Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Giovanni 11
1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.
Genesi 36
1Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom.2Esaù prese le mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Hittita; Oolibama, figlia di Ana, figlio di Zibeon, l'Hurrita;3Basemat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt.4Ada partorì ad Esaù Elifaz, Basemat partorì Reuel,5Oolibama partorì Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan.
6Poi Esaù prese le mogli e i figli e le figlie e tutte le persone della sua casa, il suo gregge e tutto il suo bestiame e tutti i suoi beni che aveva acquistati nel paese di Canaan e andò nel paese di Seir, lontano dal fratello Giacobbe.7Infatti i loro possedimenti erano troppo grandi perché essi potessero abitare insieme e il territorio, dove essi soggiornavano, non poteva sostenerli per causa del loro bestiame.8Così Esaù si stabilì sulle montagne di Seir. Ora Esaù è Edom.
9Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir.10Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù.11I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz.12Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù.13Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù.14Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core.
15Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz,16il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek. Questi sono i capi di Elifaz nel paese di Edom: questi sono i figli di Ada.
17Questi i figli di Reuel, figlio di Esaù: il capo di Naat, il capo di Zerach, il capo di Samma, il capo di Mizza. Questi sono i capi di Reuel nel paese di Edom; questi sono i figli di Basemat, moglie di Esaù.
18Questi sono i figli di Oolibama, moglie di Esaù: il capo di Ieus, il capo di Iaalam, il capo di Core. Questi sono i capi di Oolibama, figlia di Ana, moglie di Esaù.
19Questi sono i figli di Esaù e questi i loro capi. Egli è Edom.
20Questi sono i figli di Seir l'Hurrita, che abitano il paese: Lotan, Sobal, Zibeon, Ana,21Dison, Eser e Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, figli di Seir, nel paese di Edom.22I figli di Lotan furono Ori e Emam e la sorella di Lotan era Timna.23I figli di Sobal sono Alvan, Manacat, Ebal, Sefo e Onam.24I figli di Zibeon sono Aia e Ana; questo è l'Ana che trovò le sorgenti calde nel deserto, mentre pascolava gli asini del padre Zibeon.25I figli di Ana sono Dison e Oolibama, figlia di Ana.26I figli di Dison sono Emdam, Esban, Itran e Cheran.27I figli di Eser sono Bilan, Zaavan e Akan.28I figli di Disan sono Uz e Aran.29Questi sono i capi degli Hurriti: il capo di Lotan, il capo di Sobal, il capo di Zibeon, il capo di Ana,30il capo di Dison, il capo di Eser, il capo di Disan. Questi sono i capi degli Hurriti, secondo le loro tribù nel paese di Seir.
31Questi sono i re che regnarono nel paese di Edom, prima che regnasse un re degli Israeliti.32Regnò dunque in Edom Bela, figlio di Beor, e la sua città si chiama Dinaba.33Poi morì Bela e regnò al suo posto Iobab, figlio di Zerach, da Bosra.34Poi morì Iobab e regnò al suo posto Usam, del territorio dei Temaniti.35Poi morì Usam e regnò al suo posto Adad, figlio di Bedad, colui che vinse i Madianiti nelle steppe di Moab; la sua città si chiama Avit.36Poi morì Adad e regnò al suo posto Samla da Masreka.37Poi morì Samla e regnò al suo posto Saul da Recobot-Naar.38Poi morì Saul e regnò al suo posto Baal-Canan, figlio di Acbor.39Poi morì Baal-Canan, figlio di Acbor, e regnò al suo posto Adar: la sua città si chiama Pau e la moglie si chiamava Meetabel, figlia di Matred, da Me-Zaab.
40Questi sono i nomi dei capi di Esaù, secondo le loro famiglie, le loro località, con i loro nomi: il capo di Timna, il capo di Alva, il capo di Ietet,41il capo di Oolibama, il capo di Ela, il capo di Pinon,42il capo di Kenan, il capo di Teman, il capo di Mibsar,43il capo di Magdiel, il capo di Iram. Questi sono i capi di Edom secondo le loro sedi nel territorio di loro proprietà. È appunto questo Esaù il padre degli Idumei.
Giobbe 37
1Per questo mi batte forte il cuore
e mi balza fuori dal petto.
2Udite, udite, il rumore della sua voce,
il fragore che esce dalla sua bocca.
3Il lampo si diffonde sotto tutto il cielo
e il suo bagliore giunge ai lembi della terra;
4dietro di esso brontola il tuono,
mugghia con il suo fragore maestoso
e nulla arresta i fulmini,
da quando si è udita la sua voce;
5mirabilmente tuona Dio con la sua voce
opera meraviglie che non comprendiamo!
6Egli infatti dice alla neve: "Cadi sulla terra"
e alle piogge dirotte: "Siate violente".
7Rinchiude ogni uomo in casa sotto sigillo,
perché tutti riconoscano la sua opera.
8Le fiere si ritirano nei loro ripari
e nelle loro tane si accovacciano.
9Dal mezzogiorno avanza l'uragano
e il freddo dal settentrione.
10Al soffio di Dio si forma il ghiaccio
e la distesa dell'acqua si congela.
11Carica di umidità le nuvole
e le nubi ne diffondono le folgori.
12Egli le fa vagare dappertutto
secondo i suoi ordini,
perché eseguiscano quanto comanda loro
sul mondo intero.
13Le manda o per castigo della terra
o in segno di bontà.
14Porgi l'orecchio a questo, Giobbe, soffèrmati
e considera le meraviglie di Dio.
15Sai tu come Dio le diriga
e come la sua nube produca il lampo?
16Conosci tu come la nube si libri in aria,
i prodigi di colui che tutto sa?
17Come le tue vesti siano calde
quando non soffia l'austro e la terra riposa?
18Hai tu forse disteso con lui il firmamento,
solido come specchio di metallo fuso?
19Insegnaci che cosa dobbiamo dirgli.
Noi non parleremo per l'oscurità.
20Gli si può forse ordinare: "Parlerò io?".
O un uomo può dire che è sopraffatto?
21Ora diventa invisibile la luce,
oscurata in mezzo alle nubi:
ma tira il vento e le spazza via.
22Dal nord giunge un aureo chiarore,
intorno a Dio è tremenda maestà.
23L}Onnipotente noi non lo possiamo raggiungere,
sublime in potenza e rettitudine
e grande per giustizia: egli non ha da rispondere.
24Perciò gli uomini lo temono:
a lui la venerazione di tutti i saggi di mente.
Salmi 49
1'Al maestro del coro. Dei figli di Core. Salmo.'
2Ascoltate, popoli tutti,
porgete orecchio abitanti del mondo,
3voi nobili e gente del popolo,
ricchi e poveri insieme.
4La mia bocca esprime sapienza,
il mio cuore medita saggezza;
5porgerò l'orecchio a un proverbio,
spiegherò il mio enigma sulla cetra.
6Perché temere nei giorni tristi,
quando mi circonda la malizia dei perversi?
7Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
8Nessuno può riscattare se stesso,
o dare a Dio il suo prezzo.
9Per quanto si paghi il riscatto di una vita,
non potrà mai bastare
10per vivere senza fine,
e non vedere la tomba.
11Vedrà morire i sapienti;
lo stolto e l'insensato periranno insieme
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
12Il sepolcro sarà loro casa per sempre,
loro dimora per tutte le generazioni,
eppure hanno dato il loro nome alla terra.
13Ma l'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
14Questa è la sorte di chi confida in se stesso,
l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
15Come pecore sono avviati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà ogni loro parvenza:
gli inferi saranno la loro dimora.
16Ma Dio potrà riscattarmi,
mi strapperà dalla mano della morte.
17Se vedi un uomo arricchirsi, non temere,
se aumenta la gloria della sua casa.
18Quando muore con sé non porta nulla,
né scende con lui la sua gloria.
19Nella sua vita si diceva fortunato:
"Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene".
20Andrà con la generazione dei suoi padri
che non vedranno mai più la luce.
21L'uomo nella prosperità non comprende,
è come gli animali che periscono.
Michea 1
1Parola del Signore, rivolta a Michea di Morèset, al tempo di Iotam, di Acaz e di Ezechia, re di Giuda. Visione che egli ebbe riguardo a Samaria e a Gerusalemme.
2Udite, popoli tutti!
Fa' attenzione, o terra,
con quanto contieni!
Il Signore Dio sia testimone contro di voi,
il Signore dal suo santo tempio.
3Poiché ecco, il Signore esce dalla sua dimora
e scende e cammina
sulle alture del paese;
4si sciolgono i monti sotto di lui
e le valli si squarciano
come cera davanti al fuoco,
come acque versate su un pendio.
5Tutto ciò per l'infedeltà di Giacobbe
e per i peccati della casa di Israele.
Qual è l'infedeltà di Giacobbe?
Non è forse Samaria?
Qual è il peccato di Giuda?
Non è forse Gerusalemme?
6Ridurrò Samaria a un mucchio di rovine in un campo,
a un luogo per piantarvi la vigna.
Rotolerò le sue pietre nella valle,
scoprirò le sue fondamenta.
7Tutte le sue statue saranno frantumate,
tutti i suoi doni andranno bruciati,
di tutti i suoi idoli farò scempio
perché messi insieme a prezzo di prostituzione
e in prezzo di prostituzione torneranno.
8Perciò farò lamenti e griderò,
me ne andrò scalzo e nudo,
manderò ululati come gli sciacalli,
urli lamentosi come gli struzzi,
9perché la sua piaga è incurabile
ed è giunta fino a Giuda,
si estende fino alle soglie del mio popolo,
fino a Gerusalemme.
10Non l'annunziate in Gat,
non piangete in Acri,
a Bet-le-Afrà avvoltolatevi nella polvere.
11Emigra, popolazione di Safìr,
nuda, nella vergogna;
non è uscita la popolazione di Zaanàn.
In lutto è Bet-Èsel;
egli vi ha tolto la sua difesa.
12Si attendeva il benessere
la popolazione di Maròt,
invece è scesa la sciagura
da parte del Signore
fino alle porte di Gerusalemme.
13Attacca i destrieri al carro,
o abitante di Lachis!
Essa fu l'inizio del peccato
per la figlia di Sion,
poiché in te sono state trovate
le infedeltà d'Israele.
14Perciò sarai data in dote a Morèset-Gat,
le case di Aczìb saranno una delusione
per i re d'Israele.
15Ti farò ancora giungere un conquistatore,
o abitante di Maresà,
egli giungerà fino a Adullàm,
gloria d'Israele.
16Tagliati i capelli, rasati la testa
per via dei tuoi figli, tue delizie;
renditi calva come un avvoltoio,
perché vanno in esilio
lontano da te.
Prima lettera ai Corinzi 11
1Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
2Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse.3Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.4Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo.5Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.6Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
7L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo.8E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo;9né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.10Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.11Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna;12come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.13Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto?14Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli,15mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo.16Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.
17E mentre vi do queste istruzioni, non posso lodarvi per il fatto che le vostre riunioni non si svolgono per il meglio, ma per il peggio.18Innanzi tutto sento dire che, quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi, e in parte lo credo.19È necessario infatti che avvengano divisioni tra voi, perché si manifestino quelli che sono i veri credenti in mezzo a voi.20Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore.21Ciascuno infatti, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto e così uno ha fame, l'altro è ubriaco.22Non avete forse le vostre case per mangiare e per bere? O volete gettare il disprezzo sulla chiesa di Dio e far vergognare chi non ha niente? Che devo dirvi? Lodarvi? In questo non vi lodo!
23Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane24e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me".25Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".26Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.27Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore.28Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice;29perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.30È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti.31Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati;32quando poi siamo giudicati dal Signore, veniamo ammoniti per non esser condannati insieme con questo mondo.
33Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni gli altri.34E se qualcuno ha fame, mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra condanna. Quanto alle altre cose, le sistemerò alla mia venuta.
Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.
2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.
3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).
DISCORSO 99 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI LC 7, 36-50: "ED ECCO CHE UNA DONNA, CHE ERA PECCATRICE NELLA CITTÀ" ECC. SULLA REMISSIONE DEI PECCATI, CONTRO I DONATISTI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa peccatrice ai piedi di Gesù che stava a tavola.
1. La parola di Dio che abbiamo sentito nella lettura dei brani delle Sacre Scritture ci ammonisce - e siamo da essa persuasi - essere volontà di Dio che noi vi rivolgiamo la nostra parola; perciò prendiamo come argomento del nostro discorso la remissione dei peccati e ne parliamo alla vostra Carità con l'aiuto di lui. Orbene, mentre veniva letto il Vangelo, voi siete stati a sentirlo con vivissima attenzione e il fatto vi è stato narrato e rappresentato davanti agli occhi del vostro cuore. Voi infatti avete visto non già con gli occhi del corpo, ma con lo spirito il Signore Gesù adagiato a mensa in casa d'un fariseo 1, del quale non aveva disdegnato l'invito. Avete anche visto che una donna, la quale in quella città era famosa, per una fama senza dubbio cattiva, poiché era una peccatrice, pur senza essere stata invitata, s'introdusse all'improvviso nella sala del banchetto, ove era a mensa il proprio Medico e con santa impudenza gli chiese di guarirla. Era piombata nella sala del banchetto in un modo che poteva sembrare sconveniente per un banchetto ma conveniente per ricevere la grazia (sapeva infatti quanto grave fosse la malattia da cui era afflitta e sapeva ch'era capace di guarirla Colui dal quale era andata). Si avvicinò dunque non al capo, ma ai piedi del Signore; lei che aveva a lungo battuto la strada del vizio, cercava di seguire le orme segnate dai piedi santi del Signore. Cominciò a versare lacrime, che sono come il sangue del cuore, quindi lavò i piedi del Signore con l'umile confessione dei propri peccati. Li asciugò con i suoi capelli, li baciò, li cosparse di profumo. Parlava tacitamente senza pronunciare parole ma dimostrando tutto il suo amore.
I pensieri del fariseo superbo.
2. La donna aveva dunque toccato il Signore bagnando di lacrime i suoi piedi, baciandoli, asciugandoli e cospargendoli di profumo. Perciò il fariseo, che aveva invitato il Signore Gesù Cristo, poiché apparteneva a quella genìa d'individui superbi, dei quali il profeta Isaia dice: Essi dicono: Sta' lontano da me, non mi toccare, poiché sono puro 2, pensava che il Signore non conoscesse la donna. Così pensava tra sé e diceva in cuor suo: Se costui fosse un profeta, saprebbe quale razza di donna s'è avvicinata ai suoi piedi 3. Credeva che non la conoscesse per il fatto che non l'aveva respinta, non le aveva proibito d'accostarglisi, aveva permesso di lasciarsi toccare da una peccatrice. Come faceva a sapere che lui non la conosceva? Che cosa dunque avrebbe dovuto fare se l'avesse conosciuta, o fariseo, tu che inviti il Signore e poi lo schernisci? Tu dài da mangiare al Signore e non capisci da chi devi essere nutrito. Come fai a sapere che il Signore non conosceva che razza di donna era stata quella, se non perché le fu permesso d'accostarglisi, se non perché baciò i suoi piedi mentre egli la lasciava fare, glieli asciugò, glieli cosparse di profumo? Non si doveva dunque permettere a una donna immonda di rendere quegli omaggi ai piedi mondi? Se dunque una donna di tal fatta si fosse accostata ai piedi del fariseo, costui avrebbe detto ciò che Isaia mette in bocca a individui di tal genere: Sta' lontano da me, non mi toccare, perché io sono puro 4. Quella donna invece si accostò al Signore impura per tornarsene pura; gli si accostò malata per tornarsene guarita. Si accostò confessando i propri peccati, e se ne tornò professando la propria fede.
Il Signore corregge il pensiero del fariseo.
3. Il Signore infatti aveva inteso i pensieri del fariseo. Il fariseo dunque avrebbe dovuto capire se il Signore non avrebbe potuto vedere nella donna una peccatrice, dal momento che poteva conoscere i suoi pensieri. Gli espose allora il paragone del creditore che aveva due debitori. In realtà desiderava guarirlo, per non mangiare gratis in casa sua il pane; aveva fame proprio di lui che gli dava da mangiare, desiderava emendare, immolare, mangiare e introdurre proprio lui nel suo corpo. Nello stesso senso aveva detto alla donna samaritana: Ho sete 5. Che significa: Ho sete? "Desidero la tua fede". In questo paragone dunque si sentono le parole del Signore, e mirano a un duplice scopo: guarire il fariseo che lo aveva invitato e gli altri convitati, che ugualmente vedevano e ugualmente ignoravano il Signore Gesù Cristo, e far sì che quella peccatrice avesse fiducia di confessare i propri peccati e non sentisse più trafiggersi dalle spine del rimorso. Uno doveva restituire solo cinquanta denari - è detto - l'altro invece cinquecento; il creditore condonò il debito a tutti e due: chi dei due gli fu più riconoscente? 6. Il fariseo al quale era indirizzata questa parabola rispose naturalmente come era costretto dalla ragione: Credo, Signore, colui al quale ha condonato di più 7. Volgendosi poi verso la donna disse a Simone: Vedi questa donna? Io sono entrato in casa tua ma tu non mi hai dato l'acqua per lavarmi i piedi; questa invece mi ha lavato i piedi; con le lacrime e me li ha asciugati con i capelli. Tu non mi hai dato il bacio; lei invece da quando è entrata non ha cessato di baciare i miei piedi. Tu non hai cosparso d'olio profumato il mio capo, lei invece ha cosparso di profumo i miei piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, perché mi ha mostrato un grande amore. Colui invece al quale si perdona poco, mostra poco amore 8.
Difficile questione sorta dalle parole di Cristo.
4. Vien fuori adesso una questione che dev'essere senz'altro risolta; essa richiede l'attenzione della Carità vostra per tema di non poter per caso essere bastevoli, con le nostre sole parole, dato il tempo assai limitato, a dissipare ogni oscurità e a renderla del tutto chiara; c'è poi soprattutto il fatto che la carne, spossata da questo caldo afoso, desidera ormai di rianimarsi e reclama quanto le è dovuto, impedendo così il vivo desiderio dell'anima e mostra così la verità del detto della Scrittura: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole 9. Si deve temere, e molto, che a causa di quelle parole del Signore, nella mente di coloro che non le intendono bene e assecondano le loro passioni sregolate e sono pigri a staccarsene per tornare in libertà, s'insinui la massima che si fece udire dalla lingua dei maledici durante la predicazione stessa degli Apostoli, secondo quanto riferisce l'apostolo Paolo: E come alcuni affermano che noi diciamo: Facciamo pure il male perché ne venga un bene 10. Qualcuno infatti dice: "Se colui al quale si perdona poco ama poco, e colui al quale si perdona di più ama di più; è conveniente amare di più che di meno; giova peccare molto e avere molti debiti in modo da desiderare che ci vengano condonati, per poter amare di più Colui che ci"condona grandi debiti". Quella peccatrice in effetti quanti più debiti aveva tanto più amò chi le condonò i suoi debiti, secondo l'affermazione dello stesso Signore: Le sono perdonati molti peccati perché ha mostrato un grande amore. Ma perché mostrò un grande amore se non perché aveva molti debiti? Per conseguenza soggiunse e concluse: Colui invece al quale si perdona poco, ama poco. "Non conviene forse - si dice - che mi sia perdonato molto anziché meno, affinché io ami di più il mio Signore?". Voi capite certamente l'importanza della questione; lo so, la capite. Voi vedete la ristrettezza del tempo: anche questo lo vedete e lo avvertite.
L'argomento è chiarito con esempi.
5. State dunque a sentire le brevi spiegazioni che vi darò. Se non riuscirò a risolvere appieno una questione sì importante, conservate frattanto nella memoria il presente discorso e ritenetemi debitore per il futuro. Poiché mediante esempi più evidenti possiate considerare ciò che vi ho detto, supponiamo ora due individui. Uno di essi è pieno di peccati ed è vissuto pessimamente a lungo; l'altro di essi ha commesso pochi peccati; ambedue si accostano alla grazia, vengono battezzati ambedue; entrano debitori, ne escono liberi; a uno è stato perdonato di più, all'altro di meno. Domando quanto ciascuno di essi ami. Se troverò che ama di più colui al quale sono stati perdonati più peccati, fu più utile per lui commettere molti peccati, più utile gli fu la molta iniquità affinché non fosse tiepida la sua carità. Domando all'altro quanto grande è il suo amore e trovo ch'è minore; ora, se troverò che anche il secondo ama quanto colui al quale sono stati perdonati molti peccati, come spiegherò le parole del Signore? come sarà vero ciò che dice la Verità: Colui al quale poco è perdonato, poco ama 11? "Ecco - dirà qualcuno - a me è stato perdonato poco, non ho commesso molti peccati; eppure amo tanto quanto quest'altro al quale sono stati perdonati molti peccati". La verità la dici tu o Cristo? Ti è stato forse perdonato il peccato della bugia per addossare il peccato di menzogna a Colui che ti ha perdonato? Se ti è stato perdonato poco, tu ami poco. Se infatti ti è stato perdonato poco e ami assai, contraddici a Colui che ha detto: Colui al quale è perdonato poco, ama poco. Io dunque credo di più a Colui che ti conosce di più. Se credi che ti sia stato perdonato poco, ami veramente poco. "Che cosa dunque - si dirà - avrei dovuto fare? Avrei forse dovuto commettere molti peccati perché fossero molte le colpe che il Signore potesse perdonarmi, perché potessi amarlo di più? ". Questo problema mi procura gravi molestie ma voglia liberarmene il Signore che ha esposto queste verità.
Si risolve la questione.
6. Quella massima fu proclamata a proposito di quel fariseo che credeva di non aver punti o pochi peccati. Egli infatti non avrebbe invitato il Signore se non lo avesse amato un poco. Ma quanto poco era il suo amore! Non gli diede il bacio, e neppure l'acqua per lavargli i piedi, e anche se non versò lacrime, non lo trattò con quei segni di deferenza che invece usò verso di lui quella donna la quale sapeva da che cosa e da chi sarebbe stata guarita. O fariseo, tu ami poco perché pensi che ti sia perdonato poco, non perché ti venga perdonato poco, ma perché t'immagini sia poco ciò che ti vien perdonato. "E allora?", mi dirà lui. "Io non ho commesso alcun omicidio: dovrò essere considerato come un omicida? Io che non ho commesso adulterio dovrei essere punito come adultero? Oppure mi dovrebbero essere perdonati questi peccati che io non ho commesso?". Ecco, supponiamo di nuovo che abbiamo qui due individui e parliamo ad essi. Si presenta il primo come un peccatore supplichevole, coperto di spine come un riccio e molto timido come una lepre. Ma rifugio dei ricci e delle lepri è la roccia 12. Viene dunque verso la roccia e vi trova il rifugio, e vi riceve aiuto. Il secondo non ha commesso molti peccati; che cosa potremo fargli perché ami molto? Di che cosa lo convinceremo? Andremo forse contro le parole del Signore: Colui al quale si perdona poco, ama poco 13? È proprio così: colui al quale si perdona poco. Ebbene, tu che dici di non aver commesso molti peccati, dimmi: perché? Chi ti ha sorretto? Sia ringraziato Dio, poiché dai vostri gesti e con la vostra voce mi avete fatto capire d'aver capito! La questione dunque, come vedo, è risolta. Uno ha commesso molti peccati ed e divenuto debitore di molto, un altro invece ne ha commessi pochi in quanto tenuto per mano da Dio. Il primo attribuisce a Dio il perdono dei propri peccati, il secondo gli attribuisce il fatto di non averne commessi molti. Tu non sei stato adultero nella tua vita passata, piena d'ignoranza, non essendo stato ancora illuminato, quando ancora non distinguevi il bene e il male, ancora non credevi in Colui che ti guidava senza che tu lo sapessi. Ecco che cosa ti dice il tuo Dio: "Ti guidavo per me, ti custodivo per me. Perché tu non commettessi adulterio ti mancò chi ti inducesse a farlo e, che sia mancato il tentatore, è opera mia. Non hai avuto il luogo e il tempo: anche questo è stata opera mia. Ci fu il tentatore, non ti mancò il luogo né il tempo: sono stato io a spaventarti perché tu non acconsentissi. Riconosci dunque la grazia di Colui al quale sei debitore anche di non aver commesso il male. Quest'altro mi è debitore del fatto che gli ho perdonato - e tu l'hai visto - il male da lui commesso; anche tu però mi sei debitore del fatto di non aver commesso il male". Non c'è alcun peccato commesso da uno che non possa commetterlo anche un altro, se manca la guida dalla quale è stato fatto l'uomo.
Dio solo può rimettere i peccati.
7. Abbiamo risolto, come abbiamo potuto, in uno spazio così breve di tempo questa difficile questione, oppure, se non l'abbiamo ancora risolta fate pure conto che vi siamo - come ho detto - debitori; trattiamo quindi piuttosto l'argomento della remissione dei peccati. Il Cristo era reputato un semplice uomo non solo da colui che lo aveva invitato, ma anche da coloro che erano a mensa insieme con lui. La peccatrice invece aveva visto nel Signore un qualcosa di più. Per qual motivo infatti fece tutte quelle azioni se non per farsi perdonare i peccati? Sapeva dunque che poteva rimettere i peccati: quelli invece sapevano che un uomo non lo può. Si deve credere d'altra parte che tutti, cioè tanto quelli ch'erano a tavola quanto la donna che si era accostata ai piedi del Signore, sapevano tutti che un uomo non può rimettere i peccati. Poiché dunque tutti sapevano ciò, colei che credeva ch'egli potesse rimettere i peccati aveva capito ch'egli era più che un uomo. Così, poiché alla donna aveva detto: Ti sono rimessi i tuoi peccati, quelli immediatamente dissero tra loro: Chi è costui che rimette anche i peccati? 14. Chi è mai costui già noto a una peccatrice? Tu, che stai a tavola, ti reputi sano, non conosci il medico, poiché forse a causa di una febbre più grave hai perduto l'intelletto. Anche un frenetico che ride è compianto dai sani. Voi tuttavia sapete bene e fate bene a pensarlo: tenete a mente che l'uomo non può rimettere i peccati. Colei che credette che i suoi peccati potessero esserle rimessi da Cristo, credette che Cristo non fosse soltanto un uomo ma anche Dio. Chi è costui - dicono - che rimette anche i peccati? Ma il Signore, a coloro che dicevano: Chi è costui? non rispose: "È il Figlio di Dio, il Verbo di Dio"; non rispose così, ma permettendo che rimanessero un po' nella loro opinione, risolse il quesito del loro stupore. Egli che vedeva le persone che stavano a mensa, intendeva i loro pensieri; rivolto alla donna: La tua fede - disse - ti ha salvata 15. Coloro che dicono: Chi è costui che rimette anche i peccati? che mi credono solo un uomo, mi credano pure un uomo. La tua fede ti ha salvata.
Errore e arroganza dei donatisti.
8. Il buon Medico non solo guariva i malati allora presenti, ma prevedeva anche i futuri. Sarebbero venuti individui che avrebbero detto: "Sono io che rimetto i peccati, che giustifico, che santifico, che guarisco chiunque io battezzo ". Anche costoro sono del numero di coloro che dicono: Non toccarmi! 16. Sono dello stesso numero fino al punto che non molto tempo fa nella nostra Conferenza, come potete leggere anche voi negli Atti relativi, essendo stato fatto loro dal giudice istruttore l'invito di sedere nell'assemblea insieme con noi, parve loro bene di doverci rispondere: "Sta scritto per noi di non star seduti con individui siffatti", naturalmente per evitare che il presunto nostro contagio si trasmettesse loro mediante il contatto degli scanni! Vedi se ciò non è: Non mi toccare poiché io sono puro 17. Ma un altro giorno quando era più opportuno; ricordammo loro questa meschinissima millanteria mentre si trattava della Chiesa e affermammo che in essa i cattivi non contagiano i buoni; rispondemmo loro ch'essi rifiutavano di star seduti con noi e dissero ch'erano stati spinti a ciò dalla divina Scrittura, perché senza dubbio sta scritto: Non mi sono posto a sedere nel consesso degli uomini vani 18; dicemmo loro: Se non avete voluto porvi a sedere con noi perché sta scritto: Non mi sono posto a sedere nel consesso degli uomini vani, perché allora siete entrati con noi dal momento che subito dopo la Scrittura soggiunge: E non entrerò con quelli che fanno il male 19? Per il fatto dunque che dicono: Non toccarmi perché io sono puro, sono simili a quel fariseo che aveva invitato il Signore e credeva ch'egli non conoscesse la donna poiché non l'aveva tenuta lontana dal contatto dei suoi piedi. Per un altro aspetto però il fariseo era migliore poiché, pur credendo che Cristo fosse solo uomo, non credeva che i peccati potessero essere rimessi da un uomo. Appare dunque chiaro che Cristo fu giudicato migliore dai giudei che non dagli eretici. Che cosa dicevano i giudei? Chi è costui che rimette perfino i peccati? 20. Cioè: "Come osa un uomo arrogarsi un tale potere?". Che cosa al contrario dice l'eretico? "Sono io che perdono, che rendo puro e santo". Non io ma Cristo potrebbe rispondergli: "Amico, quando io fui creduto solo un uomo dai giudei, attribuii la remissione dei peccati alla fede". Non io, ma Cristo ti risponde: "O eretico, tu, pur essendo solo un uomo, dici: "Vieni, o donna, ti salverò io". Io invece, pur essendo creduto solo un uomo, dissi: Va', donna, la tua fede ti ha salvata 21".
L'argomento dei donatisti.
9. Rispondono senza capire - come dice l'Apostolo - né quello che dicono né quello che affermano 22, rispondono e dicono: "Se gli uomini non rimettono i peccati, è falso allora ciò che afferma Cristo: Ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 23". Tu non sai perché Cristo disse così, in qual senso lo disse. Il Signore aveva deciso di dare agli uomini lo Spirito Santo e voleva che la remissione dei peccati ai suoi fedeli la s'intendesse compiuta dallo Spirito Santo e non in virtù dei meriti degli uomini. In realtà che cosa sei, o uomo, se non un malato che dev'essere guarito? Vuoi essere il mio medico? Cerca piuttosto con me il vero Medico! Il Signore infatti, per dimostrare con maggiore evidenza che i peccati sono rimessi non per i meriti degli uomini ma dallo Spirito Santo dato da lui ai suoi fedeli, quando risuscitò dai morti così disse in un passo del Vangelo: Ricevete lo Spirito Santo; e ciò detto aggiunse immediatamente: A chi rimetterete i peccati, gli saranno rimessi 24; cioè li rimette lo Spirito Santo, non voi. Ora lo Spirito è Dio; li rimette dunque Dio, non voi. Ma rispetto allo Spirito che cosa siete voi? Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 25 e di nuovo: Non sapete che i vostri corpi sono tempio dello Spirito Santo ch'è in voi e avete ricevuto da Dio? 26. Dio dunque abita nel suo tempio santo cioè nei suoi santi fedeli, nella propria Chiesa; per mezzo di essi rimette i peccati perché sono templi vivi.
I peccati sono perdonati da Dio con il concorso degli uomini o senza di esso.
10. Ma Dio che perdona i peccati servendosi degli uomini li può perdonare anche senza il loro ministero. Poiché non è affatto incapace di dare il perdono da se stesso chi può darlo per mezzo d'un altro. Diede ad alcuni il perdono per mezzo di Giovanni, ma a Giovanni per mezzo di chi lo diede? Giustamente volle Dio dimostrare e comprovare questa verità nel modo seguente: alcuni nella Samaria avevano accolto l'annuncio della parola di Dio ed erano stati battezzati; erano stati battezzati da Filippo, uno dei sette primi diaconi scelti dagli Apostoli, che predicava il Vangelo, ma non avevano ricevuto lo Spirito Santo eppure erano stati battezzati. Questo fatto fu riferito ai discepoli, ch'erano a Gerusalemme, e questi andarono nella Samaria affinché coloro ch'erano stati battezzati ricevessero lo Spirito Santo con l'imposizione delle loro mani 27. E così avvenne: andarono, posero su di loro le mani e ricevettero lo Spirito Santo. In effetti allora veniva dato lo Spirito Santo in modo che anche appariva ch'era stato dato. Coloro infatti che lo ricevevano, parlavano nella lingua di tutti i popoli per simboleggiare che la Chiesa diffusa fra le genti avrebbe parlato nella lingua di tutti. Ricevettero dunque lo Spirito Santo e apparve in essi in modo manifesto. Avendo visto ciò Simone, credendo che fosse un potere di uomini, desiderò d'averlo anche lui. Volle comprare dagli uomini il potere che credeva fosse proprio degli uomini. Quanto denaro volete da me - disse - affinché mediante l'imposizione delle mie mani sia dato lo Spirito Santo? Pietro allora respingendolo gli disse: Tu non hai assolutamente alcuna parte in questa comunione di fedeli. Poiché hai creduto che si potesse comprare con denaro il dono di Dio, va' alla malora tu e il tuo denaro 28, e tutto il resto che allora disse in modo appropriato al caso.
Lo Spirito Santo dato senza il ministero degli uomini.
11. La Carità vostra consideri ora perché ho voluto ricordarvi questo fatto. Era necessario che prima Dio mostrasse ch'egli agiva per mezzo degli uomini, ma in seguito ch'egli agiva da se stesso, perché non si pensasse - come credeva Simone - che quello fosse un potere proprio degli uomini e non di Dio. Del resto anche gli stessi discepoli sapevano già questo. Poiché erano radunate centoventi persone quando scese su di loro lo Spirito Santo senza che alcuno avesse posto le sue mani su di esse 29. Chi mai infatti aveva posto su di esse le mani? Eppure scese e le riempì per prime. Dopo lo scandalo di Simone, che cosa fece Dio? Vedete che cosa c'insegna non con le parole ma con i fatti. Sempre lo stesso Filippo, che aveva battezzato delle persone ma su di esse non sarebbe sceso lo Spirito Santo se non fossero andati là gli Apostoli e non avessero posto le mani su di esse, lo stesso Filippo battezzò un eunuco, cioè un evirato della regina Candace. Costui era andato a Gerusalemme per adorare Dio e tornando di laggiù leggeva sul suo carro il profeta Isaia senza però comprenderlo. Filippo, avvisato di ciò, si avvicinò al carro, spiegò il brano, lo istruì nella fede, gli parlò del Cristo. L'eunuco credette nel Cristo e quando arrivarono in un luogo ove c'era l'acqua disse: Ecco qui dell'acqua; chi m'impedisce d'essere battezzato? 30. Gli chiese Filippo: Credi in Gesù Cristo? Quello rispose: Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio 31. Discese immediatamente con lui nell'acqua. Dopo che fu amministrato il sacramento del battesimo, perché il dono dello Spirito Santo non fosse creduto dono di uomini, non si aspettò, come allora, che andassero gli Apostoli ma subito scese lo Spirito Santo 32. Fu così dissipato il pensiero di Simone, affinché non avesse imitatori riguardo a siffatto pensiero.
Un altro esempio: il centurione Cornelio.
12. Ecco poi un altro esempio ancor più meraviglioso. Pietro si recò dal centurione Cornelio, un uomo non circonciso e pagano; cominciò a parlare di Gesù Cristo a lui e alle persone ch'erano con lui. Pietro stava ancora parlando, non dico non poneva ancora le mani su di loro ma non stava ancora battezzando e quelli ch'erano con Pietro erano incerti se gli incirconcisi dovessero essere battezzati; era sorta infatti una disputa tra i giudei diventati cristiani e i fedeli provenienti dal paganesimo, cioè tra i giudei e i gentili diventati cristiani, ch'erano stati battezzati pur essendo incirconcisi; Dio allora per eliminare quella discussione, mentre Pietro parlava, inviò lo Spirito Santo che riempì Cornelio e le persone ch'erano con lui. Con la conferma datagli mediante un evento sì straordinario, lo Spirito gridò, per così dire, a Pietro: "Perché esiti a conferire il battesimo? Io sono già qui 33".
La purificazione nel battesimo non deriva dai meriti dei ministri ma dalla grazia di Dio.
13. Qualsiasi anima dunque che deve liberarsi da molti peccati mediante la grazia del Signore, che deve purificarsi nella Chiesa come da una immonda prostituzione, si avvicini sicura ai piedi del Signore, cerchi le orme del Signore, si confessi versando lacrime, li asciughi con i propri capelli. I piedi del Signore sono i predicatori del Vangelo. I capelli della donna sono i beni superflui. Asciughi i piedi del Signore con i capelli, li asciughi del tutto, faccia elemosine; quando poi li avrà asciugati, li baci, riceva la pace per aver la carità. Se si avvicinò e fu battezzata da uno di quelli, ai quali apparteneva Paolo, ascolti da lui: Siate miei imitatori come io lo sono di Cristo 34. Se invece è stata battezzata da qualcun altro che cerca il proprio interesse, non quello di Gesù Cristo 35, ascolti dal Signore: Fate quello che dicono ma non fate come fanno loro 36. Rimanga sicura unita a lui sia che s'imbatta in un buon predicatore del Vangelo, sia in uno che non mette in pratica quanto dice. Dal Signore infatti ascolterà sicura: Va', donna, la tua fede ti ha salvata 37.
1 - Cf. Lc 7, 36 ss.
2 - Is 65, 5.
3 - Lc 7, 39.
4 - Is 65, 5.
5 - Gv 4, 7.
6 - Lc 7, 41-42.
7 - Lc 7, 43.
8 - Lc 7, 44-47.
9 - Mt 26, 41.
10 - Rm 3, 8.
11 - Lc 7, 47.
12 - Cf. Sal 103, 18.
13 - Lc 7, 47.
14 - Lc 7, 48.
15 - Lc 7, 50.
16 - Is 65, 5.
17 - Is 65, 5.
18 - Sal 25, 4.
19 - Sal 25, 4.
20 - Lc 7, 49.
21 - Lc 7, 50.
22 - 1 Tm 1, 7.
23 - Mt 18, 18.
24 - Gv 20, 22.
25 - 1 Cor 3, 16.
26 - 1 Cor 6, 19.
27 - Cf. At 8, 4. 14 ss.
28 - At 8, 9-13. 18-23.
29 - Cf. At 1, 15; 2, 14.
30 - At 8, 36.
31 - At 8, 37.
32 - Cf. At 8, 26-39.
33 - Cf. At 10, 44 ss.
34 - 1 Cor 4, 16.
35 - Cf. Fil 2, 21
36 - Mt 23, 3.
37 - Lc 7, 50.
6 - Il dubbio che presentai al Signore sull'insegnamento di questo capitolo e la rispettiva risposta
La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda
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72. Circa l'intelligenza e l'insegnamento dei capitoli precedenti, mi si presentò un dubbio, provocato da ciò che molte volte ho udito da persone dotte, cioè argomenti di cui si disputa nelle scuole. Il dubbio era questo: forse che il motivo principale per cui il Verbo divino s'incarnò fu quello di farlo capo e primogenito di tutte le creature e di comunicare ai predestinati - per mezzo dell'unione ipostatica con la natura umana - i suoi attributi e le sue perfezioni nel modo conveniente per grazia e per gloria? Fu dunque un fine secondario assumere la natura passibile e morire per gli uomini? Se è vero tutto questo, come mai nella santa Chiesa vi sono, al riguardo, tante opinioni diverse? Anzi, la più comune è che il Verbo eterno sia sceso dal cielo con l'intento principale di redimere gli uomini per mezzo della sua passione e morte.
73. Presentai con umiltà questo dubbio al Signore e sua Maestà si degnò di rispondermi, dandomi insieme una comprensione e una luce molto grande, nella quale conobbi e compresi molti misteri, che non potrò spiegare perfettamente, per la profondità di significato delle parole che il Signore mi rivolse in risposta. Egli così mi disse: «Sposa e colomba mia, ascolta, perché come tuo Padre e maestro voglio rispondere al tuo dubbio e ammaestrarti nella tua ignoranza. Considera attentamente che il fine principale e legittimo della decisione che presi di comunicare la mia divinità nella persona del Verbo unita ipostaticamente alla natura umana, fu la gloria che da questa comunicazione doveva risultare al mio nome e alle creature capaci di quella gloria che io volli dare loro. Questo decreto si sarebbe senza dubbio attuato mediante l'incarnazione anche se il primo uomo non avesse peccato, perché fu irrevocabile e incondizionato nella sostanza. La mia volontà, che in primo luogo fu quella di comunicarmi all'anima e all'umanità unita al Verbo, doveva dunque essere efficace poiché ciò era conforme alla mia santità e alla rettitudine delle mie opere; perciò, sebbene tale decreto fosse l'ultimo nell'esecuzione, fu il primo nell'intenzione. E se io tardai ad inviare il mio Unigenito, fu perché stabilii di preparargli prima nel mondo un gruppo eletto e santo di giusti, i quali, dato il presupposto del peccato comune, sarebbero stati come rose tra le spine degli altri peccatori. Ma, vista la caduta del genere umano, decisi espressamente che il Verbo venisse nel mondo in forma passibile e mortale per redimere il suo popolo, di cui era capo. Ciò avvenne affinché si manifestasse e si conoscesse ancor meglio il mio amore infinito verso gli uomini e si desse così debita soddisfazione alla mia equità e alla mia giustizia, cosicché, essendo un uomo ed essendo il primo ad esistere colui che peccò, fosse altresì un uomo, e fosse il primo nella dignità, il Redentore; infine, affinché gli uomini conoscessero in ciò la gravità del peccato ed uno solo fosse l'amore di tutte le anime, come uno solo è anche il Creatore, il vivificatore, il redentore e colui che li deve giudicare. Inoltre, volli costringere i mortali a questa gratitudine e a questo amore non castigandoli, come gli angeli apostati, senza possibilità di appello; al contrario invece, perdonai all'uomo e l'aspettai, e lo fornii di un opportuno rimedio, esercitando il rigore della mia giustizia nel mio Figlio unigenito e facendo penetrare nell'uomo la pietà della mia grande misericordia».
74. «Affinché tu intenda meglio la risposta al tuo dubbio, devi considerare bene che, non essendoci nei miei decreti successione di tempo, né avendone io necessità per operare ed intendere, coloro che dicono che il Verbo s'incarnò per redimere il mondo, dicono bene, e coloro che dicono che si sarebbe ugualmente incarnato se l'uomo non avesse peccato, parlano altrettanto bene, se però s'intende con verità. Infatti, se Adamo non avesse peccato, sarebbe disceso dal cielo nella forma che per quello stato sarebbe stata opportuna, ma poiché peccò, emanai il secondo decreto, che cioè discendesse passibile perché, visto il peccato, conveniva che lo riparasse così come fece. E siccome desideri sapere in quale modo si sarebbe verificato questo mistero dell'incarnazione del Verbo se l'uomo avesse conservato lo stato d'innocenza, sappi che la forma umana sarebbe stata la medesima nella sostanza, ma col dono dell'impassibilità ed immortalità, quale ebbe il mio Unigenito dopo che risuscitò, fino a quando non salì al cielo. Avrebbe così vissuto e conversato con gli uomini e i misteri sarebbero stati a tutti manifesti. Molte volte avrebbe rivelato la sua gloria, come fece una sola volta quando visse come mortale. Ma quello che mostrò ed operò dinanzi a tre apostoli nello stato mortale, lo avrebbe manifestato, nello stato di immortalità, dinanzi a tutti, e tutti i viatori avrebbero visto il mio Unigenito con grande gloria e con la sua conversazione si sarebbero consolati, né avrebbero posto impedimento ai suoi divini effetti, perché sarebbero stati senza peccato. Tuttavia la colpa impedì e distrusse tutto questo e per essa fu opportuno che venisse in forma passibile e mortale».
75. «Ora l'esistenza, nella mia Chiesa, di opinioni diverse circa questi ed altri misteri, è nata da questo: ad alcuni maestri io rivelo alcuni misteri e ad altri ne manifesto di diversi, perché i mortali non sono capaci di ricevere tutta la luce. Né era conveniente che, finché sono viatori, si desse ad uno solo di essi la conoscenza di tutte le cose, perché, anche nello stato di beati, la ricevono per parti e la si dà loro proporzionata allo stato e ai meriti di ciascuno, secondo i criteri distributivi della provvidenza. Infatti la pienezza era solamente dovuta all'umanità del mio Unigenito e, rispettivamente, a sua Madre. Gli altri mortali non la ricevono tutta, né sempre abbastanza chiara da poter essere certi in tutto; perciò l'acquistano con fatica, con l'uso delle lettere e delle scienze. Inoltre, quantunque nelle mie Scritture vi siano tante verità rivelate, tuttavia, siccome molte volte io li lascio nella conoscenza naturale - sebbene talora io li illumini dall'alto - ne segue che i misteri vengono compresi con diversità di pareri, si trovano differenti spiegazioni e sensi nelle Scritture e ciascuno segue la sua opinione, così come le intende. E benché il fine di molti sia buono, e la luce e la verità nella sostanza sia una sola, tuttavia s'intende e si usa di essa con diversità di giudizi ed inclinazioni, a seconda che gli uni siano più propensi ad alcuni maestri e gli altri più ad altri; da qui nascono tra loro stessi le controversie».
76. «Tra le altre cause per cui è più comune l'opinione che il Verbo sia sceso dal cielo col principale intento di redimere il mondo, una è data dal fatto che il mistero della redenzione e il fine di queste opere è più conosciuto e manifesto, perché si compie e si ripete tante volte nelle sacre Scritture. Al contrario, il fine dell'impassibilità non fu stabilito né deciso in modo assoluto ed esplicito, per cui tutto quello che sarebbe appartenuto a questo stato rimase nascosto e nessuno può saperlo con certezza, se non colui al quale in particolare io darò luce o rivelerò ciò che è opportuno di quel decreto e dell'amore che portiamo alla natura umana. E sebbene questo potrebbe muovere molto i mortali se lo considerassero e penetrassero, tuttavia il decreto e le opere della redenzione dalla loro caduta sono più potenti ed efficaci per muoverli e attirarli alla conoscenza ed al contraccambio del mio immenso amore, che è il fine delle mie opere. Perciò faccio in modo che questi motivi e misteri siano più presenti e più trattati, perché è conveniente così. E considera che in un'opera possono anche esservi due fini, quando uno si pone sotto qualche condizione, come fu quello che, se l'uomo non avesse peccato, il Verbo non sarebbe disceso in forma passibile, ma che, se avesse peccato, sarebbe stato passibile e mortale; così, in qualsiasi caso, non si sarebbe tralasciato di compiere l'incarnazione. Io voglio che i misteri della redenzione siano riconosciuti, stimati e tenuti sempre presenti, per darmene il contraccambio. Non altrimenti, però, voglio che i mortali riconoscano il Verbo incarnato come loro capo e come causa finale della creazione di tutto il resto della natura umana, poiché - dopo quello della mia benignità - egli fu il principale motivo che ebbi per dare l'esistenza alle creature. Per questo deve essere onorato non solamente perché redense il genere umano, ma anche perché diede motivo alla sua creazione».
77. «Sappi inoltre, mia sposa, che io permetto e dispongo che molte volte i dottori e i maestri esprimano opinioni diverse, affinché gli uni dicano il vero e gli altri, con le forze naturali del loro ingegno, dicano ciò che è dubbio; altre volte permetto anche che dicano quello che non è, quantunque non discordi subito dalla verità oscura della fede, nella quale tutti i fedeli stanno fermi. Infine altre volte permetto che dicano quello che è possibile, secondo ciò che essi intendono. E con questa varietà si va indagando la verità e la luce, e ancor più si manifestano i misteri nascosti, poiché il dubbio serve di stimolo all'intelletto per investigare la verità. In questo le controversie dei maestri hanno un'onesta e santa causa. Ne segue anche che si conosce, dopo tante diligenze e tanti studi dei grandi e perfetti dottori e sapienti, che vi è nella mia Chiesa una scienza che li rende superiori a tutti i saggi del mondo, ma che vi è in pari tempo, sopra tutti, colui che corregge i saggi, e sono io, che solo so tutto e tutto comprendo e misuro senza poter essere misurato né compreso; infine gli uomini, per quanto scrutino i miei giudizi e le mie testimonianze, non potranno mai intenderli perfettamente, se io, che sono il principio e l'autore di ogni sapienza e conoscenza, non avrò dato loro l'intelligenza e la luce. Sapendo questo i mortali, voglio che mi lodino, magnifichino, proclamino, esaltino e glorifichino».
78. «Nondimeno è mio volere che i dottori acquistino per sé molta grazia, luce e gloria con il loro impegno onesto, lodevole e santo, che si vada sempre più scoprendo ed appurando la verità con l'avvicinarsi di più alla sua origine e così, investigando con umiltà i misteri e le opere ammirabili della mia destra, vengano ad esserne partecipi, godendo del pane dell'intelletto delle mie Scritture. Grande provvidenza ho usato io coi dottori e i maestri, benché le loro opinioni e i loro dubbi siano stati tanto diversi e con differenti fini. Infatti il loro contrastarsi e contraddirsi a vicenda talvolta è per mia maggior gloria ed onore, altre volte è per altri fini di natura terrena. Questa rivalità e passione ha fatto in modo che procedessero e procedano per vie diverse. Pur con tutto ciò li ho guidati, retti, illuminati, assistendoli con la mia protezione, in modo che la verità è stata ampiamente esplorata e manifestata, la luce per conoscere non poche delle mie perfezioni e opere meravigliose molto si è diffusa, e le sacre Scritture sono state interpretate così profondamente, che ho trovato in ciò grande compiacimento. A causa di ciò il furore dell'inferno, con incredibile invidia - molto più nei tempi presenti - ha innalzato il suo trono d'iniquità, impugnando la verità, presumendo di bersi il Giordano e di oscurare, con eresie e basse dottrine, la luce della fede, contro la quale ha seminato la sua falsa zizzania, con l'aiuto degli uomini. Tuttavia la Chiesa e le sue verità si conservano in modo assolutamente perfetto, e i fedeli cattolici, sebbene non poco avvolti e accecati da altre miserie, per quanto riguarda la verità della fede, ne mantengono la luce in modo del tutto perfetto. Veramente io chiamo tutti con paterno amore a questo bene, ma pochi sono gli eletti che mi vogliono rispondere».
79. «La mia provvidenza dispone che vi siano tra i maestri molte opinioni affini e che sempre più si scrutino le mie testimonianze, con l'intento che agli uomini viatori, mediante l'accurata ricerca, gli studi e le loro fatiche, sia chiaro il midollo delle divine Scritture. Tuttavia voglio ancora, o mia sposa, che tu intenda come gradirei molto che le persone dotte estinguessero e allontanassero da sé la superbia, l'invidia, l'ambizione dell'onore vano, le altre passioni e gli altri vizi che da questo s'ingenerano; insomma, tutta la cattiva semenza che seminano i cattivi effetti di tali occupazioni e che io per ora non sradico, perché con essa non si sradichi anche quella buona». Questo mi rispose l'Altissimo, con molte altre cose che non posso manifestare. Sia benedetta eternamente la sua grandezza, che si degnò d'illuminare la mia ignoranza e soddisfarla così adeguatamente e misericordiosamente, senza sdegnare la piccolezza di una donna insipiente e del tutto inutile. Grazie e lodi senza fine le rendano tutti gli spiriti beati e tutti i giusti della terra.
29 luglio 1948
Maria Valtorta
Le anime amanti e i cigni. Dice Gesù, e mi consola:
«Hai mai visto i cigni su un limpido specchio d'acqua? Vanno, e pare che neppure la turbino nel solcarla tanto è pacifico il loro andare. Non vogliono però che acque pulite, perché la loro bella piuma non si insozzi. Vanno e sembra cerchino le zone baciate dal sole a preferenza di tutte le altre. Là giunti, si fermano. Sono immobili come sculture posate su uno specchio verdazzurro. Sembra che contemplino la bellezza del firmamento che si rispecchia nell'acqua o che si empiano la piuma di sole per farla più candida e forte.
Ma non c'è solo la contemplazione e l'amore, per il firmamento e per il sole, per i candidi cigni. Anche la fame ha i suoi stimoli e li spinge a cercare cibo, perché è della creatura il doversi nutrire per vivere. Immergono allora il becco e il lungo collo entro l'acque e frugano nel fondo melmoso, afferrano la preda e fuggono per sfuggire all'acqua che si intorbida per la ricerca del cibo. Vanno in cerca di nuove zone limpide e solari dove contemplare firmamento e sole, e prima di andarvi si sciacquano il becco e il capo perché fango non resti a velare la pupilla e a lasciar sapore di fango, sul palato.
Così fanno e poi, quando il misterioso appello dell'istinto li chiama ad altri paesi, aprono le grandi ali, si sollevano nell'aria e puntano diritto verso la meta. Talora l'insidia li colpisce per via, ma se la violenza non li abbatte alla meta essi vanno.
Anche le anime amanti sono come i cigni.
Navigano sulle limpide e placide acque dell'amore, e vanno pacifiche perché chi è con Dio è in pace. Vanno e sempre cercano di porsi sotto il diretto raggio del loro Sole che li fortifica. Non contemplano che il Cielo e quello vedono riflesso anche sulle cose di quaggiù, perché il loro amore fa vedere il loro Dio in ogni cosa e creatura.
Non vogliono acque melmose, sfuggono gli intrichi di liane dove s'annidano animali lubrici (sensualità). Ma sono ancor creature e devono mordere ancora il fango per nutrire il fango (la carne) e talora può loro accadere di mordere a cibi troppo fangosi o nutrirsi troppo. Ma se anche l'umanità li obbliga a tuffare il capo nel fondo melmoso (contatti col prossimo, contrasti, affetti, inimicizie) perdendo per qualche istante di vista il Cielo, se il fango intorbida la loro vista e così par loro offuscato il Sole, se l'acre sapore del fango resta sul palato ed eccita improvvisi appetiti strani, o reazioni di nausea, non si sconfidano. Imitano il cigno. Si sciacquano dal fango, si purificano, cercano nuove acque limpide, cercano nuovamente il loro Sole. Sopportano l'umanità propria e altrui nei suoi inevitabili lacci e veli. E poi? Oh! e poi pacifici e mondi si fissano di nuovo nella contemplazione del Cielo sotto il raggio del loro bel Sole.
E quando il misterioso appello dei Cieli chiama il loro spirito alla perfetta pace, si staccano da tutto che Dio non sia e aprono le ali salendo. E se l'insidia di chi li ha a noia, perché la loro esistenza è richiamo e rimprovero, potenti anche se muti, a quelli che son carne, sangue, ventre, fango, tenebre e sordità, li colpisce con la rete o con l'arma per rallentarne il volo, sono più fortunati dei cigni. Perché Io li raccolgo e li medico, li libero perché mi servano, mi diano gioia, mi amino ancora...
Oh! i bianchi cigni, le bianche anime amanti, sparse a farmi gradevole questo mondo dove è troppo fermento di fangosa, velenosa, putente umanità, anzi: animalità, come li amo, come li cerco, come li benedico!
Non si sconfidino se l'umanità li costringe ancora a mordere il fango per il fango, a sentire il sapore della melma sulle labbra che sanno il sapore del mio bacio. Sopportino e si sopportino. Pensino che Io ho detto che ciò che entra dalla bocca non contamina l'uomo, ma è quel che è nel cuore che lo contamina. E nel loro cuore non può entrare contaminazione perché pieno è il loro cuore di Me. Sarà un rigurgito, sarà una nausea, sarà un tossico... La Terra è luogo di pena, esilio e veleno. Ma le acque dell'amore coprono il fondo melmoso e detergono.
Bevete le mie acque, dolci cigni dell'amore, e non temete.
E se l'odio vi uccide, non perite voi, là al suolo, come i cigni colpiti dai cacciatori. Ma anzi più rapido si fa il vostro venire là dove il misterioso appello dei Cieli vi chiama. Più rapido e assoluto. E dalle acque dell'amore, placide e limpide, che vi rispecchiano il Cielo, dal bacio del raggio divino passate alle acque dei fiumi eterni, all'abbraccio dell'eterno Sole, né più violenza d'uomini vi impedirà la contemplazione e il venire, né umanità intorbiderà visione e darà nausea più.
Sopporta. Questo fango ti farà sentire più dolce il sapore di quel convito eterno in cui chi amò si sposa all'amore e siede con lo Sposo, né tempo né odio lo separano da Lui.
Sopporta, sopporta!».