Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 2° settimana del tempo di Quaresima
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Secondo libro dei Re 17
1Nell'anno decimosecondo di Acaz re di Giuda divenne re in Samaria su Israele Osea figlio di Ela, il quale regnò nove anni.2Fece ciò che è male agli occhi del Signore, ma non come i re di Israele che erano stati prima di lui.3Contro di lui marciò Salmanassar re d'Assiria; Osea divenne suo vassallo e gli pagò un tributo.4Poi però il re d'Assiria scoprì una congiura di Osea, che aveva inviato messaggeri a So re d'Egitto e non spediva più il tributo al re d'Assiria, come faceva prima, ogni anno. Perciò il re d'Assiria lo fece imprigionare e lo chiuse in carcere.
5Il re d'Assiria invase tutto il paese, andò in Samaria e l'assediò per tre anni.6Nell'anno nono di Osea il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, destinandoli a Chelach, alla zona intorno a Cabor, fiume del Gozan, e alle città della Media.
7Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore loro Dio, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, liberandoli dal potere del faraone re d'Egitto; essi avevano temuto altri dèi.8Avevano seguito le pratiche delle popolazioni distrutte dal Signore all'arrivo degli Israeliti e quelle introdotte dai re di Israele.9Gli Israeliti avevano proferito contro il Signore loro Dio cose non giuste e si erano costruiti alture in tutte le loro città, dai più piccoli villaggi alle fortezze.10Avevano eretto stele e pali sacri su ogni alto colle e sotto ogni albero verde.11Ivi avevano bruciato incenso, come le popolazioni che il Signore aveva disperso alla loro venuta; avevano compiuto azioni cattive, irritando il Signore.12Avevano servito gli idoli, dei quali il Signore aveva detto: "Non farete una cosa simile!".
13Eppure il Signore, per mezzo di tutti i suoi profeti e dei veggenti, aveva ordinato a Israele e a Giuda: "Convertitevi dalle vostre vie malvage e osservate i miei comandi e i miei decreti secondo ogni legge, che io ho imposta ai vostri padri e che ho fatto dire a voi per mezzo dei miei servi, i profeti".14Ma essi non ascoltarono, anzi indurirono la nuca rendendola simile a quella dei loro padri, i quali non avevano creduto al Signore loro Dio.15Rigettarono i suoi decreti e le alleanze che aveva concluse con i loro padri, e le testimonianze che aveva loro date; seguirono le vanità e diventarono anch'essi fatui, a imitazione dei popoli loro vicini, dei quali il Signore aveva comandato di non imitare i costumi.16Abbandonarono tutti i comandi del Signore loro Dio; si eressero i due vitelli in metallo fuso, si prepararono un palo sacro, si prostrarono davanti a tutta la milizia celeste e venerarono Baal.17Fecero passare i loro figli e le loro figlie per il fuoco; praticarono la divinazione e gli incantesimi; si vendettero per compiere ciò che è male agli occhi del Signore, provocandolo a sdegno.18Per questo il Signore si adirò molto contro Israele e lo allontanò dalla sua presenza e non rimase se non la sola tribù di Giuda.19Ma neppure quelli di Giuda osservarono i comandi del Signore loro Dio, ma piuttosto seguirono le usanze fissate da Israele.20Il Signore, perciò, rigettò tutta la discendenza di Israele; li umiliò e li mise in balìa di briganti, finché non li scacciò dalla sua presenza.21Difatti, quando Israele fu strappato dalla casa di Davide, e proclamò re Geroboamo, figlio di Nebàt, questi allontanò Israele dal seguire il Signore e gli fece commettere un grande peccato.22Gli Israeliti imitarono in tutto il peccato commesso da Geroboamo; non se ne allontanarono,23finché il Signore allontanò Israele dalla sua presenza, come aveva preannunziato per mezzo di tutti i suoi servi, i profeti; fece deportare Israele dal suo paese in Assiria, dove è fino ad oggi.
24Il re d'Assiria mandò gente da Babilonia, da Cuta, da Avva, da Amat e da Sefarvàim e la sistemò nelle città della Samaria invece degli Israeliti. E quelli presero possesso della Samaria e si stabilirono nelle sue città.25All'inizio del loro insediamento non temevano il Signore ed Egli inviò contro di loro dei leoni, che ne fecero strage.26Allora dissero al re d'Assiria: "Le genti che tu hai trasferite e insediate nelle città della Samaria non conoscono la religione del Dio del paese ed Egli ha mandato contro di loro dei leoni, i quali ne fanno strage, perché quelle non conoscono la religione del Dio del paese".27Il re d'Assiria ordinò: "Mandatevi qualcuno dei sacerdoti che avete deportati di lì: vada, vi si stabilisca e insegni la religione del Dio del paese".28Venne uno dei sacerdoti deportati da Samaria che si stabilì a Betel e insegnò loro come temere il Signore.
29Tuttavia ciascuna nazione si fabbricò i suoi dèi e li mise nei templi delle alture costruite dai Samaritani, ognuna nella città ove dimorava.30Gli uomini di Babilonia si fabbricarono Succot-Benòt; gli uomini di Cuta si fabbricarono Nergal; gli uomini di Amat si fabbricarono Asima.31Quelli di Avva si fabbricarono Nibcaz e Tartach; quelli di Sefarvàim bruciavano nel fuoco i propri figli in onore di Adram-Mèlech e di Anam-Mèlech, dèi di Sefarvàim.32Venerarono anche il Signore; si scelsero i sacerdoti delle alture, presi qua e là, e li collocavano nei templi delle alture.33Temevano il Signore e servivano i loro dèi secondo gli usi delle popolazioni, dalle quali provenivano i deportati.34Fino ad oggi essi seguono questi usi antichi: non venerano il Signore e non agiscono secondo i suoi statuti e i suoi decreti né secondo la legge e il comando che il Signore ha dato ai figli di Giacobbe, che chiamò Israele.35Il Signore aveva concluso con loro un'alleanza e aveva loro ordinato: "Non venerate altri dèi, non prostratevi davanti a loro, non serviteli e non sacrificate a loro,36ma temete il Signore, che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto con grande potenza e con braccio teso: davanti a lui solo prostratevi e a lui offrite sacrifici.37Osserverete gli statuti, i decreti, la legge e il comando che egli vi ha prescritti, mettendoli in pratica sempre; non venererete divinità straniere.38Non vi dimenticherete dell'alleanza conclusa con voi e non venererete divinità straniere,39ma venererete soltanto il Signore vostro Dio, che vi libererà dal potere di tutti i vostri nemici".40Essi però non ascoltarono: agirono sempre secondo i loro antichi costumi.
41Così quelle genti temevano il Signore e servivano i loro idoli; i loro figli e nipoti continuano a fare oggi come hanno fatto i loro padri.
Salmi 135
1Alleluia.
Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
2voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.
3Lodate il Signore: il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
4Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come suo possesso.
5Io so che grande è il Signore,
il nostro Dio sopra tutti gli dèi.
6Tutto ciò che vuole il Signore,
egli lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.
7Fa salire le nubi dall'estremità della terra,
produce le folgori per la pioggia,
dalle sue riserve libera i venti.
8Egli percosse i primogeniti d'Egitto,
dagli uomini fino al bestiame.
9Mandò segni e prodigi
in mezzo a te, Egitto,
contro il faraone e tutti i suoi ministri.
10Colpì numerose nazioni
e uccise re potenti:
11Seon, re degli Amorrèi,
Og, re di Basan,
e tutti i regni di Cànaan.
12Diede la loro terra in eredità a Israele,
in eredità a Israele suo popolo.
13Signore, il tuo nome è per sempre;
Signore, il tuo ricordo per ogni generazione.
14Il Signore guida il suo popolo,
si muove a pietà dei suoi servi.
15Gli idoli dei popoli sono argento e oro,
opera delle mani dell'uomo.
16Hanno bocca e non parlano;
hanno occhi e non vedono;
17hanno orecchi e non odono;
non c'è respiro nella loro bocca.
18Sia come loro chi li fabbrica
e chiunque in essi confida.
19Benedici il Signore, casa d'Israele;
benedici il Signore, casa di Aronne;
20Benedici il Signore, casa di Levi;
voi che temete il Signore, benedite il Signore.
21Da Sion sia benedetto il Signore.
che abita a Gerusalemme. Alleluia.
Salmi 38
1'Salmo. Di Davide. In memoria.'
2Signore, non castigarmi nel tuo sdegno,
non punirmi nella tua ira.
3Le tue frecce mi hanno trafitto,
su di me è scesa la tua mano.
4Per il tuo sdegno non c'è in me nulla di sano,
nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati.
5Le mie iniquità hanno superato il mio capo,
come carico pesante mi hanno oppresso.
6Putride e fetide sono le mie piaghe
a causa della mia stoltezza.
7Sono curvo e accasciato,
triste mi aggiro tutto il giorno.
8Sono torturati i miei fianchi,
in me non c'è nulla di sano.
9Afflitto e sfinito all'estremo,
ruggisco per il fremito del mio cuore.
10Signore, davanti a te ogni mio desiderio
e il mio gemito a te non è nascosto.
11Palpita il mio cuore,
la forza mi abbandona,
si spegne la luce dei miei occhi.
12Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe,
i miei vicini stanno a distanza.
13Tende lacci chi attenta alla mia vita,
trama insidie chi cerca la mia rovina.
e tutto il giorno medita inganni.
14Io, come un sordo, non ascolto
e come un muto non apro la bocca;
15sono come un uomo che non sente e non risponde.
16In te spero, Signore;
tu mi risponderai, Signore Dio mio.
17Ho detto: "Di me non godano,
contro di me non si vantino
quando il mio piede vacilla".
18Poiché io sto per cadere
e ho sempre dinanzi la mia pena.
19Ecco, confesso la mia colpa,
sono in ansia per il mio peccato.
20I miei nemici sono vivi e forti,
troppi mi odiano senza motivo,
21mi pagano il bene col male,
mi accusano perché cerco il bene.
22Non abbandonarmi, Signore,
Dio mio, da me non stare lontano;
23accorri in mio aiuto,
Signore, mia salvezza.
Ezechiele 13
1Mi fu rivolta ancora questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, profetizza contro i profeti d'Israele, profetizza e di' a coloro che profetizzano secondo i propri desideri: Udite la parola del Signore:3Così dice il Signore Dio:
Guai ai profeti stolti, che seguono il loro spirito senza avere avuto visioni.4Come sciacalli fra le macerie, tali sono i tuoi profeti, Israele.5Voi non siete saliti sulle brecce e non avete costruito alcun baluardo in difesa degli Israeliti, perché potessero resistere al combattimento nel giorno del Signore.6Hanno avuto visioni false, vaticini menzogneri coloro che dicono: Oracolo del Signore, mentre il Signore non li ha inviati. Eppure confidano che si avveri la loro parola!7Non avete forse avuto una falsa visione e preannunziato vaticini bugiardi, quando dite: Parola del Signore, mentre io non vi ho parlato?8Pertanto dice il Signore Dio: Poiché voi avete detto il falso e avuto visioni bugiarde, eccomi dunque contro di voi, dice il Signore Dio.9La mia mano sarà sopra i profeti dalle false visioni e dai vaticini bugiardi; non avranno parte nell'assemblea del mio popolo, non saranno scritti nel libro d'Israele e non entreranno nel paese d'Israele: saprete che io sono il Signore Dio,10poiché ingannano il mio popolo dicendo: Pace! e la pace non c'è; mentre egli costruisce un muro, ecco essi lo intonacano di mota.11Di' a quegli intonacatori di mota: Cadrà! Scenderà una pioggia torrenziale, una grandine grossa, si scatenerà un uragano12ed ecco, il muro è abbattuto. Allora non vi sarà forse domandato: Dov'è la calcina con cui lo avevate intonacato?13Perciò dice il Signore Dio: Con ira scatenerò un uragano, per la mia collera cadrà una pioggia torrenziale, nel mio furore per la distruzione cadrà grandine come pietre;14demolirò il muro che avete intonacato di mota, lo atterrerò e le sue fondamenta rimarranno scoperte; esso crollerà e voi perirete insieme con esso e saprete che io sono il Signore.
15Quando avrò sfogato l'ira contro il muro e contro coloro che lo intonacarono di mota, io vi dirò: Il muro non c'è più e neppure gli intonacatori,16i profeti d'Israele che profetavano su Gerusalemme e vedevano per essa una visione di pace, mentre non vi era pace. Oracolo del Signore.
17Ora tu, figlio dell'uomo, rivolgiti alle figlie del tuo popolo che profetizzano secondo i loro desideri e profetizza contro di loro.18Dirai loro: Dice il Signore Dio: Guai a quelle che cuciono nastri magici a ogni polso e preparano veli per le teste di ogni grandezza per dar la caccia alle persone. Pretendete forse di dare la caccia alla gente del mio popolo e salvare voi stesse?19Voi mi avete disonorato presso il mio popolo per qualche manciata d'orzo e per un tozzo di pane, facendo morire chi non doveva morire e facendo vivere chi non doveva vivere, ingannando il mio popolo che crede alle menzogne.
20Perciò dice il Signore Dio: Eccomi contro i vostri nastri magici con i quali voi date la caccia alla gente come a uccelli; li strapperò dalle vostre braccia e libererò la gente che voi avete catturato come uccelli.21Straccerò i vostri veli e libererò il mio popolo dalle vostre mani e non sarà più una preda in mano vostra; saprete così che io sono il Signore.22Voi infatti avete rattristato con menzogne il cuore del giusto, mentre io non l'avevo rattristato e avete rafforzato il malvagio perché non desistesse dalla sua vita malvagia e vivesse.23Per questo non avrete più visioni false, né più spaccerete incantesimi: libererò il mio popolo dalle vostre mani e saprete che io sono il Signore".
Apocalisse 2
1All'angelo della Chiesa di Èfeso scrivi:
Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro:2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi.3Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.4Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima.5Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto.6Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto.
7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.
8All'angelo della Chiesa di Smirne scrivi:
Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita:9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - tuttavia sei ricco - e la calunnia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma appartengono alla sinagoga di satana.10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere, per mettervi alla prova e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.
11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte.
12All'angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi:
Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli:13So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.14Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione.15Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti.16Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.
17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve.
18All'angelo della Chiesa di Tiàtira scrivi:
Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha 'gli occhi' fiammeggianti come 'fuoco e i piedi simili a bronzo splendente'.19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime.20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Iezabèle, la donna che si spaccia per profetessa e insegna e seduce i miei servi inducendoli a darsi alla fornicazione e a mangiare carni immolate agli idoli.21Io le ho dato tempo per ravvedersi, ma essa non si vuol ravvedere dalla sua dissolutezza.22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si ravvederanno dalle opere che ha loro insegnato.23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere.24A voi di Tiàtira invece che non seguite questa dottrina, che non avete conosciuto le profondità di satana - come le chiamano - non imporrò altri pesi;25ma quello che possedete tenetelo saldo fino al mio ritorno.26Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere,
darò autorità sopra 'le nazioni;'
27'le pascolerà con bastone di ferro
e le frantumerà come vasi di terracotta',
28con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino.29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.
Capitolo XXI: In Dio, al di sopra di ogni bene e di ogni dono, dobbiamo trovare la nostra pace
Leggilo nella Biblioteca1. O anima mia, in ogni cosa e al di sopra di ogni cosa, troverai riposo, sempre, nel Signore, perché lui stesso costituisce la pace dei santi, in eterno. Dammi, dolcissimo e amabilissimo Gesù, di trovare quiete in te. In te, al di sopra di ogni creatura, di ogni ben e di ogni bellezza; al di sopra di ogni gloria ed onore, potere e autorità; al di sopra di tutto il sapere, il più penetrante; al di sopra di ogni ricchezza e capacità; al di sopra di ogni letizia e gioia, e di ogni fama e stima degli uomini; al di sopra di ogni dolcezza, consolazione, speranza o promessa umana; al di sopra di ogni ambita ricompensa, di ogni dono o favore che, dall'alto, tu possa concedere; al di sopra di ogni motivo di gaudio e di giubilo, che mente umana possa concepire e provare; infine, al di sopra degli Angeli, degli Arcangeli e di tutte le schiere celesti, al di sopra delle cose visibili e delle cose invisibili, e di tutto ciò che non sia tu, Dio mio. In verità, o Signore mio Dio, tu sei eccellentissimo su ogni cosa; tu solo sei l'altissimo e l'onnipotente; tu solo dai ogni appagamento e pienezza e ogni dolcezza e conforto; tu solo sei tutta la bellezza e l'amabilità; tu solo sei, più d'ogni cosa, ricco di nobiltà e di gloria; in te sono, furono sempre e saranno, tutti quanti i beni, compiutamente. Perciò, qualunque cosa tu mi dia, che non sia te stesso, qualunque cosa tu mi riveli di te, o mi prometta, senza che io possa contemplare o pienamente possedere te, è ben poco e non mi appaga. Ché, in verità, il mio cuore non può realmente trovare quiete, e totale soddisfazione se non riposi in te, portandosi più in alto di ogni dono e di ogni creatura.
2. Cristo Gesù, mio sposo tanto amato, amico vero, signore di tutte le creature, chi mi darà ali di vera libertà, per volare e giungere a posarmi in te? Quando mi sarà dato di essere completamente libero da me stesso e di contemplare la tua soavità, o Signore mio Dio? Quando mi raccoglierò interamente in te, cosicché, per amor tuo, non mi accorga di me stesso, ma soltanto di te, al di là del limite di ogni nostro sentire e in un modo che non tutti conoscono? Ma eccomi qui ora a piangere continuamente e a portare dolorosamente la mia infelicità. Giacché, in questa valle di miserie, molti mali mi si parano innanzi: sovente mi turbano, mi rattristano e mi ottenebrano; sovente mi intralciano il cammino o me ne distolgono, tenendomi legato e impacciato, tanto da non poter accostarmi liberamente a te, a godere del gioioso abbraccio, costantemente aperto agli spiriti beati. Che il mio sospiro e la grande e varia desolazione di questo mondo abbiano a commuoverti, o Gesù, splendore di eterna gloria, conforto dell'anima pellegrina. A te è rivolta la mia faccia; senza che io dica nulla, è il mio silenzio che ti parla. Fino a quando tarderà a venire il mio Signore? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi dia letizia; stenda la sua mano e strappi me misera da ogni angustia. Vieni, vieni: senza di te non ci sarà una sola giornata, anzi una sola ora, gioiosa, perché la mia gioia sei tu, e vuota è la mia mensa senza di te. Un pover'uomo, io sono, quasi chiuso in un carcere e caricato di catene, fino a che tu non mi abbia rifatto di nuovo, con la tua presenza illuminante, mostrandomi un volto benevolo, e fino a che tu non mi abbia ridato la libertà. Vadano altri cercando altra cosa, invece di te, dovunque loro piaccia. Quanto a me, nulla mi è ora gradito, nulla mi sarà mai gradito, fuori di te, mio Dio, mia speranza e salvezza eterna. Né tacerò, o smetterò di supplicare, fino a che non torni a me la tua grazia e la tua parola non si faccia sentire dentro di me.
3. Ecco, sono qua; eccomi a te, che mi hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e il pentimento del tuo cuore mi hanno piegato e mi hanno fatto avvicinare a te. Dicevo io allora: ti avevo invocato, Signore, avevo desiderato di godere di te, pronto a rinunciare ad ogni cosa per te; ma eri stato tu, per primo, che mi avevi mosso a cercarti. Sii dunque benedetto, o Signore, tu che hai usato tale bontà con questo tuo servo, secondo la grandezza della tua misericordia. Che cosa mai potrà dire ancora, al tuo cospetto, il tuo servo, se non parole di grande umiliazione dinanzi a te, sempre ricordandosi della propria iniquità e della propria bassezza? Non c'è, infatti, tra tutte le meraviglie del cielo e della terra, cosa alcuna che ti possa somigliare. Le tue opere sono perfette, e giusti i tuoi comandi; per la tua provvidenza si reggono tutte le cose. Sia, dunque, lode e gloria a te, o sapienza del Padre. La mia bocca, la mia anima e insieme tutte le cose create ti esaltino e ti benedicano.
LETTERA 263: Agostino alla vergine Sàpida annuncia d'aver ricevuto e indossato la tunica da lei tessuta per il fratello defunto.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo il 395.
Agostino alla vergine Sàpida annuncia d'aver ricevuto e indossato la tunica da lei tessuta per il fratello defunto (n. 1) esortandola ad attingere un conforto più genuino e più profondo nella meditazione della risurrezione di Cristo e della felicità eterna, nella fede delle Scritture (nn. 2-4).
AGOSTINO INVIA CRISTIANI SALUTI A SAPIDA, PIISSIMA SIGNORA E FIGLIUOLA CONSACRATA A DIO
Agostino ha indossato la tunica inviatagli.
1. Ho ricevuto ciò che hai lavorato con le tue caste e sante mani e hai voluto ch'io gradissi, perché non ti arrecassi un dolore più acuto mentre capivo che avrei dovuto piuttosto recarti conforto, soprattutto perché hai creduto che sia per te una gran consolazione proprio se indosserò la tunica che hai confezionato per tuo fratello, fedele ministro di Dio: egli infatti, abbandonata questa terra di morenti, non ha più bisogno d'alcun oggetto corruttibile. Ho fatto perciò quanto desideravi e non ho voluto rifiutare, al tuo amore verso tuo fratello, questo conforto, quale e quanto ne sia il conto che tu ne abbia fatto. Ho ricevuto la tunica da te inviatami; mentre ti scrivo ho già cominciato a indossarla. Sta' di buon animo, ma trova giovamento in conforti molto più preziosi e molto più efficaci, affinché la nube, addensata attorno al tuo cuore dalla debolezza umana, venga dissipata dalla luce della divina rivelazione. Vivi perseverando nel bene sì da meritare di vivere con tuo fratello, poiché egli è morto in modo che ora vive.
I nostri cari non li abbiamo perduti ma ci hanno preceduto.
2. È bensì motivo di lagrime il fatto che non vedi più tuo fratello, che t'amava e ti venerava moltissimo per la tua vita e per la professione della santa verginità; lui ch'era diacono della Chiesa di Cartagine ora non lo vedi più, com'eri solita, entrare e uscire, sempre zelante nell'adempiere i doveri del suo ministero ecclesiastico. Tu inoltre non ascolti più dalla sua bocca le espressioni d'ossequio che egli tributava alla virtù della sua cara sorella, con affabilità ed affetto pio e deferente. Quando il pensiero corre a questi particolari e ricorre la forza prepotente dell'abitudine, si riceve una fitta al cuore e ne sgorga il pianto, quasi fosse sangue. Il tuo cuore però sia in alto e i tuoi occhi saranno asciutti. Se ti addolora la perdita di questi diletti, che sono passati secondo il corso del tempo, non per questo si è spento l'amore che Timoteo nutriva e nutre ancora per Sapida; esso invece rimane custodito nel suo prezioso scrigno e nascosto con Cristo nel Signore. Quelli che amano l'oro, lo perdono forse quando lo serbano riposto? Non sono forse più tranquilli riguardo ad esso, per quanto è possibile, quando lo tengono riposto in forzieri più sicuri lontano dai propri occhi? La cupidigia terrena si crede dunque più al sicuro quando nasconde ciò che ama e la carità celeste si rattrista, come se fosse perduto ciò che ha mandato al sicuro nei granai del cielo? Rifletti, Sapida, al significato del tuo nome e gusta il sapore delle cose dell'alto, ove Cristo è assiso alla destra del Padre 1; egli si è degnato di morire per noi affinché vivessimo anche dopo morti, e affinché l'uomo non temesse la morte, come se questa fosse destinata a distruggere l'uomo, e affinché non venisse pianto nessuno dei morti come se avessero davvero perduto la vita, dal momento che per essi è morto colui ch'è la vita. Questi e altri simili a questi siano i tuoi divini conforti, in virtù dei quali arrossisca e sparisca l'umana tristezza.
Il compianto cristiano dei parenti defunti.
3. Non deve farci adirare il dolore che provano i mortali per la perdita dei loro cari, è vero, ma il cordoglio dei Cristiani non dev'essere di lunga durata. Se dunque hai provato dolore, ormai deve bastare e non devi rattristarti alla maniera dei pagani che non hanno speranza 2. Così dicendo, l'Apostolo non ha inteso proibirci di rattristarci ma solo di rattristarci alla maniera dei pagani che non hanno speranza. Anche le pie e fedeli sorelle Marta e Maria piansero il proprio fratello Lazzaro 3, che pure un giorno sarebbe resuscitato, sebbene non sapessero che allora sarebbe tornato a questa vita; il medesimo Lazzaro lo pianse perfino Gesù che pure era sul punto di risuscitarlo 4, volendo così evidentemente farci intendere che, se non ce lo comanda con un precetto, ci permette col suo esempio di piangere anche noi i morti, che pure crediamo destinati a risorgere per la vera vita. E non per nulla la S. Scrittura dice nell'Ecclesiastico: Versa lacrime su chi muore e prorompi in lamenti, come se fossi stato colpito da una crudele sciagura 5; ma poco dopo soggiunge: Poi però consolati della tua tristezza, la tristezza infatti può causare la morte, e la tristezza del cuore abbatte le forze 6.
La speranza dell'eternità gran conforto per i Cristiani.
4. Tuo fratello, cara figliuola, dorme nel corpo ma vive nello spirito; forse che uno che dorme non si ridesterà mai più 7 ? Dio, che ha accolto il suo spirito, gli restituirà il corpo che gli ha tolto non già perché andasse perduto ma perché è rinviato il tempo in cui gli sarà restituito. Non v'è quindi alcuna ragione d'affliggersi a lungo, ma piuttosto di rallegrarsi senza fine, dal momento che non perderai nemmeno la parte mortale di tuo fratello, che ora giace sotterra; quel corpo con cui ti si presentava, con cui ti rivolgeva la parola e conversava con te, con cui egli somministrava la voce tanto nota ai tuoi orecchi, quanto lo era la fisionomia che offriva ai tuoi occhi; sicché ovunque risonasse, solevi riconoscerlo anche senza vederlo. È appunto la privazione di queste cose per i sensi dei viventi la causa per cui ci rattrista l'assenza dei morti. Ma nemmeno i corpi verranno a mancarci per sempre, dato che non andrà perduto neppure un capello della testa 8 e i corpi, sepolti per un certo tempo, verranno ripresi in modo che non saranno mai più sepolti, ma saranno trasfigurati e resi immutabili; per questo v'è maggior motivo di rallegrarsi nella speranza dell'inestimabile eternità che di rattristarsi per una perdita di brevissima durata. Questa speranza non l'hanno i pagani che ignorano la S. Scrittura e la potenza di Dio 9, il quale può rinnovare le cose andate in rovina e far tornare in vita quelle morte, restituire nella loro integrità quelle corrotte, riunire di nuovo quelle disgiunte e conservare senza fine quelle prima corrotte e arrivate alla fine. Questo ha promesso di fare colui il quale ce ne dà la certezza in virtù delle promesse che ha già mantenute. Di queste verità spesso ragioni con te la tua fede, poiché la tua speranza non andrà delusa, anche se adesso la tua carità deve ancora aspettare. Medita queste verità, trova in esse un conforto più abbondante e più genuino. Se il fatto che io indosso la tunica che tu avevi tessuta per tuo fratello (dato ch'egli non ha potuto portarla) ti dà un qualche conforto, quanto maggiore e più sicuro devi trovarlo al pensiero che quegli per il quale allora era stato preparato l'indumento, non avendo più bisogno d'indumenti alterabili, è rivestito d'incorruttibilità e d'immortalità!
1 - Col 3, 1-3.
2 - 1 Ts 4, 13.
3 - Gv 11, 19. 33.
4 - Gv 11, 35.
5 - Eceli 38, 16.
6 - Sir 38, 17. 19.
7 - Sal 40, 9.
8 - Lc 21, 18.
9 - Mt 22, 29; Mc 12, 24.
11 - L'insegnamento ricevuto da Maria santissima sui sette sacramenti
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca830. A compimento della bellezza e delle ricchezze della santa Chiesa, fu conveniente che Cristo, suo artefice e nostro redentore, istituisse i sette sacramenti. In essi volle depositare i tesori infiniti dei suoi meriti e, in un modo del tutto ineffabile, il sostegno, vero e reale, dell'Autore di ogni cosa, perché i figli fedeli si alimentassero con i suoi beni e si consolassero con la sua presenza, caparra di quella che sperano di godere eternamente, faccia a faccia. Fu anche necessario, per la pienezza di scienza e di grazia di Maria santissima, che questi misteri e tesori fossero riversati nel suo ardente cuore, affinché vi restasse depositata tutta la legge di grazia, alla maniera in cui stava nel suo santissimo Figlio. Difatti, in sua assenza ella doveva essere la maestra della Chiesa ed insegnare ai suoi primogeniti a venerare e ricevere i sacramenti con particolare scrupolosità.
831. Alla divina Signora tutto questo venne manifestato nel seno del suo santissimo Figlio, con una illuminazione nuova e distinta rispetto a ciascun mistero. Prima di tutto conobbe che l'antica legge della circoncisione doveva essere abolita, subentrando in sua vece il mirabile sacramento del battesimo. Ebbe cognizione che l'elemento sensibile di questo segno della grazia divina doveva essere l'acqua pura e semplice, e che la formula doveva consistere nell'invocazione delle tre divine Persone con i nomi di Padre e Figlio e Spirito Santo, affinché i fedeli professassero in modo esplicito la fede nella santissima Trinità. Venne anche a conoscenza del beneficio che Cristo, nostro Signore, doveva comunicare al battesimo: il sigillo efficace per santificarci più perfettamente e per liberarci da tutti i peccati e dalle pene conseguenti. Vide gli effetti mirabili che questo sacramento doveva produrre in tutti quelli che lo avrebbero ricevuto, rigenerandoli e rinnovandoli nello stato di figli adottivi ed eredi del regno dell'eterno Padre, e infondendo loro le virtù della fede, speranza e carità assieme a molte altre. Conobbe inoltre il carattere soprannaturale e spirituale che come sigillo regale si doveva imprimere, in virtù del battesimo, nelle anime per contrassegnare i figli della santa Chiesa. E tutto ciò che riguarda questo santo sacramento ed i suoi effetti fu parimenti conosciuto da Maria santissima. Ella subito, con ardente desiderio, chiese al suo santissimo Figlio di poter beneficiare di questo favore a suo tempo; sua Maestà glielo promise, e in seguito glielo concesse, come poi dirò.
832. La stessa cognizione ebbe la celeste Signora del sacramento della confermazione, che si sarebbe amministrato nella santa Chiesa dopo il battesimo. Difatti, quest'ultimo genera i figli della grazia, mentre la confermazione li rende robusti e valorosi per confessare la fede già ricevuta, e oltre a rafforzare in loro la prima grazia vi aggiunge la sua particolare, indirizzata al proprio fine. Di questo sacramento la divina Regina conobbe la materia, la formula, i ministri, gli effetti della grazia e il carattere che imprime nell'anima. Comprese anche il valore simbolico delle parole della formula, e del crisma, mistura composta di balsamo ed olio. Esso costituisce la materia di questo sacramento e rappresenta la luce delle opere buone e il profumo di Cristo, che i fedeli confessandolo diffondono con la loro vita. Maria in tutte queste rivelazioni elevava dall'intimo del cuore lodi, ringraziamenti e fervorose suppliche, affinché tutti gli uomini attingessero acqua dalle sorgenti del Salvatore, e riconoscendolo vero Dio e redentore godessero di tesori incomparabili. Ella piangeva amaramente la deplorevole perdita di molti che, secondo il Vangelo, per i loro peccati sarebbero rimasti privi di medicine tanto efficaci.
833. Nel terzo sacramento, la penitenza, la divina Signora conobbe la necessità di questo mezzo affinché le anime potessero ritornare nella grazia e nell'amicizia di Dio, che tante volte perdono per l'umana fragilità. Comprese anche quali parti e quali ministri doveva avere questo sacramento e la facilità con la quale i figli della Chiesa avrebbero potuto farne uso con effetti straordinari. E per tutto ciò che concerne questo beneficio, come vera madre di misericordia rese, con incredibile giubilo, speciali grazie al Signore nel vedere una medicina tanto semplice per peccati così reiterati, quali sono le colpe ordinarie degli uomini. Si prostrò, allora, a terra, ed in nome della Chiesa accettò e venerò il santo tribunale della confessione, nel quale con ineffabile clemenza il Signore ordinò che si risolvesse e dibattesse per le anime una causa di tal peso, come lo è quella della giustificazione e della vita eterna o della morte e della dannazione, affidando all'arbitrio dei sacerdoti la facoltà di assolvere dai peccati o di negare l'assoluzione.
834. Giunse la prudentissima Signora alla speciale conoscenza dell'eccelso mistero: il sacramento dell'eucaristia. Di questa meraviglia conobbe e comprese, con forza di penetrazione, insondabili segreti, incomprensibili anche per i più alti serafini. Infatti, le fu manifestato il modo soprannaturale in cui l'umanità e la divinità del suo santissimo Figlio sarebbero state presenti sotto le specie del pane e del vino, in virtù delle parole con le quali vengono consacrate e convertite nel suo corpo e nel suo sangue, restando misteriosamente gli accidenti senza soggetto. Le fu rivelato come Cristo sarebbe stato, nello stesso tempo, in tante e diverse parti; come sarebbe stato celebrato il sacro mistero della Messa per offrirlo in sacrificio all'eterno Padre sino alla fine dei secoli; come Cristo sarebbe stato adorato e venerato nei numerosi templi della santa Chiesa cattolica, sparsi per tutto il mondo, e gli effetti che avrebbe prodotto a seconda delle disposizioni d'animo di chi lo avrebbe ricevuto. Venne anche a sapere della fede dei cattolici, degli errori degli eretici contro questo incomparabile beneficio, e soprattutto dell'amore immenso con il quale il suo santissimo Figlio aveva stabilito di darsi come cibo di vita eterna ad ogni mortale.
835. In queste ed in molte altre sublimi rivelazioni che Maria santissima ebbe riguardo al venerabile sacramento dell'eucaristia, il suo ardentissimo cuore s'infiammò di un amore tutto nuovo, inaccessibile ad ogni comprensione umana. E sebbene per ogni verità di fede e per ogni sacramento che veniva a conoscere elevasse solenni cantici, dinanzi a questo grande mistero dilatò ancor più il suo cuore, e prostratasi a terra fece insolite dimostrazioni: di amore, di culto, di lode, di ringraziamento e di umiliazione per tutti coloro che avrebbero goduto di un beneficio così sublime; e di dolore e rammarico per quelli che lo avrebbero reso inefficace, ritorcendolo a proprio danno. Inoltre, si accese dell'ardente desiderio di vedere istituito questo sacramento al punto che, se la forza dell'Altissimo non l'avesse confortata, la violenza dei suoi affetti le avrebbe strappato la vita, benché lo stare alla presenza del suo santissimo Figlio appagasse la sete delle sue brame e la trattenesse sino al tempo opportuno. Comunque la divina Regina fin d'allora chiese a sua Maestà se avrebbe potuto ricevere il suo corpo sacramentato quando fosse giunto il momento della consacrazione, dicendo: «Altissimo Signor mio, vera vita dell'anima mia, meriterà questo vile verme ed obbrobrio degli uomini di ricevervi nel suo petto? Sarò così fortunata da accogliervi nel corpo e nell'anima mia? Sarà vostra dimora e vostro tabernacolo il mio seno perché riposiate ed io vi ospiti godendo dei vostri forti amplessi, e voi, amato mio, di quelli della vostra serva?».
836. Le rispose il divin Maestro: «Madre e colomba mia, molte volte mi riceverete nel sacramento, e dopo la mia morte e la mia salita al cielo godrete di questa consolazione, perché allora la mia continua dimora sarà la quiete del vostro candidissimo ed amoroso petto che io ho eletto come sede del mio compiacimento». La gran Regina con questa promessa del Signore si umiliò di nuovo e chinatasi fino a lambire la polvere gli rese grazie suscitando lo stupore e l'ammirazione degli angeli. Da quel momento in poi cominciò ad orientare tutti i suoi affetti e le sue opere al fine di prepararsi e disporsi a ricevere a suo tempo la santa comunione di suo Figlio sacramentato. In tutti gli anni che seguirono ella non dimenticò mai questo proposito, né venne meno a questa sua volontà. La sua memoria, come altre volte ho detto, era costante e tenace, come quella degli angeli, e la sua sapienza più sublime di quella di tutti loro. E siccome si ricordava sempre del mistero dell'eucaristia e degli altri, operava in tutto conformemente alla memoria e alla conoscenza che aveva. Da allora in poi, rivolse intense suppliche al Signore, affinché illuminasse i mortali per far loro conoscere e venerare questo altissimo sacramento, così che lo potessero ricevere degnamente. Se alcune volte giungiamo a comunicarci con questa disposizione - e il Signore stesso faccia in modo che ciò avvenga sempre -, oltre che ai meriti di sua Maestà, lo dobbiamo alle lacrime ed alle implorazioni della nostra divina Madre. Quando qualcuno, audacemente, ha la sfrontatezza di riceverlo nel peccato, sappia che oltre alla sacrilega ingiuria che arreca al suo Dio e redentore, offende anche la sua santissima Madre, perché disprezza e rende vani il suo amore, i suoi pii desideri, le sue orazioni, le sue lacrime e i suoi sospiri. Impegniamoci con tutte le forze per allontanarci da un delitto così orrendo!
837. Nel quinto sacramento, l'estrema unzione, Maria santissima ebbe cognizione del fine mirabile per cui il Signore lo istituì, e dell'elemento, della formula e del ministro inerenti alla sua celebrazione. L'elemento doveva essere olio di oliva debitamente benedetto, come simbolo di misericordia; la formula deprecativa doveva accompagnare l'unzione dei sensi, per mezzo dei quali pecchiamo; il ministro doveva essere soltanto il sacerdote. Le furono rivelati anche i fini e gli effetti di questo sacramento: il soccorso dei fedeli infermi in pericolo di vita e in punto di morte contro le insidie e le tentazioni del nemico, che in quell'ultima ora sono molte e terribili. Mediante questo sacramento vengono dati, a chi lo riceve degnamente, la grazia per recuperare le forze spirituali indebolite per i peccati commessi e - se è necessario - il sollievo alle sofferenze del corpo. Sempre per suo mezzo, l'animo si dispiega ad una nuova devozione e al desiderio di vedere Dio, e ottiene inoltre la remissione dei peccati veniali con l'estinzione di ciò che resta delle colpe mortali. Il corpo dell'infermo resta così segnato; infatti, sebbene questo sacramento non imprima il carattere, lascia il corpo come sigillato tanto da impedire al demonio di avvicinarvisi, perché per grazia vi è stato il Signore come in un suo tabernacolo. Per questo privilegio nel sacramento dell'estrema unzione si toglie a Lucifero la superiorità e il diritto che acquistò su di noi per il peccato originale e che si arroga per quelli attuali. E così il corpo del giusto, che deve risuscitare e godere di Dio nel suo intimo, con questo sacramento viene disposto ad unirsi con la propria anima. La nostra fedelissima Madre e signora conobbe tutto questo e lo apprezzò in nome dei fedeli.
838. Del sesto sacramento, l'ordine, ella comprese che la provvidenza del suo santissimo Figlio ordinava nella sua Chiesa i ministri corrispondenti ai sacramenti che istituiva, perché santificassero il corpo mistico dei fedeli e consacrassero il pane e il vino convertendoli nel corpo e nel sangue dello stesso Signore. Inoltre, venne a conoscere che, per conferire loro questa dignità superiore a quella di tutti gli altri uomini e dei medesimi angeli, l'Autore della grazia istituiva un nuovo sacramento di ordinazione e di consacrazione. Con questa cognizione le fu infusa una riverenza estrema verso la dignità dei sacerdoti; fin d'allora ella incominciò a rispettarli e a venerarli con profonda umiltà. Chiese all'Altissimo che rendesse i ministri degni e idonei all'ufficio loro assegnato, e che illuminasse i fedeli affinché li venerassero. Pianse, inoltre, le offese a Dio che gli uni e gli altri avrebbero commesso, venendo meno ai propri doveri. E poiché quello che ho sopra accennato l'ho già esposto in altre parti, ed in seguito parlerò ancora del grande rispetto che la Regina portava ai suoi sacerdoti, non mi trattengo per ora in questo. Maria santissima conobbe tutto ciò che riguarda la materia e la forma di questo sacramento, e gli effetti e i ministri che esso doveva avere.
839. Nel settimo ed ultimo sacramento, il matrimonio, la nostra divina Signora fu parimenti istruita sul fine che Cristo aveva nell'istituire un sacramento per benedire e santificare la propagazione dei fedeli e raffigurare, più efficacemente, il mistero del suo sposalizio spirituale con la santa Chiesa. Le fu rivelato come si doveva celebrare il matrimonio, quale forma e quale materia doveva avere, quali beni superni avrebbe riversato sui figli della santa Chiesa, e tutto quello che concerne i suoi effetti e la sua grazia. A motivo di questo, Maria santissima elevò cantici di lode e di ringraziamento in nome dei cattolici che avrebbero ricevuto questo beneficio. In seguito le vennero manifestati le cerimonie e i riti sacri, relativi al culto divino e al mantenimento dei buoni costumi, con i quali in futuro si sarebbe dovuta governare la Chiesa. Le furono svelate anche tutte le leggi che essa avrebbe dovuto promulgare per questo fine, ed in particolare i cinque precetti: partecipare alla Messa nei giorni di festa, confessarsi nei tempi opportuni e comunicarsi con il santissimo corpo di Cristo sacramentato, digiunare nei giorni assegnati, pagare le decime e presentare le primizie dei frutti che il Signore dà sulla terra.
840. Maria in tutti questi precetti ecclesiastici fu istruita sui misteri della giustificazione e sulla ragione che avevano, sugli effetti che avrebbero prodotto e sulla loro necessità nella santa Chiesa. I fedeli, osservando il primo di tutti questi comandamenti, avrebbero avuto dei giorni prestabiliti per cercare Dio, e per assistere al santo sacrificio della Messa, offerto per i vivi e per i defunti. In questa circostanza avrebbero rinnovato la professione di fede e la memoria della passione e della morte di Cristo nostro redentore e, cooperando alla grandezza di questo supremo sacrificio, avrebbero conseguito tanti frutti e beni quanti ne riceve la Chiesa stessa. Conobbe anche quanto fosse necessario per gli uomini riconoscere la negligenza che li porta a disprezzare, per lungo tempo, la possibilità accordata loro di ristabilirsi facilmente nella grazia e nell'amicizia di Dio, per mezzo della confessione sacramentale, e di confermarsi in esse con la santa comunione. Difatti, coloro che si dimenticano di ricorrere a questi due sacramenti, oltre al pericolo e al danno a cui si espongono, commettono anche un'altra ingiuria verso il loro Creatore: rendono vani i desideri di Dio e l'amore con cui istituì questi precetti per la nostra redenzione.
841. Lo stesso insegnamento ebbe la divina Regina sugli ultimi due precetti: digiunare e pagare le decime. Le fu manifestato quanto fosse necessario che i figli della santa Chiesa si impegnassero con tutte le forze a vincere i nemici, di ostacolo alla loro salvezza. Tanti negligenti ed infelici, infatti, non osservano la norma dell'astinenza per non soffocare le loro passioni, le quali, di solito, si fomentano con i vizi della carne; ma solo il digiuno, di cui ci diede singolare esempio il Maestro della vita, benché non dovesse vincere come noi il fomite del peccato, mortifica la carne. Maria santissima comprese anche come il pagamento delle decime fosse un ordine speciale del Signore, affinché i figli della santa Chiesa traessero dai beni temporali della terra il tributo dovuto al Creatore di tutto. Con tale gesto i fedeli riconoscono Dio come supremo Signore e lo ringraziano per i frutti della sua provvidenza. Le decime offerte si sarebbero poi convertite in alimenti per i sacerdoti e i ministri del la Chiesa , affinché fossero più riconoscenti al Signore, dalla cui mensa sono provvisti abbondantemente, ed attendessero alla salute spirituale dei fedeli e alla loro felicità. Il sudore del popolo si converte nel beneficio e nel sostentamento dei sacerdoti che così possono impegnarsi, in tutta la loro vita, nel culto divino e nel servizio della santa Chiesa.
842. Molto mi sono contenuta nell'esposizione di misteri così arcani, del modo in cui furono illustrati alla nostra celeste Imperatrice, e di ciò che operarono nel suo cuore ardente e magnanimo, con la cognizione che le diede il Capo della Chiesa. Mi ha frenato il timore di essere molto prolissa, e ancor più quello di sbagliare nel manifestare il mio intimo e quanto ha colto della rivelazione che mi è stata data; alle mie lacune supplirà la luce della santa fede che professiamo. Sarà questa, sorretta dalla prudenza e dalla pietà cristiana, che orienterà il cuore dei cattolici a venerare sacramenti così sublimi, e a contemplare l'armonia meravigliosa che sussiste tra leggi, dottrine, sacramenti e misteri che la Chiesa cattolica racchiude in sé, e con la quale si è mirabilmente governata sin dal principio e si governerà, salda e stabile, sino alla fine del mondo. L'insieme di tutte queste cognizioni si impresse in modo mirabile nell'intimo della nostra Regina e signora; qui - a nostro modo di intendere - Cristo redentore del mondo diede inizio all'edificazione della santa Chiesa. Egli la depositò tutta nella sua purissima Madre, affinché per prima godesse dei suoi tesori. Ricca della sovrabbondanza di questi benefici, ella poteva operare, amare, credere, sperare e rendere grazie per tutti gli altri mortali, e piangere i loro peccati perché per mezzo di questi non rimanesse ostruita la corrente di misericordia a favore del genere umano. Maria santissima doveva divenire come il documento pubblico, in cui Dio avrebbe iscritto tutto quanto doveva operare per la redenzione umana, con l'obbligo di adempirlo. Ella sarebbe stata la coadiutrice di Dio e avrebbe custodito nel suo cuore il memoriale delle meraviglie che egli voleva operare.
Insegnamento della Regina del cielo
843. Figlia mia, molte volte ti ho mostrato quanto ingiuriosa sia per l'Altissimo, e pericolosa per voi mortali, la negligenza verso le tante opere, misteriose e mirabili, che la sua divina clemenza dispose per il vostro riscatto, e che voi per trascuratezza disprezzate. Il mio materno amore mi sollecita a risvegliare in te questo ricordo ed il dolore di un danno così deplorevole. Dove sta il buon senso umano, se dinanzi ad un così grave pericolo i mortali disprezzano la loro salvezza eterna e la gloria del loro Creatore e redentore? Le porte della grazia e della gloria stanno aperte, eppure gli uomini non solo non vogliono varcarle, ma addirittura, quando la vita e la luce vanno incontro ad essi, per non farle entrare, chiudono le porte dei loro cuori, rimanendo nelle tenebre e nella morte. Oh, crudeltà disumana del peccatore! La sua infermità è mortale, e tra tutte è la più pericolosa, ma egli non vuole ricevere il rimedio che gratuitamente gli viene offerto. Quale defunto non si riconoscerebbe obbligato verso colui che gli restituisse la vita? Quale infermo non ringrazierebbe il medico per averlo guarito dal suo male? Se i figli degli uomini sanno essere grati a chi dà loro la salute e la vita - che presto sono destinati a perdere e che servono solo per restituirli a nuovi pericoli e travagli -, come possono essere così stolti e duri di cuore da non ringraziare né riconoscere chi dà loro la salvezza e la vita eterna e vuole riscattarli da quelle pene che non avranno fine e mai si potranno soppesare?
844. Ah, mia carissima! Come posso riconoscere per figli quelli che disprezzano così il mio unico ed amantissimo figlio e Signore e la sua generosa clemenza? Ben conoscono tale bontà gli angeli e i santi del cielo! Essi si meravigliano della villana ingratitudine e del pericolo che corrono i viventi; pertanto resta comprovata per loro la rettitudine della giustizia divina. In questa Storia ti ho resa partecipe di molti segreti, e adesso ti dichiaro ancor di più, affinché mi imiti e mi accompagni nell'amaro pianto che io versai per l'oltraggio arrecato a Dio dai mortali. Piangi le offese fatte a lui e cerca da parte tua di ripararle. Voglio che non passi giorno senza che tu renda un umile ringraziamento all'Autore di tutto, per aver istituito i santi sacramenti e per la pazienza che ha mostrato nel tollerare il cattivo uso di essi da parte dei fedeli perversi. Tu ricevi, invece, questi doni con profonda riverenza, fede e ferma speranza. E per l'amore che hai al sacramento della penitenza, cerca di accostarti ad esso con la disposizione e con i requisiti che insegnano la santa Chiesa e i suoi dottori, per riceverlo fruttuosamente. Ricorri ad esso ogni giorno con cuore umile e grato; e quando ti ritroverai nella colpa, non diffidare del suo rimedio. Lavati, e monda la tua anima, perché è grave riconoscersi macchiati dal peccato e rimanere per molto tempo o anche per un solo istante nella sua lordura.
845. Voglio soprattutto che tu comprenda lo sdegno di Dio onnipotente - anche se non lo potrai interamente conoscere - contro quelli che con audacia ricevono indegnamente questi santi sacramenti, ed in particolare il santissimo sacramento dell'altare. O anima, quale peso ha questa colpa dinanzi al Signore e ai santi! Non solo egli viene offeso dal peccato di chi lo riceve senza esserne degno, ma in sommo grado anche dalle irriverenze che si commettono nelle chiese, alla sua reale presenza. Come possono i figli della Chiesa dichiarare di avere fede nell'eucarestia e di rispettarla quando non solo non visitano né adorano Cristo sacramentato, ma commettono alla sua presenza sacrilegi tali che neanche i pagani ardiscono commettere nelle loro false sette? Questa è materia che richiederebbe molte ammonizioni e molti libri. Ti avverto, figlia mia, che gli uomini nel secolo presente hanno molto offeso la giustizia del Signore, e non meritano che vengano illuminati su ciò che la mia materna pietà desidera per il loro rimedio. Quello però che ora devono sapere è che essi saranno giudicati senza misericordia, come se si trattasse di servi malvagi ed infedeli, condannati dalla loro stessa bocca. Avvisa tutti quelli che vorranno ascoltarti. Consiglia loro che vadano ogni giorno nelle chiese dove è presente il Santissimo Sacramento per adorarlo e venerarlo, e che, ascoltando la Messa , cerchino di comportarsi con grande rispetto. Gli uomini non sanno quali benefici perdono non adempiendo questi doveri!
3-60 Aprile 16, 1900 Le tre firme del passaporto della beatitudine nella terra.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Dopo aver passato giorni amari, di privazione e di rimproveri del benedetto Gesù per le mie ingratitudini e resistenze al suo Volere ed alle sue grazie, questa mattina nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, il passaporto per entrare nella beatitudine che l’anima può possedere su questa terra, dev’essere firmato con tre firme, e queste sono la rassegnazione, l’umiltà e l’ubbidienza.
(3) La rassegnazione perfetta al mio Volere è cera che liquefa i nostri voleri e ne forma uno solo, è zucchero e miele, ma una piccola resistenza al mio Volere, la cera si disunisce, lo zucchero si rende amaro ed il miele si converte in veleno. Or, non basta essere rassegnata, ma l’anima dev’essere convinta che il maggior bene per sé ed il maggior modo di glorificarmi è il far sempre la mia Volontà. Ecco la necessità della firma dell’umiltà, perché l’umiltà produce questa conoscenza. Ma chi nobilita queste due virtù? Chi le fortifica, chi le rende perseveranti, chi le incatena insieme in modo da non potersi separare, chi l’incorona? L’ubbidienza. Ah! si, l’ubbidienza, distruggendo affatto il proprio volere e tutto ciò che è materiale, spiritualizza tutto e come corona vi si pone d’intorno, onde la rassegnazione e l’umiltà senza l’ubbidienza saranno soggette ad instabilità, ma con l’ubbidienza saranno fisse e stabili, ed ecco la stretta necessità della firma dell’ubbidienza, per fare che questo passaporto possa correre per passare al regno della beatitudine spirituale che l’anima può godere di qua. Senza di queste tre firme, il passaporto non avrà valore e l’anima sarà sempre respinta dal regno della beatitudine e sarà costretta a stare nel regno dell’inquietudine, dei timori e dei pericoli, e per sua disgrazia avrà per dio il proprio io, e quest’io sarà corteggiato dalla superbia e dalla ribellione”.
(4) Dopo ciò mi ha trasportato fuori di me stessa, dentro di un giardino, che pareva che fosse il giardino della Chiesa, in cui vedevo che fuorviavano da cinque a sei persone, sacerdoti e secolari, che unendosi coi nemici della Chiesa muovevano una rivoluzione. Che pena faceva vedere Gesù benedetto piangere il triste stato di queste persone! Poi ho guardato nell’aria e vedevo una nube d’acqua, ripiena di pezzi di ghiaccio grossi che cadevano sopra la terra. Oh! quanto strazio facevano sopra i raccolti e sopra l’umanità! Ma però spero che voglia placarsi. Onde, più afflitta di prima sono ritornata in me stessa.