Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Le umiliazioni provengono anche dagli angoli più impensati, come dalle persone stesse votate a Dio: i vescovi, i sacerdoti e le suore. Siete guardati in ma­niera sprezzante da alcuni a causa della vostra man­canza di cultura o di istruzione, e la vostra inefficien­za nel lavoro è vista come una mancanza di qualifica­zioni adeguate o a causa della vostra goffaggine. Al­cuni non capiscono il vostro modo di vivere o la nostra carità  verso il povero e così vi criticano. Anche Cristo venne disprezzato dalla classe intellettuale della sua nazione, dai sommi sacerdoti e dai Farisei. E un nuo­vo motivo di benedizione questo poter condividere lo stesso destino del Cristo, anche se pure in piccolissima parte. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Domenica della 3° settimana del tempo di Quaresima

Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 6

1Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.2Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.3Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,4perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

5Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.6Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

7Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
10venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
11Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
12e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
13e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.

14Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;15ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.

16E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
17Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,18perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

19Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;20accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.21Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.

22La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce;23ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!

24Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.

25Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?26Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?27E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?28E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano.29Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.30Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?31Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?32Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.33Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.34Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.


Secondo libro dei Re 25

1Nell'anno nono del suo regno, nel decimo mese, il dieci del mese, Nabucodònosor re di Babilonia, con tutto l'esercito, marciò contro Gerusalemme, la circondò da tutte le parti e le costruì intorno opere d'assedio.2La città rimase assediata fino all'undecimo anno del re Sedecìa.3Al nono giorno del quarto mese, quando la fame dominava la città e non c'era più pane per la popolazione,4fu aperta una breccia nelle mura della città. Allora tutti i soldati fuggirono, uscendo dalla città di notte per la via della porta fra le due mura, presso il giardino del re e, mentre i Caldei erano tutt'intorno alla città, presero la via dell'Araba.
5I soldati dei Caldei inseguirono il re nelle steppe di Gèrico, mentre tutto il suo esercito si disperse abbandonandolo.6Il re fu preso e condotto dal re di Babilonia a Ribla ove fu pronunziata contro di lui la sentenza.7Furono uccisi alla presenza di Sedecìa i suoi figli e a lui Nabucodònosor fece cavare gli occhi, l'incatenò e lo condusse a Babilonia.
8Il settimo giorno del quinto mese - era l'anno decimonono del re Nabucodònosor re di Babilonia - Nabuzardàn, capo delle guardie, ufficiale del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme,9bruciò il tempio, la reggia e tutte le case di Gerusalemme, dando alle fiamme tutte le case di lusso.10Tutto l'esercito dei Caldei, che era con il capo delle guardie, demolì il muro intorno a Gerusalemme.11Nabuzardàn capo delle guardie deportò il resto del popolo che era stato lasciato in città, quanti erano passati disertori al re di Babilonia e il resto della moltitudine.12Il capo delle guardie lasciò alcuni fra i più poveri del paese come vignaioli e come campagnoli.13I Caldei fecero a pezzi le colonne di bronzo che erano nel tempio, le basi e il bacino grande di bronzo, che erano ivi, e asportarono tutto il loro bronzo in Babilonia.14Essi presero ancora le caldaie, le palette, i coltelli, le coppe e tutte le suppellettili di bronzo che servivano al culto.15Il capo delle guardie prese ancora i bracieri e i bacini, quanto era d'oro puro e quanto era d'argento puro.16Quanto alle due colonne, al grande bacino e alle basi, tutto opera di Salomone per il tempio, non si poteva calcolare il peso del loro bronzo, cioè di tutti questi oggetti.17Delle colonne, poi, ciascuna era alta diciotto cubiti ed era sormontata da un capitello di bronzo, la cui altezza era di cinque cubiti; tutto intorno al capitello c'erano un reticolato e melagrane, tutto di bronzo; così pure era l'altra colonna.
18Il capo delle guardie prese Seraià, sacerdote capo, e Zofonia, sacerdote del secondo ordine, insieme con tre custodi della soglia.19Dalla città egli prese un funzionario, che era a capo dei guerrieri, cinque uomini fra gli intimi del re, che furono trovati in città, il segretario del capo dell'esercito, che arruolava il popolo del paese, e sessanta uomini del popolo del paese, che si trovavano in città.20Nabuzardàn capo delle guardie li prese e li condusse al re di Babilonia, a Ribla.21Il re di Babilonia li fece uccidere a Ribla, nel paese di Amat. Così fu deportato Giuda dal suo paese.
22Quanto al popolo che restava nel paese di Giuda, lasciatovi da Nabucodònosor re di Babilonia, gli fu posto a loro capo Godolia figlio di Achikam, figlio di Safàn.23Quando tutti i capi delle bande armate e i loro uomini seppero che il re di Babilonia aveva fatto governatore Godolia, si presentarono a costui in Mizpà. Essi erano: Ismaele figlio di Netania, Giovanni figlio di Kareach, Seraia figlio di Tancumet, il Netofatita e Iaazania figlio del Maacateo, insieme con i loro uomini.24Godolia giurò a loro e ai loro uomini: "Non temete da parte degli ufficiali dei Caldei; rimanete nel paese e servite il re di Babilonia; sarà per il vostro meglio".
25Nel settimo mese venne Ismaele figlio di Netania, figlio di Elisama, di stirpe regale, con dieci uomini; costoro colpirono a morte Godolia, i Giudei e i Caldei che erano con lui in Mizpà.26Tutti, dal più piccolo al più grande, e tutti i capi delle bande armate si mossero per andare in Egitto, perché temevano da parte dei Caldei.
27Ora nell'anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione.28Gli parlò con benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai seggi dei re che si trovavano con lui in Babilonia29e gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della sua vita.30Il suo vitto quotidiano gli fu assicurato sempre dal re di Babilonia, finché visse.


Siracide 24

1La sapienza loda se stessa,
si vanta in mezzo al suo popolo.
2Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,
si glorifica davanti alla sua potenza:
3"Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo
e ho ricoperto come nube la terra.
4Ho posto la mia dimora lassù,
il mio trono era su una colonna di nubi.
5Il giro del cielo da sola ho percorso,
ho passeggiato nelle profondità degli abissi.
6Sulle onde del mare e su tutta la terra,
su ogni popolo e nazione ho preso dominio.
7Fra tutti questi cercai un luogo di riposo,
in quale possedimento stabilirmi.
8Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
il mio creatore mi fece posare la tenda
e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi in eredità Israele.
9Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò;
per tutta l'eternità non verrò meno.
10Ho officiato nella tenda santa davanti a lui,
e così mi sono stabilita in Sion.
11Nella città amata mi ha fatto abitare;
in Gerusalemme è il mio potere.
12Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore, sua eredità.
13Sono cresciuta come un cedro sul Libano,
come un cipresso sui monti dell'Ermon.
14Sono cresciuta come una palma in Engaddi,
come le piante di rose in Gerico,
come un ulivo maestoso nella pianura;
sono cresciuta come un platano.
15Come cinnamòmo e balsamo ho diffuso profumo;
come mirra scelta ho sparso buon odore;
come gàlbano, ònice e storàce,
come nuvola di incenso nella tenda.
16Come un terebinto ho esteso i rami
e i miei rami son rami di maestà e di bellezza.
17Io come una vite ho prodotto germogli graziosi
e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza.
18Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate,
e saziatevi dei miei prodotti.
19Poiché il ricordo di me è più dolce del miele,
il possedermi è più dolce del favo di miele.
20Quanti si nutrono di me avranno ancora fame
e quanti bevono di me, avranno ancora sete.
21Chi mi obbedisce non si vergognerà,
chi compie le mie opere non peccherà".

22Tutto questo è il libro dell'alleanza del Dio
altissimo,
la legge che ci ha imposto Mosè,
l'eredità delle assemblee di Giacobbe.
23Essa trabocca di sapienza come il Pison
e come il Tigri nella stagione dei frutti nuovi;
24fa traboccare l'intelligenza come l'Eufrate
e come il Giordano nei giorni della mietitura;
25espande la dottrina come il Nilo,
come il Ghicon nei giorni della vendemmia.
26Il primo non ne esaurisce la conoscenza
né l'ultimo la può pienamente indagare.
27Il suo pensiero infatti è più vasto del mare
e il suo consiglio più del grande abisso.
28Io sono come un canale derivante da un fiume
e come un corso d'acqua sono uscita verso un giardino.
29Ho detto: "Innaffierò il mio giardino
e irrigherò la mia aiuola".
Ed ecco il mio canale è diventato un fiume,
il mio fiume è diventato un mare.
30Farò ancora splendere la mia dottrina come l'aurora;
la farò brillare molto lontano.
31Riverserò ancora l'insegnamento come una profezia,
lo lascerò per le generazioni future.
32Vedete, non ho lavorato solo per me,
ma per quanti cercano la dottrina.


Salmi 67

1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto.'

2Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
3perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.

4Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
5Esultino le genti e si rallegrino,
perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra.

6Ti lodino i popoli, Dio,
ti lodino i popoli tutti.
7La terra ha dato il suo frutto.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
8ci benedica Dio
e lo temano tutti i confini della terra.


Isaia 57

1Perisce il giusto, nessuno ci bada.
I pii sono tolti di mezzo, nessuno ci fa caso.
Il giusto è tolto di mezzo a causa del male.
2Egli entra nella pace,
riposa sul suo giaciglio
chi cammina per la via diritta.

3Ora, venite qui, voi,
figli della maliarda,
progenie di un adultero e di una prostituta.
4Su chi intendete divertirvi?
Contro chi allargate la bocca
e tirate fuori la lingua?
Forse voi non siete figli del peccato,
prole bastarda?
5Voi, che spasimate fra i terebinti,
sotto ogni albero verde,
che sacrificate bambini nelle valli,
tra i crepacci delle rocce.
6Tra le pietre levigate del torrente è la parte che ti spetta:
esse sono la porzione che ti è toccata.
Anche ad esse hai offerto libazioni,
hai portato offerte sacrificali.
E di questo dovrei forse consolarmi?
7Su un monte imponente ed elevato
hai posto il tuo giaciglio;
anche là sei salita per fare sacrifici.
8Dietro la porta e gli stipiti
hai posto il tuo emblema.
Lontano da me hai scoperto il tuo giaciglio,
vi sei salita, lo hai allargato;
hai patteggiato con coloro
con i quali amavi trescare;
guardavi la mano.
9Ti sei presentata al re con olio,
hai moltiplicato i tuoi profumi;
hai inviato lontano i tuoi messaggeri,
ti sei abbassata fino agli inferi.
10Ti sei stancata in tante tue vie,
ma non hai detto: "È inutile".
Hai trovato come ravvivare la mano;
per questo non ti senti esausta.
11Chi hai temuto? Di chi hai avuto paura
per farti infedele?
E di me non ti ricordi,
non ti curi?
Non sono io che uso pazienza e chiudo un occhio?
Ma tu non hai timore di me.
12Io divulgherò la tua giustizia
e le tue opere, che non ti saranno di vantaggio.
13Alle tue grida ti salvino i tuoi guadagni.
Tutti se li porterà via il vento, un soffio se li prenderà.
Chi invece confida in me possederà la terra,
erediterà il mio santo monte.

14Si dirà: "Spianate, spianate, preparate la via,
rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo".
15Poiché così parla l'Alto e l'Eccelso,
che ha una sede eterna e il cui nome è santo:
In un luogo eccelso e santo io dimoro,
ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati,
per ravvivare lo spirito degli umili
e rianimare il cuore degli oppressi.
16Poiché io non voglio discutere sempre
né per sempre essere adirato;
altrimenti davanti a me verrebbe meno
lo spirito e l'alito vitale che ho creato.
17Per l'iniquità dei suoi guadagni mi sono adirato,
l'ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato;
eppure egli, voltandosi,
se n'è andato per le strade del suo cuore.
18Ho visto le sue vie,
ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni.
E ai suoi afflitti
19io pongo sulle labbra: "Pace,
pace ai lontani e ai vicini",
dice il Signore, "io li guarirò".
20Gli empi sono come un mare agitato
che non può calmarsi
e le cui acque portan su melma e fango.
21Non v'è pace per gli empi, dice il mio Dio.


Atti degli Apostoli 13

1C'erano nella comunità di Antiòchia profeti e dottori: Bàrnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène, Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.2Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: "Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati".3Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.

4Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.5Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante.6Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,7al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio.8Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede.9Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse:10"O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?11Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole". Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano.12Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.

13Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a Gerusalemme.14Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia di Pisidia ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.15Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga mandarono a dire loro: "Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate!".

16Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano disse: "Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate.17Il Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo durante il suo esilio in terra d'Egitto, 'e con braccio potente li condusse via di là'.18Quindi, 'dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel deserto',19'distrusse sette popoli nel paese di Canaan e concesse loro in eredità' quelle terre,20per circa quattrocentocinquanta anni. Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele.21Allora essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quaranta anni.22E, dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese questa testimonianza: 'Ho trovato Davide', figlio di Iesse, 'uomo secondo il mio cuore'; egli adempirà tutti i miei voleri.
23Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.24Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo d'Israele.25Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali.
26Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di salvezza.27Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato;28e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso.29Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro.30Ma Dio lo ha risuscitato dai morti31ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi testimoni davanti al popolo.
32E noi vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta,33poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:

'Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.'

34E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:

'Darò a voi le cose sante promesse a Davide, quelle
sicure.'

35Per questo anche in un altro luogo dice:

'Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.'

36Ora Davide, dopo aver eseguito il volere di Dio nella sua generazione, morì e fu unito ai suoi padri e subì la corruzione.37Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione.38Vi sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati39e che per lui chiunque crede riceve giustificazione da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge di Mosè.40Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei Profeti:

41'Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata'!".

42E, mentre uscivano, li pregavano di esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.43Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a perseverare nella grazia di Dio.

44Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio.45Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando.46Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: "Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.47Così infatti ci ha ordinato il Signore:

'Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all'estremità della
terra'".

48Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.49La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione.50Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li scacciarono dal loro territorio.51Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio,52mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.


Capitolo XX: L'amore della solitudine e del silenzio

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1. Cerca il tempo adatto per pensare a te e rifletti frequentemente sui benefici che vengono da Dio. Tralascia ogni cosa umanamente attraente; medita argomenti che ti assicurino una compunzione di spirito, piuttosto che un modo qualsiasi di occuparti. Un sufficiente spazio di tempo, adatto per dedicarti a buone meditazioni, lo troverai rinunciando a fare discorsi inutilmente oziosi e ad ascoltare chiacchiere sugli avvenimenti del giorno. I più grandi santi evitavano, per quanto possibile, di stare con la gente e preferivano stare appartati, al servizio di Dio. E' stato detto: ogni volta che andai tra gli uomini ne ritornai meno uomo di prima (Seneca, Epist. VII, 3). E ne facciamo spesso esperienza, quando stiamo a lungo a parlare con altri. Tacere del tutto è più facile che evitare le intemperanze del discorrere, come è più facile stare chiuso in casa che sapersi convenientemente controllare fuori casa. Perciò colui che vuole giungere alla spiritualità interiore, deve, insieme con Gesù, ritirarsi dalla gente. Soltanto chi ama il nascondimento sta in mezzo alla gente senza errare; soltanto chi ama il silenzio parla senza vaneggiare; soltanto chi ama la sottomissione eccelle senza sbagliare; soltanto chi ama obbedire comanda senza sgarrare; soltanto colui che è certo della sua buona coscienza possiede gioia perfetta.  

2. Però, anche nei santi, questo senso di sicurezza ebbe fondamento nel timore di Dio. Essi brillarono per straordinarie virtù e per grazia, ma non per questo furono meno fervorosi e intimamente umili. Il senso di sicurezza dei cattivi scaturisce, invece, dalla superbia e dalla presunzione; e , alla fine, si muta in inganno di se stessi. Non sperare di avere sicurezza in questo mondo, anche se sei ritenuto buon monaco o eremita devoto; spesso, infatti, coloro che sembravano eccellenti agli occhi degli uomini sono stati messi nelle più gravi difficoltà. Per molte persone è meglio dunque non essere del tutto esenti da tentazioni ed avere sovente da lottare contro di queste, affinché non siamo troppo sicure di sé, non abbiamo per caso a montare in superbia o addirittura a volgersi sfrenatamente a gioie terrene. Quale buona coscienza manterrebbe colui che non andasse mai cercando le gioie passeggere e non si lasciasse prendere dal mondo! Quale grande pace, quale serenità avrebbe colui che sapesse stroncare ogni vano pensiero, meditando soltanto intorno a ciò che attiene a Dio e alla salute dell'anima, e ponendo ben fissa ogni sua speranza in Dio! Nessuno sarà degno del gaudio celeste, se non avrà sottoposto pazientemente se stesso al pungolo spirituale. Ora, se tu vuoi sentire dal profondo del cuore questo pungolo, ritirati nella tua stanza, lasciando fuori il tumulto del mondo, come sta scritto: pungolate voi stessi, nelle vostre stanze (Sal 4,4). Quello che fuori, per lo più, vai perdendo, lo troverai nella tua cella; la quale diventa via via sempre più cara, mentre reca noi soltanto a chi vi sta di mal animo. Se, fin dall'inizio della tua venuta in convento, starai nella tua cella, e la custodirai con buona disposizione d'animo, essa diventerà per te un'amica diletta e un conforto molto gradito.  

3. Nel silenzio e nella quiete l'anima devota progredisce e apprende il significato nascosto delle Scritture; nel silenzio e nella quiete trova fiumi di lacrime per nettarsi e purificarsi ogni notte, e diventa tanto più intima al suo creatore quanto più sta lontana da ogni chiasso mondano. Se, dunque, uno si sottrae a conoscenti e ad amici, gli si farà vicino Iddio, con gli angeli santi. E' cosa migliore starsene appartato a curare il proprio perfezionamento, che fare miracoli, dimenticando se stessi. Cosa lodevole, per colui che vive in convento, andar fuori di rado, evitare di apparire, persino schivare la gente. Perché mai vuoi vedere ciò che non puoi avere? "Il mondo passa, e passano i suoi desideri" (1Gv 2,17). I desideri dei sensi portano a vagare con la mente; ma, passato il momento, che cosa ne ricavi se non un peso sulla coscienza e una profonda dissipazione? Un'uscita piena di gioia prepara spesso un ritorno pieno di tristezza; una veglia piena di letizia rende l'indomani pieno di amarezza; ogni godimento della carne penetra con dolcezza, ma alla fine morde e uccide. Che cosa puoi vedere fuori del monastero, che qui tu non veda? Ecco, qui hai il cielo e la terra e tutti glie elementi dai quali sono tratte tutte le cose. Che cosa altrove potrai vedere, che possa durare a lungo sotto questo sole? Forse credi di poterti saziare pienamente; ma a ciò non giungerai. Ché, se anche tu vedessi tutte le cose di questo mondo, che cosa sarebbe questo, se non un sogno senza consistenza? Leva i tuoi occhi in alto, a Dio, e prega per i tuoi peccati e per le tue mancanze. Lascia le vanità alla gente vana; e tu attendi invece a quello che ti ha comandato Iddio. Chiudi dietro di te la tua porta, chiama a te Gesù, il tuo diletto, e resta con lui nella cella; ché una sì grande pace altrove non la troverai. Se tu non uscirai e nulla sentirai dal chiasso mondano, resterai più facilmente in una pace perfetta. E poiché talvolta sentire cose nuove reca piacere, occorre che tu sappia sopportare il conseguente turbamento dell'animo.


LETTERA 199: Agostino risponde a Esichio come debba aspettarsi la venuta del Signore.

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta dopo la precedente.

Agostino risponde a Esichio come debba aspettarsi la venuta del Signore (nn. 1-3) e come intendere i passi della Scrittura riguardanti la fine del mondo che vogliono esortare i fedeli alla vigilanza e alle opere buone, come risulta dagli Atti (nn. 4-6), dalle parole di S. Paolo (nn. 7-11) e dello stesso Cristo (nn. 12-14). Agostino chiede poi ad Esichio d'esporre più chiaramente i passi della Scrittura da lui addotti per provar la sua tesi e confuta molte sue espressioni temerarie sulla venuta del Signore (nn. 13-18), sulle settimane di Daniele (nn. 19-21) e spiega il discorso escatologico del Signore (nn. 25-35); parla dei mali vieppiù crescenti (nn. 36-38), dei segni del sole, della grande tribolazione dei popoli, della venuta del Figlio dell'uomo in una nube (nn. 39-42); spiega in qual ordine sono riferiti e che significano quei segni riguardanti la venuta di Cristo, forse, nella Chiesa (nn. 43-45), poiché non tornerà prima che in tutto il mondo sia diffuso il Vangelo (nn. 46-49). Dopo aver trattato delle profezie enunciate al passato (nn. 50-51), ammonisce che, anziché indagare il tempo della venuta di Cristo, è meglio prepararsi a riceverlo con la fede e le opere buone (nn. 52-54).

AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI AD ESICHIO, SUO BEATISSIMO SIGNORE, VENERATO E STIMATO FRATELLO E COLLEGA DI EPISCOPATO

Chi attende davvero il ritorno del Signore.

1. 1. Ho ricevuto la lettera dell'Eccellenza tua con la quale esorti molto salutarmente ad amare e desiderare la seconda venuta del nostro Salvatore; lo fai come un buon servitore del padre di famiglia, zelante degli interessi del suo Padrone e desideroso d'avere molti altri compagni nell'amore ardente e perseverante del quale sei infiammato. Tenendo quindi presente il passo dell'Apostolo da te citato, che cioè il Signore ha affermato che darà il giusto premio non solo a lui, ma anche a quanti desiderano la sua apparizione 1; noi viviamo per conseguenza rettamente e in questo mondo ci comportiamo come pellegrini quando il nostro cuore si dilata e progredisce sempre più in questo amore, sia che il Salvatore torni più presto o più tardi di quanto si creda, qualora la sua apparizione venga amata con amore pieno di fede e desiderata con sentimenti di pietà. Effettivamente il servo che dice: Il mio padrone tarda a venire 2, e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare, a bere, a ubriacarsi con gli ubriaconi, non ha certo alcun desiderio della sua apparizione. Il suo animo traspare dal suo modo d'agire. Ecco perché il buon Maestro ebbe cura di rappresentarci, sia pure a tratti sommari, i vizi di quel servo, la superbia e la sensualità, affinché non credessimo che quello, dicendo: Il mio padrone tarda a venire, lo dicesse per il desiderio di rivedere il padrone, mentre invece questo desiderio aveva chi esclamava: L'anima mia ha sete del Dio vivo; quando arriverò a comparire alla presenza di Dio? 3 Esclamando: Quando arriverò? egli esprimeva la pena che provava per il ritardo del Signore, poiché anche ciò che avviene presto nel tempo, sembra troppo tardi al desiderio. Ma come può essere tarda la sua venuta o in qual modo potrà essere lontana, dal momento che gli Apostoli, quand'erano ancora sulla terra, affermarono ch'era già arrivata l'ultima ora 4, pur avendo sentito dire dal Signore che non era di loro competenza conoscere i tempi? Essi dunque ignoravano le medesime cose che ignoriamo noi (parlo per ciò che riguarda me o coloro che le ignorano come me), eppure essi, ai quali il Signore aveva detto: Non tocca a voi conoscere i tempi che il Padre ha riserbati al proprio arbitrio 5, desideravano la sua apparizione 6 e ai loro conservi distribuivano il nutrimento, senza percuoterli sottoponendoli al proprio dominio e senza darsi ai bagordi con i mondani, dicendo: Il mio padrone tarda a venire 7.

Come prepararsi al ritorno del Signore.

1. 2. Una cosa dunque è l'ignoranza dei tempi, un'altra cosa è la vergognosa corruzione dei costumi e l'amore dei vizi. Anche l'Apostolo Paolo così esortava i Cristiani: Non lasciatevi commuovere facilmente nella vostra mente né lasciatevi allarmare da chiacchiere e nemmeno da qualche lettera presentata come se fosse nostra, quasi che fosse imminente il giorno del Signore 8. Così dicendo egli voleva solo che non dessero retta a coloro che reputavano vicina la seconda venuta del Signore, ma non voleva neppure che facessero come il servo iniquo col pretesto che il Signore tardava a venire, abbandonandosi all'orgoglio e alla sensualità per andare in rovina. Egli al contrario voleva che non dessero ascolto alle false dicerie sulla prossima fine del mondo, ma che aspettassero la seconda venuta del Signore per essere pronti ad accoglierlo coi fianchi succinti e con le lampade accese 9. Voi però, miei fratelli, diceva loro, non siete nelle tenebre in modo che quel giorno tremendo vi possa sorprendere come un ladro. Voi tutti infatti siete figli della luce e del giorno; noi non apparteniamo né alla notte né alle tenebre 10. Chi invece dice: Il mio padrone tarda a venire, per poter strapazzare i conservi e gozzovigliare con gli ubriaconi, non è figlio della luce ma delle tenebre e perciò la fine del mondo lo sorprenderà come un ladro. Ciascuno deve temere una simile eventualità anche per l'ultimo giorno della propria vita. Come ognuno sarà trovato nell'ultimo giorno della propria vita, così sarà sorpreso nell'ultimo giorno del mondo, poiché come uno muore in quel giorno, così sarà giudicato nell'ultimo giorno.

Vigilare per essere pronti al ritorno del Signore.

1. 3. L'esortazione di S. Paolo si ricollega con quella che si trova scritta nel Vangelo di Marco: Vegliate dunque, perché non sapete quando verrà il padrone di casa, se la sera o a mezzanotte o al canto del gallo o la mattina, affinché, venendo all'improvviso, non vi trovi a dormire. Quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate 11. Chi sono tutti coloro ai quali si rivolge il Signore, se non i suoi eletti e prediletti che sono parte del suo corpo, il quale è la Chiesa 12? Non si rivolse dunque solo a quelli che lo ascoltavano parlare allora, ma anche a coloro che sarebbero venuti dopo i discepoli fino a voi e anche a noi stessi e a quanti verranno dopo di noi fino al giorno della sua venuta. Ma forse che il giorno del giudizio troverà tutti in questa vita oppure qualcuno dirà che l'esortazione del Signore: Vegliate, affinché, venendo all'improvviso, non vi trovi a dormire, è rivolta anche ai defunti? Perché mai dunque il Signore dice a tutti ciò che riguarderebbe solo coloro che si troveranno alla fine del mondo, se non perché riguarda proprio tutti, come ho già spiegato? Il gran giorno infatti verrà per ognuno quando per lui verrà il giorno in cui uscirà da questo mondo nelle condizioni in cui quel medesimo giorno sarà giudicato. Ogni Cristiano pertanto deve stare all'erta per non essere colto impreparato dal Signore alla sua venuta. Ebbene, non sarà trovato preparato alla fine del mondo solo chi non sarà trovato preparato all'ultimo giorno della sua vita. Di certo agli Apostoli per lo meno era manifesto che il Signore non sarebbe tornato nel tempo in cui ancora sarebbero vissuti nella carne eppure chi potrebbe dubitare d'essi realmente rimanessero vigilanti e osservassero ciò che il Signore raccomandò a tutti, cioè di non farsi sorprendere impreparati al suo improvviso ritorno?

Che significa: Non tocca a voi conoscere i tempi.

2. 4. Ancora non capisco proprio come si debba intendere la spiegazione data dalla Santità tua delle parole rivolte dal Signore agli Apostoli: Non è di vostra competenza conoscere i tempi o i momenti che il Padre ha riserbati al suo arbitrio, poiché soggiunse: Ma voi mi sarete testimoni in Gerusalemme, nella Giudea, nella Samaria e fino alle estremità della terra 13. Tu spieghi il senso di questo passo della Scrittura dicendo: "Egli dunque volle farci capire che gli Apostoli dovevano essere non i testimoni della fine del mondo ma solo del suo nome e della sua risurrezione ". E' vero che egli non disse: " Non tocca a voi annunciare la fine dei tempi ", ma: Non è affar vostro sapere; se però tu vuoi intendere la frase: Non spetta a voi conoscere, come se avesse detto: " Non tocca a voi fare in modo che gli altri sappiano; ossia non tocca a voi insegnare tutto ciò ", chi di noi oserebbe insegnare o presumere di sapere ciò che il divino Maestro non insegnò neppure ai suoi discepoli, dai quali era stato interrogato a tu per tu quand'era tra loro e perciò quei santi e grandi Maestri non poterono insegnarlo nemmeno alla Chiesa?

Lo scopo della predicazione.

2. 5. Si risponderà forse che ad insegnare ciò non furono gli Apostoli, ma i Profeti? Tu infatti hai affermato, ed è vero, che " gli avvenimenti futuri ci vengono rivelati dalle predizioni dei Profeti, che per volontà di Dio hanno rivelato agli uomini gli avvenimenti futuri prima che si avverassero ". Ma se l'Eccellenza tua dice di trovare " assai strano come mai Dio abbia stabilito che non potessero arrivare affatto alla conoscenza degli uomini gli avvenimenti che ha voluto fossero predetti ", quanto più sarebbe strano che sia stato proibito agli Apostoli di conoscere e d'insegnare ciò che i Profeti hanno rivelato agli uomini! Ma come è mai possibile che gli Apostoli non abbiano compreso le rivelazioni dei Profeti relative ai tempi di cui parliamo, se le comprendiamo noi? Ora, se gli Apostoli hanno capito le profezie concernenti il computo dei tempi, perché mai non avrebbero fatto conoscere agli altri ciò ch'essi avevano capito, dal momento che mediante la loro predicazione venivano ad essere conosciuti i Profeti, che nei loro libri avevano rivelato loro questi misteri? Per questo motivo dai medesimi libri dei Profeti, dai quali avevano appreso queste cose gli Apostoli, potevano apprenderle anche altri individui di quei popoli tra i quali gli Apostoli esaltavano l'autorità dei Profeti con la loro predicazione. Per qual motivo dunque fu detto loro: Non tocca a voi di conoscere - o, se così deve intendersi, non tocca a voi far conoscere i tempi riservati dal Padre al proprio arbitrio 14; dal momento che li facevano conoscere in modo che per opera loro venivano ad essere conosciuti i Profeti, nei cui libri potevano essere appresi? E' quindi più credibile non già che Dio non abbia voluto si sapesse ciò che ha fatto preannunciare, ma che non ha voluto si preannunciasse ciò che reputava inutile a sapersi.

I Giudei increduli alla prima venuta di Cristo

2. 6. " Perché dunque - tu dici - il Signore ci esorta a fare attenzione ai tempi quando ci dice: Chi mai è quel servo fedele ed accorto che il padrone mette a capo dei suoi domestici per dar loro la razione di viveri a tempo debito? " ecc. Il Signore veramente non esorta affatto il servo buono a conoscere la fine dei tempi ma, al contrario, a vigilare continuamente facendo il bene perché non conosce la fine dei tempi. Il Signore non ci raccomanda affatto di conoscere meglio degli Apostoli i tempi che il Padre si è riservati al proprio arbitrio, ma ci esorta ad imitare gli Apostoli nel preparare le nostre anime, perché non sappiamo quando egli giungerà, come ho già spiegato a sufficienza più sopra. Il Signore invece rimprovera i Giudei di non conoscere il tempo dicendo: Ipocriti! Sapete distinguere l'aspetto del cielo 15; poiché non volevano riconoscere il tempo della sua prima venuta, affinché credessero in lui coloro che desideravano aspettare vigilanti la seconda sua venuta, qualunque fosse il momento in cui poteva avvenire. Chi infatti non avrà conosciuta la prima venuta di Cristo, non potrà prepararsi alla seconda credendo in lui e vigilando fedelmente per non venire sorpreso come un ladro nella notte, sia che giungerà più presto sia che giungerà più tardi 16.

E' già molto ch'è stato detto: E' l'ultima ora.

3. 7. A sua volta l'apostolo Paolo - come ricordi tu stesso - ci avvisa che negli ultimi tempi sopravverranno momenti difficili 17. Ma vuol forse con ciò farci conoscere i tempi che il Padre si è riserbati al proprio arbitrio 18; oppure, sebbene si debba ammettere che viviamo negli ultimi tempi, sa forse alcuno quanto lunghi o brevi saranno essi? Dobbiamo infatti pensare che già da molto tempo è stato detto: Miei cari figlioli, l'ultima ora è già arrivata 19.

Paolo dice solo, come verrà il giorno del Signore.

3. 8. Tu citi inoltre le seguenti parole di S. Paolo: Per quanto poi riguarda il tempo e il momento preciso, o fratelli, non c'è bisogno ch'io ve ne scriva, poiché sapete assai bene che il giorno del Signore arriverà come un ladro nella notte. Proprio quando la gente esclamerà: Pace e sicurezza, allora piomberà all'improvviso su di essi la rovina, come le doglie sopraggiungono improvvise ad una donna che partorisce e non ci sarà scampo per nessuno 20. Ma anche qui l'Apostolo non ha detto affatto dopo quanto tempo, ma solo in qual modo ciò avverrà, cioè non quanto breve o lungo sarà lo spazio di tempo ma che quest'ultima sciagura, quale che sia l'intervallo e lo spazio di tempo, non piomberà su gli uomini se non quando esclameranno: Pace e sicurezza! Con queste espressioni pare che l'Apostolo abbia scartato, per i tempi in cui viviamo, la speranza o il timore dell'ultimo giorno, poiché ancora non vediamo gli stessi mondani, sui quali piomberà all'improvviso la rovina, esclamare: Pace e sicurezza!

Paolo esorta a esser preparati per il giorno del Signore.

3. 9. Del resto che cosa sia necessario conoscere lo fa chiaramente capire lo stesso Apostolo dicendo: Non abbiamo bisogno di scrivervi riguardo al tempo e al momento preciso, o, come hanno altri manoscritti: Non avete bisogno che vi si scriva. L'Apostolo non soggiunge: " Voi sapete bene quanto tempo ancora resti ", ma dice solo: Voi sapete assai bene che l'ora del Signore sopraggiungerà come un ladro nella notte 21. Ecco che cosa debbono sapere (i Cristiani) per sforzarsi d'essere figli della luce e vigilare con l'animo pronto, se non vogliono essere sorpresi da quell'ora come da un ladro notturno. Orbene, se occorresse conoscere lo spazio di tempo per sfuggire ad una simile sciagura, di farsi trovare cioè impreparati dall'ora del Signore, l'Apostolo non avrebbe detto che non c'era bisogno di scriverlo, ma come un maestro assai previdente avrebbe creduto suo dovere scrivere loro proprio questo. Ora invece mostrò chiaramente ai fedeli che non avevano bisogno neppure essi poiché bastava loro sapere che, per quanti non sono pronti e dormono, l'ora del Signore verrà come un ladro e, ciò sapendo, fossero vigilanti e pronti per quanto breve fosse il tempo che li separava dalla venuta del Signore 22. In tal modo l'Apostolo si tenne nei suoi limiti umani e così non osò insegnare agli altri una cosa a proposito della quale sapeva che il Signore aveva detto agli Apostoli: Non tocca a voi conoscere 23.

Non è chiaro cosa sia il mistero... dell'iniquità.

3. 10. Tu citi anche ciò che disse il medesimo Apostolo: Non vi ricordate che quand'ero ancora tra voi vi dicevo queste cose? Adesso però voi sapete ciò che trattiene (l'avversario) per cui egli si manifesti al momento dovuto. Il mistero dell'iniquità è già all'opera; basta solo che colui, il quale lo trattiene, lo trattenga fino a che venga tolto di mezzo; allora si manifesterà l'empio che sarà distrutto dal Signore Gesù col soffio della sua bocca 24. Sarebbe stato augurabile che queste parole dell'Apostolo tu non solo le avessi citate, ma le avessi anche spiegate. Esse sono bensì oscure e dette in senso allegorico, ma è chiaro che l'Apostolo non afferma nulla riguardo ai tempi stabiliti e non ha rivelato alcun intervallo o spazio di tempo (prima della fine del mondo). L'Apostolo infatti dice solo che si manifesterà al momento dovuto, ma non dice fra quanto tempo ciò avverrà; quindi soggiunge: Il mistero dell'iniquità è già all'opera. Tale mistero d'iniquità è inteso da chi in un modo, da chi in un altro, ma in qualsiasi modo lo s'intenda, non si può sapere per quanto tempo agirà. Ciò non ha potuto dircelo neppure l'Apostolo in quanto uomo, essendo anch'egli uno di coloro ai quali era stato detto: Non tocca a voi conoscere i tempi 25. Sebbene infatti egli non fosse ancora tra gli Apostoli quando fu detto loro ciò, noi tuttavia non dubitiamo ch'egli facesse parte del Collegio o Compagnia degli Apostoli.

Paolo predice l'Anticristo senza determinarne il tempo.

3. 11. Nella pericope seguente, cioè: Basta che colui il quale ora lo trattiene, lo trattenga fino a quando verrà tolto di mezzo; allora si manifesterà l'empio che sarà ucciso col soffio della bocca del Signore Gesù 26, l'Apostolo ci fa conoscere che avverrà la manifestazione dell'Anticristo, poiché pare che vi accenni più chiaramente allorché dice che sarà ucciso col soffio della bocca del Signore Gesù Cristo, ma non dice, nemmeno con oscure allusioni, fra quanto tempo ciò dovrà avvenire. Ciascuno può sforzarsi di capire o di congetturare fino ad un certo punto chi sia mai colui che ora trattiene o che cosa lo trattenga o che cosa significhi sia tolto di mezzo, poiché lo legge scritto in qualunque modo, ma qui non si parla affatto dopo quanto lasso di tempo verrà tolto di mezzo.

Perché Cristo rimproverò Gerusalemme.

4. 12. " Così pure - tu dici - il Signore nel Vangelo rimprovera i Giudei dicendo: Oh, se anche tu avessi conosciuto, saresti forse sopravvissuta! Ora invece è nascosto ai tuoi occhi 27 ". Il rimprovero però si riferisce alla prima venuta del Signore, non alla seconda, di cui qui discutiamo. In realtà è a proposito della sua seconda venuta e non della prima che il Signore dice: Non tocca a voi conoscere i tempi. I discepoli infatti avevano interrogato il Signore sulla venuta che essi speravano e non su quella che già costatavano; poiché se i Giudei avessero ravvisato la sua prima venuta, non avrebbero mai inchiodato sulla croce il Signore della gloria 28; in tale ipotesi essi avrebbero potuto sussistere invece d'essere soppressi. Tu stesso anzi affermi che l'espressione: Ravvedetevi, poiché sono compiuti i tempi, credete nel Vangelo 29, si riferisce ai tempi dei Giudei i quali dovevano passare subito di lì a pochi anni, tempi che noi adesso sappiamo essere già passati, dopo cioè la distruzione di Gerusalemme, la città in cui aveva sede il governo del loro regno.

Esichio spieghi meglio i passi della Scrittura.

4. 13. L'Eccellenza tua ha pure affermato che coloro i quali comprendono la Sacra Scrittura, sanno che cosa voglia dire Daniele quando parla della bestia uccisa, del regno delle altre bestie e, tra l'uno e l'altro avvenimento, della venuta del Figlio dell'uomo sulle nubi del cielo. Se mi userai la cortesia di spiegare quale attinenza hanno queste cose con la conoscenza del tempo che deve passare prima della venuta del Salvatore, in modo tale che risulti chiara senz'alcuna ambiguità, te ne sarò assai grato e ammetterò anch'io che le parole del Signore: Non tocca a voi conoscere i tempi 30, erano rivolte solo agli Apostoli e non a quelli che sarebbero venuti dopo di loro, i quali le avrebbero conosciute.

Amare il ritorno del Signore.

5. 14. Si deve dunque desiderare ed aspettare la venuta del Signore, come tu esorti santamente, parlando anche della gran felicità che avranno coloro che desiderano la sua venuta, basandoti sulle seguenti parole dell'Apostolo da te citate: Per quanto riguarda l'avvenire è già in serbo per me la corona della giustizia che mi darà in quel giorno il Signore, giusto giudice, e non solo a me, ma a tutti coloro che desiderano la sua venuta 31. Soggiungi inoltre che allora, come dice il Vangelo da te ricordato: I giusti risplenderanno come il sole nel regno del loro Padre 32; e, come dice la profezia: Ecco infatti, le tenebre e la caligine ricopriranno la terra sopra i popoli; su di te invece apparirà il Signore e si vedrà la sua maestà sopra di te 33; e come anche sta scritto: Quelli che aspettano il Signore, esulteranno di gran gioia, metteranno le ali d'aquila, correranno senza sforzo e cammineranno senza sentir fame 34.

Chi ama davvero il ritorno del Signore.

5. 15. Tu sei senz'altro animato da grande spirito di pietà e di verità quando parli così mettendo in risalto la felicità di coloro che desiderano la venuta del Signore. Ma la desideravano senza dubbio anche coloro ai quali l'Apostolo raccomandava di non lasciarsi smuovere così presto dalle loro convinzioni, come se il giorno del Signore fosse imminente 35. Eppure, così parlando, il Maestro dei Gentili non intendeva affatto stornarli da quel desiderio di cui anzi voleva infiammarli 36. Proprio per questo non voleva che dessero ascolto a quegli individui dai quali sentivano dire ch'era imminente la seconda venuta del Signore, per timore che, non vedendola avverarsi nel tempo in cui avevano creduto si sarebbe avverata, non pensassero che anche tutte le altre promesse fossero ingannevoli e così perdessero la speranza di ricevere la ricompensa della loro fede. Non desidera dunque la seconda venuta del Signore né chi afferma ch'è vicina né chi afferma che non è vicina, ma piuttosto chi l'aspetta con fede sincera, con ferma speranza, con ardente amore, sia essa lontana o vicina. In realtà, se tanto più si ama il Signore quanto più si crede e si proclama vicina la seconda venuta, coloro che andavano dicendo ch'essa era imminente lo avrebbero amato più di quelli ai quali l'Apostolo vietava di prestar loro fede o anche più dell'Apostolo stesso che non ci credeva per nulla!

Esichio determini il tempo del ritorno del Signore.

6. 16. Se poi la mia debolezza di mente non è gravosa alla Santità tua, vorrei pregarti di spiegarmi più chiaramente in qual senso hai detto che " nessuno può fare un esatto calcolo dei tempi ", per evitare che per caso tanto io che la tua carità lo intendessimo nello stesso senso e perciò l'uno e l'altro di noi aspettasse invano dall'altro spiegazioni in proposito. Difatti, dopo aver detto ciò, tu hai soggiunto: " Il Vangelo afferma bensì che nessuno può conoscere né il giorno né l'ora 37, io però, per conto mio, data l'incapacità della mia intelligenza, affermo che non si può determinare né il mese né l'anno della sua venuta ". Ora, ciò sembra voglia significare, per così dire, che non si può sapere l'anno in cui avverrà, ma si può sapere in quale settimana di anni o in quale decade, come se si potesse dire e determinare che (avverrà) nello spazio di quei sette o di quegli altri sette anni oppure nello spazio di quei dieci o di quegli altri dieci anni. Se invece non è nemmeno possibile comprendere ciò, io domando se almeno può determinarsi il tempo della seconda venuta di Cristo dicendo che avverrà nello spazio, per esempio, di un dato secolo o mezzo secolo, o nello spazio più o meno breve di quanti si voglia anni, senza peraltro poterne conoscere l'anno preciso. Se tu sei arrivato a scoprire ciò, è molto importante quel che hai potuto scoprire. Ti prego allora di metterci a parte proprio di questa tua scoperta facendoci conoscere i testi autorevoli con cui ti è stato possibile esaminare la questione; se invece non presumi d'avere scoperto neppure questo, tu pensi quel che penso anch'io.

In che senso la Scrittura usa anno e ora.

6. 17. Che siano gli ultimi tempi, noi tutti che così crediamo lo vediamo dall'apparizione di molti segni che si leggono predetti dal Signore 38. Ma anche se la fine del mondo avvenisse alla fine di mille anni, l'intero millennio potrebbe chiamarsi l'ultimo tempo oppure l'ultimo giorno, poiché sta scritto: Mille anni sono agli occhi tuoi come un sol giorno 39, per cui tutto ciò che avverrebbe durante questi mille anni potrebbe dirsi avvenuto negli ultimi tempi o addirittura l'ultimo giorno. Ripeto qui un'osservazione che nella nostra questione dovrà ripetersi spesso. Consideriamo cioè quanti anni fa S. Giovanni Evangelista disse: E' l'ultima ora 40. Orbene, se fossimo vissuti a quel tempo e avessimo udito quella frase, avremmo forse creduto mai che sarebbero passati ancora tanti anni? Non avremmo piuttosto sperato che il Signore sarebbe venuto una seconda volta mentr'era ancora vivo San Giovanni? Da notare che non disse: " E' l'ultima epoca o l'ultimo anno o mese o giorno ", ma: E' l'ultima ora. Pensa un po' da quanto dura quest'ultima ora! Eppure San Giovanni non disse una bugia, poiché bisogna capire che scrisse " ora " nel senso di " epoca ". Alcuni interpreti spiegano la frase supponendo che un giorno corrisponda a seimila anni; dividendo tale periodo in dodici parti come se fossero di un'ora ciascuna, l'ultima ora corrisponderebbe agli ultimi cinquecento anni e Giovanni avrebbe senz'altro parlato in questi ultimi cinquecento anni quando affermava che era l'ultima ora.

Forse Paolo usò ora per tempo.

6. 18. Ma una cosa è sapere, un'altra è congetturare. Se infatti un solo giorno viene considerato corrispondente a seimila anni, perché mai non dividerlo in ventiquattro ore anziché in dodici in modo che un'ora corrisponda non a cinquecento ma a duecentocinquant'anni? Poiché si chiama giorno intero più esattamente il giro completo del sole non da Oriente ad Occidente ma dall'Oriente all'Oriente, per cui sorge di nuovo dopo trascorso un giorno completo cioè dopo trascorse ventiquattro ore; per tal motivo questa ultima ora, da quando ne parlò Giovanni è passata da quasi settant'anni come minimo, eppure la fine del mondo non è ancora arrivata. A questo si aggiunga che da un attento esame della storia ecclesiastica risulta che l'apostolo Giovanni morì molto prima che fossero trascorsi cinquemilacinquecento anni dall'inizio del genere umano; non era quindi ancora l'ultima ora, se come spazio d'un'ora si computa la dodicesima parte di seimila anni, ossia cinquecento anni. Inoltre, se in conformità con la Scrittura supponiamo che mille anni corrispondono a un solo giorno 41, è passata da molto più tempo l'ultima ora d'un giorno sì lungo, se si calcola, non dico la ventiquattresima parte di esso corrispondente a poco più di quarant'anni, ma la dodicesima parte di esso che avrebbe un numero doppio di anni. E' quindi più logico credere che l'Apostolo usi il termine " ora " nel senso di " epoca ". Non sappiamo però quanto durerà una simile ora, poiché non è in nostro potere il conoscere i tempi riserbati dal Padre a proprio arbitrio 42; sebbene, che essa sia l'ultima ora, lo sappiamo certamente assai meglio noi che non quelli vissuti prima di noi da quando cominciò ad essere l'ultima ora o a parlarsene.

Assurdità nella spiegazione di Esichio.

7. 19. Quanto poi al motivo per cui l'Eccellenza tua crede non sia possibile stabilire con esattezza la durata dei tempi in modo da determinare l'anno in cui avverrà la fine del mondo, poiché in base alla promessa divina tali giorni saranno resi più brevi, non riesco proprio a capirlo! Se infatti saranno resi più brevi in modo da diventare meno numerosi, io mi domando: in base a quale affermazione della Sacra Scrittura avrebbero dovuto essere di più qualora non venissero accorciati? Contrariamente poi all'opinione più comune, tu credi che le settimane del santo profeta Daniele non riguardano la prima venuta del Signore, ma piuttosto la seconda. Forse che, dunque, il numero di tali settimane sarà diminuito in modo che ce ne sarà almeno una di meno e allora risulterà falsa la profezia, che invece è stata tanto precisa nel fissare il numero delle settimane, che parla di un avvenimento che dovrebbe compiersi nel mezzo d'una settimana? Rimarrei assai stupito se la profezia di Daniele venisse annullata dalla profezia di Cristo! In secondo luogo come potremmo credere che Daniele, o piuttosto l'angelo dal quale egli apprendeva queste cose, ignorasse che il Signore avrebbe accorciato quei giorni e sbagliasse dicendo ciò? Oppure dovremmo credere che l'angelo lo sapeva ma che disse una bugia a colui ch'egli informava? Se invece una tale supposizione è assurda, perché non dovremmo credere piuttosto che il numero delle settimane predette da Daniele corrisponde al numero dei giorni che il Signore avrebbe diminuiti, ammesso però che tale numero d'anni si riferisca alla seconda venuta del Signore (cosa che non so come si possa dimostrare)?

Le settimane di Daniele non riguardano la seconda venuta di Cristo.

7. 20. Se infine le settimane di Daniele preannunciano la seconda venuta del Signore, si può affermare con maggior certezza e sicurezza che avverrà tra una settantina d'anni o, al massimo, tra cento anni, dato che settanta settimane comprendono quattrocentonovant'anni e finora ne sono passati all'incirca quattrocentoventi dalla nascita di Cristo e più o meno trecentonovanta dalla sua risurrezione o ascensione. Se quindi si fa il calcolo a partire dalla nascita di Cristo, ne rimangono solo settanta e se si fa il calcolo a partire dalla passione, ne resterebbero circa cento; se le settimane di Daniele si riferiscono all'ultima venuta di Cristo, si compiranno nel giro di questi anni. Chi dunque afferma: " Ciò avverrà tra tanti anni ", dice una bugia se avverrà più tardi; ma poiché gli anni saranno accorciati, potranno essere di meno e non di più. Ecco perché, per quanto potranno essere accorciati gli ultimi anni, sarà sempre vero dire che il Signore verrà nel corso di tali anni. Se infatti l'accorciamento si deve intendere nel senso che gli anni saranno di meno, la venuta del Signore non potrà avverarsi dopo di essi ma sempre tanto prima quanto meno essi saranno. Tale accorciamento dunque non potrà scombussolare il computo di chi afferma che la seconda venuta del Signore avverrà in un determinato spazio di anni, anzi al contrario lo aiuta poiché quanto più i giorni saranno ridotti di numero, tanto più la venuta del Signore avverrà durante tale spazio di tempo e non è possibile che avvenga più tardi. Sarà perciò vero affermare: "Avverrà entro tanti anni", per quanto non si possa conoscere l'anno preciso in cui avverrà.

Le settimane non riguardano la fine del mondo.

7. 21. Tutta la questione quindi è sapere se le settimane di Daniele si sono compiute alla prima venuta del Signore o sono una profezia sulla fine del mondo oppure si riferiscono a tutti e due gli eventi. Non sono mancati infatti sostenitori di quest'ultima opinione i quali hanno affermato che le settimane si sono compiute al tempo della prima venuta di Cristo e altrettante se ne devono compiere di nuovo fino alla fine del mondo. Quanto a me io vedo che, se non si sono compiute alla prima venuta, bisogna che si compiano alla seconda, poiché la profezia non può essere falsa; se invece essa si è avverata alla prima venuta, nulla ci obbliga a credere che si debba avverare anche alla fine del mondo. Pertanto anche se ciò fosse vero, sarebbe sempre incerto; non si dovrebbe negarlo ma nemmeno essere troppo sicuri nell'affermare che sarà così. Resta quindi che, se uno vuol sostenere a ogni costo che la profezia si debba compiere alla fine del mondo, lo sostenga pure per quanto gli è possibile, ma dimostri anche, se gli è possibile, ch'essa non s'è avverata alla prima venuta del Signore, in contrasto con tanti esegeti della Sacra Scrittura, i quali dimostrano che s'è avverata non solo in base al computo dei tempi ma anche in base agli stessi avvenimenti accaduti e soprattutto perché nella profezia sta scritto: E il Santo dei santi riceverà la consacrazione, o perché nella stessa profezia gli esemplari ebraici dicono più espressamente: Il Cristo verrà ucciso e non apparterrà più ad esso 43, cioè non apparterrà al suo popolo, perché era tanto differente dai Giudei che rifiutarono di crederlo il proprio salvatore e redentore e furono capaci di ucciderlo. Orbene, Cristo non sarà né consacrato né ucciso alla fine del mondo, perché si debba aspettare il compimento di questa profezia di Daniele in quell'occasione e debba credersi che ancora non sia compiuta.

Eresie e scismi annuncianti la fine del mondo.

8. 22. Che del resto dobbiamo sperare vicina la seconda venuta del Signore a causa dei segni preannunciati dal Vangelo e dai profeti che vediamo avverarsi, chi potrebbe negarlo? Essa infatti s'avvicina ogni giorno sempre più. Ma di quanto tempo s'avvicini, ciò - come è stato detto - non tocca a voi saperlo 44. Considera da quando l'Apostolo ha detto: Adesso infatti siamo più vicini alla nostra salvezza che non quando demmo il nostro assenso alla fede. La notte è avanzata ed il giorno imminente 45. Pensa quanti anni sono passati da allora! Eppure l'affermazione dell'Apostolo non è falsa. Con quanto maggior fondamento si deve dire che la seconda venuta del Signore è vicina adesso ch'è passato già tanto tempo e perciò siamo tanto vicini alla fine del mondo! L'Apostolo senza dubbio afferma: Lo Spirito però dice chiaramente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede 46; eppure non erano venuti ancora i tempi degli eretici e di quegli individui descritti nella stessa lettera. Questi eretici però sono già venuti e pertanto ci sembra che in questi ultimi tempi ci viene ricordata la fine del mondo anche per mezzo di essi. Lo stesso Apostolo in un altro passo dice: Sappiate che negli ultimi giorni verranno tempi difficili 47, o, come hanno altri esemplari, pericolosi. Soggiunge poi spiegando come saranno, dicendo che ci saranno individui vanitosi, avidi di denaro, orgogliosi, superbi, blasfemi, disubbidienti ai genitori, ingrati, empi, irreligiosi, senza affetto, detrattori, incontinenti, spietati, non amanti del bene, traditori, temerari, accecati dall'orgoglio, amanti più dei piaceri che di Dio, aventi le apparenze della pietà, di cui però rinnegano la vera essenza 48. Ma ci sarebbe da meravigliarsi che ci sia stato un tempo in cui non siano esistiti siffatti individui! L'Apostolo infine, poiché ce n'erano anche allora, soggiunge e dice: Fuggi anche costoro. Della stessa genìa sono coloro che s'insinuano nelle famiglie. Non dice: " S'insinueranno ", come prima aveva detto: Verranno tempi pericolosi, ma dice: S'insinuano nelle famiglie e accalappiano delle povere donnicciuole come schiave 49. Non dice: " Accalappieranno ", oppure: " hanno intenzione di accalappiare ", ma accalappiano fin d'ora.

Il colmo della malvagità alla fine del mondo

8. 23. E non si deve credere nemmeno che S. Paolo usasse qui il verbo al presente invece che al futuro, dal momento ch'egli esortava il destinatario della lettera a evitare quegli individui. Tuttavia non disse senza ragione: Negli ultimi giorni sopraggiungeranno momenti pericolosi 50, ma, mostrando che sarebbero stati pericolosi, predisse per conseguenza che ci saranno individui di quella risma con la differenza che saranno tanto più numerosi e tanto più abbonderanno quanto più s'avvicinerà la fine del mondo. Adesso dunque ne vediamo un gran numero, ma chissà che questo non sarà maggiore dopo di noi e addirittura grandissimo quando sarà lì lì per arrivare la fine del mondo, che non sappiamo quanto ancora sarà lontana? Si è parlato di ultimi giorni fin dai primi giorni dell'epoca apostolica, subito dopo l'ascensione del Signore al cielo, il giorno della Pentecoste quando inviò lo Spirito Santo promesso e alcuni erano rimasti stupiti meravigliandosi che parlassero lingue che non avevano imparate, altri invece li schernivano dicendo che erano ubriachi 51. Quel giorno Pietro parlò a persone che di questo fatto avevano ricevuto un'impressione diversa le une dalle altre, dicendo: Costoro non sono affatto ubriachi, come voi immaginate, poiché sono soltanto le nove del mattino. Ma badate che quello che succede è quanto fu predetto dal Profeta: Negli ultimi giorni - dice il Signore - spanderò il mio Spirito sopra ogni persona 52.

Gli ultimi giorni cominciati nell'età apostolica.

8. 24. Se dunque fin d'allora si viveva negli ultimi giorni, quanto più ci viviamo noi adesso quantunque da qui alla fine del mondo sia rimasto altrettanto tempo quanto n'è trascorso finora dall'ascensione del Signore o ne resti un po' di meno o un po' di più? Questo però noi non possiamo saperlo poiché non è di nostra competenza conoscere i tempi e i momenti precisi riservatisi dal Padre al proprio arbitrio 53, anche se sappiamo di vivere, come gli Apostoli, negli ultimi tempi, negli ultimi giorni, nell'ultima ora; cosa questa molto più vera per coloro che sono vissuti dopo gli Apostoli prima di noi ed è ancor più vera per noi, e ancor più vera che per noi lo è per quelli che vivranno dopo di noi, fino al tempo in cui si arriverà a coloro i quali saranno, se così può dirsi, gli ultimi degli ultimi e proprio al giorno assolutamente finale, del quale vuol farci intendere che parla il Signore quando dice: E lo risusciterò l'ultimo giorno 54; che però non si può stabilire con certezza quanto ancora sia lontano.

Consenso degli Evangelisti circa il discorso escatologico.

9. 25. I segni precursori della fine del mondo predetti nel Vangelo di Luca 55 sono identici - come ricorda la Santità tua - a quelli riferiti nel Vangelo di Matteo 56 e di Marco 57. Tutti e tre riferiscono infatti la risposta data dal Signore ai discepoli che gli chiedevano quando sarebbe avvenuta la distruzione del tempio da lui predetta e quale sarebbe stato il segno della sua seconda venuta e della fine del mondo 58. Orbene, essi non discordano tra loro nella sostanza delle cose anche se uno riferisce qualche particolare taciuto da un'altro o lo dice in modo diverso. Se le tre redazioni vengono confrontate tra loro, aiutano il lettore guidandone l'intelligenza. Adesso però sarebbe troppo lungo discutere ogni particolare. Ai discepoli, che l'interrogavano, il Signore rispose che cosa sarebbe avvenuto già fin da quel tempo, sia riguardo alla distruzione di Gerusalemme, che aveva dato occasione alle domande, sia riguardo alla sua seconda venuta per mezzo della Chiesa, nella quale non cessa di venire fino alla fine del mondo. In realtà egli, venendo tra i suoi, è riconosciuto allorché nascono - come avviene ogni giorno - i suoi membri. Precisamente di questa sua venuta il Signore dice: Vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi 59. Di queste nubi è stato detto dal Profeta: Darò alle mie nubi l'ordine di non far cadere più la pioggia su di essa (terra) 60. La risposta del Signore riguarda anche la fine del mondo quando comparirà per giudicare i vivi e i morti 61.

Quel discorso ricorda tre eventi.

9. 26. I segni pertanto di cui parla Cristo riguardano questi tre eventi: la distruzione di Gerusalemme, la sua venuta nel proprio Corpo che è la Chiesa 62, la propria venuta quale capo della Chiesa ch'è lui stesso; occorre quindi distinguere accuratamente a quale di questi tre eventi si riferisce ognuno dei segni affinché non pensiamo di riferire alla fine del mondo ciò che riguarda la distruzione di Gerusalemme o, al contrario, affermiamo che si riferisce alla distruzione di Gerusalemme quello che riguarda la fine del mondo, oppure diciamo che quello riguardante la venuta di lui nel proprio corpo, che è la Chiesa, si riferisce all'ultima sua venuta personale di capo della Chiesa o, viceversa, affermiamo che riguarda la sua venuta per il tramite della Chiesa, ciò che è proprio dell'ultima sua venuta personale. Tra tutti quei segni ve n'è qualcuno evidente, mentre altri sono tanto oscuri ch'è difficile distinguerli o temerario affermare qualcosa di definitivo fintantoché non si sono compresi.

Chiarezza di Luca nel riferire il discorso.

9. 27. Chi non vede infatti che si riferisce a quella città il passo ove è detto: Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che allora è ormai giunta la sua rovina 63? E' altrettanto chiaro che si riferisce all'ultima venuta del Signore il passo ove è detto: Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino 64. Il contenuto invece del passo ove è detto: Guai alle donne incinte e allattanti in quei giorni! Pregate che la vostra fuga non avvenga d'inverno né di sabato, poiché vi sarà allora una terribile tribolazione quale non vi è stata mai dal principio del mondo fino ad ora né vi sarà mai 65, è espresso da Matteo e da Marco in maniera ch'è incerto se debba intendersi della distruzione di quella città oppure della fine del mondo. Così infatti la medesima cosa si legge in Marco: Guai alle donne incinte e a quelle allattanti in quei giorni! Pregate che ciò non avvenga d'inverno, poiché in quei giorni vi saranno tali tribolazioni come non furono mai dal principio del mondo, che Dio ha creato, fino ad ora né vi saranno. E se il Signore non avesse accorciato quei giorni di prova, non si salverebbe nessuno; ma in vista degli eletti ch'Egli si è scelti ha accorciato quei giorni! 66 Non diversamente parla Matteo, mentre Luca scrive in modo che la profezia sembra riguardare la distruzione di quella città, poiché nel suo Vangelo si legge così: Guai alle donne incinte e a quelle allattanti in quei giorni! Vi sarà una terribile calamità nel paese e l'ira su questo popolo; la gente cadrà a fil di spada e sarà condotta schiava fra tutte le genti: Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché non saranno compiuti i tempi dei pagani 67.

L'abominio della desolazione e la fuga.

9. 28. A questo punto Matteo così scrive: Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione stabilito nel luogo santo, predetto dal profeta Daniele - chi legge, intenda - allora quelli che saranno in Giudea fuggano sui monti e chi sarà sulla terrazza non scenda a prendere ciò che ha in casa e chi sarà in campagna non torni indietro a prendere il mantello. Guai poi alle donne incinte e allattanti in quei giorni! 68 Marco invece scrive: Quando poi vedrete l'abominio della desolazione stabilito là dove non dovrebbe - chi legge, intenda allora quelli che stanno in Giudea, fuggano sui monti e chi sta sulla terrazza non scenda in casa e non entri a prendervi nulla e chi sta in campagna non torni indietro a prendere il mantello. Guai poi alle donne incinte e a quelle allattanti in quei giorni! 69 Luca invece, per mostrare che l'abominio della desolazione predetto dal profeta Daniele fu compiuto allorché fu espugnata Gerusalemme, cita nel medesimo passo queste parole del Signore: Quando poi vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate ch'è vicina la sua distruzione 70. E' chiaro ch'è da porsi a questo punto l'abominio della desolazione, di cui parlano gli altri due Evangelisti. Anche Luca poi continua ripetendo come gli altri: Allora quelli che sono nella Giudea fuggano sui monti e, invece di dire come gli altri: chi invece sta sulla terrazza non scenda in casa a prendervi nulla, dice: e chi sarà in città se ne allontani 71; per mostrare che mediante quelle espressioni usate dagli altri Evangelisti si voleva indicare solo l'ordine di fuggire in fretta. Inoltre, invece della frase che si legge in essi: e chi è in campagna non torni a casa a prendervi il mantello, Luca dice più chiaramente: e chi è nei campi non rientri in città, poiché quelli sono giorni di vendetta e in essi si adempieranno tutte le cose che sono state scritte. Egli poi prosegue come gli altri due Evangelisti dicendo: Guai alle donne incinte e a quelle allattanti in quei giorni! 72 con le rimanenti frasi connesse con questa, da me ricordate più sopra, sicché è del tutto evidente che questo passo di tutti e tre gli Evangelisti tratta del medesimo evento.

Che cosa riferisce Luca alla distruzione di Gerusalemme.

9. 29. Luca dunque rese chiaro ciò che poteva riuscire incerto, che cioè la menzione relativa all'abominio della desolazione e all'accorciamento degli ultimi giorni in grazia degli eletti non riguarda la fine del mondo ma la distruzione di Gerusalemme, poiché, anche se non parlò di quelle circostanze, espose più chiaramente tutte le altre relative a quel fatto al quale mostrò che si riferivano anche quelle. Non dobbiamo infatti aver dubbi che al tempo in cui fu distrutta Gerusalemme ci fossero tra il popolo ebraico degli eletti di Dio che si erano già convertiti o si sarebbero convertiti al Cristianesimo dalla circoncisione, eletti fino dalla creazione del mondo; in grazia di essi sarebbero stati abbreviati quei giorni affinché quelle calamità fossero sopportabili. Ora mi pare che abbiano colto il senso più giusto certi interpreti per i quali qui, sotto il termine di " giorni ", sarebbero designate le stesse sciagure, allo stesso modo che si parla di " giorni cattivi " in altri passi della Sacra Scrittura 73. In realtà non sono per se stessi cattivi i giorni ma le cose che accadono in essi. E' stato dunque detto che quelle sciagure venivano abbreviate, affinché se ne sentissero meno gli effetti in virtù della pazienza concessa da Dio e così diventassero brevi sciagure tanto tremende.

La distruzione di Gerusalemme.

9. 30. Ma sia che l'accorciarsi di quei giorni si debba prendere in questo senso, sia cioè che saranno ridotti a un numero minore, sia che saranno abbreviati mediante il corso più rapido del sole (non mancano infatti alcuni i quali pensano anche questo, che cioè sia stato detto che quei giorni saranno più corti allo stesso modo che fu più lungo il giorno per le preghiere di Giosuè figlio di Nave 74), l'evangelista Luca insegna comunque che quell'accorciamento di giorni e l'abominio della desolazione (eventi non accennati da lui ma solo da Matteo e da Marco) si riferiscono alla distruzione di Gerusalemme, mentre egli parla come quelli, ma in modo più chiaro, di altri particolari relativi a questo medesimo evento, che quelli espressero in modo più oscuro. Giuseppe Flavio autore della " Storia Giudaica ", narra che quel popolo fu colpito da sventure sì tremende che si stenta a credervi 75. Perciò la Sacra Scrittura dice con ragione che una tale sciagura non è mai capitata dall'inizio del mondo e non capiterà mai. Ma se pure al tempo dell'Anticristo dovesse accaderne una simile o forse peggiore, si deve intendere che la Sacra Scrittura parla del popolo ebraico quando dice che non gliene capiterà mai una simile. Se infatti saranno anzitutto e soprattutto gli Ebrei ad accogliere l'Anticristo, sarà quello stesso popolo a provocare quella sciagura anziché a subirla.

L'abominazione del tempio.

9. 31. Non c'è dunque motivo di credere che le Settimane predette da Daniele siano state scompigliate a causa dell'abbreviamento dei giorni o che non siano già compiute in quella circostanza, ma che si dovranno compiere alla fine del mondo, poiché non si compirono prima della passione del Signore. Se qualcuno la pensa così, viene confutato molto giustamente da ciò che affermi tu stesso dicendo: " Se tale abominazione è già avvenuta, come mai il Signore ammonisce dicendo: Quando vedrete l'abominio della desolazione stabilito nel luogo santo, predetto dal profeta Daniele, chi legge, intenda 76? ". Con questa argomentazione della Beatitudine tua devono essere a ragione confutati coloro secondo i quali l'abominazione sarebbe stata compiuta quando il Signore pronunciava queste parole oppure prima della sua passione e risurrezione; coloro invece i quali sostengono, come afferma in modo assai chiaro anche l'evangelista Luca, che avvenne allorché fu distrutta Gerusalemme, debbono considerare che cosa possa rispondersi a coloro, i quali pensano che quegli eventi avverranno alla fine o verso la fine del mondo, sebbene l'abominio della desolazione, a causa dell'oscurità dell'espressione, non abbia potuto essere intesa da tutti allo stesso modo.

Alcune frasi allegoriche.

9. 32. Quanto alla frase: Chi si trova sulla terrazza, non scenda a prendere alcunché nella propria casa; e chi è in campagna, non torni indietro a prendere il mantello 77; si può intendere più convenientemente nel senso spirituale per il fatto che in tutte le sventure si deve evitare che nessuno soccomba e scenda dalle vette dello spirito alle bassezze d'una vita sensuale, oppure che uno, dopo aver fatto progressi protendendosi verso mete ulteriori 78, venga meno e guardi alle realtà che stanno indietro. Se tale vigilanza è necessaria in ogni sventura, quanto più avrebbe dovuto essere prescritta per la sventura preannunciata così tremenda a quella città come è mai stata e mai sarà dall'inizio del mondo. E se ciò vale per questa, quanto più varrà per quella che sarà l'ultima per tutta la terra, cioè per la Chiesa diffusa su tutta la terra? Infatti lo stesso Luca, a proposito non già di quando il Signore fu interrogato dai suoi discepoli sulla sua seconda venuta, come ricordano Matteo e Marco 79, ma in un altro passo in cui i Farisei gli chiesero quando sarebbe venuto il regno di Dio 80, narra ch'egli disse una cosa press'a poco simile e cioè: In quel giorno chi starà sulla terrazza e avrà i suoi arnesi in casa, non discenda a prenderli, e chi sarà in campagna, similmente non torni indietro 81.

Incoerenze di una falsa interpretazione.

9. 33. Ma ora si tratta del computo delle settimane di Daniele: se queste non hanno avuto compimento durante la prima venuta del Signore e devono compiersi alla fine del mondo, chi potrebbe credere che gli Apostoli non lo sapessero, oppure che lo sapessero ma che fosse loro vietato di rivelarlo? Ora, se la cosa sta così, è utile per i popoli ignorare ciò che il Signore proibì che insegnassero coloro ch'egli volle fossero maestri dei popoli. Se invece le settimane si sono già compiute per il fatto che il Santo dei Santi è stato già consacrato 82, il Cristo è stato già ucciso, per non appartenere più al suo popolo, dal tempio è stato già soppresso il sacrificio, ed è stata abolita la consacrazione, con ragione è stato risposto agli Apostoli: Non tocca a voi conoscere i tempi che il Padre si è riserbati al proprio arbitrio 83; poiché i tempi che avrebbero potuto conoscere dalla profezia di Daniele, non concernevano la fine del mondo, su cui avevano interrogato il Signore.

L'eclissi di sole alla morte di Cristo.

10. 34. Abbiamo forse visto in cielo o in terra dei segni più impressionanti di quelli visti da coloro che sono vissuti prima di noi? Se si leggesse la storia dei popoli, non se ne incontrerebbero forse tanti così straordinari che qualcuno di essi si stenterebbe a crederlo? Ma, per tacere molti altri prodigi che sarebbe troppo lungo enumerare, quando mai abbiamo visto due soli come hanno lasciato scritto testimoni oculari vissuti prima della nascita di Cristo? Quando mai abbiamo vista un'eclissi di sole così spaventosa come quella avvenuta allorché era appesa alla Croce la Luce del mondo 84? Salvo che vogliamo annoverare tra i prodigi celesti le eclissi di sole e di luna normalmente osservate e predette dagli astronomi, per il fatto che abbiamo visto più spesso eclissi di luna nel plenilunio, quelle di sole invece più raramente, ma tuttavia ne abbiamo viste tante alla fine delle fasi lunari secondo i loro calcoli. Non era di tale specie l'eclissi di sole verificatasi alla crocifissione di Cristo e perciò fu davvero straordinaria e prodigiosa, per il fatto che allora ricorreva la Pasqua giudaica che non si celebra se non durante il plenilunio. Ora, in base ai calcoli astronomici, è certo che non può avvenire un'eclissi di sole durante il plenilunio, ma solo durante il novilunio (non sempre, è vero, ma giammai in condizioni diverse) quando il sole si eclissa secondo i suddetti calcoli. Chi mai, dunque, ricorda che sia apparso nel cielo qualche prodigio simile a quello apparso alla morte del Signore, da quando egli predisse i segni della fine del mondo? Se perciò appariranno anche tali prodigi - ammesso che non si debbano intendere in senso spirituale - appariranno quando la fine del mondo sarà tanto vicina che dovranno apparire.

Le guerre predette per la fine del mondo.

10. 35. Venendo poi alle guerre, quando mai la terra non ne è stata afflitta in tempi e luoghi diversi? Per non ricordare quelle troppo antiche, sotto l'imperatore Gallieno, quando i barbari strariparono invadendo da ogni parte le province romane, quanti nostri fratelli viventi in quel tempo pensiamo che avrebbero potuto credere vicina la fine del mondo per il fatto che quella sciagura era capitata molto dopo l'ascensione del Signore? Ecco perché non sappiamo quale specie di guerre saranno quelle che precederanno la fine del mondo allorché sarà senz'altro prossima, salvo che si debba piuttosto pensare che saranno guerre nell'ambito della Chiesa. Poiché ci sono due popoli e due regni: l'uno di Cristo e l'altro del demonio; forse a proposito di essi è stato detto: Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno 85. Ciò non ha cessato di avverarsi da quando fu detto: Ravvedetevi perché il regno dei cieli è vicino 86. Vedi quanti anni sono passati da quando sono state dette queste parole che sono pur sempre verissime. Nell'ultima età del mondo il Signore è venuto sulla terra nascendo dalla Vergine; questa età non sarebbe chiamata l'ultima 87 se il regno dei cieli non fosse vicino; durante tutta quest'età si compiono gli eventi predetti dal Signore per l'avvicinarsi del suo regno. Ma per quanto tempo potrà estendersi quest'età? Se è stato detto agli Apostoli: Non tocca a voi saperlo 88, con quanta maggior ragione un uomo qualsiasi come me deve riconoscere i propri limiti e non pretendere di capire più di quanto è necessario 89!

I mali presenti preannunciano il ritorno del Signore?

11. 36. " Ma le nostre sventure - tu obietti - ci costringono ad ammettere ch'è ormai vicina la fine, mentre costatiamo avverarsi ciò che è stato predetto: Gli uomini tramortiranno dallo spavento e dal presentimento di sciagure sovrastanti a tutto il mondo 90. E' certo - tu dici - che non v'è alcuna patria o contrada che ai nostri giorni non sia colpita da afflizioni o da sciagure, secondo quanto sta scritto: A causa dello spavento e del presentimento di sciagure sovrastanti a tutto il mondo ". Se dunque le sciagure che ora soffre il genere umano sono indizi sicuri della prossima venuta del Signore, perché mai l'Apostolo afferma: Quando diranno: Pace e sicurezza 91? Il Vangelo infatti, dopo aver detto che gli uomini tramortiranno dallo spavento e dal presentimento di sciagure imminenti, soggiunge immediatamente: Poiché le potenze celesti saranno sconvolte e allora vedranno il Figlio dell'uomo venire in una nuvola con gran potenza e maestà 92.

I mali presenti riferiti alla Chiesa.

11. 37. Vediamo dunque se per caso non è meglio intendere la predizione nel senso che ciò che con quelle parole è stato predetto non si compie adesso ma avverrà piuttosto quando la sciagura investirà tutto il mondo sicché riguarderà la Chiesa che sarà perseguitata in tutto il mondo, non coloro che la perseguiteranno. Essi in realtà diranno: Pace e sicurezza 93, in modo che la rovina piomberà su di loro all'improvviso e la seconda venuta del Signore li sorprenderà come un ladro nella notte, mentre al contrario si rallegreranno ed esulteranno tutti coloro che desiderano l'apparizione del Signore 94. Adesso invece vediamo che le sciagure attuali, che si crede siano le massime e le ultime, sono comuni ai due popoli ed ai due regni, a quello cioè di Cristo e a quello del demonio: poiché ne sono colpiti alla stessa guisa i buoni ed i malvagi e, ovunque infieriscano o si tema che accadano sciagure, non v'è alcuno che dica: Pace e sicurezza. Eppure in mezzo a tante sciagure si fanno dovunque tanti banchetti licenziosi, imperversa l'ubriachezza, impèra l'avidità, siamo assediati dal suono rimbombante di canzoni lascive, di organi, di flauti, di lire, di cetre, si sentono i dadi e molte altre specie di suoni e di giuochi. E' forse questo tramortire per lo spavento o non piuttosto corrompersi nella dissolutezza 95? Ma gli amanti delle tenebre avranno sempre più di questi piaceri e vi si ingolferanno sempre più quando esclameranno: Pace e sicurezza!

Come vivere nell'attesa della fine del mondo.

11. 38. E che dire degli stessi figli della luce e del giorno che non vivono nelle tenebre, sì da essere sorpresi dalla fine del mondo come da un ladro notturno 96? Non continuano forse a servirsi di questo mondo come se non se ne servissero affatto 97, poiché, sebbene da molto tempo, cioè fin dal tempo degli Apostoli, sia stato detto: Il tempo è breve 98, essi tuttavia pensano con religiosa sollecitudine a queste parole dell'Apostolo? Non è forse vero che la maggior parte di essi pianta ancora nuovi alberi, costruisce case, compra, possiede, percorre la carriera delle magistrature, si sposa? Parlo, beninteso, di coloro che, pur aspettando il ritorno del loro Signore dalle nozze 99, non si astengono dalle nozze carnali, ma ascoltano l'Apostolo e obbediscono in spirito di grande amore ai suoi precetti sul modo come le mogli debbono vivere con i mariti e viceversa, i figli con i genitori e viceversa, i servi con i padroni e viceversa 100. Tutti costoro non si servono forse del mondo in tutte queste loro occupazioni? Non fanno forse gli agricoltori, i marinai, i commercianti, non mettono forse al mondo i figli, non fanno forse il soldato o l'amministratore? Io penso che non agiranno così quando si avvererà ciò che è predetto nel Vangelo, quando ci saranno prodigi nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli e smarrimento per il rimbombare del mare in tempesta, quando gli uomini tramortiranno per lo spavento e il presentimento di sciagure imminenti al mondo intero, poiché le potenze del cielo saranno sconvolte 101.

I prodigi nel sole e nella Chiesa.

11. 39. Credo che sia meglio intendere queste predizioni come riguardanti la Chiesa, perché non si abbia l'impressione che Cristo nostro Signore abbia annunciato come segni straordinari dell'avvicinarsi della sua seconda venuta, eventi che erano soliti accadere a questo mondo anche anteriormente alla sua prima venuta e noi veniamo scherniti da coloro che hanno letto nella storia dei popoli sciagure simili più tremende e più numerose di quelle che noi temiamo come le ultime e più terribili di tutte. La Chiesa infatti è il sole, la luna e le stelle, poiché ad essa è stato detto: Sei bella come la luna, splendente come il sole 102. Davanti al nostro Giuseppe si prostra la luna in questo mondo, come nell'Egitto, ove dalla più bassa condizione fu elevato al vertice del potere, mentre invece non poté prostrarsi ai piedi del figlio la madre, essendo già morta 103, prima che Giacobbe andasse a trovare il figlio in Egitto, sicché il compimento di quel sogno profetico 104 fosse riservato a Cristo nostro Signore. Quando infatti il sole si oscurerà e la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte 105, come sta scritto nei Vangeli di Matteo e di Marco, la Chiesa starà nascosta perché sarà perseguitata dagli empi divenuti più crudeli delle iene i quali, messo da parte ogni timore per il fatto che arriderà loro la felicità terrena, ripeteranno: Pace e sicurezza 106. Allora le stelle cadranno dal cielo, saranno sconvolte le potenze celesti, poiché molti, che parevano brillare per la grazia, cederanno di fronte alle persecuzioni e cadranno, e perfino alcuni tra i più forti nella fede saranno sconvolti. Ecco perché nel Vangelo di Matteo e di Marco sono preannunciate tali sciagure dopo la tribolazione di quei giorni 107, non perché esse debbano avvenire appena finito tutto il periodo della persecuzione, ma perché questa precederà e avrà come conseguenza la defezione di alcuni; e poiché la persecuzione continuerà per tutto lo spazio degli ultimi giorni, quelle sciagure accadranno quegli stessi giorni dopo la persecuzione che li funesterà.

L'afflizione delle genti cioè di quelli che sono alla sinistra di Cristo.

11. 40. Quando il Signore disse nel Vangelo di Luca: E sulla terra sgomento di popoli 108, volle farci intendere non i popoli appartenenti alla stirpe di Abramo, nel quale saranno benedetti tutti i popoli 109, ma le genti che staranno alla sinistra quando tutte le genti saranno adunate al cospetto del Giudice dei vivi e dei morti 110. In tutti i popoli ci saranno infatti le due categorie: quella dei persecutori e quella dei perseguitati, quella che dirà: Pace e sicurezza 111, e quella per cui si oscurerà il sole e la luna non darà più la luce; da cui cadranno le stelle, e in cui saranno sconvolte le potenze celesti 112.

Come il Figlio verrà nella nube.

11. 41. E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire in una nube con gran potenza e maestà 113. Mi sembra che ciò possa intendersi in due modi: cioè che venga nella Chiesa come in una nube, allo stesso modo che ancora adesso non cessa di venire come egli stesso disse: Ormai vedrete il Figlio dell'uomo assiso alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo; ma egli allora verrà con gran potenza e maestà 114, poiché queste appariranno più grandi ai santi, ai quali darà tanta forza da non soccombere alla persecuzione. Oppure si manifesterà con lo stesso corpo con cui è assiso alla destra del Padre, con cui morì, risorse e ascese al cielo 115, come sta scritto negli Atti degli Apostoli: Ciò detto, si sollevò sopra una nube e sparì dalla loro vista. E poiché anche allora gli Angeli dissero: Ritornerà allo stesso modo che l'avete visto salire al cielo 116, con ragione si deve credere ch'egli tornerà non solo col medesimo corpo, ma anche in una nube, dato che tornerà allo stesso modo che se ne andò sopra una nube.

L'apparizione del Figlio dell'uomo e il regno di Dio.

11. 42. E' comunque difficile stabilire quale sia il senso migliore da scegliere. Il senso più ovvio per chi ascolta o legge: E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire in una nube con gran potenza e maestà 117, è quello di riferire la frase alla sua seconda venuta non mediante la Chiesa ma nella propria persona quando verrà a giudicare i vivi e i morti 118. Siccome però dobbiamo cercare di penetrare il senso più profondo delle Sacre Scritture e non accontentarci di quello superficiale, essendo state redatte in modo che vogliono essere esaminate più profondamente, dobbiamo considerare più attentamente il seguito del passo. Infatti, dopo aver detto: E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire in una nube con gran potenza e maestà, soggiunse: Ora, quando cominceranno ad accadere queste cose, guardate in su e alzate il capo, poiché è vicina la vostra liberazione. E disse loro un paragone: Guardate il fico e tutti gli altri alberi: quando producono ormai il frutto, v'accorgerete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino 119. Allorché dunque dice: Quando vedrete accadere queste cose, quali cose potremo intendere se non quelle accennate prima? Tra esse c'è pure quella ricordata con la frase: E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire in una nube con gran potenza e maestà 120. Pertanto, anche quando ciò sarà visto, il regno di Dio non sarà ancora giunto ma solo vicino.

I prodigi non annunciano la fine subitanea.

11. 43. Vediamo che anche gli altri due Evangelisti conservano la stessa disposizione. Marco, infatti, dopo aver detto che le potenze del cielo saranno sconvolte, soggiunge: E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con gran potenza e gloria, e aggiunge un particolare tralasciato da Luca e cioè: Allora manderà i suoi Angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti dall'estremità della terra all'estremità del cielo 121. Poi, invece di riferire, come fa Luca, il paragone del fico e degli altri alberi, riferisce solo quello tratto dal fico e dice: Dal fico imparate il paragone: quando ormai il suo ramo diviene tenero e spuntano le foglie, da voi stessi giudicate che ormai è vicina l'estate; così anche voi, quando vedrete accadere tutte queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino, alle porte 122. Quali sono le cose che si cominceranno a vedere avverarsi se non quelle di cui Marco parla precedentemente? Tra esse v'è anche l'evento così accennato: E allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con gran potenza e gloria; e allora manderà i suoi Angeli e radunerà i suoi eletti 123. La fine quindi non avverrà allora ma sarà solo vicina.

Che riferisce Matteo sulla fine del mondo.

11. 44. Oppure bisogna dire che le parole: Quando vedrete compiersi queste cose 124, non devono intendersi di tutti i segni precursori ricordati poc'anzi, ma solo di alcuni di essi che cioè si deve eccettuare il particolare che dice: Vedranno il Figlio dell'uomo venire 125, ecc. poiché questo evento non sarebbe vicinissimo alla fine, ma la fine stessa? Matteo però fa capire che la frase: Quando vedrete compiersi queste cose, dev'essere intesa di tutti i segni. Infatti, dopo aver detto anch'egli che le potenze del cielo saranno sconvolte, soggiunge: E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora tutte le genti della terra si batteranno il petto e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria. Manderà allora i suoi Angeli con una tromba dallo squillo potente e raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra all'estremità del cielo. Dall'albero del fico imparate poi il paragone: quando ormai il suo ramo diviene tenero e ne spuntano le foglie, vi accorgete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate ch'è vicino, alle porte 126.

I prodigi e il ritorno quotidiano di Cristo nella Chiesa.

11. 45. Allora dunque noi sapremo che il Signore è vicino, quando vedremo compiersi non solo qualcuno ma tutti i segni predetti. Tra questi c'è il fatto che si vedrà venire il Figlio dell'uomo che invierà i suoi Angeli a radunare i suoi eletti dalle quattro parti della terra, cioè da tutta quanta la terra; tutto ciò lo fa per tutta l'ultima ora 127, venendo nei suoi membri 128, come in altrettante nubi o in tutta la Chiesa ch'è il suo corpo 129, la quale nel suo insieme è come una gran nube che produce frutti e cresce nel mondo intero 130 da quando Cristo ha cominciato a predicare e a proclamare: Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino 131. In tal modo, mettendo a confronto tra loro ed esaminando più attentamente le predizioni riferite dai tre Evangelisti, si potrebbe forse scoprire che tutti quei segni si riferiscono alla sua venuta quotidiana nel suo corpo, cioè nella sua Chiesa; (di tale sua venuta egli disse: Ormai vedrete il Figlio dell'uomo assiso alla destra della Potenza venire sulla nube del cielo 132). Da questa interpretazione vanno esclusi quei passi ov'è predetta, come vicina, l'ultima venuta del Cristo in persona per giudicare i vivi e i morti 133, e le allusioni del Signore stesso assolutamente evidenti riguardo alla sua venuta personale enunciate alla fine del discorso riportato da Matteo, a proposito della quale è stato dimostrato più sopra da quali segni deve capirsi ch'essa è vicina. Ecco infatti come termina il discorso stesso riferito da Matteo: Quando poi verrà il Figlio dell'uomo nella sua gloria e tutti gli Angeli con lui, allora si assiderà sul suo trono glorioso e allora si raduneranno al suo cospetto tutte le genti, fino all'ultimo versetto che dice: E andranno questi nel supplizio eterno, i giusti invece nella vita eterna 134. Nessuno dubita che questa predizione riguarda l'ultima venuta di Cristo e la fine del mondo. Non sono mancati tuttavia alcuni interpreti i quali hanno voluto insegnare con argomenti degni di considerazione che la parabola delle cinque vergini stolte e delle cinque sagge 135 deve intendersi della venuta quotidiana di Cristo nella Chiesa. Ciononostante non si devono fare di tali affermazioni temerarie per evitare che si presentino valide ragioni per contraddirle, soprattutto perché, tenuto conto delle oscurità delle Scritture, con cui Dio ha voluto esercitare la nostra intelligenza, non solo tra coloro che spiegano la Sacra Scrittura in una maniera che non si può non approvare c'è chi ha un'ispirazione più acuta di un altro, ma altresì uno qualsiasi di essi comprende ora meno ora meglio.

Prima dovrà esser predicato il Vangelo a tutte le genti.

12. 46. Non so tuttavia se riguardo alla presente questione potremmo prospettare, se pure ne avessimo il modo e la capacità, una soluzione più sicura di quella da me già proposta nella mia precedente lettera, che cioè la fine verrà quando il mondo sarà interamente evangelizzato 136. Ho già dimostrato con prove sicure che non risponde affatto a verità, come pensa l'Eccellenza tua, che l'evangelizzazione del mondo sarebbe stata già compiuta dagli Apostoli. Qui da noi, in Africa, ci sono innumerevoli tribù di barbari, ai quali il Vangelo non è stato ancora predicato, come è facile informarsi dai prigionieri che arrivano nelle nostre città e vanno ormai ad aumentare il numero degli schiavi dei Romani. E' pur vero che sono passati pochi anni da quando, in numero limitato, alcuni di essi, i quali ormai assoggettati fanno parte dei territori romani sì da non avere più capi supremi propri ma governatori stabiliti su di essi dall'impero romano, hanno cominciato ad essere Cristiani con gli stessi loro governatori. Alcuni invece di coloro, che abitano nelle regioni interne e non sono per nulla sotto il dominio romano, non hanno neppure alcun legame con la religione Cristiana, senza che per questo si possa dire assolutamente che essi non appartengono alla promessa di Dio.

Entreranno nella Chiesa i popoli promessi ad Abramo.

12. 47. Il Signore infatti promise al discendente di Abramo, anche mediante il giuramento, non i soli Romani, ma tutti i popoli 137. In virtù di tale promessa è ormai una realtà che alcuni popoli non soggetti al dominio di Roma hanno ricevuto il Vangelo e sono entrati a far parte della Chiesa, la quale produce frutti e cresce in tutto il mondo 138. Essa però ha ancora la possibilità di crescere fino a tanto che non si avveri la profezia riguardante Cristo fatta a proposito di Salomone, sua prefigurazione: Regnerà da un mare all'altro e dal fiume fino all'estremità della terra 139. Dal fiume vuol dire dal fiume in cui Cristo fu battezzato, poiché di lì cominciò il Vangelo 140; da un mare all'altro poi indica tutta la terra con tutte le genti, poiché è interamente circondata dall'Oceano. Altrimenti come potrà adempiersi la profezia che dice: Tutti i popoli da te creati, o Signore, verranno a prostrarsi in adorazione alla tua presenza 141? Ora, i popoli non verranno (davanti al Signore) lasciando le proprie sedi, ma professando la fede nelle proprie sedi. Dei credenti, infatti, il Signore ha detto: Nessuno può venire a me, se non gli sarà concesso dal Padre mio 142, e il Profeta dice: E lo adoreranno, ciascuno dalla propria sede, tutte le isole delle nazioni 143. Dice: tutte le isole, come per dire: " anche tutte le isole ", mostrando con ciò che non vi sarà regione in cui non sarà stabilita la Chiesa, dal momento che non sarà trascurata nessuna delle isole, alcune delle quali sono perfino in mezzo all'Oceano, e sappiamo che alcune di esse hanno già ricevuto il Vangelo. In tal modo per ognuna delle isole s'adempie la profezia che il suo regno si estenderà da uno all'altro mare 144, dal quale è circondata ciascuna isola, come anche s'adempie per tutta la terra, ch'è in un certo qual modo un'immensa isola, poiché anch'essa è circondata dall'Oceano. Sappiamo che la Chiesa è già arrivata fino alle coste occidentali dell'Oceano e arriverà in qualsiasi parte delle sue coste, dove non è ancora arrivata, producendo frutti e crescendo 145.

La Chiesa dev'essere diffusa dovunque perché s'adempino le profezie.

12. 48. Se dunque, dato che nessuna profezia contenuta nella Bibbia può mentire, tutte le genti create da Dio dovranno adorarlo 146, in qual modo potranno adorarlo se non lo invocheranno? Ma in qual modo potranno invocare Colui nel quale non hanno creduto, o in qual modo potranno credere in Colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare se non c'è chi lo annunci? E come potranno annunciarlo se non saranno inviati 147? Egli infatti invia i suoi Angeli a radunare i suoi eletti dai quattro venti 148, cioè da tutta la terra. Occorre pertanto che la Chiesa sia stabilita in mezzo a tutte le genti nelle quali ancora non è presente, non già perché tutti gli abitanti di quelle regioni debbano credere: tutte le genti sono state infatti promesse, non già tutte le persone di tutte le genti, poiché la fede non è patrimonio di tutti 149. Ecco perché ogni popolo crede solo in relazione a tutti coloro che sono stati eletti prima della creazione del mondo 150, mentre in relazione agli altri è incredulo e odia i credenti. Come mai infatti s'adempierà anche la profezia che dice: Sarete odiati da tutte le genti a causa del mio nome 151, se in ogni popolo non ci saranno increduli che odiano e credenti che sono odiati?

Come gli Apostoli testimonieranno Cristo ovunque.

12. 49. In qual modo quindi sarebbe stata compiuta dagli Apostoli la predicazione del Vangelo, dal momento che ci sono ancora popoli tra i quali, come ci risulta con assoluta certezza, essa è cominciata appena ora, e ce ne sono altri tra i quali non è ancora cominciata affatto? Cristo disse agli Apostoli: Mi renderete testimonianza in Gerusalemme e in tutta la Giudea, nella Samaria e fino all'estremità della terra 152, non come se avessero potuto compiere una missione così importante essi soli, ai quali rivolgeva la sua parola, ma lo disse allo stesso modo che in apparenza rivolse solo ad essi la promessa così enunciata: Ecco che io sono con voi sino alla fine del mondo 153; chi non capirebbe tuttavia che tale promessa è stata fatta all'intera Chiesa, la quale sarebbe continuata ad esistere sino alla fine del mondo nel continuo avvicendarsi di persone che muoiono e di altre che nascono? In questo senso deve intendersi anche la profezia: Quando vedrete tutte queste cose, sappiate ch'è vicino, alle porte 154, la quale non riguarda affatto gli Apostoli, eppure fu detta loro come se riguardasse soltanto loro. Orbene, chi sono coloro ai quali quella profezia si riferisce, se non coloro che si troveranno in vita quando si compiranno tutte quelle cose? Quanto più ciò è vero della predicazione del Vangelo che in gran parte avrebbe dovuto essere svolta dagli Apostoli, sebbene la medesima attività fosse riservata anche a coloro che sarebbero vissuti dopo di loro?

Il passato per il futuro nel linguaggio profetico.

12. 50. Quando l'Apostolo dice: Ma non hanno forse udito? (Eppure) la loro voce si sparse per tutta la terra e le loro parole arrivarono fino all'estremità della terra 155! sebbene usi i verbi al passato, tuttavia predice un evento futuro e non già un fatto compiuto. Così anche fa il Profeta di cui riporta la testimonianza, il quale non dice: " La loro voce si spargerà " ma si sparse per tutta la terra, sebbene ciò non fosse ancora avvenuto; come dice anche l'altra profezia: Trafissero le mie mani e i miei piedi 156, mentre sappiamo che ciò è avvenuto molto tempo dopo. Ma affinché non crediamo che tali modi di dire siano stati usati solo dai Profeti e non anche dagli Apostoli, non dice forse il medesimo Apostolo che la Chiesa del Dio vivente è colonna e fondamento della verità; e senza dubbio grande è il mistero della pietà, cioè il mistero che si manifestò nella carne, fu giustificato nello Spirito, apparve agli Angeli, fu predicato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria 157? E' infatti evidente che ciò che dice l'Apostolo alla fine di questo passo non s'è ancora avverato; tanto meno s'era avverato allorché scriveva così, poiché la Chiesa sarà assunta nella gloria solo quando si sentirà dire: Venite, benedetti del Padre mio, a possedere il regno 158, eppure l'Apostolo ha espresso ciò come un fatto compiuto, mentre sapeva con certezza ch'era un evento futuro.

Il presente per il futuro in S. Paolo.

12. 51. Molto meno c'è da meravigliarsi che l'Apostolo usasse il presente nel passo ugualmente da te citato: A causa della speranza a noi riserbata e da voi conosciuta mediante la parola di verità del Vangelo, ch'è giunto fino a voi come anche in tutto il mondo producendo frutti e crescendo 159, sebbene il Vangelo non fosse ancora diffuso in tutto il mondo; ma egli affermò ch'esso produceva frutti e cresceva in tutto il mondo per indicare fino a qual punto sarebbe arrivato producendo frutti e crescendo. Se dunque non si sa quando la Chiesa, producendo frutti e crescendo, sarà diffusa in tutto il mondo da un mare all'altro 160, senza dubbio non si può sapere quando verrà la fine, dal momento che non verrà prima di allora.

Il Signore non verrà né più presto né più tardi.

13. 52. Ma volendo manifestare il mio parere sulla presente questione a un santo uomo di Dio e mio sincerissimo fratello come sei tu, dirò ch'è da evitare, per quanto è possibile a noi uomini, l'errore in un senso e in un altro, cioè il credere che il Signore verrà più presto o più tardi di quando verrà. Io del resto credo che nessuno cada in errore quando è consapevole di non sapere qualcosa, ma quando crede di sapere ciò che non sa. Lasciamo quindi da parte il servo malvagio il quale dicendo tra se: Il mio padrone tarda a tornare 161, la fa da padrone sui suoi conservi e s'abbandona ai bagordi con gli ubriaconi; costui naturalmente desidera il ritorno del padrone come il fumo negli occhi. Lasciato da parte questo servo malvagio, mettiamoci davanti agli occhi tre servi buoni che amministrano la servitù del padrone con zelo e prudenza, che desiderano ardentemente il ritorno del padrone, che lo aspettano vigilanti e lo amano fedelmente. Ammettiamo che uno di loro creda che il padrone tornerà presto, un altro più tardi e il terzo confessi di non averne alcuna idea precisa: vediamo chi di essi meglio corrisponda al servo ideale del Vangelo, sebbene tutti e tre siano conformi al Vangelo in quanto desiderano la seconda venuta del Signore e lo aspettano desiderosi e vigilanti 162.

Pericoloso per la fede dire che il Signore verrà in anticipo.

13. 53. Il primo dice: " Vegliamo e preghiamo, poiché il Signore tornerà molto presto "; il secondo dice: " Vegliamo e preghiamo, poiché breve ed incerta è questa vita, anche se il Signore tarderà molto a tornare "; il terzo dice: " Vegliamo e preghiamo, poiché questa vita è breve ed incerta e non sappiamo quando il Signore arriverà ". Il Vangelo dice: Fate attenzione, vegliate e pregate, poiché non sapete quando arriverà il tempo 163. Dimmi, per favore, che cosa sentiamo dire da questo terzo servo, se non quel che sentiamo dire dal Vangelo? Per il desiderio che hanno del regno di Dio tutti e tre vorrebbero che fosse vero quanto dice il primo; il secondo però lo nega il terzo invece non nega nulla di quello che affermano gli altri due, ma confessa di non sapere chi di loro dica la verità. Se quindi avverrà ciò che aveva predetto il primo, si rallegreranno con lui gli altri due poiché desiderano tutti il ritorno del Signore 164 e perciò si rallegreranno che sia avvenuto più presto ciò che desiderano. Se invece non avverrà così e comincerà ad apparire ch'era piuttosto vero quel che diceva il secondo servo, è da temere che durante il ritardo si turbino quelli che avevano prestato fede a quanto aveva affermato il primo e comincino a pensare non già che il Signore tardi a tornare ma che non tornerà affatto; capisci da te stesso quanto grande rovina sia questa per le anime. Se invece avranno tanta fede da cambiare pensiero e credere all'affermazione del secondo servo sì da aspettare con fiducia e pazienza il Signore anche se tarda a tornare, si moltiplicheranno tuttavia gli oltraggi, gl'insulti e gli scherni degli avversari che tenteranno di stornare dalla fede cristiana gl'individui deboli dicendo ch'era stata una bugia promettere loro il regno come anche era una bugia l'affermare che sarebbe venuto presto. Coloro invece i quali credono a quanto afferma il secondo, che cioè il Signore verrà tardi, se ciò risulterà falso, nel caso che il Signore arrivasse più presto, non si turberanno affatto nella fede, ma proveranno un'improvvisa e viva gioia.

Attendere il ritorno del Signore pur ignorandone il tempo.

13. 54. Per tutte queste considerazioni, se uno afferma che il Signore non tarderà troppo a tornare, dice una cosa più desiderabile, ma si può anche ingannare pericolosamente. Magari fosse vero! Ma se non lo fosse, come sarebbe penoso! Se invece uno afferma che il Signore tornerà più tardi, ma ciononostante crede, spera e desidera la sua venuta, anche se sbaglia rispetto al ritardo, in realtà il suo errore può essere fonte di gioia, poiché avrà maggior pazienza se avverrà così, e in caso contrario maggior contentezza. Per tal motivo, coloro che aspettano il ritorno del Signore 165 trovano maggior dolcezza nel sentire il primo, ma trovano più sicurezza nel credere al secondo. Chi invece confessa di non sapere quale delle due predizioni sia la vera, si augura che si avveri la prima, tollera la seconda, non erra riguardo a nessuna delle due poiché non ne afferma e non ne nega alcuna. Ti scongiuro di non disprezzarmi se la penso come quest'ultimo, poiché anch'io ti voglio bene nonostante quel che affermi e che io desidero sia vero; anzi, tanto più desidero che non ti sbagli, quanto più amo quel che predici e quanto più capisco ch'è pericoloso se ti sbagli. Perdonami se ho recato dispiacere al tuo cuore, poiché quanto più rara mi si offre l'occasione, tanto più mi sono lasciato trasportare dal piacere d'intrattenermi con te almeno per lettera.

 

1 - 2 Tm 4, 8.

2 - Mt 24, 48-49; Lc 12, 45.

3 - Sal 41, 3.

4 - 1 Gv 2, 18.

5 - At 1, 7.

6 - 2 Tm 4, 8.

7 - Mt 24, 45. 48-49; Lc. 12, 42. 45.

8 - 2 Ts 2, 2.

9 - Lc 12, 35-36.

10 - 1 Ts 5, 4-5.

11 - Mc 13, 35-37.

12 - Col 1, 24.

13 - At 1, 7-8.

14 - At 1, 7-8.

15 - Lc 12, 42-56.

16 - 1 Ts 5, 4. 2; 2 Pt 3, 10-

17 - 2 Tm 3, 1.

18 - At 1, 7.

19 - 1 Gv 2, 18.

20 - 1 Ts 5, 1-3,

21 - 1 Ts 5, 2. 4; 2 Pt 3, 10.

22 - Lc 12, 36-39; Gv 12, 36.

23 - At 1, 7.

24 - 2 Ts 2, 5-8; cf. Aug., De civ. Dei 20, 19.

25 - At 1, 7.

26 - 2 Ts 2, 7-8.

27 - Lc 19, 42.

28 - 1 Cor 2, 8.

29 - Mc 1, 15.

30 - At 1, 7.

31 - 2 Tm 4, 8.

32 - Mt 13, 43.

33 - Is 60, 2.

34 - Is 40, 31.

35 - 2 Ts 2, 2.

36 - 1 Tm 2, 7.

37 - Mt 24, 36.

38 - Ap 20, 4-7.

39 - Sal 89, 4; 2 Pt 3, 8.

40 - 1 Gv 2, 18.

41 - Sal 89, 4; 2 Pt 3, 8.

42 - At 1, 7.

43 - Dn 9, 24-26.

44 - At 1, 7.

45 - Rm 13, 11-12.

46 - 1 Tm 4, 1.

47 - 2 Tm 3, 1.

48 - 2 Tm 3, 2-5.

49 - 2 Tm 3, 5-6.

50 - 2 Tm 3, 1.

51 - At 2, 1-14.

52 - At 2, 15-17; Gi 3, 1.

53 - At 1, 7.

54 - Gv 6, 40.

55 - Lc 21, 7-33.

56 - Mt 24, 4-33.

57 - Mc 13, 5-29.

58 - Mt 24, 1-3; Mc 13, 1-4; Lc 21, 5-7.

59 - Mt 26, 64.

60 - Is 5, 6.

61 - 2 Tm 4, 1.

62 - Ef 1, 22-23; Col 1, 24. 18.

63 - Lc 21, 20.

64 - Lc 21, 31.

65 - Mt 24, 19-21.

66 - Mc 13, 17-20.

67 - Lc 21, 23-24.

68 - Mt 24, 15-19; Dn 9, 27.

69 - Mc 13, 14-17.

70 - Lc 21, 20.

71 - Lc 21, 21-22.

72 - Lc 21, 23.

73 - Sal 40, 2; 48, 6; Ef 5, 16.

74 - Gs 10, 12-14.

75 - FLAV. IOS., De bello Gd. 6, 3, 3.

76 - Mt 24, 15.

77 - Cf. Mt 24, 17-18. 21; Mc 13, 15-16.

78 - Cf. Fil 3, 13.

79 - Mt 24, 3; Mc 13, 3.

80 - Lc 17, 20.

81 - Lc 17, 31.

82 - Dn 9, 24. 26-27.

83 - At 1, 6-7.

84 - Lc 23, 44-45; Mt 27, 45; Mc 15, 33.

85 - Mc 13, 8; Mt 24, 7; Lc 21, 10.

86 - Mt 3, 2; 4, 17.

87 - 1 Gv 2, 18.

88 - At 1, 7.

89 - Rm 12, 3.

90 - Lc 21, 26.

91 - 1 Ts 5, 3.

92 - Lc 21, 26-27.

93 - 1 Ts 5, 3-4.

94 - 2 Tm 4, 8.

95 - Lc 21, 26.

96 - 1 Ts 5, 4-5.

97 - 1 Cor 7, 31.

98 - 1 Cor 7, 29.

99 - Lc 12, 36.

100 - Ef 5, 22 - 6, 9; Col 3, 18-22.

101 - Lc 21, 25-26.

102 - Ct 6, 9.

103 - Gn 35, 19; 46, 1-7.

104 - Gn 37, 9-11.

105 - Mt 24, 29; Mc 13, 24-25.

106 - 1 Ts 5, 3.

107 - Mt 24, 29; Mc 13, 24-25.

108 - Lc 21, 25.

109 - Gn 22, 18; 26, 4.

110 - Mt 25, 33. 32; At 10, 42.

111 - 1 Ts 5, 3.

112 - Mt 24, 29; Mc 13, 24-25.

113 - Lc 21, 27; Mt 24, 30; Mc 13, 26.

114 - Mt 26, 64.

115 - Rm 8, 34; Mc 16, 19; Col 3, 1.

116 - At 1, 9. 11.

117 - Lc 21, 27.

118 - 2 Tm 4, 1.

119 - Lc 21, 28-31.

120 - Lc 21, 27.

121 - Mc 13, 25-26.

122 - Mc 13, 27-29.

123 - Mc 13, 27.

124 - Mc 13, 29; Lc 21, 31.

125 - Mc 13, 26; Lc 21, 27.

126 - Mt 24, 29-33.

127 - 1 Gv 2, 18.

128 - 1 Cor 6, 15.

129 - Col 1, 24.

130 - Col 1, 6.

131 - Mt 3, 2; 4, 17.

132 - Mt 26, 64; Mc 14, 62.

133 - 2 Tm 4, 1.

134 - Mt 25, 31-32. 46.

135 - Mt 25, 1-12.

136 - Mt 24, 14.

137 - Gn 22, 16-18; 26, 3-4.

138 - Col 1, 6.

139 - Sal 71, 8.

140 - Mt 3, 13-16; Mc 1, 9; Lc 3, 21.

141 - Sal 85, 9.

142 - Gv 6, 66.

143 - Sof 2, 11.

144 - Sal 71, 8.

145 - Col 1, 6.

146 - Sal 85, 9.

147 - Rm 10, 14-15.

148 - Mt 24, 31; Mc 13, 27.

149 - 2 Ts 3, 2.

150 - Ef 1, 4.

151 - Mt 24, 9; 10, 22; Mc 13, 13; Lc 21, 17.

152 - At 1, 8.

153 - Mt 28, 20.

154 - Mt 24, 33; Mc 13, 29.

155 - Rm 10, 18; Sal 18, 5.

156 - Sal 21, 17.

157 - 1 Tm 3, 15-16.

158 - Mt 25, 34.

159 - Col 1, 5-6.

160 - Sal 71, 8; Sir 44, 23; Am 8, 12.

161 - Mt 24, 48-49; Lc 12, 45.

162 - 2 Tm 4, 8.

163 - Mc 13, 33.

164 - 2 Tm 4, 8.

165 - 2 Tm 4, 8.


Parte 1 - L'ideale

Il mio ideale, Gesù figlio di Maria - Padre Emilio Neubert

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I.«VI HO DATO L'ESEMPIO»

Gesù: Fratello mio, tu ami mia Madre e nell'amarla ti senti felice. Ma sei ancora ben lontano dall'amarla come vorrei. Tu l'ami perché si ama tutto ciò che è puro e bello, ed ella è purezza e bellezza ideale. Tu l'ami perché si amano coloro che sono buoni e premurosi, e nessuno è buono e premuroso come lei. Tu l'ami perché la consideri come tua madre, e ogni figlio ama la propria madre. Tu l'ami perché hai sperimentato il suo amore e hai capito che con lei ti riesce più facile rimanere puro e fervente. Tu l'ami perché hai imparato dai libri e dai predicatori che la devozione verso di lei è il mezzo più facile per assicurarti la salvezza eterna e raggiungere la perfezione; ora tu vuoi salvarti e santificarti.

2. Tutti questi motivi sono buoni e possono ispirarti un tenero affetto verso mia Madre; non possono però costituire il fondamento di quella devozione che io desidero vederti praticare. La devozione verso mia Madre è qualche cosa di così grande, di così benefico, di così gradito a lei e a me, da rendere inadeguato ogni tuo tentativo di praticarla in maniera ordinaria, o alta, o anche altissima: devi cercare la devozione più perfetta possibile.

3. Ebbene, sai qual è la devozione più perfetta verso Maria? Cerca nei libri, consulta i teologi, interroga i santi, domanda il loro segreto ai più insigni servi di Maria che la terra abbia mai conosciuto; non troverai una devozione più perfetta di quella che ti voglio insegnare io: la partecipazione, cioè, alla mia stessa pietà filiale verso mia Madre. La perfezione, per i miei discepoli, non consiste forse nell'essere simili al loro Maestro? Non ho dato loro l'esempio affinché facessero ciò che ho fatto io per primo? Il mio apostolo Paolo non ha ripetuto che per un cristiano tutto sta nell'imitare Cristo, nel rivestirsi di Cristo, nell'assumere i sentimenti di Cristo, nel vivere non più della propria vita, ma della vita stessa di Cristo? Ora dimmi, puoi tu concepire disposizioni più perfette verso mia Madre di quelle che ho avute io stesso?

Invito al colloquio: O Gesù, quale magnifico ideale è questo che mi proponi: partecipare alla tua pietà filiale verso la Madre tua! Ma, povero peccatore qual sono, come potrò raggiungerlo? Come potrò anche solo comprenderlo?

II. SONO FIGLIO DI MARIA PERCHÉ COSI HO VOLUTO

Gesù: Fratello mio, se vuoi comprendere i miei sentimenti di pietà filiale verso Maria, devi comprendere anzitutto che se sono suo figlio è perché così ho voluto. Non ho fatto nulla per forza, né per caso, né senza scopo. Quando decisi di venire a rendere al Padre mio la gloria che gli è dovuta e a salvare l'umanità, una infinità di vie mi si aprivano dinanzi a tutte preferii quella di Maria. Liberamente e deliberatamente creai Maria perché divenisse un giorno mia Madre, così che ella non esisterebbe se non avessi voluto affidarle tale compito; l'ho fatta quale è, affinché a sua volta mi facesse quale sono. Sono suo Figlio in tutta verità: ho voluto essere tratto, come ogni altro figlio, dalla sostanza di mia Madre; ho voluto nutrirmi del suo latte; ho voluto essere curato e allevato da lei; ho voluto esserle sottomesso. Anzi, sono suo Figlio assai più di quanto tu non sia figlio di tua madre, poiché da lei sola ho voluto ricevere tutta la mia umanità. Sono suo Figlio in tutto il mio essere, come Dio e come Uomo, perché colui al quale ella ha dato la vita terrena è una sola e medesima persona col Verbo.

2. Ora sappi che se ho voluto essere suo Figlio, l'ho voluto per amore. Per amore di mio Padre anzitutto, pensando che avrei potuto glorificarlo meglio e che gli uomini lo avrebbero conosciuto ed amato meglio a motivo di lei. Poi per amore della stessa Madre mia, che mi avrebbe dato più gioia di quanta non me ne diano tutti gli angeli e tutti gli uomini insieme. Ma anche per amore degli uomini... e per amore tuo, mio caro fratello.

Invito al colloquio: Ave, verum Corpus natum de Maria virgine!

III. CONTEMPLA E STUPISCI

Gesù: Contempla adesso ciò che il mio amore di Figlio mi ha ispirato per mia Madre. Fin dall'eternità, io penso a lei e l'amo, poiché fin dall'eternità vedo in lei la mia futura Madre. Penso a lei nel creare il cielo coi suoi angeli, penso a lei nel plasmare la terra e gli uomini. Penso a lei nel pronunziare la mia sentenza contro i tuoi progenitori, penso a lei nel rivelarmi ai patriarchi e ai profeti.

2. Per amore di lei, la colmo di privilegi, ognuno dei quali oltrepassa ciò che ho fatto di più grande per tutte le altre creature, e in suo favore sospendo le leggi che colpiscono tutti gli altri uomini. Lei, e lei sola, creo immacolata nella concezione, libera da ogni concupiscenza, esente da ogni imperfezione, piena di grazia più di tutti gli angeli e i santi. Madre di Dio e sempre Vergine, è glorificata anche nel corpo, come me e insieme a me, prima della risurrezione universale.

3. Venuto in terra per riscattare il genere umano, consacro trent'anni della mia vita esclusivamente a lei, e tre anni soltanto al resto dell'umanità.

4. E non contento di renderla partecipe dei miei privilegi e della mia intimità, ho voluto che partecipasse alla stessa missione che il Padre aveva affidato a me. Redentore, ho deciso che fosse Corredentrice insieme con me e che tutto ciò che io meritavo con pieno diritto per la salvezza del mondo ella lo meritasse per una ragione di somma convenienza.

5. Ed anche in cielo ho voluto che mi fosse associata e che, essendo io l'avvocato degli uomini presso il Padre, ella fosse la loro avvocata presso di me, per elargire tutte le grazie che con me ha contribuito a meritare in loro favore. E questo perché in cielo come in terra sono suo Figlio e mi compiaccio infinitamente di ricompensarla, con la mia liberalità, di tutto ciò che ha fatto e sofferto per amor mio.

6. Ascolta ancora: io vivo nella Chiesa, mio corpo mistico animato dal mio Spirito. Ciò che fa la Chiesa, lo faccio io; ciò che la Chiesa fa per mia Madre, lo faccio io stesso per lei. Ora considera quanta venerazione ed amore la Chiesa le ha dimostrato: difendendo e proclamando i suoi privilegi; istituendo feste in suo onore; approvando le associazioni e le famiglie religiose che si propongono di servirla. Contempla la pietà dei suoi figli, dei suoi santi, così devoti tutti della Madre mia, delle anime ferventi sempre pronte a tributarle un culto specialissimo; degli stessi semplici fedeli, così gelosi dell'onore di Maria, così perspicaci - talora più degli stessi sapienti - nel riconoscere i suoi privilegi, così pieni di entusiasmo quando si tratta di darle qualche testimonianza di particolare affetto. Che cos'è tutto ciò se non una manifestazione grandiosa, sia pure ancora assai imperfetta, della mia singolare pietà filiale verso mia Madre? E a quanto ha fatto e farà per Maria sino alla fine dei secoli la Chiesa militante, aggiungi quello che fa per lei durante tutta l'eternità la Chiesa trionfante, poiché io vivo nei santi del cielo molto più che nei fedeli della terra. Cerca di comprendere i sentimenti di riconoscenza, di rispetto e di amore che i beati esprimono senza sosta alla loro Regina e Madre, cui si riconoscono debitori della beatitudine eterna! In essi e per mezzo di essi sono sempre io che onoro e amo mia Madre.

7. Passa in rassegna tutte queste prove della mia pietà filiale, scandaglia ed approfondisci questo abisso di amore; cerca di comprendere quanto più puoi, ma sii persuaso che ciò che sfugge alla tua intelligenza è di gran lunga superiore a quanto con essa riuscirai a comprendere. E poi rifletti: è proprio di questa mia infinita pietà filiale che io voglio renderti partecipe.

Invito al colloquio: O Gesù, in passato, sentendomi così felice nell'amare la Madre tua, credevo di riuscire a raffigurarmi in qualche modo quale potesse essere il tuo immenso amore per lei; ma ora vedo che esso è decisamente superiore ad ogni possibile umana immaginazione. Sarà senza dubbio una delle maggiori nostre soddisfazioni in Paradiso il poterlo contemplare ed ammirare per tutta l'eternità, senza mal riuscire a vederne i limiti. Ma come potrò ricopiare in me una tale pietà filiale?

IV. MIA MADRE, MADRE TUA

Gesù: Fratello mio, non puoi veramente imitare la mia pietà filiale verso Maria se non sei, come me, suo figlio. Ma sai veramente fino a qual punto sei figlio di Maria? Molti cristiani credono di saperlo, e infatti chiamano Maria loro madre. Eppure la maggior parte di essi hanno della sua maternità un'idea assai imperfetta: amano Maria «come se» ella fosse loro madre. Ora, che cosa ti risponderebbe colei che ti ha partorito, se le dicessi: «Ti amo come se fossi mia madre»? Non sono pochi coloro che ritengono Maria loro madre unicamente per effetto di quella parola che pronunziai prima di spirare, quando, vedendo mia Madre ai piedi della croce, e accanto a lei il discepolo prediletto, le dissi: «Donna ecco tuo figlio», e a Giovanni: «Ecco tua madre». Senza dubbio la mia parola avrebbe potuto affidare a Maria una missione materna e creare in lei disposizioni simili a quelle di una madre; ma se la sua maternità fosse il frutto di quella parola soltanto, si tratterebbe di una maternità puramente adottiva. Ora invece devi comprendere che Maria è tua «vera» Madre nell'ordine soprannaturale come ti è madre nell'ordine della natura colei che ti ha messo al mondo.

2. Madre è la donna che dà la vita. Ora Maria ti ha dato la vita per eccellenza. Te l'ha data a Nazareth, sul Calvario e al tuo Battesimo. A «Nazareth» ti ha concepito concependo me. Maria infatti sapeva che rispondendo a Gabriele con un «sì» o con un «no» ti avrebbe dato la vita o ti avrebbe lasciato nella morte; rispose con un «sì» perché tu vivessi. Consentendo a dare la vita a me, consentiva a darla anche a te. Diventando mia Madre, diventava Madre tua. Da quel momento nei suoi disegni, come già nei piani di Dio (che ella peraltro conosceva e ai quali aderiva con tutte le forze), tu facevi parte del mio corpo mistico. Il capo ne ero io, ma tu ne eri membro. Così, sebbene in modo diverso, Maria ci portava entrambi nel suo seno materno, poiché i membri e il capo formano una realtà inscindibile.

3. Sul «Calvario» ella ti ha partorito, offrendomi in sacrificio per te. La tua liberazione dal peccato e dalla morte fu consumata soltanto sul Golgota, dove, «distruggendo colui che reggeva l'impero della morte», ti meritai con la mia morte la grazia di vivere della mia stessa vita. Ora io feci tutto questo in unione con Maria. Ella che mi aveva concepito quale vittima e mi aveva nutrito ed allevato in previsione del sacrificio, nel momento supremo mi offrì al Padre per la tua salvezza, rinunziando in tuo favore ai suoi diritti materni su di me. E colei che, sempre vergine, non ebbe altro che gioia dalla nascita del suo primogenito, vi partorì, te e i tuoi fratelli, nel più crudo dolore.

4. In quell'ora ebbe effettivamente compimento la sua maternità a tuo riguardo; ed è appunto ciò che volli proclamare e rendere noto, affidando Maria a Giovanni e Giovanni a Maria. La mia parola, in altri termini, non creava tale maternità, ma la promulgava, la confermava e la completava nell'ora più solenne della mia vita, nell'ora in cui mia Madre, divenuta pienamente Madre tua, era meglio in grado di comprendere la sua missione materna.

5. Al «Battesimo» Maria ti ha dato la vita non più solo di diritto, come sul Calvario, ma di fatto. Tua madre terrena aveva dato alla luce, per così dire, un bambino nato morto. Perché tu giungessi alla vita, si richiedeva che la grazia santificante ti fosse infusa al fonte battesimale. Ora, questa grazia santificante te l'ha ottenuta Maria, la dispensatrice di tutte le grazie. Quando da figlio dell'ira sei diventato figlio di Dio, è stata Maria a partorirti alla vita divina.

6. Comprendi ora che col farti partecipe della vita di Dio Maria ti è «veramente» Madre nell'ordine soprannaturale, come colei che ti ha dato la vita terrena è veramente tua madre secondo la natura? Anzi, Maria ti è molto più Madre ancora! Anzitutto per il modo in cui ti dà la vita. Per partorirti ella ha dato incomparabilmente più di quanto non abbia dato la madre tua terrena: le sei costato dolori indicibili, nonché la vita di colui che le era infinitamente più caro della propria vita. Inoltre ella continua, per tutto il corso della tua esistenza, ad occuparsi di te, mentre le madri terrene si curano dei loro figli solo finché non giungono all'età adulta. Tu sarai sempre il suo «bimbetto che partorirà continuamente finché Cristo non sia formato in te». E se per disgrazia ti accadesse di perdere la vita soprannaturale, a differenza delle madri terrene alle quali altro non resta che piangere impotenti sul corpicino esangue di un figlio, Maria potrebbe ridartela. E poi, per quanto tu sia imperfetto ed ingrato, ella ti ama di un amore che vince per intensità e purezza l'amore di tutte le madri per i loro figli.

7. Infine Maria ti è Madre più di ogni altra soprattutto per la natura stessa della vita che ti ha dato. Non si tratta infatti di una vita effimera come la vita terrena, ma di una vita senza fine; non di una vita mista di imperfezioni e di dolori come la presente, ma di una vita incomparabilmente beata; non di una vita creata, umana o angelica, ma - intendilo bene - di una partecipazione alla vita increata, alla vita stessa di Dio, alla vita della Santissima Trinità. Si tratta dunque di una vita che non avrà mai fine e che sarà essenzialmente beata, perché parteciperà dell'eternità e della beatitudine stessa di Dio. Quale maternità umana potrebbe reggere il confronto con una simile maternità? Ora Maria è tua vera Madre, e Madre tanto perfetta, perché è Madre mia. E tu sei mio fratello, mio fratello infinitamente caro, perché mio Padre è Padre tuo, e mia Madre, Madre tua.

Invito al colloquio: O Gesù, sinceramente non sapevo fino a qual punto Maria fosse mia Madre! Quanto la sento ora più vicina a me! Dunque, colei che è veramente tua Madre è anche veramente Madre mia, ed io sono veramente suo Figlio! Grazie, o Gesù, grazie per questo incomparabile dono.

V.TU AMI MARIA. MA CHI L'AMA NON SEI TU: SONO IO CHE L'AMO IN TE

Gesù: Fratello mio, poiché la mia vita è vita tua e la Madre mia Madre tua, ti è facile imitare la mia pietà filiale verso di lei. Non devi imitarmi solamente come un discepolo imita il maestro, o come un cristiano in terra imita il suo celeste patrono. Io sono per te più che un modello posto davanti agli occhi; sono un principio interno di vita.

2. Tu vivi di me. Le mie disposizioni devono diventare le tue. Io sono il ceppo della vite, di cui tu sei un tralcio; la medesima linfa circola nel ceppo e nei tralci. Io sono il capo e tu un membro del mio corpo mistico; nel capo come nelle membra scorre il medesimo sangue. Quando sei puro, io sono puro in te; quando sei paziente, io sono paziente in te; quando pratichi la carità, sono io che la pratico in te; tu vivi, ma in realtà sono io che vivo in te; tu ami mia Madre, ma sono io ad amarla in te. Comprendi ora perché godi tanto nell'amare Maria? Sono io che in te gioisco nell'amarla.

3. Tu partecipi alla mia vita; manca però ancora molto perché la mia vita in te sia perfetta. Se lo fosse, penseresti, sentiresti, vorresti e agiresti in ogni cosa come me. Sono ancora troppi gli ostacoli che tu frapponi al libero esercizio della mia attività in te. Troppo spesso tu mi condizioni come la cella condiziona un carcerato. Ti è necessario rimuovere questi ostacoli. Bisogna che con sforzi generosi arrivi a pensare i miei pensieri, a volere i miei voleri; bisogna che completi ciò che manca alla mia vita in te. Tu partecipi alla mia pietà filiale verso mia Madre; ma questa mia pietà filiale verso di lei è ben lontana dall'essere perfetta in te. Ti è necessario rimuovere gli ostacoli, per giungere, non senza sforzi generosi, ad assumere verso la Madre mia i miei stessi pensieri, i miei sentimenti, i miei voleri, la mia attività. Bisogna che tu completi quello che in te manca alla mia pietà filiale verso mia Madre.

4. Cominci ad intuire, almeno in parte, ciò che cerco di rivelarti riguardo alla tua devozione verso Maria? Si tratta per te di amare mia Madre perché io stesso la amo; si tratta di amarla come io stesso la amo; si tratta di amarla con lo stesso amore con il quale io la amo.

Invito al colloquio: O Jesu dulcis, o Jesu pie, O Jesu fili Mariae!





Valdragone (Rep. di San Marino), 1° luglio 1992. Esercizi spirituali, sotto forma di Cenacolo, con i Vescovi e i Sacerdoti del M.S.M. di America e di Europa. Il vostro amore sacerdotale.

Don Stefano Gobbi

«Come sono contenta di vedervi così numerosi, in questo continuo Cenacolo di preghiera e di fraternità, Vescovi e Sacerdoti del mio Movimento, che siete venuti da tutte le nazioni di America e di Europa. Io sono presente in mezzo a voi. Mi unisco e do forza alla vostra preghiera; costruisco fra voi maggiore fraternità. Vi aiuto a crescere nell'amore scambievole, fino a diventare una cosa sola. Dovete incontrarvi, conoscervi, amarvi, aiutarvi a camminare insieme, con coraggio e fiducia, sulla difficile strada dei tempi dolorosi che state vivendo. Il dolore del mio Cuore, in questi giorni, viene da voi consolato. Il mio Cuore Immacolato è da voi glorificato.

Voi siete chiamati ad essere gli strumenti del trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo. Per questo vi ho chiamato quassù. Per questo vi ho ottenuto una particolare effusione dello Spirito Santo e, in questi giorni, ho operato profondamente nei vostri cuori e nelle vostre anime, per rendervi adatti a realizzare il mio grande disegno di amore e di misericordia. I miei ed i vostri tempi sono arrivati. Mostratevi a tutti come i miei piccoli bambini, come i Sacerdoti a Me consacrati, come gli Apostoli di questi ultimi tempi. La vostra luce deve risplendere sempre di più nella grande tenebra che ricopre l'umanità e che ha pervaso la Chiesa.

Il vostro amore sacerdotale sia il segno della mia materna presenza tra voi. Il vostro amore sacerdotale scenda, come rugiada celeste, su questa povera umanità malata e ferita, lontana da Dio, vittima di una civiltà materialista e atea, che vive sotto la schiavitù del peccato, dell'odio, dell'egoismo sfrenato e della impurità. Il vostro amore sacerdotale sia balsamo soave sulle piaghe profonde e sanguinanti di questi vostri tempi. Uscite da questo Cenacolo e andate in ogni parte del mondo a cercare i miei poveri figli che si sono smarriti e portateli tutti nel sicuro ovile del mio Cuore Immacolato. Prendete per mano i bambini, esposti a tanti pericoli e vittime delle subdole insidie del mio Avversario; date forza e coraggio ai giovani, per sottrarli alle facili seduzioni del piacere e della impurità; siate sostegno alle famiglie, perché vivano nella santità e nell'amore, sempre aperte al dono della vita e siano così preservate dai grandi mali del divorzio e dell'aborto; riportate alla casa del Padre Celeste tanti miei figli peccatori; date aiuto ai deboli, conforto agli ammalati, speranza ai disperati. Il vostro amore sacerdotale sia il riflesso dell'amore del Cuore Divino e Misericordioso di Gesù e del mio Cuore Immacolato verso questa umanità tanto ammalata.

Il vostro amore sacerdotale scenda, come rugiada celeste, sulla Chiesa sofferente e divisa,che porta la Croce verso il calvario della sua purificazione e del suo martirio. Per questo vi domando di essere nella Chiesa la mia stessa presenza materna e misericordiosa. Siate di forte sostegno al Papa ed aiutatelo a portare la sua croce divenuta oggi tanto pesante. Aiutate i vostri Vescovi con la preghiera, con il vostro amore e con il buon esempio. Soprattutto il vostro amore sacerdotale sia rugiada che lenisce le ferite profonde di tanti vostri fratelli sacerdoti, che soccombono sotto il peso delle grandi difficoltà di questi tempi della purificazione e della grande tribolazione.

Non giudicate nessuno. Amate tutti con la tenerezza del mio Cuore di Mamma. Allora diventate gli strumenti preziosi del trionfo del mio Cuore Immacolato nel mondo. Formate così il cuore nuovo della nuova Chiesa, che Io sto formando nel giardino celeste del mio Cuore Immacolato. Tanta gioia dona al mio Cuore l'impegno che mettete ed il lavoro che fate per diffondere sempre di più, nei vostri Paesi, la mia opera del Movimento Sacerdotale Mariano. Siate zelanti nel moltiplicare ovunque i Cenacoli di preghiera che Io vi ho domandato: tra i sacerdoti, i fedeli e nelle famiglie.

Allora cooperate ogni giorno all'attuazione del mio grande disegno di salvezza e di misericordia. Uscite da questo Cenacolo, rinnovati dallo Spirito Santo, come gli Apostoli coraggiosi della seconda evangelizzazione a cui vi chiamo. Io sono sempre con voi. Vi guido con sicurezza sulla strada che ancora dovete percorrere. Con i vostri cari, con tutti coloro che vi sono stati affidati, vi benedico nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».