Liturgia delle Ore - Letture
Sabato della 6° settimana del tempo ordinario (Cattedra di San Pietro)
Vangelo secondo Matteo 21
1Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli2dicendo loro: "Andate nel villaggio che vi sta di fronte: subito troverete un'asina legata e con essa un puledro. Scioglieteli e conduceteli a me.3Se qualcuno poi vi dirà qualche cosa, risponderete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà subito".4Ora questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta:
5'Dite alla figlia di Sion:
Ecco, il tuo re viene a te
mite, seduto su un'asina,
con un puledro figlio di bestia da soma.'
6I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:7condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.8La folla numerosissima stese i suoi mantelli sulla strada mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla via.9La folla che andava innanzi e quella che veniva dietro, gridava:
'Osanna' al figlio di Davide!
'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Osanna' nel più alto dei cieli!
10Entrato Gesù in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione e la gente si chiedeva: "Chi è costui?".11E la folla rispondeva: "Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea".
12Gesù entrò poi nel tempio e scacciò tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe13e disse loro: "La Scrittura dice:
'La mia casa sarà chiamata casa di preghiera'
ma voi ne fate 'una spelonca di ladri'".
14Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì.15Ma i sommi sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che faceva e i fanciulli che acclamavano nel tempio: "Osanna al figlio di Davide", si sdegnarono16e gli dissero: "Non senti quello che dicono?". Gesù rispose loro: "Sì, non avete mai letto:
'Dalla bocca dei bambini e dei lattanti
ti sei procurata una lode?'".
17E, lasciatili, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
18La mattina dopo, mentre rientrava in città, ebbe fame.19Vedendo un fico sulla strada, gli si avvicinò, ma non vi trovò altro che foglie, e gli disse: "Non nasca mai più frutto da te". E subito quel fico si seccò.20Vedendo ciò i discepoli rimasero stupiti e dissero: "Come mai il fico si è seccato immediatamente?".21Rispose Gesù: "In verità vi dico: Se avrete fede e non dubiterete, non solo potrete fare ciò che è accaduto a questo fico, ma anche se direte a questo monte: Levati di lì e gettati nel mare, ciò avverrà.22E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete".
23Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo e gli dissero: "Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?".24Gesù rispose: "Vi farò anch'io una domanda e se voi mi rispondete, vi dirò anche con quale autorità faccio questo.25Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini?". Ed essi riflettevano tra sé dicendo: "Se diciamo: "dal Cielo", ci risponderà: "perché dunque non gli avete creduto?";26se diciamo "dagli uomin", abbiamo timore della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta".27Rispondendo perciò a Gesù, dissero: "Non lo sappiamo". Allora anch'egli disse loro: "Neanch'io vi dico con quale autorità faccio queste cose".
28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va' oggi a lavorare nella vigna.29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò.30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò.31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo". E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.
33Ascoltate un'altra parabola: C'era un padrone che 'piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre', poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò.34Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto.35Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.36Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo.37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio!38Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità.39E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e l'uccisero.40Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli?".41Gli rispondono: "Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo".42E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture:
'La pietra che i costruttori hanno scartata
è diventata testata d'angolo;
dal Signore è stato fatto questo
ed è mirabile agli occhi nostri?'
43Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare.44Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà".
45Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta.
Giudici 11
1Ora Iefte, il Galaadita, era uomo forte e valoroso, figlio di una prostituta; lo aveva generato Gàlaad.2Poi la moglie di Gàlaad gli partorì figli e, quando i figli della moglie furono adulti, cacciarono Iefte e gli dissero: "Tu non avrai eredità nella casa di nostro padre, perché sei figlio di un'altra donna".3Iefte fuggì lontano dai suoi fratelli e si stabilì nel paese di Tob. Attorno a Iefte si raccolsero alcuni sfaccendati e facevano scorrerie con lui.4Qualche tempo dopo gli Ammoniti mossero guerra a Israele.5Quando gli Ammoniti iniziarono la guerra contro Israele, gli anziani di Gàlaad andarono a prendere Iefte nel paese di Tob.6Dissero a Iefte: "Vieni, sii nostro condottiero e combatteremo contro gli Ammoniti".7Ma Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Non siete forse voi quelli che mi avete odiato e scacciato dalla casa di mio padre? Perché venite da me ora che siete in difficoltà?".8Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Proprio per questo ora ci rivolgiamo a te: verrai con noi, combatterai contro gli Ammoniti e sarai il capo di noi tutti abitanti di Gàlaad".9Iefte rispose agli anziani di Gàlaad: "Se mi riconducete per combattere contro gli Ammoniti e il Signore li mette in mio potere, io sarò vostro capo".10Gli anziani di Gàlaad dissero a Iefte: "Il Signore sia testimone tra di noi, se non faremo come hai detto".11Iefte dunque andò con gli anziani di Gàlaad; il popolo lo costituì suo capo e condottiero e Iefte ripeté le sue parole davanti al Signore in Mizpa.
12Poi Iefte inviò messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli: "Che c'è tra me e te, perché tu venga contro di me a muover guerra al mio paese?".13Il re degli Ammoniti rispose ai messaggeri di Iefte: "Perché, quando Israele uscì dall'Egitto, si impadronì del mio territorio, dall'Arnon fino allo Iabbok e al Giordano; restituiscilo spontaneamente".14Iefte inviò di nuovo messaggeri al re degli Ammoniti per dirgli:15"Dice Iefte: Israele non si impadronì del paese di Moab, né del paese degli Ammoniti;16ma, quando Israele uscì dall'Egitto e attraversò il deserto fino al Mare Rosso e giunse a Kades,17mandò messaggeri al re di Edom per dirgli: Lasciami passare per il tuo paese, ma il re di Edom non acconsentì. Mandò anche al re di Moab, nemmeno lui volle e Israele rimase a Kades.18Poi camminò per il deserto, fece il giro del paese di Edom e del paese di Moab, giunse a oriente del paese di Moab e si accampò oltre l'Arnon senza entrare nei territori di Moab; perché l'Arnon segna il confine di Moab.19Allora Israele mandò messaggeri a Sicon, re degli Amorrei, re di Chesbon, e gli disse: Lasciaci passare dal tuo paese, per arrivare al nostro.20Ma Sicon non si fidò che Israele passasse per i suoi confini; anzi radunò tutta la sua gente, si accampò a Iaaz e combatté contro Israele.21Il Signore, Dio d'Israele, mise Sicon e tutta la sua gente nelle mani d'Israele, che li sconfisse; così Israele conquistò tutto il paese degli Amorrei che abitavano quel territorio;22conquistò tutti i territori degli Amorrei, dall'Arnon allo Iabbok e dal deserto al Giordano.23Ora il Signore, Dio d'Israele, ha scacciato gli Amorrei davanti a Israele suo popolo e tu vorresti possedere il loro paese?24Non possiedi tu quello che Camos tuo dio ti ha fatto possedere? Così anche noi possiederemo il paese di quelli che il Signore ha scacciati davanti a noi.25Sei tu forse più di Balak, figlio di Zippor, re di Moab? Mosse forse querela ad Israele o gli fece guerra?26Da trecento anni Israele abita a Chesbon e nelle sue dipendenze, ad Aroer e nelle sue dipendenze e in tutte le città lungo l'Arnon; perché non gliele avete tolte durante questo tempo?27Io non ti ho fatto torto e tu agisci male verso di me, muovendomi guerra; il Signore giudice giudichi oggi tra gli Israeliti e gli Ammoniti!".28Ma il re degli Ammoniti non ascoltò le parole che Iefte gli aveva mandato a dire.
29Allora lo spirito del Signore venne su Iefte ed egli attraversò Gàlaad e Manàsse, passò a Mizpa di Gàlaad e da Mizpa di Gàlaad raggiunse gli Ammoniti.30Iefte fece voto al Signore e disse: "Se tu mi metti nelle mani gli Ammoniti,31la persona che uscirà per prima dalle porte di casa mia per venirmi incontro, quando tornerò vittorioso dagli Ammoniti, sarà per il Signore e io l'offrirò in olocausto".32Quindi Iefte raggiunse gli Ammoniti per combatterli e il Signore glieli mise nelle mani.33Egli li sconfisse da Aroer fin verso Minnit, prendendo loro venti città, e fino ad Abel-Cheramin. Così gli Ammoniti furono umiliati davanti agli Israeliti.34Poi Iefte tornò a Mizpa, verso casa sua; ed ecco uscirgli incontro la figlia, con timpani e danze. Era l'unica figlia: non aveva altri figli, né altre figlie.35Appena la vide, si stracciò le vesti e disse: "Figlia mia, tu mi hai rovinato! Anche tu sei con quelli che mi hanno reso infelice! Io ho dato la mia parola al Signore e non posso ritirarmi".36Essa gli disse: "Padre mio, se hai dato parola al Signore, fa' di me secondo quanto è uscito dalla tua bocca, perché il Signore ti ha concesso vendetta sugli Ammoniti, tuoi nemici".37Poi disse al padre: "Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne".38Egli le rispose: "Va'!", e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità.39Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza:40ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni.
Proverbi 1
1Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d'Israele,
2per conoscere la sapienza e la disciplina,
per capire i detti profondi,
3per acquistare un'istruzione illuminata,
equità, giustizia e rettitudine,
4per dare agli inesperti l'accortezza,
ai giovani conoscenza e riflessione.
5Ascolti il saggio e aumenterà il sapere,
e l'uomo accorto acquisterà il dono del consiglio,
6per comprendere proverbi e allegorie,
le massime dei saggi e i loro enigmi.
7Il timore del Signore è il principio della scienza;
gli stolti disprezzano la sapienza e l'istruzione.
8Ascolta, figlio mio, l'istruzione di tuo padre
e non disprezzare l'insegnamento di tua madre,
9perché saranno una corona graziosa sul tuo capo
e monili per il tuo collo.
10Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare,
non acconsentire!
11Se ti dicono: "Vieni con noi,
complottiamo per spargere sangue,
insidiamo impunemente l'innocente,
12inghiottiamoli vivi come gli inferi,
interi, come coloro che scendon nella fossa;
13troveremo ogni specie di beni preziosi,
riempiremo di bottino le nostre case;
14tu getterai la sorte insieme con noi,
una sola borsa avremo in comune",
15figlio mio, non andare per la loro strada,
tieni lontano il piede dai loro sentieri!
16I loro passi infatti corrono verso il male
e si affrettano a spargere il sangue.
17Invano si tende la rete
sotto gli occhi degli uccelli.
18Ma costoro complottano contro il proprio sangue,
pongono agguati contro se stessi.
19Tale è la fine di chi si dà alla rapina;
la cupidigia toglie di mezzo colui che ne è dominato.
20La Sapienza grida per le strade
nelle piazze fa udire la voce;
21dall'alto delle mura essa chiama,
pronunzia i suoi detti alle porte della città:
22"Fino a quando, o inesperti, amerete l'inesperienza
e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe
e gli sciocchi avranno in odio la scienza?
23Volgetevi alle mie esortazioni:
ecco, io effonderò il mio spirito su di voi
e vi manifesterò le mie parole.
24Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione;
25avete trascurato ogni mio consiglio
e la mia esortazione non avete accolto;
26anch'io riderò delle vostre sventure,
mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
27quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
quando vi colpirà l'angoscia e la tribolazione.
28Allora mi invocheranno, ma io non risponderò,
mi cercheranno, ma non mi troveranno.
29Poiché hanno odiato la sapienza
e non hanno amato il timore del Signore;
30non hanno accettato il mio consiglio
e hanno disprezzato tutte le mie esortazioni;
31mangeranno il frutto della loro condotta
e si sazieranno dei risultati delle loro decisioni.
32Sì, lo sbandamento degli inesperti li ucciderà
e la spensieratezza degli sciocchi li farà perire;
ma chi ascolta me vivrà tranquillo
e sicuro dal timore del male".
Salmi 146
1Alleluia.
Loda il Signore, anima mia:
2loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
3Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
4Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.
5Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
6creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.
Egli è fedele per sempre,
7rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri,
8il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
9il Signore protegge lo straniero,
egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
10Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.
Isaia 14
1Il Signore infatti avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nel loro paese. A loro si uniranno gli stranieri, che saranno incorporati nella casa di Giacobbe.2I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nel loro paese e se ne impossesserà la casa di Israele nel paese del Signore come schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.
3In quel giorno il Signore ti libererà dalle tue pene e dal tuo affanno e dalla dura schiavitù con la quale eri stato asservito.4Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai:
"Ah, come è finito l'aguzzino,
è finita l'arroganza!
5Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui,
il bastone dei dominatori,
6di colui che percuoteva i popoli nel suo furore,
con colpi senza fine,
che dominava con furia le genti
con una tirannia senza respiro.
7Riposa ora tranquilla tutta la terra
ed erompe in grida di gioia.
8Persino i cipressi gioiscono riguardo a te
e anche i cedri del Libano:
Da quando tu sei prostrato, non salgono più
i tagliaboschi contro di noi.
9Gli inferi di sotto si agitano per te,
per venirti incontro al tuo arrivo;
per te essi svegliano le ombre,
tutti i dominatori della terra,
e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni.
10Tutti prendono la parola per dirti:
Anche tu sei stato abbattuto come noi,
sei diventato uguale a noi.
11Negli inferi è precipitato il tuo fasto,
la musica delle tue arpe;
sotto di te v'è uno strato di marciume,
tua coltre sono i vermi.
12Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?
13Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.
14Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.
15E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!
16Quanti ti vedono ti guardano fisso,
ti osservano attentamente.
È questo l'individuo che sconvolgeva la terra,
che faceva tremare i regni,
17che riduceva il mondo a un deserto,
che ne distruggeva le città,
che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?
18Tutti i re dei popoli,
tutti riposano con onore,
ognuno nella sua tomba.
19Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro,
come un virgulto spregevole;
sei circondato da uccisi trafitti da spada,
come una carogna calpestata.
A coloro che sono scesi in una tomba di pietre
20tu non sarai unito nella sepoltura,
perché hai rovinato il tuo paese,
hai assassinato il tuo popolo;non sarà più nominata
la discendenza dell'iniquo.
21Preparate il massacro dei suoi figli
a causa dell'iniquità del loro padre
e non sorgano più a conquistare la terra
e a riempire il mondo di rovine".
22Io insorgerò contro di loro - parola del Signore degli eserciti -, sterminerò il nome di Babilonia e il resto, la prole e la stirpe - oracolo del Signore -.23Io la ridurrò a dominio dei ricci, a palude stagnante; la scoperò con la scopa della distruzione - oracolo del Signore degli eserciti -.
24Il Signore degli eserciti ha giurato:
"In verità
come ho pensato, accadrà
e succederà come ho deciso.
25Io spezzerò l'Assiro nella mia terra
e sui miei monti lo calpesterò.
Allora sparirà da loro il suo giogo,
il suo peso dalle loro spalle".
26Questa è la decisione presa per tutta la terra
e questa è la mano stesa su tutte le genti.
27Poiché il Signore degli eserciti
lo ha deciso; chi potrà renderlo vano?
La sua mano è stesa, chi gliela farà ritirare?
28Nell'anno in cui morì il re Acaz fu comunicato questo oracolo:
29"Non gioire, Filistea tutta,
perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva.
Poiché dalla radice del serpe uscirà una vipera
e il suo frutto sarà un drago alato.
30I poveri pascoleranno sui miei prati
e i miseri vi riposeranno tranquilli;
ma farò morire di fame la tua stirpe
e ucciderò il tuo resto.
31Urla, porta; grida, città;
trema, Filistea tutta,
perché dal settentrione si alza il fumo
e nessuno si sbanda dalle sue schiere".
32Che si risponderà ai messaggeri delle nazioni?
"Il Signore ha fondato Sion
e in essa si rifugiano gli oppressi del suo popolo".
Prima lettera ai Corinzi 7
1Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna;2tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
3Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito.4La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.5Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.6Questo però vi dico per concessione, non per comando.7Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
8Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;9ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.
10Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: la moglie non si separi dal marito -11e qualora si separi, rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.
12Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;13e una donna che abbia il marito non credente, se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:14perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.15Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!16E che sai tu, donna, se salverai il marito? O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?
17Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione che gli ha assegnato il Signore, così come Dio lo ha chiamato; così dispongo in tutte le chiese.18Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda! È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!19La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla; conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.20Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.21Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!22Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.23Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!24Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.
25Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.26Penso dunque che sia bene per l'uomo, a causa della presente necessità, di rimanere così.27Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.28Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.
29Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero;30coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero;31quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!32Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;33chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie,34e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.35Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.
36Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente nei riguardi della sua vergine, qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così, faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!37Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.38In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene e chi non la sposa fa meglio.
39La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito; ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, purché ciò avvenga nel Signore.40Ma se rimane così, a mio parere è meglio; credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.
Capitolo XXV: In che cosa consistono la stabilità della pace interiore e il vero progresso spirituale
Leggilo nella Biblioteca1. O figlio, così ho detto "io vi lascio la pace; vi dono la mia pace; non quella, però, che dà il mondo" (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili e i miti di cuore; e la tua pace consisterà nel saper molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace. Che farò dunque? In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola tua intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro, fuori di me; non giudicare mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate. In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.
2. Perciò non credere di aver trovato la vera pace, soltanto perché non senti difficoltà alcuna; non credere che tutto vada bene, soltanto perché non hai alcuno che ti si ponga contro; non credere che tutto sia perfetto, soltanto perché ogni cosa avviene secondo il tuo desiderio; non pensare di essere qualcosa di grande o di essere particolarmente caro a Dio, soltanto perché ti trovi in stato di grande e soave devozione. Non è da queste cose, infatti, che si distingue colui che ama veramente la virtù; non è in queste cose che consistono il progresso e la perfezione dell'uomo. In che cosa, dunque, o Signore? Nell'offrire te stesso, con tutto il cuore, al volere di Dio, senza cercare alcunché di tuo, nelle piccole come nelle grandi cose, per il tempo presente come per l'eternità; così che tu sia sempre, alla stessa maniera, imperturbabilmente, in atto di ringraziamento, bilanciando bene tutte le cose, le prospere e le contrarie. Quando sarai tanto forte e generoso nella fede che, pur avendo perduta ogni consolazione interiore, saprai disporre il tuo animo a soffrire ancor di più - senza trovare scuse, come se tu non dovessi subire tali e tanto grandi patimenti -; anzi quando mi proclamerai giusto e mi dirai santo qualunque sia la mia volontà, allora sì che tu camminerai nella vera e giusta strada della pace; allora sì che avrai la sicura speranza di rivedere con gioia il mio volto. Se poi arriverai a disprezzare pienamente te stesso, sappi che allora godrai di pace sovrabbondante , per quanto è possibile alla tua condizione di pellegrino su questa terra.
LIBRO TERZO
La Trinità - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaProemio
Motivo per cui Agostino ha deciso di scrivere sulla Trinità
1. 1. Coloro che lo vogliono mi credano: preferisco occuparmi a leggere che a scrivere libri. Quelli che non credono ciò ma possono e vogliono sperimentarlo, mi diano da leggere dei libri con cui si risponda alle mie ricerche e alle domande degli altri, domande che debbo subire per l’incarico che svolgo al servizio di Cristo e perché mi brucia l’ardente desiderio di difendere la nostra fede contro gli errori di uomini carnali e grossolani 1. Vedranno allora con quale facilità mi asterrò da questa fatica e con quanta gioia io lascerò in ozio la mia penna. Ma se delle opere che dobbiamo leggere su questi argomenti non esistono sufficienti edizioni in lingua latina, o non se ne trovano affatto, o in ogni caso possiamo trovarne difficilmente; se d’altra parte non abbiamo tanta pratica della lingua greca da essere capaci di leggere e capire libri che trattano di queste cose (in questo campo, da quel poco che è stato tradotto, non dubito si possa trovare tutto ciò che possiamo utilmente cercare); se d’altra parte non posso resistere ai fratelli che, in forza del loro diritto su di me, divenuto loro servitore, mi chiedono insistentemente di pormi soprattutto al servizio dei loro lodevoli desideri in Cristo con la mia lingua e la mia penna, che sono in me come una biga spronata dalla carità; e se confesso che io stesso scrivendo quest’opera ho imparato molte cose che non sapevo, questo mio lavoro non deve apparire superfluo a chiunque, sia egli un fannullone o una persona molto dotta, dato che a molti che non sono né pigri né dotti, e fra questi anche a me, esso è non poco necessario. Quindi, fortemente sostenuti e aiutati da ciò che abbiamo letto di quanto altri hanno scritto su questo argomento, ho deciso, spintovi da Dio, di studiare e con il suo aiuto di esporre, ciò che ritengo si possa piamente 2 studiare ed esporre sulla Trinità, Dio uno, supremo e supremamente buono. Cosicché, se non esistono altri libri di questo genere, ce ne sia uno da leggere per coloro che abbiano volontà e capacità di farlo; se già ve ne sono, se ne troveranno tanto più facilmente, quanto più ve ne saranno 3.
Attende, più che un lettore benevolo, un critico indipendente
1. 2. Certo, se in tutte le mie opere io desidero non soltanto un lettore benevolo ma anche un critico indipendente, tanto più in questi scritti, in cui volesse Iddio che la stessa importanza dell’argomento spingesse a proporre delle soluzioni tante persone, quante ve ne sono che fanno obiezioni. Ma come non voglio che il mio lettore sia compiacente con me, così non voglio che chi mi critica sia compiacente con sé. Quello non ami me più della fede cattolica, questi non ami se stesso più della verità cattolica. A quello dico: "Non devi sottometterti ai miei scritti come alle Scritture canoniche; in queste anche ciò che non credevi, appena l’avrai scoperto, credilo immediatamente; in quelli invece ciò che non vedi come certo non accettarlo con fermezza, se non l’avrai compreso come certo". Così a questo dico: "Criticherai i miei scritti non in base al tuo modo di vedere o alla tua animosità, ma secondo la Scrittura, o in base ad argomenti indiscutibili. Se vi scoprirai alcunché di vero, la sua presenza non è cosa mia ma deve diventare, per mezzo della comprensione e dell’amore, cosa tua e mia; se invece vi avrai costatato qualcosa di falso, in quanto errore è cosa mia, ma per mezzo della vigilanza bisogna far sì che non sia più né tuo né mio".
Riassunto del libro precedente
1. 3. Questo terzo libro, dunque, inizia dal punto in cui era giunto il secondo. Eravamo pervenuti al punto in cui si voleva mostrare che il Figlio non è inferiore al Padre, perché questi ha mandato, quello è stato mandato, e che lo Spirito Santo non è inferiore né all’uno né all’altro, per il fatto che nel Vangelo si legge 4 che egli è stato mandato dall’uno e dall’altro. Poiché il Figlio è stato mandato dov’era, dato che venne in questo mondo 5, ed era già in questo mondo 6, e poiché anche lo Spirito Santo è stato mandato là dove egli era, dato che lo Spirito del Signore riempie l’universo e tutto abbraccia e sa tutto ciò che si dice 7, avevamo iniziato a studiare questa questione: se il Signore sia stato mandato dalle profondità dell’invisibile in quanto è nato nella carne e, come se fosse uscito dal seno del Padre, apparve agli occhi degli uomini in natura di servo 8; se perciò anche lo Spirito Santo sia stato mandato in quanto anch’egli apparve sotto l’apparenza corporea di una colomba 9, e di fuoco diviso in forma di lingue 10, cosicché l’essere mandati abbia significato per essi uscire, agli occhi dei mortali, dalle segrete profondità spirituali, sotto qualche forma corporea, e così, poiché il Padre non ha fatto ciò, la Scrittura dica di lui che ha mandato soltanto, non che sia stato anche mandato. Ci si è poi domandato per quale motivo la Scrittura non dica qualche volta che il Padre è stato mandato, se era lui che si manifestava per mezzo di quelle forme corporee che apparvero agli occhi degli antichi. Se invece allora era il Figlio che si manifestava, per quale motivo sarebbe detto "inviato" tanto tempo dopo, ossia quando era venuta la pienezza dei tempi 11, perché nascesse da donna, dato che era mandato anche prima, quando cioè appariva sensibilmente in quei fenomeni? E se è esatto che lo si dica "inviato" solo quando il Verbo si è fatto carne 12, perché allora si legge nella Scrittura che lo Spirito Santo è stato mandato, se di lui non si ebbe una simile incarnazione? Se invece in quelle antiche apparizioni non si manifestava né il Padre, né il Figlio, ma lo Spirito Santo, perché anch’egli soltanto ora è detto "inviato", se già prima era mandato in queste diverse maniere? Poi abbiamo fatto una suddivisione affinché queste cose venissero trattate con la più grande diligenza, e abbiamo posto tre questioni. La prima è stata risolta nel secondo libro; ne restano due, e di esse inizierò a trattare ora 13. Infatti si è già indagato e dimostrato che, sotto quelle antiche forme sensibili e sotto quelle apparizioni, non si è solo manifestato il Padre né solo il Figlio, né solo lo Spirito Santo ma, senza restrizione alcuna, il Signore Dio in cui riconosciamo la Trinità stessa, ovvero una qualunque delle Persone della Trinità, che il testo della narrazione indicava attraverso alcune circostanze.
Secondo problema: Dio per manifestarsi ha creato un nuovo essere, o ha fatto ricorso agli Angeli?
1. 4. Ora anzitutto esaminiamo quanto segue. Al secondo posto nella nostra suddivisione c’era questa domanda: è stato creato appositamente un essere, solo per svolgere questa funzione, un essere in cui Dio si manifestasse agli sguardi degli uomini secondo che egli riteneva opportuno in quel momento, oppure venivano mandati degli Angeli che già esistevano, perché parlassero in nome di Dio, assumendo un’apparenza corporea, tratta dal mondo sensibile, secondo le esigenze della loro missione, ovvero modificando e trasformando 14, secondo il loro volere, lo stesso loro corpo (al quale non obbediscono, ma che, sottomesso, obbedisce loro) in apparenze appropriate e adatte ai loro compiti, in forza del potere loro concesso dal Creatore? Trattata questa parte della questione, nella misura che il Signore concederà, si dovrà infine vedere la questione che ci eravamo proposti di studiare: il Figlio e lo Spirito Santo erano già stati mandati anche prima e, se è così, che differenza esiste tra questa missione e quella di cui si legge nel Vangelo 15? Oppure nessuno dei due è stato mandato prima che il Figlio nascesse da Maria vergine o che lo Spirito Santo apparisse visibilmente nella colomba e nelle lingue di fuoco 16?
Natura dell’azione degli Angeli
1. 5. Ma confesso che supera le forze del mio spirito decidere se gli Angeli, conservando la spiritualità del loro corpo, operando con questa in maniera più segreta, assumano dagli esseri inferiori più corpulenti un qualcosa che, adattato a loro, mutino come se fosse una veste e lo trasformino in ogni sorta di forme sensibili anch’esse vere, come vera acqua fu mutata dal Signore in vero vino 17; ovvero se trasformino proprio i loro stessi corpi, come vogliono, in maniera adatta a ciò che fanno. Ma qualunque di queste due ipotesi sia vera, non è cosa che importi per la presente questione. Sono un uomo e nessuna esperienza può permettermi di comprendere queste cose, come le comprendono gli Angeli che fanno tutto questo e lo conoscono molto meglio di quanto io sappia come il mio corpo è modificato dalla disposizione della mia volontà, esperienza che ho fatto sia in me, sia negli altri. Ma non è opportuno dire ora che cosa m’inclini a credere su questo problema l’autorità della divina Scrittura, perché sarei costretto a provarlo e ne deriverebbe un discorso troppo lungo su di un argomento che non è necessario alla presente questione.
Compito degli Angeli nelle teofanie
1. 6. Ora dobbiamo vedere questo: erano opere degli Angeli quelle forme corporee che apparivano agli occhi degli uomini e quelle voci che risuonavano ai loro orecchi, quando le creature sensibili, docili al volere del Creatore, prendevano le forme adatte alle circostanze? Di tale docilità nel libro della Sapienza è scritto: La creatura infatti che obbedisce a te che l’hai fatta, esplica la sua energia per castigare gli ingiusti e si modera per beneficare quelli che confidano in te. Perciò anche allora adattandosi a tutti questi cambiamenti serviva la tua benignità che tutto nutre, secondo il volere di coloro che aspiravano a te 18. La potenza della volontà divina, per mezzo delle creature spirituali, giunge fino agli effetti visibili e sensibili delle creature corporee. Dove infatti non opera ciò che vuole la Sapienza di Dio 19 onnipotente, la quale estende la sua forza da un’estremità all’altra del mondo e tutto amministra con bontà 20?
La volontà divina causa suprema di tutto
2. 7. Ma una cosa è l’ordine naturale nelle trasformazioni o variazioni dei corpi, il quale sebbene sia sottoposto a Dio 21, tuttavia per la sua abituale costanza ha perduto ogni fascino; così sono tutti i fenomeni di nascita, di morte, di mutazione, che si ripetono in cielo, in terra, in mare a intervalli brevissimi o certo non lunghi. Altra cosa è lo stesso ordine naturale dei fenomeni meno comuni che accadono a lunghi intervalli di tempo. Anche questi però, benché lascino stupita molta gente, sono fenomeni che gli studiosi di scienze naturali hanno ormai spiegato, e sono diventati nel volgere delle generazioni tanto meno meravigliosi quanto più ripetuti e noti. Tali sono le eclissi di sole o di luna, certi fenomeni siderali rari, i terremoti, i parti mostruosi degli animali ed altri fatti consimili, nessuno dei quali si compie senza la volontà di Dio, sebbene ciò non appaia ai più. E così, nella loro vanità, i filosofi, incapaci di scorgere la causa superiore a tutte le altre, ossia la volontà di Dio, hanno potuto attribuire quei fenomeni ad altre cause, o vere, ma prossime, o false e non suggerite affatto dalle loro ricerche sugli esseri corporei ed i loro ritmi, ma solo dai loro pregiudizi ed errori.
Esempi
2. 8. Farò, se possibile, qualche esempio che renda più chiare queste cose. Certo il corpo umano presenta una massa di carne, una forma elegante, membra tra loro armonizzate e differenziate, un certo equilibrio della salute. In esso è stata ispirata un’anima che lo governa ed essa è un’anima razionale, tale cioè che, sebbene mutevole, possa partecipare alla sapienza immutabile, così da essere compartecipe di una medesima realtà, come in un Salmo si legge di tutti i santi, con il concorso dei quali, quasi fossero pietre vive, si va edificando nei cieli la Gerusalemme di lassù, la nostra Madre eterna 22. Dice infatti il Salmo: Si edifica Gerusalemme come città di compartecipanti ad una stessa realtà 23. Questa stessa realtà indica qui il Bene sommo ed immutabile che è Dio, la sua sapienza e la sua volontà. Di lui si canta in altro Salmo: Tu li muterai ed essi muteranno, ma tu rimarrai lo stesso 24.
La volontà di Dio causa suprema agisce per mezzo dell’anima del giusto
3. 8. Rappresentiamoci dunque con il pensiero un saggio la cui anima ragionevole sia già partecipe della immutabile ed eterna verità, che la consulti circa tutte le azioni e non faccia assolutamente nulla che in essa non abbia visto doversi fare, per agire virtuosamente nella sottomissione e nell’obbedienza ad essa. Supponiamo che quest’uomo, dopo aver interrogato la legge suprema della giustizia divina, udita misteriosamente con l’orecchio del suo cuore, e per comando di essa, spossi il suo corpo in qualche opera di misericordia e contragga una malattia e, consultati i medici, senta l’uno diagnosticare come causa della malattia la mancanza di umore nel corpo, l’altro l’eccesso di umori; l’uno di essi indicherebbe la vera causa, l’altro sbaglierebbe, ma sia l’uno che l’altro si pronuncerebbe circa le cause prossime, ossia circa quelle corporee. Ma se si cercasse la causa di quell’essiccamento e si trovasse che è la fatica volontaria, si sarebbe giunti già ad una causa superiore, proveniente dall’anima che governa il corpo e influisce su di esso. Ma nemmeno questa sarebbe la causa prima. Questa causa prima era da identificarsi senza dubbio nella stessa sapienza immutabile, che l’anima di questo saggio aveva servito per amore, ed ai cui comandi misteriosi aveva obbedito nell’intraprendere la fatica volontaria; perciò si scoprirebbe con assoluta esattezza che la causa prima di quella malattia non sarebbe che la volontà di Dio. Supponiamo ora che quel saggio nel compiere quel lavoro, intrapreso per dovere e per pietà, si sia servito di aiutanti che abbiano collaborato alla sua opera buona, ma senza servire Dio con la medesima volontà, bensì unicamente per venire in possesso di una ricompensa, oggetto delle loro cupidigie carnali, oppure per evitare delle noie materiali. Supponiamo che abbia anche fatto uso, se lo esigeva il compimento dell’opera intrapresa, di animali da soma; questi sono esseri animati privi di ragione e perciò non muoverebbero le loro membra sotto i carichi, perché convinti di fare un’opera buona, ma solo spinti dall’istinto del loro godimento e per evitare i maltrattamenti. Supponiamo infine che abbia usato anche di cose corporee sprovviste di sensibilità, necessarie alla sua opera, cioè frumento, vino, olio, vestiti, denaro, libri e qualsiasi altra cosa simile. Tutti i corpi usati in questo lavoro, corpi animati o inanimati, sarebbero mossi, consumati, riparati, distrutti, di nuovo prodotti e sotto l’azione dello spazio e del tempo subirebbero trasformazioni sempre nuove. Ebbene la causa di tutti questi fatti visibili e mutevoli sarebbe forse diversa dalla invisibile e immutabile volontà di Dio, che per mezzo dell’anima pia, divenuta quasi sede della sapienza, si serve di tutte le cose, sia delle anime cattive e irragionevoli, sia di corpi da esse animati e vivificati, sia di corpi inerti, prendendo a proprio servizio prima di ogni altra cosa la stessa anima buona e santa, dopo averla indotta ad una devota e sincera sottomissione?
La volontà di Dio dispone di tutti gli esseri secondo le sue irrevocabili decisioni
4. 9. L’ipotesi che noi abbiamo fatto in forma di esempio, circa un solo uomo saggio, sebbene ancora vivente in corpo mortale, ed in possesso di una visione parziale 25, è possibile estenderla ad una casa in cui abita una comunità di tali saggi, ad una città o anche alla terra intera, nel caso che l’impero e il governo delle cose umane 26 sia nelle mani di uomini saggi, religiosamente e pienamente sottomessi a Dio. Ma, poiché questo non si è ancora avverato (prima infatti occorre che, in questo pellegrinaggio durante la vita mortale, ci esercitiamo e ci educhiamo tra i flagelli con la forza della mansuetudine e della dolcezza), raffiguriamoci proprio quella patria superiore e celeste dalla quale siamo lontani. Lassù la volontà di Dio, che ha i venti per suoi messaggeri, i lampi di fuoco per suoi ministri 27, presiede sul suo trono alto, santo, segreto, nella sua casa, nel suo tempio, tra gli spiriti che unisce tra loro una suprema pace ed amicizia, e fonde in un solo cuore l’ardore della carità. Di là si diffonde dappertutto, movendo con ordine perfettissimo prima le creature spirituali, poi quelle materiali. Di tutte le cose si serve secondo le sue irrevocabili decisioni; delle immateriali e delle materiali, degli spiriti ragionevoli e irragionevoli, di coloro che per la sua grazia sono buoni e di coloro che per la loro propria volontà sono cattivi. Ma come i corpi più pesanti e più deboli sono governati secondo un ordine determinato da corpi più sottili e più potenti, così tutti i corpi sono governati da un essere vivente ed il vivente privo di ragione da un vivente ragionevole, il vivente ragionevole che si è fatto disertore e peccatore da un vivente ragionevole, pio e giusto, e questo da Dio stesso; così tutta la creazione è governata dal suo Creatore, dal quale, per mezzo del quale e nel quale è stata anche creata e ordinata 28. Di conseguenza la volontà di Dio è la causa prima e suprema di tutte le forme e i movimenti sensibili. Niente infatti di visibile e sensibile accade senza che dal profondo del suo palazzo invisibile ed intelligibile il supremo Sovrano l’abbia comandato o l’abbia permesso, in conformità alla ineffabile ripartizione dei premi e delle pene, delle grazie e delle ricompense in questo vastissimo e immenso Stato, che è l’intera creazione.
L’azione di Dio nella consacrazione dell’Eucaristia
4. 10. L’apostolo Paolo, benché portasse ancora il fardello del corpo che si corrompe e pesa sull’anima 29, benché vedesse ancora in maniera imperfetta ed enigmatica 30, desideroso di sciogliersi dal corpo e di stare con Cristo 31, dolente nell’attendere come diritto di adozione la redenzione del proprio corpo 32, nondimeno poté predicare il Signore Gesù Cristo 33, presentandolo in modi diversi con la sua voce, le sue lettere, con il Sacramento del corpo e del sangue di lui; corpo e sangue di Cristo non chiamiamo né la voce di Paolo, né le sue pergamene e il suo inchiostro, né le sue parole, né i caratteri tracciati nei suoi volumi, bensì solo quanto noi preleviamo dai frutti della terra, consacriamo con la preghiera mistica e consumiamo ritualmente per la nostra salvezza spirituale, commemorando la passione per noi sofferta dal Signore 34. Tutto ciò acquista le sue apparenze visibili attraverso il lavoro degli uomini, ma solo attraverso l’intervento invisibile dello Spirito di Dio la santità lo fa così grande Sacramento, perché tutti i cambiamenti che si producono in quel rito li compie Dio muovendo primieramente le parti invisibili dei suoi ministri, cioè le anime degli uomini e le prestazioni a lui dovute dagli spiriti occulti. Ora, dopo tutto questo, come meravigliarci che anche nelle creature del cielo, della terra, del mare e dell’aria Dio produca a suo piacimento fenomeni sensibili e visibili per presentarsi e mostrarsi in essi nelle maniere da lui giudicate opportune, non potendo apparire nella sua sostanza che è assolutamente immutabile, troppo più alta, segreta e inaccessibile di tutti gli spiriti da lui creati?
L’azione di Dio nei miracoli
5. 11. La potenza divina che governa le creature spirituali e materiali, tutti gli anni in giorni fissati, chiama a raccolta le acque del mare e le effonde sulla superficie della terra. Ma quando ciò accadde per la preghiera del santo Elia, poiché vi era stata prima una siccità così continua e lunga che gli uomini morivano di fame e, nemmeno al momento in cui quel servo di Dio pregò, l’atmosfera con qualche traccia di umidità aveva preannunciato una pioggia imminente, allora, per il dono di una pioggia così abbondante e rapida, si manifestò, a coloro ai quali veniva destinato e concesso il miracolo, la potenza divina 35. Così pure è Dio l’autore di quei fulmini e di quei tuoni ai quali siamo abituati, ma poiché essi sul monte Sinai assunsero un aspetto inconsueto e quei suoni echeggiavano senza fare un rumore disordinato, ma invece si capiva da indizi assolutamente certi che essi avevano un significato, erano dei miracoli 36. Chi fa salire la linfa attraverso le radici fino al grappolo e produce il vino, se non Dio che fa crescere quanto l’uomo pianta e innaffia 37? Ma quando, per comando del Signore, l’acqua con inusitata rapidità fu trasformata in vino 38, si rivelò chiaramente la potenza divina, per ammissione degli stessi stolti. Chi, se non Dio, ammanta con solennità gli alberi di fronde e di fiori? Ma il fiorire della verga del sacerdote Aronne fu come un colloquio della divinità con l’umanità, assillata dal dubbio 39. C’è certamente una materia terrestre comune a tutti gli alberi ed ai corpi di tutti gli animali, materia dalla quale essi nascono e si sviluppano; e chi la produce se non Colui che ordinò alla terra di produrre questi esseri e con la stessa sua parola governa e muove le cose che ha creato 40? Ma quando mutò immediatamente e rapidamente quella stessa materia, che costituiva la verga di Mosè, nella carne di un serpente, fu un miracolo 41; mutazione di una cosa mutevole, ma pur mutazione straordinaria. Chi ancora anima tutti i viventi quando nascono, se non Colui che animò momentaneamente anche quel serpente, come era richiesto dalle circostanze?
6. 11. E chi restituiva le anime ai cadaveri per la risurrezione dei morti 42, se non Colui che dona le anime ai feti nel seno delle madri per la nascita di coloro che poi moriranno? Ma finché questi fatti continuano ad accadere come un fiume di cose che appaiono e scompaiono, passando dall’occulto allo scoperto, e dallo scoperto all’occulto, li diciamo fatti naturali. Quando invece si improvvisano per cambiamenti insoliti ad ammonimento degli uomini, allora li chiamiamo prodigi.
Le arti magiche non possono produrre nulla, se non per permissione divina
7. 12. A questo punto prevedo quale difficoltà possa presentarsi ad uno spirito debole: come mai questi miracoli vengono compiuti anche con le arti magiche? Infatti anche i magi del Faraone hanno in modo simile prodotto dei serpenti ed altri fenomeni dello stesso genere 43. Ma vi è una cosa ancor più straordinaria: come mai quella potenza dei magi, che ebbe la capacità di produrre i serpenti, si mostrò del tutto insufficiente, quando si trattò di produrre delle mosche minutissime? Quelle infatti che la Scrittura chiama "scinifi" sono mosche minutissime e costituirono la terza piaga che colpì l’orgoglioso popolo egiziano 44. È proprio allora che i magi, rimasti impotenti, dissero: Questo è il dito di Dio 45. Questo fatto induce a pensare che nemmeno gli angeli prevaricatori e le potenze dell’aria, precipitate dall’alto del loro soggiorno di celeste purità 46 nel fondo di queste tenebre come nel carcere che è loro adatto, esse che danno alla magia tutto il potere che ha, siano capaci di qualcosa senza un potere che è dato dall’alto 47. Tale potere viene dato o per ingannare gli ingannatori, come è stato dato contro gli Egiziani ed anche contro gli stessi magi perché fossero oggetto di ammirazione in quello che facevano per seduzione diabolica, e oggetto di condanna per il giusto giudizio di Dio; oppure viene dato per distogliere i fedeli dal desiderio di fare cose simili, come se il farle avesse grande importanza; è per questo che la Scrittura ce le ha narrate con la sua autorità. Viene anche data per esercitare, mettere alla prova e manifestare chiaramente la pazienza dei giusti. Infatti per miracoli visibili di non piccola potenza Giobbe venne a perdere tutte le sue ricchezze e i figli e la stessa salute fisica 48.
Solo Dio crea, gli angeli cattivi non sono creatori nella magia
8. 13. Tuttavia non si deve ritenere che questa materia delle cose visibili sia incondizionatamente soggetta alla volontà di questi angeli prevaricatori e che essi la dominino a loro piacimento, ma è invece soggetta a Dio che concede ad essi questa potenza, come l’Immutabile lo giudica conveniente dal suo trono sublime e spirituale. Infatti anche i criminali condannati alle miniere hanno a disposizione dell’acqua, del fuoco e della terra per farne ciò che vogliono, ma nella misura che è loro concesso. Non è certamente ragionevole chiamare creatori quegli angeli cattivi, per il solo fatto che, grazie a loro, i magi, che resistevano al servitore di Dio, fecero delle rane e dei serpenti 49; infatti non furono loro a crearli. Poiché di tutte le cose che nascono materialmente e visibilmente sono presenti negli elementi materiali di questo mondo certi misteriosi semi. Una cosa infatti sono i semi già visibili ai nostri occhi, nei frutti e negli animali, un’altra cosa sono i misteriosi semi con i quali, al comando del Creatore, l’acqua ha prodotto i primi pesci e i primi volatili, la terra i primi suoi germogli ed i suoi primi animali secondo la loro specie 50. E nella realizzazione di queste prime nascite non si esaurì la forza vitale di quei semi, soltanto che ad essi spesso vengono meno le condizioni favorevoli per svilupparsi e produrre la loro specie. Per esempio: un piccolissimo virgulto è un seme. Infatti convenientemente affidato al terreno diviene albero. Ma di questo ramoscello c’è un seme più piccolo della stessa specie: un grano, e fino a questo punto si tratta sempre di qualcosa che possiamo vedere. Anche di questo granello poi la ragione esige che ci sia un seme, per quanto invisibile ai nostri occhi, perché se tali semi non si trovassero in questi elementi terreni, non vedremmo così spesso spuntare dalla terra piante mai seminate, o sia in terra che nell’acqua nascere senza congiungimento tra maschi e femmine tanti animali che crescono e ne riproducono altri per congiungimento, sebbene siano nati senza di esso. Ed è fuori dubbio che le api non concepiscono i semi dei loro figli mediante l’accoppiamento, ma raccolgono con la bocca questi germi disseminati in qualche modo per il suolo 51. Dunque il Creatore dei germi invisibili è il vero Creatore di tutte le cose 52, perché tutte le cose che nascendo appaiono ai nostri occhi, prendono dai semi nascosti il punto di partenza della loro crescita; e lo sviluppo della loro statura normale e la differenziazione delle loro forme provengono, per così dire, dalle leggi delle loro origini. Perciò come noi non chiamiamo i nostri genitori creatori di uomini né gli agricoltori creatori di messi, sebbene sia con il concorso esterno della loro attività che la potenza di Dio interiormente opera la creazione di queste cose, allo stesso modo non è permesso ritenere creatori non soltanto gli angeli cattivi ma nemmeno quelli buoni, anche se la sottigliezza della loro sensibilità e del loro corpo ha loro permesso di scoprire i semi di queste cose, germi a noi più sconosciuti, e che essi segretamente spargono, con il favore di adatte combinazioni di elementi, provocando così le condizioni favorevoli e allo sbocciare e allo svilupparsi rapido degli esseri. Ma né i buoni fanno questo se non nella misura in cui Dio lo comanda, né i cattivi lo fanno ingiustamente, se non nella misura in cui egli giustamente lo permette. Ingiusta è infatti la volontà dei cattivi che è loro fornita a causa della loro malizia, ma giusto è il potere che viene loro concesso sia a loro castigo sia nei riguardi degli altri a castigo dei cattivi o a premio dei buoni.
Anche il nostro spirito non può essere formato con la giustificazione se non da Dio
8. 14. È per questo che l’apostolo Paolo, distinguendo l’azione di Dio, che crea e plasma all’interno, da quella della creatura che agisce all’esterno, e prendendo un’immagine dall’agricoltura, dice: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere 53. Come dunque nella nostra stessa vita solo Dio può formare il nostro spirito giustificandolo, mentre predicare esteriormente il Vangelo lo possono anche gli uomini, non solo quelli veramente buoni, ma anche, all’occasione, i cattivi 54, così la creazione delle cose visibili la compie Dio segretamente, mentre le attività esterne dei buoni e dei cattivi, degli Angeli e degli uomini e di ogni specie di animali egli le applica alla natura dove tutto crea, come applica l’agricoltura al terreno, secondo la propria volontà e la distribuzione che ha fatto dei poteri e degli istinti. Perciò non posso dire che gli angeli cattivi, evocati con le arti magiche, siano stati i creatori delle rane e dei serpenti 55, come non posso chiamare gli uomini cattivi creatori di una messe che avrò visto crescere per loro opera 56.
Nemmeno Giacobbe è stato il creatore dei colori delle sue pecore
8. 15. Così nemmeno Giacobbe fu il creatore dei colori delle sue pecore per aver messo davanti agli occhi delle femmine nel periodo della concezione verghe variopinte, mentre esse bevevano. E neppure le pecore crearono i colori variegati della loro prole, in quanto la loro anima aveva ritenuto l’immagine variopinta impressavi per mezzo degli occhi che avevano visto le verghe di vari colori. Questa immagine non poté influire, per l’emozione dell’accoppiamento, che su un corpo animato da uno spirito così impressionato da rendere maculati i teneri embrioni dei piccoli 57. L’influsso reciproco, dell’anima sul corpo e del corpo sull’anima, si fonda su corrispondenze razionali immutabilmente viventi nella stessa Sapienza di Dio 58, quella Sapienza che nessuno spazio racchiude. Essa, pur essendo immutabile, non abbandona nessun essere anche mutevole, perché nessuno di essi è stato creato se non per mezzo di essa 59. È stata la norma dell’immutabile e invisibile Sapienza di Dio, per mezzo della quale tutte le cose sono state create, a far sì che dalle pecore nascessero non delle verghe ma delle pecore 60; ma è stata l’anima della pecora gravida, impressionata dall’esterno per mezzo della vista, e che interiormente seguiva in sé, a suo modo, la legge della generazione ricevuta dalla segreta potenza del suo Creatore, a far sì che l’iridescenza delle verghe avesse un qualche influsso sul colore delle pecore concepite. Circa la potenza che ha l’anima nell’influire sulla materia corporea e nel trasformarla, molto si potrebbe dire, ma non è un discorso necessario al nostro assunto. In ogni caso non si può affermare che l’anima crei il corpo perché ogni causa di una sostanza mutevole e sensibile, la misura, il numero, il peso che la fanno essere, la natura che la fa questa o quella, derivano da quella vita spirituale e immutabile che esiste e sussiste al di sopra di tutte le cose e si diffonde fino alle cose ultime e terrene. Ho ritenuto di dover ricordare senz’altro quanto ha fatto Giacobbe con le sue pecore perché si comprendesse che, se non si può chiamare creatore dei colori degli agnelli e dei capretti un uomo che ha così disposto le verghe, né le stesse anime delle femmine che, nei limiti posti dalla natura, impressero sui piccoli corpi concepiti nella carne l’immagine variegata concepita per mezzo degli occhi del corpo, tanto meno possono essere detti creatori delle rane e dei serpenti gli angeli cattivi per intervento dei quali i magi del Faraone compirono quei prodigi 61.
Solo Dio crea e governa le cose, le creature possono intervenire solo dall’esterno
9. 16. Infatti altra cosa è costruire e governare la creazione dal centro e dalla sommità del cardine delle cose, chi fa questo è l’unico Creatore, Dio 62, altra cosa intervenire dal di fuori secondo le forze e le possibilità da lui distribuite per portare alla luce ciò che viene da lui creato in questo o in quel momento, in questa o quella maniera. Senza dubbio tutte le cose che noi vediamo sono già state create originariamente e fondamentalmente in una specie di trama degli elementi, ma solo quando ci sono le occasioni favorevoli vengono fuori. Infatti, come le madri sono gravide della loro prole, così il mondo stesso è gravido dei princìpi delle cose che nascono; princìpi che non vengono creati nel mondo se non da quella suprema Essenza, nella quale nulla nasce, nulla muore. Invece applicare esternamente le cause contingenti, che sebbene non naturali, tuttavia si applicano in armonia con la natura, per trarne fuori in qualche modo dal profondo seno della natura gli esseri che esso tiene nascosti e in qualche modo crearli esteriormente con il dispiegamento delle loro misure, numeri e pesi che essi hanno ricevuto segretamente da Colui che ha ordinato ogni cosa con misura ordine e peso 63, è possibile non solo agli angeli cattivi ma anche agli uomini cattivi, come ho dimostrato sopra con l’esempio dell’agricoltura 64.
La rapidità di sviluppo di alcuni germi desta meraviglia
9. 17. Ma perché non si pensi diversamente degli animali per il fatto che hanno la vita con l’istinto di cercare quanto è secondo la loro natura e di evitare quanto le è contrario, dobbiamo osservare pure che molti uomini sanno da quali erbe o carni o succhi e umori di ogni sorta, lasciati come si presentano o posti al coperto o triturati e mescolati siano soliti nascere determinati animali. Ora, chi di costoro è tanto stolto da dirsi creatore di questi animali? Se dunque qualsiasi uomo, anche il più cattivo, può sapere da dove nascono quei vermi e quelle mosche, come può destare meraviglia che gli angeli cattivi con la sottigliezza della loro sensibilità conoscano nei semi più segreti degli elementi la possibilità di far nascere rane e serpenti 65 e, senza crearli, li facciano nascere attraverso trasformazioni occulte suscitando certe condizioni favorevoli a loro note? Ma gli uomini non si meravigliano di quelle cose che gli uomini sono soliti fare. Che se qualcuno eventualmente si stupisce della rapidità degli sviluppi, in quanto quegli animali si produssero all’improvviso, avverta che gli uomini, proporzionalmente, ottengono cose simili. Come avviene infatti che i medesimi corpi inverminiscano più rapidamente nell’estate che nell’inverno, più rapidamente in luoghi caldi che in luoghi freddi? Ma queste forze naturali vengono applicate dagli uomini con tanta maggior difficoltà quanto più manca alle loro membra terrene e lente l’acutezza sensitiva e l’agilità fisica. Perciò quanto più è agevole a tutti gli Angeli trarre dagli elementi le loro risorse immediate, tanto più sorprendenti appaiono le loro agilità in tali operazioni.
Solo Dio crea
9. 18. Creatore è solamente colui che produce queste cose come causa prima. E nessuno lo può all’infuori di colui presso il quale sono originariamente le misure, i numeri, i pesi di tutte le cose che esistono: e questi è soltanto Dio creatore 66, dalla cui ineffabile sovranità dipende che quanto gli angeli cattivi potrebbero fare, se fosse loro permesso, non lo possano invece fare perché egli non lo permette loro. Infatti non si potrebbe trovare altro motivo per cui non poterono produrre delle mosche piccolissime, quelli che avevano prodotto rane e serpenti, se non questo: c’era un potere più alto, quello di Dio, che lo impediva per mezzo dello Spirito Santo, come lo riconobbero gli stessi magi dicendo: Questo è il dito di Dio 67. Che cosa poi possano per loro natura, che cosa non possano per proibizione, che cosa non sia loro permesso dalle loro condizioni naturali, è difficile all’uomo chiarire, anzi impossibile, se non in virtù di quel dono divino 68 che l’Apostolo ricorda quando dice: ad un altro il discernimento degli spiriti 69. Sappiamo infatti che un uomo può camminare e che non può nemmeno questo, se gli è impedito, ma sappiamo che non può volare anche se gli viene dato il permesso. Gli angeli cattivi possono fare alcune cose se per volere di Dio gli angeli superiori li lasciano liberi; altre cose invece non le potrebbero fare anche se gli angeli superiori li lasciassero liberi; perché non lo concede Colui che ha dato loro la natura angelica. Anzi il più delle volte per mezzo dei suoi angeli impedisce loro di esercitare anche le loro capacità naturali.
Dio non interviene personalmente in tutti i miracoli
9. 19. Ebbene lasciamo da parte quei fenomeni materiali che nell’ordine naturale delle cose accadono secondo il corso più normale dei tempi, come il sorgere e il tramontare degli astri, le nascite e le morti degli animali, le varietà innumerevoli dei semi e dei germi, le nuvole e le nubi, le nevi e le piogge, le folgori e i tuoni, i fulmini e le grandini, i venti e il fuoco, il freddo e il caldo e tutti i fenomeni come questi; lasciamo da parte anche quelli che nel medesimo ordine di realtà sono insoliti come: eclissi, apparizioni straordinarie degli astri, esseri mostruosi, terremoti e simili; lasciamo dunque da parte tutti questi fenomeni la cui causa prima e suprema è solo la volontà di Dio. Per questo un Salmo, dopo che sono stati ricordati alcuni fenomeni di questo genere: il fuoco, la grandine, la neve, il ghiaccio, la tempesta, il vento procelloso 70, perché non venissero attribuiti al caso o solo a cause corporee o anche spirituali, ma sempre indipendenti dalla volontà di Dio, subito aggiunge: che obbediscono alla sua parola 71.
10. 19. Ma, come avevo incominciato a dire, lasciati da parte questi fenomeni, differenti sono quelli che, sebbene appartenenti al mondo corporeo, vengono a cadere sotto i nostri sensi per farci conoscere qualcosa da parte di Dio. Questi sono detti propriamente miracoli e segni. Ma non tutte le volte che ci viene data una comunicazione divina, appare la stessa persona di Dio. Quando appare, talvolta si manifesta per mezzo di un Angelo, talaltra sotto una forma che non è quella di un angelo, sebbene venga utilizzata dopo che è stata preparata per opera di un Angelo; anche quando appare per mezzo di una forma che non è quella di un angelo, talvolta questa forma esisteva allo stato di corpo che viene sottoposto a qualche trasformazione per divenire atto a questa determinata rivelazione, altre volte essa viene prodotta soltanto per questo compito e, svolto questo compito, scompare. Così per esempio quando gli uomini annunziano la parola di Dio, a volte la ripetono a suo nome, come quando a tale annuncio sono premesse le parole: Il Signore ha detto 72, oppure: Questo dice il Signore 73, ed espressioni di questo genere; altre volte invece senza alcun preambolo simile si mettono al posto di Dio stesso, come quando è detto: Io ti istruirò e ti porrò su questa via nella quale dovrai camminare 74. A questo modo ad un Profeta viene dato il compito di simboleggiare non solo nelle parole ma anche nei suoi atti la persona di Dio per rappresentarla nel suo ministero di profeta. Così rappresentava la persona di Dio il Profeta che divise la sua veste in dodici parti e ne dette dieci al servo del re Salomone, al futuro re d’Israele 75. Talvolta ancora è una cosa diversa dal profeta ma già esistente tra le realtà di questa terra che è stata assunta quale simbolo, come ha fatto Giacobbe, risvegliato dal suo sonno, con la pietra che, mentre dormiva, teneva sotto il suo capo 76; qualche volta la forma simbolica è prodotta proprio per questo scopo ed è destinata ad esistere qualche tempo, come fu possibile per il famoso serpente di bronzo innalzato nel deserto 77 e come è possibile per uno scritto; oppure essa è destinata a scomparire, una volta svolto il suo compito, come il pane che, preparato a questo scopo, è consumato quando è ricevuto il sacramento.
Non tutti i miracoli sono fenomeni straordinari
10. 20. Ma queste cose, note agli uomini perché fatte dagli uomini, se possono conciliarsi rispetto al loro carattere religioso, tuttavia non possono suscitare stupore perché sono prive di carattere miracoloso. Perciò le opere degli Angeli sono per noi tanto più mirabili quanto più difficili e misteriose; per essi invece sono chiare e facili essendo di loro competenza. Parla in nome di Dio l’angelo che, indirizzandosi all’uomo dice: Io sono il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco, il Dio di Giacobbe 78, poiché la Scrittura aveva iniziato col dire: Un Angelo del Signore gli apparve 79. Anche l’uomo parla in nome di Dio quando dice: Ascolta, popolo mio, e parlerò; o Israele, ascoltami e ti dichiarerò la mia volontà: io sono Dio, il tuo Dio sono io 80. La verga è stata assunta a simbolo, tuttavia è stata la potenza angelica che l’ha mutata in serpente 81; ma sebbene questa potenza manchi all’uomo, tuttavia egli ha scelto una pietra per significare qualcosa dello stesso ordine 82. C’è grandissima differenza tra l’atto dell’Angelo e quello dell’uomo: l’uno provoca ammirazione e riflessione, l’altro solo riflessione. Ciò che c’è da capire nell’uno e nell’altro caso è forse la stessa cosa, ma i fatti che ce la fanno capire sono diversi. Come se il nome del Signore venga scritto in oro o in inchiostro: l’uno è più prezioso, l’altro meno, ma ciò che viene espresso con l’una e con l’altra cosa è identico. E sebbene il serpente tratto dalla verga di Mosè significasse la stessa cosa che significava la pietra di Giacobbe, tuttavia la pietra di Giacobbe significava qualcosa di meglio che i serpenti dei magi 83. Infatti, come l’unzione della pietra significava Cristo, nella carne umana, nella quale fu unto con l’olio dell’esultanza sopra i suoi compagni 84, così la verga di Mosè mutata in serpente 85 significava il Cristo stesso, divenuto obbediente fino alla morte, anzi alla morte di croce 86. Per questo il Vangelo dice: E come Mosè innalzò nel deserto il serpente, così è necessario che sia innalzato il Figlio dell’uomo, affinché chi crede in lui non perisca ma abbia la vita eterna 87, a somiglianza di coloro che fissando il serpente innalzato nel deserto non morivano per i morsi dei serpenti 88. Il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, affinché venga distrutto il corpo del peccato 89. Il serpente rappresentava la morte causata dal serpente nel Paradiso: figura retorica che designa l’effetto per la causa 90. Il tramutarsi della verga in un serpente 91 è il passare di Cristo alla morte, il ritornare del serpente a verga è il ritornare alla risurrezione del Cristo tutto intero, cioè insieme al suo corpo, che è la Chiesa 92. Come avverrà alla fine dei tempi, indicata dalla coda del serpente, che Mosè afferrò con la mano perché ritornasse verga 93. I serpenti dei magi raffigurano i morti del secolo che non potranno risorgere nel Cristo 94 se non saranno prima entrati nel suo corpo credendo in lui, quasi da lui divorati. Dunque la pietra di Giacobbe, dicevo, indicava qualcosa di meglio che i serpenti dei magi 95, ma il fatto compiuto dai magi fu molto più meraviglioso. Quanto però alla comprensione delle cose la differenza conta così poco come se si scrivesse il nome di un uomo con l’oro e il nome di Dio con l’inchiostro.
Carattere misterioso dell’azione angelica nei miracoli
10. 21. Quale uomo sa come gli Angeli abbiano prodotto quelle nubi o quella fiamma o come le abbiano utilizzate per annunciare ciò che annunciavano, pur ammettendo che sotto quelle forme corporee si rivelasse il Signore o lo Spirito Santo? Similmente non conoscono i neofiti quello che si offre sull’altare e si consuma al termine della sacra celebrazione: donde venga, come si appresta, perché mai abbia significato religioso. E se non lo imparano mai per esperienza propria o altrui, se non osservano mai quelle cose stesse se non durante la celebrazione sacramentale, dove si offrono e si distribuiscono, e se non si dica mai loro con la più grande autorità di chi siano il corpo e il sangue, null’altro crederanno se non questo: che il Signore sia apparso agli occhi dei mortali proprio in quella forma e che proprio quel liquido sia sgorgato dal suo fianco ferito 96. Ma a me è utile ricordarmi delle mie forze ed invitare i miei fratelli a ricordarsi delle loro, per evitare che la debolezza umana vada oltre i limiti di ciò che si può affermare con sicurezza. In qual modo infatti gli Angeli compiano questi prodigi, o meglio, come Dio li compia per mezzo dei suoi Angeli 97, fino a che punto li voglia compiere per mezzo degli stessi angeli cattivi, a volte tollerando, altre comandando, altre ancora costringendo, dal trono misterioso della sua onnipotenza, non ho lo sguardo così acuto per discernere, non la ragione così ardita per spiegare, non lo spirito così elevato per attingere e così non posso rispondere a tutte le domande che si possono porre su questo argomento con la sicurezza che avrebbe un angelo o un profeta o un apostolo. Timidi sono i pensieri dei mortali e incerte le nostre previsioni, perché un corpo corruttibile pesa sull’anima e questa tenda di creta opprime la mente dai molti pensieri. A fatica sappiamo valutare le cose che sono sulla terra, persino le cose che abbiamo tra mano non sappiamo ben conoscere; chi poi è mai riuscito a capire le cose celesti? 98. Ma poiché il testo continua e dice: E chi avrebbe potuto conoscere il tuo pensiero, se tu non gli avessi dato la sapienza e mandato il tuo Santo Spirito dal più alto dei cieli? 99, noi non investighiamo le cose del cielo, tra le quali cose sono compresi anche i corpi degli Angeli secondo la loro propria dignità e certe loro attitudini sensibili; tuttavia in virtù dello Spirito di Dio a noi inviato dal più alto dei cieli e della sua grazia partecipata alle nostre anime, oso dire con libertà che né Dio Padre né il suo Verbo né il suo Spirito, ossia l’unico Dio 100, in virtù della sua essenza e del suo stesso essere è mutevole e tanto meno visibile. È vero che ci sono delle cose mutevoli che pur non sono visibili, come i nostri pensieri, ricordi e volontà ed ogni creatura spirituale: ma nessuna cosa è visibile senza essere mutevole.
Invisibilità dell’essenza divina
11. 21. Perciò la sostanza, o, se è meglio dire così, l’essenza di Dio, nella quale intendiamo a modo nostro, quanto mai imperfetto, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, non essendo assolutamente mutevole, è radicalmente impossibile che sia per se stessa visibile.
Intervento degli Angeli nelle teofanie
11. 22. È dunque chiaro che tutte le apparizioni fatte ai Patriarchi quando Dio si rivelava ad essi secondo il suo piano stabilito per quei tempi, sono avvenute per mezzo di una creatura. Se noi ignoriamo come abbia compiuto quelle cose servendosi degli Angeli come ministri suoi, in ogni caso non è in base ad un’idea personale che affermiamo l’intervento degli Angeli, e questo perché nessuno ci creda più saggi di quello che siamo; ora le nostre pretese sono modeste, conformi alla misura di fede che Dio ci ha dispensato 101, e crediamo, per questo parliamo 102. C’è infatti l’autorità della divina Scrittura, che il nostro spirito non deve abbandonare per cadere a capofitto, una volta abbandonato il valido sostegno della parola divina, nei precipizi delle congetture personali dove né i sensi del corpo guidano, né la luce della verità brilla. Ora è scritto in modo chiarissimo nell’Epistola agli Ebrei, quando vien fatta la distinzione tra l’economia del Nuovo Testamento e l’economia dell’Antico Testamento, secondo l’opportunità dei tempi e dei momenti, che gli Angeli sono intervenuti non soltanto nei prodigi visibili ma anche nella manifestazione della parola di Dio. Ecco il testo: Di quale degli Angeli ha detto mai: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi? Non sono essi invece tutti spiriti destinati a servire, inviati per esercitare un ufficio in favore di coloro che devono ereditare la salvezza? 103. L’autore dimostra con queste parole che quei prodigi non soltanto sono stati compiuti per mezzo degli Angeli ma anche che sono stati fatti per noi, cioè per il popolo di Dio al quale è promessa l’eredità della vita eterna 104. Così l’Apostolo scrive ai Corinti: Ma tutte queste cose accaddero loro come in figura e sono state scritte per ammonire noi, che siamo giunti alla fine dei tempi 105. L’Apostolo dimostra poi logicamente e chiaramente che allora Dio parlava per mezzo degli Angeli, ora per mezzo del suo Figlio: Per questo noi dobbiamo attendere con il massimo impegno alle cose udite per non venir trascinati fuori strada. Se infatti la Legge promulgata per mezzo degli Angeli si rivelò efficace al punto che ogni trasgressione o disobbedienza ricevette la sua giusta pena, come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? 106. Poi, come se gli si domandasse di quale salvezza si tratta, per precisare che egli parla ora del Nuovo Testamento, cioè della parola che è stata pronunciata non per mezzo degli Angeli ma per mezzo di nostro Signore, prosegue: La quale fu annunziata prima dal Signore, poi ci è stata confermata da coloro che lo avevano udito, mentre Dio aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi e ogni sorta di miracoli e con i doni dello Spirito Santo distribuiti secondo la sua volontà 107.
Dio parla per mezzo degli Angeli
11. 23. Ma, si dirà, perché è stato allora scritto: Il Signore disse a Mosè, e non piuttosto: "Disse l’Angelo a Mosè"? È lo stesso motivo per cui quando l’araldo proclama la sentenza del giudice, non si registra negli atti: "L’araldo ha detto" ma: "Il giudice ha detto". Così allo stesso modo quando un santo Profeta parla, sebbene diciamo: "Il profeta ha detto", non vogliamo far comprendere nient’altro che: "Il Signore ha detto". Se diciamo: Il Signore ha detto, non mettiamo da parte il Profeta ma facciamo presente chi abbia parlato per suo mezzo. D’altra parte la Scrittura svela spesso che l’Angelo è il Signore e, quando l’Angelo parla, essa dice frequentemente: Il Signore ha detto, come abbiamo già mostrato 108. Ma ci sono alcuni che nei passi in cui la Scrittura usa il nome "Angelo" ritengono che si tratti del Figlio stesso di Dio in persona, perché un profeta l’ha chiamato "Angelo" in quanto ha annunciato la volontà del Padre e la sua propria. Per questo ho voluto ricavare una prova più decisiva da questa Epistola in cui non è scritto: "per mezzo di un Angelo" ma per mezzo degli Angeli 109.
Il Signore apparve a Mosè per mezzo di un Angelo
11. 24. Anche Stefano infatti negli Atti degli Apostoli racconta le cose alla stessa maniera in cui sono state raccontate anche nei libri dell’Antico Testamento 110: Uomini, fratelli, padri, ascoltate. Il Dio della gloria apparve a nostro padre Abramo mentre era nella Mesopotamia 111. Ma perché nessuno pensasse che il Dio della gloria fosse apparso allora nella sua essenza agli occhi degli uomini, Stefano dice più avanti che fu un Angelo che apparve a Mosè: A queste parole Mosè fuggì ed andò ad abitare nella terra di Madian dove generò due figli. Al compiersi poi dei quarant’anni un Angelo apparve a lui nel deserto del Sinai in mezzo alla fiamma del roveto ardente. A questa vista Mosè rimase stupito dalla visione e, mentre si avvicinava per osservare, la voce del Signore si fece udire: Io sono il Dio dei padri tuoi, il Dio d’Abramo, il Dio d’Isacco, il Dio di Giacobbe. Tremante Mosè non ardiva guardare. Ma il Signore gli disse: Levati i calzari dai piedi 112. Qui certamente egli chiama Angelo e Signore lo stesso Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, come dice il Genesi 113.
Anche ad Abramo apparve per mezzo di un Angelo
11. 25. Forse qualcuno dirà che il Signore è apparso a Mosè per mezzo di un Angelo ma ad Abramo direttamente? Non chiediamo una risposta su questo a Stefano ma interroghiamo lo stesso libro da cui egli ha tratto questa narrazione. Perché c’è scritto: E disse il Signore Dio ad Abramo 114, e poco dopo: E apparve il Signore Dio ad Abramo 115, significa forse che qui non sono intervenuti gli Angeli? Ma in altro passo si trova la stessa maniera di esprimersi: Il Signore gli apparve poi presso il querceto di Mambre, mentre egli sul caldo del giorno era seduto davanti alla sua tenda 116, e poi il testo continua: Alzati gli occhi guardò, ed ecco tre uomini in piedi gli stavano davanti 117. Noi abbiamo già parlato di essi 118. Ebbene, come potranno costoro, che dalle parole non vogliono assurgere alle idee o ricadono facilmente dalle idee alle parole, spiegare che Dio è apparso in questi tre uomini senza riconoscere, come lo insegna il seguito del testo, che essi erano degli Angeli 119? Forse perché non è detto "un Angelo gli parlò" o "gli apparve", oseranno per questo affermare che per quanto riguarda Mosè quella visione e quella voce furono prodotte per mezzo di un Angelo, perché così dice il testo, mentre ad Abramo, perché non si fa parola di un Angelo, fu Dio nella sua essenza che apparve e parlò? Ma perché, se anche a proposito di Abramo si parla di un angelo? Infatti ecco che cosa si legge quando si esigeva che venisse immolato suo figlio: Dopo questi fatti Dio volle provare Abramo e gli disse: Abramo! Abramo! Ed egli rispose: Eccomi! E gli disse: Orsù, prendi il tuo figlio, l’unico che hai e che tanto ami, Isacco, e va’ nella regione di Moria e là lo offrirai in olocausto sopra quel monte che io ti mostrerò 120. Certo qui si parla di Dio, non di un Angelo. Ma un po’ più avanti la Scrittura così aggiunge: Stese quindi Abramo la mano e prese un coltello per uccidere suo figlio. Ma l’Angelo del Signore gli gridò dal cielo dicendo: Abramo! Abramo! Ed egli rispose: Eccomi! E l’Angelo gli disse: Non mettere le mano addosso al fanciullo e non gli fare alcun male 121. Che cosa si può replicare di fronte a queste affermazioni? Affermeranno che Dio ha comandato l’uccisione di Isacco e che l’Angelo l’ha proibita 122? Allora il padre di Isacco, contro il comando divino di immolare suo figlio, avrebbe obbedito all’ingiunzione dell’Angelo di risparmiarlo? Bisogna ridere di tale interpretazione e respingerla. Ma la Scrittura non offre la possibilità di attardarsi in una sciocchezza così grossolana, perché immediatamente aggiunge: Poiché ora conosco che tu temi Iddio e non hai risparmiato il tuo figlio unico per me 123. Che significa per me, se non per Colui che aveva comandato che fosse ucciso? Il Dio d’Abramo e l’Angelo sono dunque lo stesso personaggio o piuttosto è Iddio che parla attraverso l’Angelo? Ma ascoltiamo il seguito; è del tutto evidente che qui si parla di un angelo. Tuttavia osserva il contesto: Ed Abramo, alzati gli occhi, vide dietro di sé che un montone era rimasto con le corna intricate in un cespuglio. Abramo andò, prese quel montone e lo offrì in olocausto in luogo del figlio. Ed Abramo pose nome a quel luogo "Il Signore ha visto" e perciò anche oggi si dice: Sul monte il Signore è apparso 124. Ora un po’ prima Dio aveva detto similmente per mezzo dell’Angelo: Ora conosco che tu temi Dio 125. Ciò non significa che Dio sia venuto a conoscere in quel momento il timore di Abramo ma che si è comportato in modo che Abramo scoprisse per mezzo di Dio quanta forza d’animo avesse per obbedire a Dio fino all’immolazione del figlio unico: è una figura retorica che esprime l’effetto per la causa, come quando si dice: "un inverno pigro", perché rende pigri. Allo stesso modo la Scrittura dice che Dio aveva conosciuto i sentimenti di Abramo perché aveva fatto conoscere ad Abramo la fermezza della sua fede che egli avrebbe potuto ignorare senza tale prova. Ebbene allo stesso modo qui Abramo chiamò il luogo di quell’avvenimento "Dio ha visto" 126, perché Dio ha fatto vedere se stesso. Infatti aggiunge immediatamente: Si dice ancora oggi: Sul monte Dio è apparso 127. Dunque lo stesso Angelo è chiamato Signore. Perché? In quanto per mezzo dell’Angelo si rivelò il Signore. Del resto nel seguito del testo l’angelo si esprime in una maniera che è nettamente quella di un profeta e lascia chiaramente intendere che è Dio che parla per mezzo dell’Angelo: Poi l’Angelo del Signore chiamò Abramo dal cielo una seconda volta e gli disse: Io giuro per me stesso, dice il Signore, che siccome hai fatto questo e non hai risparmiato il tuo figlio per me 128. Questa espressione Il Signore dice, che usa colui che parla in nome di Dio, la si trova abitualmente anche presso i Profeti. Sarebbe forse il Figlio di Dio a usare, parlando del Padre, l’espressione: Il Signore dice, e sarebbe lui quest’Angelo del Padre? Che dire dunque? Coloro che ci contraddicono osservino come vengono incalzati a riguardo di quei tre uomini che apparvero ad Abramo quando il testo ulteriormente afferma: Gli apparve il Signore 129. Forse che non erano Angeli perché sono detti uomini? Allora leggano Daniele che dice: Ed ecco l’uomo Gabriele 130.
Gli Angeli hanno promulgato la Legge
11. 26. Ma perché tardiamo ulteriormente a chiudere la bocca a costoro con un altro testo che è di una evidenza assoluta e di grandissima importanza? In esso non si parla di un Angelo al singolare né di uomini al plurale; si parla solamente di Angeli e in esso appare con tutta chiarezza che essi non hanno trasmesso un discorso qualunque ma hanno dato la Legge stessa 131. Certamente nessun fedele dubita che è stato Dio a darla a Mosè per sottomettere il popolo d’Israele, ma l’ha data per mezzo degli Angeli. Ecco come si esprime Stefano: Duri di cervice e incirconcisi di cuore e di orecchi, voi sempre avete resistito allo Spirito Santo: come furono i vostri padri, così siete voi. Quale dei Profeti non perseguitarono i vostri padri? Essi uccisero coloro che predicavano la venuta del Giusto di cui voi in questi giorni siete stati traditori e omicidi, voi che avete ricevuto la Legge per il ministero degli Angeli e non l’avete osservata 132. Che vi può essere di più evidente di questo, di più fermo di tale autorità? È per mezzo degli Angeli che è stata promulgata la Legge a quel popolo, ma è del Signore nostro Gesù Cristo che essa preparava e preannunciava la venuta, e lui come Verbo di Dio era in maniera incomparabile ed inesprimibile negli Angeli che promulgavano la Legge 133. Perciò egli dice nel Vangelo: Se credeste a Mosè, a me pure credereste; di me egli infatti ha scritto 134. Per mezzo degli Angeli era dunque il Signore che parlava allora, è per mezzo degli Angeli che il Figlio di Dio, il Mediatore di Dio e degli uomini 135, che sarebbe nato dalla stirpe di Abramo, preparava la sua venuta per trovare accoglienza presso uomini che si riconoscessero colpevoli perché la Legge da essi non attuata ne aveva fatto dei trasgressori. Per questo anche l’Apostolo dice ai Galati: Perché dunque la Legge? In vista delle trasgressioni fu bandita, finché non fosse venuto il Discendente a cui era stata fatta la promessa; essa fu promulgata per mezzo degli Angeli, tramite un Mediatore 136, ossia promulgata per mezzo degli Angeli, tramite lui. Infatti la sua nascita non è frutto della condizione umana ma della potenza divina. Che l’Apostolo non chiami Mediatore un angelo, ma lo stesso Signore Gesù Cristo, in quanto si è degnato di diventare uomo, lo si può vedere in un altro passo: Un solo Dio - egli dice - uno solo anche il Mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù 137. Ecco il senso dell’immolazione dell’Agnello pasquale 138, il senso di tutti i simboli riguardanti il Cristo che si sarebbe incarnato 139 e che avrebbe patito ma che sarebbe anche risorto, simboli contenuti nella Legge promulgata dagli Angeli 140. In questi Angeli erano certamente presenti il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Talvolta gli Angeli rappresentavano il Padre, talvolta il Figlio, altre volte lo Spirito Santo, talvolta Dio senza distinzione di persone. Dio appariva sotto forme visibili e sensibili ma per mezzo della sua creatura, non nella sua stessa sostanza, per vedere la quale i cuori vengono purificati da tutti questi simboli offerti ai nostri occhi ed alle nostre orecchie.
Dio si è manifestato nell’Antico Testamento per mezzo degli Angeli
11. 27. Ma ritengo che ormai sia stato sufficientemente discusso e provato, secondo le nostre capacità, l’argomento che avevamo incominciato a dimostrare in questo libro 141. In base a motivi razionali dotati di quella probabilità che è possibile raggiungere ad un uomo, o meglio a me, ed in base ad un’autorità dotata di quella forza che la chiarezza delle parole divine della Scrittura santa permette, resta dunque stabilito questo: quelle voci sono state dette e quelle forme corporee suscitate ai nostri padri dell’antichità prima dell’incarnazione del Salvatore, nei tempi in cui avevano luogo le apparizioni divine, dagli Angeli; sia parlando essi stessi o facendo qualcosa in nome di Dio, abitudine propria anche ai Profeti, come abbiamo dimostrato, o assumendo dalla creatura ciò che essi non erano per mostrare, per mezzo di figure, Dio agli uomini. Nemmeno i Profeti hanno trascurato questo tipo di simboli, come ci insegna la Scrittura con molti esempi. Ora non ci rimane da vedere che una cosa. Il Signore è nato dalla Vergine, lo Spirito Santo è disceso sotto la forma corporea di una colomba 142, sono state viste le lingue di fuoco ed è stato udito un fragore dal cielo nel giorno della Pentecoste, dopo l’ascensione del Signore 143. Ebbene il Verbo stesso di Dio non è apparso nella sostanza per la quale è uguale e coeterno al Padre. Nemmeno lo Spirito del Padre e del Figlio è apparso nella sua sostanza per la quale è insieme uguale e coeterno all’uno e all’altro. Ma certamente una creatura capace di rivestire quelle forme e di restarvi apparve ai sensi corporei e mortali. Si tratta dunque di vedere quale differenza ci sia tra le manifestazioni di cui si è detto e queste che sono proprietà del Figlio e dello Spirito Santo, nonostante l’intervento della creatura visibile. Inizieremo a trattare di questo con un altro volume: sarà più comodo.
1 - Cf. 1 Cor 3, 1-2; 2, 14.
2 - Cf. Cicerone, De fin. bon. mal. 3, 1, 2; Agostino, C. Acad. 3, 12, 27: NBA, III/1; Serm. D.ni in monte 1, 3, 10: NBA, X/2; Retract. 1, 1, 9: NBA, II.
3 - Cf. supra, 1, 3.
4 - Cf. Gv 14, 26; 15, 26; 16, 7.
5 - Gv 16, 28.
6 - Gv 1, 10.
7 - Sap 1, 7.
8 - Cf. Gal 4, 4; 1 Gv 4, 2; Gv 1, 18; Fil 2, 7.
9 - Mt 3, 16.
10 - At 2, 3.
11 - Gal 4, 4.
12 - Gv 1, 14.
13 - Cf. supra, 2, 7, 13; 18, 35.
14 - Cf. Cicerone, De orat. 3, 45, 177; Orat. part. 7, 23.
15 - Cf. Is 48, 16; Gv 10, 36; 14, 26; 15, 26; 16, 7; Gal 4, 4.
16 - Cf. Mt 3, 16; Mc 1, 10; Lc 3, 22; Gv 1, 32; At 2, 3.
17 - Gv 2, 9.
18 - Sap 16, 24-25.
19 - 1 Cor 1, 24.21; Eccli 1, 3.4.
20 - Sap 8, 1.
21 - Gb 26, 11.
22 - Cf. 1 Pt 2, 5; Ef 4, 12; Eb 12, 22.
23 - Sal 121, 3.
24 - Sal 101, 27-28.
25 - Cf. 1 Cor 13, 12; 2 Cor 5, 6.
26 - Cf. Crisippo, Fragm. 35; Cicerone, De fin. bon. mal. 2, 12, 37; De off. 1, 43, 153; 2, 2, 5; Tuscul. 4, 26, 57.
27 - Eb 1, 7; Sal 103, 4.
28 - Col 1, 16; Rm 11, 36.
29 - Sap 9, 15.
30 - 1 Cor 13, 12.
31 - Fil 1, 23.
32 - Rm 8, 23.
33 - Cf. 1 Cor 1, 23.
34 - Cf. Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-25.
35 - Cf. 1 Re (Volgata: 3 Re) 17, 1; 18, 2.41-45.
36 - Cf. Es 19, 16-19; 20, 18.
37 - 1 Cor 3, 7.
38 - Gv 2, 9.
39 - Cf. Nm 17, 8.
40 - Cf. Gn 1, 24.
41 - Cf. Es 4, 3.
42 - Cf. Ez 37, 1-10.
43 - Cf. Es 7, 11ss.
44 - Cf. Es 8, 18.
45 - Es 8, 19.
46 - 2 Pt 2, 4.
47 - Gv 19, 11.
48 - Gb 1, 13; 2, 7.
49 - Cf. Es 7, 11-12; 8, 7.
50 - Cf. Gn 1, 20-25.
51 - Virgilio, Georg. 4, 201-204.
52 - Eccli 24, 12.
53 - 1 Cor 3, 6.
54 - Fil 1, 18.
55 - Cf. Es 7, 11-12; 8, 7.
56 - Cf. Mt 13, 25-26.
57 - Cf. Gn 30, 37-41.
58 - Eccli 1, 3; 1 Cor 1, 3-24.
59 - Gv 1, 3.
60 - Cf. Gn 30, 37-41.
61 - Es 7, 11-12; 8, 7.
62 - Eccli 1, 8.
63 - Sap 11, 21.
64 - Cf. supra, 1, 7; Mt 13, 25-26.
65 - Cf. Es 7, 11-12; 8, 7.
66 - Eccli 1, 8.
67 - Es 8, 19; 7, 12.
68 - At 8, 20; Gv 4, 10.
69 - 1 Cor 12, 10.
70 - Sal 148, 8.
71 - Ibid.
72 - Is 3, 16.
73 - Ger 31, 1-2.
74 - Sal 31, 8.
75 - 1 Re (Volgata: 3 Re) 11, 30-31.
76 - Cf. Gn 28, 11-18.
77 - Cf. Nm 21, 9.
78 - Es 3, 6.
79 - Es 3, 2.
80 - Sal 80, 9-11.
81 - Es 4, 3; 7, 10.
82 - Cf. Gn 28, 18.
83 - Cf. Es 4, 3; 7, 10; Gn 28, 18.
84 - Sal 44, 8.
85 - Es 4, 3.
86 - Fil 2, 8.
87 - Gv 3, 14-15.
88 - Cf. Nm 21, 9.
89 - Rm 6, 6.
90 - Cf. Gn 3, 1-15.
91 - Es 4, 3.
92 - Col 1, 24.
93 - Cf. Es 4, 4.
94 - Cf. Es 7, 12.
95 - Cf. Gn 28, 18; Es 7, 11-12.
96 - Cf. Gv 19, 34.
97 - Cf. Eb 2, 2.
98 - Sap 9, 14-16.
99 - Sap 9, 17.
100 - Mc 12, 29; Gal 3, 20.
101 - Rm 12, 3.
102 - 2 Cor 4, 13.
103 - Eb 1, 13-14.
104 - 1 Pt 3, 22.
105 - 1 Cor 10, 11.
106 - Eb 2, 1-3.
107 - Eb 2, 3-4.
108 - Cf. supra, 2, 12-13.
109 - Eb 2, 2.
110 - Cf. Gn 12, 1; Es 2, 15; 3, 1-6.
111 - At 7, 2.
112 - At 7, 29-33; Es 2, 15; 3, 7.
113 - Cf. Gn 12, 1.
114 - Ibid.
115 - Gn 12, 7.
116 - Gn 18, 1.
117 - Gn 18, 2.
118 - Cf. supra, 2, 10.
119 - Cf. Gn 18, 1-2; 19, 1.
120 - Gn 22, 1-2.
121 - Gn 22, 10-12.
122 - Cf. Gn 22, 2.
123 - Gn 22, 12.
124 - Gn 22, 13-14.
125 - Gn 22, 12.
126 - Gn 22, 14.
127 - Ibid.
128 - Gn 22, 15-16.
129 - Gn 18, 1.
130 - Dn 9, 21.
131 - Cf. Gal 3, 21; At 7, 38.
132 - At 7, 51-53.
133 - Cf. 1 Cor 1, 8; 1 Ts 3, 13; Eccli 1, 5; Ap 19, 13.
134 - Gv 5, 46.
135 - Eb 2, 2; Mt 14, 33; 16, 16; Mc 1, 1; 3, 1-2; Lc 1, 35; 4, 41.
136 - Gal 3, 19.
137 - 1 Tm 2, 5.
138 - Es 12, 3.
139 - 1 Gv 4, 2; Rm 8, 3.
140 - At 7, 53.
141 - Cf. supra, 4, 21.
142 - Mt 3, 16; Mc 1, 10; Gv 1, 32.
143 - At 2, 1-4.
La chiave del Paradiso
San Giovanni Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaAl benevolo lettore
Questo libretto è intitolato la CHIAVE DEL PARADISO, perchè qualsiasi fedel cristiano che sappia, creda e pratichi quanto ivi si contiene può essere sicuro di sua eterna salvezza.
Quivi troverai, o lettor divoto, un compendio delle verità della fede cattolica, e il modo di praticare vari esercizi di cristiana pietà, con una scelta di Laudi Sacre.
Ogni cosa fu ricavata dai più accreditati autori: io feci solamente quelle aggiunte e variazioni, che parvero necessarie od opportune per l'intelligenza popolare e secondo il bisogno dei tempi. {3 [3]}
Intanto uniamoci tutti a pregare Iddio misericordioso affinchè conduca tutti gli uomini del mondo alla conoscenza della cattolica religione, sola ed unica religione di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.
Noi poi che abbiamo la bella sorte di trovarci in grembo alla vera Chiesa diamoci la massima sollecitudine per sapere, credere e praticare quanto questa nostra madre pietosa a nome di Dio comanda.
Così facendo quanti cristiani seguiranno i nostri esempi! quanti lasceranno la strada del male per darsi alla virtù! Quante anime persevereranno nel cammino chi conduce all'eterna salvezza! Qual grande ricompensa non sarà per noi riserbata da Dio in Cielo!
Sac. BOSCO GIO. {4 [4]}
Compendio di ciò che un cristiano deve sapere, credere e praticare.
Conoscenza di Dio.
Apriamo gli occhi, o cristiano, e consideriamo l'immensità di cose che esistono nell'universo. Tutte queste cose una volta non esistevano. Iddio lo trasse dal nulla, perciò lo chiamiamo Creatore.
Egli ha creato il cielo e la terra o tutte le cose che nel cielo e nella terra si contengono. Non vi può essere che un Dio solo. Egli è sempre stato e sempre sarà. È un purissimo spirito, perciò non ha corpo alcuno; noi non lo possiamo vedere in questa vita, vediamo soltanto le opere sue. Egli però vede tutto, è dappertutto, conosce tutto anche i [5] nostri più segreti pensieri. Dio è onnipotente, infinitamente buono, giusto, santo, in una parola egli possiede tutte le perfezioni.
Il Mistero dell'unità e Trinità di Dio.
Due parole soglionsi usare quando parliamo di Dio: Unità e Trinità. Unità vuol dire che vi è un solo Dio. Trinità vuol dire che in Dio vi sono tre persone realmente distinte che si chiamano Padre, Figliuolo, Spirito Santo. Il Padre è Dio, il Figliuolo è Dio, lo Spirito Santo è Dio; tuttavia non sono tre Dei, ma tre persone che hanno la medesima potenza, sapienza e divinità, che perciò sono un solo Dio.
Creazione degli Angeli e dell'Uomo.
Iddio ha creato tutto dal niente colla sola sua volontà. Egli ha creato gli Angeli. Gli uni hanno peccato per superbia e furono condannati all'inferno; e si chiamano Demoni; gli altri si conservarono fedeli a Dio ed ora vivono per sempre beati in cielo; e si chiamano Angeli buoni. {6 [6]}
L'uomo fu creato per conoscere, amare, servire Iddio sopra la terra e per questo mezzo conseguire la sua eterna felicità.
Peccato originale.
Il primo uomo fa chiamato Adamo, e la prima donna Eva. Essi furono collocati in un giardino di delizie, comunemente detto paradiso terrestre. Essi non dovevano andar soggetti alla morte; ma avendo disobbedito a Dio col mangiare il frutto da lui proibito, furono cacciati dal paradiso terrestre, e condannati eglino e la loro posterità alla fatica, ai patimenti e alla morte. È a cagione di questa disobbedienza che noi veniamo al mondo col peccato originale il quale basta per escluderci dal Paradiso.
Mistero dell'Incarnazione.
Dio ebbe pietà del genere amano e per liberarci dalla schiavitù del demonio ed acquistarci la vita eterna, la seconda persona della SS. Trinità, cioè il Figliuol di Dio, si degnò di {7 [7]} farsi uomo, prendere un corpo ed un'anima, come abbiamo noi, nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Il figliuol di Dio fatto nomo si chiama Gesù Cristo. Egli si è fatto uomo senza lasciare di essere Dio. Il Padre e lo Spirito Santo non s'incarnarono come il Figlio. Il Figlio è sempre stato Dio come il Padre e lo Spirito Santo, ma come uomo non v'è sempre stato. Egli s'incarnò e nacque nella città di Betlemme circa l'anno del mondo quattromila, e mille ottocento e cinquantacinque prima dell'epoca attuale.
La Santa Vergine divenendo madre di Dio non cessò di essere vergine. Il Figliuolo di Dio è venuto al mondo nella notte di Natale in una povera stalla. Otto giorni dopo fu circonciso, e gli fu imposto l'adorabile nome di Gesù che significa Salvatore. Egli visse sopra la terra 33 anni nella povertà, nella umiltà e nella pratica di tutte le virtù. Egli insegnò le verità del Vangelo, fece un gran numero di miracoli per provare {8 [8]} la sua divinità, e tutte le profezie, colle quali Iddio lo aveva predetto agli uomini, si avverarono letteralmente in lui.
Il Signore è morto volontariamente sopra una croce pei nostri peccati in giorno di venerdì. Giorno, che appunto per motivo di tal morte, fu in seguito denominato Venerdì Santo. Egli ha sofferto come uomo, e come Dio ha dato un prezzo infinito a' suoi patimenti. Colla sua passione e colla sua morte ci ha riscattati dall'eterna dannazione; il che si appella mistero della Redenzione. Il giorno terzo dopo la sua morte egli risuscitò per virtù propria. Quaranta giorni dopo la Risurrezione, il giorno dell'Ascensione, salì al cielo in presenza dei suoi Discepoli e di Maria SS. Dieci giorni dopo, il giorno della Pentecoste, mandò lo Spirito S. a' suoi Apostoli. Egli ritornerà nuovamente su questa terra alla fine del mondo per giudicare tutti gli uomini, i quali tutti risusciteranno. Egli darà il Paradiso ai giusti, e' condannerà all'inferno tutti quelli che saranno morti {9 [9]} in peccato mortale. L'inferno e il Paradiso dureranno in eterno, cioè non avranno mai fine.
Chiesa di Gesù Cristo.
Gesù Cristo prima di salire al cielo fondò una Chiesa, che è la congregazione dei fedeli cristiani, che, sotto la condotta del sommo Pontefice e dei legittimi pastori, professano la religione stabilita da G. C. e partecipano ai medesimi sacramenti. Non vi è che una sola e vera Chiesa di G. C. cioè la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Bisogna ubbidire a quelli che sono stati stabiliti da G. C. per governarla. Il capo della Chiesa è il sommo Pontefice ossia il Papa successore di S. Pietro e Vicario di G. C. sopra la terra. Dipendentemente dal Papa governano eziandio la Chiesa i Vescovi; ma il sommo Pontefice ha l'autorità sopra tutti i Vescovi e sopra tutti i fedeli cristiani.
Questo è il solo mezzo per non cadere nell'errore, secondo la promessa di G. C. che disse a S. Pietro: {10 [10]} ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga meno. Fuori della Chiesa Cattolica non vi può essere salute. In un senso più esteso la Chiesa abbraccia non solamente i fedeli che vivono sopra la terra, ma eziandio le anime del Purgatorio, e i Santi che regnano nel Cielo. Noi partecipiamo ai meriti dei Santi e dei fedeli, e possiamo sollevare le anime del Purgatorio colle nostre preghiere, colle nostre buone opere, e coll'acquisto dell'Indulgenze, il che si appella comunione dei Santi.
Simbolo degli Apostoli.
Tutte queste verità sono contenute nel simbolo degli Apostoli detto volgarmente il Credo. Noi dobbiamo crederle fermamente appoggiati non sopra la parola degli uomini che le annunciano, ma appoggiati sopra la medesima autorità di Dio, il quale le ha rivelate alla sua Chiesa, e per mezzo dei ministri della sua Chiesa vengono insegnate a noi. {11 [11]}
Comandamenti di Dio.
Per salvarci bisogna non solamente credere fermamente tutte queste verità, ma bisogna ancora vivere cristianamente, cioè osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa, che è quanto dire praticare la virtù e fuggire il peccato.
I comandamenti di Dio sono dieci:
Il primo ci obbliga di amare, di adorare un Dio solo e di amare il nostro prossimo come noi medesimi per amor di Dio.
Il secondo ci obbliga di onorare il suo santo nome, e ci proibisce la bestemmia e il nominarlo invano.
Nel terzo ci ordina di santificare le feste, e ci proibisce i lavori servili ne' dì festivi.
Nel quarto ordina di onorare il padre e la madre, e tutti gli altri superiori.
Nel quinto ci proibisce di ammazzare, e di far male al nostro prossimo, o di aver la volontà di fargliene; e ci proibisce ancora di dargli cattivo esempio, di portargli odio, {12 [12]} di vendicarci, e ordina di perdonare a tutti.
Nel sesto proibisce il peccato della disonestà e tutto ciò che può condurre a questo peccato.
Nel settimo proibisce di pigliare o ritenere la roba degli altri o recare qualche danno al prossimo.
Nell'ottavo proibisce il falso testimonio, la bugia, il giudizio temerario, la maldicenza e la calunnia.
Nel nono proibisce ogni specie di pensiero disonesto.
Nel decimo proibisce di desiderare ingiustamente la roba altrui.
Comandamenti della S. Madre Chiesa.
1. La Chiesa a nome di Dio ordina Di santificare le feste di precetto coll'assistere particolarmente alla Santa Messa.
2. Digiunare la quaresima e le altre vigilie comandate, e non mangiar carne in venerdì e sabato e negli altri giorni proibiti.
3. Di confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla propria parrocchia in tempo pasquale. {13 [13]} Non celebrare le nozze ne' tempi proibiti.
4. Pagare le decime secondo l'usanza dei proprii paesi.
Orazione Domenicale.
Ma per obbedire a Dio ed alla Chiesa noi abbiamo assolutamente bisogno della grazia di Dio, e per ottenere questa grazia bisogna dimandarla sovente a Dio con umili e fervorose preghiere in nome e pei meriti di Gesù Cristo.
La più eccellente delle preghiere è quella che G. C. medesimo ci ha insegnato, cioè il Padre nostro. È eziandio cosa utilissima di avere una divozione ed una riverenza particolare verso la Vergine SS. che è la creatura più potente presso Dio. La preghiera con cui ordinariamente si suole invocare questa nostra pietosa madre, è l’Ave, Maria, cioè Dio ti salvi, o Maria ecc. È parimenti cosa assai utile di onorare e pregare i nostri santi Angeli custodi e i Santi del Paradiso, perchè eglino essendo gli amici di Dio possono molto aiutarci colla loro intercessione. {14 [14]}
I Sacramenti.
Gesù Cristo ha instituito i sacramenti per darci la sua grazia, ed applicarci i meriti della sua passione e della sua morte. I Sacramenti sono sette: Battesimo, Cresima, Penitenza, Eucaristia, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio.
Il Battesimo è un sacramento senza cui niuno può salvarsi.
Tutti possono battezzare in caso di necessità. Bisogna però avvertir bene di usare acqua naturale, e versarla sulla testa, o in caso di necessità su qualunque altra parte del fanciullo; ma l'acqua deve scorrere sopra la pelle e non basta che scorra sopra gli abiti o sopra i capelli. La medesima persona, che versa l'acqua, deve dire le parole: Io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il Battesimo scancella in noi il peccato originale, ed anche l'attuale se vi è; ci dà la grazia di Dio, ci fa figliuoli della Chiesa e perciò eredi del Paradiso.
La Cresima, ossia la Confermazione, è un Sacramento che ci dà {15 [15]} lo Spirito Santo e ci fa perfetti cristiani. Esso dà una forza particolare per confermare la nostra fede, per resistere alle tentazioni e a tutti i nemici della nostra eterna salute.
Il Sacramento della Penitenza fu instituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo.
L'Eucaristia è il più augusto di tutti i Sacramenti, perchè esso contiene Gesù Cristo tutto intiero, vero Dio e vero uomo, il suo corpo, il suo sangue, l'anima sua e la sua divinità.
L’estrema Unzione, ossia Olio Santo, è stato instituito per sollievo spirituale e temporale degli infermi, per aiutarli a ben morire.
L'Ordine dà agli ecclesiastici il potere di esercitare le sacre funzioni e la grazia per farle santamente.
Il matrimonio dà ai coniugati la grazia di vivere in pace e in carità, e di allevare cristianamente la propria fìgliuolanza.
Massime eterne e virtù Teologali.
Le massime eterne ossia le verità {16 [16]} fondamentali di nostra S. Religione che riguardano tutti gli uomini, sono: Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso. Bisogna morire: il momento della morte è incerto, da questo momento dipende la nostra eterna salvezza o dannazione. Dopo la morte vi è il giudizio a cui tutti dovremo presentarci per essere da Dio giudicati di tutto il bene e di tutto il male che avremo fatto. Se morremo in istato di grazia, il Paradiso sarà la nostra eredità per sempre; se per disgrazia alla morte ci troviamo in peccato mortale, noi saremo per sempre condannati all'inferno. Pensiamoci bene.
Le virtù più necessarie ad un cristiano per salvarsi sono: Fede, Speranza e Carità; queste virtù si chiamano Teologali, perchè riguardano Dio.
La fede è una virtù colla quale noi crediamo fermamente tutte le verità che Dio ba rivelato, e che la Chiesa ci propone a credere.
La Speranza è una virtù colla quale noi mettiamo in Dio la nostra confidenza {17 [17]} e speriamo da lui la salute eterna e le grazie necessarie per conseguirla.
La Carità è una virtù colla quale noi amiamo Dio sopra tutte le cose ed il prossimo come noi medesimi per amor di Dio.
Senza le virtù della Fede, Speranza e Carità, niuno si può salvare. Ogni cristiano è obbligato di fare gli atti di Fede, di Speranza e Carità, appena giunto all'uso della ragione. E obbligato di farli spesso nel corso della vita e specialmente in pericolo di morte.
Vizi Capitali.
I vizi capitali sono sette: 1. Superbia. 2. Avarizia. 3. Lussuria. 4. Ira. 5. Gola. 6. Invidia. 1. Accidia.
Peccati contro lo Spirito Santo.
I peccati che si chiamano contro lo Spirito Santo sono sei: 1. Disperazione della salute. 2. Presunzione di salvarsi senza merito. 3. Impugnare la verità conosciuta. 4. Invidia della grazia altrui. 5. Ostinazione nei peccati. 6. Impenitenza finale. {18 [18]}
Peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio.
I peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio sono quattro: 1. Omicidio volontario. 2. Peccato carnale contro natura. 3. Oppressione dei poveri. 4. Fraudar la mercede agli operai.
Virtù Cardinali.
Le virtù cardinali sono quattro: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza.
Doni dello Spirito Santo.
I doni dello Spirito Santo sono sette: 1. Sapienza. 2. Intelletto. 3. Consiglio. 4. Fortezza. 5. Scienza. 6. Pietà. 7. Timor di Dio.
Opere di Misericordia.
Le opere di Misericordia sono quattordici: sette spirituali e sette corporali:
Le spirituali sono: 1. Consigliare i dubbiosi. 2. Insegnare agli ignoranti. 3. Ammonire i peccatori. 4. {19 [19]} Consolare gli afflitti. 5. Perdonare le offese. 6. Sopportare pazientemente le persone moleste. 7. Pregar Iddio per i vivi e per i morti.
Le corporali sono: 1. Dar da mangiare ai poveri affamati. 2. Dar da bere ai poveri assetati. 3. Vestire i nudi. 4. Albergare i pellegrini. 5. Visitare gli infermi. 6. Visitare i carcerati. 7. Seppellire i morti.
Ritratto del vero Cristiano.
Disse un giorno Iddio a Mosè: ricordati bene di eseguire gli ordini miei, e fa ogni cosa secondo il modello che ti ho mostrato sopra la montagna. Lo stesso dice Iddio ai Cristiani. Il modello che ogni Cristiano deve copiare è Gesù Cristo. Niuno può vantarsi di appartenere a G. C. se non si adopera per imitarlo. Perciò nella vita e nelle azioni di un Cristiano devonsi trovare la vita e le azioni di Gesù Cristo medesimo. Il Cristiano deve pregare, siccome pregò G. C. sopra la montagna con raccoglimento, con umiltà, con confidenza. Il Cristiano deve essere {20 [20]} accessibile, come lo era Gesù Cristo, ai poveri, agli ignoranti, ai fanciulli. Egli non deve essere orgoglioso, non aver pretensione, non arroganza. Egli si fa tutto a tutti per guadagnare tutti a Gesù Cristo.
Il Cristiano deve trattare col suo prossimo, siccome trattava Gesù Cristo co' suoi seguaci: perciò i suoi trattenimenti devono essere edificanti, caritatevoli, pieni di gravità, di dolcezza e di semplicità.
Il Cristiano deve essere umile, siccome fu Gesù Cristo, il quale ginocchioni lavò i piedi a' suoi apostoli, e li lavò anche a Giuda, quantunque conoscesse che quel perfido doveva tradirlo. Il vero Cristiano si considera come il minore degli altri e come servo di tutti.
Il Cristiano deve ubbidire come ubbidì Gesù Cristo, il quale fu sottomesso a Maria e a S. Giuseppe, ed ubbidì al suo celeste padre fino alla morte, e alla morte di croce.
Il vero Cristiano obbedisce a' suoi genitori, a' suoi padroni, a' suoi superiori, perchè egli non riconosce in {21 [21]} quelli se non Dio medesimo, di cui quelli fanno le veci.
Il vero Cristiano nel mangiare e nel bere deve essere come era Gesù C. alle nozze di Cana di Galilea e di Befania, cioè sobrio, temperante, attento ai bisogni altrui, e più occupato del nutrimento spirituale che delle pietanze di cui nutrisce il suo corpo.
Il buon Cristiano deve essere coi suoi amici, siccome era G. C. con S. Giovanni e S. Lazzaro.Egli li deve amarene! Signore e per amor di Dio; loro confida cordialmente i segreti del suo cuore; e se essi cadono nel male, egli mette in opera ogni sollecitudine per farli ritornare nello stato di grazia.
Il vero Cristiano deve soffrire con rassegnazione le privazioni e la povertà come le soffri Gesù Cristo, il quale non aveva nemmeno un luogo ove appoggiare il suo capo. Egli sa tollerare le contraddizioni e le calunnie, come Gesù Cristo tollerò quelle degli Scribi e de' Farisei, lasciando a Dio la cura di giustificarlo. Egli sa tollerare gli affronti e gli {22 [22]} oltraggi, siccome fece G. C. allorchè gli diedero uno schiaffo, gli sputarono in faccia e lo insultarono in mille guise nel pretorio.
Il vero Cristiano deve essere pronto a tollerare le pene di spirito, siccome Gesù Cristo quando fu tradito da una de' suoi discepoli, rinnegato da un altro, ed abbandonato da tutti.
Il buon Cristiano deve essere disposto ad accogliere con pazienza ogni persecuzione, ogni malattia ed anche la morte, siccome fece Gesù Cristo, il quale colla testa coronata di pungenti spine, col corpo lacero per le battiture, coi piedi e colle mani trafitte da chiodi, rimise in pace l'anima sua nelle mani del suo celeste Padre.
Di maniera che il vero Cristiano deve dire coll'apostolo S. Paolo: Non sono io che vivo, ma è Gesù Cristo che vive in me. Chi seguirà G. C. secondo il modello quivi descritto, egli è certo di essere un giorno glorificato con Gesù Cristo in Cielo, e regnare con lui in eterno. {23 [23]}
Pensieri sopra l'Eternità.
Ricordati, o Cristiano, che tu sei uomo di eternità.
Ogni momento di tua vita è un passo verso l'eternità.
Ibit homo in domum aeternitatis suae.
Ho portato i miei pensieri, diceva Davidde, sopra gli anni eterni, e ne ho fatto soggetto delle mie più serie e profonde meditazioni nelle tenebre della notte. Salmo 76.
Io che sono Cristiano ho forse minor interesse di quello che aveva Davidde di pensare a questi anni eterni? Presto passeranno i giorni di mia vita come passarono per Davidde. Verrà per me, siccome verrà per tutti gli uomini il momento fatale in cui dovrò entrare nella casa della mia eternità. Ricchi e noveri, giusti e peccatori di qualsiasi stato e condizione, tutti morremo ... Noi morremo quando meno ci penseremo, e il momento di nostra morte deciderà della nostra eternità. Possiamo noi forse aver nome di prudenti {24 [24]} se non ci teniamo preparati, e sempre preparati?
Potrò io considerare, meditare, pesare con sufficiente attenzione questa grande parola ETERNITÀ?
O eternità! sola degna de' miei pensieri e dello mie sollecitudini, come mai ti ho potuto finora dimenticare! O eternità ineffabile! o eternità incomprensibile! chi potrà misurare la tua estensione! chi mai potrà giugnere fino al profondo de' tuoi abissi!
Milioni di secoli raddoppiati tante volte quante sono le goccie d'acqua nell'Oceano, i granelli di sabbia sopra i lidi del mare e sopra la terra, atomi nell'aria, stelle nel firmamento, tutte queste cose sono un nulla in paragone dell'eternità. Dopochè saranno passati secoli innumerabili, l'eternità non farà che cominciare; l'eternità non passerà giammai.
Beata e sovranamente beata l'anima giusta, che regnerà eternamente con Dio nel delizioso soggiorno del Paradiso! Infelice e sovranamente infelice il peccatore impenitente che brucierà eternamente {25 [25]} coi demonii nelle fiamme dell' inferno!
Noi cristiani camminiamo in questo mondo e siamo in ogni istante sospesi tra due eternità, Cuna e l'altra dee essere mia eredità per sempre. Finchè Dio sarà Dio, io glorificherò o la sua misericordia co' beati in cielo, o la sua giustizia co' dannati negli stagni di fuoco e di zolfo ardente, dove non vi è che pianto e stridor di denti.
Perdere un Dio, perdere una eternità felice per un vii piacere, che gran pazzia! Essere insensibile a questa perdita, che grande stupidità! Infelice colui che non comprende la grandezza di questa perdita, se non quando l'avrà fatta, e che sarà per lui irreparabile!
Siamo adunque ognor vigilanti, preghiamo senza interruzione, non dimentichiamo la morte, che è la porta dell'eternità: pensiamo al giudicio che deciderà dell'eternità. Il paradiso che è il soggiorno della eternità felice; l'inferno che è il soggiorno dell'eternità infelice, ecco ciò che terrà dietro alla morte e al giudizio. {26 [26]}
Occupiamoci con timore e tremore del grande affare, dell'unico affare dell'eternità. La figura di questo mondo passa, la morte è vicina, l'eternità ci attende. Che felicità per me, se a preferenza delle cose del mondo io penso all'eternità, soffro per l'eternità, affine di evitare l'eternità infelice e regnare nella beata eternità!
Non è ancor tempo, o anima infedele ed ingrata, di ritornare al tuo Dio? Se il sangue di Gesù Cristo non avesse trattenuto il braccio vendicatore del suo padre, dove saresti tu? Un solo peccato mortale bastava per renderti eternamente perduta. Adoperati almeno per calmare la collera di Dio colla penitenza.
Il passato non c'è più, l'avvenire non è in tuo potere, il presente non è che un momento che ti è dato per servir Dio e meritarli una beata eternità.
Comprendi, o Cristiano, la forza di queste tre parole:
Un Dio,
Un momento, {27 [27]}
Un'eternità.
Un Dio che ti vede,
Un Momento che ti fugge,
Un'eternità che ti attende.
Un momento che è nulla,
Un'eternità che toglie o che dà tutto.
Un Dio che tu servi così male.
Un momento di cui ti approfitti così poco,
Un'eternità che tu rischi così temerariamente.
O Dio!
O momento!
O eternità!
O eternità in cielo, o eternità nell'inferno,
Che terribile alternativa! ...
O cielo! ... O inferno! ...
O mio Dio! o Padre delle misericordie! io credo in voi e sopra la vostra santa parola io credo alle due eternità. Io spero in voi, e da voi, pei meriti di Gesù Cristo vostro figlio, io spero una beata eternità. Io vi amo con tutto il cuore, penetrato del più vivo rincrescimento di aver cominciato così tardi ad amarvi. Io {28 [28]} voglio, e coll'aiuto della vostra grazia, prometto di amarvi fino all'ultimo sospiro, per potervi amare per tutta la beata eternità. Così sia.
Esercizi particolari di cristiana pietà. Preghiere del mattino.
Ricordiamoci, o cristiani, che noi siamo creati per amare e servire Iddio in questa vita, e con questo mezzo andarlo a godere eternamente in cielo. Ma per conseguire questo fine sublime è assolatamente necessario l'aiuto della grazia divina. Tale aiuto Iddio ce lo darà certamente, ma vuole che lo dimandiamo colla preghiera. La nostra vita dovrebbe essere continuamente occupata a pregare; e poichè le occupazioni del proprio stato ce lo impediscono, impieghiamo almeno un quarto d'ora mattino e sera a fare orazione onde ottenere da Dio le grazie che sono necessarie a salvarci.
Pertanto al mattino appena svegliati {29 [29]} noi dobbiamo fare il segno della santa croce, offerire il nostro cuore a Dio, e dire: Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il cuore e l'anima mia. Quindi vestitici colla massima modestia poniamoci ginocchioni avanti l'immagine di Gesù Crocifisso, della Beata Vergine o di qualche altro santo per recitare le seguenti preghiere.
Preghiere.
Nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.
Signor mio, Dio mio, io vi adoro e vi amo con tutto il cuore; vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai più, principalmente in questo giorno.
Padre nostro, che sei ne' cieli; sia santificato il nome tuo, venga il regno tuo; sia fatta la volontà {30 [30]} tua come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non c'indurre in tentazione ma liberaci dal male. Così sia.
Dio ti salvi, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne, è benedetto il frutto del ventre tuo Gesù. Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della morte nostra. Così sia.
Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra: ed in Gesù Cristo suo figliuolo unico Signor nostro: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine: patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e sepolto: discese agli inferni, il terzo giorno risuscitò da morte: {31 [31]} salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti. Credo nello Spirito Santo: la Santa Chiesa Cattolica: la comunione dei Santi: la remissione dei peccati: la risurrezione della carne: la vita eterna. Così è.
I comandamenti di Dio sono dieci:
1. Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio avanti di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre, acciocchè tu vivi lungo tempo sopra la terra.
5. Non ammazzare.
6. Non fornicare.
7. Non rubare.
8. Non dire, il falso testimonio.
9. Non desiderare la donna o sia la persona d'altri. {32 [32]}
10. Non desiderare la roba d'altri.
I comandamenti della S. Chiesa sono cinque.
1. Udire la messa intiera tutte le domeniche e le altre feste comandate.
2. Digiunare la quaresima e le quattro tempora ed altre vigilie comandate, e non mangiar carne il venerdì e il sabato.
3. Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla Pasqua.
4. Non celebrare le nozze nei tempi proibiti.
5. Pagar le decime secondo la usanza.
Salve, Regina, mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve. Ad te clamamus exules fìlli Evae. Ad te suspiramus gementes, et flentes in hac lacrymarum valle. Eia ergo, advocata nostra, illos {33 [33]} tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende. O clemens, o pia, o dulcis virgo Maria. Dignare me, laudare te, virgo sacrata, da mihi, virtutem contra hostes tuos. Amen.
Angelo di Dio, che siete il mio custode per ordine della pietosa sua provvidenza, custoditemi in questo giorno, illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti, governate i miei sentimenti, acciocchè io non offenda il mio Signore Iddio in avvenire. Così sia.
Atto di Fede.
Credo fermamente, che vi è Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi. Credo che in Dio vi sono tre persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo, che il Figliuolo di Dio si è fatto uomo nel seno purissimo {34 [34]} di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo: come uomo è morto sulla croce per i nostri peccati, ed il terzo dì risuscitò. Credo queste e tutte le altre verità della nostra Santa Fede, perchè Dio sommamente verace le ha rivelate alla Santa Chiesa e per mezzo della Santa Chiesa le insegna a noi.
Atto di Speranza.
Mio Dio, perchè siete onnipotente, misericordioso e fedele, spero che mi darete il perdono de' miei peccati, la grazia di vivere e morir bene, ed il paradiso, che mi avete promesso pei meriti di G. C. facendo io opere da buon cristiano, come propongo di fare col vostro santo aiuto.
Atto di Carità.
Dio mio, vi amo sopra ogni cosa, vi amo per li beni, che ho ricevuto {35 [35]} da voi, vi amo per quelli che spero di ricevere; ma vi amo principalmente, perchè siete un Dio d'infinita bontà; epperciò degno per voi medesimo di essere amato sopra tutte le cose, ed amo il prossimo come me stesso per amor vostro.
Atto di Contrizione.
Misericordia, Signore, mi pento, mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso; mi pento non solo pei beni che ho perduto, e pei mali che ho meritato peccando, ma mi pento principalmente perchè ho offeso un Dio così buono, così grande, e così amabile come siete Voi. Vorrei prima esser morto che avervi offeso. E propongo colla grazia vostra di non offendervi mai più, perchè vi amo sopra ogni cosa.
Gesù mio misericordia. {36 [36]}
(Il regnante Pio IX concede 100 giorni d'indulgenza a chi recita la suddetta giaculatoria).
Preghiere per la sera.
Signor mio, Dio mio, io vi adoro e vi amo con tutto il cuore, vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai, principalmente in questa notte.
Il resto come al mattino ad eccezione dell'Angelo di Dio, ove si dice custoditemi in questo giorno, si dirà custoditemi in questa notte.
Terminate le solite preghiere, recitate un Pater ed Ave a S Giuseppe affinchè vi ottenga da Dio la grazia di non morire in peccato. Fermatevi poscia alcuni istanti a considerare lo stato di vostra coscienza, e se vi trovate colpevole di qualche peccato, fate di cuore un alto di contrizione, promettendo {37 [37]} di confessarvene al più presto possibile. Mentre vi spogliate, immaginatevi di vedere i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flagellarlo. Appena coricati direte:
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il mio cuore e l'anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
Pensando quindi alla presenza di Dio colle mani giunte innanzi al petto prenderete riposo.
Lungo il giorno, oppure dopo le preghiere del mattino o della sera procurate di fare un po' di lettura spirituale. Leggete per esempio qualche capo del Vangelo, la vita di qualche Santo, l'imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di S. Francesco di Sales, apparecchio alla morte o pratica di amar Gesù Cristo di S. Alfonso di Liguori od altri libri simili. {38 [38]}
Fuggite l'ozio per quanto vi è possibile; lungo il giorno attendete colla massima diligenza a quelle cose che riguardano ai doveri del vostro stato. Indirizzate ogni vostra azione al Signore dicendo: Signore, io vi offro questo lavoro, dategli la vostra santa benedizione.
Prima del cibo fate il segno della santa Croce dicendo:
Date, o Signore, la vostra santa benedizione a me ed ai cibi che sono per prendere, onde mantenermi nel vostro santo servizio.
Dopo il cibo.
Vi ringrazio, o Signore, dei cibi che mi avete dato, fatemi grazia onde io me ne possa servire in bene.
Al mattino, al mezzodì ed alla sera, quando suona l'Ave, Maria, conviene porsi in ginocchione, (eccetto il sabato e la domenica in cui si sta in piedi) a fare la seguente {39 [39]} pratica di pietà in onore di Maria Santissima.
Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ave, Maria etc.
Ecce Ancilla Domini, fìat mihi secundum verbum tuum. Ave, Maria etc.
Et verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Ave, Maria etc.
Tre Gloria Patri.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Gratiam tuam, quaesumus, Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. {40 [40]} Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.
Nel tempo Pasquale, cioè dal sabato Santo fino al sabato dopo Pentecoste in luogo dell'Angelus si dirà:
Regina coeli, laetare, alleluia,
Quia quem meruisti portare, alleluia,
Resurrexit sicut dixit, alleluia.
Ora pro nobis Deum, alleluia.
Gaude et laetare, Virgo Maria, alleluia.
Quia resurrexit Dominus vere, alleluia.
Oremus.
Deus, qui per resurrectionem filli tui Domini nostri Jesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genitricem Virginem Mariam, perpetuaecapiamus gaudia vitae. Per eumdem Christum Dominum nostrum.
Amen. {41 [41]}
Nel decorso della giornata se vi accadrà di sentire il segno che indichi portarsi il viatico a qualche infermo, fate quanto potete per andarlo ad accompagnare. Ci sono parecchie indulgenze per chi lo accompagna, e se non potete andare, mandate qualcheduno, o dite un Pater ed Ave affinchè il Signore aiuti quell'infermo.
Quando si suona l'agonia si possono lucrare molte altre indulgenze da chi interviene alla Chiesa a pregare per quel moribondo, e non potendo intervenirvi, recitate almeno un Pater ed Ave, onde il Signore aiuti quell'infermo a morire nello stato di grazia.
Ci sono eziandio molte indulgenze da guadagnarsi da chi accompagna i defunti alla sepoltura, e da chi al segno di morte dice tre Requiem aeternam in suffragio di quell'anima che è passata all'eternità.
Procurate ogni giorno di recitare almeno la terza parte del Rosario di Maria, e se potete recitatela coi vostri parenti od amici in famiglia. {42 [42]} Qualora poi le vostre occupazioni non ve lo permettessero, procurate almeno di recitare ogni giorno tre volte:
Cara Madre Vergine Maria, fate che io salvi l'anima mia. Ave Maria, Gloria Patri etc.
Se le occupazioni del vostro stato lo permettono andate ogni giorno ad ascoltare la santa messa.
Maniera pratica per ascoltare con frutto la S. Messa.
La messa è l'offerta ed il sacrifìcio del corpo e del sangue di Nostro Signor Gesù Cristo che viene offerto e distribuito sotto le specie del pane e del vino. Capite bene, o cristiani, che l'assistere alla Santa Messa fa lo stesso come se voi vedeste il Divin Salvatore uscir di Gerusalemme e portare la croce sul monte Calvario, dove giunto viene fra più barbari tormenti crocifisso, spargendo fino all’ultima goccia il proprio sangue. Questo medesimo {43 [43]} sacrifizio rinnova il Sacerdote mentre celebra la Santa Messa, con questa sola distinzione, che il sacrifizio del Calvario Gesù Cristo lo fece collo spargimento del sangue, quello della Messa è incruento, cioè senza spargimento del sangue. Siccome non si può immaginare cosa più santa, più preziosa quanto il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità di Gesù Cristo, così voglio che, quando andate alla S. Messa, siate persuasi di fare una azione la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio e la più utile all'anima vostra. Gesù Cristo viene egli stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue adorabilissimo, che sparse per noi sul Calvario in Croce. Ciò deve inspirarci una grande idea della Santa Messa e farci desiderare di assistervi bene.
Ma rattrista il vedere tanti cristiani a fare poco o nissun conto della santa Messa, andarvi di rado, o starvi di mala voglia, ascoltarla volontariamente distratti senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, rimanendosi {44 [44]} in piedi, guardando qua e là. Ah! sappiano costoro che rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo degli altri e disonore della Religione.
Per evitare un male così grande entrate con disposizioni di vero cristiano nello spirito di Gesù Cristo, e supponete di vederlo cominciare la sua dolorosa passione, esposto ai più barbari trattamenti per nostra salvezza. Durante la Messa state con modestia e raccoglimento tale che alcuna cosa non sia per disturbarvi. Il vostro spirito, il cuore, i sentimenti vostri non siano ad altro intenti che ad onorare Iddio.
Io vorrei qui potervi parlare del gran bene della santa Messa, e delle grandi benedizioni che si possono ottenere dal Signore per mezzo di essa. Ascoltate solo quello che dice il Beato Leonardo da Porto Maurizio.
Egli chiama la S. Messa arco celeste che placa le tempeste della Divina Giustizia, quindi continua così: Io credo che, se non fosse la Messa, il mondo a quest'ora sarebbe già {45 [45]} sprofondato, per non poter più reggere al peso di tante iniquità. La Messa è quel potente sostegno che lo sostiene in piedi.
E per animare tutti ad essere solleciti per ascoltare la santa Messa, il medesimo beato Leonardo soleva predicare: Lasciate che io salga sulle cime dei più alti monti e quivi a gran voce esclami: Popoli ingannati: popoli ingannati, che fate voi? Perchè non correte alla chiesa per ascoltare santamente quante messe potete?
Vi raccomando pertanto di avere grande premura per andare alla Santa Messa, e di tollerare a tal fine anche qualche incommodo. S. Isidoro, che era servo di campagna, si levava di buon mattino per andare alla santa Messa, e trovavasi a tempo debito a fare quelle cose che dal suo padrone gli venivano comandate. Con questo si tirò dai Signore ogni sorta di benedizioni; i suoi lavori, ed ogni cosa gli riusciva bene.
In principio della Messa.
Signor mio Gesù Cristo, io vi {46 [46]} offerisco questo santo sacrifizio a vostra maggior gloria ed a bonte spirituale dell'anima mia, fatemi la grazia che il mio cuore e la mia mente ad altro più non pensino che a voi. Anima mia, scaccia ogni altro pensiero e preparati ad assistere a questa santa Messa col massimo raccoglimento.
Al Confiteor.
Io confesso a Dio onnipotente, alla Beata sempre Vergine Maria, al Beato Michele Arcangelo, al Beato Giovanni Battista, a' santi apostoli Pietro e Paolo e a tutti i Santi, che molto peccai con pensieri, parole ed opere per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Perciò prego la Beata Vergine Maria, il Beato Michele Arcangelo, il B. Giovanni Battista, i Ss. Apostoli Pietro e {47 [47]} Paolo e tutti i santi ad intercedere per me appresso il Signor nostro Iddio.
Il Sacerdote ascende all'altare.
Tutta la terra vi adori, o Signore, e canti lode al vostro santo nome. Sia gloria al Padre, al Figliuolo ed allo Spirito Santo. Così sia.
Al Kyrie eleison.
Signor mio G. C, abbiate misericordia di questa povera anima mia.
Al Gloria.
Sia gloria a Dio nel più alto de' cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà, perchè solo Iddio è degno di essere lodato e glorificato per tutti i secoli.
All'Oremus.
Ricevete, o Signore, le preghiere che da questo sacerdote vi sono indirizzate per me. Concedetemi la grazia di vivere.e morire da {48 [48]} buon cristiano nel grembo della santa Madre Chiesa.
All'Epistola.
Infiammate, o Signore, il cuor mio del vostro santo amore, acciocchè io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita.
Al Vangelo.
Io sono pronto, o Signore, a confessare la fede del Vangelo a costo della mia vita, professando le grandi verità, che ivi sono contenute.
Datemi grazia e fortezza per fare la vostra Divina volontà, e fuggire tutte le occasioni di peccare.
Al Credo.
Io credo fermamente tutte le verità che voi, mio Dio, rivelaste alla vostra Chiesa, perchè siete verità infallibile. Accrescete perciò in me lo spirito di viva fede, di {49 [49]} ferma speranza, e d'infiammata carità.
All'Offertorio.
Vi offerisco, o mio Dio, per le mani del Sacerdote quel pane e quel vino che debbono essere cangiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo.
Vi offro nel medesimo tempo il mio cuore, la lingua mia, affinchè per l'avvenire altro non desideri nè di altra cosa io parli, se non di quello che riguarda al vostro santo servizio.
All'Orate Fratres.
Ricevete, Signore, questo sagrifizio per onore e gloria del vostro santo nome, per mio vantaggio, e per quello di tutta la vostra Santa Chiesa.
Al Praefatio.
Mio cuore, alzati a Dio e pensa {50 [50]} alla passione di G. C., che egli rinnova pe' tuoi peccati.
Al Sanctus.
Anima mia, unisci ogni tuo affetto al coro degli Angeli, e canta con essi un inno di gloria dicendo: Santo, Santo, Santo è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e benedetto per tutti i secoli.
Al Memento dei vivi.
Vi prego, o Gesù mio, di ricordarvi de' miei genitori, degli altri parenti, de' miei benefattori, degli amici miei, ed anche de' miei nemici: ricordatevi altresì del Sommo Pontefice e di tutta la Chiesa, e di ogni autorità spirituale e temporale, a cui tutti sia pace, concordia e benedizione.
All’elevazione dell'Ostia.
Con tutta umiltà prostrato vi {51 [51]}adoro, o Signore, e credo fermamente che voi esistete in questa Ostia sacra. Oh gran mistero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salute! Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo sacramento.
(100 giorni d'indulgenza ogni volta).
All’Elevazione del calice.
Signor mio Gesù Cristo, io adoro quel sangue che voi spargeste per salvare l'anima mia. Io ve l'offerisco in memoria della vostra passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo; ricevetelo in isconto de' miei peccati, e pei bisogni di santa Chiesa.
Al memento dei morti.
Ricordatevi, Signore, delle anime del Purgatorio e specialmente di quelle de' miei parenti, benefattori {52 [52]} spirituali e temporali. Liberatele da quelle pene e date a tutte la gloria del paradiso.
Al Pater noster.
Vi ringrazio, Gesù mio, di questo eccellente modello di preghiera che mi deste: fatemi la grazia che io la possa recitare colla divozione e coll'attenzione che si merita. Concedetemi quanto in essa vi domanda per me quel sacerdote, e soprattutto che io non cada in mortale peccato, unico e sommo male che può farmi perdere eternamente. Dite il Pater noster, etc.
All'Agnus Dei.
Gesù, agnello immacolato, vi supplico ad usare misericordia a me e a tutti gli uomini del mondo affinchè tutti si convertano a voi, per godere quella vera pace che provano coloro che sono in grazia vostra. {53 [53]}
Al Domine non sum dignus.
O Signore, per la moltitudine de' miei peccati io non son degno che voi veniate ad abitare nell'anima mia, ma dite solamente una parola, e mi sarà rimesso ogni peccato. Oh quanto mi spiace di avervi offeso, fatemi la grazia, che non vi offenda mai più per l'avvenire.
Alla Comunione.
Se non potete comunicarvi sacramentalmente fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore, dicendo:
Mio caro e buon Gesù, poichè questa mattina io non posso ricevere l'Ostia santa, venite nondimeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore. La grazia che singolarmente vi domando {54 [54]} è di potere star lontano dalle cattive compagnie, che pur troppo sono stato occasione delle mie cadute nel peccato.
Alle ultime orazioni.
Vi ringrazio, o mio Dio, di esservi sacrificato per me. Fate che sin da questo momento tutto io mi possa sacrificare a Voi. Dispiaceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la morte tutto accetterò volentieri dalle vostre mani, pronto ad offerire tutto e perdere tutto, purchè io possa adempiere quello che prescrive la vostra santa legge.
Alla Benedizione.
Benedite, Signore, queste sante risoluzioni, beneditemi per la mano del vostro ministro, e fate che gli effetti di questa benedizione siano eternamente sopra di me. Nel nome {55 [55]} del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia.
All’ultimo Vangelo.
Verbo eterno, fatto carne per salvare l'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e vi ringrazio di quanto patiste per me. Concedetemi la grazia di conservare i frutti di questa santa Messa; perdonatemi, se non vi ho assistito colla debita attenzione, e fate che uscendo io di questa chiesa abbiano gli occhi, la lingua e tutti i sensi miei in sommo orrore ogni cosa che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo.
Dite una Salve alla B. V. Immacolata ed un Pater a S. Giuseppe, affinchè vi aiutino a mantenere i proponimenti fatti, e soprattutto ad evitare lo occasioni del peccato. {56 [56]}
Disposizioni necessarie per ricevere il Sacramento della Penitenza.
Un solo peccato mortale, o cristiani, basta per precipitare nell'inferno colui che l'ha commesso, se egli non ne ottiene il perdono da Dio prima di morire; perciò non havvi cosa al mondo che ci debba stare maggiormente a cuore, quanto l'ottenere questo perdono quando si ha avuto la disgrazia di peccare mortalmente. Gesù C. ha instituito il sacramento della penitenza per ottenere il perdono de' peccati commessi dopo il Battesimo.
Egli disse a' suoi apostoli e nella persona di quelli a' sacerdoti loro successori: come il padre mio celeste mandò me, così io mando voi.
Cioè l'autorità data a me dal mio padre eterno, la medesima io concedo a voi. Questa autorità comprendeva certamente eziandio la facoltà di rimettere i peccati. Volendo poi parlare in ispecie della confessione, disse precisamente ai suoi apostoli: I peccati sono rimessi a quelli, a cui {57 [57]} li rimetterete, e saranno ritenuti a quelli a cui li riterrete. Joan. 20.
Le quali parole danno ai sacri ministri la facoltà di assolvere e di non assolvere, perciò l'obbligazione ai cristiani di confessare le loro colpe, affinchè il confessore possa conoscere quando si deve dare o non dare l'assoluzione.
Ma persuadiamoci che molti cristiani non sanno approffittarsi di questo augusto sacramento. E ci sono fondati motivi a temere che per molti invece di essere un mezzo di salate, sia al contrario un motivo di dannazione, perchè si ricevè male. Per impedire che una tale disgrazia non accada a te, o cristiano, fu quivi esposta una breve istruzione che ti prego di leggere attentamente ogni volta che andrai a confessarti.
Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono Esame, Dolore, Proponimento, Confessione e Penitenza. Le più importanti sono il dolore o contrizione, e il proponimento.
1° La contrizione è un dolore dell'animo {58 [58]} ed una detestazione dei peccati, almeno dei mortali, che furono commessi, con una ferma risoluzione di non più commetterli per l'avvenire.
Senza la contrizione Iddio non concede mai ad alcuno il perdono. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo ed universale.
2° Deve essere interno; perciò non basta recitare la formola dell'atto di contrizione; ma bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero dispiacere di aver peccato.
3° Deve essere soprannaturale, vale a dire eccitato dalla grazia dello Spirito Santo e concepita per motivi suggeriti dalla fede. Così quando si detesta il peccato perchè ci ha cagionato qualche disgrazia temporale, un castigo, una malattia, la perdita di qualche bene questi motivi non sono un atto di contrizione sufficiente per ottenere il perdono. Bisogna pertanto pentirsi perchè il peccato ha offeso gravemente Iddio.
A fine di eccitarci al pentimento {59 [59]} giova molto considerare che col peccato abbiamo offeso Iddio che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire, un Dio infinitamente buono, nostro Creatore, nostro padre, un Dio Salvatore che ci ha comperati col prezzo di tutto il suo sangue. La contrizione perfetta è il dispiacere di aver offeso Dio, perchè egli in se stesso è infinitamente perfetto e infinitamente degno del nostro amore.
Questa contrizione se è in grado perfetto e sia congiunta a vivo desiderio del sacramento, quando questo non si potesse veramente ricevere, basta per ottenerci da Dio il perdono, tenendo però l'obbligo di confessarsi poi quando si possa.
Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i castighi meritati pel peccato, il paradiso perduto, l'inferno meritato. Tali sono i motivi sopra i quali dobbiamo fare seria riflessione per eccitare nel nostro onore un vero dolore del peccato, senza cui Iddio non perdona mai.
4° Il dolore del peccato mortale deve essere sommo; vale a dire il {60 [60]} più grande di tutti i dolori; imperciocchè il peccato mortale è il più grande di tutti i mali, in quanto che offende Iddio, e fa un grandissimo torto a noi medesimi. Dobbiamo adunque essere più afflitti dell'offesa fatta a Dio che di tutti i mali del mondo.
5° Questo dolore deve essere universale, cioè che si estenda sopra tutti i peccati mortali commessi. Se ce ne fosse un solo di cui non si avesse questa contrizione, Iddio non perdonerebbe nè questo nè gli altri, perchè un solo peccato mortale merita e attira sopra di noi l'inimicizia di Dio.
6° Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponimento, ossia ad una promessa o risoluzione di voler piuttosto morire che ricadere in alcun peccato mortale, senza di ciò non si ottiene il perdono. La mancanza di questa risoluzione è una prova evidente che non vi è il vero dolore; imperciocchè quando siamo veramente pentiti di aver fatto un male, siamo decisi di non più commetterlo {61 [61]} in avvenire per qualsiasi ragione.
7° Se questa risoluzione è ferma, al più presto possibile si vedranno abbandonate le occasioni che ci possono condurre al peccato mortale, poichè chiunque si pone volontariamente nel pericolo di peccare, è già reo di peccato. Un segno evidente di questo dolore si è quando succede alla confessione un cangiamento interno ed esterno; quando si soddisfa alla giustizia di Dio colla penitenza, o con altre buone opere; si riparano i dauni cagionati al prossimo, e si pone pronto rimedio agli scandali dati.
8° L'assoluzione che rimette i peccati non si riceve se non quando il confessore, dopo di aver udita tutta la confessione, e pronunzia le parole che diconsi sacramentali, le quali sole conferiscono alle anime ben disposte la grazia del sacramento della penitenza.
9° Quando la confessione non è terminata, oppure il penitente non è ancora abbastanza disposto, il confessore {62 [62]} non dà che una semplice benedizione che non bisogna confondere coll'assoluzione.
Il biglietto di confessione che talvolta fa il confessore, è solamente un certificato che attesta esserci noi accostati al sacerdote per confessarci, ma non dice nulla delle cose confessate, nè dell'assoluzione data o differita.
In generale il penitente può rimaner tranquillo di aver ricevuto l'assoluzione quando il confessore non avvisa che sia stata differita, oppure dica al penitente che tutto è terminato.
Con la contrizione, la confessione e l'assoluzione ci vuole ancora la soddisfazione che consiste particolarmente nel fare la penitenza imposta dal confessore, e rimediare ai peccati passati con opere buone.
Maniera pratica per accostarsi degnamente al Sacramento della Confessione.
Dopochè avremo attentamente lette e considerate le disposizioni generali {63 [63]} per fare una buona confessione, potremo facilmente passare alla pratica. Pertanto nel giorno precedente a quello destinato per la confessione dobbiamo prepararci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una visita al SS. Sacramento, un digiuno, un po' di lettura, qualche preghiera e simili. Nel giorno poi della confessione dobbiamo metterci alla presenza di Dio e pregarlo di cuore onde ci doni aiuto a far bene l'esame, cioè a fare una diligente ricerca dei peccati commessi dopo l'ultima confessione; di poi invochiamo l'aiuto di Dio colla seguente.
Orazione.
Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell'anima mia, io mi getto ai vostri piedi supplicandovi ad aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinchè io conosca ora i miei peccati come li farete a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale {64 [64]} per essere giudicato. Fate, o Signore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del sangue preziosissimo di G. C. sparso per me sopra la croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me, onde io possa fare una buona confessione.
Esame.
Per fare l'esame è bene che ci portiamo col pensiero sopra i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa, come sono esposti a pag. 12, facendo noi stessi l'applicazione di quanto ivi è proibito o comandato. Si darà nonostante un cenno sopra l'esame pratico.
Esaminatevi pertanto: se parlaste male delle cose di religione; se bestemmiaste, nominaste il nome di Dio invano; se ascoltaste la santa messa nei giorni festivi con esservi occupati in opere di pietà, o piuttosto occupati in lavori proibiti. Esaminatevi {65 [65]} poi particolarmente intorno ai doveri del proprio stato, se avete dato scandalo in chiesa o fuori di chiesa, specialmente con discorsi osceni, o con altri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo nella roba, nella persona o nell'onore. Notate bene che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose per le quali siamo pagati, o ne siamo altrimenti ricompensati. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste o anche solo avvertentemente pensaste alcuna cosa contraria all'onestà.
Dobbiamo qui ripetere riguardo all'esame che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dobbiamo dire il numero delle volte che abbiamo commesso questo o quell'altro peccato. Per esempio non basta dire: ho fatto cattivi discorsi, ma dire il numero delle volte che furono fatti. In quanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esaminarci in particolare e riflettere se i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni furono ad altri occasione di {66 [66]} peccato. Epperciò quante sono le persone che ascoltarono tali discorsi, altrettanti sono i peccati di scandalo di cui dobbiamo accusarci. Che se non ci siamo mai esaminati così pel passato, dobbiamo darci la massima sollecitudine di farlo presentemente, chiedere sopra di ciò consigli al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confessioni passate.
Fatto l'esame dobbiamo eccitarci ad un vero dolore, perciò mettendoci alla presenza di Dio faremo la preghiera seguente:
Atto di pentimento.
Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripieno di confusione e di rincrescimento per avervi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi circondano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai staccato dall'osservanza della vostra santa legge! Io {67 [67]} vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho corrisposto al vostro amore colla più nera ingratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia. O mio Dio, quanto mai è amara la memoria de' miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d'infinita bontà, e degno per voi stesso di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa io vi dimando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce grida al vostro trono pietà e misericordia. Deh ascoltate, o mio Dio, le voci di questo sangue divino, e perdonatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposto di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi prometto di fuggire il peccato e le occasioni di peccare; abbandonerò quei luoghi, quelle amicizie, quelle compagnie che pur {68 [68]} troppo furono la cagione delle mie cadute nel peccato. Voi, o Dio di bontà, e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tutta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene.
Vergine immacolata, cara madre del mio Gesù, ottenetemi in questo momento le grazie che sono necessarie per fare una buona confessione.
Della Corifessione.
La confessione sacramentale è una accusa che fa il penitente dei proprii peccati ad un confessore approvato per riceverne l'assoluzione.
I caratteri che devono accompagnare questa accusa dei peccati, sono: l'integrità, l'umiltà e la sincerità.
Integrità. Non si taccia mai alcun peccato mortale, nè per negligenza, nè per vergogna. Tacendo volontariamente un peccato mortale, invece {69 [69]} di ricevere un sacramento che scancella i peccati, si commetterebbe un sacrilegio.
Umiltà. Un sentimento di umiliazione e di confusione deve essere proprio di chi si presenta in forma di reo al suo giudice, o in faccia a colui che tiene luogo di Dio sopra la terra.
Sincerità. Si manifestino i proprii peccati schiettamente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel dire, l'apporre ad altri la cagione dei propri peccati. Confessiamo i peccati certi come certi, e i dubbii come dubbii.
Giova quivi richiamare a memoria il grande segreto della confessione. Il confessore non può dire ad altri alcuna delle cose udite in confessione; nè può servirsene per se medesimo, si trattasse anche di liberare se od altri dalla morte. Queste cose ci devono inspirare grande confidenza a palesare qualsiasi nostra colpa al confessore, che è un padre amante, che fa le veci di Dio nel tribunale della penitenza.
Fatta la confessione, ascoltiamo con {70 [70]} somma attenzione e con somma venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dimenticare quegli avvisi che egli ci dà per correggerci delle colpe commesse, o preservarci di ricadere nel peccato per l'avvenire.
Fatta la confessione cogli occhi bassi, ritiriamoci in disparte e facciamo gli atti seguenti.
Ringraziamento.
Come potrò io mai, Dio d'immensa bontà, rendervi le grazie che meritate? Quali grazie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A me erano riserbate pene eterne per i miei peccati; e voi invece me li perdonate e li seppellite in un profondo obblìo. Chi potrà mai comprendere l'immensità della vostra misericordia? Chi potrà ringraziarvi come si conviene per tanta vostra bontà? Troppo debole son {71 [71]} io. Io non posso fare altro, adorabile Salvatore dell'anima mia, che offerirvi tutto me stesso, tutta la mia vita. Sì, io occuperò la mia vita a raccontare le vostre maraviglie, e sino all'ultimo mio respiro io annunzierò all'universo le vostre misericordie.
Nell'atto stesso che mi sento colmare di consolazione al pensiero di ciò che era prima e di ciò che ora sono, mi sento, o mio Dio, un odio veemente contro al peccato, e col più vivo sentimento dell'anima prometto di non offendervi mai più. Aiutatemi voi a mettermi con animo costante e generoso intorno all'affare della mia eterna salute. Vergine Immacolata, Angelo mio Custode, Santi miei prolettori, celesti spiriti e felicissimi comprensori del Paradiso, ottenetemi voi da Dio che non l'offenda {72 [72]} mai più per l'avvenire. Deh! ringraziatelo in vece mia, e colla potente vostra intercessione ottenetemi la grazia della santa perseveranza.
Apparecchio alla santa Comunione.
Alla Messa, al momento che il sacerdote proferisse sul pane e sul vino le parole della consacrazione, il pane si cangia nei corpo di G. C., e il vino si cangia nel suo sangue, di maniera che non restano più che le specie, ovvero le apparenze del pane e del vino. Le parole usate dal divin Salvatore nell'istituire il Sacramento dell'Eucaristia sono: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; le quali parole sono tuttodì usate dai sacerdoti a nome di Gesù Cristo nel sacrifizio della S. Messa. Così quando il SS. Sacramento viene esposto sull'altare, oppure è nascosto nel tabernacolo, là vi è G. C. realmente presente, che noi dobbiamo adorare, e quando ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo medesimo per cibo spirituale dell'anima nostra. {73 [73]}
Non è la sua immagine, nemmeno la sua figura, come un crocifìsso, ma vi è G. C. medesimo, vale a dire il medesimo figliuolo di Dio, il medesimo G. C. che è nato dall'Immacolata V. Maria, che morì per noi sulla croce, che è risuscitato e salito al cielo. Egli è nell'Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.
Per fare una buona comunione bisogna aver la coscienza monda da ogni peccato mortale; chi ne avesse un solo commetterebbe un sacrilegio, e, come dice S. Paolo, mangerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bisogna eziandio essere digiuno dalla mezzanotte sino al tempo della comunione, eccetto che uno sia comunicato per Viatico.
Ora ascoltate come G. C. c'invita alla Santa Comunione. Se voi, egli dice, non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete la vita eterna. Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue, abita in me ed io in lui; imperocchè la mia carne è un vero cibo, e il mio sangue una vera bevanda. Joan. 6. {74 [74]}
Orazione preparatoria alla Santa Comunione.
Grande Iddio, che colla vostra immensità riempite il cielo e la terra, io mi umilio dinanzi voi, e vi adoro con tutto il rispetto a me possibile. Vi ringrazio di tutti i benefizi che mi avete fatto, specialmente nel SS.mo sacramento della Confessione, per cui spero che mi siano stati rimessi tutti i miei peccati. Ma voi avete voluto fare ancora di più instituendo il sacramento della Comunione, in cui manifestaste agli uomini gli ultimi sforzi del vostro amore dando per cibo spirituale delle anime nostre il vostro Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Oh bontà grande del mio Dio! Quale cosa potevate voi fare di più a mio riguardo? Quello che mi rincresce grandemente, si è l'avere male {74 [74]} corrisposto a tanta vostra bontà, offendendovi tante volte co' miei peccati. Ora conosco il gran male che ho fatto, ma mi pento di tutto cuore, protesto che per l'avvenire, io disprezzerò tutto quello che si oppone al vostro santo servizio. Prometto di volervi per sempre amare con tutta la mia mente, con tutto il mio cuore, con tutte le forze dell'anima mia, perchè siete infinitamente degno di essere amato. Questo spero di fare col santo vostro aiutò. O mio buon Gesù, infiammate voi il mio cuore del vostro santo amore, e fate che questa comunione sia per me un pegno ed una caparra sicura della mia eterna felicità.
Atti da farsi prima della comunione.
Signor mio Gesù Cristo, io credo con viva fede che voi siete realmente presente nel santissimo sacramento {75 [75]} col vostro corpo e sangue, colla vostra anima e divinità.
Signore, io vi adoro in questo sacramento, e vi riconosco per mio Creatore, Redentore, Sovrano, Padrone, sommo ed unico mio bene.
Signore, io non son degno che voi entriate nella povera abitazione dell'anima mia, ma dite solo una parola, e la mia anima sarà salva.
Signore, io detesto tutti i miei peccati che mi rendono indegno di ricevervi nel mio cuore, e propongo colla vostra grazia di non più commetterli per l'avvenire, di schivarne le occasioni, e di farne la penitenza.
Signore, io spero che dandovi tutto a me in questo divin sacramento mi userete misericordia, e mi concederete tutte le grazie necessarie per la mia eterna salute. {76 [76]}
Signore, voi siete infinitamente amabile, voi siete il mio Padre, il mio Redentore, il mio Dio, perciò vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, e per vostro amore amo il mio prossimo quanto me stesso, e perdono di buon cuore a tutti quelli che mi offesero.
Signore, io desidero ardentemente che voi venghiate nell'anima mia, affinchè non mi separi mai più da voi, ma resti sempre con me la vostra divina grazia.
Voi intanto, o Vergine immacolata, per l'amore che portaste al bambino Gesù, fate che io lo possa degnamente ricevere, e quando mi accosterò all'altare per ricevere l'Ostia santa, io supporrò di riceverlo dalle vostre mani medesime accompagnato da tutti i cori degli angeli, i quali in cielo lo benedicono e io lodano. Angelo {77 [77]} mio Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso, pregate il Signore per me ed ottenetemi la grazia di fare una santa comunione.
Omnes sancti et Sanctus Dei, intercedite pro nobis.
Qui fermiamoci alquanto a considerare chi siamo per ricevere. Egli è G. C., Dio di grandezza e di maestà infinita, Dio di bontà e di misericordia, il quale viene ad una misera creatura, povero peccatore, e viene per farsi nostro padre, nostro fratello, amico e sposo dell'anima nostra. Vuole farsi nostro medico, maestro e cibo. Oh bontà! Oh amore! Oh misericordia infinita!
Si dica il Confiteor.
Quindi tutto raccolto cogli occhi bassi accostatevi a ricevere l'Ostia santa. {79 [79]}
Dopo la Comunione.
Mio Dio, Creatore e Redentore dell'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e colla più profonda riverenza. Oh quanto fu grande la bontà vostra! Una maestà così pura, così santa ed infinita venire in persona a visitare una creatura tanto miserabile, un pugno di terra, un peccatore ingrato. Mio caro e buon Gesù, io vi ringrazio di così grande favore, vi lodo, vi benedico dentro me stesso. Potenze dell'anima mia, sentimenti del mio corpo, esultate alla presenza del vostro Dio. È poco un cuor solo, o mio buon Gesù, per amarvi, lodarvi e ringraziarvi di tanti benefizi, e particolarmente per aver dato per cibo dell'anima mia il vostro corpo, il vostro sangue, l'anima vostra, e la vostra divinità. {80 [80]}
Ah potessi avere il cuore dei serafini del cielo, affinchè l'anima mia ardesse mai sempre di amore pel mio Dio, il quale si degnò di eleggere la povera anima mia per sua abitazione, per sua delizia! Ah caro Gesù! quanto è mai dolce e preziosa questa vostra visita, questa vostra dimora, questa vostra unione.
Io non son degno di sì grande favore, nemmeno so che cosa offerirvi in ringraziamento; ma appoggiato ai vostri meriti infiniti vi offerisco questi meriti medesimi. Vi ringrazio di tutto cuore, e protesto che per l'avvenire voi sarete sempre la mia speranza, il mio conforto, voi solo la mia ricchezza, il mio piacere, il riposo dell'anima mia, voi solo il mio bene, il possesso, il tesoro del cuor mio. Vorrei pure io solo potervi {81 [81]} dare tutta la lode e la gloria che vi danno i santi in Paradiso, e poichè io non posso fare tanto vi offerisco tutto me stesso; vi offerisco questa volontà, affinchè non voglia altre cose se non quelle che a voi piacciono; vi offerisco le mie mani, i miei piedi, gli occhi miei, la lingua, la bocca, la mente, il cuore, tutto offro a voi, custodite voi tutti questi sentimenti miei, acciocchè ogni pensiero, ogni azione non abbia altro di mira se non quelle cose che sono di vostra maggior gloria e di vantaggio spirituale per l'anima mia.
Vergine Santissima, cara madre del mio Gesù, Angelo mio Custode, ottenete questa grazia per me, per i miei parenti, per i miei benefattori, amici e nemici, e specialmente per quelli che si trovano {82 [82]} presenti in questa chiesa: cioè che noi tutti per l'avvenire ci possiamo conservare degni vostri divoti.
Intanto, o Vergine Immacolata, io in fede di essere vostro vi consacro per tutta la mia vita gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore e tutto me stesso. Voglio essere tutto vostro, e Voi difendetemi come vostro.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono col mio cuore l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell'ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l'anima mia.
Quindi si recitino gli atti di fede a pag. 34, e cinque Pater ed Ave e Gloria alle 5 piagne di N. S. G. C.
Altra preghiera.
Indulgenza plenaria a chi dopo la confessione e comunione recita la seguente preghiera (Pio VII, 1821).
O mio dolce e buon Gesù, io {83 [83]} mi prostro alla vostra presenza; vi prego e vi scongiuro con tutto il fervore dell'anima mia, affinchè vi degniate d'imprimere nel mio cuore vivi sentimenti di fede, speranza e carità; un vivo pentimento de' miei peccati ed una fermissima volontà di emendarmene. Intanto io considero in me stesso e contemplo col mio spirito le vostre cinque piaghe con grande affetto, e con grande dolore, avendo avanti agli occhi ciò che di voi, o mio buon Gesù, diceva il real profeta Davidde: Trapassarono i miei piedi e le mie mani, e numerarono le mie ossa. Gesù mio, misericordia.
Se avete tempo, leggete attentamente i seguenti esercizi di divozione riguardanti a Gesù sacramentato.
Visita al SS. Sacramento ed a Maria Santissima,
Ricordiamoci, o cristiani, che {84 [84]} Gesù trovasi nel SS. Sacramento ricco di grazie da distribuirsi a chi le implora. Un venerabile servo di Dio visitando Gesù sacramentato lo vide in forma di bambino che teneva in mano una corona di rose, e dimandato avendo che cosa significavano quelle rose, Gesù disse: Queste rose sono altrettante grazie che io comparlo a coloro che le vengono a chiedere.
Atti da farsi nel visitare il SS. Sacramento.
Signor mio Gesù Cristo, il quale per amor nostro state notte e giorno in questo Sacramento, tutto pieno di bontà aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi, io credo che nell’Ostia Santissima c'è il Sangue vostro, l'Anima vostra, e la vostra Divinità. Vi adoro umilmente e vi ringrazio de' benefizi fattimi, particolarmente di avermi dato voi stesso in questo Sacramento, {85 [85]} di avermi dato per avvocata Maria vostra Madre, e di avermi chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amatissimo ed amantissimo cuore, e intendo salutarlo per tre fini: 1o In ringraziamento di questo gran dono; 2o per compensarvi di tutte le ingiurie che ricevete in questo sacramento da tutti gl'infedeli, da tutti gli eretici, e da tutti i cattivi cristiani; 3° Con questa visita intendo di adorarvi in tutti i luoghi della terra dove voi sacramentato state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io vi amo con tutto il mio cuore: mi pento di avere per lo addietro tante volte disgustato la vostra infinita bontà. Propongo colla vostra grazia di non più offendervi per l'avvenire. Da oggi in poi voglio essere tutto vostro; {86 [86]} fate voi di me quello che vi piace, solo imploro il vostro amore, la perseveranza nel bene, e l’adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria SS.: vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, o mio Gesù, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo Cuore, e così uniti li offerisco al vostro Eterno Padre, e lo prego in nome vostro che li accetti e li esaudisca. Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento. Tre Pater, Ave, Gloria, ecc.;
Corona del Sacro Cuore di Gesù.
Intendete di recitare questa corona al divin Cuore di Gesù per risarcirlo degli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia {87 [87]} dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Si dica adunque o da solo o con altre persone raccolte, se si può, dinanzi all'immagine del Divin Cuore o avanti al Santissimo Sacramento.
Deus, in adjutorium meum intende.
Domine, ad adjuvandum me festina. Gloria Patri etc.
1° O Cuore amabilissimo del mio Gesù, adoro umilmente quella dolcissima amabilità vostra, che in singolar modo usate nel Divin Sacramento colle anime ancor peccatrici. Mi dispiace di vedervi così ingratamente corrisposto, ed intendo risarcirvi di tante offese che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater, Ave e Gloria.
2° O Cuore umilissimo del mio sacramentato Gesù, adoro umilmente quella profondissima umiltà {88 [88]} vostra nella Divina Eucaristia, nascondendovi per nostro amore sotto le specie del pane e del vino. Deh vi prego, Gesù mio, ad insinuare nel mio cuore così bella virtù; io intanto procurerò di risarcirvi di tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater etc.
3° O cuore del mio Gesù desiderosissimo di patire, adoro que' desideri così accesi d'incontrare la vostra passione dolorosissima e di assoggettarvi a' que' torti da voi preveduti nel SS. Sacramento. Ah Gesù mio! intendo ben di cuore di risarcir vene colla mia vita stessa; vorrei impedire quelle offese, che pur troppo ricevete nella Divina Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli, e dai cattivi cristiani. Pater etc. {89 [89]}
4o O cuore pazientissimo del mio Gesù, io venero umilmente quell'invincibile pazienza vostra nel sostenere per amor mio tante pene sulla Croce, e tanti strapazzi nella Divina Eucaristia. O mio caro Gesù! poichè non posso lavar col sangue mio quei luoghi dove foste così maltrattato nell'uno e nell'altro mistero, vi prometto, o mio sommo Bene, di usare ogni mezzo per risarcire il vostro Divin Cuore di tanti oltraggi, che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli, e dai cattivi cristiani, Pater, ecc.
5° O Cuore del mio Gesù, amantissimo delle nostre anime nella istituzione ammirabile della SS. Eucaristia, io adoro umilmente quell'amore immenso che ci porlatedonandoci per nutrimento il vostro Divin Corpo e Divin sangue. Qual è quel {90 [90]} cuore che struggere non si vegga alla vista di così immensa carità? Oh mio buon Gesù, datemi abbondanti lagrime per piangere e risarcire tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e da' cattivi cristiani. Pater, etc.
6° O Cuore del mio Gesù sitibondo della salute nostra, io venero umilmente quell’amore che vi spinse ad operare il sacrifizio ineffabile sulla Croce, rinnovandolo ogni giorno sugli altari nella santa Messa. Possibile che a tanto amore non arda il cuore umano pieno di gratitudine! Sì, pur troppo, o mio Dio; epperciò vi prometto di fare quanto posso per risarcirvi di tanti oltraggi che ricevete in questo mistero di amore dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Pater, etc. {91 [91]}
Orazione al sacrattissimo Cuore di Maria.
Dio vi salvi, Augustissima Regina di pace, madre di Dio; pel sacratissimo Cuore del vostro figlio Gesù, principe della pace, fate che l'ira di lui si plachi, e che regni sopra di noi in pace. Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo, che da voi sia stato rigettato, od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia mi presento a voi, non vogliate, o Madre del Verbo eterno, disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditele favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
Pio IX accorda l'indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita divotamente detta orazione. {92 [92]}
O Gesù d'amor acceso,
Non ti avessi mai offeso,
O mio dolce e buon Gesù,
Non ti voglio offender più.
Sacro cuore di Maria,
Fa, che io salvi l'alma mia.
Sacro cuor del mio Gesù,
Fa, che io t'ami sempre più.
Breve modo di praticare la Via Crucis.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
OREMUS.
Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Jesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et Crucis subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen. {93 [93]}
ATTO DI CONTRIZIONE.
Mio Redentore, mio Dio, eccomi a' vostri piedi pentito con tutto il cuore de' miei peccati, perchè sono offesa della vostra somma bontà; voglio piuttosto morire che mai più offendervi, perchè vi amo sopra ogni cosa.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, deh voi fate,
Che le Piaghe del Signore
Siano impresse nel mio core.
Stabat Mater dolorosa
Juxta Crucem laerymosa
Dum pendebat Filius.
Stazione prima.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa prima Stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevè la sentenza di morte.
Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di Croce il nostro {94 [94]} innocentissimo Gesù, e come egli volentieri si sottomise a quella condanna , acciocchè tu fossi liberata dall'eterna dannazione.
Ah Gesù! vi ringrazio di tanta carità e vi supplico di scancellare la sentenza di eterna morte meritata per le mie colpe, ondo io sia fatto degno di godere l'eterna vita. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate,
Che le piaghe del Signore
Siano impresso nel mio core.
Cuius animam gementem,
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
Stazione II.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa seconda stazione ci rappresenta come Gesù Cristo fu caricato del pesantissimo legno della Croce.
Considera, anima mia, come Gesù {95 [95]} sottopose le sue spalle alla Croce, la quale era aggravata da' tuoi gravissimi peccati.
Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
O quam tristis et afllicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti!
Stazione III.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la Croce.
Considera, anima mia, come Gesù non reggendo il grave peso, cadde sotto la Croce con suo gran dolore.
Ah Gesù mio! le mie cadute nel {96 [96]} peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, questo fate, ecc.
Quae moerebat et dolebat,
Pia Mater dum videbat
Nati poenas inclyti.
Stazione IV.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quarta Stazione ci rappresenta l'incontre dolorosissimo di M. Vergine col suo Divin Figliuolo.
Considera, anima mia,quanto restò ferito il Cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il Cuore di Gesù alla vista della sua Madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe.
Ah Gesù! Ah Maria! fatemi sentire un vero doloro de' miei peccati, onde io li pianga finchè viva e meriti di {97 [97]} incontrarvi pietosi alla mia morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis est homo, qui non fleret
Matrem Christi ti videret
In tanto supplicio?
Stazione V.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa quinta Stazione ci rappresenta come fu costretto Simon Cireneo a portare la Croce dietro a Gesù Cristo.
Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la Croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono dell'enorme peso di essa.
Ah Gesù! a me è dovuta la Croce che ho peccato. Deh! fate che io vi sia almen compagno nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc. {98 [98]}
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quis non pottet contristari
Piam Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Stazione VI.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù.
Considera, o anima mia, l'ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come egli la premiò subito dandole il volto suo effigiato in quel lino.
Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l'anima mia da ogni lordura e d'imprimere nella mia mente e nei mio cuore la vostra santissima Passione. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Pro peccatis sua gentis {99 [99]}
Vidit Jesum in tormentis
Et flagellis subditum.
Stazione VII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù C. con grande suo strapazzo e tormento.
Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato.
Ah Gesù! mi confondo avanti a voi? e vi prego di darmi grazia che mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Vidit suum dulcem Natum
Morientem desolatum
Dum emisit spiritum. {100 [100]}
Stazione VIII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ottava Stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di lui.
Considera, anima mia, come Gesù disse a quelle donne che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, onde tu impari che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti.
Ah Gesù! datemi lagrime di vera contrizione, acciocchè sia meritoria la compassione mia a' vostri dolori. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Eja, Mater fons amoris,
Me sentire vim doloris
Fac ut tecum lugeam.
Stazione IX.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi. {101 [101]}
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuovi tormenti.
Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perchè la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe.
Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum
Ut sibi complaceam.
Stazione X.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù giunto che fu {102 [102]} sul Calvario venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra.
Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell'essere spogliato nudo, e la pena di essere abbeverato di fiele e mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.
Ah Gesù! mi pento delle libertà mie, e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente de' miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così spero nel vostro divino ajuto. Pater, Ave, etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Stazione XI.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa undecima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato {103 [103]} sopra la Croce, essendo presente la afflittissima sua Madre.
Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell'essergli trapassate dai chiodi le mani e i piedi. Oh crudeltà de' Giudei! Oh amore di Gesù verso di noi!
Ah Gesù mio! voi tanto patire per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra Croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l'avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostro amore. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, etc.
Tui Nati vulnerati
Tam dignati pro me pati
Poenas mecum divide.
Stazione XII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa duodecima Stazione ci rappresenta la morte di Gesù in Croce. {104 [104]}
Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla Croce per la tua salute.
Ah Gesù mio! e ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita avendo voi dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia pei meriti della vostra morte. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Fac me tecum pie flere,
Crucifixo condolere
Donec ego vixero.
Stazione XIII.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa decimaterza Stazione ci rappresenta come il Corpo santissimo di Gesù fa deposto dalla Croce in seno di Maria Vergine sua Madre.
Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le {105 [105]} sue braccia morto il suo Divin Figliuolo.
Ah Vergine Santissima! pei meriti di Gesù ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua Divina grazia. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Juxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Stazione ultima.
Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.
Questa ultima Stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore.
Considera, anima mia, come il Corpo santissimo di Gesù fu sepellito con grande divozione dentro al sepolcro nuovo per lui preparato.
Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto {106 [106]} patiste per me, e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa Comunione e di fare nell'anima mia la vostra abitazione per sempre. Pater, Ave, Gloria etc.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Santa Madre, ecc.
Quando Corpus morietur
Fac ut animae donetur
Paradisi gloria.
Salva nos, Christe Salvator, per virtutem Crucis.
Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis.
Oremus.
Deus, qui Unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae Crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui ejusdem sanctae Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eumdem Christum Dominum nostrum.
Amen.
Di vinum auxilium maneat semper nobiscum.
Amen. {107 [107]}
Rosario di Maria Vergine.
Nel principio del secolo decimo terzo, epoca in cui l'eresia degli Albigesi si sforzava di fare grande guasto alla religione di Gesù Cristo, la Beata Vergine rivelò la divozione del Rosario a S. Domenico, fondatore dell'Ordine dei Predicatori, e la propose come mezzo efficacissimo per combattere l'errore, sostenere la fede, ottenere le benedizioni del cielo sopra i popoli cristiani. Sono innumerevoli i celesti favori che si ottennero colla pratica di questa divozione. Col Rosario furono combattute le eresie, si riformarono costumi, si allontanarono pestilenze, si pose fine a molte guerre. In breve tempo fu divulgato in tutta la Cristianità. I sommi Pontefici l'arricchirono di moltissime indulgenze applicabili anche alle anime del purgatorio.
Si ravvivi adunque la divozione del S. Rosario in noi, nelle nostre famiglie. Se nelle nostre case, nei nostri laboratori si farà risuonare il {108 [108]} Rosario di Maria, abbiamo fondamento a sperare che cesseranno i flagelli, rifiorirà la fede, ricompariranno tra di noi giorni di pace e di tranquillità. Tra le altre intenzioni nel recitarlo abbiate anche questa, d'implorare dal Signore, per intercessione di Maria Vergine Immacolata, la grazia che si conservi tra di noi la santa fede, ci tenga lontani dagli errori che presentemente taluno vorrebbe spandere tra i cristiani, e faccia sì che trionfi gloriosa la S. Romana Chiesa Madre e Maestra della vera fede, fuori della quale non vi è saluto.
Maniera pratica per recitare il Rosario di Maria Santissima.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria, etc. {109 [109]}
Lunedi, Giovedì, Misteri Gaudiosi.
Nel primo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata fu annunziata dall'Arcangelo Gabriele, che dovea diventar madre del Nostro Signor Gesù Cristo.
Infine di ciascun mistero si dise un Pater con dieci Ave, e dopo l'ultima un Gloria, etc.
Nel secondo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata andò a visitare S. Elisabetta, e stette in casa sua tre mesi servendola quale umile ancella.
Nel terzo si contempla la nascita di Gesù Bambino in Betlemme in un presepio.
Nel quarto si contempla come Gesù C. fu presentato al tempio nelle braccia del vecchio Simeone. {110 [110]}
Nel quinto si contempla come Maria Vergine immacolata avendo smarrito il suo Divin Figliuolo, lo cercò per tre giorni, ed alla fine del terzo lo trovò in mezzo ai dottori che disputava, essendo di anni dodici.
Martedì, Venerdì. Misteri dolorosi.
Nel primo mistero doloroso si contempla come il Nostro Signor Gesù C., facendo orazione nell'orto di Getsemani, per l'orror della vicina passione sudò sangue.
Nel secondo si contempla come Gesù Cristo per li nostri peccati in casa di Pilato fu sottoposto a crudelissima flagellazione.
Nel terzo si contempla come Gesù Cristo fu coronato di pungentissime spine. {111 [111]}
Nel quarto si contempla come Gesù Cristo condannato a morte, per sua maggior vergogna e dolore fu obbligato a portare sopra le spalle il pesante legno della Croce sino al monte Calvario.
Nel quinto si contempla come Gesù Cristo giunto sul monte Calvario fu spogliato nudo e confitto in croce con durissimi chiodi, e dopo tre ore di penosissima agonia in presenza dell'afflittissima sua Madre morì per chiuderci l'inferno e per acquistarci la vita eterna.
Domenica, Mercoledì, Sabato. Misteri gloriosi.
Nel primo mistero glorioso si contempla come il Nostro Signor Gesù Cristo il terzo giorno dopo la sua passione e morte risuscitò glorioso e trionfante per non mai più morire. {112 [112]}
Nel secondo si contempla come Gesù Cristo 40 giorni dopo la sua risurrezione ascese al cielo con mirabile festa e trionfo vedendolo sua Madre Santissima con tutti i suoi discepoli.
Nel terzo si contempla come Cristo sedendo alla destra di Dio Padre mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dove erano gli Apostoli con Maria Vergine congregati.
Nel quarto si contempla come la Vergine Immacolata dodici anni dopo la Risurrezione del Nostro Signore passò da questa vita e dagli angioli fu assunta in cielo.
Nel quinto si contempla come la Vergine Immacolata fu incoronata da suo Figliuolo Regina del cielo e della terra, e si contempla ancora la gloria di tutti i Santi.
Salve, Regina, etc. {113 [113]}
Litanie della B. V.
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Pater de coelis Deus, |
miserere nobis. |
Fili Redemptor mundi Deus, |
miserere nobis. |
Spiritus Sancte Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Trinitas unus Deus, |
miserere nobis. |
|
|
Sancta Maria, |
ora pro nobis |
Sancta Dei Genitrix, |
ora |
Sancta Virgo Virginum, |
ora |
Mater Christi, |
ora |
Mater Divinae gratiae, |
ora |
Mater purissima, |
ora |
Mater castissima, |
ora |
Mater inviolata, |
ora |
Mater intemerata, |
ora |
Mater amabilis, |
ora |
Mater admirabilis, |
ora |
Mater Creatoris, |
ora |
Mater Salvatoris, |
ora |
Virgo prudentissima, |
ora |
Virgo veneranda, |
ora {114 [114]} |
Virgo praedicanda, |
ora |
Virgo potens, |
ora |
Virgo clemens, |
ora |
Virgo fidelis, |
ora |
Speculum justitiae, |
ora |
Sedes sapientiae, |
ora |
Causa nostrae laetitiae, |
ora |
Vas spirituale, |
ora |
Vas honorabile, |
ora |
Vas insigne devotionis, |
ora |
Rosa mystica, |
ora |
Turris davidica, |
ora |
Turris eburnea, |
ora |
Domus aurea, |
ora |
Foederis arca, |
ora |
Janua coeli, |
ora |
Stella matutina, |
ora |
Salus infirmorum, |
ora |
Refugium peccatorum, |
ora |
Consolatrix afflictorum, |
ora |
Auxilium Christianorum, |
ora |
Regina Angeloram, |
ora |
Regina Patriarcharum, |
ora |
Regina Prophetarum, |
ora |
Regina Apostolorum, |
ora |
Regina Martyrum, |
ora |
Regina Confessorum, |
ora |
Regina Virginum, |
ora {115 [115]} |
Regina Sanctorum omnium, |
ora |
Regina sine labe concepta, |
ora |
|
|
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
parce nobis, Domine. |
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
exaudi nos, Domine. |
Agnus Dei qui tollis peccata mundi, |
miserere nobis. |
Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efificiamur promissionibus Christi.
Oremus.
Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosa Beatae Mariae semper Virginis intercessione a presenti {116 [116]} liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum, Amen.
Le sette allegrezze che sode Maria in Cielo.
1.
Rallegratevi, o Sposa Immacolata dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perchè per la vostra purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli Angeli e sublimata sopra tutti i santi. Ave, Maria, Gloria, etc.
2.
Rallegratevi, o Madre d'Iddio, pur quel piacere che provate in Paradiso, perchè siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso. Ave, etc.
3.
Rallegratevi, o Figlia d'Iddio, {117 [117]} per la sublimità a cui foste elevata in Paradiso, perchè tutte le gerarchie degli Angeli, degli Arcangeli, dei Troni, delle Dominazioni e di tutti gli Spiriti Beati vi onorano, vi riveriscono, vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissimi. Ave, etc.
4.
Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quel gran potere che avete in Paradiso, perchè tutte le grazie che chiedete al vostro figliuolo vi sono subito concedute; anzi non si concede grazia quaggiù in terra che non passi prima per le vostre santissime mani. Ave, etc.
5.
Rallegratevi, o augustissima ed Immacolata Regina, perchè voi sola meritaste sedere alla destra del {118 [118]} vostro Santissimo Figlio, il quale siede alla destra dell'Eterno Padre. Ave, etc.
6.
Rallegratevi, o speranza dei peccatori, rifugio dei tribolati, pel gran piacere che provate in Paradiso nel vedere che tutti quelli che vi lodano e riveriscono in questo mondo l’Eterno Padre li premierà in questa vita colla sua santa grazia, e nell'immensa sua gloria in cielo. Ave, etc.
7.
Rallegratevi, o Madre Figlia e Sposa di Dio, perchè tutte le grazie, tutti i gaudi, tutte le allegrezze, e tutti i favori, che ora godete in Paradiso non si diminuiranno mai, anzi aumenterannosi fino al giorno del giudizio e dureranno in eterno. Ave, etc. {119 [119]}
Orazione alla Beatissima Vergine.
O gloriosa Vergine Maria Madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze di cui, con quella divozione che ho potuto, ho fatto la presente rimembranza, vi prego d'impetrarmi da Dio il perdono de' miei peccati, ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegno della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricevere tutti quei celesti favori, che voi siete solita ottenere e compartire a' vostri servi, che fanno devota memoria di queste allegrezze, di cui è ricolmo l'Immacolato vostro cuore, o Regina immortale del Cielo. {120 [120]}
Preghiera
Di Benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grazia di non morire di morte improvvisa.
Misericordiosissimo Signore Gesù C., per la vostra agonia e sudor di sangue, per la morte vostra liberatemi, vi supplico, dalla morte subitanea ed improvvisa. Benignissimo mio Gesù, per l'acerbissima ed ignominiosissima flagellazione e coronazione vostra, per la vostra Croce e Passione amarissima, e per la vostra bontà, umilmente vi prego, che non permettiate, che io improvvisamente muoia, ne mi accada di passare da questa vita all'eternità senza ricevere i Ss. Sacramenti.
Mio amatissimo Gesù, mio Signor, e Dio mio, per tutti i travagli e dolori vostri, pel vostro {121 [121]} prezioso sangue e per le sagrosante vostre Piaghe; o mio dolcissimo Gesù, per quelle vostre ultime parole dette in Croce: Mio Dio, mio Dio, perchè m’abbandonaste? e per quel forte grido: Padre nelle vostre mani raccomando lo spirito mio, ardentissimamente vi prego di non levarmi all’improvviso da questo mondo. Le vostre mani, o mio Redentore, mi hanno fatto e formato tutto interamente. Deh non mi precipitate sì presto; datemi, vi supplico, spazio di penitenza, concedetemi un transito felice ed in grazia vostra, affinchè io v ami, vi lodi e benedica in eterno.
Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque piaghe, che l’amore vostro verso di noi vi fece in croce, soccorrete ai vostri servi redenti col vostro preziosissimo Sangue. Così sia. {122 [122]}
Preghiera a S. Giuseppe.
Gloriosissimo San Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di esser fatto custode del Salvator del mondo Gesù Cristo, e abbracciandolo teneramente godeste anticipato il Paradiso, deh! ottenetemi dal Signore un intero perdono de' miei peccati, la grazia d’imitare le vostre virtù, ond’io cammini sempre per la via che conduce al Cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria intorno al vostro letto al punto di morte, e tra le loro braccia dolcemente spiraste l’anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell’anima mia in quell’ultimo punto di mia vita, di modo che consolato dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l’eterna gloria in Paradiso spiri pronunciando {123 [123]} i Ss. nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria.
Preghiera per la buona morte.
Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrito: vi raccomando la mia ultima ora e ciò che dopo di essa mi attende.
Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù abbiate pietà di me.
Quando le mie mani tremole ed intorpidite non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascierovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso, ecc.
Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall'orror della morte {124 [124]} imminente fisseranno in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso, ecc.
Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso Gesù, ecc.
Quando le mie guance languide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso, ecc.
Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre a' discorsi degli uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità, misericordioso, ecc.
Quando la mia immaginazione {125 [125]} agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timor della vostra giustizia, lotterà contro l'angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso, ecc.
Quando il mio debole spirito oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte, e spossato dagli sforzi che avrà fatto contro ai nemici della mia salute, misericordioso ecc.
Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrifizio di espiazione, acciocchè io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso, ecc. {126 [126]}
Quando i miei parenti ed amici stretti, a me d'intorno, s'inteneriranno sul dolente mio stato, e v'invocheranno per me, misericordioso, ecc.
Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi, ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angosce della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù, ecc.
Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno l'anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi misericordioso, ecc.
Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascerà il mio corpo pallido, livido e senza vita, accettate la distruzione del mio essere, come un omaggio {127 [127]} che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso, ecc.
Quando finalmente l'anima mia comparirà dinanzi a Voi e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della vostra Maestà, non la rigettate dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso delle vostre misericordie, affinchè io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù, ecc.
Orazione.
O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l'ora, fate che io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni di mia vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore, pei meriti del Nostro Signore Gesù Cristo, che vive e regna con Voi nell'Unità dello Spirito Santo. Così sia. {128 [128]}
Pio VII accordò l'indulg. di 100 giorni a chi recita ogni dì detta Preghiera, e per un mese indulg. Plenaria.
Orazione per le anime del Purgatorio.
O Signore Onnipotente, il quale per l'amore, che portaste agli uomini, vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima passione e finalmente di spirare in Croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro preziosissimo Sangue, vi prego di volgere uno sguardo pietoso a' tormenti che soffrono nel Purgatorio quelle anime benedette, che partendo da questa valle di pianto in grazia vostra soffrono gli ardori di quelle fiamme per iscontare i debiti che hanno tuttora verso della vostra Divina Giustìzia. Accettate adunque, {129 [129]} o pietosissimo Iddio, le preghiere che per esse vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso, e chiamatele alla gloria del Paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime de' miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in ispecial modo quelle a cui posso essere stato occasione di peccato col mio mal esempio. Vergine SS. Madre pietosa, consolatrice degli afflitti, intercedete voi per quelle anime, affinchè per la vostra potentissima intercessione volino a godere quel Paradiso che loro sta preparato.
Te ergo, quaesumus, famulis tuis subveni,
Quos pretioso sanguine redemisti.
Pater, Ave e Requiem. {130 [130]}
Orazione per conservare il dono della Fede.
Riconosco, mio Dio, il gran benefizio di avermi fatto nascere Figliuolo della Chiesa cattolica, e vostro seguace, e ve ne ringrazio; ma compite la vostra misericordia col darmi tanto di fede, e di fortezza che mi mantenga sempre a voi fedele, ed imitatore dei martiri, sia pronto a rinunziare ancora alla vita piuttostochè separarmi da Voi e dal vostro Vicario, il Capo visibile della Chiesa il Romano Pontefice. Onde vivendo sempre, e morendo nella comunione dei Santi e nella vostra, possa un giorno regnare eternamente con voi nella gloria dei Santi in Cielo, Così sia. {131 [131]}
Vespro della domenica
Pater noster etc. Ave, Maria etc. in segreto.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri, etc.
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo: sede a dextris meis.
Donec ponam inimicos tuos, scabellum pedum tuorum.
Virgam virtutis tuae emittet Dominus ex Sion: dominare in medio inimicorum tuorum.
Tecum principium in die virtutis tuae, in splendoribus Sanctorum: ex utero ante luciferum genui te.
Juravit Dominus, et non poenitebit eum, Tu es Sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech.
Dominus a dexlris tuis: confregit in die irae suae reges.
Judicabit in nationibus, implebit {132 [132]} ruinas: conquassabit capita in terra multorum.
De torrente in via bibet: propterea exaltabit caput. Gloria Patri etc.
Salmo 110.
Confitebor tibi, Domine, in totecorde meo: in consilio iustorum et congregatione.
Magna opera Domini, exquisita in omnes voluntates eius.
Confessio et magnificentia opus eius: et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Memoriam fecit mirabilium suorum misericors et miserator Dominus: escam dedit timentibus se.
Memor erit in saeculum testamenti sui: virtutem operum suorum annuntiabit populo suo.
Ut det illis haereditatem Gentium: opera manuum eius veritas et iudicium.
Fidelia omnia mandata eius, confirmata in saeculum saeculi: facta in veritate et aequitate.
Redemptionem misit populo suo: {133 [133]} mandavit in aeternum testamentum suum.
Sanctum et terribile nomen eius: initium sapientiae timor Domini.
Intellectus bonus omnibus facientibus eam: laudatio eius manet in saeculum saeculi. Gloria Patri etc.
Salmo 111.
Beatus vir, qui timet Dominum: in mandatis eius volet nimis.
Potens in terra erit semen eius: generatio rectorum benedicetur.
Gloria et divitiae in domo eius: et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Exortum est in tenebris lumen rectis: misericors et miserator et iustus.
Jucundus homo, qui miseretur et commodat, disponet sermones suos in iudicio: quia in aeternum non commovebitur.
In memoria aeterna erit iustus: ab auditione mala non timebit.
Paratum cor eius sperare in Domino, confirmatum est cor eius: {134 [134]} non commovebitur, donec despiciat inimicos suos.
Dispersit, dedit pauperibus, iustitia eius manet in saeculum saeculi: cornu eius exaltabitur in gloria.
Peccator videbit, et irascetnr, dentibus suis fremet et tabescet: desiderium peccatorum peribit. Gloria etc.
Salmo 112.
Laudate, pueri, Dominum: laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc, et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, et super coelos gloria eius.
Quis sicut Dominus Deus noster, qui in altis habitat, et humilia respicit in coelo et in terra?
Suscitans a terra inopem: et de stercore erigens pauperem.
Ut collocet eum cum principibus: cum principibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo matrem flliorum laetantem. Gloria Patri etc. {135 [135]}
Salmo 113.
In exitu Israel de AEgypto domus Jacob de popolo barbaro
Facta est Judaeae sanctificatio eius: Israel potestas eius.
Mare vidit, et fugit: Jordanis conversus est retrorsum.
Montes exultaverunt ut arietes: et colles sicut agni ovium.
Quid est tibi, mare, quod fugisti: et tu, Jordanis, quia conversus es retrorsum?
Montes exultastis sicut arietes, et colles sicut agni ovium.
A facie Domini mota est terra: a facie Dei Jacob.
Qui convertit petram in stagna aquarum, et rupem in fontes aquarum.
Non nobis, Domine, non nobis: sed nomini tuo da gloriam.
Super misericordia tua, et veritate tua: nequando dicant Gentes: Ubi est Deus eorum?
Deus autem noster in coelo: omnia quaecumque voluit, fecit.
Simulacra Gentium argentum et aurum; opera manuum hominum. {136 [136]}
Os habent, et non loquentur: oculos habent, et non videbunt.
Aures habent, et non audient: nares habent, et non odorabunt.
Manus habent, et non palpabunt: pedes habent, et non ambulabunt: non clamabunt in gutture suo.
Similes illis fiant, qui faciunt ea: et omnes, qui confidunt in eis.
Domus Israel speravit in Domino: adiutor eorum, et protector eorum est.
Domus Aaron speravit in Domino: adiutor eorum, et protector eorum est.
Qui timent Dominum speraverunt in Dominum: adiutor eorum et protector eorum est.
Dominus memor fuit nostri, et benedixit nobis.
Benedixit domui Israel: benedixit domui Aaron.
Benedixit omnibus, qui timent Dominum: pusillis cum maioribus.
Adjiciat Dominus super vos: super vos, et super fillios vestros.
Benedirti vos a Domino: qui fecit coelum et terram. {137 [137]}
Coelum coeli Domino: terram autem dedit filiis hominum
Non mortui laudabant te, Domine: neque omnes, qui descendunt in infernum.
Sed nos, qui vivimus, benedicimus Domino: ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria Patri etc.
Capitolo. 2 Cor. 1.
Benedictus Deus, et Pater Domini nostri Jesu Christi, Pater misericordiarum et Deus totius consolationis, qui consolatur nos in omni tributalatione nostra. Deo gratias.
Inno.
Lucis Creator optime,
Lucem dierum proferens,
Primordiis lucis novae,
Mundi parans originem.
Qui mane iunctum vesperi
Diem vocari praecipis,
Illabitur tetrum chaos,
Audi preces cura fletibus.
Ne mens gravata crimine,
Vitae sit exul munere,
Dum nil perenne cogitat,
Seseque culpis illigat. {138 [138]}
Coeleste pulset ostium:
Vitale tollat praemium:
Vitemus omne noxium:
Purgemus omne pessimum
Praesta, Pater piissime,
Patrique compar Unice,
Cum Spiritu Paraclito,
Regnans per omne saeculum,
Amen.
Dirigatur, Domine, oratio mea.
Sicut incensum in conspectu tuo.
Cantico della B. V. Luc. I.
Magnificat anima mea Dominum.
Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo.
Quia respexit humilitatem ancillae suae: ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes.
Quia fecit mihi magna qui potens est: et sanctum nomen eius.
Et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum.
Fecit potentiam in brachio suo: dispersit superbos mente cordis sui
Deposuit potentes de sede, et exaltavit humiles. {139 [139]}
Esurientes implevit bonis: et divites dimisit inanes.
Suscepit Israel puerum suum, recordatus misericordiae suae.
Sicut locutus est ad patres nostros, Abraham, et semini eius in saecula. Gloria, etc.
Domine, exaudi orationem meam.
Et clamor meus ud te veniat.
Benedicamus Domino.
Deo gratias.
Fidelium animae per misericordiam Dei requiescant in pace. Amen.
Pater noster in segreto.
Dominus det nobis suam pacem.
Et vitam aeternam. Amen.
Vespro della B. V.
Ave, Maria.
Deus, in adiutorium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina. Gloria Patri, etc.
Fra l'anno. Ant. Dum esset Rex. {140 [140]}
Salmo 109.
Dixit Dominus Domino meo: sede a dextris meis. Come a pag. 132.
Fra l'anno.
Ant. Dum esset Rex in accubito suo nardus mea dedit odorem suavitatis.
Ant. Laeva eius.
Salmo 112.
Laudate, pueri. Dominum: laudate nomen Domini. Come a pag. 135.
Ant. Laeva eius sub capite meo, et dextera illius amplexabitur me.
Ant. Nigra sum.
Salmo 121.
Laetatus som in his, quae dicta sunt mini: in domum Domini ibimus.
Stantes erant pedes nostri in atriis tuis, Jerusalem.
Jerusalem, quae aedificatur ut civitas; cuius participatio eius in idipsum.
Illuc enim ascenderunt tribus, tribus Domini, testimonium Israel ad confitendum nomini Domini.
Quia illic sederunt sedes iudicio, sedes super domum David. {141 [141]}
Rogate quae ad pacem sunt Jerusalem; et abundantia diligentibus te.
Fiat pax in virtute tua, et abundantia in turribus tuis.
Propter fratres meos et proximos meos, loquebar pacem de te.
Propter domani Domini Dei nostri, quaesivi bona tibi. Gloria Patri, etc.
Ant. Nigra sum, sed formosa, filiae Jerusalem: ideo dilexit me Rex, et introduxit me in cubiculum suum.
Ant. Jam hyems transiit.
Salmo 126.
Nisi Dominus aedificaverit domum, in vanum laboraverunt, qui aedificant eam.
Nisi Dominus custodierit civitatem, frustra vigilat, qui custodit eam.
Vanum est vobis ante lucem surgere: surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris.
Cum dederit dilectis suis somnum: ecce haereditas Domini, filli, merces fructus ventris. {142 [142]}
Sicut sagittae in manu potentis, ita fìlii excussorum.
Beatus vir, qui implevit desiderium suum ex ipsis: non confundetur, cum loquetur inimicis suis in porta.
Gloria Patri, etc.
Ant. Jam hyems transiit, imber abiit et recossit, surge, amica mea, et veni.
Ant. Speciosa facta es.
Salmo 147.
Lauda, Jerusalem, Dominum, lauda Deum tuum Sion.
Quoniam confortavit seras portarum tuarum, benedixit filiis tuis in te.
Qui posuit fines tuos pacem, et adipe frumenti satiat te.
Qui emittit eloquium suum terrae: velociter currit sermo eius.
Qui dat nivem sicut lanam: nebulam sicut cinerem spargit.
Mittit crystallum suam sicut buccellas: ante faciem frigoris eius quis sustinebit? {143 [143]}
Emittet verbum suum, et liquefaciet ea: flabit spiritus eius, et fluent aquae.
Qui annuntiat verbum suum Jacob: iustitias, et iudicia sua Israel.
Non fecit taliter omni nationi: et iudicia sua non manifestavit eis.
Gloria Patri, etc.
Ant. Speciosa facta es, et suavis in deliciis tuis, sancta Dei Genitrix.
Capitolo. Eccli 24.
Ab initio, et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam, et in habitatione sancta coram ipso ministravi. Deo gratias.
Nell'Avvento si dice il seguente
Capitolo. Isaiae 11.
Egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice eius ascendet. Et requiescet super eum Spiritus Domini. Deo gratias. {144 [144]}
Inno
Ave, Maris stella,
Dei mater alma,
Atque semper Virgo,
Felix coeli porta.
Sumens illud Ave
Gabrielis ore,
Funda nos in pace,
Mutans Hevae nomen.
Solve vincla reis,
Profer lumen caecis,
Mala nostra pelle,
Bona cuncta posce.
Monstra te esse matrem;
Sumat per te preces
Qui pro nobis natus
Tulit esse tuus.
Virgo singularis,
Inter omnes mitis,
Nos culpis solutos,
Mites fac et castos.
Vitam praesta puram,
Iter para tutum,
Ut videntes Jesum
Semper collaetemur.
Sit laus Deo Patri,
Sommo Christo decus,
Spiritui Sancto,
Tribus honor unus. Amen. {145 [145]}
Diffusa est gratia in labiis tuis.
Propterea benedixit te Deus in aeternum.
Ant. Beata mater.
Magnificat anima mea Dominum. Come a pag. 139.
Ant. Beata Mater, et intacta Virgo gloriosa, Regina mandi, intercede pro nobis ad Dominum.
A Compieta
Ave, Maria.
Converte nos, Deus salutaris noster.
Et averte iram tuam a nobis.
Deus, in adiutoiium meum intende.
Domine, ad adiuvandum me festina.
Salmo 128.
Saepe expugnaverunt me a iuventute mea, dicat nunc Israel.
Saepe expugnaverunt me a iuventute mea: etenim non potuerunt mihi.
Supra dorsum meum fabricaverunt {146 [146]} peccatores: prolongaverunt iniquitatem suam.
Dominus iustus concidit cervices peccatorum: confundantur, et convertantur retrorsum omnes, qui oderunt Sion.
Fiant sicut foenum tectorum, quod, priusquam evellatur, exaruit.
De quo non implevit manum suam, qui metit; et sinum suum, qui manipulos colligit.
Et non dixerunt, qui praeteribant: Benedictio Domini super vos: benediximus vobis in nomine Domini.
Gloria Patri, etc.
Salmo 129
De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes in vocem deprecationis meae.
Si iniquitates observaveris, Domine: Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est: et propter legem tuam sustinui te, Domine.
Sustinuit anima mea in verbo eius: speravit anima mea in Domino. {147 [147]}
A custodia matutina usque ad noctem, speret Israel in Domino.
Quia apud Dominum misericordia, et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israel ex omnibus iniquitatibus eius. Gloria Patri etc.
Salmo 130.
Domine, non est exaltatum cor meum: neque elati sunt oculi mei.
Neque ambulavi in magnis, neque in mirabilibus super me.
Si non humiliter sentiebam, sed exaltavi animam meam.
Sicut ablactatus est super matre sua: ita retributio in anima mea.
Speret Israel in Domino: ex hoc nunc, et usque in saeculum. Gloria Patri, etc.
Inno
Memento, rerum Conditor,
Nostri quod olim corporis,
Sacrata ab alvo Virginis
Nascendo formam sumpseris.
Maria Mater gratiae,
Dulcis Parens clementiae,
Tu nos ab hoste protege,
Et mortis hora suscipe. {148 [148]}
Jesu tibi sit gloria,
Qui natus es de Virgine,
Cum Patre, et almo Spiritu
In sempiterna saecula. Amen.
Fra l'anno, e nel Natalizio
Capitolo. Eccli. 24.
Ego mater pulchrae dilectionis, et timoris, et agnitionis, et sanctae spei. Deo gratias.
Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.
Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Nell'Avvento si dice il seguente
Capitolo. Isaiae 7.
Ecce Virgo concipiet, et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel. Butirum, et mel comedet, ut sciat reprobare malum, et eligere bonum. Deo gratias.
Angelus Domini nuntiavit Mariae.
Et concepit de Spiritu Sancto.
Ant. Sub tuum praesidium.
Il Cantico di Simeone Luc. 2.
Nunc dimittis servum tuum, Domine, secundum verbum tuum iu pace. {149 [149]}
Quia viderunt oculi mei salutare tuum.
Quod parasti ante faciem omnium populorum.
Lumen ad revelationem Gentium, et gloriam plebis tuae Israel. Gloria, etc.
Ant. Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix: nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.
Kyrie, eleison. Christe, eleis. Kyrie, eleison.
Domine, exaudiorationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Oremus.
Beatae et gloriosae semper Virginis Mariae, quaesumus, Domine, intercessio gloriosa nos protegat, et ad vitam perducat aeternam. Per Dominum nostrum Jesum Christum Filium tuum. Qui tecum vivit, etc.
Domine,exaudiorationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Benedicamus Domino. Deo gratias. {150 [150]}
Benedizione. Benedicat et custodiat nos omnipotens et misericors Dominus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Alla Benedizione del Ss. Sacramento.
Tantum ergo Sacramentum
Veneremur cernui:
Et antiquum documentum
Novo cedat ritui:
Praestet fides supplementum
Sensuum defectui.
Genitori, Genitoque
Laus et jubilatio:
Salus, honor, virtus quoque
Sit, et benedictio:
Procedenti ab utroque
Compar sit laudatio. Amen.
Panem de coelo praestitisti eis.
Omne deleclamentum in se habentem.
In rendimento di grazie.
Te Deum laudamus, te Dominum confìtemur.
Te aeternum Patrem omnis terra veneratur.
Tibi omnes Angeli, tibi coeli et universae potestates. {151 [151]}
Tibi Cherubim et Seraphim incessabili voce proclamant:
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt coeli et terra maiestatis gloriae tuae.
Te gloriosus Apostolorum chorus,
Te Prophetarum laudabilis numerus,
Te martyrum candidatus laudat exercitus.
Te per orbem terrarum sancta confitetur Ecclesia:
Patrem immensae maiestatis:
Venerandum tuum verum, et unicum Filium:
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Tu Rex gloriae, Christe.
Tu Patris sempiternus es Filius.
Tu ad liberandum suscepturus hominem non horruisti Virginis uterum.
Tu devicto mortis aculeo aperuisti credentibus regna coelorum.
Tu ad dexteram Dei sedes in gloria Patris.
Judex crederis esse venturus. {152 [152]}
Te ergo, quaesumus, tuis famulis subveni, quos pretioso sanguine redemisti.
AEterna fac cum sanctis tuis in gloria numerari.
Salvum fac populum tuum, Domine, et benedic haereditati tuae.
Et rege eos, et extolle illos usquo in aeternum.
Per singulos dies benedicimus te.
Et laudamus nomen tuum in saeculum, et in saeculum saeculi.
Dignare, Domine, die isto sine peccato nos custodire.
Miserere nostri, Domine, miserere nostri.
Fiat misericordia tua, Domine, super nos, quemadmodum speravimus in te.
In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum.
Invocazione dello Spirito S.
Veni, Creator Spiritus,
Mentes tuorum visita,
Imple superna gratia,
Quae tu creasti pectora. {153 [153]}
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi donum Dei,
Fons vivus, ignis, charitas,
Et spiritalis unctio
Tu septiformis munere,
Digitus Paternae dexterae,
Tu rite promissum Patris
Sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
Infunde amorem cordibus,
Infirma nostri corporis
Virtute firmans perpeti
Hostem repellas longius,
Pacemque dones protinus,
Ductore sic te praevio,
Vitemus omne noxium
Per te sciamus, da, Patrem,
Noscamus atque Filium,
Teque utriusque Spiritum,
Credamus omni tempore.
Deo Patri sit gloria,
Et Filio, qui a mortuis
Surrexit, ac Paraclito,
In saeculorum saecula. Amen.
Nella Sepoltura de' Defunti.
Salmo 50.
Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam. {154 [154]}
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me.
Quoniam iniqnitatem meam ego cognosco, et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum corani te feci: ut justifìceris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus, et spiritum rectum innova in visceribus meis. {155 [155]}
Ne projicias me a facie tua, et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui, et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas, et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis mese: et exultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Jerusalem.
Tunc acceptabis sacrificium justitiae, oblationes et holocausta: tunc imponent super altare tuum vitulos.
Requiem aeternam etc.
Litanie de' Santi.
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison.{156 [156]} |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Pater de coelis Deus, |
miserere nobis. |
Fili Redemptor mundi Deus, |
miserere nobis. |
Spiritus Sancte Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Trinitas unus Deus, |
miserere nobis. |
Sancta Maria, |
ora pro nobis. |
Sancta Dei Genitrix, |
ora |
Sancta Virgo Virginum, |
ora |
Sancte Michael, |
ora |
Sancte Gabriel, |
ora |
Sancte Raphael, |
ora |
Omnes sancti Angeli, et Archangeli, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti Beatorum Spirituum Ordines, |
orate pro nobis. |
Sancte Joannes Baptista, |
ora pro nobis. |
Sancte Joseph, |
ora |
Omnes sancti Patriarchae, et Prophetae, |
orate pro nobis. |
Sancte Petre, |
ora pro nobis. |
Sancte Paule, |
ora |
Sancte Andrea, |
ora |
Sancte Jacobe, |
ora |
Sancte Joannes, |
ora {157 [157]} |
Sancte Thoma, |
ora |
Sancte Jacobe, |
ora |
Sancte Philippe, |
ora |
Sancte Bartholomaee, |
ora |
Sancte Matthaee, |
ora |
Sancte Simon, |
ora |
Sancte Thaddaee, |
ora |
Sancte Mathia, |
ora |
Sancte Barnaba, |
ora |
Sancte Luca, |
ora |
Sancte Marce, |
ora |
Omnes sancti Apostoli et Evangelistae, |
orate pro nobis. |
Omnes sancti discipuli Domini, |
orate |
Omnes sancti lnnocentes, |
orate |
Sancte Stephane, |
ora pro nobis |
Sancte Laurenti, |
ora |
Sancte Vincenti, |
ora |
Sancti Fabiane et Sebastiane, |
orate pro nobis. |
Sancti Joannes et Paule, |
orate |
Sancti Cosma et Damiane, |
orate |
Sancti Gervasi et Protasi, |
orate |
Omnes sancti Martyres, |
orate |
Sancte Silvester, |
ora pro nobis |
Sancte Gregori, |
ora |
Sancte Ambrosi, |
ora |
Sancte Augustine, |
ora {158 [158]} |
Sancte Hieronyme, |
ora |
Sancte Martine, |
ora |
Sancte Nicolae, |
ora |
Omnes Sancti Pontifices, et Confessores, |
orate pro nobis |
Omnes sancti Doctores, |
orate |
Sancte Antoni, |
ora pro nobis |
Sancte Benedicte, |
ora |
Sancte Bernarde, |
ora |
Sancte Dominice, |
ora |
Sancte Francisce, |
ora |
Omnes sancti Sacerdotes et Levitae, |
orate pro nobis |
Omnes sancti Monachi et Eremitae, |
orate |
Sancta Maria Magdalena, |
ora pro nobis |
Sancta Agatha, |
ora |
Sancta Lucia, |
ora |
Sancta Agnes, |
ora |
Sancta Caecilia, |
ora |
Sancta Catharina, |
ora |
Sancta Anastasia, |
ora |
Omnes Sanctae Virgines, et Viduae, |
orate pro nobis |
Omnes Sancti et Sanctae Dei, |
intercedite |
Propitius esto, |
parce nobis, Domine. {159 [159]} |
Propitius esto, |
esaudi nos, Domine. |
Ab omni malo, |
libera nos Domine. |
Ab omni peccato, |
libera |
Ab ira tua, |
libera |
A subitanea, et improvisa morte, |
libera nos, Domine. |
Ab insidiis diaboli, |
libera |
Ab ira, et odio, et omni mala voluntate, |
libera nos, Domine. |
A spirita fornicationis, |
libera |
A fulgure, et tempestate, |
libera |
A morte perpetua, |
libera |
Per mysterium sanctae Incarnationis tuae, |
libera |
Per Adventum tuum, |
libera |
Per Nativitatem tuam, |
libera |
Per Baptismum, et sanctum Jejunium tuum, |
libera nos, Domine. |
Per Crucem, et Passionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per Mortem, et Sepulturam tuam, |
libera nos, Domine. |
Per sanctam Resurrectionem tuam, |
libera nos, Domine. |
Per admirabilem Ascensionem tuam, |
libera nos Domine. |
Per adventum Spiritus Sancti Paracliti, |
libera nos, Domine. {160 [160]} |
In die iudicii |
libera |
Peccatores, te rogamus, |
audi nos. |
Ut nobis parcas, te rogamus, |
audi nos. |
Ut nobis indulgeas, te rogamus, |
audi nos. |
Ut ad veram poenitentiam nos perducere digneris, te rogamus, |
audi nos. |
Ut Ecclesiam tuam sanctam regere, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Domnum Apostolicum, et omnes Ecclesiasticos Ordines in sancta religione conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut inimicos sanctae Ecclesiae humiliare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut Regibus, et Principibus Christianis pacem et veram concordiam donare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut cuncto populo Christiano pacem et unitatem largiri digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nosmetipsos in tuo sancto servitio confortare, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut mentes nostras ad coelestia desideria erigas, |
te rogamus, audi nos. {161 [161]} |
Ut omnibus benefactoribus nostris sempiterna bona retribuas, |
te rogamus, audi nos. |
Ut animas nostras, fratrum, propinquorum et benefactorum nostrorum ab aeterna damnatione eripias, |
te rogamus, audi nos. |
Ut fructus terrae dare, et conservare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam donare digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Ut nos exaudire digneris, |
te rogamus, audi nos. |
Fili Dei, te rogamus, |
audi nos. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
parce nobis, Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
exaudi nos, Domine. |
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, |
miserere nobis. |
Christe, audi nos. |
Christe, audi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Christe, exaudi nos. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Christe, eleison. |
Christe, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Kyrie, eleison. |
Pater noster, in segreto.
Et ne nos inducas in tentationem.
Sed libera nos a malo. {162 [162]}
Domine, exaudi orationem meam.
Et clamor meus ad te veniat.
Oremus.
Deus, cui proprium est misereri semper et parcere, suscipe deprecationem nostram, ut nos, et omnes famulos tuos, quos delictorum catena constringit, miseratio tuae pietatis clementer absolvat.
Novena del SS. Natale
I cantori intuonano: Regem venturum Dominum verite adoremus.
Il coro risponde: Regem venturum Dominum venite adoremus.
I cantori cantano le seguenti Profezie.
Jucundare, filia Sion, et exulta satis, filia Jerusalem. Ecce Dominus veniet, et erit in die illa lux magna, et stillabunt montes dulcedinem, et colles fluent lac, et mel, quia veniet Propheta magnus, et ipse renovabit Jerusalem.
Coro Regem venturum Dominum etc.
Cantori. Ecce veniet Deus et Homo de domo David sedere in throno, et videbitis, et gaudebit cor vestrum.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Ecce veniet Dominus, protector noster, Sanctus Israel, coronam Regni babens in capite suo: et dominabitur a mari usque ad mare, et a flumine usque ad terminos orbis terrarum. {163 [163]}
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Ecce apparebit Dominus, et non mentietur: si moram fecerit, expecta eum, veniet, et non tardabit.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus ejus justitia et abundantia pacis, et adorabunt eum omnes. Reges terrae, omnes gentes servient ei.
Coro. Regem venturum etc.
Cant. Nascetur nobis parvulus, et vocabitur Deus fortis: ipse sedebit super thronum David patris sui, et imperabit, cujus potestas super bumerum ejus.
Coro. Fegem venturum etc.
Cantori. Bethleem Civitas Dei summi, ex te exiet Dominator Israel, et egressus ejus sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae, et pax erit in terra nostra dum venerit.
Coro. Regem venturum etc.
Nella vigilia della Natività i cantori aggiungono:
Crastina die delebitur iniquitas terrae, et regnabit super nos Salvator mundi.
Coro. Regem venturum etc.
Cantori. Prope est jam Dominus.
Coro. Venite adoremus.
Quindi si canta alternativamente il Cantico seguente in tono 6.
Laetentur coeli, et exultet terra, jubilate montes laudem.
Erumpant montesjucunditatem, et colles justitiam.
Quia Dominus noster veniet, et pauperum suorum miserebitur. {164 [164]}
Rorate coeli desuper, et nubes pluant justum, aperiatur terra, et germinet Salvatorem.
Memento nostri, Domine, et visita nos in salutari tuo.
Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam, et salutare tuum da nobis.
Emitte Agnum, Domine, dominatorem terrae de petra deserti ad montem filiae Sion.
Veni ad liberandum nos, Domine, Deus virtutum, ostende faciem tuam, et salvi erimus.
Veni, Domine, visitare nos in pace, ut laetemur coram te corde perfecto.
Ut cognoscamus, Domine, in terra viam tuam, in omnibus gentibus salutare tuum.
Excita, Domine, potentiam tuam, et veni, ut salvos facias nos.
Veni, Domine, et noli tardare, relaxa facinora plebi tuae.
Utinam dirumperes coelos, et descenderes, a facie tua montes defluerent.
Veni, et ostende nobis faciem tuam, Domine, qui sedes super Cherubim. Gloria etc.
Il Celebrante in forma di Capitolo dice:
Praecursor pro nobis ingreditur Agnus sine macula secundum ordinem Melchisedech, Pontifex factus in aeternum, et in saeculum saeculi. Ipse est Rex justitiae, cujus generatio non habet finem. Deo gratias.
Inno.
En clara vox redarguit,
Obscura quaeque personans,
Procul fugentur somnia,
Ab alto Jesus promicat. {165 [165]}
En Agnus ad nos mittitur
Laxare gratis debitum,
Omnes simul cum lacrymis
Precemur indulgentiam.
Beatus Auctor saeculi
Servile corpus induit.
Ut carne carnem liberans
Ne perderet quos condidit.
Castae Parentis viscera
Coelestis intrat gratia,
Venter puellae bajulat.
Secreta quae non noverat.
Domus pudici pectoris
Templum repente fit Dei,
Intacta nesciens virum,
Concepit alvo Filium.
Deo Patri sit gloria,
Ejusque soli Filio,
Cum Spiritu Paraclito
In saeculorum saecula. Amen.
Al Magnificat si canta una delle seguenti Antifone.
16 dicembre: Ecce veniet Rex Dominus terrae, et ipse auferet jugum captivitatis nostrae.
17. O Sapientia, quae ex ore Altissimi prodiisti, attingens a fine usque ad finem, fortiter, suaviterque disponens omnia, veni ad docendum nos viam prudentiae.
18. O Adonai, et Dux domus Israel, qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et ei in Sina legem dedisti, veni ad redimendum nos in brachio extento.
19. O radix Jesse, qui stas in signum populorum, super quem continebunt Reges os {166 [166]} suum quem gentes deprecabuntur, veni ad liberandum nos, jam noli tardare.
20. O clavis David, et sceptrum domus Israel, qui aperis, et nemo claudit, elaudis, et nemo aperit, veni, et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.
21. O Oriens, splendor lucis aeternae, et sol justitiae, veni, et illumina sedentes in tenebris et umbra mortis.
22. O Rex gentium,et desideratus earum, lapisque angularis, qui facis utraque unum, veni, et salva hominem, quem de limo formasti.
23. O Emmanuel, Rex, et legifer noster, expectatio gentium, et Salvator earum, veni ad salvandum nos, Domine, Deus noster.
24. Cum ortus fuerit sol de coelo, videbitis Regem Regum procedentem a Patre tamquam sponsum de thalamo suo.
Poscia si dice il Magnificat a pag. 139.
Il Celebrante dice:
Dominus vobiscum.
Et cum spiritu tuo.
Oremus.
Festina quaesumus, Domine, ne tardaveris, et auxilium nobis supernae virtutis impende, ut adventus tui consolationibus subleventur, qui in tua pietate confidunt. Qui vivis etc.
Modo pratico per servire la Santa Messa.
Prete. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, Amen. {167 [167]}
Introibo ad Altare Dei.
R. Ad Deum qui laetificat juventutem meam.
Pr. Judica me, Deus, et discerne causam meam de gente non sancta, ab homine iniquo, et doloso erue me.
R. Quia tu es, Deus, fortitudo mea; quare me repulisti, et quare tristis incedo dum affligit me inimicus?
Pr. Emitte lucem tuam et veritatem tuam; ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua.
R. Et introibo ad Altare Dei, ad Deum, qui laetificat jurentutem meam.
Pr. Confitebor tibi in cythara, Deus, Deus meus, quare tristis es, anima mea, et quare conturbas me.
R. Spera in Deo, quoniam adhuc confitebor ilii, salutare vultus mei, et Deus meus.
Pr. Gloria Patri, et filio, et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio, et nunc et semper, et in saecula saeculorum. Amen.
Pr. Introibo ad Altare Dei.
R. Ad Deum, qui laetificat juventutem meam.
Pr. Adjutorium nostrum in nomine Domini.
R. Qui fecit coelum et terram.
Pr. Confiteor Deo omnipotenti etc.
R. Misereatur tui omnipotens Deus, et dimissis peccatis tuis, perducat te ad vitam aeternam. R. Amen.
R. Confiteor Deo omnipotenti, Beatae Mariae semper Virgini, Beato Michaeli Archangelo, Beato Joanni Baptistae, Sanctis Apostolis {168 [168]} Petro et Paulo, omnibus Sanctis, et tibi. Pater, quia peccavi nimis cogitatione, verbo et opere; mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. Ideo precor Beatam Mariam semper Virginem, Beatum Michaelem Archangelum, Beatum Joannem Baptistam, Sanctos Apostolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et te, Pater, orare pro me ad Dominum Deum nostrum.
Pr. Misereatur vestri omnipotens Deus, et dimissis peccatis vestris, perducat vos ad vitam aeternam. R. Amen.
Pr. Indulgentiam, absolutionem et remissionem peccatorum vestrorum tribuat vobis omnipotens et misericors Dominus. R. Amen.
Pr. Deus, tu conversus vivificabis nos.
R. Et plebs tua laetabitur in te.
Pr. Ostende nobis, Domine, misericordiam tuam.
R. Et salutare tuum da nobis.
Pr. Domine, exaudi orationem meam.
R. Et clamor meus ad te veniat.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Kyrie, eleison. R. Kyrie eleison.
Pr. Kyrie, eleison. R. Christe, eleison.
Pr. Christe, eleison. R. Christe, eleison.
Pr. Kyrie, eleison. R. Kyrie, eleison.
Pr. Kyrie, eleison.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Nel fine degli Oremus il Prete dice:
Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
In fine dell'Epistola: R. Deo gratias.
Indi si trasporterà il Messule dalla parte dell'Evangelio. {169 [169]}
Pr. Initium, oppure Sequentia S. Evangelii secundum etc. R. Gloria tibi Domine.
In fine del Vangelo. R. Laus tibi, Christe.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Orate Fratres.
R. Suscipiat Dominus sacrificium de manibus tuis ad laudem, et gloriam nominis sui, ad utilitatem quoque nostram totiusque Ecclesiae suae sanctae.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Sursum corda.
R. Habemus ad Dominum.
Pr. Gratias agamus Domino Deo nostro.
R. Dignum et justum est.
Dopo l'Elevazione.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Et ne nos inducas in tentationem.
R. Sed libera nos a malo.
Pr. Per omnia saecula saeculorum. R. Amen.
Pr. Pax Domini sit semper vobiscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Dopo la consumazione si trasporterà il Messale dalla parte dell'Epistola.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Ite, Missa est. R. Deo gratias.
Nel giorno di Pasqua e tutta l'Ottava.
Pr. Ite, Missa est. Alleluja, alleluja.
R. Deo gratias. Alleluja, alleluja. oppure:
Pr. Benedicamus Domino. R. Deo gratias.
Pr. Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. R. Amen. {170 [170]}
Se sara Messa de' Morti.
Pr. Requiescant in pace. R. Amen.
Pr. Dominus vobiscum. R. Et cum spiritu tuo.
Pr. Initium Sancti Evangelii secundum Joannem. R. Gloria tibi, Domine.
Nel fine della Messa. R. Deo gratias.
Fondamenti della cattolica religione
I. Idea generale della vera Religione.
D. Che cosa s'intende per religione?
R. Per religione s'intende il culto dovuto a Dio nel modo da lui voluto.
D. In che cosa questo culto consiste?
R. Questo culto consiste nel credere le verità rivelate da Dio, e nel praticare la sua santa legge.
D. A chi fu rivelato da Dio questo culto?
R. Questo culto ossia religione fu primieramente da Dio rivelato ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo; quindi dallo stesso Dio e talvolta col ministero degli angeli venne rivelato ai santi Patriarchi che lo praticarono, ai Profeti che coi loro miracoli dimostrarono che erano da Dio inspirati. Imperciocchè i miracoli possono solamente essere da Dio operati. Confermarono questa rivelazione con profezie, cioè con predizioni riguardanti l'avvenire, che {171 [171]} esattamente si avverarono: solamente Iddio sa l'avvenire, e può rivelarlo agli uomini.
II. Una soia è la vera Religione.
D. Le varie religioni, che si praticano nel mondo, possono essere egualmente vere?
R. No certamente.
D. Ci sono i Maomettani, i Protestanti, cioè i Calvinisti, ed i Luterani, ed avvi la Chiesa Cattolica Romana; in quale di queste società si trova la vera religione?
R. La vera religione si trova solamente nella Chiesa Cattolica Romana, perchè essa sola conserva intatta la divina rivelazione; essa sola fu fondata da G. Cristo vero Dio e vero Uomo, propagata dagli Apostoli, e dai loro successori sino ai nostri giorni; finalmente essa sola ha i veri caratteri della Divinità.
D. Quali sono cotesti caratteri, che dimostrano la Divinità della Chiesa Cattolica Romana, cioè che essa sia la vera Chiesa di Gesù Cristo?
R. I caratteri della Divinità della vera Chiesa sono quattro, vale a dire: la vera Chiesa è Una, Santa, Cattolica, Apostolica.
D. La Chiesa Romana ha ella veramente questi caratteri?
R. La Chiesa Romana ha ella sola questi caratteri della Divinità. 1o É una per l'unità della dottrina, e per l'unione di tutte le Chiese particolari colla sede di S. Pietro, ovvero col Romano Pontefice capo della Chiesa universale.
2o È santa per la santità del suo capo e {172 [172]} suo fondatore, che è Gesù Cristo: è santa la fede e la legge che professa; santi i Sacramenti cho pratica, molti santi con luminosi miracoli la illustrarono in ogni tempo; più millioni di martiri da Dio confortati sparsero il loro sangue in testimonianza della divinità di questa medesima Chiesa.
3° É cattolica cioè universale, perchè si estende a tutti i luoghi, a tutti i tempi, e malgrado ogni persecuzione durerà in eterno.
4o É apostolica perchè insegna la medesima dottrina che insegnarono i Ss. Apostoli. Questa prerogativa è consolantissima per noi Cattolici. Imperocchè la sola nostra Chiesa cominciando dal regnante Pio IX rimonta da un papa all'altro senza alcuna interruzione sino a S. Pietro stabilito principe degli Apostoli, e capo della Chiesa dal medesimo Gesù Cristo.
III. Le Chiese degli eretici non hanno i caratteri della Divinità.
D. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti non possono avere i caratteri della vera Chiesa?
R. Le Chiese de' Valdesi e de' Protestanti e di tutti gli altri eretici non hanno i caratteri della vera Chiesa.
1° Non sono una, giacchè formano più divisioni; la sola Chiesa protestante è divisa in più di dugento sette. Dove si può mai avere unità di fede?
2° Non sono sante perchè professano più cose contrarie al Vangelo, repugnanti a Dio medesimo. {173 [173]}
3o Non sono cattoliche, perchè sono ristrette in alcuni luoghi, e cangiano dottrina a seconda dei tempi.
4° Non sono apostoliche, perchè non professano, anzi rigettano la dottrina degli Apostoli, e non sono unite al Romano Pontefice che è successore di S. Pietro capo e principe degli Apostoli.
D. Non c'è diversità tra la dottrina della Chiesa Cattolica d'oggidì e la dottrina da G. Cristo e dagli Apostoli predicata?
R. No: perchè le medesime verità del Vangelo che furono predicate da G. Cristo, e dagli Apostoli, sono quelle stesse che si predicarono in tutti i tempi e si predicano presentemente nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
D. Chi non è battezzato non puo salvarsi?
R. No: perchè G. Cristo ha detto chiaramente, che coloro, i quali non sono rigenerati col battesimo, non entreranno nel regno de' Cieli.
D. Fuori della Chiesa Cattolica Apostolica Romana si può aver salute?
R. No: perchè siccome chi non fu nell'arca di Noè perì nel diluvio, così chi non è nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana non è nella Chiesa di G. Cristo, in cui solamente trovasi la vera religione, epperciò fuori di essa niuno può salvarsi.
IV. Nella Chiesa degli Eretici non c'è la Chiesa di Gesù Cristo.
D. Non potrebbe darsi che gli Ebrei, i Maomettani, i Valdesi, i Protestanti, cioè i {174 [174]} Calvinisti ed i Luterani e simili, avessero la religione di G. Cristo?
R. Tutti costoro non hanno la religione di G. Cristo, perchè non la ricevono dalla Chiesa di G. Cristo, unica depositaria e legittima interprete della dottrina del suo divin Maestro.
D. Qual'è il più grande errore degli Ebrei?
R. Il più grande errore degli Ebrei consiste in ciò, che essi aspettando ancora la venuta del Messia non credono a G. Cristo nè al santo Vangelo.
D. Chi è il capo della religione Maomettana?
R. Maometto.
D. Chi è il capo dei Valdesi, i quali in gran parte vivono nella valle di Luserna vicino a Pinerolo?
R. Il capo dei Valdesi è Pietro Valdo negoziante di Lione.
D. Chi è il capo de' Protestanti?
R. Due sono i capi de' Protestanti cioè Calvino e Lutero.
D. Chi erano questi uomini Pietro Valdo, Maometto, Calvino, Lutero?
R. Costoro erano uomini non mandati da Dio, non fecero alcun miracolo, nè in loro si avverò alcuna profezia. Propagarono una religione colla violenza e col libertinaggio, religione che scioglie il freno a tutti i vizi, a tutti i disordini.
D. Dunque costoro non sono nella Chiesa di Gesù Cristo?
R. Costoro non avendo per capo G. Cristo non possono appartenere alla sua Chiesa, onde non sono nella Chiesa di Gesù Cristo, {175 [175]} ma, come dice S. Girolamo, sono nella sinagoga dell'Anticristo, cioè in una Chiesa opposta a quella di G. Cristo.
V. Una risposta ai Protestanti.
D. Che cosa rispondere quando i Protestanti dicono: noi crediamo a Cristo ed al Vangelo, perciò siamo nella vera Chiesa.
R. Quando i Protestanti parlano così, noi dobbiamo loro rispondere: voi dite di credere a Cristo ed al Vangelo, ma non è vero, perchè non credete a tutto quello che ci insegna Gesù Cristo nel suo Vangelo, non credete alla sua Chiesa, non credete al pontefice romano stato da Gesù Cristo stesso stabilito per governare la sua Chiesa. Inoltre permettendo voi ad ognuno la libera interpretazione del Vangelo di Gesù Cristo, aprite con ciò una larga via all'errore, nel quale è quasi inevitabile il cadere guidato solo dal proprio lume. Perciò voi, o Protestanti, siete come membri d'un corpo senza capo, come pecorelle senza pastore, come discepoli senza maestro, separati dal fonte della vita, che è Gesù Cristo.
D. Che cosa devono fare gli Ebrei per potersi salvare?
R. L'unico mezzo con cui gli Ebrei si possono salvare si è di credere in G. Cristo, vero Messia, ricevere il s. Battesimo, quindi osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa.
D. I Maomettani e i Protestanti che cosa devono fare per salvarsi?
R. I Maomettani devono abbandonare le loro superstizioni, ricevere il Battesimo e {176 [176]} fare quello che la Cattolica Chiesa comanda. I Protestanti poi devono rinunziare ai loro errori, rientrare nella Chiesa Cattolica Apostolica Romana da cui un tempo si separarono, unirsi al vicario di G. Cristo, che è il papa, da cui chi si ostina di vivere separato, perisce eternamente.
VI. I Protestanti convengono che i Cattolici sono nella vera Chiesa.
D. Che cosa dicono di particolare i Protestanti intorno alla Cattolica nostra religione?
R. Dicono che noi possiamo salvarci.
D. Noi cattolici che cosa diciamo della religione protestante?
R. Noi cattolici seguendo la dottrina infallibile della Chiesa Cattolica diciamo che i Protestanti nella loto religione non possono salvarsi.
D. Dunque?
R. Dunque i Protestanti convenendo con noi, che la Cattolica Religione è vera, dichiarano che la loro è falsa.
D. Non ci sarebbe qualche esempio a questo riguardo?
R. Ne abbiamo molti: eccone uno bellissimo ricavato dalla storia ecclesiastica. Enrico IV re di Francia era capo del partito dei Calvinisti quando salì sul trono; ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera religione. Da prima procurò d'instruirsi rettamente nei dogmi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e loro dimandò, se credevano che egli si potesse {177 [177]} salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione rispesero di sì. Allora il re saviamente ripigliò: perchè dunque voi l'avete abbandonata? I cattolici affermano che niuno può ottener salute nella vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole che io mi attenga alla via più sicura e preferisca quella religione in cui per comun sentimento io mi posso salvare. Quindi il re rinunziò all'eresia e rientrò nel seno della Chiesa Cattolica.
D. Che cosa presenta di singolare la Chiesa Cattolica nel suo rapporto colle società eretiche?
R. La Chiesa Cattolica ha questo di singolare nel suo rapporto colle eretiche società, che sebbene ella sia stata in ogni tempo perseguitata dagli ebrei, dai gentili, dagli eretici e dai cattivi cattolici, riportò compiuto trionfo di tutti gli attacchi conservandosi pura e inalterabile quale fu da Dio fondata, senzachè abbia mai ad altri mossa la minima persecuzione.
Che non si legge che alcuno consapevole di se stesso in punto di morte abbia abbandonato la Chiesa Cattolica per abbracciare qualche altra religione. Al contrario le storie sono ripiene di fatti di uomini che in punto di morte rinunciarono alle credenze eretiche per morire nel seno della santa Romana Chiesa.
Che niuno mai abbandonò la Cattolica Religione per condurre una vita più virtuosa. Per l'opposto sappiamo dalla storia che tutti quelli che l'hanno abbandonata per abbracciare qualche altra credenza religiosa, {178 [178]} ciò fecero per condurre una vita più libera e disordinata; segno evidente che a ciò erano mossi non dalla cognizione della verità, ma dal desiderio di una religione più lassa, e più favorevole alle malnate loro passioni.
D. Che cosa dobbiamo fare noi Cattolici?
R. Noi Cattolici dobbiamo, 1o ringraziar Dio di averci creati in quella religione, che unica può condurci a salvamento. 2o Pregar di cuore il Signore perchè ci conservi fedeli alla sua grazia, e nel suo santo servizio, e pregarlo pure per tutti coloro che vivono da lui lontani, separati dalla sua s. Chiesa, onde li illumini, e li conduca da buon pastore al suo ovile. Ma insieme dobbiamo in 3o luogo guardarci bene dai Protestanti e da quei cattivi cattolici che disprezzano i precetti della Chiesa, che sparlano del vicario di G. Cristo, e degli altri suoi ministri per trascinarci all'errore. 4° Essere frati a Dio colla fermezza nella fede, coll’osservanza esatta de' suoi precetti, e di quelli della sua s. Chiesa.
D. La Chiesa di Gesù Cristo non verrà meno per le persecuzioni?
R. No certamente; anzi più sarà dagli uomini perseguitata, più trionferà, perchè la Chiesa è fondata da Cristo sopra una pietra contro cui niente varranno tutti gli sforzi dell'inferno. Onde tutti quelli che perseguitarono la Chiesa ne' tempi passati non esistono più, e la Chiesa di Gesù Cristo tuttora esiste; tutti quelli che la perseguitano presentemente da qui a qualche tempo non ci saranno più, ma la Chiesa di Gesù {179 [179]} Cristo sarà sempre la stessa, perchè Iddio ha impegnata la sua parola di proteggerla, e di essere sempre con lei, e vuole che duri fino alla fine del mondo per unire la Chiesa militante alla Chiesa trionfante, e formare poi di tutti i buoni un solo regno nella patria dei beati in Cielo. Così sia.
Passeranno cielo e terra, ma le parole del Signore non rangieranno mai.
Chi persevera nel servizio del Signore sino alla fine della vita, egli sarà salvo.
Scelta di laudi sacre
Offerta di se medesimo a Dio.
Signor, la libertà tutta vi dono;
Ecco le mie potenze, il voler mio;
Tutto vi do, che tutto è vostro, o Dio,
E nel vostro voler io mi abbandono.
Per gradirvi ed amarvi, o mio Signore,
Grazia datemi solo e vivo amore.
Oh Dio! se voi mi amate, e se io vi amo.
Già son ricco abbastanza e più non bramo.
A Gesù Bambino.
Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo,
E vieni in una grotta al freddo, al gelo;
O Bambino - mio Divino,
Io ti vedo qui a tremar;
O Dio beato!
Ah quanto ti costò l'avermi amato. {180 [180]}
A te, che sei del mondo il Creatore,
Mancano panni e fuoco, o mio Signore,
Caro eletto - pargoletto,
Quanto questa povertà
Più m’innamora,
Giacchè ti fece amor povero ancora.
Tu lasci il bel gioir del divin seno,
Per venire a penar su questo fieno.
Dolce amore - del mio core.
Dove amor ti trasportò?
O Gesù mio.
Perchè tanto patir? per amor mio.
Ma se fu tuo volere il tuo patire,
Perchè vuoi pianger poi, perchè vagire?
Sposo mio, - amato Dio,
Mio Gesù, t'intendo sì!
Ah mio Signore!
Tu piangi non per duol, ma per amore.
Tu piangi per vederti da me ingrato
Dopo sì grande amor sì poco amato.
O Diletto - del mio petto,
Se già un tempo fu così,
Or te sol bramo,
Caro non pianger più; che io t'amo e t'amo.
Tu dormi, Ninno mio, ma intanto il core
Non dorme, no, ma veglia a tutte l'ore.
Deh! mio bello - e puro agnello
A che pensi, dimmi tu,
O amore immenso!
Un dì morir per te, rispondi, io penso.
Dunque a morir per me tu pensi, o Dio,
Ed altr'oggetto amar potrò ancor io?
O Maria - speranza mia.
Se io poc'amo il tuo Gesù,
Non ti sdegnare;
Amato tu per me, s'io nol so amare. {181 [181]}
Sopra la Passione di Gesù Gristo.
Desolato mio Signor,
Dolente – paziente ...
Le colpe piangete,
Il sangue spargete,
Ahimè! che gran dolor,
Desolato mio Signor. Accusato dal livor,
Sentite, - soffrite
Bestemmie, risate,
Percosse, ceffate.
Ahimè! caro Signor,
Accusato dal livor.
Sta la vostra umanità
Piagata - straziata
Da colpi ribelli,
Da orrendi flagelli;
Ahimè! in che crudeltà
Sta la vostra umanità.
Quale strana acerbità!
Di stenti - tormenti,
Al capo cagiona
La dura corona,
Ahimè! qual'empietà!
Quale strana acerbità!
Chi non piange il suo fallir? -
Amante – penante ...
Languisce il Signore,
D'angoscia si muore;
Ahimè! che gran martir!
Chi non piange il suo fallir?
Sulla croce agonizzar,
O genti - dolenti,
Da chiodi trafitto. {182 [182]}
Un Dio confitto.
Ahimè! che rimirar!
Sulla croce agonizzar.
Deh! mirate un Dio a spirar!
Deriso – conquiso
Sul tristo patibolo!
O crudo spettacolo!
Ahimè! mi fa tremar;
Deh! mirate un Dio a spirar! –
Peccatrici, peccator,
Scuotetevi, - doletevi.
Di strani furori
D'atroci martori,
Per voi morì il Signor,
Peccatrici, peccator.
Atto di sincero proponimento.
Perdon, caro Gesù,
Pietà, mio Dio,
Prima di peccar più
Morir vogl'io.
Perchè siete, o Signor,
Bontà infinita,
Detesto l'empio error.
L'empia mia vita.
Come possibil fu
Che vi abbia offeso,
Amato mio Gesù,
E vilipeso! –
Con un vero dolor
Mi dolgo, e pento;
Piango di vero cor
Tal tradimento.
Non più, non più peccar;
Vada ogni bene,
Son pronto anche a provar
Tutte le pene. {183 [183]}
Propongo, ed il faro
Mi dolgo, e intanto
Il pegno ve ne do
Con questo pianto.
La prima comunione.
Anche a noi concesso alfine
É degli Angioli il Convito!
Spande grazie l'Infinito
Sulla nostra gioventù:
E l'amabil Uomo Dio,
É Gesù che a noi s'unisce
Che nostr'anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù.
Oh mister! ma in tal mistero
V'è un contento celestiale,
V'è un più vivo orror del male,
V'è lo spirto del Signor.
Noi sentiam che siamo nulla
Ma che Dio venendo in noi
Ci raddoppia i doni suoi.
Ci palesa immenso amor.
Nei dover di questa vita,
Più non temasi alcun duolo,
Nostro appoggio è Dio solo.
Non v'è amico più fedel.
T'offriam, Gesù diletto.
Nostre gioie, nostre pene:
Tu ci chiami al vero bene
La tua man ci addita il Ciel.
Vanità, follie, menzogne,
A tentarci torneranno;
Ma i tuoi figli a te verranno,
La fortezza lor sei tu;
E l'amabil Uomo Dio,
E Gesù che a noi s'unisce,
Che nostre anime ingrandisce
Per guidarle alla virtù. {184 [184]}
I quattro novissimi.
So ohe ho da morir, e non so l'ora,
Posso dunque mancar
Nell'atto di peccar,
E non vi penso? –
Pietà, Signor, pietà di un miserabile,
Pietà d'un traditor.
Pietà, perdon, Signor,
Se no son perso.
Spirato che sarò, ecco il giudizio,
Senza pietà il Signor,
Pien d’ira e di terror
Mi cerca i conti.
Pietà, Signor, pietà ecc.
Mi vedo sotto i piè l'inferno aperto.
Demoni, Turchi, Ebrei
Bruciar, gridar co' miei
Tristi compagni.
Pietà, Signor, pietà ecc.
Quante delizie hai mai, bel Paradiso!
Tu, mondo, hai bel gridar.
Mia vita vo' cambiar
Per guadagnarlo.
Pietà, Signor, pietà ecc.
A Maria Vergine Ss. Immacolata.
O Maria, quando ti miro
Abbracciata al tuo Diletto,
Io mi sento il cuore in petto
Palpitar per te d'amor:
Ed esclamo pien di gioia:
O Maria quanto sei bella!
Tu somigli a quella stella
Che risplende in sull'albor. {185 [185]}
Fortunata verginella.
Bella sei come l'aurora
Quando ai rai del sol s'indora
D'oriente nei confin:
Tu sei bella come rosa,
Che la stilla mattutina
Abbia in seno, e che s'inchina
Verso il sole in sul mattin.
Bella sei come la luna
Quando splende in sua pienezza
Su dei cieli nell'ampiezza
Senza nubi e senza vel;
Tu ti stringi al caldo seno
Di tuo amore il caro obbietto,
E tel tieni stretto stretto
Presso al volto bambinel.
E gli stampi caldi baci
Sulle guance morbidette,
Porporine amorosette,
Mentr'ei ride in braccio a te:
O Maria, qual casta gioia
Provi mai su quel bel viso
Che fa bello il Paradiso
Ed irraggia la tua fèl
O Maria, tu sei più bella
Quando il bimbo a te sorride,
E con teco egli divide
Le carezze e i casti amor:
Quando il cuor del Ninno appressi
Al tuo cuore palpitante,
Ei sì stempra, e' l tuo sembiante
Langue in forza de l'ardor.
Dunque esulta, o benedetta.
Tu sei Vergine e sei Madre
Di quel figlio ch'ha per padre
Quel Signor che sempre fu: {186 [186]}
Ma tu pensi nel baciarlo,
O dolcissima Maria,
Che sei pure madre mia
Mentre' l sei del tuo Gesù:
Digli adunque, o Madre pia,
Al tuo caro bambinello
Ch'un tuo figlio cattivello
Brama il don di carità.
Ma che prima il suo perdono
Per tuo mezzo chiede e implora
D'una vita che finora
Sempre fu d'infedeltà.
Affetti a Maria.
Lodate Maria,
O lingue fedeli,
Risuoni ne' cieli
La vostra armonia
Lodate, lodate, lodate Maria.
Maria sei giglio
Di puri candori,
Che il cuore innamori
Del verbo tuo figlio.
Lodate ecc.
Di luce divina
Sei nobil aurora,
Il sole t'adora,
La luna t'inchina.
Lodate ecc.
Con piede potente
Il capo nemico
Tu premi all'antico
Maligno serpente.
Lodate ecc.
Il puro tuo seno
Diè cibo, e ricetto
Al gran pargoletto
Gesù Nazareno.
Lodate, lodate, lodate Maria.
Già regni Beata
Fra angelici cori.
Con canti sonori
Da tutti esaltata.
Lodate ecc.
Il cielo ti dona
Le grazie più belle,
E un giro di stelle
Ti forma corona.
Lodate ecc.
O Madre di Dio,
O mistica rosa.
Soccorri pietosa
Lo spirito mio.
Lodate ecc. {187 [187]}
Sopra il Ss. Rosario.
O Maria, Rosa Divina
Sei splendor del Paradiso.
Ogni cuore a te s'inchina,
O Maria, Rosa Divina.
O Maria, col tuo bel Figlio,
Che delizia è del tuo core,
Sembri rosa unita al giglio.
O Maria, col tuo bel Figlio.
O Maria, madre d'amore
Tu sei rosa fiammeggiante
Di celeste e santo ardore;
O Maria, madre d'amore,
O Maria, Rosa adorata.
Tu col sangue dell'agnello
Fosti tutta imporporata,
O Maria, Rosa adorata.
O bel fiore, o bella rosa.
Il gran spirto del Signore
Sopra te lieto riposa
O bel fiore, o bella rosa.
Sono in te, Rosa divina,
E le grazie ed i Tavoli,
Qual rugiada mattutina,
Sono in te, Rosa divina.
Di tue rose, o gran Signora,
Nel Rosario sacrosanto
Ogni cuor vago s'infiora
Di tue rose, o gran Signora.
Ne' misteri sagrosanti,
Lieti, mesti, e gloriosi,
Tutto il ciel ti lodi, e canti,
Ne' misteri sagrosanti. {188 [188]}
L’anima e l’angelo custode.
An. Angioletto del mio Dio.
Di te degna non son io.
Angioletto del mio Dio
Che fai tu vicino a me?
Ang. Son l'amico del tuo cuore
Sono un Angel del Signore
Quando vegli, quando dormi
Sempre, sempre son con te.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio;
Non sai tu che debil son?
Ang. So che è misera tua argilla,
So che inferma è tua pupilla;
Ti compiango e ti soccorro:
Spera ed ama, e avrai perdon.
An. Angioletto del mio Dio.
Di te degna non son io.
Angioletto del mio Dio:
Io vorrei con te volar.
Ang. Se vuoi l'ali del fervore
Sia la Vergine il tuo amore;
Una mente a lei fedele
Si può al cielo sollevar.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio.
A Maria vorrei piacer.
Ang. Per piacer a mia Regina
Lascia il mondo e t'incammina
Sulle tracce di suo figlio,
Della croce sul sentier. {189 [189]}
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Ah Gesù, dimmi dov'è?
Ang. Egli è in cielo e in sull'altare,
In te stessa il puoi trovare.
Chi in lui fida, lo respira.
Chi ben l'ama, l'ha con sè.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io:
Angioletto del mio Dio,
Il timor approvi tu?
Ang. Temi pur, ma come figlia.
Ch'osa al padre alzar le ciglia,
Sia un affanno pien d'amore.
Un sospiro di virtù.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
L'allegria m'innonda il sen.
Ang. Ridi pur, ma il tuo sorriso
Gioia sia di Paradiso:
Sia contento d'alma pura
Che di Cristo ai piè si tien.
An. Angioletto del mio Dio,
Di te degna non son io;
Angioletto del mio Dio,
Dammi il cuore, il mio ti do
Ang. Prendo il tuo, il mio tu l'hai,
Separati non sien mai;
Ah formiamo un solo core
Per Colui che ci creò.
(Con Approvazione Ecclesiastica) {190 [190]}
28 agosto 1973. Festa di Sant'Agostino.
Don Stefano Gobbi
È scesa la notte sul mondo.
«È ormai scesa la notte sul mondo, o figlio: questa è l'ora delle tenebre, l'ora di Satana; è il momento del suo più grande trionfo. Come ho gradito la tua preghiera e la tua sofferenza per riparare il grande oltraggio, la più orribile bestemmia che sia stata rivolta contro mio Figlio. Né durante la sua vita pubblica, né durante il processo e la sua orribile condanna, mio Figlio Gesù è stato infangato tanto. Persino davanti al Sinedrio non si trovarono accusatori, tanto limpida e pura era stata la sua vita. Ora si attenta alla sua purezza, si propaganda una bestemmia così orribile e satanica, che il Cielo tutto resta quasi sbigottito e incredulo. Come si è potuto arrivare a tanto? Quale tremenda e ormai inarrestabile bufera si sta per abbattere sulla povera umanità! Il Papa soffre e prega: sta su una croce che lo consuma e lo uccide. Questa volta ha anche parlato, ma la sua voce cade in un deserto. La mia Chiesa è diventata più che un deserto. Sacerdoti che Io sto radunando nel mio Movimento per arginare questa avanzata di Satana, voi dovete fare una fortissima barriera con il Papa. Dovete propagare la sua voce, dovete difenderlo, perché toccherà a Lui reggere la Croce in mezzo alla più grande tempesta della storia. A voi il compito di difendere l'onore conculcato di mio Figlio: con la vostra vita, con la vostra parola, con il vostro sangue. A voi il compito di giudicare e di condannare il mondo, perché più che mai questo mondo è nel Maligno. Rispondete, Sacerdoti a Me consacrati, al mio pressante appello. Siate generosi: ho bisogno di voi perché i momenti decisivi sono ormai arrivati ».