Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Mi trovavo all'ospedale. Il medico mi aveva vietato di scendere in cappella. Nella sua bontà  infinita, Dio dispose che la santa Comunione me la portasse un serafino. Una volta, in quest'occasione, prima di comunicarmi mi prese un dubbio all'improvviso. Rivolsi a Gesù la mia preghiera, affinché risolvesse il mio dubbio ma, non avendo ottenuto una risposta, dissi direttamente al serafino: «Non mi potresti confessare?» Mi rispose: «A nessun spirito celeste è dato un simile potere». (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 2° settimana del Tempo di Pasqua (Santa Caterina da Siena)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 14

1Un sabato era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.2Davanti a lui stava un idropico.3Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: "È lecito o no curare di sabato?".4Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.5Poi disse: "Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?".6E non potevano rispondere nulla a queste parole.

7Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:8"Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te9e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto.10Invece quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.11Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato".

12Disse poi a colui che l'aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.13Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;14e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".

15Uno dei commensali, avendo udito ciò, gli disse: "Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!".16Gesù rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.17All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto.18Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato.19Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato.20Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire.21Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi.22Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto.23Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.24Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena".

25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

34Il sale è buono, ma se anche il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si salerà?35Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via. Chi ha orecchi per intendere, intenda".


Secondo libro dei Maccabei 7

1Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re a forza di flagelli e nerbate a cibarsi di carni suine proibite.2Uno di essi, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi di indagare o sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le patrie leggi".3Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco padelle e caldaie.4Diventate queste subito roventi, il re comandò di tagliare la lingua, di scorticare e tagliare le estremità a quello che era stato loro portavoce, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre.5Quando quegli fu mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo mentre era ancora vivo. Mentre il fumo si spandeva largamente all'intorno della padella, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, esclamando:6"Il Signore Dio ci vede dall'alto e in tutta verità ci dà conforto, precisamente come dichiarò Mosè nel canto della protesta: 'Egli si muoverà a compassione dei suoi servi'".7Venuto meno il primo, in egual modo traevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: "Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?".8Egli rispondendo nella lingua paterna protestava: "No". Perciò anch'egli si ebbe gli stessi tormenti del primo.9Giunto all'ultimo respiro, disse: "Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re del mondo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna".10Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani11e disse dignitosamente: "Da Dio ho queste membra e, per le sue leggi, le disprezzo, ma da lui spero di riaverle di nuovo";12così lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza del giovinetto, che non teneva in nessun conto le torture.13Fatto morire anche costui, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti.14Ridotto in fin di vita, egli diceva: "È bello morire a causa degli uomini, per attendere da Dio l'adempimento delle speranze di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te la risurrezione non sarà per la vita".15Subito dopo, fu condotto avanti il quinto e fu torturato.16Ma egli, guardando il re, diceva: "Tu hai potere sugli uomini, e sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio.17Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza".18Dopo di lui presero il sesto; mentre stava per morire, egli disse: "Non illuderti stoltamente; noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia.19Ma tu non credere di andare impunito dopo aver osato di combattere contro Dio".
20La madre era soprattutto ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché vedendo morire sette figli in un sol giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore.21Esortava ciascuno di essi nella lingua paterna, piena di nobili sentimenti e, sostenendo la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro:22"Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato lo spirito e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi.23Senza dubbio il creatore del mondo, che ha plasmato alla origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo lo spirito e la vita, come voi ora per le sue leggi non vi curate di voi stessi".
24Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quella voce fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice se avesse abbandonato gli usi paterni, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato cariche.25Ma poiché il giovinetto non badava affatto a queste parole il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.26Dopo che il re la ebbe esortata a lungo, essa accettò di persuadere il figlio;27chinatasi verso di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua paterna: "Figlio, abbi pietà di me che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento.28Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano.29Non temere questo carnefice ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia".30Mentre essa finiva di parlare, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè.31Ma tu, che ti fai autore di tutte le sventure degli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio.32Per i nostri peccati noi soffriamo.33Se per nostro castigo e correzione il Signore vivente si adira per breve tempo con noi, presto si volgerà di nuovo verso i suoi servi.34Ma tu, o sacrilego e di tutti gli uomini il più empio, non esaltarti invano, agitando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo;35perché non sei ancora al sicuro dal giudizio dell'onnipotente Dio che tutto vede.36Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato breve tormento, hanno conseguito da Dio l'eredità della vita eterna. Tu invece subirai per giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia.37Anche io, come già i miei fratelli, sacrifico il corpo e la vita per le patrie leggi, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu fra dure prove e flagelli debba confessare che egli solo è Dio;38con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe".39Il re, divenuto furibondo, si sfogò su costui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno.40Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore.41Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
42Ma ora basti quanto s'è esposto circa i pasti sacrificali e le incredibili crudeltà.


Siracide 25

1Di tre cose mi compiaccio e mi faccio bella,
di fronte al Signore e agli uomini:
concordia di fratelli, amicizia tra vicini,
moglie e marito che vivono in piena armonia.
2Tre tipi di persone io detesto,
la loro vita è per me un grande orrore:
un povero superbo, un ricco bugiardo,
un vecchio adultero privo di senno.

3Nella giovinezza non hai raccolto;
come potresti procurarti qualcosa nella vecchiaia?
4Come s'addice il giudicare ai capelli bianchi,
e agli anziani intendersi di consigli!
5Come s'addice la sapienza ai vecchi,
il discernimento e il consiglio alle persone eminenti!
6Corona dei vecchi è un'esperienza molteplice,
loro vanto il timore del Signore.

7Nove situazioni io ritengo felici nel mio cuore,
la decima la dirò con le parole:
un uomo allietato dai figli,
chi vede da vivo la caduta dei suoi nemici;
8felice chi vive con una moglie assennata,
colui che non pecca con la sua lingua,
chi non deve servire a uno indegno di lui;
9fortunato chi ha trovato la prudenza,
chi si rivolge a orecchi attenti;
10quanto è grande chi ha trovato la sapienza,
ma nessuno supera chi teme il Signore.
11Il timore del Signore è più di ogni cosa;
chi lo possiede a chi potrà esser paragonato?

12Qualunque ferita, ma non la ferita del cuore;
qualunque malvagità, ma non la malvagità di una donna;
13qualunque sventura, ma non la sventura
causata dagli avversari;
qualunque vendetta, ma non la vendetta dei nemici.
14Non c'è veleno peggiore del veleno di un serpente,
non c'è ira peggiore dell'ira di un nemico.
15Preferirei abitare con un leone e con un drago
piuttosto che abitare con una donna malvagia.
16La malvagità di una donna ne àltera l'aspetto,
ne rende il volto tetro come quello di un orso.
17Suo marito siede in mezzo ai suoi vicini
e ascoltandoli geme amaramente.
18Ogni malizia è nulla, di fronte alla malizia di una
donna,
possa piombarle addosso la sorte del peccatore!
19Come una salita sabbiosa per i piedi di un vecchio,
tale la donna linguacciuta per un uomo pacifico.
20Non soccombere al fascino di una donna,
per una donna non ardere di passione.
21Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo
è una donna che mantiene il proprio marito.
22Animo abbattuto e volto triste
e ferita al cuore è una donna malvagia;
23mani inerti e ginocchia infiacchite,
tale colei che non rende felice il proprio marito.
24Dalla donna ha avuto inizio il peccato,
per causa sua tutti moriamo.
25Non dare all'acqua un'uscita
né libertà di parlare a una donna malvagia.
26Se non cammina al cenno della tua mano,
toglila dalla tua presenza.


Salmi 26

1'Di Davide.'

Signore, fammi giustizia:
nell'integrità ho camminato,
confido nel Signore, non potrò vacillare.
2Scrutami, Signore, e mettimi alla prova,
raffinami al fuoco il cuore e la mente.

3La tua bontà è davanti ai miei occhi
e nella tua verità dirigo i miei passi.
4Non siedo con gli uomini mendaci
e non frequento i simulatori.
5Odio l'alleanza dei malvagi,
non mi associo con gli empi.

6Lavo nell'innocenza le mie mani
e giro attorno al tuo altare, Signore,
7per far risuonare voci di lode
e per narrare tutte le tue meraviglie.
8Signore, amo la casa dove dimori
e il luogo dove abita la tua gloria.

9Non travolgermi insieme ai peccatori,
con gli uomini di sangue non perder la mia vita,
10perché nelle loro mani è la perfidia,
la loro destra è piena di regali.
11Integro è invece il mio cammino;
riscattami e abbi misericordia.

12Il mio piede sta su terra piana;
nelle assemblee benedirò il Signore.


Zaccaria 1

1Nell'ottavo mese dell'anno secondo del regno di Dario, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Zaccaria figlio di Barachia, figlio di Iddò:2"Il Signore si è molto sdegnato contro i vostri padri.3Tu dunque riferirai loro: Così parla il Signore degli eserciti: Convertitevi a me - oracolo del Signore degli eserciti - e io mi rivolgerò a voi, dice il Signore degli eserciti.4Non siate come i vostri padri, ai quali i profeti di un tempo andavan gridando: Dice il Signore degli eserciti: Tornate indietro dal vostro cammino perverso e dalle vostre opere malvage. Ma essi non vollero ascoltare e non mi prestarono attenzione, dice il Signore.5Dove sono i vostri padri? I profeti forse vivranno sempre?6Le parole e i decreti che io avevo comunicato ai miei servi, i profeti, non si sono forse adempiuti sui padri vostri? Essi si sono convertiti e hanno detto: Quanto il Signore degli eserciti ci aveva minacciato a causa dei nostri traviamenti e delle nostre colpe, l'ha eseguito sopra di noi".

7Il ventiquattro dell'undecimo mese, cioè il mese di Sebàt, l'anno secondo di Dario, questa parola del Signore si manifestò al profeta Zaccaria, figlio di Iddò.8Io ebbi una visione di notte. Un uomo, in groppa a un cavallo rosso, stava fra i mirti in una valle profonda; dietro a lui stavano altri cavalli rossi, sauri e bianchi.9Io domandai: "Mio signore, che significano queste cose?". L'angelo che parlava con me mi rispose: "Io t'indicherò ciò che esse significano".10Allora l'uomo che stava fra i mirti prese a dire: "Essi sono coloro che il Signore ha inviati a percorrere la terra".11Si rivolsero infatti all'angelo del Signore che stava fra i mirti e gli dissero: "Abbiamo percorso la terra: è tutta tranquilla".12Allora l'angelo del Signore disse: "Signore degli eserciti, fino a quando rifiuterai di aver pietà di Gerusalemme e delle città di Giuda, contro le quali sei sdegnato? Sono ormai settant'anni!".13E all'angelo che parlava con me il Signore rivolse parole buone, piene di conforto.14Poi l'angelo che parlava con me mi disse: "Fa' sapere questo: Così dice il Signore degli eserciti: Io sono ingelosito per Gerusalemme e per Sion di gelosia grande;15ma ardo di sdegno contro le nazioni superbe, poiché mentre io ero un poco sdegnato, esse cooperarono al disastro.16Perciò dice il Signore: Io di nuovo mi volgo con compassione a Gerusalemme: la mia casa vi sarà riedificata - parola del Signore degli eserciti - e la corda del muratore sarà tesa di nuovo sopra Gerusalemme.17Fa' sapere anche questo: Così dice il Signore degli eserciti: Le mie città avranno sovrabbondanza di beni, il Signore avrà ancora compassione di Sion ed eleggerà di nuovo Gerusalemme".


Seconda lettera ai Tessalonicesi 3

1Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi2e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede.3Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno.
4E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo.5Il Signore diriga i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo.

6Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi.7Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi,8né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi.9Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare.10E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi.11Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione.12A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace.13Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene.14Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni;15non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.

16Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.
17Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così.18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.


Capitolo LI: Dedicarsi a cose più umili quando si viene meno nelle più alte

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Tu non riesci, o figlio, a persistere in un fervoroso desiderio di virtù e restare in un alto grado di contemplazione. Talora, a causa della colpa che è all'origine dell'umanità, devi scendere più in basso e portare il peso di questa vita corruttibile, pur contro voglia e con disgusto; disgusto e pesantezza di spirito, che sentirai fino a che vestirai questo corpo mortale. Nella carne, dunque, e sotto il peso della carne devi spesso patire, poiché non sei capace di stare interamente e continuamente in occupazioni spirituali e nella contemplazione di Dio. Allora devi rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con azioni degne; devi attendere, con ferma fiducia, che io venga dall'alto e mi manifesti a te; devi sopportare con pazienza il tuo esilio e la tua aridità di spirito, fino a che io non venga di nuovo a te, liberandoti da tutte le angosce. Invero ti farò dimenticare le tue fatiche, nel godimento della pace interiore; ti aprirò dinanzi il campo delle Scritture, nel quale potrai cominciare a correre con animo sollevato "la via dei mie comandamenti" (Sal 118,32). Allora dirai: "i patimenti di questo mondo non sono nulla in confronto alla futura gloria, che si rivelerà in noi" (Rm 8,18).


DISCORSO 232 NEI GIORNI DI PASQUA

Discorsi - Sant'Agostino

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La passione e la risurrezione raccontate da tutti i Vangeli.

1. Anche oggi ci è stato letto un brano riguardante la resurrezione del nostro Signore Gesù Cristo; esso però è stato preso da un altro Vangelo, e cioè da quello secondo Luca. Il primo giorno si lesse il racconto tratto dal Vangelo secondo Matteo, ieri da quello secondo Marco, oggi da quello secondo Luca. Tale infatti è la successione degli Evangelisti. E allora, come la passione del Signore fu narrata da tutti gli Evangelisti, allo stesso modo gli attuali sette o otto giorni permettono di leggere il racconto della resurrezione come lo troviamo in tutti gli Evangelisti. Tuttavia, per quel che concerne la passione, siccome si dispone di un giorno solo per leggerla, non si è soliti leggere se non il racconto tramandatoci da Matteo. Una volta mi proposi di leggere anche la passione secondo quanto troviamo in tutti i Vangeli, distribuendo la lettura anno per anno, e così di fatto feci. Successe che la gente, non sentendo quel che era solita ascoltare, si scandalizzò. Quanti però amano le Lettere inviateci da Dio e non vogliono restare eternamente ignoranti, sono al corrente di tutta la Scrittura e tutta la investigano diligentemente. Ma, quale è la misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno 1 tali sono i progressi che ciascuno vi fa.

Le donne vedono Cristo ma non sono credute dai discepoli.

2. Riflettiamo ora un istante sulla lettura che abbiamo ascoltata, notando subito come oggi abbiamo udito in forma più marcata ciò che ieri facevo sottolineare alla vostra Carità, cioè la incredulità dei discepoli. In tal modo possiamo renderci conto della grandezza del beneficio che Dio ci ha concesso facendoci credere a cose che non abbiamo vedute. Li aveva chiamati e istruiti, era vissuto con loro su questa terra, in loro presenza aveva compiuto miracoli strepitosi. Aveva perfino risuscitato dei morti; eppure i discepoli non credevano che potesse risuscitare il suo corpo. Delle donne si recarono al sepolcro, ma nel sepolcro non trovarono alcuna salma. Udita dagli angeli la resurrezione del Signore, le donne l'annunziarono agli uomini. E cosa dice la Scrittura? cosa avete udito? Le cose narrate sembrarono al loro modo di vedere come dei vaneggiamenti 2. Grande miseria di questa natura umana! Quando Eva riferì quel che le aveva detto il serpente, immediatamente fu creduta. Si credette ad una donna bugiarda e si cadde nella morte; a delle donne messaggere di verità non si prestò fede: eppure si sarebbe ottenuta la vita. Se non si doveva prestar fede alle donne, perché Adamo credette ad Eva 3? Se si deve prestargliela, perché i discepoli si rifiutarono di credere a quelle sante donne 4? Veramente in tutta questa vicenda c'è da sottolineare quanto condiscendente sia stato il comportamento del nostro Signore. Questo infatti dispose il Signore Gesù Cristo: che fossero delle donne ad annunziare per prime la resurrezione. Per colpa di una donna era caduto l'uomo, per merito della donna l'uomo fu riscattato. Dal momento che era stata una vergine a concepire Cristo, toccava alla donna annunziarne la resurrezione. Così, come per causa della donna era venuta la morte, per causa della donna veniva la vita. I discepoli però non credettero a quel che dicevano le donne; le presero per pazze, mentre invece dicevano la verità.

I due discepoli di Emmaus, uomini di fede debole.

3. Ma ci furono altri due che, camminando per la via, parlavano fra loro delle cose accadute a Gerusalemme: della crudeltà dei Giudei, della morte di Cristo. Camminavano discorrendo, in preda al lutto per la sua morte, del tutto ignari della sua resurrezione. Anche a costoro apparve, e, inserendosi come terzo nel percorrere la strada, intavolò con loro un discorso cordiale. I loro occhi però erano accecati e non lo riconobbero. Bisognava che il loro cuore maturasse nella scienza: per questo si rimanda a più tardi la rivelazione. Comincia col chiedere di che cosa parlassero tra di loro per provocarli a manifestare cose che egli già sapeva; e, come avete ascoltato, essi restarono sorpresi delle sue domande che riguardavano cose note e manifeste, mentre lui sembrava non saperne niente. Gli dicono: Possibile che tu sia proprio l'unico straniero che in Gerusalemme non sappia ciò che vi è accaduto? Egli rispose: Che cosa mai? Tutta la vicenda di Gesù Nazzareno, che era stato un profeta potente in opere e in parole 5. È di questo che si tratta, o discepoli? Era un profeta il Cristo, ovvero il Signore dei profeti? Al vostro giudice date il nome di araldo? In effetti erano scesi a dire ciò che di lui diceva la gente. Cosa intendo dire con questo richiamo alle dicerie della gente? Ricordate l'episodio quando Gesù chiese ai discepoli: Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo? Essi cominciarono col riferire le opinioni altrui: Qualcuno dice che sei Elia, altri Giovanni Battista, altri Geremia o uno dei profeti. Queste erano le risposte degli estranei, non dei discepoli. Ma qui i discepoli erano arrivati alle stesse conclusioni. Ora a voi: chi dite che io sia? Mi avete risposto riferendomi le opinioni degli altri, adesso voglio udire ciò che credete voi. Allora prese la parola Pietro, uno a nome di tutti perché fra tutti regnava l'unità, e disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Non uno qualsiasi dei profeti, ma il Figlio del Dio vivo: colui che realizzava le predizioni dei profeti, il Creatore degli stessi angeli. Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo. Pietro ascoltò ciò che era doveroso ascoltare dopo tale esclamazione: Beato te, Simone, figlio di Giona, perché non te l'hanno rivelato la carne e il sangue ma il Padre mio che è nei cieli. Pertanto io dico a te: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non la vinceranno. A te darò le chiavi del Regno dei cieli; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto in cielo, e tutto ciò che avrai legato sulla terra sarà legato in cielo 6. Fu merito della fede, non intuizione dell'uomo, se poté ascoltare tale elogio. Difatti, anche lui come uomo cos'altro era se non quel che dice il Salmo: Ogni uomo è mentitore 7?

Pietro scandalizzato per la morte di Cristo.

4. Dopo questo discorso Cristo prese subito a parlare apertamente della sua passione e morte! Pietro esterrefatto replico: Dio te ne scampi, Signore! questo non ti accadrà. E il Signore: Lontano da me, satana! Pietro satana? Dove sono andate a finire le parole: Beato te, Simone, figlio di Giona? O che satana possa chiamarsi beato? Beato per quanto ricevuto da Dio, satana per quanto preso dall'uomo. Ecco infatti lo stesso Signore spiegarci il motivo per cui lo chiamò satana. Non hai sentimenti - disse - conformi ai piani di Dio ma a quelli dell'uomo 8. Perché prima l'aveva detto beato? Perché non te l'hanno rivelato la carne e il sangue ma il Padre mio celeste. E perché dopo lo dice satana? Perché non hai sentimenti conformi ai piani di Dio, come li avevi quando ti chiamai beato, ma sentimenti umani. Ecco come l'animo dei discepoli oscillava, andando da un estremo all'altro. Ora stavano saldi in piedi, ora erano accasciati a terra. Ora stavano nella luce ora nelle tenebre: la luce da Dio, le tenebre da sé. Donde la luce? Accostatevi a lui e sarete illuminati 9. Donde le tenebre? Chi dice menzogna parla attingendo da se stesso 10. Il Figlio di Dio aveva parlato, la Vita aveva parlato ed essi temevano che potesse morire la Vita, quando la Vita non poteva assolutamente morire. Proprio per questo, per morire, era venuto il Figlio di Dio. Se infatti non fosse venuto lui a subire la morte, come avremmo fatto noi a vivere?

Cristo predisse la sua morte e la risurrezione.

5. In che modo infatti abbiamo noi acquistato la vita, e perché lui ha subito la morte? Posa lo sguardo su di lui. In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Cerca in lui uno spazio per la morte. Dove? In forza di che? In che maniera egli era il Verbo, Verbo presso Dio, Verbo Dio. Se trovi in lui la carne e il sangue, vi troverai anche lo spazio per la morte. Orbene, su di lui Verbo come poté prevalere la morte? E a noi, uomini di questa terra, mortali, corruttibili, peccatori, come poté pervenire la vita? Lui non aveva possibilità di morire, noi di vivere; ma ecco che egli volle assumere la morte da noi per darci la vita, che apparteneva a lui. In che modo egli prese da noi la morte? Il Verbo si fece carne ed abitò fra noi. Prese da noi ciò che avrebbe offerto per noi. E come a noi ne derivò la vita? E la vita era la luce degli uomini 11. Lui vita per noi, noi morte per lui. Ma di che genere di morte si tratta? Di una morte subita per condiscendenza, non inerente alla sua natura. Morì perché si degnò morire, perché lo volle, perché ebbe compassione. Morì per libera scelta. Diceva: Ho il potere di lasciare la mia vita come ho anche il potere di riprenderla 12. Ma Pietro, quando inorridì ascoltando che il Signore sarebbe morto, queste cose non le sapeva. Sta però di fatto che il Signore fin da allora aveva predetto che sarebbe morto e al terzo giorno risuscitato. Questa sua predizione si era realizzata, e tuttavia coloro che l'avevano udita restavano increduli. Ecco, ormai son tre giorni da quando tutto questo è avvenuto... mentre noi speravamo che egli avrebbe redento Israele 13. Lo speravate: adesso invece ne disperate? Avete perso la speranza. Colui che cammina con voi vi risolleverà. Erano discepoli, ne avevano ascoltato le parole, erano vissuti con lui, lo riconoscevano per loro maestro, dal quale avevano ricevuto la formazione; eppure non riuscivano a ricopiare il ladrone sospeso alla croce, imitandone la fede!

La fede del buon ladrone.

6. Può darsi che alcuni di voi, non avendo letto il racconto della passione quale ci è tramandato da tutti gli Evangelisti, non comprendano le parole che ho dette riguardo a questo ladrone. Difatti l'episodio di cui sto parlando ci è narrato dal solo evangelista Luca. Che insieme con Cristo fossero stati crocifissi due malfattori, questo lo ricorda anche Matteo 14, ma che di questi due uno insultava Cristo mentre l'altro credeva in Cristo, questo Matteo non lo ricorda; lo ricorda solo Luca. Richiamiamo alla memoria la fede di questo malfattore, notando che la stessa fede Cristo, dopo la sua resurrezione, non la trovò nei suoi discepoli. Cristo era sospeso alla croce, e alla croce era sospeso il malfattore: Cristo nel mezzo, ai lati due briganti, dei quali uno bestemmia, l'altro ha fede, e Cristo nel mezzo fa da giudice. Il brigante che bestemmiava diceva: Se sei Figlio di Dio, libera te stesso. Il collega gli replica: Tu non hai timore di Dio. Se noi soffriamo questo supplizio perché ce lo siamo meritato, lui che male ha fatto? E rivolto a lui: Signore, ricordati di me quando sarai entrato nel tuo regno. Fede grande! A tal fede non saprei cosa si possa aggiungere. Vacillarono coloro che avevano veduto Cristo risuscitare i morti; credette colui che lo vedeva pendere dalla croce insieme con lui. Quando i discepoli vacillarono lui credette. Che bel frutto trasse Cristo da quel legno secco! Ma ascoltiamo le parole che il Signore gli rivolse: In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso 15. Tu ti poni a distanza, ma io ti riconosco. Come avrebbe mai potuto ripromettersi quel ladrone un passaggio dal delitto al giudizio, dal giudizio alla croce, dalla croce al paradiso? In effetti, egli, ripensando a quel che meritava, non disse: Ricordati di me e liberami oggi stesso, ma: Quando sarai entrato nel tuo regno, allora ricordati di me. Se, cioè, son meritevole di supplizi, che questi cessino almeno quando tu sarai entrato nel tuo regno. Ma il Signore: Non accadrà così; tu hai forzato la porta del regno dei cieli, hai fatto violenza con la tua fede e te lo sei accaparrato. Oggi sarai con me in paradiso. Non rinvio a più tardi la ricompensa, concedo oggi stesso quanto debbo alla tua fede straordinaria. Diceva il ladrone: Ricordati di me quando sarai entrato nel tuo regno. Credeva che egli non solo sarebbe risorto ma avrebbe posseduto un regno. A un sospeso, a un crocifisso, a un sanguinante, a uno inchiodato diceva: Quando sarai entrato nel tuo regno. Quegli altri invece: Noi speravamo 16. Dove il ladrone aveva scoperto la speranza, là i discepoli l'avevano perduta.

Urge mutare la vita in senso cristiano.

7. E adesso, o carissimi, ascoltate quale grande mistero ci è dato conoscere. Camminava con loro; viene accolto ospitalmente: spezza il pane e allora lo riconoscono 17. Lo stesso è di noi: non diciamo di non conoscere Cristo; lo conosciamo se crediamo in lui. È, anzi, poco dire: Lo conosciamo se crediamo in lui. Se crediamo in lui, lo possediamo. Quei discepoli avevano con sé Cristo in qualità di commensale, noi l'abbiamo dentro di noi, nell'animo, ed è cosa più eccellente aver Cristo nel cuore che non in casa, poiché il nostro cuore è più interno a noi di quanto non lo sia la nostra casa. E allora dov'è che il fedele ha da riconoscere Cristo? Lo riconosce infatti il fedele mentre non sa scorgerlo chi è ancora catecumeno. Nessuno tuttavia deve chiudere a lui la porta, perché non entri 18.

8. Ieri avvertii con insistenza la vostra Carità che la resurrezione di Cristo diventa nostra se conduciamo una vita buona, se cioè la nostra vita cattiva di un tempo muore e ogni giorno prende incremento la vita nuova. Vedo qui presente una moltitudine di penitenti, che formano una fila lunghissima nel momento dell'imposizione delle mani. Pregate, o penitenti! e i penitenti si recano a pregare. Ecco, mi metto ad esaminare questi penitenti e mi accorgo che seguitano a viver male. E come ci si può pentire d'una cosa se la si continua a fare? Se si è pentiti, si cessi di farla! Se al contrario la si fa ancora si porta un nome falso, in quanto si persevera nella colpa. Ci sono stati alcuni che da loro stessi spontaneamente han chiesto di far parte dei penitenti, altri poi, da noi scomunicati, sono stati messi fra i penitenti. Tuttavia risulta che coloro che han chiesto di far penitenza, pretendono di continuare a compiere il male come prima e coloro che, da noi scomunicati, sono stati ammessi alla penitenza, non vogliono sollevarsi da dove si trovano, quasi che la condizione di penitenti sia una condizione di privilegio. Ne segue che quel posto che dovrebbe essere un posto di umiliazione diventa un posto di iniquità. Ebbene, dico a voi che portate il nome di penitenti e non lo siete, dico a voi... E che vi dirò? Parole di lode? No, non lodo il vostro comportamento 19; piuttosto ne gemo e piango. E, diventato spregevole cantilena 20, che dovrò fare? Cambiate, cambiate sistema, ve ne scongiuro. La fine della vita è incerta e ognuno cammina in quella direzione in cui cadrà. Voi rinviate la vita buona, lusingandovi di vivere a lungo. Vi ripromettete una vita lunga, e non temete la morte improvvisa? Ma ammettiamo pure che sia lunga: badate che sia buona. Per quanto lo cerchi, non trova un solo penitente. Quanto sarebbe meglio che la vita, se davvero dovrà essere lunga, sia buona e non cattiva! Un pranzo cattivo che andasse per le lunghe nessuno lo tollererebbe, una lunga vita cattiva quasi tutti la desiderano, Ma certo! Se vivere è un gran dono, questo dono grande sia speso bene! E poi, dimmi, quando mai hai voluto una cosa repellente fra tutte quelle che compi, che pensi e che desideri? Nel campo non vuoi un prodotto cattivo; non vuoi che il raccolto sia cattivo ma buono, e così vuoi sia buona la pianta, il cavallo, lo schiavo, l'amico, il figlio, la moglie. Ma perché soffermarmi su queste cose rilevanti? Nemmeno la veste che porti vuoi che sia cattiva, ma buona, e finalmente gli stessi calzari non li vuoi se non buoni. Mostrami che tu provi gradimento per qualcosa di cattivo e che ti disgusta ciò che è buono. Una villa - suppongo - non la vuoi se è in cattivo stato ma se è in buono. Perché solo riguardo all'anima volere che sia cattiva? Dove hai inciampato? Perché incorrere volontariamente in tanto male? Fra tutte le tue cose buone tolleri che sia cattivo uno solo: te stesso! Per il fatto che io sto ripetendo le stesse cose può darsi che alcuni - forse - continueranno a comportarsi come sempre. Non ho detto: " certo ", ma: " forse ". Nessuno mi riprovi, perché ho parlato più temendo che confermando. Io per parte mia, mi scuoto le vesti dinanzi 21 a Dio: ho infatti paura che sia imputato a me l'aver avuto paura. Io faccio il mio dovere e da voi esigo il frutto; voglio assaporare la gioia delle opere buone che compite, non cerco denaro. In effetti, quando uno vive bene non è che arricchisca me; tuttavia arricchisce me pure, se davvero vive bene, poiché non ho altra ricchezza all'infuori della speranza che, in Cristo, ho in voi. Non trovo altra gioia, altra consolazione, altro respiro in mezzo ai pericoli che mi sovrastano per le prove del momento attuale, se non nella vostra vita buona. Ve ne scongiuro! Anche se non v'importa di voi stessi, abbiate almeno compassione di me.

 


1 - Rm 12, 3.

2 - Lc 24, 11.

3 - Cf. Gn 3, 6.

4 - Cf. Lc 24, 11.

5 - Lc 24, 18.

6 - Mt 16, 13-19.

7 - Sal 115, 11.

8 - Mt 16, 17. 22. 23.

9 - Sal 33, 6.

10 - Gv 8, 44.

11 - Gv 1, 1. 14 .4.

12 - Gv 10, 18.

13 - Lc 24, 21.

14 - Cf. Mt 27, 38.

15 - Lc 23, 39-43.

16 - Lc 24, 21.

17 - Cf. Lc 24, 13-31.

18 - Cf. Mt 7, 8.

19 - 1 Cor 11, 22.

20 - Cf. Lam 3, 14.

21 - Cf. At 18, 6.


Capitolo XII: I vantaggi delle avversità

Libro I: Libro della imitazione di Cristo e del dispregio del mondo e di tutte le sue vanità - Tommaso da Kempis

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1. E' bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E' bene che talvolta soffriamo contraddizione e che la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone. Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria. Invero, proprio quando la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggior forza al testimone interiore, Iddio.  

2. Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar cercando tanti conforti umani. Quando un uomo di buona volontà soffre tribolazioni e tentazioni, o è afflitto da pensieri malvagi, allora egli sente di aver maggior bisogno di Dio, e di non poter fare nulla di bene senza di lui. E si rattrista e piange e prega, per il male che soffre; gli viene a noia che la vita continui; e spera che sopraggiunga la morte (2 Cor 1,8), così da poter scomparire e dimorare in Cristo (Fil 1,23). Allora egli capisce che nel mondo non può esserci completa serenità e piena pace.


24-24 Giugno 29, 1928 Il ti amo forma il calore, la Divina Volontà forma la luce per formare il Sole. La lunga figliolanza che forma chi vive nel Fiat. I suoi tre regni, tre soli e tre corone. Come la fede non sarà più ombrata.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo facendo i miei soliti atti nel Fiat Divino, e per ogni cosa creata ripetevo la mia lunga cantilena del mio ti amo, ma mentre ciò facevo pensavo tra me: “E’ tanta l’abitudine che ho fatto, che mi sembra che non so farne a meno di dire, ti amo, ti amo”. Ora in questo mentre, il mio dolce Gesù si è mosso nel mio interno dicendomi:

(2) “Figlia mia, questo tuo continuo ti amo non è altro che la continuità del primo ti amo detto nella mia Divina Volontà, che detto una volta, ha virtù di ripetere coi fatti ciò che una volta fu detto. Il ti amo forma il calore e la mia Volontà Divina forma la luce che invadendo il ti amo, forma il sole, uno più fulgido dell’altro; com’è bella la vita dell’anima nella mia Volontà Divina, essa acquista una lunga figliolanza quasi interminabile, perché se pensa, partorisce nella mente divina i suoi pensieri e forma la lunga generazione dei suoi figli nella mente del suo Padre Celeste; se parla, partorisce le sue parole nella parola di Dio, e forma la lunga generazione dei figli della sua parola; se opera, se cammina, se palpita, partorisce le sue opere nelle mani del suo Creatore, i passi suoi nei piedi divini, il suo palpito nel cuore paterno e forma la lunga generazione dei figli delle sue opere, dei suoi passi e dei suoi palpiti, che generazione interminabile forma colei che vive nella mia Volontà al suo Creatore, essa è la popolatrice e la madre feconda che tiene sempre in festa Colui che l’ha creato, perché ogni figlio è una festa che Iddio si sente partorire nel suo proprio seno da colei che vive nella sua Volontà”.

(3) E tutto commosso ripeteva:

(4) “Com’è bella! com’è bella la neonata del mio Volere, nella sua piccolezza vorrebbe mettersi a gara col suo Creatore, vorrebbe dargli occasione di farlo sempre sorridere e con sorprese infantili rapirlo a farsi sempre guardare, per fargli vedere la lunga generazione dei suoi figli”.

(5) E come venendo meno d’amore ha fatto silenzio, ma dopo poco ha soggiunto:

(6) “Figlia mia, la creatura tiene nell’anima sua tre regni, che sono le tre potenze, queste si possono chiamare le capitali di questi tre regni, tutto il resto della creatura: Parole, occhi, opere, passi, sono città, villaggi, fiumi, mari e territori che formano questi regni, lo stesso cuore non si può chiamare capitale, ma città più importante di comunicazione per le altre; ora, in una guerra se si vince la capitale, la guerra finisce, perché tutte le altre città restano vinte insieme con la capitale. Ora se la mia Volontà giungerà a prendere le tre capitali di questi regni, erigendosi il suo trono in esse, tutte le altre città saranno vinte e dominate dal Fiat Supremo. Quanta gloria acquisteranno questi regni, questi saranno i più felici, i più ricchi ed i più popolati, perché Colui che li regge e domina è l’invincibile, il forte ed il potente, nessuno avrà ardire di molestare e turbare l’ordine di essi, tutto sarà pace, gioia e festa perenne, sicché chi viva nel mio Fiat Divino possederanno tre soli, uno più bello dell’altro, tre regni pacifici, arricchiti di tutte le gioie, armonie e felicità, e saranno coronate con tre corone, ma sai tu chi coronerà la fronte dei figli del mio Volere? La Trinità Sacrosanta rapita della loro somiglianza che l’infusero nel crearle, e vedendo che il nostro Fiat le ha cresciuto e formato come Noi le volevamo, e restando ferita nel vedere in essi i nostri lineamenti, sarà tanta la foga del nostro amore, che ciascuna delle tre Divine Persone metterà ognuna la sua corona come distintivo speciale che sono i figli della nostra Volontà Divina”.

(7) Onde mi sentivo tanto immersa nel Fiat Supremo, che mi sentivo come una spugna inzuppata nella luce di Esso, mi sembrava che tutte le cose create mi portavano il bacio del Voler Divino, ed in quel bacio sentivo le labbra del mio Creatore che me lo scoccava, mi pareva che il Fiat trasportava con Sé le tre Divine Persone. Ora mentre la mia mente me la sentivo sperduta nella luce del Fiat, il mio dolce Gesù è uscito da dentro il mio interno e mi ha detto:

(8) “Figlia mia, quando il mio Volere avrà il suo regno sulla terra, e le anime vivranno in esso, la fede non avrà più ombra, non più enigmi, ma tutta sarà chiarezza e certezza, la luce del mio Volere porterà nelle stesse cose create la visione chiara del loro Creatore, lo toccheranno con mano in tutto ciò che ha fatto per amor loro. Adesso l’umano volere è ombra alla fede, le passioni sono nubi che oscurano la luce chiara di essa, e succede come al sole quando dense nubi si formano nella bass’aria, che ad onta che il sole c’è, le nubi si fanno contro alla luce e sembra oscuro come se fosse notte, e chi non avesse visto mai il sole stenterebbe a credere che ci stesse il sole, ma se un vento impetuoso diradasse le nubi, toccando con mano la sua fulgida luce, chi oserebbe dire non esiste il sole? Tale si trova la fede perché non regna la mia Volontà, sono quasi come ciechi che devono credere agli altri che esiste un Dio, invece regnando il mio Fiat Divino, la sua luce farà toccare con mano a loro stessi l’esistenza del loro Creatore, quindi non sarà più necessario che altri lo dicano, sicché le ombre, le nubi non esisteranno più”.

(9) Ma mentre ciò diceva, Gesù faceva uscire un’ondata di gioia e di luce dal suo cuore, che darà altra vita alle creature, e con enfasi d’amore ha soggiunto:

(10) “Come sospiro il regno del mio Volere, esso metterà termine ai mali delle creature, ed ai nostri dolori, Cielo e terra sorrideranno insieme, le feste nostre e le loro riprenderanno l’ordine del principio della Creazione, metteremo un velo su di tutto, affinché le feste non siano più interrotte”.