Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 8 settembre 2025 - Natività Beata Vergine Maria (Letture di oggi)

Il mondo degli uomini diventerà  più umano solo quando, unitamente alla giustizia, nei rapporti reciproci o che ne plasmano il volto morale, introdurranno il momento del perdono che, per il Vangelo, è essenziale. Il perdono attesta che nel mondo è presente un amore più potente del peccato ed è la condizione fondamentale affinché gli uomini si riconciglino con Dio e fra di loro. (Santa Faustina Kowalska)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 4° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 12

1Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti.2E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali.3Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento.4Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse:5"Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?".6Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.7Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura.8I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me".
9Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.10I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro,11perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

12Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme,13prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:

'Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,'
il re d'Israele!

14Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:

15'Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.'

16Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.17Intanto la gente che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli rendeva testimonianza.18Anche per questo la folla gli andò incontro, perché aveva udito che aveva compiuto quel segno.19I farisei allora dissero tra di loro: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che il mondo gli è andato dietro!".

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù".22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora!28Padre, glorifica il tuo nome". Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".
29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato".30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi.31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me".33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.34Allora la folla gli rispose: "Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell'uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell'uomo?".35Gesù allora disse loro: "Ancora per poco tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va.36Mentre avete la luce credete nella luce, per diventare figli della luce".
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro.

37Sebbene avesse compiuto tanti segni davanti a loro, non credevano in lui;38perché si adempisse la parola detta dal profeta Isaia:

'Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
E il braccio del Signore a chi è stato rivelato?'

39E non potevano credere, per il fatto che Isaia aveva detto ancora:

40'Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!'

41Questo disse Isaia quando vide la sua gloria e parlò di lui.42Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma non lo riconoscevano apertamente a causa dei farisei, per non essere espulsi dalla sinagoga;43amavano infatti la gloria degli uomini più della gloria di Dio.
44Gesù allora gridò a gran voce: "Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato;45chi vede me, vede colui che mi ha mandato.46Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.47Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.48Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno.49Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare.50E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me".


Deuteronomio 1

1Queste sono le parole che Mosè rivolse a tutto Israele oltre il Giordano, nel deserto, nella valle dell'Araba, di fronte a Suf, tra Paran, Tofel, Laban, Cazerot e Di-Zaab.2Vi sono undici giornate dall'Oreb, per la via del monte Seir, fino a Kades-Barnea.3Nel quarantesimo anno, l'undicesimo mese, il primo giorno del mese, Mosè parlò agli Israeliti, secondo quanto il Signore gli aveva ordinato di dir loro.4Dopo aver sconfitto Sicon, re degli Amorrei, che abitava in Chesbon, e Og, re di Basan, che abitava in Astarot e in Edrei,5oltre il Giordano, nel paese di Moab, Mosè cominciò a spiegare questa legge:
6"Il Signore nostro Dio ci ha parlato sull'Oreb e ci ha detto: Avete dimorato abbastanza su questa montagna;7voltatevi, levate l'accampamento e andate verso le montagne degli Amorrei e in tutte le regioni vicine: la valle dell'Araba, le montagne, la Sefela, il Negheb, la costa del mare, nel paese dei Cananei e nel Libano, fino al grande fiume, il fiume Eufrate.8Ecco, io vi ho posto il paese dinanzi; entrate, prendete in possesso il paese che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri, Abramo, Isacco e Giacobbe, e alla loro stirpe dopo di essi.
9In quel tempo io vi ho parlato e vi ho detto: Io non posso da solo sostenere il carico del popolo.10Il Signore vostro Dio vi ha moltiplicati ed ecco oggi siete numerosi come le stelle del cielo.11Il Signore, Dio dei vostri padri, vi aumenti anche mille volte di più e vi benedica come vi ha promesso di fare.12Ma come posso io da solo portare il vostro peso, il vostro carico e le vostre liti?13Sceglietevi nelle vostre tribù uomini saggi, intelligenti e stimati, e io li costituirò vostri capi.

14Voi mi rispondeste: Va bene ciò che proponi di fare.15Allora presi i capi delle vostre tribù, uomini saggi e stimati, e li stabilii sopra di voi come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, capi di decine, e come scribi nelle vostre tribù.16In quel tempo diedi quest'ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di lui.17Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò.18In quel tempo io vi ordinai tutte le cose che dovevate fare.
19Poi partimmo dall'Oreb e attraversammo tutto quel deserto grande e spaventoso che avete visto, dirigendoci verso le montagne degli Amorrei, come il Signore nostro Dio ci aveva ordinato di fare, e giungemmo a Kades-Barnea.20Allora vi dissi: Siete arrivati presso la montagna degli Amorrei, che il Signore nostro Dio sta per darci.21Ecco il Signore tuo Dio ti ha posto il paese dinanzi; entra, prendine possesso, come il Signore Dio dei tuoi padri ti ha detto; non temere e non ti scoraggiare!22Voi vi accostaste a me tutti e diceste: Mandiamo uomini innanzi a noi, che esplorino il paese e ci riferiscano sul cammino per il quale noi dovremo salire e sulle città nelle quali dovremo entrare.23La proposta mi piacque e scelsi dodici uomini tra di voi, uno per tribù.24Quelli si incamminarono, salirono verso i monti, giunsero alla valle di Escol ed esplorarono il paese.25Presero con le mani i frutti del paese, ce li portarono e ci fecero questa relazione: È buono il paese che il Signore nostro Dio sta per darci.26Ma voi non voleste entrarvi e vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio;27mormoraste nelle vostre tende e diceste: Il Signore ci odia, per questo ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto per darci in mano agli Amorrei e per distruggerci.28Dove possiamo andare noi? I nostri fratelli ci hanno scoraggiati dicendo: Quella gente è più grande e più alta di noi; le città sono grandi e fortificate fino al cielo; abbiamo visto là perfino dei figli degli Anakiti.
29Allora dissi a voi: Non spaventatevi e non abbiate paura di loro.30Il Signore stesso vostro Dio, che vi precede, combatterà per voi, come ha fatto tante volte sotto gli occhi vostri in Egitto31e come ha fatto nel deserto, dove hai visto come il Signore tuo Dio ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui.32Nonostante questo, non aveste fiducia nel Signore vostro Dio33che andava innanzi a voi nel cammino per cercarvi un luogo dove porre l'accampamento: di notte nel fuoco, per mostrarvi la via dove andare, e di giorno nella nube.
34Il Signore udì le vostre parole, si adirò e giurò:35Nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri,36se non Caleb, figlio di Iefunne. Egli lo vedrà e a lui e ai suoi figli darò la terra che ha calcato, perché ha pienamente seguito il Signore.37Anche contro di me si adirò il Signore, per causa vostra, e disse: Neanche tu vi entrerai,38ma vi entrerà Giosuè, figlio di Nun, che sta al tuo servizio; incoraggialo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese.39E i vostri bambini, dei quali avete detto: Diventeranno oggetto di preda! e i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno; a loro lo darò ed essi lo possiederanno.40Ma voi volgetevi indietro e incamminatevi verso il deserto, in direzione del Mare Rosso.
41Allora voi mi rispondeste: Abbiamo peccato contro il Signore! Entreremo e combatteremo in tutto come il Signore nostro Dio ci ha ordinato. Ognuno di voi cinse le armi e presumeste di salire verso la montagna.42Il Signore mi disse: Ordina loro: Non salite e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sarete sconfitti davanti ai vostri nemici.43Io ve lo dissi, ma voi non mi ascoltaste; anzi vi ribellaste all'ordine del Signore, foste presuntuosi e osaste salire verso i monti.44Allora gli Amorrei, che abitano quella montagna, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api e vi batterono in Seir fino a Corma.45Voi tornaste e piangeste davanti al Signore; ma il Signore non diede ascolto alla vostra voce e non vi porse l'orecchio.46Così rimaneste in Kades molti giorni, per tutto il tempo in cui vi siete rimasti.


Salmi 91

1Tu che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori all'ombra dell'Onnipotente,
2di' al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido".

3Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
4Ti coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
5La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
6la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.

7Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire.
8Solo che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il castigo degli empi.
9Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora,
10non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
11Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
12Sulle loro mani ti porteranno
perché non inciampi nella pietra il tuo piede.
13Camminerai su aspidi e vipere,
schiaccerai leoni e draghi.

14Lo salverò, perché a me si è affidato;
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome.
15Mi invocherà e gli darò risposta;
presso di lui sarò nella sventura,
lo salverò e lo renderò glorioso.
16Lo sazierò di lunghi giorni
e gli mostrerò la mia salvezza.


Salmi 106

1Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la sua misericordia.
2Chi può narrare i prodigi del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?
3Beati coloro che agiscono con giustizia
e praticano il diritto in ogni tempo.

4Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
5perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.

6Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
7I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi,
non ricordarono tanti tuoi benefici
e si ribellarono presso il mare, presso il mar Rosso.
8Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza.

9Minacciò il mar Rosso e fu disseccato,
li condusse tra i flutti come per un deserto;
10li salvò dalla mano di chi li odiava,
li riscattò dalla mano del nemico.
11L'acqua sommerse i loro avversari;
nessuno di essi sopravvisse.
12Allora credettero alle sue parole
e cantarono la sua lode.

13Ma presto dimenticarono le sue opere,
non ebbero fiducia nel suo disegno,
14arsero di brame nel deserto,
e tentarono Dio nella steppa.
15Concesse loro quanto domandavano
e saziò la loro ingordigia.

16Divennero gelosi di Mosè negli accampamenti,
e di Aronne, il consacrato del Signore.
17Allora si aprì la terra e inghiottì Datan,
e seppellì l'assemblea di Abiron.
18Divampò il fuoco nella loro fazione
e la fiamma divorò i ribelli.

19Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
20scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
21Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
22prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
23E aveva già deciso di sterminarli,
se Mosè suo eletto
non fosse stato sulla breccia di fronte a lui,
per stornare la sua collera dallo sterminio.

24Rifiutarono un paese di delizie,
non credettero alla sua parola.
25Mormorarono nelle loro tende,
non ascoltarono la voce del Signore.
26Egli alzò la mano su di loro
giurando di abbatterli nel deserto,
27di disperdere i loro discendenti tra le genti
e disseminarli per il paese.

28Si asservirono a Baal-Peor
e mangiarono i sacrifici dei morti,
29provocarono Dio con tali azioni
e tra essi scoppiò una pestilenza.
30Ma Finees si alzò e si fece giudice,
allora cessò la peste
31e gli fu computato a giustizia
presso ogni generazione, sempre.

32Lo irritarono anche alle acque di Meriba
e Mosè fu punito per causa loro,
33perché avevano inasprito l'animo suo
ed egli disse parole insipienti.

34Non sterminarono i popoli
come aveva ordinato il Signore,
35ma si mescolarono con le nazioni
e impararono le opere loro.
36Servirono i loro idoli
e questi furono per loro un tranello.
37Immolarono i loro figli
e le loro figlie agli dèi falsi.
38Versarono sangue innocente,
il sangue dei figli e delle figlie
sacrificati agli idoli di Canaan;
la terra fu profanata dal sangue,
39si contaminarono con le opere loro,
si macchiarono con i loro misfatti.

40L'ira del Signore si accese contro il suo popolo,
ebbe in orrore il suo possesso;
41e li diede in balìa dei popoli,
li dominarono i loro avversari,
42li oppressero i loro nemici
e dovettero piegarsi sotto la loro mano.
43Molte volte li aveva liberati;
ma essi si ostinarono nei loro disegni
e per le loro iniquità furono abbattuti.
44Pure, egli guardò alla loro angoscia
quando udì il loro grido.
45Si ricordò della sua alleanza con loro,
si mosse a pietà per il suo grande amore.
46Fece loro trovare grazia
presso quanti li avevano deportati.
47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici di mezzo ai popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

48Benedetto il Signore, Dio d'Israele
da sempre, per sempre.
Tutto il popolo dica: Amen.


Geremia 6

1Mettetevi in salvo, figli di Beniamino,
fuori di Gerusalemme.
In Tekoa date fiato alle trombe;
innalzate segnali su Bet-Cherem,
perché dal settentrione si affaccia una sventura
e una grande rovina.
2È forse simile a un tenero prato
la figlia di Sion?
3Verso di essa muovono pastori
con i loro greggi;
le fissano le tende tutto intorno,
ognuno di loro pascola la sua parte.
4"Ingaggiate la santa battaglia contro di essa;
su, assaliamola in pieno giorno.
Noi sventurati! Già il giorno declina,
già si allungano le ombre della sera.
5Su, allora assaliamola di notte,
distruggiamo i suoi palazzi".
6Perché così dice il Signore degli eserciti:
"Tagliate i suoi alberi,
costruite un terrapieno davanti a Gerusalemme.
Essa è la città della menzogna,
in essa tutto è oppressione.
7Come una sorgente fa scorrere l'acqua,
così essa fa scorrere la sua iniquità.
Violenza e oppressione risuonano in essa,
dinanzi a me stanno sempre dolori e piaghe.
8Lasciati correggere, o Gerusalemme,
perché io non mi allontani da te
e non ti riduca a un deserto,
a una regione disabitata".
9Così dice il Signore degli eserciti:
"Racimolate, racimolate come una vigna
il resto di Israele;
stendi ancora la tua mano come un vendemmiatore
verso i suoi tralci".
10A chi parlerò
a chi scongiurerò perché mi ascoltino?
Ecco, il loro orecchio non è circonciso,
sono incapaci di prestare attenzione.
Ecco, la parola del Signore è per loro
oggetto di scherno; non la gustano.
11Io perciò sono pieno dell'ira del Signore,
non posso più contenerla.
"Riversala sui bambini nella strada,
e anche sull'adunanza dei giovani,
perché saranno presi insieme uomini e donne,
l'anziano e il decrepito.
12Le loro case passeranno a stranieri,
anche i loro campi e le donne,
perché io stenderò la mano
sugli abitanti di questo paese".
Oracolo del Signore.
13Perché dal piccolo al grande
tutti commettono frode;
dal profeta al sacerdote
tutti praticano la menzogna.
14Essi curano la ferita del mio popolo,
ma solo alla leggera, dicendo:
"Bene, bene!" ma bene non va,
15Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli,
ma non si vergognano affatto,
non sanno neppure arrossire.
"Per questo cadranno con le altre vittime,
nell'ora del castigo saranno prostrati", dice il Signore.
16Così dice il Signore:
"Fermatevi nelle strade e guardate,
informatevi circa i sentieri del passato,
dove sta la strada buona e prendetela,
così troverete pace per le anime vostre".
Ma essi risposero: "Non la prenderemo!".
17Io ho posto sentinelle presso di voi:
"Fate attenzione allo squillo di tromba".
Essi hanno risposto: "Non ci baderemo!".
18Per questo ascoltate, o popoli,
e sappi, o assemblea, ciò che avverrà di loro.
19Ascolta, o terra!
"Ecco, io mando contro questo popolo la sventura,
il frutto dei loro pensieri,
perché non hanno prestato attenzione alle mie parole
e hanno rigettato la mia legge.
20Perché mi offrite incenso portato da Saba
e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano?
I vostri olocausti non mi sono graditi
e non mi piacciono i vostri sacrifici".
21Perciò dice il Signore:
"Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo,
in esse inciamperanno insieme padri e figli;
vicini e amici periranno".

22Così dice il Signore:
"Ecco, un popolo viene da un paese del settentrione,
una grande nazione si muove dall'estremità della terra.
23Impugnano archi e lance;
sono crudeli, senza pietà.
Il loro clamore è quello di un mare agitato;
essi montano cavalli:
sono pronti come un solo guerriero alla battaglia
contro di te, figlia di Sion".
24"Abbiamo udito la loro fama,
ci sono cadute le braccia;
l'angoscia si è impadronita di noi,
come spasimo di partoriente".
25Non uscite nei campi
e non camminate per le strade,
perché la spada nemica
e il terrore sono tutt'intorno.
26Figlia del mio popolo, vestiti di sacco
e rotolati nella polvere.
Fa' lutto come per un figlio unico,
lamentati amaramente,
perché piomberà improvviso
il distruttore su di noi!
27Io ti ho posto come saggiatore fra il mio popolo,
perché tu conoscessi e saggiassi la loro condotta.
28Essi sono tutti ribelli,
spargono calunnie,
tutti sono corrotti.
29Il mantice soffia con forza,
il piombo è consumato dal fuoco;
invano si vuol raffinarlo a ogni costo,
le scorie non si separano.
30Scoria di argento si chiamano,
perché il Signore li ha rigettati.


Seconda lettera ai Corinzi 2

1Ritenni pertanto opportuno non venire di nuovo fra voi con tristezza.2Perché se io rattristo voi, chi mi rallegrerà se non colui che è stato da me rattristato?3Perciò vi ho scritto in quei termini che voi sapete, per non dovere poi essere rattristato alla mia venuta da quelli che dovrebbero rendermi lieto, persuaso come sono riguardo a voi tutti che la mia gioia è quella di tutti voi.4Vi ho scritto in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato, tra molte lacrime, però non per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'affetto immenso che ho per voi.
5Se qualcuno mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma in parte almeno, senza voler esagerare, tutti voi.6Per quel tale però è già sufficiente il castigo che gli è venuto dai più,7cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo forte.8Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la carità;9e anche per questo vi ho scritto, per vedere alla prova se siete effettivamente obbedienti in tutto.10A chi voi perdonate, perdono anch'io; perché quello che io ho perdonato, se pure ebbi qualcosa da perdonare, l'ho fatto per voi, davanti a Cristo,11per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni.

12Giunto pertanto a Tròade per annunziare il vangelo di Cristo, sebbene la porta mi fosse aperta nel Signore,13non ebbi pace nello spirito perché non vi trovai Tito, mio fratello; perciò, congedatomi da loro, partii per la Macedonia.
14Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero!15Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono;16per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita.
E chi è mai all'altezza di questi compiti?17Noi non siamo infatti come quei molti che mercanteggiano la parola di Dio, ma con sincerità e come mossi da Dio, sotto il suo sguardo, noi parliamo in Cristo.


Capitolo VIII: L’offerta di Cristo sulla croce e la donazione di noi stessi

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Parola del Diletto

Con le braccia stese sulla croce, tutto nudo il corpo, io offersi liberamente me stesso a Dio Padre, per i tuoi peccati, cosicché nulla fosse in me che non si trasformasse in sacrificio, per placare Iddio. Allo stesso modo anche tu devi offrire a me volontariamente te stesso, con tutte le tue forze e con tutto il tuo slancio, dal più profondo del cuore, in oblazione pura e santa. Che cosa posso io desiderare da te più di questo, che tu cerchi di offrirti a me interamente? Qualunque cosa tu mi dia, fuor che te stesso, l'ho per un nulla, perché io non cerco il tuo dono, ma te. Come non ti basterebbe avere tutto, all'infuori di me, così neppure a me potrebbe piacere qualunque cosa tu mi dessi, senza l'offerta di te. Offriti a me; da te stesso totalmente a Dio: così l'oblazione sarà gradita. Ecco, io mi offersi tutto al Padre, per te; diedi persino tutto il mio corpo e il mio sangue in cibo, perché io potessi essere tutto tuo e perché tu fossi sempre con me. Se tu, invece, resterai chiuso in te, senza offrire volontariamente te stesso secondo la mia volontà, l'offerta non sarebbe piena e la nostra unione non sarebbe perfetta. Perché, se vuoi giungere alla vera libertà e avere la mia grazia, ogni tuo atto deve essere preceduto dalla piena offerta di te stesso nelle mani di Dio. Proprio per questo sono così pochi coloro che raggiungono la luce e l'interiore libertà, perché non sanno rinnegare totalmente se stessi. Immutabili sono le mie parole: se uno non avrà rinunciato a "tutto, non potrà essere mio discepolo" (Lc 14,33). Tu, dunque, se vuoi essere mio discepolo, offriti a me con tutto il cuore.


LETTERA 62: Scritta verso la metà del 402. Alipio, Agostino e Sansucio si scusano col vescovo Severo per gli equivoci sorti a proposito di un certo chierico Timoteo

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta verso la metà del 402.

Alipio, Agostino e Sansucio si scusano col vescovo Severo per gli equivoci sorti a proposito di un certo chierico Timoteo (n. 1-2).

ALIPIO, AGOSTINO E SANSUCIO E I LORO FRATELLI INVIANO CRISTIANI SALUTI AL FELICISSIMO LORO SIGNORE, RISPETTOSAMENTE CARISSIMO E SINCERISSIMO FRATELLO E COLLEGA NELL'EPISCOPATO SEVERO E A TUTTI I FRATELLI CON LUI

Equivoci dolorosi.

1. Ci siamo recati a Subsana per fare indagini sui fatti accaduti in nostra assenza e contro la nostra volontà; alcuni si sono svolti realmente come ci era stato riferito, altri invece in modo diverso; tutti però sono deplorevoli e da sopportare. Con l'aiuto di Dio abbiamo cercato di porvi riparo non solo coi rimproveri, ma anche con le ammonizioni e con le preghiere. Quello che dopo la partenza della Santità tua ci ha recato maggior dolore è che i fratelli sono stati rimandati senza una guida per il viaggio; te ne chiediamo perdono, ma sappi che è stato fatto più per timidezza che per malvagità. Credendo infatti ch'essi erano stati mandati dal figlio nostro Timoteo soprattutto per eccitare lo sdegno della tua Carità contro di noi, e volendo essi d'altra parte lasciare tutto impregiudicato fino a quando, come essi speravano, saremmo arrivati noi insieme con te, avevano pensato che quelli non sarebbero partiti senza aver trovato una guida per il viaggio. Ma chi potrebbe dubitare che sia stata commessa una colpa? Di conseguenza era anche falsa la notizia data a Fossore che lo stesso Timoteo fosse già partito coi fratelli, ma essa non fu propalata dal prete; anzi ci fu provato con piena evidenza, nella misura che tali cose sogliono esserlo, che il fratello Carcedonio ne era del tutto all'oscuro.

Il giuramento di un chierico ad un vescovo non proprio.

2. Ma a che insistere e dilungarci su questi fatti? Il suddetto figlio nostro Timoteo, in preda al più vivo turbamento per essersi accorto con rammarico della tua inopinata esitazione ci dichiarò che, mentre cercavi di indurlo a servire Dio a Subsana, si fece uscire dalla bocca il giuramento che non si sarebbe mai separato da te. E allorché indagammo quale fosse la sua disposizione d'animo, rispose che quel giuramento gl'impediva di andare dove già da tempo lo avevamo destinato, potendo ormai star tranquillo soprattutto riguardo alla manifestazione della volontà. Gli spiegammo poi che non sarebbe stato colpevole di spergiuro, qualora, non per causa sua ma per causa tua e per evitare uno scandalo, non fosse potuto rimanere con te, dal momento che col suo giuramento poteva disporre della propria e non della tua volontà, anche perché, com'egli stesso ammise, tu non avevi prestato a lui alcun giuramento in ricambio; per questo alla fine affermò, come si conveniva a un servo di Dio e a un figlio della Chiesa, che avrebbe senz'altro eseguito qualunque disposizione fosse stata presa da noi con la Santità tua nei suoi riguardi. Ti preghiamo, quindi, e per la carità di Cristo scongiuriamo la tua Prudenza di ricordarti di tutto ciò che abbiamo detto e di darci una risposta che ci apporti gioia. Poiché tocca a noi più forti (seppure ci è lecito fare un'affermazione così audace fra tanti pericoli di tentazioni) di sopportare i pesi dei deboli, come dice l'Apostolo 1. Il fratello Timoteo non ha scritto alla Santità tua, perché il tuo santo fratello ti ha fatto già sapere tutto quel ch'é stato fatto. Ricordati di noi e riponi la tua gloria nel Signore, o felicissimo sìgnore e rispettosamente carissimo e sincerissimo fratello.

 

1 - Rm 15, 1.


10 - La santissima Trinità invia il santo arcangelo Gabriele ad annunziare a Maria santissima che è stata eletta madre di Dio.

La mistica Città di Dio - Libro terzo - Suor Maria d'Agreda

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109. Era deciso da infiniti secoli, ma celato nei segreti della Sapienza eterna, il tempo e l'ora conveniente in cui doveva manifestarsi nella carne il grande mistero della pietà, giustificato nello spirito, predicato agli uomini, svelato agli angeli e creduto nel mondo. Arrivò dunque la pienezza di questo tempo, che fino ad allora, benché pieno di profezie e promesse, era molto vuoto, perché gli mancava la pienezza di Maria santissima, per il cui volere e consenso tutti i secoli dovevano ricevere il loro compimento, che era il Verbo eterno incarnato, passibile e redentore. Questo mistero era preordinato prima dei secoli, affinché poi in essi si eseguisse per mano della nostra celeste Signora. Quindi, trovandosi già lei nel mondo, non si doveva più rimandare la redenzione umana e la venuta dell'Unigenito del Padre, perché ormai non era più necessario che egli prendesse come in prestito dimore straniere, potendo vivere stabilmente nella sua dimora, edificata ed arricchita con le sue stesse spese anticipate, assai meglio di quanto non lo fu il tempio di Salomone con quelle di suo padre Davide.

110. In questa pienezza del tempo, l'Altissimo decise d'inviare nel mondo il suo Unigenito. E comunicando - a nostro modo d'intendere o di parlare - i suoi eterni decreti con le profezie e le testimonianze fatte agli uomini fin dal principio, e tutto ciò con lo stato e la santità a cui aveva elevato Maria santissima, giudicò che tutto questo era appunto utile per l'esaltazione del suo santo nome, che era bene si manifestasse agli angeli l'esecuzione di questa sua eterna volontà e che per mezzo di loro s'incominciasse a mettere in opera. Così sua Maestà parlò al santo arcangelo Gabriele con quella voce o parola, con cui è solito far conoscere a quegli spiriti celesti la sua santa volontà. Generalmente li illumina a cominciare da quelli superiori, perché questi poi purifichino e illuminino quelli inferiori secondo il loro ordine, fino ad arrivare agli ultimi, manifestando gli uni agli altri ciò che Dio ha rivelato ai primi. Tuttavia, in questa circostanza non fu così; infatti, questo santo arcangelo ricevette l'incarico direttamente ed immediatamente dal Signore.

111. All'ispirazione della volontà divina san Gabriele, come ai piedi del trono, si presentò pronto ed attento all'essere immutabile dell'Altissimo. Sua Maestà in persona gli manifestò il messaggio che doveva portare a Maria santissima e le parole precise con le quali doveva salutarla e parlaile; quindi il primo autore di tali parole fu Dio stesso, che le formò nella sua mente divina, da qui passarono al santo arcangelo e per mezzo di lui a Maria purissima. Insieme a queste parole, il Signore rivelò al santo principe Gabriele molti ed imperscrutabili misteri circa l'incarnazione; la santissima Trinità gli comandò che andasse ed annunciasse alla celeste Signora che la sceglieva fra le donne perché fosse madre del Verbo eterno e lo concepisse nel suo grembo verginale per opera dello Spirito Santo, restando sempre vergine. Inoltre il Signore gli rivelò tutto il resto che doveva svelare alla sua grande regina e signora e di cui doveva parlare con lei.

112. Subito sua divina Maestà manifestò a tutti gli altri angeli che era giunto il tempo della redenzione umana e che decideva di scendere nel mondo senza aspettare oltre, poiché aveva già preparato e adornato come madre sua Maria santissima, come aveva fatto alla loro presenza, dandole questa suprema dignità. Gli spiriti divini udirono la voce del loro Creatore e, con incòmparabile gaudio e rendimento di grazie per il compimento della sua eterna e perfetta volontà, cantarono nuovi inni di lode, ripetendo sempre quel cantico di Sion: «Santo, santo, santo, sei tu, o Dio e Signore degli eserciti. Giusto, potente sei, o Signore e Dio nostro, che abiti nelle altezze e chini lo sguardo sugli umili della terra 7 . Ammirabili sono tutte le tue opere, o Altissimo, e sublimi i tuoi pensieri».

113. Intanto l'augusto principe Gabriele, obbedendo con straordinario giubilo all'ordine divino, scese dal cielo, accompagnato da migliaia di angeli bellissimi, che lo seguivano in forma visibile. L'aspetto di questo grande messaggero era come quello di un giovane nobilissimo e di rara bellezza: il suo viso era splendente e irradiava raggi vivissimi, il suo aspetto grave e maestoso, i suoi passi misurati, i gesti composti, le sue parole ponderate e penetranti. In tutto, insomma, tra il severo e il cortese, mostrava di avere un che di divino più degli altri angeli che la gloriosa Signora aveva visto fino ad allora in quella forma. Portava un diadema di singolare splendore e le sue vesti, lunghe e maestose, erano di vari colori, smagliantì e rifulgenti; sul petto portava come incastonata una croce bellissima, che manifestava il mistero dell'incarnazione a cui il suo annuncio si riferiva. Tutte queste circostanze contribuirono ad aumentare ancora di più l'attenzione e il desiderio della prudentissima Regina.

114. Tutto questo esercito celestiale, col suo principe e capo san Gabriele, indirizzò il suo volo verso Nazaret, città della Galilea, e verso l'abitazione di Maria santissima, che era una casa umile; la sua stanza era stretta e priva degli ornamenti che usa il mondo per nascondere la sua meschinità e la sua mancanza di beni più grandi. Maria santissima aveva allora quattordici anni, sei mesi e diciassette giorni, perché li aveva compiuti l'8 settembre e da quel giorno fino a questo, in cui si compì il più grande dei misteri che Dio abbia operato nel mondo, erano trascorsi sei mesi e diciassette giorni.

115. La giovane signora era di bell'aspetto e più alta di quanto siano comunemente le altre donne in quell'età, il suo corpo era proporzionato e perfetto. Il viso era più lungo che rotondo, però grazioso, non magro né grasso; il colorito bruno chiaro, la fronte spaziosa e proporzionata. Le sopracciglia erano ad arco perfettissimo, gli occhi, grandi e seri, d'incredibile ed indicibile bellezza, avevano un colore tra il nero e il verde scuro; lo sguardo era limpido e dolce. Il naso era diritto e perfetto, la bocca piccola, le labbra erano vermiglie, non eccessivamente sottili ma neanche grosse. Tutta la sua persona, insomma, in questi doni di natura era ta]mente proporzionata e bella che nessun'altra creatura umana lo fu mai tanto. Guardarla suscitava nello stesso tempo gioia e rispetto, tenerezza e timore reverenziale; attraeva il cuore e lo tratteneva in una soave venerazione, induceva a lodarla, ma subito la sua maestà e le sue molte grazie e perfezioni lasciavano senza parole, e procurava effetti divini, che non si possono facilmente spiegare, in tutti quelli che la contemplavano. Essi si sentivano il cuore ricolmo di influssi celesti e in balia di movimenti divini, che li sollevavano a Dio.

116. Il suo abbigliamento era umile, povero, di colore argenteo scuro o grigio come cenere, composto senza civetteria, anzi con somma modestia. Avvicinandosi l'ora delrannuncio del cielo, la grande Regina, che ne era ignara, stava in altissima contemplazione dei misteri che l'Altissimo aveva rinnovato in lei con tanti favori nei nove gioini precedenti. Assicurata dal medesimo Signore - come si è detto - che il suo Unigenito sarebbe disceso ben presto a prendere forma umana, ella se ne stava tutta fervorosa ed allegra, confidando in questa parola. Rinnovando i suoi desideri umili e ardenti, diceva nel suo cuore: «È possibile che sia già venuto il tempo tanto fortunato in cui il Verbo dell'eterno Padre scenderà per nascere e vivere fra gli uomini 8 , e che il mondo lo venga a possedere? È possibile che i mortali lo debbano vedere con gli occhi del corpo 9 , e che debba nascere quella luce inaccessibile per illuminare quelli che stanno nelle tenebre? Oh, chi meriterà di vederlo e conosceilo? Oh, chi potrà baciare la terra dove poserà i suoi piedi divini?».

117. «Si rallegrino i cieli, esulti la terra, e tutti eternamente lo benedicano e lo lodino, poiché la loro felicità eterna è ormai vicina. Rallegratevi, o figli di Adamo, afflitti sì per la colpa, ma creature del mio diletto, perché presto solleverete il capo e scuoterete il giogo della vostra antica schiavitù. Già si avvicina la vostra redenzione, giàviene la vostra salvezza. Rallegratevi, antichi Padri, Profeti e giusti che tutti aspettate nel seno di Abramo, trattenuti nel limbo, poiché assai presto verrà la vostra consolazione, e il vostro Redentore, bramato e promesso, non tarderà oltre. Magnifichiamolo dunque tutti e cantiamo inni di lode. Oh, fossi io serva delle sue serve! Oh, fossi schiava di colei che Isaia indicò come sua madre! O Emmanuele, vero Dio e vero uomo! O chiave di Davide, che devi aprire i cieli! O sapienza eterna! O legislatore della nuova Chiesa! Vieni, Signore, vieni a noi; libera dalla schiavitù il tuo popolo, e ogni mortale veda la tua salvezza!».

118. Nell'ora appunto in cui giunse l'angelo san Gabriele, Maria santissima stava presentando al Padre queste e molte altre suppliche, che la mia lingua non è in grado di riportare. Era purissima nell'anima, perfettissima nel corpo, nobilissima nei pensieri, eccellentissima in santità, colma di grazie e tutta tanto divinizzata e gradita agli occhi di Dio, che a ragione poté essere sua degna madre ed efficace strumento per farlo uscire dal seno del Padre ed attirarlo nel suo grembo verginale. Ella fu il potente mezzo della nostra redenzione e per molti motivi ne siamo a lei debitori. Per questo merita che tutte le nazioni e le generazioni la benedicano e la lodino eternamente. Quello poi che avvenne quando entrò il messaggero celeste, lo dirò nel capitolo seguente.

119. Qui accenno solamente una cosa degna di meraviglia, che cioè Dio lasciò questa celeste Signora nell'essere e nello stato comune delle virtù, di cui ho pailato nella prima parte, sia perché ricevesse l'annuncio del santo arcangelo, sia per l'effetto stesso di questo mistero così alto, che si doveva compiere in lei. Così dispose l'Altissimo, perché l'incarnazione si doveva operare come mistero di fede, intervenendo in essa le opere di questa virtù con quelle della speranza e della carità; il Signore, dunque, la lasciò in esse, affinché credesse e sperasse nella parola divina. Inoltre, a questi atti seguì poi ciò che presto dirò con l'inadeguatezza dei miei tennini e le mie limitate capacità, mentre la grandezza dei misteri mi rende sempre più inadatta a spiegarli.

 

Insegnamento della Regina e signora del cielo

 

120. Figlia mia, con speciale affetto ti manifesto ora la mia volontà e il desiderio che tu ti renda degna della mia conversazione intima e familiare con Dio e che perciò ti disponga con grande diligenza e sollecitudine, sia piangendo le tue colpe, sia dimenticando e rinnegando tutto ciò che èvisibile, in modo che per te non immagini ormai più altra cosa al di fuori di Dio. A tale scopo, ti conviene mettere in pratica tutto l'insegnamento che fino ad ora ti ho dato e quello che dovrai scrivere in avvenire, come ti manifesterò. Io ti guiderò insegnandoti come ti devi comportare in questa familiarità e vita con lui, usando dei favori che riceverai dalla sua benignità per concepiflo nel tuo grembo mediante la fede, la luce e la grazia che ti darà. Quindi, se non ti prepari prima attenendoti a queste indicazioni, non potrai conseguire l'adempimento dei tuoi desideri, né io il frutto del mio insegnamento, che ti do come tua maestra.

121. Giacché trovasti, senza meritarlo, il tesoro nascosto e la peila preziosa 16 dell'ammaestramento che ti sto dando, disprezza quant'altro potresti avere, per acquistare solamente questa peila d'inestimabile valore, perché insieme con essa riceverai tutti i beni, ti renderai degna dell'intima amicizia del Signore e meriterai che egli faccia del tuo cuore la sua eterna dimora. In cambio di questa grande fortuna, voglio che tu muoia ad ogni cosa terrena, offrendo la tua volontà con amore riconoscente, e che a mia imitazione tu sia talmente umile da rimanere intimamente persuasa che non vali, non puoi e non meriti niente e non sei nemmeno degna di essere accettata come schiava delle serve di Cristo.

122. Rifletti quanto io ero lontana dall'immaginare la dignità di madre di Dio che l'Altissimo mi preparava; ciò anche quando già mi aveva promesso che in breve sarebbe venuto nel mondo e mi induceva a desiderare questa sua venuta con sentimenti d'amore tali che il giorno prima di questo prodigioso avvenimento, essendo il mio cuore preso da queste angosce amorose, mi pareva di doverne morire, se la divina provvidenza non mi avesse confortata. Da una parte dilatavo il mio cuore, sicura com ero che ben presto l'Unigenito del Padre sarebbe disceso dal cielo, ma dall'altra la mia umiltà m'induceva a pensare che forse il mio vivere nel mondo ritardava la sua venuta. Considera dunque, o carissima, la profonda umiltà del mio cuore, e quale esempio sia questo per te e per tutti i mortali! Ma poiché ti riesce difficile comprendere una così alta sapienza e scrivere di essa, contemplami nel Signore: alla sua luce divina potrai meditare e comprendere meglio le mie azioni perfettissime; fa' in modo d'imitarle, seguendo le mie orme.


18 febbraio 1942

Madre Pierina Micheli

La notte dal 16 al 17 fui presa da gran freddo, non potevo muovermi e mi sentivo come ossessionata. Bestemmie, imprecazioni al S. Volto disperazione... facevo atti di abbandono procurando di mantenermi in calma. Alle 4 mi levai, e mentre scendevo per portarmi in Cappella il nemico si prendeva burla di me... entrata, trovai l'altarino che aveva preparato al S. Volto, tutto sfatto. A terra le colonne, i fiori, i vasi, ma nulla di rotto. In preda a tanta pena accomodai tutto e poi m'inginocchiai a dar sfogo al mio dolore con Gesù. Mi sentii come rapita, e Gesù appoggiato al mio cuore mi parlava dolcemente: NON AFFLIGGERTI PER QUANTO HA FATTO IL NEMICO IO TRO­VO IN TE LE MIE COMPIACENZE; E IN UNA GRANDE LUCE CHE USCIVA DAL SUO VOLTO VEDEVO TANTE ANIME - GESÙ CONTINUAVA: SONO TUTTE ANIME ILLUMINATE DALLE TUE SOFFERENZE DI QUESTA NOVENA. Io lottavo con Gesù perché non voleva vedere, ma Gesù insisteva:

ANCH'IO VOGLIO AVERE LA GIOIA DI CONSOLARTI. I CIE­CHI SONO TANTI, NON TUTTI VOGLIONO ESSERE ILLUMI­NATI, MA È PERCHÉ POCHE SONO LE ANIME CHE MI LA­SCIANO FARE LIBERAMENTE, e l'anima mia fu come inabissata in un oceano di amore. Quando mi riebbi una pace profonda invadeva tutto l'animo mio. Quanto mi commuove la bontà di Gesù verso la più miserabile creatura, che non ha altro che un cuore desideroso di amarLo e una volontà, per sua grazia, risoluta a non voler altro che la Sua Volontà! non ho che abbandonarmi a Lui e lasciarLo agire... sono così debole, in certi momenti...