Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

All'anima che ama nulla sembra impossibile. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Settimana Santa - Lunedì Santo

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 25

1Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge;3le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio;4le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi.5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.6A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro!7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade.8E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono.9Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.10Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici!12Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni.15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque.17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due.18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque.21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due.23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso;25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso;27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

31Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.32E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri,33e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra.34Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.35Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.37Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?38Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti?40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.41Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli.42Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere;43ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.44Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?45Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.46E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna".


Giosuè 15

1La porzione che toccò in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie, si trova ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il Negheb, all'estremo sud.2Il loro confine a mezzogiorno cominciava alla parte estrema del Mar Morto, dalla punta rivolta verso mezzodì,3poi procedeva a sud della salita di Akrabbim, passava per Sin e risaliva a sud di Kades-Barnea; passava poi da Chezron, saliva ad Addar e girava verso Karkaa;4passava poi da Azmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva capo al mare. Questo sarà il vostro confine meridionale.5A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di mare presso la foce del Giordano,6saliva a Bet-Ogla e passava a nord di Bet-Araba e saliva alla Pietra di Bocan, figlio di Ruben.7Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acor e, a nord, girava verso le curve, che sono di fronte alla salita di Adummin, a mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva capo a En-Roghel.8Saliva poi la valle di Ben-Innom a sud del fianco dei Gebusei, cioè di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che domina la valle di Innom ad ovest ed è alla estremità della pianura dei Refaim, al nord.9Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte delle Acque di Neftoach e usciva al monte Efron; piegava poi verso Baala, che è Kiriat-Iearim.10Indi il confine girava da Baala, ad occidente, verso il monte Seir, passava sul pendio settentrionale del monte Iearim, cioè Chesalon, scendeva a Bet-Semes e passava a Timna.11Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron, quindi piegava verso Siccaron, passava per il monte Baala, raggiungeva Iabneel e terminava al mare.12La frontiera occidentale era il Mar Mediterraneo. Questo era da tutti i lati il confine dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
13A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron.14Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak.15Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir. Si chiamava Debir Kiriat-Sefer.16Disse allora Caleb: "A chi colpirà Kiriat-Sefer e se ne impadronirà, io darò in moglie Acsa, mia figlia".17Se ne impadronì Otniel, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui diede in moglie sua figlia Acsa.18Quand'essa arrivò presso il marito, questi la persuase a chiedere un campo al padre. Allora essa smontò dall'asino e Caleb le disse: "Che fai?".19Gli disse: "Concedimi un favore. Poiché tu mi hai dato il paese del Negheb, dammi anche alcune sorgenti d'acqua". Le diede allora la sorgente superiore e la sorgente inferiore.20Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo le loro famiglie.
21Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur,22Kina, Dimona, Arara,23Kedes, Cazor-Itnan,24Zif, Telem, Bealot,25Caroz-Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor,26Amam, Sema, Molada,27Cazar-Gadda, Esmon, Bet-Pelet,28Cazar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze,29Baala, Iim, Ezem,30Eltolad, Chesil, Corma,31Ziklag, Madmanna, Sansanna,32Lebaot, Silchim, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro villaggi.
33Nella Sefela: Estaol, Sorea, Asna,34Zanoach, En-Gannim, Tappuach, Enam,35Iarmut, Adullam, Soco, Azeka,36Saaraim, Aditaim, Ghedera e Ghederotaim: quattordici città e i loro villaggi;37Senan, Cadasa, Migdal-Gad,38Dilean, Mizpe, Iokteel,39Lachis, Boskat, Eglon,40Cabbon, Lacmas, Chitlis,41Ghederot, Bet-Dagon, Naama e Makkeda: sedici città e i loro villaggi;42Libna, Eter, Asan,43Iftach, Asna, Nesib,44Keila, Aczib e Maresa: nove città e i loro villaggi;45Ekron, le città del suo territorio e i suoi villaggi;46da Ekron fino al mare, tutte le città vicine a Asdod e i loro villaggi;47Asdod, le città del suo territorio e i suoi villaggi; Gaza, le città del suo territorio e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e al Mar Mediterraneo, che serve di confine.
48Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco,49Danna, Kiriat-Sanna, cioè Debir,50Anab, Estemoa, Anim,51Gosen, Olon e Ghilo: undici città e i loro villaggi.52Arab, Duma, Esean,53Ianum, Bet-Tappuach, Afeka,54Umta, Kiriat-Arba, cioè Ebron e Sior: nove città e i loro villaggi.55Maon, Carmelo, Zif, Iutta,56Izreel, Iokdeam, Zanoach,57Kain, Ghibea e Timna: dieci città e i loro villaggi.58Calcul, Bet-Sur, Ghedor,59Maarat, Bet-Anot e Eltekon: sei città e i loro villaggi. Tekoa, Efrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallim, Beter, Manak: undici città e i loro villaggi.60Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearim, e Rabba: due città e i loro villaggi.
61Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secaca,62Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi.
63Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi.


Siracide 30

1Chi ama il proprio figlio usa spesso la frusta,
per gioire di lui alla fine.
2Chi corregge il proprio figlio ne trarrà vantaggio
e se ne potrà vantare con i suoi conoscenti.
3Chi ammaestra il proprio figlio renderà geloso il
nemico,
mentre davanti agli amici potrà gioire.
4Muore il padre? È come se non morisse,
perché lascia un suo simile dopo di sé.
5Durante la vita egli gioiva nel contemplarlo,
in punto di morte non prova dolore.
6Di fronte ai nemici lascia un vendicatore,
per gli amici uno che sa ricompensarli.
7Chi accarezza un figlio ne fascerà poi le ferite,
a ogni grido il suo cuore sarà sconvolto.
8Un cavallo non domato diventa restio,
un figlio lasciato a se stesso diventa sventato.
9Coccola il figlio ed egli ti incuterà spavento,
scherza con lui, ti procurerà dispiaceri.
10Non ridere con lui per non doverti con lui rattristare,
che non debba digrignare i denti alla fine.
11Non concedergli libertà in gioventù,
non prendere alla leggera i suoi difetti.
12Piegagli il collo in gioventù
e battigli le costole finché è fanciullo,
perché poi intestardito non ti disobbedisca
e tu ne abbia un profondo dolore.
13Educa tuo figlio e prenditi cura di lui,
così non dovrai affrontare la sua insolenza.

14Meglio un povero di aspetto sano e forte
che un ricco malato nel suo corpo.
15Salute e vigore valgono più di tutto l'oro,
un corpo robusto più di un'immensa fortuna.
16Non c'è ricchezza migliore della salute del corpo
e non c'è contentezza al di sopra della gioia del cuore.
17Meglio la morte che una vita amara,
il riposo eterno che una malattia cronica.
18Leccornie versate su una bocca chiusa
tali le offerte cibarie poste su una tomba.
19A che serve all'idolo l'offerta di frutti?
Esso non mangia né sente il profumo;
così è il perseguitato dal Signore.
20Osserva con gli occhi e sospira,
come un eunuco che abbraccia una vergine e sospira.

21Non abbandonarti alla tristezza,
non tormentarti con i tuoi pensieri.
22La gioia del cuore è vita per l'uomo,
l'allegria di un uomo è lunga vita.
23Distrai la tua anima, consola il tuo cuore,
tieni lontana la malinconia.
La malinconia ha rovinato molti,
da essa non si ricava nulla di buono.
24Gelosia e ira accorciano i giorni,
la preoccupazione anticipa la vecchiaia.
25Un cuore sereno è anche felice davanti ai cibi,
quello che mangia egli gusta.


Salmi 46

1'Al maestro del coro. Dei figli di Core.'
'Su "Le vergini...". Canto.'

2Dio è per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce.
3Perciò non temiamo se trema la terra,
se crollano i monti nel fondo del mare.
4Fremano, si gonfino le sue acque,
tremino i monti per i suoi flutti.

5Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio,
la santa dimora dell'Altissimo.
6Dio sta in essa: non potrà vacillare;
la soccorrerà Dio, prima del mattino.
7Fremettero le genti, i regni si scossero;
egli tuonò, si sgretolò la terra.

8Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
9Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto portenti sulla terra.

10Farà cessare le guerre sino ai confini della terra,
romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà con il fuoco gli scudi.
11Fermatevi e sappiate che io sono Dio,
eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.

12Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.


Isaia 23

1Oracolo su Tiro.

Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio!
Mentre tornavano dal paese dei Kittim,
ne fu data loro notizia.
2Ammutolite, abitanti della costa,
mercanti di Sidòne,
i cui agenti attraversavano
3grandi acque.
Il frumento del Nilo, il raccolto del fiume
era la sua ricchezza; era il mercato dei popoli.
4Vergognati, Sidòne,
perché ha parlato il mare, la fortezza marinara, dicendo:
"Io non ho avuto doglie, non ho partorito,
non ho allevato giovani,
non ho fatto crescere ragazze".
5Appena si saprà in Egitto,
saranno addolorati per la notizia di Tiro.
6Passate in Tarsis, fate il lamento, abitanti della costa.
7È questa la vostra città gaudente,
le cui origini risalgono a un'antichità remota,
i cui piedi la portavano lontano
per fissarvi dimore?
8Chi ha deciso questo
contro Tiro l'incoronata,
i cui mercanti erano principi,
i cui trafficanti erano i più nobili della terra?
9Il Signore degli eserciti lo ha deciso
per svergognare l'orgoglio
di tutto il suo fasto,
per umiliare i più nobili sulla terra.
10Coltiva la tua terra come il Nilo, figlia di Tarsis;
il porto non esiste più.
11Ha steso la mano verso il mare,
ha sconvolto i regni,
il Signore ha decretato per Canaan
di abbattere le sue fortezze.
12Egli ha detto: "Non continuerai a far baldoria,
tu duramente oppressa, vergine figlia di Sidòne.
Alzati, va' pure dai Kittim;
neppure là ci sarà pace per te".

13Ecco il paese da lui fondato per marinai, che ne avevano innalzato le torri; ne han demoliti i palazzi: egli l'ha ridotto a un cumulo di rovine.

14Fate il lamento, navi di Tarsis,
perché è stato distrutto il vostro rifugio.

15In quel giorno Tiro sarà dimenticata per settant'anni, quanti sono gli anni di un re. Alla fine dei settanta anni a Tiro si applicherà la canzone della prostituta:

16"Prendi la cetra,gira per la città, prostituta dimenticata;
suona con abilità,
moltiplica i canti,
perché qualcuno si ricordi di te".

17Ma alla fine dei settant'anni il Signore visiterà Tiro, che ritornerà ai suoi guadagni; essa trescherà con tutti i regni del mondo sulla terra.18Il suo salario e il suo guadagno saranno sacri al Signore. Non sarà ammassato né custodito il suo salario, ma andrà a coloro che abitano presso il Signore, perché possano nutrirsi in abbondanza e vestirsi con decoro.


Prima lettera di Giovanni 1

1Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita2(poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi),3quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo.4Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta.

5Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre.6Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità.7Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.

8Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.9Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa.10Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.


Capitolo XIX: La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza

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1. Che è quello che vai dicendo, o figlio? Cessa il tuo lamento, tenendo presenti le sofferenze mie e quelle degli altri santi. "Non hai resistito ancora fino al sangue" (Eb 12,4). Ciò che tu soffri è poca cosa, se ti metti a confronto con coloro che patirono tanto gravemente: così fortemente tentati, così pesantemente tribolati, provati in vari modi e messi a dura prova. Occorre dunque che tu rammenti le sofferenze più gravi degli altri, per imparare a sopportare le tue, piccole. Che se piccole non ti sembrano, vedi se anche questo non dipenda dalla tua incapacità di sopportazione. Comunque, siano piccoli o grandi questi mali, fa' in modo di sopportare tutto pazientemente. Il tuo agire sarà tanto più saggio, e tanto più grande sarà il tuo merito, quanto meglio ti sarai disposto al patire; anzi lo troverai anche più lieve, se, intimamente e praticamente, sarai pronto e sollecito. E non dire: questo non lo posso sopportare; non devo tollerare cose simili da una tale persona, che mi fa del male assai, e mi rimprovera cose che non avevo neppure pensato; da un altro, non da lui, le tollererei di buon grado, e riterrei giusto doverle sopportare. E' una stoltezza un simile ragionamento. Esso non tiene conto della virtù della pazienza, né di colui a cui spetta di premiarla; ma tiene conto piuttosto delle persone e delle offese ricevute. Vero paziente non è colui che vuole sopportare soltanto quel che gli sarà sembrato giusto, e da chi gli sarà piaciuto. Vero paziente, invece, è colui che non guarda da quale persona egli venga messo alla prova: se dal superiore, oppure da un suo pari, o da un inferiore; se da un uomo buono o santo, oppure da un malvagio, o da persona che non merita nulla. Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.  

2. Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.


DISCORSO 81 SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 18, 7-9 OVE SIAMO AMMONITI AD EVITARE GLI SCANDALI

Discorsi - Sant'Agostino

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Come difenderci contro gli scandali.

1. Le letture della parola di Dio che abbiamo ascoltato poco fa quando venivano lette, ci ammoniscono di premunirci contro gli scandali, che sono stati predetti, con la forza delle virtù e di armarci di coraggio cristiano ricorrendo alla misericordia del Signore. Che cosa è infatti l'uomo - dice la Scrittura - se non che ti ricordi di lui? 1. Guai al mondo a causa degli scandali 2, dice il Signore, lo dice la Verità: ci spaventa e ci ammonisce; vuol che noi non siamo incauti; d'altra parte non ci ha resi certamente privi d'ogni speranza. Contro questo "Guai", cioè contro questo male terribile, tremendo, da evitare, ci consola, ci esorta e ci fortifica la Scrittura nel passo ove è detto: Molta pace per quelli che amano la tua legge e non v'è scandalo per essi 3. Fa vedere il nemico da cui guardarsi, ma non cessa di far vedere il muro di difesa. Sentendo: Guai al mondo a causa degli scandali, pensavi dove saresti potuto andare fuori del mondo, per non subire gli scandali. Per guardarti dunque dagli scandali, dove andrai fuori del mondo se non ti rifugerai presso Colui che ha creato il mondo? In qual modo però potremo rifugiarci presso Colui che ha creato il mondo, se non ascolteremo la sua legge, che viene predicata dappertutto? Ma non basta che l'ascoltiamo, se non l'amiamo. Quando infatti la Scrittura ti rassicura contro gli scandali non dice: "Molta pace per quelli che ascoltano la tua legge". Poiché davanti a Dio sono giusti non già coloro che ascoltano la legge, ma saranno dichiarati giusti coloro che la mettono in pratica 4, e la fede opera per mezzo della carità 5. Molta pace - è detto - per coloro che amano la tua legge e non c'è scandalo per essi. Si accorda con questa affermazione anche ciò che abbiamo cantato, ascoltando e rispondendo in coro: Ma i mansueti possederanno in eredità la terra e godranno dell'abbondanza della pace 6. Poiché: Molta pace per coloro che amano la tua legge. In effetti sono mansueti coloro che amano la legge di Dio. Beato infatti è l'uomo che tu, Signore, ammaestri e al quale insegni la tua legge, per renderlo mite nei giorni cattivi, fino a quando si scavi la fossa al peccatore 7. Quanto paiono diverse certe espressioni della Scrittura mentre confluiscono e convergono a formare un unico senso, sicché anche tu, riguardo a tutto ciò che potrai udire scaturito da quella sorgente abbondantissima, puoi prestargli fede e andare d'accordo quale amico della verità, colmo di pace, fervente d'amore, al riparo dagli scandali.

I mansueti nell'afflizione sono al sicuro contro gli scandali.

2. Ci siamo dunque prefissi di vedere, o cercare o studiare in qual modo noi dobbiamo essere miti, e dalle espressioni della Scrittura che ho ricordato siamo ammoniti a trovare ciò che cerchiamo. La Carità vostra stia un po' attenta; si tratta d'un affare importante, quello d'essere miti, una condizione necessaria nelle avversità. Le avversità di questo mondo infatti non si chiamano scandali: quali sono dunque gli scandali? State bene a sentire. Un tale per esempio si trova in qualche necessità ed è oppresso dall'afflizione. L'essere angustiato da una tribolazione non è uno scandalo. Anche i martiri furono oppressi, ma non soffocati dalla tribolazione. Devi guardarti dallo scandalo, ma non tanto dall'afflizione. La tribolazione ti accascia, ma lo scandalo ti schiaccia. Che differenza c'è dunque tra la tribolazione e lo scandalo? Nella tribolazione procuravi di conservare la pazienza, mantenere la costanza, non abbandonare la fede, non acconsentire al peccato. Se osservi o osserverai queste condizioni, la tribolazione non sarà per te una rovina spirituale, ma avrà l'effetto che ha la pigiatura nel frantoio, non di schiacciare le olive ma di far colare l'olio. Se dunque in questa tribolazione loderai Dio, quanto sarà utile il torchio mediante il quale sgorga da te il liquido? Si trovavano nell'afflizione gli Apostoli legati con catene, ma in quella tribolazione cantavano inni a Dio. Che cosa veniva pigiato? Che cosa usciva purificato? Giobbe sedeva su un letamaio sottoposto a una gran sofferenza, ridotto alla povertà, senza mezzi, senza beni, senza figli, ma pieno di vermi; tale era la condizione relativa alla parte esterna dell'uomo. Ma poiché nell'interno era pieno di Dio, lodava Dio e quella sofferenza non era per lui uno scandalo. Quando arrivò dunque lo scandalo? Quando andò da lui la moglie e gli disse: Maledici Dio e muori 8. Dopo essergli stato tolto tutto dal diavolo, a quest'uomo travagliato era stata lasciata solo Eva, non per consolare ma per tentare il marito. Ecco dov'è lo scandalo. Ingrandì le sventure del marito accumulando anche le proprie con quelle di lui e cominciò a persuaderlo di bestemmiare. Egli invece era mite, poiché Dio lo aveva istruito con la sua legge e lo aveva reso mite nei giorni cattivi e perciò godeva molta pace nel suo cuore in quanto amava la legge di Dio e non era per lui di scandalo. Lo scandalo era la moglie, ma non lo era per lui. Vedi dunque l'uomo mite, istruito nella legge di Dio, ripeto: nella legge eterna di Dio. Poiché la legge scritta sulle Tavole e data ai giudei non c'era ancora ai tempi di Giobbe ma rimaneva ancora nel cuore dei servi fedeli di Dio la legge eterna in base alla quale fu scritta quella data al popolo ebraico. Poiché dunque era stato reso mite dalla legge di Dio per i giorni cattivi, ed aveva molta pace perché amava la legge di Dio, vedi quanto è mite, che cosa risponde alla moglie. Di qui impara ciò che mi sono prefisso di mostrare, chi cioè sono i mansueti: Hai parlato - disse - come una stolta! Se abbiamo ricevuto il bene dalle mani del Signore, non dobbiamo sopportare il male? 9.

Chi sono i miti.

3. Abbiamo udito attraverso un esempio chi sono i miti; cerchiamo adesso di darne una definizione, se ci è possibile. I miti sono coloro ai quali, riguardo a tutte le azioni buone e a tutto ciò che fanno di bene, non piace se non Dio, mentre per tutto quel che soffrono di male non dispiace Dio. Orsù, fratelli, badate a questa regola, a questa norma, facciamo ogni sforzo per arrivare ad attuarla, cerchiamo di progredire spiritualmente per adempierla perfettamente. Che ci giova infatti piantare e innaffiare, se Dio non farà crescere? Non è nulla né chi pianta né chi irriga, ma Dio che fa crescere 10. Ascolta, tu che vuoi essere mite, che vuoi essere reso mite per i giorni cattivi, tu che ami la legge di Dio, affinché non sia in te scandalo ma molta pace perché tu possieda la terra e goda dell'abbondanza della pace; ascolta tu che vuoi essere mite. Qualunque bene tu faccia, non devi piacere a te stesso, poiché Dio resiste ai superbi ma dà la grazia agli umili 11. Qualsiasi bene dunque tu faccia, ti piaccia solo Dio; per qualsiasi male tu soffra, non ti dispiaccia Dio. Che dire di più? Fa' questo e vivrai 12. Non ti lascerai abbattere dai giorni cattivi e sfuggirai alla minaccia della Scrittura: Guai al mondo a causa degli scandali 13. A quale mondo: Guai a causa degli scandali, se non a quello del quale è detto: Ma il mondo non lo ha conosciuto 14? Non a quello del quale è detto: Dio riconciliava con sé il mondo per mezzo di Cristo 15. C'è dunque un mondo cattivo e un mondo buono: il mondo cattivo sono tutti i cattivi nel mondo e il mondo buono tutti i buoni nel mondo. Qualcosa di simile ci presenta spesso un campo quando lo osserviamo. Questo campo è pieno: di quali frutti? Di grano. Così pure diciamo - e diciamo la verità -: "Questo campo è pieno di paglia". Ecco un albero: è carico di frutti. Un altro dice: "È pieno di foglie". Dice la verità sia chi dice: "È carico di frutti", sia l'altro che dice: "È pieno di foglie". Ma l'abbondanza delle foglie non esclude la presenza dei frutti, né l'abbondanza dei frutti esclude la gran quantità delle foglie. L'albero è pieno degli uni e delle altre, ma queste son portate via dal vento, quelli sono raccolti dall'agricoltore. Così dunque allorché senti: Guai al mondo a causa degli scandali, non aver paura, ma ama la legge di Dio, e non ti sarà di scandalo.

Lo scandalo proveniente dagli occhi, dalle mani, dai piedi.

4. Ora, viene tua moglie e ti spinge a fare un non so che di male. Tu l'ami come dev'essere amata la moglie: è un tuo membro. Ma se il tuo occhio, la tua mano e il tuo piede ti scandalizzano - come hai sentito dal Vangelo - tagliali e gettali via 16. Chiunque ti è caro, chiunque è assai stimato da te, tienilo per grande, tienilo come tuo membro amato fino a quando non comincerà a scandalizzarti, cioè a spingerti a commettere qualche male. State a sentire: questo è lo scandalo. Abbiamo posto in risalto l'esempio di Giobbe e di sua moglie ma in esso non è menzionato lo scandalo. Ascolta il Vangelo: Quando il Signore parlò agli Apostoli della sua imminente passione, Pietro prese a esortarlo di evitarla, ma il Signore: Va' indietro, Satana - gli rispose - tu mi sei di scandalo 17. In una parola il Signore, che ti ha dato l'esempio di come vivere, non solo ti ha insegnato che cos'è lo scandalo ma anche in qual modo si deve evitarlo. Poco prima aveva detto a Pietro: Beato sei tu, Simone, figlio di Giovanni 18, mostrando così ch'era un suo membro. Ma quando cominciò a essere di scandalo, Cristo tagliò quel membro..., lo fece tornare com'era prima e lo ristabilì come suo membro. Sarà dunque per te uno scandalo chi prende l'iniziativa di persuaderti a fare qualcosa di male. Noti bene però la Carità vostra: lo scandalo non si fa per lo più per malevolenza, ma per una malintesa benevolenza. Ti vede un tuo amico che ti vuol bene e che da te è a sua volta amato, o tuo padre, tuo fratello, tuo figlio, tua moglie: ti vede nel male e ti vuol rendere cattivo. Che vuol dire: "Ti vede nel male"? Ti vede in qualche sofferenza. Tu subisci forse una tale sofferenza per mantenerti nella rettitudine; forse sei angustiato perché non vuoi dire una falsa testimonianza. Dico ciò a mo' d'esempio. Ma di esempi ce ne sono a centinaia, poiché: Guai al mondo a causa degli scandali. Ecco, per esempio, un potente: per giustificare un suo furto o una sua rapina, ti chiede il favore di rendergli una falsa testimonianza. Tu rifiuti, respingi il falso per non negare la verità. Per non dilungarmi, quello s'adira, è potente, ti fa pressioni; ti si accosta un amico che non vuole che tu sia nell'angustia, che tu sia nel male. "Ti prego, fa' ciò che ti si dice, che t'importa?". Ti dirà quindi, forse, come disse anche Satana al Signore: Sta scritto a proposito di te: Dio ha dato ordine ai suoi angeli nei tuoi riguardi, perché tu non inciampi in alcuna pietra 19. Forse anche cotesto tuo amico, poiché vede che sei cristiano, vorrà convincerti con la Legge a compiere ciò che crede tu debba fare. "Fa' ciò ch'essa dice". Che cosa? "Ciò che quello vuole". "Ma è una bugia, è una falsità!". "Ma non hai letto: Ogni uomo è bugiardo 20?". Questo è già scandalo. È un amico. Che farai? È un occhio, è una mano. Tagliali e gettali lontano da te. Che vuol dire: Tagliali e gettali lontano da te? "Non dargli retta". Questo significa: Tagliali e gettali lontano da te, non dargli retta. In effetti le nostre membra formano un'unità; vivono, sono legate insieme nel nostro corpo in virtù del loro accordo. Dov'è il disaccordo, lì c'è morte o ferita. È dunque un tuo membro: devi amarlo. Ma se ti scandalizza, taglialo e gettalo via da te. Non dargli retta, allontanalo dalle tue orecchie, forse tornerà corretto.

La bugia, vietata dalla legge divina.

5. In qual modo farai ciò che ti dico? taglierai via e getterai lontano l'amico e forse in questo modo lo potrai correggere? Come lo farai? Rispondi. L'amico ti voleva convincere a dire una bugia servendosi delle parole della Legge. Egli forse ti ha detto: "Di'", ma forse non ha osato dirti: "Di' una bugia", ma "Di' quello che vuole lui". Tu dici: "Ma è una bugia", ed egli, per scusarsi, Ogni uomo è bugiardo 21. Ma tu al contrario: "Fratello: La bocca che mentisce, uccide l'anima 22". Bada bene, non è una cosa di poca importanza la massima che hai udita: La bocca che mentisce uccide l'anima. Che mi può fare questo nemico potente, che mi mette alle strette, perché tu hai pietà di me e commiseri la condizione in cui mi trovo e desideri ch'io non stia nel male mentre desideri ch'io sia cattivo? Che può farmi questo potente? Che cosa può opprimere? Solo la carne. "Il corpo solo - tu dici - egli può opprimere", ma io dico: "Lo può anche sopprimere". "Quanto più umanamente agirà quello con me se dirò il falso? Quello ucciderà la mia carne; io invece ucciderò l'anima mia. Il potente adirato ucciderà il corpo, ma la bocca che mentisce uccide l'anima. Uno può uccidere il corpo: anche se non venisse ucciso, è destinato a morire; l'anima al contrario se non l'uccide l'iniquità, sarà accolta in eterno dalla verità. Conserva dunque ciò che puoi conservare, vada in perdizione ciò che un giorno è destinato a morire". Tu hai dato una risposta, e tuttavia non hai dato la soluzione riguardo alla frase: Ogni uomo è bugiardo. Rispondigli anche rispetto a ciò perché non abbia l'impressione di aver detto qualcosa d'importante per spingerti alla menzogna adducendo la citazione della Legge, incalzandoti con la Legge contro la Legge. Nella Legge infatti sta scritto: Non dire falsa testimonianza 23, ma anche nella Legge sta scritto: Ogni uomo è inganno. Considera ciò che ho ricordato poco prima quando ho dato, con le parole con cui sono stato capace, la definizione d'una persona mite. È mite colui al quale per tutto il bene che fa non piace se non Dio e per tutto il male che subisce non dispiace Dio. A chi dunque ti dice: "Mentisci" poiché sta scritto: Ogni uomo è menzognero, rispondi: "Io non mentisco, perché sta scritto: La bocca che mentisce, uccide l'anima. Non mentisco, perché sta scritto: Tu manderai in rovina tutti coloro che proferiscono menzogne 24. Non mentisco perché sta scritto: Non dire falsa testimonianza. Opprima pure con tormenti la mia carne colui al quale dispiaccio a causa della verità; io do ascolto al mio Signore che dice: Non temete coloro che uccidono il corpo 25".

Gli uomini che si comportino da uomini, ma da figli di Dio.

6. In che senso dunque ciascun uomo è menzognero? Non sei forse un uomo? Rispondi senza indugio e secondo la verità: "Volesse da uomini, ma il cielo ch'io non fossi un uomo per non essere menzognero!". Orbene, riflettete: Il Signore dal cielo ha volto lo sguardo sopra i figli degli uomini per vedere se ce n'è uno saggio e che ricerchi Dio. Tutti sono caduti e insieme sono divenuti inutili. Non c'è chi faccia del bene, non ce n'è neanche uno 26. Per qual motivo? Perché vollero essere figli di uomini. Dio però, per togliere da quest'iniquità i figli di uomini, per riscattarli, curarli, guarirli, mutarli, diede loro il potere di diventare suoi figli 27. Che c'è dunque di strano? Se eravate figli di uomini, eravate semplici uomini; eravate tutti uomini e quindi menzogneri, poiché ogni uomo è menzognero. Ma è giunta a voi la grazia di Dio e vi ha dato il potere di diventare figli di Dio. Sentite la voce del Padre mio che dice: Io ho detto: Voi siete dèi e tutti voi figli dell'Altissimo 28. Poiché gli uomini, se non sono figli dell'Altissimo, sono figli di uomini, sono bugiardi, poiché ogni uomo è bugiardo. Se invece sono figli di Dio, se cioè sono stati redenti per grazia del Salvatore, se comprati con il suo prezioso sangue, se rigenerati mediante l'acqua e lo Spirito Santo, se predestinati all'eredità del cielo, sono certamente figli di Dio e quindi già dèi. Che ha a che fare con te la bugia? In realtà Adamo era un semplice uomo, mentre Cristo è Uomo-Dio, Dio creatore d'ogni creatura. Adamo era solo uomo, Cristo invece è allo stesso tempo uomo e mediatore di Dio, Figlio unico del Padre, Dio-Uomo. Ecco, mentre tu, uomo, sei lontano da Dio, e Dio nell'alto dei cieli è lontano dall'uomo, si è posto nel mezzo il Dio-Uomo. Riconosci in questi il Cristo e per mezzo dell'uomo ascendi verso Dio.

Le calunnie dei pagani contro i cristiani.

7. Ebbene, ormai rimessi sulla retta via e, se abbiamo compiuto qualcosa, divenuti miti, manteniamo senza vacillare la speranza che professiamo 29. Cerchiamo di amare la legge di Dio per evitare la minaccia: Guai al mondo a causa degli scandali 30. E ora parliamo un po' degli scandali di cui è pieno il mondo, come siano frequenti e come abbondino le tribolazioni. Il mondo è devastato, è pigiato come l'uva nel torchio. Suvvia, cristiani, stirpe celeste, pellegrini su questa terra, che cercate la vostra città nel cielo, che desiderate d'essere uniti agli angeli santi, dovete capire d'essere venuti sulla terra per poi andarvene. Voi passate per il mondo mentre tendete verso Colui che ha creato il mondo. Non vi devono turbare coloro che amano il mondo, che vogliono rimanere nel mondo ma, volere o no, son costretti a uscirne; non v'ingannino, non vi seducano. Queste tribolazioni non sono scandali. Siate buoni ed esse saranno solo delle prove. Viene la tribolazione: essa sarà ciò che tu vorrai; o è una prova o è una condanna. Sarà tale quale ti troverà. La tribolazione è come il fuoco: se ti trova simile all'oro, ti porterà via le impurità; se invece ti troverà simile a paglia, ti ridurrà in cenere. Dunque, le tribolazioni che abbondano non sono scandali. Ma quali sono gli scandali? Sono le espressioni, le parole che ci vengono rivolte dai pagani: "Ecco che cosa ci combinano i tempi cristiani!" ecco quali sono gli scandali. Ti vien rivolta quest'accusa affinché tu, se ami il mondo, bestemmi Cristo. Ma ti parla così un tuo amico, un tuo consigliere e quindi un tuo occhio. Ti parla così un tuo servitore, un tuo aiutante e quindi una tua mano. Ti parla così forse chi ti sostenta, chi ti rialza dalla bassa condizione terrena ed è quindi un tuo piede. Tagliali via e gettali lontano da te. A questi individui di tal fatta, rispondi come rispondeva colui che veniva sollecitato a dire una falsa testimonianza. Rispondi anche tu, a chi ti dice: "Vedi quante sofferenze ci affliggono nei tempi cristiani e il mondo è devastato"; rispondi anche tu: "Tutto ciò me lo ha predetto Cristo prima che accadesse".

Predizione delle tribolazioni nel mondo che invecchia.

8. Ma perché ti turbi? Il tuo cuore si turba per le tribolazioni del mondo, come la barca dove Cristo stava dormendo 31. Ecco il motivo per cui, o uomo assennato, il tuo cuore si turba: ecco qual è il motivo. La barca in cui dorme Cristo è il cuore in cui dorme la fede. Che cosa infatti ti viene detto di nuovo, o cristiano, che cosa di nuovo ti si dice? "Nell'epoca cristiana il mondo è devastato, va in rovina". Non ti ha detto il tuo Signore: "Il mondo sarà devastato"? Non ti ha detto il tuo Signore: "Il mondo andrà in rovina"? Perché credevi ciò quando lo si preannunciava e ti turbi quando si avvera? Ebbene, la tempesta infuria contro il tuo cuore; cerca di evitare il naufragio, sveglia Cristo. [Chiedo a Dio] - dice l'Apostolo - che nei vostri cuori dimori Cristo per mezzo della fede 32. Per mezzo della fede abita in te Cristo. Quando v'è la fede, v'è Cristo; se la fede è sveglia, anche Cristo è sveglio; se la fede vien meno, Cristo dorme. Svegliati, scuotiti, di': Signore, stiamo per affondare! 33. Ecco che cosa ci rinfacciano i pagani e - quello ch'è più grave - i cattivi cristiani. Svegliati, o Signore, stiamo andando! La tua fede si ridesti e Cristo comincerà a parlarti: "Perché ti turbi? Tutte queste cose te le ho predette. Te le ho predette perché, quando fossero giunti i mali, tu sperassi i beni per non perderti d'animo a causa dei mali. Ti meravigli che il mondo va in rovina? Meravigliati che il mondo è invecchiato. È come un uomo: nasce, cresce, invecchia. Molti sono gli acciacchi nella vecchiaia: tosse, catarro, cisposità, ansietà, stanchezza. L'uomo dunque è invecchiato, è pieno d'acciacchi; è invecchiato il mondo, ch'è pieno di tribolazioni". Ti ha forse Dio concesso una piccola grazia, di mandarti cioè Cristo nella vecchiaia del mondo per rinnovare te quando tutto va in sfacelo? Non sai che ciò era prefigurato nel discendente di Abramo? Il discendente di Abramo - dice infatti l'Apostolo - ch'è Cristo. La Scrittura non dice: e ai suoi discendenti, come se si trattasse di motti, ma come se si trattasse di uno solo, dicendo: e al tuo discendente che è Cristo 34. Ad Abramo ormai vecchio nacque perciò un figlio perché appunto Cristo doveva venire nella vecchiaia dello stesso mondo. Venne quando tutto stava invecchiando e ti fece nuovo. La natura fatta, la natura creata, la natura destinata ad andare in rovina, già volgeva al suo tramonto. Era inevitabile che fosse colpita da molte sofferenze; Cristo non solo venne a consolare te tra le sofferenze, ma anche a prometterti il riposo per l'eternità. Non desiderare di restare attaccato a un mondo decrepito e non rifiutare di ringiovanire unito a Cristo, che ti dice: "Il mondo va in rovina, invecchia, si sfascia, respira affannosamente per la vecchiaia". Non temere, la tua gioventù si rinnoverà come quella dell'aquila 35.

Le accuse dei pagani ai cristiani per il sacco di Roma.

9. "Ecco - si dice - al tempo dei cristiani Roma va in rovina". Forse però Roma non è spacciata; forse è stata sottoposta a dure prove, ma non è stata tolta di mezzo; forse è stata castigata, ma non distrutta. Forse Roma non perirà, se non periranno i Romani. Non periranno, se loderanno Dio; ma periranno se lo bestemmieranno. Che cos'è infatti Roma se non i romani? Poiché non si tratta di pietre o di travature, di case popolari altissime e di mura grandiose. Ciò era stato fatto in modo che un giorno sarebbe andata in rovina. L'uomo, quando costruisce, pone una pietra sull'altra; ma l'uomo, quando distrugge, getta giù una pietra dopo l'altra. L'uomo fa e l'uomo distrugge. Si offende forse Roma perché si dice che cade? Non è Roma che si offende, ma forse il suo fondatore. Offendiamo forse il suo fondatore perché diciamo che va in rovina Roma fondata da Romolo? È destinato a rovinare il mondo creato da Dio. Ma non andrà in rovina né ciò che ha fatto l'uomo né ciò che ha fatto Dio, se non quando lo vorrà Dio. Poiché se non va in rovina un'opera dell'uomo senza il volere di Dio, quando mai potrà andare in rovina un'opera di Dio per il volere dell'uomo? Tuttavia Dio ha fatto per te il mondo destinato ad andare in rovina e perciò ti ha creato destinato a morire. Lo stesso uomo, gloria della città, lo stesso uomo che l'abita, che la guida, che la regola, è venuto sulla terra in modo che deve andarsene, è nato in modo che deve morire, è entrato nel mondo in modo da passare. Il cielo e la terra passeranno 36; che c'è dunque di strano se c'è una fine anche per una città? Forse la città non finirà ora ma un giorno finirà senz'altro. Ma perché mai Roma va in rovina durante i sacrifici dei cristiani? Perché mai sua madre Troia fu distrutta dal fuoco durante i sacrifici dei pagani? Gli dèi in cui i romani riponevano la loro speranza, proprio gli dèi romani, in cui i pagani di Roma riponevano le loro speranze, andarono via da Troia incendiata per fondare Roma. Gli stessi dèi romani erano prima dèi troiani. Troia fu incendiata ed Enea portò con sé gli dèi fuggiaschi; anzi, no, nella fuga portò con sé degli dèi balordi. Ciò risulta dal fatto che poterono essere portati da un fuggiasco mentre essi non poterono fuggire. Arrivato in Italia con quegli dèi Enea fondò Roma con gli dèi bugiardi. Sarebbe troppo lungo narrare per filo e per segno tutti gli altri avvenimenti; ricorderò tuttavia in breve ciò che riferiscono le loro opere letterarie. Uno storico a tutti noto così dice: La città di Roma, come so dalla tradizione, la fondarono e l'ebbero in dominio al principio i Troiani, i quali sotto la guida di Enea andavano errando come fuggiaschi in cerca d'una dimora fissa 37. Ebbene, avevano con loro gli dèi, fondarono Roma nel Lazio, vi posero, perché vi fossero adorati, gli dèi ch'erano adorati a Troia. Il loro poeta presenta Giunone adirata con Enea e con i Troiani che fuggivano e dice:.

Con le navi attraversa il mare Tirreno un popolo a me nemico,.

portando in Italia Ilio e i vinti Penati 38,.

cioè portando con sé in Italia gli dèi vinti. Orbene, quando gli dèi vinti erano portati in Italia, era un segno della potenza divina oppure un cattivo presagio? Amate dunque la legge di Dio e non ci potrà essere scandalo per voi. Vi preghiamo, vi scongiuriamo, vi esortiamo: siate mansueti, soffrite insieme a quelli che soffrono, sostenete i deboli 39, e in quest'occasione dell'afflusso di molti forestieri, di poveri, di sofferenti, sia più generosa la vostra ospitalità, siano più numerose le vostre opere buone. I cristiani mettano in pratica i comandi di Cristo, e i pagani saranno essi soli a ricevere danno dalle loro bestemmie.

 

1 - Sal 8, 5.

2 - Mt 18, 7.

3 - Sal 118, 165.

4 - Cf. Rm 2, 13.

5 - Cf. Gal 5, 6.

6 - Sal 36, 11.

7 - Sal 93, 12-13.

8 - Gb 2, 9.

9 - Gb 2, 10.

10 - 1 Cor 3, 7.

11 - Prv 3, 34 (sec. LXX); Gc 4, 6.

12 - Lc 10, 28.

13 - Mt 18, 7.

14 - Gv 1, 10.

15 - 2 Cor 5, 19.

16 - Mt 18, 8-9.

17 - Mt 16, 23.

18 - Mt 16, 17.

19 - Mt 4, 6.

20 - Sal 115, 11.

21 - Sal 115, 11.

22 - Sap 1, 10.

23 - Dt 5, 20.

24 - Sal 5, 7.

25 - Mt 10, 28.

26 - Sal 13, 2-3.

27 - Gv 1, 12.

28 - Sal 81, 6.

29 - Cf. Eb 10, 23.

30 - Mt 18, 7.

31 - Cf. Mt 8, 24.

32 - Ef 3, 17.

33 - Mt 8, 25; cf. Lc 8, 24.

34 - Gal 3, 16.

35 - Sal 102, 5.

36 - Mt 24, 35.

37 - SALLUST., Con. Catil. 6, 1.

38 - VERG., Aen. 1, 67-68.

39 - Cf. 1 Ts 5, 14.


22 - Maria santissima è incoronata Regina del cielo e di tutte le creature.

La mistica Città di Dio - Libro ottavo - Suor Maria d'Agreda

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775. Quando Gesù si accomiatò dai discepoli per anda­re verso la sua passione, li invitò a non permettere che i loro cuori si turbassero per le cose delle quali li aveva av­vertiti, perché nella casa di suo Padre, che è il paradiso, c'erano molti posti. Li rassicurò così che vi erano premi per tutti, nonostante la diversità delle opere buone e dei meriti, e che non dovevano rattristarsi perdendo la pace e la speranza nel vedere altri arricchiti di più grazie e più avanzati nella virtù, perché c'erano molte stanze e ognuno sarebbe stato contento di quella che gli sarebbe spettata, senza invidia alcuna, essendo questa una delle grandi for­tune della felicità perenne. Ho dichiarato che la Vergine fu collocata nel posto più alto, cioè sul trono della Trinità, e sovente ho usato questo termine per parlare di misteri tan­to sublimi, come fanno pure i santi e la stessa Scrittura. Benché non siano necessari ulteriori chiarimenti, per chi capisce meno spiego che l'Onnipotente, essendo purissimo spirito senza corpo ed insieme incommensurabile, im­menso e incomprensibile, non ha bisogno di un seggio ma­teriale, poiché riempie l'universo, è presente in ogni crea­tura e nessuna di esse lo racchiude, cinge o circonda, ma anzi è lui che le abbraccia tutte in se stesso. Gli eletti, inol­tre, non lo contemplano con gli occhi corporali, bensì con quelli dell'anima; però, siccome lo fissano in qualche pun­to preciso - secondo il nostro modo di intendere -, dicia­mo che sta sul suo trono regale, anche se contiene in sé la propria gloria e in sé la partecipa loro. Non nego co­munque che l'umanità di Cristo e sua Madre abbiano una sede più eminente rispetto agli altri, né che tra coloro che sono lassù in corpo e anima ci sia un ordine di maggiore o minore prossimità ad essi, ma non è qui opportuno espor­re in che maniera questo avvenga.

776. Chiamiamo trono del sommo sovrano quello dal quale egli si manifesta ai beati come principale causa del­la gloria, come Signore eterno, infinito, che non dipende da alcuno e dal cui volere tutti dipendono, e come re, giu­dice e dominatore di tutto ciò che esiste. Il Salvatore in quanto Dio ha tale dignità per essenza e in quanto uomo per l'unione ipostatica, per mezzo della quale essa fu co­municata alla sua umanità, e così sta nell'empireo come re, giudice e dominatore, e i santi, pur sorpassando in ec­cellenza ogni nostra immaginazione, sono come servi del­la sua inaccessibile maestà. Dopo di lui in grado inferiore ne gode colei che lo ha generato, in un altro modo inef­fabile e proporzionato a una semplice creatura che gli è vicinissima, stando incessantemente alla sua destra come regina e padrona di tutto ed estendendo il suo dominio fin dove arriva quello del suo medesimo Unigenito, sebbe­ne differentemente.

777. Posta Maria nel luogo per lei preparato, le tre Per­sone palesarono alla loro corte i suoi privilegi. Il Padre, co­me primo principio, affermò: «Ella fu prescelta come prima delle nostre delizie tra tutti. Non si è mai resa indegna del nome di figlia, che le demmo nella nostra mente divina, e quindi ha diritto al nostro regno, del quale deve essere ri­conosciuta legittima e singolare regina». Il Verbo incarnato continuò: «Alla mia vera Madre appartiene tutto quello che per me fu creato e redento, e deve essere suprema regina di tutto quello su cui io sono re». Lo Spirito aggiunse: «Per il titolo di mia sposa unica e diletta, al quale ha corrispo­sto con fedeltà, deve essere incoronata regina per sempre».

778. Dunque, posarono sul suo capo una corona di glo­ria di così nuovo splendore e valore che non se ne è mai vista né mai se ne vedrà una simile in una semplice crea­tura. Contemporaneamente, uscì una voce dal trono, che proclamava: «Carissima, il nostro regno è vostro. Voi sie­te superiora, Regina e signora dei serafini, degli angeli e di tutti gli esseri; procedete e regnate prosperamente su di essi, perché nel nostro concistoro vi investiamo di com­pleta autorità. Voi, piena di grazia al di sopra di ogni al­tro, vi siete umiliata nella vostra opinione di voi stessa si­no al posto più basso: ricevete ora quello più alto, che vi è dovuto, e abbiate parte alla nostra potestà su quanto ha fabbricato il nostro braccio onnipotente. Comanderete fi­no al centro della terra, terrete soggetto l'inferno, e tutti i suoi demoni ed abitanti vi temeranno come imperatrice as­soluta delle loro caverne. Governerete su tutti gli elemen­ti, saranno in vostro potere le virtù e gli effetti di tutte le cause, con la loro azione e conservazione, affinché voi di­sponiate degli influssi dei cieli, delle piogge, delle nubi e dei frutti del suolo: distribuite pure tutto secondo la vostra determinazione, poiché a questa starà attenta la nostra vo­lontà per compiere la vostra. Sarete Regina e signora di tutti i mortali per reggere e trattenere la morte e per pre­servare la loro vita. Sarete Regina e signora della Chiesa militante, sua protettrice, sua avvocata, sua madre e sua maestra. Sarete patrona speciale dei regni cattolici e, se es­si, gli altri credenti e tutti i discendenti di Adamo vi invo­cheranno di cuore, vi ossequieranno e vi legheranno a sé, voi porgerete loro il rimedio e li soccorrerete nei travagli e nelle necessità. Sarete amica, difesa e guida di tutti i ret­ti, nostri amici: li consolerete, conforterete e colmerete di beni, nella misura in cui vi vincoleranno con la loro de­vozione. Per tutto questo, vi designiamo depositaria delle nostre ricchezze e dispensatrice dei nostri tesori, metten­do nelle vostre mani gli aiuti e i favori della nostra bontà perché voi li ripartiate: niente vogliamo concedere al mon­do se non per mano vostra, e niente negargli di quello che voi gli concederete. Sulle vostre labbra sarà diffusa la gra­zia per ciò che stabilirete nel cielo e sulla terra, ovunque vi obbediranno gli angeli e gli uomini, giacché tutte le no­stre cose sono vostre come voi siete stata ininterrottamente nostra, e regnerete con noi in eterno».

779. Per eseguire tale decreto, l'Altissimo chiese a tutti coloro che dimoravano in paradiso di darle omaggio e di confessarla regina e signora. Questo racchiuse un altro mi­stero, poiché ebbe anche lo scopo di offrirle il compenso del culto che ella aveva prestato ai santi quando le erano ap­parsi nel tempo in cui era viatrice, benché fosse la donna che aveva concepito lo stesso Dio, e perfetta ed eccelsa più di tutti loro. Allora era conveniente che, dal momento che erano comprensori, per suo più grande merito manifestas­se umiltà innanzi ad essi, avendo sua Maestà fissato così; però, adesso che era entrata in possesso di quanto le spet­tava, era giusto che la onorassero e si dichiarassero inferiori e suoi vassalli, come difatti fecero in quel felicissimo stato, nel quale tutto torna al proprio ordine e alla debita pro­porzione. La venerarono nel modo in cui avevano adorato il Salvatore, con profonda trepidazione, e chi era lì nel cor­po le si prostrò dinanzi. Queste dimostrazioni e l'incorona­zione furono motivo di sublime gloria per lei, di nuovo giu­bilo per gli eletti e di compiacenza per la Trinità , e fu un giorno del tutto festivo, di eccezionale gaudio accidentale; lo percepirono in particolare Giuseppe, Gioacchino, Anna e gli altri congiunti di Maria, nonché i suoi mille custodi.

780. Nel petto del suo corpo glorioso osservarono la for­ma di una piccola sfera di singolare bellezza e fulgore, che procurò e procura loro mirabile stupore e gioia. Essa è un premio e una testimonianza del fatto che come in un de­gno tabernacolo vi ha tenuto sotto le specie sacramentali il Verbo incarnato, e l'ha accolto con estrema purezza, senza difetti o mancanze, ma anzi con la massima pietà e con sommo amore, in un grado mai raggiunto da nessuno. Cir­ca gli altri riconoscimenti corrispondenti alle sue inegua­gliabili virtù e opere, non posso esprimermi in maniera ade­guata e capace di illustrarli, per cui rimetto ciò alla visio­ne beatifica, nella quale ciascuno ne avrà notizia per quan­to si sarà guadagnato per mezzo dei suoi atti e della sua religiosità. Ho spiegato che il transito della Vergine avven­ne il tredici agosto, mentre la sua risurrezione, assunzione e incoronazione ebbe luogo la domenica successiva, il quin­dici dello stesso mese, data in cui viene celebrata; le sue spoglie rimasero dunque nella tomba per trentasei ore, co­me quelle del Maestro. Gli anni sono stati già calcolati do- ve ho affermato che questi eventi si verificarono nell'anno cinquantacinquesimo del Signore, considerando il periodo ­che separa il natale dell'Unigenito dal quindici agosto.

781. Lasciamola alla destra del Redentore e continuia­mo a parlare degli apostoli e dei discepoli, che, perseve­rando nel pianto, restavano nella valle di Giosafat. Pietro e Giovanni, i più costanti e assidui, al terzo giorno si ac­corsero che la musica era cessata e, illuminati dallo Spi­rito, ne dedussero che l'innocentissima Madre dovesse es­sere risorta e salita all'empireo in corpo e anima, come suo Figlio. Ne dialogarono insieme rafforzandosi in tale giudi­zio e il capo della Chiesa decise che di un simile prodigio occorresse avere la prova maggiore, che fosse palese a quanti avevano assistito alla sua morte e sepoltura. Riunì quindi i fedeli ed espose le ragioni che aveva per pensare quello che tutti sapevano e per svelare quella meraviglia, che nei secoli avrebbe suscitato devozione e sarebbe stata causa di esaltazione per Gesù e per colei che lo aveva generato. Approvarono il suo parere e a un suo comando tol­sero il masso che chiudeva il sepolcro. Avvicinatisi, lo tro­varono vuoto, e scorsero la tunica della loro sovrana ste­sa come quando copriva le sacre membra, così che si ca­piva che ella era passata attraverso la veste e la lapide sen­za muoverle o scomporle. Il vicario di Cristo sollevò l'abi­to e il telo e sia lui sia gli altri, ormai tutti rassicurati, li riverirono; poi, tra la contentezza e il dolore, con dolci la­crime innalzarono lodi e cantarono salmi e inni.

782. Intanto, erano attoniti per l'ammirazione e la te­nerezza, e non riuscirono a distaccarsi da lì finché non di­scese un angelo a dire: «Uomini di Galilea, perché siete sorpresi e perché vi trattenete qui? La vostra e nostra Si­gnora è in anima e corpo in cielo, ove regna per sempre con sua Maestà. Mi invia a confermarvi nella verità e a co­municarvi da parte sua che vi raccomanda ancora una vol­ta la comunità ecclesiale, la conversione del mondo e la diffusione della lieta novella, pregandovi di riprendere su­bito il ministero che vi è stato affidato, giacché avrà cura di voi». Tale annuncio li confortò e in seguito sperimenta­rono la sua difesa nelle loro peregrinazioni e molto più al momento del martirio, poiché allora ella apparve a tutti e dopo li presentò al Salvatore. Si raccontano anche altre co­se, ma a me non sono state manifestate e perciò non le ri­ferisco, non avendo avuto in questa Storia altra libertà che quella di scrivere quanto mi è stato insegnato e ordinato.

 

Insegnamento della Regina del cielo

783. Carissima, se qualcosa potesse ridurre il godimen­to della suprema felicità che possiedo, e se con essa po­tessi ricevere qualche pena, indubbiamente me ne arre­cherebbe il vedere i credenti e l'intera umanità nel perico­loso stato in cui sono, quantunque a tutti sia noto che sto quassù come loro avvocata e protettrice, per custodirli, soccorrerli e indirizzarli verso la beatitudine. Inoltre, dato che applico a loro con clemenza i tanti privilegi che mi sono stati concessi per i titoli dei quali hai trattato altrove, sa­rebbe motivo di profonda sofferenza per le mie viscere di misericordia constatare che non solo mi tengono oziosa senza giovarsi di me, ma non invocandomi si perdono in gran numero. Tuttavia, pur non provando afflizione, mi la­mento a buon diritto di coloro che si procurano la dan­nazione e non mi permettono di avere questa gloria.

784. Nella Chiesa non si è mai ignorato il valore del­la mia intercessione né il potere che ho di porgere rime­dio a tutti, avendone io attestata la certezza con le mi­gliaia di miracoli che ho realizzato a vantaggio di chi mi ha mostrato ossequio, e quando sono stata supplicata nel­la necessità sono stata generosa, e per me si è rivelato tale l'Eterno; eppure, benché le persone che ho aiutato siano parecchie, sono poche rispetto alle mie possibilità e ai miei aneliti. Il tempo corre veloce e frattanto i mor­tali tardano a volgersi al Signore ed a conoscerlo, i cri­stiani si lasciano avviluppare dai lacci del demonio, i pec­catori si moltiplicano e le colpe aumentano. Ciò accade perché l'ardore si raffredda, e questo dopo che il Verbo si è incarnato e li ha educati con le parole e con l'esem­pio; li ha redenti con la sua passione; ha donato loro la legge evangelica, che è efficace se c'è il concorso della creatura; li ha rischiarati con una considerevole abbon­danza di prodigi e illuminazioni da sé e per mezzo dei suoi eletti; ha spalancato le porte dei suoi tesori per sua benevolenza e per mio intervento, stabilendomi come lo­ro rifugio e patrocinio. Adempio puntualmente e con lar­ghezza i miei compiti, ma nemmeno questo basta. Dun­que, come stupirsi se la giustizia superna è irritata, se i figli di Adamo hanno il castigo dei loro misfatti, che li sovrasta e già cominciano a sentire? In simili condizioni, la malizia giunge al culmine.

785. È tutto vero, ma la mia pietà e la mia indulgenza sono al di sopra, e mantengono ben incline l'infinita bontà e sospeso il rigore; per di più, l'Onnipotente intende essere munifico ed è determinato a favorirli comunque, se sa­pranno guadagnarsi la mia mediazione e vincolarmi a interpormi presso di lui. Ecco la strada sicura perché la co­munità ecclesiale migliori, i regni cattolici si riedifichino, la fede si dilati, le famiglie e gli stati abbiano saldezza, le ani­me tornino alla grazia e all'amicizia di sua Maestà. Affati­cati e collabora con me, sostenuta dalla forza divina. Il tuo impegno non deve consistere soltanto nell'avere narrato la mia Vita, bensì anche nell'imitarla con l'osservanza dei miei consigli e ammonimenti, che hai avuto assai copiosamente sia in quanto hai annotato sia in molti altri benefici corri­spondenti. Rifletti attentamente sul tuo stretto obbligo di essermi sottoposta come a tua unica Madre e legittima mae­stra e superiora, giacché ti offro queste ed altre elargizioni di singolare benignità e tu hai ripetutamente rinnovato e ra­tificato i voti della tua professione nelle mie mani, garan­tendomi speciale obbedienza. Ricordati della promessa che hai confermato più volte a Gesù e agli angeli, e tutti noi ti abbiamo palesato che ci attendiamo che tu ti comporti co­me una di loro, partecipando mentre sei nel mondo delle qualità e operazioni che li caratterizzano e intrattenendoti con essi. Nello stesso modo in cui comunicano tra sé, con quelli di grado più alto che informano gli inferiori, istrui­scano pure te sulle perfezioni del tuo diletto e ti trasmetta­no la luce della quale hai bisogno per l'esercizio delle virtù, e in particolare la carità, che ne è la signora, affinché ti in­fiammi di amore verso il tuo dolce sovrano e verso il tuo prossimo. Aspira a questo con tutte le energie, perché Dio ti trovi degna per compiere in te la sua santissima volontà e per servirsi di te in tutto ciò che desidera. Egli ti bene­dica con la sua destra, faccia splendere il suo volto su di te e ti dia pace, e tu cerca di non esserne immeritevole.


5-3 Marzo 20, 1903 Gesù e san Giuseppe consolano al padre nelle sue difficoltà.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Trovandomi fuori di me stessa, vedevo il padre tutto difficoltà in riguardo alla grazia che vuole, e Gesù benedetto un’altra volta con san Giuseppe che gli dicevano:

(2) “Se ti metti all’opera tutte le tue difficoltà scompariranno, e se ne cadranno come squame di pesce”.