Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del Tempo di Pasqua
Vangelo secondo Matteo 19
1Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.2E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.
3Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?".4Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio 'li creò maschio e femmina' e disse:5Per questo l'uomo 'lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola'?6Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi".7Gli obiettarono: "Perché allora Mosè ha ordinato 'di darle l'atto di ripudio e mandarla via'?".8Rispose loro Gesù: "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così.9Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
10Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi".11Egli rispose loro: "Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso.12Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca".
13Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.14Gesù però disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli".15E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì.
16Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: "Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?".17Egli rispose: "Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti".18Ed egli chiese: "Quali?". Gesù rispose: "'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,'19'onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso'".20Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?".21Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi".22Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.
23Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli.24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli".25A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?".26E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile".
27Allora Pietro prendendo la parola disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?".28E Gesù disse loro: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
30Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
Esodo 32
1Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: "Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto".2Aronne rispose loro: "Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me".3Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne.4Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: "Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!".5Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: "Domani sarà festa in onore del Signore".6Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.
7Allora il Signore disse a Mosè: "Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito.8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto".
9Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice.10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione".
11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente?12Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo.13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre".
14Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.
15Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra.16Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
17Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: "C'è rumore di battaglia nell'accampamento".18Ma rispose Mosè:
"Non è il grido di chi canta: Vittoria!
Non è il grido di chi canta: Disfatta!
Il grido di chi canta a due cori
io sento".
19Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna.20Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.
21Mosè disse ad Aronne: "Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?".22Aronne rispose: "Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male.23Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato.24Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello".
25Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari.26Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: "Chi sta con il Signore, venga da me!". Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi.27Gridò loro: "Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente".
28I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo.29Allora Mosè disse: "Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione".
30Il giorno dopo Mosè disse al popolo: "Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa".
31Mosè ritornò dal Signore e disse: "Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro.32Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!".
33Il Signore disse a Mosè: "Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me.34Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato".
35Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne.
Sapienza 11
1Essa fece riuscire le loro imprese
per mezzo di un santo profeta:
2attraversarono un deserto inospitale,
fissarono le tende in terreni impraticabili,
3resistettero agli avversari, respinsero i nemici.
4Quando ebbero sete, ti invocarono
e fu data loro acqua da una rupe scoscesa,
rimedio contro la sete da una dura roccia.
5Ciò che era servito a punire i loro nemici,
nel bisogno fu per loro un beneficio.
6Invece della corrente di un fiume perenne,
sconvolto da putrido sangue
7in punizione di un decreto infanticida,
tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante,
8mostrando per la sete di allora,
come avevi punito i loro avversari.
9Difatti, messi alla prova, sebbene puniti con misericordia,
compresero quali tormenti avevan sofferto gli empi,
giudicati nella collera,
10perché tu provasti gli uni come un padre che corregge,
mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna.
11Lontani o vicini erano ugualmente tribolati,
12perché un duplice dolore li colse
e un pianto per i ricordi del passato.
13Quando infatti seppero che dal loro castigo
quegli altri ricevevano benefici,
sentirono la presenza del Signore;
14poiché colui che avevano una volta esposto
e quindi respinto con scherni,
lo ammiravano alla fine degli eventi,
dopo aver patito una sete ben diversa da quella dei giusti.
15Per i ragionamenti insensati della loro ingiustizia,
da essi ingannati, venerarono
rettili senza ragione e vili bestiole.
Tu inviasti loro in castigo
una massa di animali senza ragione,
16perché capissero che con quelle stesse cose
per cui uno pecca, con esse è poi castigato.
17Certo, non aveva difficoltà la tua mano onnipotente,
che aveva creato il mondo da una materia senza forma,
a mandare loro una moltitudine di orsi e leoni feroci
18o belve ignote, create apposta, piene di furore,
o sbuffanti un alito infuocato
o esalanti vapori pestiferi
o folgoranti con le terribili scintille degli occhi,
19bestie di cui non solo l'assalto poteva sterminarli,
ma annientarli anche l'aspetto terrificante.
20Anche senza questo potevan soccombere con un soffio,
perseguitati dalla giustizia
e dispersi dallo spirito della tua potenza.
Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso.
21Prevalere con la forza ti è sempre possibile;
chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?
22Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
23Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
24Poiché tu ami tutte le cose esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
25Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
26Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
Salmi 90
1'Preghiera. Di Mosè, uomo di Dio.'
Signore, tu sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.
2Prima che nascessero i monti
e la terra e il mondo fossero generati,
da sempre e per sempre tu sei, Dio.
3Tu fai ritornare l'uomo in polvere
e dici: "Ritornate, figli dell'uomo".
4Ai tuoi occhi, mille anni
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
5Li annienti: li sommergi nel sonno;
sono come l'erba che germoglia al mattino:
6al mattino fiorisce, germoglia,
alla sera è falciata e dissecca.
7Perché siamo distrutti dalla tua ira,
siamo atterriti dal tuo furore.
8Davanti a te poni le nostre colpe,
i nostri peccati occulti alla luce del tuo volto.
9Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua ira,
finiamo i nostri anni come un soffio.
10Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
ma quasi tutti sono fatica, dolore;
passano presto e noi ci dileguiamo.
11Chi conosce l'impeto della tua ira,
tuo sdegno, con il timore a te dovuto?
12Insegnaci a contare i nostri giorni
e giungeremo alla sapienza del cuore.
13Volgiti, Signore; fino a quando?
Muoviti a pietà dei tuoi servi.
14Saziaci al mattino con la tua grazia:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
15Rendici la gioia per i giorni di afflizione,
per gli anni in cui abbiamo visto la sventura.
16Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e la tua gloria ai loro figli.
17Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio:
rafforza per noi l'opera delle nostre mani,
l'opera delle nostre mani rafforza.
Daniele 2
1Nel secondo anno del suo regno, Nabucodònosor fece un sogno e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire.2Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi, gli incantatori e i caldei a spiegargli i sogni. Questi vennero e si presentarono al re.3Egli disse loro: "Ho fatto un sogno e il mio animo si è tormentato per trovarne la spiegazione".4I caldei risposero al re: "Re, vivi per sempre. Racconta il sogno ai tuoi servi e noi te ne daremo la spiegazione".5Rispose il re ai caldei: "Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate il sogno e la sua spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno ridotte in letamai.6Se invece mi rivelerete il sogno e me ne darete la spiegazione, riceverete da me doni, regali e grandi onori. Ditemi dunque il sogno e la sua spiegazione".7Essi replicarono: "Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la spiegazione".8Rispose il re: "Comprendo bene che voi volete guadagnar tempo, perché avete inteso la mia decisione.9Se non mi dite qual era il mio sogno, una sola sarà la vostra sorte. Vi siete messi d'accordo per darmi risposte astute e false in attesa che le circostanze si mutino. Perciò ditemi il sogno e io saprò che voi siete in grado di darmene anche la spiegazione".10I caldei risposero davanti al re: "Non c'è nessuno al mondo che possa soddisfare la richiesta del re: difatti nessun re, per quanto potente e grande, ha mai domandato una cosa simile ad un mago, indovino o caldeo.11La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dèi la cui dimora è lontano dagli uomini".
12Allora il re, acceso di furore, ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte.13Il decreto fu pubblicato e già i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i suoi compagni erano ricercati per essere messi a morte.
14Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e di prudenza ad Ariòch, capo delle guardie del re, che stava per uccidere i saggi di Babilonia,15e disse ad Ariòch, ufficiale del re: "Perché il re ha emanato un decreto così severo?". Ariòch ne spiegò il motivo a Daniele.16Egli allora entrò dal re e pregò che gli si concedesse tempo: egli avrebbe dato la spiegazione dei sogni al re.17Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele e Azaria,18ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia.
19Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo:
20"Sia benedetto il nome di Dio di secolo in secolo,
perché a lui appartengono la sapienza e la potenza.
21Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li innalza,
concede la sapienza ai saggi,
agli intelligenti il sapere.
22Svela cose profonde e occulte
e sa quel che è celato nelle tenebre
e presso di lui è la luce.
23Gloria e lode a te, Dio dei miei padri,
che mi hai concesso la sapienza e la forza,
mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato
e ci hai illustrato la richiesta del re".
24Allora Daniele si recò da Ariòch, al quale il re aveva affidato l'incarico di uccidere i saggi di Babilonia, e presentatosi gli disse: "Non uccidere i saggi di Babilonia, ma conducimi dal re e io gli farò conoscere la spiegazione del sogno".25Ariòch condusse in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: "Ho trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la spiegazione del sogno".26Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr: "Puoi tu davvero rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la spiegazione?".27Daniele, davanti al re, rispose: "Il mistero di cui il re chiede la spiegazione non può essere spiegato né da saggi, né da astrologi, né da maghi, né da indovini;28ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei giorni. Ecco dunque qual era il tuo sogno e le visioni che sono passate per la tua mente, mentre dormivi nel tuo letto.29O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti ciò che dovrà avvenire.30Se a me è stato svelato questo mistero, non è perché io possieda una sapienza superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore.31Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto.32Aveva la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo,33le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta.34Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma non per mano di uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e di argilla, e li frantumò.35Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via senza lasciar traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riempì tutta quella regione.
36Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione al re.37Tu o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la potenza, la forza e la gloria.38A te ha concesso il dominio sui figli dell'uomo, sugli animali selvatici, sugli uccelli del cielo; tu li domini tutti: tu sei la testa d'oro.39Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno, quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra.40Vi sarà poi un quarto regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel regno spezzerà e frantumerà tutto.41Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte di argilla da vasaio e in parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma avrà la durezza del ferro unito all'argilla.42Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla, ciò significa che una parte del regno sarà forte e l'altra fragile.43Il fatto d'aver visto il ferro mescolato all'argilla significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con l'argilla.44Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre.45Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che avverrà da questo tempo in poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione".
46Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli si offrissero sacrifici e incensi.47Quindi rivolto a Daniele gli disse: "Certo, il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei misteri, poiché tu hai potuto svelare questo mistero".48Il re esaltò Daniele e gli fece molti preziosi regali, lo costituì governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo di tutti i saggi di Babilonia;49su richiesta di Daniele, il re fece amministratori della provincia di Babilonia, Sadràch, Mesàch e Abdènego. Daniele rimase alla corte del re.
Lettera ai Galati 5
1Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.2Ecco, io Paolo vi dico: se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla.3E dichiaro ancora una volta a chiunque si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge.4Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia.5Noi infatti per virtù dello Spirito, attendiamo dalla fede la giustificazione che speriamo.6Poiché in Cristo Gesù non è la circoncisione che conta o la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità.
7Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità?8Questa persuasione non viene sicuramente da colui che vi chiama!9Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta.10Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma chi vi turba, subirà la sua condanna, chiunque egli sia.11Quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono tuttora perseguitato? È dunque annullato lo scandalo della croce?12Dovrebbero farsi mutilare coloro che vi turbano.
13Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri.14Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: 'amerai il prossimo tuo come te stesso'.15Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!
16Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne;17la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
18Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge.19Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio,20idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,21invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio.22Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;23contro queste cose non c'è legge.
24Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri.25Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.26Non cerchiamo la vanagloria, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri.
Capitolo III: Utilità della Comunione frequente
Leggilo nella BibliotecaParola del discepolo
1. Ecco, io vengo a te, o Signore, per trarre beneficio dal tuo dono e ricevere allegrezza al banchetto santo, "che, nella tua bontà, o Dio, hai preparato al misero" (Sal 67,11). Ecco, quanto io posso e debbo desiderare sta tutto in te; tu sei la mia salvezza, la redenzione, la speranza, la fortezza, la maestà e la gloria. "Ricolma dunque oggi di letizia l'anima del tuo servo, perché, o Signore Gesù, a te ho innalzato l'anima mia" (Sal 85,4). Ardentemente desidero ora riceverti, con devozione e venerazione; desidero introdurti nella mia casa, per meritare, come Zaccheo, di essere da te benedetto e di essere annoverato tra i figli d'Abramo. L'anima mia ha fame del tuo corpo; il mio cuore arde di farsi una cosa sola con te. Dammi in dono te stesso, e mi basta; poiché non c'è consolazione che abbia valore, fuori di te. Non posso stare senza di te; non riesco a vivere senza la tua presenza. E così occorre che io mi accosti frequentemente a te, ricevendoti come mezzo della mia salvezza. Che non mi accada di venir meno per strada, se fossi privato di questo cibo celeste. Tu stesso, o Gesù tanto misericordioso, predicando alle folle e guarendo varie malattie, dicesti una volta: "non li voglio mandare alle loro case digiuni, perché non vengano meno per strada" (Mt 15,32). Fa', dunque, la stessa cosa ora con me; tu, che, per dare conforto ai fedeli, hai lasciato te stesso in sacramento. Sei tu, infatti, il soave ristoro dell'anima; e chi ti mangia degnamente sarà partecipe ed erede della gloria eterna. Poiché, dunque, io cado tanto spesso in peccato, e intorpidisco e vengo meno tanto facilmente, è veramente necessario che, pregando, confessandomi frequentemente e prendendo il santo cibo del tuo corpo, io mi rinnovi, mi purifichi e mi infiammi; cosicché non avvenga che, per una prolungata astinenza, io mi allontani dal mio santo proposito. In verità, "i sensi dell'uomo, fin dall'adolescenza, sono proclivi al male" (Gn 8,21); tosto egli cade in mali peggiori, se non lo soccorre la medicina celeste. Ed è appunto la santa Comunione che distoglie l'uomo dal male e lo rafforza nel bene. Che se ora sono così spesso svogliato e tiepido nella Comunione o nella celebrazione della Messa, che cosa sarebbe di me, se non prendessi questo rimedio e non cercassi un così grande aiuto? Anche se non mi sento sempre degno e pienamente disposto a celebrare, farò in modo di ricevere, in tempi opportuni, questi divini misteri e di rendermi partecipe di una grazia così grande. Giacché la principale, anzi l'unica, consolazione dell'anima fedele - finché va peregrinando, lontana da te, entro il corpo mortale - consiste proprio in questo, nel ricordarsi frequentemente del suo Dio e nel ricevere, in spirito di devozione, il suo diletto.
2. Oh!, meravigliosa degnazione della tua misericordia verso di noi, che tu, Signore Dio, creatore e vivificatore di tutti gli spiriti celesti, ti abbassi a venire in questa anima poveretta, saziando la sua fame con la tua divinità e insieme con la tua umanità. Felice quello spirito, beata quell'anima che merita di ricevere devotamente te, Signore e Dio, colmandosi in tal modo di gioia interiore. Quale grande signore essa accoglie; quale amato ospite, qual piacevole compagno riceve; quale fedele amico accetta; quale nobile e bello sposo essa abbraccia, degno di amore più di ogni persona cara e di ogni cosa che si possa desiderare. Tacciano dinanzi a te, o dolcissimo mio diletto, il cielo e la terra, con tutte le loro bellezze; giacché dalla degnazione della tua munificenza cielo e terra ricevono quanto hanno di grande e di nobile, pur non arrivando essi alla grandezza del tuo nome, "immenso nella sua sapienza" (Sal 146,5).
DISCORSO 129 DALLE PAROLE DEL VANGELO DI GIOVANNI (5, 39-47): " VOI ESAMINATE LE SCRITTURE CREDENDO DI AVERE IN ESSE LA VITA ETERNA " CONTRO I DONATISTI
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaEnunciazione del brano evangelico.
1. 1. La Carità vostra rivolga la mente alla lettura evangelica, che da poco è risuonata nei nostri orecchi, mentre diciamo in poche parole quello che ispira il Signore. Parlando ai Giudei, il Signore Gesù dice loro: Voi esaminate minuziosamente le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Quindi qualche momento dopo: Io - dice - sono venuto nel nome del Padre mio, e non mi avete ricevuto; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. E ancora dopo un poco: E come potete credermi, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? Da ultimo affermò: Non sono io ad accusarvi davanti al Padre; c'è chi vi accusa, Mosè, nel quale voi sperate. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; di me infatti egli ha scritto. Ma se non credete alle sue parole, come potete credere a me? 1 In riferimento a tali parole a noi enunciate da Dio con la voce del lettore, ma per il ministero del Salvatore, ascoltate poche esplicazioni che non vanno enumerate, ma ponderate.
Le parole di Cristo ai discepoli riguardano ugualmente anche noi.
2. 2. In verità, tutte queste osservazioni è facile intenderle dirette ai Giudei. Ma bisogna evitare che, mentre indugiamo con l'attenzione a quelli, distogliamo gli occhi da noi. Il Signore parlava ai discepoli e in realtà diceva anche a noi ciò che esponeva loro. Evidentemente non era riferito soltanto a loro questo che affermò: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo 2, ma riguardava tutti, anche quelli che in seguito sarebbero stati i futuri Cristiani e si sarebbero succeduti sino alla fine dei giorni. Così, parlando loro, affermò: Guardatevi dal lievito dei Farisei 3. Allora ritennero che il Signore avesse detto ciò perché non avevano recato pane; non compresero che: Guardatevi dal lievito dei Farisei fu detto a significare, invece: " Guardatevi dalla dottrina dei Farisei ". Quale fu la dottrina dei Farisei se non quella che avete appena ascoltato? Voi che cercate gloria gli uni dagli altri, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo. L'apostolo Paolo dice così di loro: Rendo loro testimonianza che hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza. Hanno zelo - dice - per Dio; lo so, lo conosco, sono stato dei loro, tale io sono stato. Hanno zelo per Dio, ma non secondo retta conoscenza. Che vuol dire, o Apostolo, questo: non secondo retta conoscenza? Dimostraci in che cosa consista la retta conoscenza che fai valere, che con tuo dolore non si trova in loro e desideri si trovi in noi. Nel proseguire, ha sviluppato l'esposizione ed ha reso facile l'intelligenza di ciò che aveva presentato in termini impenetrabili. Che vuol dire: Hanno zelo per Dio, ma non secondo una retta conoscenza? Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 4. Quindi, ignorare la giustizia di Dio e voler stabilire la propria, cioè prendere gloria gli uni dagli altri e non cercare la gloria che viene da Dio solo, questo è il lievito dei Farisei. Il Signore impone di guardarsi da esso. Se è un comando per i servi, ed è il Signore che comanda, guardiamocene per non dover ascoltare: Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate quello che vi dico? 5
Perfidia dei Giudei.
3. 3. Lasciamo dunque per un poco i Giudei, ai quali parlava allora il Signore. Sono fuori, non ci vogliono ascoltare. Hanno odiato appunto il Vangelo, hanno procurato falsi testimoni contro il Signore, per condannarlo da vivo; contro di lui, morto, corruppero con denaro altri testimoni. Quando diciamo loro: Credete in Gesù, ci rispondono: Dovremmo credere in un morto? Quando poi aggiungiamo: Ma è risorto, rispondono: Sia lungi! I suoi discepoli lo hanno portato via dal sepolcro. I Giudei corruttori amano la menzogna e disprezzano la verità del Signore Redentore. Quanto tu dici, o Giudeo, lo comprarono a prezzo i tuoi antenati, ma ciò che essi comprarono è rimasto in te. Sta' piuttosto a sentire chi ha comprato te, non chi, per te, ha comprato una menzogna.
Parole di Cristo contro i Giudei. Le Chiese sono unite contro i Donatisti.
3. 4. Ma lasciamo costoro, come abbiamo detto; occupiamoci di questi nostri fratelli con i quali trattiamo. Cristo infatti è capo e corpo. il capo è in cielo, il corpo è sulla terra; il capo è il Signore, il corpo è la sua Chiesa 6. Ma voi ricordate quanto fu detto: Saranno due in una carne sola. Questo mistero è grande - dice l'Apostolo - lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa 7. Se dunque sono due in una carne sola, sono due in una voce sola! Il nostro capo, Cristo Signore, parlò ai Giudei di quelle verità che abbiamo ascoltato durante la lettura del Vangelo, il capo ai suoi nemici; parli anche il corpo, cioè la Chiesa, ai suoi nemici. Voi sapete a chi ci rivolgiamo. Chi ha che dire? Io nulla ho detto di mio, perché la voce sia una sola; infatti, ina carne sola, una voce sola. Perciò diciamo loro questo: Parlo con la voce della Chiesa. O fratelli, o figli dispersi, o pecore smarrite, o tralci recisi, perché mi calunniate? Perché non mi riconoscete? Voi esaminate minuziosamente le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; sono proprio esse che mi rendono testimonianza 8; il nostro capo dice ai Giudei ciò che il suo corpo dice a voi: Mi cercherete e non mi troverete 9. Per quale ragione? Perché non esaminate le Scritture, sono esse che mi rendono testimonianza.
Le testimonianze del V. T. su Cristo e la Chiesa.
4. 5. Una testimonianza a favore del capo: Ad Abramo e alla sua discendenza furono fatte le promesse. Non dice: " E ai tuoi discendenti ", come se si trattasse di molti, ma: " E alla tua discendenza ", come a uno solo, e che è il Cristo 10. Una testimonianza a favore del corpo ad Abramo, che l'Apostolo ha ripresentato. Ad Abramo furono fatte le promesse. Io sono il Vivente, dice il Signore; giuro per me stesso, perché hai ascoltato la mia voce e non hai risparmiato il tuo figlio diletto a causa mia, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia del lido del mare; e saranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra 11. Hai una testimonianza a favore del capo, una testimonianza a favore del corpo. Ascoltane un'altra breve, ma comprensiva, quasi in unico enunciato, della testimonianza a favore del Capo e della testimonianza a favore del corpo. Della risurrezione di Cristo diceva il Salmo: Innàlzati sopra il cielo, o Dio. Di seguito, a favore del corpo: e su tutta la terra la tua gloria 12. Ascolta una testimonianza a favore del Capo: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi poi mi hanno guardato e mi hanno osservato, si sono divise le mie vesti, e sul mio vestito hanno gettato la sorte 13. E, immediatamente dopo, poche parole, a favore del corpo; ascolta: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli, poiché il regno è del Signore ed egli dominerà le nazioni 14. Ascolta a favore del Capo: Ed egli esce come sposo dalla stanza nuziale. E nello stesso Salmo ascolta a favore del corpo: Per tutta la terra si è diffusa la loro voce e ai confini del mondo la loro parola 15.
La testimonianza del N. T. a favore di Cristo e della Chiesa.
5. 6. Queste testimonianze sono per i Giudei e per codesti nostri. Perché? Perché sia i Giudei, sia questi nostri accettano tali scritti del Vecchio Testamento. Ma vediamo se costoro accettano appunto Cristo che quelli non accettano. Dica anch'egli, parli in suo favore egli che è il Capo, ed anche a favore del suo corpo, che è la Chiesa; infatti, anche in noi il capo parla a bene del corpo. Ascolta a favore del capo: Risuscitò dai morti, trovò gli Apostoli timorosi, nel dubbio, resi increduli dalla gioia; perché ne comprendessero il significato spiegò loro le Scritture e, sempre a loro, disse: Perché così fu scritto, e così bisognava che il Cristo patisse e risorgesse dai morti il terzo giorno. Hai una testimonianza a favore del Capo, ne esponga una a favore del corpo. E nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 16. Parli, dunque, la Chiesa ai suoi nemici, parli. La sua parola è chiara, non tace; quelli, però, ascoltino. Fratelli, avete ascoltato le testimonianze, conoscetemi ormai. Voi esaminate minuziosamente le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Le parole che ho detto non sono mie, ma del mio Signore e tuttavia persistete a fare opposizione, vi servite di scappatoie. Come potete credermi, voi che cercate la gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 17 Perché voi che ignorate la giustizia di Dio, avete zelo per Dio, ma non secondo la retta conoscenza. Ignorando infatti la giustizia di Dio, e volendo stabilire la vostra, non siete sottomessi alla giustizia di Dio. Che altro è ignorare la giustizia di Dio e voler stabilire la propria, se non dire: Sono io che santifico, ciò che io avrò conferito, questo è santo? Lascia a Dio ciò che è di Dio; uomo, riconosci ciò che è proprio dell'uomo. Tu ignori la giustizia di Dio e vuoi stabilire la tua. Vuoi essere tu a giustificarmi: ti basta di essere giustificato insieme a me.
I Donatisti imitano l'empietà dell'Anticristo.
6. 7. Si è parlato dell'Anticristo e tutti intendono secondo quello che affermò il Signore: Io sono venuto nel nome del Padre mio, e non mi avete ricevuto; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste 18. Ma ascoltiamo anche Giovanni: Avete udito che viene l'Anticristo, ed ora molti anticristi sono apparsi 19. Ma che ci spaventa nell'Anticristo se non che darà gloria al proprio nome e disprezzerà il nome del Signore? E si comporta diversamente chi dice: Sono io che giustifico? Gli si risponda: Io sono venuto a Cristo non a passi, ma sono venuto con il cuore; dove ho ascoltato il Vangelo, là ho creduto, là sono stato battezzato, perché ho creduto in Cristo, ho creduto in Dio. Ed egli: Non sei stato purificato. Perché? Perché là non mi sono trovato io. Spiega la ragione per la quale non sono stato purificato, io che sono stato battezzato a Gerusalemme, io che sono stato battezzato, ad esempio, dagli Efesini, ai quali fu inviata la Lettera che leggi e dei quali disprezzi la comunione. Ecco, l'Apostolo scrisse agli Efesini, venne fondata una Chiesa che tuttora sussiste; si conserva fiorente, si consolida, crescendo, di nuovi Cristiani, è fedele alla consegna dell'Apostolo: Se alcuno vi avrà annunziato un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia scomunicato 20. Che dunque? Che mi dici? Non sono stato purificato? Battezzato là, non sono stato purificato? Ancora non lo sei. Perché? Perché là non mi sono trovato io. Ma vi è stato colui che è presente dovunque. Vi è stato colui che è presente in ogni luogo, nel cui nome ho creduto. Tu, che ignoro donde vieni, anzi, che non vieni, ma volendo che venga io a te che sei qui annoverato, mi dici: Non sei battezzato validamente, perché non vi sono stato presente io. Bada, qualcuno vi è stato presente. Che fu detto a Giovanni? L'uomo sul quale avrai veduto discendere lo Spirito in forma di colomba, egli è colui che battezza 21. Tu possiedi proprio colui che ti cerca; anzi, per il fatto che sei mal disposto verso di me, battezzato da lui, lo hai perduto.
La dottrina dei Cattolici e la dottrina dei Donatisti.
7. 8. Pertanto, fratelli miei, vedete di comprendere il dire nostro e il loro, e fate attenzione a che scegliere. Ecco quanto diciamo noi: Sa Dio se siamo santi; se siamo noi ingiusti ancor più è da Dio saperlo; da parte vostra, qualunque noi siamo, non riponete in noi la speranza. Se siamo buoni fate quanto è scritto: Siate miei imitatori, come io di Cristo 22. Se siamo malvagi non sgomentatevi, non rimanete senza risoluzione; ascoltate chi dice: Quello che dicono, fate; quello poi che fanno, non fatelo 23. Quelli invece, al contrario: Se noi non saremo stati buoni, voi siete perduti. Ecco, è l'altro che verrà nel suo nome. Così, dunque, la mia vita dipenderà da te, e la mia salvezza sarà vincolata a te? Davvero ho dimenticato il mio fondamento? Non era forse Cristo la pietra 24? Non è vero che chi costruisce sulla pietra evita che il vento, la pioggia, le acque si abbattano su di lui 25? Perciò, se vuoi, vieni con me sulla pietra e non voler stare per me in luogo della pietra.
I Donatisti non credono a Mosè, neppure a Cristo risorto. I Donatisti ingiusti verso Cristo.
7. 9. Sia anche la Chiesa a ripetere a conclusione quel detto: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; di me infatti egli ha scritto 26; sono infatti il corpo di lui, del quale Mosè ha scritto. Anche della Chiesa Mosè ha scritto. A Mosè infatti ho detto le parole: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le nazioni 27. Mosè lo ha scritto nel primo libro. Se credeste a Mosè, credereste anche a Cristo. Poiché disprezzate le parole di Mosè, ne segue necessariamente che abbiate disprezzo per le parole di Cristo. Hanno colà - disse - Mosè e i Profeti, ascoltino loro. No, padre Abramo, ma se qualcuno dei morti andrà da loro, questo lo ascolteranno. E Abramo: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neppure se uno sarà risuscitato dai morti crederanno 28. Questo è stato detto dei Giudei, dunque non è stato detto degli eretici?
8. 9. Era risuscitato dai morti colui che diceva: Bisognava che il Cristo patisse, e risuscitasse dai morti il terzo giorno. Io lo credo. Credo, dice. Credi? Perché non credi quello che segue? Poiché credi che bisognava che il Cristo patisse, e risuscitasse dai morti il terzo giorno, e questo fu detto del Capo; credi anche ciò che segue riguardante la Chiesa: Nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati 29. Perché credi quello che fu detto del Capo e non credi quello che fu detto del corpo? Che ti ha fatto la Chiesa che tu in certo qual modo vuoi decapitare? Vuoi togliere il Capo alla Chiesa, anzi, credere al Capo, abbandonare il corpo, quasi corpo privo di vita. Senza ragione riverisci il Capo da servo devoto. Chi vuole decapitare tenta di far perire sia il capo che il corpo. Si vergognano di negare Cristo e non si vergognano di rifiutare le parole di Cristo. Né noi né voi abbiamo veduto il Cristo con gli occhi del corpo. Lo videro i Giudei e lo uccisero. Noi non abbiamo veduto, ma crediamo: ci restano le parole di lui. Paragonatevi ai Giudei: quelli lo disprezzarono mentre pendeva sulla croce, voi lo disprezzate mentre è assiso in cielo; nonostante il parere contrario da loro esposto, il titolo del Cristo restò, si cancella il Battesimo di Cristo se voi restate. Ma che resta, fratelli, se non che preghiamo per i superbi, che preghiamo per gli esaltati, i quali si vantano in tal modo? Diciamo a Dio per loro: Sappiano che tu hai nome " Signore "; e non gli uomini, ma: tu solo, l'Altissimo su tutta la terra 30. Rivolti al Signore...
1 - Gv 5, 39-47.
2 - Mt 28, 20.
3 - Mt 16, 6.
4 - Rm 10, 2-3.
5 - Lc 6, 46.
6 - Ef 5, 23.
7 - Ef 5, 31-32.
8 - Gv 5, 39.
9 - Gv 7, 36.
10 - Gal 3, 16.
11 - Gn 22, 16-18.
12 - Sal 56, 6. 12.
13 - Sal 21, 17-19.
14 - Sal 21, 28-29.
15 - Sal 18, 5-6.
16 - Lc 24, 45-48.
17 - Gv 5, 44.
18 - 1 Gv 2, 18.
19 - Ibidem.
20 - Gal 1, 9.
21 - Gv 1, 33.
22 - 1 Cor 4, 16.
23 - Cf. 1 Cor 10, 4.
24 - Cf. Mt 7, 25.
25 - Gv 5, 46.
26 - Gn 22, 18.
27 - Gv 5, 46.
28 - Lc 16, 29-31.
29 - Lc 24, 46-47.
30 - Sal 82, 19.
Visione di San Domenico Savio
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 22 dicembre 1876 Don Bosco raccontò ai suoi giovani una
meravigliosa visione avuta nella notte che aveva passato a Lanzo
Torinese. Poiché è molto lunga, dobbiamo limitarci a presentarne le
scene più belle.
Gli sembrò di trovarsi su di un’altura davanti a una pianura molto
estesa, divisa in giardini di mirabile bellezza, in mezzo ai quali
sorgevano palazzi che per magnificenza sembravano altrettante regge.
Mentre Don Bosco ammirava tante meraviglie, al suono di una musica
dolcissima, gli comparve il suo allievo prediletto, San Domenico Savio, a
capo di una schiera di giovani, molti dei quali Don Bosco riconobbe.
«Savio si avanzò — racconta Don Bosco —. Mi era così vicino che, se
avessi steso la mano, l’avrei certamente toccato. Taceva guardandomi
sorridente. Com’era bello! Una tunica candidissima, tutta trapuntata di
diamanti, gli scendeva fino ai piedi. Un’ampia fascia rossa, tempestata
di gemme, gli cingeva i fianchi; dal collo gli pendeva una collana di
fiori, che splendevano di una luce sovrumana, più viva del sole, che in
quell’istante brillava in tutto lo splendore di un mattino di primavera,
e riflettevano i loro raggi in quel viso candido e rubicondo, in una
maniera indescrivibile. Gli cingeva il capo una corona di rose. La
capigliatura gli scende va ondeggiante giù per le spalle, e gli dava un
aspetto così bello, così attraente che sembrava un angelo».
Don Bosco osservava come fuori di sé per la meraviglia. Finalmente
Domenico parla, svela il suo nome e compiace Don Bosco, che vuol sapere
che cosa significhi quell’abbigliamento così smagliante. In sua vece
risponde cantando il coro dei giovani, pur essi biancovestiti con fascia
rossa. Il canto riportava frasi bibliche: «Essi ebbero i fianchi cinti e
lavarono le loro vesti nel Sangue dell’Agnello. Essi sono vergini e
seguono l’Agnello dovunque vada».
«Allora intesi — afferma Don Bosco — come quella fascia fosse
simbolo dei sacrifici e quasi del martirio sofferto per conservare la
virtù della purità».
Riavutosi dal suo grande stupore, Don Bosco approfitta per chiedere
Savio che gli parli del passato, del presente e del futuro del suo
Oratorio.
Riguardo al passato Savio parla del gran bene già fatto dalla giovane
Famiglia di Don Bosco e gli mostra un giardino, all’entrata del quale si
legge: Giardino Salesiano, e spiega:
— Quelli sono tutti Salesiani e giovani salvati da te e dai tuoi figli.
Contali se puoi, ma sarebbero molto più numerosi se tu avessi avuto
maggior fede e confidenza nel Signore.
— E il presente? — chiede Don Bosco.
Savio gli mostra un magnifico mazzo di fiori: vi erano rose, viole,
girasoli, genziane, gigli, semprevive e, in mezzo ai fiori, alcune spighe di grano.
— Questo mazzolino mostralo ai tuoi figli, fa’ che tutti lo abbiano: ne avranno abbastanza per essere felici.
— Ma che cosa indica cotesto mazzo di fiori?
— La rosa — rispose Savio — simboleggia la carità, la viola l’umiltà,il
girasole l’ubbidienza, la genziana la penitenza, il giglio la purezza,
le spighe la Comunione frequente, la sempreviva la perseveranza.
— Orbene — riprese Don Bosco —, tu che hai praticato tutte queste virtù
in vita, dimmi che cosa ti consolò di più in punto di morte?
— Ecco — rispose Savio — ciò che mi consolò di più in punto di morte fu
l’assistenza della potente e amabile Madre di Dio. Dillo ai tuoi figli,
che non dimentichino di pregarla finché sono in vita.
Circa il futuro, Domenico confidò a Don Bosco varie cose, tra cui che il
Papa Pio IX avrebbe avuto più poco da vivere. Morì infatti 14 mesi
dopo. Predisse pure che nell’anno 1877 Don Bosco avrebbe avuto il dolore
di perdere sei più due dei suoi figli. Anche questa profezia si avverò
con la morte di sei giovani dell’Oratorio e di due chierici.
Qui il Savio fece l’atto di allontanarsi. «Allora — racconta Don Bosco —
con slancio tesi le mani per afferrare quel santo figliuolo, ma le sue
mani sembravano aeree e nulla strinsi». Aveva dimenticato che ormai
Domenico era un puro spirito.
— Ascolta — supplicò Don Bosco — ancora una domanda: i miei giovani sono tutti sulla buona via per salvarsi?
— Essi — rispose Domenico — si possono distinguere in tre classi. Vedi queste tre note?
E gliene porse una. Don Bosco vide che portava scritto: Invulnerati
(non feriti) e portava i nomi di chi aveva conservato l’innocenza.
«Erano in gran numero — dice Don Bosco —; io li vidi tutti e ne
riconobbi molti. Camminavano diritti, benché fossero fatti bersaglio di
saette e di colpi di spada».
Allora Savio gli diede la seconda nota, che portava scritto: Vulnerati
(feriti): erano quelli che avevano peccato, ma poi si erano pentiti e
confessati. Questi erano in numero maggiore dei primi. Don Bosco lesse
la nota e li vide tutti.
Savio aveva ancora la terza nota, che portava scritto: Lassati in via
iniquitatis (abbandonati sulla via dell’iniquità). C’erano i nomi di
quelli che si trovavano in disgrazia di Dio. Don Bosco era impaziente di
conoscerli e stese la mano, ma Domenico lo trattenne dicendo che ne
sarebbe uscito un fetore insopportabile. Tutta via alle insistenze di
Don Bosco, gli diede anche la terza nota. Quindi si dileguò.
«Apersi la nota — racconta il Santo — e subito si sparse un odore così
insopportabile che credetti di morire. Non vidi alcun nome, ma in un
colpo d’occhio mi furono dinanzi tutti gli individui scritti in quella
nota, come se li vedessi in realtà. Tutti li vidi, e con amarezza. La
maggior parte io li conoscevo. Vidi molti che in mezzo ai compagni
parevano buoni, alcuni anzi ottimi, e non lo erano»
Don Bosco termina il racconto della meravigliosa visione dicendo: « Là a
Lanzo, ove io mi trovavo, ho interrogato l’uno e l’altro e ho scoperto
che quel sogno non mi aveva ingannato. E dunque una grazia del Signore,
che mi ha fatto conoscere lo stato dell’anima di ciascuno».
4-145 Settembre 10, 1902 Le prerogative dell’amore.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Credevo che il benedetto Gesù fosse ritornato secondo il solito, ma qual non è stato il mio disinganno, che dopo aver deciso che per ora non mi portava, ha incominciato a farmi stentare per vederlo, ed al più delle volte ad ombra ed a lampo. Onde, questa mattina sentendomi molto stanca e sfinita di forze per il continuo desiderare ed aspettare, pare che è venuto, e trasportandomi fuori di me stessa mi ha detto:
(2) “Figlia mia, se sei stanca vieni al mio cuore, bevi e ti rinfrancherai”.
(3) Così mi sono avvicinata a quel cuore divino, ed ho bevuto a larghi sorsi un latte misto a sangue dolcissimo. Dopo ciò mi ha detto:
(4) “Le prerogative dell’amore sono tre: Amore costante senza termino, amore forte ed amore riannodato insieme Dio ed il prossimo. Se nell’anima non si scorgono queste prerogative, si può dire che non è della qualità del vero amore”.