Liturgia delle Ore - Letture
Venerdi della 5° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Marco 2
1Ed entrò di nuovo a Cafàrnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa2e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
3Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone.4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.5Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati".
6Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro:7"Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?".
8Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: "Perché pensate così nei vostri cuori?9Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?10Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati,11ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua".12Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: "Non abbiamo mai visto nulla di simile!".
13Uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava.14Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi".
Egli, alzatosi, lo seguì.
15Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano.16Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?".17Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori".
18Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: "Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?".19Gesù disse loro: "Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare.20Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno.21Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore.22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi".
23In giorno di sabato Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.24I farisei gli dissero: "Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?".25Ma egli rispose loro: "Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni?26Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell'offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?".27E diceva loro: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato".
Esodo 38
1Fece l'altare di legno di acacia: aveva cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza, era cioè quadrato, e aveva l'altezza di tre cubiti.2Fece i suoi corni ai suoi quattro angoli: i suoi corni erano tutti di un pezzo; lo rivestì di rame.3Fece anche tutti gli accessori dell'altare: i recipienti per raccogliere le ceneri, le sue pale, i suoi vasi per aspersione, le sue forchette e i bracieri: fece di rame tutti i suoi accessori.4Fece per l'altare una graticola, lavorata a forma di rete, di rame, e la pose sotto la cornice dell'altare in basso: la rete arrivava a metà altezza dell'altare.5Fuse quattro anelli e li pose alle quattro estremità della graticola di rame, per inserirvi le stanghe.6Fece anche le stanghe di legno di acacia e le rivestì di rame.7Introdusse le stanghe negli anelli sui lati dell'altare: servivano a trasportarlo. Fece l'altare di tavole, vuoto all'interno.
8Fece la conca di rame e il suo piedestallo di rame, impiegandovi gli specchi delle donne, che nei tempi stabiliti venivano a prestar servizio all'ingresso della tenda del convegno.
9Fece il recinto: sul lato meridionale, verso sud, il recinto aveva tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato.10Vi erano le loro venti colonne con le venti basi di rame. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali erano d'argento.11Anche sul lato rivolto a settentrione vi erano tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento.12Sul lato verso occidente vi erano cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi,13i capitelli delle colonne e i loro uncini d'argento. Sul lato orientale, verso levante, vi erano cinquanta cubiti:14quindici cubiti di tendaggi, con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala;15all'altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi.16Tutti i tendaggi che delimitavano il recinto erano di bisso ritorto.17Le basi delle colonne erano di rame, gli uncini delle colonne e le aste trasversali erano d'argento; il rivestimento dei loro capitelli era d'argento e tutte le colonne del recinto avevano aste trasversali d'argento.18Alla porta del recinto vi era una cortina, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto: la sua lunghezza era di venti cubiti, la sua altezza, nel senso della larghezza, era di cinque cubiti, come i tendaggi del recinto.19Le colonne relative erano quattro, con le quattro basi di rame, i loro uncini d'argento, il rivestimento dei loro capitelli e le loro aste trasversali d'argento.20Tutti i picchetti della Dimora e del recinto circostante erano di rame.
21Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora, la Dimora della Testimonianza, redatto per ordine di Mosè e per opera dei leviti, sotto la direzione d'Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
22Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda, eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè;23insieme con lui Ooliab, figlio di Achisamach della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso.
24Totale dell'oro impiegato per il lavoro, cioè per tutto il lavoro del santuario - era l'oro presentato in offerta -: ventinove talenti e settecentotrenta sicli, in sicli del santuario.25L'argento raccolto, in occasione del censimento della comunità, pesava cento talenti e millesettecentosettantacinque sicli, in sicli del santuario,26cioè un 'beka' a testa, vale a dire mezzo siclo, secondo il siclo del santuario, per ciascuno di coloro che furono sottoposti al censimento, dai vent'anni in su. Erano seicentotremilacinquecentocinquanta.27Cento talenti di argento servirono a fondere le basi del santuario e le basi del velo: cento basi per cento talenti, cioè un talento per ogni base.28Con i millesettecentosettantacinque sicli fece gli uncini delle colonne, rivestì i loro capitelli e le riunì con le aste trasversali.29Il rame presentato in offerta assommava a settanta talenti e duemilaquattrocento sicli.30Con esso fece le basi per l'ingresso della tenda del convegno, l'altare di rame con la sua graticola di rame e tutti gli accessori dell'altare,31le basi del recinto, le basi della porta del recinto, tutti i picchetti della Dimora e tutti i picchetti del recinto.
Siracide 11
1La sapienza dell'umile gli farà tenere alta la testa,
gli permetterà di sedere tra i grandi.
2Non lodare un uomo per la sua bellezza
e non detestare un uomo per il suo aspetto.
3L'ape è piccola tra gli esseri alati,
ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori.
4Non ti vantare per le vesti che indossi
e non insuperbirti nel giorno della gloria,
poiché stupende sono le opere del Signore,
eppure sono nascoste agli uomini le opere sue.
5Molti sovrani sedettero sulla polvere
e uno sconosciuto cinse il loro diadema.
6Molti potenti furono umiliati profondamente;
uomini illustri furono consegnati in potere altrui.
7Non biasimare prima di avere indagato,
prima rifletti e quindi condanna.
8Non rispondere prima di avere ascoltato,
in mezzo ai discorsi non intrometterti.
9Per una cosa di cui non hai bisogno non litigare,
non immischiarti nelle liti dei peccatori.
10Figlio, la tua attività non abbracci troppe cose;
se esageri, non sarai esente da colpa;
anche se corri, non arriverai
e non riuscirai a scampare con la fuga.
11C'è chi lavora, fatica e si affanna:
eppure resta tanto più indietro.
12C'è chi è debole e ha bisogno di soccorso,
chi è privo di beni e ricco di miseria:
eppure il Signore lo guarda con benevolenza,
lo solleva dalla sua bassezza
13e lo fa stare a testa alta, sì che molti ne sono
stupiti.
14Bene e male, vita e morte,
povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore.
15Sapienza, senno e conoscenza della legge vengono dal
Signore;
carità e rettitudine sono dono del Signore.
16Errore e tenebre sono per gli empi
e il male resta per i malvagi.
17Il dono del Signore è assicurato ai pii
e il suo favore li rende felici per sempre.
18C'è chi è ricco a forza di attenzione e di risparmio;
ed ecco la parte della sua ricompensa:
19mentre dice: "Ho trovato riposo;
ora mi godrò i miei beni",
non sa quanto tempo ancora trascorrerà;
lascerà tutto ad altri e morirà.
20Sta' fermo al tuo impegno e fanne la tua vita,
invecchia compiendo il tuo lavoro.
21Non ammirare le opere del peccatore,
confida nel Signore e persevera nella fatica,
perché è facile per il Signore
arricchire un povero all'improvviso.
22La benedizione del Signore è la ricompensa del pio;
in un istante Dio farà sbocciare la sua benedizione.
23Non dire: "Di che cosa ho bisogno
e di quali beni disporrò d'ora innanzi?".
24Non dire: "Ho quanto mi occorre;
che cosa potrà ormai capitarmi di male?".
25Nel tempo della prosperità si dimentica la sventura;
nel tempo della sventura non si ricorda la prosperità.
26È facile per il Signore nel giorno della morte
rendere all'uomo secondo la sua condotta.
27L'infelicità di un'ora fa dimenticare il benessere;
alla morte di un uomo si rivelano le sue opere.
28Prima della fine non chiamare nessuno beato;
un uomo si conosce veramente alla fine.
29Non portare in casa qualsiasi persona,
perché sono molte le insidie del fraudolento.
30Una pernice da richiamo in gabbia, tale il cuore del
superbo;
come una spia egli attende la tua caduta.
31Cambiando il bene in male tende insidie,
troverà difetti anche nelle cose migliori.
32Con una scintilla di fuoco si riempie il braciere,
il peccatore sta in agguato per spargere sangue.
33Guàrdati dal malvagio, poiché egli il male prepara,
che non contamini per sempre anche te.
34Ospita un estraneo, ti metterà sottosopra ogni cosa
e ti renderà estraneo ai tuoi.
Salmi 93
1Il Signore regna, si ammanta di splendore;
il Signore si riveste, si cinge di forza;
rende saldo il mondo, non sarà mai scosso.
2Saldo è il tuo trono fin dal principio,
da sempre tu sei.
3Alzano i fiumi, Signore,
alzano i fiumi la loro voce,
alzano i fiumi il loro fragore.
4Ma più potente delle voci di grandi acque,
più potente dei flutti del mare,
potente nell'alto è il Signore.
5Degni di fede sono i tuoi insegnamenti,
la santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.
Ezechiele 3
1Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele".2Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo,3dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele.4Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole,5poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti:6non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato;7ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato.8Ecco io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.9Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genìa di ribelli".
10Mi disse ancora: "Figlio dell'uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore e ascoltale con gli orecchi:11poi va', recati dai deportati, dai figli del tuo popolo, e parla loro. Dirai: Così dice il Signore, ascoltino o non ascoltino".
12Allora uno spirito mi sollevò e dietro a me udii un grande fragore: "Benedetta la gloria del Signore dal luogo della sua dimora!".13Era il rumore delle ali degli esseri viventi che le battevano l'una contro l'altra e contemporaneamente il rumore delle ruote e il rumore di un grande frastuono.14Uno spirito dunque mi sollevò e mi portò via; io ritornai triste e con l'animo eccitato, mentre la mano del Signore pesava su di me.15Giunsi dai deportati di Tel-Avìv, che abitano lungo il canale Chebàr, dove hanno preso dimora, e rimasi in mezzo a loro sette giorni come stordito.
16Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele.17Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.18Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.19Ma se tu ammonisci il malvagio ed egli non si allontana dalla sua malvagità e dalla sua perversa condotta, egli morirà per il suo peccato, ma tu ti sarai salvato.
20Così, se il giusto si allontana dalla sua giustizia e commette l'iniquità, io porrò un ostacolo davanti a lui ed egli morirà; poiché tu non l'avrai avvertito, morirà per il suo peccato e le opere giuste da lui compiute non saranno più ricordate; ma della morte di lui domanderò conto a te.21Se tu invece avrai avvertito il giusto di non peccare ed egli non peccherà, egli vivrà, perché è stato avvertito e tu ti sarai salvato".
22Anche là venne sopra di me la mano del Signore ed egli mi disse: "Alzati e va' nella valle; là ti voglio parlare".23Mi alzai e andai nella valle; ed ecco la gloria del Signore era là, simile alla gloria che avevo vista sul canale Chebàr, e caddi con la faccia a terra.24Allora uno spirito entrò in me e mi fece alzare in piedi ed egli mi disse: "Va' e rinchiuditi in casa.25Ed ecco, figlio dell'uomo, ti saranno messe addosso delle funi, sarai legato e non potrai più uscire in mezzo a loro.26Ti farò aderire la lingua al palato e resterai muto; così non sarai più per loro uno che li rimprovera, perché sono una genìa di ribelli.27Ma quando poi ti parlerò, ti aprirò la bocca e tu riferirai loro: Dice il Signore Dio: chi vuole ascoltare ascolti e chi non vuole non ascolti; perché sono una genìa di ribelli".
Prima lettera ai Tessalonicesi 5
1Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva;2infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore.3E quando si dirà: "Pace e sicurezza", allora d'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà.4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro:5voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre.6Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte.8Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, 'rivestiti con la corazza' della fede e della carità e avendo come 'elmo' la speranza 'della salvezza'.9Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo,10il quale è morto per noi, perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui.11Perciò confortatevi a vicenda edificandovi gli uni gli altri, come già fate.
12Vi preghiamo poi, fratelli, di aver riguardo per quelli che faticano tra di voi, che vi sono preposti nel Signore e vi ammoniscono;13trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi.14Vi esortiamo, fratelli: correggete gli indisciplinati, confortate i pusillanimi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti.15Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti.16State sempre lieti,17pregate incessantemente,18in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.19Non spegnete lo Spirito,20non disprezzate le profezie;21esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono.22Astenetevi da ogni specie di male.
23Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.24Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo.27Vi scongiuro, per il Signore, che si legga questa lettera a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.
Capitolo IX: La mancanza di ogni conforto
Leggilo nella Biblioteca1. Non è difficile disprezzare il conforto umano, quando abbiamo quello che viene da Dio. Ma è cosa difficile assai saper sopportare la mancanza, sia del conforto umano sia del conforto divino, saper accettare volonterosamente di soffrire, per amore di Dio, la solitudine del cuore, e senza guardare i propri meriti. Che c'è di straordinario se sei pieno di santa gioia, quando scende su di te la grazia divina? E', questo, un momento che è nel desiderio di tutti. Galoppa leggero chi è sostenuto dalla grazia. Che c'è di strabiliante se non sente fatica colui che è sostenuto dall'Onnipotente ed è condotto dalla somma guida? Di buona voglia e prontamente accettiamo un po' d'aiuto; difficilmente uno se la cava da solo. Il santo martire Lorenzo seppe staccarsi da questo mondo, persino dall'amato suo sacerdote, giacché egli disprezzò ogni cosa che gli apparisse cara quaggiù. Egli giunse a sopportare con dolcezza che gli fosse tolto Sisto, sommo sacerdote di Dio, che egli amava sopra ogni cosa. Per amore del Creatore egli, dunque, superò l'amore verso un uomo; di fronte a un conforto umano preferì la volontà di Dio. Così impara anche tu ad abbandonare, per amore di Dio, qualche intimo e caro amico; e non sentire come cosa intollerabile se vieni abbandonato da un amico, ben sapendo che, alla fine, tutti dobbiamo separarci, l'uno dall'altro. Grande e lunga è la lotta che l'uomo deve fare dentro di sé, per riuscire a superare se stesso e a porre in Dio tutto il proprio cuore. Colui che pretende di bastare a se stesso va molto facilmente alla ricerca di consolazioni umane. Colui invece che ama veramente Cristo e segue volenterosamente la via della virtù non scende a tali consolazioni: egli non cerca le dolcezze esteriori , ma cerca piuttosto di sopportare grandi prove e dure fatiche per amore di Cristo.
2. Quando, dunque, Dio ti dà una consolazione spirituale, accoglila con gratitudine. Ma comprendi bene che si tratta di un dono che ti viene da Dio, non di qualcosa che risponda a un tuo merito. Per tale dono non devi gonfiarti o esaltarti, né presumere vanamente di te; al contrario, per tale dono, devi farti più umile, più prudente e più timorato in tutte le tue azioni, giacché passerà quel momento e verrà poi la tentazione. Quando poi ti sarà tolta quella consolazione, non disperare subitamente, ma aspetta con umiltà e pazienza di essere visitato dall'alto: Dio può ridarti una consolazione più grande. Non è, questa, cosa nuova né strana, per coloro che conoscono la via di Dio; questo alterno ritmo si ebbe frequentemente nei grandi santi e negli antichi profeti. Ecco la ragione per la quale, mentre la grazia era presso di lui, quello esclamava: "Nella pienezza dissi: così starò in eterno" (Sal 29,7); poi, allontanatasi la grazia, avendo esperimentato la sua interiore condizione, aggiungeva: "togliesti, o Dio, da me la tua faccia e sono pieno di tristezza" (Sal 29,8). Tuttavia quegli frattanto non disperava, ma pregava Iddio più insistentemente, dicendo: "A te, Signore, innalzerò la mia voce, innalzerò la mia preghiera al mio Dio"(Sal 29,9). Ricavava alla fine il frutto della sua orazione, e proclamava di essere stato esaudito, con queste parole: "Il Signore mi udì ed ebbe misericordia di me; il Signore è venuto in mio soccorso" (Sal 29,11). Come? "Mutasti - disse - il mio pianto in gioia, e mi circondasti di letizia" (Sal 29,12). Poiché così avvenne per i grandi santi, noi deboli e poveri, non dobbiamo disperarci, se siamo ora ferventi, ora tiepidi; ché lo spirito viene e se ne parte, a suo piacimento. E' per questo che il santo Giobbe diceva: "Lo visiti alla prima luce, ma tosto lo metti alla prova" (Gb 7,18).
3. Su che cosa posso io fare affidamento, in chi posso io confidare? Soltanto nella grande misericordia divina e nella speranza della grazia celeste. Persone amanti del bene, che mi stiano vicine, devoti confratelli, amici fedeli, libri edificanti ed eccellenti trattati, dolcezza di canti e di inni: anche se avessi tutte queste cose, poco mi aiuterebbero e avrebbero per me ben poco sapore, quando io fossi abbandonato dalla grazia e lasciato nella mia miseria. Allora, il rimedio più efficace sta nel saper attendere con pazienza, sprofondandosi nella volontà di Dio. Non ho mai trovato un uomo che avesse devozione e pietà tanto grandi da non sentire talvolta venir meno la grazia o da non avvertire un affievolimento del suo fervore. Non ci fu mai un santo rapito così in alto e così illuminato, da non subire, prima o poi, la tentazione. Infatti, chi non è provato da qualche tribolazione non è degno di una profonda contemplazione di Dio. Ché la tentazione di oggi è segno di una divina consolazione di domani; la quale viene, appunto, promessa a coloro che sono stati provati dalla tentazione. A colui che avrà vinto, dice, "concederò di mangiare dell'albero della vita" (Ap 2,7). In effetti, la consolazione divina viene data affinché l'uomo sia più forte nel sostenere le avversità; poi viene la tentazione, affinché egli non si insuperbisca di quello stato di consolazione. Non dorme il diavolo, e la carne non è ancor morta. Perciò non devi smettere mai di prepararti alla lotta, perché da ogni parte ci sono nemici, che non si danno riposo.
Sermone 362/A Erfurt 5 Discorso di sant'Agostino vescovo sulla resurrezione finale
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaCiò che si è già avverato e ciò che si avvererà.
1. Se c'è la fede, le consolazioni dei cristiani non sono vane. Ma perché ci sia la fede, prima sono venuti gli esempi dei santi, poi i documenti dei libri hanno levato la loro voce. Per quale motivo non dovremmo credere le cose avvenute nei tempi passati che ci vengono narrate, dal momento che vediamo accadere quelle che erano state predette come future? Quelli che ci hanno narrato le cose passate, proprio loro ci hanno preannunciato come futuri gli eventi che vediamo. Questi eventi, che ora vediamo sulla terra, cioè che gli uomini abbandonano tutti i demoni di cui erano servi, che i simulacri che adoravano vengono distrutti, che ovunque sono demoliti i templi pagani e che tutto il genere umano si volge a un unico Nome, sono stati predetti nei libri santi, e, quando venivano predetti, sembravano del tutto incredibili. Ora, però, che li vediamo realizzati ci sembrano divenuti di poco valore, in quanto sono evidenti. E dunque poniamoci davanti agli occhi i paesi e tutte le genti, che ci sono state in passato, quando non c'era nessun cristiano, quando si offrivano sacrifici a demoni, si costruivano altari di pietra, si immolavano sacrifici alle pietre, si costituivano sacerdoti e si concedeva ai falsi dèi, cioè ai demoni, quello che è dovuto al Dio vero. Mettiamo davanti ai nostri occhi questi paesi e immaginiamo che ci sia stato qualcuno, non so chi, che all'improvviso avesse detto che tutte quelle cose potevano cambiare in un momento e che, abbandonati i vani dèi, tutti gli uomini si sarebbero volti a un solo Dio: chi non l'avrebbe deriso? Chi non l'avrebbe ritenuto in preda al delirio? Chi si sarebbe degnato di ascoltarlo? Chi avrebbe avuto remore a percuoterlo? E tuttavia queste cose sono accadute. Dove sono scritte queste cose, che ora vediamo e che, quando venivano annunciate, non si vedevano, proprio là sono scritte anche quelle che non si vedono ancora. Quali sono queste cose che non si vedono ancora? Che il Signore verrà con quel corpo con cui si è degnato di apparire quaggiù, di morire e di risorgere, ma un corpo ormai immortale e incorruttibile, così come rimane in cielo e siede alla destra del Padre; che ci sarà un giudizio, che tutti i morti risorgeranno dai sepolcri, e che tutti i corpi saranno liberati da ogni decomposizione, e che non solo le tombe, ma il mondo stesso restituirà quegli elementi che ha ricevuto. Quando queste cose avverranno, non saranno più causa di stupore, come non sono causa di stupore quelle che sono ormai avvenute. E tuttavia ora non si crede ciò che non si vede. Qui si richiede la fede. Credi quello che ancora non vedi: che farai di straordinario se crederai quando vedrai? Si dà una ricompensa a chi ha creduto quello che non vedeva ancora, affinché gioisca quando vedrà; al contrario si dà un castigo alla mancanza di fede di chi non ha voluto credere quel che non vedeva ancora, affinché pianga quando vedrà.
Sul come risorgeranno i corpi.
2. Una sola cosa suole quasi turbare gli uomini, cioè in quale modo risorgeranno i corpi decomposti e che vengono sepolti proprio perché il vederli mentre si corrompono offendono la vista: infatti ci erano cari, insieme alle anime che essi contenevano, mentre invece, quando le anime se ne vanno, restano inerti quei corpi che amavamo e non vogliamo che si corrompano sotto il nostro sguardo; e per questo li seppelliamo. Quando si dice che risorgeranno, o cuore umano, tu intendi quello che avviene ora e non credi a quello che avverrà? Ma se ci rifletti e giudichi rettamente, considera un poco i prodigi misteriosi e quotidiani della natura. Da dove proviene, nel raccolto, quello che non è sotterrato nel seme? In che modo le foglie negli alberi ridiventano verdi? Come fanno i boschi, nudi in inverno, a rivestirsi in estate? Proprio perché tutte queste cose vengono ricreate, possiamo credere che, a suo tempo, anche i corpi potranno essere ricreati. È più incredibile che sia stato creato quel che non c'era piuttosto che ricreato quel che c'era. È stato creato l'uomo, che non c'era: e non credi che possa essere ricreato ciò che c'era? Sono le ossa e la carne a essere sepolti: e tu, prima di nascere, che cosa sei stato? Sei stato tratto fuori dai recessi della natura per manifestarti con questo aspetto visibile agli occhi: non credi che, quando te ne andrai nei recessi della natura, di là potrà trarre fuori proprio te chi ti ha potuto creare prima che tu fossi?
Fidarsi delle parole del Signore.
3. Infine crediamolo perché l'ha detto colui che non può ingannare. Ci ha promesso la resurrezione dei corpi chi, quando era in un corpo, ha risuscitato i morti. Chi ci ha promesso la risurrezione dei corpi, proprio lui, quando era in un corpo, è risuscitato il terzo giorno. Non crediamo pure che questi fatti siano avvenuti, se non sono accaduti in seguito quelli di cui si era predetto che sarebbero avvenuti! Quando il Signore, dopo la risurrezione, apparve ai suoi discepoli, poiché nemmeno loro credevano che sarebbe risuscitato, ritennero di vedere un fantasma. E disse loro: Perché siete turbati e pensierosi nel vostro cuore? Osservate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io. Toccate e osservate: perché un fantasma non ha carne e ossa, e vedete bene che io li ho 1. Si offrì non solo alla vista degli occhi, ma anche al contatto delle mani. Rimase con loro quaranta giorni, entrando e uscendo, mangiando e bevendo 2, perché poteva farlo, non perché costretto. Li convinse della grazia della risurrezione per l'evidenza del suo vero corpo, e, sotto i loro occhi, salì al cielo. E quando lo videro dopo la risurrezione: disse loro: Queste sono le parole che vi avevo detto, quando ero ancora con voi: che era necessario che si compisse tutto quel che è scritto riguardo a me nella legge, nei profeti e nei salmi. Allora si aprì la loro mente - così dice il vangelo - per comprendere le Scritture, e disse loro che così era scritto ed era opportuno che il Cristo soffrisse in questo modo, e che risorgesse dai morti il terzo giorno e che nel suo nome fosse annunciata la penitenza e la remissione dei peccati in tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme 3. Questo è nel vangelo. Osservate quando è stato scritto. Veniva scritto allora, quando non si era effettivamente verificato ciò che là viene preannunciato; e infatti Cristo stava per andar via e i discepoli lo vedevano ancora con quel corpo con cui l'avevano conosciuto. Quando lo vedevano in quel corpo che avevano conosciuto, era forse già accaduto quel che sarebbe avvenuto dopo? Che cosa? E nel suo nome fosse annunciato il pentimento e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, iniziando da Gerusalemme. La prima cosa era avvenuta, questa seconda no. I discepoli vedevano quello che era avvenuto, e credevano quello che non lo era ancora. Noi oggi lo vediamo già compiuto: il pentimento e la remissione dei peccati sono annunciati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo in tutte le nazioni. Non avviene forse? Ma queste cose erano forse già accadute quando venivano annunciate e se ne scriveva? Come gli Apostoli, che vedevano Cristo, credevano nella Chiesa che ci sarebbe stata, così anche noi la Chiesa la vediamo e le cose riguardo a Cristo le crediamo. Anche quelli, di questi due realtà, una la vedevano, l'altra la credevano. Noi però non vediamo ciò che loro vedevano. Se noi vediamo ciò che essi credevano, crediamo ciò che vedevano.
La condiscendenza di Cristo.
4. Dunque questi è il nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo del Padre, il Figlio unigenito, per mezzo del quale tutto è stato fatto, che si è degnato, nel momento opportuno, di ricevere la carne dalla Vergine Maria e rendersi visibile agli occhi umani, di compiere azioni degne e sopportarne di indegne, di operare cose divine e sopportarne di umane, di morire, risorgere e salire al cielo; ascoltate dunque cosa questo nostro Signore ha detto riguardo alla resurrezione futura e, messa da parte ogni discussione, credete, in quanto non può ingannare chi ha detto: Verrà l'ora, disse, in cui tutti quelli che sono nella tomba udranno la sua voce, e verranno fuori: chi fece il bene per una resurrezione di vita, chi fece il male per una resurrezione di condanna 4. Sia, dunque, ringraziato Dio per il fatto che risorgeranno <...> per la condanna quelli che fecero il male. Fratelli, tutto ci è stato perdonato nel battesimo. Credete, fratelli carissimi, che a chi ha voluto liberare in un solo istante da ogni peccato, Dio dona di regnare per sempre con Lui.
1 - Lc 24, 37-39.
2 - Lc 24, 37-39.
3 - Lc 24, 44-47.
Parte 5
Quaderno I - Santa Faustina Kowalska
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LA QUARESIMA.
Quando m'immergo nella Passione del Signore, spesso durante l'adorazione vedo Gesù sotto questo aspetto: dopo la flagellazione i carnefici presero il Signore e Gli tolsero la veste, che si era già attaccata alle Piaghe. Mentre gliela toglievano le Sue Piaghe si riaprirono. Poi buttarono addosso al Signore un mantello rosso, sporco e stracciato, sulle Piaghe aperte. Quel mantello arrivava alle ginocchia solo in alcuni punti. Poi ordinarono al Signore di sedersi su un pezzo di trave, mentre veniva intrecciata una corona di spine, con la quale cinsero la sacra Testa. Gli venne messa una canna in mano e ridevano di Lui, facendoGli inchini come ad un re. Gli sputavano in faccia ed altri prendevano la canna e Gliela battevano in Testa ed altri ancora Gli procuravano dolore dandoGli pugni, altri Gli coprivano il Volto e lo schiaffeggiavano. Gesù sopportò in silenzio. Chi può comprenderlo? Chi può comprendere il Suo dolore? Gesù aveva gli occhi rivolti a terra. Sentivo quello che avveniva allora nel Cuore dolcissimo di Gesù. Ogni anima rifletta su quello che ha sofferto Gesù in quei momenti. Facevano a gara per schernire il Signore. Riflettei per conoscere da che cosa potesse derivare tanta malignità nell'uomo. E purtroppo questa deriva dal peccato. Si erano incontrati l'Amore ed il peccato. Quando andai alla santa Messa in un certo tempio assieme ad una consorella, sentii la grandezza e la Maestà di Dio; sentii che quel tempio era imbevuto di Dio. La Sua Maestà mi investì completamente e, sebbene mi spaventasse, mi riempì di serenità e di gioia. Conobbi che nulla può opporsi alla Sua Volontà. Oh, se tutte le anime sapessero Chi abita nelle nostre chiese, non ci sarebbero tanti oltraggi e tante mancanze di rispetto in quei luoghi santi. O Amore eterno ed inesplicabile, Ti chiedo una grazia: rischiara il mio intelletto con la luce dall'alto, fammi conoscere e valutare tutte le cose secondo il loro valore. Quando vengo a conoscere la verità, ho nell'anima la gioia più grande.
21.III.35.
Spesso durante la santa Messa vedo
il Signore nell'anima; sento la sua presenza, che mi trapassa da
parte a parte. Avverto il Suo sguardo divino. Parlo molto con Lui
senza pronunciare una parola. Conosco quello che desidera il Suo Cuore
divino e faccio sempre quello che Egli preferisce. Amo alla follia e
sento di essere amata da Dio. In quei momenti quando m'incontro con
Dio nel profondo del mio intimo, mi sento così felice che non riesco
ad esprimerlo. Sono brevi momenti, poiché più a lungo l'anima non
lo sopporterebbe; dovrebbe avvenire la separazione del corpo. Benché
questi momenti siano molto brevi, tuttavia la loro potenza che si
comunica all'anima, rimane molto a lungo. Senza il minimo sforzo
entro in un raccoglimento profondo che, una volta che mi ha investito,
non diminuisce, sebbene io parli con la gente, né m'impedisce di
adempire i miei doveri. Sento la Sua presenza senza alcuno sforzo
dell'anima. Sento che sono unita a Dio così strettamente, come è
unita una goccia d'acqua ad un oceano immenso. Questo giovedì ho
provato questa grazia verso la fine delle preghiere ed è durata
eccezionalmente a lungo, cioè tutto il tempo della santa Messa;
pensavo di morire dalla gioia! In quei momenti conosco meglio Dio ed i
Suoi attributi e conosco meglio anche me stessa e la mia miseria e
stupisco che Iddio si abbassi tanto, fino ad una misera anima come
la mia.
Dopo la santa Messa mi sentivo completamente immersa in Dio
ed avevo presente ogni Suo sguardo che giungeva fino al profondo del
mio cuore. Verso mezzogiorno entrai un momento in cappella e la
potenza della grazia colpì di nuovo il mio cuore. Mentre me ne Stavo
assorta, satana prese un vaso di fiori e io scagliò rabbiosamente a
terra con tutte le forze. Notai tutto il suo accanimento e la sua
invidia. Nella cappella non c'era nessuno, quindi mi alzai da dove
stavo pregando e raccolsi i pezzi del vaso rotto e trapiantai il
fiore e volevo rimetterlo a posto alla svelta, prima che entrasse
qualcuno in cappella. Ma non ci riuscii, dato che entrarono subito
la Madre Superiora, la suora sacrestana ed alcune altre suore. La
Madre Superiora si meravigliò che avessi spostato qualche cosa sul
piccolo altare e fatto cadere il vaso. La suora sacrestana mostrò il
suo malcontento ed io m'impegnai a non dare spiegazioni e a non
giustificarmi. Verso sera però mi sentii molto affaticata e non
potei fare l'Ora santa e chiesi il permesso alla Madre Superiora di
andare a riposarmi prima del solito. Appena mi misi a letto, mi
addormentai subito, ma verso le undici satana diede uno scossone al
mio letto.
Mi svegliai immediatamente e cominciai tranquillamente a
pregare il mio Angelo Custode. All'improvviso vidi le anime che
stanno espiando in purgatorio. Il loro aspetto era come un'ombra e
fra loro vidi molti demoni. Uno cercò di infastidirmi, gettandosi
sul mio letto e sui miei piedi sotto forma di gatto ed era molto
pesante, direi alcuni pud. Continuai per tutto il tempo a recitare
il rosario. Sul fare del mattino quelle figure se ne andarono e potei
prendere sonno. La mattina, quando arrivai in cappella, sentii
nell'anima questa voce: «Sei unita a Me e non aver paura di
nulla. Ma sappi questo, figlia Mia, che satana ti odia. Benché odi
ogni anima, egli arde di un odio particolare contro di te, perché
hai sottratto molte anime al suo dominio».
GIOVEDI’ SANTO 18.IV. 1935.
La mattina ho udito queste parole: «Da oggi al rito della risurrezione non sentirai la Mia presenza, ma la tua anima sarà colma di una grande nostalgia»
ed immediatamente una grande nostalgia inondò la mia anima. Sentii
il distacco dall'amato Gesù e quando si avvicinò il momento di fare
la santa Comunione, vidi nel calice in ogni Ostia il Volto sofferente
di Gesù. Da quel momento provai nel mio cuore una nostalgia ancora
maggiore. Il Venerdì Santo, alle tre del pomeriggio, quando entrai
in cappella, udii queste parole: «Desidero che quell'immagine venga pubblicamente venerata»,
e subito vidi Gesù che agonizzava sulla croce fra atroci tormenti e
dal Cuore di Gesù uscirono gli stessi due raggi che ci sono in
quell'immagine. Sabato. Durante i vespri vidi Gesù splendente come
il sole, con una veste bianca, e mi disse: «Gioisca il tuo cuore»,
ed una gioia grande m'inondò e mi trapassò da una parte all'altra
la presenza di Dio, che è un tesoro inenarrabile per l'anima. Quando
quell'immagine venne esposta, vidi il vivo movimento della mano di
Gesù, che tracciò un gran segno di croce. La sera dello stesso giorno,
mentre stavo mettendomi a letto, vidi che quell'immagine stava
passando sopra una città e quella città era coperta di reti e
trappole. Gesù passando tagliò tutte le reti ed in ultimo fece un
gran segno di croce e scomparve. E mi vidi circondata da una
moltitudine di figure maligne che avvampavano di un grande odio contro
di me. Dalle loro bocche uscirono minacce d'ogni genere, ma nessuna
mi toccò. Dopo un momento, quella apparizione scomparve, ma mi ci
volle parecchio tempo per addormentarmi.
26.IV.1935
Venerdì, quando sono andata ad
Ostra Brama, nel corso delle solennità durante le quali venne
esposta quell'immagine, sono stata presente alla predica tenuta dal
mio confessore. Quella predica trattava della Misericordia di Dio. Era
la prima di quelle richieste dal Signore Gesù da tanto tempo. Quando
cominciò a parlare della grande Misericordia del Signore,
l'immagine prese un aspetto vivo ed i raggi penetrarono nei cuori
della gente riunita, però non in egual misura; alcuni ricevettero di
più, altri meno. Vedendo la grazia di Dio, la mia anima fu inondata
da una grande gioia. Improvvisamente udii queste parole: «Tu
sei testimone della Mia Misericordia. Starai per i secoli davanti al
Mio trono come viva testimone della Mia Misericordia».
Finita la predica, non attesi la fine della funzione, perché avevo
fretta di tornare a casa. Fatti pochi passi, mi venne sbarrata la
strada da una moltitudine di spiriti del male, che mi minacciarono
terribili tormenti, mentre si udivano queste voci: «Ci ha portato via
tutto quello per cui avevamo lavorato per tanti anni».
Quando
domandai loro: «Da dove venite in tale moltitudine?», quelle figure
maligne mi risposero: «Dai cuori degli uomini. Non ci torturare!».
Vedendo allora l'odio tremendo che avevano contro di me, chiesi
aiuto all'Angelo Custode ed in un attimo comparve la figura luminosa
e raggiante dell'Angelo Custode, che mi disse: «Non temere, sposa del mio Signore; questi spiriti non ti faranno nulla di male senza il Suo permesso».
Quegli spiriti maligni scomparvero immediatamente ed il fedele
Angelo Custode mi accompagnò in modo visibile fin dentro casa. Il
suo sguardo era modesto e sereno e dalla fronte gli usciva un raggio
di fuoco. O Gesù, desidererei faticare, stancarmi fino alla
spossatezza e soffrire per tutta la vita per quest'unico momento, in
cui ho visto la Tua gloria, o Signore, ed i benefici che ne ricavano
le anime
DOMENICA 28.IV.1935.
Domenica in Albis,
cioè festa della Misericordia del Signore, chiusura del Giubileo
della Redenzione. Quando andammo a quella solenne funzione, il cuore
mi batteva dalla gioia, poiché quelle due solennità erano unite
strettamente fra di loro. Pregai Iddio perché concedesse
Misericordia alle anime dei peccatori. Quando la funzione stava per
finire ed il sacerdote prese il Santissimo Sacramento per impartire
la benedizione, tutto a un tratto vidi il Signore Gesù con lo stesso
aspetto che ha nell'immagine. Il Signore diede la benedizione ed i
raggi si diffusero su tutto il mondo. All'improvviso vidi un
bagliore inaccessibile, a forma di un'abitazione di cristallo
intessuta con onde di luce, impenetrabile a qualunque creatura e
spirito. Per accedere a quel bagliore c'erano tre porte e in quel
momento entrò Gesù, con lo stesso aspetto che ha nell'immagine, in
quel bagliore, attraverso la seconda porta, fino all'interno dell'unità.
Questa è l'unità trina, che è l'incomprensibile infinito.
Inaspettatamente udii una voce: «Questa festa è uscita dalle
viscere della Mia Misericordia ed è confermata nell'abisso delle
Mie grazie. Ogni anima che crede ed ha fiducia nella Mia Misericordia,
la otterrà». Mi rallegrai immensamente per la bontà e la grandezza del mio Dio.
29.IV.1935.
La vigilia dell'esposizione
dell'immagine andai con la nostra Madre Superiora dal nostro
confessore. Quando la conversazione cadde nell'argomento dell'immagine,
il confessore chiese che una suora aiutasse ad intrecciare
ghirlande. La Madre Superiora rispose che avrebbe dato una mano Suor
Faustina. La cosa mi rallegrò enormemente. Quando tornammo a casa,
m'interessai subito di procurare fronde verdi e con l'aiuto di
un'educanda trasportammo il verde; ci fu d'aiuto anche una persona
che sta presso la chiesa. Alle sette di sera era già tutto pronto,
l'immagine era già stata appesa. Alcune signore però notarono che
m'aggiravo in quei paraggi, dove certamente sono stata più
d'impaccio che d'aiuto, perciò il giorno dopo chiesero alle suore
che cosa fosse quella bella immagine e che significato avesse. «Loro
suore lo sapranno di sicuro, dato che ieri c'era una suora ad
adornarla». Le suore rimasero molto stupite, perché non ne sapevano
niente. Ognuna di loro voleva vederla e sospettarono subito di me.
Dissero: « Di sicuro suor Faustina è ben informata di tutto ».
Quando cominciarono ad interrogarmi, non risposi, poiché non potevo
dire la verità. Il mio silenzio fu motivo di maggior curiosità da
parte loro. Raddoppiai la vigilanza su me stessa, per non mentire né
dire la verità, poiché non ne avevo l'autorizzazione. Cominciarono
allora a mostrarmi il loro malcontento ed a dirmi apertamente: «Come
è possibile che gente estranea sia informata di ciò, e noi non ne
sappiamo niente?». Cominciarono a circolare valutazioni di vario
genere sul mio conto. Soffrii molto per tre giorni, ma una forza
misteriosa penetrò nella mia anima. Gioisco di poter soffrire per il
Signore e per le anime, che hanno ottenuto la Sua Misericordia in
questi giorni. Vedendo il gran numero di anime che in questi giorni
hanno ottenuto la Misericordia di Dio, considero proprio nulla le
fatiche e le sofferenze, anche le più grandi ed anche se dovessero
durare fino alla fine del mondo, poiché esse hanno un termine,
mentre le anime che con questa festività si sono convertite sono
state salvate da tormenti che durano in eterno. Ho provato una
grande gioia nel vedere altri, che tornavano alla sorgente della
felicità, in seno alla Divina Misericordia.
Vedendo la dedizione e
le fatiche del reverendo dr. Sopocko per questa causa, ammiravo la sua
pazienza ed umiltà. Tutto questo è costato molto, non solo in
sacrifici e dispiaceri di vario genere, ma anche molto denaro; ed a
tutto ha provveduto il reverendo dr. Sopocko. Vedo che la Divina
Provvidenza lo aveva preparato a compiere quest'opera della
Misericordia, ancora prima che io pregassi Dio per questo. Oh, come sono
misteriose le Tue vie, Dio, e felici le anime che seguono la voce
della Tua grazia! Per tutto, anima mia, magnifica il Signore ed
esalta la Sua Misericordia, poiché la Sua bontà non ha fine. Tutto
passerà, ma la Sua Misericordia è senza limiti e senza termine.
Sebbene la malvagità arrivi a colmare la sua misura, la Misericordia
è senza misura. O mio Dio anche nei castighi coi quali colpisci la
terra, vedo l'abisso della Tua Misericordia, poiché castigandoci in
questa terra, ci liberi dal castigo eterno. Rallegratevi, creature
tutte, poiché siete più vicine a Dio nella Sua infinita
Misericordia, di quanto lo sia un lattante al cuore della madre. O
Dio, Tu sei la pietà stessa per i più grandi peccatori sinceramente
pentiti! Più grande è il peccatore, maggiore è il diritto che ha
alla Misericordia divina.
IN UN MOMENTO DEL 12.V.1935.
La sera,
appena mi misi a letto mi addormentai, ma se mi addormentai alla
svelta, ancor più alla svelta venni svegliata. Venne da me un
bambino e mi svegliò. Questo bambino poteva avere circa un anno e mi
stupì perché parlava benissimo, mentre i bambini di quell'età non
parlano affatto, Oppure parlano in modo poco comprensibile. Era
indicibilmente bello; somigliava al Bambino Gesù, e mi disse queste
parole: «Guarda il cielo». E quando guardai il cielo, vidi le stelle
splendenti e la luna. Allora il bambino mi chiese: «Vedi la luna e
le stelle?». Risposi che le vedevo ed egli ribatté: «Quelle stelle
sono le anime dei cristiani fedeli e la luna sono le anime degli
appartenenti ad ordini religiosi. Vedi che grande differenza di luce
c'è fra la luna e le stelle; così in cielo c'è una grande
differenza fra l'anima di un religioso e quella di un cristiano
fedele». E mi disse ancora che: «La vera grandezza sta nell'amare Dio e nell'umiltà».
Inaspettatamente vidi una certa anima, che stava per separarsi dal
corpo fra tremendi supplizi. O Gesù, dovendo scrivere questo, tremo
tutta, avendo visto le atrocità che hanno testimoniato contro di
lui... Ho visto come uscivano da una specie di voragine fangosa anime di
bambini piccoli e più grandicelli, di circa nove anni.
Queste anime
erano ripugnanti e orribili, simili ai mostri più spaventosi, a
cadaveri in decomposizione. Ma quei cadaveri erano vivi e
testimoniavano ad alta voce contro quell'anima che stava
agonizzando. E l'anima, che ho visto mentre stava in agonia, era
un'anima che dal mondo aveva ricevuto tanti onori e tanti applausi,
la conclusione dei quali è il vuoto ed il peccato. In ultimo uscì
una donna, che in una specie di grembiule portava lacrime ed essa
testimoniò molto contro di lui. Oh! ora tremenda, in cui bisognerà
vedere tutte le proprie azioni nella loro completa nudità e miseria.
Nessuna di esse andrà perduta; ci seguiranno fedelmente al giudizio
di Dio. Non ho parole né termini di paragone per esprimere cose così
terribili e, sebbene mi sembri che quell'anima non sia dannata,
tuttavia le sue pene non si differenziano in nulla dalle pene
dell'inferno. L'unica differenza è che un giorno finiranno. Un
momento dopo vidi di nuovo lo stesso bambino che mi aveva svegliato,
ed era di una bellezza stupenda e mi ripeté le stesse parole: «La vera grandezza di un'anima sta nell'amare Dio e nell'umiltà».
Domandai a quel bambino: « Tu come lo sai questo, che la vera
grandezza di un'anima sta nell'amare Dio e nell'umiltà? Queste cose
possono saperle soltanto i teologi, mentre tu non hai studiato
nemmeno il catechismo, e come puoi saperle? ». Ma egli mi rispose: «Le so, e so tutto»,
ed all'istante scomparve. Io però non mi addormentai affatto; la
mia mente era stanca per quello su cui avevo cominciato a riflettere
e per quello che avevo visto. O anime umane, come riconoscete tardi
la verità! O abisso della Misericordia di Dio, riversati al più presto
sul mondo intero, secondo quello che Tu Stesso hai detto!
V.1935. IN UN CERTO MOMENTO.
Quando mi resi
conto dei grandi disegni di Dio a mio riguardo, mi spaventai per la
loro grandiosità e mi sentii totalmente inidonea ad eseguirli, tanto
che cominciai ad evitare i colloqui interiori con Lui e quel tempo
li sostituii con la preghiera orale. Lo feci per umiltà, ma in breve
mi accorsi che non era vera umiltà, ma una grande tentazione di
satana. Una volta che, invece della preghiera interiore, avevo
cominciato a leggere un libro spirituale, udii nell'intimo queste parole
in modo chiaro e forte: «Preparerai il mondo alla Mia ultima venuta».
Queste parole mi colpirono profondamente e benché facessi finta di
non averle udite, le avevo capite bene e non avevo alcun dubbio in
merito. Una volta che, stanca per questa lotta d'amore con Dio e del
continuo rifiutarmi col dire che non ero adatta a compiere
quell'opera, volevo uscire dalla cappella, una forza misteriosa mi
trattenne; mi sentii come paralizzata ed all'improvviso udii queste
parole: « Hai intenzione di uscire dalla cappella, ma non
uscirai da Me, poiché sono ovunque. Tu da sola con le tue forze non
riesci a far nulla, ma con Me puoi tutto ».
Durante la
settimana, quando sono andata dal mio confessore e gli ho svelato lo
stato della mia anima e specialmente che evito il colloquio interiore
con Dio, mi è stato risposto che non devo evitare il colloquio
interiore con Dio, ma devo ascoltare attentamente le parole che mi
dice. Mi sono regolata secondo le indicazioni del confessore ed al
primo incontro col Signore, mi sono gettata ai piedi di Gesù e col
cuore straziato Gli ho chiesto perdono di tutto. Allora Gesù mi ha
sollevato da terra e mi ha fatto sedere accanto a Sé e mi ha
permesso di appoggiare il capo sul Suo petto, in modo che potessi
comprendere e percepire meglio i desideri del Suo dolcissimo Cuore.
Ed all'improvviso Gesù mi ha detto queste parole: « Figlia
Mia, non aver paura di nulla. Io sono sempre con te. Qualunque
avversario ti potrà nuocere soltanto per quello che Io gli
permetterò. Tu sei la Mia dimora ed il Mio stabile riposo. Per te
trattengo la mano punitrice; per te benedico la terra ».
In
quello stesso momento avvertii uno strano fuoco nel mio cuore;
sento che vengono a cessare i miei sensi; non capisco quello che
avviene attorno a me. Sento che lo sguardo del Signore penetra in
me; conosco bene la Sua grandezza e la mia miseria. Una sofferenza
misteriosa penetra nella mia anima ed una tale gioia, che non riesco a
paragonarla a nulla. Mi sento inerte fra le braccia di Dio; sento
che sono in Lui e mi sciolgo come una goccia d'acqua in un oceano.
Non riesco ad esprimere quello che provo. Dopo una tale preghiera
interiore sento una forza ed un impulso a compiere i più difficilì
atti di virtù; sento avversione verso tutte le cose che il mondo
apprezza; desidero con tutta l'anima la solitudine e la quiete.
V.1935.
Durante la funzione dei quaranta
giorni, ho visto il Volto di Gesù nell'Ostia santa, che era esposta
nell'ostensorio; Gesù guardava amabilmente a tutti. Vedo spesso il
Bambino Gesù durante la santa Messa. E straordinariamente bello e in
quanto all'età mostra circa un anno. Una volta che nella nostra
cappella vidi lo stesso Bambino durante la santa Messa, fui assalita
da un desiderio fortissimo e da una smania irresistibile di
avvicinarmi all'altare e di prendere il Bambino Gesù. In quello
stesso istante il Bambino Gesù fu accanto a me in fondo
all'inginocchiatoio e si aggrappò al mio braccio con entrambe le manine,
incantevole e gioioso, con lo sguardo profondo e penetrante. Però
quando il sacerdote spezzò l'Ostia, Gesù era sull'altare e venne
spezzato e consumato dal sacerdote. Dopo la santa Comunione vidi
Gesù tale e quale nel mio cuore e Lo sentii per tutto il giorno
fisicamente, realmente nel mio cuore. Un raccoglimento più profondo
s'impadronì di me inavvertitamente e non dissi una parola con nessuno.
Evitai per quanto mi fu possibile la presenza della gente. Risposi
sempre alle richieste che si riferivano ai miei impegni; al di fuori
di ciò nemmeno una parola.
9.VI.1935. LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO.
Verso sera, mentre passavo per l'orto, udii queste parole: «Unitamente alle tue compagne, dovrai impetrare la Misericordia per voi stesse e per il mondo».
Compresi che non sarò nella Congregazione nella quale sono
attualmente. Vedo chiaramente che nei miei riguardi la volontà di
Dio è un'altra. Tuttavia mi rifiuto continuamente davanti a Dio, dicendo
che non sono idonea a compiere quest'opera. «Gesù, Tu naturalmente
sai molto bene chi sono » e cominciai ad elencare davanti al Signore
le mie manchevolezze e mi trincerai dietro a quelle, affinché
riconoscesse il mio rifiuto, poiché non sono idonea a compiere i
Suoi progetti. Ad un tratto, udii queste parole: « Non temere; lo stesso provvederò a tutto quello che ti manca ».
Queste parole mi penetrarono nel profondo e conobbi ancora di più
la mia miseria; conobbi che la parola del Signore è viva e penetra
in profondità. Compresi che Iddio esigeva da me un sistema di vita
più perfetto; tuttavia mi rifiutavo continuamente per la mia
inidoneità.
29.VI.1935.
Quando parlai col mio direttore
spirituale delle varie cose che il Signore esigeva da me, pensavo
che m'avrebbe risposto che non sono adatta a compiere simili cose e
che Gesù non si serve di anime misere come sono io, per qualunque opera
voglia compiere. Invece mi sentii dire che il più delle volte Dio
sceglie proprio tali anime per realizzare i suoi disegni. Quel
sacerdote però è guidato dallo Spirito di Dio; egli riuscì a
scrutare nell'intimo della mia anima i più nascosti segreti che
c'erano fra me e Dio, e di cui non gli avevo ancora mai parlato, e
non gliene avevo parlato poiché io stessa non li avevo compresi bene ed
il Signore non mi aveva detto chiaramente che gliene parlassi. Il
segreto è questo, che Iddio esige che ci sia una congregazione che
annunci la Misericordia di Dio al mondo e la impetri per il mondo.
Quando quel sacerdote mi chiese se avessi avuto tali ispirazioni,
risposi che ordini precisi non ne avevo avuti.
Ma in quello stesso
momento era penetrata una strana luce nella mia anima ed avevo
capito che il Signore mi parlava per mezzo di lui. Mi ero difesa
inutilmente dicendo che non avevo un ordine preciso, poiché verso la
fine del colloquio vidi Gesù sulla soglia, nello stesso aspetto
come è dipinto nell'immagine, che mi disse: « Desidero che ci sia una tale Congregazione ». La
cosa durò un momento. Di questo però non parlai subito; anzi, avevo
fretta di tornare a casa e ripetevo continuamente al Signore: « Io
non sono idonea a realizzare i Tuoi piani, o Dio ». Ma, e questa è
la cosa curiosa, Gesù non badò a questa mia invocazione, bensì mi
illuminò e mi fece conoscere quanto Gli fosse gradita quell'opera;
non prese in considerazione la mia debolezza, ma mi fece conoscere
quante difficoltà dovevo superare. Ed io, Sua povera creatura, non seppi
rispondere nient'altro che questo: « Non sono idonea, o Dio ».
30.VI.1935.
Il giorno dopo durante la S.
Messa, subito all'inizio, vidi Gesù che era di una bellezza
indescrivibile. Mi disse che esige che tale congregazione venga
fondata al più presto e « Tu vivrai in essa con le tue compagne.
Il Mio spirito sarà la regola della vostra vita. La vostra vita
deve essere modellata su di Me, dalla mangiatoia alla morte in
croce. Penetra nei Miei segreti e conoscerai l'abisso della Mia
Misericordia verso le creature e la Mia bontà insondabile e questa
farai conoscere al mondo. Per mezzo della preghiera farai da
intermediaria fra la terra e il cielo». Era il momento di
accostarsi alla S. Comunione. Gesù scomparve e vidi un grande
bagliore. All'improvviso udii queste parole: «Ti impartiamo la Nostra benedizione »
e in quell'attimo da quel bagliore usci un raggio chiaro, che mi
trapassò il cuore ed un fuoco misterioso si accese nella mia anima.
Pensavo di morire per la gioia e la felicità; sentivo il distacco
dello spirito dal corpo; sentivo la totale immersione in Dio; sentivo
che venivo rapita dall'Onnipotente, come un granellino di polvere
verso spazi immensi e sconosciuti.
Tremando di felicità nelle
braccia del Creatore, sentivo che era Lui stesso che mi sosteneva,
perché potessi sopportare quella grande felicità e guardare alla Sua
Maestà. Ora so che, se prima non mi avesse fortificato Egli stesso
con la grazia, la mia anima non avrebbe potuto sopportare quella
felicità e in un attimo sarebbe sopraggiunta la morte. La santa
Messa era finita non so quando, poiché non ero in condizioni di
poter notare ciò che avveniva nella cappella. Però quando rientrai
in me, sentii la forza ed il coraggio di compiere la volontà di Dio.
Nulla mi sembrava difficile e, come prima mi rifiutavo davanti al
Signore, così ora sento il coraggio e la forza del Signore che è in me e
dissi al Signore: « Sono pronta ad ogni cenno della Tua volontà ».
Sperimentai interiormente tutto ciò che dovrò passare in futuro. O
mio Creatore e Signore, ecco hai tutto il mio essere. Disponi di me
secondo il Tuo divino beneplacito, secondo i Tuoi disegni eterni e
la Tua infinita Misericordia. Ogni anima riconosca quanto è buono il
Signore; nessun'anima abbia timore di trattare familiarmente col
Signore e non si sottragga per la Sua indegnità e non rinvii mai a dopo
gli inviti di Dio, poiché questo al Signore non piace. Non c'è
un'anima più misera di me, come veramente mi riconosco e sono
stupita che la Maestà Divina si abbassi tanto. O Eternità, a mio
parete sei troppo cotta per lodare a sufficienza l'infinita
Misericordia del Signore. Una volta che l'immagine era stata esposta
su un altare, in occasione della processione del Corpus Domini, quando
il sacerdote posò il Santissimo Sacramento ed il coro cominciò a
cantare, ad un tratto i raggi dall'immagine passarono attraverso
l'Ostia Santa e si diffusero su tutto il mondo. Allora udii queste
parole: « Attraverso te, come attraverso questa Ostia, passeranno i raggi della Misericordia sul mondo ».
Dopo queste parole una grande gioia penetrò nella mia anima. Una
volta che il mio confessore celebrava la S. Messa, come al solito
vidi il Bambino Gesù sull'altare dal momento dell'offertorio. Ma un
momento prima dell'elevazione il sacerdote scomparve alla mia vista e
rimase Gesù e, quando fu il momento dell'elevazione, Gesù prese nelle
Sue manine l'Ostia ed il calice e li alzò assieme e guardò verso il
cielo e dopo un momento vidi di nuovo il mio confessore e domandai
al Bambino Gesù dov'era stato il sacerdote durante il tempo che non
l'avevo visto. E Gesù mi rispose: «Nel Mio Cuore». E non riuscii a capire altro di quelle parole di Gesù. Una volta sentii queste parole: «Desidero che tu viva secondo la Mia volontà fin nei più segreti recessi della tua anima ».
Cominciai a riflettere su quelle parole che mi avevano colpito fino
al profondo del cuore. Quel giorno c'era la confessione della
comunità. Quando andai a confessarmi, dopo che mi ero accusata dei
peccati, quel sacerdote mi ripeté le stesse parole che poco prima mi
aveva detto il Signore. Quel sacerdote mi disse queste parole
profonde, che ci sono tre gradi nell'adempimento della volontà di
Dio: il primo si ha quando l'anima fa tutto ciò che è notoriamente
compreso nei comandamenti e nei precetti; il secondo si ha quando
l'anima ascolta le ispirazioni interiori e le mette in pratica; il
terzo grado è quello in cui l'anima, abbandonatasi alla volontà di
Dio, lascia a Dio la libertà di disporre di lei e Dio fa con lei quello
che Gli piace; in breve è uno strumento docile nelle mani di Lui. E
quel sacerdote mi disse che io ero al secondo grado nell'adempimento
della volontà di Dio e che non avevo ancora il terzo grado, però
avrei dovuto impegnarmi per raggiungere il terzo grado della divina
volontà.
Queste parole mi attraversarono l'anima da parte a parte.
Vedo chiaramente che il Signore spesso fa conoscere al sacerdote
quello che avviene nel profondo della mia anima. La cosa non mi stupisce
affatto, anzi ringrazio il Signore che ha tali eletti. Giovedì.
Adorazione notturna. Quando andai all'adorazione, fui subito
investita dal bisogno di raccoglimento interiore e vidi Gesù legato
alla colonna, spogliato delle Sue vesti e sottoposto subito alla
flagellazione. Vidi quattro uomini che a turno sferzavano coi flagelli
il Signore. Il cuore mi si fermava alla vista di quello strazio. Ad
un tratto il Signore mi disse queste parole: « Ho una sofferenza ancora maggiore di quella che vedi ». E Gesù mi fece conoscere per quali peccati si sottopose alla flagellazione: sono
i peccati impuri. Oh, che tremende sofferenze morali patì Gesù,
quando si sottomise alla flagellazione! Improvvisamente Gesù mi
disse: « Guarda e osserva il genere umano nella situazione attuale ».
E in un attimo vidi cose tremende: i carnefici si allontanarono da
Gesù, e si avvicinarono per flagellarLo altri uomini, che presero la
sferza e sferzarono il Signore senza misericordia. Erano sacerdoti,
religiosi e religiose ed i massimi dignitari della Chiesa, cosa che
mi stupì molto; laici di diversa età e condizione; tutti
scaricarono il loro veleno sull'innocente Gesù. Vedendo ciò il mio cuore
precipitò in una specie di agonia. Quando Lo flagellarono i
carnefici, Gesù taceva e guardava lontano; ma quando lo flagellarono
le anime che ho menzionato sopra, Gesù chiuse gli occhi e dal Suo
Cuore uscì un gemito represso, ma tremendamente doloroso. Ed il
Signore mi fece conoscere nei particolari l'enorme malvagità di
quelle anime ingrate: « Vedi, questo è un supplizio peggiore della Mia morte ».
Tacquero allora le mie labbra e cominciai a provare su di me l'agonia
e capivo che nessuno poteva consolarmi, né togliermi da quello stato,
se non Colui che ad esso m'aveva condotto.
Ed allora il Signore mi
disse: « Vedo il dolore sincero del tuo cuore che ha procurato un immenso sollievo al Mio Cuore. Guarda ora e consolati ».
E vidi Gesù inchiodato sulla croce. Dopo che Gesù era rimasto
appeso per un momento, vidi tutta una schiera di anime crocifisse
come Gesù. E vidi una terza schiera di anime ed una seconda schiera
di anime. La seconda schiera non era inchiodata sulla croce, ma quelle
anime tenevano saldamente la croce in mano. La terza schiera di
anime invece non era né crocifissa né teneva la croce in mano, ma
quelle anime trascinavano la croce dietro di sé ed erano
insoddisfatte. Allora Gesù mi disse: « Vedi quelle anime,
che sono simili a Me nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse saranno
simili a Me anche nella gloria. E quelle che assomigliano meno a Me
nella sofferenza e nel disprezzo: le stesse assomiglieranno meno a
Me anche nella gloria». La maggior parte delle anime
crocifisse appartenevano allo stato religioso; fra le anime
crocifisse ho visto anche delle anime che conosco, la qual cosa mi
ha fatto molto piacere. Ad un tratto Gesù mi disse: « Nella meditazione di domani riflettersi su quello che hai visto oggi ».
E Gesù scomparve immediatamente. Venerdì. Sono stata malata e non
ho potuto andare alla S. Messa. Alle sette di mattina ho visto il
mio confessore, che celebrava la S. Messa, durante la quale ho visto
il Bambino Gesù. Verso la fine della S. Messa la visione è scomparsa
e mi sono vista come prima nella mia cella. Ho provato una gioia
indicibile per il fatto che, pur non avendo potuto assistere alla S.
Messa nella nostra cappella, l'ho ascoltata da una chiesa molto
lontana. Gesù può provvedere a tutto.
30 luglio [sic!] 1935.
Giorno di Sant'Ignazio. Ho pregato fervorosamente questo santo,
facendogli dei rimproveri: Come può osservarmi e non venirmi in
aiuto in questioni tanto importanti, cioè nell'adempimento della volontà
di Dio? Ho detto a questo santo: « O nostro Patrono, che sei stato
infiammato dal fuoco dell'amore e dello zelo per la maggior gloria
di Dio, Ti prego umilmente, aiutami a realizzare i disegni di Dio.
Questo avveniva durante la santa Messa. All'improvviso sul lato
sinistro dell'altare ho visto Sant'Ignazio con un gran libro in
mano, il quale mi ha detto queste parole: « Figlia Mia, non sono
indifferente alla tua causa. Questa regola si può adattare anche a
questa congregazione ». E indicando il libro con la mano, scomparve.
Mi rallegrai enormemente vedendo quanto i santi si interessino di
noi e quanto sia stretta l'unione con loro. O bontà di Dio! Come è
bello il mondo interiore dato che già qui sulla terra trattiamo
direttamente coi santi. Per tutta la giornata sentii la vicinanza di
questo Patrono, a me così caro.
5 agosto 1935.
Festa della Madonna della
Misericordia. Mi sono preparata a questa festa con un fervore
maggiore degli anni passati. Al mattino di questo giorno ho avuto
una lotta interiore al pensiero che debbo abbandonare la Congregazione
che gode della protezione particolare di Maria. In questa lotta è
trascorsa la meditazione e la prima Santa Messa. Durante la seconda
S. Messa ho pregato così la Madre Santissima: « O Maria, è difficile
per me staccarmi dalla Congregazione che è sotto il Tuo speciale
patrocinio ». All'improvviso vidi la Santissima Vergine
indicibilmente bella, che dall'altare si avvicinò a me, al Mio
inginocchiatoio. Mi strinse a Sé e mi disse queste parole: «
Vi sono Madre per l'infinita Misericordia di Dio. L'anima che mi è
più cara è quella che compie fedelmente la volontà di Dio ». Mi fece comprendere che ho eseguito fedelmente tutti i desideri di Dio e per questo ho trovato grazia ai Suoi occhi. «
Sii coraggiosa; non temere gli ostacoli ingannevoli, ma considera
attentamente la Passione di Mio Figlio ed in questo modo vincerai ».
Adorazione notturna. Mi sentivo molto male e mi sembrava che non
avrei potuto andare all'adorazione, ma ci misi tutta la forza della
volontà e, benché fossi caduta nella cella, non badai a quello che
mi doleva, avendo davanti agli occhi la Passione di Gesù. Quando
giunsi in cappella ebbi la comprensione interiore di quanto sia grande
la ricompensa che Iddio ci prepara, non solo per le buone azioni, ma
anche per il desiderio sincero di compierle. Che grande grazia di
Dio è questa! Oh, come è dolce lavorare con sacrificio per Iddio e
per le anime! Non voglio riposare durante la battaglia, ma
combatterò fino all'ultimo soffio di vita per la gloria del mio Re e
Signore. Non deporrò la spada finché non mi prenderà davanti al Suo
trono; non temo i colpi poiché il mio scudo è Dio. Il nemico deve aver
paura di noi, non noi del nemico. Satana vince solo i superbi e
vili, poiché gli umili posseggono la forza. Nulla confonde né
spaventa un'anima umile. Ho indirizzato il mio volo verso l'ardore
stesso del sole e nulla riuscirà a farmelo abbassare. L'amore non si
lascia incatenare, è libero come una regina; l'amore giunge fino a
Dio.
Una volta, dopo la S. Comunione, udii queste parole: “Tu sei la nostra dimora”.
In quell'istante avvertii nell'anima la presenza della SS.ma Trinità,
Padre, Figlio e Spirito Santo. Mi sentivo il tempio di Dio. Sento che
sono figlia del Padre. Non so dare spiegazione di tutto, ma lo
spirito lo comprende bene. O bontà infinita, come Ti abbassi fino ad
una misera creatura! Se le anime vivessero nel raccoglimento, Iddio
farebbe subito sentir loro la Sua voce, poiché la dissipazione
soffoca la parola del Signore. Una volta il Signore mi disse: «
Perché hai paura e tremi, quando sei unita a Me? Non Mi piace
un'anima soggetta ad inutili paure. Chi oserebbe toccarti quando sei
con Me? L'anima che Mi è più cara è quella che crede fermamente
nella Mia bontà ed ha piena fiducia in Me: le ricambio la Mia
fiducia e le do tutto quello che chiede». Una volta il Signore mi disse: « Figlia Mia, prendi le grazie che gli uomini disprezzano; prendine quante riesci a portarne ».
In quell'istante la mia anima venne inondata dall'amore di Dio.
Sento che sono unita al Signore così strettamente che non riesco a
trovare un termine col quale poter definire bene quest'unione; inoltre
sento che tutto ciò che Dio ha, tutti i beni ed i tesori, sono miei,
sebbene non mi occupi molto di essi, poiché mi basta Lui solo. In
Lui vedo tutto; all'infuori di Lui: nulla. Non cerco la felicità
all'infuori dell'intimo, dove dimora Iddio. Gioisco di Dio nel mio
intimo; qui dimoro continuamente con Lui; qui avviene il mio
rapporto più familiare con Lui; qui con Lui dimoro sicura; qui non
giunge occhio umano. La Santissima Vergine mi incoraggia a trattare
così con Dio. Quando mi colpisce qualche sofferenza, ora non mi
procura più amarezza, né le grandi consolazioni mi esaltano; si sono
impadronite di me la serenità e l'equilibrio dello spirito, che
deriva dalla conoscenza della verità. Che m'importa vivere
circondata da cuori ostili, quando ho la pienezza della felicità nella
mia anima? Oppure a cosa può giovarmi il favore del cuore degli
altri, se non posseggo nel mio intimo Iddio? Quando ho Dio nel mio
intimo, chi potrà in qualche modo danneggiarmi?
G.M.G. Wilno, 12.VIII.1935. ESERCIZI SPIRITUALI DI TRE GIORNI.
La sera del giorno precedente gli esercizi spirituali, durante
l'assegnazione serale dei punti della meditazione, udii queste
parole: « Durante questi esercizi spirituali ti parlerò per
bocca di questo sacerdote, al fine di rassicurarti e rafforzarti
sulla veridicità delle parole che ti rivolgo nel profondo dell'anima.
Sebbene gli esercizi spirituali li facciano tutte le suore, tuttavia
ho un riguardo particolare per te, per rafforzarti e toglierti ogni
paura di fronte a tutte le contrarietà che ti attendono. Ascolta
perciò attentamente le sue parole e meditale nel profondo
dell'anima».
Oh! come restai stupita, dato che tutto quello
che il padre diceva sull'unione con Dio e sugli impedimenti a tale
stretta unione, io l'avevo vissuto alla lettera nell'anima e l'avevo
ascoltato da Gesù, che mi parla nel profondo dell'anima. La
perfezione consiste in questa stretta unione con Dio. Nella
meditazione delle dieci, il Padre parlò della Misericordia di Dio e
della bontà di Dio verso di noi. Disse che, se si esamina la storia
del genere umano, si vede ad ogni passo la grande bontà di Dio. Tutti
gli attributi di Dio come l'onnipotenza, la sapienza, contribuiscono
a rivelarci quest'unico attributo, che è il più grande, cioè la
bontà di Dio. La bontà divina è il più grande artributo di Dio.
Tuttavia molte anime che tendono alla perfezione non conoscono
questa grande bontà di Dio. Tutto quello che il Padre ha detto durante
questa meditazione sulla bontà di Dio, corrispondeva a tutto quello
che Gesù aveva detto a me e si riferiva strettamente alla festa
della Misericordia. Adesso in verità ho compreso chiaramente quello
che il Signore mi aveva promesso e non ho più alcun dubbio: la
parola di Dio è chiara ed evidente. Durante tutto il tempo della
meditazione vidi Gesù sull'altare, in veste bianca, che teneva in
mano il mio quaderno, nel quale sto scrivendo queste cose.
Durante tutta
la meditazione sfogliò le pagine del quaderno e taceva; il mio
cuore però non riuscì a sopportare l'ardore che si era acceso nella
mia anima. Nonostante gli sforzi della volontà per dominarmi e non
far sapere a quelli che mi stavano attorno ciò che avveniva nella
mia anima, verso la fine della meditazione, sentii che ero
completamente fuori di me. Ad un tratto il Signore mi disse: «
In questo quaderno non hai scritto tutto sulla Mia bontà verso gli
uomini; desidero che non tralasci nulla. Desidero che il tuo cuore
si consolidi in una completa tranqaillità ». O Gesù, il mio
cuore si arresta quando penso a tutto quello che fai per me. Ti
ammiro, Signore, perché Ti abbassi fino alla misera anima mia. Che
sistemi impensabili usi per convincermi! È la prima volta in vita mia
che faccio un corso di esercizi spirituali di questo genere; comprendo
in modo particolare e chiaro ogni parola del Padre, dato che tutto
questo l'ho vissuto prima nella mia anima. Ora vedo che Gesù non
lascia nel dubbio un'anima che Lo ama sinceramente. Gesù desidera
che l'anima, che tratta con Lui nel modo più stretto, sia pienamente
tranquilla, nonostante le sofferenze e le contrarietà. Comprendo
bene ora che ciò che unisce nel modo più stretto un'anima a Dio è il
rinnegamento di sé, cioè l'unione della nostra volontà alla volontà di
Dio.
Ciò rende l'anima libera, facilita un profondo raccoglimento
dello spirito, rende leggere tutte le pene della vita e dolce la
morte. Gesù mi ha detto che se avrò qualche dubbio su quanto si
riferisce alla festa od anche in merito alla fondazione della
Congregazione «come pure su qualunque cosa di quello che ti
ho detto nel profondo dell'anima, ti risponderò suhito per bocca di quel
sacerdote ». Durante la meditazione sull'umiltà, mi era
ritornato il vecchio dubbio, che un'anima così misera come la mia,
non poteva realizzare il compito, che il Signore esigeva. Mentre io
rimuginavo su questo dubbio, il sacerdote che ci predicava gli
esercIzi, interruppe l'argomento e disse proprio quello che
riguardava il mio dubbio, cioè che Dio sceglie in prevalenza come
strumenti, per realizzare le Sue opere più grandi, le anime più
deboli e più semplici. « E questa è una verità incontestabile;
guardiamo infatti chi ha scelto per apostoli oppure esaminiamo la
storia della Chiesa, e vedremo che grandi opere hanno compiuto anime
che erano le meno adatte a ciò, perché proprio in questo le opere
di Dio si rivelano come tali».
Quando il dubbio mi scomparve
completamente, il sacerdote ritornò sul tema dell'umiltà. Gesù, come
al solito durante ogni predica, stava sull'altare e non mi disse
nulla, ma col Suo sguardo penetrò amabilmente la mia povera anima,
che non ebbe più alcuna scusa. Gesù, vita mia, sento bene che mi
stai cambiando in Te, nel segreto dell'anima, dove i sensi scorgono
ben poco. O mio Salvatore, nascondimi tutta nel profondo del Tuo Cuore
e difendimi coi Tuoi raggi da tutto ciò che m'allontana da Te. Ti
prego, Gesù, fa' che questi due raggi, che sono usciti dal Tuo
misericordiosissimo Cuore, rafforzino continuamente la mia amma.
AL MOMENTO DELLA CONFESSIONE.
Il
confessore mi domandò se in quel momento c'era Gesù e se Lo vedevo. «
Sì, c'è e Lo vedo ». Mi ordinò di chiedere informazioni su certe
persone. Gesù non mi rispose nulla, ma guardò verso di lui. Però, finita
la confessione, mentre facevo la penitenza, Gesù mi disse queste
parole: «Va' e confortalo da parte Mia » Pur non
comprendendo il significato di queste parole, ripetei immediatamente
ciò che Gesù mi aveva ordinato di dire. Per tutto il periodo degli
esercizi, fui continuamente in contatto con Gesù e trattai con Lui
intimamente con tutta la forza del mio cuore. Il giorno della
rinnovazione dei voti. All'inizio della santa Messa vidi come al
solito Gesù che ci benedisse ed entrò nel Tabernacolo. Ad un tratto
vidi la Madonna con una veste bianca, un manto azzurro e col capo
scoperto, che dall'altare venne verso di me, mi toccò con le Sue
mani, mi copri col Suo manto e mi disse: « Offri questi voti per la Polonia. Prega per essa ». 15.VIII.35.
La sera dello stesso giorno sentii nell'anima una grande
nostalgia di Dio. In questo momento non Lo vedo con gli occhi del
corpo, come nel passato, ma Lo sento e non comprendo. Ciò mi procura
una nostalgia ed una pena indescrivibile. Muoio dal desiderio di
possederLo, per immergermi in Lui per l'eternità. il mio spirito
tende verso di Lui con tutte le forze; non c'è nulla al mondo che possa
consolarmi. O amore eterno, ora comprendo in quali stretti rapporti
di intimità era il mio cuore con Te. Infatti che cosa mai potrà
soddisfarmi in cielo o in terra all'infuori di Te, o mio Dio, in Te è
annegata la mia anima. Quando una sera guardai il cielo dalla mia
cella e vidi un firmamento stupendo, disseminato di stelle e la
luna, ad un tratto entrò nella mia anima una inconcepibile fiamma
d'amore verso il mio Creatore. Non riuscendo a sopportare la
nostalgia che era aumentata nella mia anima per Lui, caddi con la
faccia a terra umiliandomi nella polvere. Lo adorai per tutte le Sue
creature, e quando il mio cuore non riuscì a sopportare quello che
avveniva in lui, scoppiai in un pianto dirotto. Allora il mio Angelo
Custode mi toccò e mi disse queste parole: « Il Signore mi ordina di
dirti che ti alzi da terra ». Lo feci immediatamente, ma la mia
anima non venne consolata.
La nostalgia di Dio mi prese ancora di
più. Un giorno in cui ero all'adorazione ed il mio spinto era quasi
in agonia per la nostalgia di Lui e non riuscivo a trattenere le
lacrime, all'improvviso vidi uno spirito che era di una grande
bellezza, che mi disse queste parole: « Non piangere, dice il Signore ».
Dopo un attimo domandai: « Tu chi sei?». Ed egli mi rispose: « Sono
uno dei sette spiriti che stanno giorno e notte davanti al trono di
Dio e L'adorano senza posa ». Tuttavia quello spirito non alleviò
la mia nostalgia, ma suscitò in me una maggior nostalgia di Dio.
Quello spirito non mi lascia un istante, mi segue ovunque. Il giorno
dopo, durante la S. Messa, prima dell'elevazione, quello spinto
cominciò a cantare queste parole: « Santo, Santo, Santo ». La sua voce
era come se equivalesse a migliaia di voci, impossibile descriverla.
Ad un tratto il mio spirito venne unito a Dio; in un attimo vidi
l'inconcepibile grandezza e santità di Dio e nello stesso tempo
conobbi la nullità che io sono in me stessa. Conobbi in maniera più
evidente di qualsiasi altra volta le Tre Persone Divine: il Padre,
il Figlio e lo Spirito Santo. Tuttavia la loro essenza è una, come
pure l'uguaglianza e la maestà. La mia anima è in rapporti di intimità
con le Tre Persone, ma non riesco ad esprimere ciò a parole, però
l'anima lo comprende bene. Chiunque è unito con una di queste tre
Persone, per ciò stesso è unito con tutta la Santissima Trinità,
poiché la loro unità è indivisibile. Questa visione, cioè questa
conoscenza mi riempì l'anima di una felicità inimmaginabile, per il
fatto che Dio è così grande. Quello che ho descritto qui non l'ho visto
con gli occhi, come in passato, ma in una visione interiore, in modo
puramente spirituale ed indipendente dai sensi.
Questo durò fino
alla fine della S. Messa. Ora questo mi capita spesso e non solo in
cappella, ma anche durante il lavoro e quando meno me l'aspetto.
Quando il nostro confessore partì io in quel periodo mi confessai
dall'arcivescovo. Quando gli svelai la mia anima, ottenni questa
risposta: « Figlia mia, armati di tanta pazienza. Se queste cose vengono
da Dio, prima o poi raggiungeranno il loro risultato e ti dico di
stare assolutamente tranquilla. Io, figlia mia, ti comprendo bene in
queste cose. Ma ora per quanto concerne l'abbandono della
Congregazione e l'idea di un'altra, a questo proprio non devi
nemmeno pensarci, poiché sarebbe una grave tentazione interiore ».
Finita la confessione, dissi a Gesù: « Perché mi ordini di eseguire
queste cose e non mi dai la possibilità di portarle a termine? ».
All'improvviso, dopo la S. Comunione, vidi Gesù nella stessa
cappella dove mi ero confessata, con lo stesso aspetto con il quale
sta dipinto su quell'immagine. Il Signore mi disse: « Non essere triste. Gli farò capire le cose che esigo da te ».
Quando stavamo per uscire, I l'arcivescovo era molto occupato, ma
ci fece dire dì tornare indietro e di attendere un momento. Quando
tornammo di nuovo nella cappella, udii nell'anima queste parole: « Digli quello che hai visto in questa cappella ».
In quel preciso momento entrò l'arcivescovo e ci chiese se avevamo
qualche cosa da dirgli. Tuttavia, benché avessi l'ordine di parlare,
non mi fu possibile, perché ero in compagnia di una consorella.
Ancora una parola dalla santa confessione: « Quella di impetrare la
Misericordia per il mondo, è un'idea grande e bella. Sorella, preghi
molto per chiedere Misericordia per i peccatori, ma lo faccia nel
suo convento».
IL GIORNO DOPO, VENERDI 13.IX.1935.
La sera,
mentre ero nella mia cella, vidi un Angelo che era L’esecutore
dell'ira di Dio. Aveva una veste chiara ed il volto risplendente;
una nuvola sotto i piedi e dalla nuvola uscivano fulmini e lampi che
andavano nelle sue mani e dalle sue mani partivano e colpivano la
terra. Quando vidi quel segno della collera di Dio che doveva colpire la
terra ed in particolare un certo luogo, che per giusti motivi non
posso nominare, cominciai a pregare l'Angelo, perché si fermasse per
qualche momento ed il mondo avrebbe fatto penitenza. Ma la mia
invocazione non ebbe alcun risultato di fronte allo sdegno di Dio.
In quel momento vidi la Santissima Trinità. La grandezza della Sua
Maestà mi penetrò nel profondo e non osai ripetere la mia invocazione.
In quello stesso istante sentii che nella mia anima c'era la forza
della grazia di Gesù.
Quando ebbi la consapevolezza di tale grazia,
nello stesso momento venni rapita davanti al Trono di Dio. Oh!
quanto è grande il Signore e Dio nostro ed incomprensibile la Sua
santità. Non cercherò nemmeno di descrivere tale grandezza, poiché
fra non molto Lo vedremo tutti quale Egli è. Cominciai a implorare Dio
per il mondo con parole che si udivano interiormente. Mentre pregavo
così vidi l'impotenza dell'Angelo che non poté compiere la giusta
punizione, che era equamente dovuta per i peccati. Non avevo ancora
mai pregato con una tale potenza interiore come allora. Le parole
con le quali ho supplicato Dio sono le seguenti: « Eterno
Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo
dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, per i peccati
nostri e del mondo intero; per la Sua dolorosa Passione, abbi
misericordia di noi ». La mattina del giorno dopo, mentre entravo nella nostra cappella, udii interiormente queste parole: « Ogni volta che entri nella cappella, recita subito la preghiera che ti ho insegnato ieri ». Appena recitai quella preghiera, udii nell'anima queste parole: «
Questa preghiera serve a placare la Mia ira. La reciterai per nove
giorni con la comune corona del rosario nel modo seguente: prima
reciterai il Padre Nostro, l'Ave Maria ed il Credo; poi sui grani
del Padre Nostro, dirai le parole seguenti: Eterno Padre, io Ti
offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo
dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei
nostri peccati e di quelli del mondo intero. Sui grani delle Ave Maria
reciterai le parole seguenti: Per la Sua dolorosa Passione abbi
misericordia di noi e del mondo intero. Infine reciterai tre volte
queste parole: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi pietà
di noi e del mondo intero ».
Il silenzio è una spada nella
lotta spirituale; non raggiungerà mai la santità un'anima ciarliera.
Questa spada del silenzio reciderà nettamente tutto ciò che volesse
attaccarsi all'anima. Siamo sensibili alle parole ed intendiamo
rispondere subito con sensibilità, e non consideriamo se sia volontà
di Dio che noi rispondiamo. L'anima silenziosa è forte; nessuna
avversità le reca danno, se persevera nel silenzio. L'anima
silenziosa è idonea alla più profonda unione con Dio; essa vive
quasi di continuo sotto il soffio dello Spirito Santo. In un'anima
silenziosa Iddio opera senza impedimenti. O mio Gesù, Tu sai, Tu
solo sai bene che il mio cuore non conosce altro amore all'infuori
di Te. Tutto il mio amore verginale è annegato in Te, o Gesù, per
l'eternità. Sento bene come il Tuo Sangue Divino circola nel mio
cuore; non c'è alcun dubbio che col Tuo Sangue Preziosissimo è
entrato nel mio cuore il Tuo purissimo amore. Sento che dimori in me col
Padre e lo Spirito Santo, o meglio sento che io vivo in Te, o Dio
inimmaginabile. Sento che mi sciolgo in Te come una goccia
nell'oceano. Sento che sei all'esterno e nelle mie viscere; sento
che sei in tutto ciò che mi circonda, in tutto ciò che mi capita. O
Dio mio, Ti ho conosciuto nell'intimo del mio cuore e Ti ho amato
sopra ogni cosa, sopra qualunque cosa esista in terra o in cielo. I
nostri cuori si comprendono a vicenda e nessuno intende ciò. Seconda
confessione dall'Arcivescovo: « Sappi, figlia mia, che se questa è
volontà di Dio, prima o poi si realizzerà, poiché la volontà di Dio
si deve compiere. Ama Dio nel tuo cuore; abbi... [Frase rimasta
incompiuta].
29.IX.
Festa di San Michele Arcangelo. Sono
rimasta intimamente unita a Dio. La Sua presenza mi penetra nel
profondo e mi riempie di serenità, di gioia e di stupore. Dopo quei
momenti di preghiera sono piena di forza, di un coraggio misterioso
nell'affrontare le sofferenze e la lotta; nulla mi spaventa, anche
se il mondo intero fosse contro di me. Tutte le contrarietà sfiorano la
superficie, ma non hanno adito all'intimo, poiché lì dimora Iddio
che mi dà forza, che mi riempie. Tutte le insidie dei nemici si
infrangono contro il Suo sgabello. Iddio mi sostiene con la Sua
potenza nei momenti di unione. La Sua potenza mi viene trasmessa e
mi rende capace di amarlo. L'anima non perviene mai a ciò con le
proprie forze. All'inizio di questa grazia interiore ero piena di
paura, e cominciai a controllarmi, cioè a lasciarmi guidare dalla paura;
ma ben presto il Signore mi fece conoscere quanto ciò non Gli
piacesse. Ed anche questo lo decise Lui stesso, mia quiete. Quasi
ogni solennità della santa Chiesa mi procura una più profonda
conoscenza di Dio ed una grazia particolare; per questo mi preparo
ad ogni solennità e mi unisco strettamente allo spirito della
Chiesa.
Che gioia essere una figlia fedele della Chiesa! Oh! quanto amo
la santa Chiesa e tutti coloro che vivono in essa; guardo a loro,
come a membra vive di Cristo, che è il loro capo. M'infiammo d'amore
con quelli che amano; soffro con quelli che soffrono; mi consumo
dal dolore osservando i tiepidi e gli ingrati; allora mi sforzo di
avere un tale amore verso Dio da compensarlo per quelli che non Lo
amano, che ripagano il loro Salvatore con nera ingratitudine. O mio
Dio, sono consapevole della mia missione nella santa Chiesa. Il mio
impegno continuo è quello di impetrare la Misericordia per il mondo.
Mi unisco strettamente a Gesù e mi offro come vittima che implora
per il mondo. Iddio non mi negherà nulla, quando L'invocherò con la
voce di Suo Figlio. il mio sacrificio è niente per se stesso, ma
quando l'unisco al sacrificio di Gesù Cristo, diviene onnipotente ed
ha la forza di placare lo sdegno di Dio. Iddio ci ama nel Figlio Suo.
La dolorosa Passione del Figlio di Dio è una continua invocazione
che attenua la collera di Dio. O Dio, quanto desidero che Ti
conoscano le anime e che sappiano che le hai create per un amore
incomparabile. O mio Creatore e Signore, sento che rimuoverò il velo
del cielo, affinché la terra non dubiti della Tua bontà. Fa' di me,
o Gesù, una vittima gradita e pura davanti al Volto del Padre Tuo. O
Gesù, Tu che puoi tutto, trasforma me misera e peccatrice in Te e
consegnami al Tuo Eterno Padre. Desidero diventare una vittima
sacrificale davanti a Te, ma essere davanti agli uomini una normale
ostia. Desidero che il profumo del mio sacrificio sia noto soltanto a
Te, o Dio eterno. In me arde un desiderio inestinguibile
d'implorare da Te Misericordia; sento e comprendo che questo è il
mio compito qui e nell'eternità.
Tu stesso d'altronde mi hai ordinato dì
parlare della tua grande Misericordia e bontà. In un dato momento
ho compreso quanto non piaccia a Dio un'azione anche la più
lodevole, se non ha il sigillo della retta intenzione. Tali azioni
spingono Dio più che alla ricompensa, al castigo. Che nella nostra
vita ce ne siano il meno possibile, anzi nella vita religiosa non ce
ne dovrebbero essere affatto. Con identica disposizione accetto la
gioia come la sofferenza, la lode come l'umiliazione. Ricordo che sia
l'una che l'altra sono passaggere. Cosa m'importa di quello che
dicono di me? Da tempo ormai ho rinunciato a tutto ciò che riguarda
la mia persona. il mio nome è ostia, cioè vittima, non a parole, ma
nei fatti, nell'annientamento di me stessa, per essere simile a Te
sulla croce, o buon Gesù e mio Maestro. O Gesù, quando vieni a me
nella S. Comunione Tu, che Ti sei degnato dimorare assieme al Padre ed
allo Spirito Santo nel piccolo cielo del mio cuore, procuro per tutto
il giorno di tenerTi compagnia, non lasciandoTi solo nemmeno un
istante; benché io sia in compagnia di altra gente, o assieme alle
educande, il mio cuore è sempre unito a Lui.
Quando riposo Gli offro
ogni palpito del mio cuore; quando mi sveglio, m'immergo in Lui
senza dire una parola. Quando mi sveglio, adoro un momento la
Santissima Trinità e la ringrazio d'essersi degnata di concedermi un
altro giorno ancora e per il fatto che si ripete ancora in me il
mistero dell'Incarnazione del Figlio Tuo, perché ancora una volta si
ripete davanti ai miei occhi la Tua dolorosa Passione. Cerco allora
di facilitare a Gesù il passaggio attraverso me, per giungere alle
anime degli altri. Con Gesù vado ovunque; la Sua presenza mi segue
dappertutto. Nelle sofferenze sia dell'anima che del corpo procuro
di mantenere il silenzio, poiché è allora che il mio spirito acquista la
forza che gli deriva dalla Passione di Gesù. Ho continuamente
davanti agli occhi il Suo Volto oltraggiato e sfigurato, il Suo
Cuore divino trafitto dai nostri peccati e specialmente
dall'ingratitudine delle anime elette. Doppio avvertimento, perché
mi prepari alle sofferenze che mi attendono a Varsavia. il primo
avvertimento è stato interiore attraverso una voce udita; il secondo
è avvenuto durante la S. Messa. Prima dell'elevazione vidi Gesù
crocifisso, che mi disse: « Preparati alla sofferenza ».
Ringraziai il Signore di avermi avvertito e Gli dissi: « Non
soffrirò certamente più di Te, mio Salvatore ». Tuttavia mi preoccupai
della cosa e mi fortificai con la preghiera e con piccole sofferenze,
per essere pronta a sopportarne di maggiori, quando giungeranno.
19.X.35.
Partenza da Wilno per Cracovia
per gli esercizi spirituali dì otto giorni. Venerdì sera durante il
rosario, mentre pensavo al viaggio dell'indomani ed all'importanza
della questione che dovevo sottoporre a Padre Andrasz, fui presa dalla
paura vedendo chiaramente la mia miseria ed inettitudine e la
grandezza dell'opera di Dio. Schiacciata da tale sofferenza, mi
rimisi alla volontà del Signore. In quel momento vidi Gesù vicino al
mio inginocchiatoio, con una veste chiara, che mi disse queste
parole: «Perché hai paura di compiere la Mia volontà? Forse
non ti aiuterò come ho fatto finora? Ripeti ogni Mia richiesta davanti
a coloro che Mi sostituiscono in terra e fa' solo quello che ti
ordinano ». In quel momento una forza entrò nella mia anima. La
mattina del giorno dopo vidi l'Angelo Custode, che mi tenne
compagnia nel viaggio fino a Varsavia. Quando entrammo nella
portineria, scomparve.
Quando passammo accanto alla piccola cappellina,
per andare a salutare le Superiore, in un attimo s'impadronì di me
la presenza di Dio ed il Signore mi riempì del fuoco del Suo amore.
In tali momenti conosco sempre meglio la grandezza della Sua Maestà.
Quando salimmo in treno a Varsavia diretti a Cracovia, vidi di
nuovo accanto a me il mio Angelo Custode, che pregava contemplando
Iddio ed il mio pensiero andava dìetro a lui. Quando giungemmo alla
porta del convento, scomparve. Quando entrai nella cappella, fui
nuovamente investita dalla Maestà di Dio; mi sentii tutta
sprofondata in Dio, tutta immersa e compenetrata in lui, vedendo
quanto ci ama il Padre Celeste. Oh! quale grande felicità proviene
alla mia anima dalla conoscenza di Dio, della vita di Dio. Desidero
dividere questa felicità con tutti gli uomini, non posso tener chiusa
tale felicità solo nel mio cuore, poiché i suoi raggi m’infiammano e
mi fanno scoppiare il petto e le viscere. Voglio attraversare il
mondo intero e parlare alle anime della grande Misericordia di Dio. O
sacerdoti, aiutatemi in questo, usate le espressioni più forti
sulla Sua Misericordìa, poiché tutto è troppo blando, per indicare
quanto è misericordioso.
GMG Cracovia 20.X.35. ESERCIZI SPIRITUAKLI DI OTTO GIORNI.
Dio eterno, la bontà stessa, la cui Misericordia non può essere
compresa da nessuna mente né umana né angelica, aiuta questa Tua
povera figliola a compiere la Tua santa volontà come Tu stesso me la
fai conoscere. Non desidero altro se non compiere il volere di Dio.
Ecco, Signore, hai la mia anima ed il mio corpo, la mente e la
volontà, il cuore e tutto il mio amore. Disponi di Te secondo i Tuoi
eterni disegni. Dpo la S. Comunione la mia anima fu di nuovo
inondata dall’amore di Dio. Gioisco della sua grandezza. Qui vedo
che evidenzia la sua volontà che debbo compiere e nello stesso tempo
vedo la mia debolezza e la mia miseria. Vedo che senza il Suo aiuto
non posso far nulla.
NEL SECONDO GIORNO DEGLI ESERCIZI.
Quando
dovevo andare in parlatorio dal Padre Andrasz, ebbi paura per il
fatto che dopotutto il segreto esiste solo in confessionale; era un
timore infondato. La Madre Superiora con due parole mi tranqulllzzò.
Ma quando entrai nella cappella, sentiì nell'anima queste parole: «
Desidero che di fronte al Mio sostiluto tu sia sincera e semplice
come una bambina, così come sei con Me, altrimenti ti abbandonerò e
non tratterò più intimamente con te ». Per la verità Dio mi
concesse la grande grazia di una completa fiducia, e terminato il
colloquio, Iddio mi fece la grazia di una grande serenità e di tanta
luce in merito agli argomenti trattati. O Gesù, luce eterna, illumina
il mio intelletto, rafforza la mia volontà ed infiamma il mio cuore.
Resta con me come mi hai promesso, poiché senza dì Te sono nulla. Tu
sai, o Gesù mio, quanto io sia debole, non ho certamente bisogno di
dirtelo, poiché Tu stesso sai molto bene quanto io sia misera. In
Te sta tutta la mia forza.
IL GIORNO DELLA CONFESSIONE.
Fin dalla
mattina cominciai a sperimentare una lotta interiore così accanita,
quale non avevo ancora mai provato. Il completo abbandono da parte
di Dio; sentivo il peso di tutta la mia debolezza; mi opprimevano
questi pensieri: perché dovrei abbandonare questo convento nel quale
sono benvoluta dalle consorelle e dalle Superiore e dove la vita è
così tranquilla? Sono legata da voti perpetui e compio i miei
impegni con facilità. Perché dovrei ascoltare la voce della
coscienza; perché seguire fedelmente l'ispirazione? Chi sa da chi
proviene? Non farei meglio a comportarmi come tutte le altre Suore?
Forse si possono soffocare le parole del Signore, non facendovi
caso. Forse Iddio non ne terrà conto nel giorno del giudizio. Dove
mi conduce questa voce interiore? Se la seguo, quali tremende
tribolazioni, sofferenze e contrarietà mi aspettano? Ho paura del
futuro e nel presente sto agonizzando. Questa sofferenza durò tutto
il giorno con una tensione uniforme. Verso sera, quando mi accostai alla
santa confessione, nonostante mi fossi preparata in precedenza, non
potei confessarmi completamente.
Ricevetti l'assoluzione e me ne
andai dal confessionale non sapendo quello che mi succedeva. Quando
andai a riposare, la sofferenza crebbe fino al massimo grado o
piuttosto si tramutò in un fuoco che, come un fuimine penetrò in
tutte le facoltà della mia anima, fino al midollo delle ossa, fino alla
più segreta cellula del cuore. In un simile stato dì sofferenza, non
riuscivo a decidermi a far nulla: « Signore, sia fatta la Tua
volontà ». Ma in certi momenti non riuscivo nemmeno a pensare
questo. Per la verità uno spavento tremendo mi stava soffocando e mi
stava lambendo un fuoco infernale. Sui fare del mattino regnò la
calma e le sofferenze scomparvero in un batter d'occhio, ma mi sentivo
così tremendamente stremata che non rinscivo a fare il più piccolo
movimento. Poco alla volta mi ritornarono le forze mentre parlavo
con la Madre Superiora. Però Dio solo sa come mi son sentita per
tutta la giornata. O Verità Eterna, o Verbo Incarnato, che hai
compiuto la volontà del Padre Tuo nella maniera più fedele, ecco
oggi divento martire delle Tue ispirazioni, poiché non le posso
eseguire, dato che non ho la mia volontà, nonostante che io conosca in
modo chiaro la Tua santa volontà interiormente, tuttavia mi
sottopongo in tutto alla volontà dei Superiori e del confessore.
Perciò io la compirò per quel tanto che Tu mi permetterai di
compieria tramite il Tuo sostituto. O mio Gesù, mi dispiace ma
antepongo la voce della Chiesa a quella con cui parli a me.
DOPO LA SANTA COMUNIONE.
Ho visto Gesù come al solito che mi ha detto queste parole: «Appoggia
il tuo capo sulla Mia spalla e riposati e prendi forza. Io sono
sempre con te. Parla all'amico del Mio cuore; digli che Mi servo di
creature così deboli per compiere le Mie opere ». Subito dopo il mio spirito venne rinvigorito da una forza singolare. « Digli, che gli ho fatto conoscere la tua debolezza in confessione, in modo che sapesse chi sei per te stessa ».
Ogni lotta sostenuta valorosamente mi procura gioia, tranquillità,
luce, esperienza e coraggio per l'avvenfre, onore e gloria a Dio ed a
me la ricompensa finale.
OGGI E’ LA FESTA DI CRISTO RE.
Durante la S.
Messa ho pregato fervorosamente perché Gesù sia il Re dì tutti i
cuori, perché la grazia dì Dio brilli in ogni anima. Ad un tratto ho
visto Gesù come è dipinto nell'immagine e mi ha detto queste
parole: « Figlia Mia, Mi rendi la più grande gloria, adempiendo i Miei desideri ».
Oh, quanto è grande la Tua bellezza, o Gesù, mio Sposo! O fiore
vivo e vivificante, in cui è racchiusa la rugiada che dà la vita alle
anime assetate. In Te è immersa la mia anima. Tu solo sei oggetto
delle mie aspirazioni e dei miei desideri. Uniscimi nel modo più
intimo a Te, al Padre ed allo SpIrito Santo. Possa io vivere e
morire in Te! Solo l'amore ha un significato; esso innalza le nostre
più piccole azioni verso l'infinito. O mio Gesù, io in verità non
saprei vivere senza di Te. Il mio spirito si è fuso col Tuo. Nessuno
comprende bene questo: occorre prima vivere di Te, per conoscerTi negli
altri.
Cracovia, 25.X.35. PROPOSITI DOPO GLI ESERCIZI SPIRITUALI.
Non far nulla, senza il permesso del confessore e l'accordo dei
superiori, in tutto, ma specialmente nelle ispirazioni e richieste
del Signore. Tutti i momenti liberi li trascorrerò con l'Ospite
Divino nel mio intimo; cercherò dì mantenere il silenzio interiore
ed esteriore, in modo che Gesù possa riposare nel mio cuore. Il mio
riposo più gradito sta nel servire le consorelle e nella
disponibilità verso dì loro. Dimenticare me stessa e pensare a
quello che può far piacere alle consorelle. Qualunque osservazione
mi venga fatta, non addurrò spiegazioni né giustificazioni; permetterò
che mi giudichi chiunque abbia piacere di farlo. Ho un solo
Confidente, al Quale svelerò tutto ed è Gesù-Eucaristia ed in
sostituzioni di Lui, il confessore. In tutte le tribolazioni sia
dell'anima che del corpo, nelle tenebre, nell'abbandono, tacerò come
una colomba, senza lamentarmi. Mi annienterò ogni momento come una
vittima ai Suoi piedì, per impetrare Misericordia per le povere anime.
Tutto il mio nulla affonda nel mare della Tua Misericordia; con la
fiducia di un bambino mi getto fra le Tue braccia, o Padre dì
Misericordia, per ricompensarTi della diffidenza di tante anime, che
hanno paura dì confidare in Te. Oh, quanto è piccolo il numero
delle anime, che Ti conoscono veramente! Oh, come desidero
ardentemente che la festa della Misericordia sia conosciuta dalle anime!
La Misericordia è il coronamento delle Tue opere; Tu predisponi
tutto con la sensibilità della più tenera delle Madri.
G. M.G. Cracovia, 27.X.1933 PADRE ANDRASZ. CONSIGLI SPIRITUALI.
« Non far nulla senza il consenso dei superiori. Su questa
questione occorre riflettere bene e pregare molto. In queste cose
bisogna essere molto prudenti, poiché lei, sorella, qui ha la
volontà di Dio certa ed evidente, poiché è unita a questo ordine coi
voti e per di più perpetui. Quindi non ci debbono essere dubbi, e
quello che lei sente interiormente sono solo lampi che l'invitano a
fondare qualche cosa. Iddio può fare spostamenti, ma queste cose
avvengono molto di rado. Finché lei non otterrà una conoscenza più
evidente, non affrettarsi. Le opere di Dio procedono piano; se sono
da Dio, si conoscerà chiaramente e se no, andranno in fumo e lei
obbedendo, non sbaglia. Ma parlare sinceramente di tutto col
confessore ed ascoltarlo ciecamente. Ora a lei, sorella, non rimane
altro da fare che accettare la sofferenza fino al tempo del chiarimento,
cioè fino alla soluzione di questo problema. Lei è in una buona
disposizione d'animo relativamente a queste cose; continui ad essere
così, piena di semplicità e di spirito d'obbedienza. Questo è un
buon segno. Se lei continuerà in questa disposizione d'animo, Iddio
non permetterà che lei vada fuori strada. Per quanto è possibile,
tenersi lontano da queste cose; ma se ciò nonostante capitano,
accertarle con tranquillltà, non aver paura di nulla. Lei è in buone
mani, nelle mani di Dio che è tanto buono. In tutto quello che mi ha
detto, non vedo alcuna illusione o incompatibilità con la fede.
Sono cose in sé buone; anzi sarebbe bene che ci fosse un gruppo di
anime che pregassero Dio per il mondo, poiché tutti abbiamo bisogno
di preghiere. Lei ha un buon direttore spirituale. Si attenga a
quello che le dice e stia tranquilla. Sia fedele alla volontà di Dio
e l'adempia. In quanto al lavoro, faccia quello che le ordinano, come
le ordinano, anche se fosse il più umiliante e faticoso. Scelga
sempre l'ultimo posto, ed allora le diranno: venga più su.
Nell'animo ed in tutto il comportamento deve considerarsi l'ultima
di tutta la casa e di tutta la Congregazione. In tutto e sempre la
più rigorosa fedeltà a Dio ». O mio Gesù, desidero soffrire ed
ardere del fuoco dell’amore in tutti gli avvenimenti della vita. Sono
tutta Tua, desidero inabissarmi in Te, o Gesù, desidero perdermi
nella Tua divina bellezza. Tu m'insegni, Signore, col Tuo amore, e
penetri nel mio intimo come un raggio di sole e trasformi le tenebre
della mia anima nella Tua luce. Sento bene che vivo in Te, come una
minuscola scintilla ingoiata dall'incalcolabile incendio, in cui
ardi, o impenetrabile Trinità. Non esiste una gioia più grande
dell'amore di Dio. Già su questa terra possiamo pregustare la felicità
degli abitanti del cielo con una stretta unione con Dio, misteriosa e
talvolta inconcepibile per noi. Si può ottenere la stessa grazia
con la semplice fedeltà dell'anima. Quando s'impadronisce di me un
senso di svogliatezza e di noia per i miei doveri, rifletto sui
fatto che mi trovo nella casa del Signore, dove non c'è nulla di
poco conto, dove da quella mia azione di poco conto, eseguita con la
mente rivolta al cielo, può dipendere la gloria della Chiesa ed il
profitto di più di un'anima, e perciò nella vita religiosa non c'è
nulla di poco conto. Per le avversità che sto sperimentando, mi
rendo conto che il tempo della lotta non è finito, mi armo di
pazienza ed in questo modo vinco il mio avversario. Non cerco da
nessuna parte la perfezione per pura curiosità, ma penetro nello spirlto
dì Gesù e considero le Sue azioni, come sono descritte in breve nel
Vangelo e, se anche campassi mille anni, non riuscirei ad esaurire
quanto in esso è contenuto. Quando le mie intenzioni non vengono
approvate anzi sono condannate, non me ne stupisco troppo; so
infatti che soltanto Iddio scruta nel mio cuore. La verità non
perisce ed il cuore ferito col tempo si tranqulllizza ed il mio spirito
si fortifica nelle avversità.
Non sempre ascolto quello che mi dice
il cuore, ma prego Dio che mi dia luce; quando sento in me
l'equilibrio, allora parlo di più. Il giorno della rinnovazione dei
voti. La presenza dì Dio ha inondato la mia anima. Durante la S.
Messa ho visto Gesù, che mi ha detto queste parole: « Tu sei per
Me una grande gioia; il tuo amore e la tua umiltà fanno sì che
abbandoni il trono del cielo e Mi unisca a te. L'amore pareggia l'abisso
che c'è fra la Mia grandezza e la tua nullità ». L'amore
m'inonda l'anima; sono immersa in un oceano d'amore; sento che sto
svenendo e mi perdo completamente in Lui. O Gesù, rendi il mio cuore
simile al Tuo, o meglio cambialo nel Tuo, in modo che riesca a
sentire le necessità degli altri cuori e soprattutto di quelli che
soffrono e sono tristi; i raggi della Misericordia dimorino nel mio
cuore. Una sera, mentre camminavo nell'orto recitando il rosario, giunsi
al cimitero, scostai la porta e pregai per un momento e poi chiesi
loro interiormente: « Siete veramente molto felici? ».
Immediatamente udii queste parole: « Siamo felici nella misura in
cui abbiamo fatto la volontà di Dio ». E poi silenzio come prima.
Rientrai in me e pensai a lungo come faccio io la volontà di Dio e
come utilizzo il tempo che Iddio mi concede. Lo stesso giorno, quando
andai a riposare, venne da me di notte un'anima, mi svegliò bussando
contro il comodino e mi chiese di pregare. Volevo chiedere chi
fosse, ma mortificai la mia curiosità ed unii questa piccola
mortificazione alla preghiera che offrii per lei. Una volta andai a
far visita ad una cara consorella ammalata, che aveva ormai
ottantaquattro anni e si distingueva per molte virtù e le domandai: «
Lei, sorella, sarà certamente pronta a presentarsi davanti al
Signore? ». Mi rispose che per tutta la vita si era preparata a
quest'ultima ora e mi disse queste parole: « L'età non affranca
dalla lotta ».
Una volta che, prima del giorno dei defunti, andai al cimitero
verso l'imbrunire, il cimitero era chiuso, ma scostai un po' la porta
e dissi: “Care anime, se desiderate qualche cosa, la farò
volentieri per voi, per quanto me lo permette la regola”. E subito
udii queste parole: « Fa' la volontà di Dio; noi siamo felici nella
misura in cui abbiamo fatto la volontà di Dio ».La sera quelle anime
vennero e mi chiesero preghiere. Pregai molto per loro. Mentre la
processione di sera ritornava dal cimitero vidi una moltitudine di anime
che venivano con noi verso la cappella e pregavano assieme a noi.
Ho pregato molto, poiché per questo avevo il permesso dei superiori.
Di notte mi venne a far visita di nuovo un'anima che avevo già
visto in passato, tuttavia quest'anima non mi chiese preghiere, ma
mi fece dei rimproveri di questo genere, dicendomi che una volta ero
molto vanitosa e superba. « E adesso intercedi tanto per gli altri,
ma anche adesso hai ancora alcuni difetti ». Risposi che ero molto
superba e vanitosa, ma che mi ero confessata ed avevo fatto la
penitenza per la mia stupidità. Ed ho fiducia nella bontà del mio
Dio e se ora cado ciò avviene involontariamente e mai con
premeditazione, sia pure nella più piccola cosa. Però quell'anima
cominciò a farmi altri rimproveri: Perché non voglio riconoscere la
sua grandezza? « Che tutti mi riconoscono per le mie grandi imprese.
Perché solo tu non mi dai gloria? ». Fu allora che m'accorsi che in
quella figura c'era satana e dissi: « A Dio Solo è dovuta la gloria!
Vattene satana! ». E in un attimo quell'anima sprofondò in una
voragine orribile, inconcepibile a descrivere e dissi a quella
miserabile anima che l'avrei detto a tutta la Chiesa. È sabato e
torniamo già da Cracovia a Wilno. Durante il tragitto abbiamo fatto
una sosta a Czestochowa. Mentre pregavo davanti al-l'immagine
miracolosa, sentii che sono gradìte... [il pensiero è rimasto
incompleto]
FINE DEL PRIMO QUADERNO.
17 giugno 1978 - LA MORTE NON RECIDE LA VITA
Mons. Ottavio Michelini
Don Ottavio sono don Sisto.
Ti fu detto che la morte non recide la vita ma per gli eletti la perfeziona e questo è vero, infatti come colui che forestiero arriva in una grande città prima sconosciuta ed è distratto dalle grandi novità che ivi scorge, poi i problemi della sua vita riaffiorano e si riaffacciano alla sua memoria, così, per colui che arriva in Paradiso non è che inizi la vita ex novo, ma riprende a ricordare le cose della sua vita terrena, naturalmente in una luce completamente diversa e vede le cose in un profilo nitidissimo, per cui anche l'interesse per le cose terrene è modificato dalla nuova situazione.
Quando la vita terrena era in corso, io sapevo dei molti mali che affliggevano la Chiesa, ma la mia conoscenza era limitata e ristretta e mai avrei potuto supporre la realtà, dal Paradiso per permissiva Volontà divina, ben diversa è la visione delle vicende umane e anche diversa è la visione della Chiesa, basterebbe che per un istante solo tutti gli uomini in cammino sulla terra potessero avere una visione del mondo per operare un cambiamento radicale delle amare e tristissime realtà che voi state vivendo, ma (pag. 169)ciò non è possibile, la vita sulla terra è prova, non sarebbe più prova se non fosse così
Nell'oscurità della notte
Don Ottavio mi pare inutile continuare il discorso sull'origine dei mali portati sulla terra dalla ribellione a Dio, dalle forze oscure dell'inferno e dalla disobbedienza dei nostri progenitori, mali aggravati da sistemi di vita economico sociali che ledono o la giustizia o la libertà degli individui e dei popoli, può sembrare assurdo che l'uomo fornito di facoltà così meravigliose che l'hanno portato alla scoperta di tanti segreti della natura e alla conquista di un progresso che ben guidato poteva veramente portare o accrescere il benessere dell'uomo sulla terra, non abbia saputo acquistarselo, non per la incapacità dell'uomo, ma per la perversa volontà di colui che è il Principe di questo mondo e che ritiene l'umanità sua preda, preda fatta sua con la bugia e la menzogna, infatti mai ha permesso che si potessero instaurare per i loro popoli governi di buona volontà, governi in cui giustizia e libertà potessero stare assieme, invece o è conculcata una o è conculcata l'altra, per cui la vita dei popoli è sempre stata convulsa, agitata, turbata da guerre civili, rivoluzioni e da altri malanni sempre provenienti dalla prima ed unica causa, la superbia di Satana e delle sue schiere. (pag. 170)
Don Ottavio per chi usa l'intelletto con la volontà di appurale la verità, la verità emerge chiara dal marasma degli uomini sulla terra, in mezzo ai popoli sta la Chiesa che ha per mandato di portare le verità divine a tutti i popoli, ebbene anche nella Chiesa Maestra di pace, di verità e di giustizia è da sempre entrato il disordine, la lotta, l'ingiustizia, come mai ? non ti risponderò io, ma bensì ti risponderà Lui, il Divino Maestro, con la parabola del Seminatore che ebbe il suo campo infestato dalla zizzania che l'hinimicus hominis aveva seminato nell'oscurità della notte, rifletti su queste ultime parole " nell'oscurità della notte" egli non si manifesta mai, tutto fa nel segreto della notte, del buio.
Combattere il vero grande nemico dell'uomo
Don Ottavio basterebbe un pizzico di buon volere per capire che le radici dei mali che travaglino umanità e Chiesa, e che presentano tutti le stesse caratteristiche, ambizioni personali, orgoglio, invidia, gelosie, sono sempre le stesse, Satana e le forze oscure dell'inferno, possibile che gli uomini non siano capaci dalla conoscenza di tale realtà di eliminare dai loro cuori, dai popoli, dalla Chiesa questi mali? non è possibile fintantoché individui, nazioni e popoli, individuato l'autore di tutti i mali, non concepiranno la volontà di combatterlo con mezzi adeguati ed efficaci, pazienza per popoli non cristiani, ma per (pag. 171) i popoli cristiani e per la Chiesa che aveva il mandato di additare all'umanità intera l'origine di tutti i mali, a lei che erano stati dati i mezzi efficaci per combatterlo e additarlo agli altri come il vero grande nemico dell'uomo e del cristiano in genere, è assurdo non lo faccia, ma la Chiesa oggi si è lasciata magnetizzare per cui più di qualsiasi altro ne subisce il danno, gravissimo nelle sue conseguenze.
A te don Ottavio, convincitene, è stato affidato il compito di riportare all'attenzione comune il vero grande problema, ecco il perché dell'intervento straordinario che ti viene dall'Alto, ecco il perché ti siamo vicini, tu continui nel tuo intimo a domandarti come mai può essere che l'Onnipotente abbia scelto te per una missione così grande... non chiedertelo, già ti è stato ripetuto, Egli opera e non ha bisogno di nessuno, Egli ha scelto te non perché tu gli possa in qualche modo giovare, ma solo perché così ha voluto e così vuole, sia fatta sempre e in ogni momento la Sua Divina Volontà.
Ti benedica Dio Uno e Trino, a Lui sempre ogni onore e gloria nei secoli eterni, con te benedica l'Associazione, d.P. e tutti i dirigenti e soci. (pag. 172)
Don Sisto.