Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 5° settimana del tempo di Quaresima (San Giovanni Battista La Salle)
Vangelo secondo Matteo 6
1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
10venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!
24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
Esodo 9
1Allora il Signore si rivolse a Mosè: "Va' a riferire al faraone: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire!2Se tu rifiuti di lasciarlo partire e lo trattieni ancora,3ecco la mano del Signore viene sopra il tuo bestiame che è nella campagna, sopra i cavalli, gli asini, i cammelli, sopra gli armenti e le greggi, con una peste assai grave!4Ma il Signore farà distinzione tra il bestiame di Israele e quello degli Egiziani, così che niente muoia di quanto appartiene agli Israeliti".5Il Signore fissò la data, dicendo: "Domani il Signore compirà questa cosa nel paese!".6Appunto il giorno dopo, il Signore compì questa cosa: morì tutto il bestiame degli Egiziani, ma del bestiame degli Israeliti non morì neppure un capo.7Il faraone mandò a vedere ed ecco neppur un capo era morto del bestiame d'Israele. Ma il cuore del faraone rimase ostinato e non lasciò partire il popolo.
8Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: "Procuratevi una manciata di fuliggine di fornace: Mosè la getterà in aria sotto gli occhi del faraone.9Essa diventerà un pulviscolo diffuso su tutto il paese d'Egitto e produrrà, sugli uomini e sulle bestie, un'ulcera con pustole, in tutto il paese d'Egitto".10Presero dunque fuliggine di fornace, si posero alla presenza del faraone, Mosè la gettò in aria ed essa produsse ulcere pustolose, con eruzioni su uomini e bestie.11I maghi non poterono stare alla presenza di Mosè a causa delle ulcere che li avevano colpiti come tutti gli Egiziani.12Ma il Signore rese ostinato il cuore del faraone, il quale non diede loro ascolto, come il Signore aveva predetto a Mosè.
13Poi il Signore disse a Mosè: "Alzati di buon mattino, presentati al faraone e annunziagli: Dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire!14Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro di te, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra.15Se fin da principio io avessi steso la mano per colpire te e il tuo popolo con la peste, tu saresti ormai cancellato dalla terra;16invece ti ho lasciato vivere, per dimostrarti la mia potenza e per manifestare il mio nome in tutta la terra.17Ancora ti opponi al mio popolo e non lo lasci partire!18Ecco, io faccio cadere domani a questa stessa ora una grandine violentissima come non c'era mai stata in Egitto dal giorno della sua fondazione fino ad oggi.19Manda dunque fin d'ora a mettere al riparo il tuo bestiame e quanto hai in campagna. Su tutti gli uomini e su tutti gli animali che si trovano in campagna e che non saranno ricondotti in casa, scenderà la grandine ed essi moriranno".20Chi tra i ministri del faraone temeva il Signore fece ricoverare nella casa i suoi schiavi e il suo bestiame;21chi invece non diede retta alla parola del Signore lasciò schiavi e bestiame in campagna.22Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano verso il cielo: vi sia grandine in tutto il paese di Egitto, sugli uomini, sulle bestie e su tutte le erbe dei campi nel paese di Egitto!".23Mosè stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; un fuoco guizzò sul paese e il Signore fece piovere grandine su tutto il paese d'Egitto.24Ci furono grandine e folgori in mezzo alla grandine: grandinata così violenta non vi era mai stata in tutto il paese d'Egitto, dal tempo in cui era diventato nazione!25La grandine colpì, in tutto il paese d'Egitto, quanto era nella campagna: uomini e bestie; la grandine colpì anche tutta l'erba della campagna e schiantò tutti gli alberi della campagna.26Soltanto nel paese di Gosen, dove stavano gli Israeliti, non vi fu grandine.27Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aronne e disse loro: "Questa volta ho peccato: il Signore ha ragione; io e il mio popolo siamo colpevoli.28Pregate il Signore: basta con i tuoni e la grandine! Vi lascerò partire e non resterete qui più oltre".29Mosè gli rispose: "Quando sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non vi sarà più grandine, perché tu sappia che la terra è del Signore.30Ma quanto a te e ai tuoi ministri, io so che ancora non temerete il Signore Dio".31Ora il lino e l'orzo erano stati colpiti, perché l'orzo era in spiga e il lino in fiore;32ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi.33Mosè si allontanò dal faraone e dalla città; stese allora le mani verso il Signore: i tuoni e la grandine cessarono e la pioggia non si rovesciò più sulla terra.34Il faraone vide che la pioggia era cessata, come anche la grandine e i tuoni, e allora continuò a peccare e si ostinò, insieme con i suoi ministri.35Il cuore del faraone si ostinò ed egli non lasciò partire gli Israeliti, come aveva predetto il Signore per mezzo di Mosè.
Salmi 82
1'Salmo. Di Asaf.'
Dio si alza nell'assemblea divina,
giudica in mezzo agli dèi.
2"Fino a quando giudicherete iniquamente
e sosterrete la parte degli empi?
3Difendete il debole e l'orfano,
al misero e al povero fate giustizia.
4Salvate il debole e l'indigente,
liberatelo dalla mano degli empi".
5Non capiscono, non vogliono intendere,
avanzano nelle tenebre;
vacillano tutte le fondamenta della terra.
6Io ho detto: "Voi siete dèi,
siete tutti figli dell'Altissimo".
7Eppure morirete come ogni uomo,
cadrete come tutti i potenti.
8Sorgi, Dio, a giudicare la terra,
perché a te appartengono tutte le genti.
Salmi 29
1'Salmo. Di Davide.'
Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
2Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore in santi ornamenti.
3Il Signore tuona sulle acque,
il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore, sull'immensità delle acque.
4Il Signore tuona con forza,
tuona il Signore con potenza.
5Il tuono del Signore schianta i cedri,
il Signore schianta i cedri del Libano.
6Fa balzare come un vitello il Libano
e il Sirion come un giovane bufalo.
7Il tuono saetta fiamme di fuoco,
8il tuono scuote la steppa,
il Signore scuote il deserto di Kades.
9Il tuono fa partorire le cerve
e spoglia le foreste.
Nel suo tempio tutti dicono: "Gloria!".
10Il Signore è assiso sulla tempesta,
il Signore siede re per sempre.
11Il Signore darà forza al suo popolo
benedirà il suo popolo con la pace.
Ezechiele 11
1Uno spirito mi sollevò e mi trasportò alla porta orientale del tempio che guarda a oriente; ed ecco davanti alla porta vi erano venticinque uomini e in mezzo a loro vidi Iazanià figlio d'Azzùr, e Pelatìa figlio di Benaià, capi del popolo.2Il Signore mi disse: "Figlio dell'uomo, questi sono gli uomini che tramano il male e danno consigli cattivi in questa città;3sono coloro che dicono: Non in breve tempo si costruiscon le case: questa città è la pentola e noi siamo la carne.4Per questo profetizza contro di loro, profetizza, figlio dell'uomo".
5Lo spirito del Signore venne su di me e mi disse: "Parla, dice il Signore: Così avete detto, o Israeliti, e io conosco ciò che vi passa per la mente.6Voi avete moltiplicato i morti in questa città, avete riempito di cadaveri le sue strade.7Per questo così dice il Signore Dio: I cadaveri che avete gettati in mezzo a essa sono la carne, e la città è la pentola. Ma io vi scaccerò.8Avete paura della spada e io manderò la spada contro di voi, dice il Signore Dio!9Vi scaccerò dalla città e vi metterò in mano agli stranieri e farò giustizia su di voi.10Cadrete di spada: sulla frontiera d'Israele io vi giudicherò e saprete che io sono il Signore.11La città non sarà per voi la pentola e voi non ne sarete la carne! Sulla frontiera di Israele vi giudicherò:12allora saprete che io sono il Signore, di cui non avete eseguito i comandi né osservate le leggi, mentre avete agito secondo i costumi delle genti vicine".
13Non avevo finito di profetizzare quando Pelatìa figlio di Benaià cadde morto. Io mi gettai con la faccia a terra e gridai con tutta la voce: "Ah! Signore Dio, vuoi proprio distruggere quanto resta d'Israele?".
14Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:15"Figlio dell'uomo, ai tuoi fratelli, ai deportati con te, a tutta la casa d'Israele gli abitanti di Gerusalemme vanno dicendo: Voi andate pure lontano dal Signore: a noi è stata data in possesso questa terra.16Di' loro dunque: Dice il Signore Dio: Se li ho mandati lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato.17Riferisci: Così dice il Signore Dio: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d'Israele.18Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini.19Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne,20perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio.21Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio".
22I cherubini allora alzarono le ali e le ruote si mossero insieme con loro mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.23Quindi dal centro della città la gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte che è ad oriente della città.24E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, in spirito di Dio, e la visione che avevo visto disparve davanti a me.25E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato.
Seconda lettera a Timoteo 1
1Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, per annunziare la promessa della vita in Cristo Gesù,2al diletto figlio Timòteo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
3Ringrazio Dio, che io servo con coscienza pura come i miei antenati, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, notte e giorno;4mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia.5Mi ricordo infatti della tua fede schietta, fede che fu prima nella tua nonna Lòide, poi in tua madre Eunìce e ora, ne sono certo, anche in te.
6Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani.7Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza.8Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio.9Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia; grazia che ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità,10ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del salvatore nostro Cristo Gesù, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del vangelo,11del quale io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro.
12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti a chi ho creduto e son convinto che egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno.13Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù.14Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito santo che abita in noi.
15Tu sai che tutti quelli dell'Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermègene, mi hanno abbandonato.16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non s'è vergognato delle mie catene;17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché mi ha trovato.18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli ha reso in Èfeso, lo sai meglio di me.
Capitolo L: Chi è nella desolazione deve mettersi nelle mani di Dio
Leggilo nella Biblioteca1. Signore Dio, Padre santo, che tu sia, ora e sempre, benedetto, perché come tu vuoi così è stato fatto, e quello che fai è buono. Che in te si allieti il tuo servo, non in se stesso o in alcunché d'altro. Tu solo sei letizia vera; tu la mia speranza e il mio premio; tu, o Signore, la mia gioia e la mia gloria. Che cosa ha il tuo servo , se non quello che, pur senza suo merito, ha ricevuto da te? Quello che hai dato e hai fatto a me, tutto è tuo. "Povero io sono, e tribolato, fin dagli anni della mia giovinezza" (Sal 87,16); talvolta l'anima mia è triste fino alle lacrime, talvolta si turba in se stessa sotto l'incombere delle passioni. Desidero il gaudio della pace; domando la pace dei tuoi figli, da te nutriti nello splendore della consolazione. Se tu doni questa pace, se tu infondi questa santa letizia, l'anima del tuo servo sarà tutta un canto nel dar lode a te, devotamente. Se, invece, tu ti ritrai, come fai talvolta, il tuo servo non potrà percorrere lesto la "via dei tuoi comandamenti" (Sal 118,32). Di più, gli si piegheranno le ginocchia, fino a toccargli il petto; per lui non sarà più come prima, ieri o ier l'altro, quando il tuo lume gli splendeva sul capo e l'ombra delle tue ali lo proteggeva dall'irrompere delle tentazioni.
2. Padre giusto e degno di perpetua lode, giunga l'ora in cui il tuo servo deve essere provato. Padre degno di amore, è giusto che in questo momento il tuo servo patisca un poco per te. Padre degno di eterna venerazione, giunge l'ora, che da sempre sapevi sarebbe venuta, l'ora in cui il tuo servo - pur se interiormente sempre vivo in te - deve essere sopraffatto da cose esteriori, vilipeso anche ed umiliato, scomparendo dinanzi agli uomini , afflitto dalle passioni e dalla tiepidezza; e ciò per risorgere di nuovo con te, in una aurora di nuova luce, nello splendore dei cieli. Padre santo, così hai disposto, così hai voluto; e come hai voluto è stato fatto. Giacché questo è il dono che tu fai all'amico tuo, di patire e di essere tribolato in questo mondo, per amor tuo; e ciò quante volte e da chiunque permetterai che sia fatto. Nulla accade quaggiù senza che tu lo abbia provvidenzialmente disposto, e senza una ragione. "Cosa buona è per me, che tu mi abbia umiliato, per farmi conoscere la tua giustizia" (Sal 118,71) e per far sì che io abbandoni ogni orgoglio interiore e ogni temerarietà. Cosa per me vantaggiosa, che la vergogna abbia ricoperto il mio volto, così che, per essere consolato, io abbia a cercare te, piuttosto che gli uomini. In tal modo imparo a temere l'imperscrutabile tuo giudizio, con il quale tu colpisci il giusto insieme con l'empio, ma sempre con imparziale giustizia. Siano rese grazie a te, che non sei stato indulgente verso i miei peccati e mi hai invece scorticato con duri colpi, infliggendomi dolori e dandomi angustie, esterne ed interiori. Nessuno, tra tutti coloro che stanno sotto il cielo, quaggiù, mi può dare consolazione; tu solo lo puoi, o Signore mio Dio, celeste medico delle anime, che colpisci e risani, "cacci all'inferno e da esso ritogli" (Tb 13,2). La rigida tua regola stia sopra di me; essa mi ammaestrerà.
3. Padre diletto, ecco, io sono nelle tue mani; mi curvo sotto la verga, che mi corregge. Percuotimi il dorso e il collo, affinché io indirizzi la mia vita tortuosa secondo la tua volontà. Come tu suoli, e con giustizia, fa' di me un devoto e umile discepolo, pronto a camminare a ogni tuo cenno. A te affido me stesso, e tutto ciò che è mio, per la necessaria correzione. E' preferibile essere aspramente rimproverato quaggiù, che nella vita futura. Tu conosci tutte le cose, nel loro insieme e una per una; nulla rimane a te nascosto dell'animo umano. Tu conosci le cose che devono venire, prima che esse siano, e non hai bisogno che alcuno ti indichi o ti rammenti quello che accade su questa terra. Tu conosci ciò che mi aiuta a progredire, e sai quanto giova la tribolazione per togliere la ruggine dei vizi. Fa' di me quello che ti piace, e che io, appunto, desidero; e non voler giudicare severamente la mia vita di peccato, che nessuno conosce più perfettamente e chiaramente di te. Fa' che io comprenda ciò che è da comprendere; che io ami ciò che è da amare; fa' che io approvi ciò che sommamente piace a te; che io apprezzi ciò che a te pare prezioso; fa' che io disprezzi ciò che è abietto ai tuoi occhi. Non permettere che io giudichi "secondo la veduta degli occhi materiali; che io non mi pronunzi secondo quel che si sente dire" da gente profana (Is 11,3). Fa' che io, invece, discerna le cose esteriori e le cose spirituali in spirito di verità; fa' che, sopra ogni cosa, io vada sempre ricercando il tuo volere. Se il giudizio umano, basato sui sensi, sovente trae in inganno, si ingannano anche coloro che sono attaccati alle cose del mondo, amando soltanto le cose visibili. Forse che uno è migliore perché è considerato qualcosa di più, nel giudizio di un altro? Quando questi lo esalta, è un uomo fallace che inganna un uomo fallace, un essere vano che inganna un essere vano, un cieco che inganna un cieco, un miserabile che inganna un miserabile; quando lo elogia a vuoto, realmente lo fa vergognare ancor più. Invero, secondo il detto dell'umile san Francesco, quanto ciascuno è ai tuoi occhi, tanto egli è; e nulla di più.
DISCORSO 251 NEI GIORNI DI PASQUA
Discorsi - Sant'Agostino
Leggilo nella Biblioteca
Tre elementi simbolici nella prima pésca miracolosa.
1. 1. Quando Cristo, nostro liberatore, si mette a pescare avviene la nostra liberazione. Tuttavia nel santo Vangelo ci si informa di due pesche effettuate dal Signore, nel senso che a un cenno della sua parola furono gettate le reti: una al principio quando egli scelse i discepoli 1, e questa seconda avvenuta dopo la resurrezione 2. La prima pesca raffigura la Chiesa com'è al presente, la seconda, quella cioè che avvenne dopo la resurrezione, raffigura la Chiesa come sarà alla fine del mondo. Notiamo infatti come nella prima pesca Cristo comandò che venissero gettate le reti senza specificare da che parte: comandò solo che fossero gettate. E i discepoli le gettarono, ma non ci si dice se a destra o a sinistra. Questo, perché i pesci simboleggiano gli uomini, e se fosse stato detto: A destra, vi sarebbero stati inclusi solo i buoni; se invece fosse stato detto: A sinistra, sarebbero stati inclusi solo i cattivi. Siccome però nella Chiesa si sarebbero dovuti trovare, mescolati insieme, e i buoni e i cattivi, le reti furono gettate in maniera imprecisata, di modo che potessero essere catturati pesci suscettibili di significare la mescolanza dei buoni e dei cattivi. In più, nella prima descrizione si narra anche questo, che cioè di pesci ne presero tanti da riempire le due barche e da farle affondare 3, o meglio, da gravarle al punto che stavano per affondare. In effetti, le barche non affondarono ma corsero pericolo di affondare. Perché un tale pericolo? Per i troppi pesci. Segno, questo, che, a causa della gran quantità di gente che la Chiesa avrebbe accolta, la disciplina avrebbe corso pericolo. È un particolare che si aggiunge nel racconto della prima pesca, dove si narra anche che per l'abbondanza dei pesci le reti si squarciavano. Le reti squarciate cosa volevano indicare se non gli scismi che sarebbero sorti in seguito? Tre cose dunque troviamo simboleggiate nella prima pesca: la mescolanza dei buoni e dei cattivi, l'appesantimento causato dalle folle, gli scismi provocati dagli eretici. La mescolanza dei buoni con i cattivi in quanto le reti non furono gettate a destra o a sinistra; l'appesantimento causato dalle folle, per la quantità di pesce raccolto, sì che le barche ne erano gravate; gli scismi provocati dagli eretici, in quanto per la gran quantità di pesci le reti stavano per squarciarsi.
Oggi dentro la Chiesa, dopo il giudizio esclusi dalla Chiesa.
2. 2. Volgete ora lo sguardo a quest'altra pesca, quella letta oggi. Essa avvenne dopo la resurrezione del Signore, perché potesse essere simbolo della Chiesa quale sarà dopo la nostra resurrezione. Dice: Gettate la rete a destra 4. È pertanto delimitato il numero di coloro che si troveranno alla destra. Come infatti ricordate, il Signore disse che verrà insieme ai suoi angeli, e si raduneranno davanti a lui tutte le genti ed egli le separerà come il pastore separa le pecore dai capri. Porrà le pecore a destra e i capri a sinistra, e alle pecore dirà: Venite, possedete il regno, mentre ai capri dirà: Andate al fuoco eterno 5. Gettate a destra. È come se dicesse: Ormai sono risorto e mi voglio riferire alla Chiesa che ci sarà dopo la resurrezione dei morti. Gettate a destra; e difatti le reti furono gettate a destra. Non riuscivano a tirarle fuori per la gran quantità di pesci. Anche la prima volta si parlava di grande quantità; ma qui, oltre la grande quantità e la grossezza, viene indicato un numero preciso mentre l'altra volta questa precisazione numerica non era indicata. In realtà nel tempo presente - cioè prima della resurrezione e prima che siano separati i buoni dai cattivi -, si avvera quel che fu detto dal Profeta: Ho annunziato e parlato. Che significa: Ho annunziato e parlato? Ho gettato le reti. E cosa ne è seguito? Si sono moltiplicati oltre il numero 6. C'è un numero e ci sono quelli oltre il numero. Il numero concerne i santi che regneranno con Cristo; quelli in soprannumero coloro che adesso possono stare dentro la Chiesa ma non potranno entrare nel Regno dei cieli.
La Chiesa del tempo presente in relazione con la Chiesa celeste.
3. 2. In vista di ciò vi esorto a sottrarvi al secolo presente che è cattivo: vi esorto affinché, se vorrete vivere, non imitiate i cattivi cristiani. Non dovete dire: Ma come? non è un credente quel tale che pur si ubriaca? Ma come? non è un credente quel tale che pur convive con delle concubine? Ma come? non è un credente quel tal altro che ogni giorno defrauda? Ma come? non è credente anche quel tal altro che va a consultare gli indovini? In effetti, solo se al presente vorrete essere buon grano, vi troverete allora nell'ammasso degli eletti. Se invece preferirete essere paglia, vi troverete, sì, nel mucchio grande, destinati però ad essere bruciati da un altrettanto grande fuoco.
3. 3. Cos'altro? Dice: Trascinarono sulla riva le reti. Fu Pietro a tirare le reti sulla riva. L'avete ascoltato or ora mentre si leggeva il Vangelo. Sentendo parlare di riva, ti venga in mente la fine del mare, e, ascoltando le parole: fine del mare, intendile riferite alla fine del mondo. Nella prima pesca le reti non furono trascinate a riva, ma i pesci che erano stati presi furono sistemati sulle barche; qui invece tirarono le reti sulla spiaggia. Spera nella fine del mondo! È una fine che certo verrà, recando benefici a quei della destra e sventura a quei della sinistra. E quanti erano i pesci? Dice: Trascinarono le reti contenenti centocinquantatrè pesci. E l'evangelista aggiunge una circostanza che era necessario sottolineare, cioè: Pur essendo d'una certa mole - vale a dire così grandi -, la rete non si squarciò 7. Saranno grandi ma non ci saranno eresie; anzi, le eresie non ci saranno proprio perché si tratta di uomini grandi. Chi sono questi grandi? Leggi le parole dello stesso Signore nel Vangelo e troverai questi grandi. Dice in un passo: Non sono venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a portarli a compimento 8.
La nostra giustizia sia superiore a quella degli scribi e farisei.
4. 3.In verità vi dico: Chiunque trasgredirà uno solo di questi miei precetti, fosse anche il più piccolo e insegnerà (trasgredirà e insegnerà in questo senso: trasgredirà vivendo male e insegnerà predicando bene) sarà chiamato minimo nel Regno dei cieli 9. Ma di qual Regno dei cieli si tratta? Della Chiesa che vige al tempo presente, poiché anch'essa è chiamata Regno dei cieli. Difatti se il termine Regno dei cieli non valesse anche per la Chiesa dell'al di qua, dove sono raccolti i buoni e i cattivi, non direbbe il Signore nella parabola: Il Regno dei cieli è simile a una tartana gettata in mare che raccoglie ogni sorta di pesci. Ma ecco il seguito: Il Regno dei cieli è simile a una tartana gettata in mare - la tartana è una specie di rete - che raccoglie ogni sorta di pesci. Ma che succede poi? La tirano a riva. Questo diceva il Signore sviluppando la parabola. E dopo averla tratta a riva, siedono e raccolgono i pesci buoni e li mettono nei canestri, mentre buttano via i cattivi. E quello che intendeva dire lo spiegò con chiarezza. Cosa disse infatti? Così sarà alla fine del mondo. Vi siete accorti cosa sia la riva? E continua: Verranno gli angeli e raccoglieranno i cattivi separandoli dai giusti, e li cacceranno nel forno dal fuoco bruciante, dove saranno pianto e stridore di denti 10. Eppure la Chiesa è chiamata Regno dei cieli. Ci si trova nel mare e si trovano a nuotare insieme pesci buoni e pesci cattivi: si è tuttavia nel regno dei cieli, cioè nella Chiesa del tempo presente. Ora in questa Chiesa è chiamato il minimo colui che insegna il bene ma compie il male, trovandosi anche lui sulla stessa barca. Né si può dire che non ci sia: no, egli è lì, nel regno dei cieli, nella Chiesa, qual essa è al tempo presente. Insegna il bene, opera il male. È un elemento necessario, sebbene sia un mercenario, del quale diceva Gesù: In verità vi dico: Hanno ricevuto la loro ricompensa 11. E non che, in parte almeno, non rechi del giovamento: se no, se cioè quelli che insegnano il bene ma operano il male non giovassero in alcun modo, non avrebbe detto il Signore al suo popolo: Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei; fate quindi le cose che dicono ma non quelle che fanno. Perché? Perché dicono ma non fanno 12.
La presente operosità e la quiete dell'eternità.
5. 4. Mi stia attenta la vostra Carità! Voglio spiegarvi chi siano i pesci grandi. Diceva: Chi avrà trasgredito uno solo di questi miei comandamenti, fosse anche il più piccolo, sarà chiamato minimo nel Regno dei cieli. Sarà là dentro ma sarà il più piccolo. Chi al contrario li praticherà e conforme alla sua pratica insegnerà, sarà chiamato grande nel Regno dei cieli 13. Ecco chi sono quei pesci grandi presi per essere collocati alla destra: Chi li praticherà e insegnerà. Occorre che abbia compiuto il bene e l'abbia insegnato; occorre che non contraddica alle sue parole conducendo una vita cattiva, riducendo la buona lingua ad essere testimone d'una vita cattiva. Chi infatti li avrà praticati e secondo la sua pratica avrà ammaestrato sarà chiamato grande nel Regno dei cieli. E continua: Vi dico infatti che se la vostra giustizia non sarà superiore a quella degli scribi e dei farisei non entrerete nel Regno dei cieli 14. Capisci ora cosa sia il Regno dei cieli? Quello del quale a coloro che staranno alla destra sarà detto: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno 15. Se la vostra giustizia non sarà superiore a quella degli scribi e dei farisei. Che significa: Superiore a quella degli scribi e dei farisei? Volgi il pensiero a quegli scribi e farisei seduti sulla cattedra di Mosè, a proposito dei quali è detto: Fate quel che dicono ma non fate quel che fanno, poiché dicono ma non fanno. Giustizia da farisei è dunque dire senza fare. Che la vostra giustizia superi quella degli scribi e dei farisei, nel senso che diciate cose rette e conduciate una buona vita.
Lo Spirito ci dà la forza per adempiere la legge.
6. 5. E ora ci sarà di nuovo bisogno di intavolare l'ormai consueto discorso sul numero dei pesci, cioè sui centocinquantatré? Sono cose ormai note. È un numero che nasce da diciassette sviluppato per via di addizioni. Comincia da uno e arriva a diciassette sommando tutti i numeri, cioè aggiungi uno a due e ottieni tre; aggiungi il tre e ottieni sei; aggiungi il quattro e ottieni dieci. Procedendo così arriva a diciassette e otterrai il numero centocinquantatrè. La nostra preoccupazione non deve essere pertanto altra se non quella di scoprire cosa indichino il dieci e il sette, poiché lì è la base su cui poggia il centocinquantatré. Che significano il dieci e il sette? Il dieci vedilo realizzato nella legge, poiché all'inizio furono dati dieci precetti: quelli che chiamiamo decalogo, scritto su tavole dal dito di Dio 16. Nel dieci dunque vedi indicata la legge, nel sette lo Spirito Santo 17. Col numero sette si designa infatti lo Spirito Santo. Per cui nel Vecchio Testamento non si parla di santificazione se non quando si arriva al settimo giorno. Dio fece la luce, ma non si dice che la santificò. Dio fece il firmamento, ma non si dice: Santificò il firmamento. Divise il mare dalla terra ferma e comandò alla terra di germogliare, ma non si dice che la santificò. Fece la luna e gli astri, ma non si dice che li santificò. Fece uscire dalle acque animali capaci di nuotare e volare, ma non si dice che li santificò. Fece uscire dalla terra quadrupedi e ogni specie di rettili, ma non si dice che li santificò. Fece poi l'uomo, ma non si dice che lo santificò 18.
Contrasto fra legge divina e concupiscenza umana.
7. 5. Si arriva finalmente al settimo giorno, quello in cui si riposò, e questo giorno lo santificò 19. Con questo suo riposarsi Dio volle santificare il nostro riposo. Allora infatti la nostra santificazione sarà piena quando riposeremo senza fine insieme con lui. Perché infatti Dio si sarebbe dovuto riposare? Non certo perché si era stancato nel compiere le opere. È così anche di te: se operi mediante la parola non ti stanchi; se dài un ordine e subito quest'ordine si attua, stai fermo e non ti logori le forze. Possibile che Dio, il quale per fare l'universo disse solo poche parole, si sia stancato così presto?
7. 6. Pertanto nel dieci sappi scorgere la legge, nel sette lo Spirito Santo. Alla legge si unisca lo Spirito, poiché, se ricevuta la legge ti mancherà l'aiuto dello Spirito, non riuscirai ad adempiere le parole della legge, cioè i precetti che ti vengono imposti. Non solo, ma l'uomo sotto la legge è astretto in modo da diventare, oltre che peccatore, anche trasgressore. Intervenga lo Spirito e lo aiuti! Allora quel che era comandato si mette in pratica; mentre, mancando lo Spirito, la lettera uccide. Perché la lettera ti uccide? Perché ti rende trasgressore: cioè non potrai addurre la scusante dell'ignoranza in quanto hai ricevuto la legge. Avendo appreso qual era il tuo dovere, non c'è più ignoranza che ti scusi, e quindi, escluso l'aiuto dello Spirito, sei perduto. Ma cosa dice l'Apostolo Paolo? La lettera uccide, lo Spirito dà vita 20. In che senso lo Spirito dà vita? Facendo adempiere la lettera e così impedendole di uccidere. Ecco chi sono i santi: coloro che in grazia del dono di Dio mettono in pratica la sua legge. La legge può comandare, non soccorrere; ma, se a soccorrere interviene lo Spirito, si osserva il precetto di Dio con gioia, con gusto. Ci sono infatti molti che l'osservano per timore; e questi che osservano la legge temendo la pena, preferirebbero che quanto incute timore non esistesse. Il contrario è di coloro che osservano la legge per amore della giustizia: di questa stessa giustizia godono poiché non la considerano una nemica.
8. 7. In vista di ciò diceva il Signore: Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario, mentre sei ancora per via insieme con lui 21. Chi è il tuo avversario? Il precetto della legge. E la via cos'è? La vita presente. Ma come può esserti avversario un precetto? Perché ti dice: Non commettere adulterio mentre tu vorresti commetterlo; ti dice: Non desiderare la roba del tuo prossimo, mentre tu vorresti rubare ciò che appartiene agli altri; ti dice: Onora tuo padre e tua madre, mentre tu vorresti essere sprezzante con i tuoi genitori; ti dice la legge: Non dire falsa testimonianza 22, mentre tu non cessi di dire menzogne. Ebbene, quando ti accorgi che la parola di Dio ti comanda una cosa e tu ne fai un'altra, la stessa parola diventa tuo avversario. Hai un avversario molesto: fa' che non entri fin dentro la tua camera; mettiti d'accordo con lui mentre sei per via. C'è Dio; che è capace di mettervi d'accordo. E come fa Dio a creare questo accordo? Perdonando i peccati e ispirando la giustizia, di modo che si producano opere buone. Quando dunque mediante l'azione dello Spirito Santo ti sarai messo d'accordo con il tuo avversario, cioè con i dieci comandamenti della legge, apparterrai al diciassette e, appartenendo al diciassette, da quella base fa' che il numero cresca fino a centocinquantatré: sarai alla destra e meriterai la corona, non rimarrai alla sinistra destinato al castigo.
1 - Cf. Lc 5, 1-11; Mt 4, 18-22.
2 - Cf. Gv 21, 1-11.
3 - Cf. Lc 5, 1-7.
4 - Gv 21, 6.
5 - Mt 25, 31-41.
6 - Sal 39, 6.
7 - Gv 21, 11.
8 - Mt 5, 17.
9 - Mt 5, 18-19.
10 - Mt 13, 47-50.
11 - Mt 6, 2.
12 - Mt 23, 2-3.
13 - Mt 5, 19.
14 - Mt 5, 20.
15 - Mt 25, 34.
16 - Cf. Dt 9, 10.
17 - Cf. Is 11, 2-3.
18 - Cf. Gn 1.
19 - Cf. Gn 2, 3.
20 - 2 Cor 3, 6.
21 - Mt 5, 25.
22 - Cf. Es 20, 1-17.
Capitolo XIV: Maria SS. è benedetta per la pienezza di grazia, per l’eccellenza della prole, per la grandezza della sua misericordia e per l’immensità della sua gloria.
Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia
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Benedetta fu fra le donne. Si è dimostrato sopra che Maria per la purissima innocenza della vita meritamente è salutata con l'Ave; si è inoltre dimostrato come per l'abbondantissima affluenza di grazia ben sia detta piena di grazia ; si è pur dimostrato come per la specialissima presenza di Dio meritamente si soggiunge che il Signore è con lei. Bimane da' dimostrare ora come per la gratissima riverenza della sua persona sia salutata benedetta fra le donne. Ecco, dunque, quel glorioso Arcangelo Gabriele salutando quella gloriosa Vergine Maria terminò l'onorifico saluto nella più bella maniera con una benedizione dicendo : Benedetta tu fra le donne. Parlando di questa espressione S. Girolamo dice (Epist. cit. n. 5) : " Benedetta tu fra le donne, cioè benedetta più che tutte le donne. E per questo tutto ciò che di maledizione ci fu infuso per Eva, tutto fu allontanato dalla benedizione di Maria ". Dica dunque Gabriele : Benedetta tu fra le donne. Benedetta, soggiungo, per la pienezza della grazia da venerarsi in te, benedetta per l’eccellenza della persona da incarnarsi per te, benedetta per la grandezza della misericordia per mezzo tuo da elargirsi, benedetta per l'immensità della gloria da accumularsi sopra di te.
In 1° luogo riflettete, o carissimi, come Maria sia veramente benedetta per la pienezza della grazia da venerarsi in lei, come giustamente dimostra Gabriele dicendo : Ave, o piena di grazia, il Signore con te, tu benedetta fra le donne. Benedetta tu, perché piena di grazia sei tu. Hai trovato grazia presso il Signore, e perciò tu sei benedetta presso il Signore ; onde S. Bernardo ottimamente di questa benedizione di Maria dice (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 5) : " Per te noi abbiamo adito al Figlio, o benedetta fra le donne, trovatrice della grazia, genitrice della vita, madre della salute “. Benedetta dunque tu, o Maria, per la grazia, benedetta, soggiungo, per la grazia del cuore, per la grazia della bocca, per la grazia delle opere. Benedetta certo nel cuore per la grazia dei doni, benedetta nella bocca, per la grazia dei labbri, benedetta nelle opere per la grazia dei costumi. — Veramente benedetta è Maria per la grazia del cuore, per la grazia dei doni nel cuore, per la quale il suo cuore fu deliziosissimo come paradiso di Dio, tanto che di questa benedizione giustamente può ripetersi il detto del 40° capo dell’Ecclesiastico : La grazia come un paradiso in benedizione ; qui dice l’Interlineare (Apud Lyranum in hunc locum) : " Che produce diverse specie di virtù ". Di queste felici benedizioni di grazie e di virtù l’Apostolo dice nel 1° Agli Efesini : Il quale ci benedì con ogni benedizione spirituale del cielo in Cristo. Se dunque la grazia fa deliziosa come un paradiso di Dio la mente umana con le benedizioni delle virtù, quanto più la deliziosissima mente, la deliziosissima anima di Maria fu come il paradiso di Dio nelle benedizioni dello Spirito Santo? Anzi paradiso di Dio fu Maria non solo con la mente, ma anche col seno, racchiudendo in sé il legno della vita. Gesù Cristo. Onde S. Bernardo dice (Egbert. Serm. Paneg. ad M. V. n. 4) : " Veramente paradiso di Dio sei tu che al mondo hai portato il legno della vita, di cui chi si ciberà, vivrà in eterno ". Ohimè ! quanto è lungi da questa benedizione di Maria la mente di chiunque non è paradiso di Dio per le benedizioni della grazia, ma è sentina del diavolo per le maledizioni del peccato ! Costui, come dicesi nel Salmo (Psalm. 108, 18), amò la maledizione e gli venne, e non volle la benedizione e da lui si allontanò.
Similmente, o carissimi, benedetta è Maria non solo per la grazia dei doni del cuore, ma anche per la grazia dei labbri della bocca, giusta il detto del salmo (Psalm. 44. 3) : Cosparsa è la grazia sulle tue labbra, per questo Dio ti benedì in eterno. O quanta grazia fu sempre sulle labbra di Maria nelle preghiere devotissime, quanta nei suoi doni utilissimi ! O come abbondante fu sempre la grazia nei labbri di Maria per gli uomini, per gli angeli, per Iddio ! Poiché lo stesso Dio prestò benigno l'orecchio alle parole dei suoi labbri, assicurandocene S. Bernardo che a lei rivolto dice (Homil. 4 super Missus. n. 8): " A chi piacesti tacendo, già più piacerai parlando, mentre egli stesso ti grida dal ciclo : O bella fra le donne (Cant. 1, 7. et 8, 13), fammi udire la tua voce ". Oh ! come sempre le labbra di Maria furono verissime, pudicissime, disciplinatissime, sincerissime ! E ben per questo Iddio la benedì in eterno. Ohimè! quanto sono lontani da questa benedizione di Maria coloro le cui labbra sono tanto dissimili da quelle di Maria, coloro, dico, sulle cui labbra non la grazia è cosparsa, ma la malizia vi abbonda, perciò non benedizione ma eterna maledizione diede loro Iddio.
Similmente, o carissimi, Maria è benedetta non solo per la grazia dei doni del cuore, non solo per la grazia delle labbra della sua bocca, ma anche per il modo della sua vita pratica. E di questa benedizione può ripetersi il detto del 31° capo di Geremia : Benedica a te il Signore, o bellezza di giustizia, o monte santo! Monte santo è Maria SS. che ben dicesi monte per la eccellenza dei meriti, per la sublimità della vita e dei costumi. Questo è il monte, di cui, come leggesi in Daniele (Cap. 2. 45), la pietra, senza le mani fu tagliata, mentre Cristo da Maria senza concorso maritale è nato. La bellezza di questo monte, bellezza di giustizia, la bellezza della vita e dei costumi di Maria fu tanta che meritamente di questa può dirsi nel 4° capo della Cantica : "Tutta bella sei, o amica mia. Bella di certo per la vita, bella per l'ordine dei costumi, e tutta bella. Tutta, si, tutta. Come tutta ? Ascolta Girolamo che dice così (Epist. saepe cit. n. 9) : " Tutto quello che si operò in Maria fu tutto purezza e semplicità, tutto grazia e verità, tutto misericordia e giustizia che (Psalm. 84, 12) dal cielo riguardò ". A tal bellezza di Maria meritamente benedì il Signore. Oh ! quant'è lungi da questa benedizione di Maria chiunque è con le opere tale da non potersi dire a lui come a Maria " Benedica a te il Signore, o bellezza di giustizia ", ma da dovergli dire : Ti maledica il Signore, o bruttezza di ingiustizia. O come grande sarà la maledizione quando si dirà : Via da me, maledetti, nel fuoco eterno. — Ecco, noi vediamo, o Maria carissima, che tu sei veramente benedetta per la pienezza di grazia, benedetta, dico, per la grazia della coscienza e dei doni, benedetta per la grazia della lingua e delle labbra, benedetta per la grazia della vita e dei costumi.
In 2° luogo riflettete, o carissimi, come veramente benedetta sia Maria per la sublimità della sua prole benedetta, per il frutto benedetto del suo seno. Con ragione infatti è benedetta quella terra che produce frutto tanto benedetto ; onde il salmo : Hai benedetto, o Signore, la terra tua. Questa terra è Maria, di cui nello stesso salmo dicesi: La Verità dalla terra è sorta. La Verità è Cristo che disse ; Io sono la via, la verità e la vita. Benedetta dunque è questa terra per il Figlio benedetto ; onde S. Bernardo (Homil. 3 super missus. n. 5) : " II frutto del tuo seno non fu benedetto perché tu eri benedetta, ma fu lui che ti prevenne colle sue benedizioni dolcissime, e cosi tu pure fosti benedetta ". Perciò Maria fu benedetta per la sua santa prole, benedetta, dico, dal Signore, dall'angelo, dall'uomo. Fu benedetta per la prole dal Signore che operava la benedizione, dall'angelo che l’annanziava, dall'uomo che la profetava. Veramente benedetta per la prole è Maria dal Signore che operava ossia donava questa sua benedizione. Ciò è ben notato nel capo 6° del II dei Re, ove leggesi che il Signore benedi la casa di Obededom per 1'arca. Obededom si interpreta " servo sanguigno " (Conf. Cornel. a Lap. in II Reg. 6. 10), e esattamente raffigura Cristo che si fece nostro servo, servendo a noi miseri fino al sangue. Per noi infatti Cristo si fece servo, per noi pure divenne sanguinoso, sanguinoso nel dorso per i flagelli, sanguinoso nel capo per le spine, sanguinoso nel petto per la lancia, sanguinoso nelle mani e nei piedi per i chiodi. La casa di questo servo fu Maria, di cui nel salmo dicesi (Psalm. 64, 5) : Siamo ricolmi di beni nella tua casa. L'arca pure, collocata in questa casa, raffigura Cristo ; Cristo infatti è il nostro servo. Cristo la nostra arca. Nell'arca vi era un'urna di oro e la manna (Hebreor. 9, 4). L'arca santa raffigura la carne santissima di Cristo, l'urna d'oro la sua preziosissima anima, e la manna la dolcissima sua divinità. Per questa arca, per Gesù Cristo Figlio di Maria il Signore benedì la casa di Maria. O veramente casa benedetta, dalla quale sgorgò la vita di tutti ! Dice infatti Agostino (Serm. 120. Append. n. 4) : " Benedetta tu fra le donne perché per gli uomini e per le donne hai partorito la vita ".
Similmente, o carissimi, per la prole è benedetta Maria non solo dal Signore che è il datore della sua benedizione, ma anche dall'Angelo che della sua benedizione è il nunzio, come apparisce in Gabriele che dice : " II Signore con te ; benedetta tu fra le donne. Come con te ? Lo dice Agostino (Serm. 194. Append. n. 1): "Con te nel cuore, con te nel seno". Perciò tu sei benedetta con lui, perché egli pure è tale con te. Con te, si, con te, non tanto come il Creatore con la creatura ma anche come il parto con la partoriente. Per il parto infatti tu sei benedetta prima del parto, durante il parto e dopo il parto. Veramente benedetta perché tu partoristi in modo da restare vergine, dopo il parto come prima del parto, e perciò singolarmente benedetta tu meritasti di esser chiamata, poiché tu partoristi non un semplice uomo, non un angelo autentico, ma il Signore degli uomini e degli angeli ; onde Beda meritamente cosi si esprime (Homil. in testo Assunt. B. M. V); "Veramente benedetta fra le donne perché senza esempio fra le donne, insieme col decoro della verginità godé l’onore della maternità, e come conveniva ad una madre vergine procreò Iddio e il Figlio di Dio ". — Similmente, o carissimi. Maria è benedetta per la prole non solo dal Signore autore della benedizione, non solo dall'angelo che ne fa il nunzio, ma anche dall’uomo che ne fu il profeta, come apparisce in Elisabetta che, esultandole in seno il proprio figlio, ripiena di Spirito Santo, profetando esclamò : Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno. Perciò benedetta perché è benedetto il frutto del tuo seno, come è benedetto il campo perché è benedetto il di lui frutto. Maria infatti, o fratelli, è quel campo benedetto di cui nel 27° capo del Genesi si dice : Ecco l’odore del figlio mio, come l’odore del campo pieno, cui benedì il Signore. Di questo S. Girolamo dice così (Epist. cit. n. 11) : " Bene viene detto campo pieno perché Maria è salutata piena di grazia, dal cui seno sgorgò per i credenti il frutto della vita ". O veramente campo benedetto sopra tatti i campi, per il frutto! O veramente Madre benedetta sopra tutte le madri per il Figlio ! secondo ciò che ne dice anche S. Agostino (Serm. 119. Append. n. 3) : " O donna sopra le donne benedetta! perché non conobbe affatto 1'uomo e pur circondò col suo seno un uomo ". — Ecco, o dolcissima Maria, noi vediamo come tu per il benedetto frutto del tuo seno sei veramente benedetta con la benedizione divina, angelica ed umana. Oh ! come sono lontani da questa benedizione di Maria coloro che per il maledetto frutto delle loro opere, incorrono nella maledizione di Dio, degli angeli e degli uomini, restando eternamente maledetti da tutti.
In 3° luogo riflettete, o carissimi, come veramente. benedetta sia Maria per la grandezza della sua misericordia. Essa infatti è raffigurata da quella Ruth di cui è detto : Tu sei benedetta dal Signore, o figlia, perché hai superato la prima con la seconda misericordia ! La prima misericordia di Maria fu quella che ci donò mentre ancora viveva nel mondo ; la seconda è quella che già da più di mille duecento anni ci dona dal cielo. Sì questa seconda superò la prima perché la sorpassò con una moltitudine innumerevole di benefici. Chi potrebbe stimare quanto sia inestimabilmente benedetta Maria, essendo inestimabile la sua misericordia ? E chi è capace di stimare quanto sia inestimabile la misericordia di Maria, per la quale ella tanto inestimabilmente è benedetta ? Onde S. Bernardo esclama (Serm. 4. in Assunt. B. M. V. n. 8): "Chi può misurare, o benedetta, la lunghezza, la larghezza, 1' altezza e la profondità della tua misericordia ? ". Benedetta dunque è Maria per la molteplice misericordia che già l'uomo riceve ed ha ricevuto. Sì è benedetta perché per lei Iddio è benigno verso l’uomo; benedetta si, perché per lei 1' uomo è accettevole a Dio ; benedetta sì, perché per lei il diavolo è superabile dall'uomo. — Io asserisco, o carissimi, che Maria è benedetta perché per lei Iddio è benigno verso l'uomo, come è notato di Abigail di cui nel 25° capo del 1° dei Re si dice, mentre David offeso voleva uccidere lo stolto Nabal, Abigail accorrendo placò il re offeso. Il quale placato disse : Benedetta la tua eloquenza e benedetta tu che hai impedito che oggi io versassi il sangue e mi facessi giustizia con le mie stesse mani. Lo stolto Nabal è figura del peccatore, poiché ogni peccatore è stolto ! Ma ohimè! come dicesi nel 1° capo dell'Ecclesiaste : Infinito è il numero degli stolti. Abigail è figura di Maria ; si interpreta infatti " la gioia del padre mio " (Hieron. De Nom. Hebreor [I Reg.].). O quanta gioia del celeste Padre fu in Maria e quanta gioia di Maria fu nel Padre celeste, quando ella disse : Esultò lo spirito mio in Dio, mio salvatore ! Come dunque Abigail raffigura la nostra Signora, così David raffigura il nostro Signore. David poi è offeso dallo stolto Nabal quando il signore viene offeso dall’uomo empio, David si riconcilia per Abigail con lo stolto Na- bal, quando il Signore si riconcilia con l'empio per mezzo di Maria. Abigail placò David con parole e con doni. Maria placa il Signore con le preghiere e con i meriti. Abigail impedì la vendetta temporale, ma Maria impedisce la vendetta eterna, mentre quella allontanò la spada umana e questa la divina; onde S. Bernardo ben dice (Egbert. loc. cit. n. 1): " Nessuno, o Signora, è atto a sospendere con la mano la spada, come lo sei tu, o amantissima di Dio, per cui abbiamo ricevuto misericordia dalla mano di Dio nostro Signore.
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta perché per lei Dio è benigno verso l’uomo, ma è benedetta anche perché per lei l’uomo è a Dio accettevole, rimanendo in lei benedetta benedetto anche l'uomo. Onde nel 19° capo di Isaia bene si dice che troverà Israele la benedizione dentro quella terra cui benedì il Signore degli eserciti dicendo : Benedetto il mio popolo ecc. Il centro della terra, cui Dio benedì può dirsi la beata Vergine, nel cui interno si incominciò la benedizione della nostra salute, giusta il detto del salmo (Psalm. 73. 12) : Iddio, Re nostro, prima dei secoli operò la salute ecc. Di questo centro della terra S. Bernardo cosi dice: "Maria con mirabile proprietà si chiama il centro della terra ; a lei infatti come al centro, come all’arca di Dio, come alla causa delle cose, come all'impresa dei secoli riguardano e gli abitanti del cielo e gli abitanti dell'inferno, e coloro che ci hanno preceduto e coloro che ci seguono. Gli abitanti del cielo per ricrearsi, quelli dell'inferno per esser liberati, coloro che ci precederono per esser trovati profeti fedeli (EccL 36. 18), coloro che ci seguono per esser glorificati ". Dunque in questo benedetto centro della terra, viene benedetto il popolo di Dio mentre per la benedetta Madre di Dio, è a lui accetto. Che meraviglia se per Maria benedetta, diviene benedetta e accetta a Dio la creatura ragionevole, quando pure per lei viene benedetta ogni creatura ? Onde Anselmo esclamando dice (Orat. 52 circa medium): " O Vergine benedetta e sovrabenedetta ! per la cui benedizione si benedice ogni creatura, non solo la creatura dal Creatore, ma anche il Creatore dalla creatura.
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta perché per lei il Signore è benigno con l'uomo, non solo perché anche l'uomo è accettevole presso Dio, ma è benedetta pure perché per lei il diavolo è superabile dall'uomo; onde ella è raffigurata per quella Giuditta di cui dicesi nel capo 13° : A te benedì il Signore nella sua potenza, perché per tuo mezzo ridusse al niente i nemici nostri. I nemici nostri sono i demoni che la beata Vergine ridusse al niente, mentre ed in sé ed in molti altri distrusse le loro forze, come attesta S. Bernardo quando dice (Egbert. loc. cit. n. 5) : " Tu sei guerriera valorosa ; dinanzi a te fu messo in fuga tutto l'esercito delle spirituali nequizie ". Fuggiamo dunque, o fratelli, e rifugiamoci nel soccorso della Madre del Signore durante tutte le molestie è le tentazioni del diavolo. Essa infatti è terribile per i nemici delle nostre anime, come una ordinata armata di accampamenti (Cant. 6. 3). E poiché oh! molteplice è la nostra miseria per cui abbisogniamo della benedizione e della misericordia di Maria, perciò invochiamone la benedizione con S. Bernardo dicendo così (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 3); " Sia opera della tua pietà, o Vergine benedetta, manifestare al mondo la stessa grazia che tu presso Dio hai meritato, ottenendo con le tua sante preghiere ai rei il perdono, ai malati la salute, ai pusillanimi il coraggio, agli afflitti la consolazione, ai pellegrini il soccorso e la liberazione ". — Ecco, noi vediamo, o dolcissima Maria, che tu sei benedetta per la tua molteplice misericordia ; benedetta tu sei, dico, perché per te Dio si riconcilia con l'uomo, tu sei benedetta perché per te l'uomo diviene gradito a Dio, benedetta perché per te il diavolo viene vinto dall’uomo. Ohimè ! quanto lungi da questa benedizione di Maria è chiunque non è grato a Dio, chiunque è soggiogato dal diavolo, e perciò come tale da Dio sarà maledetto.
In 4° luogo riflettete, o carissimi, come veramente benedetta sia Maria per la sublimità della sua gloria, giusta il detto del capo terzo di Ezechiele : Benedetta la gloria del Signore nel suo proprio luogo. La gloria del Signore è la sua gloriosa Madre che è veramente benedetta per la gloria che ha nel suo duplice luogo ; è benedetta, dico, nel luogo ove presso di lei il Figlio suo riposò, cioè nel seno, benedetta è anche nel luogo ove essa presso di lui riposa ira cielo. Difatti l’uno e 1'altro è luogo degnissimo, come è chiaro per
S. Bernardo che dice così (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 1) : “ Né vi è nel mondo luogo più degno del tempio del seno verginale in cui Maria ricevé il Figlio dì Dio, né in cielo luogo più degno del trono regale su cui il Figlio innalzò Maria ". Benedetta dunque è Maria per la sua gloria, si benedetta per la sua gloria sublimissima, copiosissima, stabilissima ; benedetta, dico, per la sua gloria sublimissima per la dignità, benedetta per la sua gloria copiosissima per la immensità, benedetta per la sua gloria stabilissima per l'eternità. — Dico, o carissimi, che benedetta è Maria per la sua gloria eccellentissima per dignità. Poiché di questa benedizione può ripetersi il detto del Salmo: “ Benedirai alla corona dell’anno della tua benignità… Nota che vi è l'anno dell’equanimità, l'anno della severità e l’anno della benignità ! Il primo è l'anno dei combattenti nel mondo, il secondo dei piangenti nell'inferno, il terzo degli esultanti nel cielo. Il primo anno ha i giorni e le notti, il secondo ha solo le notti, il terzo ha solo i giorni. lo dico che il primo anno ha i giorni e le notti, cioè i buoni e i cattivi che sono insieme in questo mondo. Tanti poi sono i giorni e le notti in questo anno, quanti sono i buoni e i cattivi nel mondo. Il secondo anno ha le sole notti cioè i soli peccatori più tenebrosi delle notti. Tante poi sono le notti in questo anno, quanti sono i peccatori nell'inferno. Il terzo anno ha i soli giorni, cioè i soli buoni più lucenti del giorno. Tanti poi sono i giorni in questo anno, quanti sono i giusti in cielo. Nel primo anno dell’equanimità, i buoni e i cattivi equanimemente sono tollerati, nel secondo anno della severità i cattivi severissimamente sono tormentati, nel terzo anno della benignità i buoni benignissimamente sono coronati. Inoltre la benedetta corona di quest'anno è la benedetta Vergine Maria. Ella è la corona di tutti i giorni di quest’anno, poiché essa è la corona di tutti i Santi in cielo. La corona infatti suoi collocarsi sopra il capo ; così Maria è posta al di sopra del capo di tutti i Santi, oltre il capo di tutti i Santi è esaltata, come attesta S. Girolamo dicendo : " Meritò di essere esaltata sopra i cori degli angeli e sorpassò la natura della nostra umiltà ". Se il Figlio di Maria è la divina corona dei Santi, Maria ne è la sotto-corona, È chiaro dunque quanto sia sublimemente benedetta la nostra corona, la Madre nostra Maria. Tutti dunque seguiamo la tanto sublimemente benedetta, di cui S. Bernardo dice (Serm. 1 in Assunt. B. M. V. n. 1) : " Non abbiamo qui stabile dimora, ma ci incamminiamo verso quella a cui oggi giunse Maria benedetta ".
Similmente, o carissimi. Maria è benedetta non solo per la sua gloria eccellentissima per dignità, ma anche per la sua gloria copiosissima per immensità, la cui abbondanza è tanta che su tutti si diffonde ; e perciò giustamente da tutti si benedice, secondo ciò che di essa in figura si dice nel 15° capo di Giuditta : Benedirono lei tutti ad uria voce dicendo : Tu la gloria di Gerusalemme, tu la gioia di Israele, tu 1'onore del popolo nostro. Sì, tutti a lei benedirono ; nota che si dice - tutti - ; infatti tutti è parola universale che si riferisce ai tre nomi suddetti. Ed ecco come tre sono riferiti: Dio, 1'Angelo, l’uomo, che benedirono Maria. Si, Dio benedì Maria, la benedì il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, tutte e tre le Persone. Anche 1'Angelo benedì Maria : la benedì la prima gerarchia, la seconda, la terza, e tutti gli Angeli. L'uomo pure benedì Maria, i coniugati, le vedove, le vergini, tutti la benedirono, dicendo : Tu la gloria della Gerusalemme trionfante, cioè di tutti i Santi ; tu la gioia d'Israele che contempla Iddio, cioè di tutti gli Angeli ; tu l’onore del popolo pellegrino, cioè di tutti i giusti nel mondo. Benedetto sia dunque il tuo dolcissimo Figlio, o Maria, il quale per la tua abbondantissima benedizione tanti benefizi dispensa in cielo e in terra che e gli angeli e gli uomini possono giustamente congratularsi, dicendo con Anselmo (Arat. 52 ante medium) : “ Tutti questi grandi beni ci vennero per il benedetto frutto del benedetto seno di Maria benedetta ".
Similmente, o carissimi. Maria non solo è benedetta per la gloria sua sublimissima per dignità; non solo per la sua gloria copiosissima in immensità, ma è anche benedetta per la sua gloria stabilissima in eternità. Essa infatti è raffigurata per quella casa di cui nel 17° capo del 1° dei Paralipomeni si dice : Benedicendoti il Signore, sarai benedetta in eterno. Sì, in eterno, come pur nel salmo dìcesi (Psalm. 44. 3) : Per questo ti benedì Iddio in eterno. Così dunque, o dolcissima Vergine Maria, tu sei veramente benedetta fra le donne e sopra le donne, anzi anche sopra gli uomini e sopra gli angeli ; si, benedetta per la pienezza della grazia che hai trovato, benedetta per la nobiltà della persona che generasti, benedetta per la grandezza della misericordia che dispensasti, benedetta per l'immensità della gloria che ricevesti. Te noi invochiamo, te imploriamo, te preghiamo con S. Bernardo che supplicando a te benedetta, dice (Serm. 2 de Advent. Dom. n. 5) : " O benedetta, per la grazia che hai trovato, per il privilegio che hai meritato, per la misericordia che hai partorito, fa che colui che per tuo mezzo si degnò farsi partecipe dell’infermità e miseria nostra, per tuo mezzo pure metta anche noi a parte della sua beatitudine e della sua gloria. Così sia ".
8-13 Ottobre 4, 1907 La croce innesta la Divinità all’umanità.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando il mio solito stato di privazione, e quindi con poche sofferenze stavo dicendo tra me: “Non solo di Gesù sono priva, ma anche il bene delle sofferenze mi viene tolto. Oh! Dio, dovunque volete mettere ferro e fuoco e toccarmi le cose a me più care, e che formavano la mia stessa vita: Gesù e la croce. Se a Gesù sono abominevole per le mie ingratitudini, ha ragione che non viene, e tu, oh! croce, che ti ho fatto che così barbaramente mi hai lasciato? Ahi! forse non ti ho fatto buon viso quando sei venuta? Non ti trattavo come mia fedele compagna? Ahi! ricordo che ti amavo tanto, che non sapevo stare senza di te, e qualche volta ti preferivo allo stesso Gesù; io non sapevo che cosa mi avevi fatto che non sapevo stare senza di te, eppure mi hai lasciato? E’ vero che molti beni mi hai fatto, tu eri la via, la porta, la stanza, il segreto, la luce in cui trovavo Gesù, perciò ti amavo tanto, ed ora è tutto finito per me”. Mentre ciò pensavo, quando appena il benedetto Gesù è venuto, mi ha detto:
(2) “Figlia, la croce è parte della vita, e solo non l’ama chi non ama la propria vita, perché solo con la croce innestai la Divinità all’umanità perduta. E’ solo la croce che continua la Redenzione nel mondo, innestando chiunque la riceve nella Divinità; e chi non l’ama significa che non sa niente né di virtù, né di perfezione, né di amor di Dio, né di vera vita, succede come ad un ricco, che perdute le ricchezze, gli si presenta un mezzo come acquistarle di nuovo e forse di più; quanto non ama questo mezzo? E non mette forse la propria vita in questo mezzo per ritrovare la vita nelle ricchezze? Così è la croce, l’uomo era divenuto poverissimo, e la croce è il mezzo non solo per salvarlo dalla miseria, ma per arricchirlo di tutti i beni; perciò la croce è la ricchezza dell’anima”.
(3) Ed è scomparso, ed io sono rimasta più amareggiata, pensando alla perdita che avevo fatto.