Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Tutto è bene, quando si cerca soltanto la volontà  di Gesù. (Santa Teresina di Lisieux)

Liturgia delle Ore - Letture

Sabato della 6° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Marco 10

1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.

17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".

28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".

32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".

35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".

41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.


Genesi 25

1Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura.2Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach.3Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i Leummim.4I figli di Madian furono Efa, Efer, Enoch, Abida ed Eldaa. Tutti questi sono i figli di Chetura.
5Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco.6Quanto invece ai figli delle concubine, che Abramo aveva avute, diede loro doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale.
7La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni.8Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati.9Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Zocar, l'Hittita, di fronte a Mamre.10È appunto il campo che Abramo aveva comperato dagli Hittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara.11Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roi.
12Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara.
13Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl, Mibsam,14Misma, Duma, Massa,15Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma.16Questi sono gli Ismaeliti e questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici principi delle rispettive tribù.17La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi morì e si riunì ai suoi antenati.18Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur; egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli.
19Questa è la discendenza di Isacco, figlio di Abramo. Abramo aveva generato Isacco.20Isacco aveva quarant'anni quando si prese in moglie Rebecca, figlia di Betuèl l'Arameo, da Paddan-Aram, e sorella di Làbano l'Arameo.21Isacco supplicò il Signore per sua moglie, perché essa era sterile e il Signore lo esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta.22Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: "Se è così, perché questo?". Andò a consultare il Signore.23Il Signore le rispose:

"Due nazioni sono nel tuo seno
e due popoli dal tuo grembo si disperderanno;
un popolo sarà più forte dell'altro
e il maggiore servirà il più piccolo".

24Quando poi si compì per lei il tempo di partorire, ecco due gemelli erano nel suo grembo.25Uscì il primo, rossiccio e tutto come un mantello di pelo, e fu chiamato Esaù.26Subito dopo, uscì il fratello e teneva in mano il calcagno di Esaù; fu chiamato Giacobbe. Isacco aveva sessant'anni quando essi nacquero.
27I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende.28Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe.
29Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra di lenticchie; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito.30Disse a Giacobbe: "Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa, perché io sono sfinito" - Per questo fu chiamato Edom -.31Giacobbe disse: "Vendimi subito la tua primogenitura".32Rispose Esaù: "Ecco sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?".33Giacobbe allora disse: "Giuramelo subito". Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe.34Giacobbe diede ad Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.


Proverbi 1

1Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele,
2per conoscere la sapienza e la disciplina,
per capire i detti profondi,
3per acquistare un'istruzione illuminata,
equità, giustizia e rettitudine,
4per dare agli inesperti l'accortezza,
ai giovani conoscenza e riflessione.
5Ascolti il saggio e aumenterà il sapere,
e l'uomo accorto acquisterà il dono del consiglio,
6per comprendere proverbi e allegorie,
le massime dei saggi e i loro enigmi.
7Il timore del Signore è il principio della scienza;
gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione.

8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre
e non disprezzare l'insegnamento di tua madre,
9perché saranno una corona graziosa sul tuo capo
e monili per il tuo collo.
10Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare,
non acconsentire!
11Se ti dicono: "Vieni con noi,
complottiamo per spargere sangue,
insidiamo impunemente l'innocente,
12inghiottiamoli vivi come gli inferi,
interi, come coloro che scendon nella fossa;
13troveremo ogni specie di beni preziosi,
riempiremo di bottino le nostre case;
14tu getterai la sorte insieme con noi,
una sola borsa avremo in comune",
15figlio mio, non andare per la loro strada,
tieni lontano il piede dai loro sentieri!
16I loro passi infatti corrono verso il male
e si affrettano a spargere il sangue.
17Invano si tende la rete
sotto gli occhi degli uccelli.
18Ma costoro complottano contro il proprio sangue,
pongono agguati contro se stessi.
19Tale è la fine di chi si dà alla rapina;
la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.

20La Sapienza grida per le strade
nelle piazze fa udire la voce;
21dall'alto delle mura essa chiama,
pronunzia i suoi detti alle porte della città:
22"Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza
e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe
e gli sciocchi avranno in odio la scienza?
23Volgetevi alle mie esortazioni:
ecco, io effonderò il mio spirito su di voi
e vi manifesterò le mie parole.
24Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione;
25avete trascurato ogni mio consiglio
e la mia esortazione non avete accolto;
26anch'io riderò delle vostre sventure,
mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione.
28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò,
mi cercheranno, ma non mi troveranno.
29Poiché hanno odiato la sapienza
e non hanno amato il timore del Signore;
30non hanno accettato il mio consiglio
e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni;
31mangeranno il frutto della loro condotta
e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni.
32Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà
e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire;
ma chi ascolta me vivrà tranquillo
e sicuro dal timore del male".


Salmi 88

1'Canto. Salmo. Dei figli di Core.
Al maestro del coro. Su "Macalat".
Per canto. Maskil. Di Eman l'Ezraita.'

2Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
3Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio al mio lamento.

4Io sono colmo di sventure,
la mia vita è vicina alla tomba.
5Sono annoverato tra quelli che scendono nella fossa,
sono come un morto ormai privo di forza.
6È tra i morti il mio giaciglio,
sono come gli uccisi stesi nel sepolcro,
dei quali tu non conservi il ricordo
e che la tua mano ha abbandonato.

7Mi hai gettato nella fossa profonda,
nelle tenebre e nell'ombra di morte.
8Pesa su di me il tuo sdegno
e con tutti i tuoi flutti mi sommergi.

9Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo;
10si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani.

11Compi forse prodigi per i morti?
O sorgono le ombre a darti lode?
12Si celebra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà negli inferi?
13Nelle tenebre si conoscono forse i tuoi prodigi,
la tua giustizia nel paese dell'oblio?

14Ma io a te, Signore, grido aiuto,
e al mattino giunge a te la mia preghiera.
15Perché, Signore, mi respingi,
perché mi nascondi il tuo volto?
16Sono infelice e morente dall'infanzia,
sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori.
17Sopra di me è passata la tua ira,
i tuoi spaventi mi hanno annientato,
18mi circondano come acqua tutto il giorno,
tutti insieme mi avvolgono.
19Hai allontanato da me amici e conoscenti,
mi sono compagne solo le tenebre.


Ezechiele 41

1M'introdusse poi nel santuario e misurò i pilastri: erano larghi sei cubiti da una parte e sei cubiti dall'altra.2La porta era larga dieci cubiti e i lati della porta cinque cubiti da una parte e cinque cubiti dall'altra. Misurò quindi il santuario: era lungo quaranta cubiti e largo venti.

3Andò poi nell'interno e misurò i pilastri della porta, due cubiti, e la porta, sei cubiti; la larghezza della porta, sette cubiti.4Ne misurò ancora la lunghezza, venti cubiti e la larghezza, davanti al santuario, venti cubiti, poi mi disse: "Questo è il Santo dei santi".

5Misurò poi il muro del tempio, sei cubiti; poi la larghezza dell'edificio laterale, quattro cubiti, intorno al tempio.6Le celle laterali erano una sull'altra, trenta per tre piani. Per le celle all'intorno, c'erano, nel muro del tempio, rientranze in modo che fossero collegate fra di loro, ma non collegate al muro del tempio.7Salendo da un piano all'altro l'ampiezza delle celle aumentava, perciò la costruzione era più larga verso l'alto. Dal piano inferiore si poteva salire al piano di mezzo e da questo a quello più alto.8Io vidi intorno al tempio una elevazione. I fondamenti dell'edificio laterale erano di una canna intera di sei cubiti.9La larghezza del muro esterno dell'edificio laterale era di cinque cubiti, come quella dello spazio rimanente. Fra l'edificio laterale del tempio10e le stanze c'era una larghezza di venti cubiti intorno al tempio.11Le porte dell'edificio laterale rimanevano sullo spazio libero; una porta dava a settentrione e una a mezzogiorno. Lo spazio libero era cinque cubiti tutt'intorno.

12La costruzione che era di fronte allo spazio libero sul lato d'occidente, aveva settanta cubiti di larghezza; il muro della costruzione era tutt'intorno dello spessore di cinque cubiti; la sua lunghezza di novanta cubiti.
13Poi misurò il tempio: lunghezza cento cubiti; lo spazio libero, edificio e sue mura, anch'essi cento cubiti.14La larghezza della facciata del tempio con lo spazio libero, cento cubiti.15Misurò ancora la larghezza dell'edificio di fronte allo spazio libero nella parte retrostante, con le gallerie di qua e di là: era cento cubiti.

L'interno del santuario, il suo vestibolo,16gli stipiti, le finestre a grate e le gallerie attorno a tutti e tre, a cominciare dalla soglia, erano rivestiti di tavole di legno, tutt'intorno, dal pavimento fino alle finestre, che erano velate.17Dalla porta, dentro e fuori del tempio e su tutte le pareti interne ed esterne erano dipinti18cherubini e palme. Fra cherubino e cherubino c'era una palma; ogni cherubino aveva due aspetti:19aspetto d'uomo verso una palma e aspetto di leone verso l'altra palma, effigiati intorno a tutto il tempio.20Da terra fino sopra la porta erano disposti cherubini e palme sulle pareti del santuario.
21Gli stipiti del santuario erano quadrangolari.

Davanti al Santo dei santi c'era come22un altare di legno, alto tre cubiti, due cubiti di lunghezza e due di larghezza. Gli angoli, la base e i lati erano di legno. Mi disse: "Questa è la tavola che sta davanti al Signore".

23Il santuario e il Santo dei santi avevano due porte ciascuno.24Ogni porta aveva due battenti e ogni battente si ripiegava in due pezzi: due per un battente e due per l'altro.25Sulle porte erano dipinti cherubini e palme come sulle pareti: un portale di legno era sulla facciata dell'atrio all'esterno.26Finestre e grate e palme erano da tutt'e due le parti, ai lati del vestibolo, alle celle annesse al tempio e agli architravi.


Lettera ai Galati 3

1O stolti Gàlati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso?2Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione?3Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne?4Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano!5Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?

6Fu così che Abramo 'ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia'.7Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede.8E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: 'In te saranno benedette tutte le genti'.9Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette.10Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: 'Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle'.11E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che 'il giusto vivrà in virtù della fede'.12Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che 'chi praticherà queste cose, vivrà per esse'.13Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: 'Maledetto chi pende dal legno',14perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

15Fratelli, ecco, vi faccio un esempio comune: un testamento legittimo, pur essendo solo un atto umano, nessuno lo dichiara nullo o vi aggiunge qualche cosa.16Ora è appunto ad Abramo e alla sua discendenza che furon fatte le promesse. Non dice la Scrittura: "e ai tuoi discendenti", come se si trattasse di molti, ma 'e alla tua discendenza', come a uno solo, cioè Cristo.17Ora io dico: un testamento stabilito in precedenza da Dio stesso, non può dichiararlo nullo una legge che è venuta quattrocentotrenta anni dopo, annullando così la promessa.18Se infatti l'eredità si ottenesse in base alla legge, non sarebbe più in base alla promessa; Dio invece concesse il suo favore ad Abramo mediante la promessa.

19Perché allora la legge? Essa fu aggiunta per le trasgressioni, fino alla venuta della 'discendenza' per la quale era stata fatta la promessa, e fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore.20Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo.21La legge è dunque contro le promesse di Dio? Impossibile! Se infatti fosse stata data una legge capace di conferire la vita, la giustificazione scaturirebbe davvero dalla legge;22la Scrittura invece ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato, perché ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo.
23Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata.24Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede.25Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo.26Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,27poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.28Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.29E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.


Capitolo XLIV: Non ci si deve attaccare alle cose esteriori

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1. O figlio, molte cose occorre che tu le ignori, considerandoti come morto su questa terra, come uno per cui il mondo intero è crocifisso; molte altre cose, occorre che tu vi passi in mezzo, senza prestare ascolto, meditando piuttosto su ciò che costituisce la tua pace. Giova di più distogliere lo sguardo da ciò che non approviamo, lasciando che ciascuno si tenga il suo parere, piuttosto che metterci in accanite discussioni. Se sarai in regola con Dio e terrai conto del suo giudizio, riporterai più facilmente la vittoria.

2. Signore, a che punto siamo arrivati? Ecco per una perdita nelle cose di questo mondo, si piange; per un piccolo guadagno ci si affatica e si corre. Invece un danno spirituale passa nell'oblio, e a stento, troppo tardi, si ritorna in sé. Ci si preoccupa di ciò che non serve a nulla o a ben poco; e ciò che è sommamente necessario lo si lascia da parte con negligenza. Giacché l'uomo inclina tutto verso le cose esteriori, e beatamente vi si acquieta, se subito non si ravvede.


LETTERA 128 I vescovi cattolici dichiarano a Marcellino che si atterranno alle condizioni prescritte dalla sua ordinanza relativa alla conferenza da tenersi coi Donatisti

Lettere - Sant'Agostino

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Scritta forse il 25 maggio del 411.

I vescovi cattolici dichiarano a Marcellino che si atterranno alle condizioni prescritte dalla sua ordinanza relativa alla conferenza da tenersi coi Donatisti (n. 1), in caso di sconfitta non esigeranno di conservare l'episcopato presso i Donatisti né lo toglieranno a quest'ultimi se essi perderanno (n. 2); si dichiarano disposti a esercitare la dignità episcopale con gli scismatici se questi torneranno all'unità cattolica (n. 3) animati dallo stesso zelo con cui cercarono di mantenere l'unità della setta col riabilitare i dissidenti vescovi Massimianisti (n. 4).

AURELIO, SILVANO E TUTTI I VESCOVI CATTOLICI A MARCELLINO, ONOREVOLE E DILETTISSIMO FIGLIO, PERSONALITA' CHIARISSIMA, ECCELLENTISSIMO CAPO DELLA CANCELLERIA IMPERIALE

Saranno osservate le prescrizioni di Marcellino.

1. Con questa lettera ti mandiamo, come ti sei degnato di esortarci, il nostro pieno consenso all'ordinanza dell'Eccellenza tua, con cui è stata assicurata la tranquillità e la quiete della nostra conferenza e il modo per manifestare e proteggere la verità: dichiariamo che siamo d'accordo sul luogo e sulla data della conferenza medesima e sul numero di coloro che vi dovranno essere presenti. Consentiamo altresì che le persone cui delegheremo l'incarico di prender parte alla conferenza firmino le loro conclusioni e che nel documento scritto, con cui affidiamo loro questo incarico e promettiamo di considerare ratificati i loro atti, non solo tu abbia le firme apposte da tutti noi, ma che esse siano apposte sotto i tuoi occhi. Avvertiremo anche, con l'aiuto del Signore, i laici cristiani che si astengano dall'affollarsi attorno al luogo della conferenza ' perché ci sia quiete e tranquillità, e che non abbiano fretta di ascoltare ciò che si discute mentre si va discutendo, ma aspettino di conoscerlo quando sarà stato fissato per scritto, come tu hai promesso che l'avresti reso di pubblica ragione.

Si sfidano i Donatisti: provino le loro tesi!

2. Siccome confidiamo nella verità, ci vincoliamo anche a osservare la seguente condizione: se coloro, coi quali trattiamo, riusciranno a dimostrarci che, sebbene i popoli cristiani, crescendo ovunque secondo le promesse di Dio, abbiano già occupato gran parte del mondo e si siano estesi nelle restanti parti al fine di occuparle, la Chiesa di Cristo sarebbe andata improvvisamente in rovina per il contagio di non so quali peccatori ch'essi sono soliti incolpare, mentre essa sarebbe rimasta integra solo nella setta di Donato; se, come ho detto, riusciranno a dimostrare questa tesi, noi non andremo a rivendicare gli onori dell'ufficio episcopale presso di loro ma seguiremo, per la sola salvezza eterna, il consiglio dei medesimi ai quali, per aver conosciuta la verità, dovremo rendere grazie d'un beneficio così grande. Se invece saremo piuttosto noi quelli che riusciremo a dimostrare che la Chiesa di Cristo, la quale occupa già una si gran parte non solo di tutte le province africane, ma anche di quelle d'oltre mare e le contrade più fiorenti e più ricche di popolazione e, come sta scritto, fruttifica e cresce nel mondo intero 1, non è potuta affatto andare in rovina per i peccati di nessun individuo mescolato nel suo organismo; -se dimostreremo inoltre che la questione sollevata contro i vescovi stessi, che allora essi vollero accusare ma non riuscirono a confutare, è stata definita, benché la causa della Chiesa non si basi su di essi; se dimostreremo che Ceciliano fu giudicato innocente, mentre i suoi avversari furono bollati come violenti e calunniatori proprio dall'imperatore, al cui giudizio, accusando essi per primi, avevano sottomesso le loro accuse; se finalmente, checché abbiano detto dei peccati di qualsivoglia persona, proveremo con documenti umani o divini, che la loro innocenza fu attaccata con false accuse o che la Chiesa di Cristo, alla cui comunione siamo uniti, non venne distrutta per nulla dalle loro colpe: in tal caso serbino con noi l'unità della Chiesa, così da trovare non solo la via della salvezza, ma da non perdere neppure la dignità episcopale. Noi infatti non detestiamo in essi i sacramenti della verità divina, ma i deliramenti dell'errore umano; appena questi saranno stati eliminati, stringeremo in un abbraccio il petto dei fratelli, uniti a noi dalla carità cristiana, mentre ora ci dogliamo che siano separati da uno scisma diabolico.

Concessioni ai Donatisti che tornano all'unità.

3. Ognuno di noi potrà naturalmente occupare a turno il posto più ragguardevole, associandosi nell'onore il proprio collega come quando un vescovo è fuori sede e accanto a lui prende posto il collega. Concedendosi questo privilegio entrambi i vescovi alternativamente nelle proprie basiliche, fanno a gara per onorarsi reciprocamente. Difatti, allorché il precetto dell'amore avrà dilatato i cuori, il possesso della pace non diverrà angusto. In tal modo allorché muore uno di essi, gli succederà il superstite secondo l'antico costume né si farà alcunché di nuovo, poiché l'amore che ispira i cattolici ha conservato questo uso fin dal principio dello stesso scisma nei riguardi di coloro che, una volta condannato l'errore dell'empia divisione, hanno voluto gustare, anche se tardi, la dolcezza dell'unità. Se poi, per caso, le comunità cristiane preferiscono avere ciascuna il proprio vescovo e, per l'aspetto insolito della cosa, non potranno tollerare la partecipazione di due (vescovi) al governo di una stessa chiesa, ci ritireremo entrambi dalla sede. Una volta condannato lo scisma, in ogni chiesa ristabilita nell'unità della pace si ordini dai vescovi, che sono nelle singole chiese, un solo vescovo per i luoghi dove ce ne sarà bisogno, dopo che si sia raggiunta l'unità. Perché mai dovremmo esitare a offrire al nostro Redentore questo sacrificio di umiltà? Non discese egli dai cieli in membra umane perché noi fossimo sue membra? E noi avremo paura di discendere dalle nostre cattedre per scongiurare il pericolo che le stesse sue membra siano dilaniate da una crudele divisione? Per quanto ci riguarda, a noi basta solo essere cristiani fedeli e ubbidienti: cerchiamo dunque di esserlo sempre. Siamo poi ordinati vescovi a servigio delle comunità cristiane; facciamo dunque, per ciò che concerne il nostro episcopato, un'opera che sia utile ai fedeli di Cristo per la pace cristiana. Se siamo servi utili, perché pregiudicheremo gli interessi eterni del Signore per amore delle nostre dignità temporali? La nostra dignità episcopale sarà più fruttuosa per noi se, deponendola, avremo radunato il gregge di Cristo, che conservandola esser causa della sua dispersione. Con quale sfrontatezza potremo sperare l'onore promesso nei secoli futuri da Cristo, se il nostro onore ecclesiastico impedisce in questo modo l'unità di Cristo?.

I Donatisti arrendevoli ai loro dissidenti.

4. Abbiamo creduto nostro dovere di scrivere queste cose alla tua Eccellenza, perché per tuo mezzo siano note a tutti. Noi preghiamo che, con l'aiuto di Dio nostro Signore, per ispirazione del quale facciamo questa promessa e per il cui aiuto confidiamo di poterla adempiere, prima ancora della conferenza, se è possibile, i cuori degli uomini deboli o induriti siano risanati o soggiogati dalla sua divina carità, affinché tutti animati dall'amore della pace non resistiamo all'evidentissima verità e la concordia preceda o segua alle nostre discussioni. Se i Donatisti ricordano che beati sono i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio 2, dobbiamo sperare che sarà più dignitoso e facile per essi volere che la fazione di Donato si riconcili con tutto il mondo cristiano, anziché l'intero mondo cristiano sia ribattezzato dai Donatisti. Tanto più che coloro che provenivano dal sacrilego e condannato scisma di Massimiano e che i Donatisti cercarono di correggere perseguitandoli perfino con ordinanze delle autorità civili, essi cercarono di riconciliarseli con tanto amore da non osare annullare il battesimo conferito da quelli; da accogliere senza diminuzione della loro giurisdizione alcuni vescovi condannati; da reputare infine altri non macchiati dalla comunione coi dissidenti. Noi non abbiamo sentimenti ostili contro la concordia che esiste tra loro, ma occorre almeno che essi considerino con quanto zelo la radice cattolica ricerca il ramo spezzato, se questo medesimo ramo in egual modo si affannò a raccogliere premurosamente il ramoscello reciso. (E d'altra mano): Facciamo voti che tu, o figlio, goda buona salute nel Signore. lo, Aurelio, vescovo della Chiesa cattolica di Cartagine, ho sottoscritto questa lettera.

(Parimenti d'altra mano): Io Silvano, primate della Chiesa di Summa, ho sottoscritto.

 


1 - Cf. Col 1, 6.

2 - Mt 5, 9.


Capitolo IV: Convenienza del Nome di Maria, scevro d’ogni vizio e ripieno d’ogni virtù

Lo specchio della Beata Vergine Maria - Beato Corrado di Sassonia

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Ave, Maria. Questo nome affettuosissimo e dolcissimo, questo nome graziosissimo e nobilissimo, questo nome gloriosissimo e degnissimo conviene ottimamente alla Beata Vergine Madre del Signore. Una Vergine tanto pia fu chiamata Maria convenientissimamente. Maria infatti è colei che fu scevra da ogni vizio e soffusa di ogni virtù. Maria, dico, è colei che fu immumssima dai sette vizi capitali e fu pienissima delle virtù a quelli, contrarie. Maria infatti contro la superbia fu profondissima per umiltà, contro l’invidia fu affettuosissima per carità, contro l'ira fu mansuetissima per mitezza, contro l'accidia fu instancabilissima per attività, contro l'avarizia fu tenuissima per povertà, contro la gola fu temperantissima per sobrietà, contro la lussuria fu castissima per Verginità. Tutto questo noi lo ritroviamo in quegli scritti in cui si parla dei nome di Maria.
In primo luogo vedi, o carissimo, come Maria fu profondissima per l’umiltà. Maria è colei di cui nel capo 1° di Luca si dice (Vers. 38) : Disse poi Maria : ecco la serva del Signore. O ammirabile e profonda umiltà di Maria ! Ecco, l'arcangelo parlando a Maria la dice piena di grazia, su lei è promessa la discesa dello Spirito Santo, Maria è eletta Madre di Dio, Maria già è anteposta a tutte le creature, Maria già è fatta signora del cielo e della terra, e per tutti questi onori non si innalza affatto per superbia, ma si abbassa con ammirabile umiltà, dicendo : Ecco la serva del Signore. Non disse : Ecco la Madre del Signore ; non disse: Ecco la Signora del mondo, ma: Ecco la serva del Signore. Per questo ben dice Beda così (Homil. De Solem. Deipar. Post initium) : " Maria per niente si esaltò dei doni celesti quasi fossero cosa sua, ma per sempre meglio corrispondere ai doni di Dio, pose la mente nella custodia dell'umiltà, rispondendo all'angelo: Ecco la serva .del Signore”. Questo è contro molti che nella prospera fortuna e negli onori, nelle grazie e nelle virtù non si umiliano con Maria e con Cristo ma insuperbiscono con Eva e lucifero. Ma certamente l'umiltà di Maria appare non solo nelle parole ma nel fatto, non solo nella parola della regale risposta, ma anche nel fatto della legale purificazione, non solo nella parola con cui si umiliò come la serva e la schiava, ma anche nel fatto in cui ai umiliò come rea e peccatrice. Maria infatti è colei di cui dicesi nel capo 2° di Luca (Vers. 22) : Quando furono compiuti i giorni della purificazione di Maria etc. O dura e infelice superbia, o superba e infelice durezza del peccatore ! Ecco, Maria senza alcun peccato subisce la legge della purificazione, e tu misero, colmo di peccati non vuoi subire la legge della riparazione?
In secondo luogo vedi, o carissimo, come Maria fu affettuosissima per carità. Maria infatti è colei di cui nel 1° capo di Luca si dice (Vers. 39) : Sorgendo tosto Maria, si pose sollecitamente in cammino fra i monti. Chi la costringeva ad esser sì sollecita nel dovere di carità, se non la carità che ferveva nel suo cuore? Leggiamo che i pastori vennero solleciti al presepio, e che Maria andò sollecita all’ossequio e che Zaccheo discese sollecito per ospitare il Signore. Guai dunque ai pigri nelle opere di carità! - Similmente Maria custodiva col labbro l'amor del prossimo. Essa è colei di cui nello stesso luogo si dice : E avvenne che appena Elisabetta udì il saluto di Maria etc. L'amor del prossimo dunque si deve sempre fomentare col saluto e con altre caritatevoli espressioni. Per cui e l'angelo salutò Maria, Maria salutò Elisabetta, il Figlio di Maria salutò le Marie che tornavano dal sepolcro, dicendo loro (Matth. 28. 9) : Salute. - Guai dunque a coloro che per odio negano al prossimo il saluto. Guai anche a quelli che salutano il prossimo con inganno, come Giuda quando disse : Salve, o Maestro. Oh! con quanta dolcezza sapeva salutare Maria! O Maria, degnati salutare anche noi con la tua grazia. E certamente essa volentieri ci saluta con i suoi benefizi e con le sue consolazioni se noi frequentemente la salutiamo col servirla e col pregarla. Volentieri ella ci saluta con la grazia se volentieri noi la salutiamo con l'Ave, Maria. - Similmente, Maria, non solo aveva la carità in cuore, non solo la nutriva con le parole, ma l'esercitava con le opere. Maria infatti è colei di cui nello stesso luogo si dice :
Rimase Maria con lei circa tre mesi. Rimase per servire e consolare Elisabetta ; onde Ambrogio (II in Luc. N. 21) : "Costei che era venuta per servizio, per servire rimase ". - Similmente, Maria, come in tutto era caritatevole col prossimo, così sopra tutto fu piena di amore per Iddio. Maria infatti è colei di cui nello stesso luogo si dice ; E Maria disse : Magnifica l'anima mia il Signore ed ha esultato il mio spirito in Dio, mio Salvatore. L'anima ciò che ama lo magnifica e in quello esulta ; perciò l'anima di Maria magnificò in sì bella maniera Iddio e in Dio con tanto fervore esultò, perché lo amava con somma squisitezza. Del quale amore cosi bene parla Ugo di S. Vittore (De M. Virg. c. 2 - ante finem) : “ Perché nel suo cuore ardeva in modo singolare l’amore dello Spirito Santo, per questo nella sua carne la virtù dello Spirito Santo operava mirabili cose.
In terzo luogo vedi, o carissimo, come Maria fu mansuetissima per mitezza, pazientissima contro ogni avversità. Maria infatti è colei a cui Simeone così parla, come si dice nel 2° capo di Luca (Vers. 34. Seg.) ? "E disse a Maria Madre di lui: Ecco, costui è posto a rovina e a salute di molti in Israele, ed in segno cui verrà contraddetto, e la spada trafiggerà la tua medesima anima “. Qui la spada significa l'acerbissima passione o morte del suo Figlio. La spada materiale non può né uccidere né ferire l'anima ; cosi l'acerbissima passione di Cristo, se pur trapassò 1' anima di Maria per compassione, tuttavia né l'uccise per odio né la ferì per la non sofferenza. Maria difatti non odiò mai gli uccisori del suo Figlio, ne mai contro di loro fu impaziente. Poiché se gli altri martiri furono pazientissimi nel loro martirio corporale, quanto più la nostra martire Maria nel suo martirio spirituale ? Del qual nobile martirio dice Girolamo (Epist. cit. n. 14) : " Perché per la spada della passione di Cristo soffrì spiritualmente e più crudelmente. Ella fu più che martire ". O mirabile pazienza e mansuetudine di Maria, che fu pazientissima non solo mentre dinanzi a lei veniva crocifisso il Figlio suo, ma anche quando prima della crocifissione veniva vilipeso per lei, come si dice nel capo 6° di Marco (Vers. 3) : Non è costui il fabbro, figlio di Maria? Dove poco dopo si aggiunge: e si scandalizzavano in lui. In verità è fabbro Cristo, ma un fabbro che ha fabbricato l'aurora e il sole (Psalm. 73. 16.). Oh come sono lungi dalla grazia della mansuetudine di Maria coloro che sono tanto iracondi, tanto impazienti, tanto sdegnosi, come spesso sentono i loro coabitatori, e i vicini e i compagni.
In quarto luogo vedi, o carissimo, come Maria fu attivissima e diligentissima per l’assiduità nelle opere buone. Essa infatti è quella Maria di cui nel 1° capo degli Atti si dice (Vers. 14) : Tutti costoro erano unanimemente perseveranti nell’Orazione con le donne e con la Madre di Gesù. Maria perseverando indefessamente nell'orazione dette l'esempio di come bisogni sempre pregare senza cessare mai (Luc. 18. I). E se Maria pregò su questa terra con tanta assiduità, come non assiduamente pregherà per noi in cielo? Per questo ben ci esorta Agostino dicendo (Serm. 208 append. a. 12) : " Tutti noi imploriamo il patrocinio di Maria con ogni impegno, affinché : mentre con supplice ossequio la celebriamo in terra, essa con assidua preghiera si degni raccomandarci in cielo ". Ma ecco. Maria nostra fu indefessa e assidua non solo col labbro nelle preghiere, ma anche col cuore nelle sante meditazioni. Essa infatti è Maria di cui nel 2° capo di Luca si dice (Serm. 19): Maria poi conservava tutte queste parole meditandole nel suo cuore. Poiché Maria non fu pigra, per questo non fu oziosa e perciò ebbe assidue non solo la mente nelle sante meditazioni) non solo la lingua nelle devote orazioni ma anche le mani nelle opere buone. Per questo, come abbiamo detto sopra, bene rimase Maria con Elisabetta per tre mesi. A che fine ? Risponde Beda e dice (Homil. cit); "Per prestare essa, vergine giovinetta un sollecito servizio ad una donna di età avanzata ". Oh! quanto sei lontano dalla grazia di Maria, o misero accidioso, la cui mente e lingua e mani tante volte sono oziose!
In quinto luogo vedi, o carissimo, come Maria fu tenuissima per povertà. Essa infatti è Maria di cui nel capo 2° di Luca si dice (Vers. 16) : Trovarono Maria e Giuseppe e l’infante reclinato in un presepio. I pastori poveri trovarono la madre povera e l’infante povero in un luogo povero. La qual poveretta madre avrebbe facilmente avuto un buon ospizio; se non fosse stata povera. Nel considerare diligentemente tutto questo, tu misuri fino all’evidenza la povertà di Maria, di cui Giovani Crisostomo dice: "Vedi la grandezza. della povertà di Maria e come qualunque sia povero riceva consolazione". Chiunque certamente per Iddio è volontariamente e volentieri povero, o anche chiunque è povero per necessità, e pazientemente, molto si può consolare della povertà di Maria e di Cristo. Da questa consolazione sono lontani gli iniqui ricchi perché cercano ben lungi altro conforto: onde nel 6° capo di Luca (Vers 24) : Guai a voi, o ricchi, che avete la vostra consolazione!
Non voglio tuttavia far disperare i ricchi perché non solo i pastori poveri trovarono Maria povera e il Figlio di lei povero, ma anche i ricchi re, come si dice nel capo 2° di Matteo (Vers 11) : E entrati nella casa trovarono il bambino con Maria sua madre. Così quei ricchi che portarono i doni, trovarono i medesimi. I poveri dunque trovano questo conforto per la povertà, e i ricchi lo trovano per la liberalità. Mentre i poveri si conformano a Cristo per la povertà, i ricchi si conformano a Cristo per la liberalità.
In sesto luogo vedi, o carissimo, come Maria fa temperantissima per sobrietà. Essa infatti è quella Maria di cui, si parla nel 1° capo di Luca (Vers. 30, seg) : Non temere, o Maria, poiché hai trovato grazia presso il Signore. Ecco, tu concepirai nel tuo seno etc. Nota che si dice : hai trovato grazia. Maria non avrebbe mai trovato tanta grazia, se la grazia stessa non avesse trovato Maria temperantissima nel cibo e nella bevanda. Non vanno infatti d'accordo la grazia e la gola perché è impossibile che 1' uomo sia insieme grato a Dio per la grazia e ingrato per la gola. È bene dunque chiedere la grazia e fuggire la gola, come si dice nel capo 13° agli Ebrei (Vers. 9) "È ottima cosa che il cuore sia confortato dalla grazia e non dai cibi i quali niente giovarono a quelli che vi andarono dietro. Nota anche che è detto ; Ecco, concepirai nel tuo seno. Non avrebbe mai potuto Maria concepire Dio nel suo seno, se il medesimo seno fosse stato pieno di crapule e caldo di vino, perché " il ventre caldo di vino tosto schiuma nella libidine " (Hieron. Epist. 69, n. 9). Quel seno dunque che fu gravido del Verbo Incarnato, mai fu aggravato dall’immoderato cibo e bevanda. Onde Giovanni Crisostomo dice (Homil. 1, in Matlh. post medium) : “ Mai la vergine fu intemperante nel mangiare e nel bere ". Oh ! quanto lontani dalla grazia di Maria sono coloro che tante volte eccedono nel cibo e nella bevanda!
In settimo luogo vedi, o carissimo, come Maria fu castissima per verginità. Essa infatti è colei di cui dicesi nel capo 1° di Luca (Vers. 27). Il nome della Vergine, Maria. Dell'esimia castità di Maria abbiamo per testimonio l’Evangelista Maria stessa e la persona angelica. Fu casta infatti per la carne verginale, come attesta l'Evangelista dicendo : Il nome della Vergine Maria. Più casta ancora fu Maria per la mente verginale, come attesta essa medesima : Disse Maria all’angelo: come avverrà questo, se io non conosco alcun uomo ? cioè mi propongo di non conoscere mai. Castissima poi fu Maria per la prole verginale, come attesta 1' angelo che di Maria dice nel 1° capo di Matteo (Vers. 20) : Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere Maria per tua consorte etc. Da questo risulta che Maria Vergine fu resa dallo Spirito Santo feconda di prole divina, mai la sua verginità fu viziata da tale prole, ma mirabilmente in tanta prole glorificata. Poiché la tua verginità, o Maria, fu nella prole approvata, nella prole consacrata, nella prole nobilitata, nella prole arricchita e dotata, nella prole sigillata e confermata. Per questo ben dice Agostino " Predichiamo Maria e vera Vergine e vera Madre, la cui verginità fu glorificata dalla vera fecondità e la cui vera fecondità fu glorificata dalla intemerata verginità ". Anche S. Bernardo dice (Sermo in Dom. inf. oct. Assun. B. M. V. n. 9.,) : "La verginità fu molto più gloriosa per la fecondità e la fecondità per la verginità ". Oh ! quanto lontani dalla grazia di Maria sono tutti gli incontinenti ! Non sono per niente amici di Maria quelli che sono nemici della castità. Essendo dunque il dolcissimo nome di Maria, come sopra abbiamo detto, pieno di tanta grazia, per questo meritamente questo nome invochiamo pregandolo in quel modo che ci insegna S. Bernardo che pregando dice (Serm. 4 in Assun. B. M. V. n. 9) : "Ai piccoli servi che invocano il dolcissimo nome di Maria, per te, o clemente regina. Gesù Cristo Figlio tuo, conceda i doni della sua grazia ", colui che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Cosi sia.


7-14 Maggio 4, 1906 Timori e lacrime dell’anima. Gesù le chiede sia più precisa nello scrivere.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo molto afflitta per non aver visto chiaramente il mio adorabile Gesù, con l’aggiunta che il pensiero mi diceva che Gesù, colui ch’è la mia vita, non mi voleva più bene. Oh! Dio, che pene mortali sentiva il mio povero cuore, non sapevo che fare per liberarmi da ciò. Ho versato lacrime amare ed ho detto per liberarmi: “Non mi vuole più bene, ed a dispetto che Lui non mi vuol più bene, lo vorrò più bene di prima”. Ho scritto ciò per obbedire.

(2) Onde dopo molto stentare è venuto e portava le mie lacrime sul suo volto; io non capivo bene il perché, ma mi pareva che siccome quel pensiero mi aveva eccitato e quasi irritato ad amarlo di più, Lui compiacendosi di ciò, quasi mi dicesse:

(3) “Come non ti voglio bene? T’amo tanto, che anche delle tue lacrime tengo conto, e le porto sul mio volto per mio compiacimento”.

(4) Onde dopo ha soggiunto: “Figlia mia, voglio che sia più precisa, più esatta, che manifesti tutto nello scrivere, ché molte cose le fai passare innanzi, sebbene che per te prendi senza scrivere, ma molte cose serviranno per gli altri”.

(5) Io nel sentire ciò sono restata confusa, perché veramente ciò lo faccio, ed è tanta la ripugnanza di scrivere, che solo i miracoli che sa fare l’ubbidienza potevano vincermi, ché di mia volontà non sarei buona a vergare neppure una virgola.

(6) Sia tutto a gloria di Dio ed a mia confusione.