Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Quando un vaso è pieno, tutto ciò che vi si versa in più va perduto. Chi è pieno delle cose temporali, non può venir riempito della conoscenza della volontà  di Dio. Chi ne vuole essere pieno, è necessario che venga prima condotto nel deserto: là  potrà  sentire il soffio di una brezza leggera che penetra nel suo cuore, e così sarà  riempito della conoscenza della divina volontà . (Sant'Antonio di Padova)

Liturgia delle Ore - Letture

Martedi della 4° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 27

1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire.2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani4dicendo: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente". Ma quelli dissero: "Che ci riguarda? Veditela tu!".5Ed egli, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi.6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: "Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue".7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri.8Perciò quel campo fu denominato "Campo di sangue" fino al giorno d'oggi.9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: 'E presero trenta denari d'argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato,10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.'

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l'interrogò dicendo: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose "Tu lo dici".12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla.13Allora Pilato gli disse: "Non senti quante cose attestano contro di te?".14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore.
15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba.17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: "Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?".18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua".20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù.21Allora il governatore domandò: "Chi dei due volete che vi rilasci?". Quelli risposero: "Barabba!".22Disse loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?". Tutti gli risposero: "Sia crocifisso!".23Ed egli aggiunse: "Ma che male ha fatto?". Essi allora urlarono: "Sia crocifisso!".
24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!".25E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli".26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte.28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: "Salve, re dei Giudei!".30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,34gli 'diedero da bere vino' mescolato con 'fiele'; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere.35Dopo averlo quindi crocifisso, 'si spartirono le' sue 'vesti tirandole a sorte'.36E sedutisi, gli facevano la guardia.37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "'Questi è Gesù, il re dei Giudei'".
38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

39E quelli che passavano di là lo insultavano 'scuotendo il capo' e dicendo:40"Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!".41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano:42"Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.43'Ha confidato in Dio; lo liberi lui' ora, 'se gli vuol bene'. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!".44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: "'Elì, Elì, lemà sabactàni?'", che significa: "'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'".47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: "Costui chiama Elia".48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala 'di aceto', la fissò su una canna e così gli 'dava da bere'.49Gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!".50E Gesù, emesso un alto grido, spirò.
51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono.53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: "Davvero costui era Figlio di Dio!".
55C'erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatéa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù.58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato.59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò.61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l'altra Maria.

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo:63"Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò.64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!".65Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete".66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.


Primo libro di Samuele 4

1ae la parola di Samuele giunse a tutto Israele [c. 3]1bLa parola di Samuele si rivolse a tutto Israele.
In quei giorni i Filistei si radunarono per combattere contro Israele. Allora Israele scese in campo a dar battaglia ai Filistei. Essi si accamparono presso Eben-Ezer mentre i Filistei s'erano accampati in Afèk.2I Filistei si schierarono per attaccare Israele e la battaglia divampò, ma Israele ebbe la peggio di fronte ai Filistei e caddero sul campo, delle loro schiere, circa quattromila uomini.
3Quando il popolo fu rientrato nell'accampamento, gli anziani d'Israele si chiesero: "Perché ci ha percossi oggi il Signore di fronte ai Filistei? Andiamo a prenderci l'arca del Signore a Silo, perché venga in mezzo a noi e ci liberi dalle mani dei nostri nemici".4Il popolo mandò subito a Silo a prelevare l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini: c'erano con l'arca di Dio i due figli di Eli, Cofni e Pìncas.5Non appena l'arca del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra.6Anche i Filistei udirono l'eco di quell'urlo e dissero: "Che significa il risuonare di quest'urlo così forte nell'accampamento degli Ebrei?". Poi vennero a sapere che era arrivata nel loro campo l'arca del Signore.7I Filistei ne ebbero timore e si dicevano: "È venuto il loro Dio nel loro campo!", ed esclamavano: "Guai a noi, perché non è stato così né ieri né prima.8Guai a noi! Chi ci libererà dalle mani di queste divinità così potenti? Queste divinità hanno colpito con ogni piaga l'Egitto nel deserto.9Risvegliate il coraggio e siate uomini, o Filistei, altrimenti sarete schiavi degli Ebrei, come essi sono stati vostri schiavi. Siate uomini dunque e combattete!".10Quindi i Filistei attaccarono battaglia, Israele fu sconfitto e ciascuno fu costretto a fuggire nella sua tenda. La strage fu molto grande: dalla parte d'Israele caddero tremila fanti.11In più l'arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Cofni e Pìncas, morirono.
12Uno della tribù di Beniamino fuggì dalle file e venne a Silo il giorno stesso, con le vesti stracciate e polvere sul capo.13Mentre giungeva, ecco Eli stava sul sedile presso la porta e scrutava la strada di Mizpa, perché aveva il cuore in ansia per l'arca di Dio. Venne dunque l'uomo e diede l'annuncio in città e tutta la città alzò lamenti.14Eli, sentendo il rumore delle grida, si chiese: "Che sarà questo grido di tumulto?". Intanto l'uomo si avanzò in gran fretta e narrò a Eli ogni cosa.15Eli era vecchio di novantotto anni, aveva gli occhi rigidi e non poteva più vedere.16Disse dunque quell'uomo a Eli: "Sono giunto dal campo. Sono fuggito oggi dalle schiere dei combattenti". Eli domandò: "Che è dunque accaduto, figlio mio?".17Rispose il messaggero: "Israele è fuggito davanti ai Filistei e nel popolo v'è stata grande strage; inoltre i tuoi due figli Cofni e Pìncas sono morti e l'arca di Dio è stata presa!".18Appena ebbe accennato all'arca di Dio, Eli cadde all'indietro dal sedile sul lato della porta, batté la nuca e morì, perché era vecchio e pesante. Egli aveva giudicato Israele per quarant'anni.
19La nuora di lui, moglie di Pìncas, incinta e prossima al parto, quando sentì la notizia che era stata presa l'arca di Dio e che erano morti il suocero e il marito, s'accosciò e partorì, colta dalle doglie.20Mentre era sul punto di morire, le dicevano quelle che le stavano attorno: "Non temere, hai partorito un figlio". Ma essa non rispose e non ne fece caso.21Ma chiamò il bambino Icabod, cioè: "Se n'è andata lungi da Israele la gloria!" riferendosi alla cattura dell'arca di Dio e al suocero e al marito.22La donna disse: "Se n'è andata lungi da Israele la gloria", perché era stata presa l'arca di Dio.


Siracide 33

1Chi teme il Signore non incorre in alcun male,
se subisce tentazioni, ne sarà liberato di nuovo.
2Un uomo saggio non detesta la legge,
ma l'ipocrita a suo riguardo è come una nave nella
tempesta.
3L'uomo assennato ha fiducia nella legge,
la legge per lui è degna di fede come un oracolo.
4Prepàrati il discorso, così sarai ascoltato;
concatena il tuo sapere e poi rispondi.
5Ruota di carro il sentimento dello stolto,
il suo ragionamento è come l'asse che gira.
6Come uno stallone è un amico beffardo,
nitrisce sotto chiunque lo cavalca.

7Perché un giorno è più importante d'un altro?
Eppure la luce di ogni giorno dell'anno viene dal sole.
8Essi sono distinti secondo il pensiero del Signore
che ha variato le stagioni e le feste.
9Alcuni giorni li ha nobilitati e santificati,
altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari.
10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere
e dalla terra fu creato Adamo.
11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza,
ha assegnato loro diversi destini.
12Alcuni li ha benedetti ed esaltati,
altri li ha santificati e avvicinati a sé,
altri li ha maledetti e umiliati
e li ha scacciati dalle loro posizioni.
13Come l'argilla nelle mani del vasaio
che la forma a suo piacimento,
così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati,
per retribuirli secondo la sua giustizia.
14Di fronte al male c'è il bene,
di fronte alla morte, la vita;
così di fronte al pio il peccatore.
15Considera perciò tutte le opere dell'Altissimo;
due a due, una di fronte all'altra.
16Io mi sono dedicato per ultimo allo studio,
come un racimolatore dietro i vendemmiatori.
17Con la benedizione del Signore ho raggiunto lo scopo,
come un vendemmiatore ho riempito il tino.
18Badate che non ho faticato solo per me,
ma per quanti ricercano l'istruzione.
19Ascoltatemi, capi del popolo,
e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.

20Al figlio e alla moglie, al fratello e all'amico
non dare un potere su di te finché sei in vita.
Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle.
21Finché vivi e c'è respiro in te,
non abbandonarti in potere di nessuno.
22È meglio che i figli ti preghino
che non rivolgerti tu alle loro mani.
23In tutte le azioni sii sempre superiore,
non permettere che si offuschi la tua fama.
24Quando finiranno i giorni della tua vita,
al momento della morte, assegna la tua eredità.

25Foraggio, bastone e pesi per l'asino;
pane, castigo e lavoro per lo schiavo.
26Fa' lavorare il tuo servo, e potrai trovare riposo,
lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.
27Giogo e redini piegano il collo;
per lo schiavo cattivo torture e castighi.
28Fallo lavorare perché non stia in ozio,
poiché l'ozio insegna molte cattiverie.
29Obbligalo al lavoro come gli conviene,
e se non obbedisce, stringi i suoi ceppi.
30Non esagerare con nessuno;
non fare nulla senza giustizia.
31Se hai uno schiavo, sia come te stesso,
poiché l'hai acquistato con il sangue.
32Se hai uno schiavo, trattalo come fratello,
perché ne avrai bisogno come di te stesso,
33Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,
per quale strada andrai a ricercarlo?


Salmi 33

1Esultate, giusti, nel Signore;
ai retti si addice la lode.
2Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
3Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

4Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
5Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
6Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
7Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

8Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
9perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
10Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
11Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

12Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
13Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
14Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
15lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

16Il re non si salva per un forte esercito
né il prode per il suo grande vigore.
17Il cavallo non giova per la vittoria,
con tutta la sua forza non potrà salvare.
18Ecco, l'occhio del Signore veglia su chi lo teme,
su chi spera nella sua grazia,
19per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

20L'anima nostra attende il Signore,
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
21In lui gioisce il nostro cuore
e confidiamo nel suo santo nome.
22Signore, sia su di noi la tua grazia,
perché in te speriamo.


Isaia 52

1Svegliati, svegliati,
rivestiti della tua magnificenza, Sion;
indossa le vesti più belle,
Gerusalemme, città santa;
perché mai più entrerà in te
il non circonciso né l'impuro.
2Scuotiti la polvere, alzati, Gerusalemme schiava!
Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion!

3Poiché dice il Signore: "Senza prezzo foste venduti e sarete riscattati senza denaro".
4Poiché dice il Signore Dio: "In Egitto è sceso il mio popolo un tempo per abitarvi come straniero; poi l'Assiro senza motivo lo ha oppresso.5Ora, che faccio io qui? - oracolo del Signore - Sì, il mio popolo è stato deportato per nulla! I suoi dominatori trionfavano - oracolo del Signore - e sempre, tutti i giorni il mio nome è stato disprezzato.6Pertanto il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: Eccomi qua".

7Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero di lieti annunzi
che annunzia la pace,
messaggero di bene che annunzia la salvezza,
che dice a Sion: "Regna il tuo Dio".
8Senti? Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme gridano di gioia,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore in Sion.
9Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
10Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutti i popoli;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
11Fuori, fuori, uscite di là!
Non toccate niente d'impuro.
Uscite da essa, purificatevi,
voi che portate gli arredi del Signore!
12Voi non dovrete uscire in fretta
né andarvene come uno che fugge,
perché davanti a voi cammina il Signore,
il Dio di Israele chiude la vostra carovana.

13Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e molto innalzato.
14Come molti si stupirono di lui
- tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo -
15così si meraviglieranno di lui molte genti;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai ad essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.


Prima lettera ai Corinzi 14

1Ricercate la carità. Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia.2Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose.3Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto.4Chi parla con il dono delle lingue edifica se stesso, chi profetizza edifica l'assemblea.5Vorrei vedervi tutti parlare con il dono delle lingue, ma preferisco che abbiate il dono della profezia; in realtà è più grande colui che profetizza di colui che parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti, perché l'assemblea ne riceva edificazione.
6E ora, fratelli, supponiamo che io venga da voi parlando con il dono delle lingue; in che cosa potrei esservi utile, se non vi parlassi in rivelazione o in scienza o in profezia o in dottrina?7È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra?8E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?9Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento!10Nel mondo vi sono chissà quante varietà di lingue e nulla è senza un proprio linguaggio;11ma se io non conosco il valore del suono, sono come uno straniero per colui che mi parla, e chi mi parla sarà uno straniero per me.
12Quindi anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di averne in abbondanza, per l'edificazione della comunità.13Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare.14Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto.15Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l'intelligenza.16Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l'Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici?17Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l'altro non viene edificato.18Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi;19ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.
20Fratelli, non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia, ma uomini maturi quanto ai giudizi.21Sta scritto nella Legge:

'Parlerò a questo popolo in altre lingue
e con labbra di stranieri,
ma neanche' così mi 'ascolteranno',

dice il Signore.22Quindi le lingue non sono un segno per i credenti ma per i non credenti, mentre la profezia non è per i non credenti ma per i credenti.23Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi?24Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti;25sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.

26Che fare dunque, fratelli? Quando vi radunate ognuno può avere un salmo, un insegnamento, una rivelazione, un discorso in lingue, il dono di interpretarle. Ma tutto si faccia per l'edificazione.27Quando si parla con il dono delle lingue, siano in due o al massimo in tre a parlare, e per ordine; uno poi faccia da interprete.28Se non vi è chi interpreta, ciascuno di essi taccia nell'assemblea e parli solo a se stesso e a Dio.29I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino.30Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia:31tutti infatti potete profetare, uno alla volta, perché tutti possano imparare ed essere esortati.32Ma le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti,33perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace.
34Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.35Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.
36Forse la parola di Dio è partita da voi? O è giunta soltanto a voi?37Chi ritiene di essere profeta o dotato di doni dello Spirito, deve riconoscere che quanto scrivo è comando del Signore;38se qualcuno non lo riconosce, neppure lui è riconosciuto.39Dunque, fratelli miei, aspirate alla profezia e, quanto al parlare con il dono delle lingue, non impeditelo.40Ma tutto avvenga decorosamente e con ordine.


Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace

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1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.  

2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.


LETTERA 217: Agostino protesta contro Vitale di Cartagine, il quale affermava che l'inizio della fede non è un dono di Dio.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse tra il 426/428.

Agostino protesta contro Vitale di Cartagine, il quale affermava che l'inizio della fede non è un dono di Dio (nn. 1-5); lo confuta con la norma che regola le preghiere della Chiesa (nn. 6-11); propone dodici regole della fede cattolica sulla grazia di Dio, dandone ampia spiegazione (nn. 12-29) e affermando che la volontà umana è preceduta dalla grazia per poter volere il bene (n. 30).

Agostino vescovo, servo di Cristo e, in nome di Lui, servo dei suoi servi, invia cristiani saluti al fratello Vitale

Dono di Dio è credere in Lui e al Vangelo.

1. 1. Dacché mi sono giunte notizie non belle sul tuo conto, ho pregato il Signore e, finché non ne riceverò di buone, non cesserò di pregarlo, che tu non solo non accolga la presente con disprezzo, ma la legga traendone giovamento spirituale. Se Dio esaudirà questa orazione che faccio per te, mi concederà altresì di offrire l'orazione di grazie riguardo a te. Se otterrò questa grazia, tu non avrai certamente nulla da dire contro il preambolo di questa mia lettera. Ecco che cosa chiedo per te nelle mie preghiere: che tu abbia la retta fede. Se dunque non ti dispiace che noi chiediamo ciò nelle nostre preghiere per i nostri cari, se riconosci che questa è una preghiera cristiana, se ti ricordi d'aver chiesto anche tu nelle tue preghiere tali cose per i tuoi cari, oppure hai la consapevolezza che avresti dovuto chiederle nelle tue preghiere, perché mai affermi ciò che sento dire che vai dicendo, cioè: " Il credere in Dio e l'aderire al Vangelo non è un dono di Dio, ma un atto esclusivamente personale nostro, cioè della nostra propria volontà senza che Dio lo produca nel nostro cuore "? Se inoltre a proposito di questa tua affermazione senti rivolgerti la domanda: " Cosa dunque significa ciò che dice l'Apostolo: È Dio a produrre in voi non solo il volere ma anche l'agire 1 "? tu rispondi così: " Dio fa che noi vogliamo per mezzo della sua Legge e delle sue Scritture da noi lette o ascoltate, ma che noi acconsentiamo o non acconsentiamo ai suoi precetti è talmente in nostro potere che, se vogliamo, lo facciamo, se invece non lo vogliamo, facciamo in modo che l'azione di Dio in noi non abbia alcun effetto. Egli infatti - tu affermi - agisce, per quanto è in suo potere, per indurci a volere, facendoci conoscere i suoi precetti, ma se noi non vogliamo sottometterci ad essi, noi facciamo sì che la sua azione in noi non approdi a nulla ". Se affermi ciò, contraddici alle nostre preghiere.

La norma del credere legata alla preghiera ecclesiale.

1. 2. Ma allora afferma molto chiaramente che non dobbiamo pregare per coloro ai quali predichiamo il Vangelo, affinché credano, ma dobbiamo solo predicarlo. Tira fuori i tuoi argomenti contro le preghiere della Chiesa e quando ascolti il vescovo che dall'altare esorta il popolo di Dio a pregare per gl'infedeli, affinché Dio li converta alla fede, e per i catecumeni, affinché ispiri loro il desiderio della rigenerazione, e per i fedeli affinché, mediante la sua grazia, siano perseveranti nella fede cristiana abbracciata, volgi pure in ridicolo espressioni così sante e di' che non metti in pratica le esortazioni del vescovo, che cioè tu non preghi per gl'infedeli, affinché Dio li renda fedeli, adducendo a pretesto che queste cose non sono dono della bontà di Dio, ma merito della volontà umana. E poiché sei stato istruito nella Chiesa di Cartagine, condanna pure il trattato di S. Cipriano: La preghiera del Signore, nell'esporre la quale quel maestro dimostra che si deve chiedere a Dio Padre ciò che, secondo quanto tu affermi, l'uomo ha dall'uomo, cioè da se stesso.

Dono di Dio l'inizio della fede.

1. 3. Ma se credi sia poco quanto ho detto circa le preghiere della Chiesa e del martire Cipriano, prendi maggior ardire, rimprovera l'Apostolo che dice: Noi preghiamo Dio che non commettiate alcun male 2. Non ci verrai certo a dire che non è affatto peccato il non credere in Cristo o l'apostatare da Cristo: per conseguenza colui che dice che non commettiate alcun male, non vuole nemmeno che si commettano peccati e non si contenta di comandarlo, ma dichiara di pregare affinché non se ne commettano, ben sapendo ch'è Dio a guidare e dirigere la volontà umana, affinché questa non li commetta. Sta scritto: I passi dell'uomo sono diretti da Dio e (l'uomo) vorrà la sua via 3; la Scrittura però non dice: " e non l'imparerà ", o: " seguirà la sua via ", o: " la percorrerà ", o qualcosa di simile, che tu possa affermare che è concesso certo da Dio, ma all'uomo che già vuole in modo cioè che la grazia di Dio con cui Egli dirige i passi dell'uomo affinché conosca la sua via, la segua come norma e la percorra, l'uomo la preceda con la sua volontà e meriti questa grazia di Dio in virtù della propria volontà precedente. Ma la Scrittura, al contrario, dice: I passi dell'uomo sono diretti da Dio e quello vorrà la sua via, per farci intendere che la stessa buona volontà con cui cominciamo a voler credere - che cos'altro è la via di Dio, se non la retta fede? - è dono di colui che, fin dal principio, dirige i nostri passi affinché (in seguito) noi vogliamo. La S. Scrittura non dice: " Da Dio sono diretti i passi dell'uomo, poiché questi ha voluto la sua via", ma: i suoi passi - dice - sono diretti e (l'uomo) vorrà. I passi, quindi, non sono diretti per il fatto che l'uomo ha voluto, ma vorrà per il fatto che sono diretti.

La tesi di Vitale è pelagiana.

2. 4. A questo punto nuovamente dirai che i passi dell'uomo sono diretti da Dio, mentre uno legge o ascolta i suoi insegnamenti, se con la propria volontà acconsente alla verità letta o ascoltata. " Se infatti - tu dici - uno fosse all'oscuro dell'insegnamento (rivelato), i suoi passi non sarebbero indirizzati affinché egli desideri la via di Dio ". Per questo motivo tu credi che i passi dell'uomo sono diretti da Dio, perché scelga la sua via per il solo fatto che, ignorando l'insegnamento di Dio, non può conoscere la verità in modo da aderirvi con la propria volontà. " Se uno - tu dici - vi acconsente (cosa che ha la sua radice nel suo libero arbitrio), allora solo si può dire a ragione che i suoi passi vengono diretti da Dio affinché desideri la via di lui, per il fatto che osserverà i suoi insegnamenti, ai quali darà l'adesione solo dopo averne avuta la convinzione. In virtù della libertà naturale uno fa ciò solo se lo vuole, ma non lo fa se non lo vuole, per cui riceverà il premio o il castigo a seconda delle azioni che avrà compiute ". Quest'opinione è quella perversa e tristamente famosa dei Pelagiani, giustamente riprovata e condannata, anche da Pelagio in persona, nel tribunale dei vescovi d'Oriente, per paura d'essere condannato lui stesso 4. Quegli eretici affermano che la grazia di Dio non è accordata per ogni singolo atto, ma consiste nel libero arbitrio, nella Legge di Dio e nell'insegnamento rivelato. Saremo noi tanto duri di mente 5, o fratelli, da seguire a proposito della grazia di Dio, anzi contro di essa, tale opinione pelagiana che perfino Pelagio, sia pure con finzione, tuttavia condannò per paura dei giudici cattolici?

La volontà è mossa dalla grazia.

2. 5. " Ma in qual modo - tu dirai - potremo rispondere? " In qual modo più facile e più chiaro credi che si possa rispondere se non che quanto abbiamo esposto più sopra riguardo al dovere di pregare Dio dobbiamo cercare di sostenerlo in modo che non ce lo porti via dalla nostra mente nessuna dimenticanza che vi s'introduca inavvertita, non ce lo strappi a forza nessun argomento capzioso? Infatti sta scritto: Dal Signore sono diretti i passi dell'uomo ed egli vorrà la via del Signore 6; e: È predisposta la volontà dal Signore 7. È infatti Dio ad agire e a volere in noi 8. Da molti altri passi consimili (della Scrittura) è messa in risalto la genuina grazia di Dio, ossia la grazia che viene accordata non conforme ai nostri meriti: è invece essa a dare proprio i meriti quando è accordata, poiché previene la buona volontà dell'uomo e non la trova nel cuore di alcuno ma ve la produce. Se dunque Dio preparasse e suscitasse la volontà dell'uomo, in modo da proporre al libero arbitrio solo la sua legge e la verità da lui rivelata, senza eccitare la sua coscienza con una attrazione profonda e misteriosa, in modo da concedere anche il consenso alla sua Legge e alla verità rivelata da lui, sarebbe senza dubbio sufficiente leggerla o comprenderla leggendola o anche esporla e predicarla e non sarebbe necessario pregare Iddio di convertire il cuore degli infedeli alla sua legge e, con l'abbondanza della medesima sua grazia, concedere ai convertiti di perseverare e di progredire. Se dunque, fratello Vitale, non neghi ch'è necessario domandare queste cose al Signore, che cos'altro ti resta se non dichiarare che sono concesse da colui al quale tu sei d'accordo che si devono domandare? Se invece neghi che dobbiamo domandare a lui queste cose, sei in contraddizione proprio con la verità rivelata da lui, poiché in essa abbiamo imparato altresì che dobbiamo chiederle a lui.

Opera della grazia la conversione dei peccatori.

2. 6. Tu conosci bene la preghiera del Signore e non dubito affatto che tu ti rivolga a Dio con le parole: Padre nostro che sei nei cieli 9, ecc. Leggine il commento scritto da S. Cipriano 10; considera attentamente e, docilmente, cerca di comprendere in qual senso egli spiega la frase: Sia fatta la tua volontà come nel cielo, così anche sulla terra 11. Egli t'insegnerà certamente a pregare per gl'infedeli, nemici della Chiesa, secondo il precetto del Signore che dice: Pregate per i vostri nemici 12, a pregare cioè che la volontà di Dio si compia sia riguardo a quelli che già sono fedeli e portano l'immagine dell'uomo celeste e perciò sono degni d'esser chiamati cielo, sia riguardo a coloro che, a causa della loro incredulità, portano l'immagine dell'uomo terrestre 13 e meritano pertanto d'esser chiamati terra. Per questi nemici, per i quali il Signore ci comanda di pregare, quel gloriosissimo martire espone la frase che pronunciamo nella preghiera dicendo: Sia fatta la tua volontà come nel cielo, così anche sulla terra 14, nel senso che dobbiamo chiedere anche per essi la fede che hanno già i fedeli; questi nemici della religione cristiana - ripeto - non vogliono affatto ascoltare la legge e la verità rivelata da Dio, in base alla quale viene predicata la fede cristiana, oppure l'ascoltano o la leggono solo per denigrarla, detestarla e bestemmiarla con la più accanita avversione possibile. La nostra preghiera rivolta a Dio per loro affinché abbraccino con fede la verità rivelata, da essi impugnata, sarebbe quindi un'azione inutile e finta anziché sincera, se non fosse opera della grazia convertire alla stessa fede la volontà di coloro che l'avversano. Sarebbe ugualmente un'azione inutile e finta, anziché sincera, rendere a Dio molte grazie quando alcuni di essi abbracciano la fede, se non fosse lui a compiere in loro questo effetto.

Non difendere il libero arbitrio per perdere l'aiuto di Dio.

2. 7. Non dobbiamo ingannare gli uomini, dal momento che non possiamo ingannare Dio. Noi non preghiamo affatto Dio, ma facciamo solo finta di pregarlo, se crediamo d'essere noi e non lui a compiere ciò che domandiamo nella preghiera; così pure noi non ringraziamo Dio, ma facciamo solo finta di ringraziarlo se non crediamo che sia lui a fare ciò di cui lo ringraziamo. Se usiamo labbra menzognere 15 nei discorsi umani, almeno evitiamole nelle preghiere. Evitiamo assolutamente di negare col cuore ch'è Dio a fare quanto, con la bocca e con le parole, gli domandiamo di fare nelle preghiere, e di tacere nelle nostre discussioni questa convinzione al fine d'ingannare anche gli altri, cosa che sarebbe più grave. Evitiamo inoltre di perdere l'aiuto della preghiera presso Dio mentre vogliamo difendere il libero arbitrio presso gli uomini: evitiamo infine di non rendere vere grazie, mentre non riconosciamo la vera grazia.

Uno diventa credente per dono di Dio e per il libero arbitrio.

3. 8. Se veramente vogliamo difendere il libero arbitrio, cerchiamo di non combattere ciò con cui diventa libero. Infatti, chi combatte la grazia, che rende libero il nostro arbitrio, in modo che possa evitare il male e fare il bene 16, è proprio lui a volere che il suo libero arbitrio sia ancora schiavo. Rispondimi, per cortesia, qual è il senso della frase dell'Apostolo che dice: Ringraziando il Padre che ci ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce; è stato lui a strapparci al potere delle tenebre e a trasportarci nel regno del Figlio suo prediletto 17, se non è lui a liberare il nostro arbitrio, ma è questo a liberarsi da se stesso? Per conseguenza noi diciamo una bugia quando ringraziamo il Padre attribuendogli un effetto che non è stato prodotto da lui. Oltre a ciò ha commesso un errore l'Apostolo, il quale ha detto ch'è lui a renderci capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce poiché è stato lui a strapparci al potere delle tenebre e a trasportarci nel regno del Figlio suo prediletto. Rispondi: in qual modo potevamo avere il libero arbitrio, per fuggire il male e per fare il bene 18, quando era ancora sotto il potere delle tenebre? Se da esso, come afferma l'Apostolo, ci trasse fuori Dio, è stato proprio Dio a renderlo libero. Se è Dio a compiere un sì gran bene solo mediante la predicazione della verità rivelata da lui, che diremo di coloro che ancora egli non ha strappato al potere delle tenebre? È forse necessario solo che venga loro annunciata la verità rivelata da Dio, oppure si deve anche pregare per loro, affinché siano strappati da Dio al potere delle tenebre? Se affermi ch'è necessario solo predicare loro, tu affermi una cosa contraria al precetto di Dio e alle preghiere della Chiesa. Se invece riconosci la necessità di pregare per loro, riconosci senz'altro che si deve pregare perché la loro volontà, sottratta alla schiavitù delle tenebre, dia il consenso alla medesima verità rivelata. In tal modo avviene che non diventano fedeli se non col libero arbitrio, e tuttavia diventano tali in virtù della grazia di Colui che ha liberato dal potere delle tenebre il loro libero arbitrio. In tal guisa non viene negata la grazia di Dio, che si dimostra essere la vera grazia solo se si esclude qualsiasi merito umano precedente, e nello stesso tempo viene difeso il libero arbitrio, in modo che venga rafforzato dall'umiltà senza che venga rovinato dall'orgoglio e, chi si vanta, si vanti non già nell'uomo (in un altro qualunque o in se stesso), ma solo in Dio 19.

Il battesimo strappa al potere di satana anche i bimbi.

3. 9. Cos'altro è il potere delle tenebre se non quello del diavolo e dei suoi angeli 20 i quali, da angeli di luce quali erano stati 21, non rimanendo saldi nella verità 22, ma cadendo da essa, diventarono tenebre? Non sto a insegnarti queste verità, poiché già le sai, ma solo te le richiamo alla mente perché tu le mediti. Il genere umano è soggetto a questo potere delle tenebre per causa della caduta del primo uomo, al quale quel potere persuase la prevaricazione 23, e nel quale siamo caduti tutti quanti. Ecco perché vengono sottratti a tale potere delle tenebre anche i bambini, quando vengono rigenerati in Cristo. Ma questo effetto si mostra nel loro libero arbitrio solo quando saranno giunti all'uso della ragione se, con la propria volontà, danno il consenso alla verità rivelata, ch'è fonte di salvezza e nella quale sono stati allevati, e se vi restano fedeli sino alla fine della vita, qualora siano stati prescelti nel Cristo prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto, nel suo amore, avendoli predestinati in vista dell'adozione a suoi figliuoli 24.

Allontanano dalla fede gli angeli apostati.

3. 10. Questo potere delle tenebre, cioè il demonio, detto pure il principe dell'impero dell'aria, opera nei ribelli 25 (a Dio) da dominatore di queste tenebre 26, ossia degli stessi ribelli guidandoli secondo la propria volontà, che non ha neppure lui più libera per fare il bene, ma in pena del suo peccato l'ha indurita nel massimo grado dell'odio 27; per conseguenza nessuno, che abbia la retta fede, crede o afferma che questi angeli apostati possano mai correggere la volontà e tornare alla primitiva bontà e innocenza. Quali sono dunque gli effetti prodotti da questo potere delle tenebre nei ribelli se non le loro azioni cattive, innanzitutto e soprattutto la perversione e l'infedeltà per cui sono nemici della fede? Il diavolo sa che, in virtù di essa, quelli possono essere mondati e guariti e (quel che soprattutto cerca d'impedire loro) possono diventare perfettamente liberi e vivere nel regno della felicità eterna. Per questo motivo permette che alcuni di essi, per mezzo dei quali riesce a ingannarne un numero maggiore, abbiano delle azioni apparentemente buone di cui riscuotono lode; di questi se ne trovano nei diversi popoli, che vissero in modo preclaro e molto glorioso, ma soprattutto nel popolo romano. La Sacra Scrittura però dice: Tutto ciò che non viene dalla fede, è peccato 28 e: Senza fede è impossibile piacere naturalmente a Dio 29, non dice: agli uomini; per tal motivo questo dominatore delle tenebre, con questa sua tattica, ha di mira unicamente a che non si creda in Dio e che non si arrivi mediante la fede al Mediatore, dal quale sono sventate le sue trame.

Legge, libero arbitrio, rivelazione non sono la grazia che salva.

3. 11. Tuttavia lo stesso Mediatore in persona entra nella casa di questo potente 30, cioè in questo mondo di mortali, sottoposto, per quanto gli compete, al potere del diavolo, poiché di lui sta scritto che ha l'impero della morte 31. Entra nella casa di questo potente 32, che tiene sotto la schiavitù il genere umano: anzitutto lo lega, cioè ne fiacca e reprime il potere con i legami, molto più forti, del proprio potere e così strappa al suo dominio, tra gli uomini divenuti suoi strumenti, tutti quelli che aveva predestinati di strappargli liberandone la volontà dal dominio di quello, in modo che, senza che quello possa impedirlo, credano con la loro libera volontà in Lui. Tutto questo è perciò opera della grazia e non della natura. E - ripeto - opera della grazia apportataci dal nuovo Adamo e non della natura, mandata completamente in rovina, nella propria persona, dal primo Adamo. È opera della grazia che toglie via il peccato e torna a far vivere il peccatore morto; non è opera della legge che ci fa vedere il peccato ma non ci richiama alla vita dal peccato. Infatti il grande predicatore della grazia così proclama: Non ho avuto la nozione del peccato se non attraverso la legge 33; e altrove: Se ci fosse stata data una legge capace di dare la vita a quanti la osservano, la giustificazione deriverebbe realmente dalla legge 34. Questa invece è opera della grazia: chi la riceve, se prima era nemico della verità, apportatrice di salvezza, rivelata nelle Sacre Scritture, ne diventa amico; non è opera nemmeno della medesima verità rivelata, poiché tutti quelli che la leggono e l'ascoltano, senza la grazia di Dio, ne diventano avversari più fieri.

La grazia è concessa per ogni atto.

4. 12. La grazia di Dio non consiste, dunque, nel libero arbitrio e neppure nella legge o nella dottrina, come farnetica l'eresia pelagiana, ma ci viene accordata, per ogni singola azione, dalla volontà di Colui del quale sta scritto: Una pioggia accordata dalla tua volontà metterai a parte, o Dio, per la tua eredità 35. S'aggiunga il fatto che, a causa dell'enormità del primo peccato, noi abbiamo perduta la libertà d'amare Dio, e che la legge e la dottrina divina, sebbene santa giusta e buona 36, uccide se non la vivifica lo Spirito 37, che ci rende capaci di seguirla non già con l'ascoltarla, ma con l'osservarla, non col leggerla, ma col prediligerla. Per tal motivo, credere in Dio e vivere timorati di Dio non è opera di chi vuole o di chi corre, ma della bontà di Dio 38; ciò non vuol dire che non dobbiamo volere o correre, ma ch'è lui a operare in noi il volere e il correre 39. Per la stessa ragione Gesù nostro Signore, distinguendo i credenti dai non credenti, i recipienti pieni della collera da quelli pieni della misericordia 40, affermò: Nessuno viene a me se non gli sarà concesso dal Padre mio 41. E avendo appunto detto ciò, alcuni suoi discepoli s'erano scandalizzati della sua dottrina e in seguito non furono più suoi seguaci 42. Non dobbiamo dunque dire che la grazia è la verità rivelata, ma dobbiamo riconoscere ch'è vera grazia quella che fa in modo che la verità rivelata ci giovi mentre vediamo che se essa manca, la verità rivelata è anche nociva.

Preghiamo per raddrizzare la volontà.

4. 13. Dio perciò, avendo previsto nella sua predestinazione tutte le sue opere, le ha disposte in modo che converta alla sua fede alcuni increduli con l'esaudire le preghiere dei credenti e con ciò vengano confutati e, se Dio è loro propizio, si emendino coloro i quali pensano che la grazia di Dio è la natura del libero arbitrio, con la quale nasciamo, oppure ch'è la rivelazione di Dio annunciata a voce e per iscritto, sebbene questa sia utile. Noi infatti non preghiamo per gl'infedeli affinché venga creata la loro natura, che cioè siano uomini, oppure che venga loro predicata la dottrina di Dio ch'essi ascoltano a loro danno se non credono (e per lo più preghiamo per quelli che leggendo o ascoltando non vogliono credere), ma preghiamo affinché si corregga la loro volontà, si acconsenta alla dottrina e venga guarita la natura.

Nessuno può presumere di perseverare sino alla fine.

4. 14. I fedeli inoltre pregano anche per se stessi, al fine di perseverare in ciò che hanno cominciato a essere. È infatti utile a tutti o quasi a tutti, per avere la saluberrima umiltà, il non poter sapere come saranno in futuro. Ecco perché è detto: Chi crede di stare in piedi, badi di non cadere 43. In vista di questo utile timore, affinché, dopo essere stati rigenerati e aver cominciato a vivere nel santo timor di Dio, non ci leviamo in superbia 44 a causa d'una immaginaria sicurezza, Dio permette o prevede e dispone che alcuni che saranno perseveranti siano mescolati con quelli che non lo saranno; atterriti dalla caduta di questi, cerchiamo di camminare con timore e tremore 45 nella retta via fino a quando da questa vita ch'è solo una prova sulla terra 46, passiamo all'altra, ove non dovremo più frenare l'orgoglio né combattere contro le sue suggestioni e tentazioni.

La grazia e la perseveranza: un mistero.

4. 15. Ciascuno però, secondo quanto gli è possibile, indaghi sul problema perché mai alcuni destinati a non perseverare nella fede e nella santità cristiana, ricevono tuttavia per qualche tempo questa grazia e si permette loro di vivere quaggiù fino a quando non cadano, mentre potrebbero esser rapiti da questo mondo affinché il male non alterasse la loro mente, come di quel santo, morto in età ancora acerba, sta scritto nel libro della Sapienza 47. Se troverà un'altra spiegazione plausibile, diversa da quella data da me, senza allontanarsi dalla norma della fede, la segua pure, come la seguirò anch'io, se ne verrò a conoscenza. Tuttavia, nella verità che abbiamo raggiunta continuiamo a camminare diritti fino a quando Dio non c'illumini se la pensiamo diversamente in qualche cosa, come ci ammonisce l'Apostolo nella sua lettera 48. Siamo poi giunti ad alcune verità che fermissimamente sappiamo appartenere alla vera fede cattolica; nelle quali noi dobbiamo camminare alla stregua di esse con l'aiuto misericordioso di Colui al quale diciamo: Conducimi, o Signore, nella tua via e io camminerò nella tua verità 49, affinché in nessun modo ci scostiamo da esse.

DODICI PROPOSIZIONI ANTIPELAGIANE

Dodici tesi antipelagiane.

5. 16. Poiché, per grazia di Cristo, siamo Cristiani cattolici, noi sappiamo che:
1 Coloro che non sono ancora nati, non hanno fatto nulla né di bene né di male 50 in una vita loro propria, né vengono in questa vita a penare per i demeriti di una vita precedente, che nessuno di loro ha potuto avere come propria; cionondimeno tutti i nati dopo Adamo per via di generazione carnale prendono il contagio della morte antica fin dal primo istante della loro nascita e, dal castigo della morte eterna, che la giusta condanna si trascina dietro di sé passando da un sol uomo in tutti gli altri, non si salvano se non a condizione che, mediante la grazia, rinascano in Cristo 51.
2 La grazia di Dio non è concessa in conformità dei nostri meriti, né ai bambini né agli adulti.
3 Essa è concessa agli adulti per ogni singola azione.
4 La grazia non è concessa a tutti gli uomini; a coloro inoltre ai quali è concessa, non solo non è accordata in base ai meriti delle opere, ma neppure ai meriti della volontà di coloro ai quali è concessa, cosa che risulta evidente nei riguardi dei bambini.
5 Tutti coloro ai quali è concessa, la ricevono per gratuita bontà di Dio.
6 Coloro ai quali non è concessa, non la ricevono per giusta disposizione di Dio.
7 Tutti compariremo al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno il bene o il male secondo le azioni compiute quand'era nel corpo 52 e non secondo le azioni che avrebbe potuto compiere se fosse vissuto più a lungo.
8 Anche i bambini riceveranno il premio o il castigo delle azioni compiute per mezzo del corpo: compiute però non proprio da essi, ma per mezzo di coloro che, mentre rispondono invece di essi, si dice che rinunciano al diavolo e credono in Dio; per questo sono annoverati nel numero dei fedeli che appartengono alla categoria di coloro di cui il Signore dice: Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo. Per questo anche a coloro che non ricevono questo sacramento tocca la sorte espressa subito dopo: Ma chi non crederà, sarà condannato 53. Per questo - come ho già detto - anch'essi, qualora muoiano in quella tenera età, sono giudicati non alla stregua delle azioni che avrebbero potuto compiere quaggiù se fossero vissuti più a lungo, ma delle azioni compiute per mezzo del corpo, nel tempo cioè in cui vissero nel corpo, quando cioè credettero o non credettero mediante la volontà e la parola dei padrini, quando furono o non furono battezzati, quando si cibarono o non si cibarono del corpo di Cristo, quando bevvero o non bevvero il suo sangue 54.
9 Sono beati i morti che muoiono nel Signore 55 e ad essi non sono imputabili le azioni che avrebbero potuto compiere se fossero vissuti più a lungo.
10 Coloro i quali credono nel Signore, nella sincerità della propria coscienza, lo fanno di propria volontà e in virtù del libero arbitrio.
11 Agiamo secondo la retta fede quando noi, che già crediamo, preghiamo Dio per coloro che non vogliono credere.
12 Per quelli di essi che hanno abbracciato la fede, noi non solo abbiamo il dovere, ma abbiamo anche l'usanza di ringraziare giustamente e sinceramente Dio come di altrettante grazie.

Pelagio stesso affermò la gratuità della grazia.

5. 17. Tu - a quanto io penso - ti rendi conto che a proposito delle verità che ho detto che noi sappiamo, non ho avuto l'intenzione di ricordare tutti i dogmi della fede cattolica, ma solo quelli relativi alla questione discussa tra noi sulla grazia di Dio, se cioè la grazia precede o segue la volontà umana ossia, per parlare più chiaro, se la grazia ci viene concessa per il fatto che noi vogliamo o se proprio per mezzo di essa Dio fa in modo che noi vogliamo. Se dunque anche tu, o fratello, insieme con noi tieni per vere queste dodici verità che - l'ho già detto - sappiamo appartenere alla fede cattolica, ne ringrazio Dio; ma il mio ringraziamento non sarebbe sincero, se non fosse la grazia di Dio a fartele tenere per vere. Se le credi vere, tra noi non resta assolutamente nulla da discutere su tale questione.

Nei bimbi è lampante la grazia esser gratuita.

6. 18. Esporrò rapidamente questi dodici articoli. 1) In qual modo la grazia può essere un effetto dovuto al merito della volontà umana, dal momento ch'è accordata anche ai bambini ancora incapaci di volere o di non volere? 2) In qual modo si può affermare che la grazia è preceduta, almeno negli adulti, dai meriti della volontà, se la grazia, affinché sia veramente grazia, non è una ricompensa data ai nostri meriti? Perfino Pelagio ebbe tanta paura di opporsi a questo articolo di fede che (per non esser condannato dai giudici cattolici, condannò senza esitare chi afferma che la grazia di Dio è accordata in ricompensa dei nostri meriti. 3) In qual modo si può affermare che la grazia di Dio consiste nella natura del libero arbitrio o nella legge o nella dottrina divina, dal momento che perfino Pelagio condannò tale opinione, riconoscendo che la grazia è accordata per ogni singola azione a coloro che hanno già l'uso del libero arbitrio?

Chi si salva lo deve alla grazia.

6. 19. 4) In qual modo si può affermare che tutti gli uomini riceverebbero la grazia qualora quelli cui non è concessa non la rifiutassero volontariamente, poiché Dio vuole che tutti gli uomini si salvino 56, mentre invece non è concessa ai bambini e molti muoiono senza riceverla? E dire che essi non hanno la volontà contraria e alle volte i genitori desiderano e s'affrettano (a procurargliela), come lo desiderano e sono già pronti anche ministri (del battesimo), ma Dio non vuole e il piccino, per il quale ci si affrettava perché lo ricevesse, spira all'improvviso prima di riceverlo. Da ciò risulta chiaro che tutti coloro che si oppongono a una verità così evidente, non comprendono affatto in qual senso è stato detto che Dio vuole che tutti gli uomini sì salvino, mentre invece tanti non si salvano, non già perché siano essi a non volerlo, ma perché non lo vuole Dio, come appare lampante a proposito dei bambini. Ma allo stesso modo che la Scrittura dicendo: Tutti saranno vivificati in Cristo 57, sebbene tanti vengano puniti con la morte eterna, volle intendere che quanti ottengono la vita eterna, non la ottengono se non per mezzo di Cristo; così l'espressione: Dio vuole che tutti gli uomini si salvino, sebbene non voglia che tanti si salvino, vuol dire che quanti si salvano, non si salvano se non perché Dio lo vuole; ma quell'espressione dell'Apostolo la si può intendere in qualsiasi altro senso purché non sia contrario a questa verità tanto evidente, mediante la quale constatiamo che molti non si salvano perché non lo vuole Dio, anche se lo vogliono gli uomini.

La grazia è dalla gratuita misericordia.

6. 20. 5) In qual modo la volontà umana potrebbe meritare che venga concessa la grazia, se a coloro, ai quali è concessa, viene concessa per pura gratuita bontà di Dio in modo che sia vera grazia? 6) Come mai, a proposito della grazia, si pesano i meriti della volontà umana, dal momento che coloro, ai quali la grazia non è concessa, per lo più non sono affatto inferiori per i meriti o per la volontà, ma sono nella medesima condizione di condanna di quelli che la ricevono e, ciononostante, viene loro negata per giusta disposizione divina, poiché in Dio non è nemmeno l'ombra dell'ingiustizia 58? In tal modo, coloro che la ricevono, dovrebbero comprendere quanto gratuitamente viene loro concessa, dal momento che non è concessa ad altri, che si trovano nella medesima condizione.

Dono della grazia, volere e perseverare nel bene.

6. 21. 7) E in qual modo non è effetto della grazia di Dio non solo la volontà iniziale di credere, ma anche la perseveranza finale 59 dato che la fine stessa della vita non è in potere dell'uomo, ma solo di Dio? Egli però può accordare tale grazia anche a chi non sarebbe capace di perseverare, togliendolo da questo mondo affinché il male non alteri la sua mente 60. Infatti ognuno non riceverà il premio o il castigo 61, se non conforme alle azioni compiute quand'era nel corpo, non già a quelle che avrebbe potuto compiere se fosse vissuto più a lungo.

La grazia e i futuribili.

6. 22. 8) Come mai può affermarsi che la grazia non è concessa a certuni mentre invece è concessa ad alcuni bambini che si trovano sul punto di morte per il fatto che Dio prevede la loro volontà futura che avrebbero se continuassero a vivere, mentre al contrario l'Apostolo dichiara decisamente che ciascuno viene premiato o punito a seconda delle azioni compiute per mezzo del corpo 62 e non a seconda di quelle che avrebbe compiute se fosse rimasto nel corpo? 9) In qual modo gli uomini vengono giudicati a seconda della loro volontà futura che, si dice, avrebbero, se fossero conservati più a lungo nel corpo, mentre invece la Scrittura proclama: Felici i morti che muoiono nel Signore 63? Ora, senza dubbio la loro felicità non è né certa né sicura, se il Signore giudicherà anche le azioni non compiute, ma che avrebbero compiute se avessero avuto una vita più lunga; inoltre non riceverebbe alcuna grazia chi viene strappato (da questo mondo) perché il male non alteri la sua mente 64, poiché subirebbe anche il castigo del male che gli sovrastava e al quale è stato sottratto. Non dovremmo nemmeno rallegrarci di coloro che sappiamo esser morti nella retta fede e dopo una vita santa, per timore che potrebbero esser giudicati di delitti, che forse avrebbero commessi, se fossero vissuti più a lungo; d'altra parte non dovremmo né compiangere né biasimare coloro che muoiono nell'incredulità e nella dissolutezza, perché, forse, se fossero vissuti più a lungo, avrebbero fatto penitenza e sarebbero vissuti nel timor di Dio e dovrebbero essere giudicati solo alla stregua di questa loro ipotetica condotta. Bisognerebbe disapprovare e respingere tutto il trattato del gloriosissimo martire Cipriano Sull'epidemia 65 nel quale si sforza di farci comprendere che dobbiamo rallegrarci della morte dei buoni fedeli, dal momento che, liberati dalle tentazioni di questo mondo, sono destinati a vivere nella più felice sicurezza. Ma poiché ciò non è falso e sono felici i morti che muoiono nel Signore 66, è, un errore ridicolo ed esecrabile quello di pensare che gli uomini devono essere giudicati alla stregua delle loro azioni future, che però non saranno mai compiute da coloro che muoiono.

Ciascuno crede in Dio perché lo vuole.

6. 23. 10) Come mai può affermarsi che negano il libero arbitrio della volontà coloro che riconoscono che ogni uomo, il quale crede con la propria coscienza in Dio, non crede se non con la propria libera volontà, mentre a combattere il libero arbitrio sono piuttosto coloro che combattono la grazia di Dio, poiché è la vera grazia a renderlo libero e capace di scegliere e compiere il bene? 11) Come mai può affermarsi che sia effetto della legge di Dio e dell'insegnamento contenuto nelle Sacre Scritture ciò che proprio la Sacra Scrittura afferma dicendo: È Dio a preparare la volontà 67, e non piuttosto effetto di un'occulta ispirazione della grazia di Dio, dal momento che, per coloro i quali, opponendosi allo stesso insegnamento, non vogliono credere, noi preghiamo secondo la retta fede affinché lo vogliano?

Chi crede, deve ringraziarne Dio.

6. 24. 12) Come mai Dio aspetterebbe la volontà umana, perché l'iniziativa del volere appartenesse a coloro ai quali volesse poi concedere la sua grazia, mentre al contrario noi rendiamo giustamente grazie a Dio per aver concesso loro la sua misericordia e averli convertiti a lui stesso, con un atto facilissimo della sua onnipotenza, e aver suscitato in essi la volontà quando non volevano, quando non credevano in lui e con empia volontà combattevano la verità rivelata da lui? Perché mai lo ringraziamo di ciò, se non è stato lui a compierlo? Perché mai tanto più lo glorificavamo quanto più quelli rifiutavano di credere, mentre adesso ci rallegriamo che siano credenti, se non è opera della grazia di Dio il cambiamento in meglio della volontà umana? Personalmente - dice l'apostolo Paolo - io ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo. Esse avevano solamente sentito dire: Colui che un tempo ci perseguitava, adesso annuncia la fede che un tempo cercava di distruggere. E glorificavano Dio a mio riguardo 68. Perché mai glorificavano Dio, se non era stato Dio a convertire il cuore di Paolo con la bontà della sua grazia, dal momento che - come riconosce egli stesso - ottenne misericordia al fine d'essere fedele 69, di ottenere cioè la fede che un tempo cercava di distruggere? La stessa espressione usata dall'Apostolo chi altri mai proclama autore di questo sì gran beneficio, se non Dio? Che cosa infatti significa: glorificavano Dio nei miei riguardi, se non: " esaltavano Dio perché magnanimo nei miei riguardi "? E come mai ne esaltavano la magnanimità, se Dio non era stato l'autore di quell'opera magnifica riguardante la conversione di Paolo? E in qual modo l'avrebbe compiuta, se non avesse ispirato la volontà a lui che non voleva credere?

La volontà è prevenuta dalla grazia.

6. 25. Da questi dodici articoli (dei quali non puoi negare la conformità alla fede cattolica), e da ciascuno di essi in particolare, risulta chiaro che la grazia di Dio previene le volontà umane e che per mezzo di essa le prepara, anziché concederla per i loro meriti. Se però neghi qualche punto di questi articoli (di cui metto in evidenza il numero perché tu possa meglio distinguerli e tenerli con maggior facilità nella tua mente), non aver timore di farmelo sapere nella tua risposta e io cercherò di spiegarlo nella mia replica, secondo il grado di capacità che al Signore piacerà concedermi. Per me, io credo che tu non sei seguace dell'eresia di Pelagio; ma desidero che tu sia tale che non passi o resti nel tuo animo nulla di quell'errore.

Chiede a Valentino quale delle 12 tesi non approvi.

7. 26. Potrebbe darsi però che tra questi dodici articoli tu vi trovassi qualche punto che ti sembrerà inammissibile o discutibile e che tu ci costringa a esporlo più esattamente. Ma proibirai forse che la Chiesa preghi per gli infedeli, per coloro che non vogliono credere, affinché lo vogliano, per coloro che sono contrari alla legge e alla rivelazione di Dio, perché le diano il loro consenso e Dio conceda loro - secondo la promessa del profeta - un cuore per conoscerlo e orecchie per ascoltarlo 70, orecchie che hanno di già, come diceva lo stesso Salvatore: Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti 71? Ti asterrai forse dal rispondere: Amen quando sentirai il vescovo all'altare di Dio esortare i fedeli a pregare Dio, o pregarlo egli stesso con tono di voce squillante, affinché sospinga i popoli infedeli ad abbracciare la sua fede? Oppure oserai sostenere opinioni contrarie alla retta fede che s'esprime così? Saresti forse capace d'accusare, ad alta voce o mormorando, il beatissimo Cipriano quando c'insegna a pregare per i nemici della fede cristiana affinché anch'essi vi si convertano 72?

Dio fa ciò che ci fa chiedere nelle preghiere.

7. 27. Oseresti, infine, accusare l'apostolo Paolo di fare preghiere di tal genere per i Giudei infedeli? Difatti così dice a proposito di essi: Il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio procuri loro la salvezza 73; allo stesso modo si rivolge ai Cristiani di Tessalonica dicendo: Del resto, fratelli, pregate per noi affinché la parola di Dio si diffonda rapidamente e sia glorificata come lo è presso di voi, e affinché siamo liberati da individui perversi e malvagi, poiché non tutti hanno la fede 74. In qual modo la parola di Dio potrebbe diffondersi rapidamente ed essere glorificata, se coloro, ai quali la si predica, non si convertissero, dal momento che a coloro che già credevano dice: come lo è presso di voi? S. Paolo è consapevole che ciò è opera di colui ch'egli vuole venga pregato, affinché lo compia, in modo da venir liberato da individui perversi e malvagi, i quali senza dubbio sarebbero rimasti increduli nonostante le preghiere dei fedeli. Per questo egli soggiunge: poiché non tutti hanno la fede, come per dire: " La parola di Dio infatti non sarà glorificata da tutti, per quanto voi preghiate ". In realtà avrebbero creduto precisamente coloro che Dio aveva preordinati per la vita eterna 75, predestinati a essere suoi figli adottivi per mezzo di Gesù Cristo ed eletti in lui prima della creazione del mondo 76; ma Dio concede la fede agli infedeli in virtù delle preghiere dei fedeli, appunto per dimostrare che un tal beneficio è solo opera sua. Nessuno infatti è tanto inesperto o così materiale o così sciocco da non vedere che è Dio a fare quanto ci comanda di chiedere nella preghiera affinché a compierlo sia lui.

L'inizio della fede è da Dio.

7. 28. Queste citazioni della Sacra Scrittura e molte altre, che sarebbe troppo lungo ricordare, provano ch'è Dio a estrarre, mediante la sua grazia, il cuore di pietra 77 dal petto degli infedeli e a prevenire negli uomini il merito della buona loro volontà, di modo che è questa a esser preparata dalla grazia che la precede e non è la grazia a esser data per il merito precedente della volontà. Ciò è dimostrato sia dal ringraziamento che dalla preghiera: questa per gl'infedeli, quello per i fedeli. Colui infatti che dev'essere pregato, affinché compia la conversione, dev'essere anche ringraziato ogni volta che la compie. Ecco perché il medesimo Apostolo ai Cristiani di Efeso dice: Perciò anch'io, essendo venuto a conoscere la vostra fede nel Signore Gesù e il vostro amore verso tutti i santi, non smetto di rendere grazie per voi 78.

La fede è dono di Dio.

7. 29. Noi però adesso parliamo solo dell'inizio della fede, quando cioè gl'individui, lontani da Dio e suoi nemici, si convertono a lui e cominciano ad amare ciò che prima odiavano e ad avere la fede che non avevano. Affinché ciò si compia in essi, si prega per essi, quantunque non si preghi da essi. Come potrebbero, del resto, invocare uno in cui non hanno ancora creduto 79? Appena poi avviene la conversione per la quale si prega, viene ringraziato, sia per essi che da essi, colui che l'ha compiuta. Non credo che noi siamo in polemica riguardo alle preghiere innalzate da coloro che sono già fedeli, per se stessi e per gli altri fedeli al fine di progredire sulla via già intrapresa, né riguardo ai ringraziamenti fatti perché progrediscono: la nostra comune polemica su questi punti è rivolta contro i Pelagiani: questi eretici infatti attribuiscono al libero arbitrio tutto ciò che riguarda la fede e la pietà dell'uomo, e per conseguenza pensano che non è necessario domandarlo a Dio, ma dobbiamo averlo esclusivamente da noi. Tu invece, se è vero quanto sento dire sul tuo conto, non pensi che sia dono di Dio l'inizio della fede, da cui nasce anche la volontà del bene, ossia della pietà, ma sostieni che appartiene esclusivamente a noi dare il primo assenso alla fede. Quanto agli altri beni della vita religiosa, tu ammetti che siano concessi da Dio mediante la sua grazia a chi, spinto ormai dalla fede, glieli domanda, ne va in cerca, glieli chiede e bussa. Tu però non rifletti che noi preghiamo Dio per gl'infedeli affinché credano, poiché anche la fede è un dono di Dio, e lo ringraziamo anche per coloro che hanno abbracciato la fede, poiché è lui a concedere la fede 80.

Perché pregare Dio per gli infedeli.

7. 30. Perciò, per concludere una buona volta questa lettera che ti sto scrivendo, se tu neghi che si debba pregare affinché vogliano credere coloro che non lo vogliono; se neghi che non si debba ringraziare Dio per il fatto che hanno voluto credere coloro che non lo volevano, bisogna trattare con te in modo diverso perché tu non continui a rimanere in un simile errore o, se vi persisti, tu non vi trascini altri. Se invece - come preferisco credere nei tuoi confronti - tu credi e sei d'accordo con noi, che abbiamo il dovere e l'usanza di pregare Dio per coloro che non vogliono credere, affinché lo vogliano, e per quelli che sono contrari e adducono ragioni contrarie alla sua legge e alla sua dottrina, affinché l'abbraccino con la fede e la mettano in pratica; se pensi, e sei d'accordo con noi, che abbiamo il dovere e l'usanza anche di ringraziare Dio per individui di tal genere quando, convertiti alla sua fede e alla sua dottrina, da avversi diventano consenzienti, devi riconoscere senza esitare che è la grazia di Dio a prevenire la volontà degli uomini e ch'essi vogliano il bene al quale si opponevano è opera di Dio, il quale viene pregato perché la compia e al quale sappiamo ch'è bene e giusto rendere grazie quando la compie. Il Signore ti faccia comprendere ogni cosa, o mio signore e fratello.

 

1 - Fil 2, 13.

2 - 2 Cor 13, 7.

3 - Sal 36, 23.

4 - Cf. AUG., De gestis Pel. 14, 30.

5 - Sal 4, 3.

6 - Sal 36, 23.

7 - Prv 8, 35 (sec. LXX).

8 - Fil 2, 13.

9 - Mt 6, 9.

10 - CYPR., De Domin. orat. 14-17.

11 - Mt 6, 10.

12 - Mt 5, 44; Lc 6, 28.

13 - 1 Cor 15, 47-49.

14 - Mt 6, 10.

15 - Sal 11, 34; 16, 1; 30, 19.

16 - Sal 36, 27.

17 - Col 1, 12-13.

18 - Sal 36, 27.

19 - Ger 9, 23-24; 1 Cor 1, 31; 2 Cor 10, 17.

20 - Mt 25, 41.

21 - 2 Cor 11, 14.

22 - Gv 8, 44.

23 - Gn 3, 1-6; 1 Tm 2, 14; Rm 5, 12.

24 - Ef 1, 4-5.

25 - Ef 2, 2.

26 - Ef 6, 12.

27 - 2 Tm 2, 26.

28 - Rm 14, 23.

29 - Eb 11, 6.

30 - Mt 12, 29.

31 - Eb 2, 14.

32 - Mt 12, 29.

33 - Rm 7, 7.

34 - Gal 3, 21.

35 - Sal 67, 10.

36 - Rm 7, 11-12.

37 - 2 Cor 3, 6; Gv 6, 63.

38 - Rm 9, 16.

39 - Fil 2, 13.

40 - Rm 9, 22-23.

41 - Gv 6, 65-66.

42 - Gv 6, 61-62. 67

43 - 1 Cor 10, 12.

44 - Rm 11, 20; 12, 16.

45 - 2 Cor 7, 15; Ef 6, 5; Fil 2, 12.

46 - Gb 7, 1.

47 - Sap 4, 11.

48 - Fil 3, 16. 15; 2 Gv 6.

49 - Sal 85, 11.

50 - Rm 9, 11.

51 - Rm 5, 12.

52 - Rm 14, 10; 2 Cor 5, 10.

53 - Mc 16, 16.

54 - Gv 6, 54-55.

55 - Ap 14, 13.

56 - 1 Tm 2, 4.

57 - 1 Cor 15, 22.

58 - Rm 9, 14.

59 - Mt 24, 13.

60 - Sap 4, 11.

61 - 2 Cor 5, 10.

62 - 2 Cor 5, 10.

63 - Ap 14, 13.

64 - Sap 4, 11.

65 - CYPR., De mortal. 7, 20-21.

66 - Ap 14, 13.

67 - Prv 8, 35 (sec. LXX).

68 - Gal 1, 22-24.

69 - 1 Cor 7, 25.

70 - Bar 2, 31.

71 - Mt 13, 9; Mc 4, 9; Lc 8, 8.

72 - CYPR., De Domin. orat. 17.

73 - Rm 10, 1.

74 - 2 Ts 3, 1-2.

75 - At 13, 48.

76 - Ef 1, 5. 4.

77 - Ezech 11, 19; 36, 26.

78 - Ef 1, 15-16.

79 - Rm 10, 14.

80 - Mt 7, 7-8; Lc 11, 9-10.


8. Sposa di Cristo (1890-1896)

Storia di un'anima - Santa Teresa di Lisieux

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Cammino nell'aridità - Giorno senza nubi della professione religiosa - Velazione - L'ultima lacrima di una santa - Epidemia al Carmelo - Ineffabile consolazione - Sulla via della confidenza e dell'amore - Desideri realizzati - Entrata di Celina nel Carmelo - Alla scuola di san Giovanni della Croce - Vittima dell'Amore misericordioso.

215 - Prima di parlarle di questa prova, avrei dovuto, Madre mia cara, parlarle del ritiro che precedette la mia professione; lungi dal portarmi consolazioni, mi recò l'aridità più assoluta e quasi l'abbandono. Gesù dormiva come sempre nella mia navicella; ah, vedo bene che di rado le anime lo lasciano dormire tranquillamente in loro stesse. Gesù è così stanco di sollecitare sempre con favori e di prendere le iniziative, che si affretta a profittare del riposo che io gli offro. Non si sveglierà certamente prima del mio grande ritiro dell'eternità, ma, invece di addolorarmi, ciò mi fa un piacere immenso. In verità, sono ben lungi da essere santa, già questo di per sé ne è prova; invece di rallegrarmi per la mia aridità, dovrei attribuirla al mio poco fervore e alla mia scarsa fedeltà, dovrei sentirmi desolata perché dormo (da sette anni) durante le mie orazioni e i miei ringraziamenti; ebbene, non mi affanno per questo; penso che i bimbi piccoli piacciono ai loro genitori quando dormono come quando sono svegli, penso che per fare delle operazioni i medici addormentano i malati. Infine, penso che «il Signore vede la nostra fragilità, e si ricorda che noi siamo soltanto polvere»

216 - il mio ritiro di professione fu, dunque, come tutti quelli successivi, aridissimo; tuttavia il buon Dio mi mostrava chiaramente, senza che io me n'accorgessi, il mezzo per piacergli e praticare le virtù più sublimi. Ho notato varie volte che Gesù non vuole darmi provviste, mi sostiene minuto per minuto, con un nutrimento affatto nuovo, lo trovo in me senza sapere come ci sia. Credo semplicemente che sia Gesù stesso nascosto in fondo al mio povero cuore che mi fa grazia di agire in me e mi fa pensare tutto quello che vuole ch'io faccia nel momento presente. Qualche giorno prima della mia professione ebbi la felicità di ricevere la benedizione del Sommo Pontefice; l'avevo sollecitata per mezzo del buon fratel Simeone per Papà e per me, e fu una grande consolazione poter rendere al mio Babbo caro la grazia che egli mi aveva procurata conducendomi a Roma.

217 - Finalmente il giorno bello delle mie nozze arrivò, fu senza nubi, ma il giorno avanti si alzò nell'anima mia una tempesta come non ne avevo mai viste. Non mi era ancora mai venuto un solo dubbio sulla mia vocazione, bisognava che conoscessi questa prova. La sera, facendo la Via Crucis dopo Mattutino, la mia vocazione mi apparve come un sogno, una chimera... Trovavo bellissima la vita del Carmelo, ma il demonio m'ispirava la sicurezza che non era fatta per me, che avevo ingannato le superiore procedendo in una strada alla quale non ero chiamata. Le mie tenebre erano così grandi che vedevo e capivo una cosa sola: non avevo la vocazione!... Ah, come descrivere l'angoscia dell'anima mia? Mi pareva (cosa assurda, che dimostra come quella tentazione fosse dal demonio) che se avessi detto le mie paure alla Maestra, questa mi avrebbe impedito di pronunziare i santi voti; tuttavia volevo fare la volontà di Dio e ritornare nel inondo piuttosto che restare nel Carmelo facendo la mia; feci dunque uscire la mia Maestra e piena di confusione le dissi lo stato della mia anima... Fortunatamente vide più chiaro di me e mi rassicurò completamente; d'altra parte l'atto di umiltà che avevo fatto aveva messo in fuga il demonio, il quale pensava forse che io non avrei osato confessare la tentazione. Appena ebbi finito di parlare i dubbi scomparvero; per rendere più completo il mio atto di umiltà, volli ancora confidare la mia strana tentazione a Nostra Madre, la quale si contentò di ridere di me.

218 - La mattina dell'8 settembre mi sentii inondata da un fiume di pace, e in questa pace «che superava ogni sentimento» pronunciai i miei santi voti. La mia unione con Gesù ebbe luogo non in mezzo a folgori e lampi, cioè tra grazie straordinarie, ma nel soffio di un vento lieve simile a quello che sentì sulla montagna il nostro padre sant'Elia. Quante grazie chiesi quel giorno! Mi sentivo veramente la Regina, profittavo del mio titolo per liberare i prigionieri, ottenere i favori del Re verso i suoi sudditi ingrati, infine volevo liberare tutte le anime del Purgatorio e convertire i peccatori. Ho pregato molto per la mia Madre, per le mie Sorelle care, per tutta la famiglia, ma soprattutto per il mio Babbo, tanto provato e così santo. Mi sono offerta a Gesù affinché Egli compia perfettamente in me la sua volontà senza che mai le creature vi pongano ostacolo. Quel giorno bello passò come i più tristi, poiché i più radiosi hanno un domani, ma senza tristezza deposi la mia corona ai piedi della Vergine Santa, sentivo che il tempo non avrebbe portato via la mia felicità. Che festa bella, la natività di Maria per divenir la sposa di Gesù! Era la Santa Vergine bambinella di un giorno che presentava il suo fiore piccino a Gesù Bambino. Quel giorno lì tutto era piccolo, eccettuate le grazie e la pace che io ricevetti, eccettuata la gioia serena che provai la sera, guardando scintillare le stelle, e pensando che ben presto il cielo bello si sarebbe aperto ai miei occhi rapiti, e che avrei potuto unirmi al mio Sposo in una letizia eterna.

219 - Il 24 ebbe luogo la cerimonia della mia velazione, la giornata intera fu velata di lacrime. Papà non c'era per benedire la sua regina. Il Padre era in Canada. Monsignor Vescovo, il quale doveva venire e pranzare poi da mio zio, si trovò malato e non venne nemmeno lui, insomma tutto fu tristezza e amarezza. Tuttavia la pace, sempre la pace si trovava in fondo al calice. In quel giorno Gesù permise che io non potessi trattenere le mie lacrime, le mie lacrime non furono capite... In verità, avevo sopportato senza piangere prove ben più grandi, ma allora ero aiutata da una grazia potente; invece il 24 Gesù mi lasciò alle mie proprie forze e mostrai quanto erano piccole.

220 - Otto giorni dopo la mia velazione ci fu il matrimonio di Giovanna. Dirle, Madre mia cara, quanto il suo esempio m'istruì riguardo alle premure che una sposa deve prodigare al proprio sposo, mi sarebbe impossibile; ascoltavo avidamente tutto quello che potevo impararne perché non volevo fare per il mio Gesù amato meno di quanto Giovanna faceva per Francesco, una creatura senza dubbio molto perfetta, ma pur sempre una creatura. Mi divertii anche a comporre una lettera d'invito per paragonarla alla sua, ecco com'era concepita: Lettera d'invito alle nozze del Volto Santo.

Iddio Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, Sovrano Dominatore del mondo, e la gloriosissima Vergine Maria, Regina della Corte celeste, partecipano il Matrimonio del loro Augusto Figlio, Gesù, Re dei re e Signore dei signori, con la Signorina Teresa Martin, attualmente Dama e Principessa dei regni portati in dote dal suo Sposo Divino, cioè: l'Infanzia di Gesù e la sua Passione, essendo suoi titoli di nobiltà: di Gesù Bambino e del Volto Santo. di suor Teresa di Gesù Bambino e ll Signor Luigi Martin, Proprietario e Sire delle Signorie della Sofferenza e della Umiliazione, e la Signora Martin, Principessa e Dama d'Onore della Corte celeste, partecipano il Matrimonio della loro figlia Teresa con Gesù il Verbo di Dio, seconda Persona dell'Adorabile Trinità, il quale, per opera dello Spirito Santo si è fatto Uomo e Figlio di Maria, la Regina dei Cieli. Non avendo potuto invitarvi alla benedizione nuziale che è stata data loro sulla montagna del Carmelo, l'8 settembre 1890 (essendo stata ammessa soltanto la Corte Celeste), la S. V. è comunque pregata al Ritorno dalle Nozze che avrà luogo Domani, Giorno della Eternità, nel quale giorno Gesù, Figlio di Dio, verrà sulle nubi del Cielo nello splendore della sua Maestà, per giudicare i Vivi e i Morti. L'ora essendo ancora incerta, siete invitati a tenervi pronti, e a vegliare. felicità di aver conosciuto la nostra santa Madre Genoveffa. E una grazia inestimabile, quella; ebbene, il buon Dio, il quale me ne aveva già concesse tante, di grazie, ha voluto che io vivessi con una Santa non già inimitabile, bensì una Santa santificata da virtù nascoste e ordinarie. Più d'una volta ho ricevuto grandi consolazioni da questa Madre, soprattutto una domenica. Andai come di consueto a farle una visitina, ma trovai due religiose presso di lei; le sorrisi, e mi disponevo a uscire poiché non si può essere in tre presso una malata, ma lei, guardandomi con aria ispirata, disse: «Attenda, figlia mia, ho da dirle una parolina sola. Ogni volta che lei viene, mi chiede di darle un mazzetto spirituale, ebbene, oggi le darò questo: Servite Dio in pace e con gioia; si ricordi, figlia, che il nostro Dio è il Dio della pace» Dopo averla semplicemente ringraziata, usci commossa fino alle lacrime, e convinta che il buon Dio le avesse rivelato la condizione dell'anima mia; quel giorno ero estremamente provata, quasi triste, in una notte tale che non sapevo più se ero amata da Dio misericordioso, ma la gioia e la consolazione che provai, lei le indovina, Madre mia cara! La domenica seguente volli sapere quale rivelazione Madre Genoveffa avesse avuta; mi assicurò che non ne aveva avuta alcuna; allora la mia ammirazione fu ancora più grande, vedendo a quale grado eminente Gesù viveva in lei e la faceva agire e parlare. Ah, quella santità là mi pare la più vera, la più santa, ed è quella che desidero, perché non si trovano in essa illusioni...

222 - ll giorno della mia professione fui anche molto consolata venendo a sapere dalla bocca di Madre Genoveffa che ella era passata dalla stessa prova mia, prima di pronunciare i suoi voti. Nel momento delle nostre grandi pene, lei rammenta, Madre cara, le consolazioni che trovammo presso lei? il ricordo che Madre Genoveffa mi ha lasciato nel cuore, è un ricordo profumato. il giorno del suo transito al Cielo mi sentii particolarmente commossa, era la prima volta che assistevo alla morte, realmente quello spettacolo era incantevole... Ero situata proprio a piè del letto della santa morente, vedevo perfettamente i suoi movimenti più lievi. Mi pareva, durante le due ore che passai così, che l'anima mia avrebbe dovuto empirsi di fervore; al contrario, una specie d'insensibilità si era impadronita di me, ma nel momento stesso in cui la nostra santa Madre Genoveffa nasceva al Cielo, le mie disposizioni intime cambiarono, in un batter d'occhio mi sentii piena di una gioia e d'un fervore indicibili, era come se Madre Genoveffa mi avesse dato una parte della felicità della quale godeva, perché sono ben sicura che è andata diritta al Cielo. Durante la vita le dissi un giorno: «Oh Madre, lei non andrà in purgatorio! ». - «Lo spero», mi rispose con dolcezza. Ah, certamente il buon Dio non ha potuto deludere una speranza così piena d'umiltà, lo dimostrano tutti i favori che abbiamo ricevuti... Ciascuna suora si fece premura di richiedere qualche reliquia; lei lo sa, Madre mia cara, quale è quella che io possiedo, felice me! Durante l'agonia di Madre Genoveffa, notai che una lacrima riluceva sulla sua palpebra come un diamante; era l'ultima di tutte quelle sparse da lei, e non cadde, la vidi ancora brillare nel coro senza che alcuna pensasse a raccoglierla. Allora, prendendo un pannolino fine, osai avvicinarmi la sera, senza essere veduta, e prendere come reliquia l'ultima lacrima di una Santa! Dopo, l'ho portata sempre nel sacchetto entro il quale sono chiusi i miei voti.

223 - Io non do importanza ai miei sogni, del resto ne ho raramente di simbolici, e mi domando perfino come mai, pensando tutto il giorno al Signore, io non me ne occupi di più durante il sonno. Generalmente sogno i boschi, i fiori, i ruscelli, il mare, e quasi sempre vedo dei bambini belli, acchiappo farfalle ed uccellini come non ne ho visti mai. Lei vede, Madre, che se i miei sogni hanno un'apparenza poetica, sono lungi dall'essere mistici... Una notte dopo la morte di Madre Genoveffa, ne feci uno consolante: sognai che ella faceva testamento, dando a ciascuna consorella una cosa che le era appartenuta; quando venne il mio turno, credevo di non ricevere niente perché niente le restava più, ma sollevandosi ella disse per tre volte con un tono penetrante: «A lei lascio il mio cuore».

224 - Un mese dopo il transito della nostra santa Madre, l'influenza si manifestò nella comunità; ero sola in piedi con due altre consorelle, mai potrò dire tutto quello che ho visto, e che cosa m'è sembrato della vita e di tutto ciò che passa... il giorno dei miei diciannove anni fu festeggiato da una morte, seguita ben presto da altre due. In quel periodo ero sola ad occuparmi della sacristia, la mia maggiore d'ufficio era ammalata gravemente, perciò toccava a me preparare i funerali, aprire le grate del coro per la Messa, ecc. Il buon Dio mi ha dato molte grazie di forza in quel momento, mi domando ora come io abbia potuto fare senza paura tutto quello che ho fatto; la morte regnava dovunque, le più malate erano curate da quelle che si trascinavano a fatica; appena una consorella aveva reso l'ultimo respiro, eravamo costrette a lasciarla sola. Un mattino, alzandomi, ebbi il presentimento che suor Maddalena fosse morta; il dormitorio era all'oscuro, nessuna usciva dalle celle, finalmente mi decisi a entrare in quella di suor Maddalena, la cui porta era aperta; la vidi, infatti, vestita e distesa sul pagliericcio, non ebbi la minima paura. Vedendo che non aveva più cero, andai a cercarne uno, ed anche una corona di rose. La sera in cui morì la madre Sottopriora, ero sola con l'infermiera. Impossibile figurarsi la triste condizione della comunità in quel momento, soltanto quelle che erano in piedi potevano farsene un'idea, ma in mezzo a quell'abbandono, io sentivo che il Signore vegliava su noi. Senza sforzo le morenti passavano a vita migliore, subito dopo la morte una espressione di gioia e di pace si diffondeva sui loro volti, si sarebbe detto un sonno dolce; e tale era veramente, perché, dopo che le parvenze di questo mondo saranno dileguate, esse si risveglieranno per godere eternamente le delizie riservate agli eletti.

225 - Per tutto il tempo durante il quale la comunità fu provata in questo modo, potei avere l'ineffabile consolazione della santa Comunione quotidiana. Ah com'era dolce! Gesù mi favorì più a lungo che le sue spose fedeli, perché permise che me la dessero allorché le altre non avevano la felicità di averla. Ed ero anche tanto felice di toccare i vasi sacri, di preparare i lini destinati a ricevere Gesù, sentivo che dovevo essere molto fervente e mi ricordai spesso una parola rivolta a un santo diacono: «Siate santi, voi che toccate i vasi del Signore». Non posso dire d'avere ricevuto spesso delle consolazioni durante i miei ringraziamenti, forse è il momento in cui ne ho meno. Ma questo lo trovo naturale perché mi sono offerta a Gesù come una persona che desidera ricevere la sua visita non già per propria consolazione, bensì per il piacere di Colui che si dà a me. Mi figuro l'anima mia come un terreno libero, e prego la Vergine Santa di sgombrare i detriti che potrebbero impedirle di essere libera, poi la supplico di alzare ella stessa una tenda vasta, degna del Cielo, di abbellirla con i suoi ornamenti, e invito tutti i Santi e gli Angeli affinché vengano a fare un magnifico concerto. Mi pare, quando Gesù discende nel mio cuore, che sia contento di vedersi ricevuto così bene, ed anch'io sono contenta. Tutto ciò non impedisce alle distrazioni e al sonno di venire a farmi visita, ma, uscendo dal ringraziamento e vedendo che l'ho fatto tanto male, risolvo di stare tutto il resto della giornata in azione di grazie.

226 - Lei vede, Madre cara, che sono ben lungi dall'esser guidata per la via della paura, so trovar sempre il mezzo per essere felice e profittare delle mie miserie. Realmente ciò non deve dispiacere a Gesù, perché pare che m'incoraggi su questa via. Un giorno, contrariamente al mio solito, ero un poco turbata mentre andavo alla Comunione, mi pareva che il Signore non fosse contento di me, e io dicevo a me stessa: «Ah se oggi ricevo soltanto metà di un'ostia, sarò addolorata, crederò che Gesù venga quasi malvolentieri nel mio cuore». Mi avvicino... oh felicità! per la prima volta in vita mia, vedo il sacerdote che prende due ostie ben separate e me le dà! Lei capisce la mia gioia e le lacrime dolci che ho pianto, vedendo una misericordia tanto grande.

227 - L’anno che seguì la mia professione, cioè due mesi prima che morisse madre Genoveffa, ricevetti grandi grazie durante il ritiro. Generalmente i ritiri predicati mi sono ancora più dolorosi di quelli che faccio da sola, ma quell'anno accadde diversamente. Avevo fatto una novena preparatoria con grande fervore, nonostante quello che provavo intimamente, perché mi sembrava che il predicatore non potesse capirmi, in quanto pareva adatto soprattutto a far del bene ai grandi peccatori, ma non alle anime consacrate. Il Signore, volendo mostrarmi che è lui solo il direttore dell'anima mia, si servì proprio di quel Padre, il quale fu apprezzato soltanto da me. Avevo allora grandi prove intime di ogni sorta (fino a chiedermi talvolta se ci fosse un Cielo). Mi sentivo inclinata a non parlare delle mie disposizioni intime, non sapendo come esprimerle, ma appena entrata in confessionale senti l'anima mia dilatarsi. Dopo che avevo detto poche parole, fui capita in un modo meraviglioso e perfino indovinata. L’anima mia era come un libro nel quale il Padre leggeva meglio che io stessa. Mi lanciò a vele spiegate sulle onde della confidenza e dell'amore che mi attiravano così fortemente, e sulle quali non osavo andare avanti. Mi disse che le mie colpe non addoloravano il Signore, e aggiunse come suo rappresentante e a nome suo che il Signore era molto contento di me.

228 - Oh, come fui felice d'ascoltare quelle parole consolanti! Mai avevo inteso dire che le colpe potevano non addolorare il buon Dio, quest'assicurazione mi colmò di gioia, mi fece sopportare pazientemente l'esilio della vita. Sentivo bene in fondo al cuore che era vero, perché il Signore è più tenero di una madre; ora lei, Madre cara, non è sempre pronta a perdonarmi le piccole mancanze di delicatezza che le faccio involontariamente? Quante volte ne ho fatta la dolce esperienza! Nessun rimprovero mi avrebbe toccata tanto, quanto una sola delle sue carezze. Sono di una natura tale che la paura mi fa indietreggiare, con l'amore non soltanto vado avanti, ma volo. Oh, Madre mia, fu soprattutto dal giorno della sua elezione che volai sulla via dell'amore. In quel giorno Paolina divenne il mio Gesù vivente.

229 - Da lungo tempo già ho la felicità di contemplare le meraviglie che Gesù opera per mezzo della mia cara Madre. Credo che la sofferenza sola può generare le anime e più che mai le sublimi parole di Gesù mi svelano la loro profondità: «In verità, in verità vi dico, se il chicco di grano caduto a terra non muore, rimane solo, ma se muore dà molto frutto». Quale messe abbondante lei ha raccolto! Ha seminato tra le lacrime, ma ben presto vedrà il frutto delle sue fatiche, ritornerà colma di gioia, portando manipoli tra le mani... Oh, Madre mia, tra quei manipoli il fiorellino bianco si nasconde, ma in Cielo avrà una voce per cantare la dolcezza e le virtù che vede praticare da lei giorno per giorno nell'ombra e nel silenzio dell'esilio. Sì, da due anni ho capito molti misteri nascosti per me fino allora. Il buon Dio mi ha mostrato la stessa misericordia che mostrò al re Salomone. Ha voluto che io non abbia nemmeno un solo desiderio inappagato, non soltanto i miei desideri di perfezione, bensì anche quelli di cui capivo la vanità, senza averla sperimentata.

230 - Avendo sempre considerato lei, Madre mia cara, come il mio ideale, desideravo somigliarle in tutto; vedendo lei che faceva belle pitture e deliziose poesie, dicevo: «Come sarei felice di poter dipingere, di sapere esprimere i miei pensieri in versi e così far del bene alle anime...». Non avrei voluto chiedere questi doni naturali e i miei desideri mi rimanevano nascosti in fondo al cuore. Piacque a Gesù, nascosto anche lui in questo povero cuore, mostrarmi che tutto è vanità e afflizione di spirito sotto il sole... Con grande meraviglia delle consorelle, mi fecero dipingere e il buon Dio permise che io profittassi delle lezioni datemi dalla mia cara Madre. Volle inoltre che io riuscissi a fare delle poesie secondo l'esempio di lei, a comporre strofe che furono trovate carine. Così come Salomone volgendosi verso le opere delle sue mani, per le quali si era affaticato inutilmente, vide che tutto è vanità e afflizione di spirito, così io ho riconosciuto per esperienza che la felicità consiste soltanto nel nascondersi, nel restare nell'ignoranza delle cose create. Ho capito che, senza l'amore tutte le cose sono niente, anche le più splendide come risuscitare i morti o convertire i popoli. Invece di farmi del male, di indurmi a vanità, i doni che il buon Dio mi ha prodigati (senza che glielo chiedessi) mi portano verso lui, vedo che lui solo è immutabile, che lui solo può colmare i miei desideri immensi.

231 - Gesù si è compiaciuto di soddisfare anche altri miei desideri d'altro genere, desideri infantili, simili a quello della neve per la mia vestizione. Lei sa, Madre cara, quanto io ami i fiori; facendomi prigioniera a quindici anni, rinunciai per sempre alla gioia di correre nelle campagne smaltate dai tesori della primavera; ebbene! mai ho avuto più fiori che da quando sono entrata nel Carmelo. È usanza che i fidanzati offrano spesso dei mazzi alle fidanzate; Gesù non lo dimenticò, mi mandò in gran numero mazzi di fiordalisi, margherite, papaveri, ecc. di tutti i fiori che mi piacciono di più. C'era perfino un fiorellino chiamato la nigella dei grani che non avevo trovato da quando stavamo a Lisieux, desideravo tanto rivederlo, questo fiore della mia infanzia che avevo colto nelle campagne di Alencon; proprio al Carmelo venne a sorridermi e mostrarmi che sia nelle cose piccole come nelle grandi il buon Dio dà il centuplo fin da questa vita alle anime che per amor suo hanno lasciato tutto.

232 - Ma il più intimo dei miei desideri, il più grande di tutti, che credevo non veder mai attuato, era che la mia Celina entrasse nel nostro stesso Carmelo. Questo sogno mi pareva inverosimile: vivere sotto il medesimo tetto, condividere gioie e dolori della mia compagna d'infanzia; così avevo fatto completamente il mio sacrificio, avevo affidato a Gesù l'avvenire della mia sorella cara, ed ero risoluta a vederla partire verso l'estremità del mondo, se necessario. La sola cosa che non potevo accettare, era che lei non fosse la sposa di Gesù, perché l'amavo quanto me stessa, e mi pareva impossibile vederla dare il cuore a un uomo di questa terra. Avevo già sofferto molto sapendola nel mondo, esposta a pericoli che io non avevo conosciuti. Posso dire che a datare dal mio ingresso nel Carmelo, il mio affetto per Celina era un amore di madre quanto di sorella. Una volta in cui doveva andare a una festa, ciò mi dispiaceva tanto che supplicai il Signore d'impedirle di ballare, e (contro la mia abitudine) ci feci anche un bel pianto. Gesù si degnò di esaudirmi. Non permise che la sua piccola fidanzata potesse ballare quella sera (nonostante che non fosse impacciata per farlo graziosamente quando ciò era necessario). Essendo stata invitata senza che le fosse possibile rifiutare, il suo cavaliere si trovò nell'incapacità totale di farle fare un passo, con grande sua confusione fu condannato a camminare semplicemente per ricondurla al posto, poi sparì, e non ricomparve più per tutta la serata. Quell'avventura, unica nel suo genere, mi fece crescere nella fiducia e nell'amore di Colui che, ponendo il suo segno sulla mia fronte, l'aveva al tempo stesso inciso su quella della mia Celina cara.

233 - Il 29 luglio dell'anno scorso, il buon Dio, rompendo i vincoli del suo incomparabile servo, lo chiamò alla ricompensa eterna e spezzò al tempo stesso il legame che tratteneva nel mondo la sua fidanzata cara; ella aveva compiuto la sua prima missione. Incaricata di rappresentarci tutte presso nostro Padre così teneramente amato, aveva assolto come un angelo questo compito; e gli angeli non restano sulla terra, quando hanno attuato la volontà di Dio tornano subito a lui, è per questo che hanno le ali. Anche il nostro angelo scosse le sue ali bianche, era pronto a volare lontano lontano per trovare Gesù, ma Gesù lo fece volare vicino. Si contentò che venisse accettato il grande sacrificio, ben doloroso per Teresa. Durante due anni la sua Celina aveva nascosto un segreto. Ah, quanto aveva sofferto anche lei! Finalmente dall'alto del Cielo il mio Re diletto, al quale sulla terra non piacevano le lungaggini, si affrettò ad accomodare le faccende così complicate della sua Celina e il 14 settembre ella poté riunirsi a noi.

234 - Un giorno in cui le difficoltà parevano insuperabili, dissi a Gesù durante il ringraziamento: «Voi sapete, Dio mio, quanto desidero conoscere se Papà è andato direttamente in Cielo, io non vi chiedo di parlarmi, ma datemi un segno. Se suor A.d.G. consente che Celina entri nel Carmelo, o almeno non pone ostacoli, sarà la risposta che Papà è venuto difilato da voi». Quella consorella, lei lo sa, Madre mia cara, trovava che eravamo già troppe noi tre, e per conseguenza non voleva ammetterne un'altra, ma Dio, che tiene in mano sua il cuore delle creature e l'orienta come vuole lui, cambiò le disposizioni di questa religiosa; fu proprio la prima persona che incontrai dopo il ringraziamento: mi chiamò con tono amabile, mi disse di salire da lei, e mi parlò di Celina con le lacrime agli occhi. Ah, quante ragioni ho di ringraziare Gesù che seppe colmare tutti i miei desideri.

235 - Ora non ho più alcun desiderio se non quello di amare Gesù alla follia... I miei desideri infantili sono scomparsi, certo mi piace ancora ornare di fiori l'altare di Gesù Bambino, ma dopo che mi ha dato il fiore che desideravo, la mia Celina cara, non ne desidero altri, gli offro lei come il mio più incantevole mazzo. Non desidero più la sofferenza né la morte, eppure le amo tutte due, ma è l'amore solo che mi attira. A lungo le ho desiderate; ho posseduto la sofferenza e ho creduto raggiungere la riva del Cielo, ho creduto che il fiorellino sarebbe stato colto nella sua primavera. Ora l'abbandono solo mi guida, non ho altra bussola! Non posso chiedere più niente con ardore, fuorché il compimento perfetto della volontà del Signore sull'anima mia senza che le creature riescano a porvi ostacolo. Posso dire queste parole del cantico spirituale del Nostro Padre san Giovanni della Croce: «Nel celliere interno del mio Amato, ho bevuto, e quando sono uscita, in tutta questa pianura non conoscevo più nulla e ho perduto il gregge che prima seguivo. L'anima mia si è impegnata con tutte le sue risorse al suo servizio, non ho più gregge, non ho più altro ufficio, perché ora tutto il mio esercizio è di amare! » Oppure ancora: «Da quando ne ho l'esperienza, l'Amore è così potente in opere che sa trarre profitto di tutto, del bene e del male che trova in me, e trasforma l'anima mia in sè». Oh Madre cara! Com'è dolce la via dell'amore! Senza dubbio, si può ben cadere, si può commettere delle infedeltà, ma l'amore, sapendo trarre profitto da tutto, consuma rapidamente tutto quello che può dispiacere a Gesù, lasciando soltanto una umile profonda pace in fondo al cuore...

236 - Quante luci ho trovato nelle opere del Nostro Padre san Giovanni della Croce! All'età di diciassette e diciotto anni non avevo altro nutrimento spirituale, ma più tardi tutti i libri mi lasciarono nell'aridità, e sono ancora in questa condizione. Se apro un libro scritto da un autore spirituale (anche il più bello, il più commovente), sento subito il mio cuore serrarsi, e leggo quasi senza capire, o, se capisco, lo spirito mio si ferma senza poter meditare. In questa impotenza, la Sacra Scrittura e l'Imitazione mi vengono in soccorso; in esse trovo nutrimento solido e puro. Ma soprattutto il Vangelo mi occupa durante la preghiera, in esso trovo tutto il necessario per la mia povera anima. Scopro sempre in esso luci nuove, significati nascosti e misteriosi. Capisco e so per esperienza «che il Regno di Dio è dentro di noi». Gesù non ha bisogno di libri né di dottori per istruire le anime; lui, il Dottore dei dottori, insegna senza rumor di parole... Mai l'ho inteso parlare, ma sento che è in me, ad ogni istante, e mi guida e m'ispira ciò che debbo dire o fare. Scopro proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non avevo ancora viste, e più spesso non è durante l'orazione che sono maggiormente abbondanti, è piuttosto in mezzo alle occupazioni della giornata.

237 - Madre cara, dopo tante grazie, non posso cantare col salmista: «Che il Signore è buono, che la sua misericordia è eterna»? Mi pare che, se tutte le creature avessero le stesse grazie che ho io, nessuno avrebbe paura del Signore, ma tutti lo amerebbero alla follia, e che tutte le anime eviterebbero di offenderlo, per amore, e non tremando. Capisco tuttavia che non tutte le anime possono somigliarsi, bisogna che ce ne siano di gruppi diversi per onorare in modo particolare ciascuna perfezione del Signore. A me ha dato la sua misericordia infinita, attraverso essa contemplo e adoro le altre perfezioni divine. Allora tutte mi appaiono raggianti di amore, la giustizia stessa (e forse ancor più che qualsiasi altra) mi sembra rivestita d'amore. Quale gioia pensare che il buon Dio è giusto, cioè che tiene conto delle nostre debolezze, che conosce perfettamente la fragilità della nostra natura. Di che cosa dunque avrei paura? Ah, il Dio infinitamente giusto che si degnò perdonare con tanta bontà le colpe del figliuol prodigo, non deve essere giusto anche verso me che «sto sempre con lui» ~

238 - Quest'anno, il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri d'essere amato. Pensavo alle anime che si offrono come vittime alla giustizia di Dio al fine di stornare e attirare sopra se stesse i castighi riservati ai colpevoli, questa offerta mi pareva grande e generosa, ma ero lungi dal sentirmi portata a farla. «O Dio mio! - dissi dal profondo del cuore - soltanto la vostra giustizia riceverà anime le quali s'immolino come vittime? Il vostro Amore misericordioso non ne ha bisogno anche lui?... Da ogni parte è misconosciuto, respinto; i cuori ai quali voi desiderate prodigarlo si volgono verso le creature chiedendo ad esse la felicità col loro miserabile affetto, invece di gettarsi tra le vostre braccia e di accettare il vostro amore infinito. Oh Dio mio! il vostro amore disprezzato resterà dentro il vostro cuore? Mi pare che se voi trovaste anime che si offrissero come vittime di olocausto al vostro amore, voi le consumereste rapidamente, mi pare che sareste felice di non comprimere le onde d'infinita tenerezza che sono in voi. Se alla vostra giustizia piace di scaricarsi, lei che si estende soltanto sulla terra, quanto più il vostro amore misericordioso desidera incendiare le anime, poiché la vostra misericordia s'innalza fino ai cieli. O Gesù mio! che sia io questa vittima felice, consumate il vostro olocausto col fuoco del vostro amore divino!...». Madre cara, lei che mi ha permesso di offrirmi così al buon Dio, lei sa quali fiumi, o piuttosto quali oceani di grazie, inondarono l'anima mia... Ah, da quel giorno felice mi pare che l'amore mi compenetri e mi avvolga, mi pare che, ad ogni istante, questo amore misericordioso mi rinnovi, purifichi l'anima mia e non lasci alcuna traccia di peccato, perciò non posso temere il purgatorio... So che per me stessa non meriterei nemmeno di entrare in quel luogo di espiazione, poiché soltanto le anime sante possono trovare adito ad esso, ma so altresì che il fuoco dell'amore è più santificante di quello del Purgatorio, so che Gesù non può desiderare per noi sofferenze inutili, e che egli non m'ispirerebbe i desideri che sento, se non volesse colmarli... Oh com'è dolce la via dell'amore! Come mi voglio dedicare a far sempre, col più grande abbandono, la volontà del Signore!

239 - Ecco, Madre cara, tutto quello che posso dirle riguardo alla vita della sua piccola Teresa; lei stessa sa ben meglio di me quella che io sono e ciò che Gesù ha fatto per me, perciò lei mi vorrà perdonare se ho abbreviato molto la storia della mia vita religiosa... Come si compirà questa «storia di un fiorellino bianco»? Forse l'umile fiore verrà colto nella sua freschezza, oppure trapiantato su altre rive?... L'ignoro, ma di una cosa sono sicura, ed è che la misericordia di Dio lo accompagnerà sempre, e che mai esso cesserà di benedire la Madre cara che lo ha dato a Gesù; eternamente si rallegrerà di essere uno dei fiori della sua corona. Eternamente canterà con questa Madre diletta il cantico sempre nuovo dell'Amore.


29-24 Giugno 30, 1931 Come la grazia più grande che Iddio fece all’uomo nella creazione, fu di poter fare i suoi atti nella Divina Volontà. Come questo Regno esiste, e Umanità vissute lo hanno posseduto.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo pensando al Santo Voler Divino: “Come mai potrà venire il suo regno sulla terra! dato i tempi procellosi che minacciano tempeste e le tristi condizioni delle umane generazioni, sempre impossibile, e mi sembra che accrescono l’impossibilità, la indifferenza ed indisposizione di quelli che almeno si dicono buoni, che non hanno nessun interesse di far conoscere un Voler sì santo, e la sua Volontà che vuol fare la grande grazia che vuol regnare in mezzo alle creature, come mai potrà aver vita un bene che non si conosce? ” Ma mentre ciò pensavo, il mio amabile Gesù, sorprendendomi mi ha detto:

(2) “Figlia mia, ciò ch’è impossibile alle umane vedute, tutto è possibile a Dio. Tu devi sapere che la grazia più grande che facemmo all’uomo nella sua creazione, fu che poteva entrare nella nostra Volontà Divina per poter emettere i suoi atti umani, e siccome l’umano volere era piccolo e il Divino grande, quindi teneva virtù di assorbire il piccolo nel grande, e di cambiare l’umano nel Divino Volere. Onde Adamo, nel principio della sua creazione entrò nell’ordine della nostra Volontà Divina, e vi fece molti dei suoi atti, e mentre col sottrarsi dal nostro Volere lui uscì da dentro di Esso, i suoi atti umani operati nel nostro Volere restarono come pegno e diritto dell’uomo, e come principio e fondamento d’un regno divino che lui acquistava; nella Divina Volontà, ciò che si fa in Essa è incancellabile, Dio stesso non può cancellare un’atto solo fatto dalla creatura nel Fiat Supremo. Ora, essendo Adamo il primo uomo creato, era come conseguenza, essendo lui come la radice, il tronco di tutte le umane generazioni, che esse ereditassero quasi come rami ciò che possedesse la radice ed il tronco dell’albero dell’uomo; e come tutte le creature, come in natura, ereditano il germe del peccato originale, così ereditano i primi atti suoi fatti nel nostro Volere, che costituiscono il principio ed il diritto del regno del nostro Voler Divino per le creature. A confermare ciò venne l’umanità della Vergine Immacolata ad operare e a seguire gli atti di Adamo, per compiere tutto intero il regno della Divina Volontà, per essere la prima ereditiera d’un regno sì santo e per dare i diritti ai suoi cari figli di farlo possedere; ed a completare tutto ciò venne la mia Umanità, che possedeva in natura la mia Divina Volontà, ciò che Adamo e la Sovrana Regina possedevano per grazia, per confermare col suggello dei suoi atti questo regno della Divina Volontà. Sicché questo regno esiste in realtà, perché umanità viventi hanno formato i loro atti in Essa, come materiali necessari per formare questo regno, per dare il diritto alle altre umanità di possederlo. E per maggiormente confermarlo insegnai il Padre nostro, affinché con la preghiera si disponesse e acquistasse i diritti per riceverlo, e Dio si sentisse come il dovere di darlo. Coll’insegnare il Pater Noster, Io stesso mettevo nelle loro mani il diritto di riceverlo, e mi impegnavo a dare un regno sì santo, e ogni qualvolta la creatura recita il Pater Noster acquista una specie di diritto di entrare in questo regno; primo, perch’è preghiera insegnata da Me, che contiene il valore della mia preghiera; secondo, ch’è tanto l’amore della nostra Divinità verso le creature, che facciamo attenzione di tutto, notiamo tutto, anche i più piccoli atti, i santi desideri, le piccole preci, per ricambiarli con grazie grandi, possiamo dire che sono pretesti, occasioni che andiamo trovando per dirle: “Tu hai fatto questo, e Noi ti diamo questo, tu hai fatto il piccolo e Noi ti diamo il grande. Quindi il regno esiste, e se tanto ti ho parlato della mia Divina Volontà, non sono stati altri che i preparativi di tanti secoli della mia Chiesa, le preghiere, i sacrifici e la continua recita del Pater Noster che ha inclinato la nostra bontà a scegliere una creatura per manifestarle le tante conoscenze della nostra Volontà, i suoi grandi prodigi, così vincolavo la mia Volontà alle creature, dandole nuovi pegni del suo regno. E come tu ascoltavi e cercavi di modellarti ai miei insegnamenti che ti davo, così formavo nuovi vincoli per vincolare le creature nella mia Volontà.

(3) Tu devi sapere che Io sono il Dio di tutti, e quando faccio un bene non lo faccio mai isolato, lo faccio a tutti, meno che, chi non vuol prendere, non prenda, e quando una creatura mi corrisponde Io la guardo non come una sola, ma appartenente a tutta l’umana famiglia, e quindi il bene dell’una viene comunicato agli altri. Ora, se esiste il regno, umanità vissute lo hanno posseduto e fatto vita in esso, la mia Volontà vuol regnare in mezzo alle creature, le mie stesse conoscenze lo dicono a chiare note, come dunque tu pensi ch’è impossibile che venga questo regno? A Me tutto è possibile, me ne servirò delle stesse tempeste e di nuovi eventi per preparare coloro che devono occuparsi di far conoscere la mia Volontà. Le tempeste servono a purificare l’aria cattiva e anche a sgombrare cose nocive. Perciò Io disporrò il tutto, so fare tutto, ho i tempi a mia disposizione. Quindi lascia fare al tuo Gesù, e vedrai come la mia Volontà sarà conosciuta e compiuta”.