Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del tempo di Quaresima (San Stanislao)
Vangelo secondo Giovanni 20
1Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!".3Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.5Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.6Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,7e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.8Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.9Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.10I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa.
11Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.13Ed essi le dissero: "Donna, perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto".14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.15Le disse Gesù: "Donna, perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo".16Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che significa: Maestro!17Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro".18Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche ciò che le aveva detto.
19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo;23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.25Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!".27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!".28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!".29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".
30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Primo libro dei Re 11
1Ma il re Salomone amò donne straniere, moabite, ammonite, idumee, di Sidòne e hittite,2appartenenti a popoli, di cui aveva detto il Signore agli Israeliti: "Non andate da loro ed essi non vengano da voi: perché certo faranno deviare i vostri cuori dietro i loro dèi". Salomone si legò a loro per amore.3Aveva settecento principesse per mogli e trecento concubine; le sue donne gli pervertirono il cuore.4Quando Salomone fu vecchio, le sue donne l'attirarono verso dèi stranieri e il suo cuore non restò più tutto con il Signore suo Dio come il cuore di Davide suo padre.5Salomone seguì Astàrte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.6Salomone commise quanto è male agli occhi del Signore e non fu fedele al Signore come lo era stato Davide suo padre.
7Salomone costruì un'altura in onore di Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche in onore di Milcom, obbrobrio degli Ammoniti.8Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.
9Il Signore, perciò, si sdegnò con Salomone, perché aveva distolto il cuore dal Signore Dio d'Israele, che gli era apparso due volte10e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore.11Allora disse a Salomone: "Poiché ti sei comportato così e non hai osservato la mia alleanza né i decreti che ti avevo impartiti, ti strapperò via il regno e lo consegnerò a un tuo suddito.12Tuttavia non farò ciò durante la tua vita per amore di Davide tuo padre; lo strapperò dalla mano di tuo figlio.13Ma non tutto il regno gli strapperò; una tribù la darò a tuo figlio per amore di Davide mio servo e per amore di Gerusalemme, città da me eletta".
14Il Signore suscitò contro Salomone un avversario, l'idumeo Hadàd che era della stirpe regale di Edom.15Dopo la disfatta inflitta da Davide a Edom, quando Ioab capo dell'esercito era andato a seppellire i cadaveri e aveva ucciso tutti i maschi di Edom -16Ioab e tutto Israele vi si erano fermati sei mesi per sterminare tutti i maschi di Edom -17Hadàd con alcuni Idumei a servizio del padre fuggì in Egitto. Allora Hadàd era giovinetto.18Essi partirono da Madian e andarono in Paran; presero con sé uomini di Paran e andarono in Egitto dal faraone, che ospitò Hadàd, gli assicurò il mantenimento, parlò con lui e gli assegnò terreni.19Hadàd trovò grazia agli occhi del faraone, che gli diede in moglie una sua cognata, la sorella della regina Tafni.20La sorella di Tafni gli partorì il figlio Ghenubàt, che Tafni allevò nel palazzo del faraone. Ghenubàt visse nella casa del faraone tra i figli del faraone.21Quando Hadàd seppe in Egitto che Davide si era addormentato con i suoi padri e che era morto Ioab capo dell'esercito, disse al faraone: "Lasciami partire; voglio andare nel mio paese".22Il faraone gli rispose: "Ti manca forse qualcosa nella mia casa perché tu cerchi di andare nel tuo paese?". Quegli soggiunse: "No! ma, ti prego, lasciami andare".23Dio suscitò contro Salomone un altro avversario, Razòn figlio di Eliada, che era fuggito da Hadad-Èzer re di Zoba, suo signore.24Egli adunò gente contro di lui e divenne capo di una banda, quando Davide aveva massacrato gli Aramei. Quindi egli prese Damasco, vi si stabilì e ne divenne re.25aFu avversario di Israele per tutta la vita di Salomone.
25bEcco il male fatto da Hadàd: fu nemico di Israele e regnò su Edom.
26Anche Geroboamo, figlio dell'efraimita Nebàt, di Zereda - sua madre, una vedova, si chiamava Zerua -, mentre era al servizio di Salomone, insorse contro il re.27La causa della sua ribellione al re fu la seguente: Salomone costruiva il Millo e chiudeva la breccia apertasi nella città di Davide suo padre;28Geroboamo era un uomo di riguardo; Salomone, visto come il giovane lavorava, lo nominò sorvegliante di tutti gli operai della casa di Giuseppe.29In quel tempo Geroboamo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achia di Silo, che indossava un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna.30Achia afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.31Quindi disse a Geroboamo: "Prendine dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio di Israele: Ecco lacererò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù.32A lui rimarrà una tribù a causa di Davide mio servo e a causa di Gerusalemme, città da me scelta fra tutte le tribù di Israele.33Ciò avverrà perché egli mi ha abbandonato, si è prostrato davanti ad Astàrte dea di quelli di Sidòne, a Camos dio dei Moabiti, e a Milcom dio degli Ammoniti, e non ha seguito le mie vie compiendo ciò che è retto ai miei occhi, osservando i miei comandi e i miei decreti, come aveva fatto Davide suo padre.34Non gli toglierò il regno di mano, perché l'ho stabilito capo per tutti i giorni della sua vita a causa di Davide, mio servo da me scelto, il quale ha osservato i miei comandi e i miei decreti.35Toglierò il regno dalla mano di suo figlio e ne consegnerò a te dieci tribù.36A suo figlio lascerò una tribù perché a causa di Davide mio servo ci sia sempre una lampada dinanzi a me in Gerusalemme, città che mi sono scelta per porvi il mio nome.37Io prenderò te e tu regnerai su quanto vorrai; sarai re di Israele.38Se ascolterai quanto ti comanderò, se seguirai le mie vie e farai quanto è giusto ai miei occhi osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide mio servo, io sarò con te e ti edificherò una casa stabile come l'ho edificata per Davide. Ti consegnerò Israele;39umilierò la discendenza di Davide per questo motivo, ma non per sempre".
40Salomone cercò di uccidere Geroboamo, il quale però trovò rifugio in Egitto presso Sisach, re di quella regione. Geroboamo rimase in Egitto fino alla morte di Salomone.
41Le altre gesta di Salomone, le sue azioni e la sua sapienza, sono descritte nel libro della gesta di Salomone.42Il tempo in cui Salomone aveva regnato in Gerusalemme su tutto Israele fu di quaranta anni.43Salomone si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide suo padre; gli succedette nel regno il figlio Roboamo.
Sapienza 6
1Ascoltate, o re, e cercate di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
2Porgete l'orecchio, voi che dominate le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri popoli.
3La vostra sovranità proviene dal Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
4poiché, pur essendo ministri del suo regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
5Con terrore e rapidamente egli si ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
6L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
7Il Signore di tutti non si ritira davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
8Ma sui potenti sovrasta un'indagine rigorosa.
9Pertanto a voi, o sovrani, sono dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
10Chi custodisce santamente le cose sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
11Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.
12La sapienza è radiosa e indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
13Previene, per farsi conoscere, quanti la desiderano.
14Chi si leva per essa di buon mattino non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
15Riflettere su di essa è perfezione di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
16Essa medesima va in cerca di quanti sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
17Suo principio assai sincero è il desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
18l'amore è osservanza delle sue leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
19e l'immortalità fa stare vicino a Dio.
20Dunque il desiderio della sapienza conduce al regno.
21Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.
22Esporrò che cos'è la sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
23Non mi accompagnerò con l'invidia che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
24L'abbondanza dei saggi è la salvezza del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
25Lasciatevi dunque ammaestrare dalle mie parole
e ne trarrete profitto.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Isaia 21
1Oracolo sul deserto del mare.
Come i turbini che si scatenano nel Negheb,
così egli viene dal deserto, da una terra orribile.
2Una visione angosciosa mi fu mostrata:
il saccheggiatore che saccheggia,
il distruttore che distrugge.
Salite, o Elamiti,
assediate, o Medi!
Io faccio cessare ogni gemito.
3Per questo i miei reni tremano,
mi hanno colto i dolori come di una partoriente;
sono troppo sconvolto per udire,
troppo sbigottito per vedere.
4Smarrito è il mio cuore,
la costernazione mi invade;
il crepuscolo tanto desiderato
diventa il mio terrore.
5Si prepara la tavola,
si stende la tovaglia,
si mangia, si beve.
"Alzatevi, o capi,
ungete gli scudi!".
6Poiché così mi ha detto il Signore:
"Va', metti una sentinella
che annunzi quanto vede.
7Se vede cavalleria,
coppie di cavalieri,
gente che cavalca asini,
gente che cavalca cammelli,
osservi attentamente,
con grande attenzione".
8La vedetta ha gridato:
"Al posto di osservazione, Signore,
io sto sempre, tutto il giorno,
e nel mio osservatorio
sto in piedi, tutta la notte.
9Ecco, arriva una schiera di cavalieri,
coppie di cavalieri".
Essi esclamano e dicono: "È caduta,
è caduta Babilonia!
Tutte le statue dei suoi dèi
sono a terra, in frantumi".
10O popolo mio, calpestato,
che ho trebbiato come su un'aia,
ciò che ho udito
dal Signore degli eserciti,
Dio di Israele,
a voi ho annunziato.
11Oracolo sull'Idumea.
Mi gridano da Seir:
"Sentinella, quanto resta della notte?
Sentinella, quanto resta della notte?".12La sentinella risponde:
"Viene il mattino, poi anche la notte;
se volete domandare, domandate,
convertitevi, venite!".
13Oracolo sull'Arabia.
Nel bosco, nell'Arabia, passate la notte,
carovane di Dedan;
14andando incontro agli assetati,
portate acqua.
Abitanti del paese di Tema,
presentatevi ai fuggiaschi con pane per loro.
15Perché essi fuggono di fronte alle spade,
di fronte alla spada affilata,
di fronte all'arco teso,
di fronte al furore della battaglia.
16Poiché mi ha detto il Signore: "Ancora un anno, contato alla maniera degli anni di un salariato, e scomparirà tutta la potenza gloriosa di Kedàr.17E il numero degli archi dei prodi di Kedàr resterà molto esiguo, perché il Signore Dio di Israele ha parlato".
Lettera agli Ebrei 2
1Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada.2Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione,3come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita,4mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.
5Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo.6Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:
'Che cos'è l'uomo perché ti ricordi di lui
o il figlio dell'uomo perché tu te ne curi?'
7'Di poco l'hai fatto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato'
8'e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi'.
Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa.9Però quel Gesù, che 'fu fatto di poco inferiore agli angeli', lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
10Ed era ben giusto che colui, per il quale e del quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza il capo che li ha guidati alla salvezza.11Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli,12dicendo:
'Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;'
13e ancora:
'Io metterò la mia fiducia in lui;'
e inoltre:
'Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato'.
14Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo,15e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.16Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma 'della stirpe di Abramo si prende cura'.17Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.18Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
Capitolo XXVIII: Contro le linguacce denigratrici
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non sopportare di mal animo se certuni danno un cattivo giudizio su di te e dicono, nei tuoi confronti, parole che non ascolti con piacere. Il tuo giudizio su te stesso deve essere ancora più grave; devi credere che non ci sia nessuno più debole di te. Se terrai conto massimamente dell'interiorità, non darai molto peso a parole che volano; giacché, nei momenti avversi, è prudenza, e non piccola, starsene in silenzio, volgendo l'animo a me, senza lasciarsi turbare dal giudizio della gente. La tua pace non riposi nella parola degli uomini. Che questi ti abbiano giudicato bene o male, non per ciò sei diverso.
Dove sta la vera pace, dove sta la vera gloria? Non forse in me? Godrà di grande pace chi non desidera di piacere agli uomini, né teme di spiacere ad essi. E' appunto da un tale desiderio, contrario al volere di Dio, e da un tale vano timore, che nascono tutti i turbamenti del cuore e tutte le deviazioni degli affetti.
LETTERA 241: Agostino confuta l'insolente calunnia di Pascenzio ch'egli credesse in un Dio triforme, professando che Dio è uno solo .
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaDi data incerta; scritta dopo la precedente.
Agostino confuta l'insolente calunnia di Pascenzio ch'egli credesse in un Dio triforme, professando che Dio è uno solo (n. 1); accetta il dibattito, purché siano registrate le affermazioni delle due parti (n. 2).
AGOSTINO A PASCENZIO
Agostino non crede in un Dio triforme.
1. La tua lettera non è riuscita né a farmi ricambiare le ingiurie né a distogliermi dal risponderti. Ciò che tu mi hai scritto avrebbe potuto sconcertarmi se fosse venuto dalla verità di Dio e non dalla potestà d'un uomo. Tu mi dici che " il mio parere rassomiglia a un albero curvo e intricato che fa cadere in errore lo sguardo " 1. Che diresti allora di me se non fossi stato al patto che avevamo stabilito il mattino e se in una cosa facilissima, giustamente stabilita di comune accordo, avessi opposto un astuto rifiuto e ostacoli pieni di difficoltà? Tu avresti allora potuto paragonarmi a un individuo che s'ingozza d'acqua melmosa ed affogato nell'ubriachezza della perfidia - cosa, questa, ancora peggiore - se dopo pranzo non fossi tornato ligio ai propositi manifestati il mattino. Ma non mi hai ora forse risposto quello che hai voluto, eppure non hai avuto paura di alcun tranello? Potresti quindi scrivere tutto il resto affinché vi sia qualcosa che noi stessi o altri possano esaminare e giudicare! Riguardo alla tua affermazione secondo la quale io crederei in Dio, come se fosse una persona a tre facce, se ti fossi degnato di leggere la mia lettera un po' più lunga e avessi avuto la gentilezza di rispondere agli argomenti in essa contenuti, forse non diresti così. Ecco tuttavia che proprio la mia affermazione, secondo la quale crederei in Dio come se fosse una persona a tre facce, tu l'hai dettata e l'hai scritta nella lettera che mi hai inviata, eppure non hai avuto paura d'alcun tranello. Ora hai dato la prova ch'è vero quanto io affermo, che cioè tu non volevi fossero registrate le tue parole, non perché avevi paura di qualche tranello, ma perché non avevi fiducia d'essere nel vero. Ed ora, poiché mi domandi se credo che Dio sia una persona a tre facce, ti rispondo di no; unica infatti è la natura di Dio, poiché unica è, per così dire, la deità e perciò il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio.
Padre, Figlio e Spirito Santo un solo Dio.
2. Ti prego poi d'aver la cortesia di rispondermi brevemente come spieghi la seguente affermazione dell'Apostolo: Chi si unisce a una meretrice, forma un solo corpo con lei; chi invece si unisce a Dio, forma un solo spirito con lui 2. L'Apostolo afferma che l'unione di due corpi di sesso diverso forma un solo corpo. Ora, se ciò è vero d'un uomo, il cui spirito non può affermare: " Io e il Signore siamo una sola cosa " e tuttavia unendosi al Signore forma un solo spirito con lui, con quanta più ragione è un solo e medesimo Dio col Padre colui il quale con assoluta verità ha affermato: Io e il Padre siamo una cosa sola 3, per il fatto d'essere inseparabilmente unito al Padre? se pur è vero che a proposito della divinità possa usarsi anche questo termine in modo da dire " è unito " ciò che mai fu né mai potrà in alcun modo essere separato da nessuna distanza! Oltre a ciò rispondi se ti piace chiamare lo Spirito una persona con due teste, dal momento che, se uno è unito al Signore, forma con lui un solo spirito. E se ciò non ti aggrada, nemmeno io ho affermato che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un Dio a tre facce, ma un solo Dio. Se invece vuoi che discutiamo insieme a voce, io sarò veramente grato alla tua Degnazione e alla tua Benevolenza. Ma, come hai avuto la cortesia di rispondermi per iscritto in modo diverso da quello che volevi, così abbi la cortesia di rispondermi che detteremo quanto diremo, e io non mancherò di venire incontro al tuo desiderio, nella misura in cui Dio mi aiuterà. Se infatti non può edificarci uno scambio di lettere, come lo potrà uno scambio di parole, qualora, dopo lo strepito delle nostre voci, non trovassimo niente da poter leggere per esaminarlo di nuovo? Io, Agostino, ho riletta e sottoscritta la presente da me stesso dettata. Asteniamoci infine dalle ingiurie personali, per non perdere vanamente il tempo, e badiamo piuttosto all'oggetto delle nostre discussioni.
1 - Ep. 240.
2 - 1 Cor 6, 16-17.
3 - Gv 10, 30.
Capitolo 9 - Gli amici di Gesù durante il sabato santo
La Passione di Gesù - Anna Caterina Emmerick
Leggilo nella BibliotecaNicodemo e Giuseppe ritornarono a Gerusalemme passando per una porticina del giardino a cui avevano accesso solo gli amici di Gesù.
Anche Maria Heli con Maria di Marco e altre pie donne ritornarono a Gerusalemme, mentre la Vergine, Giovanni, Maria Maddalena e alcune discepole salirono al Calvario per pregare.
Intanto Cassio era andato da Pilato per informarlo circa gli ultimi avvenimenti; portava con sé la lancia che aveva trafitto il cuore di Cristo.
Prevedendo che gli Ebrei avrebbero chiesto la custodia del santo sepolcro, il centurione promise a Pilato un rapporto dettagliato se vi fosse stato inviato al comando del corpo di guardia.
Il procuratore romano acconsentì, pur considerando Cassio un po' fanatico. Tuttavia, assalito da un'inspiegabile superstizione, si fece lasciare la santa lancia davanti alla porta.
Vidi la Vergine e le sue compagne che facevano ritorno dal Calvario, dove avevano pianto e pregato. Esse si ritirarono dalla via per non farsi scorgere dai soldati, che, alla luce delle fiaccole, risalivano il monte per togliere le croci.
A Gerusalemme, Giuseppe e Nicodemo incontrarono Pietro, Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore, i qua li andavano alla ricerca dei discepoli dispersi. Pietro, in preda a una crisi di dolore, abbracciò i due sinedriti e si accusò di non essere stato presente alla crocifissione del Signore, poi li ringraziò per aver dato onorevole sepoltura a Gesù.
Essi concordarono un segnale di riconoscimento, mediante il quale sarebbe stata aperta la porta del cenacolo ai discepoli.
Vidi Abenadar e altri nuovi convertiti entrare nel cenacolo. A poco a poco la maggior parte degli amici di Gesù vi si trovò riunita quale prima comunità cristiana. I nuovi venuti mostravano un grande rispetto verso Giovanni, perché il Signore gli aveva affidato sua Madre. L'apostolo non si era inorgoglito e continuava ad essere molto semplice e buono con tutti.
Quando le pie donne fecero ritorno al cenacolo, costernate e avvilite, accesero le lanterne e si riunirono attorno alla santa Vergine.
Più tardi, nella notte, giunsero Lazzaro, Marta, la vedova Maroni di Naim, la Samaritana e Maria la Sufanita provenienti da Betania. Si parlò della crocifissione e della sepoltura di Gesù. Tutti piansero con profonda amarezza e cercarono di darsi consolazione a vicenda.
Ho visto gli amici di Gesù assorti nella lettura delle Scritture. Essi si preparavano a osservare il riposo sabatico secondo il precetto.
Nell'ala riservata alla Madre di Gesù vi erano state adattate alcune celle per permettere il riposo notturno alle pie donne. Le vidi mentre spiegavano le coperte, si levavano i sandali, le cinture e una parte degli indumenti, quindi si avvolsero in lunghi veli e si distesero sui loro giacigli. Si alzarono a mezzanotte, si vestirono e si prepararono per la preghiera notturna.
Gli Ebrei usavano recarsi al tempio all'alba del sabato, cioè il giorno successivo a quello in cui avevano consumato l'agnello pasquale.
Anche Maria santissima e le pie donne si avviarono al tempio alle tre del mattino; la Vergine voleva congedarsi dal santo luogo dove aveva adorato l'Altissimo.
Le donne erano accompagnate da Giovanni e da alcuni discepoli di Gesù. Secondo l'uso del tempio, quella mattina le porte erano spalancate, i lumi accesi e l'atrio dei sacerdoti era accessibile al popolo. Ma a causa dei nefasti avvenimenti della vigilia, la cui eco era ancora viva, il luogo di culto era quasi deserto, si vedevano solo alcune guardie e qualche inserviente.
I figli di Simeone e i nipoti di Giuseppe d'Arimatea accompagnarono gli amici attraverso il tempio. Osservarono in silenzio i segni della collera di Dio. Tra il sacrato e il “santo dei santi” i muri si erano spaccati e il tendaggio che velava quest'ultimo giaceva ancora al suolo.
Le pie donne passarono attraverso la breccia nel muro e videro l'interno del “santo dei santi”. Dappertutto erano visibili le macerie dei muri crollati, le colonne rovesciate e i pavimenti sfondati.
La Vergine contemplò i luoghi santificati dalla predicazione e dalle sofferenze del Figlio, si prostrò, li baciò e versò molte lacrime, imitata dagli amici di Gesù.
Poi mostrò a quelli che l'accompagnavano i luoghi in cui era stata allevata ed educata, si era unita in matrimonio con san Giuseppe e aveva presentato il bambino Gesù, infine indicò loro dove Anna e Simeone avevano profetizzato l'atroce morte del Signore. A quell'ultimo ricordo la Vergine non poté trattenere le lacrime. Prima di uscire, mostrò ai compagni la cattedra dove Gesù fanciullo aveva insegnato ai dottori.
Con profonda tristezza, Maria santissima abbandonò il tempio desolato mentre le risuonavano alla memoria le parole del Figlio: «Abbattete questo tempio e io lo ricostruirò in tre giorni».
Dopo, rimase in ansiosa attesa della risurrezione del Figlio al terzo giorno, quando la sua parola avrebbe trovato compimento.
Era ancora mattina quando la Madonna e gli amici di Gesù rientrarono al cenacolo.
Le pie donne si ritirarono sul lato destro dell'edificio e gli uomini si unirono ai discepoli nella sala principale. Tra scorsero l'intero sabato in preghiera.
Vidi le pie donne attorno a Maria, poi si rivolsero verso il muro e pregarono. Avevano il capo coperto con un velo nero.
Solo le più deboli mangiarono qualcosa, tutte le altre digiunarono.
Le porte e le finestre erano sbarrate e in tutta la casa regnava un silenzio straordinario.
La sera precedente la risurrezione
La sera del sabato Giovanni si recò nella sala delle pie donne, pianse con loro, le consolò e andò via; più tardi sopraggiunsero Pietro e Giacomo il Minore, che non vi rimasero a lungo. Subito dopo le discepole si separarono, si avvolsero nei mantelli e si sedettero nelle loro celle su casse cosparse di cenere.
Intanto la santa Vergine pregava con fervore, finché le comparve un angelo di Dio. La creatura celeste l'invitò a recarsi presso la porticina del giardino di Giuseppe, dove il Signore voleva incontrarla. Col cuore palpitante Maria si avvolse nel suo mantello e uscì in tutta fretta, senza dire a nessuno dove si recasse.
Erano all'incirca le nove di sera quando la Vergine raggiunse la porticina. Improvvisamente il suo sguardo fu rapito in alto, sopra le mura della città. Si fermò e vide di scendere dal cielo l'anima santa del Salvatore circonfusa di luce: non portava tracce di ferite ed era circondata dalle anime degli antichi patriarchi. Il Signore, indicando ad esse Maria, disse:
«Questa è la Madre mia! ».
Mi parve che il Salvatore l'abbracciasse e, senza pronunciare parola, scomparve con il corteo delle sante anime. Pervasa di gioia, la Vergine s'inginocchiò e baciò la terra dove il Figlio le era apparso.
Durante la sua assenza le discepole si erano recate in città a procurarsi erbe e fiori con cui intendevano ricoprire il santo corpo del Signore. Quando Maria rientrò al cenacolo le vide intente a mescolare varie specie di unguenti e di aromi. Le pie donne sembravano pervase da un'indicibile tristezza. Lei non disse quello che aveva visto, ma col rinnovato vigore ricevuto dalla visita del Figlio poté consolarle e rinforzarle nella fede.
Il lungo tavolo era coperto da un grande panno sul quale vi erano disposti diversi involti di erbe, flaconi d'unguento, acqua di nardo, fiori freschi e un giglio. Appena ebbero finito di preparare, le pie donne avvolsero le miscele in lini freschi e andarono a riposare.
La notte della risurrezione
«Non avevano ancora compreso la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti» (Giovanni 20,9).
Vidi il santo sepolcro di Cristo immerso nel più assoluto silenzio; era sorvegliato da tre guardie, altre quattro si erano recate a Gerusalemme. Le torce collocate davanti alla grotta diffondevano un vivo bagliore nello spazio circostante. Mi avvicinai al santissimo corpo di Cristo per adorarlo: era circonfuso di splendore e riposava tra due angeli in perenne adorazione. Essi sedevano ai piedi e al capo del Salvatore, indossavano vesti sacerdotali e avevano le braccia incrociate sul petto; mi ricordarono i cherubini dell'arca dell'alleanza.
Il Signore e gli angeli adoratori furono certamente visibili anche agli occhi interiori di Cassio, assorto di fronte al sepolcro.
Mentre contemplavo il sacratissimo corpo di Gesù, vidi la sua santa anima entrare nella tomba. Era seguita da una schiera di spiriti redenti. Il Signore mostrò loro il martirio del suo corpo.
Tutte le bende che lo avvolgevano caddero da parte, così che le sue piaghe, le infermità e tutti i suoi dolori furono riconosciuti anche esteriormente. A quella vista le anime dei padri furono prese da un'indicibile riverenza, sembravano tremare e piangere di compassione. In quel momento la roccia del sepolcro tremò. Le tre guardie che vegliavano caddero al suolo e persero conoscenza. Cassio percepì subito l'evento straordinario...
Le pie donne, dopo aver preparato gli aromi, si erano ritirate nelle loro celle senza addormentarsi, perché volevano recarsi al sepolcro prima dell'alba.
Alle undici di notte la santa Vergine fu presa dall'irresistibile desiderio di ripercorrere la Via Crucis.
Si alzò dal letto, si avvolse in un mantello grigio e lasciò il cenacolo.
Attraversò gran parte della città, percorrendone le vie deserte e fermandosi nei luoghi dove il Salvatore aveva sofferto i più gravi oltraggi.
L'accompagnai in spirito nel suo triste cammino e pre gai con lei nei limiti delle mie forze. La santa Madre giunse vicino alla casa di Caifa e poi a quella di Pilato, si prosternava a terra e baciava perfino le pietre, venerando il sacro sangue di Cristo.
Tutte quelle stazioni del dolore, santificate dal sangue di Gesù, apparivano piene di luce allo sguardo della Vergine.
Continuando a elevarsi nell'adorazione del santo Figlio, ella giunse lentamente sul Calvario. Era ormai prossima al promontorio delle croci, quando all'improvviso le apparve Gesù nel suo santissimo corpo. Il Signore era preceduto da un angelo e affiancato dai due spiriti adoratori visti nel sepolcro, e lo seguivano innumerevoli anime redente.
Gesù non faceva alcun movimento, pur librandosi nel la luce.
Annunciò alla santa Madre che stava per risuscitare col corpo trasfigurato. Aggiunse che ella avrebbe dovuto attenderlo al Calvario, dove egli era caduto sotto il peso della croce.
Mancava poco alla mezzanotte quando la Vergine andò a inginocchiarsi sulla stessa pietra che aveva causato la caduta del Figlio.
Il santo corteo del Signore percorse la Via Crucis. Durante il cammino Gesù mostrò alle anime redente i martìri a cui era stato sottoposto. Gli angeli raccolsero tutti i frammenti del corpo che gli erano stati strappati durante la passione. A quelle anime fu anche mostrata la chiodatura e l'elevazione della croce, l'apertura del costato, la deposizione e la composizione della sua salma. Allo stesso tempo, tutte queste cose venivano contemplate dalla santa Vergine.
Vidi la luce delle lanterne accanto al sepolcro, ma non vidi più la santa salma del Signore.
Il primo giorno dopo il sabato, appena il cielo iniziò a schiarirsi verso oriente, Maria, Maddalena, Maria, figlia di Cleofa, Giovanna Cusa e una ricca signora lasciarono il cenacolo.
Erano avvolte nei mantelli e portavano le erbe aromatiche e i fiori in panni di lino; una di esse portava la lanterna accesa sotto il mantello. Timidamente, le discepole giunsero alla porticina del giardino di Giuseppe.
Risurrezione del Signore (particolari)
«Ed ecco che ci fu un gran terremoto, un angelo del Signore era sceso dal cielo e, avvicinatosi, ribaltò la pietra e vi si sedette sopra...» (Matteo 28,2).
Nella notte della risurrezione la santa anima di Gesù mi apparve splendente di gloria tra due angeli guerrieri; questi non erano gli angeli in abiti sacerdotali visti in adorazione del suo corpo. Circondata da numerose figure luminose, la santa anima scese nella tomba e penetrò nel suo corpo sacratissimo, le cui membra subito si mossero.
Il corpo splendente del Signore uscì fuori dal sudario da un lato rimasto socchiuso, come se uscisse fuori dalla ferita del costato. Mi ricordai di Eva, che venne fuori dal fianco di Adamo.
La grotta era inondata da una radiosa luce celeste. Nel lo stesso momento vidi uscire dalle profondità del sottosuolo, da sotto la tomba, una forma mostruosa con la coda di serpente. Il mostro furioso volgeva contro il Signore la testa di drago, oltre la quale, se mi ricordo bene, aveva anche una testa d'uomo.
Il Risorto aveva in mano un bastone bianco, alla cui estremità sventolava un piccolo stendardo.
Gesù calpestò la testa del drago e percosse col bastone tre volte la sua coda; ad ogni colpo la bestia rimpiccioliva, finché ricadde nell'abisso; solo la testa d'uomo aveva continuato a guardare in alto.
Avevo già visto un serpente simile in occasione della concezione di Gesù; mi ricordo pure del serpente del paradiso, ma questo a due teste era ancora più orribile.
Nella visione del drago con la testa schiacciata si era manifestata la vittoria di Cristo sulla morte. Infatti da quel momento non vidi più la sua salma.
Credo che questa visione si riferisca alla famosa profezia che dice: «il seme della donna schiaccerà la testa al serpente»
Dopo aver vinto il serpente, Gesù, splendente di luce, si elevò attraverso la roccia, la terra tremò, un angelo luminoso scese dal cielo come una saetta, rovesciò la pietra del sepolcro e vi si sedette sopra.
Quello fu il momento in cui le guardie ebbero un moto di paura e caddero a terra svenute.
Cassio, preso dall'emozione, cadde anche lui, ma si riebbe poco dopo. Si avvicinò prudentemente alla tomba, vide il sudario senza il santo corpo e si ritirò. Prima di da re la notizia a Pilato, attese nella speranza di comprende re meglio cosa fosse accaduto.
In quel momento il Salvatore, ammantato di gloria, apparve a sua Madre sul Calvario.
La sua veste fluttuava nel vento e risplendeva ai raggi del sole.
Egli mostrò alla Vergine le sue grandi piaghe, nelle qua li sarebbe entrato un dito. Esse splendevano di luce abbagliante, i cui raggi andavano dal centro delle mani fino alle punta delle dita. Le labbra di tali ferite serbavano le linee di tre triangoli equilateri che s'incontravano nel punto medio di un circolo.
Le anime dei patriarchi s'inchinarono dinanzi alla Madre di Dio.
E poiché ella si prostrava a terra per baciargli i piedi, il Signore la prese per mano, la rialzò e scomparve.
Vidi l'orizzonte schiarirsi sopra Gerusalemme e la fievole luce delle lanterne accanto al sepolcro.
Era l'alba della risurrezione!
Le pie donne al sepolcro. Apparizioni del Signore risorto
«Ed ecco che Gesù si fece loro incontro e disse: “Salute a voi!”» (Matteo 28,9).
Le quattro discepole entrarono nel giardino di Giuseppe, ma non sapevano ancora dei prodigi che erano avvenuti nel sepolcro. Esse non sapevano neppure che questo fosse sorvegliato dalle guardie, perché il sabato non vi si erano recate. Adesso si domandavano preoccupate:
«Chi ci aiuterà a rimuovere la pietra che chiude l'ingresso del sepolcro?».
Infatti, nel loro fervente desiderio di onorare Cristo, non avevano affatto pensato a tale difficoltà. Le pie donne desideravano ardentemente completare l'inumazione del corpo di Gesù cospargendolo di aromi e di fiori.
Salomè aveva portato la maggior quantità di oli aromatici. Questa non era la madre di Giovanni, ma una ricca signora di Gerusalemme parente di san Giuseppe.
Dopo essersi consultate fra loro, le pie donne concordarono di aspettare davanti al sepolcro qualche discepolo che venisse ad aprire.
Giunte davanti alla grotta, videro le lanterne accese e le guardie a terra, stordite dalla paura. Le due discepole meno audaci indugiarono e non andarono avanti. Invece Maria Maddalena avanzò, seguita a breve distanza da Salomè: erano le stesse che avevano preparato gli aromi con maggior fervore. Così, non senza timore, le due coraggiose entrarono nel luogo della sepoltura. La pesante pietra circo lare giaceva al suolo riversa, la porta di rame era stata socchiusa probabilmente ad opera di Cassio. Maria Maddalena aprì e fu colta da un forte sgomento: Gesù non era più nella tomba, le bende stavano ripiegate a terra e la sindone era distesa allo stesso posto in cui avevano riposto il Signore! La donna uscì rapidamente dal giardino e corse concitata verso il cenacolo.
Intanto Maria Salomè informò le altre due compagne dell'accaduto.
Esse ne furono turbate e allo stesso tempo si sentirono confortate, ma non osarono andare fino alla tomba.
S'inoltrarono nel giardino solo quando incontrarono Cassio, che le mise al corrente di quanto aveva visto. Egli era diretto in città, avendo ormai perduta la speranza di vedere Gesù.
Le due compagne, giunte alla porta del sepolcro, si videro innanzi i due angeli nella splendente veste sacerdotale. Sbigottite da quella visione esse si prostrarono col vi so a terra.
Un angelo disse:
«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non abbiate timore! So che cercate Gesù, ma egli non è più qui, perché è risorto! Guardate il luogo dove il Signore era stato deposto».
Tremanti di gioia, le pie discepole, dopo che furono ripartite, si fermavano di tanto in tanto a guardare se avessero potuto incontrare il Signore o se Maria Maddalena stesse per tornare.
Nello stesso momento, Maria Maddalena, tutta trafelata, bussava rumorosamente alla porta del cenacolo. Le aprirono Pietro e Giovanni. Gli altri apostoli dormivano ancora. Gridò:
«Hanno portato via il corpo del Signore e non sappiamo dove sia adesso! ».
Detto questo, senza aspettare niente, la discepola fece ritorno al sepolcro seguita dai due apostoli. Giovanni correva più veloce di Pietro.
Marìa Maddalena era fuori di sé per il dolore e lo stupore, con la lunga capigliatura che sventolava nell'aria.
Essendo giunta per prima, non si arrischiò ad entrare nella grotta, ma rimase fuori.
Qui s'inchinò a guardare e, mentre respingeva indietro i capelli che le cadevano sul viso, vide i due angeli, uno a capo e l'altro ai piedi della tomba.
Uno dei due le disse:
«Oh, donna, perché piangi?».
Allora Maria Maddalena gridò il suo dolore:
«Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano messo!».
Lei aveva parlato senza che l'apparizione degli angeli l'avesse impressionata, perché non pensava ad altro che al suo Signore. Dicendo questo, e vedendo ancora una volta il sudario vuoto, Maria Maddalena lasciò il sepolcro e si mise a cercare il Signore nei dintorni, poiché ebbe il presentimento che egli fosse vicino a lei e che avrebbe finito col ritrovarlo.
Stava a circa dieci passi dal sepolcro, verso oriente, quando vide uscire dai cespugli una grande figura biancovestita, che le chiese:
«Donna, perché piangi? E chi vai cercando?». Quest'uomo aveva in mano una pala e sulla testa un cappello piatto, simile a un pezzo di corteccia. Maria Maddalena, credendo che fosse il giardiniere, gli rispose:
«Se l'hai portato via tu, dimmi dov'è e andrò a prenderlo».
Vidi quella figura senza luce alcuna, come di un uomo vestito di bianco nell'ora del crepuscolo.
Mentre lei si guardava ancora intorno, come se avesse smarrito la strada, Gesù con la sua voce consueta la chiamò:«Maria!».
Subito ella, riconoscendone la voce, lo chiamò come una volta:
«Rabbunì!» (cioè “Maestro”).
Si prostrò a terra e protese le braccia verso i piedi di lui. Gesù, sollevando la mano per allontanarla, le disse:
«Non toccarmi adesso, perché non sono ancora asceso al Padre mio; ma va' dai miei fratelli e di' loro che io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro».
Così dicendo, disparve.
Gesù aveva detto: «Non toccarmi», perché Maria Maddalena, nello stato concitato in cui si trovava, credeva che tutto fosse come prima, dimenticando la potenza miracolosa della trasfigurazione del Signore. Quanto alle sue parole: «Non sono ancora asceso al Padre mio», mi fu rivelato che egli non si era ancora presentato al Padre celeste per ringraziarlo della vittoria sulla morte.
Tornata in sé, Maria Maddalena corse di nuovo al sepolcro. Quando vide gli angeli ancora seduti sopra la tomba, si sentì finalmente sicura e uscì dal giardino in cerca delle sue compagne.
Maria Maddalena era appena uscita dal giardino, quando Giovanni vi entrò seguito da Simon Pietro.
All'ingresso del luogo della sepoltura, il primo si fermò e si chinò a guardare dentro la grotta, mentre Pietro vi entrò e vide i lini con gli aromi ripiegati da un lato, così pure il lenzuolo che aveva ricoperto il santo corpo. Il velo che aveva coperto il volto del Signore non era ripiegato con gli altri, ma giaceva a terra più vicino alla parete.
Giovanni seguì Pietro e vide anch'egli il letto tombale vuoto. I due apostoli compresero quanto egli aveva detto e credettero nella risurrezione del Signore.
Pietro mise quei panni sotto il mantello e i due apostoli tornarono in città attraverso la porticina di Giuseppe.
Vidi i due angeli seduti al capo e ai piedi della tomba, sia durante la visita di Maria Maddalena, sia durante quella dei due apostoli, come anche già prima, per tutto il tempo che il corpo di Gesù era restato nella tomba.
Non credo che Simon Pietro abbia visto gli angeli. Vidi però Giovanni assicurare i discepoli di Emmaus che aveva visto un angelo nel sepolcro del Signore. Forse egli aveva lasciato entrare Pietro per primo nella grotta perché era rimasto impressionato dalla vista di quell'angelo.
Vidi le guardie riprendere i sensi, si rialzarono in preda alla paura e rientrarono in città. Essi passarono attraverso la porta per la quale Gesù era stato condotto al Calvario.
Maria Maddalena, intanto, incontrò le due discepole e narrò loro di aver visto il Signore risorto e gli angeli. Le sue compagne risposero che anch'esse avevano visto gli angeli e ritornarono al sepolcro con la speranza d'incontrare Gesù. Maria Maddalena rientrò al cenacolo. Entrate nel giardino, esse incontrarono le guardie che uscivano e scambiarono con loro solo poche parole.
Avvicinatesi all'ingresso della grotta, videro Gesù avvolto in una veste candida e lunga che gli copriva anche le mani. Rapite dall'emozione, le due discepole si avvicinarono a lui e gli baciarono i piedi.
Il Signore disse:
«Salve!», e rivolse loro qualche parola. Poi indicò con la mano una direzione e scomparve.
Le due donne si precipitarono al cenacolo e dissero ai discepoli che avevano veduto il Signore.
Il lieto annuncio rese increduli questi ultimi, come già non avevano creduto a Maria Maddalena. Essi erano con vinti che il racconto della risurrezione di Gesù fosse partorito dalla fantasia femminile.
Anche Pietro e Giovanni, confusi e sbalorditi per quel lo che avevano visto, fecero ritorno al cenacolo per comunicare a loro volta la lieta notizia agli amici. Sulla strada, i due incontrarono Giacomo il Minore e Taddeo, profondamente emozionati perché il Signore era apparso loro davanti al sepolcro.
Nelle visioni riguardanti la risurrezione di Gesù, vidi il Signore accanto a varie persone, ma non tutte erano capaci di vederlo.
Vidi Gesù passare vicino a Simon Pietro e Giovanni, mi sembrò che Pietro lo avesse visto perché era assai commosso; ignoro però se Giovanni lo avesse veduto.
Anche per gli angeli fu la stessa cosa.
Le pie donne non sempre videro i due angeli seduti sulla tomba; qualche volta ne videro uno solo e altre volte li videro chiaramente entrambi. Uno solo, però, parlò ad esse.
L'angelo che come una folgore discese dal cielo, levò il masso dalla tomba e vi si sedette sopra, aveva la figura di un guerriero e fu visto solo da Cassio e dalle tre guardie.
Dio dispone ogni cosa nel migliore dei modi per il bene degli uomini.
Fine delle contemplazioni quaresimali
La domenica successiva alla Pasqua, i Giudei pulirono e purificarono il tempio. Sparsero dappertutto erbe aromatiche e cenere di ossa dei morti, offrirono sacrifici espiatori, rimossero le macerie e nascosero con assi e tappeti le tracce del terremoto. Infine ripresero le cerimonie interrotte.
I farisei, i sadducei e gli erodiani dichiararono che la celebrazione e i sacrifici della Pasqua erano stati interrotti a causa del terremoto e della presenza di persone impure nel luogo sacro.
Per sostenere la loro dichiarazione adattarono allo scopo una visione di Ezechiele sulla risurrezione dei morti.
Inoltre minacciarono di punire e di scomunicare chiunque avesse diffuso notizie diverse dalla versione ufficiale.
Siccome molti si sentivano colpevoli dell'iniqua condanna di Gesù e dei fatti accaduti, fu facile ottenerne il silenzio.
I migliori, però, finirono per credere agli apostoli e abbracciarono la nuova fede. A Gerusalemme, come altrove, numerose persone si convertirono segretamente, altri lo fecero pubblicamente dopo la Pentecoste.
I sommi sacerdoti assistettero impotenti al diffondersi della fede in Gesù: già al tempo del diacono Stefano tutto il quartiere di Ofel e la parte orientale di Sion erano completamente cristiani. La comunità cristiana si estese fin nella valle di Cedron.
Vidi per un'ultima volta Anna. Era furioso e agiva come se fosse posseduto dal demonio; fu rinchiuso e non vide più la luce del giorno. Caifa, da parte sua, si sentì toso dalla rabbia.
Il giovedì dopo Pasqua suor Anna Katharina Emmerick pronunziò queste parole:
Pilato fece cercare invano sua moglie, la quale si era nascosta nella dimora di Lazzaro, a Gerusalemme. La casa non era sospettabile, perché era stata preclusa alle donne. Stefano, il cugino di Paolo, che era ancora poco noto come discepolo, vi entrava e usciva, le portava il cibo e la introduceva alla conoscenza del vangelo.
Simone di Cirene fu battezzato e ammesso nella comunità cristiana.
Così si concludono le visioni della venerabile Anna Katharina Emmerick sopra la passione del Signore, durate dal 18 febbraio al 6 aprile 1823, una settimana dopo la santa Pasqua.
29 ottobre 1941
Madre Pierina Micheli
Non, ne posso più; ma Gesù può tutto. Perdono. Ho passato una notte spaventosa, e al mattino agitata in tutti i sensi, non osai accostarmi alla S. Comunione.
Ma il mio Padre S. Silvestro vegliava, e rientrando in camera, trovo vicino al suo quadretto, la lettera del Padre, che si era smarrita, e in essa era un continuo comando di andare alla Comunione. Fortunatamente non aveva rotto il digiuno e dovevo uscire per affari. Mi portai al Gesù, ma ogni volta usciva il Sacerdote per dare la S. Comunione io non riuscivo a muovermi. Uscii di Chiesa e andai pei miei assunti. Ad un tratto sento internamente come un comando: scendi dal tram, va alla Chiesa dei Padri a fare la Comunione; discesi senz'altro e vi andai; ma essendo ora tarda 12 e 40 il dover entrare, e chiedere un Padre per la Comunione mi costava assai, tuttavia non ebbi il coraggio di fare diversamente. Il Padre venne subito e quando Gesù fu nel mio cuore, mi parlò con tenerezza degli interessi dei Suo Cuore, della pena che L'affligge per tante anime che non gli permettono di prodigarsi; e poi mi disse: SAI PERCHÉ QUESTA MATTINA GODO STARE CON TE? PER LA TUA UBBIDIENZA. LE ANIME MI SONO PIÙ CARE PER l'UBBIDIENZA CHE PEI SACRIFICI.
Mi mostrò una perla di uno splendore straordinario e aggiunse: LE TUE COMUNIONI FATTE IN QUESTI GIORNI PER UBBIDIENZA, HANNO AGGIUNTO QUESTA PERLA ALLA TUA CORONA, E HANNO AVVICINATO AL MIO CUORE ANIME CHE DA TANTO ASPETTAVO.
Poi mi lasciò gustare la Sua pace. Come sento il mio nulla, la mia miseria, la mia impotenza, vedendo la bontà sconfinata di Gesù per la povera anima mia! eppure sono tanto ingrata. Il nemico mi tenta, e io perdo subito la confidenza, e temo di essere una povera pazza, che si inganna e inganna. Si avvicina la notte e tremo... perché? il pensiero di trovarmi ancora... non voglio neppur dirlo.
- Ubbidienza assoluta, in tutto - per ubbidire basta volere, con la grazia dei Signore.