Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 6° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 11
1Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella.2Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato.3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: "Signore, ecco, il tuo amico è malato".
4All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato".5Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.6Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava.7Poi, disse ai discepoli: "Andiamo di nuovo in Giudea!".8I discepoli gli dissero: "Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?".9Gesù rispose: "Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo;10ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce".11Così parlò e poi soggiunse loro: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo".12Gli dissero allora i discepoli: "Signore, se s'è addormentato, guarirà".13Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno.14Allora Gesù disse loro apertamente: "Lazzaro è morto15e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!".16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: "Andiamo anche noi a morire con lui!".
17Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro.18Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello.20Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa.21Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!22Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà".23Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".24Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell'ultimo giorno".25Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;26chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".27Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo".
28Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".29Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui.30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro.31Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: "Va al sepolcro per piangere là".32Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!".33Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse:34"Dove l'avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!".35Gesù scoppiò in pianto.36Dissero allora i Giudei: "Vedi come lo amava!".37Ma alcuni di loro dissero: "Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?".
38Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra.39Disse Gesù: "Togliete la pietra!". Gli rispose Marta, la sorella del morto: "Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni".40Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?".41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato.42Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato".43E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!".44Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".
45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.46Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.47Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: "Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni.48Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione".49Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: "Voi non capite nulla50e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera".51Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione52e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.53Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
54Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.
55Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi.56Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: "Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?".57Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo.
Primo libro delle Cronache 6
1(16)Figli di Levi: Gherson, Keat e Merari.2(17)Questi sono i nomi dei figli di Gherson: Libni e Simei.3(18)Figli di Keat: Amram, Izear, Ebron e Uzzièl.4(19)Figli di Merari: Macli e Musi; queste sono le famiglie di Levi secondo i loro casati.
5(20)Gherson ebbe per figlio Libni, di cui fu figlio Iacàt, di cui fu figlio Zimma,6(21)di cui fu figlio Ioach, di cui fu figlio Iddo, di cui fu figlio Zerach, di cui fu figlio Ieotrai.
7(22)Figli di Keat: Amminadàb, di cui fu figlio Core, di cui fu figlio Assir,8(23)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Abiasaf, di cui fu figlio Assir,9(24)di cui fu figlio Tacat, di cui fu figlio Urièl, di cui fu figlio Ozia, di cui fu figlio Saul.10(25)Figli di Elkana: Amasai e Achimòt,11(26)di cui fu figlio Elkana, di cui fu figlio Sufai, di cui fu figlio Nacat,12(27)di cui fu figlio Eliàb, di cui fu figlio Ierocàm, di cui fu figlio Elkana.13(28)Figli di Samuele: Gioele primogenito e Abia secondo.
14(29)Figli di Merari: Macli, di cui fu figlio Libni, di cui fu figlio Simei, di cui fu figlio Uzza,15(30)di cui fu figlio Simeà, di cui fu figlio Agghìa, di cui fu figlio Asaià.
16(31)Ecco coloro ai quali Davide affidò la direzione del canto nel tempio dopo che l'arca aveva trovato una sistemazione.17(32)Essi esercitarono l'ufficio di cantori davanti alla Dimora della tenda del convegno finché Salomone non costruì il tempio in Gerusalemme. Nel servizio si attenevano alla regola fissata per loro.
18(33)Questi furono gli incaricati e questi i loro figli. Dei Keatiti: Eman il cantore, figlio di Gioele, figlio di Samuele,19(34)figlio di Elkana, figlio di Ierocàm, figlio di Elièl, figlio di Toach,20(35)figlio di Zuf, figlio di Elkana, figlio di Macat, figlio di Amasài,21(36)figlio di Elkana, figlio di Gioele, figlio di Azaria, figlio di Sofonia,22(37)figlio di Tacat, figlio di Assir, figlio di Abiasaf, figlio di Core,23(38)figlio di Izear, figlio di Keat, figlio di Levi, figlio di Israele.
24(39)Suo collega era Asaf, che stava alla sua destra: Asaf, figlio di Berechia, figlio di Simeà,25(40)figlio di Michele, figlio di Baasea, figlio di Malchia,26(41)figlio di Etni, figlio di Zerach, figlio di Adaià,27(42)figlio di Etan, figlio di Zimma, figlio di Simei,28(43)figlio di Iacat, figlio di Gherson, figlio di Levi.
29(44)I figli di Merari, loro colleghi, che stavano alla sinistra, erano Etan, figlio di Kisi, figlio di Abdi, figlio di Malluch,30(45)figlio di Casabià, figlio di Amasia, figlio di Chilkia,31(46)figlio di Amsi, figlio di Bani, figlio di Semer,32(47)figlio di Macli, figlio di Musi, figlio di Merari, figlio di Levi.
33(48)I loro colleghi leviti, erano addetti a ogni servizio della Dimora nel tempio.34(49)Aronne e i suoi figli presentavano le offerte sull'altare dell'olocausto e sull'altare dell'incenso, curavano tutto il servizio nel Santo dei santi e compivano il sacrificio espiatorio per Israele secondo quanto aveva comandato Mosè, servo di Dio.
35(50)Questi sono i figli di Aronne: Eleàzaro, di cui fu figlio Pincas, di cui fu figlio Abisuà,36(51)di cui fu figlio Bukki, di cui fu figlio Uzzi, di cui fu figlio Zerachia,37(52)di cui fu figlio Meraiòt, di cui fu figlio Amaria, di cui fu figlio Achitòb,38(53)di cui fu figlio Zadòk, di cui fu figlio Achimàaz.
39(54)Queste sono le loro residenze, secondo le loro circoscrizioni nei loro territori. Ai figli di Aronne della famiglia dei Keatiti, che furono sorteggiati per primi,40(55)fu assegnata Ebron nel paese di Giuda con i pascoli vicini,41(56)ma il territorio della città e i suoi villaggi furono assegnati a Caleb, figlio di Iefunne.42(57)Ai figli di Aronne furono assegnate Ebron, città di rifugio, Libna con i pascoli, Iattir, Estemoà con i pascoli,43(58)Chilez con i pascoli, Debir con i pascoli,44(59)Asan con i pascoli, Bet-Sèmes con i pascoli45(60)e, nella tribù di Beniamino, Gheba con i pascoli, Alèmet con i pascoli, Anatòt con i pascoli. Totale: tredici città con i loro pascoli.
46(61)Agli altri figli di Keat, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dieci città prese dalla tribù di Èfraim, dalla tribù di Dan e da metà della tribù di Manàsse.47(62)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie, furono assegnate tredici città prese dalla tribù di Ìssacar, dalla tribù di Aser, dalla tribù di Nèftali e dalla tribù di Manàsse in Basàn.48(63)Ai figli di Merari, secondo le loro famiglie, furono assegnate in sorte dodici città prese dalla tribù di Ruben, dalla tribù di Gad e dalla tribù di Zàbulon.
49(64)Gli Israeliti assegnarono ai leviti queste città con i pascoli.50(65)Le suddette città prese dalle tribù dei figli di Giuda, dei figli di Simeone e dei figli di Beniamino, le assegnarono in sorte dando loro il relativo nome.
51(66)Alle famiglie dei figli di Keat furono assegnate in sorte città appartenenti alla tribù di Èfraim.52(67)Assegnarono loro Sichem città di rifugio, con i suoi pascoli, sulle montagne di Èfraim, Ghezer con i pascoli,53(68)Iokmeàm con i pascoli, Bet-Coròn con i pascoli,54(69)Aialòn con i pascoli, Gat-Rimmòn con i pascoli55(70)e, da metà della tribù di Manàsse, Taanach con i pascoli, Ibleàm con i pascoli. Le suddette città erano per la famiglia degli altri figli di Keat.
56(71)Ai figli di Gherson, secondo le loro famiglie assegnarono in sorte dalla metà della tribù di Manàsse: Golan in Basàn con i pascoli e Asaròt con i pascoli;57(72)dalla tribù di Ìssacar: Kedes con i pascoli, Daberat con i pascoli,58(73)Iarmut con i pascoli e Anem con i pascoli;59(74)dalla tribù di Aser: Masal con i pascoli, Abdon con i pascoli,60(75)Cukok con i pascoli e Recob con i pascoli;61(76)dalla tribù di Nèftali: Kedes di Galilea con i pascoli, Cammòn con i pascoli e Kiriatàim con i pascoli.
62(77)Agli altri figli di Merari della tribù di Zàbulon furono assegnate: Rimmòn con i pascoli e Tabor con i pascoli;63(78)oltre il Giordano di Gèrico, a oriente del Giordano, dalla tribù di Ruben: Bezer nel deserto con i pascoli, Iaza con i pascoli,64(79)Kedemòt con i pascoli, Mefaàt con i pascoli;65(80)della tribù di Gad: Ramot di Gàlaad con i pascoli, Macanàim con i pascoli,66(81)Chesbon con i pascoli e Iazer con i pascoli.
Salmi 145
1'Lodi. Di Davide.'
Alef. O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome
in eterno e per sempre.
2Bet. Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.
3Ghimel. Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
4Dalet. Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
5He. Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.
6Vau. Dicono la stupenda tua potenza
e parlano della tua grandezza.
7Zain. Diffondono il ricordo della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia.
8Het. Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
9Tet. Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
10Iod. Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
11Caf. Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
12Lamed. per manifestare agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
13Mem. Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende ad ogni generazione.
14Samech. Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
15Ain. Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
16Pe. Tu apri la tua mano
e sazi la fame di ogni vivente.
17Sade. Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
18Kof. Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.
19Res. Appaga il desiderio di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
20Sin. Il Signore protegge quanti lo amano,
ma disperde tutti gli empi.
21Tau. Canti la mia bocca la lode del Signore
e ogni vivente benedica il suo nome santo,
in eterno e sempre.
Salmi 131
1'Canto delle ascensioni. Di Davide.'
Signore, non si inorgoglisce il mio cuore
e non si leva con superbia il mio sguardo;
non vado in cerca di cose grandi,
superiori alle mie forze.
2Io sono tranquillo e sereno
come bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è l'anima mia.
3Speri Israele nel Signore,
ora e sempre.
Daniele 3
1Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
2Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
3I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla statua fatta erigere dal re.
4Un banditore gridò ad alta voce: "Popoli, nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
5Quando voi udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.6Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente".
7Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo, del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
8Però in quel momento alcuni Caldei si fecero avanti per accusare i Giudei9e andarono a dire al re Nabucodònosor: "Re, vivi per sempre!10Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e adorare la statua d'oro:11chiunque non si prostrerà per adorarla, sia gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
12Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dèi e non adorano la statua d'oro che tu hai fatto innalzare".
13Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza del re.14Nabucodònosor disse loro: "È vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi non servite i miei dèi e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?15Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene; altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?".
16Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re Nabucodònosor: "Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in proposito;17sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.18Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto".19Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace sette volte più del solito.20Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.21Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari, turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco acceso.
22Ma quegli uomini, che dietro il severo comando del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,23nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano legati nella fornace con il fuoco acceso.
24Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme, lodavano Dio e benedicevano il Signore.
25Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
26"Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
27Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
28Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto questo
a causa dei nostri peccati,
29poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
30non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
31Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto giudizio:
32ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
33Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
34Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
35non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
36ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
37Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
38Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primiziee trovar misericordia.
39Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
40Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano in te.
41Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
42Fa' con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
43Salvaci con i tuoi prodigi,
da' gloria, Signore, al tuo nome.
44Siano invece confusi quanti fanno il male ai tuoi servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
45Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra".
46I servi del re, che li avevano gettati dentro, non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e sarmenti.47La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace48e uscendo bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.49Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco50e rese l'interno della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna molestia.
51Allora quei tre giovani, a una sola voce, si misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
52"Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
53Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
54Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
55Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
56Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
57Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
58Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
59Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
60Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
61Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
62Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
63Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
64Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
65Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
66Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
67Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
68Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
69Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
70Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
71Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
72Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
73Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
74Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
75Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
76Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
77Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
78Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
79Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
80Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
81Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
82Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
83Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
84Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
85Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
86Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
87Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
88Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
89Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
90Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dèi,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre".
91Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: "Non abbiamo noi gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?". "Certo, o re", risposero.
92Egli soggiunse: "Ecco, io vedo quattro uomini sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dèi".
93Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: "Sadràch, Mesàch, Abdènego, servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori". Allora Sadràch, Mesàch e Abdènego uscirono dal fuoco.
94Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
95Nabucodònosor prese a dire: "Benedetto il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il loro Dio.
96Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo, nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare".
97Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
98Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!99M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
100Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
Lettera agli Ebrei 7
1Questo 'Melchìsedek' infatti, 're di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re' e 'lo benedisse';2'a lui Abramo' diede 'la decima di ogni cosa'; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche 're di Salem', cioè re di pace.3Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno.
4Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.5In verità anche quelli dei figli di Levi, che assumono il sacerdozio, hanno il mandato di riscuotere, secondo la legge, la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure discendenti da Abramo.6Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima da Abramo e benedisse colui che era depositario della promessa.7Ora, senza dubbio, è l'inferiore che è benedetto dal superiore.8Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là invece le riscuote uno di cui si attesta che vive.9Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo:10egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando 'gli venne incontro Melchìsedek'.
11Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico - sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge - che bisogno c'era che sorgesse un altro sacerdote 'alla maniera di Melchìsedek', e non invece 'alla maniera' di Aronne?12Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge.13Questo si dice di chi è appartenuto a un'altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all'altare.14È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.
15Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, 'a somiglianza di Melchìsedek', sorge un altro 'sacerdote',16che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile.17Gli è resa infatti questa testimonianza:
'Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek'.
18Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità -19la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.
20Inoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti diventavano sacerdoti senza giuramento;21 costui al contrario con un giuramento di colui che gli ha detto:
'Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre'.
22Per questo, Gesù è diventato garante di un'alleanza migliore.
23Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo;24egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.25Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.
26Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;27egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo se stesso.28La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti all'umana debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce il Figlio che è stato reso perfetto in eterno.
Capitolo XXI: In Dio, al di sopra di ogni bene e di ogni dono, dobbiamo trovare la nostra pace
Leggilo nella Biblioteca1. O anima mia, in ogni cosa e al di sopra di ogni cosa, troverai riposo, sempre, nel Signore, perché lui stesso costituisce la pace dei santi, in eterno. Dammi, dolcissimo e amabilissimo Gesù, di trovare quiete in te. In te, al di sopra di ogni creatura, di ogni ben e di ogni bellezza; al di sopra di ogni gloria ed onore, potere e autorità; al di sopra di tutto il sapere, il più penetrante; al di sopra di ogni ricchezza e capacità; al di sopra di ogni letizia e gioia, e di ogni fama e stima degli uomini; al di sopra di ogni dolcezza, consolazione, speranza o promessa umana; al di sopra di ogni ambita ricompensa, di ogni dono o favore che, dall'alto, tu possa concedere; al di sopra di ogni motivo di gaudio e di giubilo, che mente umana possa concepire e provare; infine, al di sopra degli Angeli, degli Arcangeli e di tutte le schiere celesti, al di sopra delle cose visibili e delle cose invisibili, e di tutto ciò che non sia tu, Dio mio. In verità, o Signore mio Dio, tu sei eccellentissimo su ogni cosa; tu solo sei l'altissimo e l'onnipotente; tu solo dai ogni appagamento e pienezza e ogni dolcezza e conforto; tu solo sei tutta la bellezza e l'amabilità; tu solo sei, più d'ogni cosa, ricco di nobiltà e di gloria; in te sono, furono sempre e saranno, tutti quanti i beni, compiutamente. Perciò, qualunque cosa tu mi dia, che non sia te stesso, qualunque cosa tu mi riveli di te, o mi prometta, senza che io possa contemplare o pienamente possedere te, è ben poco e non mi appaga. Ché, in verità, il mio cuore non può realmente trovare quiete, e totale soddisfazione se non riposi in te, portandosi più in alto di ogni dono e di ogni creatura.
2. Cristo Gesù, mio sposo tanto amato, amico vero, signore di tutte le creature, chi mi darà ali di vera libertà, per volare e giungere a posarmi in te? Quando mi sarà dato di essere completamente libero da me stesso e di contemplare la tua soavità, o Signore mio Dio? Quando mi raccoglierò interamente in te, cosicché, per amor tuo, non mi accorga di me stesso, ma soltanto di te, al di là del limite di ogni nostro sentire e in un modo che non tutti conoscono? Ma eccomi qui ora a piangere continuamente e a portare dolorosamente la mia infelicità. Giacché, in questa valle di miserie, molti mali mi si parano innanzi: sovente mi turbano, mi rattristano e mi ottenebrano; sovente mi intralciano il cammino o me ne distolgono, tenendomi legato e impacciato, tanto da non poter accostarmi liberamente a te, a godere del gioioso abbraccio, costantemente aperto agli spiriti beati. Che il mio sospiro e la grande e varia desolazione di questo mondo abbiano a commuoverti, o Gesù, splendore di eterna gloria, conforto dell'anima pellegrina. A te è rivolta la mia faccia; senza che io dica nulla, è il mio silenzio che ti parla. Fino a quando tarderà a venire il mio Signore? Venga a me, che sono il suo poverello, e mi dia letizia; stenda la sua mano e strappi me misera da ogni angustia. Vieni, vieni: senza di te non ci sarà una sola giornata, anzi una sola ora, gioiosa, perché la mia gioia sei tu, e vuota è la mia mensa senza di te. Un pover'uomo, io sono, quasi chiuso in un carcere e caricato di catene, fino a che tu non mi abbia rifatto di nuovo, con la tua presenza illuminante, mostrandomi un volto benevolo, e fino a che tu non mi abbia ridato la libertà. Vadano altri cercando altra cosa, invece di te, dovunque loro piaccia. Quanto a me, nulla mi è ora gradito, nulla mi sarà mai gradito, fuori di te, mio Dio, mia speranza e salvezza eterna. Né tacerò, o smetterò di supplicare, fino a che non torni a me la tua grazia e la tua parola non si faccia sentire dentro di me.
3. Ecco, sono qua; eccomi a te, che mi hai invocato. Le tue lacrime, il desiderio dell'anima tua, la tua umiliazione e il pentimento del tuo cuore mi hanno piegato e mi hanno fatto avvicinare a te. Dicevo io allora: ti avevo invocato, Signore, avevo desiderato di godere di te, pronto a rinunciare ad ogni cosa per te; ma eri stato tu, per primo, che mi avevi mosso a cercarti. Sii dunque benedetto, o Signore, tu che hai usato tale bontà con questo tuo servo, secondo la grandezza della tua misericordia. Che cosa mai potrà dire ancora, al tuo cospetto, il tuo servo, se non parole di grande umiliazione dinanzi a te, sempre ricordandosi della propria iniquità e della propria bassezza? Non c'è, infatti, tra tutte le meraviglie del cielo e della terra, cosa alcuna che ti possa somigliare. Le tue opere sono perfette, e giusti i tuoi comandi; per la tua provvidenza si reggono tutte le cose. Sia, dunque, lode e gloria a te, o sapienza del Padre. La mia bocca, la mia anima e insieme tutte le cose create ti esaltino e ti benedicano.
LETTERA 124:Agostino si scusa con Albina, Piniano e Melania, rifugiatisi a Tagaste, di non esser potuto andarli a visitare non tanto a causa dei rigori invernali quanto per le preoccupanti condizioni della diocesi d'Ippona.
Lettere - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaScritta nella primavera del 410/411.
Agostino si scusa con Albina, Piniano e Melania, rifugiatisi a Tagaste, di non esser potuto andarli a visitare non tanto a causa dei rigori invernali (n. 1) quanto per le preoccupanti condizioni della diocesi d'Ippona (n. 2).
AGOSTINO, INVIA CRISTIANI SALUTI AD ALBINA, A PINIANO E A MELANIA, SUOI ILLUSTRI SIGNORI E FRATELLI NEL SIGNORE, CARISSIMI E AMATISSIMI PER LA LORO SANTITA'
Viva brama di incontrare gli amici.
1. Pur non potendo sopportare il freddo per il mio cagionevole stato di salute o per la mia costituzione naturale, tuttavia non ho mai avuto da soffrir tanto ardore quanto in quest'inverno rigidissimo per la pena che non m'è stato possibile, non dirò venire ma correre da voi per i quali avrei dovuto varcare a volo i mari dal momento che risiedete tanto vicino e venite da tanto lontano per vedere noi. La Santità vostra forse potrebbe credere che la rigidezza dell'inverno sia stata davvero l'unica causa della mia pena; ma non è così, miei dilettissimi. Quali disagi e molestie e perfino quali rischi inerenti a siffatte piogge dirotte io non avrei dovuto affrontare e sopportare per recarmi da voi i quali mi siete di tanto conforto in sì gravi sciagure? Voi, dico, i quali, in mezzo a questa generazione sviata e pervertita, splendete come luci 1 fiammanti, accese da Colui ch'è la luce superna, sublimi per aver accettato l'umiltà e più splendenti per aver disprezzato lo splendore mondano! Io avrei goduto ad un tempo della gioia spirituale della mia patria carnale, che ha meritato di godere anche della vostra presenza. Essa, mentre voi eravate assenti, nel sentir parlare di quel che siete per nascita e di quel che siete poi diventati per grazia di Cristo, sebbene lo credesse spinta dalla carità, nondimeno non osava forse divulgarlo per timore che non venisse creduto.
I fedeli d'Ippona sobillati dagli scismatici.
2. Vi dirò dunque perché non son potuto venire e da quali avversità sono stato impedito dal provare una si grande felicità; ve lo dirò per meritare non solo il vostro perdono ma anche, per mezzo delle vostre preghiere, la misericordia di Colui in virtù del quale voi vivete al suo servizio. I fedeli d'Ippona, al cui servizio m'ha assegnato il Signore, i quali in gran parte o quasi nella totalità sono così deboli da rischiare d'ammalarsi gravemente per un'afflizione anche più lieve, sono ora colpiti da una tribolazione tanto grande che, quand'anche non fossero tanto deboli, potrebbero a malapena sopportarla con fortezza di spirito. Solo quando son tornato, li ho trovati scandalizzati della mia assenza con loro gravissimo pericolo. Grazie alle vostre assennate parole (e mi rallegro nel Signore della vostra vigoria spirituale) i fedeli d'Ippona comprendono ciò ch'è stato detto: Chi si ammala senza che mi ammali anch'io? Chi si scandalizza senza che anch'io mi senta bruciare di dolore? 2 Sono afflitto soprattutto perché vi sono qui molti i quali, col distoglierci l'animo di tutti coloro dai quali ci par d'essere amati, tentano di farli insorgere contro di noi per preparare nel loro cuore un posto per il diavolo. Mentre poi sono sdegnati contro di noi, che facciamo ogni sforzo per condurli a salvezza, hanno l'ambizioso disegno di punirci, che in realtà è per essi voluttà di morire non già nel corpo ma nell'anima, dove la morte spirituale si avverte segretamente per il suo fetore ancor prima che venga avvertita dal nostro pensiero. Voi senza dubbio perdonerete volentieri questa mia ansiosa preoccupazione, specialmente perché, se vi adiraste e desideraste vendicarvi, non trovereste forse un tormento maggiore di quello che soffro io sapendovi a Tagaste senza potervi vedere. Io però spero che, aiutato dalle vostre preghiere, quando non vi saranno più gli ostacoli che ora me lo impediscono, mi sarà concesso di venire al più presto da voi in qualunque parte dell'Africa vi troviate, salvo che questa città, nella quale provo tanti travagli, non sia degna di allietarsi con me della vostra presenza, poiché neppure io oso crederla degna.
1 - Fil 2, 15; cf. Dt 3, 5.
2 - 2 Cor 11, 29.
La storia dei tre alberi
Altri autori -
Leggilo nella BibliotecaC'erano una volta tre alberi, che crescevano l'uno accanto all'altro
nel bosco.
Erano amici. E come quasi tutti gli amici, anche loro chiacchieravano
tanto. E come quasi tutti gli amici, anche loro erano molto diversi,
nonostante crescessero nello stesso posto e fossero tutti all'incirca
della stessa altezza. Il primo albero amava la bellezza. Il secondo
albero amava l'avventura. E il terzo albero amava Dio.
Un giorno, gli alberi parlavano di ciò che sarebbero voluti diventare
da grandi.
«Quando sarò grande, vorrei essere un baule intagliato, di quelli dove
si conservano i tesori, pieno di gioielli scintillanti», disse il primo
albero. Il secondo albero non pensava a cose del genere. «Quando sarò
grande, vorrei essere un potente veliero», disse. «Insieme al capitano,
un grande esploratore, scoprirò nuove terre.» Nel frattempo, il terzo
albero scuoteva i rami. «Io non vorrei essere trasformato in niente»,
disse. «Vorrei restare esattamente qui dove sono e diventare ogni anno
sempre più alto. Vorrei diventare l'albero più alto della foresta. E
quando gli uomini mi guarderanno, li farò pensare a Dio.»
Passarono gli anni e un giorno nella foresta arrivarono tre boscaioli.
«Finalmente!», gridò il primo albero, quando il primo boscaiolo lo
abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un baule di tesori si
realizzerà.»
«Splendido!», gridò il secondo albero, quando il secondo boscaiolo lo
abbatté. «Ora il mio sogno di diventare un veliero si potrà
realizzare.»
«Oh no!», gridò il terzo albero, quando il terzo boscaiolo lo abbatté.
«Ora non potrò parlare agli uomini di Dio.»
I boscaioli portarono via i tre alberi. E per due di loro il futuro era
carico di promesse. Ma non ci volle molto perché tutti e tre dovessero
seppellire i loro sogni. Anziché essere trasformato in un bel baule di
tesori, il primo albero diventò una brutta mangiatoia per animali.
Anziché un agile veliero, il secondo albero diventò un semplice
peschereccio. E del terzo albero non fecero niente. Fu tagliato in
assi, che furono lasciate in una pila nel giardino del falegname.
La vita continuò. Gli anni passarono. E piano piano, i tre alberi
impararono a convivere con i loro sogni infranti.
Poi, una notte, la vita del primo albero cambiò repentinamente. Nacque
un bambino, con tutta evidenza non un bambino comune. Gli angeli
cantarono, pastori vennero a visitarlo. Indovina quale mangiatoia usò
come culla la madre del bambino? Quando il primo albero capì che cosa
era successo, il suo cuore si riempì di gioia. «I miei sogni si sono
realizzati», disse. «Non sono stato riempito d'oro e di gioielli, ma ho
portato il più prezioso tesoro del mondo.»
Passarono molti altri anni, in tutto circa trenta, e un giorno, infine,
anche la vita del secondo albero cambiò. Era fuori, in mezzo al mare,
quando si scatenò una tempesta terribile. Il vento soffiava
violentemente e le onde erano tanto alte che la barchetta era persuasa
di affondare. Ma a quel punto accadde qualcosa di incredibile. Uno
degli uomini che essa trasportava, si alzò. «Taci, calmati!», disse al
vento e alle onde. Ed essi obbedirono. Quando il secondo albero afferrò
ciò che era accaduto, anche il suo cuore si riempì di gioia. «I miei
sogni si sono realizzati», disse. «Non ho trasportato un grande
esploratore, ma ho trasportato il Creatore del cielo e della terra.»
Non molto tempo dopo, anche la vita del terzo albero subì un
cambiamento.
Arrivò un falegname e lo portò via. Con sua grande costernazione, però,
non fu lavorato per farne qualcosa di bello. Non ne fecero neppure
qualcosa di utile. Invece, ne fu fatta una grezza croce di legno.
«Questo è il tipo di croce sulla quale i soldati crocifiggono i
criminali», pensò l'albero, sconvolto. E in effetti fu trasportato sul
luogo dell'esecuzione. Là, in cima ad una collina fu inchiodato sopra
le sue travi un uomo condannato a morte. Per la verità sarebbe dovuto
essere il giorno più brutto della vita dell'albero, ma l'uomo
inchiodato sulla croce non era un comune criminale che doveva pagare la
pena dei suoi delitti. Era un innocente, Gesù Cristo, figlio di Dio,
che moriva per i peccati del mondo. E quando il terzo albero capì ciò
che era successo, il suo cuore esultò di gioia. «I miei sogni si sono
realizzati», disse. «Non diventerò l'albero più alto del bosco, ma sarò
la croce che farà pensare gli uomini a Gesù Cristo.»
13 settembre 1942
Madre Pierina Micheli
Fu giornata di soave dolcezza... Al mattino tre Sante Messe... Alle dieci la Vestizione di sei probandini e la Professione di tre Novizi. La funzione si svolse in una santa unzione, grandezza, e soavità; furono ore di santa emozione... S. Silvestro fu presente vicino al Padre per tutto il tempo delle cerimonie e del Santo Sacrificio... Quando i Novizi si presentarono al Padre, S. Silvestro a ciascuno poggiò la mano sul capo e benedisse... Che avranno provato quelle care anime, se io al solo vedere, gustavo delizie di Paradiso...
Fu giorno di preghiera, lo passammo quasi tutto in Chiesa, vicino a S. Silvestro.
Verso sera il Padre venne in Chiesa, e ci attendeva un'altra gioia. Ci mostrò la cassa ove S. Silvestro fu posto alla morte, e ci permise di mettere dentro la testa, che invece di poggiare sul legno si trovò a contatto del Santo e... fui bruscamente richiamata alla terra... ma, quale soavità...