Liturgia delle Ore - Letture
Settimana Santa - Martedì Santo
Vangelo secondo Matteo 20
1"Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.2Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.3Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati4e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.5Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.6Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?7Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
8Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.9Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.10Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.11Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:12Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.13Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?14Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.15Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?16Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi".
17Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro:18"Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte19e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà".
20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa.21Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno".22Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo".23Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio".
24Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli;25ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere.26Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo,27e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;28appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".
29Mentre uscivano da Gèrico, una gran folla seguiva Gesù.30Ed ecco che due ciechi, seduti lungo la strada, sentendo che passava, si misero a gridare: "Signore, abbi pietà di noi, figlio di Davide!".31La folla li sgridava perché tacessero; ma essi gridavano ancora più forte: "Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi!".32Gesù, fermatosi, li chiamò e disse: "Che volete che io vi faccia?".33Gli risposero: "Signore, che i nostri occhi si aprano!".34Gesù si commosse, toccò loro gli occhi e subito ricuperarono la vista e lo seguirono.
Primo libro di Samuele 20
1Davide lasciò di nascosto Naiot di Rama, si recò da Giònata e gli disse: "Che ho fatto, che delitto ho commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti così alla mia vita?".2Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto questa cosa? Non è possibile!".3Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un sol passo tra me e la morte".4Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?".5Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella campagna fino alla terza sera.6Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio annuale per tutta la famiglia.7Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua.8Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?".9Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei forse sapere?".10Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti risponde duramente?".11Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna".
Uscirono tutti e due nei campi.12Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio d'Israele, domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni di mio padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo al tuo orecchio,13tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con te come è stato con mio padre.14Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore. Se sarò morto,15non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide,16non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide".17Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo amava come se stesso.18Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto.19Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai al luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso quella collinetta.20Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio per mio conto.21Poi manderò il ragazzo gridando: Va' a cercare le frecce! Se dirò al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi, prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del Signore, non ci sarà niente di grave.22Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di dove ti trovi!, allora va' perché il Signore ti fa partire.23Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio il Signore tra me e te per sempre".
24Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re sedette a tavola per mangiare.25Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide rimase vuoto.26Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo".27Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio: "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né oggi?".28Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza di lasciarlo andare a Betlemme.29Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il sacrificio di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se dunque ho trovato grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa vedere i miei fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del re".30Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di Iesse, a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?31Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e conducilo qui da me, perché deve morire".32Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che ha fatto?".33Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre.34Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere cibo in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per riguardo a Davide perché suo padre ne violava i diritti.
35Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni a Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo.36Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò". Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui.37Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata aveva tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse più avanti di te?".38Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò al suo padrone.39Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide sapevano la cosa.40Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse: "Va' e riportale in città".41Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece tardi.42Allora Giònata disse a Davide: "Va' in pace, ora che noi due abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te, con la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre".
Proverbi 13
1Il figlio saggio ama la disciplina,
lo spavaldo non ascolta il rimprovero.
2Del frutto della sua bocca l'uomo mangia ciò che è buono;
l'appetito dei perfidi si soddisfa con i soprusi.
3Chi sorveglia la sua bocca conserva la vita,
chi apre troppo le labbra incontra la rovina.
4Il pigro brama, ma non c'è nulla per il suo appetito;
l'appetito dei diligenti sarà soddisfatto.
5Il giusto odia la parola falsa,
l'empio calunnia e disonora.
6La giustizia custodisce chi ha una condotta integra,
il peccato manda in rovina l'empio.
7C'è chi fa il ricco e non ha nulla;
c'è chi fa il povero e ha molti beni.
8Riscatto della vita d'un uomo è la sua ricchezza,
ma il povero non si accorge della minaccia.
9La luce dei giusti allieta,
la lucerna degli empi si spegne.
10L'insolenza provoca soltanto contese,
la sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio.
11Le ricchezze accumulate in fretta diminuiscono,
chi le raduna a poco a poco le accresce.
12Un'attesa troppo prolungata fa male al cuore,
un desiderio soddisfatto è albero di vita.
13Chi disprezza la parola si rovinerà,
chi rispetta un comando ne avrà premio.
14L'insegnamento del saggio è fonte di vita
per evitare i lacci della morte.
15Un aspetto buono procura favore,
ma il contegno dei perfidi è rude.
16L'accorto agisce sempre con riflessione,
lo stolto mette in mostra la stoltezza.
17Un cattivo messaggero causa sciagure,
un inviato fedele apporta salute.
18Povertà e ignominia a chi rifiuta l'istruzione,
chi tien conto del rimprovero sarà onorato.
19Desiderio soddisfatto è una dolcezza al cuore,
ma è abominio per gli stolti staccarsi dal male.
20Va' con i saggi e saggio diventerai,
chi pratica gli stolti ne subirà danno.
21La sventura perseguita i peccatori,
il benessere ripagherà i giusti.
22L'uomo dabbene lascia eredi i nipoti,
la proprietà del peccatore è riservata al giusto.
23Il potente distrugge il podere dei poveri
e c'è chi è eliminato senza processo.
24Chi risparmia il bastone odia suo figlio,
chi lo ama è pronto a correggerlo.
25Il giusto mangia a sazietà,
ma il ventre degli empi soffre la fame.
Salmi 51
1'Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.'
2'Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.'
3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;
nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
4Lavami da tutte le mie colpe,
mondami dal mio peccato.
5Riconosco la mia colpa,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
6Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto;
perciò sei giusto quando parli,
retto nel tuo giudizio.
7Ecco, nella colpa sono stato generato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.
8Ma tu vuoi la sincerità del cuore
e nell'intimo m'insegni la sapienza.
9Purificami con issopo e sarò mondo;
lavami e sarò più bianco della neve.
10Fammi sentire gioia e letizia,
esulteranno le ossa che hai spezzato.
11Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe.
12Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
13Non respingermi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
14Rendimi la gioia di essere salvato,
sostieni in me un animo generoso.
15Insegnerò agli erranti le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno.
16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
17Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode;
18poiché non gradisci il sacrificio
e, se offro olocausti, non li accetti.
19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,
un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.
20Nel tuo amore fa grazia a Sion,
rialza le mura di Gerusalemme.
21Allora gradirai i sacrifici prescritti,
l'olocausto e l'intera oblazione,
allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.
Gioele 1
1Parola del Signore, rivolta a Gioele figlio di Petuèl.
2Udite questo, anziani,
porgete l'orecchio, voi tutti abitanti della regione.
Accadde mai cosa simile ai giorni vostri
o ai giorni dei vostri padri?
3Raccontatelo ai vostri figli
e i figli vostri ai loro figli
e i loro figli alla generazione seguente.
4L'avanzo della cavalletta l'ha divorato la locusta,
l'avanzo della locusta l'ha divorato il bruco,
l'avanzo del bruco l'ha divorato il grillo.
5Svegliatevi, ubriachi, e piangete,
voi tutti che bevete vino, urlate
per il vino nuovo che vi è tolto di bocca.6Poiché è venuta contro il mio paese
una nazione potente, senza numero,
che ha denti di leone, mascelle di leonessa.
7Ha fatto delle mie viti una desolazione
e tronconi delle piante di fico;
li ha tutti scortecciati e abbandonati,
i loro rami appaiono bianchi.
8Piangi, come una vergine che si è cinta di sacco
per il fidanzato della sua giovinezza.
9Sono scomparse offerta e libazione
dalla casa del Signore;
fanno lutto i sacerdoti, ministri del Signore.
10Devastata è la campagna,
piange la terra,
perché il grano è devastato,
è venuto a mancare il vino nuovo,
è esaurito il succo dell'olivo.
11Affliggetevi, contadini,
alzate lamenti, vignaiuoli,
per il grano e per l'orzo,
perché il raccolto dei campi è perduto.
12La vite è seccata,
il fico inaridito,
il melograno, la palma, il melo,
tutti gli alberi dei campi sono secchi,
è inaridita la gioia tra i figli dell'uomo.
13Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,
urlate, ministri dell'altare,
venite, vegliate vestiti di sacco,
ministri del mio Dio,
poiché priva d'offerta e libazione
è la casa del vostro Dio.
14Proclamate un digiuno,
convocate un'assemblea,
adunate gli anziani
e tutti gli abitanti della regione
nella casa del Signore vostro Dio,
e gridate al Signore:
15Ahimè, quel giorno!
È infatti vicino il giorno del Signore
e viene come uno sterminio dall'Onnipotente.
16Non è forse scomparso il cibo
davanti ai nostri occhi
e la letizia e la gioia
dalla casa del nostro Dio?
17Sono marciti i semi
sotto le loro zolle,
i granai sono vuoti,
distrutti i magazzini,
perché è venuto a mancare il grano.
18Come geme il bestiame!
Vanno errando le mandrie dei buoi,
perché non hanno più pascoli;
anche i greggi di pecore vanno in rovina.
19A te, Signore, io grido
perché il fuoco ha divorato
i pascoli della steppa
e la vampa ha bruciato
tutti gli alberi della campagna.
20Anche le bestie della terra
sospirano a te,
perché sono secchi i corsi d'acqua
e il fuoco ha divorato i pascoli della steppa.
Lettera agli Ebrei 9
1Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno.2Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo.3Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con4l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza.5E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
6Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto;7nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo.8Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda.9Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente,10trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.
11Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione,12non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna.13Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne,14quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?
15Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte per la rendenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa.16Dove infatti c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore,17perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive.18Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue.19Infatti dopo che tutti i comandamenti furono promulgati a tutto il popolo da Mosè, secondo la legge, questi, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issòpo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo,20dicendo: 'Questo è il sangue dell'alleanza che Dio ha stabilito per voi'.21Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la Tenda e tutti gli arredi del culto.22Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non esiste perdono.
23Era dunque necessario che i simboli delle realtà celesti fossero purificati con tali mezzi; le realtà celesti poi dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi.24Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,25e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.26In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.27E come è stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,28così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza.
Capitolo XXXVIII: Il buon governo di sé nelle cose esterne e il ricorso a Dio nei pericolo
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, tu devi attentamente mirare a questo, che dappertutto, e in qualunque azione ed occupazione esterna, tu rimanga interiormente libero e padrone di te; che le cose siano tutte sotto di te, e non tu sotto di esse. Cosicché tu abbia a dominare e governare i tuoi atti, e tu non sia come un servo o mercenario, ma tu sia libero veramente come l'ebreo, che passa dalla servitù alla condizione di erede e alla libertà dei figli di Dio. I figli di Dio stanno al di sopra delle cose di questo mondo, e tengono gli occhi fissi all'eterno; guardano con l'occhio sinistro le cose che passano, e con il destro le cose del cielo; infine non sono attratti, così da attaccarvisi, dalle cose di questo tempo, ma traggono le cose a sé, perché servano al bene, così come sono state disposte da Dio e istituite dal sommo artefice. Il quale nulla lascia, in alcuna sua creatura, che non abbia il suo giusto posto.
2. Se, di fronte a qualunque avvenimento, non ti fermerai all'apparenza esterna e non apprezzerai con occhio carnale tutto ciò che vedi ed ascolti; se, all'incontro, in ogni questione, entrerai subito, come Mosè, sotto la tenda, per avere consiglio dal Signore, udrai talvolta la risposta di Dio, e ne uscirai istruito su molte cose di oggi e del futuro. Era solito Mosè ritornare alla sua tenda, per dubbi e quesiti da risolvere; era solito rifugiarsi nella preghiera, per alleviare i pericoli e le perversità degli uomini. Così anche tu devi rifugiarti nel segreto del tuo cuore, implorando con tanta intensità l'aiuto divino. Che se - come si legge - Giosuè e i figli di Israele furono raggirati dai Gabaoniti, fu proprio perché non chiesero prima il responso del Signore; ma, facendo troppo affidamento su questi allettanti discorsi, furono traditi da una falsa benevolenza.
Discorso 360/B DISCORSO DI SANT'AGOSTINO TENUTO QUANDO I PAGANI COMINCIAVANO A FREQUENTARE LE CHIESE
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa parola di Dio promette e minaccia.
1. La parola di Dio non cessa di esortarci e consolarci con indubbie promesse, unite a salutari minacce; e a noi è vantaggioso amare le une e temere le altre. Quindi come si deve amare Dio quando promette, così lo si deve temere quando minaccia. Nell'uno e nell'altro caso Egli non inganna chi lo ascolta né illude chi gli presta fede. Nessuno quindi dica in cuor suo: " È vero quel che promette, è falso quel che minaccia ", poiché son vere tutt'e due le cose. Ama dunque e temi. Senza dubbio verrà di nuovo colui che è già venuto 1. È venuto per insegnarti la pazienza; verrà per ricompensarla. Quando verrà sarà per coronare quel che ha insegnato nella sua prima venuta; e quel che ha minacciato quando venne lo infliggerà al suo ritorno. Eccovi pertanto due cose: la promessa di Dio, cioè la vita eterna; la minaccia di Dio, cioè la pena eterna. Se non hai ancora imparato ad amare ciò che promette, comincia a temere ciò che minaccia. È scritto infatti: Inizio della sapienza è il timore del Signore 2. L'apostolo Giovanni poi dice: Nella carità non v'è timore perché la carità perfetta esclude il timore 3. Dopo aver udito: Inizio della sapienza è il timore del Signore 4, incominciamo a temere. Ma poiché il timore provoca l'angoscia del cuore, non sarai a lungo nell'angoscia se in te aumenterà e sarà perfetta la carità. Tuttavia non può avere inizio in te questa carità se con il timore non disporrai il cuore ad accogliere il seme. Nata che sia la carità, il timore diminuisce man mano che la carità cresce; e se mentre essa cresce il timore diminuisce, quando essa sarà perfetta il timore verrà eliminato.
Le promesse di Dio sorpassano i pensieri dell’uomo.
2. Quando Dio promette oltrepassa, o carissimi, non solo le mie parole ma anche i pensieri di qualsiasi uomo. Viene infatti presentato anche con queste parole: Ciò che occhio non vide, né orecchio udì, né è penetrato in cuore di uomo, questo ha preparato Dio per coloro che lo amano 5. Se fosse un colore come quello della luce che gli occhi conoscono, non si direbbe: Né occhio vide; se fosse un suono armonioso, come di organo o di qualunque strumento musicale con cui di solito si diletta l'orecchio umano, non si direbbe: Né orecchio udì. E poiché gli uomini possono meditare nella coscienza soltanto i beni che hanno percepito con i sensi, è stato aggiunto: Né è penetrato in cuore di uomo. Tu infatti, o uomo, non puoi concepire nella mente se non quel bene che sei abituato a vedere o a udire o a rappresentarti con il senso adeguato. Tutto ciò che non entra attraverso i sensi del tuo corpo non può essere oggetto del tuo pensiero.
Per vedere la luce inaccessibile occorre occhio puro.
3. Siccome dunque ci è stato detto che andremo in paradiso 6, noi ci rappresentiamo un giardino delizioso. E se ce lo rappresentiamo più grande di quelli che siamo abituati a vedere, non ingrandiamo se non cose del nostro mondo creato. Allo stesso modo se siamo soliti vedere alberi piccoli (per fare un esempio) ce li rappresentiamo grandi; e se di solito vediamo questi o quei pomi o frutti, li immaginiamo più grossi. Se siamo abituati a vedere prati di una certa estensione, col pensiero ce li raffiguriamo immensi, senza confini. In tutti casi comunque ingrandiamo nel pensiero i medesimi oggetti che percepiamo con gli occhi. Inoltre, quando ascoltiamo che Dio abita una luce inaccessibile 7, misuriamo questa luce da quella che percepiamo con la vista e la ampliamo in dimensioni smisurate ingrandendo tuttavia sempre il medesimo oggetto che conoscevamo. Quella luce viceversa è di tutt'altro genere: non è oggetto degli occhi ma dell'intelligenza. Ora, noi diciamo che è da curarsi l'occhio fisico affinchè possa recepire la luce sensibile che rifulge lassù nel cielo e si diffonde dai luminari della notte. Se infatti gli occhi saranno malati o lesi da indebita secrezione interna o colpiti da qualche oggetto proveniente dal di fuori, riceveranno la luce ma sarà per loro una sofferenza, mentre di solito ne erano rinvigoriti. Saranno tormentati da chi in via normale li faceva godere. Lo stesso accade per la luce intelligibile e indefettibile. Per vederla si deve purificare l'occhio del cuore, non quello del corpo. Difatti, come secrezioni infiammatorie provocando disturbi visivi danneggiano l'occhio del corpo, così il peccato danneggia l'occhio spirituale. Anche questo infatti ha la propria fralezza, ha la propria impurità, derivante non dalla polvere ma dal peccato. Come dunque si deve pulire l'occhio corporale perché possa vedere bene la luce sensibile, così si deve nettare l'occhio interiore per vedere quella luce che né occhio vide, né orecchio udì, né penetrò nel cuore di uomo 8.
L’uomo carnale è incapace d’essere illuminato da Dio.
4. Perché mai è penetrata in cuore di uomo? In effetti, è con l'occhio del cuore che la si vede quando si vede. Ma perché mai è penetrata in cuore di uomo? Perché appunto è " di uomo ". Che significa " di uomo "? Coloro che conoscono la Scrittura conoscono e prevengono col pensiero quel che sto per dire. A volte la nostra Scrittura con un significato piuttosto caratteristico chiama " uomini " coloro che ancora ragionano secondo la carne 9. Infatti sono uomini, sono cioè [progenie di] Adamo. Ora voi sapete che Adamo peccò e da quel peccato trae origine la concupiscenza carnale in tutti quelli che nascono per morire. Ogni uomo, dunque, porta con sé la ferita nell'occhio, e questo finchè è uomo, cioè fino a quando v'è in lui quel che è stato rovinato e sconvolto dal primo peccato. Per questo motivo grida supplicando uno dei salmisti, e sospirando e gemendo dice a Dio: Anche la luce dei miei occhi non è con me 10. Fin quando dunque l'uomo ragiona secondo la carne non può rappresentarsi né comprendere con l'intelligenza la luce superna, e per questo è detto: Ciò che occhio non vide, né orecchio udì, né mai è penetrato in cuore di uomo 11. Che significa " di uomo "? Di uno che ragiona secondo la carne. Che significa " di uomo "? Di uno che porta con sé Adamo. Pertanto che cosa voleva l'apostolo Paolo che facessero coloro che essendo uomini ritenevano un disonore essere uomini? Egli diceva loro: Ciascuno di voi dice: io sono di Paolo, io invece di Apollo, io invece di Cefa 12. Si erano distribuiti fra loro i ministri di Dio e avevano creato divisioni nella Chiesa di Cristo, dando inizio al male degli scismi, che successivamente per l'errore degli uomini si radicarono più profondamente. Tali parole dicevano i corinzi, poiché ragionavano secondo la carne e non ponevano in Dio ma nell'uomo la propria speranza 13 e non cantavano col cuore ciò che noi poco fa abbiamo cantato: In te hanno sperato i nostri padri 14.
La fugacità della vita presente ci fa desiderare la vita futura.
5. L'Apostolo dunque, rimproverando coloro che ragionavano in tal modo, dice: Non siete forse uomini e non vi comportate forse in maniera umana? 15 Parimenti in un salmo si dice ponendo le parole in bocca a Dio: Io ho detto: voi siete dèi e tutti figli dell'Altissimo, eppure voi morirete come uomini e cadrete come uno dei potenti 16. Come sapete, colui che viene chiamato l'antico uno dei potenti è il diavolo. Infatti, sebbene fosse angelo, per la sua superbia decadde ed è divenuto diavolo. E come quando decadde invidiò chi rimaneva in piedi, così adesso invidia chi torna [al Padre]. Quanto agli uomini, essi sono divenuti soggetti alla morte affinchè dalla grandissima pena che li affliggeva fossero educati all'umiltà. Colpiti come da un flagello - per così dire - dalla loro mortalità si sarebbero convinti che quaggiù non possono vivere a lungo, e anche se potessero vivere a lungo, non potrebbero vivere per sempre, poiché a un certo punto questa vita deve finire. Per questo motivo, cioè per la fugacità della vita presente, essi si sarebbero umiliati dinanzi a Dio e adoperati per raggiungere la vita futura. È infatti impossibile arrestare una cosa che sfugge e vola via. Nessuno di noi, in questo momento, mentre io sto in piedi e parlo e voi state in piedi ed ascoltate, può arrestare il decorrere dell'età, in modo che i fanciulli non crescano e i giovani non invecchino. Notate che da quando parlo è passato del tempo. E se da quando parlo è passato del tempo e dal passare di un tempo assai lungo dipende che decliniamo verso la vecchiaia, già in questo tempo in cui vi sto parlando siamo un po' tutti diventati più vecchi. Va da sé che tutti questi nostri mutamenti sono percepiti dal pensiero ma non possono essere veduti con gli occhi. Del resto neanche i tuoi capelli si vedono crescere e se tuttavia se non crescessero continuamente, non cercheresti il barbiere passati solo pochi giorni, pur restando vero che non cresce in una sola notte ciò che il barbiere dovrà tagliarti. Come dunque anche in questo momento i capelli crescono senza che sia possibile vederli crescere, così è dell'età: anche in questo momento invecchiamo, sebbene la cosa non sia percepita dagli occhi.
La brevità della vita ci renda umili dinanzi a Dio.
6. Dunque gli uomini amano la vita presente, che non possono trattenere mentre fugge e scorre via col crescere e decrescere dei giorni. Quanto meglio non farebbero ad aggrapparsi a ciò che è saldo: a quella meta a cui, terminata la vita presente, dovranno pervenire. Da notarsi poi che, essendo breve, questa vita è anche incerta. Ammettiamo pure che ogni uomo sia certo di giungere alla vecchiaia; tuttavia anche se a tutti fosse concesso di raggiungere gli estremi limiti della longevità, la vita sarebbe ugualmente da considerarsi breve. Cosa infatti può dirsi lungo se ha un termine? A questo si aggiunge che la morte è compagna di cammino della mortalità e, se essa, per così dire, cammina con te lungo la via, non sai ovviamente quando si impadronirà di te. Poiché dunque la vita è breve e la morte possibile in ogni età, gli uomini dovrebbero umiliarsi davanti a Dio, supplicare il Creatore, confessare e pentirsi dei peccati, mostrare al medico la malattia per essere interiormente guariti e cambiare quell'occhio in modo che sia possibile vedere la luce, che non si vede fino a quando l'occhio interiore dell'uomo è ancora " occhio umano ". Si sveglino dunque quando ascoltano da Dio: Io ho detto: voi siete dèi e tutti figli dell'Altissimo 17. Che significa: Io ho detto? " A questo io invito, questo io voglio fare ". Ascolta il Vangelo: Ha concesso loro di diventare figli di Dio 18. Ecco dunque che io dico: Siete dèi e figli dell'Altissimo tutti, ma voi morirete come uomini; eppure a correggervi non giova neppure la vostra condizione di mortalità. Credendovi più o meno immortali, cadrete come uno dei potenti 19. Voi vi insuperbite come osò insuperbirsi l'angelo; ma se la superbia fece cadere l'angelo, in che condizioni ridurrà l'uomo? Comunque, voi sarete dèi 20. Se non adorerete i falsi dèi, sarete dèi voi stessi. E come lo sarete? Perché tali vi farà colui che vi ha fatti anche uomini. Sì, colui che ci ha fatti uomini vuol farci anche dèi: non dèi da adorarsi al posto suo, ma dèi nei quali egli stesso venga adorato.
La fede umile ci prepara a vedere Dio.
7. Come avevo iniziato a dire, si ha dunque, carissimi, un occhio interiore, che i peccati, le passioni sensuali e i desideri terreni feriscono e stravolgono: e fu per questo che il primo uomo, quando ebbe peccato, si sentì dire: Sei terra e tornerai alla terra 21. Se dunque il superbo ribelle meritò di ascoltare: Sei terra e tornerai alla terra, perché l'umile devoto non dovrebbe ascoltare:" Sei cielo e andrai in cielo "? Con l'umiltà e la devozione infatti l'umile diviene sede di Dio. E quando è divenuto sede di Dio, forse che non è " cielo "? È detto nella Scrittura: Il cielo è la mia sede, la terra lo sgabello dei miei piedi 22. Se dunque il cielo è la sede di Dio, sii cielo e accoglierai Dio. Quando avrai iniziato ad accogliere Dio sarai cielo; e quando egli avrà iniziato ad abitare in te ti purificherà perché tu possa accoglierlo in pienezza, e porterà l'occhio del tuo cuore a una mondezza perfetta, per la quale potrà vedere il volto di Lui, nel quale aveva creduto anche quando non lo vedeva 23. Dunque prima che tu veda credi, affinchè, purificato il cuore mediante la fede, meriti anche di vedere quel che hai creduto. Infatti ti viene promessa una luce che né occhio vide, perché non è colore, né orecchio udì, perché non è suono, né mai è entrata in cuore di uomo 24, perché l'uomo in quanto uomo, cioè carnale, debole e animale, non può rappresentarsi se non gli oggetti che attinge con i sensi. Ora quella luce non è affatto così. L'anima non presuma che giocando, per così dire, di fantasia, possa farsi un'immagine di Dio. Se lo vuol trovare impari prima a non trovarlo.
Le cose visibili non sono Dio.
8. Che significa quel che ho detto: " Impari prima a non trovarlo "? Ecco: quando uno si mette a riflettere su Dio, subito gli si presenterà un qualche oggetto che ha visto. Gli si presenterà, forse, l'amenità della terra: la respinga dalla sua mente! Gli si presenterà l'incanto delle acque; gli si presenterà la calma di un cielo sereno. Respinga tutto questo dal suo pensiero e dica a se stesso: " Non è questo il mio Dio; è un'opera che ha fatto il mio Dio ". Non è questo, ripeto, il mio Dio; è un'opera fatta dal mio Dio. Tu stai pensando a una cosa creata. Cerca piuttosto, o anima mia, colui che l'ha fatta. E anche quando il tuo pensiero giungerà ai corpi celesti, non ti incanti la luce del cielo, nemmeno quella che è la più grande, quella cioè che brilla nel sole. È vero, infatti, che fra i corpi celesti, il massimo fulgore risiede nel sole, che somministra la luce al giorno. Non pensare tuttavia che un simile corpo celeste sia il tuo Dio, anche se ne avrai portato al massimo lo splendore e sarai andato vagando in spazi [interminabili] creati dalla tua fantasia. Non è tuo Dio tutto ciò che viene presentato alla tua mente come risplende ai tuoi occhi. Non è questo il tuo Dio.
L’immagine di Dio impressa nell’anima umana.
9. Passa ora all'anima, che è una realtà invisibile. L'anima non si vede essendo una potenza, certo grande, della natura incorporea. Difatti l'anima non è corpo; è qualcosa d'invisibile, qualcosa di grande. Non la si può vedere, ma dalle opere che compie ammira quel che non vedi. Cosa ti diletta fra le realtà umane e terrene? Osserva intorno a te l'ordine delle cose, la bellezza dei campi coltivati, dei boschi potati, degli alberi da frutto innestati, e tutto ciò che osserviamo e amiamo nei campi. Osserva anche l'ordine della convivenza umana, le strutture degli edifici, la varietà delle arti, la molteplicità delle lingue, le risorse della memoria, la fecondità dell'eloquenza. Sono tutte opere dell'anima. Quante opere dell'anima tu vedi! Eppure l'anima in se stessa non la vedi. Quando dunque un qualche cosa di natura spirituale comincerà a mostrartisi, sarà forse il tuo Dio che cercavi? Hai di fronte qualcosa che non si vede, qualcosa d'incorporeo, qualcosa di spirituale, qualcosa di grande che dà vita alle membra soggette alla morte, che dà consistenza e coesione a quel, diciamo così, fluire in decomposizione proprio del corpo. Ma tutto questo può fare anche l'anima di una bestia. È quindi qualcosa di grande la stessa anima della bestia; anch'essa è qualcosa di invisibile. Ma elèvati all'anima dell'uomo. Considera l'uomo là dove è fatto a immagine di Dio 25. A immagine e somiglianza di Dio egli è stato fatto, non nel corpo, ma nell'intelligenza: in quella facoltà cioè con la quale ordina tutte le operazioni del corpo, in quella facoltà per la quale è superiore alle bestie. Difatti molte bestie ci superano per la robustezza del corpo e l'acutezza dei sensi. E da molte bestie siamo superati nella velocità e in tante altre prestazioni corporee. Per qual motivo dunque siamo superiori alle bestie se non perché pensiamo, se non perché abbiamo la ragione, con cui possiamo anche addomesticare le belve? Invece noi non possiamo essere domati da una belva! Come solo l'uomo è capace di addomesticare le belve, così non c'è nessuno, all'infuori di Dio, che sia in grado di addomesticare l'uomo. Quando dunque sarai riuscito a pensare così, cioè a raffigurarti l'anima umana, libera per di più dai legami corporei, non immaginare che una realtà come l'anima sia Dio. Sembrerebbe in verità che tu sia vicino a Lui; ma è quanto mai grande lo spazio che te ne separa! Sei vicino, tanto che al mondo non c'è creatura che più di te si avvicini a Dio; tuttavia tra la tua intelligenza e Dio, che ha creato la tua intelligenza, c'è una distanza abissale. Non v'è in mezzo uno qualsiasi degli esseri creati o uno spazio: Dio è lontano per la dissomiglianza [di natura]. Ciò che è sulla terra è stato creato, Dio è colui che lo creò: e ciò che è stato creato non si può in alcun modo paragonare con il Creatore. Pur tuttavia una qualche immagine del tuo Dio è nella tua intelligenza.
«Considera che cosa non è Dio, per scoprire che cos’è».
10. Ammettiamo che con il tuo pensiero sia giunto a conoscere la tua intelligenza. Elèvati, se puoi, al di sopra della tua intelligenza! Cercate di comprendere, fratelli, quel che voglio dirvi. Può darsi infatti che anche quando rifletti sulla tua intelligenza, per l'assuefazione dei sensi - che sono carnali - pensi a qualcosa di corporeo, sicchè ti pare che la tua intelligenza sia aria o fuoco o questa luce che brilla ai tuoi occhi. Pensi a qualche cosa di simile quando rifletti sulla tua intelligenza. Non pensare a qualcosa di simile! Non appena ti accorgerai che stai pensando, dì a te stesso: " Ma cosa mai sto pensando ? ". Evidentemente se nella tua mente non ci fosse nessuna luce, non potresti nemmeno pensare. E in effetti tu scorgi una certa luce nel tuo interno, come una certa luce scorgi all'esterno. Il tuo corpo ha per lucerna il tuo occhio 26. Ma se manca la luce, a che giova il tuo occhio, anche se aperto? Hai, sì, integra la tua lucerna, ma per vedere devi essere aiutato da un'altra luce. Così dunque quando pensi. Hai un non so che di simile che può godere della luce interiore, la quale è diversa da quella che vedi con gli occhi. Come un qualcosa di simile rappresentati, se puoi, la tua mente. Se poi non ti è possibile rappresentartela, cosa mai sarà colui che, superiore alla tua intelligenza, incute timore alla tua mente, rivolge ammaestramenti alla tua mente, dà forma alla tua mente? Tu non puoi rappresentarti convenientemente cosa sia quest'Essere che supera l'intelligenza. E come lo potresti se lo vedrai soltanto quando la tua mente sarà del tutto purificata? Dunque, se nemmeno di questo sei capace, non puoi obiettivamente chiamare tuo Dio né la terra né il cielo né l'aria né la luce degli astri e nemmeno il tanto meraviglioso potere o l'essenza della stessa anima razionale. Di fronte a tutto ciò devi dire: " Non è questo il mio Dio ". Non puoi dunque sapere che cosa sia Dio se prima non imparerai a conoscere ciò che non è. Considera prima che cosa non è, per scoprire che cosa è.
«Un’ignoranza esente da errori è migliore di una scienza di nome ma non di fatto».
11. È questo quel che ti dicevo poco fa: impara a non conoscere Dio per meritare di trovarlo. Se impari a non conoscerlo, questa tua ignoranza è preferibile ad una falsa scienza. Infatti un'ignoranza esente da errori è migliore di una scienza di nome ma non di fatto. Tu vorrai dirmi: " Io conosco Dio ", e allora io ti chiedo che cosa sia Dio. Tu cominci a volermelo spiegare; ma già agli inizi ecco che non sai come tu supponga di poter spiegarmi una cosa che non riesci a pensare. Mi comunicherai i tuoi pensieri, quei pensieri che sono entrati nel tuo cuore. Ma considera che sei uomo e che quanto mi dirai è penetrato nel cuore dell'uomo e da lì scaturisce. Ma colui che promette di dare se stesso a godimento di coloro che lo amano, certamente non promette una cosa che occhio abbia visto e orecchio abbia udito e sia pervenuta in cuore di uomo 27. Come allora lo ameranno, pur senza vederlo, se non perché, prima di vederlo, hanno creduto in lui? 28 Cosa promette dunque a coloro che lo amano? Ciò che occhio non vide nè orecchio udì. Ma che forse lo si potrà raggiungere col pensiero? Non t'ingannare! Non è pervenuto in cuore di uomo 29.
La ricerca dell’immutabile.
12. Che fare dunque? Come ti preparerai? Dì: " Voglio vedere il mio Dio ". Di' a lui: " Ti voglio vedere "; dillo a colui che esortava: Chiedete e otterrete, picchiate e vi sarà aperto 30. Mettiti davanti alla sua porta e picchia: picchia con forza. Anche se chiude, egli non respinge: vuole mettere alla prova colui che picchia. Picchia dunque, picchia! Non con la mano del corpo ma con il desiderio del cuore. Dì al Signore tuo Dio ciò che canti nei salmi: Di te ha detto il mio cuore: Ho cercato il tuo volto, il tuo volto ancora cercherò 31. Dì anche quel che leggi in un altro salmo: Una cosa ho chiesto al Signore, questa io cercherò: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la dolcezza del Signore 32. Desidera contemplarlo e digli: " Ti voglio vedere ". Ma con quale facoltà ti vedrò? Se con gli occhi del corpo, saresti luce sensibile. Anche al presente invece il mio cuore mi avverte che tu, mio Dio, non sei luce sensibile. Che cosa sei dunque? Mi son levato al di sopra di tutte le cose sensibili, sono giunto alla mia mente: neanche essa è il mio Dio. È vero che la mia mente nella sua natura trascende tutti gli esseri corporei, sia della terra che del cielo; ma non è ancora il mio Dio. La mia mente infatti è mutevole, Dio invece è immutabile, e io, quando cerco il mio Dio, cerco un essere immutabile. Da che cosa apprendo che la mia mente è mutevole? Ora ricorda, ora dimentica; ora ragiona, ora sragiona; ora vuole, ora non vuole; ora si adira, ora si placa. Cerco un essere che non muta, quando cerco il mio Dio. Nella Scrittura il mio Dio mi ha parlato in modo che io posso farmi una qualche idea di ciò che credo, ma non posso raggiungere la cosa che vorrei vedere. Cerco un essere che rimane sempre immutabile.
Purificare il cuore per vedere Dio.
13. Ma in che modo lo vedrò? Ti risponde il Vangelo: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 33. Se dunque son beati i puri di cuore, perché vedranno Dio, noi che abbiamo il cuore non puro perché appesantito dal peccato, cosa faremo? Con quale mezzo purificheremo il nostro occhio interiore per vedere il volto del nostro Dio? Con quale mezzo lo purificheremo? Anche questo l'hai nella Scrittura: Purificando con la fede i loro cuori 34. Teniamo dunque presenti queste due esplicite affermazioni: una del Vangelo, l'altra degli Atti degli Apostoli. Quale del Vangelo? Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio 35. Hai guardato dentro di te e hai trovato una certa impurità del cuore. Desiderando di vedere Dio e ascoltando che lo si vede soltanto con il cuore puro, tu acceso dal desiderio di vederlo, cerchi ovviamente di purificare il tuo cuore. Ma come lo purificherai? Volgi l'attenzione a chi dice negli Atti [degli Apostoli]: Purificando con la fede i loro cuori 36. Tieni presenti questi due requisiti: uno in vista della promessa, l'altro nel compiere l'azione. Che cosa in vista della promessa? Beati i puri di cuore perché essi vedranno Dio 37. Che cosa durante l'azione? Purificando con la fede i loro cuori 38. Dunque prima di vedere credi, affinchè, giunto alla visione, possa godere.
Abbiamo bisogno del medico.
14. Non entrino nel tuo cuore pensieri vani. " Ma cos'è quel che dicono i cristiani: Credi, credi? ". È quanto ti dice il medico, il quale ben sa ciò che sta avvenendo nel tuo occhio. Orbene, resisti pure alle mani del medico e di': " Non crederò se tu non mi farai vedere la cosa ". Il medico ti risponderà: " Non c'è modo di fartelo vedere, e questo è proprio quello che io voglio curare in te: la facoltà con cui tu possa vedere ciò che tu già vuoi che io ti presenti alla vista ". Supponi un uomo cieco per annebbiamento della facoltà visiva e supponi che sia tale dal principio della vita, sicchè non conosca affatto ciò che vedono i veggenti. Arriva il medico e gli dice: " Ci sono delle cose che io potrei farti vedere. Ecco infatti che con un certo tuo senso tu conosci d'essere cieco, mentre gli altri sono veggenti; hai infatti bisogno di una guida, mentre essi non ne hanno bisogno. Dunque c'è una differenza fra essi e te: essi vedono qualcosa che tu non vedi e, se la vedessi, ne proveresti grande gioia ". Così suscita in lui il desiderio di vedere quel che non conosce, con l'intento di curarlo e fargli vedere ciò che non vede. Ma quel cieco è tremendamente cocciuto e a dispetto di ogni ragione del buonsenso si ostina a dire al medico: " Non mi lascerò curare se tu non mi mostrerai prima quel che potrò vedere ". Cosa pensi che risponderà il medico? " Perché tu possa vedere qualcosa è necessario che prima io ti curi: non puoi prima vedere e poi essere curato. Tu procedi a rovescio; inverti le parti: lascia che prima ti si faccia quel che non vuoi, affinchè tu possa raggiungere quello che vuoi. Se tu avessi gli occhi ai quali io potessi mostrare quel che ti dico, non avresti bisogno di essere curato ". Può darsi che a questo punto egli risponda: " E che dovrei fare? Curami come vuoi tu ". E il medico: " Userò dei colliri piuttosto pungenti, con i quali verrà eliminata ogni tenebra dal tuo occhio. Con questa loro causticità essi ti procureranno del dolore, ma è necessario che tu sopporti con ogni pazienza il dolore, per te salutare, e non respingi, irrequieto e intollerante del dolore, l'opera delle mie mani. Io so infatti cosa debba fare nei tuoi occhi affinchè diventino occhi quelli che, oggi come oggi, non possono nemmeno essere chiamati occhi. Io so cosa occorre fare; e quindi ti avverto: soffrirai, sì, un qualche fastidio, ma il risultato sarà il ritorno della vista ". Può darsi che il malato, spaventato al pensiero del bruciore dei farmaci che gli apporrà il medico, torni a ripetere daccapo la solita frase di rifiuto: " Io dovrei dunque sopportare tutti quegli acerbi dolori a cui tu mi sottoporrai? Non li accetterò se prima non avrò visto ciò che prometti di farmi vedere ". E l'altro di rimando: " Ma è impossibile! Anzi proprio questo è ciò che io mi propongo di ottenere. Ti prego: làsciati curare! Vedrai: Sarà rimossa la cecità e anche per te risplenderà quella luce che odi nominare dai veggenti ma tu non vedi. Senti infatti parlare di luce, colore, splendore; ascolti questi nomi: sono nomi di determinati oggetti, ma questi oggetti tu non li vedi. Quelli che li vedono sono più fortunati di te. Sopporta quindi quel po' di dolore che sarà compensato da gioie così grandi ". Se si lascerà persuadere, sarà curato e vedrà; se non si piegherà - perché vuol vedere ancor prima di accettare la cura che gli permette di vedere -, dissennato all'inverosimile e nemico della propria salute, abbandonerà il medico.
I puri di cuore vedranno Dio.
15. Ora poni l'attenzione che a recarci la salute è venuto come medico il nostro Signore Gesù Cristo. Ha trovato in noi la cecità del nostro cuore e ha promesso quella luce che occhio non vide, né orecchio udì, né mai è penetrata in cuore di uomo 39. La vedono gli angeli e di essa godono. Come infatti gli uomini sani vedono ciò che non vede il cieco, così gli angeli vedono ciò che non vede l'uomo. Perché l'uomo non lo vede? Perché si ostina ad essere uomo. Cominci una buona volta, quest'uomo, a lasciarsi curare e da uomo passi tra i figli di Dio, perché diede loro il potere di diventare figli di Dio. Diede loro il potere 40 significa che diede loro la facoltà di curarsi, di vedere rimossa la caligine del loro cuore, perché beati i puri di cuore perché vedranno Dio 41. Cerca poi di intendere come anche nel Vangelo sia contenuto quel che si dice in un altro testo: Purificando con la fede i loro cuori 42. Dopo aver detto: il Signore diede loro il potere di diventare figli di Dio, subito aggiunge: coloro che credono nel suo nome 43. Se dunque ha dato potere di diventare figli di Dio a coloro che credono, e solo i figli di Dio potranno vedere quel che non è penetrato in cuore d'uomo, egli purifica il loro cuore con la fede, affinchè possano essere quei puri di cuore che vedranno Dio 44.
Il medico celeste è Cristo.
16. Beati dunque voi, fratelli credenti! Pregate per coloro che non credono, affinchè anch'essi meritino di vedere. Beati voi che credete 45! Non vedete ma credete; non siete ancora sani ma consentite ad essere sotto cura. La vostra [completa] salute è attesa nella speranza, non presente in atto. Rimanete con perseveranza nelle mani del medico; sopportate i suoi precetti come colliri pungenti; tenetevi lontani dai dannosi piaceri del mondo. Non vi seducano le illecite costumanze dei pagani, non la stupidità dei teatri, non la sfrenatezza nel bere, non il veleno di curiosità proibite. Tenetevi lontani da tutti questi disordini 46! Ma a godere di essi voi eravate assuefatti, e quando comincerete ad astenervene vi recherà dolore il richiamo voglioso della consuetudine interrotta. Questi comandamenti in realtà sono i colliri pungenti con cui si guariscono gli occhi. Accettate gli ordini del Medico! Per primo egli ha sopportato tutto ciò che vi impone di sopportare. E in lui non v'era alcunchè da curare, perché in nulla egli era malato. Solo per il compito che si era assunto di guarire il malato, egli sopportò ciò che a costui proponeva. A chi era gonfio e tronfio di superbia volle presentare un calice con bevanda amara: per questo, venendo umile in terra sopportò dalle mani degli uomini, superbi, ogni sorta di umiliazioni.
«L’umiltà di Cristo medicina alla tua superbia».
17. L'umiltà di Cristo è medicina alla tua superbia. Non beffarti di colui dal quale devi essere guarito. Degnati di essere umile dopo che per te Dio si è fatto umile. Ha infatti ritenuto che per guarirti fosse necessaria questa medicina colui che ben conosce di che cosa sei malato e con che cosa devi essere guarito. I medici esperti cercano in tutte le membra del corpo la causa del male per prescrivere le medicine con cui curare i mali che molto difficilmente si sopportano. È questo il motivo per cui molti medici inesperti, curando le cause concomitanti del male e non quelle reali e originarie, per un po' di tempo sembrano aver trovato il rimedio; ma rimanendo, per così dire, la sorgente del male, di nuovo scorre nei ruscelli dei vari disturbi quel che persiste nella loro origine. Ascolta dunque per quale ragione l'uomo è malato, per quale ragione non solo non ha sani gli occhi ma nessuna parte del corpo. Ascolta per quale ragione è malato. Apprendilo dai testi della Scrittura, dove è descritta l'arte del medico. Non ritenere più attendibile colui che ti definisce la malattia in base ai libri di Ippocrate di quanto non lo sia colui che attingendo alla divina Scrittura ti dimostra per qual motivo tu sei interiormente malato. Ascolta dunque la Scrittura che dice: Inizio di ogni peccato è la superbia 47. Ma tu che sei tanto sollecito per la salute del tuo corpo, sei indolente per la salute dell'anima. Se una pagliuzza si introduce nel tuo occhio, non tardi a toglierla; l'iniquità comprime l'occhio del tuo cuore, e tu non corri dal medico. Ma ecco che, non potendo tu correre dal medico, il medico stesso è venuto da te, tu però (cosa molto grave) tu deridi il fatto che egli sia venuto da te e non apprezzi affatto la sua misericordia. Comunque egli è venuto, vuole soccorrere, sa quale rimedio usare. Se Dio è venuto rivestito di umiltà, è perché l'uomo potesse imitarlo. Infatti se fosse rimasto nella sua altezza, come l'avresti imitato? E non imitandolo come avresti potuto essere sanato? Venne quindi umile perché sapeva quale pozione occorreva darti. È un po' amara, certo, ma è salutare. Eppure ecco che tu continui a beffarti di colui che ti offre la bevanda, e dici fra te: " Che sorta di divinità mi tocca avere! Un Dio che nasce, che soffre, che fu coperto di sputi, coronato di spine, appeso ad una croce... ". O anima disgraziata! Vedi l'umiltà del medico e non vedi il gonfiore della tua superbia. Ecco perché dispiace alla tua superbia colui che è umile: perché dispiace al tuo male; perché ti dispiace la medicina che ti somministra il medico.
I patimenti di Cristo, rimedio per l’uomo superbo.
18. Se persisti ancora nei tuoi scherni, vuol dire che sei pazzo. I pazzi giungono, spesse volte, perfino a percuotere i medici; ma questi, se sono misericordiosi, non solo non si adirono con coloro che li percuotono ma seguitano a ricercarne la salute. Talvolta capita che il forsennato sia talmente forte che potrebbe anche uccidere il medico; ma costui con ogni mezzo schiva di essere ucciso dal pazzo perché non potrebbe risorgere e poi guarire quel pazzo. Il nostro Medico invece non ha temuto di essere ucciso da gente dissennata, anzi dalla propria morte ricavò una medicina per guarire i dissennati. Infatti è morto ed è risorto. E qui osserva come egli, vero medico, non si adira contro i furibondi che lo percuotono, ma piuttosto ne ha pietà e attraverso i patimenti che soffre vuol sanare coloro che infieriscono contro di lui. Ascolta il medico mentre pende dalla croce. Volgendo lo sguardo alla moltitudine di quei pazzi inferociti dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 48. E la sua parola non fu inutile. Difatti, dopo che risuscitò e fu glorificato agli occhi dei suoi discepoli al punto che mostrò loro anche le cicatrici del corpo risorto - e non soltanto si offrì ad essere visto ma anche toccato -, salì al cielo e mandò lo Spirito Santo. Nel nome dell'ucciso, nel nome del crocifisso, cominciarono allora ad avvenire miracoli, e quelli che lo avevano ucciso si pentirono di più in quel tempo che non quando lo videro pendere dalla croce. Si misero infatti a pensare come mai opere così straordinarie potessero avvenire nel nome di colui che ad essi risultava essere stato ucciso per opera loro. Compresero che era vivo colui che essi avevano insultato quando moriva e si sentirono trafiggere il cuore 49, come è scritto negli Atti degli Apostoli. Degli stessi giudei che avevano crocifisso il Signore molti chiesero consiglio agli apostoli, e questo stesso consiglio fu da loro accolto, perché non invano, mentre pendeva dalla croce, Egli aveva detto: Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno 50. L'apostolo Pietro disse loro: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome del nostro Signore Gesù Cristo, e i vostri peccati sono rimessi 51. Così avvenne: furono battezzati e credettero in colui che avevano crocifisso. Ora questo intendevo dirvi, fratelli, quando affermavo che il nostro Medico dalla sua stessa morte ricavò medicine per guarire quei pazzi furiosi.
I credenti formano il corpo di Cristo.
19. In seguito si andò dai popoli pagani: gli apostoli furono inviati ai popoli pagani e trovarono tutto il mondo dedito all'idolatria. Eccoli dunque questi discepoli del medico, nei quali il medico stesso risiedeva, poiché erano diventati cielo e portavano Dio. Cominciarono a predicare colui che era stato crocifisso 52, colui che morì per i nostri peccati e risorse per la nostra giustificazione 53. Poiché la loro parola era confermata da grandi prodigi e miracoli, il mondo intero cominciò a riempirsi [di cristiani], e perché fosse davvero pieno, fin dal principio si cominciò ad uccidere anche i discepoli del Medico come era stato ucciso il Medico stesso. Ma come potevano i discepoli temere di essere uccisi, se nel loro capo vedevano risorto anche il corpo? Come potevano temere per la propria anima immortale, se nel Signore erano già risorti anche nel corpo? Egli infatti ha reso tutti i credenti come un corpo per il Capo, affinchè egli fosse il capo e quelli che credono in lui gli fossero uniti come membra. In realtà, dall'inizio del mondo sino alla fine si è creduto e si crederà in Cristo perché, anche prima che nascesse dalla Vergine Maria, molti hanno creduto che sarebbe venuto, come adesso molti credono in lui già venuto. E tutti son risanati mediante la fede, né vi è altro collirio per la cecità dell'occhio spirituale se non quello di cui è scritto: Purificando con la fede i loro cuori 54. Ha reso quindi tutti i credenti suo corpo, e di questo corpo egli è il capo 55. Ma non sarebbe capo di questo corpo se dal medesimo corpo egli non avesse preso qualcosa. Per qual altro motivo infatti volle rivestirsi della carne che in lui poteva morire? Quanto infatti all'anima umana essa non può morire: e sarebbe potuta morire la divinità del Verbo? Ma dopo di lui sono state uccise migliaia di martiri: seminata, per così dire, dal loro sangue, per tutta la terra è sorta la messe della Chiesa.
La storia della salvezza nelle profezie e nella realizzazione.
20. Dunque, fratelli, migliaia di anni avanti sono stati predetti questi fatti, e, come erano stati predetti, così si sono svolti e avverati. Quelli che leggiamo e ci resta da credere sono pochi, poiché la maggior parte già li leggiamo e li abbiamo sotto gli occhi. In base a quelli che leggiamo e vediamo realizzati non è una grande impresa credere a quei pochi che restano da realizzarsi. Era invece una grande prova per coloro che non vedevano nessuno dei fatti che noi vediamo. Ormai non merita alcuna lode il credere, ma piuttosto merita condanna il non credere. Si dèstino una buona volta e si lascino curare coloro che finora non hanno voluto curarsi! Credano e vedranno. Non siano tanto perversi da venirci a dire: " Che prima io vegga e poi crederò ". Che significa: " Che prima io vegga e poi crederò? ". In effetti, chi vede può forse credere? Crede chi non vede. Altro è credere, altro è vedere. Siccome non vedi, credi, affinchè credendo quel che non vedi possa meritare di vedere quello che credi. Presupposto per meritare la visione è la fede; compenso della fede è la visione. Perché esigi il compenso prima del lavoro? Credi dunque e cammina nella fede: la tua salvezza è oggetto di speranza. Infatti ha cominciato a curarti quell'ottimo medico per il quale nessuna malattia è incurabile. Non temere per le tue colpe passate, che eventualmente hai potuto commettere, anche se sono state gravissime, inaudite. Se le malattie sono grandi, più grande è il Medico. Non preoccuparti quindi dei peccati passati: nel sacramento ti saranno istantaneamente rimessi, e tutti e totalmente ti saranno rimessi. Delle colpe passate non rimarrà nulla di cui tu debba inquietarti e darti pensiero. Sarai tranquillo: non per la tua vigoria ma per la mano del medico. Sii dunque tranquillo nelle sue mani, perché egli guarirà anche le conseguenze del male: guarirà anche la fragilità della nostra condizione mortale da cui, mentre viviamo quaggiù, provengono i peccati minori. Egli guarirà tutto, purificherà tutto; sarà eliminata ogni sorta di cecità. Occorre però che gli sia presentato un occhio del cuore ben disposto, per cui tu, vedendo, sia beato in quanto hai ascoltato con fede la parola: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 56. Fratelli miei, quelli che ancora non credono osservino, osservino quanti fatti Dio ci pone dinanzi agli occhi. Tutti gli eventi che vediamo accadere nel mondo in nome di Cristo sono stati previsti, preannunziati e posti autorevolmente in iscritto. Nelle nostre mani vi sono i libri; davanti ai nostri occhi la realtà dei fatti.
La storia della salvezza alimenta la nostra speranza.
21. E se pensiamo secondo verità, fratelli, l'opera che ha compiuto era più difficile di quella che gli resta da compiere. Che significa: " Ha compiuto l'opera più difficile "? Ha giustificato l'empio 57: da idolatra lo ha reso credente, da ubriacone temperante, da impudico casto, da avaro disposto a donare i suoi beni; e notate che non li dona organizzando cacce circensi, con grande gioia del diavolo, ma facendo elargizioni ai poveri, meritandosi la corona da Cristo e acquistandosi beni imperituri. Era più difficile l'opera che Cristo ha compiuto. Colui che ha reso giusto l'uomo empio non sarà in grado di premiare l'uomo giustificato? State attenti, miei fratelli! Cosa è più difficile a credersi: che un empio venga reso giusto o che un giusto venga mutato in angelo? " Empio " e " giusto " sono fra loro contrari; " giusto " e " angelo " non sono contrari. Non sarà capace di completarti con doni similari colui che ti ha trasformato cambiando situazioni contrarie? Infatti non appena comincerai ad essere giusto comincerai a imitare la vita dell'angelo, mentre quando eri empio eri estraneo al coro degli angeli. Ecco però giungere la fede. Essa ti ha reso giusto e tu, che bestemmiavi Dio, ti umilii dinanzi a Dio; tu che eri volto alla creatura ora desideri il Creatore. Ecco quello che Egli ha donato a te. Egli inoltre ha diffuso nel mondo la sua Chiesa, l'ha propagata come l'aveva promessa. Era stato predetto che gli idoli sarebbero stati massacrati e tolti di mezzo. I nostri padri l'hanno letto ma non l'hanno veduto; noi lo leggiamo e lo vediamo. Sono state annunziate eresie e scismi: anche questo è avvenuto. Quindi non si turbano i cristiani quando vedono sorgere eresie e scismi. Con grande certezza sperano l'avverarsi degli eventi promessi poiché vedono realizzarsi quelli che erano stati preannunziati.
Al presente felicità e infelicità sono insieme.
22. Evitate dunque le scelleraggini delle eresie e degli scismi, evitate le pratiche sacrileghe dei pagani, le insulse consultazioni dei demoni, i culti degli idoli, i sacrilegi delle arti magiche, il ricorso agli astrologi. Evitate queste cose, fratelli. Da esse non avete nulla da sperare. Per la vita futura non hanno mai promesso niente; per la vita presente, ad essere sinceri, vi raccontano menzogne. Ma potrebbe esserci qualcuno che dice: " A me, son certo, l'astrologo ha detto il vero, e a me, ne sono certo, me lo ha detto l'indovino : ho preso quella medicina e mi ha fatto effetto ". Quanto a voi, carissimi, questo solo ritenete per certo (e del resto la cosa può facilmente controllarsi!): la presente felicità o infelicità (che poi non sono né vera felicità né piena infelicità) sono sparse in maniera confusa e le troviamo insieme in tutti gli uomini; e, per quanto riguarda voi, fratelli, che avete creduto, anche se fosse vero che nella presente vita temporale sono felici solamente coloro che ricorrono a tali pratiche, voi per amore della felicità avvenire dovreste disprezzare la felicità presente. Ma ecco vedete voi stessi che indistintamente godono buona salute e quelli che ricorrono a tali pratiche e quelli che non vi ricorrono; che indistintamente muoiono quelli che vi ricorrono e quelli che non vi ricorrono; sono ricchi o poveri indistintamente e quelli che vi ricorrono e quelli che non vi ricorrono; sono onorati e vilipesi indistintamente quelli che vi ricorrono e quelli che non lo fanno. Vedendo dunque come tra gli uomini la felicità e l'infelicità temporale sono mescolate insieme, perché non pensate piuttosto ad evitare l'infelicità eterna, quando vi si dirà: Andate al fuoco eterno 58 e a raggiungere la vera felicità, quando vi si dirà: Ricevete il Regno 59?
Gli idolatri sono al seguito del demonio.
23. " Giunone - dice [il pagano] - assiste le partorienti, Mercurio i cacciatori o le persone di studio, Nettuno i naviganti ". Sono falsità! Se fosse vero, non partorirebbero felicemente le donne che sparlano di Giunone. Ma ci vuol proprio molto, miei fratelli, ad aprire gli occhi per vedere queste cose? O che forse i profeti hanno predetto cose come queste? Interrogate voi stessi; risponda l'intero genere umano! Sarebbero dunque esposti a naufragio tutti coloro che non venerano Nettuno? Subirebbero danno tutti i negozianti che deridono Mercurio? Se tutto questo è falso, noi diremo che gli dèi in nessun modo vi hanno promesso la vita futura e non recano alcun vantaggio per la vita presente. Perché dunque li si adora se non perché distolgano i piedi di quanti vogliono percorrere la via del Signore 60, sicchè non tendano alla vita immortale né si ripromettano un po' di riposo dopo gli stenti e le difficoltà della vita presente? È il diavolo che insieme ai suoi angeli si solleva contro di voi e si presenta come se vi fosse amico per ridurvi in schiavitù. Preferite rimanere nella libertà! È più grande colui che vi ha redenti di colui che vi assalta. E poi tutti coloro che dànno il consenso al diavolo saranno con lui condannati, mentre tutti coloro che avranno creduto a Cristo, non saranno condannati con il diavolo. Son cose che avverranno, ma voi dalle cose già avvenute traete le conseguenze per quelle che restano da compiersi.
L’umiltà di Cristo ha conquistato il mondo.
24. Fu predetto che i cristiani avrebbero dovuto subire persecuzioni da parte dei re della terra, ed esse son già avvenute: è stata compiuta una strage di martiri. Gli autori delle stragi pensavano che a forza di ucciderli avrebbero sterminato i cristiani; invece la Chiesa è cresciuta mediante il loro sangue. I persecutori sono stati vinti, i perseguitati hanno riportato vittoria. Anche questo era stato predetto. Nella sacra Scrittura leggiamo che avrebbero sottomesso il collo al giogo di Cristo gli stessi re 61, dai quali in un primo tempo sembrava dovesse venire una persecuzione della Chiesa da cui occorreva mettersi al riparo. Ma è avvenuto questo, fratelli: la croce di Cristo è ora sulla fronte dei re; i re adorano colui che i giudei schernirono. Era stato però detto: Dio ha scelto ciò che in questo mondo è debole per confondere i forti, ha scelto ciò che in questo mondo è ignobile e ciò che non è, come se fosse, per ridurre a nulla ciò che è 62. Il Signore nostro Gesù Cristo pertanto è venuto per la salvezza non solo dei poveri ma anche dei ricchi, non solo dei plebei ma anche dei re. Non volle tuttavia scegliere come suoi primi discepoli i re, i ricchi, i nobili, i dotti, ma scelse i poveri, gli illetterati, i plebei, i pescatori, in cui sarebbe rifulsa di più la sua grazia. Venne infatti a darci la bevanda dell'umiltà e a guarire la superbia. E se per primo avesse chiamato un re, il re avrebbe detto che era stato eletto per la sua dignità; se per primo avesse chiamato un dotto, il dotto avrebbe detto che era stato eletto per la sua cultura. Ma i cristiani, che venivano chiamati all'umiltà, dovevano essere chiamati mediante persone umili. Perciò Cristo non ha conquistato il pescatore mediante l'imperatore, ma l'imperatore mediante il pescatore.
A Cristo crocifisso accorre il genere umano.
25. Ora vengono a Roma i re. È straordinario, fratelli, come ogni cosa si sia realizzata. Quando lo si annunziava, quando lo si scriveva, nulla di tutto questo era avvenuto. È sorprendente. Osservate, e riflettete e rallegratevi. Siano bramosi di conoscere queste cose coloro che non vorrebbero interessarsene. Di queste cose noi vogliamo che si interessino. Abbandonino le sciagurate inezie delle vane curiosità e siano una buona volta desiderosi di apprendere la sacra Scrittura. Troveranno che i grandi fatti che ora vedono sono stati predetti molto tempo prima. Essi infatti rimangono sbalorditi vedendo che nel nome di un Crocifisso accorre e si aduna il genere umano, dai re agli straccioni coperti di cenci. Non è stata esclusa nessuna età, nessuna categoria di persone, nessuna cultura. Infatti non è che hanno creduto gli ignoranti e non hanno creduto i dotti, o che hanno creduto i plebei e non i nobili, o che hanno creduto le donne e non gli uomini, o che hanno creduto i fanciulli e non gli anziani, o che hanno creduto gli schiavi e non i liberi. Ogni età è stata chiamata alla salvezza e ogni età è già venuta: son venuti i dignitari, i ricchi, i facoltosi tra gli uomini. Che vogliano entrare veramente tutti! Solo in pochi sono ormai rimasti fuori e seguitano a contendere. Si dèstino finalmente! Quanto meno al rimbombo che si leva dal mondo intero. Perché tutto il mondo grida.
I re chinano la fronte dinanzi ai pescatori.
26. Come avevo iniziato a dire, vengono a Roma i re. Ora a Roma vi sono i templi degli imperatori, i quali nel loro orgoglio pretesero dagli uomini onori divini; e, poichè ne avevano il potere (dato che erano sovrani assoluti), più che meritarli li estorsero. Ma un pescatore come avrebbe potuto estorcere simili onori? Comunque a Roma c'è la tomba del pescatore e c'è il tempio dell'imperatore. Pietro è sepolto in una tomba. Adriano in un tempio: il tempio di Adriano, il sepolcro di Pietro. Ecco ora venire un generale vittorioso; osserviamo dove si diriga, dove scelga di piegare i ginocchi: se nel tempio dell'imperatore o sul sepolcro del pescatore. Deposto il diadema, si batte il petto là dov'è il corpo del pescatore: ne riconosce i meriti, lo crede insignito di corona, per la sua mediazione desidera di giungere a Dio e avverte e ottiene di essere aiutato dalle preghiere di lui. Ecco le meraviglie compiute da quell'uomo confitto in croce e deriso mentre era sulla croce. Ecco in qual maniera si è assoggettato i popoli: non con la crudeltà della spada ma con il patibolo, oggetto di scherni. Bevano dunque gli uomini superbi alla coppa dell'umiltà, dopo che Cristo si è umiliato; si degnino di essere umili. Riconoscano una buona volta quale sia la loro medicina. Vengano e credano.
Il cristiano testimoni la fede con la vita.
27. Esortateli, fratelli, non solo a parole ma anche con le vostre opere; e anche noi li esortiamo a non rimandare ancora. Forse alcuni già ci pensano e dicono: " Domani mi farò cristiano ". Se è bene domani è bene anche oggi. In realtà, per diventare cristiano non devi chiedere il giorno all'astrologo. Ogni giorno è stato fatto da Dio, e per te è buono quel giorno nel quale compi il bene. Se dunque è bene credere in Cristo, affinchè sia purificato il tuo cuore mediante la fede 63, e guarire il tuo occhio che dovrà vedere una luce tanto fulgida, perché rimandare? Perché seguita a risuonare tra gli uomini il gracchiare del corvo? " Crà, crà " (domani, domani) grida il corvo che, fatto uscire dall'arca, non vi tornò, mentre invece vi tornò la colomba 64. Il corvo ti dice " domani ", la colomba geme ogni giorno. Non sia dunque in te la voce di chi rimanda al domani ma il gemito di chi confessa [il Signore]. Tutti coloro che si sono stancati di ascoltare vogliano essere indulgenti con i bramosi di sapere; coloro poi che vorrebbero ancora sentire, perdonino quelli che sono stanchi, tanto più che anche il tempo ci costringe a chiudere il discorso. Osserviamo infatti in voi un gran desiderio, in Cristo, per cui potreste ascoltare ancora altre cose, ma il tempo non possiamo fermarlo. Per tutti coloro che sono presenti e non hanno ancora creduto ecco noi siamo a disposizione, ecco c'è la Chiesa. Se vogliono, abbraccino la fede. Se preferiscono rimandare (ipotesi che, a quanto io penso, non dovrebbero più ritenere), lascino il posto a coloro che vogliono celebrare i divini misteri.
E dopo che i pagani furono usciti:
Vivere la parola di Dio.
28. Fratelli, già ieri ve l'abbiamo detto e adesso ve lo ripetiamo, come del resto sempre vi scongiuriamo. Vivendo bene guadagnate coloro che ancora non hanno creduto, perché non succeda che anche voi abbiate creduto invano. Vi scongiuriamo: come è gradita al vostro orecchio la parola di Dio, così vi piaccia esprimerla nei vostri costumi. Non sia quindi soltanto nell'orecchio ma anche nel cuore, non soltanto nel cuore ma anche nella vita, affinchè siate la famiglia di Dio, degna [di lui] e accetta ai suoi occhi in ogni sorta di opere buone 65. Fratelli, sono assolutamente convinto che, se voi vivrete in maniera degna di Dio, ben presto nessuno di quelli che ancora sono lontani dalla fede seguiterà a rimanere nell'incredulità.
1 - Cf. 2, 3 (Eb 10, 37).
2 - Sal 110, 10 (Sir 1, 16).
3 - 1 Gv 4, 18.
4 - Sal 110, 10 (Sir 1, 16).
5 - 1 Cor 2, 9.
6 - Cf. Lc 23, 43.
7 - 1 Tm 6, 16.
8 - 1 Cor 2, 9.
9 - Cf. Rm 8, 5.
10 - Sal 37, 11.
11 - 1 Cor 2, 9.
12 - 1 Cor 1, 12 (3, 4).
13 - Cf. Sal 77, 7; Ger 17, 5.
14 - Sal 21, 5.
15 - 1 Cor 3, 3.
16 - Sal 81, 6-7.
17 - Sal 81, 6.
18 - Gv 1, 12.
19 - Sal 81, 6-7.
20 - Cf. Gn 3, 5.
21 - Gn 3, 19.
22 - Is 66, 1.
23 - Cf. 1 Pt 1, 8.
24 - 1 Cor 2, 9.
25 - Cf. Gn 1, 27 (Sir 17, 1).
26 - Cf. Mt 6, 22 (Lc 11, 34).
27 - Cf. 1 Cor 2, 9.
28 - Cf. 1 Pt 1, 8.
29 - 1 Cor 2, 9.
30 - Mt 7, 7 (Lc 11, 9).
31 - Sal 26, 8.
32 - Sal 26, 4.
33 - Mt 5, 8.
34 - At 15, 9.
35 - Mt 5, 8.
36 - At 15, 9.
37 - Mt 5, 8.
38 - At 15, 9.
39 - 1 Cor 2, 9.
40 - Gv 1, 12.
41 - Mt 5, 8.
42 - At 15, 9.
43 - Gv 1, 12.
44 - Cf. 1 Cor 2, 9; At 15, 9; Mt 5, 8.
45 - Cf. Gv 20, 29.
46 - Cf. 1 Th 5, 22 (?).
47 - Sir 10, 15.
48 - Lc 23, 34.
49 - At 2, 37.
50 - Lc 23, 34.
51 - At 2, 38.
52 - Cf. 1 Cor 1, 23.
53 - Rm 4, 25.
54 - At 15, 9.
55 - Cf. Col 1, 18.
56 - Mt 5, 8.
57 - Cf. Rm 4, 5.
58 - Mt 25, 41.
59 - Mt 25, 34.
60 - Cf. Sal 19, 9.
61 - Cf. Sal 71, 10-11; 104, 14-15; 109, 1 e 5; ecc.
62 - 1 Cor 1, 27-28.
63 - Cf. At 15, 9.
64 - Cf. Gn 8, 6-12.
65 - Cf. 2 Tm 2, 21 (3, 17; Tt 3, 1).
«Amico venerato, siateci padre diletto»
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaDurante gli Esercizi Spirituali che precedettero il primo Capito lo
Generale della Società Salesiana nel 1877, Don Bosco narrava che, poco
prima di ricevere una lettera del Vescovo di Fréjus, che lo invitava ad
aprire in Francia una scuola agricola a La Navarre, aveva fatto questo
sogno.
Gli parve di trovarsi in una regione che non era quella di Torino. C’era
una casa rustica e disadorna, davanti alla quale si stendeva una
piccola aia. Dalla camera, dove egli si trovava, si accedeva per mezzo
di alcuni scalini ad altre camere, le une situate più in alto, le altre
più in basso; e tutto intorno alla stanza girava una rastrelliera, da
cui pendevano vari strumenti agricoli.
Il luogo appariva deserto e silenzioso, quand’ecco giungere alle sue
orecchie la voce di un ragazzo. Guarda e vede nell’aia un fanciullo di
10 o 12 anni, vestito da artigiano, e vicino a lui una Donna pulita e
assestata, che aveva l’apparenza di una campagnola. Il ragazzo cantava
in francese: «Amico venerato, siateci padre di letto ». Don Bosco si
domandava che cosa significasse e il ragazzo continuava a cantare: «I
miei compagni ti diranno ciò che voglia mo». Ed ecco avanzarsi dal campo
incolto verso l’aia, una moltitudine di giovani, che cantavano in
pieno coro: «O nostra guida, conduceteci al giardino dei buoni costumi».
Domandò chi fossero, e gli fu risposto sempre cantando: «La nostra
patria è il paese di Maria».
A queste parole la Donna prese per mano il fanciullo che aveva parlato
per primo e, accennando agli altri di seguirla, s’incamminò verso
un’aia più grande, non molto lontana, di fronte alla quale sorgeva un
altro fabbricato. Giunta colà, la Donna, che intanto aveva assunto un
aspetto misterioso, si volse a Don Bosco e gli disse:
— Questi giovani sono tutti tuoi.
— Miei?! — rispose il Santo —. E con quale autorità voi mi date
questi giovanetti? Non sono né vostri né miei; sono del Signore.
— Con quale autorità? Sono i miei figli: a te li affido.
— Ma come farò io a sorvegliare tanta gioventù così vispa e chiassosa?
— Osserva! — disse la Donna.
Don Bosco si voltò e vide avanzarsi un’altra schiera numerosissima di
giovani, sopra dei quali Ella gettò un gran velo che li coprì tutti;
quindi trasse il velo a sé, ed ecco si videro quei giovani tra sformati
in altrettanti preti e chierici.
— E questi preti e chierici sono miei? — chiese Don Bosco.
— Saranno tuoi se saprai formarteli.
E fatto cenno a tutti i giovani di raccogliersi attorno a Lei, diede un
segnale e quelli cominciarono a cantare a pieno coro: Gloria, laus,
honor et gratiarum actio Domino Deo Sabaoth! (Gloria, onore e lode,
ringraziamento al Signore Dio degli eserciti).
A questo punto Don Bosco si svegliò.
In vista di questo sogno Don Bosco, com'ebbe l’accennata lettera del
Vescovo di Fréjus, accettò senz'altro la direzione della scuola agraria
offertagli. Il primo biografo di Don Bosco, Don G. B. Lemoyne, scrive: «
Noi stessi, recatici a visitare quella Colonia poco tempo dopo la
fondazione, restammo estatici: entrati nella casa dove abitava il
direttore, vedemmo al piano superiore una stanza con attorno una
rastrelliera e ai lati delle porte con scalini da cui si saliva e si
scendeva in altre stanze. Davanti alla casa una piccola aia e un vasto
campo incolto, cinto da una corona di alberi; e al di là un'altra aia
più grande con un'altra casa, ove erano stati col locati i primi
giovanetti; insomma nè più nè meno la località de scritta da Don Bosco».
Don Bosco stesso più tardi, recatosi a visitare la Colonia, fece sapere a
Don Lemoyne d’avervi trovato qualche cosa « ancor più meravigliosa». Al
suo giungere infatti tutti i giovani gli andarono incontro, preceduti
da un compagno che portava un mazzo di fiori. Quando lo vide, Don Bosco
cambiò colore per la commozione:
era il ragazzo del sogno! Non basta: alla sera vifu un po’ di accademia
e si cantò un inno, e quel ragazzo vi sostenne un assolo... Esattamente
quanto aveva già contemplato nel sogno!
19-31 Giugno 29, 1926 Ciascuna cosa creata contiene un’immagine delle qualità Divina, e la Divina Volontà glorifica queste qualità in ciascuna cosa creata.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Dopo aver passato giorni amarissimi di privazioni, il mio amato Gesù per rinfrancarmi, nel venire si è trattenuto parecchie ore, si faceva vedere d’età giovanissimo, d’una bellezza rara che rapiva, si è seduto sul mio letto a me vicino, dicendomi:
(2) “Figlia mia, lo so, lo so che tu non puoi stare senza di Me, perché Io sono per te più che la tua stessa vita, sicché se Io non ci venissi ti mancherebbe la sostanza della vita, e poi teniamo da fare tante cose insieme nel Regno della Volontà Suprema, perciò quando vedi che non vengo subito non ti opprimere tanto, sii certa che verrò, perché la mia venuta è necessaria per te e per Me, perché debbo vedere le cose del mio Regno, e mentre lo dirigo debbo godermelo. Come in un Regno da Me tanto sospirato potresti tu avere il minimo dubbio che mancasse il Re del trionfo? Perciò vieni nelle mie braccia, affinché il tuo Gesù ti rafforzi”.
(3) E mentre ciò diceva mi ha preso nelle sue braccia, mi stringeva forte al suo petto e cullandomi mi diceva:
(4) “Dormi, dormi sul mio petto, mia piccola neonata della mia Volontà”.
(5) Io nelle braccia di Gesù ero piccina piccina, e mi sentivo che non avevo voglia di dormire, volevo godermi Gesù, volevo dirgli tante cose ora che avevo il bene che si tratteneva a lungo con me, ma Gesù continuava a cullarmi, ed io, senza volerlo, prendevo un sonno dolce dolce, ma nel sonno sentivo il palpito del cuore di Gesù che parlava e diceva: “Volontà mia”, e l’altro palpito come se rispondesse: “Amore voglio infondere nella piccola figlia del mio Volere”.
(6) Nel palpito “Volontà mia” si formava un cerchio di luce più grande e nel palpito “amore” un altro cerchio più piccolo, in modo che il grande rinchiudeva il piccolo, e Gesù, mentre io dormivo prendeva quei cerchi che formava il suo palpito e li suggellava in tutta la mia persona, io mi sentivo tutta rafforzare e raffermare nelle braccia di Gesù; come mi sentivo felice! Ma Gesù, dandomi una stretta più forte al suo petto mi ha destata e mi ha detto:
(7) “Mia piccola figlia, giriamo per tutta la Creazione dove il Voler Supremo contiene la sua Vita, ed in ciascuna cosa creata fa il suo atto distinto, e trionfatore di Sé stesso magnifica e glorifica in modo perfetto tutte le supreme qualità. Se guardi il cielo, il tuo occhio non sa scorgere i confini, dovunque guarda è cielo, né sai dire dove finisce né dove incomincia; immagine del nostro Essere che non ha principio né fine, e la nostra Volontà loda, glorifica nel cielo azzurro il nostro Essere Eterno che non ha principio né fine; questo cielo è tempestato di stelle, immagine del nostro Essere, che mentre il cielo è uno, come la Divinità è un atto solo, ma nella molteplicità delle stelle le nostre opere ad extra, che scendono da quest’atto solo, e gli effetti e le opere di quest’atto solo sono innumerevoli, e la nostra Volontà nelle stelle magnifica e glorifica gli effetti e la molteplicità delle opere nostre, nelle quali racchiude gli angioli, l’uomo e tutte le cose create. Vedi com’è bello vivere nel mio Volere, nell’unità di questa luce suprema e stare a giorno di che significano tutte le cose create e lodare, magnificare, glorificare il Supremo Creatore con la sua stessa Volontà in tutte le immagine nostre che ciascuna cosa creata contiene. Ma passa a guardare il sole, sotto alla volta del cielo si vede una circonferenza di luce limitata che contiene luce e calore, che scendendo nel basso investe tutta la terra, immagine della luce e dell’amore del Supremo Fattore che ama tutti, fa bene a tutti, dall’altezza della sua Maestà scende nel basso, fin nei cuori, fin nell’inferno, ma tacitamente, senza strepito, dovunque si trova, oh! come la nostra Volontà glorifica e magnifica la nostra eterna luce, il nostro amore inestinguibile e la nostra onniveggenza. La nostra Volontà mormora nel mare, e nell’immensità delle acque che nascondono innumerevoli pesci d’ogni specie e colore, glorifica la nostra immensità che tutto involge, e tiene come in pugno tutte le cose. La nostra Volontà glorifica l’immagine della nostra immutabilità nella fermezza dei monti; l’immagine della nostra giustizia nel rumoreggiare del tuono e nello scoppio della folgore; l’immagine della nostra gioia nell’uccellino che canta, che trilla e gorgheggia; l’immagine del nostro amore gemente nella tortora che geme; l’immagine del continuo richiamo che facciamo all’uomo, nell’agnello che bela dicendo in ogni belato: “Me, Me, vieni a Me, vieni a Me”; e la nostra Volontà ci glorifica nel continuo richiamo che facciamo alla creatura. Tutte le cose create hanno un nostro simbolo, un’immagine nostra, e la nostra Volontà tiene l’impegno di magnificarci e glorificarci in tutte le opere nostre, perché essendo l’opera della Creazione opera del Fiat Supremo, conveniva ad Essa conservarci la gloria in tutte le cose create integra e permanente. Ora, questo impegno, il nostro Voler Supremo lo vuol dare come eredità a chi deve vivere nell’unità della sua luce, perché non sarebbe conveniente vivere nella sua luce e non immedesimarsi negli atti del Fiat Supremo, perciò mia piccola figlia, tutte le cose create, e la mia Volontà, ti aspetta in ciascuna cosa a ripetere i suoi stessi atti, per glorificare e magnificare con la stessa Volontà Divina il tuo Creatore”.
(8) Ora, chi può dire tutte le immagini che racchiude tutta la Creazione del nostro Creatore? Se volessi dire tutto non la finirei mai, onde, per non fare lungaggine ho dovuto dire qualche cosa e l’ho fatto per ubbidire e per timore di dispiacere Gesù...