Liturgia delle Ore - Letture
Settimana Santa - Domenica delle Palme
Vangelo secondo Matteo 27
1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.
3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'
11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.
27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.
45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.
57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.
62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.
Numeri 1
1Il Signore parlò a Mosè, nel deserto del Sinai, nella tenda del convegno, il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto, e disse:2"Fate il censimento di tutta la comunità degli Israeliti, secondo le loro famiglie, secondo il casato dei loro padri, contando i nomi di tutti i maschi, testa per testa,3dall'età di venti anni in su, quanti in Israele possono andare in guerra; tu e Aronne ne farete il censimento, schiera per schiera.4A voi si associerà un uomo per ciascuna tribù, un uomo che sia capo del casato dei suoi padri.
5Questi sono i nomi degli uomini che vi assisteranno. Di Ruben: Elisur, figlio di Sedeur;6di Simeone: Selumiel, figlio di Surisaddai;7di Giuda: Nacason, figlio di Amminadab;8di Issacar: Netanaeel, figlio di Suar;9di Zàbulon: Eliab, figlio di Chelon;10dei figli di Giuseppe, per Efraim: Elisama, figlio di Ammiud; per Manasse: Gamliel, figlio di Pedasur;11di Beniamino: Abidan, figlio di Ghideoni;12di Dan: Achiezer, figlio di Ammisaddai;13di Aser: Paghiel, figlio di Ocran;14di Gad: Eliasaf, figlio di Deuel;15di Nèftali: Achira, figlio di Enan".16Questi furono i prescelti della comunità, erano i capi delle loro tribù paterne, i capi delle migliaia d'Israele.17Mosè e Aronne presero questi uomini che erano stati designati per nome18e convocarono tutta la comunità, il primo giorno del secondo mese; furono registrati secondo le famiglie, secondo i loro casati paterni, contando il numero delle persone dai venti anni in su, uno per uno.19Come il Signore gli aveva ordinato, Mosè ne fece il censimento nel deserto del Sinai.
20Figli di Ruben, primogenito d'Israele, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:21i registrati della tribù di Ruben risultarono quarantaseimilacinquecento.
22Figli di Simeone, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di tutti i maschi, uno per uno, dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:23i registrati della tribù di Simeone risultarono cinquantanovemilatrecento.
24Figli di Gad, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:25i registrati della tribù di Gad risultarono quarantacinquemilaseicentocinquanta.
26Figli di Giuda, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:27i registrati della tribù di Giuda risultarono settantaquattromilaseicento.
28Figli di Issacar, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:29i registrati della tribù di Issacar risultarono cinquantaquattromilaquattrocento.
30Figli di Zàbulon, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:31i registrati della tribù di Zàbulon risultarono cinquantasettemilaquattrocento.
32Figli di Giuseppe: figli di Efraim, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:33i registrati della tribù di Efraim risultarono quarantamilacinquecento.
34Figli di Manasse, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:35della tribù di Manasse i registrati risultarono trentaduemiladuecento.
36Figli di Beniamino, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:37i registrati della tribù di Beniamino risultarono trentacinquemilaquattrocento.
38Figli di Dan, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:39i registrati della tribù di Dan risultarono sessantaduemilasettecento.
40Figli di Aser, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:41i registrati della tribù di Aser risultarono quarantunmilacinquecento.
42Figli di Nèftali, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra:43i registrati della tribù di Nèftali risultarono cinquantatremilaquattrocento.
44Di quelli Mosè e Aronne fecero il censimento, con i dodici uomini capi d'Israele: ce n'era uno per ciascuno dei loro casati paterni.45Tutti gli Israeliti dei quali fu fatto il censimento secondo i loro casati paterni, dall'età di vent'anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra,46quanti furono registrati risultarono seicentotremilacinquecentocinquanta.47Ma quanti erano leviti, secondo la loro tribù paterna, non furono registrati insieme con gli altri.
48Il Signore disse a Mosè:49"Della tribù di Levi non farai il censimento e non unirai la somma a quella degli Israeliti;50ma incarica tu stesso i leviti del servizio della Dimora della testimonianza, di tutti i suoi accessori e di quanto le appartiene. Essi porteranno la Dimora e tutti i suoi accessori, vi presteranno servizio e staranno accampati attorno alla Dimora.51Quando la Dimora dovrà partire, i leviti la smonteranno; quando la Dimora dovrà accamparsi in qualche luogo, i leviti la erigeranno; ogni estraneo che si avvicinerà sarà messo a morte.52Gli Israeliti pianteranno le tende ognuno nel suo campo, ognuno vicino alla sua insegna, secondo le loro schiere.53Ma i leviti pianteranno le tende attorno alla Dimora della testimonianza; così la mia ira non si accenderà contro la comunità degli Israeliti. I leviti avranno la cura della Dimora".54Gli Israeliti si conformarono in tutto agli ordini che il Signore aveva dato a Mosè e così fecero.
Siracide 6
1perché un cattivo nome si attira vergogna e disprezzo;
così accade al peccatore, falso nelle sue parole.
2Non ti abbandonare alla tua passione,
perché non ti strazi come un toro furioso;
3divorerà le tue foglie e tu perderai i tuoi frutti,
sì da renderti come un legno secco.
4Una passione malvagia rovina chi la possiede
e lo fa oggetto di scherno per i nemici.
5Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
6Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
7Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
8C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
9C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
10C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
11Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
12Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
13Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
14Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
15Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
16Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
17Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.
18Figlio, sin dalla giovinezza medita la disciplina,
conseguirai la sapienza fino alla canizie.
19Accòstati ad essa come chi ara e chi semina
e attendi i suoi ottimi frutti;
poiché faticherai un po' per coltivarla,
ma presto mangerai dei suoi prodotti.
20Essa è davvero aspra per gli stolti,
l'uomo senza coraggio non ci resiste;
21per lui peserà come una pietra di prova,
non tarderà a gettarla via.
22La sapienza infatti è come dice il suo nome,
ma non a molti essa è chiara.
23Ascolta, figlio, e accetta il mio parere;
non rigettare il mio consiglio.
24Introduci i tuoi piedi nei suoi ceppi,
il collo nella sua catena.
25Piega la tua spalla e portala,
non disdegnare i suoi legami.
26Avvicìnati ad essa con tutta l'anima
e con tutta la tua forza resta nelle sue vie.
27Seguine le orme e cercala, ti si manifesterà;
e una volta raggiunta, non lasciarla.
28Alla fine troverai in lei il riposo,
ed essa ti si cambierà in gioia.
29I suoi ceppi saranno per te una protezione potente,
le sue catene una veste di gloria.
30Un ornamento d'oro ha su di sé,
i suoi legami sono fili di porpora violetta.
31Te ne rivestirai come di una veste di gloria,
te ne cingerai come di una corona magnifica.
32Se lo vuoi, figlio, diventerai saggio;
applicandoti totalmente, diventerai abile.
33Se ti è caro ascoltare, imparerai;
se porgerai l'orecchio, sarai saggio.
34Frequenta le riunioni degli anziani;
qualcuno è saggio? Unisciti a lui.
35Ascolta volentieri ogni parola divina
e le massime sagge non ti sfuggano.
36Se vedi una persona saggia, va' presto da lei;
il tuo piede logori i gradini della sua porta.
37Rifletti sui precetti del Signore,
medita sempre sui suoi comandamenti;
egli renderà saldo il tuo cuore,
e il tuo desiderio di sapienza sarà soddisfatto.
Salmi 59
1'Al maestro del coro. Su "Non distruggere". Di Davide.'
'Quando Saul mandò uomini a sorvegliare la casa e ad ucciderlo.'
2Liberami dai nemici, mio Dio,
proteggimi dagli aggressori.
3Liberami da chi fa il male,
salvami da chi sparge sangue.
4Ecco, insidiano la mia vita,
contro di me si avventano i potenti.
Signore, non c'è colpa in me, non c'è peccato;
5senza mia colpa accorrono e si appostano.
Svègliati, vienimi incontro e guarda.
6Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d'Israele,
lèvati a punire tutte le genti;
non avere pietà dei traditori.
7Ritornano a sera e ringhiano come cani,
si aggirano per la città.
8Ecco, vomitano ingiurie,
le loro labbra sono spade.
Dicono: "Chi ci ascolta?".
9Ma tu, Signore, ti ridi di loro,
ti burli di tutte le genti.
10A te, mia forza, io mi rivolgo:
sei tu, o Dio, la mia difesa.
11La grazia del mio Dio mi viene in aiuto,
Dio mi farà sfidare i miei nemici.
12Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi,
disperdili con la tua potenza e abbattili,
Signore, nostro scudo.
13Peccato è la parola delle loro labbra,
cadano nel laccio del loro orgoglio
per le bestemmie e le menzogne che pronunziano.
14Annientali nella tua ira,
annientali e più non siano;
e sappiano che Dio domina in Giacobbe,
fino ai confini della terra.
15Ritornano a sera e ringhiano come cani,
per la città si aggirano
16vagando in cerca di cibo;
latrano, se non possono saziarsi.
17Ma io canterò la tua potenza,
al mattino esalterò la tua grazia
perché sei stato mia difesa,
mio rifugio nel giorno del pericolo.
18O mia forza, a te voglio cantare,
poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,
tu, o mio Dio, sei la mia misericordia.
Geremia 2
1Mi fu rivolta questa parola del Signore:
2"Va' e grida agli orecchi di Gerusalamme:
Così dice il Signore:
Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza.
dell'amore al tempo del tuo fidanzamento,
quando mi seguivi nel deserto,
in una terra non seminata.
3Israele era cosa sacra al Signore,
la primizia del suo raccolto;
quanti ne mangiavano dovevano pagarla,
la sventura si abbatteva su di loro.
Oracolo del Signore.
4Udite la parola del Signore, casa di Giacobbe,
voi, famiglie tutte della casa di Israele!
5Così dice il Signore:
Quale ingiustizia trovano in me i vostri padri,
per allontanarsi da me?
Essi seguirono ciò ch'è vano,
diventarono loro stessi vanità
6e non si domandarono: Dov'è il Signore
che ci fece uscire dal paese d'Egitto,
ci guidò nel deserto,
per una terra di steppe e di frane,
per una terra arida e tenebrosa,
per una terra che nessuno attraversava
e dove nessuno dimora?
7Io vi ho condotti in una terra da giardino,
perché ne mangiaste i frutti e i prodotti.
Ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra
e avete reso il mio possesso un abominio.
8Neppure i sacerdoti si domandarono:
Dov'è il Signore?
I detentori della legge non mi hanno conosciuto,
i pastori mi si sono ribellati,
i profeti hanno predetto nel nome di Baal
e hanno seguito esseri inutili.
9Per questo intenterò ancora un processo contro di voi,
- oracolo del Signore -
e farò causa ai vostri nipoti.
10Recatevi nelle isole dei Kittim e osservate,
mandate pure a Kedar e considerate bene;
vedete se là è mai accaduta una cosa simile.
11Ha mai un popolo cambiato dèi?
Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato colui che è la sua gloria
con un essere inutile e vano.
12Stupitene, o cieli;
inorridite come non mai.
Oracolo del Signore.
13Perché il mio popolo ha commesso due iniquità:
essi hanno abbandonato me,
sorgente di acqua viva,
per scavarsi cisterne,
cisterne screpolate,
che non tengono l'acqua.
14Israele è forse uno schiavo
o un servo nato in casa?
Perché allora è diventato una preda?
15Contro di lui ruggiscono i leoni,
fanno udire i loro urli.
La sua terra è ridotta a deserto,
le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita.
16Perfino i figli di Menfi e di Tafni
ti hanno raso la testa.
17Tutto ciò forse non ti accade
perché hai abbandonato il Signore tuo Dio?
18E ora perché corri verso l'Egitto
a bere le acque del Nilo?
Perché corri verso l'Assiria
a bere le acque dell'Eufrate?
19La tua stessa malvagità ti castiga
e le tue ribellioni ti puniscono.
Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva a amara
l'aver abbandonato il Signore tuo Dio
e il non aver più timore di me.
Oracolo del Signore degli eserciti.
20Poiché già da tempo hai infranto il tuo giogo,
hai spezzato i tuoi legami
e hai detto: Non ti servirò!
Infatti sopra ogni colle elevato
e sotto ogni albero verde ti sei prostituita.
21Io ti avevo piantato come vigna scelta,
tutta di vitigni genuini;
in tralci degeneri di vigna bastarda?
22Anche se ti lavassi con la soda
e usassi molta potassa,
davanti a me resterebbe la macchia della tua iniquità.
Oracolo del Signore.
23Perché osi dire: Non mi sono contaminata,
non ho seguito i Baal?
Considera i tuoi passi là nella valle,
riconosci quello che hai fatto,
giovane cammella leggera e vagabonda,
24asina selvatica abituata al deserto:
nell'ardore del suo desiderio aspira l'aria;
chi può frenare la sua brama?
Quanti la cercano non devono stancarsi:
la troveranno sempre nel suo mese.
25Bada che il tuo piede non resti scalzo
e che la tua gola non si inaridisca!
Ma tu rispondi: No. È inutile,
perché io amo gli stranieri,
voglio seguirli.
26Come si vergogna un ladro preso in flagrante
così restano svergognati quelli della casa d'Israele,
essi, i loro re, i loro capi,
i loro sacerdoti e i loro profeti.
27Dicono a un pezzo di legno: Tu sei mio padre,
e a una pietra: Tu mi hai generato.
A me essi voltan le spalle
e non la fronte;
ma al tempo della sventura invocano:
Alzati, salvaci!
28E dove sono gli dèi che ti sei costruiti?
Si alzino, se posson salvarti
nel tempo della tua sventura;
poiché numerosi come le tue città
sono, o Giuda, i tuoi dèi!
29Perché vi lamentate con me?
Tutti voi mi siete stati infedeli.
Oracolo del Signore.
30Invano ho colpito i vostri figli,
voi non avete imparato la lezione.
La vostra stessa spada ha divorato i vostri profeti
come un leone distruttore.
31O generazione!
Proprio voi badate alla parola del Signore!
Sono forse divenuto un deserto per Israele
o una terra di tenebre densissime?
Perché il mio popolo dice: Ci siamo emancipati,
più non faremo ritorno a te?
32Si dimentica forse una vergine dei suoi ornamenti,
una sposa della sua cintura?
Eppure il mio popolo mi ha dimenticato
per giorni innumerevoli.
33Come sai ben scegliere la tua via
in cerca di amore!
Per questo hai insegnato i tuoi costumi
anche alle donne peggiori.
34Perfino sugli orli delle tue vesti si trova
il sangue di poveri innocenti,
da te non sorpresi nell'atto di scassinare,
ma presso ogni quercia.
35Eppure protesti: Io sono innocente,
la sua ira è già lontana da me.
Eccomi pronto a entrare in giudizio con te,
perché hai detto: Non ho peccato!
36Perché ti sei ridotta così vile
nel cambiare la strada?
Anche dall'Egitto sarai delusa
come fosti delusa dall'Assiria.
37Anche di là tornerai con le mani sul capo,
perché il Signore ha rigettato coloro nei quali confidavi;
da loro non avrai alcun vantaggio.
Prima lettera ai Tessalonicesi 5
1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, 'rivestiti con la corazza' della fede e della carità e avendo come 'elmo' la speranza 'della salvezza'.9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono;13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.16State sempre lieti,17pregate incessantemente,18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.19Non spegnete lo Spirito,20non disprezzate le profezie;21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.22Astenetevi da ogni specie di male.
23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.
Capitolo X: Astenersi dai discorsi inutili
Leggilo nella Biblioteca1. Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
2. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
3. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità.
DISCORSO 281 NEL NATALE DELLE MARTIRI PERPETUA E FELICITA
Discorsi - Sant'Agostino
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Cristo vittorioso in Perpetua e Felicita.
1. Tra i compagni di martirio risplende e s'innalza il merito e il nome delle sante serve di Dio Perpetua e Felicita. La corona di gloria più grande è infatti lì dove il sesso è più debole. Perché, in realtà, l'animo virile fece presente nelle donne qualcosa di superiore quando la fragilità muliebre non piegò sotto un carico tanto gravoso. Furono pienamente fedeli all'unico Uomo, al quale, come vergine casta, è presentata l'unica Chiesa 1. Si erano mantenute inseparabilmente unite a quell'Uomo dal quale avevano attinto la forza di opporre resistenza al diavolo; così che furono delle donne ad atterrare quel nemico che si era servito di una donna per abbattere l'uomo. In esse risultò vincitore Colui che per loro si era fatto debole. Le colmò di fortezza per farne il suo raccolto, Colui che per seminarle annientò se stesso. Fece loro raggiungere questi onori ed esaltazioni Colui che per loro amore intese disprezzi e calunnie. A concedere che delle donne fossero intrepide e fedeli nella morte fu Colui che, per loro amore, misericordiosamente si degnò di nascere da donna.
La vittoria di Perpetua sul diavolo.
2. Ma è consolante per uno spirito devoto essere intento a seguire una tale visione, quella che la beata Perpetua descrisse come rivelazione a suo riguardo; resa fisicamente virile, si trovava a lottare con il diavolo. Senza dubbio attraverso quel combattimento anch'essa si affrettava a crescere fino all'uomo perfetto, secondo la misura della maturità di Cristo 2. Di conseguenza, nell'intento di non lasciarsi sfuggire insidia alcuna, quell'antico e scaltrito avversario - che aveva tratto in inganno l'uomo per via della donna - avvertendo che quella si comportava virilmente, provò a vincerla valendosi dell'uomo. Non tirò in campo il marito per evitare che la donna, già dimorante nei cieli nell'elevazione dello spirito, arrossendo del sospetto di desiderio carnale, si facesse più intrepida nella fermezza. Ammaestrò, invece, il padre a un dire insidioso perché l'animo pio, non disposto a cedere alla provocazione del piacere, si desse per vinto, sopraffatto dalla tenerezza. Allora Perpetua rispose al padre con tanta discrezione da non trasgredire il precetto che impone di onorare i genitori e senza piegarsi agli inganni nei quali più abile si faceva l'avversario. Questi, sconfitto in ogni senso, eccitò a far percuotere con la verga lo stesso padre, perché quella, che non aveva tenuto conto delle parole, ne soffrisse almeno le percosse. Allora Perpetua provò veramente dolore per l'oltraggio al vecchio padre, ma riservò affetto per lui, al quale non fu sottomessa. In realtà, nel padre aveva riprovato l'insipienza, non il sentimento naturale, la mancanza di fede, non i legami del sangue. Di conseguenza, con maggior merito respinse impavida il padre tanto amato che la consigliava male e che non poté vedere percosso senza afflizione. Perciò, anche quel dolore non indebolì affatto l'energia della resistenza, ma aggiunse ancora un titolo di gloria alle lodi della passione. Infatti, tutto concorre al bene di coloro che amano Dio 3.
Il parto e il martirio di Felicita.
3. Felicita addirittura incinta si trovò in carcere. Durante il parto rivelò la sua debolezza di donna e, come tale, tra i gemiti. Non era esente dal castigo di Eva, ma era con lei la grazia di Maria. Si esigeva ciò che, come donna, doveva subire, veniva in soccorso chi la Vergine aveva generato. Infine, si compì il parto, prematuro di un mese. La Provvidenza dispose infatti che la gravidanza non avesse corso regolare perché non si differisse l'onore del martirio fino al tempo maturato. Avvenne - io dico - per disposizione divina, il parto prematuro, nel tempo che, nondimeno, la predestinata Felicita potesse essere ricongiunta a così degna compagnia; perché, nel caso non si fosse trovata quale compagna dei martiri, non figurasse venuto meno anche il premio degli stessi martiri. Infatti, il nome dell'una e dell'altra rappresentava quella che è la ricompensa di tutti. A che scopo, infatti, i martiri sono disposti a tutto patire se non per gloriarsi di una "perpetua felicità"? Entrambe, dunque, si denominavano come viene denominato ciò a cui tutti sono chiamati. E perché erano assai numerosi quelli che partecipavano al combattimento, i nomi di queste due donne venivano a significare l'eternità di tutti, a contrassegnare la solennità di tutti.
1 - Cf. 2 Cor 11, 2.
2 - Cf. Ef 4, 13.
3 - Rm 8, 28.
5 - Il grado perfetto delle virtù di Maria santissima
La mistica Città di Dio - Libro secondo - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca479. La virtù adorna e nobilita la razionalità della creatura e la inclina a bene operare. È' una qualità permanente che difficilmente si separa dalla facoltà, a differenza dell'atto che subito passa e non rimane. Inclina alle azioni rendendole facili e buone, cosa che la sola facoltà non fa, in quanto indifferente sia alle opere buone che alle cattive. Maria santissima fu adornata, fin dal primo istante della sua vita, con tutte le virtù in grado eminente e queste andarono aumentando continuamente mediante la grazia che le veniva rinnovata e mediante le opere perfette con cui esercitava tutte le virtù infuse in lei dal Signore, acquistandosi i più alti meriti.
480. Poiché la celeste Principessa non fu toccata dalla colpa, che inclina al male e resiste al bene, queste facoltà non erano in lei disordinate, né avevano quella ripugnanza da vincere che abbiamo noi; inoltre avevano una certa attitudine ad essere rese inclini dalle virtù a ciò che è migliore, più perfetto, più santo e più lodevole. Tuttavia, in quanto semplice creatura passibile, era anche soggetta a sentire pena, nonché a propendere, senza colpa, al lecito riposo, tralasciando almeno alcune opere che eccedono il dovuto. A vincere questa inclinazione naturale l'aiutarono le virtù, con il cui impulso la Regina del cielo cooperò così coraggiosamente che mai rese vana o impedì la forza con la quale esse in tutte le opere la muovevano e la purificavano.
481. L'anima di Maria, dotata di tutte le virtù, ordinate tra loro nella più bella armonia, era talmente illuminata, nobilitata, indirizzata al bene e al fine ultimo d'ogni creatura, docile, pronta, attiva ed allegra nel bene operare che, se fosse possibile alla nostra debole vista penetrare nel segreto di quel cuore, lo vedremmo come l'oggetto più bello e più ammirabile di tutte le creature, quello di maggiore godimento dopo lo stesso Dio. Tutte le virtù si ritrovavano in Maria santissima come nel proprio centro; in lei toccavano la loro ultima perfezione senza che si potesse dire: «Manca ancora questo per essere cosa perfettamente bella». Oltre le virtù infuse, ebbe anche quelle acquisite, che si procurò con l'esercizio e con l'uso. E quantunque nelle altre anime si dica che un solo atto non è virtù, perché è necessario ripeterne molti per acquistaHa, in Maria santissima le opere furono tanto efficaci, intense e perfette, che ciascuna di esse sorpassava quelle delle altre creature tutte insieme. E poiché in lei furono così ripetuti gli atti virtuosi senza perdere nulla della loro efficacia, chi potrà comprendere quali virtù furono quelle che la divina Signora acquistò con le proprie opere? D'altronde, se la bontà dell'atto virtuoso si desume non solo dal modo in cui si compie, ma altresì dal fine per cui si fa, ecco che questo fine in Maria santissima fu il più alto che le opere delle creature possano avere: fu il medesimo Dio. Perciò non fece nulla senza essere mossa dalla grazia e senza indirizzare l'opera alla maggior gloria e al compiacimento del Signore, guardando sempre a lui come motivo ed ultimo fine.
482. Queste due specie di virtù infuse e acquisite hanno come base un'altra virtù detta naturale, perché nasce in noi con noi stessi, in forza della natura razionale; si chiama sinderesi. È questa una cognizione, proveniente dalla luce dell'intelletto, dei primi fondamenti e principi della virtù, un'inclinazione della volontà alla virtù; corrisponde a quella luce dell'intelletto da cui procede, come la cognizione che devi amare chi ti fa del bene, che non devi fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso, o cose simili. Nella nostra Regina questa virtù naturale si trovava in modo eccellente ed ella, con somma chiarezza, ne riceveva tutto il bene che ne poteva derivare, fino alle più remote conseguenze, poiché le permetteva di ragionare con incredibile vivacità e rettitudine. Per questi ragionamenti si avvaleva della sua conoscenza infusa delle creature, specialmente delle più nobili ed universali: dei cieli, del sole, della luna, delle stelle, dei pianeti e dell'armonia con cui sono disposti. Invitava tutte queste creature a lodare il loro Creatore e ad attirare l'uomo dietro a sé per fargli conoscere Dio, senza trattenerlo, se non per quanto fosse utile ad elevarlo al creatore ed autore di tutto.
483. Le virtù infuse si riducono a due ordini o classi. Nella prima entrano soltanto quelle che hanno per oggetto immediato Dio. Per questo si chiamano teologali e sono la fede, la speranza e la carità. Nel secondo ordine stanno tutte le altre virtù che per oggetto prossimo hanno qualche mezzo o bene onesto, che serve ad indirizzare l'anima verso il fine ultimo: Dio stesso; queste si chiamano virtù morali, perché appartengono ai costumi e, sebbene siano molte come numero, si riducono a quattro cardini: la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. Di tutte queste virtù e delle loro specie parlerò più avanti, per spiegare come tutte e ciascuna si trovavano nella nostra Regina. Per ora avverto solamente in generale che nessuna le mancò nel più perfetto grado e che con esse ebbe tutti i doni e tutti i frutti dello Spirito Santo, nonché le beatitudini. Fin dal primo istante della sua concezione, Dio non tralasciò d'infonderle, tanto nella volontà quanto nell'intelletto, nessun genere di grazia e beneficio, per abbellire con perfezione la sua anima e le sue facoltà. Per dirlo in una parola: quanto di buono l'Altissimo poté darle, come Madre del suo Figlio e secondo la sua capacità di semplice creatura, tutto le diede in altissimo grado. Inoltre, tutte queste virtù si accrebbero in lei: quelle infuse perché le aumentò con i suoi meriti, quelle acquisite perché le generò con gli intensissimi atti che faceva.
Insegnamento della Madre di Dio
484. Figlia mia, l'Altissimo, a tutti gli uomini, senza differenza, comunica la luce delle virtù naturali. A quelli poi che con l'esercizio di esse e mediante gli altri aiuti divini dispongono il loro animo, egli concede anche le virtù infuse, dando loro la grazia giustificante; come Autore della natura e della grazia distribuisce tali doni, secondo la sua equità e il suo beneplacito. Nel battesimo infonde le virtù della fede, della speranza e della carità e con esse anche altre, affinché, col soccorso di tutte, la creatura operi bene, senza contentarsi soltanto di conservare i doni ricevuti in virtù del sacramento, studiando di acquistarne altri con le proprie forze ed i propri meriti. Certamente sarebbe somma fortuna e felicità per gli uomini poter corrispondere all'amore dimostrato dal loro Creatore e redentore nell'abbellire in tale modo le loro anime e nell'agevolare l'esercizio virtuoso della volontà mediante le grazie infuse. Invece, non corrispondere a tale beneficio li rende estremamente infelici, poiché in questa slealtà consiste la prima e la maggiore vittoria del demonio contro di loro.
485. Da te voglio, o anima, che ti eserciti e ti adoperi con le virtù naturali e soprannaturali per acquistarne altre, ripetendo con incessante diligenza gli atti di quelle che Dio amabilmente e liberalmente ti ha comunicate. Ti sia utile per questo pensare che i doni infusi, uniti a quelli che l'anima va in seguito acquistando e guadagnando, formano un ornamento e una composizione d'ammirabile bellezza e di sommo gradimento agli occhi dell'Altissimo. Rifletti inoltre, o carissima: se tu, dopo che la mano del Signore è stata così generosa con la tua anima nel profondere tali benefici e nell'arricchirti della sua grazia, ti mostrassi ingrata, la tua colpa e la tua responsabilità sarebbero maggiori di quelle di molte generazioni. Considera bene la bellezza delle virtù, che anche da sole illuminano le anime; perciò sarebbe già cosa grande ed onorevole il possederle, anche se non avessero altro fine che quello naturale e non le seguisse altro premio. Inoltre, quanto più sublimi le rende avere per loro ultimo fine Dio stesso, che è ercano con la verità e la bontà insite in loro! E quanto grande è il premio, dal momento che fanno capo allo stesso Dio, rendendo così la creatura pienamente fortunata e felice!
ANNA PREVIDE COSE FUTURE I BRANI SCRITTI
Sant'Anna Schaffer
Una
volta sognai un Padre cappuccino che stava seduto al mio tavolo e
correggeva degli scritti. Mentre stavo ad osservarlo, mi capitò sotto
gli occhi un foglio su cui erano scritte tre righe con l'inchiostro e
il resto con la matita Poi, il Padre cappuccino mi diede in mano quei
brani scritti dicendomi qualche cosa che però non capii.
Due
giorni dopo questo sogno, che avvenne il primo novembre 1915, ricevetti
da un reverendo Padre una lettera nella quale mi si chiedeva se ero
disposta a scrivere la vita di una giovane, compagna di sofferenza, che
era morta da poco, riordinando anche le sue annotazioni. Risposi affermativamente a questo invito e pochi giorni dopo
ricevetti tutto il materiale occorrente. Sfogliando queste pagine, ad
un tratto riconobbi chiaramente il foglio che avevo visto così
chiaramente nel sogno: tre righe scritte con l'inchiostro e il resto a
matita.
Possa quella cara compagna pregare anche per me, presso il trono della divina misericordia!