Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 6° settimana del tempo ordinario (Cattedra di San Pietro)
Vangelo secondo Matteo 17
1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia".5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo".6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete".8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.
9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".
10Allora i discepoli gli domandarono: "Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?".11Ed egli rispose: "Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa.12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro".13Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
14Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo15che, gettatosi in ginocchio, gli disse: "Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell'acqua;16l'ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo".17E Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui".18E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
19Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?".20Ed egli rispose: "Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile.21Questa razza di demòni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno".
22Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini23e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà". Ed essi furono molto rattristati.
24Venuti a Cafàrnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: "Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?".25Rispose: "Sì". Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: "Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?".26Rispose: "Dagli estranei". E Gesù: "Quindi i figli sono esenti.27Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te".
Numeri 27
1Le figlie di Zelofcad, figlio di Efer, figlio di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manàsse, delle famiglie di Manàsse, figlio di Giuseppe, che si chiamavano Macla, Noa, Ogla, Milca e Tirza,2si accostarono e si presentarono davanti a Mosè, davanti al sacerdote Eleazaro, davanti ai capi e a tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno, e dissero:3"Nostro padre è morto nel deserto. Egli non era nella compagnia di coloro che si adunarono contro il Signore, non era della gente di Core, ma è morto a causa del suo peccato, senza figli maschi.4Perché dovrebbe il nome del padre nostro scomparire dalla sua famiglia, per il fatto che non ha avuto figli maschi? Dacci un possedimento in mezzo ai fratelli di nostro padre".5Mosè portò la loro causa davanti al Signore.6Il Signore disse a Mosè:7"Le figlie di Zelofcad dicono bene. Darai loro in eredità un possedimento tra i fratelli del loro padre e farai passare ad esse l'eredità del loro padre.8Parlerai inoltre agli Israeliti e dirai: Quando uno sarà morto senza lasciare un figlio maschio, farete passare la sua eredità alla figlia.9Se non ha neppure una figlia, darete la sua eredità ai suoi fratelli.10Se non ha fratelli, darete la sua eredità ai fratelli del padre.11Se non ci sono fratelli del padre, darete la sua eredità al parente più stretto nella sua famiglia e quegli la possiederà. Questa sarà per i figli di Israele una norma di diritto, come il Signore ha ordinato a Mosè".
12Il Signore disse a Mosè: "Sali su questo monte degli Abarim e contempla il paese che io dò agli Israeliti.13Quando l'avrai visto, anche tu sarai riunito ai tuoi antenati, come fu riunito Aronne tuo fratello,14perché trasgrediste l'ordine che vi avevo dato nel deserto di Sin, quando la comunità si ribellò e voi non dimostraste la mia santità agli occhi loro, a proposito di quelle acque". Sono le acque di Mèriba di Kades, nel deserto di Sin.15Mosè disse al Signore:16"Il Signore, il Dio della vita in ogni essere vivente, metta a capo di questa comunità un uomo17che li preceda nell'uscire e nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del Signore non sia un gregge senza pastore".18Il Signore disse a Mosè: "Prenditi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito; porrai la mano su di lui,19lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini in loro presenza20e lo farai partecipe della tua autorità, perché tutta la comunità degli Israeliti gli obbedisca.21Egli si presenterà davanti al sacerdote Eleazaro, che consulterà per lui il giudizio degli 'Urim' davanti al Signore; egli e tutti gli Israeliti con lui e tutta la comunità usciranno all'ordine di Eleazaro ed entreranno all'ordine suo".22Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato; prese Giosuè e lo fece comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità;23pose su di lui le mani e gli diede i suoi ordini come il Signore aveva comandato per mezzo di Mosè.
Sapienza 1
1Amate la giustizia, voi che governate sulla terra,
rettamente pensate del Signore,
cercatelo con cuore semplice.
2Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano,
si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui.
3I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio;
l'onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti.
4La sapienza non entra in un'anima che opera il male
né abita in un corpo schiavo del peccato.
5Il santo spirito che ammaestra rifugge dalla finzione,
se ne sta lontano dai discorsi insensati,
è cacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia.
6La sapienza è uno spirito amico degli uomini;
ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra,
perché Dio è testimone dei suoi sentimenti
e osservatore verace del suo cuore
e ascolta le parole della sua bocca.
7Difatti lo spirito del Signore riempie l'universo
e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.
8Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste,
la giustizia vendicatrice non lo risparmierà.
9Si indagherà infatti sui propositi dell'empio,
il suono delle sue parole giungerà fino al Signore
a condanna delle sue iniquità;
10poiché un orecchio geloso ascolta ogni cosa,
perfino il sussurro delle mormorazioni
non gli resta segreto.
11Guardatevi pertanto da un vano mormorare,
preservate la lingua dalla maldicenza,
perché neppure una parola segreta sarà senza effetto,
una bocca menzognera uccide l'anima.
12Non provocate la morte con gli errori della vostra vita,
non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani,
13perché Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
14Egli infatti ha creato tutto per l'esistenza;
le creature del mondo sono sane,
in esse non c'è veleno di morte,
né gli inferi regnano sulla terra,
15perché la giustizia è immortale.
16Gli empi invocano su di sé la morte
con gesti e con parole,
ritenendola amica si consumano per essa
e con essa concludono alleanza,
perché son degni di appartenerle.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Isaia 6
1Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio.2Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava.3Proclamavano l'uno all'altro:
"Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti.
Tutta la terra è piena della sua gloria".
4Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo.5E dissi:
"Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti".
6Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall'altare.7Egli mi toccò la bocca e mi disse:
"Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua iniquità
e il tuo peccato è espiato".
8Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!".9Egli disse: "Va' e riferisci a questo popolo:
Ascoltate pure, ma senza comprendere,
osservate pure, ma senza conoscere.
10Rendi insensibile il cuore di questo popolo,
fallo duro d'orecchio e acceca i suoi occhi
e non veda con gli occhi
né oda con gli orecchi
né comprenda con il cuore
né si converta in modo da esser guarito".
11Io dissi: "Fino a quando, Signore?". Egli rispose:
"Finché non siano devastate
le città, senza abitanti,
le case senza uomini
e la campagna resti deserta e desolata".
12Il Signore scaccerà la gente
e grande sarà l'abbandono nel paese.
13Ne rimarrà una decima parte,
ma di nuovo sarà preda della distruzione
come una quercia e come un terebinto,
di cui alla caduta resta il ceppo.
Progenie santa sarà il suo ceppo.
Lettera ai Romani 15
1Noi che siamo i forti abbiamo il dovere di sopportare l'infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi.2Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo.3Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso, ma come sta scritto: 'gli insulti di coloro che ti insultano sono caduti sopra di me'.4Ora, tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza.5E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù,6perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
7Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio.8Dico infatti che Cristo si è fatto servitore dei circoncisi in favore della veracità di Dio, per compiere le promesse dei padri;9le nazioni pagane invece glorificano Dio per la sua misericordia, come sta scritto:
'Per questo ti celebrerò tra le nazioni pagane,
e canterò inni al tuo nome'.
10E ancora:
'Rallegratevi, o nazioni, insieme al suo popolo.'
11E di nuovo:
'Lodate, nazioni tutte, il Signore;
i popoli tutti lo esaltino'.
12E a sua volta Isaia dice:
'Spunterà il rampollo di Iesse,
colui che sorgerà a giudicare le nazioni:
in lui le nazioni spereranno'.
13Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.
14Fratelli miei, sono anch'io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l'un l'altro.15Tuttavia vi ho scritto con un po' di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio16di essere un ministro di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo.17Questo è in realtà il mio vanto in Gesù Cristo di fronte a Dio;18non oserei infatti parlare di ciò che Cristo non avesse operato per mezzo mio per condurre i pagani all'obbedienza, con parole e opere,19con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito. Così da Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria, ho portato a termine la predicazione del vangelo di Cristo.20Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui,21ma come sta scritto:
'Lo vedranno coloro ai quali non era stato annunziato
e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno'.
22Per questo appunto fui impedito più volte di venire da voi.23Ora però, non trovando più un campo d'azione in queste regioni e avendo già da parecchi anni un vivo desiderio di venire da voi,24quando andrò in Spagna spero, passando, di vedervi, e di esser da voi aiutato per recarmi in quella regione, dopo avere goduto un poco della vostra presenza.
25Per il momento vado a Gerusalemme, a rendere un servizio a quella comunità;26la Macedonia e l'Acaia infatti hanno voluto fare una colletta a favore dei poveri che sono nella comunità di Gerusalemme.27L'hanno voluto perché sono ad essi debitori: infatti, avendo i pagani partecipato ai loro beni spirituali, sono in debito di rendere un servizio sacro nelle loro necessità materiali.28Fatto questo e presentato ufficialmente ad essi questo frutto, andrò in Spagna passando da voi.29E so che, giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo.30Vi esorto perciò, fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e l'amore dello Spirito, a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio,31perché io sia liberato dagli infedeli della Giudea e il mio servizio a Gerusalemme torni gradito a quella comunità,32sicché io possa venire da voi nella gioia, se così vuole Dio, e riposarmi in mezzo a voi. Il Dio della pace sia con tutti voi. Amen.
Capitolo LI: Dedicarsi a cose più umili quando si viene meno nelle più alte
Leggilo nella BibliotecaTu non riesci, o figlio, a persistere in un fervoroso desiderio di virtù e restare in un alto grado di contemplazione. Talora, a causa della colpa che è all'origine dell'umanità, devi scendere più in basso e portare il peso di questa vita corruttibile, pur contro voglia e con disgusto; disgusto e pesantezza di spirito, che sentirai fino a che vestirai questo corpo mortale. Nella carne, dunque, e sotto il peso della carne devi spesso patire, poiché non sei capace di stare interamente e continuamente in occupazioni spirituali e nella contemplazione di Dio. Allora devi rifugiarti in occupazioni umili e materiali e fortificarti con azioni degne; devi attendere, con ferma fiducia, che io venga dall'alto e mi manifesti a te; devi sopportare con pazienza il tuo esilio e la tua aridità di spirito, fino a che io non venga di nuovo a te, liberandoti da tutte le angosce. Invero ti farò dimenticare le tue fatiche, nel godimento della pace interiore; ti aprirò dinanzi il campo delle Scritture, nel quale potrai cominciare a correre con animo sollevato "la via dei mie comandamenti" (Sal 118,32). Allora dirai: "i patimenti di questo mondo non sono nulla in confronto alla futura gloria, che si rivelerà in noi" (Rm 8,18).
LETTERA 216: Valentino ad Agostino narra il conforto derivato ai monaci dalla lettura del suo trattato.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta dopo la precedente.
Valentino ad Agostino narra il conforto derivato ai monaci dalla lettura del suo trattato, di cui alla lettera precedente, esponendogli l'origine e gli autori del dissidio scoppiato nel suo monastero (nn. 1-3); dichiara la fede di Floro, di cui gl'invia la professione insieme con la propria sul libero arbitrio e sulla " giustizia " di Dio rimuneratore (nn. 4-6).
A TE, BEATISSIMO PADRE AGOSTINO, SIGNORE VERAMENTE SANTO, DEGNO DEL MASSIMO RISPETTO E DI ESSERE ONORATO CON PIO TRASPORTO DI GIOIA, INVIA CRISTIANI SALUTI VALENTINO, SERVO DELLA SANTITÀ TUA E TUTTA LA COMUNITÀ CHE SPERA CON ME NELLE TUE PREGHIERE
Il trattato di Agostino ha rasserenato i monaci.
1. Abbiamo ricevuto le venerate lettere e il trattato della Santità tua col cuore in tumulto; come il beato Elia, ritto all'ingresso della grotta si coprì la faccia al passaggio della gloria del Signore 1, così anche noi, di fronte ai tuoi rimproveri, ci siamo coperti gli occhi, arrossendo della nostra decisione presa in seguito alla rustica insistenza dei nostri fratelli: al momento della loro partenza arbitraria abbiamo avuto timore d'inviare i saluti alla Santità tua, poiché c'è un tempo per parlare e un tempo per tacere 2; abbiamo voluto evitare d'inviarti una lettera per le mani d'individui dubbiosi e incerti sulla verità, per non sembrare che dubitassimo con loro delle tue affermazioni piene di sapienza ch'è simile a quella dell'angelo di Dio 3. Non avevamo, d'altronde, alcun bisogno d'avere notizie riguardo alla Santità tua e alla tua sapienza che, per grazia di Dio, ci è ben nota. Alla lettura del trattato della amabilissima Santità tua siamo rimasti talmente commossi e contenti che, simili agli Apostoli i quali, mentre il Signore mangiava con loro dopo la risurrezione, non osavano domandargli chi fosse - poiché sapevano ch'era Gesù 4 - noi non volevamo né osavamo domandare se il trattato fosse tuo, dal momento che la grazia, insegnata dalla fede, vi è messa sì largamente in luce e con espressioni sì vive, che non si può dubitare che sia opera tua, signore e Padre santo.
Causa del turbamento dei monaci.
2. Ma cominciamo, mio signore e padre santo, a raccontare la storia di quel turbamento. Il carissimo nostro fratello Floro, servo della tua Paternità, era partito, per motivi di carità, alla volta di Uzali, sua città natale; durante il suo soggiorno in quella città trovò uno degli opuscoli della Santità tua e lo fece portare alla nostra comunità come un pane di benedizione; glielo aveva dettato devotamente Felice, uno dei suoi confratelli; colui stesso che, come è risaputo, arrivò in ritardo presso la Santità tua dopo i suoi compagni: i fratelli giunsero al monastero con quell'opuscolo, mentre il fratello Floro s'era recato dalla città di Uzali a Cartagine. Senza mostrarmelo, i fratelli si misero a leggerlo ad altri fratelli di poca o punta cultura e alcuni di essi, che non lo avevano capito, ne rimasero turbati. Così, quando il Signore disse: Chi non mangerà la carne del Figlio dell'uomo e non berrà il suo sangue, non avrà la vita in se stesso 5, coloro che avevano inteso quelle parole in un senso empio, si allontanarono, non già per colpa del Signore che le pronunciava, ma a causa della durezza e grande empietà dei loro cuori.
Come Valentino fece ravvedere i monaci.
3. I suddetti fratelli, che avevano messo tutto in subbuglio, cominciarono a turbare le anime semplici essendone completamente all'oscuro la mia insignificante persona: ero talmente ignaro delle loro riunioni piene di mormorazioni che, se il nostro fratello Floro al suo ritorno da Cartagine, accortosi della loro agitazione, non me ne avesse sollecitamente messo al corrente ...; essi discutevano tra loro di nascosto e alla maniera dei servi sopra una verità che non potevano comprendere. Per mettere fine a quelle empie discussioni proposi d'inviare dei fratelli al nostro signore e santo padre Evodio affinché a noi, che non lo conoscevamo, desse per iscritto spiegazioni più precise riguardo a quel venerando scritto; essi tuttavia non vollero accogliere con maggior condiscendenza la sua risposta, ma a noi, che non desideravamo quella partenza, strapparono il permesso di recarsi da te. Il nostro fratello Floro rimase come costernato del loro furore: essi erano inviperiti contro di lui perché, secondo loro, era stato proprio lui il responsabile del male che quel trattato aveva loro procurato, senza che quei malati capissero che esso invece conteneva il rimedio che li avrebbe guariti. Per una maggior garanzia ci rivolgemmo allora al santo prete Sabino: egli ci lesse il trattato e lo spiegò nel modo più chiaro; ma neppure ciò apportò la guarigione alla ferita del loro animo. Demmo allora ad essi, per pura bontà, il denaro occorrente per il viaggio, per non inasprire maggiormente la piaga del loro animo che poteva, per altro, esser guarita dalla grazia che spira dal tuo trattato, in cui brilla lo splendore della Santità tua. Dopo la loro partenza la quiete e concordia tra tutti i fratelli esultò nel Signore; la disputa infatti era sorta per l'animosità di cinque o più fratelli.
Il trattato di Agostino medicina per gli erranti nella fede.
4. Ma siccome talora, signore e padre, dalla tristezza nasce la gioia, così noi pure adesso non siamo più afflitti a causa di quegli ignoranti, smaniosi di sapere più di quanto sono capaci, e abbiamo meritato d'essere illuminati dai graditissimi insegnamenti della Santità tua. Così il dubbio dell'apostolo S. Tommaso, che volle toccare le ferite fatte dai chiodi 6, servì a confermare la fede di tutta la Chiesa. Abbiamo dunque ricevuto, signore e padre, con grato animo il rimedio delle tue lettere, piene di religiosa sollecitudine, e ci siamo battuto il petto perché, almeno con questo mezzo, la nostra coscienza possa esser guarita; ma è la grazia a guarirla e a vivificarla mediante il libero arbitrio, anch'esso dono della misericordia: questo vale per il tempo presente, in cui noi possiamo ancora, durante lo spazio che ci viene lasciato, cantare la misericordia: quando poi cominceremo a cantare al Signore la sua giustizia 7, allora riceveremo la ricompensa delle opere nostre poiché il Signore è misericordioso e giusto, pieno di compassione e retto 8. Come c'insegna la Santità tua dobbiamo comparire tutti davanti al tribunale di Cristo per ricevere ciascuno (la rimunerazione) secondo il bene e il male che fece quand'era nel corpo 9, poiché il Signore, dice il profeta, verrà con la sua ricompensa; l'uomo comparirà con le sue opere davanti a lui 10. Il Signore verrà come un forno ardente per bruciare gli empi come la stoppia 11; per coloro invece che temono il nome del Signore si leverà il sole di giustizia, mentre gli empi saranno puniti con giusta condanna 12. Ecco ciò che proclama il giusto, di cui tu, signore e padre, sei amico, alzando un grido supplice e tremante: Non citare in giudizio il tuo servo 13. Se il regolamento dei conti fosse opera della grazia, il giusto non avrebbe paura del segreto, ove si cela il giudizio della divina maestà 14. Questa è la verità di fede che professa anche Floro, o padre, non come ti hanno riferito quei monaci: con le loro orecchie essi hanno sentito dire da lui che il dono della pietà non ci è accordato in ragione dei nostri meriti ma durante la vita presente per la grazia del Redentore: quando però la giustizia si manifesterà nella collera, chi mai potrà dubitare che il tempo della grazia sarà ormai lontano? Ecco, o padre, che cosa proclamiamo, che cosa cantiamo, non già sicuri ma tremanti, secondo il tuo insegnamento: Non mi accusare, o Signore, nel tuo furore e non castigarmi nella tua collera 15. Noi diciamo: "Puniscici adesso, o Signore, donaci la scienza della tua legge per darci una sorte più dolce nei giorni cattivi " 16. Ecco quanto professiamo di credere, venerando padre, secondo il tuo insegnamento: Dio scruta il giusto e l'empio; quando saranno posti i buoni alla destra e i cattivi alla sinistra, porterà in conto per gli uni le opere sante per premiarle e farà il conto delle azioni empie, compiute ostinatamente dagli altri, per punirle. Come potrà esserci più la grazia quando saranno pesate e giudicate le opere buone e le opere cattive 17?
Conseguenze del libero arbitrio senza la grazia.
5. Ma perché non si ha timore di spacciare di soppiatto delle menzogne contro di noi? Noi non neghiamo affatto il libero arbitrio purché sia guarito dalla grazia di Dio; crediamo, al contrario, che progredisce se è sostenuto ogni giorno dalla grazia di Cristo. Eppure c'è gente che dice: " È in mio solo potere fare il bene! ". Se pure fosse vero che gli uomini fanno il bene! Sciocca pretesa di siffatti sventurati! Ogni giorno danno a conoscere le proprie colpe e, ciononostante, rivendicano per se stessi, vantandosene, un libero arbitrio privo della grazia, invece di esaminare la propria coscienza che può esser guarita solo dalla grazia, in modo da esclamare: Abbi pietà di me; guarisci l'anima mia perché ho peccato 18! Che cosa farebbero questi tali che si vantano del loro libero arbitrio - che noi non neghiamo purché sia accompagnato dall'aiuto di Dio - se la morte fosse già stata inghiottita nella vittoria e il nostro essere mortale si fosse già rivestito dell'immortalità e il nostro essere corruttibile si fosse già rivestito dell'incorruttibilità 19? Ecco: le loro ferite emanano fetore eppure domandano il rimedio con superbia. Essi non dicono, come il giusto: Se il Signore non m'avesse aiutato, sarebbe mancato poco che abitassi negl'inferi 20; non dicono, come il santo: Se il Signore non custodisce la città, inutilmente vigila chi sta a guardia di essa 21.
Si raccomanda alle preghiere di Agostino.
6. Ma tu, piissimo padre, prega che, d'ora in poi, noi abbiamo l'unico pensiero di espiare con lacrime il nostro peccato e di difendere la grazia di Dio; prega, signore e padre, che il pozzo non chiuda su di noi la sua bocca 22, che non siamo tra coloro che discendono nella fossa profonda 23, che l'anima nostra non si perda con gli empi 24 a causa della nostra superbia, ma venga guarita dalla grazia del Signore. Secondo il tuo invito, o signore e padre, il nostro fratello Floro, servo della Santità tua, si mette in viaggio pieno di premura per recarsi da te (la fatica non gli sarà d'impedimento ma di stimolo) per ricevere i tuoi luminosi insegnamenti. Lo raccomandiamo umilmente alla Santità tua e ti chiediamo di raccomandare al Signore nelle tue preghiere questi ignoranti, che dobbiamo ricondurre alla concordia con estrema mitezza. Prega, signore e padre carissimo, che il diavolo fugga dalla nostra comunità e che, placata ogni tempesta d'inutili discussioni, la nave che trasporta noi impegnati nell'ideale della perfezione religiosa, carica di marinai tranquilli, possa gettare le ancore sicura, all'interno del porto ben riparato verso il quale fa rotta attraverso questo grande e immenso mare, e che, nel porto ove non ci sarà da temere alcun naufragio per la nostra vita, riceva, tutta unita in concordia, il premio per le merci che sono gradite a Dio. Speriamo d'ottenerlo, il premio, con l'aiuto della Santità tua, mediante la grazia di nostro Signore Gesù Cristo. Abbi la cortesia di salutare a nome nostro tutti i figli della tua dignità episcopale, i nostri signori chierici e i santi che servono (Dio) nella comunità, che professa l'ideale di perfezione religiosa, affinché tutti, insieme con la Beatitudine tua, si degnino di pregare per noi. Ti auguriamo che la indiscorde Trinità di Dio nostro Signore conservi il tuo santo apostolato nella sua Chiesa alla quale ti ha scelto, per sua grazia, e che tu sia memore di noi e possa avere la corona nella grande Chiesa (del cielo); questo è il nostro augurio. Se il nostro fratello Floro, tuo servo, ti proporrà qualche problema riguardante la regola del nostro monastero, abbi la cortesia d'ascoltarlo volentieri e d'istruire in ogni cosa noi poveri religiosi.
1 - 1 Re 19, 13.
2 - Qo 3, 7.
3 - 2 Sam 14, 20.
4 - Gv 21, 12.
5 - Gv 6, 54. 67.
6 - Gv 20, 25.
7 - Sal 100, 1.
8 - Sal 11, 4.
9 - 2 Cor 5, 10.
10 - Is 40, 10.
11 - Gi 2, 3-5.
12 - Ml 4, 1-3.
13 - Sal 142, 2.
14 - Prv 11, 31; 1 Pt 4, 18.
15 - Sal 6, 2.
16 - Sal 93, 12-13.
17 - Mt 25, 31-46.
18 - Sal 40, 5.
19 - 1 Cor 15, 54. 53.
20 - Sal 93, 17.
21 - Sal 126, 1.
22 - Sal 68, 16.
23 - Sal 29, 4.
24 - Sal 25, 9.
10 - Si narra ciò che Maria santissima operò dopo essere stata illuminata sui dieci comandamenti.
La mistica Città di Dio - Libro quinto - Suor Maria d'Agreda
Leggilo nella Biblioteca817. Come gli articoli della fede cattolica appartengono agli atti dell'intelletto, dei quali sono oggetto, così i precetti a quelli della volontà. Anche se tutti gli atti liberi dipendono da questa in ogni virtù infusa ed acquisita, non ne scaturiscono allo stesso modo. Gli atti di fede nascono immediatamente dall'intelletto che li produce e dipendono dalla volontà solo in quanto essa li stabilisce con affetto puro, santo, pio e riverenziale; le verità oscure, infatti, non costringono l'intelletto a crederle senza il suo intervento, così che questo aspetta ciò che essa dispone. Nelle altre virtù, però, la volontà opera da se stessa e chiede all'intelletto soltanto che le proponga quello che deve fare, come chi porta la luce davanti agli altri; è talmente autonoma che non ammette imposizioni da esso, né violenza da alcuno. Il Signore ha determinato ciò affinché nessuno lo serva con tristezza o per costrizione, ma veramente libero e con gioia, come insegna l'Apostolo.
818. Maria santissima era straordinariamente rischiarata sui dogmi e, perché fosse rinnovata nella conoscenza del decalogo, ebbe una visione di Dio, simile a quella precedente. In essa le furono manifestati più distintamente tutti i misteri dei dieci comandamenti, così come la mente divina li aveva fissati per indirizzare i mortali verso la vita eterna e come erano stati dati a Mosè sulle due tavole. Sulla prima erano incisi i tre riguardanti l'onore dovuto all'Altissimo e sull'altra i sette da esercitare verso il prossimo. Seppe anche che suo Figlio, il redentore del mondo, li avrebbe riscritti nei cuori, facendoli osservare prima di tutto a lei, e che erano necessari per giungere alla partecipazione di Dio. Ebbe profonda cognizione dell'equità e della sapienza con cui erano stati ordinati; comprese che erano una legge santa, perfetta, dolce e leggera, pura, vera e conveniente per le creature, perché tanto giusta e conforme al loro animo che esse la potevano e dovevano abbracciare con stima e diletto. L'Autore di tali decreti andava in aiuto agli uomini con la grazia perché potessero rispettarli. La nostra Signora contemplò molti altri sublimi arcani riguardanti lo stato della Chiesa ed ebbe notizia di quanti in essa si sarebbero attenuti ai precetti, come anche di quanti li avrebbero infranti e disprezzati.
819. Maria, dopo essere uscita da questa visione infiammata e trasformata nell'ardore e nello zelo per la legge divina, si recò subito dal suo Unigenito; in lui la penetrò ancora, così come egli l'aveva disposta nella sua saggezza e volontà, per darle compimento. Capì inoltre che era suo desiderio che ella fosse immagine vivente di tutti gli insegnamenti contenuti in essa. La conoscenza che ne aveva era abituale e perpetua, affinché la usasse continuamente, ma ogni giorno si approfondiva e riceveva più intensità. Dato che l'estensione e l'altezza degli oggetti era quasi immensa, le restava sempre come un campo interminabile in cui dilatare la sua vista e scoprire altri segreti. In tale occasione furono molte le novità che il Maestro le insegnò, proponendole i suoi comandamenti nella successione e nel modo adeguato che avrebbero avuto nella Chiesa; di ciascuna poi le dava abbondanti e singolari rivelazioni in altre circostanze. Benché la limitatezza umana non possa cogliere misteri così eccelsi, niente rimase occulto alla gran Regina, e neppure è possibile ponderare la sua incommensurabile intelligenza regolandoci con la nostra ristretta capacità.
820. Umilmente si presentò a suo Figlio e con l'intimo pronto ad obbedire lo pregò di ammaestrarla e di aiutarla ad eseguire quanto le era ingiunto. Il Signore le rispose: «Madre mia, scelta e predestinata dal mio eterno volere per maggior compiacimento e beneplacito del Padre, che ha la mia stessa natura, il nostro amore infinito, che ci obbligò a comunicare la nostra divinità ai mortali, innalzandoli alla partecipazione della nostra gloria e felicità, ordinò questa legge santa e pura per mezzo della quale potessero conseguire il fine per cui furono creati dalla nostra clemenza. Questa nostra aspirazione riposerà in voi colomba e amica mia, lasciando scolpiti nel vostro cuore i nostri decreti con tanta forza e chiarezza che non potranno mai essere oscurati o cancellati, né mai saranno impediti nella loro efficacia, né mancheranno in nessuna cosa, come, invece, negli altri discendenti di Adamo. Considerate, o Sulammita e carissima, che essi sono immacolati e limpidi e noi li vogliamo affidare a un soggetto senza macchia, in cui vengano esaltati i nostri pensieri e le nostre opere».
821. Queste parole, che in lei compirono pienamente quanto racchiudevano, la rinnovarono e beatificarono con la comprensione e la pratica di ognuno dei dieci precetti. Rivolgendo la sua attenzione alla celeste luce e l'animo alla docilità al suo divino Maestro, intese il primo e il più grande: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto i1 tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente». Prima degli evangelisti, l'aveva scritto Mosè con le condizioni che l'Altissimo aveva posto, stabilendo che tutti lo custodissero nel cuore, lo insegnassero ai figli, lo meditassero per via e in casa, sedendo, camminando, dormendo e vegliando, lo portassero sempre davanti agli occhi interiori. Maria adempì il comandamento dell'amore di Dio nel modo in cui lo capì e con gli obblighi che le furono dati; nessuno riuscì a realizzarlo del tutto in vita, ma ella fece questo sulla terra più che i serafini e gli eletti nel cielo. Non mi dilungo oltre perché ho già parlato della carità e delle virtù della Regina nella prima parte. In tale occasione, però, ella pianse particolarmente le colpe che si sarebbero commesse nel mondo contro questa norma e compensò col suo affetto le mancanze e i limiti degli altri.
822. Segue poi la prescrizione di non disonorare Dio giurando invano e quella di onorarlo nelle feste, osservandole e santificandole. La Madre della sapienza le penetrò a fondo, le ripose nel suo umile cuore e diede ad esse il grado supremo di culto e venerazione. Ponderò degnamente quanto si ingiuria l'essere immutabile dell'Altissimo e la sua infinita bontà con spergiuri e espressioni blasfeme contro la devozione che gli spetta, in se stesso e nei beati. Addolorata nel vedere quanto gli uomini, nel presente e in futuro, avrebbero peccato in ciò, incaricò gli angeli che l'assistevano di chiedere da parte sua a ciascuno degli altri custodi di far cessare l'irriverenza di coloro che gli erano affidati, di moderarli con ispirazioni e illuminazioni, e di impaurirli con il timore di Dio, perché non giurassero e non bestemmiassero. Inoltre, desiderava che gli spiriti celesti implorassero il Signore di mandare molte benedizioni di dolcezza a chi non dice il falso, ma rispetta il suo nome; ella, intanto, faceva la stessa supplica con gran fervore ed affetto.
823. Quanto al terzo comandamento, Maria fu informata di tutte le festività che dovevano cadere sotto precetto nella Chiesa e di come si dovevano osservare. Dal tempo della fuga in Egitto aveva iniziato a celebrare quelle attinenti ai misteri precedenti, ma dopo questa notizia fece lo stesso anche con altre, come quelle di suo Figlio, della Trinità e degli angeli. Invitava questi ultimi a tali solennità e a quelle che sarebbero poi state istituite, e per ognuna componeva cantici di lode e di ringraziamento. Trascorreva questi giorni particolari soltanto pregando e occupandosi del culto divino, non perché le azioni corporali impedissero la sua concentrazione o la sua contemplazione, ma perché voleva eseguire ciò che si sarebbe praticato in seguito santificando le feste e tenere davanti agli occhi l'avvenire della legge di grazia. Come prima discepola del Redentore, si affrettò ad operare con perfetta emulazione quanto in essa era contenuto.
824. Ebbe la stessa comprensione di ciascuno degli altri sette precetti, che riguardano il nostro prossimo. Nel quarto si dice di onorare il padre e la madre, ed ella capì che cosa si intenda con tali titoli; al rispetto per Dio segue quello per i genitori, che devono essere serviti e aiutati, ma hanno degli obblighi verso i loro figli. Il quinto ingiunge di non uccidere, perché è il Signore l'autore della vita e, se egli non ha voluto dare ad ognuno il dominio della propria, tanto meno ha accordato di togliere o ingiuriare quella altrui; essa, infatti, è il primo dei beni della natura e il fondamento della grazia. La nostra Regina magnificò l'Altissimo per aver donato questo decreto a vantaggio dei mortali e, poiché li guardava come creature di Dio, capaci della sua gloria e che sarebbero state liberate dal sangue prezioso di Cristo, fece intense suppliche perché esso non fosse trascurato. Ella intuì poi la qualità del sesto come i beati, che non mirano il pericolo della fragilità terrena in se stessi, ma negli uomini, senza che giunga fino ad essi. Maria, priva della spinta al peccato da cui era stata preservata, lo conosceva da un luogo più sublime. In questa grande estimatrice della castità gli effetti furono tali che, amandolo e piangendo le colpe contro di esso, di nuovo ferì il cuore di Dio e, secondo il nostro modo di parlare, consolò suo Figlio per le offese che gli sarebbero state recate con la sua violazione. Poiché seppe che l'osservanza del Vangelo si doveva estendere fino all'istituzione di congregazioni di vergini e di religiosi che facessero voto di tale virtù, pregò il Signore che desse loro la sua perenne benedizione. Egli fece quanto gli era stato domandato e assegnò la ricompensa speciale che corrisponde alla purezza, per l'imitazione della vergine e Madre dell'agnello. Maria lo ringraziò incomparabilmente con affettuoso giubilo poiché, seguendo il suo esempio, questa si sarebbe propagata tanto nella comunità ecclesiale. Non mi trattengo maggiormente a riferire quanto ella la valutasse perché l'ho già fatto nella prima parte e in altre occasioni.
825. Le furono rivelati anche gli altri comandamenti, che invitano il settimo a non rubare, l'ottavo a non attestare il falso, il nono a non desiderare la donna altrui, il decimo a non bramare i beni degli altri. Per ciascuno di essi compiva tutti gli atti che occorrevano perché si adempisse e lodava l'Onnipotente, manifestandogli gratitudine a nome dell'umanità per aver stabilito una legge così ben ordinata, che indirizzava sapientemente ed efficacemente al gaudio eterno. Attenendosi ad essa, infatti, i credenti non solo si sarebbero assicurati il premio che era stato loro promesso, ma anche nel tempo presente avrebbero avuto una pace e una tranquillità tali da renderli beati conformemente al loro stato. Se tutti si conformassero alla sua equità, se la custodissero e le obbedissero, godrebbero di una felicità stupenda e piacevolissima, qual è la testimonianza della buona coscienza, perché i diletti materiali non si possono paragonare alla consolazione data dall'essere fedeli nel poco e nel molto. Questo beneficio ci è donato singolarmente da Cristo, nostro redentore, poiché egli alle azioni rette ha collegato soddisfazione, riposo, conforto e tante altre gioie nella vita quaggiù, e se non tutti le ottengono è perché non rispettano i suoi precetti. I travagli, le calamità e le disgrazie sono come conseguenze necessarie del disordine dei mortali; ognuno di noi ne è causa, ma siamo così insensati che, quando sopraggiunge la tribolazione, cerchiamo subito il colpevole.
826. Chi mai riuscirà a ponderare i danni che nascono dal rubare le cose altrui, non osservando la norma che lo vieta, e dal non accontentarsi ciascuno della propria sorte aspettando in essa il soccorso del Signore, che non trascura neppure gli uccelli del cielo e non dimentica i più spregevoli vermiciattoli? Quante miserie e afflizioni stanno soffrendo i fedeli perché ai sovrani non basta ciò che l'altissimo Re ha concesso loro e anzi, pretendendo di estendere il loro dominio, non lasciano sulla terra né quiete, né pace, né beni, né anime per il Creatore? Le disposizioni false e le menzogne, che offendono la somma verità e i rapporti, non procurano minori danni e discordie, in quanto anch'esse turbano la serenità. Sia l'uno che l'altro peccato impediscono agli uomini di essere tempio di Dio, cosa che egli desidera da loro. Quanti mali, occulti e palesi, hanno arrecato e arrecano fra i cattolici la cupidigia della donna altrui, l'adulterio, l'oltraggio della legge del matrimonio, confermata e santificata da Gesù? Bisogna per altro considerare che molti di questi restano nascosti al mondo, ma non passano sotto gli occhi di Dio, giudice giusto, senza trovare castigo anche in questa vita; la condanna poi sarà tanto più severa quanto più egli avrà dissimulato nel tempo presente per non distruggere la cristianità, come, invece, avverrebbe se fin da ora punisse degnamente tale peccato.
827. La nostra Regina era testimone di tutte queste verità, che contemplava nell'Onnipotente. Vedeva la bassezza dei mortali, che con grande leggerezza e per cose così meschine perdono il rispetto per Dio, e capiva con quanta benignità egli aveva ritenuto indispensabile imporre delle regole; tuttavia non si scandalizzava della fragilità, né si stupiva delle loro numerose ingratitudini, ma come madre pietosa li compativa tutti, provava ardente affetto per loro, era riconoscente al posto loro per le opere dell'Altissimo, compensava le trasgressioni che avrebbero commesso contro il Vangelo e pregava perché ognuno potesse aderirvi. Comprese profondamente che i dieci comandamenti si riassumono in quelli di amare il Signore sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi e che in questi due, ben intesi ed eseguiti, è racchiusa la vera sapienza, poiché chi arriva ad attuarli non è lontano dal regno di Dio, come disse Gesù medesimo, e il loro adempimento vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici. La nostra Maestra li mise in pratica nel grado corrispondente alla conoscenza che ne aveva, non tralasciando neanche il più piccolo di essi, e da sola si conformò agli insegnamenti del Redentore più del resto dei santi e dei discepoli.
Insegnamento della Regina del cielo
828. Figlia mia, se il Verbo discese dal seno del Padre per prendere carne nel mio grembo e così riscattare il genere umano, bisognava che, per rischiarare quelli che stavano nelle tenebre e nell'ombra della morte e ricondurli alla gioia smarrita, egli fosse loro luce, via, verità e vita; era necessario che desse loro ammaestramenti tanto santi da giustificarli, tanto chiari da illuminarli, tanto sicuri da farli affidare, tanto forti da muoverli, tanto efficaci da aiutarli e tanto certi da donare loro allegria e sapienza. L'immacolata parola del Signore ha la virtù di procurare tutti questi e altri meravigliosi effetti; inoltre, compone e ordina le creature, tanto che il loro gaudio spirituale e corporale, temporale ed eterno, consiste solo nell'osservarla. Da ciò potrai dedurre la cieca ignoranza degli uomini, servendosi della quale l'astuzia ammaliatrice dei loro nemici li inganna, infatti tutti sono inclini alla propria felicità e aspirano ad essa, ma sono pochi coloro che la raggiungono proprio perché non la cercano nei decreti divini, unico luogo in cui possono trovarla.
829. Prepara il tuo cuore con tale scienza, affinché l'Onnipotente scriva in esso la sua legge, così come ha fatto con me. Allontana da te e dimentica ciò che è visibile e terreno, perché le tue facoltà siano libere da altre immagini e racchiudano solo quelle che vi porrà il dito di Dio con il suo beneplacito e la sua dottrina, come questa è contenuta nel Vangelo. Affinché i tuoi desideri non siano frustrati, né restino sterili, chiedi incessantemente a mio Figlio di renderti degna di una tale grazia e della sua promessa. Considera con attenzione che la tua negligenza in questo sarebbe più abominevole di quella di chiunque altro, perché la sua tenerezza non ha chiamato nessuno con benefici simili a quelli concessi a te. Così nel giorno di questa abbondanza come nella notte della tentazione e delle tribolazioni, avrai sempre presente tale debito e lo zelo del Signore; allora i favori non ti faranno insuperbire, e le pene e le afflizioni non ti opprimeranno. Otterrai tanto se nell'uno e nell'altro stato ti rivolgerai ai precetti impressi in te, per seguirli inviolabilmente e senza tiepidezza o negligenza, ma con ogni avvertenza e perfezione. Per quanto riguarda l'amore del prossimo, applica sempre la prima regola con la quale esso si deve misurare, cioè quella di fare agli altri quanto vorresti che facessero a te. Se ti fa piacere che ti giudichino positivamente, che parlino bene di te e si comportino di conseguenza, anche tu devi fare lo stesso. Se provi amarezza quando ti offendono in qualche cosa da poco, evita anche tu di recar loro un simile torto. Se ti sembra ingiusto che essi feriscano i propri fratelli, guardati dal farlo tu, dal momento che già sai che questo non conviene alla norma della benevolenza, che si deve ad essi e che l'Altissimo comanda. Piangi, inoltre, le tue e le loro colpe perché sono contro Dio e la sua santa legge: questa è buona carità con il Signore e con loro. A mia imitazione addolorati dei tormenti altrui come dei tuoi.
11-61 Settembre 12, 1913 L’estasi della Umanità di Gesù, e l’estasi della Divina Volontà.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo pensando come Gesù benedetto ha cambiato le cose, anche venendo non resto impietrita come prima, ma appena se ne va mi sento allo stato naturale, io non so che mi è successo, e quel che è più, mi sento infastidita se mi viene il pensiero, oppure chi ha autorità su di me volesse conoscere le cose mie. Onde il buon Gesù che mi vigila ogni pensiero, e neppure uno ne vuole che nella mia mente scordasse, nel venire mi ha detto:
(2) “Figlia mia, vorresti tu forse che Io usassi funi e catene per tenerti legata? Un tempo erano necessari, ed Io con tutto amore ti tenevo avvinta e facevo il sordo a qualche tuo lamento, ricordati. Ma ora mai non le veggo più necessari, sono più di due anni che con te voglio usare catene più nobili, qual è la mia Volontà, perciò in questo tempo ti ho parlato sempre del mio Volere e degli effetti sublimi ed indescrivibili che detto Volere contiene, cui a nessuno finora ho manifestato. Guarda quanti libri vuoi e vedrai che a nessuno troverai quello che ho detto a te della mia Volontà. Ciò era necessario per disporre l’anima tua allo stato presente in cui ti trovi, dopo averti tenuto sempre con Me, lo sapevo benissimo che non avresti potuto durarla a soffrire la mancanza della mia presenza continua se non avessi sostituito una cosa mia stessa, che invadendoti tutta l’anima tua, doveva tenerti rapita, più che non facesse la stessa mia presenza, sostituendosi la mia Volontà a tenerti rapito ogni tuo pensiero, affetto, desiderio, parola, tanto, che la tua lingua parla della mia Volontà con tale eloquenza ed entusiasmo, perché è rapita dal mio Volere. Perciò tu senti fastidio quando sei domandata, e come, e perché Gesù non viene come prima, perché sei rapita dalla mia Volontà, e l’anima tua soffre quando ti vogliono rompere il dolce incanto del mio Volere”.
(3) Ed io: “Gesù, che dici? Vattene, vattene, sono le mie cattiverie che mi hanno ridotto in questo stato”. Gesù ha sorriso nel sentirsi dire “vattene”, e stringendomi più a Sé ha soggiunto:
(4) “Non posso andarmene, posso forse separarmi dalla mia Volontà? Se tu tieni la mia Volontà debbo starmi sempre con te, il mio Volere ed Io siamo uno solo, non siamo due, ma andiamo ai fatti, dimmi, quali sono queste tue cattiverie? “.
(5) Ed io: “Amor mio, non lo so, Tu stesso lo hai detto, che la tua Volontà mi tiene rapita, come posso conoscerle? “.
(6) E Gesù: “Ah! non le conosci? ”
(7) Ed io: “Non posso conoscerle, perché Tu mi tieni sempre sopra e non mi dai tempo a pensare a me stessa, e nell’atto che voglio pensare a me, Tu or mi rimproveri severamente, fino a dirmi che dovrei vergognarmi di far ciò, ora amorosamente col tirarmi a Te con tale forza, da farmi dimenticare me stessa, come posso farlo? ”
(8) E Gesù: “E se non puoi farlo significa che Io mi compiaccio più che tu non lo facessi, tenendoti la mia Volontà in luogo di tutto e vedendosi tolta qualche cosa di suo, perciò ti sta sopra e t’impedisce di pensare a te stessa, sapendo che dove tiene in tutto il luogo il mio Volere, cattiverie non ci possono essere. Perciò, geloso mantengo la sentinella”.
(9) Ed io: “Gesù, mi burli? ”
(10) E Gesù: “Figlia mia, mi costringi a farmi parlare per farti capire le cose come stanno. Senti, per farti giungere ad un punto sì nobile e divino, Io ho fatto con te come due amanti che si amano fino alla follia. Mai tu avresti amato tanto la mia Volontà se non mi avessi conosciuto, perciò prima ti ho dato l’estasi della mia Umanità, affinché conoscendo chi sono, tu mi hai amato, e per tirarti tutto il tuo amore ho usato con te tanti stratagemmi d’amore, e tu li ricordi, non è necessario che te ne faccia l’elenco. Ora, dopo averti tirato ben bene ad amare la mia persona, tu sei stata presa dalla mia Volontà, e l’ami, e non potendo stare senza di Me dopo tanto tempo, come se fossimo vissuti insieme, era necessario che l’estasi della mia Volontà ti tenesse luogo della mia Umanità, e tutto ciò che ho fatto prima sono state grazie per disporti all’estasi della mia Volontà, perché quando Io dispongo un’anima a vivere in modo più alto nella mia Volontà, sono costretto a manifestarmi per infondere grazie sì grandi”.
(11) Ed io sorpresa ho detto: “Che dici, oh! Gesù? Come, la tua Volontà è estasi? ”
(12) “Sì, vera e perfetta estasi è il mio Volere, e allora tu rompi questa estasi quando vuoi pensare a te, ma Io non te la do vinta, quindi i tempi che volgono grandi castighi verranno, sebbene tu non ci credi, li crederai tu e chi ti dirige quando li sentirete, perciò è necessario che l’estasi della mia Umanità sia interrotta, ma non del tutto, altrimenti tu mi legheresti dappertutto, quindi farò sottentrare il dolce incanto del mio Volere per farti soffrire anche meno nel vedere i castighi”.