più le donne che gli uomini!
- Da molto tempo avete presa la pessima abitudine del turpiloquio?
- Da ragazzo!... Il mio primo maestro in questa materia fu il padrone, dal quale andavo a lavorare.
- Avete qualche volta parlato scandalosamente alla presenza di ragazzi? - Eh, i ragazzi!... Ma se ne sanno più dei vecchi! Soltanto un paio di volte nei parlai davanti a due ragazzetti, fratelli; costoro non conoscevano niente ed io per primo feci loro l'istruzione...
- Cioè, per primo li avete scandalizzati! Ma sapete che dice Gesù Cristo in proposito? « Guai a chi dà scandalo! Sarebbe meglio che si legasse al collo dello scandaloso una macina da mulino e fosse precipitato nel mare »! E questo « guai » Gesù Cristo l'ha pronunziato per voi!
- Ed allora prometto di non tenere più discorsi disonesti alla presenza degli innocenti!
- Di non farne mai assolutamente, se no assoluzione non ne avrete!
- Ma se io parlo di certe cose... davanti a chi ne sa più di me, che male potrebbe esserci?
- È sempre un peccato! Parlando, si pensa; dietro al pensiero viene il desiderio. E non vi ho detto che pensieri e desideri cattivi sono peccati? E poi... quelli che vi ascoltano, siccome non sono fatti di legno, anche loro peccano... e più sono coloro che ascoltano, più grave diventa la colpa di chi parla!
- In pratica come dovrei comportarmi?
- Mai tenere cattivi discorsi, mai ascoltarli volentieri, fuggire la compagnia di chi vomita fango dalla bocca e se qualcuno si permettesse di parlare vergognosamente alla vostra presenza, rimproverarlo, senza paura della critica!
- Lei, Padre, è troppo rigoroso!... Dà tanta importanza alle parole!... Ma le parole... sono parole!... Non credo che Dio sia così esigente come lei!
- Non lo credete? Ecco ciò che Gesù Cristo insegna nel Vangelo: « Di ogni parola oziosa che gli uomini avranno detta, daranno conto di essa nel giorno del giudizio »!
- Vedo che le cose vanno per il sottile... e povero me!
- Non scoraggiatevi!... Se voi da piccolo foste stato educato cristianamente e custodito, se aveste frequentato i Sacramenti da ragazzetto... non avreste ora alcuna meraviglia delle mie istruzioni. L'albero da piccolo si raddrizza!
- Ha proprio ragione!
- Avete letto libri cattivi... romanzi immorali?
- Ecco: frequentai la terza elementare ed ho poca istruzione, però mi è sempre piaciuto leggere. Ho letto assai e qualunque cosa.
- Vi è capitato tra le mani qualche libro scandaloso?
- Diversi e diversi; ma non erano miei; me li davano in prestito. Libri di mia proprietà ne tengo solamente tre. - Sono buoni?
- Sono istruttivi! Certamente non possono andare in mano a ragazzi ed a giovanotti; sono libri per persone sposate.
- Contengono forse istruzioni disoneste?
- Sicuro!... Però, li tengo conservati nel cassetto e li presto soltanto a quegli adulti.
- Sappiate che è grave peccato il leggere libri immorali ed anche il prestarli. - Dato che è così, non li presterò più ad alcuno; li terrò conservati sotto chiave.
- Dovete bruciarli! È anche peccato tenere conservato un libro cattivo.
- E la ragione quale sarebbe?
- Leggendo un libro cattivo, sorgono subito brutti pensieri e desideri; e questo è male. Tenendo conservato un tale libro, può venire la voglia un giorno o l'altro di andarlo a prendere e leggerlo; è una forte tentazione; è come un serpente sotto il guanciale!... Ora domandate perdono a Dio dei peccati fatti con la cattiva lettura e dei peccati che hanno commesso coloro ai quali avete prestato i libri cattivi; tanti ne avete prestati e tanti peccati avete nell'anima...
Vi rivolgo una domanda che può riguardare il passato: Siete stato amante dei balli?
- Ora non ci penso più; ma sino a trent'anni, il ballo era la mia passione!
- Nel ballo mettevate voi una certa malizia?
- Eh, da giovanotto, quasi sempre!... Che cosa vuole, è la gioventù che gode la vita!...
- Iddio vi perdoni il male operato!... Avete assistito a cinema immorali ed a varietà?
- Anche questa è una forte abitudine mia!... Ogni sera della domenica, se non vado al cinema, non mi pare festa!
- Potreste risparmiare il denaro ed andare in Chiesa ad ascoltare la predica!... Almeno, avete avuta l'attenzione d'informarvi se un film era buono o cattivo?
- Ah, le pellicole che vedo io, sono tutte buone e belle! Sono un capolavoro. Mi diverto tanto.
- E non vi è capitato mai di trovarvi davanti a certe scene... a certi quadri... che hanno molestato la vostra mente... di avere assistito insomma a qualche rappresentazione poco morale? - Ho capito! Padre, nel cinema oggi non possono mancare queste cose; quando ce n'è poche di tali scene e quando sono continue... Alle volte ho sentito certi spettatori esclamare: « Vergogna!... Io vado fuori da questa sala!... Queste sconcezze non si presentano al pubblico »
Ciò hanno detto gli altri! E voi cosa avete detto?
- Io?... Niente!... Sono rimasto a guardare ed a godere!... È per questo che si va al cinema... per godere! Siccome uomini e donne sono attratti da queste scene... ecco perché i cinema sono sempre pieni zeppi!
- Non vedete che queste pellicole sono immorali?... Non andateci!... Quando siete sicuro che qualche volta un film è visibile a tutti, allora andate. Ma ricordatevi che meno si va al cinema e meglio è.
- Ma se tutti facessero così, le sale cinematografiche tante sere resterebbero vuote!... Il povero impresario perderebbe le spese!
- Meglio così!... Si guadagni il pane in altro modo! I gestori delle rappresentazioni indecenti commettono enormi peccati, perché rovinano la moralità del popolo. Se uno di costoro venisse da me per confessarsi... gli negherei l'assoluzione. I cinema oggi sono l'anticamera dell'inferno! ...
- Ricordatevi, per concludere sul sesto Comandamento, di rispettare il vostro corpo, trattandolo come trattereste un vaso sacro, come rispettereste il Calice della Messa!
- Ora ho capito tante cose, Padre!... Lei ha ragione!... Ma se si dovesse stare nel mondo come dice lei... guardarsi da certe cose... evitare certi discorsi... non leggere libri immorali... ballare senza malizia... fuggire i cinema... che vita sarebbe la nostra?... Nel mondo ci vuole il godimento!
- Il godimento lecito sì; l'immorale, no!... Siamo in questa terra per salvarci l'anima, seguendo gl'insegnamenti divini. Per seguire Gesù Cristo ed andare in Paradiso è necessario fare dei sacrifici, diversamente c'è l'inferno... il fuoco eterno!
- Allora tutti coloro che si dànno ai sopraddetti divertimenti, andranno all'Inferno?
- Se non la smettono e non ritornano pentiti a Dio, si danneranno inesorabilmente!
- Ma che vuole, Reverendo, il mondo è fatto così! Iddio stesso l'ha voluto fare in tal modo!
- Non è vero!... È la malvagità umana che perverte certe cose!... Ed il Signore maledice il mondo per le sue disonestà! Disse un giorno Gesù Cristo: « Guai al mondo per i suoi scandali! È impossibile che lo scandalo non avvenga; ma guai all'uomo per colpa del quale avverrà lo scandalo! » Avete sentito cosa dice il Signore?... Chi vuole andare in Paradiso, viva nel mondo senza infangarsi!
Settimo e decimo Comandamento
- Cambiando argomento, vediamo se c'è qualche mancanza nella pratica di questo punto della legge di Dio.
- E che cosa dice il settimo Comandamento?
- « Settimo: Non rubare! »
- Ah, questo è troppo!... Fare a me delle domande per sapere se abbia rubato!?... Non c'è in paese un operaio più onesto di me. Rubare? Giammai!... Povero sì ma ladro mai!... Io guadagno il pane con queste mani benedette!
- Avete ragione! Tuttavia... qualche domanda devo farla! È sempre per vostro bene.
- La faccia pure... ma troverà la mia coscienza pulita! Io a questo riguardo mi sento puro come Maria Vergine... togliendomi i peccati!
- Voi sapete che i ladri non sono soltanto quelli che stanno in prigione; la maggior parte dei ladri è in libertà. Non deve considerarsi ladro solamente colui che ruba a mano armata, ma è ladro anche chi froda il prossimo nella roba. Detto ciò rispondete: Avete lavorato con coscienza?
- Sempre coscienziosamente!
- Avete fatto pagare il vostro lavoro più del giusto?
- Ecco, io mi comporto così: Viene un cliente bisognoso? Gli domando poco. Si presenta un ricco? Deve costui pagare per sé e per quelli che hanno pagato poco.
- Non è esatto! Fate bene, potendo, ad aiutare i bisognosi; non è giustizia domandare al ricco ciò che non vi deve... E la merce che vendete, i lavori che eseguite, subiscono delle alterazioni o falsificazioni?
- Necessariamente!... Se non s'imbroglia un po' nella vendita, come si può vivere? Del resto tutti fanno così! Si vende il vino? Si allunga con l'acqua... Si vende la farina di frumento? La si mescola con qualche cosa di estraneo. Si confeziona un paio di scarpe? Nella solatura si falsifica un poco. Il cliente non può accorgersi, perché esternamente il lavoro è in regola.
- E questo non vi pare furto? Se vi dessero denaro falso in compenso del lavoro, che cosa direste voi?
- Mi ribellerei!
- Dunque, state attento a non imbrogliare la gente!... Vi è capitato qualche sbaglio nel dare il denari, o nel riceverlo?
- Difficilmente; e quando ciò è avvenuto, ho ringraziato Dio della provvidenza avuta.
- Questo è rubare!
- Ma, Padre, mi danno per sbaglio un po' di denaro in più ed io devo ridarlo?... Faccio conto di non essermene accorto - Una volta presi in un negozio un paio di pantaloni e stavo per pagarli; siccome c'era molto concorso di clienti, vedendo che io ero inosservato, andai via senza pagare...
- Malissimo!
- Ma questi negozianti ne rubano tanto denaro!... Fanno pagare la merce un occhio!
- Se sono ladri loro, non dovete essere ladro voi!... Avete restituita la roba trovata?
- Io non trovo mai niente! Una o due volte mi è avvenuto di trovare qualche biglietto da mille e l'ho restituito al padrone. Una volta soltanto, molti anni fa, cadde il portafoglio ad un mio cliente dentro la mia bottega. Siccome in quei giorni avevo bisogno di danaro, volli approfittare. Però, Padre, trovai poche migliaia di lire solamente. Rimasi deluso! Speravo di trovare molto di più!
- Questo è furto!... Avete fatta qualche altra ingiustizia, ad esempio, nel peso?
- Nella mia bottega si lavora semplicemente; non si pesa niente. Ma una ventina di anni addietro avevo una piccola rivendita ed ordinariamente nel peso imbrogliavo; però roba da poco! I pesi erano doppi; quando venivano ragazzi o persone semplici, mettevo i pesi falsi. Nessuno si accorse mai del trucco... perché io sono intelligente e so fare bene le mie cose!
- Di altre ingiustizie ne avete commesse... ad esempio... viaggiando... comprando merce a conto di altri... ecc.... ?
- Riguardo ai viaggi sto attento; ma quando posso fare a meno di pagare qualche biglietto, per incuria del bigliettaio, lo faccio volentieri. A proposito di compra a conto di altri, un amico mi diede una volta cento mila lire per comprargli un vestito in città. Potei averlo per ottanta mila e così guadagnai venti mila lire.
- Anche questo è rubare!... Avete dato denaro in prestito durante la vostra vita?
- Al presente cerco chi possa prestarlo a me. Siccome verso i trent'anni le mie faccende andavano a gonfie vele, misi da parte circa un milione di lire. Mia moglie mi consigliò di fare fruttare il denaro dandolo in prestito. Credo che in ciò non ci sia male!
- E quanto interesse avete richiesto?
- Quello che vuole la Santa Chiesa. Sempre il giusto... mai approfittare. Mi davano il dieci per cento.
- Ogni anno?...
- Per carità!... ogni tre mesi!
- Dunque non è più il dieci per cento; è il quaranta per cento annuo; è peccato mortale fare così!... È peggio che andare a rubare.
- Ma, meno di tanto non si poteva domandare!
- Allora è meglio non prestare denaro!... Di tutte queste ingiustizie chiedete perdono a Dio e dovete riparare il male recato al prossimo. Se conoscete qualcuno che avete frodato, compensatelo in qualunque modo o col denaro o con il lavoro... Se non potete ora, fate ciò quando sarete in grado di farlo.
- Ma quando gli altri frodano me, non vengono a ripararmi il danno... E devo farlo io?
- Non c'è via di mezzo: o restituzione o dannazione. E se non avete la volontà di riparare le ingiustizie, non posso darvi l'assoluzione.
- Ma quello che ho fatto io lo fanno tutti. Il commercio è così.
- Se sono ladri gli altri, non avete il diritto di esserlo voi. Dunque promettete.
- E pazienza... promettiamo...
- Rispondete ancora a questa domanda: siete contento del vostro stato oppure agognate la ricchezza altrui?
- Padre, questa domanda è curiosa!... Certamente che non sono contento del mio stato... Io abito in una piccola casa e quel ricco in un grande palazzo!... Io devo nutrirmi di pane e legumi e quell'altro fa pranzi prelibati!...
- Desiderare di avere il necessario o di migliorare decentemente la propria condizione, non è peccato. Desiderare il superfluo, non è giusto!
- Ma intanto i ricchi se la godono!...
- Sarà! Potranno godere un po' di anni... ma poi daranno conto a Dio! Dice Gesù Cristo: « Guai ai ricchi!... È più facile che un cammello passi per il buco di un ago, che un ricco entrare in Paradiso! »
- Veramente è così! Meritano l'inferno! Non lavorano, si dànno a tutti i piaceri, sprecano il denaro nel lusso e non vogliono fare la carità!
- Non tutti però sono così
- Tutti indistintamente!... Ne conosco tanti.
- Dunque, voi contentatevi di avere la salute, una casetta per abitarci ed una bottega per lavorare. Guardate coloro che stanno peggio di voi!... Anche Gesù Cristo fu povero operaio. Non dimenticate che morendo non si porta niente alla tomba!…
- Esaminiamo la vostra coscienza sull'ottavo Comandamento che sarebbe l'ultimo, secondo le interrogazioni da farvi. -
Ottavo Comandamento
- Di che cosa tratta questo Comandamento?
- Ottavo: « Non dire falsa testimonianza! »
- Oh! E’ il Comandamento che più mi piace!... Reverendo, gliel'ho detto al primo incontro: Mai ho fatto una falsa testimonianza! Mai sono stato in tribunale!... e neppure mio padre ed i miei figli!... Vuole fare lei interrogazioni su questo Comandamento?
- Le farò... perché non solo è peccato la falsa testimonianza in tribunale, ma anche altrove.
- Allora, domandi pure! Sono sicuro che almeno nell'ultimo Comandamento non avrò nulla da rimproverarmi.
- Siete un uomo sincero?
- Sincerissimo! Io sono « Santa Chiara di Napoli »!
- Dite qualche volta delle bugie... nel lavoro... in famiglia... tra gli amici?
- Reverendo, se la menzogna si dice, non si dice mai per male, soltanto per fare un bene. E le bugie mie sono sciocchezze... bugie di bottega!
- La bugia non è mai lecita. Se qualche volta non è prudente dire la verità, si tace.
- Lei deve comprendere che se noi operai non diciamo bugie ai clienti, la nostra bottega muore.
. - Avete giurato sulla bugia?
- Spesso. Ma sempre per piccolezze.
- Giurare sulla menzogna, avvertitamente, anche su piccolezze, è un grave peccato.
Se non giuro, nessuno mi crede. Devo giurare necessariamente. Ed anch'io obbligo gli altri a giurare, quando mi assicurano qualche cosa che temo sia falsa.
- Fate male a richiedere con facilità il giuramento degli altri, perché li mettete in pericolo di giurare falsamente...
Avete calunniato qualcuno?
- Mai!... Chi calunnia, fa malissimo!
- Poiché sono tanti anni che non vi confessate, procurate di ricordare meglio qualche mancanza forse commessa.
- La mia coscienza è libera. Mai ho incolpato qualcuno innocentemente.
- Avete manifestato agli altri qualche grave colpa occulta del prossimo?
- Questo può capitare! Però io parlo sempre di cose che ho visto con gli occhi miei... cose viste e toccate con mano. Ad esempio, tempo addietro mi accorsi che un uomo entrava a sera inoltrata in una famiglia, attigua alla mia. Risolvetti di osservarlo e diverse volte mi accorsi che non si comportava rettamente. Quando fui sicuro del fatto, siccome non ho peli sulla lingua, prima ne parlai in casa, poi nella bottega ad alcuni clienti e con qualche settimana la contrada era inrmata di tutto.
- Avete fatto un grave peccato.
Quell'uomo aveva mancato; però il suo fallo era nascosto; voi non avevate il diritto di pubblicarlo...
- Ma erano cose sicure... constatate più volte con i miei occhi!
- Non importa... Piacerebbe a voi se altri rendesse pubblica una mancanza, che voi aveste commessa nel segreto?
- Non mi piacerebbe.
- Dunque... non bisogna fare agli altri ciò che non vogliamo sia fatto a noi...
Avete rapportato a qualcuno il male udito contro di lui?
- Sempre per bene!... Un tale parlava male di un mio amico e ne diceva delle grosse. Io, per benevolenza verso l'amico, andai a raccontargli tutto... ma sempre per bene! Mi ricordo però che una volta un tale, cui avevo riferito le cose udite contro di lui, si arrabbiò fortemente, andò in cerca del mormoratori e gli diede uno schiaffo; questi prese il coltello per vendicare lo schiaffo... e meno male che accorse gente, se no sarebbe potuto capitare qualche delitto!
- Sempre per bene... è vero? Pensate ciò che insegna lo Spirito Santi. Hai udito qualche cosa contro il tuo fratello? Lasciala morire in te!
- Ed i segreti avete saputo custodirli?
- Ah, noi uomini non siamo come le donne! Quando mi confidano un segreto, resta sempre segreto. Al massimo lo confido a mia moglie, oppure a qualche amico.
- Ma voi siete sicuro che vostra moglie o l'amico conservino il segreto?... Quando vi fanno una confidenza, non dovete parlarne con nessuno!... Avete sospettato o giudicato male il prossimo?
- Se uno non sospetta, facilmente viene messo nel sacco. Io sospetto... sempre per bene... e così cado sempre in piedi... Nessuno agisce con sincerità; si mostrano quattro facce... ed è necessario pensare il male.
- Non è lodevole la vostri condotta. Quando avete una giusta ragione per sospettare, non è male il farlo; ma senza un motivo plausibile non è lecito sospettare e peggio ancora giudicare male. Dice Gesù Cristo: « Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati. Con la stessa misura con cui misurate agli altri, sarà misurato a voi ». Volete essere condannato da Dio?
- Per carità!
- Allora pensate bene del vostro prossimo. Promettete ora a Dio di essere più vigilante nell'osservanza dell'Ottavo Comandamento e specialmente proponete di evitare la mormorazione e di non ascoltare volentieri chi mormora. Chi parla male, ha il demonio nella bocca; e chi ascolta volentieri, ha il demonio nelle orecchie...
Così abbiamo terminato le interrogazioni sui Comandamenti di Dio. Ora si dà uno sguardo fugace ad alcuni Precetti generali della Chiesa.
- Misericordia!... Ancora peccati ci sono?... C'è da perdere la testa!
- C'è niente da perdere... Tutto da guadagnare. -
NUTRITEVI DELLA MIA PAROLA! A.N.A. 115 1 agosto 1995
Catalina Rivas
Gesù
Guardami, figlia, nessuno Mi può vedere se non in se stesso e intorno a se stesso. Vieni a ricevere il tuo Signore in questo banchetto nuziale, nel quale ti unirai a Me, e trapassata dall'amore vivrai nuovamente il Mio dolore... Amore dei Miei dolori, non temere, prega...
Vorrei scrivere su ogni muro che la Bolivia non sarà distrutta, ma solo purificata da tutta la sua superbia e dal suo egoismo... Mia Madre ha cura di voi, è con voi; per questo dovete amarla e fare riparazioni sempre uniti a Lei.
Mi sono molto graditi i tuoi giorni Eucaristici poiché hai voglia di imparare, di accompagnare la sorella (la religiosa), di essere la Mia scorta in questo piccolo pellegrinaggio d'Amore. Vado insieme alle Mie due figlie, a dedicarmi ai malati e così siamo quattro, in una comunione d'amore e di presenza.
Figlia, come ho scelto delle anime diverse per il piano finale, così ho scelto te per lottare, perché si restauri la Mia Presenza sugli Altari e già lo vedi... la lotta non é difficile... Abbiamo lavorato duramente con voi, in molti modi, osserva quanto sta intorno a te.
Ora, preparati spiritualmente, alimentati della Mia Parola per portare avanti con fede e molto coraggio l'apostolato Eucaristico... Guarda avanti, corri a ricevermi, ti sto aspettando pieno d'amore...
Lo stesso giorno:
Incontratemi nel Vangelo. Perché stanno trascurando lo studio della Bibbia...?
Riceverai un messaggio dopo il primo giorno del mese.
Avete avuto molto, ritornate al Vangelo e studiatelo insieme a tutto l'insegnamento che vi stiamo lasciando.