Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Giovanni 7
1Dopo questi fatti Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più andare per la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, detta delle Capanne;3i suoi fratelli gli dissero: "Parti di qui e va' nella Giudea perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai.4Nessuno infatti agisce di nascosto, se vuole venire riconosciuto pubblicamente. Se fai tali cose, manifèstati al mondo!".5Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui.6Gesù allora disse loro: "Il mio tempo non è ancora venuto, il vostro invece è sempre pronto.7Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.8Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo non è ancora compiuto".9Dette loro queste cose, restò nella Galilea.
10Ma andati i suoi fratelli alla festa, allora vi andò anche lui; non apertamente però: di nascosto.11I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: "Dov'è quel tale?".12E si faceva sommessamente un gran parlare di lui tra la folla; gli uni infatti dicevano: "È buono!". Altri invece: "No, inganna la gente!".13Nessuno però ne parlava in pubblico, per paura dei Giudei.
14Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e vi insegnava.15I Giudei ne erano stupiti e dicevano: "Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?".16Gesù rispose: "La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.17Chi vuol fare la sua volontà, conoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso.18Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato è veritiero, e in lui non c'è ingiustizia.19Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?".20Rispose la folla: "Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?".21Rispose Gesù: "Un'opera sola ho compiuto, e tutti ne siete stupiti.22Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato.23Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?24Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!".
25Intanto alcuni di Gerusalemme dicevano: "Non è costui quello che cercano di uccidere?26Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?27Ma costui sappiamo di dov'è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia".28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: "Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure io non sono venuto da me e chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete.29Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato".30Allora cercarono di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettergli le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora.
31Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: "Il Cristo, quando verrà, potrà fare segni più grandi di quelli che ha fatto costui?".
32I farisei intanto udirono che la gente sussurrava queste cose di lui e perciò i sommi sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo.33Gesù disse: "Per poco tempo ancora rimango con voi, poi vado da colui che mi ha mandato.34Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire".35Dissero dunque tra loro i Giudei: "Dove mai sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e ammaestrerà i Greci?36Che discorso è questo che ha fatto: Mi cercherete e non mi troverete e dove sono io voi non potrete venire?".
37Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: "Chi ha sete venga a me e beva38chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno".39Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non c'era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato.
40All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: "Questi è davvero il profeta!".41Altri dicevano: "Questi è il Cristo!". Altri invece dicevano: "Il Cristo viene forse dalla Galilea?42Non dice forse la Scrittura che il Cristo 'verrà dalla stirpe di Davide' e 'da Betlemme', il villaggio di Davide?".43E nacque dissenso tra la gente riguardo a lui.
44Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso.45Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: "Perché non lo avete condotto?".46Risposero le guardie: "Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo!".47Ma i farisei replicarono loro: "Forse vi siete lasciati ingannare anche voi?48Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei?49Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!".50Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù:51"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".52Gli risposero: "Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea".
53E tornarono ciascuno a casa sua.
Numeri 4
1Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne:2"Fate il censimento dei figli di Keat, tra i figli di Levi, secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,3dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano la loro opera nella tenda del convegno.4Questo è il servizio che i figli di Keat dovranno fare nella tenda del convegno e che riguarda le cose santissime.5Quando il campo si dovrà muovere, Aronne e i suoi figli verranno a smontare il velo della cortina e copriranno con esso l'arca della testimonianza;6poi porranno sull'arca una coperta di pelli di tasso, vi stenderanno sopra un drappo tutto di porpora viola e metteranno a posto le stanghe.7Poi stenderanno un drappo di porpora viola sulla tavola dell'offerta e vi metteranno sopra i piatti, le coppe, le anfore, le tazze per le libazioni; vi sarà sopra anche il pane perenne;8su queste cose stenderanno un drappo scarlatto e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe alla tavola.9Poi prenderanno un drappo di porpora viola, con cui copriranno il candelabro della luce, le sue lampade, i suoi smoccolatoi, i suoi portacenere e tutti i vasi per l'olio destinati al suo servizio;10metteranno il candelabro con tutti i suoi accessori in una coperta di pelli di tasso e lo metteranno sopra la portantina.11Poi stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare.12Prenderanno tutti gli arredi che si usano per il servizio nel santuario, li metteranno in un drappo di porpora viola, li avvolgeranno in una coperta di pelli di tasso e li metteranno sopra la portantina.13Poi toglieranno le ceneri dall'altare e stenderanno sull'altare un drappo scarlatto;14vi metteranno sopra tutti gli arredi che si usano nel suo servizio, i bracieri, le forchette, le pale, i vasi per l'aspersione, tutti gli accessori dell'altare e vi stenderanno sopra una coperta di pelli di tasso, poi porranno le stanghe all'altare.15Quando Aronne e i suoi figli avranno finito di coprire il santuario e tutti gli arredi del santuario, al momento di muovere il campo, i figli di Keat verranno per trasportare quelle cose; ma non toccheranno le cose sante, perché non muoiano. Questo è l'incarico dei figli di Keat nella tenda del convegno.
16Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, avrà la sorveglianza dell'olio per il candelabro, del profumo aromatico dell'offerta perenne e dell'olio dell'unzione e la sorveglianza di tutta la Dimora e di quanto contiene, del santuario e dei suoi arredi".
17Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne:18"Badate che la tribù delle famiglie dei Keatiti non venga eliminata dai leviti;19ma fate questo per loro, perché vivano e non muoiano quando si accostano al luogo santissimo: Aronne e i suoi figli vengano e assegnino a ciascuno di essi il proprio servizio e il proprio incarico.20Non entrino essi a guardare neanche per un istante le cose sante, perché morirebbero".
21Il Signore disse a Mosè:22"Fa' il censimento anche dei figli di Gherson, secondo i loro casati paterni e secondo le loro famiglie.23Farai il censimento dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.24Questo è il servizio delle famiglie dei Ghersoniti, quel che dovranno fare e quello che dovranno portare.25Essi porteranno i teli della Dimora e la tenda del convegno, la sua copertura, la copertura di pelli di tasso che vi è sopra e la cortina all'ingresso della tenda del convegno;26i tendaggi del recinto con la cortina all'ingresso del recinto, i tendaggi che stanno intorno alla Dimora e all'altare; le loro corde e tutti gli arredi necessari al loro impianto; faranno tutto il servizio che si riferisce a queste cose.27Tutto il servizio dei figli dei Ghersoniti sarà sotto gli ordini di Aronne e dei suoi figli per quanto dovranno portare e per quanto dovranno fare; voi affiderete alla loro custodia quanto dovranno portare.28Tale è il servizio delle famiglie dei figli dei Ghersoniti nella tenda del convegno; la loro sorveglianza sarà affidata a Itamar, figlio del sacerdote Aronne.
29Farai il censimento dei figli di Merari secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni;30farai il censimento, dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, di quanti fanno parte di una schiera e prestano servizio nella tenda del convegno.31Ciò è quanto è affidato alla loro custodia e quello che dovranno portare come loro servizio nella tenda del convegno: le assi della Dimora, le sue stanghe, le sue colonne, le sue basi,32le colonne che sono intorno al recinto, le loro basi, i loro picchetti, le loro corde, tutti i loro arredi e tutto il loro impianto. Elencherete per nome gli oggetti affidati alla loro custodia e che essi dovranno portare.33Tale è il servizio delle famiglie dei figli di Merari, tutto il loro servizio nella tenda del convegno, sotto gli ordini di Itamar, figlio del sacerdote Aronne".
34Mosè, Aronne e i capi della comunità fecero dunque il censimento dei figli dei Keatiti secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,35di quanti dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno.36Quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie furono duemilasettecentocinquanta.37Questi appartengono alle famiglie dei Keatiti dei quali si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
38I figli di Gherson, di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,39dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,40quelli di cui si fece il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni, furono duemilaseicentotrenta.41Questi appartengono alle famiglie dei figli di Gherson, di cui si fece il censimento: quanti prestavano servizio nella tenda del convegno; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine del Signore.
42Quelli delle famiglie dei figli di Merari dei quali si fece il censimento secondo le loro famiglie e i loro casati paterni,43dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio nella tenda del convegno,44quelli di cui si fece il censimento, secondo le loro famiglie, furono tremiladuecento.45Questi appartengono alle famiglie dei figli di Merari, di cui si fece il censimento; Mosè e Aronne ne fecero il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè.
46Tutti i leviti dei quali Mosè, Aronne e i capi d'Israele fecero il censimento secondo le loro famiglie e secondo i loro casati paterni,47dall'età di trent'anni fino all'età di cinquant'anni, quanti potevano far parte di una schiera e prestar servizio e portare pesi nella tenda del convegno,48tutti quelli di cui si fece il censimento, furono ottomilacinquecentottanta.49Ne fu fatto il censimento secondo l'ordine che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè, assegnando a ciascuno il servizio che doveva fare e ciò che doveva portare. Così ne fu fatto il censimento come il Signore aveva ordinato a Mosè.
Siracide 38
1Onora il medico come si deve secondo il bisogno,
anch'egli è stato creato dal Signore.
2Dall'Altissimo viene la guarigione,
anche dal re egli riceve doni.
3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l'uomo assennato non li disprezza.
5L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno,
per rendere evidente la potenza di lui?
6Dio ha dato agli uomini la scienza
perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie.
7Con esse il medico cura ed elimina il dolore
e il farmacista prepara le miscele.
8Non verranno meno le sue opere!
Da lui proviene il benessere sulla terra.
9Figlio, non avvilirti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10Purìficati, lavati le mani;
monda il cuore da ogni peccato.
11Offri incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12Fa' poi passare il medico
- il Signore ha creato anche lui -
non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno.
13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani.
14Anch'essi pregano il Signore
perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia
e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita.
15Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.
16Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito
e non trascurare la sua tomba.
17Piangi amaramente e alza il tuo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due, per prevenire le dicerie,
quindi consòlati del tuo dolore.
18Difatti il dolore precede la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
19In una disgrazia resta a lungo il dolore,
una vita di miseria è dura al cuore.
20Non abbandonare il tuo cuore al dolore;
scaccialo pensando alla tua fine.
21Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno;
al morto non gioverai e farai del male a te stesso.
22Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua:
"Ieri a me e oggi a te".
23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo
ricordo;
consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito.
24La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di
quiete;
chi ha poca attività diventerà saggio.
25Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro
e si vanta di brandire un pungolo?
Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
26Pone la sua mente a tracciare solchi,
non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
27Così ogni artigiano e ogni artista
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono incisioni per sigilli
e con pazienza cercano di variare l'intaglio;
pongono mente a ritrarre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
28Così il fabbro siede davanti all'incudine
ed è intento ai lavori del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore del fornello deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto,
è tutto preoccupato per finire il suo lavoro,
sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
29Così il vasaio seduto al suo lavoro
gira con i piedi la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro;
tutti i suoi gesti sono calcolati.
30Con il braccio imprime una forma all'argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
è preoccupato per una verniciatura perfetta,
sta sveglio per pulire il fornello.
31Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani;
ognuno è esperto nel proprio mestiere.
32Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città;
gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare.
33Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo,
nell'assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice,
non conoscono le disposizioni del giudizio.
34Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi;
ma sostengono le cose materiali,
e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere.
Salmi 76
1'Al maestro del coro. Su strumenti a corda con cetre. Salmo.'
'Di Asaf. Canto.'
2Dio è conosciuto in Giuda,
in Israele è grande il suo nome.
3È in Gerusalemme la sua dimora,
la sua abitazione, in Sion.
4Qui spezzò le saette dell'arco,
lo scudo, la spada, la guerra.
5Splendido tu sei, o Potente,
sui monti della preda;
6furono spogliati i valorosi,
furono colti dal sonno,
nessun prode ritrovava la sua mano.
7Dio di Giacobbe, alla tua minaccia,
si arrestarono carri e cavalli.
8Tu sei terribile; chi ti resiste
quando si scatena la tua ira?
9Dal cielo fai udire la sentenza:
sbigottita la terra tace
10quando Dio si alza per giudicare,
per salvare tutti gli umili della terra.
11L'uomo colpito dal tuo furore ti dà gloria,
gli scampati dall'ira ti fanno festa.
12Fate voti al Signore vostro Dio e adempiteli,
quanti lo circondano portino doni al Terribile,
13a lui che toglie il respiro ai potenti;
è terribile per i re della terra.
Geremia 7
1Questa è la parola che fu rivolta dal Signore a Geremia:2"Fermati alla porta del tempio del Signore e là pronunzia questo discorso dicendo: Ascoltate la parola del Signore, voi tutti di Giuda che attraversate queste porte per prostrarvi al Signore.3Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e io vi farò abitare in questo luogo.4Pertanto non confidate nelle parole menzognere di coloro che dicono: Tempio del Signore, tempio del Signore, tempio del Signore è questo!
5Poiché, se veramente emenderete la vostra condotta e le vostre azioni, se realmente pronunzierete giuste sentenze fra un uomo e il suo avversario;6se non opprimerete lo straniero, l'orfano e la vedova, se non spargerete il sangue innocente in questo luogo e se non seguirete per vostra disgrazia altri dèi,7io vi farò abitare in questo luogo, nel paese che diedi ai vostri padri da lungo tempo e per sempre.8Ma voi confidate in parole false e ciò non vi gioverà:9rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, bruciare incenso a Baal, seguire altri dèi che non conoscevate.10Poi venite e vi presentate alla mia presenza in questo tempio, che prende il nome da me, e dite: Siamo salvi! per poi compiere tutti questi abomini.11Forse è una spelonca di ladri ai vostri occhi questo tempio che prende il nome da me? Anch'io, ecco, vedo tutto questo. Parola del Signore.12Andate, dunque, nella mia dimora che era in Silo, dove avevo da principio posto il mio nome; considerate che cosa io ne ho fatto a causa della malvagità di Israele, mio popolo.13Ora, poiché avete compiuto tutte queste azioni - parola del Signore - e, quando vi ho parlato con premura e sempre, non mi avete ascoltato e, quando vi ho chiamato, non mi avete risposto,14io tratterò questo tempio che porta il mio nome e nel quale confidate e questo luogo che ho concesso a voi e ai vostri padri, come ho trattato Silo.
15Vi scaccerò davanti a me come ho scacciato tutti i vostri fratelli, tutta la discendenza di Èfraim.
16Tu poi, non pregare per questo popolo, non innalzare per esso suppliche e preghiere né insistere presso di me, perché non ti ascolterò.17Non vedi che cosa fanno nelle città di Giuda e nelle strade di Gerusalemme?18I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo; poi si compiono libazioni ad altri dèi per offendermi.19Ma forse costoro offendono me - oracolo del Signore - o non piuttosto se stessi a loro vergogna?".20Pertanto, dice il Signore Dio: "Ecco il mio furore, la mia ira si riversa su questo luogo, sugli uomini e sul bestiame, sugli alberi dei campi e sui frutti della terra e brucerà senza estinguersi".
21Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne!22In verità io non parlai né diedi comandi sull'olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d'Egitto.23Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici.24Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle,25da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre;26eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri.27Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno.28Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
29Taglia la tua chioma e gettala via
e intona sulle alture un canto lugubre,
perché il Signore ha rigettato e abbandonato
la generazione che è oggetto della sua ira.
30Perché i figli di Giuda hanno commesso ciò che è male ai miei occhi, oracolo del Signore. Hanno posto i loro abomini nel tempio che prende il nome da me, per contaminarlo.31Hanno costruito l'altare di Tofet, nella valle di Ben-Hinnòn, per bruciare nel fuoco i figli e le figlie, cosa che io non ho mai comandato e che non mi è mai venuta in mente.32Perciò verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali non si chiamerà più Tofet né valle di Ben-Hinnòn, ma valle della Strage. Allora si seppellirà in Tofet, perché non ci sarà altro luogo.33I cadaveri di questo popolo saranno pasto agli uccelli dell'aria e alle bestie selvatiche e nessuno li scaccerà.34Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell'allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto un deserto".
Lettera di Giacomo 4
1Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra?2Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete;3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri.4Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?
Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio.5O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?6Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice:
'Dio resiste ai superbi;
agli umili invece dà la sua grazia'.
7Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi.8Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti.9Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza.10Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.
11Non sparlate gli uni degli altri, fratelli. Chi sparla del fratello o giudica il fratello, parla contro la legge e giudica la legge. E se tu giudichi la legge non sei più uno che osserva la legge, ma uno che la giudica.12Ora, uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?
13E ora a voi, che dite: "Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari e guadagni",14mentre non sapete cosa sarà domani!
Ma che è mai la vostra vita? Siete come vapore che appare per un istante e poi scompare.15Dovreste dire invece: Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello.16Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo.17Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato.
Capitolo XXI: In Dio, al di sopra di ogni bene e di ogni dono, dobbiamo trovare la nostra pace
Leggilo nella Biblioteca1. O anima mia, in ogni cosa e al di sopra di ogni cosa, troverai riposo, sempre, nel Signore, perché lui stesso costituisce la pace dei santi, in eterno. Dammi, dolcissimo e amabilissimo Gesù, di trovare quiete in te. In te, al di sopra di ogni creatura, di ogni ben e di ogni bellezza; al di sopra di ogni gloria ed onore, potere e autorità; al di sopra di tutto il sapere, il più penetrante; al di sopra di ogni ricchezza e capacità; al di sopra di ogni letizia e gioia, e di ogni fama e stima degli uomini; al di sopra di ogni dolcezza, consolazione, speranza o promessa umana; al di sopra di ogni ambita ricompensa, di ogni dono o favore che, dall'alto, tu possa concedere; al di sopra di ogni motivo di gaudio e di giubilo, che mente umana possa concepire e provare; infine, al di sopra degli Angeli, degli Arcangeli e di tutte le schiere celesti, al di sopra delle cose visibili e delle cose invisibili, e di tutto ciò che non sia tu, Dio mio. In verità, o Signore mio Dio, tu sei eccellentissimo su ogni cosa; tu solo sei l'altissimo e l'onnipotente; tu solo dai ogni appagamento e pienezza e ogni dolcezza e conforto; tu solo sei tutta la bellezza e l'amabilità; tu solo sei, più d'ogni cosa, ricco di nobiltà e di gloria; in te sono, furono sempre e saranno, tutti quanti i beni, compiutamente. Perciò, qualunque cosa tu mi dia, che non sia te stesso, qualunque cosa tu mi riveli di te, o mi prometta, senza che io possa contemplare o pienamente possedere te, è ben poco e non mi appaga. Ché, in verità, il mio cuore non può realmente trovare quiete, e totale soddisfazione se non riposi in te, portandosi più in alto di ogni dono e di ogni creatura.
2. Cristo Gesù, mio sposo tanto amato, amico vero, signore di tutte le creature, chi mi darà ali di vera libertà, per volare e giungere a posarmi in te? Quando mi sarà dato di essere completamente libero da me stesso e di contemplare la tua soavità, o Signore mio Dio? Quando mi raccoglierò interamente in te, cosicché, per amor tuo, non mi accorga di me stesso, ma soltanto di te, al di là del limite di ogni nostro sentire e in un modo che non tutti conoscono? Ma eccomi qui ora a piangere continuamente e a portare dolorosamente la mia infelicità. Giacché, in questa valle di miserie, molti mali mi si parano innanzi: sovente mi turbano, mi rattristano e mi ottenebrano; sovente mi intralciano il cammino o me ne distolgono, tenendomi legato e impacciato, tanto da non poter accostarmi liberamente a te, a godere del gioioso abbraccio, costantemente aperto agli spiriti beati. Che il mio sospiro e la grande e varia desolazione di questo mondo abbiano a commuoverti, o Gesù, splendore di eterna gloria, conforto dell'anima pellegrina. A te è rivolta la mia faccia; senza che io dica nulla, è il mio silenzio che ti parla. Fino a quando tarderà a venire il mio Signore? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi dia letizia; stenda la sua mano e strappi me misera da ogni angustia. Vieni, vieni: senza di te non ci sarà una sola giornata, anzi una sola ora, gioiosa, perché la mia gioia sei tu, e vuota è la mia mensa senza di te. Un pover'uomo, io sono, quasi chiuso in un carcere e caricato di catene, fino a che tu non mi abbia rifatto di nuovo, con la tua presenza illuminante, mostrandomi un volto benevolo, e fino a che tu non mi abbia ridato la libertà. Vadano altri cercando altra cosa, invece di te, dovunque loro piaccia. Quanto a me, nulla mi è ora gradito, nulla mi sarà mai gradito, fuori di te, mio Dio, mia speranza e salvezza eterna. Né tacerò, o smetterò di supplicare, fino a che non torni a me la tua grazia e la tua parola non si faccia sentire dentro di me.
3. Ecco, sono qua; eccomi a te, che mi hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e il pentimento del tuo cuore mi hanno piegato e mi hanno fatto avvicinare a te. Dicevo io allora: ti avevo invocato, Signore, avevo desiderato di godere di te, pronto a rinunciare ad ogni cosa per te; ma eri stato tu, per primo, che mi avevi mosso a cercarti. Sii dunque benedetto, o Signore, tu che hai usato tale bontà con questo tuo servo, secondo la grandezza della tua misericordia. Che cosa mai potrà dire ancora, al tuo cospetto, il tuo servo, se non parole di grande umiliazione dinanzi a te, sempre ricordandosi della propria iniquità e della propria bassezza? Non c'è, infatti, tra tutte le meraviglie del cielo e della terra, cosa alcuna che ti possa somigliare. Le tue opere sono perfette, e giusti i tuoi comandi; per la tua provvidenza si reggono tutte le cose. Sia, dunque, lode e gloria a te, o sapienza del Padre. La mia bocca, la mia anima e insieme tutte le cose create ti esaltino e ti benedicano.
LETTERA 133: Agostino scongiura il commissario imperiale Marcellino perché non applichi la pena capitale ai Donatisti rei confessi di efferati delitti contro preti cattolici.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta circa la fine del 411.
Agostino scongiura il commissario imperiale Marcellino perché non applichi la pena capitale ai Donatisti rei confessi di efferati delitti contro preti cattolici (nn. 1-2), come si addice alla mansuetudine della Chiesa, a vantaggio della quale egli è stato inviato dall'imperatore (n. 3).
AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE IL SUO ILLUSTRE E MERITAMENTE INSIGNE SIGNORE E CARISSIMO FIGLIO MARCELLINO.
Si risparmi ai Donatisti la pena del taglione.
1. Ho appreso dalla tua Eccellenza che i Circoncellioni e i chierici della fazione di Donato, che l'ufficiale di pubblica sicurezza aveva inviati da Ippona al tuo tribunale per i loro delitti, furono ascoltati dall'Eccellenza tua, e che moltissimi si dichiararono colpevoli dell'assassinio da essi perpetrato nella persona del prete cattolico Restituto e dell'uccisione di Innocenzo, un altro prete cattolico ' a cui cavarono anche un occhio e tagliarono un dito. Questo fatto ha causato in me la più viva ansietà: temo cioè che l'Eccellenza tua pensi di dover punire i colpevoli applicando le leggi in modo si rigoroso da far subire loro i supplizi che essi fecero soffrire a quelli. Ti scrivo dunque per scongiurarti nel nome di Cristo in cui tu credi e in nome della misericordia di Cristo medesimo, nostro Signore, di non fare una simile cosa né permettere in nessun modo che sia fatta. Noi potremmo declinare benissimo qualsiasi responsabilità in merito alla pena capitale da loro subìta dal momento che, a quanto pare, sono stati tradotti in giudizio non già dietro nostre accuse, ma dietro denuncia di coloro cui spetta la tutela dell'ordine pubblico; tuttavia non vogliamo che le torture dei servi di Dio siano vendicate con supplizi eguali a quelle, quasi secondo la pena del taglione. Non che vogliamo con ciò impedire che si tolga a individui scellerati la libertà di commettere delitti, ma desideriamo che allo scopo basti che, lasciandoli in vita e senza mutilarli in alcuna parte del corpo, applicando le leggi repressive siano distolti dalla loro insana agitazione per esser ricondotti a una vita sana e, tranquilla, o che, sottratti alle loro opere malvage, siano occupati in qualche lavoro utile. Anche questa è bensì una condanna, ma chi non capirebbe che si tratta più di un benefizio che di un supplizio, dal momento che non è lasciato campo libero all'audacia della ferocia né si sottrae la medicina del pentimento?
Il giudice deve agire con umanità.
2. Adempi, o giudice cristiano, il dovere di un padre amorevole; sdegnati contro l'iniquità in modo però da non dimenticare l'umanità; non sfogare la voluttà della vendetta contro le atrocità dei peccatori, ma rivolgi la volontà a curarne le ferite. Non perdere la diligenza paterna che serbasti durante lo stesso interrogatorio, allorché riuscisti a ottenere la confessione di si orrendi delitti senza far stirar le membra sul cavalletto, senza farle solcare con gli uncini di ferro, senza farle bruciare con le fiamme, ma facendole solo flagellare con le verghe: forma di costrizione che suole usarsi anche dai maestri delle arti liberali, dai genitori medesimi e non di rado anche dai vescovi nei processi. Non voler dunque castigare con troppa crudeltà ciò che sei riuscito a scoprire con tanta mitezza. E' più necessario scoprire i colpevoli che punirli: anzi per questo anche i giudici più miti esaminano con scrupolo e senza stancarsi un delitto occulto, per riuscire a trovare a chi si debba usar clemenza. Il più delle volte bisogna quindi essere più severi nell'istruttoria perché, una volta messo in evidenza il delitto, vi sia la possibilità di dar prova di mansuetudine. Poiché tutte le buone opere vogliono essere poste in bella mostra, non per la gloria degli uomini, ma perché, come dice il Signore: gli uomini vedano le buone opere vostre e glorifichino il Padre vostro celeste 1. Non bastò quindi all'Apostolo ammonire che serbassimo la mitezza, ma che la facessimo conoscere a tutti: La vostra mitezza, egli dice, sia nota a tutti gli uomini 2; e in un altro passo dice: Mostrando apertamente la vostra mitezza a tutti gli uomini 3. Cosi non avrebbe avuto risalto neppure l'insigne mitezza del santo re Davide, quando con un atto di clemenza risparmiò il nemico che gli era stato consegnato nelle mani 4, se non fosse ugualmente apparso il potere che egli aveva (di ucciderlo). Non ti inasprisca dunque il potere che hai di punire, dal momento che le esigenze dell'istruttoria non sono riuscite a privarti della tua mansuetudine. Una volta scoperti i colpevoli, non andare in cerca dell'esecutore della pena capitale, dal momento che per scoprire i colpevoli non hai voluto fare uso dei torturatore.
Il giudice cristiano imiti la mitezza della Chiesa.
3. Infine tu sei stato inviato in difesa della Chiesa. Ora, io affermo categoricamente che ciò giova o serve alla Chiesa cattolica ovvero, perché non sembri che io voglia sorpassare i limiti della mia giurisdizione, giova certo alla Chiesa che fa parte della diocesi di Ippona. Se non vuoi ascoltare la preghiera dell'amico, ascolta almeno il consiglio del vescovo, quantunque, dato che parlo ad un cristiano, e soprattutto in una faccenda così delicata, non peccherei di arroganza se dicessi che ti conviene ascoltare l'ordine di un vescovo, o mio egregio signore, mio illustrissimo e dilettissimo figlio. So bensì che le cause ecclesiastiche sono state affidate soprattutto all'Eccellenza tua, ma poiché credo che questo affare spetti all'illustrissimo e spettabilissimo proconsole, invio una lettera anche a lui; ti prego che non ti dispiaccia di consegnargliela di persona e di esporgliela, se è necessario. Scongiuro tutti e due di non considerare importuna l'intercessione o il consiglio o l'interessamento nostro. Non vogliate, punendo i nemici con le stesse sevizie ch'essi fecero soffrire, offuscare i patimenti dei servi di Dio cattolici che devono essere utili ai deboli per la loro edificazione spirituale; piuttosto, scartando il rigore proprio del giudice, non trascurate affatto di mettere in risalto la vostra fede, perché siete figli della Chiesa, e la clemenza della medesima nostra madre. Dio onnipotente colmi di ogni bene l'Eccellenza tua, egregio mio Signore, meritamente insigne e carissimo figlio.
1 - Mt 5, 17.
2 - Fil 4, 2.
3 - Tt 3, 2.
4 - 1 Sam 24, 7.
Prefazione - Introduzione
Il libro della grazia speciale - Santa Matilde di Hackeborn
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PREFAZIONE
Quando la Chiesa ha approvato il diffusissimo culto liturgico reso a Santa Metilde, essa non ha propriamente approvato il suo “Liber gratiae specialis”, ma si è fondata esclusivamente su questo volume per riconoscere l'eroica santità della nobile Contemplatrice Benedettina.
Mentre Domna Mechtildis Cantrix faceva ancora echeggiare delle sue devote melodie liturgiche il coro delle monache di Helfta, le sue mistiche elevazioni già venivano piamente trascritte, raccolte e meditate dentro e fuori della sua abbazia.
In seguito, diffuse largamente anche in Italia ed a Firenze, esse impressionarono talmente l'energica Fede di Dante Alighieri, che ne introdusse i più bei squarci nella Divina Commedia, facendo di Donna Matelda una delle più celestiali figure del mondo d'oltre tomba.
Dopo che il Certosino Lanspergio (+ 1539) curò la stampa delle Rivelazioni di S. Gertrude e di S. Metilde, il Liber gratiae specialis divenne per gli Scrittori Ascetici come uno dei più autorevoli libri di testo; così che da più secoli, per l'unanime consenso della Chiesa, esso va esercitando una grande influenza sulla pietà Cattolica, orientandola specialmente verso il Sacro Cuore di Gesù. Infatti, e stato il Liber gratiae specialis quello che, insieme all'Araldo del Divino Amore di S. Gertrude, sin dal secolo XIV ha preparato gli animi dei fedeli alle grandi rivelazioni del Sacro Cuore per opera di S. Margherita Alacoque.
Il titolo di: Liber gratiae specialis venne dato all'opera dal Signore stesso, il quale più volte dichiarò a Santa Metilde di approvare l'opera e di benedirne largamente i lettori.
Ecco il motivo pel quale anch'io ho incoraggiato il pio e bravo nostro D. M. Andreoletti a condurre a termine ed a pubblicare questa versione italiana del: Libro della Grazia speciale.
Peccato, che in Italiano il titolo non rifletta così bene il significato latino!
Lo si sarebbe potuto intitolare italianamente: Storia di un'anima privilegiata, se le mistiche contemplazioni della Veggente di Helfta, appunto perché esclusivamente ispirate alla sacra Liturgia, non si rivolgessero invece a tutte quante le anime Cattoliche.
Dopo il: sentire cum Ecclesia, qui, nell'Abbazia di Helfta, abbiamo esclusivamente: orare cum Ecclesia; meditari cum Ecclesia: questo e non altro.
Milano, 1 Maggio 1939.
+ ILDEFONSO Card. Arciv.
INTRODUZIONE
Santa Metilde di Hackeborn, di una nobile famiglia imparentata con l'Imperatore di Germania Federico II, nacque nel 1241. Della sua vita sappiamo ben poco, perché dobbiamo contentarci delle scarse notizie che se ne trovano in questo libro e in quello dell' Araldo del divino amore di santa Gertrude.
Nell'età di sette anni si fece accettare nel Monastero delle Benedettine di Rodensdorf, dove era già monaca sua sorella maggiore Gertrude. Questa, essendo stata eletta badessa del monastero di Helfta, vi condusse seco la sorella, che aveva 17 anni e la educò con la massima cura.
Metilde aveva ricevuto da Dio eminenti doni naturali, e particolarmente una bellissima voce, per cui le venne affidato l'ufficio di Domna cantrix, Maestra di canto in coro. Ella santamente adempiva il suo ufficio con somma grazia ed abilità, e sapeva dare alle melodie liturgiche espressioni celestiali, a segno che si meritò il plauso del Divino Sposo, il quale si compiacque di chiamarla sua Filomela (suo usignuolo). Col suo talento e la sua grande applicazione allo studio, Metilde in poco tempo fece mirabili progressi nelle scienze divine ed umane, crescendo in pari tempo nella santità. Venne pertanto chiamata ad istruire e formare le educande del monastero. Aveva 20 anni quando le fu affidata una fanciulla di cinque anni, per nome Gertrude, la quale dalla Santa ricevette un'educazione così perfetta sotto ogni rapporto che fu poi Gertrude la grande, santa essa pure.
Le doti naturali, la scienza e la grande santità fecero di Metilde il più prezioso tesoro del monastero; la sua fama irradiò fuori delle mura del chiostro e vi attirò molte persone di ogni ceto, anche sapienti e dotti, i quali da lontano vi accorrevano avidi di ricevere dottrina e consolazioni con gli ardori del divino amore; e a tutti la Santa, come una vera madre, porgeva lumi e conforti. A lei pure ricorse santa Gertrude per avere un giudizio sicuro su le grazie straordinarie che riceveva dal Signore.
Santa Metilde mori il 19 Novembre 1298 e, per concessione della S. Sede, è onorata come santa, il. 26 Febbraio, in parecchie famiglie dell'Ordine di san Benedetto.
Il “Libro della grazia speciale” venne diffuso principalmente da Giovanni Gerecht (in latino Justus), detto Lanspergio; la prima edizione latina preparata con seria diligenza dallo stesso Lanspergio, venne pubblicata nel 1536; ma il libro era già stato diffuso “subito dopo la morte della Santa sotto il titolo di Lode di dama Metilde. La città di Firenze era stata una delle prime a riceverlo, e sino alla rivoluzione si vide il popolo fiorentino ripetere ogni sera davanti alle sacre immagini le lodi che gli erano state trasmesse dalla monaca di Helfta”.
Per questa pubblicazione abbiamo usato della traduzione italiana del 1588, la quale in pochi anni ebbe parecchie edizioni, ma ora non si trova più se non nelle grandi biblioteche pubbliche. Essa è incompleta e molto abbreviata; l'abbiamo corretta e completata con le edizioni dei Benedettini, rispettando la divisione primitiva in cinque Libri verosimilmente fatta dal Lanspergio, aggiungendo in un 6° Libro la narrazione della morte di santa Metilde fatta da santa Gertrude. L'ordine dei capitoli e delle rivelazioni essendo diverso secondo le edizioni, evidentemente non ha nessuna importanza tanto per la cronologia come sotto il rapporto della logica. Nell'edizione italiana inoltre i capitoli talora sono molto lunghi e contengono cose affatto disparate senza nessun richiamo nel titolo. Abbiamo perciò creduto bene di adottare, secondo i casi, un ordine alquanto diverso e più logico. Un copioso indice analitico servirà a ritrovare con facilità i pensieri opportuni. Per altro non è stato nostro intento di fare un'opera critica, ad uso dei dotti, per la quale ci mancavano mezzi e competenza; abbiamo voluto offrire alle anime cristiane un buon libro dove la loro pietà troverà un alimento sostanzioso insieme e piacevole.
Ad uso dei fedeli che non sono addentro nelle questioni teologiche, non sarà inutile qualche schiarimento su le rivelazioni private in generale.
Con la morte degli Apostoli: venne definitivamente chiusa la rivelazione cristiana; è certo che Gesù Cristo per mezzo degli Apostoli ha detto alla sua Chiesa tutto quanto le occorre e potrà occorrerle in ogni tempo sino alla fine del mondo. Si chiamano rivelazioni private quelle che si dicono fatte da Dio, dopo gli Apostoli, ad anime sante in particolare. Tali: rivelazioni particolari, anche quando siano riconosciute come autentiche, non aggiungono nessuna verità nuova al depositò delle verità rivelate affidato alla Chiesa. Né si deve né si può dar loro quell'assenso di fede teologica che si presta alle verità insegnate dalla Chiesa come da Dio rivelate.
E ciò è vero anche nel caso in cui siano approvate dalla Chiesa, perché approvando tali rivelazioni, la Chiesa non intende proporre ai fedeli come oggetto di fede, ma solo dichiarare che si possono piamente credere, ossia che non contengono nulla di contrario né alla Fede né alla vera pietà; inoltre in certi casi riconosce che giovano a diffondere una luce nuova sopra verità rivelate e divozioni particolari. La Chiesa anzi accoglie queste rivelazioni con una certa diffidenza, perché facilmente potrebbero infiltrarsi in esse delle illusioni, non solo per l'azione, ingannatrice del demonio, ma anche perché l'anima che riceve tali: illuminazioni straordinarie potrebbe interpretarle male, sia per la loro oscurità perché Dio spesso presta soltanto una mezza luce, sia per l'imperfezione dei nostri vocaboli umani, sia per il pericolo di fermarsi troppo al senso letterale delle espressioni, dei simboli o delle immagini.
Alle rivelazioni private pertanto non si può prestare che un assenso di fede umana secondo le regole della prudenza. Perciò non commetterebbe peccato di eresia chi le mettesse in dubbio ed anche rifiutasse di ammetterle; ma in certi casi (come, a cagion d'esempio, per le rivelazioni del Sacro Cuore) sarebbe grave temerità respingerle e disprezzarle. La Chiesa ritiene passibili tali rivelazioni, poiché le prende in esame e talora le approva; pertanto chi le disprezzasse tutte in blocco, come “sogni di fantasie esaltate e inezie buone per donnicciuole” secondo il linguaggio di qualche protestante, avrebbe gran torto e mancherebbe grandemente al rispetto dovuto alla Chiesa medesima.
Notiamo che l'anima la quale direttamente riceve queste rivelazioni e le persone cui sano indirizzate, quando, dopo. seria esame, siano sicure che veramente vengono da Dio, non possono senza peccato rifiutare di prestarvi fede, perché sarebbe grave ingiuria contro la veracità divina. Neppure le persone estranee potrebbero senza peccato rifiutare di credere a cose rivelate privatamente quando fossero proprio sicure che Dio ha parlato, la qual cosa sarà assai difficile perché Dio alle persone direttamente interessate darà sempre maggiori e più chiari indizi del suo intervento.
Le rivelazioni di santa Metilde sono tra le più apprezzate nella Chiesa, quantunque non abbiano ricevuta nessuna approvazione particolare; avrebbe gran torto chi le disprezzasse, benché col simbolismo che contengono, urtino le nostre abitudini intellettuali moderne. Bisogna ricordare che “vennero scritte in un tempo in cui tutto si esprimeva con simboli; e inoltre che i nostri vocaboli, i nostri poveri vocaboli vennero inventati per gli usi ordinari della vita, e sono infelici, inquieti, stupiti, come mendicanti intorno ad un trono, quando si adoperano per esprimere i più sublimi fenomeni della vita mistica”.
Le visioni contenute. in questo libro sono per lo più simboliche; ma il simbolo sovente viene svelato da Gesù Cristo medesimo, tal'altra volta dalla Santa o da santa Gertrude dietro ispirazione di Metilde; quando non ne sia manifesta la spiegazione, con un po' di attenzione o di pratica se ne intende il significato.
Prescindendo pure dalla loro ispirazione divina, le rivelazioni di santa Metilde sono opera di gran pregio e di grande utilità per la mirabile dottrina che contengono; illuminano, infatti, di una luce tutta di amore e di pietà parecchi punti della fede, in modo particolare la bontà di Dio e il suo misericordioso amore verso di noi; Gesù Cristo e il suo ufficio di Mediatore che supplisce per le nostre deficienze davanti all'Eterno Padre; le grandi verità che troviamo in San Paolo su la vita di Gesù in noi e nel suo Corpo mistico; il potere ai Maria; la santa Comunione; il Purgatorio; la Comunione dei Santi tra loro e con noi; tutte queste verità vengono esposte in un modo che fa grande impressione.
Santa Metilde fu un'ardente apostola del Sacro Cuore quattro secoli prima delle grandi rivelazioni fatte da Nostro Signore a santa Margherita Maria ne parla frequentemente e ce lo rappresenta sotto i simboli più espressivi: la fornace ardente, il turibolo donde si innalza verso il Padre l'omaggio più perfetto. Vi è però qui una differenza, ed è questa che le rivelazioni di S. Margherita Maria hanno come oggetto quasi essenziale e carattere distintivo la riparazione all'amore di Gesù oltraggiato; questo carattere manca nelle rivelazioni di santa Metilde, quantunque vi si trovi qualche accenno alla riparazione, come quando in tempo di carnevale Gesù cerca un rifugio nel cuore della Santa.
Il Libro della grazia speciale non si può leggere senza sentirsi il cuore infiammato di amore per Gesù Cristo e di divota pietà per la sua Passione, e animato d'a una gran fiducia nella bontà e misericordia di Dio, a segno che si potrebbe chiamarlo il Libro dell'amore e della confidenza.
Da notarsi poi che le visioni della Santa sono avvolte in un'atmosfera liturgica; di solito, specialmente nel primo libro, l'ispirazione nasce da qualche circostanza liturgica che è il punto di partenza delle visioni e delle estasi. Da un'antifona, da un versetto o da un responsorio parte il raggio che illumina la mente della veggente e ne infiamma il cuore. Quali magnifici spettacoli ci presentano, specialmente nel primo Libro, le solennità liturgiche e le solenni comunioni! Vorremo quasi dire che S. Metilde vede e descrive il retroscena soprannaturale e mistico delle funzioni liturgiche. Con quale divozione e con qual frutto assisteremmo noi pure alle sacre funzioni, se ricordando le visioni di santa Metilde fossimo penetrati dal sentimento della presenza di Gesù Cristo e della sua divina Madre, degli Angeli e dei Santi, che vi prendono parte attiva in mezzo a noi!
Le rivelazioni private vanno intese e interpretate con prudenza, senza spingere all'eccesso la lettera e tenendo conto dell'ambiente del tempo in cui vennero fatte, ed anche delle disposizioni del soggetto da Dio scelto per suo strumento. Ciò è vero per tutti i mistici che da Dio ricevono illuminazioni straordinarie; Dio si adatta alla forma dell'istrumento che si degna di adoperare, perciò la sua ispirazione prende l'impronta della formazione intellettuale di quello. Tutto ciò è vero anche di santa Metilde, perciò le scene e le visioni che sono descritte nel suo libro, vanno lette con intenzione soprannaturale e interpretate secondo il retto criterio della fede.
Chi si scandalizzasse di certe espressioni, rimarrebbe “accecato non già dal braciere ardente, ma dal fumo che avvolge la fiamma, perché si sarebbe fermato alla scorza esterna mentre è d'uopo penetrare nella sostanza”. Daremo alcuni esempi.
Nelle rivelazioni di santa Metilde si dice spesso che Gesù è il nostro supplemento, quindi coi suoi meriti supplisce a tutte le nostre debolezze ed alle nostre colpe; questo non vuol dire che Egli ci doni qualche merito senza la nostra cooperazione o ci accordi il perdono delle colpe senza pentimento; ma significa che ci copre del suo amore e dei suoi meriti, dimodochè il Padre guardandoci attraverso Gesù Cristo è disposto ad usarci compatimento e misericordia e a darci tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per far bene. Gesù Cristo non intende favorire la nostra pigrizia.
Così dobbiamo dire dell'intercessione dei Santi, ricordando. queste parole di san Giovanni Crisostomo: “Guardiamoci dal dormire nella pigrizia, riposando su l'aiuto dei Santi; le loro preghiere, hanno grande efficacia, ma per risentirne l'effetto, bisogna far penitenza e progredire nella virtù” (Hom. V in Matt.).
Si parta bene spesso in questo libro di accrescimento di meriti e di gloria nei Beati; è evidente che ciò si deve intendere di un aumento che si chiama accidentale, e non del merito sostanziale della visione intuitiva di Dio. Il merito essenziale è definitivamente costituito al punto della morte e non cresce più né mai diminuisce per tutta l'eternità. Si tratta dunque di un soprappiù accidentale, nel senso in cui Gesù disse che gli Angeli godono in cielo quando si converte qualche peccatore.
Quando sant'Agnese riceve da Gesù Cristo7 l'ordine di fare a santa Metilde il dono dei suoi propri meriti, sarebbe errore grossolano pensare che un Santo possa cedere ad un'altra anima il minimo grado di merito; bisogna intendere soltanto che quel Santo presenta a Dio i suoi meriti, con una intercessione più pressante a favore di quell'anima, perché possa ottenere le grazie di cui abbisogna. Tanto è vero che nelle visioni di santa Metilde, i Santi che avevano fatto dono dei loro meriti, li riprendono poi; li avevano dunque dato soltanto come in prestito, perché l'anima li offrisse a Dio per suo vantaggio.
Quando Gesù prega la Madre sua per Metilde e gliela raccomanda, sono preghiere fatte non da Gesù personalmente, ma dai fedeli che. formano il suo Corpo mistico, nel cuore dei quali Gesù forma queste preghiere, imprimendovi sentimenti di divozione fervente verso la Madre sua; oppure è questo un modo di esprimere l'estrema tenerezza di Gesù per sua Madre, tenerezza per la quale Egli è disposto ad accoglierne tutte le domande, come se a Lei le presentasse Egli medesimo. Il bacio dato da Gesù a Maria Vergine è l'espressione dell'amore incomparabile di cui il suo divin Cuore è infiammato verso di lei.
Quando Gesù si mette a disposizione di Metilde, come uno schiavo pronto il fare tutto ciò che le piacerà, vuole in tal modo significare l'ardente amore che lo induce a concederle tutte le grazie ch'ella desidererà secondo l'ordine della divina sapienza. Non possiamo noi dire che Dio è nostro servo, anzi come il nostro schiavo, poiché la nostra preghiera lo costringe a fare la nostra volontà?
In tutti questi casi basta un po' di buon senso cristiano per dissipare ogni difficoltà.
Nelle visioni di santa Metilde, v'è un simbolismo ammirabile; tutto è simbolico in quei magnifici quadri che ci inebriano di gioie celestiali, trasportandoci negli splendori del mondo soprannaturale; persino, ogni colore ha il suo mistico significato. Le vesti sfarzose con ricami e gemme preziose, in Gesù Cristo, nella, B. Vergine, negli angeli e nei Santi, naturalmente esprimono la santità, i meriti e la gloria celeste, cose che non si possono spiegare col nostro linguaggio umano, se non con simboli sfolgoranti della più sublime bellezza. Anche le pene del Purgatorio sono descritte con simboli stupendamente adatti ed espressivi.
Le scene ed espressioni di tenerezza, sensibile, che di frequente s'incontrano nelle visioni della Santa (baci, abbracci), sono simboli dell'amore santo e divino. Soprattutto rispetto a tali visioni è necessario elevarsi ben oltre le figure e le metafore e guardarsi da ogni idea di cose materiali e sensibili. Non trovando vocaboli adatti ad esprimere la unione mistica e la santa familiarità col suo divino Sposo, la Santa naturalmente ricorre al linguaggio ed alle scene dell'amore umano e sensibile, ad imitazione della Sposa del Cantico dei Cantici. Anche la Chiesa nella sua liturgia usa: tali espressioni e tali simboli applicandoli a Maria SS.
È il caso di dire: Omnia munda mundis: tutto, è puro e santo per chi ha puro il cuore; ed anche di ricordare le parole di Nostro Signore: Se il tuo occhio sarà semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso (Matth., VI, 22); se l'intenzione sarà buona, non si incontreranno ombre. Chi ha buon senso non si ferma all'esterno dei vocaboli, ma ne ricerca il senso mistico e più intimo.
Abbiamo dato questi schiarimenti generali onde evitare di introdurre frequenti note nel testo.
Le rivelazioni di santa Metilde, insieme con quelle di santa Gertrude, ebbero su la pietà una influenza considerevole, specialmente nei secoli XVI e XVII. È certo che gli iniziatori della scuola cosiddetta francese (De Bérulle, Condren, Olier) ne fecero l'oggetto delle loro meditazioni; se ne riconosce manifestamente l'influenza nei loro scritti su Gesù Cristo, su la sua vita in noi e, nel suo Corpo mistico, e su la nostra unione costante con Lui nelle opere nostre.
Lo studio delle Rivelazioni di santa Gertrude e di santa Metilde esercitò pure una grande influenza su la formazione di san Giovanni Eudes: il Libro della grazia speciale gli era particolarmente caro.
Aggiungeremo un'altra circostanza onorifica per santa Metilde. Gli amanti degli studi danteschi discutono tra loro per identificare quel personaggio che Dante introdusse nei canti XXVIII - XXXIII del Purgatorio nella Divina Commedia sotto il nome di Donna Matelda. L'opinione tradizionale si fermava alla celebre Matilde contessa di Canossa, la quale fu figlia spirituale e fedele cooperatrice e protettrice di san Gregorio VII. Vari eruditi moderni pensano invece che si tratti di santa Metilde di Hackeborn. Nella edizione francese dei Benedettini (1920) a pagina 163 in nota si legge che “dal confronto tra il canto XXVIII del Purgatorio col capitolò II della Parte II, risulta con evidenza che Dante volle indicare santa Metilde”.
Non è il caso di addentrarci qui in questa questione che va discussa dagli studiosi competenti; ne abbiamo fatto cenno unicamente a gloria di santa Metilde.
SAC. M. ANDREOLETTI..
NB. - La nostra edizione italiana porta questo titolo:
“LIBRO DELLA SPIRITUALE GRATIA, DELLE RIVELATIONI E VISIONI DELLA B. METTILDE VERGINE” diviso in cinque libri: NÈ quali si contengono mirabili sentimenti de' Divini Secreti della dolce Pietà di Dio N. S. mediante i quali ogni divoto Christiano, e specialmente le persone Religiose, ritroveranno una molto utile, e celeste Dottrina, per conoscere et intendere pienamente la dritta via da incamminarsi alla vera perfettione dello spirito.
Raccolto dal santiss. Gio. Lanspergio - Tradotti dal Latino in Italiano, dal R. D. Antonio Ballardini. In Venetia, appresso Nicolò Misserini 1588.
(Dalla prefazione):
(La Beata Mettilde) le cui meravigliose e stupende Rivelationi, e Visioni, chi legge e considera, le ritroverà piene veramente di altissimi e divinissimi sentimenti dello spirito di Dio, che grandemente illuminano le humane menti a conoscere et intendere gli occulti Misterii di Christo, e le secrete cose pertinenti alla nostra salute; et maravigliosamente infiammano i divoti cuori nell'Amor Divino...
Il clementissimo Iddio aprendo il thesoro delle sue divine gratie riempì talmente il santo vaso del virginal cuore di questa B. e Divotissima Vergine Mettilde, che non potendo contenere tanta copia et abbondanza di doni celesti, ha dato a tutti noi sufficiente materia con lo spargimento di quelli, di riempire e satiar parimenti li nostri spiriti per la soavità e dolceza di così santa e benedetta Lettione...
PROLOGO
La Benignità e Umanità del Nostro Salvatore Iddio, il quale tanto misericordiosamente apparve all'uman genere nell'Incarnazione, ogni giorno ancora maggiormente risplende nelle sue opere mirabili, e in questi ultimi tempi, anche in noi e a noi si degna di mostrarsi con tanta generosità. Quante meraviglie Dio abbia operato nei suoi eletti, nessuna lingua umana lo potrà spiegare. Quanti doni Egli sparga nell'anima che fedelmente lo ama, nessun umano discorso lo saprà manifestare: essa sola, quell'anima felice, merita di sperimentare con quale squisita dolcezza e bontà il Signore a lei si esibisca.
Tuttavia, desideriamo con l'aiuto di Dio e per quanto ne saremo capaci, narrare quanti doni Egli abbia sparsi in un'anima che lo amava con tutto il Cuore. Quest'anima santa, con gli occhi dello spirito vide innumerabili misteri dei celesti segreti; ma per la sua umiltà, reputandosi vilissima, non voleva manifestarli, Se non quando le Sue amiche intime Ve la costringevano. E quando si decideva a parlare, diceva una piccola parte soltanto delle cose mirabili che le erano rivelate, e questo per gloria di Dio e costretta dall'obbedienza.
Noi dunque descriveremo nel nome di Gesù, secondo il nostro poco sapere, quello che quell'anima ci ha narrato, a lode e gloria della Somma Veneranda Trinità. Onde vi preghiamo, carissimi in Cristo che leggerete questo libro, di ringraziare il Signore per le grazie ed i beni che da Lui, fonte di ogni bene, furono sparsi in quell'anima ed in ogni creatura.
Che se alcuno in questo libro trovasse cosa meno dottamente scritta, lo preghiamo che per carità ci perdoni perché abbiamo poca perizia nello scrivere, ricordando questo detto di Sant'Agostino: “È carattere e segnalato indizio di buon ingegno amare ed apprezzare nei discorsi non le parole ma le verità, non la forma ma la sostanza”.
Quantunque questo libro dir si possa essere tutto di rivelazioni e di visioni, e che ad ogni pagina contenga cose utilissime per l'edificazione e l'istruzione di tutti, nondimeno per l'utilità del lettore, lo distingueremo in cinque parti. Nella prima si porranno le rivelazioni che, secondo il tempo liturgico, riguardano le feste del Signore, dei Santi e specialmente della B. V. Maria. Nella seconda, riferiremo varie cose pertinenti alla persona cui vennero fatte queste rivelazioni, nelle quali la divozione e la carità dei lettori troveranno molto profitto. Nella terza parte, si porranno alcune istruzioni pertinenti alla divina lode del Signore come alla salute degli uomini. Nella quarta si descriveranno altre cose simili ad utilità e consolazione degli uomini. Nella quinta, infine, si tratterà delle anime dei fedeli, le quali dalla Santa furono vedute nel suo spirito ed aiutate.
Tutti coloro adunque, ai quali Dio infonde lo spirito della sua Carità, la quale, come dice l'Apostolo, tutto crede, tutto spera e si dà tutta a tutti; e quegli ancora che aspirano alla grazia di Dio, tutti accolgano con mente devota questo libro della Grazia Speciale, acciocché essi pure meritino di conseguire tutti quei beni che in detto libro sono scritti e che da Dio sono promessi. Ma se vi troveranno detti che non siano confermati dalla Scrittura, purché non siano contrari né al Vangelo né ai libri dell'Antico Testamento, li commettano alla grazia di Dio, il quale, nel presente come nel passato, quando vuole, manifesta a coloro che lo amano i segreti nascosti della sua sapienza e della sua bontà.
Preghiamo parimenti tutti quelli che leggeranno o udiranno leggere questo libro, di offrire a Nostro Signore Gesù Cristo qualche lode per quell'anima beata, onde almeno si dimostrino grati al Signore, perché si degna con tali incitamenti rinnovare questo mondo invecchiato e gli uomini sommersi nella pigrizia di ogni bene.
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PROEMIO
NASCITA DI SANTA METILDE E SUO INGRESSO NEL MONASTERO
Santa Metilde venne in tal modo prevenuta dalle benedizioni della Divina dolcezza (Ps. XX, 4), che nel momento medesimo della sua nascita, sembrando vicina a spirare, in gran fretta venne dai parenti portata in chiesa perché le fosse subito amministrato il santo Battesimo. Tuttavia, il sacerdote che la battezzò, uomo di grande santità, disse con ispirito profetico: “Perché temete? Questa bambina non è già vicina a morire; essa vivrà molti anni e diventerà una religiosa santa, in cui Dio opererà grandi meraviglie”.
Gesù Cristo rivelò poi a questa vergine il motivo per cui il battesimo le era stato conferito così presto: Egli voleva senza ritardo consacrarne l'anima come un tempio nel quale Dio abitasse con la sua grazia.
Giunta all'età di sette anni, Metilde accompagnò sua madre in un monastero vicino al castello dei suoi parenti e, benché in età ancora sì tenera, volle ad ogni costo rimanervi contro la volontà della genitrice; vi si trovava tanto felice che supplicò le monache ad una ad una di accoglierla nella loro compagnia. I genitori dovettero cedere, né poterono, né con le minacce, né con le carezze, condurla via dal chiostro.
Da quel momento la fanciulla incominciò ad infervorarsi nell'amor di Dio e a goderne con istupendo ardore la dolce e divina soavità. Ogni giorno progrediva sempre più nella pratica di tutte le virtù, a segno che in poco tempo si elevò alla santità più eminente. Tutti ne ammiravano la singolare mansuetudine, la profonda umiltà, la pazienza inalterabile, il grande amo te per la povertà e la fervente divozione. Progrediva principalmènte nella carità verso Dio e verso il prossimo; era squisitamente affabile con tutti, ma specialmente con le persone che si trovavano nell'afflizione e nella prova; a queste anime tribolate porgeva, come una vera madre, conforto e consolazione. Da tutti perciò era grandemente amata; ognuno desiderava di goderne la dolce compagnia; nessuno se ne partiva da lei senza ricevere ammaestramenti e consolazioni, benché, tali impegni le procurassero talvolta gravi noie e disturbi anche per lo spirito.
Fin dai primi anni Dio usava con lei una particolare familiarità, la ricolmava di doni singolari e le rivelava molte cose. Il Signore, in una parola, l'aveva arricchita di una grande abbondanza di beni di ogni sorta. Come se non volesse nulla tralasciare dei suoi tesori, alle gioie spirituali ed ai doni gratuiti soprannaturali, Egli aveva aggiunto i più bei doni naturali. La scienza, l'intelligenza, la conoscenza delle umane lettere, la voce di una meravigliosa soavità: tutto la rendeva adatta ad essere per il monastero un vero tesoro sotto ogni aspetto.
Tuttavia il suo dolcissimo Signore la teneva pure sotto il peso di continue prove e, per verità, dopo tanti doni non poteva mancarle quello della sofferenza; Metilde quindi soffriva quasi sempre forti dolori di capo ed altri acerbissimi mali, ma tutto sopportava in pace, anzi con gioia. L'unico dolore, che per lei era come un supplizio d'inferno, era quello di non poter fruire pienamente, secondo i desideri del suo cuore, della melliflua soavità della divina grazia, per unirsi tutt'intera al suo Diletto nella beata unione del suo amore.
12-39 Marzo 26, 1918 Operando nel Divin Volere, l’umano resta come sospeso, ed agisce e prende luogo la Vita Divina.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando il mio solito stato, cercavo di fondermi nel Divin Volere, ed il mio dolce Gesù mi ha detto:
(2) “Figlia mia, ogniqualvolta l’anima entra nel mio Volere e prega, opera, soffre, ecc., tante nuove bellezze divine acquista, sicché un atto in più o in meno fatto nella mia Volontà, è una bellezza di più o di meno che l’anima acquista, non solo, ma in ogni atto in più che fa nella mia Volontà, prende una fortezza, una sapienza, un amore, una santità, ed altro, divina in più, e mentre prende le qualità divine lascia le umane, anzi, operando nel mio Volere l’umano resta come sospeso, ed agisce e prende luogo la Vita Divina, ed il mio amore ha lo sfogo di prendere attitudine nella creatura”.