Liturgia delle Ore - Letture
Settimana Santa - Lunedì Santo
Vangelo secondo Luca 19
1Entrato in Gèrico, attraversava la città.2Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco,3cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.4Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là.5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua".6In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.7Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È andato ad alloggiare da un peccatore!".8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto".9Gesù gli rispose: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo;10il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".
11Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, Gesù disse ancora una parabola perché era vicino a Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro.12Disse dunque: "Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.13Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno.14Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un'ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi.15Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato.16Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine.17Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città.18Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine.19Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città.20Venne poi anche l'altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto;21avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato.22Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato:23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l'avrei riscosso con gli interessi.24Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci25Gli risposero: Signore, ha già dieci mine!26Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.27E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me".
28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo:30"Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui.31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno".32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: "Perché sciogliete il puledro?".34Essi risposero: "Il Signore ne ha bisogno".
35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù.36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
38"'Benedetto colui che viene,'
il re, 'nel nome del Signore'.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!".
39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".40Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre".
41Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo:42"Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi.43Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte;44abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".
45Entrato poi nel tempio, cominciò a cacciare i venditori,46dicendo: "Sta scritto:
'La mia casa sarà casa di preghiera'.
Ma voi ne avete fatto 'una spelonca di ladri!'".
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo;48ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue parole.
Levitico 18
1Il Signore disse ancora a Mosè:2"Parla agli Israeliti e riferisci loro. Io sono il Signore, vostro Dio.3Non farete come si fa nel paese d'Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nel paese di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi.4Metterete in pratica le mie prescrizioni e osserverete le mie leggi, seguendole. Io sono il Signore, vostro Dio.5Osserverete dunque le mie leggi e le mie prescrizioni, mediante le quali, chiunque le metterà in pratica, vivrà. Io sono il Signore.
6Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per avere rapporti con lei. Io sono il Signore.
7Non recherai oltraggio a tuo padre avendo rapporti con tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità.8Non scoprirai la nudità della tua matrigna; è la nudità di tuo padre.9Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, sia nata in casa o fuori.10Non scoprirai la nudità della figlia di tuo figlio o della figlia di tua figlia, perché è la tua propria nudità.11Non scoprirai la nudità della figlia della tua matrigna, generata nella tua casa: è tua sorella.12Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre.13Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre.14Non scoprirai la nudità del fratello di tuo padre, cioè non ti accosterai alla sua moglie: è tua zia.15Non scoprirai la nudità di tua nuora: è la moglie di tuo figlio; non scoprirai la sua nudità.16Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuo fratello.
17Non scoprirai la nudità di una donna e di sua figlia; né prenderai la figlia di suo figlio, né la figlia di sua figlia per scoprirne la nudità: sono parenti carnali: è un'infamia.18E quanto alla moglie, non prenderai inoltre la sorella di lei, per farne una rivale, mentre tua moglie è in vita.
19Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'immondezza mestruale.
20Non peccherai con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei.
21Non lascerai passare alcuno dei tuoi figli a Moloch e non profanerai il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
22Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio.23Non ti abbrutirai con alcuna bestia per contaminarti con essa; la donna non si abbrutirà con una bestia; è una perversione.
24Non vi contaminate con nessuna di tali nefandezze; poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per scacciare davanti a voi.25Il paese ne è stato contaminato; per questo ho punito la sua iniquità e il paese ha vomitato i suoi abitanti.26Voi dunque osserverete le mie leggi e le mie prescrizioni e non commetterete nessuna di queste pratiche abominevoli: né colui che è nativo del paese, né il forestiero in mezzo a voi.27Poiché tutte queste cose abominevoli le ha commesse la gente che vi era prima di voi e il paese ne è stato contaminato.28Badate che, contaminandolo, il paese non vomiti anche voi, come ha vomitato la gente che vi abitava prima di voi.29Perché quanti commetteranno qualcuna di queste pratiche abominevoli saranno eliminati dal loro popolo.30Osserverete dunque i miei ordini e non imiterete nessuno di quei costumi abominevoli che sono stati praticati prima di voi, né vi contaminerete con essi. Io sono il Signore, il Dio vostro".
Salmi 141
1'Salmo. Di Davide.'
Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
ascolta la mia voce quando t'invoco.
2Come incenso salga a te la mia preghiera,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.
3Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
4Non lasciare che il mio cuore si pieghi al male
e compia azioni inique con i peccatori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi.
5Mi percuota il giusto e il fedele mi rimproveri,
ma l'olio dell'empio non profumi il mio capo;
tra le loro malvagità continui la mia preghiera.
6Dalla rupe furono gettati i loro capi,
che da me avevano udito dolci parole.
7Come si fende e si apre la terra,
le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi.
8A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, proteggi la mia vita.
9Preservami dal laccio che mi tendono,
dagli agguati dei malfattori.
10Gli empi cadono insieme nelle loro reti,
ma io passerò oltre incolume.
Salmi 2
1Perché le genti congiurano
perché invano cospirano i popoli?
2Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3"Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami".
4Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6"Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte".
7Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: "Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai".
10E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.
Ezechiele 39
1"E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annunzia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, principe capo di Mesech e di Tubal.2Io ti sospingerò e ti condurrò e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti condurrò sui monti d'Israele.3Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra.4Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche.5Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io l'ho detto. Oracolo del Signore Dio.
6Manderò un fuoco su Magòg e sopra quelli che abitano tranquilli le isole: sapranno che io sono il Signore.7Farò conoscere il mio nome santo in mezzo al mio popolo Israele, e non permetterò che il mio santo nome sia profanato; le genti sapranno che io sono il Signore, santo in Israele.8Ecco, questo avviene e si compie - parola del Signore Dio -: è questo il giorno di cui ho parlato.9Gli abitanti delle città d'Israele usciranno e per accendere il fuoco bruceranno armi, scudi grandi e piccoli e archi e frecce e mazze e giavellotti e con quelle alimenteranno il fuoco per sette anni.10Non andranno a prendere la legna nei campi e neppure a tagliarla nei boschi perché faranno il fuoco con le armi: spoglieranno coloro che li avevano spogliati e deprederanno coloro che li avevano saccheggiati. Parola del Signore Dio.
11In quel giorno assegnerò a Gog come sepolcro un luogo famoso in Israele, la valle di Abarìm, a oriente del mare: essa chiude il passo ai viandanti. Lì sarà sepolto Gog e tutta la sua moltitudine e quel luogo si chiamerà Valle della moltitudine di Gog.12La casa di Israele darà loro sepoltura per sette mesi per purificare il paese.13Lì seppellirà tutto il popolo del paese e sarà per loro glorioso il giorno in cui manifesterò la mia gloria. Parola del Signore Dio.14Saranno scelti uomini che percorreranno di continuo il paese per seppellire con l'aiuto dei viandanti quelli che son rimasti a fior di terra, per renderla pura; cominceranno le ricerche alla fine del settimo mese.15Quando percorrendo il paese vedranno ossa umane, vi porranno un segnale, finché i becchini non le seppelliscano nella valle della moltitudine di Gog:16Hamonà sarà chiamata la città. Così purificheranno il paese.17A te, figlio dell'uomo, dice il Signore Dio: Annunzia agli uccelli d'ogni specie e a tutte le bestie selvatiche: Radunatevi, venite; raccoglietevi da ogni parte sul sacrificio che offro a voi, sacrificio grande, sui monti d'Israele. Mangerete carne e berrete sangue;18mangerete carne d'eroi, berrete sangue di prìncipi del paese: montoni, agnelli, capri e tori grassi di Basàn, tutti.19Mangerete grasso a sazietà e berrete fino all'ebbrezza il sangue del sacrificio che preparo per voi.20Alla mia tavola vi sazierete di cavalli e cavalieri, di eroi e di guerrieri d'ogni razza. Parola del Signore Dio.
21Fra le genti manifesterò la mia gloria e tutte le genti vedranno la giustizia che avrò fatta e la mano che avrò posta su di voi.22La casa d'Israele da quel giorno in poi saprà che io, il Signore, sono il loro Dio.23Le genti sapranno che la casa d'Israele per la sua iniquità era stata condotta in schiavitù, perché si era ribellata a me e io avevo nascosto loro il mio volto e li avevo dati in mano ai loro nemici, perché tutti cadessero di spada.24Secondo le loro nefandezze e i loro peccati io li trattai e nascosi loro la faccia.
25Perciò così dice il Signore Dio: Ora io ristabilirò la sorte di Giacobbe, avrò compassione di tutta la casa d'Israele e sarò geloso del mio santo nome.26Quando essi abiteranno nella loro terra tranquilli, senza che alcuno li spaventi, si vergogneranno di tutte le ribellioni che hanno commesse contro di me.
27Quando io li avrò ricondotti dalle genti e li avrò radunati dalle terre dei loro nemici e avrò mostrato in loro la mia santità, davanti a numerosi popoli,28allora sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio, poiché dopo averli condotti in schiavitù fra le genti, li ho radunati nel loro paese e non ne ho lasciato fuori neppure uno.29Allora non nasconderò più loro il mio volto, perché diffonderò il mio spirito sulla casa d'Israele". Parola del Signore Dio.
Seconda lettera ai Corinzi 5
1Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli.2Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste:3a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore,7camminiamo nella fede e non ancora in visione.8Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore.9Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze.12Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro.16Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così.17Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Capitolo LII: L’uomo non si creda meritevole di essere consolato, ma piuttosto di essere colpito
Leggilo nella Biblioteca1. E' giusto, o Signore, quello che fai con me quando mi lasci abbandonato e desolato; perché della tua consolazione o di alcuna tua visita spirituale io non son degno, e non lo sarei neppure se potessi versare tante lacrime quanto un mare. Altro io non merito che di essere colpito e punito, per averti offeso, spesso e in grave modo, e per avere, in molte occasioni peccato grandemente. Dunque, a conti fatti, in verità, io non sono meritevole del minimo tuo conforto. Ma tu, Dio clemente e pietoso, per manifestare l'abbondanza della tua bontà in copiosa misericordia, non vuoi che l'uomo, opera della tue mani, perisca; inoltre ti degni di consolare il tuo servo, anche al di là di ogni merito, in modo superiore all'umano: ché non somigliano ai discorsi degli uomini, le tue parole consolatrici. O Signore, che cosa ho fatto perché tu mi abbia a concedere qualche celeste conforto? Non rammento di aver fatto nulla di buono; rammento invece di essere sempre stato facile al vizio e tardo all'emendamento. Questa è la verità; non posso negarlo. Se dicessi il contrario, tu ti porresti contro di me, e nessuno verrebbe a difendermi. Che cosa ho meritato con i mie peccati, se non l'inferno e il fuoco eterno?
2. Sinceramente lo confesso, io sono meritevole di essere vituperato in tutti i modi, e disprezzato, non già di essere annoverato tra i tuoi fedeli. Anche se questo me lo dico con dolore, paleserò chiaramente, contro di me, per amore di verità, i miei peccati, così da rendermi degno di ottenere più facilmente la tua misericordia. Che dirò, colpevole quale sono, e pieno di vergogna? Non ho la sfrontatezza di pronunziare parola; se non questa soltanto: ho peccato, Signore, ho peccato, abbi pietà di me, dammi il tuo perdono. "Lasciami un poco; lascia che io pianga tutto il mio dolore, prima di andare nel luogo della tenebra, coperto dalla caligine della morte" (Gb 10,20s). Che cosa chiedi massimamente dal colpevole, dal misero peccatore, se non che egli si penta e si umilii per le sue colpe? Dalla sincera contrizione e dall'umiliazione interiore sboccia la speranza del perdono, e ritrova se stessa la coscienza sconvolta; l'uomo riacquista la grazia perduta e trova riparo dall'ira futura. Dio e l'anima penitente si incontrano in un vicendevole santo bacio. Sacrificio a te gradito, o Signore - sacrificio che odora, al tuo cospetto, molto più soave del profumo dell'incenso - è l'umile sincero pentimento dei peccatori. E' questo pure l'unguento gradito che hai voluto fosse versato sui tuoi sacri piedi, giacché tu non hai disprezzato "un cuore contrito ed umiliato" (Sal 50,19). In questo sincero pentimento si trova rifugio dalla faccia minacciosa del nemico. Con esso si ripara e si purifica tutto ciò che, da qualche parte, fu deturpato e inquinato.
Contro Fausto Manicheo - Libro sesto
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
Leggilo nella Biblioteca
Prescrizioni dell'Antico Testamento.
1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Ma come dovrei accettarlo io che non ne rispetto i comandamenti? Ma neppure tu li rispetti. Per quanto mi riguarda ho rifiutato la circoncisione come vergognosa; e anche tu, se non mi sbaglio, rifiuti la cessazione dal lavoro del sabato perché inutile. Penso e sono certo che anche tu rifiuti i sacrifici come idolatria. Non mi astengo certamente dalla sola carne suina; parimenti tu non mangi solo quella. Io lo faccio perché ritengo impuro ogni tipo di carne, tu perché non ne ritieni impuro nessuno. Entrambi, ciascuno per una sua ragione, distruggiamo il Vecchio Testamento. Entrambi rifiutiamo come consuetudini vane e inutili le settimane degli azimi e la festa dei tabernacoli. Altre consuetudini rifiutate sono: non inserire la porpora nelle vesti di lino, considerare come un adulterio l'unione della lana e del lino, annoverare fra i sacrilegi l'accoppiare anche in caso di necessità l'asino e il bue. Entrambi abbiamo rifiutato ridendo e non considerando né fra i primi né fra i minori comandamenti la proibizione di consacrare sacerdote un uomo calvo e stempiato o con un simile difetto perché entrambi immondi presso Dio. Tutte quelle elencate sono prescrizioni e ordinanze del Vecchio Testamento. Ciò che tu mi contesti ci riguarda entrambi sia che lo si debba considerare come un male sia che si riveli come un bene: entrambi infatti respingiamo il Vecchio Testamento. Se dunque mi chiedi che differenza ci sia fra la tua fede e la mia ti rispondo così: a te piace mentire e comportarti in modo indegno sì da lodare a parole ciò che disprezzi nel tuo intimo, io non so ingannare, dico ciò che penso, ammetto di odiare coloro che fanno certe indegne prescrizioni quanto le prescrizioni stesse.
Precetti esecutivi e precetti figurati.
2. AGOSTINO. Abbiamo già detto in che modo e perché il Vecchio Testamento sia accettato dagli eredi del Nuovo Testamento. Ma poiché poco fa Fausto ha trattato delle promesse, ora ha voluto parlare delle prescrizioni. Rispondo dicendo che costoro ignorano completamente che differenza ci sia fra precetti di vita pratica e precetti di vita significativa. Per esempio: non concupirai 1, è un precetto di vita pratica; Circonciderai ogni nato maschio l'ottavo giorno 2 è precetto di vita figurativa. Per questa imperfetta conoscenza i Manichei e tutti coloro cui dispiace la lettura del Vecchio, non comprendendo che tutte le prescrizioni cerimoniali imposte da Dio al precedente popolo erano ombra di ciò che sarebbe avvenuto e constatando che non vengono più osservate, criticano in base all'uso attuale delle prescrizioni che in ogni caso si adattavano a quel tempo in cui i fatti che ora si sono manifestati venivano significati come futuri. Ma come reagiranno contro queste parole dell'Apostolo: Tutte queste cose li riguardavano per il loro senso figurato; sono però state scritte per noi cui capita di vivere alla fine dei tempi 3. Ecco ch'egli stesso ci rivela perché quegli scritti siano accettati da noi e perché oramai non sia più necessario che quei segni degli eventi siano da noi osservati. Quando infatti dice: Furono scritti per noi, dimostra senza dubbio con quanta cura debbano essere letti e compresi e in quanto grande autorità debbano essere tenuti dal momento che furono scritti per noi. Quando poi dice: Erano figure relative a noi e: Li riguardavano in modo figurato 4, mostra che oramai non è più necessario, essendo noi a conoscenza dei fatti significati, che ci preoccupiamo di porre attenzione alle figure profetiche. Dice perciò in un altro passo: Nessuno vi giudichi per ciò che mangiate o bevete o per l'inosservanza di qualche giorno festivo, della luna nuova o del sabato: trattasi di un'ombra degli eventi futuri 5. Perciò anche quando dice: Nessuno vi giudichi per quei vostri atti dimostra come non sia più necessario che certe regole vadano osservate. Quando però dice che sono ombra degli eventi futuri mostra quanto sia stato opportuno che fossero osservate in quel tempo in cui quegli eventi, che sono stati rivelati a noi nella loro piena realizzazione, venivano predetti in modo oscuro e figurato.
La circoncisione della carne.
3. Inoltre se i Manichei fossero giustificati dalla risurrezione del Signore (risurrezione avvenuta nel giorno terzo dalla passione, ottavo dopo il giorno di sabato, cioè dopo il settimo), si spoglierebbero del velo carnale dei desideri mortali e rallegrandosi per la circoncisione del cuore non deriderebbero quella adombrata e figurata nella carne ai tempi del Vecchio Testamento, pur non essendo tenuti sotto la legge del Nuovo a praticarla e a osservarla. In quale membro è figurata con maggiore congruenza la spoliazione della concupiscenza carnale e mortale di quello da cui ha origine il feto carnale e mortale? Dice l'Apostolo: Tutto è puro per i puri, per gli impuri e gli infedeli nulla è puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 6. Pertanto costoro, cui sembra di essere troppo puri perché avversano quei membri in quanto immondi, o fingono di avversarli, sono caduti nella sozzura dell'errore e della infedeltà. Detestando la circoncisione della carne che l'Apostolo definì segno della giustizia della fede 7 credono che le divine membra del loro Dio siano tenute prigioniere, incatenate e inquinate nelle stesse membra carnali. E poiché definiscono impura la carne sono costretti a dire che anche Dio, dalla parte in cui è trattenuto, è divenuto impuro. Asseriscono quindi che deve essere purificato, ma che in attesa che ciò avvenga, ed entro i limiti in cui potrà avvenire, Dio soffre tutto ciò che soffrono le creature fatte di carne e non solo per l'afflizione derivante dalla sofferenza e dal dolore, ma anche per l'azione corruttrice dei piaceri. Dicono infatti di risparmiarlo astenendosi dal sesso perché non sia troppo strettamente legato dai nodi della carne e sia più sconciamente inquinato. Quando l'Apostolo dice: Tutto è puro per i puri si rivolge ad uomini che possono mutare in peggio per un atteggiamento perverso della volontà: quanto più dunque tutto è puro per Dio che resta sempre immutabile e incontaminabile, quel Dio della cui divina sapienza è detto in quei libri cui voi criticandoli fate violenza: Nulla di impuro si trova in lei e attinge dovunque per la sua purezza 8. Dunque, o impurissima vanità, ti scandalizza tanto che quel Dio, per il quale tutto è puro, abbia ordinato di collocare il segno della rigenerazione umana in quel membro dal quale tutto il genere umano deriva e ti soddisfa invece che anche nelle calamità che vengono causate da uomini impudichi con quel membro lo stesso vostro Dio, per il quale tutto è impuro, in parte della sua natura sia macchiato e corrotto? Che cosa soffre fra i vari casi di turpi corruzioni lui che credete essere inquinato dal rapporto coniugale? Solete dire: " Dio dunque non poteva trovare alcun luogo dove collocare il segno della giustizia della fede se non in quel membro? ". Si può rispondere: perché non anche lì? Prima di tutto poiché, se tutto è puro per i puri, tanto più la cosa varrà per Dio. In secondo luogo poiché questo ha detto l'Apostolo che in questa circoncisione fu dato ad Abramo il segno della giustizia della fede. Voi non arrossite, se potete, quando vi si dice: Dio dunque non sapeva che fare per evitare che una parte della sua natura fosse in rapporto con quei membri che voi disprezzate? Questi membri sono detti vergogne dagli uomini per la corruzione e la colpevolezza caratterizzanti la propagazione della nostra stirpe mortale. I casti li coprono con la modestia, gli impudichi li esaltano fino all'incontinenza. Dio applica loro la giustizia.
Il Sabato degli Ebrei.
4. 1. Consideriamo superfluo osservare il riposo del sabato dal momento che ci è stata rivelata la speranza del nostro riposo eterno. Non dobbiamo però smettere di leggere e di capire. Poiché tuttavia le cose che oggi ci sono rivelate dovettero essere prefigurate e preannunziate nei tempi non con parole ma con fatti, ciò che oggi noi sappiamo è stato anticipato dal segno che leggiamo. Vorrei che mi diceste perché non volete osservare il vostro riposo. I Giudei nel giorno di sabato, che sentono ancora in modo carnale, non solo non colgono nel campo alcun frutto, ma neppure lo tagliano o cuociono in casa. Voi mentre riposate aspettate che qualcuno dei vostri uditori si rechi, per nutrirvi, nell'orto munito di un coltello o di un falcetto e improvvisandosi omicida delle zucche delle quali offrirvi, mirabile a dirsi, i vivi cadaveri. Infatti se non le uccide cosa avete da temere in questo fatto? Se invece vengono uccise nel momento in cui vengono colte in che modo può conservarsi in esse la vita alla cui purificazione e al cui risanamento voi dite di provvedere mangiando e ruttando? Ricevete dunque delle zucche viventi che, se poteste, dovreste deglutire in modo che, dopo quell'unica ferita di cui il vostro uditore si rese reo nell'atto di coglierle, anche se degno di assoluzione da parte vostra, le zucche possano giungere illese e integre almeno nell'officina del vostro ventre dove voi possiate ricostruire il vostro Dio spaccato da quella battaglia. In realtà prima ancora che i vostri denti si mettano a spaccarle vengono da voi ridotte in pezzi minutissimi se ciò piace al palato e in seguito a un così elevato numero di ferite come non potete ritenervi colpevoli? Vedete dunque come sarebbe per voi più conveniente fare ogni giorno ciò che i Giudei fanno un giorno su sette e astenervi da questo lavoro casalingo. Inoltre che sofferenza subiscono le zucche nel fuoco dove certamente non si ricostituisce la vita che è in loro? Una marmitta ardente non può certo essere paragonata a un santo ventre: e tuttavia voi deridete come superfluo il riposo del sabato. Quanto sarebbe più corretto che voi non solo non criticaste il riposo nei Padri, quando non era superfluo, ma lo conservaste anche ora che è superfluo in luogo del vostro che nel significato non è accettabile, ma che è condannabile perché erroneo. Non osservandolo, secondo l'opinione scaturente dalla vostra vanità, sareste colpevoli e osservandolo sareste realmente vani. Voi dite che il frutto sente dolore quando è colto dall'albero e lo sente quando è spezzato, triturato, cotto, mangiato. Non dovreste dunque nutrirvi se non di quei prodotti che possono essere divorati crudi e intatti sì da provar dolore solo nel momento in cui sono colti e non da parte vostra ma dei vostri uditori.
4. 2. Obiettate: Ma come possiamo venire in aiuto a una vita così grande assumendo soltanto quei cibi che possono essere assorbiti molli e senza esser cotti? Se per un risultato così importante imponete ai vostri cibi tante sofferenze, perché vi astenete dall'infliggere quel solo dolore al quale vi obbliga questa circostanza? Infatti il frutto può essere consumato anche crudo, come si sono esercitati a fare alcuni di voi, e non soltanto con le mele, ma anche con tutti i legumi. Se non venisse colto, o tagliato o in qualche modo strappato dalla terra o dalla pianta non potrebbe servire da alimento. Sarebbe comunque quasi sicuramente una colpa veniale, senza la quale non sareste in grado di dare il vostro aiuto, ben diversa dalle molte sofferenze che voi non esitate, nel preparare i cibi, ad arrecare alle membra del vostro Dio. Ma l'albero piange - obietterete - quando si coglie il frutto, e nel dire questo non arrossite. Certo conosce ogni cosa la vita che è lì e prevede chi viene a lei. Quando vengono gli Eletti e colgono i frutti dovrebbe godere, non piangere, compensando quel provvisorio dolore con tanta felicità e ritenendo di essere sfuggita al grande dispiacere che avrebbe provato se fosse capitato ad altri. Perché dunque non cogliete il frutto colto il quale procurerete piaghe e dolori? Rispondete, se potete. Gli stessi digiuni non vi si adattano. Non conviene infatti che resti inattiva la fornace nella quale l'oro spirituale viene depurato dalla commistione con lo sterco e le membra divine vengono sciolte dai loro miserandi legami. Ragion per cui è fra voi più misericordioso colui che ha potuto esercitarsi in modo che nulla si opponga alla sua salute come consumare cibi crudi e mangiare in abbondanza. Ma voi mangiate con crudeltà arrecando molte pene al vostro cibo e con crudeltà digiunate smettendo di collaborare alla purificazione delle membra divine.
I sacrifici nell'Antico Testamento.
5. E osate tuttavia esecrare anche i sacrifici del Vecchio Testamento e chiamarli idolatria e associare anche noi in siffatto sacrilegio. Perciò prima di tutto rispondiamo per noi e diciamo che quei sacrifici non fanno più parte di ciò che noi sogliamo fare e tuttavia li consideriamo fra i misteri delle Scritture divine per comprendere gli eventi che da essi sono preannunciati. Essi infatti fecero parte delle nostre figure e tutti i misteri di tal fatta in molti e diversi modi significarono un unico sacrificio del quale celebriamo la memoria. Una volta che questo sacrificio è stato svelato ed offerto a suo tempo i precedenti sono stati tolti dalle celebrazioni ufficiali ma se ne è conservata la loro autorità profetica. Sono state scritte, infatti, per noi, per i quali è arrivata la fine dei tempi 9. In questi sacrifici però vi turba l'uccisione degli animali dal momento che ognuna di queste creature serve solo condizionatamente alle esigenze dell'uomo. Ma voi, che vi rifiutate di dare il pane a un mendicante affamato, siete misericordiosi verso gli animali nei quali ritenete che siano incluse anime umane. Il Signore Gesù fu crudele con essi quando permise ai demoni che gliene avevano fatta richiesta di entrare in un gregge di porci 10. Quando ancora non s'era rivelato il sacrificio del suo corpo attraverso la passione lo stesso Gesù disse a un lebbroso che aveva sanato: Va', presentati ai sacerdoti ed offri come testimonianza il tuo dono che è quello stesso che Mosè prescrisse ad essi 11. Ma c'è di più: il Signore spesso attesta anche attraverso i profeti ch'egli non ha bisogno di un dono siffatto ed è facile ragionando comprendere che non ha bisogno di quel dono chi non ha bisogno di nulla. L'animo dell'uomo è spinto a chiedersi che cosa abbia voluto insegnarci con queste cose: il Signore infatti non ordinerebbe certamente di offrirgli cose di cui non ha bisogno se non avesse da mostrare in esse qualcosa che può esserci di giovamento e che occorre sia prefigurato con tali segni. Come sarebbe meglio e più dignitoso che voi accettaste questi sacrifici non più necessari ai nostri tempi, ma contenenti un significato e un insegnamento anziché ordinare che siano i vostri uditori a recarvi le vive vittime del vostro pasto e credere a certe sciocchezze. L'apostolo Paolo a proposito di coloro che predicano il Vangelo in vista dei banchetti li ha giustamente definiti quelli il cui Dio è il loro ventre 12. Ma con quanta maggiore arroganza e empietà voi vi vantate, voi che non esitate a considerare il vostro ventre non già come Dio, ma, ciò che è segno di una ancora più scellerata audacia, come purificatore di Dio! Inoltre di quale demenza è segno il voler sembrare pii per il fatto di astenersi dall'uccidere degli animali pur ritenendo che tutti i loro alimenti abbiano un'anima, alimenti ai quali, visto che li ritengono viventi, infliggono tante ferite con le mani e coi denti?
Animali puri ed animali impuri.
6. Perché, se non volete cibarvi di carni, non uccidete gli stessi animali dopo averli offerti al vostro Dio? In questo modo quelle anime che non solo ritenete umane ma che a tal punto ritenete divine da considerarle come le membra stesse di Dio, sarebbero liberate dal carcere della carne e otterrebbero di non rientrarvi grazie alle vostre preghiere. Forse che voi le aiutate meglio col ventre che con la mente e si salva preferibilmente quella parte della natura divina che ha meritato di passare attraverso le vostre viscere rispetto a quella che ha meritato di essere raccomandata dalle vostre preghiere? Voi dunque non sacrificate animali al vostro ventre perché non potete ingoiarli vivi in modo da liberare le loro anime per intercessione del vostro stomaco. O felici i legumi ai quali, una volta che siano stati colti con la mano, tagliati col ferro, tormentati col fuoco e triturati coi denti, è concesso di giungere vivi fino agli altari dei vostri intestini! E infelici gli animali che, una volta usciti rapidamente dal loro corpo, non possono entrare nel vostro. Ci considerate perciò deliranti in quanto, quali nemici del Vecchio, non consideriamo impura nessuna carne conservandoci ligi al pensiero dell'Apostolo che dice: Tutto è puro per i puri 13 e a quel passo in cui il Signore dice: Non vi inquina ciò che entra nella vostra bocca, ma ciò che ne esce 14. Questo il Signore non lo disse alle sole turbe, come volle invece che si intendesse il vostro Adimanto, che Fausto loda particolarmente dopo Mani, nel suo attacco contro il Vecchio Testamento: questo medesimo concetto il Signore lo ha ribadito, con maggiore chiarezza ed energia, dinanzi ai suoi discepoli mentre si trovava lontano dalle masse. Adimanto, avendo opposto questo concetto espresso dal Signore al Vecchio Testamento nel quale si parla delle carni di alcuni animali dalle quali quel popolo era tenuto ad astenersi perché considerate impure, temeva questa obiezione. Perché dunque voi considerate impure non alcune, ma tutte le carni, e vi astenete da tutte, mentre tu stesso presenti una testimonianza evangelica secondo la quale l'uomo non viene corrotto dagli alimenti che penetrano nella sua bocca e quindi vanno nel suo ventre e vengono espulsi nella latrina? A questo punto cercando di uscire da tali anguste strettoie denuncianti in modo evidentissimo la sua falsità disse che il Signore avrebbe espresso questo concetto alle masse, quasi a dire ch'egli esprimeva la verità a pochi e in segreto mentre gettava delle falsità in pasto alle masse. Ma credere questo del Signore è sacrilego. E tutti coloro che leggono sanno ch'egli disse questo alle masse lontane e in forma più distesa ai discepoli. Poiché dunque nell'esordio di queste sue lettere Fausto ammira a tal punto Adimanto da preferirgli soltanto Mani, ti chiedo in breve se codesta affermazione del Signore secondo la quale l'uomo non è inquinato da ciò che entra nella sua bocca sia vera o falsa: se la dicono falsa perché il loro così grande maestro Adimanto dicendola pronunciata da Cristo l'ha usata per attaccare il Vecchio Testamento, o se è vera perché credono, contro di essa, di restare inquinati qualunque sia la carne mangiata? A meno che vogliano rispondere il vero e dire che l'Apostolo non ha detto che tutto è puro per gli eretici, ma che tutto è puro per i puri. Per dimostrare che tutto è impuro per gli eretici l'Apostolo così continua: Per gli impuri e gli infedeli nulla è puro, ma sono inquinate la loro mente e la loro coscienza 15. Ne deriva che in realtà nulla è puro per i Manichei, dal momento che secondo loro non solo la stessa sostanza o natura di Dio avrebbe potuto essere inquinata, ma anche che sarebbe stata di fatto inquinata in parte e non solo che sarebbe stata inquinata, ma che non potrebbe essere recuperata e purificata integralmente. Non c'è quindi da meravigliarsi se dicono di considerare a tal punto impure tutte le carni che si astengono dal mangiarle come se ritenessero che esiste qualcosa di puro non solo fra i cibi ma anche fra tutte le creature. Ritengono infatti contaminati per la commistione con la stirpe delle tenebre gli stessi legumi, la frutta e tutti i cereali, unitamente al cielo e alla terra. Volesse il cielo che per tutti gli altri cibi fossero coerenti col loro errore e astenendosi da tutti quei cibi che ritengono impuri morissero di fame piuttosto che continuare ostinatamente a proclamare siffatte bestemmie! Per gente che non si vuol correggere né emendare chi non comprenderebbe la maggiore utilità di tale soluzione?
Perché alcuni fra gli animali sono giudicati puri ed altri impuri?
7. Perché non c'è contraddizione fra il Vecchio Testamento, nel quale sono proibiti alcuni alimenti costituiti da carne, e l'affermazione dell'Apostolo secondo la quale tutto è puro per i puri e ogni creatura di Dio è buona 16? Se possono, i nostri avversari comprendano che ciò che dice l'Apostolo riguarda le nature per se stesse e che quelle lettere, volendo fare delle prefigurazioni congruenti col tempo, definirono impuri certi animali non per la loro natura ma per il loro significato. Così, per esempio, se prendiamo in considerazione il maiale e l'agnello, entrambi per natura risultano puri in quanto ogni creatura di Dio è buona. Se ci rifacciamo però a un implicito significato l'agnello è puro e il maiale è impuro. È come se tu considerassi i due termini sapiente e stolto. Entrambe queste parole per la natura della voce e delle lettere e delle sillabe di cui constano sono pure; per il significato una di queste due parole, cioè stolto, può dirsi impura non per la sua natura, ma perché indica qualcosa di impuro. Ci sembra possibile dire che quello che è il termine maiale nella rappresentazione visiva delle cose lo è il termine stolto nella considerazione del genere di realtà cui ci si riferisce. In tal modo sia quell'animale sia le due sillabe di cui è costituito il termine stolto indicano una e medesima cosa. La legge indica quell'animale come impuro perché non rumina, una caratteristica che non è un difetto, ma riguarda la sua natura. Ma sono gli uomini ad essere indicati attraverso questo animale, quegli uomini che sono impuri per un loro difetto, non per natura, e che, pur ascoltando volentieri le parole della sapienza, in seguito non ne fanno alcun conto. Che altro è se non un ruminare spiritualmente nella dolcezza del ricordo l'atto di richiamare da quelle che potremmo definire le viscere della memoria alla bocca del pensiero ciò che si è udito di utile? Coloro che non fanno questo sono immaginati come appartenenti ad un definito genere di animali. Per conseguenza la stessa astinenza dalle loro carni ci raccomanda di guardarci da questo vizio. Posto che la sapienza è un ambito tesoro, a proposito della purezza del ruminare e della impurità del non ruminare così si esprime la Scrittura in un altro passo: Un ambito tesoro riposa nella bocca del saggio, ma l'uomo stolto lo ingoia 17. Queste similitudini delle cose contenute nelle locuzioni e nelle osservazioni figurate stimolano utilmente e piacevolmente le menti ragionanti esercitandole nell'attività di ricerca e comparazione. Per il popolo precedente, però, molte di tali prescrizioni non dovevano soltanto essere ascoltate, ma anche osservate. Era un tempo nel quale occorreva non solo con le parole ma anche coi fatti profetare ciò che sarebbe stato rivelato in un tempo successivo. Una volta rivelate quelle profezie attraverso Cristo e in Cristo non fu più imposto alla fede il peso di osservare le prescrizioni, anche se fu raccomandata l'autorità della profezia. Ecco che noi vi abbiamo spiegato per quale motivo, pur non considerando impuro nessun animale alla luce di quanto ci hanno insegnato il Signore e l'Apostolo, non ci poniamo contro il Vecchio Testamento dove alcuni animali sono detti impuri. Ora voi spiegateci perché considerate impure le carni.
L'origine della carne secondo i Manichei.
8. Se, seguendo il vostro errore, è stato a causa della commistione della stirpe delle tenebre, che non le carni, ma lo stesso vostro Dio è impuro in quella parte ch'egli inviò e mescolò perché fosse assorbita e inquinata al fine di debellare e di far prigionieri i suoi nemici, è a causa della stessa commistione che qualunque cosa mangiate è impura. Ma voi dite che le carni sono assai più impure. Quanto poi al motivo per cui le carni sarebbero assai più impure è troppo lungo ricordare i deliranti discorsi di costoro su questo argomento. Toccherò brevemente quanto basta per esaminare la posizione di questi detrattori del Vecchio Testamento in preda alla più incancrenita follia e per convincere i denigratori della carne che, sprovvisti di ogni verità spirituale, sono totalmente immersi nella sola carnalità. Forse infatti questa risposta un po' più ampia istruirà i lettori contro di loro in modo da non richiedere da noi nelle altre risposte un così gran numero di parole. Dicono infatti questi millantatori e seduttori dell'anima che in quella famosa battaglia nella quale il loro primo uomo irretì con elementi fallaci la stirpe delle tenebre, furono presi dal medesimo luogo i primi rappresentanti di entrambi i sessi. Poiché erano occupati nella costruzione del mondo si trovarono per la maggior parte riuniti nelle fabbriche celesti e fra loro c'erano anche alcune donne gravide. Quando il cielo iniziò il suo moto di rotazione quelle donne, non essendo in grado di sopportare la vertigine, versarono fuori con un aborto i figli da esse concepiti e gli stessi feti abortivi sia maschi che femmine caddero dal cielo in terra. Questi però sopravvissero, crebbero, si unirono, generarono. Di qui, dicono, traggono origine tutte le carni che si muovono sulla terra, nell'acqua, nell'aria. Se dunque l'origine di tutte le carni è il cielo la cosa più assurda è considerarle più impure per questo. Il discorso è tanto più valido se si considera che secondo i Manichei nella struttura del mondo gli stessi principi delle tenebre erano talmente collegati fra loro attraverso tutte le possibili connessioni, dalle zone più basse alle più alte, che quanto più ciascuno possedeva di bene mescolato al male, tanto più meritava di essere collocato nelle zone più alte. Per questo le carni che hanno la loro origine in cielo dovrebbero essere più pure delle messi che derivano dalla terra. Inoltre che si può dire di tanto folle quanto sostenere che dei feti concepiti prima di ottenere la vita sarebbero stati tanto vitali da vivere dopo essere stati abortiti ed essere scivolati dal cielo sulla terra? In realtà gli uomini anche dopo il contatto con la vita se non nascono, a maturità raggiunta, nel tempo stabilito non possono vivere e se cadono da un luogo poco più alto subito muoiono. In ogni caso se il regno della vita fosse in guerra col regno della morte la commistione con la vita avrebbe dovuto rendere i belligeranti più vivaci e non più corrotti. Se poi ogni cosa possiede maggiormente nella sua natura la capacità di evitare la corruzione non avrebbero dovuto parlare di due nature di cui una buona e una cattiva, ma di due buone delle quali una migliore. Come possono dunque dichiarare più impure le carni che affermano trarre la loro origine dal cielo, specialmente quelle a tutti note? Infatti ritengono che gli stessi primi corpi dei principi delle tenebre trarrebbero origine come dei vermiciattoli dagli alberi nati nello stesso posto. Gli stessi alberi sarebbero nati da quei cinque elementi. Perciò se i corpi degli animali traggono la loro prima origine dagli alberi e la seconda dal cielo, che motivo c'è di considerarli più impuri dei frutti degli alberi? Se inoltre quando muoiono rendono l'anima in modo che resta impuro ciò che rimane dopo il loro abbandono da parte della vita, perché allo stesso modo non sarebbero impuri i legumi e le mele che in ogni caso, come s'è già detto, muoiono quando sono colti o strappati? Non vogliono essere rei di questi omicidi dal momento che non strappano nulla dalla terra o dall'albero. Inoltre, affermando che in un unico corpo di animale vi sono due anime, una buona derivante dalla stirpe della luce ed una cattiva derivante dalla stirpe delle tenebre, forse che quando l'animale resta ucciso fugge l'anima buona e resta la cattiva? Se ciò fosse l'animale ucciso vivrebbe come viveva fra la stirpe delle tenebre quando aveva solo l'anima della sua stirpe con la quale si ribellava contro i regni divini. Poiché dunque alla morte di qualsiasi animale entrambe le anime, sia la buona che la cattiva, lasciano la carne perché la carne è detta impura come se fosse abbandonata dalla sola anima buona? Poiché anche se rimangono alcune reliquie di vita provenienti da entrambe le anime, neppure il letame dicono che rimanga senza alcune esigue reliquie delle membra di Dio. Non trovano dunque alcun motivo per affermare che le carni sono più impure delle messi. Ma ovviamente, cercando di ostentare la loro falsa castità, considerano più impura la carne che deriva da un rapporto sessuale quasi non fossero tanto più energicamente costretti a venire in aiuto a quel membro divino mangiandolo quanto più strettamente ritengono ch'egli sia colà incatenato. Alla fine, se questa è la causa di una maggiore impurità delle carni mangino i corpi di quegli animali che non derivano da un rapporto come sono gli innumerevoli tipi di vermi, alcuni dei quali, nati dagli alberi, costituiscono il normale alimento degli abitanti del Veneto. Se odiano quella carne che deriva da un rapporto sessuale costoro avrebbero dovuto mangiare anche le rane, che la terra produce immediatamente dopo una pioggia, per liberare le membra divine miste a forme siffatte. Potrebbero allora accusare di errore il genere umano per il fatto di cibarsi di galline e colombe, nate dall'unione di maschi e di femmine, e di respingere animali più puri come le rane figlie del cielo e della terra. Infatti secondo una loro favola i primi principi delle tenebre, i cui genitori furono gli alberi, sarebbero più puri dello stesso Mani che un padre e una madre generarono accoppiandosi. Anche i loro pidocchi che, senza una unione sessuale, nascono dal calore della carne o da una esalazione del corpo, sarebbero più puri di quegli stessi infelici che sono nati dall'accoppiamento dei genitori. Se poi ritengono impuro tutto ciò che, anche in assenza di un rapporto, deriva dalla carne, per il solo fatto che la carne deriva da un rapporto, impuri saranno anche i legumi e i cereali che si sviluppano ampiamente e abbondantemente dallo sterco. Vedano un po', a questo punto, che cosa dire e che cosa rispondere a coloro che ritengono i cereali più puri delle carni. Infatti quale residuo più impuro dello sterco viene emesso dalla carne e quale concime più efficace viene usato per far crescere i seminati? Certo essi dicono che per la triturazione e la digestione dei cibi la vita se ne va e che qualche esiguo residuo rimane nello sterco. Perché dunque, dove rimane poca vita, di lì i vostri cibi, cioè i frutti della terra, grazie allo sterco risultano migliori, più grandi e più abbondanti? La carne non nasce dalle immondizie della terra, ma dai feti, la terra è invece fecondata dalle immondizie della carne, non dai feti. Scelgano che cosa sia più puro oppure, se già corretti nel loro errore, cessino di essere impuri ed infedeli, per i quali tutto è impuro e assieme a noi accolgano l'Apostolo che dice: Tutto è puro per i puri 18. Del Signore è la terra e la sua pienezza 19. Ogni creatura di Dio è buona 20. Tutte le cose che esistono per natura nel loro ordine sono buone e nessuno in esse pecca se non colui che, non conservando il suo ordine nell'obbedienza a Dio, usando male anche il loro ordine lo turba.
Pane azzimo, vestiti proibiti e altre prescrizioni.
9. 1. I nostri padri, che piacquero a Dio, mantennero la loro posizione nell'ordine per il fatto stesso di praticare l'obbedienza in modo tale che quanto nel momento opportuno veniva ordinato da Dio era osservato così come era stato ordinato. In tal modo non si limitarono in quel tempo ad astenersi dal mangiare le carni commestibili, che pur essendo tutte pure per natura, ne annoveravano alcune impure per il loro significato: era stato infatti ordinato loro di non mangiarle affinché, grazie a tali significati, si prefigurasse ciò che in futuro sarebbe stato rivelato. [Per converso] sarebbero stati gravemente colpevoli gli uomini di quel tempo e di quel popolo se non avessero rispettato le prescrizioni relative al pane azzimo e agli altri alimenti consimili nei quali l'Apostolo scorgeva l'ombra degli eventi futuri 21: occorreva infatti che quelle pratiche venissero rispettate e che gli eventi che ci sono stati rivelati fossero preannunciati in quel modo. Quanto saremmo insipienti se ora che s'è già manifestato il Nuovo Testamento pensassimo che possano in qualche modo giovarci quelle osservanze profetiche. Saremmo però sacrileghi ed empi se continuassimo a trattenere con fede e fermezza quei libri che sono stati scritti per noi, ben sapendo che gli eventi che ci sono stati rivelati e manifestamente annunciati erano stati predetti molti anni prima dalle solite figure, ma ritenessimo di dover rigettare quegli stessi libri. Nostro Signore ci impone non già di osservare materialmente ciò che in essi è scritto, ma di comprenderlo e attuarlo spiritualmente. Sono state scritte per noi - dice l'Apostolo - che siamo alla fine del tempo 22. Tutto ciò che fu scritto in precedenza fu scritto perché noi ne fossimo informati 23. Pertanto non mangiare pane azzimo nei sette giorni stabiliti al tempo del Vecchio Testamento era peccato, ma non lo è più ai tempi del Nuovo. Nella speranza però del secolo futuro che ci dà il Cristo che tutti ci rinnoverà rivestendo la nostra anima di giustizia e il nostro corpo di immortalità 24 credere che dovremo passivamente o attivamente essere soggetti a una qualche sofferenza derivante dalla fatalità e dalla miseria dell'antico stato di corruzione sarà sempre peccato, per tutti i sette giorni che sono alla base della divisione del tempo. Questa verità, occultata in una figura ai tempi del Vecchio Testamento, fu compresa da alcuni giusti e manifestamente rivelata ai tempi del Nuovo viene predicata ai popoli. Quella che nella Vecchia Scrittura era una prescrizione, ora è una testimonianza. Non celebrare talora la festa delle Capanne era peccato 25, ora non lo è più. Non entrare però nel tabernacolo di Dio che è la Chiesa è sempre peccato. Ma allora si agiva sotto una prescrizione figurata, ora si legge in una testimonianza rivelata. Infatti il tabernacolo che fu fatto allora non sarebbe chiamato tabernacolo della testimonianza a meno che per una certa congruenza di significato non attestasse una verità che sarebbe stata manifestata più tardi. Inserire la porpora in vesti di lino e indossare una veste di lino e di lana un tempo fu peccato 26, ora non lo è; ma vivere disordinatamente e mescolare insieme diversi tipi di professione quale sarebbe il caso di una consacrata a Dio che si adornasse con i gioielli delle donne sposate o di una donna sposata e incontinente che si atteggiasse a vergine è in ogni modo peccato. Ciò vale in tutti i casi in cui in modo sconveniente si mettono insieme elementi diversi non armonizzati. Allora era raffigurato nelle vesti ciò che ora si manifesta nei costumi. Quello era tempo di significazione, il nostro di manifestazione. La stessa Scrittura che era creatrice di opere significanti ora è testimone delle cose significate. E quella Scrittura che era analizzata per profetare ora è citata per confermare. Allora non era lecito aggiogare insieme per lavorare l'asino e il bue 27, ora lo è. Ciò è stato dichiarato attraverso l'Apostolo là dove riprende un passo della Scrittura a proposito del divieto di mettere la museruola al bue che trebbia il grano, un passo che dice: Forse che Dio ha cura dei buoi? Perché dunque ora si legge il testo sacro dal momento che ora è lecito ciò ch'esso proibiva? Perché l'Apostolo prosegue dicendo: La Scrittura parla per noi 28; e in ogni caso è empio non leggere ciò che è scritto per noi, scritto per noi ai quali è manifestato, più che per coloro per i quali era espresso in figure. Chiunque può, se necessario, aggiogare assieme l'asino e il bue senza danno per il suo lavoro. Non senza scandalo invece si potrebbero accoppiare un saggio e uno stolto, ove non avvenga che il saggio insegni e lo stolto apprenda, ma entrambi con pari autorità annunzino la parola di Dio. È la stessa Scrittura quella che noi possediamo e che allora prescriveva autorevolmente ciò che doveva essere velato d'ombre per essere oggi rivelato, e oggi testimonia con autorità oramai aperto alla luce ciò che allora era nascosto.
9. 2. A proposito del calvo e dello stempiato 29, che la legge considerava impuri, Fausto aveva fatto poca attenzione o si era imbattuto in un codice corrotto. Oh se lo stesso Fausto avesse voluto una fronte calva e non si fosse vergognato di rappresentare in essa la croce di Cristo! certamente non avrebbe creduto che Cristo, che va proclamando: Io sono la verità 30, né fosse morto per false ferite o fosse risuscitato con false cicatrici. Anzi è egli stesso a dire: " Io non ho imparato ad ingannare, ciò che penso lo dico ". Non è quindi discepolo del suo Cristo e nella sua follia pensa che questi avrebbe mostrato ai suoi discepoli che dubitavano delle false cicatrici; e non solo vuole che si creda a lui in quanto veritiero circa le altre verità, ma anche per quanto attiene alla fallacia di Cristo. Sarebbe dunque migliore di Cristo mentendo il quale egli non mentirebbe, o, per ciò stesso, essendo discepolo non del vero Cristo ma del falso Mani, anche in questo si ingannerebbe, nel vantarsi di non aver imparato a ingannare.
Note:
1 - Es 20, 17.
2 - Gn 17, 10-12.
3 - 1 Cor 10, 11.
4 - 1 Cor 10, 6.
5 - Col 2, 16, 17.
6 - Tt 1, 15.
7 - Rm 4, 11.
8 - Sap 7, 24, 25.
9 - 1 Cor 10, 11.
10 - Mt 8, 32.
11 - Lc 5, 14.
12 - Fil 3, 19.
13 - Tt 1, 15.
14 - Mt 15, 11.
15 - Tt 1, 15.
16 - 1 Tm 4, 4.
17 - Prv 21, 20.
18 - Sal 23, 1.
19 - 1 Tm 4, 4.
20 - Cf. Eb 10, 1.
21 - 1 Cor 10, 11.
22 - Rm 15, 4.
23 - Cf. Es 12, 15.
24 - Cf. 1 Cor 15, 53-54.
25 - Lv 23, 34.
26 - Cf. Dt 22, 11.
27 - Cf. Dt 22, 10.
28 - 1 Cor 9, 9, 10.
29 - Lv 13, 40.
30 - Gv 14, 6.
Fondamenti della cattolica religione per cura del sacerdote Giovanni Bosco
San Giovanni Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaI. Idea generale della vera religione.
D. Che cosa s'intende per religione?
R. Per religione s'intende una virtù, ovvero una serie d'azioni buone, con cui l'uomo rende a Dio l'ossequio e l'onore a lui dovuto.
D. Come deve l'uomo praticare la religione?
R. L'uomo deve praticare la religione col credere le verità da Dio rivelate, e coll'osservare la sua santa legge; cioè coll'esatto adempimento dei comandamenti di Dio e della Chiesa dal medesimo Iddio stabilita.
D. A chi fu rivelata la vera religione? {505 [505]}
R. La vera religione fu primieramente da Dio rivelata ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo; quindi dallo stesso Dio, e talvolta col ministero degli Angeli, venne rivelata ai santi Patriarchi che la praticarono, ai Profeti, i quali coi loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè Dio solo è autore de'veri miracoli, nè li può fare o concedere che altri li faccia in prova dell'errore e della menzogna. Gli uni e gli altri confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che esattamente si avverarono; solamente Iddio sa l'avvenire, e può rivelarlo agli uomini.
II. Una sola è la vera religione.
D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?
R. No certamente, perchè la verità è sempre una sola, e non può trovarsi in cose opposte. Ora le varie religioni insegnando cose diverse, le une contrarie ed opposte alle altre, ne deve perciò derivare {4 [506]} che una sola debba essere la vera religione, e tutte le altre appartenere a credenze erronee, e che chi le professa segua l'errore sia fuori della via della salvezza.
D. Portate qualche similitudine?
R. Siccome quello che è nero non può essere bianco, le tenebre non chiamansi luce, il giorno non può essere la notte; così quando una credenza è opposta ad un'altra, o l'una o l'altra deve trovarsi nell'errore.
D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti cioè i Calvinisti, i Luterani e gli Evangelisti, ed avvi la Chiesa cattolica, romana; in quale di queste società noi possiamo con certezza trovare la vera religione?
R. Noi possiamo soltanto trovare la vera religione nella Chiesa cattolica, romana.
D. Datene la ragione?
R. Noi possiamo solamente trovare la vera religione nella Chiesa cattolica, romana, perchè essa sola conserva intatta la divina rivelazione, essa sola fu fondata da Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; motivo per cui essa sola presenta i caratteri della divinità. {5 [507]}
D. Quali sono i caratteri mediante i quali noi possiamo con certezza conoscere la vera Chiesa di Gesù Cristo?
R. I veri caratteri che ci fanno con certezza conoscere la divinità della Chiesa di Gesù Cristo sono quattro: cioè Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
La vera Chiesa deve essere Una, perchè essendovi un solo vero Dio, una sola fede, un solo battesimo, non può esservi che una sola vera Chiesa. Santa, perchè deve essere fondata e governata da Dio fonte di ogni santità; insegnare cose sante per condurre gli uomini alla santità ed alla salvezza eterna.
Cattolica, ossia universale, perchè deve professare tutta la dottrina di Gesù Cristo e secondo le parole dello stesso divin Salvatore dilatarsi in tutto il mondo, abbracciare i fedeli di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e durare visibile sino alla consumazione dei secoli.
Apostolica, vale a dire insegnare e credere tutto ciò che hanno insegnato e creduto gli Apostoli da Gesù Cristo inviati a predicare il Vangelo a tutte le creature, e che coloro i quali attualmente l'amministrano {6 [508]} siano realmente successori degli Apostoli. La Chiesa che ha questi quattro caratteri è senza dubbio la Chiesa di Gesù Cristo.
D. Quale è la Chiesa che presenta questi quattro caratteri della Divinità?
R. La Chiesa Romana è la sola, che possa con certezza presentare questi caratteri della Divintà, imperciocchè essa sola:
1. È Una, perchè tutti i veri Cattolici, anche sparsi per le varie parti del mondo, nei più lontani paesi della terra professano una medesima fede, una medesima dottrina, e dipendono tutti da un solo capo che è il Romano Pontefice, il quale, a guisa di Padre amorevole ed universale, regola e governa tutta la cattolica famiglia.
2. È Santa per la santità del suo Capo e suo fondatore, che è Gesù Cristo; è santa la fede e la legge che professa; santi sono i sacramenti che pratica; molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più milioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della Divinità di questa medesima Chiesa.
3. La Chiesa romana è Cattolica, cioè {7 [509]} Universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, abbraccia e professa tutta la dottrina di Gesù Cristo. Esso promise che il suo Vangelo sarebbe predicato per tutta la terra, e noi vediamo che la Romana Chiesa in tutto il mondo ha dei figli, i quali strettamente uniti col Papa professano la dottrina di Gesù Cristo, che si predicò e si va predicando nei più lontani paesi della terra.
La medesima romana Chiesa si estende a tutti i tempi, perchè in tutti i tempi, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni fu sempre conosciuta a guisa di società visibile di fedeli riuniti nella medesima fede, sotto alla condotta di un medesimo Capo, il Romano Pontefice, il quale, come Padre di una gran famiglia, guidò pel passato, e guiderà per l'avvenire tutti i buoni credenti pel sentiero della verità sino alla fine dei secoli.
4. La Chiesa romana è Apostolica, perchè crede ed insegna tutto ciò che gli Apostoli hanno creduto ed insegnato, ed ha per capi e pastori i successori degli Apostoli. La testimonianza di diciannove secoli mostra ad evidenza, che Gesù Cristo ha stabilito {8 [510]} san Pietro Capo della Chiesa, ed egli cogli altri Apostoli hanno propagata la dottrina del Vangelo per tutto il mondo. A s. Pietro succedettero altri Sommi Pontefici, i quali senza interruzione governarono la Chiesa fino ai nostri giorni. Agli altri Apostoli succedettero i Vescovi, i quali in ogni tempo ed in ogni luogo formarono un solo ovile, riconoscendo solo Gesù Cristo per Pastore Supremo e Capo invisibile, ed il Pontefice di Roma per supremo Pastore e Capo visibile. Tutte le volte che qualcuno osò insegnare massime contrarie agli ammaestramenti della Chiesa romana tosto vennero di comune accordo condannate dai Papi e dai Vescovi come contrarie al Vangelo ed a quanto insegnò lo stesso Gesù Cristo. Questa prerogativa della romana Chiesa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal Regnante Pio IX rimonta da un Papa all'altro senza alcuna interruzione sino a s. Pietro Principe degli Apostoli, e stabilito Capo della Chiesa da Gesù Cristo medesimo. {9 [511]}
III. Le Chiese degli Eretici non hanno i caratteri della Divinità.
D. Le Chiese de'Valdesi o de'Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?
R. La Chiesa de'Valdesi e de'Protestanti e di tutti gli altri eretici non possono avere i caratteri della vera Chiesa.
1. Non sono Una, perchè non hanno la medesima fede, nè la medesima dottrina, nè uno stesso capo. Anzi è difficile trovar due ministri di una medesima setta eretica, i quali vadano d'accordo sopra i punti principali di loro credenza. Quindi ne avvengono continue divisioni in cose di massima importanza. La sola Chiesa protestante, non molto dopo la sua fondazione, era già divisa in più di dugento sette. In esse alcuni ammettono la messa; ed altri la disprezzano; alcuni credono a sette sacramenti, altri cinque, chi tre, chi due, chi nessuno. Dove in mezzo a tante contraddizioni si può avere unità di fede? {10 [512]}
2. Non sono Sante, perchè rigettano tutti od in parte i sacramenti, da cui solo deriva la vera santità; professano più cose contrarie al Vangelo, ripugnanti a Dio medesimo. In tutte le vite degli eretici, degli increduli, degli apostati, non si può citare un santo, e neppure un miracolo. Che anzi i principali autori delle sette si deturparono con vizi e delitti. Calvino e Lutero asserivano fin dai loro tempi, che i cattolici erano assai migliori dei riformati. Ed Erasmo, caldo promotore del protestantesimo, ebbe a dire che tutti gli uomini illustri della Riforma, ben lungi dal far miracoli; non hanno nemmeno potuto guarire un sol cavallo zoppo.
3. Non sono Cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi ed in questi luoghi medesimi cangiano la loro dottrina a seconda dei tempi. Neppure sono Cattoliche riguardo al tempo, giacchè, paragonate alla Religione cattolica, contan pochi secoli di esistenza. Prima di Enrico VIII non si era mai parlato di Anglicanismo; prima di Pietro Valdo niuno mai nominò i Valdesi; prima di Calvino e Lutero non si era mai menzionato protestantesimo o riforma, luteranismo {11 [513]} o calvinismo. In generale tutte le eresie cominciarono ad essere nominate od esistere all'epoca dei loro fondatori; niuna si estende fino a Gesù Cristo.
4. Non sono Apostoliche, perchè non professano anzi rigettano molte cose dagli Apostoli credute ed insegnate. Niuna delle società eretiche può vantare i suoi successori fino agli Apostoli. Finalmente non sono unite al Romano Pontefice che è successore di s. Pietro, Capo e Principe degli Apostoli.
D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa cattolica d'oggidì, e la dottrina di Gesù Cristo che gli Apostoli predicarono?
R. No: non c'è alcuna diversità. Imperocchè coloro che hanno letto, studiato e confrontato la dottrina che insegna la Chiesa cattolica oggidì poterono ad evidenza convincersi che le verità predicate da Gesù Cristo e dagli Apostoli sono quelle stesse, che si predicarono in tutti i tempi, e si predicano presentemente nella Chiesa cattolica, apostolica, romana.
D. Quale conseguenza si deduce da quanto qui si espose?
R. Per noi cattolici si ricavano consolantissime conseguenze. La Chiesa cattolica {12 [514]} ha sempre condannato ogni cosa contraria al Vangelo, di mano in mano si palesava fra i cristiani, e fu sempre difesa e professata la medesima dottrina senza che un Papa lasciasse rivivere una massima condannata da un suo antecessore, nè mettesse in dubbio alcuna verità per loro avanti proclamata. Ora la condanna costante dell'errore e la proclamazione delle stesse verità dal regnante Pontefice fino a Gesù Cristo, ci dà, per così dire, nelle mani il santo Vangelo, puro ed intiero come Gesù Cristo medesimo lo ha insegnato, e come gli Apostoli l'hanno predicato per tutta la terra.
D. Fuori della Chiesa cattolica, apostolica, romana si può aver salute?
R. No. Fuori di questa Chiesa niuno può salvarsi. Nella maniera che quelli i quali non furono nell'Arca di Noè, dice s. Girolamo, perirono nel diluvio, così perisce inevitabilmente colui che si ostina di vivere e morire separato dalla Chiesa cattolica, apostolica, romana, unica Chiesa di Gesù Cristo, sola conservatrice della vera religione. {13 [515]}
IV. La Chiesa degli Eretici non è la Chiesa di Gesù Cristo.
D. Non può darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti, cioè i Calvinisti ed i Luterani, e simili, quantunque non siano nella Chiesa cattolica, apostolica, romana, tuttavia abbiano la vera religione?
R. Tutti costoro non hanno la vera religione, perchè non la ricevono dalla Chiesa cattolica, sola vera Chiesa di Gesù Cristo, unica depositaria della verità e legittima interprete della dottrina del suo Divino Maestro.
D. Qual è il più grande errore degli Ebrei?
R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò che essi aspettando ancora la venuta del Messia, non credono a Gesù Cristo, nè al santo Vangelo.
D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?
R. Gli Ebrei per potersi salvare devono {14 [516]} riconoscere Gesù Cristo per Messia, ricevere il santo Battesimo, quindi osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa.
D. Chi è il Capo della religione Maomettana?
R. Maometto, il quale disseminò i suoi errori sul principio del secolo settimo dell'Era Cristiana.
D. Chi è il Capo dei Valdesi, i quali in gran numero vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?
R. Il Capo dei Valdesi è Pietro Valdo, negoziante di Lione. Egli diede principio all'erronea sua dottrina verso la metà del secolo decimoterzo.
D. E vero che la dottrina dei Valdesi è stata sempre la stessa dal tempo degli Apostoli infino a noi?
R. È falsissimo per ogni verso. Prima di Pietro Valdo mai non ne fu parola nel mondo. Dopo Pietro Valdo si cambiò nuovamente coll'adottare che essa fece gli errori di Viclefo e di Huss. Nel secolo decimosesto poi degenerò in Calvinismo, ed ai nostri giorni i così detti Valdesi sono verissimi Protestanti per quanto si chiamino Evangelici o Barbetti. {15 [517]}
D. Chi sono i capi dei Protestanti?
R. I capi dei Protestanti sono Calvino e Lutero, vissuti alla metà del secolo decimosesto. Calvino, chierico simoniaco, fu condannato a grave pena per un delitto ignominioso. Lutero, frate apostata che uscì dal convento, commise i più gravi disordini fra cui quello di sposare una monaca legata dai voti, mentre egli pure era legato da voti solenni e perpetui.
D. Questi uomini, Maometto, Pietro Valdo, Calvino e Lutero diedero segni di essere da Dio mandati?
R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono i loro errori e le loro superstizioni colla violenza e col libertinaggio. Religione che scioglie il freno a tutti i vizi, apre la strada a tutti i disordini. Cosicchè si possono chiamare non invitati da Dio, ma da Satana a predicare e diffondere l'empietà fra gli uomini.
D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?
R. Costoro non avendo per Capo Gesù Cristo, non possono appartenere alla sua {16 [518]} Chiesa, ma, come insegna s. Girolamo, appartengono alla Sinagoga dell'Anticristo, cioè ad una Chiesa opposta a quella di Gesù Cristo.
V. Del Capo della Chiesa cattolica.
D. Chi è il Capo della Chiesa cattolica?
R. Il fondatore, il Capo invisibile di tutta la Chiesa è Gesù Cristo, il quale dopo aver deputato s. Pietro a governarla assicurò che egli l'avrebbe assistita dal cielo sino alla fine dei secoli. Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi.
D. Chi è il Capo visibile della Chiesa?
R. Il Capo visibile della Chiesa è il Sommo Pontefice detto comunemente il Vicario di Gesù Cristo.
D. Il Romano Pontefice da chi è stabilito Capo della Chiesa?
R. Il Romano Pontefice è stato stabilito Capo Supremo della Chiesa nella persona di s. Pietro dal medesimo Gesù Cristo.
D. Con quali parole Gesù Cristo stabilì s. Pietro Capo della Chiesa? {17 [519]}
R. Gesù Cristo stabilì s. Pietro Capo e fondamento della Chiesa con queste parole:
Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non potranno mai prevalere contro di essa (S. Matteo 16).
D. Che parte ha dunque s. Pietro nella Chiesa?
R. S. Pietro nella Chiesa opera quello che fanno le fondamenta in un edifizio. Ogni parte di un edifizio che non appoggi sopra le fondamenta non può reggersi e rovina certamente. Così ogni credenza, ogni auto¬rità, ogni Chiesa che non riconosca l'autorità di Pietro e non sia alla medesima ubbidiente non appartiene più alla Chiesa di Gesù Cristo, perchè non è appoggiato sopra il vero fondamento della Chiesa, che, come dice s. Paolo, è quella grande colonna sopra cui appoggia ogni verità. Ecclesia Dei est columna et firmamentum veritatis.
D. Quale autorià diede il Salvatore a san Pietro?
R. G. C. diede a s. Pietro un'autorità assoluta, che suole denominarsi Primato di onore e di giurisdizione, in forza di cui egli può comandare e proibire tutto ciò {18 [520]} che giudica opportuno pel nostro bene spirituale ed eterno.
D. Con quali parole G. C. diede tale autorità al Capo della Chiesa?
R. Gesù Cristo diede tale autorità al Capo della Chiesa colle parole dette a san Pietro: Tutto ciò che tu scioglierai in terra sarà anche sciolto nei cieli; e tutto ciò che legherai in terra sarà anche legato nei cieli (Matt. 16).
D. Che cosa significano le parole Primato d'onore e di giurisdizione del Romano Pontefice?
R. Le parole Primato d'onore e di Giurisdizione significano che il Romano Pontefice nella Chiesa ha un potere assoluto sopra tutti i cristiani siano laici, siano preti, vescovi, di qualunque grado o condizione, e che tutti devono sottomettersi alle sue proibizioni ed a'suoi comandi, da lui dipendere se vogliono essere sicuri di appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo, che, come dice s. Gerolamo, è l'unica Arca di salvamento.
D. I Principi, i Re e gli altri potentati della terra sono anche soggetti al Romano Pontefice? {19 [521]}
R. I Principi, i Re e tutti i potenti della terra, fossero anche padroni di tutto il mondo, devono sottomettersi al Sommo Pontefice, se vogliono appartenere alla vera Chiesa e salvarsi l'anima; perchè l'autorità di costoro è tutta temporale, e in faccia alla religione essi sono semplici fedeli obbligati, come gli altri, di ubbidire al Capo della religione.
D. Con quali parole G. C. diede questo Primato a s. Pietro?
R. G. C. diede a s. Pietro questo Primato colle parole già esposte e specialmente con quelle parole che leggiamo nel Vangelo di s. Giovanni al capo XXI.
Dopo la sua gloriosa risurrezione il Salvatore comparve a'suoi discepoli sul lago di Genezaret è preso con loro alquanto di cibo, per meglio assicurargli della realtà del suo risorgimento, si volse a Pietro e gli disse: Simone figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Signore, rispose Pietro, Voi ben sapete che io vi amo. Gesù soggiunse: Pascola i miei agnelli. Il Signore replicò: Simone figliuolo di Giovanni, mi ami tu? Signore, rispose tosto Pietro, Voi ben sapete che io vi amo. {20 [522]}
Gesù ripigliò ancora: Simon Pietro, mi ami tu più di costoro? Pietro nel vedersi interrogato la terza volta sopra il medesimo punto rimase conturbato. In quel momento gli ritornarono a mente le promesse fatte altra volta, e che egli aveva violate, e temeva che Gesù Cristo non credesse alle sue proteste, quasi volesse già predirgli altre negazioni. Pertanto con tutta umiltà rispose: Signore, voi sapete tutto, il mio cuore è tutto aperto a voi, e perciò voi sapete altresì che io vi amo. Cioè Pietro era sicuro in quel punto della sincerità de'suoi affetti, ma non lo era egualmente per l'avvenire. Gesù che conosceva il suo desiderio di amarlo e la schiettezza de'suoi affetti, lo confortò dicendo: Pascola le mie pecore.
D. Che cosa fece Gesù con queste parole?
R. Con queste parole Gesù Cristo costituì s. Pietro Principe degli Apostoli e pastore universale della Chiesa e di ciascuno dei cristiani, imperocchè gli agnelli qui significano tutti i fedeli cristiani sparsi nelle varie parti del mondo che devono essere sottomessi al Capo della Chiesa, siccome fanno gli agnelli al loro pastore. Le pecore poi significano i vescovi e gli altri sacri ministri, {21 [523]} i quali danno bensì il pascolo della dottrina di Gesù Cristo ai fedeli cristiani ma sempre d'accordo, sempre uniti e sempre sottomessi al Sommo Pastore della Chiesa, che è il Romano Pontefice, Vicario di Gesù Cristo sopra la terra.
D. Questa dottrina fu sempre così creduta dai cattolici?
R. I cattolici di tutti i tempi appoggiati sopra queste parole di Gesù Cristo hanno sempre creduto come verità di fede che san Pietro fu costituito da Gesù Cristo suo Vicario in terra e Capo supremo visibile della Chiesa e che ricevette da lui la pienezza di autorità sopra gli altri Apostoli e sopra tutti i fedeli. Egli è poi cosa chiara che l'autorità di Pietro doveva durare quanto la Chiesa cioè sino alla fine dei secoli, che certo il fondamento deve durare quanto l'edifizio che vi sta sopra, e che perciò dopo di lui essa doveva passare nei suoi successori, i quali sono i Romani Pontefici. {22 [524]}
VI. Dell'infallibilità pontificia.
D. Qual è la prerogativa più importante dell'autorità dei Romani Pontefici?
R. La prerogativa più importante e nel tempo stesso pei cattolici la più consolante dell'autorità del Romano Pontefice è la sua infallibilità.
D. Che cosa vuol dire infallibilità pontificia?
R. Infallibilità pontificia vuol dire che il Capo della Chiesa nel giudicare delle cose riguardanti la fede ed ai costumi è infallibile, cioè non può cadere in errore, quindi nè ingannare gli altri, nè ingannare se stesso.
D. Dove è contenuta la dottrina dell'infallibilità pontificia?
R. La dottrina dell'infallibilità pontificia si recava dal Vangelo, e segnatamente dal capo 22 del Vangelo di s. Luca dove il Salvatore dice a s. Pietro: Ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga mai meno, e tu quando ti sarai riavuto {23 [525]} dalla tua caduta conferma nella fede i tuoi fratelli.
D. Che cosa devesi osservare in questi detti del Salvatore?
R. In questi detti del Salvatore dobbiamo specialmente notare tre cose:
1. Il Salvatore pregò per s. Pietro affinchè la sua fede non venisse meno; e siccome niuno oserà mettere in dubbio che la preghiera del Salvatore non ottenga il suo effetto, così niuno oserà mettere in dubbio, anzi ognuno crederà fermamente che non sarà per mancare la fede di Pietro che perciò è infallibile.
2. Che Pietro è incaricato di confermare nella fede non solamente i semplici cristiani, ma i suoi stessi fratelli cioè gli Apostoli e tutti i vescovi loro successori.
3. Quando Pietro nella persona dei Papi suoi successori proclama una sentenza intorno a questioni di fede o di costumi, noi dobbiamo crederla come verità rivelata da Dio, sebbene quella definizione non sia ancora stata approvata da alcun Concilio o dai vescovi separatamente o radunati.
D. Quale fu la dottrina dei cattolici intorno a questa verità? {24 [526]}
R. Fu in tutti i tempi e da tutti i cattolici costantemente creduto all'infallibilità del successore di s. Pietro, del Vicario di Gesù G. I Romani Pontefici esercitarono sempre questa autorità suprema nelle controversie religiose, e tutti i veri cattolici hanno rispettosamente accolte le loro dichiarazioni, quali verità da non più mettersi in discussione, come se fossero uscite dalla bocca dello stesso divin Salvatore, di cui sono Vicarii sopra la terra; ma non fu mai definita verità di fede fino al Concilio Vaticano.
D. Se tutti i fedeli già credevano alla infallibilità del Sommo Pontefice, che necessità vi era di definirla?
R. Non vi sarebbe stata nessuna necessità se non fossero sorti alcuni eretici ad impugnarla, come i Giansenisti: se dalla mancanza di una espressa definizione non avessero presa occasione di porla in dubbio alcuni cattolici male avvisati. E però come la Chiesa defini la divinità di Cristo nel Concilio di Nicea, benchè fosse da tutti i cattolici creduta, perchè Ario aveva osato impugnarla; come il Concilio di Trento definì tante altre verità, che erano comuni {25 [527]} nella Chiesa, perchè Lutero le aveva negate; così per premunire i fedeli il Concilio Vaticano definì l'infallibilità pontificia, perchè da alcuni rivocata in dubbio o apertamente negata.
D. Come è concepita questa definizione?
R. Questa definizione venne proclamata ed approvata nel Concilio Vaticano il 18 luglio 1870 da oltre settecento vescovi presieduti dallo stesso Romano Pontefice, con queste parole: «Noi definiamo che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, ossia adempiendo l'ufficio di pastore e di maestro di tutti i cristiani, per la sua suprema autorità apostolica definisce qualche dottrina della fede e dei costumi da tenersi da tutta la Chiesa, a cagione della divina assistenza a lui promessa nella persona del B. Pietro, gode della stessa infallibilità, della quale il divin Redentore volle fornire la sua Chiesa nel definire le dottrine della fede e dei costumi. Perciocchè queste definizioni del Romano Pontefice sono per se stesse, e non, pel consenso della Chiesa, irreformabili. Che se alcuno oserà contraddire a questa nostra definizione, che Iddio ce ne guardi, sia anatema.» {26 [528]}
D. Questa infallibilità si estende a tutte le azioni, a tutte le parole del Sommo Pontefice?
R. No: quando chiamiamo il Papa infallibile lo consideriamo non come cittadino, non come sacerdote, o vescovo, nè come sovrano: ma soltanto quando come Papa, Capo della Chiesa, tratta di cose riguardanti alla fede ed ai costumi e intende di obbligare tutti i fedeli cristiani.
D. In queste definizioni il Papa fa nuovi dommi?
R. In queste definizioni nè il Papa, nè la Chiesa fanno nuovi dommi, ma dichiarano soltanto che quella verità fu veramente rivelata da Dio, contenuta nella parola di Dio scritta che è la Sacra Bibbia, e nella parola orale che è la tradizione.
D. Recate un esempio?
R. Per esempio dalla Chiesa fu costantemente creduto che la Santa Vergine sia stata concepita senza colpa originale, ma non erasi mai definito come verità di fede. Finalmente il S. P. il giorno 8 dicembre 1854 definì che tale credenza era appoggiata sopra la Sacra Scrittura, sopra la tradizione, e perciò doversi credere e tenere per verità {27 [529]} di fede. Da allora in poi fu tolto ogni dubbio, nè più fu permesso ad alcuno disputare contro, anzi ciascuno rimase obbligato ad annoverare quella definizione fra i dogmi di nostra santa religione.
VII. Vantaggi della definizione della infallibilità pontificia.
D. Quali vantaggi porta ai cattolici la definizione dell'infallibilità pontificia?
R. La definizione dell'infallibilità pontificia porta con sè molti vantaggi. I principali sono cinque:
1. Essa circondò di nuovo splendore la veneranda persona del Sommo Pontefice, e per conseguenza tutta la famiglia cristiana, essendo naturale che l'onore del padre si rifonda sui figli.
2. Somministrò un mezzo più spedito per sciogliere le questioni religiose, e condannare gli errori contrari alla fede. Diffatto prima di questa definizione per isciogliere le questioni di religione, con autorità infallibile e condannare gli errori, secondo {28 [530]} alcuni era necessaria la sentenza di un concilio generale o di tutta la Chiesa insegnante dispersa. Le quali due cose essendo sempre assai difficili ad aversi, ne seguiva per molto tempo nei fedeli l'incertezza nel credere a certe verità, ed il pericolo di abbracciare l'errore. Ma ora dalla Chiesa universale essendo stato proclamato infallibile il Romano Pontefice, viene assai più prontamente da lui dichiarata la verità e condannato l'errore.
3. Assicura i fedeli che credendo e facendo quello che il Papa propone a credere e ad operare, essi sono dalla Chiesa universale assicurati che non potranno errare giammai, e che credono ed operano quello che vuole Dio stesso.
4. Giova agli stessi sovrani, e a tutta la civile società; poichè la parola infallibile del Pontefice facendo udire più autorevolmente agli uomini l'obbligo di star soggetti ai principi della terra, e, condannando la ribellione contro ai medesimi, il Papato diventa di sua natura il più valido sostegno dei loro troni e della pubblica quiete.
5. E vantaggiosa agli stessi eretici, perchè proclamato il Papa per giudice e maestro {29 [531]} infallibile, scompare ogni pericolo di discordia e contraddizioni religiose. Essi devono sentirsi come attratti a rientrare nel seno della Chiesa cattolica, dove trovano quella regola certa di fede invano cercata nell'eresia. Perciocchè mancando tra gli eretici un'autorità suprema infallibile, e potendo ognuno credere come gli pare e piace, tutto è dubbio ed incertezza desolante nelle cose più essenziali per l'eterna salute. Ma non così nella Chiesa cattolica[1].
D. Che, cosa rispondere a quelli che dicono essere alcuni Papi caduti in errore?
R. A questa asserzione si deve negare assolutamente e rispondere, o che i fatti addotti sono calunnie inventate contro ai Papi; o che si riferiscono a cose non riguardanti la fede. Tutti quelli che hanno tutto studio profondo ed imparziale sulla sulla storia ecclesiastica convengono che queste asserzioni sono false; e chi insegna diversamente cerca di ingannare.
D. Che male farebbe chi negasse l'infallibilità pontificia? {30 [532]}
R. Chi negasse l'infallibilità pontificia dopo la definizione del Concilio Vaticano commetterebbe una grave disubbidienza alla Chiesa, e se fosse ostinato nel suo errore diverrebbe eretico e non apparterrebbe più alla Chiesa di Gesù Cristo, e noi dovremmo fuggirlo come eretico. Chi non ascolta la Chiesa, dice il Vangelo, abbilo come gentile e pubblicano cioè scomunicato.
VIII. Una risposta ai protestanti.
D. Che cosa rispondere quando i protestanti dicono: Noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa?
R. Quando i protestanti parlano così, noi dobbiamo loro rispondere: voi, o protestanti, dite di credere a Gesù Cristo e al Vangelo, ma non è vero, perchè non credete a tutto quello, che c'insegna Gesù Cristo nel Vangelo, e rigettate molte altre verità, le quali sebbene non registrate nel Vangelo, per ordine di lui furono predicate da'santi Apostoli e si devono credere da tutti per potersi salvare. Il medesimo s. Paolo scriveva {31 [533]} ch'aveva cose di cui avrebbe ragionato e disposto verbalmente quando si fosse trovato con quei cristiani di Corinto, cui indirizzava la sua lettera: cetera cum venero disponam. Inoltre, o protestanti, voi non credete alla sua Chiesa, non credete al Sommo Pontefice, dallo stesso Gesù C. stabilito per governare la sua Chiesa. Poi permettendo ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo, fate un'orribile confusione dei sacramenti e delle altre verità di fede, ed aprite con ciò una larga via all'errore, nel quale l'uomo cade inevitabilmente, se è guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o protestanti, siete come rami tagliati dall'albero, come membri di un corpo senza capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è Gesù Cristo.
D. Non è possibile, che alcun protestante si possa salvare?
R. Tra i protestanti si possono salvare:
1. I fanciulli che muoiono prima dell'uso della ragione, purchè siano stati validamente battezzati.
2. Si salvano eziandio coloro, che sono in buona fede, cioè sono fermamente persuasi {32 [534]} di trovarsi nella vera religione. Perciocchè costoro nel loro cuore sono cattolici, e se conoscessero bene la religione cattolica certamente l'abbraccerebbero.
D. Che cosa devono fare i protestanti per salvarsi?
R. I protestanti per salvarsi devono rinunziare ai loro errori, entrare nella Chiesa cattolica, apostolica, romana, da cui un tempo si separarono, unirsi al Vicario di Gesù Cristo che è il Papa; chi si ostina di vivere da lui separato perisce eternamente.
IX. I protestanti convengono che i cattolici sono nella vera Chiesa.
D. Che cosa dicono di particolare i protestanti intorno alla cattolica nostra santa religione?
R. I protestanti dicono che nella Chiesa cattolica vissero grandi santi, i quali operarono luminosi miracoli, e che noi vivendo secondo i precetti della Chiesa cattolica possiamo salvarci. {33 [535]}
D. Noi cattolici che cosa diciamo della setta protestante?
R. Noi cattolici, seguendo la dottrina infallibile della Chiesa cattolica, diciamo che i protestanti se non fanno ritorno alla Chiesa cattolica non possono salvarsi.
D. Dunque?
R. Dunque i protestanti convenendo con noi, che la cattolica religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.
D. Non vi sarebbe qualche esempio a questo riguardo?
R. Ne abbiamo molti, eccone uno ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV re di Francia, era capo del partito dei calvinisti, quando salì sul trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò di istruirsi rettamente nei dommi della cattolica religione: poscia fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e loro dimandò se credevano, che egli si potesse salvare nella Chiesa romana.
Dopo seria riflessione risposero di sì. Allora il re saviamente ripigliò: Perchè dunque voi l'avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottenere salute nella {34 [536]} vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura, e preferisca quella religione in cui per comune sentimento io mi posso salvare. Quindi il re rinunziò all'eresia, e rientrò nel seno della catt. religione.
D. Che cosa presenta di singolare la Chiesa cattolica nel suo rapporto colle società eretiche?
R. La Chiesa cattolica ha questo di singolare nel suo rapporto colle eretiche società, che:
1. Sebbene ella sia stata in ogni tempo perseguitata dagli Ebrei, dai gentili, dagli eretici e dai cattivi cattolici, riportò compiuto trionfo di tutti gli attacchi, conservandosi pura ed inalterabile, quale fu da Dio fondata, senza che abbia ad altri mossa la minima persecuzione. I nemici della fede si sforzano di addurre alcuni fatti come sarebbe la guerra contro gli Albigesi, la giornata di s. Bartolomeo, e con questi fatti vorrebbero provare che la Chiesa cattolica ha talvolta mosso persecuzioni. Ma costoro sono in errore, perciocchè tali fatti non furono mai dalla Chiesa nè comandati, nè approvati. {35 [537]}
2. Che non si legge che alcuno, consapevole di se stesso, in punto di morte abbia abbandonato la Chiesa cattolica per abbracciare qualche altra credenza. Al contrario le storie sono ripiene di fatti di uomini i quali in punto di morte rinunciarono all'eresia per morire nel seno della santa romana Chiesa per così assicurarsi la eterna salvezza. Molti fatti riguardanti a celebri personaggi che in vita e in punto di morte abbandonarono l'errore per vivere e morire nella cattolica religione, si possono leggere in vari autori di storia ecclesiastica e specialmente nell'opera: Storia del Giacobinismo dell'abate Barruel (Miscellanea di filosofi; Parigi 1808).
3. Che niuno mai abbandonò la cattolica religione per condurre vita più virtuosa. Per l'opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli, i quali l'hanno abbandonata, ciò fecero per abbracciare qualche altra credenza, in cui potessero condurre vita più libera e disordinata. Segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una religione più rilassata e più favorevole alle umane passioni. {36 [538]}
D. Che cosa dobiamo fare noi cattolici?
R. Noi cattolici dobbiamo: 1° Ringraziar Dio d'averci creati in quella religione, che unica può condurci a salvamento; 2° Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo eziandio per tutti coloro che vivono da lui lontani, e separati dalla vera santa Chiesa, onde li illumini, e li conduca tutti da buon pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo in 3° luogo guardarci bene dai protestanti, e da quei cattivi cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del Vicario di Gesù Cristo, e degli altri suoi ministri, per trascinarci all'errore; 4° Essere grati a Dio colla fermezza nella fede, colla pratica esatta dei suoi precetti, e di quelli della sua santa Chiesa.
X. Tre ricordi per la gioventù.
D. Come deve regolarsi un giovine cattolico in questi tempi per non essere ingannato in fatto di religione?
R. Credo che voi, giovane cristiano, non {37 [539]} sarete ingannato in fatto di religione, se metterete in pratica i seguenti avvisi:
1. Fuggire per quanto è possibile la compagnia di coloro che parlano di cose oscene, o cercano di deridere il Papa, i vescovi e gli altri ministri della nostra s. religione.
2. Se per motivo di studio, di professione o di parentela dovrete trattare con costoro, non entrate mai in dispute di religione, e se cercano di farvi difficoltà rispondete semplicemente: Quando sia infermo andrò dal medico, se ho liti mi recherò dall'avvocato o dal procuratore, se ho bisogno di rimedi andrò dal farmacista. In fatto poi di religione vado dai preti, come quelli che di proposito l'hanno studiata.
3. Non leggete mai e poi mai libri o giornali cattivi. Se per avventura taluno vi offerisse libri o giornali irreligiosi, abborriteli e rigettateli da voi con quell'orrore e disprezzo che rifiutereste una tazza di veleno. Se a caso ne aveste qualcuno presso di voi, consegnatelo al fuoco. È meglio che il libro o giornale bruci nel fuoco di questo mondo, piuttosto che mettere l'anima in rischio di andare a bruciare per sempre nelle fiamme dell'inferno. {38 [540]}
D. E quando siamo burlati perchè pratichiamo la nostra religione?
R. Quando siete burlati perchè praticate la vostra religione, voi dovete dispregiare ogni burla e mettere sotto ai piedi ogni diceria mondana. Rispondete poi schiettamente ai derisori, che col Signore non si burla, perciò nemmeno si deve burlare quello che riguarda al suo culto. Quindi richiamate alla memoria la sentenza del Salvatore contro a quelli, che per umano rispetto si lasciano trascinare al male. Chiunque, egli dice, si lascia far paura, e a tempo debito per rossore non si manifesta per cristiano, sarà svergognato da me, quando si presenterà al mio divin tribunale. Laonde lasciate dire chi vuole, purchè facciate il bene e vi salviate l'anima in eterno.
D. E quando dicono che siamo in tempo di libertà, perciò ognuno può vivere come vuole?
R. Noi dobbiamo rispondere, la libertà di cui parlano non è data da Dio, ma dagli uomini, che perciò non si deve mischiare per niente nelle cose di religione; oppure rispondere che se siamo in tempo di libertà, ci lascino anche liberi in fatto di religione e liberi di praticarla come a noi piace. {39 [541]}
Egli è poco tempo che un giovinotto ben educato era deriso perchè andava a confessarsi e si astenava dalle carni il venerdì e il sabato. I maligni compagni adducevane che in questi tempi tutto era permesso. Allora l'accorto giovine ingegnosamente rispose: Se tutto è permesso, sarà anche permesso a me il praticare la mia religione, e voi se siete stati ben educati, dovreste lasciarmi in libertà di osservarne le pratiche.
D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?
R. No certamente: anzi più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Gesù Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. La storia ci racconta, come nei tempi andati alcuni sovrani abusando del loro potere spogliarono il Papa, dispersero, imprigionarono vescovi e cardinali, il Capo della Chiesa era condotto errante di città in città, chiuso in prigione. Ma intanto la mano di Dio si aggravò sopra gli oppressori; la loro potenza fu abbattuta, i loro eserciti disfatti ed essi dal colmo della gloria caddero nell'ignominia e poi nella tomba. {40 [542]}
Ed i Pontefici? I Pontefici, acquietatesi le burrasche politiche, poterono ritornare gloriosi a Roma e ripigliare possesso del loro trono, esercitare la pienezza del loro potere per tutto il mondo. È vero che talvolta la religione essendo disprezzata in certi paesi, Dio permette che sia portata altrove. Ma ciò è sempre a danno degli uomini e non mai della religione. Di fatto noi vediamo, che tutti i persecutori della Chiesa dei tempi passati non esistono più, e la Chiesa tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente, di qui a qualche tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di Gesù Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla, e di essere con lei, e vuole che duri fino alla fine del mondo, per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei beati in cielo. Così sia.
Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non cangeranno mai (Nel Vangelo).
Chi persevera nel servizio del Signore sino alla fine della vita egli sarà salvo (Nel Vangelo). {41 [543]}
Chi prega, certamente si salva, chi non prega, certamente si danna (S. Alfonso Del gran mezzo della preghiera).
Chi non ha la Chiesa per madre, non può avere Dio per padre (S. Cipriano).
Chiunque si separa dalla Chiesa cattolica, sia pur buona la vita di lui; non possederà mai la vita eterna, ma la collera di Dio verrà sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall'unità di Gesù Cristo. Questa bontà e probità, che non è sommessa alla Chiesa, è un'ipocrisia sottile e perniciosa (S. Agostino).
Con permissione della Revisione ecclesiastica. {42 [544]}
É NELLE COSE PIU’ ORDINARIE E SEMPLICI CHE VOI RICEVETE LE MIE GRAZIE PC-54 25 ottobre 1996
Catalina Rivas
Il Signore
Mia piccola, perché hai consegnato la fotocopia degli insegnamenti sull’evangelizzazione a quel sacerdote? Non vi avevo forse detto che dovevate darli solamente a chi vi avrei poi Io segnalato? Non Mi piace che siate disobbedienti; state cominciando a disporre delle Mie cose a vostro piacimento, mentre Io, tutto quello che voglio, è proteggervi, insegnarvi, fare di voi qualcosa di speciale... Per favore, non ricominciate a commettere indiscrezioni di questo genere. Ci sono cose che sono per ogni essere umano, ma ci sono altre cose che Io voglio solo per i Miei eletti. Altre persone non potrebbero forse comprendere ciò che potrebbe essere incomprensibile ai loro occhi umani... Molte persone pensano di dover realizzare grandi cose per meritare le Mie grazie, e non si accorgono che è tutto il contrario: è nelle occupazioni ordinarie e semplici che voi ricevete di più le Mie grazie. Non è perché le meritate, ma vi vengono date dal Mio amore infinito.
Voglio che sappiate che il mistero del Mio amore proviene dall'imperfezione dell’uomo, e tu, come essere umano sei imperfetto; però, pur essendo imperfetti, gli essere umani possono con la Mia grazia essere trasformati in santi. Quando voi riconoscete il peccato e vi pentite, Io vi dò la grazia della purificazione... Quando la vostra anima raggiunge una certa spiritualità, è il Mio Spirito che ve l’ha accordata e allora c’è l’intimità con il vostro Dio: Per ottenere questa intimità, dovete solo amarMi e obbedirMi.
Ci saranno sempre persone che ti contraddicono e che ti opprimono; non hai da temere né le parole, né le azioni delle persone. Io sono il tuo Signore e il tuo Dio, devi trovare fiducia e sicurezza solamente in Me.
Io permetto che accadono certe cose perché tu cresca nell’umiltà. Ma anche il maligno si dà da fare, e approfitta dell’occasione buona per suscitare in te delle frustrazioni che non hanno alcun fondamento... Non devi permettere che abusino di te, ma sii gentile; con umiltà esprimi la pena che ti procurano....
Sorridi, piccola, e non ricominciare a disobbedirMi. Il tuo spirito è completamente libero quando canta allegramente canzoni d’amore. Lascia da parte tutto ciò che viene ad interporsi sul cammino che ti porta a ricevere le Mie grazie. Impara dal tuo errore, chiediMi perdono con un sincero pentimento e continua ad avanzare. Non porre ostacoli alla Mia grazia destinata a te.
Se metti Me al primo posto, percepirai il Mio amore come il più importante valore della tua vita... Va già bene. Non piangere. Il Mio amore annienterà la tua debolezza, le tue abitudini e i tuoi comportamenti sbagliati... Non voglio che tu sia come certi figli Miei che hanno impedito a se stessi di ascendere a uno stato interiore di più grande purezza, e si sono invece lasciati ingannare costruendosi intorno come un involucro, che vieta loro di raggiungere quella libertà personale che conferisce la fiducia di aver fatto la Mia Volontà.