Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Si dice degli elefanti che quando devono affrontare un combattimento, hanno una cura particolare dei feriti: infatti li chiudono al centro del gruppo insieme con i più deboli. Così anche tu accogli nel centro della carità  il prossimo debole e ferito. (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Lunedì Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 2

1Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.3Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino".4E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora".5La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà".
6Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili.7E Gesù disse loro: "Riempite d'acqua le giare"; e le riempirono fino all'orlo.8Disse loro di nuovo: "Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono.9E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua), chiamò lo sposo10e gli disse: "Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono".11Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12Dopo questo fatto, discese a Cafàrnao insieme con sua madre, i fratelli e i suoi discepoli e si fermarono colà solo pochi giorni.

13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,16e ai venditori di colombe disse: "Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato".17I discepoli si ricordarono che sta scritto: 'Lo zelo per la tua casa mi divora'.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: "Quale segno ci mostri per fare queste cose?".19Rispose loro Gesù: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere".20Gli dissero allora i Giudei: "Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?".21Ma egli parlava del tempio del suo corpo.22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.24Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti25e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.


Giosuè 24

1Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele in Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si presentarono davanti a Dio.2Giosuè disse a tutto il popolo: "Dice il Signore, Dio d'Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dèi.3Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto il paese di Canaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco.4Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.
5Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con i prodigi che feci in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire.6Feci dunque uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mare Rosso.7Quelli gridarono al Signore ed egli pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; poi spinsi sopra loro il mare, che li sommerse; i vostri occhi videro ciò che io avevo fatto agli Egiziani. Dimoraste lungo tempo nel deserto.
8Io vi condussi poi nel paese degli Amorrei, che abitavano oltre il Giordano; essi combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere; voi prendeste possesso del loro paese e io li distrussi dinanzi a voi.9Poi sorse Balak, figlio di Zippor, re di Moab, per muover guerra a Israele; mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse;10ma io non volli ascoltare Balaam; egli dovette benedirvi e vi liberai dalle mani di Balak.11Passaste il Giordano e arrivaste a Gèrico. Gli abitanti di Gèrico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Hittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei combatterono contro di voi e io li misi in vostro potere.12Mandai avanti a voi i calabroni, che li scacciarono dinanzi a voi, com'era avvenuto dei due re amorrei: ma ciò non avvenne per la vostra spada, né per il vostro arco.13Vi diedi una terra, che voi non avevate lavorata, e abitate in città, che voi non avete costruite, e mangiate i frutti delle vigne e degli oliveti, che non avete piantati.
14Temete dunque il Signore e servitelo con integrità e fedeltà; eliminate gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume e in Egitto e servite il Signore.15Se vi dispiace di servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire: se gli dèi che i vostri padri servirono oltre il fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel paese dei quali abitate. Quanto a me e alla mia casa, vogliamo servire il Signore".
16Allora il popolo rispose e disse: "Lungi da noi l'abbandonare il Signore per servire altri dèi!17Poiché il Signore nostro Dio ha fatto uscire noi e i padri nostri dal paese d'Egitto, dalla condizione servile, ha compiuto quei grandi miracoli dinanzi agli occhi nostri e ci ha protetti per tutto il viaggio che abbiamo fatto e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati.18Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano il paese. Perciò anche noi vogliamo servire il Signore, perché Egli è il nostro Dio".
19Giosuè disse al popolo: "Voi non potrete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; Egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati.20Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, Egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi consumerà".
21Il popolo disse a Giosuè: "No! Noi serviremo il Signore".
22Allora Giosuè disse al popolo: "Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelto il Signore per servirlo!".
Risposero: "Siamo testimoni!".
23Giosuè disse: "Eliminate gli dèi dello straniero, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il cuore verso il Signore, Dio d'Israele!".
24Il popolo rispose a Giosuè: "Noi serviremo il Signore nostro Dio e obbediremo alla sua voce!".
25Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza con il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem.26Poi Giosuè scrisse queste cose nel libro della legge di Dio; prese una grande pietra e la rizzò là, sotto il terebinto, che è nel santuario del Signore.27Giosuè disse a tutto il popolo: "Ecco questa pietra sarà una testimonianza per noi; perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha dette; essa servirà quindi da testimonio contro di voi, perché non rinneghiate il vostro Dio".
28Poi Giosuè rimandò il popolo, ognuno al proprio territorio.
29Dopo queste cose, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni30e lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Serach, che è sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas.31Israele servì il Signore per tutta la vita di Giosuè e tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che conoscevano tutte le opere che il Signore aveva compiute per Israele.
32Le ossa di Giuseppe, che gli Israeliti avevano portate dall'Egitto, le seppellirono a Sichem, nella parte della montagna che Giacobbe aveva acquistata dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuta in eredità.33Poi morì anche Eleazaro, figlio di Aronne, e lo seppellirono a Gàbaa di Pincas, che era stata data a suo figlio Pincas, sulle montagne di Efraim.


Sapienza 6

1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli.
3La vostra sovranità proviene dal Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
4poiché, pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
6L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa.
9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
11Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.

12La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
18l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
19e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
21Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.

22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole
e ne trarrete profitto.


Salmi 29

1'Salmo. Di Davide.'

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore in santi ornamenti.

3Il Signore tuona sulle acque,
il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore, sull'immensità delle acque.
4Il Signore tuona con forza,
tuona il Signore con potenza.

5Il tuono del Signore schianta i cedri,
il Signore schianta i cedri del Libano.
6Fa balzare come un vitello il Libano
e il Sirion come un giovane bufalo.

7Il tuono saetta fiamme di fuoco,
8il tuono scuote la steppa,
il Signore scuote il deserto di Kades.
9Il tuono fa partorire le cerve
e spoglia le foreste.
Nel suo tempio tutti dicono: "Gloria!".

10Il Signore è assiso sulla tempesta,
il Signore siede re per sempre.
11Il Signore darà forza al suo popolo
benedirà il suo popolo con la pace.


Lamentazioni 1

1Ah! come sta solitaria
la città un tempo ricca di popolo!
È divenuta come una vedova,
la grande fra le nazioni;un tempo signora tra le province
è sottoposta a tributo.
2Essa piange amaramente nella notte,
le sue lacrime scendono sulle guance;
nessuno le reca conforto,
fra tutti i suoi amanti;
tutti i suoi amici l'hanno tradita,
le sono divenuti nemici.
3Giuda è emigrato
per la miseria e la dura schiavitù.
Egli abita in mezzo alle nazioni,
senza trovare riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto
fra le angosce.
4Le strade di Sion sono in lutto,
nessuno si reca più alle sue feste;
tutte le sue porte sono deserte,
i suoi sacerdoti sospirano,
le sue vergini sono afflitte
ed essa è nell'amarezza.
5I suoi avversari sono i suoi padroni,
i suoi nemici sono felici,
perché il Signore l'ha afflitta
per i suoi misfatti senza numero;
i suoi bambini sono stati condotti in schiavitù,
sospinti dal nemico.
6Dalla figlia di Sion
è scomparso ogni splendore;
i suoi capi sono diventati come cervi
che non trovano pascolo;
camminano senza forze
davanti agli inseguitori.
7Gerusalemme ricorda
i giorni della sua miseria e del suo vagare,
tutti i suoi beni preziosi dal tempo antico;
ricorda quando il suo popolo cadeva
per mano del nemico
e nessuno le porgeva aiuto.
I suoi nemici la guardavano
e ridevano della sua rovina.
8Gerusalemme ha peccato gravemente,
per questo è divenuta un panno immondo;
quanti la onoravano la disprezzano,
perché hanno visto la sua nudità;
anch'essa sospira
e si volge indietro.
9La sua sozzura è nei lembi della sua veste,
non pensava alla sua fine;
essa è caduta in modo sorprendente
e ora nessuno la consola.
"Guarda, Signore, la mia miseria,
perché il nemico ne trionfa".
10L'avversario ha steso la mano
su tutte le sue cose più preziose;
essa infatti ha visto i pagani
penetrare nel suo santuario,
coloro ai quali avevi proibito
di entrare nella tua assemblea.
11Tutto il suo popolo sospira in cerca di pane;
danno gli oggetti più preziosi in cambio di cibo,
per sostenersi in vita.
"Osserva, Signore, e considera
come sono disprezzata!
12Voi tutti che passate per la via,
considerate e osservate
se c'è un dolore simile al mio dolore,
al dolore che ora mi tormenta,
e con cui il Signore mi ha punito
nel giorno della sua ira ardente.
13Dall'alto egli ha scagliato un fuoco
e nelle mie ossa lo ha fatto penetrare;
ha teso una rete ai miei piedi,
mi ha fatto cadere all'indietro;
mi ha reso desolata,
affranta da languore per sempre.
14S'è aggravato il giogo delle mie colpe,
nella sua mano esse sono annodate;
il loro giogo è sul mio collo
ed ha fiaccato la mia forza;
il Signore mi ha messo nelle loro mani,
non posso rialzarmi.
15Ha ripudiato tutti i miei prodi
il Signore in mezzo a me.
Egli ha chiamato a raccolta contro di me
per fiaccare i miei giovani;
il Signore ha pigiato come uva nel tino
la vergine figlia di Giuda.
16Per tali cose io piango,
dal mio occhio scorrono lacrime,
perché lontano da me è chi consola,
chi potrebbe ridarmi la vita;
i miei figli sono desolati,
perché il nemico ha prevalso".
17Sion protende le mani,
nessuno la consola.
Il Signore ha inviato contro Giacobbe
i suoi nemici da tutte le parti.
Gerusalemme è divenuta
come panno immondo in mezzo a loro.
18"Giusto è il Signore,
poiché mi sono ribellata alla sua parola.
Ascoltate, vi prego, popoli tutti,
e osservate il mio dolore!
Le mie vergini e i miei giovani
sono andati in schiavitù.
19Ho chiamato i miei amanti,
ma essi mi hanno tradita;
i miei sacerdoti e i miei anziani
nella città sono spirati
mentre cercavano cibo
per sostenersi in vita.
20Guarda, Signore, quanto sono in angoscia;
le mie viscere si agitano,
il mio cuore è sconvolto dentro di me,
poiché sono stata veramente ribelle.
Di fuori la spada mi priva dei figli,
dentro c'è la morte.
21Senti come sospiro,
nessuno mi consola.
Tutti i miei nemici han saputo della mia sventura,
ne hanno gioito, perché tu hai fatto ciò.
Manda il giorno che hai decretato
ed essi siano simili a me!
22Ti sia presente tutta la loro malvagità
e trattali duramente come hai trattato me,
a causa di tutte le mie prevaricazioni.
Molti sono infatti i miei sospiri
e il mio cuore si consuma".


Prima lettera di Giovanni 5

1Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.2Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti,3perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi.4Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.

5E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?6Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità.7Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza:8lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi.9Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è maggiore; e la testimonianza di Dio è quella che ha dato al suo Figlio.10Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede a Dio, fa di lui un bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha reso a suo Figlio.11E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio.12Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

14Questa è la fiducia che abbiamo in lui: qualunque cosa gli chiediamo secondo la sua volontà, egli ci ascolta.15E se sappiamo che ci ascolta in quello che gli chiediamo, sappiamo di avere già quello che gli abbiamo chiesto.
16Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita; s'intende a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte: c'è infatti un peccato che conduce alla morte; per questo dico di non pregare.17Ogni iniquità è peccato, ma c'è il peccato che non conduce alla morte.

18Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il maligno non lo tocca.19Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno.20Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere il vero Dio. E noi siamo nel vero Dio e nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna.
21Figlioli, guardatevi dai falsi dèi!


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


Contro Fausto Manicheo - Libro secondo

Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona

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Fausto dice di accettare il Vangelo, ma non la natività di Cristo, di cui ci parlano gli evangelisti Matteo e Luca: altro è infatti la parola di Dio o buona novella, altro la supposta appartenenza di Cristo alla stirpe di Davide.

1. FAUSTO. " Accetti il Vangelo? ". " Certo che lo accetto, e al massimo grado! ". " Quindi accetti anche la nascita di Cristo? ". "Assolutamente no. Dal fatto che accetto il Vangelo non segue che accetti anche la nascita di Cristo ". " E perché mai? ". " Perché il Vangelo incominciò ad esistere e ad essere menzionato a partire dalla predicazione di Cristo e in esso da nessuna parte Cristo dice di essere nato da uomini. Del resto a tal punto la Genealogia non è Vangelo che il suo stesso redattore non ha osato chiamarla con questo nome. Che titolo infatti ha usato? Libro della genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide 1. Non dunque " Libro del Vangelo di Gesù Cristo ", bensì Libro della genealogia. E tale essa si rivela ove si consideri che vi si parla della stella che conferma la genealogia 2, sì che più acconciamente quest'opera potrebbe assumere il nome di " Ricordo della genesi " piuttosto che di Vangelo. Infine osserva con quanta proprietà ha iniziato il suo dire Marco, che non si è curato di scrivere una genealogia, ma solo di parlare della predicazione del figlio di Dio, predicazione che altro non è che il Vangelo. Scrive dunque Marco: Vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio 3. Ne emerge con più che sufficiente evidenza che genealogia non è Vangelo. Del resto nello stesso Matteo si legge che solo dopo l'imprigionamento di Giovanni Gesù incominciò a predicare il Vangelo del Regno 4. Tutto ciò dunque che è narrato in precedenza risulta essere genealogia e non Vangelo. Che cosa d'altra parte impediva a Matteo di scrivere Vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio se non la convinzione che non fosse giusto chiamare Vangelo una genealogia? Se perciò ti è ormai chiara la distinzione, che finora hai ignorato, che Vangelo è qualcosa di molto diverso da una genealogia, sappi che io, come ti ho già detto, accetto il Vangelo, cioè la predicazione di Cristo. Su questo argomento chiedimi pure tutto ciò su cui vorrai approfonditamente interrogarmi, a patto che lasci da parte le genealogie. Se però è tua intenzione discutere anche di queste, non mi tiro indietro avendo ampio materiale per risponderti anche su questo argomento. Ma tu cerca di chiedermi ciò su cui desideri interpellarmi per primo: mi sembra infatti che tu non voglia sapere se accetto il Vangelo, bensì se accetto le genealogie ".
Tutti i Vangeli testimoniano la nascita e la discendenza di Cristo dalla stirpe di Davide e innumerevoli volte Cristo stesso si definisce figlio dell'uomo.

2. AGOSTINO. È evidente che tu, fingendo che fossi io ad interrogarti, ti sei chiesto se accettassi il Vangelo e hai risposto: Certo che lo accetto, e al massimo grado; di nuovo ti sei chiesto se accettassi la nascita di Cristo ed hai risposto: Assolutamente no, ed hai aggiunto una corretta giustificazione, dicendo che la genealogia di Cristo non riguarda il Vangelo. Quale risposta dunque darai all'Apostolo che dice: Ricordati che secondo il mio Vangelo Gesù, della stirpe di Davide, è risorto dai morti 5? Non puoi non vedere fino a che punto tu ignori, o fingi di ignorare, cosa sia il Vangelo, e che menzioni il Vangelo non secondo l'insegnamento degli apostoli, ma secondo la vostra erronea dottrina. Se poi dai il nome di Vangelo a quello che gli apostoli hanno chiamato così, ti allontani dal Vangelo poiché non credi che Cristo fosse della stirpe di Davide mentre l'Apostolo ha testimoniato di predicare questa verità secondo il suo Vangelo. Ma quello che era il Vangelo dell'apostolo Paolo, lo era anche di tutti gli altri apostoli e di tutti i fedeli che si fanno diffusori di questo grande mistero. Altrove così si esprime: Sia io sia quelli abbiamo predicato così, e così avete creduto 6. Non tutti gli apostoli infatti scrissero un Vangelo, ma tutti lo predicarono. Quelli invece che narrarono l'origine, i fatti, i detti e le sofferenze del Signore Nostro Gesù Cristo furono propriamente detti Evangelisti. Se infatti ci chiediamo come tradurre questa parola in latino diciamo che Vangelo significa buona notizia o buon annuncio. Possiamo sempre usare questa parola quando viene annunziato qualcosa di buono. In senso proprio però ha assunto questa denominazione l'annunzio del Salvatore di cui ho parlato. Se voi annunciate altra cosa è chiaro che siete fuori del Vangelo. Sono in ogni caso contro di voi i piccoli che chiamate mezzi Cristiani se ascoltano la voce della madre della carità che è fatta risuonare nelle loro orecchie dalla bocca dell'Apostolo: Se qualcuno vi farà un annunzio diverso da quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema 7. Poiché dunque lo stesso Paolo, secondo il suo Vangelo, vi ha annunziato che Cristo è della stirpe di Davide, voi, se negate questo e date un altro annunzio, siate anatema! Come non vedere con quanta cecità si dica che Cristo non dice da nessuna parte di essere figlio di uomini, quando quasi mai omette di dire di essere figlio dell'uomo?


Sul fantasioso "primo uomo" dei Manichei e sulle armi da lui usate contro la stirpe delle tenebre.

3. Ma voi, da uomini di grande dottrina quali siete, tirate fuori per noi dal vostro armadio un indefinito primo uomo che sarebbe disceso dal popolo della luce per debellare la stirpe delle tenebre, armato delle sue acque contro le acque dei nemici, e del suo fuoco contro il fuoco dei nemici, e dei suoi venti contro i venti dei nemici. Perché dunque non armato del suo fumo contro il fumo dei nemici e delle sue tenebre contro le tenebre dei nemici? Ma contro il fumo, dite voi, era armato d'aria e contro le tenebre di luce. Fu allora la natura malvagia del fumo e delle tenebre ad impedire che la bontà di quell'uomo potesse averne? Sono dunque buoni quei tre elementi, l'acqua, il vento e il fuoco. Ma perché allora poté averli la malvagità del popolo nemico? Voi a questo punto rispondete: " L'acqua della stirpe delle tenebre era malvagia mentre buona era quella arrecata dal primo uomo, e malvagio era il vento di quel popolo e buono quello di costui; parimenti anche il fuoco buono di costui combatté contro il fuoco cattivo dell'altro popolo ". Perché dunque non poté contrapporre il fumo cattivo a quello buono? Forse che nel fumo, come il fumo stesso, svaniscono e vengono meno le vostre dottrine menzognere? Certo il vostro primo uomo combatté contro una natura avversa. Ma perché fra quei cinque elementi, che voi immaginate presenti nel popolo nemico, ne è stato posto uno contrario tratto dai regni divini, la luce contro le tenebre? Gli altri quattro infatti non sono contrari, né l'aria è contraria al fumo e molto meno lo sono l'acqua all'acqua, il vento al vento e il fuoco al fuoco.


Secondo Agostino il "primo" uomo dei Manichei altro non sarebbe che il frutto di un sacrilego delirio, Cristo al contrario sarebbe nel contempo vero Dio e vero uomo.

4. Chi potrebbe ancora dare ascolto a quelle sacrileghe farneticazioni? In base ad esse voi dite che il vostro primo uomo, seguendo la volontà dei nemici al fine di sorprenderli, ha mutato e trasformato gli elementi che recava con sé in modo tale che il regno che voi dite della falsità, conservando la sua natura, non combattesse in modo fallace e la sostanza della verità apparisse mutevole, sì da ingannare. Pretendete che si creda che il Signore Gesù Cristo sia figlio di questo primo uomo e dite che di questa favola del tutto inventata sarebbe figlia la verità. Quanto a questo primo uomo che voi lodate perché ha combattuto contro il popolo suo avversario assumendo forme mutevoli e mendaci, se dite il vero non imitatelo, ma se lo imitate, mentite anche voi. Pertanto il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, vero e verace Figlio di Dio e vero e verace figlio dell'uomo - due realtà di entrambe le quali egli dà testimonianza partendo dalla sua persona - ha tratto da Dio l'eternità di ciò che è divino e dall'uomo l'origine carnale. La dottrina degli apostoli non conosce il vostro primo uomo. Ascoltate quel che dice l'apostolo Paolo: Il primo uomo, derivando dalla terra, è terrestre, il secondo, derivando dal cielo, è celeste. Quale è il terrestre, tali sono i terrestri; quale è il celeste, tali sono i celesti. Come abbiamo portato l'immagine del terrestre, portiamo anche l'immagine di colui che ha origine dal cielo 8. Il primo uomo terrestre derivante dalla terra fu Adamo, formato col fango; il secondo uomo, celeste perché derivato dal cielo, è il Signore Gesù Cristo. Infatti il figlio di Dio venne nella carne perché, una volta presala, divenisse uomo esternamente e rimanesse Dio all'interno; perché fosse il vero Figlio di Dio per mezzo del quale siamo stati creati e il vero figlio dell'uomo per merito del quale abbiamo avuto una seconda creazione. Perché dunque tirate fuori non si sa da dove il vostro primo uomo, frutto di mera invenzione, e non volete riconoscere il primo uomo su cui ci informa la dottrina degli apostoli? Forse perché si compia in voi ciò che dice l'Apostolo: Distogliendo l'udito dalla verità si volgeranno verso le favole 9? Paolo annunzia il primo uomo terrestre derivato dalla terra; Mani annunzia il primo uomo non terrestre rivestito di cinque fallaci elementi. E Paolo dice: Se qualcuno vi farà un annunzio diverso da quello che vi abbiamo fatto noi sia anatema 10. Se dunque non vogliamo fare di Paolo un mentitore, sia anatema Mani.


Sul falso Cristo dei Manichei, figlio del loro falso primo uomo, che risulterebbe mescolato alle stelle del cielo e a tutte le creature della terra...

5. 1. Quanto poi al vostro calunnioso attacco contro la stella che condusse i Magi ad adorare Cristo bambino, non vi vergognate a non collocare sotto la testimonianza della stella il vostro falso Cristo, figlio del vostro falso primo uomo, e ad affermare invece che è in collegamento col complesso di tutte le stelle. Credete naturalmente ch'egli si sia mescolato ai principi delle tenebre nella guerra combattuta dallo stesso vostro primo uomo contro la stirpe delle tenebre e che per conseguenza il mondo sarebbe stato fabbricato dai principi delle tenebre affetti da tale commistione. In conseguenza di tale presupposto le vostre sacrileghe farneticazioni vi costringono a dire che Cristo sarebbe conficcato, collegato e coamalgamato non solo in cielo e in tutte le stelle, ma anche in terra e in tutti gli esseri che nascono in essa e che non sarebbe più il vostro Salvatore dovendo essere salvato da voi quando mangiate e ruttate quei cibi.


... donde il conseguente e singolare modo di prendere il cibo.

5. 2. Infatti, sedotti anche da questa empia e inconsistente credenza, seducete i vostri Uditori facendovi portare dei cibi al fine di poter venire in aiuto, grazie ai vostri denti e ai vostri ventri, al Cristo ad essi legato. Affermate infatti che in conseguenza di tali aiuti egli verrebbe sciolto e liberato. Non tutto però, in quanto sostenete che alcuni residui di lui, benché esigui e sordidi, rimangono negli escrementi e sono tenuti di volta in volta intrecciati e aggrovigliati in forme corporee sempre diverse; e se non potranno essere sciolti e purificati perdurando il mondo, saranno finalmente sciolti e purificati da quell'ultimo fuoco con cui il mondo stesso arderà 11. Ma voi dite che neppure allora tutto il Cristo potrà essere liberato e che le ultimissime e residue particelle della sua buona e divina natura, che si sono talmente sporcate da non poter in nessun modo essere lavate, sono condannate a rimanere confitte per sempre nell'orrido globo delle tenebre. Ecco coloro che fingono di indignarsi per l'ingiuria che sarebbe arrecata al figlio di Dio attraverso l'affermazione che una stella ne avrebbe annunciata la nascita, quasi a dire che la sua nascita si fosse costituita sotto una costellazione guidata dal fato. Essi non tanto lo considerano collocato sotto l'influsso di una congiunzione stellare quanto avvinto con uno stretto legame a tutto ciò che è terreno, presente nel succo di tutte le erbe, nella putredine di tutte le carni, nella corruzione di tutti i cibi, a tal punto legato e contaminato da poter essere in gran parte, anche se non del tutto, sciolto e purificato, solo attraverso l'intervento di uomini - che sarebbero poi gli Eletti dei Manichei - intenti a ruttare porri e radicchio.


È del tutto da escludere che il libero arbitrio della volontà di Cristo sia stato coartato dalla comparsa della stella della natività.

5. 3. Da parte nostra non poniamo la nascita di alcun uomo sotto l'influsso fatale delle stelle per liberare da ogni vincolo di necessità il libero arbitrio della volontà grazie al quale si vive bene o male e si rende possibile il giusto giudizio di Dio. Meno che mai dunque considereremo avvenuta sotto il condizionamento degli astri la nascita di colui che è l'eterno Creatore e Signore di tutte le cose. Perciò quella stella che videro i Magi in seguito alla nascita di Cristo secondo la carne non esercitava un dominio secondo un decreto, ma serviva a mo' di testimonianza. Non sottometteva il neonato ad una autorità, ma lo indicava come degno di ossequio. Quella stella pertanto non faceva parte di quelle che dall'inizio della creazione conservano l'ordine dei loro percorsi sotto la legge del Creatore. Fu invece la novità di un parto verginale a determinare l'apparizione di una nuova stella. Questa precedendoli e stando loro di fronte offrì il servizio che comportava il suo ufficio anche ai Magi che cercavano Cristo finché, sempre precedendoli, li condusse proprio nel luogo in cui si trovava il Verbo di Dio ancor bambino. Quali astrologi a tal punto sottomisero alle stelle il destino degli uomini che nascono da affermare che una stella, alla nascita di un uomo, abbandonò la traiettoria da lei ordinatamente seguita e si diresse verso colui che era nato? Ritengono che la sorte di chi nasce è legata all'ordine astrale, non che tale ordine muta a causa del giorno della nascita. Se perciò quella stella faceva parte di quelle che in cielo seguono ordinatamente le loro orbite, come poteva stabilire che cosa Cristo avrebbe fatto dal momento che essa alla nascita di Cristo ebbe l'ordine di lasciare ciò che stava facendo? Se poi, come riteniamo più probabile, per annunciare Cristo nacque una stella che ancora non esisteva, non fu il sorgere di quella stella a determinare la nascita di Cristo, ma essa sorse perché Cristo era nato. Se convenisse esprimersi così diremmo che non fu la stella a determinare il fato di Cristo, bensì fu Cristo a determinare quello della stella. Fu lui per la stella e non la stella per lui a causare la nascita. Se dunque i fati traggono origine dal verbo fari, che significa dire, poiché Cristo è la parola di Dio in cui tutte le cose sono state " dette " prima che esistessero, non è l'insieme delle stelle a costituire il fato di Cristo, ma Cristo è il fato anche delle stelle, quel Cristo che assunse anche la carne creata sotto il cielo con la stessa volontà con cui creò anche il cielo, la depose e ricevette con lo stesso potere col quale dette ordini alle stelle.


Vangelo cristiano e vangelo manicheo: considerazioni generali.

6. Perché dunque non sarebbe Vangelo ciò che si narra di questa nascita che ci viene annunziata come talmente buona da determinare la guarigione dalla nostra infermità? Forse perché Matteo non ha esordito dicendo: Inizio del Vangelo di Gesù Cristo 12, come ha fatto Marco, bensì con le parole: Libro della generazione di Gesù Cristo 13? In questo modo si potrebbe dire che neppure Giovanni avrebbe scritto un Vangelo, dal momento che neppure lui dice " Inizio del Vangelo " o " Libro del Vangelo ", bensì: In principio era il Verbo 14. A meno che Fausto non sia stato un fabbricatore di vocaboli così raffinato da chiamare anche questo esordio di Giovanni "Verbidio ", da Verbo così come osò chiamare l'altro " Genesidio " da genesi. Ma perché non considerate piuttosto con quanta impudenza chiamate Vangelo quelle vostre prolisse ed empie favole? Quale buona notizia in esso ci viene annunziata, laddove si dice che Dio non sarebbe stato in grado, contro una non so quale natura ribelle e nemica, di provvedere adeguatamente al suo regno se non immettendo una parte della sua natura nelle avide fauci di quella avversa in modo che la divorasse e la contaminasse a tal punto che, dopo tante fatiche e sofferenze, non potesse almeno essere del tutto purificata? Il Vangelo è dunque un così cattivo annunzio? Certamente tutti coloro che hanno una conoscenza anche minima del greco intendono per Evangelio una " Buona notizia " o un " Buon annunzio ". Ma come potrebbe essere questa una buona notizia dal momento che vi è stato annunziato che Dio stesso, postosi un velo dinanzi, piangerà sino a che le sue membra saranno riparate e purificate da quella grande devastazione e contaminazione. Se poi una volta o l'altra porrà fine al pianto si mostrerà crudele. Che male avrà fatto quella parte di lui che verrà legata alla sfera del globo delle tenebre? Questa dovrà essere pianta per tutta l'eternità essendo eternamente dannata. Ma siamo oramai fuori di ragione, poiché chiunque, attentamente considerato questo annunzio, non è costretto a piangere perché cattivo, ma a ridere perché falso.

Note:

1 - Mt 1, 1.

2 - Cf. Mt 2, 2.

3 - Mc 1, 1.

4 - Mt 4, 12. 17.

5 - 2 Tm 2, 8.

6 - 1 Cor 15, 11.

7 - Gal 1, 8-9.

8 - 1 Cor 15, 47-49.

9 - 2 Tm 4, 4.

10 - Gal 1, 8-9.

11 - Cf. 2 Pt 3, 10-12.

12 - Mc 1, 1.

13 - Mt 1, 1.

14 - Gv 1, 1.





1 - Il nostro salvatore Gesù resta seduto alla destra dell'eterno Padre, mentre Maria santissima scende dal cielo sulla terra.

La mistica Città di Dio - Libro settimo - Suor Maria d'Agreda

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l. Ho terminato la seconda parte di questa Storia lasciando la nostra grande Regina nel cenacolo e al tempo stesso alla destra del suo unigenito e Dio immenso. Era presente in entrambi i luoghi per il miracolo di cui ho parlato, concessole dal braccio onnipotente, dato che sua Maestà, per rendere più mirabile la propria ascensione, la condusse con sé allo scopo di darle il possesso degli ineffabili premi che ella aveva guadagnato fino ad allora e di assegnarle la sede che, per essi e per gli altri che si sarebbe ancora procurata, teneva preparata per lei da sempre. Ho detto anche che le fu fatto decidere liberamente se tornare a consolare e rinsaldare i primi credenti oppure rimanere in quello stato felicissimo senza privarsi di quanto le era stato elargito. La volontà delle tre Persone divine, benché sotto questa condizione, era incline per il loro affetto verso di lei a tenerla in tale abisso di gloria e a non rimandarla fra gli esuli discendenti di Eva. Da una parte sembra che ciò fosse richiesto dalla giustizia, poiché 1'umanità era già stata riscattata con la passione di Gesù ed ella aveva cooperato con ogni pienezza e perfezione. La morte non aveva più alcun diritto su di lei, non solo per come ne aveva provato i dolori al momento di quella del Redentore, ma anche perché non era mai stata debitrice né ad essa, né al demonio, né al peccato, per cui la legge stabilita per la posterità di Adamo non la riguardava. Il sommo sovrano desiderava che non decedesse quaggiù colei che non aveva commesso niente per meritarlo, e passasse con un altro transito dalla condizione di viatrice e mortale a quella di beata e immortale; del resto, poteva trasferirla facilmente dall'una all'altra anche lì.

2. Dalla parte opposta non c'era alcun motivo se non la carità ed umiltà della soavissima Signora, che la muovevano a soccorrere i suoi piccoli e a fare in modo che il nome dell'Altissimo fosse manifestato ed esaltato nella comunità edificata sul Vangelo. Ella aspirava inoltre a condurre molti a professare la fede con la sua sollecitazione e intercessione, e ad imitare i suoi figli e fratelli nel morire come loro, pur non dovendo pagare tale tributo perché non aveva colpe. Con la sua magnifica sapienza e mirabile prudenza ponderava quanto fosse più stimabile guadagnare la ricompensa e la corona che goderla per un po' di tempo, benché si trattasse del gaudio perenne. Questa avveduta modestia non rimase senza pronta remunerazione, perché l'Eterno rese noto a tutti gli abitanti della sua corte ciò che egli bramava e ciò che la Vergine sceglieva per il bene della Chiesa militante e il soccorso dei suoi membri. Tutti intesero quello che ora è giusto che sia appreso anche tra noi, cioè che, se il Padre amò tanto il mondo da dare il suo Unigenito per salvarlo, lo amò di nuovo tanto da dare anche sua figlia Maria, inviandola a piantare la Chiesa che Cristo, suo artefice, aveva fondato. A tal fine, lo stesso Figlio offrì la sua diletta Madre e lo Spirito Santo la sua dolcissima sposa. Questo beneficio ebbe poi un'altra qualità che lo portò al culmine: venne fatto successivamente alle ingiurie subite dal Maestro nei suoi tormenti e nella sua ignominiosa crocifissione, con la quale ne eravamo divenuti ancora più indegni. Oh, infinita benignità! Oh, sconfinata carità! Oh, come è chiaro che le molte acque dei nostri misfatti non ti possono spegnere!

3. Dopo aver trascorso in cielo tre giorni interi esultando in anima e corpo alla destra del Signore, essendo stato accettato il suo volere di rientrare a Gerusalemme la Regina partì con la benedizione della Trinità. L'Onnipotente ordinò ad un'innumerevole moltitudine di angeli di accompagnarla, eleggendone alcuni da ogni coro, soprattutto tra i supremi serafini, i più vicini a lui. La accolse subito una nube o sfera di luce abbagliante mossa da questi stessi, come preziosa lettiga o reliquiario: nella carne peritura il nostro pensiero non può comprendere lo splendore con cui ella faceva ritorno. Certamente nessun uomo l'avrebbe potuta scorgere in maniera naturale senza perdere la vita, per cui fu necessario che il suo fulgore fosse celato a quelli che la osservavano, finché non si fosse moderato. Solo a Giovanni fu concesso di contemplarla nel vigore e nell'abbondanza che ridondavano dalla gioia di cui aveva fatto esperienza. Si immagina senza difficoltà quale dovesse essere la sua maestà e bellezza nel venire giù dal trono divino, se si considera che Mosè aveva il volto tanto raggiante per aver conversato con Dio sul monte Sinai, dove aveva ricevuto i comandamenti, che gli israeliti non riuscivano a fissarvi lo sguardo. Non siamo neppure certi che egli abbia avuto la visione chiara di lui e, posto che ciò sia accaduto, essa non poté raggiungere neanche il minimo grado di quella della donna stessa che lo aveva generato.

4. La Principessa arrivò alla casa in cui dimorava, per sostituire Gesù tra i credenti. Era così traboccante delle elargizioni che aveva avuto per il suo compito da provocare ulteriore ammirazione negli esseri spirituali e nei santi, perché era un vivo ritratto del nostro Redentore. Scesa dalla nube di luce e senza essere ravvisata da quelli che erano lì, restò nel suo stato consueto, cessando di trovarsi anche altrove. Immediatamente, vero modello di umiltà, si abbassò al suolo e, stringendo la polvere, esclamò: «Immenso sovrano, sono un vile verme, so che sono stata formata dalla terra e che dal niente sono venuta all'esistenza per la vostra liberalissima misericordia. Riconosco che la vostra ineffabile bontà mi ha sollevato alla dignità di madre del vostro Unigenito, senza mio merito. Lodo ed esalto con tutto il cuore la vostra enorme generosità per tanti favori. In segno di gratitudine mi consegno per faticare ancora tra i mortali in tutto quello che mi chiederete, come fedele ancella vostra e dei figli del la Chiesa. Li affido alla vostra incommensurabile benevolenza e vi imploro di guardarli come Padre clementissimo, supplicandovi dal profondo del mio intimo. Presento per loro come sacrificio l'essermi privata della vostra gloria e del riposo in voi per servirli e l'avere scelto con tutta la volontà le tribolazioni, abbandonando il mio gaudio e la vostra visione chiara per esercitarmi in ciò che vi è tanto gradito».

5. I ministri che l'avevano scortata dall'empireo si licenziarono per risalirvi, felicitandosi nuovamente con il mondo perché la lasciavano ad abitare in esso. Avverto che, poiché nel nominarla non avevo usato molto frequentemente l'appellativo di Regina e signora degli angeli, mentre scrivevo questo essi mi invitarono a non dimenticarmi di farlo almeno in seguito, per la grande contentezza che ne deriva loro; per compiacerli, da adesso in poi la chiamerò spesso così. Riprendendo la Storia , nei primi tre giorni che passò nel cenacolo ella fu completamente astratta da ogni cosa materiale, godendo della ridondanza del giubilo e delle mirabili conseguenze di quanto le era stato dato. In quel momento fra tutti gli uomini solo l'Evangelista penetrò tale mistero, perché gli fu rivelato che la Vergine era ascesa con Cristo ed egli la distinse anche mentre tornava con lo splendore e le grazie con cui veniva per arricchire i devoti. Per la meraviglia, rimase per due giorni come intontito e fuori di sé; sapendo che era stata nelle altezze ambiva parlarle, eppure non osava.

6. Il discepolo prediletto combatté con se stesso tra gli stimoli dell'amore e le renitenze dell'umiltà per quasi un'intera giornata. Alla fine, vinto dall'affetto filiale, determinò di recarsi da lei, ma dopo essersi incamminato si trattenne dicendo: «Come avrò l'ardire di soddisfare la mia aspirazione senza essere informato di che cosa bramino l'Onnipotente e la mia Maestra? Il mio Salvatore, però, me l'ha donata come madre e con il titolo di figlio, di cui mi ha onorato, mi ha obbligato a darle ossequio. Dunque, mio ufficio è esserle soggetto e assisterla; le è ben noto il mio ardente anelito e non lo disprezzerà, ma, indulgente e benigna com'è, mi perdonerà. Orsù, voglio prostrarmi ai suoi piedi». Con queste riflessioni si decise ad entrare dove ella stava in orazione con gli altri. Appena ebbe posato gli occhi su di lei, sperimentò effetti simili a quelli che egli stesso e i suoi due compagni avevano provato sul Tabor quando sua Maestà si era trasfigurato davanti a loro; il fulgore del suo volto, infatti, era molto somigliante a quello che allora aveva contemplato in lui. Inoltre, poiché continuava ad avere in sé le specie della visione in cui l'aveva osservata discendere dal cielo, fu oppresso con maggiore forza nella sua debolezza naturale e cadde. A causa dello stupore e della gioia, per circa un'ora fu incapace di rialzarsi, venerando sentitamente colei che aveva generato il suo stesso Autore. Nessuno poté sorprendersi di ciò perché tutti, ad imitazione di Gesù e per l'esempio e l'esortazione di Maria beatissima, nel periodo in cui stettero in attesa dello Spirito trascorrevano buona parte del tempo della loro preghiera distesi a forma di croce.

7. Mentre il modesto e santo Apostolo stava in tale posizione, la compassionevole Principessa si accostò a lui e lo levò su dal suolo. Con la massima spontaneità gli si inginocchiò dinanzi e affermò: «Signore e figlio mio, siete già cosciente di essere restato al posto del mio Unigenito e mio capo per suggerirmi puntualmente come io mi debba comportare. Vi domando ancora di aver cura di farlo, per la consolazione che sento nell'essere sottomessa». Queste parole lo confusero e sconcertarono più di quello che aveva già conosciuto in lei. Le si inchinò un'altra volta davanti, offrendosi come suo servo e implorandola che in cambio ella gli desse ordini e lo dirigesse in tutto. La contesa durò per un po' finché, sconfitto dalia sua umiltà, si piegò al suo volere e stabilì di obbedirle comandandole, come ella desiderava; era per lui la scelta più sicura, e per noi un raro modello che rimprovera la nostra superbia e ci addestra a schiacciarla. Se confessiamo di essere figli di questa Madre e guida alla docilità, è doveroso e giusto che ricalchiamo le sue orme. A Giovanni le immagini dello stato in cui aveva visto la Regina degli angeli rimasero così impresse nell'intelletto e nelle facoltà interiori che vi stettero per sempre; egli fu subito preso da profonda ammirazione e poi nell'Apocalisse, particolarmente nel capitolo ventunesimo, espresse ciò che aveva compreso di lei in questa occasione.

 

Insegnamento della Regina del cielo

8. Carissima, ti ho già ripetuto spesso che ti devi distaccare dalla sfera terrena e che devi morire a te stessa, cioè a quanto hai di vizioso come appartenente alla progenie di Adamo, ammonendoti e istruendoti con gli insegnamenti che ti ho dettato nella prima e seconda parte della mia Storia. Ora, però, ti chiamo con nuova tenerezza di premurosa e pietosa madre e ti invito da parte di Cristo, mia e dei suoi ministri superni, che anch'essi ti sono molto affezionati, a scordarti di tutto il resto e a sollevarti ad un'esistenza più elevata e prossima alla felicità eterna. Allontanandoti completamente da Babilonia, dai tuoi nemici e dalle fallaci vanità con le quali ti assediano, devi avvicinarti alla Gerusalemme celeste ed abitare nei suoi atri, dedicandoti interamente alla mia vera e irreprensibile emulazione. In questo modo, con l'ausilio divino, giungerai all'intima unione con il mio Signore e tuo fedelissimo sposo. Ascolta la mia voce con lieta devozione e sollecitudine, seguimi con ardore, migliora la tua vita conformandola alla mia, che stai raccontando, e fissa l'attenzione su ciò che io feci dopo essere tornata nel mondo dalla destra del mio diletto. Medita a fondo e con tutto l'impegno i miei atti, così che, nella misura della grazia che ti sarà data, tu possa copiare nella tua anima quello che intenderai e narrerai. Se la tua negligenza non se ne renderà immeritevole, non ti verrà meno il favore di Dio, perché egli non lo nega a chiunque dal canto suo fa quanto può e ne ha bisogno per dargli compiacimento. Dilata gli spazi del tuo cuore, infervora la tua volontà, purifica la tua mente e distogliti da ogni pensiero rivolto alle realtà visibili, affinché nessuna di esse ti ostacoli o ti obblighi a commettere neppure una lieve colpa o una mancanza, e l'Onnipotente possa depositare in te la sua occulta sapienza, trovandoti pronta ad operare con solerzia con essa tutto quello che sarà più gradito ai nostri occhi e che noi ti annunceremo.

9. Da adesso la tua deve essere come la vita di chi la riceve risorta, dopo essere morto alla precedente. Colui che accoglie questo beneficio rinasce trasformato e quasi straniero a ciò che antecedentemente amava, con altri aneliti e qualità mutate, e si regola in tutto diversamente; appunto in tale maniera, ed anzi con più perfezione, voglio che tu sia rinnovata, perché devi vivere come se per la prima volta partecipassi delle doti dell'anima, per quanto potrai con la forza dell'Altissimo, che agirà in te. Per conseguire questi effetti assolutamente sublimi, è però necessario che tu ti aiuti e ti disponga restando libera e come una tela assolutamente liscia, dove egli con il suo dito possa scrivere e disegnare come sulla morbida cera, imprimendovi senza incontrare resistenza il sigillo delle mie virtù. Sua Maestà chiede che tu sia nella sua mano vigorosa simile a uno strumento per compiere il suo santo volere; devi comportarti come fa esso, che non si oppone all'artefice e, se ha possibilità di arbitrio, la usa solo per lasciarsi muovere. Su dunque, vieni, vieni dove ti attiro. Considera che, se sempre è cosa naturale al Padre delle misericordie, che è il sommo bene, comunicarsi alle sue creature e soccorrerle, nel secolo presente egli intende manifestare maggiormente la sua grande clemenza verso gli uomini, perché il loro tempo volge al termine e sono pochi quelli che si preparano ad accogliere i doni del suo braccio. Tu non perdere un'occasione così propizia: corri dietro i miei passi e non rattristare lo Spirito trattenendoti quando ti invito a tale letizia, con affetto materno e con esortazioni tanto eccelse.


Giugno 1941

Beata Edvige Carboni

Una sera, mentre facevo orazione, fui rapita in spirito; mi si presentò Don Bosco e mi disse: Figliuola, se sapessi quanto soffrii io quend'ero nel mondo! La mia vita fu un martirio.

Tu ora, se soffri, ricordati che ti sei offerta vittima per la liberazione dei poveri Russi dal bolscevismo, accanito nemico di Dio.

Figlia, prega, prega che presto il Crocifisso entri nella Russia.

Una sera, mentre facevo orazione, mi si presentò la Mamma Celeste, Maria Ausiliatrice, e mi disse: La tua zia è in Purgatorio perché tralasciava molte volte la S. Messa nei giorni festivi. Sta tranquilla, penserò io per il tuo avvenire.

Una sera mi si presentò S. Teresa del Bambino Gesù, e sopra il mio letto sparse moltissime foglie (di) rosa, (e) subito sparì.

Una sera, mentre facevo orazione, mi si presentò la Vergine Ausiliatrice col Bambino nel braccio; mi sorrise tutta affettuosa.

Una mattina pregavo per un mio cugino sofferente di mal di testa; dicevo a Gesù: Guariscilo, è un tuo ministro Salesiano. Se non ha salute non può lavorare nella tua vigna; deve partire missionario, e come fa col mal di testa? Guariscilo, Gesù! Tu sai che non vuol prendere medicine.

E Gesù rispose: Figlia, sappi che le piante, ce ne sono tante che (se) non sono innaffiate, si seccano; e così tuo cugino, se non prende le medicine, si può seccare più e più nella salute.

lo posso farlo guarire in un momento, ma per certe anime sante, mie predilette, permetto che rimangano deboli, per poi farne dei miei prediletti.

Una volta fui portata in Paradiso, e vidi due troni.

Chiesi: Chi ci sta in questi troni? Non vedo nessuno. E l'angelo mi disse: Uno di questi sarà per te, e l'altro per tua sorella, però se perseverete nella santa purità, di amore di Dio e del prossimo.