Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del tempo di Quaresima (San Stanislao)
Vangelo secondo Matteo 10
1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello,3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo,4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:
"Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani;6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino.8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.9Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,10né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento.
11In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza.12Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.13Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi.14Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi.15In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.
16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe;18e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.19E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire:20non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire.22E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.23Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo.
24Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone;25è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!
26Non li temete dunque, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato.27Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna.29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
30Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati;31non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!
32Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli;33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.
34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.35Sono venuto infatti a separare
'il figlio dal padre, la figlia dalla madre,
la nuora dalla suocera:'
36e 'i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.'
37Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;38chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.39Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.41Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.42E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Deuteronomio 7
1Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te,2quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia.3Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli,4perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dèi stranieri, e l'ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe.5Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli.6Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra.
7Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -,8ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto.9Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e benevolenza per mille generazioni, con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti;10ma ripaga nella loro persona coloro che lo odiano, facendoli perire; non concede una dilazione a chi lo odia, ma nella sua stessa persona lo ripaga.
11Osserverai dunque i comandi, le leggi e le norme che oggi ti dò, mettendole in pratica.12Per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservate e messe in pratica, il Signore tuo Dio conserverà per te l'alleanza e la benevolenza che ha giurato ai tuoi padri.13Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo: il tuo frumento, il tuo mosto e il tuo olio, i parti delle tue vacche e i nati del tuo gregge, nel paese che ha giurato ai tuoi padri di darti.14Tu sarai benedetto più di tutti i popoli e non ci sarà in mezzo a te né maschio né femmina sterile e neppure fra il tuo bestiame.15Il Signore allontanerà da te ogni infermità e non manderà su di te alcuna di quelle funeste malattie d'Egitto, che bene conoscesti, ma le manderà a quanti ti odiano.
16Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore Dio tuo sta per consegnare a te; il tuo occhio non li compianga; non servire i loro dèi, perché ciò è una trappola per te.
17Forse penserai: Queste nazioni sono più numerose di me; come potrò scacciarle?18Non temerle! Ricordati di quello che il Signore tuo Dio fece al faraone e a tutti gli Egiziani;19ricordati delle grandi prove che hai viste con gli occhi, dei segni, dei prodigi, della mano potente e del braccio teso, con cui il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire; così farà il Signore tuo Dio a tutti i popoli, dei quali hai timore.20Anche i calabroni manderà contro di loro il Signore tuo Dio finché non siano periti quelli che saranno rimasti illesi o nascosti al tuo passaggio.21Non tremare davanti ad essi, perché il Signore tuo Dio è in mezzo a te Dio grande e terribile.22Il Signore tuo Dio scaccerà a poco a poco queste nazioni dinanzi a te; tu non le potrai distruggere in fretta, altrimenti le bestie selvatiche si moltiplicherebbero a tuo danno;23ma il Signore tuo Dio le metterà in tuo potere e le getterà in grande spavento, finché siano distrutte.24Ti metterà nelle mani i loro re e tu farai perire i loro nomi sotto il cielo; nessuno potrà resisterti, finché tu le abbia distrutte.
25Darai alle fiamme le sculture dei loro dèi; non bramerai e non prenderai per te il loro argento e oro che è su di quelle, altrimenti ne resteresti come preso in trappola, perché sono un abominio per il Signore tuo Dio;26non introdurrai quest'abominio in casa tua, perché sarai come esso votato allo sterminio; lo detesterai e lo avrai in abominio, perché è votato allo sterminio.
Salmi 37
1'Di Davide.'
Alef. Non adirarti contro gli empi
non invidiare i malfattori.
2Come fieno presto appassiranno,
cadranno come erba del prato.
3Bet. Confida nel Signore e fa' il bene;
abita la terra e vivi con fede.
4Cerca la gioia del Signore,
esaudirà i desideri del tuo cuore.
5Ghimel. Manifesta al Signore la tua via,
confida in lui: compirà la sua opera;
6farà brillare come luce la tua giustizia,
come il meriggio il tuo diritto.
7Dalet. Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui;
non irritarti per chi ha successo,
per l'uomo che trama insidie.
8He. Desisti dall'ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: faresti del male,
9poiché i malvagi saranno sterminati,
ma chi spera nel Signore possederà la terra.
10Vau. Ancora un poco e l'empio scompare,
cerchi il suo posto e più non lo trovi.
11I miti invece possederanno la terra
e godranno di una grande pace.
12Zain. L'empio trama contro il giusto,
contro di lui digrigna i denti.
13Ma il Signore ride dell'empio,
perché vede arrivare il suo giorno.
14Het. Gli empi sfoderano la spada
e tendono l'arco
per abbattere il misero e l'indigente,
per uccidere chi cammina sulla retta via.
15La loro spada raggiungerà il loro cuore
e i loro archi si spezzeranno.
16Tet. Il poco del giusto è cosa migliore
dell'abbondanza degli empi;
17perché le braccia degli empi saranno spezzate,
ma il Signore è il sostegno dei giusti.
18Iod. Conosce il Signore la vita dei buoni,
la loro eredità durerà per sempre.
19Non saranno confusi nel tempo della sventura
e nei giorni della fame saranno saziati.
20Caf. Poiché gli empi periranno,
i nemici del Signore appassiranno
come lo splendore dei prati,
tutti come fumo svaniranno.
21Lamed. L'empio prende in prestito e non restituisce,
ma il giusto ha compassione e dà in dono.
22Chi è benedetto da Dio possederà la terra,
ma chi è maledetto sarà sterminato.
23Mem. Il Signore fa sicuri i passi dell'uomo
e segue con amore il suo cammino.
24Se cade, non rimane a terra,
perché il Signore lo tiene per mano.
25Nun. Sono stato fanciullo e ora sono vecchio,
non ho mai visto il giusto abbandonato
né i suoi figli mendicare il pane.
26Egli ha sempre compassione e dà in prestito,
per questo la sua stirpe è benedetta.
27Samech. Sta' lontano dal male e fa' il bene,
e avrai sempre una casa.
28Perché il Signore ama la giustizia
e non abbandona i suoi fedeli;
Ain. gli empi saranno distrutti per sempre
e la loro stirpe sarà sterminata.
29I giusti possederanno la terra
e la abiteranno per sempre.
30Pe. La bocca del giusto proclama la sapienza,
e la sua lingua esprime la giustizia;
31la legge del suo Dio è nel suo cuore,
i suoi passi non vacilleranno.
32L'empio spia il giusto
e cerca di farlo morire.
33Il Signore non lo abbandona alla sua mano,
nel giudizio non lo lascia condannare.
34Kof. Spera nel Signore e segui la sua via:
ti esalterà e tu possederai la terra
e vedrai lo sterminio degli empi.
35Res. Ho visto l'empio trionfante
ergersi come cedro rigoglioso;
36sono passato e più non c'era,
l'ho cercato e più non si è trovato.
37Sin. Osserva il giusto e vedi l'uomo retto,
l'uomo di pace avrà una discendenza.
38Ma tutti i peccatori saranno distrutti,
la discendenza degli empi sarà sterminata.
39Tau. La salvezza dei giusti viene dal Signore,
nel tempo dell'angoscia è loro difesa;
40il Signore viene in loro aiuto e li scampa,
li libera dagli empi e dà loro salvezza,
perché in lui si sono rifugiati.
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Isaia 3
1Ecco infatti, il Signore, Dio degli eserciti,
toglie a Gerusalemme e a Giuda
ogni genere di sostegno,
ogni riserva di pane
e ogni sostentamento d'acqua,
2il prode e il guerriero,
il giudice e il profeta,
l'indovino e l'anziano,
3il capo di una cinquantina e il notabile,
il consigliere e il mago sapiente
e l'esperto di incantesimi.
4Io metterò come loro capi ragazzi,
monelli li domineranno.
5Il popolo userà violenza: l'uno contro l'altro,
individuo contro individuo;
il giovane tratterà con arroganza l'anziano,
lo spregevole, il nobile.
6Poiché uno afferra l'altro
nella casa del padre:
"Tu hai un mantello: sii nostro capo;
prendi in mano questa rovina!".
7Ma quegli si alzerà in quel giorno per dire:
"Non sono un medico;
nella mia casa non c'è pane
né mantello;
non mi ponete a capo del popolo!".
8Certo, Gerusalemme va in rovina
e Giuda crolla,
perché la loro lingua e le loro opere sono contro il Signore,
fino ad offendere la vista della sua maestà divina.
9La loro parzialità verso le persone li condanna
ed essi ostentano il peccato come Sòdoma:
non lo nascondono neppure; disgraziati!
Si preparano il male da se stessi.
10Beato il giusto, perché egli avrà bene,
mangerà il frutto delle sue opere.
11Guai all'empio! Lo colpirà la sventura,
secondo i misfatti delle sue mani avrà la mercede.
12Il mio popolo! Un fanciullo lo tiranneggia
e le donne lo dominano.
Popolo mio, le tue guide ti traviano,
distruggono la strada che tu percorri.
13Il Signore appare per muovere causa,
egli si presenta per giudicare il suo popolo.
14Il Signore inizia il giudizio
con gli anziani e i capi del suo popolo:
"Voi avete devastato la vigna;
le cose tolte ai poveri sono nelle vostre case.
15Qual diritto avete di opprimere il mio popolo,
di pestare la faccia ai poveri?".
Oracolo del Signore, Signore degli eserciti.
16Dice il Signore:
"Poiché si sono insuperbite le figlie di Sion
e procedono a collo teso,
ammiccando con gli occhi,
e camminano a piccoli passi
facendo tintinnare gli anelli ai piedi,
17perciò il Signore renderà tignoso
il cranio delle figlie di Sion,
il Signore denuderà le loro tempie".
18In quel giorno il Signore toglierà l'ornamento di fibbie, fermagli e lunette,19orecchini, braccialetti, veli,20bende, catenine ai piedi, cinture, boccette di profumi, amuleti,21anelli, pendenti al naso,22vesti preziose e mantelline, scialli, borsette,23specchi, tuniche, cappelli e vestaglie.
24Invece di profumo ci sarà marciume,
invece di cintura una corda,
invece di ricci calvizie,
invece di vesti eleganti uno stretto sacco,
invece di bellezza bruciatura.
25"I tuoi prodi cadranno di spada,
i tuoi guerrieri in battaglia".
26Si alzeranno lamenti e gemiti alle tue porte
e tu, disabitata, giacerai a terra.
Lettera ai Romani 1
1Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,2che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,3riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,4costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.5Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell'apostolato per ottenere l'obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome;6e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.7A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
8Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo.9Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,10chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi.11Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,12o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.13Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi - ma finora ne sono stato impedito - per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili.14Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti:15sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.
16Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.17È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: 'Il giusto vivrà mediante la fede'.
18In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia,19poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.20Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;21essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.22Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti23e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,25poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.27Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento.28E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno,29colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,30maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,31insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.32E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
Capitolo XLV: Non fare affidamento su alcuno: le parole facilmente ingannano
Leggilo nella Biblioteca1. "Aiutami, o Signore, nella tribolazione, perché è vana la salvezza che viene dagli uomini" (Sal 59,13). Quante volte non trovai affatto fedeltà, proprio là dove avevo creduto di poterla avere; e quante volte, invece, la trovai là dove meno avevo creduto. Vana è, dunque, la speranza negli uomini, mentre in te, o Dio, sta la salvezza dei giusti. Sii benedetto, o Signore mio Dio, in tutto quanto ci accade. Deboli siamo, e malfermi; facilmente ci inganniamo e siamo mutevoli. Quale uomo è tanto prudente e tanto attento da saper sempre custodire se stesso, così da non cadere mai in qualche delusione e incertezza? Ma non cadrà così facilmente colui che confida in te, o Signore, e ti cerca con semplicità di cuore. Che se incontrerà una tribolazione, in qualunque modo sia oppresso, subitamente ne sarà strappato da te, o sarà da te consolato, poiché tu non abbandoni chi spera in te, fino all'ultimo. Cosa rara è un amico sicuro, che resti tale in tutte le angustie dell'amico. Ma tu, o Signore, tu solo sei sempre pienamente fedele: non c'è amico siffatto, fuori di te.
2. Quale profonda saggezza ci fu in quell'anima santa che poté dire: il mio spirito è saldo, e fondato su Cristo! Se così fosse anche per me, non sarei tanto facilmente agitato da timori umani, né mi sentirei ferito dalle parole. Chi può mai prevedere ogni cosa e cautelarsi dai mali futuri? Se, spesso, anche ciò che era previsto riesce dannoso, con quanta durezza ci colpirà ciò che è imprevisto? Perché non ho meglio provveduto a me misero?; e perché mi sono affidato tanto leggermente ad altri? Siamo uomini, nient'altro che fragili uomini, anche se molti ci ritengono e ci dicono angeli. Oh, Signore, a chi crederò; a chi, se non a te? Tu sei la verità che non inganna e non può essere ingannata; mentre "l'uomo è sempre bugiardo" (Sal 115,11), debole, insicuro e mutevole, specie nelle parole, tanto che a stento ci si può fidare subito di quello che, in apparenza, pur ci sembra buono. Con quanta sapienza tu già ci avevi ammonito che ci dobbiamo guardare dagli uomini; che "nemici dell'uomo sono i suoi più vicini" (Mt 10,36); che non si deve credere se uno dice: "ecco qua, ecco là!" (Mt 24,23; Mc 13,21)! Ho imparato a mie spese, e voglia il cielo che ciò mi serva per acquistare maggiore prudenza e non ricadere nella stoltezza. Bada, mi dice taluno, bada bene, e serba per te quel che ti dico. Ma, mentre io sto zitto zitto, credendo che la cosa resti segreta, neppure lui riesce a tacere ciò per cui mi aveva chiesto il silenzio: improvvisamente mi tradisce, tradendo anche se stesso; e se ne va. Oh, Signore, difendimi da siffatte fandonie e dalla gente stolta, cosicché io non cada nelle loro mani, e mai non commetta simili cose. Da' alla mia bocca una parola vera e sicura, e lontana da me il linguaggio dell'inganno. Che io mi guardi in ogni modo da ciò che non vorrei dover sopportare da altri.
3. Quanta bellezza e quanta pace, fare silenzio intorno agli altri; non credere pari pari ad ogni cosa, né andare ripetendola; rivelare sé stesso soltanto a pochi; cercare sempre te, che scruti i cuori, senza lasciarsi portare di qua e di là da ogni vuoto discorso; volere che ogni cosa interiore ed esterna, si compia secondo la tua volontà! Quale tranquillità, fuggire le apparenze umane, per conservare la grazia celeste; non ambire a ciò che sembri assicurare ammirazione all'esterno, e inseguire invece, con ogni sollecitudine, ciò che assicura emendazione di vita e fervore! Di quanto danno fu, per molti, una virtù a tutti nota e troppo presto lodata. Di quanto vantaggio fu, invece, una grazia conservata nel silenzio, durante questa nostra fragile vita, della quale si dice a ragione che è tutta una tentazione e una lotta!
DISCORSO 2 ABRAMO TENTATO DA DIO
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaLa fede e la religiosità di Abramo.
1. La lettura or ora fatta ci ha richiamato alla memoria la già nota religiosità del nostro padre Abramo 1. Ed è una cosa talmente straordinaria che a nessun uomo, per quanto sia facile a dimenticare, può fuggire dalla memoria. Tuttavia, non so perché, tutte le volte che si legge, come se fosse per la prima volta, desta tanta impressione nella mente degli ascoltatori. Una grande fede, una grande pietà non solo verso Dio, ma anche verso il suo unico figlio, al quale il padre credette non facesse nulla di male quanto nei suoi confronti aveva ordinato di fare colui che l'aveva creato. Abramo infatti aveva potuto essere padre del figlio suo secondo la generazione fisica, ma non creatore ed artefice per un atto di potenza. Difatti, come dice l'Apostolo, Isacco è nato da Abramo non secondo la carne, ma da una promessa 2. Non perché non l'avesse generato fisicamente, ma perché l'aveva ottenuto quando ormai ne disperava totalmente. E se non ci fosse stata la promessa di Dio, lui, già vecchio, non avrebbe potuto sperare nessuna posterità dal grembo della sposa, anch'essa vecchierella. Ma credette quando doveva nascere, e non pianse quando doveva morire. La sua destra si alza per il sacrificio, quando il figlio deve morire; così come il suo cuore aveva fatto una scelta di fede, quando doveva nascere. Non tentennò, Abramo, nel credere, quando gli veniva fatta la promessa. Non tentennò nell'offrire, quando gli veniva comandato. E la fede di Abramo credente non contrastò con la sottomissione di Abramo obbediente. Voglio dire che Abramo non fece questo ragionamento: "Dio mi ha parlato. Quando mi ha promesso un figlio, io ho creduto che Dio mi avrebbe dato una posterità. Quale posterità? Quella di cui mi disse: In Isacco si riconoscerà la tua discendenza 3. E perché fosse riconosciuta la mia discendenza in Isacco non in maniera tale però che mio figlio potesse morire prima di me, ha aggiunto: Nel tuo seme saranno benedette tutte le genti 4. Dio stesso parlando mi ha promesso un figlio ed ora proprio lui vuole che l'uccida". No, Abramo non si pose la questione se fossero contrarie e contrastanti le parole di Dio che prima promette la nascita del figlio e poi dice: "Uccidimi il tuo figlio". Nel suo cuore rimase sempre una fede incrollabile e per nulla diminuita. Pensò Abramo che Dio, il quale fece sì che Isacco nascesse da genitori anziani, poteva rimediare anche alla sua morte. Era più straordinario, anzi era impossibile se pensi all'impotenza umana, quanto Dio aveva già compiuto, vedendo essergli stato dato, dopo tanta disperazione, un figlio che non c'era. Si attaccò perciò alla fede. Credette che nulla fosse impossibile al Creatore. Chi, per aver creduto, ottenne il figlio, credette poi a Dio in ciò che gli comandava. Già nel ricevere il figlio aveva sperimentato [chi fosse] Dio. Credette nel ricevere il figlio, credette nel momento di ucciderlo. Sempre fedele, mai crudele. Senza titubanza collocò il figlio al posto riservato alla vittima. Armò anche la destra con il coltello. Osserva chi colpisce e chi è colpito. Osserva chi ha dato l'ordine. Certo Abramo, obbedendo, si mostra ossequiente a Dio. Ma come si mostra Dio dando quel comando? [Occorre rispondere] perché ai deboli nella fede, non parlo degli animi empi, non riesca sgradito colui che diede il comando. Ma se riesce gradito [il comportamento di] chi obbedisce, come non riesce gradito [il comportamento di] chi aveva dato l'ordine? Perché se Abramo ha fatto bene ad obbedire, molto meglio ed in maniera incomparabile ha fatto Dio dando quell'ordine.
E' inammissibile per i manichei che Dio abbia tentato Abramo.
2. È il caso di scoprire il mistero. Non può essere che Dio senza alcun motivo abbia dato il comando, oppure occorre intendere in senso non materiale il passo che, letto, forse ha sconvolto gli animi di alcuni che hanno le idee meno chiare. Dio tentò Abramo 5, dice la Scrittura. Dio è così all'oscuro delle cose, così ignaro del cuore umano, da aver bisogno di tentare l'uomo per conoscerlo? Non sia mai! Ma lo fa perché l'uomo conosca se stesso. Brevemente dobbiamo risolvere questa questione, fratelli, anzitutto per coloro che non riconoscono l'antica Legge, la S. Scrittura; perché alcuni, non comprendendo, preferiscono piuttosto criticare ciò che non capiscono, anziché adoperarsi di capire; sono così non umili ricercatori ma superbi critici; a costoro che vogliono accettare il Vangelo e rigettare la Legge antica, credendo di poter essere nella via di Dio, e di poter camminare bene con un solo piede, poiché non sono scribi dotti nel regno di Dio, che tirano fuori dal suo tesoro cose nuove e cose antiche 6; a questi tali, affinché non ce ne siano più nascosti qui in mezzo a voi o, anche se non ce ne sono, perché i presenti abbiano di che rispondere ad essi; a costoro diciamo dunque: Voi accettate il Vangelo, ma non la Legge; noi invece diciamo che chi ci ha donato con somma misericordia il Vangelo è lo stesso terribile autore della Legge. Con la Legge infatti ha atterrito, con il Vangelo ha guarito coloro che si sono convertiti, coloro che aveva atterriti con la Legge perché si convertissero. Il sovrano diede la Legge e molte infrazioni sono state commesse contro la Legge. La Legge che aveva dato il sovrano non poteva fare altro che punire i trasgressori. Non restava altro perciò, per rimettere i loro delitti, che venisse con misericordia colui che aveva antecedentemente fissata la Legge. Ma che cosa dice l'animo empio, quale ragione porta per accettare il Vangelo e rifiutare la Legge? Perché la rifiuta? "Perché c'è scritto - risponde -: Dio tentò Abramo. Posso adorare un Dio che tenta?". Adora Cristo, che trovi nel Vangelo. Lui stesso ti richiama a capir bene la Legge. Ma poiché non sono passati a Cristo, si sono fermati al suo fantasma. Non adorano il Cristo predicato dal Vangelo, ma il Cristo che essi stessi si sono immaginato. Per questo al velo della loro naturale stoltezza aggiungono il velo dei loro malvagi pregiudizi. E quando attraverso tale duplice velo si potrà vedere ciò che nel Vangelo è così chiaro? Ma se non puoi accettare un Dio che tenta, non puoi neanche accettare un Cristo che tenta. E quando avrai accettato Cristo che tenta, non ti dispiaccia di accettare anche un Dio che tenta. Cristo è Figlio di Dio, è Dio, e con il Padre Cristo è un unico Dio. Dove leggiamo di Cristo che tenta? È il Vangelo a parlare; racconta: Disse a Filippo: Avete dei pani, date loro voi stessi da mangiare 7. E continua l'evangelista: Questo diceva per metterlo alla prova; lui sapeva bene ciò che avrebbe fatto 8. Rivolgi ora l'attenzione a Dio che tenta Abramo. Questo diceva anche Dio per tentare Abramo, sapeva bene infatti ciò che stava per fare. Come si accetta Cristo che tenta, si accetti anche Dio che tenta e si converta l'eretico che tenta. Ma l'eretico tenta in modo diverso da come tenta Dio: Dio tenta per aprirsi all'uomo, l'eretico tenta per chiudersi a Dio.
Dio tenta perché l'uomo conosca se stesso.
3. Sappia dunque la vostra carità che la tentazione di Dio non ha lo scopo di far conoscere a lui qualcosa che prima gli era nascosto, ma di rivelare, tramite la sua tentazione, o meglio provocazione, ciò che nell'uomo è occulto. L'uomo non conosce se stesso come lo conosce Dio, così come il malato non conosce se stesso come lo conosce il medico. L'uomo è un malato. Il malato soffre, non il medico, il quale aspetta da lui di udire di che cosa soffre. Perciò nel salmo l'uomo grida: Mondami, Signore, dalle mie cose occulte 9. Perché ci sono nell'uomo delle cose occulte allo stesso uomo entro cui sono. E non vengono fuori, non si aprono, non si scoprono se non con le tentazioni. Se Dio cessa di tentare, il maestro cessa di insegnare. Dio tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare. Costui, se chi è tentato non gliene dà l'occasione, può essere respinto a mani vuote e deriso. Per questo l'Apostolo raccomanda: Non date occasione al diavolo 10. Gli uomini danno occasione al diavolo con le loro passioni. Non vedono, gli uomini, il diavolo contro il quale combattono, ma hanno un facile rimedio. Vincano se stessi interiormente e trionferanno di lui esternamente. Perché diciamo questo? Perché l'uomo non conosce se stesso, a meno che non impari a conoscersi nella tentazione. Quando avrà conosciuto se stesso, non si trascuri. E se trascurava se stesso quando non si conosceva, non si trascuri più una volta conosciutosi.
Dio va amato gratuitamente.
4. Che diremo, fratelli? Anche se Abramo conosceva se stesso, noi non conoscevamo Abramo. O a se stesso o certamente a noi doveva mostrarsi: a sé, perché si rendesse conto del motivo per cui dovesse ringraziare; a noi, perché imparassimo che cosa dobbiamo chiedere al Signore o che cosa dobbiamo imitare in lui. Che cosa ci insegna Abramo? Per dirla in breve: a non anteporre a Dio ciò che Dio dà. Intanto, per quanto riguarda il significato letterale dei fatti, prima di trattare i significati nascosti del sacramento, cioè che cosa si nasconda in questo mistero, [Abramo ci insegna] che gli fu comandato di uccidere il suo unico figlio. Perciò neanche ciò che ti dà il Signore come la cosa più grande, lo devi anteporre a Colui che te l'ha dato. E quando Dio te lo vorrà togliere, non ti abbattere, perché Dio occorre amarlo gratuitamente. Quale premio più bello si può ottenere da Dio che lui stesso?.
5. Abramo dunque aggiunge l'obbedienza alla pietà. Si sente dire da Dio: Ora so che tu temi Dio 11. La frase deve intendersi in questa maniera: Dio ha fatto sì che Abramo si conoscesse. Quando parla un profeta - parlo a cristiani o a persone che camminano alla scuola di Dio; non sono difficili o nuove le cose che dico, anzi sono molto abituali e chiare per voi come per me - quando, dicevo, parla un profeta, quali parole usiamo? "Ha detto Dio". E diciamo bene. Diciamo anche: "Ha detto il profeta". Parliamo giustamente in ambedue i modi e troviamo ambedue i modi pienamente legittimi. Anche gli Apostoli intesero in questa maniera i profeti, tanto da dire: Ha detto Dio 12. E in un altro passo: Ha detto Isaia 13. Ambedue i modi di dire sono veri, perché li troviamo ambedue nelle Scritture. Risolva a me, il cristiano, la questione che ora ho proposto, e risolverà a se stesso la questione che ho proposto poco sopra. In che modo? Ciò che dice l'uomo parlando del dono di Dio, lo dice Dio stesso, secondo il versetto: Non siete voi a parlare... 14 ecc.; e di nuovo: Ecco, sono io Paolo che parlo a voi 15; e ancora di nuovo: Cristo che parla in me 16, Questo principio, fratelli, applicatelo a quella frase che sembrava alquanto contorta e diventerà semplice.
Fissare lo sguardo al mistero nascosto nelle Scritture.
6. Fissiamo perciò tutti lo sguardo su di lui, affinché ristori le nostre anime affamate, lui che ebbe fame per noi, che è divenuto povero, pur essendo ricco, perché per la sua povertà 17 noi diventassimo ricchi. A buon proposito poco fa abbiamo cantato a lui: Tutte le cose aspettano da te che tu dia loro il cibo a suo tempo 18. Se tutte le cose, anche tutti gli uomini; se tutti gli uomini, anche noi. Se pertanto daremo qualche buon consiglio nel sermone, non saremo noi a darlo, ma colui dal quale tutti riceviamo, perché tutti aspettiamo da lui. È tempo che ci dia, ma facciamo ciò che ha detto perché ci dia, cioè aspettiamolo da lui. Con il cuore fissiamo lo sguardo su di lui. Come gli occhi e le orecchie del corpo aderiscono a noi, così gli occhi e le orecchie del cuore aderiscano a lui. Con le orecchie del cuore aperte ascoltate il grande sacramento. Tutti i sacramenti delle divine Scritture sono certamente mirabili e divini. Alcuni però sono più notevoli e più importanti, cioè quelli che ci vogliono sommamente solleciti, e quelli che più degli altri rialzano i caduti, saziano gli affamati, ma non tanto da nauseare bensì in maniera da saziare senza nauseare, scacciando il bisogno senza provocarne il disprezzo. Quale persona non si sentirebbe sconvolta dall'ordine di immolare l'unico figlio a colui, dal quale gli era stato promesso? Il fatto, accaduto come abbiamo visto, ci ha resi più interessati a cercare di svelarne il mistero.
Credere nella realtà del fatto, poiché a Dio tutto è possibile.
7. Anzitutto, fratelli, vi ammoniamo con tutte le forze e vi comandiamo nel nome del Signore che quando state ascoltando la spiegazione di un mistero della Scrittura che narra determinati fatti, dovete credere che ciò che è stato letto è avvenuto precisamente come è stato letto; questo per evitare il pericolo che, tolta l'essenza del fatto, vi mettiate a costruire nell'aria 19. Abramo, nostro padre, era a quei tempi un uomo devoto, credente in Dio, giustificato dalla fede, come dice la Scrittura sia antica che nuova 20. Ebbe il figlio dalla moglie Sara, quando già ambedue erano nella vecchiaia, quando già disperavano fortemente, umanamente parlando. Ma perché non si sarebbe dovuto sperare in Dio, al quale nulla è difficile? Il quale può fare le cose grandi con la stessa facilità con cui fa le piccole; risuscita i morti alla stessa maniera con la quale crea i vivi. Se un pittore può dipingere con la stessa perizia sia un topolino che un elefante - con un lavoro diverso, ma con l'identica perizia - quanto più potrà fare Dio, il quale disse e sono state fatte, ordinò e furono create 21? Che cosa fa di difficile chi può realizzare con la sola parola? Con la facilità con cui ha creato gli angeli oltre i cieli, con la stessa facilità ha creato i luminari nel cielo, i pesci nel mare, gli alberi e gli animali sulla terra, le cose grandi e le piccole. Se pertanto a Dio è rimasto estremamente facile fare dal nulla tutte le cose, ci meraviglieremo perché ha dato un figlio a genitori anziani? Dio aveva uomini tali o persone tali, e in quel tempo li aveva fatti precursori tali del figlio che sarebbe venuto, che non solo in ciò che dicevano, ma anche in ciò che facevano o in ciò che accadeva loro si deve ricercare Cristo, si può trovare Cristo. Tutto ciò che è stato scritto di Abramo è nello stesso tempo e fatto reale e profezia, come afferma l'Apostolo in un certo passo: È scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava, l'altro dalla donna libera: queste cose avvenivano in figura 22. Queste donne sono i due Testamenti 23.
Sacrificio d'Isacco: realtà e simbolo.
8. Quindi a ragion veduta diciamo che Isacco è realmente nato ad Abramo e che nello stesso tempo è simbolo di qualcosa. Come anche Abramo obbedisce al comando di Dio di immolare il figlio, lo conduce al luogo stabilito, vi arriva in tre giorni, rimanda indietro i suoi due servi con il giumento, arriva da se stesso dove Dio gli aveva comandato; pone la legna sull'altare, pone il figlio sulla legna. Prima di arrivare al luogo del sacrificio, il figlio porta la legna su cui dovrà essere posto. Quindi, quando già sta per essere immolato, una voce grida di risparmiarlo. Tuttavia non si torna indietro senza aver compiuto il sacrificio e aver sparso il sangue: appare un ariete con le corna impigliate in un cespuglio; viene immolato l'ariete, si compie il sacrificio 24. Compiuto il sacrificio una voce dice ad Abramo: Faccio la tua discendenza come le stelle del cielo e la rena del mare. La tua discendenza occuperà le città dei nemici. E saranno benedette nella tua discendenza tutte le genti della terra, perché hai ascoltato la mia voce 25. Osserva quando ciò è avvenuto e quando si richiama alla mente lo stesso fatto. Quando quell'ariete dice: Hanno forato le mie mani e i miei piedi 26, ecc. Una volta compiuto il sacrificio nella narrazione del salmo, lo stesso salmo prosegue: Si ricorderanno e si convertiranno al Signore tutti i confini della terra. Si prostreranno davanti a Lui tutte le famiglie delle genti. Perché suo è il regno e lui dominerà sulle genti 27. Se è stato detto: Si ricorderanno, è stato prefigurato ciò che noi abbiamo visto essere accaduto.
La fede e le opere nella giustificazione.
9. Vediamo dunque se si è compiuto, come si è compiuto, dopo quale sacrificio si è compiuto quanto è stato detto ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 28, Beate le genti che non hanno udito, ma ora leggendo hanno creduto a quelle cose a cui credette Abramo che le udì. Credette Abramo in Dio, e gli fu reputato a giustizia e fu chiamato amico di Dio 29. Il fatto che Abramo credette in Dio, nel profondo del cuore, costituisce semplicemente un atto di fede. Ma il fatto che condusse il figlio per immolarlo, il fatto che armò intrepido la sua mano, il fatto che avrebbe immolato se la voce non l'avesse fermato, costituisce senz'altro una grande fede e una grande azione. E Dio lodò questa azione dicendo: Poiché hai ascoltato la mia voce 30. Perché allora l'apostolo Paolo dice: Pensiamo che l'uomo è giustificato per la fede senza le opere della legge 31, e in un altro passo: È la fede che opera attraverso l'amore? 32. In che senso la fede agisce per amore, e in che senso l'uomo è giustificato dalla fede senza le opere della legge? In che senso? Cercate di capire, fratelli. Un tizio crede, riceve i sacramenti della fede sul letto di morte e muore. Gli è mancato il tempo di compiere le opere. Che diciamo? Che non è giustificato? Senz'altro diciamo che è giustificato, perché ha creduto in Colui che giustifica l'empio 33. Perciò costui viene giustificato, ma non ha compiuto le opere. E così si avvera quanto detto dall'Apostolo: Pensiamo che l'uomo è giustificato per la fede senza le opere della legge 34. Il ladrone che è stato crocifisso con il Signore credette nel cuore per la giustizia, con la bocca ha confessato per la salvezza 35. Infatti la fede che opera per amore, anche se non ha dove operare esternamente, tuttavia si conserva fervorosa nel cuore. Nella legge antica c'erano alcuni che si gloriavano delle opere della Legge, che forse agivano non per amore ma per timore, e volevano essere ritenuti giusti ed essere anteposti ai pagani che non compivano le opere della Legge. L'Apostolo invece nel predicare la fede ai pagani, vedendo che coloro i quali si accostavano al Signore venivano giustificati per la fede - infatti operavano bene perché già credevano e non già avevano meritato di credere operando bene - esclamò deciso e disse che l'uomo può essere giustificato dalla fede senza le opere della Legge 36; cosicché non erano più giusti quelli [dell'antica Legge] i quali ciò che facevano lo facevano per timore, poiché la fede opera nel cuore per amore, anche se non si esprime fuori con le opere.
1 - Cf. Rm 4, 12; Gc 2, 21.
2 - Gal 4, 23.
3 - Gn 21, 12.
4 - Gn 22, 18.
5 - Gn 22, 1.
6 - Cf. Mt 13, 52.
7 - Cf. Gv 6, 5.
8 - Gv 6, 6.
9 - Sal 18, 13.
10 - Ef 4, 27.
11 - Gn 22, 12.
12 - 2 Cor 6, 16.
13 - Cf. Rm 10, 20.
14 - Mt 10, 20.
15 - Gal 5, 2.
16 - 2 Cor 13, 3.
17 - 2 Cor 8, 9.
18 - Sal 103, 27.
19 - Cf. Rm 4, 12; Gc 2, 21.
20 - Cf. Gn 15, 6; Rm 4, 3; Gal 3, 6.
21 - Sal 148, 5.
22 - Gal 4, 22.
23 - Gal 4, 24.
24 - Cf. Gn 22, 1-13.
25 - Gn 22, 17-18.
26 - Sal 21, 17.
27 - Sal 21, 28-29.
28 - Gn 22, 18.
29 - Gn 15, 6; Rm 4, 3; Gal 3, 6; Gc 2, 23.
30 - Gn 22, 18.
31 - Rm 3, 28.
32 - Gal 5, 6.
33 - Rm 4, 5.
34 - Rm 3, 28.
35 - Rm 10, 10.
36 - Cf. Rm 3, 28.
Lettere
Opera Omnia - Santa Chiara d'Assisi
Leggilo nella BibliotecaLE LETTERE ALLA BEATA AGNESE DI PRAGA
LETTERA PRIMA
[2859] 1 Alla venerabile e santissima vergine, Donna Agnese, figlia dell’esimio e illustrissimo re di Boemia, 2 Chiara, indegna serva di Gesù Cristo ed ancella inutile (Cfr. Lc 17,10) delle Donne recluse del monastero di San Damiano, sua suddita in tutto e serva, si raccomanda in ogni modo con particolare rispetto, mentre augura di conseguire la gloria della eterna felicità (Cfr. Sir 50,5).
[2860] 3 All’udire la stupenda fama della vostra santa vita religiosa, che non a me soltanto è giunta, ma si è sparsa magnificamente su tutta quasi la faccia della terra, sono ripiena di gaudio nel Signore e gioisco (Cfr. Ab 3,18); 4 e di questo possono rallegrarsi non soltanto io, ma tutti coloro che servono o desiderano servire Gesù Cristo.
[2861] 5 Il motivo è questo mentre potevate più di ogni altra godere delle fastosità, degli onori e delle dignità mondane, ed anche accedere con una gloria meravigliosa a legittimi sponsali con l’illustre Imperatore, - unione che, del resto, sarebbe stata conveniente alla vostra e sua eccelsa condizione -, 6 tutte queste cose voi avete invece respinte, e avete preferito con tutta l’anima e con tutto il trasporto del cuore abbracciare la santissima povertà e le privazioni del corpo, 7 per donarvi ad uno Sposo di ancor più nobile origine, al Signore Gesù Cristo, il quale custodirà sempre immacolata e intatta la vostra verginità.
[2862] 8 Il suo amore vi farà casta, le sue carezze più pura, il possesso di Lui vi confermerà vergine. 9 Poiché la sua potenza è più forte d’ogni altra, più larga è la sua generosità; la sua bellezza è più seducente, il suo amore più dolce ed ogni suo favore più fine. 10 Ormai stretta nell’amplesso di Lui, Egli ha ornato il vostro petto di pietre preziose; alle vostre orecchie ha fissato inestimabili perle; 11 e tutta vi ha rivestita di nuove e scintillanti gemme, come a primavera, e vi ha incoronata di un diadema d’oro, inciso col simbolo della santità (Sir 45,14).
[2863] 12 Perciò, sorella carissima, o meglio signora degna di ogni venerazione, poiché siete sposa, madre e sorella (Cfr. 2Cor 11,2; Mt 12,50) del Signor mio Gesù Cristo, 13 insignita dello smagliante stendardo della inviolabile verginità e della santissima povertà, riempitevi di coraggio nel santo servizio che avete iniziato per l’ardente desiderio del Crocifisso povero. 14 Lui per tutti noi sostenne il supplizio della croce (Col 1,13), strappandoci dal potere del Principe delle tenebre (2Cor 5,18), che ci tratteneva avvinti con catene in conseguenza del peccato del primo uomo, e riconciliandoci con Dio Padre.
[2864] 15 O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne.
16 O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano, Dio promette il regno dei cieli (Cfr. Mt 5,3), ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.
17 O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo, in cui potere erano e sono il cielo e la terra, giacché bastò un cenno della sua parola e tutte le cose furono create (Sal 32,9; 148,5), si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa. 18 Disse egli, infatti: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i nidi, ma il Figlio dell’uomo, cioè Cristo, non ha dove posare il capo (Mt 8,20); e quando lo reclinò sul suo petto, fu per rendere l’ultimo respiro (Gv 19,30).
[2865] 19 Se, dunque, tale e così grande Signore, scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero, 20 affinché gli uomini - che erano poverissimi e indigenti, affamati per l’eccessiva penuria del nutrimento celeste -, divenissero in Lui ricchi (Cfr. 2Cor 8,9) col possesso dei reami celesti; 21 esultate e godete (Cfr. Ab 3,18) molto, ripiena di enorme gaudio e di spirituale letizia.
[2866] 22 Invero voi, che avete preferito il disprezzo del mondo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali, e avete affidato i vostri tesori, piuttosto che alla terra, al cielo, 23 ove non li corrode ruggine, non li consuma il tarlo, non li scoprono né rubano i ladri Mt 6,20), voi riceverete abbondantissima ricompensa nei cieli (Mt 5,12), 24 e avete meritato degnamente di essere chiamata sorella, sposa e madre (Cfr. 2Cor 11,2; Mt 12,50) del Figlio dell’Altissimo Padre e della gloriosa Vergine.
[2867] 25 Certamente voi sapete, - ne sono sicurissima - che il regno dei cieli il Signore lo promette e dona solo ai poveri (Cfr. Mt 5,3), perché quando si amano le cose temporali, si perde il frutto della carità; 26 e che non è possibile servire a Dio e a Mammona, perché o si ama l’uno e si ha in odio l’altro, o si serve il secondo e si disprezza il primo (Mt 6,24). 27 E l’uomo coperto di vestiti non può pretendere di lottare con uno ignudo, perché è più presto gettato a terra chi offre una presa all’avversario; e neppure è possibile ambire la gloria in questo mondo e regnare poi lassù con Cristo; 28 ed è più facile che un cammello passi per una cruna di un ago, che un ricco salga ai reami (Cfr. Mt 19,24) celesti. 29 Perciò voi avete gettato le vesti superflue, cioè le ricchezze terrene, a fine di non soccombere neppure in un punto nella lotta e di poter entrare nel regno dei cieli per la via stretta e la porta angusta (Cfr. Mt 7,13-14).
[2868] 30 È magnifico davvero e degno di ogni lode questo scambio: rifiutare i beni della terra per avere quelli del cielo, meritarsi i celesti invece dei terreni, ricevere il cento per uno e possedere la vita (Cfr. Mt 19,29) beata per l’eternità.
[2869] 31 Per questo ho ritenuto opportuno supplicare con umili preghiere, nell’amore di Cristo (Cfr. Fil 1,8), la vostra maestà e la vostra santità, per quanto io posso, a voler perseverare con coraggio nel suo santo servizio, 32 progredendo di bene in meglio, di virtù in virtù (Cfr. Sal 83,8), affinché Colui, al quale servite con tutto l’amore, si degni concedervi il desiderato premio.
[2870] 33 Vi scongiuro ancora nel Signore, come posso, di tener presenti nelle santissime vostre preghiere (Cfr. Rm 15,30) me, vostra serva, sebbene inutile (Cfr. Lc 17,30), e con me tutte le altre sorelle di questo monastero, che tanto vi venerano, 34 affinché, col soccorso di esse, possiamo meritarci la misericordia di Gesù Cristo e insieme con voi gioire dell’eterna visione.
35 State bene nel Signore, e pregate per (Cfr. 1Ts 5,25) me.
LETTERA SECONDA
[2871] 1 Alla figlia del Re dei re, alla serva del Signore dei dominanti (Ap 19,16; 1Tm 6,15), alla sposa degnissima di Gesù Cristo e perciò regina nobilissima Donna Agnese, 2 Chiara, ancella inutile (Cfr. Lc 17,10) e indegna delle Donne Povere, invia il suo saluto e l’augurio di vivere sempre in perfetta povertà.
[2872] 3 Rendo grazie all’Autore della grazia, dal quale, come crediamo, viene ogni bene sommo ed ogni dono perfetto (Gc 1,17), perché ti ha adornata di tanti riconoscimenti di virtù e ti ha illustrata con segni di così alte perfezioni, 4 che, fatta diligente imitatrice del Padre, in cui è ogni perfezione (Cfr. Mt 5,48), meriti di divenire a tua volta perfetta, talmente che i suoi occhi non trovino in te nessun segno di imperfezione (Cfr. Sal 138,16).
[2873] 5 E questa è la perfezione, per la quale il Re stesso ti unirà a sé nell’etereo talamo, dove siede glorioso su un trono di stelle, 6 che tu, stimando cosa vile la grandezza di un regno terreno e sdegnando l’offerta di un connubio imperiale, 7 per amore della santissima povertà, in spirito di profonda umiltà e di ardentissima carità, ricalchi con assoluta fedeltà le orme (Cfr. 1Pt 2,21) di Colui del quale hai meritato d’essere sposa.
[2874] 8 Ma ti so ricca d’ogni virtù, e perciò rinuncio ad un lungo discorso e non voglio aggravarti di troppe parole, 9 anche se tu non troveresti nulla di superfluo in quelle parole che potrebbero arrecarti qualche consolazione. 10 E giacché una sola è la cosa necessaria (Lc 10,42), di essa soltanto ti scongiuro e ti avviso per amore di Colui, al quale ti sei offerta come vittima santa (Cfr. Rm 12,1) e gradita.
[2875] 11 Memore del tuo proposito, come un’altra Rachele (Cfr. Gen 29,16), tieni sempre davanti agli occhi il punto di partenza. I risultati raggiunti, conservali; ciò che fai, fallo bene; non arrestarti (Cfr. Ct 3,4); 12 ma anzi, con corso veloce e passo leggero, con piede sicuro, che neppure alla polvere permette di ritardarne l’andare, 13 avanza confidente e lieta nella via della beatitudine che ti sei assicurata.
[2876] 14 E non credere, e non lasciarti sedurre da nessuno che tentasse sviarti da questo proposito o metterti degli ostacoli (Cfr. Rm 14,13) su questa via, per impedirti di riportare all’Altissimo le tue promesse (Sal 49,14) con quella perfezione alla quale ti invitò lo Spirito del Signore.
[2877] 15 Riguardo a questo, perché tu possa percorrere più sicura la strada dei divini mandati (Cfr. Sal 118,32), attieniti ai consigli del venerabile padre nostro frate Elia, ministro generale, 16 ed anteponili ai consigli di qualsiasi altro e ritienili più preziosi per te di qualsiasi dono.
[2878] 17 E se qualcuno ti dice o ti suggerisce altre iniziative, che impediscano la via di perfezione che hai abbracciata o che ti sembrino contrarie alla divina vocazione, pur portandoti con tutto il rispetto, non seguire però il consiglio di lui, 18 ma attaccati, vergine poverella, a Cristo povero.
[2879] 19 Vedi che Egli per te si è fatto oggetto di disprezzo, e segui il suo esempio rendendoti, per amor suo, spregevole in questo mondo. 70 Mira, o nobilissima regina, lo Sposo tuo, il più bello tra i figli degli uomini (Sal 44,3), divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo ripetutamente flagellato (Cfr. Mt 19,20; 27,26), e morente perfino tra i più struggenti dolori sulla croce. Medita e contempla e brama di imitarlo.
[2880] 21 Se con Lui soffrirai, con Lui regnerai (Cfr. Rm 8,17; 2Tm 2,12); se con Lui piangerai, con Lui godrai; se in compagnia di Lui morirai (2Tm 2,11) sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore nello splendore dei santi (Sal 109,3), 22 e il tuo nome sarà scritto nel Libro della vita (Fil 4,3; Ap 14,22) e diverrà famoso tra gli uomini. 23 Perciò possederai per tutta l’eternità e per tutti secoli la gloria del regno celeste, in luogo degli onori terreni così caduchi; parteciperai dei beni eterni, invece che dei beni perituri e vivrai per tutti i secoli.
[2881] 24 Addio sorella e, a causa del Signore tuo Sposo, signora carissima.
[2882] 25 Abbi a cuore di raccomandare al Signore (Cfr. At 14,22) nelle tue devote orazioni me, assieme alle mie sorelle, che tutte godiamo per i beni che il Signore opera in te con la sua grazia. E raccomandaci con insistenza anche alle preghiere delle tue sorelle.
LETTERA TERZA
[2883] 1 Alla signora in Cristo veneratissima e sorella degna d’amore più di tutte le creature mortali, Agnese, germana dell’illustre Re di Boemia, ma ora soprattutto sorella e sposa (Cfr. Mt 12,50; 2Cor 11,2) del sommo Re dei cieli, 2 Chiara, umilissima e indegna ancella di Cristo e serva delle Donne Povere, augura salutare gaudio nell’Autore della salvezza (Cfr. Eb 2,10) e quanto di meglio essa possa desiderare.
[2884] 3 Le liete notizie del tuo benessere, del tuo stato felice e dei tuoi prosperi progressi nella corsa che hai intrapresa per la conquista del celeste palio (Cfr. Fil 3,14), mi riempiono di tanta gioia; 4 e tanto più respiro di esultanza nel Signore, perché so e ritengo che tu supplisci magnificamente alle imperfezioni che sono in me e nelle altre sorelle nella nostra imitazione degli esempi di Gesù Cristo povero ed umile.
[2885] 5 Davvero posso rallegrarmi, e nessuno potrebbe strapparmi da questa gioia, 6 poiché ho raggiunto quello che ho desiderato sotto il cielo, dal momento che vedo te trionfare in una maniera, direi, terribile e incredibile, sostenuta da una prerogativa meravigliosa della sapienza che procede da Dio medesimo, sulle astuzie dello scaltro (Cfr. Gen 3,1) serpente, sulla superbia, che è rovina dell’umana natura, e sulla vanità, che rende fatui i cuori degli uomini. 7 E ti ammiro ancora stringere a te, mediante l’umiltà, con la forza della fede e le braccia della povertà, il tesoro incomparabile, nascosto nel campo (Cfr. Mt 13,44) del mondo e dei cuori umani, col quale si compra Colui che dal nulla trasse tutte (Cfr. Gv 1,3) le cose.
[2886] 8 E, per avvalermi delle parole medesime dell’Apostolo, ti stimo collaboratrice (Cfr. 1Cor 3,9; Rm 16,3) di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo.
[2887] 9 Chi potrebbe, dunque, impedirmi di rallegrarmi per sì mirabili motivi di gaudio?
10 Gioisci, perciò, anche tu nel Signore sempre (Cfr. Fil 4,4), o carissima. 11 Non permettere che nessun’ombra di mestizia avvolga il tuo cuore, o signora in Cristo dilettissima, gioia degli Angeli e corona (Cfr. Fil 4,1) delle tue sorelle.
[2888] 12 Colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell’eternità, colloca la tua anima nello splendore della gloria (Cfr. Eb 1,3), 13 colloca il tuo cuore in Colui che è figura della divina sostanza (Cfr. Eb 1,3), e trasformati interamente, per mezzo della contemplazione, nella immagine (Cfr. 2Cor 3,18) della divinità di Lui.
[2889] 14 Allora anche tu proverai ciò che è riservato ai soli suoi amici, e gusterai la segreta dolcezza (Cfr. Sal 30,20) che Dio medesimo ha riservato fin dall’inizio per coloro che lo amano. 15 Senza concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore, con tutta te stessa ama Colui che per amor tuo tutto si è donato.
[2890] 16 La sua bellezza ammirano il sole e la luna; i suoi premi sono di pregio e grandezza infiniti (Sal 144,3). 17 Voglio dire quel Figlio dell’Altissimo, che la Vergine ha partorito, senza cessare di essere vergine. 18 Stringiti alla sua dolcissima Madre, la quale generò un Figlio tale che i cieli non lo potevano contenere (Cfr. 1Re 8,27; 2Cor 2,6), 19 eppure ella lo raccolse nel piccolo chiostro del suo santo seno e lo portò nel suo grembo verginale.
[2891] 20 Chi non sdegnerebbe con orrore le insidie del nemico dell’umano genere, che facendo brillare innanzi agli occhi il luccicore delle cose transitorie e delle glorie fallaci, tenta annientare ciò che è più grande del cielo?
[2892] 21 Sì perché è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna di tutte le creature, è resa dalla grazia di Dio più grande del cielo. 22 Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere (Cfr. 1Re 8,27; 2Cr 2,6) il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora (Cfr. Gv 14,23) e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. 23 È la stessa Verità che lo afferma: “Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure lo amerò; e noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora (Gv 14,21.23)”.
[2893] 24 A qual modo, dunque, che la gloriosa Vergine delle vergini portò Cristo materialmente nel suo grembo, 25 tu pure, seguendo le sue vestigia (Cfr. 1Pt 2,21), specialmente dell’umiltà e povertà di Lui, puoi sempre, senza alcun dubbio, portarlo spiritualmente nel corpo casto e verginale. 26 E conterrai in te Colui dal quale tu e tutte le creature sono contenute (Cfr. Sap 1,7; Col 1,17), e possederai ciò che è bene più duraturo e definitivo anche a paragone di tutti gli altri possessi transeunti di questo mondo.
[2894] 27 Come si ingannano, molte volte, al riguardo, re e regine di questo mondo! 28 Quand’anche elevassero la loro superbia fino al cielo e toccassero quasi col capo le nubi, alla fine saranno dissolti nel nulla, come spazzatura.
[2895] 29 Passando ora al quesito che mi hai sottoposto, credo di poterti rispondere così. 30 Tu mi domandi quali feste il gloriosissimo Padre nostro san Francesco ci raccomandò di celebrare con particolare solennità, pensando, se ben ho capito, che si possa in esse usare una certa maggior larghezza nella varietà dei cibi. 31 Nella tua prudenza certamente saprai che, salvo le deboli e le inferme, - verso le quali ci insegnò e ci comandò di usare ogni discrezione con qualsiasi genere di cibo -,32 nessuna di noi, che sia sana e robusta, dovrebbe prendere se non cibi quaresimali, tanto nei giorni feriali che nei festivi, digiunando ogni giorno 33 ad eccezione delle domeniche e del Natale del Signore, nei quali giorni possiamo prendere il cibo due volte. 34 Ed anche nei giovedì, dei periodi non di digiuno, ciascuna può fare come le piace, cioè chi non volesse digiunare non vi è tenuta.
[2896] 35 Ma noi, che siamo in buona salute, digiuniamo tutti i giorni, eccetto le domeniche e il Natale. 36 Non siamo però tenute al digiuno - così ci ha insegnato il beato Francesco in suo scritto -, durante tutto il tempo pasquale e nelle feste della Madonna e dei santi Apostoli, a meno che cadessero il venerdì. 37 Ma, come ho detto sopra, noi che siamo sane e robuste, consumiamo sempre cibi quaresimali.
[2897] 38 Siccome però, non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito (Gb 6,12), 39 anzi siamo piuttosto fragili e inclini ad ogni debolezza corporale, 40 ti prego e ti supplico nel Signore, o carissima, di moderarti con saggia discrezione nell’austerità, quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata, 41 affinché, vivendo, la tua vita sia lode (Is 38,19; Sir 17,27) del Signore, e tu renda al Signore, un culto spirituale (Cfr. Rm 12,1)ed il tuo sacrificio sia sempre condito col sale della prudenza (Cfr. Lv 2,13; Col 4,6).
[2898] 42 Ti auguro di stare sempre bene nel Signore, con la premura con la quale lo potrei augurare a me stessa. Raccomanda me e le mie sorelle nelle tue sante orazioni.
LETTERA QUARTA
[2899] 1 A colei che è la metà dell’anima sua e santuario di un singolare e cordialissimo amore, all’illustre regina, sposa dell’Agnello e Re eterno, a Donna Agnese, madre sua carissima e figlia tra le altre la più amata, 2 Chiara, serva indegna di Cristo ed ancella inutile (Cfr. Lc 17,40) delle serve del Signore dimoranti nel monastero di San Damiano in Assisi, invia il suo saluto 3 e l’augurio di poter sciogliere un cantico nuovo, in compagnia delle altre santissime vergini, davanti al trono di Dio e dell’Agnello e di accompagnare l’Agnello ovunque vada (Ap 14,3-4).
[2900] 4 O madre e figlia, sposa (Cfr. Mt 12,50) del Re di tutti i secoli, non stupirti se non ti ho scritto di frequente come l’anima tua e la mia parimenti desiderano e bramano, 5 e non credere assolutamente che l’incendio dell’amore verso di te sia divenuto meno ardente e dolce nel cuore della tua madre. 6 Il solo ostacolo alla nostra corrispondenza è stato la scarsità dei messaggeri e l’insicurezza delle strade.
7 Ma oggi, che si presenta l’occasione di scrivere alla tua carità, ecco mi rallegro con te e con te gioisco nel gaudio dello Spirito (Cfr. 1Ts 1,6), o sposa (Cfr. 2Cor 11,2) di Cristo, 8 poiché, come quell’altra santissima vergine Agnese, tu, slacciandoti da tutte le ricchezze e vanità del mondo, ti sei meravigliosamente unita in sposa all’Agnello immacolato, che toglie i peccati del mondo (1Pt 1,19; Gv 1,29).
[2901] 9 Te veramente felice! Ti è concesso di godere di questo sacro convito (Cfr. Lc 14,15; Ap 19,9), per poter aderire con tutte le fibre del tuo cuore a Colui, 10 la cui bellezza è l’ammirazione instancabile delle beate schiere del cielo. 11 L’amore di lui rende felici, la contemplazione ristora, la benignità ricolma. 12 La soavità di lui pervade tutta l’anima, il ricordo brilla dolce nella memoria. 13 Al suo profumo i morti risorgono e la gloriosa visione di lui formerà la felicità dei cittadini della Gerusalemme celeste (Cfr. Ap 21,2.10).
[2902] 14 E poiché questa visione di lui è splendore dell’eterna gloria (Eb 1,3), chiarore della luce perenne e specchio senza macchia (Sap 7,26), 15 ogni giorno porta l’anima tua, o regina, sposa (2Cor 11,2) di Gesù Cristo, in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto, 16 perché tu possa così adornarti tutta all’interno e all’esterno, vestita e circondata di varietà (Sal 44,10), 17 e sii parimenti adorna con i fiori e le vesti di tutte le virtù, come conviene a te, figlia e sposa carissima del sommo Re.
[2903] 18 In questo specchio poi rifulgono la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità; e questo tu potrai contemplare, con la grazia di Dio, diffuso su tutta la superficie dello specchio.
[2904] 19 Mira, in alto, la povertà di Colui che fu deposto nel presepe avvolto in poveri pannicelli (Cfr. Lc 2,12). 20 O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! 21 Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra (Mt 11,25), è adagiato in una mangiatoia!
22 Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la santa povertà, le fatiche e le pene senza numero ch’Egli sostenne per la redenzione del genere umano.
23 E, in basso, contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante. 24 Perciò è lo stesso specchio che, dall’alto del legno della croce, rivolge ai passanti la sua voce perché si fermino a meditare: 25 O voi tutti, che sulla strada passate, fermatevi a vedere se esiste un dolore simile al mio (Lam 1,12); 26 e rispondiamo, dico a Lui che chiama e geme, ad una voce e con un solo cuore: Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l’anima mia (Lam 3,20).
[2905] 27 Lasciati, dunque, o regina sposa del celeste Re, bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità!
[2906] 28 Contempla ancora le indicibili sue delizie, le ricchezze e gli onori eterni, 29 e grida con tutto l’ardore del tuo desiderio e del tuo amore: 30 Attirami a te, o celeste Sposo! Dietro a te correremo attratti dalla dolcezza del tuo profumo (Ct 1,3).
31 Correrò, senza stancarmi mai, finché tu mi introduca nella tua cella inebriante (Ct 2,4). 32 Allora la tua sinistra passi sotto il mio capo e la tua destra mi abbraccerà (Ct 2,6) deliziosamente e tu mi bacerai col felicissimo bacio della tua bocca (Ct 1,1).
[2907] 33 Stando in questa contemplazione, abbi memoria della tua madre poverella, 34 ben sapendo che io porto il tuo caro ricordo inseparabilmente impresso nel profondo del mio cuore (Pr 3,3; cfr. 2Cor 3,3), perché tu sei per me la più cara di tutte.
[2908] 35 Che cosa potrei ancora dirti? E meglio che la parola umana rinunci qui ad esprimerti il mio affetto per te; solo I’anima, nel suo linguaggio silenzioso, riuscirebbe a fartelo sentire. 36 E poiché, o figlia benedetta, la mia lingua è del tutto impotente ad esprimerti meglio l’amore che ti porto; queste poche cose che ti ho scritto in modo così imperfetto, quasi dimezzando il pensiero, sono tutto quanto ho potuto dirti.
[2909] 37 Ti prego però, che tu voglia ugualmente accogliere queste mie parole con benevolenza e devozione, ascoltando in esse soprattutto l’affetto materno di cui sono ripiena, in ardore di carità verso di te e delle tue figlie ogni giorno; e ad esse raccomanda assai in Cristo me e le mie figlie. 38 Queste stesse mie figlie poi, in particolare la vergine prudentissima Agnese, sorella nostra, si raccomandano vivamente nel Signore a te e alle tue figlie.
[2910] 39 Addio, figlia mia carissima, a te e alle tue figlie, fino al trono della gloria del gran Re (Cfr. Tt 2,13), e pregate per noi.
[2911] 40 Con tutta la premura e l’amore che posso raccomando finalmente alla tua carità i latori della presente lettera, i nostri carissimi frate Amato, caro a Dio e agli uomini (Sir 45,1), e frate Bonagura. Amen.
LETTERA A ERMENTRUDE DI BRUGES
[2912] 1 A Ermentrude, sorella carissima, Chiara d’Assisi, umile ancella di Gesù Cristo, augura salute e pace.
[2913] 2 Ho appreso, sorella carissima, che, con l’aiuto della grazia del Signore, sei fuggita dal fango di questo mondo; 3 ne provo grande allegrezza e mi congratulo con te; e ancor più grande è la mia gioia perché so che tu e le tue figlie con coraggio camminate nella via della virtù.
[2914] 4 Rimani, dunque, o carissima, fedele fino alla morte a Colui, al quale ti sei legata per sempre. E certamente sarai da Lui coronata con la corona della vita (Gc 1,12). 5 Il tempo della fatica quaggiù è breve, ma la ricompensa (Cfr. Sap 10,17; Sir 18,22) è eterna. Non ti abbaglino gli splendori del mondo, che passa come ombra (Gb 14,2). 6 Non ti sorprendano le vuote immagini di questo mondo ingannatore; chiudi le tue orecchie ai sibili dell’inferno e spezza da forte le sue tentazioni. 7 Sostieni di buona voglia le avversità, e la superbia non gonfi il tuo cuore nelle cose prospere; queste ti richiamano alla tua fede, quelle la richiedono.
[2915] 8 Rendi fedelmente a Dio quello che hai promesso con voto (Cfr. Sal 75,12), ed Egli ti darà la ricompensa. 9 Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui (Cfr. Lc 9,23) Cristo che ci precede. 10 Poiché dopo molte e varie tribulazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria (Ap 14,21; Lc 24,26). 11 Ama con tutto il cuore Dio (Dt 11,1; Lc 10,27; 1Cor 16,22)), e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui. 12 Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce (Cfr. Gv 19,25).
[2916] 13 Sii sempre attenta e vigile nella preghiera (Cfr. Mt 26,41). 14 Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi (Cfr. 2Tm 4,5-7) il mistero che hai abbracciato in santa povertà e in umiltà sincera.
[2917] 15 Non temere, o figlia: Dio che è fedele in tutta le sua promesse e santo nelle sue opere (Sal 144,13), effonderà su di te e su tutte le tue figlie la benedizione copiosa. 16 Egli sarà il vostro aiuto, il vostro insuperabile conforto, come è il nostro Redentore e la nostra eterna ricompensa.
[2918] 17 Preghiamo Dio l’una per l’altra (Gc 5,16), e così, portando il giogo della carità vicendevole, con facilità adempiremo la legge di Cristo (Gal 6,2). Amen
PRIVILEGIO DELLA POVERTÀ (1228)
[3279] Gregorio Vescovo, servo dei servi di Dio, alle diIette figlie in Cristo Chiara e alle altre ancelle di Cristo, viventi in comune presso la chiesa di San Damiano, nella diocesi di Assisi, salute e apostolica benedizione.
È noto che, volendo voi dedicarvi unicamente al Signore, avete rinunciato alla brama di beni terreni. Perciò, venduto tutto e distribuitolo ai poveri (Cfr. Mt 19,21), vi proponete di non avere possessioni di sorta, seguendo in tutto le orme (Cfr. 1Pt 2,21) di colui che per noi si è fatto povero (2Cor 8,9), e via e verità e vita (Gv 14,6).
Né, in questo proposito, vi spaventa la privazione di tante cose: perché la sinistra dello sposo celeste è sotto il vostro capo (Ct 2,6), per sorreggere la debolezza del vostro corpo, che con carità bene ordinata avete assoggettato alla legge dello spirito (Ct 2,4; cfr, Rm 8,7).
E infine, colui che nutre gli uccelli del cielo e veste i gigli del campo (Mt 6,26.28), non vi farà mancare né il vitto né il vestito, finché nella vita eterna passerà davanti a voi e vi somministrerà se stesso (Lc 12,37), quando cioè la sua destra vi abbraccerà (Ct 2,6) con gioia più grande, nella pienezza della sua visione.
Secondo la vostra supplica, quindi, confermiamo col beneplacito apostolico, il vostro proposito di altissima povertà, concedendovi con l’autorità della presente lettera che nessuno vi possa costringere a ricevere possessioni.
Pertanto a nessuno, assolutamente, sia lecito invalidare questa scrittura della nostra concessione od opporvisi temerariamente.
Se qualcuno poi presumesse di attentarlo, sappia che incorrerà nell’ira di Dio onnipotente e dei beati apostoli Pietro e Paolo.
Dato a Perugia il 17 settembre, l’anno secondo del nostro Pontificato.
15-24 Maggio 23, 1923 La Volontà di Dio è pienezza, e chi in Essa vive deve accentrare tutto in lei.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Le sue privazioni continuano, ed avendosi fatto vedere appena il mio dolce Gesù gli ho detto:
(2) “Dimmi amor mio, dove ti ho offeso che fuggi da me lontano? Ahi! il mio cuore sanguina per l’acerbità del dolore”.
(3) E Gesù: “Ti sei sottratta forse dalla mia Volontà?”
(4) Ed io: “No, no; il Cielo mi liberi da una tale disgrazia”.
(5) E Lui: “E perché dunque mi domandi dove mi hai offeso, allora entra la colpa quando l’anima si sottrae dalla mia Volontà. Ah! figlia mia, per prendere pieno possesso della mia Volontà devi accentrare in te tutti gli stati d’animo di tutte le creature, e come passi uno stato d’animo, così prendi il dominio. Ciò successe nella mia Mamma e nella mia stessa Umanità; quante pene, quanti stati delle anime erano accentrati in Noi? La mia cara Mamma varie volte rimaneva nello stato della pura fede, e la mia gemente Umanità restava come stritolata sotto il peso enorme di tutti i peccati e pene di tutte le creature, ma mentre soffrivo restavo col dominio di tutti quei beni opposti a quei peccati e pene delle creature, e la mia cara Mamma restava Regina della fede, della speranza e dell’amore, dominatrice della luce, da poter dare fede, speranza, amore e luce a tutti. Per dare è necessario possedere, e per possedere è necessario accentrare in sé quelle pene, e con la rassegnazione e con l’amore cambiare in beni le pene, in luce le tenebre, in fuoco le freddezze. La mia Volontà è pienezza, e chi deve vivere in Essa deve entrare nel dominio di tutti i beni possibili ed immaginabili, per quanto a creatura è possibile. Quanti beni non posso dare a tutti, e quanti non ne può dare la mia inseparabile Mamma? E se non diamo di più è perché non c’è chi prenda, perché tutto soffrimmo, e mentre stavamo sulla terra la nostra dimora fu nella pienezza della Divina Volontà.
(6) Ora spetta a te fare la nostra stessa via e dimorare dove Noi dimorammo; credi tu che sia come cosa da nulla, o come tutte le altre vite, anche sante, il vivere nel nostro Volere? Ah! no, no, è il tutto, qui conviene abbracciare tutto, e se qualche cosa sfugge non puoi dire che vivi nella pienezza della nostra Volontà, perciò sii attenta e segui sempre il volo nel mio Eterno Volere”.