Sotto il Tuo Manto

Martedi, 9 settembre 2025 - San Pietro Claver Sacerdote (Letture di oggi)

Se vuoi assomigliare al tuo modello Gesù Cristo, devi fuggire mille miglia da espressioni come queste: "avevo ragione io... ho subìto un torto... mi mancano di rispetto... mi perseguitano senza motivo". Ti sembra che ci fosse un motivo perché Cristo soffrisse così tante offese e subisse così tanti torti? Se Lo ami sarai pronto a condividere le stesse offese. Sarebbe una follia pretendere da Lui delle grazie e allo stesso tempo non partecipare in nessun modo alle Sue sofferenze. Quando sei in Dio l'onore e disonore non ti fanno né caldo né freddo. Il vero onore consiste nel servire il Signore. Se lo scopo della tua vita sta nel fare la Sua volontà , anche quando è scomoda, sarai contento lo stesso. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Venerdi della 5° settimana del tempo ordinario (Santi Cirillo e Metodio)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Matteo 24

1Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio.2Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".
3Sedutosi poi sul monte degli Ulivi, i suoi discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Dicci quando accadranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo".

4Gesù rispose: "Guardate che nessuno vi inganni;5molti verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno.6Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine.7Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi;8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.9Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome.10Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda.11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti;12per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà.13Ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato.14Frattanto questo vangelo del regno sarà annunziato in tutto il mondo, perché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine.

15Quando dunque vedrete 'l'abominio della desolazione', di cui parlò il profeta Daniele, stare 'nel luogo santo' - chi legge comprenda -,16allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti,17chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa,18e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello.19Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni.20Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
21Poiché vi sarà allora 'una tribolazione' grande, 'quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora', né mai più ci sarà.22E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.23Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete.24Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti.25Ecco, io ve l'ho predetto.

26Se dunque vi diranno: Ecco, è nel deserto, non ci andate; o: È in casa, non ci credete.27Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.28Dovunque sarà il cadavere, ivi si raduneranno gli avvoltoi.

29Subito dopo la tribolazione di quei giorni,

'il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
gli astri cadranno' dal cielo
'e le potenze dei cieli' saranno sconvolte.

30Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e 'allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra', e vedranno 'il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo' con grande potenza e gloria.31Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli.

32Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina.33Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte.34In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.35Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
36Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.

37Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell'arca,39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo.40Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato.41Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.43Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.44Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.

45Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto?46Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così!47In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni.48Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire,49e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi,50arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa,51lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti.


Deuteronomio 6

1Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore vostro Dio ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso;2perché tu tema il Signore tuo Dio osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti dò e così sia lunga la tua vita.3Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica; perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto.
4Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.5Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze.6Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore;7li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai.8Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi9e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
10Quando il Signore tuo Dio ti avrà fatto entrare nel paese che ai tuoi padri Abramo, Isacco e Giacobbe aveva giurato di darti; quando ti avrà condotto alle città grandi e belle che tu non hai edificate,11alle case piene di ogni bene che tu non hai riempite, alle cisterne scavate ma non da te, alle vigne e agli oliveti che tu non hai piantati, quando avrai mangiato e ti sarai saziato,12guardati dal dimenticare il Signore, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione servile.13Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai e giurerai per il suo nome.
14Non seguirete altri dèi, divinità dei popoli che vi staranno attorno,15perché il Signore tuo Dio che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; l'ira del Signore tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti distruggerebbe dalla terra.16Non tenterete il Signore vostro Dio come lo tentaste a Massa.17Osserverete diligentemente i comandi del Signore vostro Dio, le istruzioni e le leggi che vi ha date.18Farai ciò che è giusto e buono agli occhi del Signore, perché tu sia felice ed entri in possesso della fertile terra che il Signore giurò ai tuoi padri di darti,19dopo che egli avrà scacciati tutti i tuoi nemici davanti a te, come il Signore ha promesso.
20Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore nostro Dio vi ha date?21tu risponderai a tuo figlio: Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente.22Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l'Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa.23Ci fece uscire di là per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci.24Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore nostro Dio così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi.25La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore Dio nostro, come ci ha ordinato.


Salmi 78

1'Maskil. Di Asaf.'

Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.

3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.

5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.

10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.

17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.

23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.

32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,

43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.

49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.

52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.

56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.

59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.

65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.


Salmi 68

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'

2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.

5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.

12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.

17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.

20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.

23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".

25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.

35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.


Geremia 50

1Parola che il Signore pronunziò contro Babilonia, contro il paese dei Caldei, per mezzo del profeta Geremia.

2"Proclamatelo fra i popoli e fatelo sapere,
non nascondetelo, dite:
Babilonia è presa,
Bel è coperto di confusione,
è infranto Marduch;
sono confusi i suoi idoli,
sono sgomenti i suoi feticci.

3Poiché dal settentrione sale contro di essa un popolo che ridurrà la sua terra a un deserto, non vi abiterà più nessuno; uomini e animali fuggono, se ne vanno.4In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - verranno gli Israeliti insieme con i figli di Giuda; cammineranno piangendo e cercheranno il Signore loro Dio.5Domanderanno di Sion, verso cui sono fissi i loro volti: Venite, uniamoci al Signore con un'alleanza eterna, che non sia mai dimenticata.6Gregge di pecore sperdute era il mio popolo, i loro pastori le avevano sviate, le avevano fatte smarrire per i monti; esse andavano di monte in colle, avevano dimenticato il loro ovile.7Quanti le trovavano, le divoravano e i loro nemici dicevano: Non commettiamo nessun delitto, perché essi hanno peccato contro il Signore, pascolo di giustizia e speranza dei loro padri.

8Fuggite da Babilonia,
dalla regione dei Caldei,
uscite e siate come capri
in testa al gregge.
9Poiché, ecco io suscito e mando contro Babilonia
una massa di grandi nazioni
dal paese del settentrione;
queste le si schiereranno contro,
di là essa sarà presa.
Le loro frecce sono come quelle di un abile arciere,
nessuna ritorna a vuoto.
10La Caldea sarà saccheggiata,
tutti i suoi saccheggiatori saranno saziati.
Parola del Signore.
11Gioite pure e tripudiate,
saccheggiatori della mia eredità!
Saltate pure come giovenchi su un prato
e nitrite come destrieri!
12La vostra madre è piena di confusione,
e coperta di vergogna colei che vi ha partorito.
Ecco è l'ultima delle nazioni,
un deserto, un luogo riarso e una steppa.
13A causa dell'ira del Signore non sarà più abitata,
sarà tutta una desolazione.
Chiunque passerà vicino a Babilonia rimarrà stupito
e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.
14Disponetevi intorno a Babilonia,
voi tutti che tendete l'arco;
tirate contro di essa, non risparmiate le frecce,
poiché essa ha peccato contro il Signore.
15Alzate il grido di guerra contro di essa, da ogni parte.
Essa tende la mano,
crollano le sue torri,
rovinano le sue mura,
poiché questa è la vendetta del Signore.
Vendicatevi di lei,
trattatela come essa ha trattato gli altri!
16Sterminate in Babilonia chi semina
e chi impugna la falce al momento della messe.
Di fronte alla spada micidiale
ciascuno ritorni al suo popolo
e ciascuno fugga verso il suo paese.
17Una pecora smarrita è Israele,i leoni le hanno dato la caccia;
per primo l'ha divorata il re di Assiria,
poi il re di Babilonia ne ha stritolato le ossa.
18Perciò, dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: Ecco, io punirò il re di Babilonia e il suo paese, come già ho punito il re di Assiria,19e ricondurrò Israele nel suo pascolo, pascolerà sul Carmelo e sul Basàn; sulle montagne di Èfraim e di Gàlaad si sazierà.20In quei giorni e in quel tempo - dice il Signore - si cercherà l'iniquità di Israele, ma essa non sarà più, si cercheranno i peccati di Giuda, ma non si troveranno, perché io perdonerò a quanti lascerò superstiti.

21Avanza nella terra di Meratàim,
avanza contro di essa
e contro gli abitanti di Pekòd.
Devasta, annientali - dice il Signore -
eseguisci quanto ti ho comandato!
22Rumore di guerra nella regione,
e grande disastro.
23Perché è stato rotto e fatto in pezzi
il martello di tutta la terra?
Perché è diventata un orrore
Babilonia fra le nazioni?
24Ti ho teso un laccio e ti ci sei impigliata,
Babilonia, senza avvedertene.
Sei stata sorpresa e afferrata,
perché hai fatto guerra al Signore.
25Il Signore ha aperto il suo arsenale
e ne ha tratto le armi del suo sdegno,
perché il Signore Dio degli eserciti
ha un'opera da compiere nel paese dei Caldei.
26Venite ad essa dall'estremo limite,
aprite i suoi granai;
fatene dei mucchi come covoni, sterminatela,
non ne rimanga neppure un resto.
27Uccidete tutti i suoi tori, scendano al macello.
Guai a loro, perché è giunto il loro giorno,
il tempo del loro castigo!
28Voce di profughi e di scampati dal paese di Babilonia
per annunziare in Sion
la vendetta del Signore nostro Dio,
la vendetta per il suo tempio.

29Convocate contro Babilonia gli arcieri,
quanti tendono l'arco.
Accampatevi intorno ad essa
in modo che nessuno scampi.
Ripagatela secondo le sue opere,
fate a lei quanto ha fatto agli altri,
perché è stata arrogante con il Signore,
con il Santo di Israele.
30Perciò cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno".
Parola del Signore.
31"Eccomi a te, o arrogante,
- oracolo del Signore degli eserciti -
poiché è giunto il tuo giorno,
il tempo del tuo castigo.
32Vacillerà l'arrogante e cadrà,
nessuno la rialzerà.
Io darò alle fiamme le sue città,
esse divoreranno tutti i suoi dintorni.

33Dice il Signore degli eserciti: Oppressi sono i figli di Israele e i figli di Giuda tutti insieme; tutti i loro deportatori li trattengono e rifiutano di lasciarli andare.34Ma il loro vendicatore è forte, Signore degli eserciti è il suo nome. Egli sosterrà efficacemente la loro causa, per rendere tranquilla la terra e sconvolgere gli abitanti di Babilonia.

35Spada, sui Caldei
e sugli abitanti di Babilonia,
sui suoi capi
e sui suoi sapienti!
36Spada, sui suoi indovini
ed essi impazziscano!
Spada, sui suoi prodi,
ed essi s'impauriscano!
37Spada, sui suoi cavalli e sui suoi carri,
su tutta la gentaglia che è in essa,
diventino come donne!
Spada, sui suoi tesori
ed essi siano saccheggiati!
38Spada, sulle sue acque
ed esse si prosciughino!
Poiché essa è una terra di idoli;
vanno pazzi per questi spauracchi.

39Perciò l'abiteranno animali del deserto e sciacalli, vi si stabiliranno gli struzzi; non sarà mai più abitata, né popolata di generazione in generazione.40Come quando Dio sconvolse Sòdoma, Gomorra e le città vicine - oracolo del Signore - così non vi abiterà alcuna persona né vi dimorerà essere umano.

41Ecco, un popolo viene dal settentrione, un popolo grande, e molti re sorgono dalle estremità della terra.42Impugnano arco e dardo, sono crudeli, non hanno pietà; il loro tumulto è come il mugghio del mare. Montano cavalli, sono pronti come un sol uomo a combattere contro di te, figlia di Babilonia.43Il re di Babilonia ha sentito parlare di loro e le sue braccia sono senza forza; lo ha colto l'angoscia, un dolore come di donna nel parto.44Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un batter d'occhio io li farò fuggire al di là e vi metterò sopra colui che mi piacerà. Poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?45Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Babilonia e le decisioni che ha prese contro il paese dei Caldei. Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge e per loro sarà desolato il loro prato.46Al fragore della presa di Babilonia trema la terra, ne risuonerà il clamore fra le nazioni".


Lettera agli Ebrei 11

1La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.2Per mezzo di questa fede gli antichi ricevettero buona testimonianza.
3Per fede noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede.
4Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, attestando Dio stesso di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
5Per fede Enoch fu trasportato via, in modo da non vedere la morte; e 'non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via'. Prima infatti di essere trasportato via, ricevette la testimonianza di 'essere stato gradito a Dio'.6Senza la fede però è impossibile essergli graditi; chi infatti s'accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano.
7Per fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne erede della giustizia secondo la fede.
8Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
9Per fede soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa.10Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
11Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne fedele colui che glielo aveva promesso.12Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa 'come le stelle del cielo e come la sabbia innumerevole che si trova lungo la spiaggia del mare'.
13Nella fede morirono tutti costoro, pur non avendo conseguito i beni promessi, ma avendoli solo veduti e salutati di lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sopra la terra.14Chi dice così, infatti, dimostra di essere alla ricerca di una patria.15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto possibilità di ritornarvi;16ora invece essi aspirano a una migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città.
17Per fede Abramo, 'messo alla prova, offrì Isacco' e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì 'il suo unico figlio',18del quale era stato detto: 'In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome'.19Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo.
20Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche riguardo a cose future.
21Per fede Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e 'si prostrò, appoggiandosi all'estremità del bastone'.
22Per fede Giuseppe, alla fine della vita, parlò dell'esodo dei figli d'Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa.
23Per fede Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell'editto del re.
24Per fede Mosè, divenuto adulto, rifiutò di esser chiamato figlio della figlia del faraone,25preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere per breve tempo del peccato.26Questo perché stimava l'obbrobrio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori d'Egitto; guardava infatti alla ricompensa.
27Per fede lasciò l'Egitto, senza temere l'ira del re; rimase infatti saldo, come se vedesse l'invisibile.
28Per fede celebrò la pasqua e fece l'aspersione del sangue, perché lo sterminatore dei primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
29Per fede attraversarono il Mare Rosso come fosse terra asciutta; questo tentarono di fare anche gli Egiziani, ma furono inghiottiti.
30Per fede caddero le mura di Gèrico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.
31Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori.
32E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo, se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti,33i quali per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni,34spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.35Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione.36Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia.37Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati -38di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
39Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa:40Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.


Capitolo XVI: Sopportare i difetti degli altri

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1. Quei difetti, nostro od altrui, che non riusciamo a correggere, li dobbiamo sopportare con pazienza, fino a che Dio non disponga altrimenti. Rifletti che, per avventura, questa sopportazione è la cosa più utile per te, come prova di quella pazienza, senza della quale ben poco contano i nostri meriti. Tuttavia, di fronte a tali difficoltà, devi chiedere insistentemente che Dio si degni di venirti in aiuto e che tu riesca a sopportarle lietamente. Se uno, ammonito una volta e un'altra ancora, non si acquieta, cessa di litigare con lui; rimetti invece ogni cosa in Dio, affinché in tutti noi, suoi servi, si faccia la volontà e la gloria di Lui, che ben sa trasformare il male in bene. Sforzati di essere paziente nel tollerare i difetti e le debolezze altrui, qualunque essi siano, giacché anche tu presenti molte cose che altri debbono sopportare.  

2. Se non riesci a trasformare te stesso secondo quella che pure è la tua volontà, come potrai pretendere che gli altri si conformino al tuo desiderio? Vogliamo che gli altri siano perfetti; mentre noi non correggiamo le nostre manchevolezze. Vogliamo che gli altri si correggano rigorosamente; mentre noi non sappiamo correggere noi stessi. Ci disturba una ampia libertà degli altri; mentre non sappiamo negare a noi stessi ciò che desideriamo. Vogliamo che gli altri siano stretti entro certe regole; mentre noi non ammettiamo di essere un po' più frenati. In tal modo, dunque, è chiaro che raramente misuriamo il prossimo come noi stessi. Se fossimo tutti perfetti, che cosa avremmo da patire dagli altri, per amore di Dio? Ora, Dio così dispone, affinché apprendessimo a portare l'uno i pesi dell'altro (Gal 6,2). Infatti non c'è alcuno che non presenti difetti o molestie; non c'è alcuno che basti a se stesso e che, di per sé, sia sufficientemente saggio. Occorre, dunque, che ci sopportiamo a vicenda, che a vicenda ci consoliamo, che egualmente ci aiutiamo e ci ammoniamo. Quanta virtù ciascuno di noi abbia, ciò appare al momento delle avversità: non sono le occasioni che fanno fragile l'uomo, ma esse mostrano quale esso è.


DISCORSO 171 DALLE PAROLE DELL'APOSTOLO (PHIL 4, 4-6): " RALLEGRATEVI SEMPRE NEL SIGNORE "

Discorsi - Sant'Agostino

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La nostra gioia sia nel Signore, non nel mondo. Il Signore ci è molto vicino.

1. L'Apostolo ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. Chiunque perciò vuole essere amico di questo mondo, come dice la Scrittura sarà ritenuto nemico di Dio 1. Ma come l'uomo non può servire due padroni 2, così nessuno può rallegrarsi e nel mondo e nel Signore. Questi due modi di godere sono assai diversi tra loro, e sono addirittura in contrasto. Quando ci si rallegra nel mondo, non ci si rallegra nel Signore; quando ci si rallegra nel Signore, non ci si rallegra nel mondo. Predomini il rallegrarsi nel Signore finché si spenga il rallegrarsi nel mondo. La gioia nel Signore sia sempre crescente, la gioia nel mondo sia sempre più debole fino a spegnersi. Queste cose non si dicono perché quando siamo in questo mondo non dobbiamo avere delle gioie, ma perché, pur situati in questo mondo, dobbiamo già godere nel Signore: Ma c'è chi dice: Mi trovo nel mondo, ed è certo che, se ho delle gioie, godo là dove sono. E che? Per il fatto di essere nel mondo, non sei nel Signore? Ascolta sempre l'Apostolo che parla agli Ateniesi e che negli Atti degli Apostoli dice di Dio e del Signore creatore nostro: In lui viviamo, ci muoviamo e siamo 3. Dove non è infatti chi è dovunque? Non ci esortava forse a questo? Il Signore è molto vicino, non angustiatevi per nulla 4. E' una grande realtà questa per la quale è salito al di sopra di tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che vivono nei vari luoghi della terra. Chi è costui che è lontano e vicinissimo, se non colui che per misericordia si è fatto prossimo a noi?

Cristo, il Samaritano soccorritore dell'uomo ferito.

2. Quell'uomo che giaceva sulla via tra la vita e la morte è indubbiamente l'intero genere umano, abbandonato dai briganti, che un sacerdote di passaggio disprezzò, come pure un Levita, ma un Samaritano in viaggio gli si avvicinò per curarlo e offrirgli soccorso. Per narrare ciò, qual è il motivo? Ad un tale che domandava quali siano nella legge i comandamenti più importanti e supremi, ricordò che sono due: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; e amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma quello: E chi è il mio prossimo? 5 E il Signore narrò: Un uomo discendeva da Gerusalemme a Gerico. In qualche modo lo indicò quale Israelita. E s'imbatté nei briganti. Avendolo spogliato e dopo avergli inferto gravi ferite, lo abbandonarono sulla via, tra la vita e la morte. Passò un sacerdote, senza dubbio prossimo per affinità di razza, andò oltre l'uomo che giaceva. Passò un Levita, anche costui prossimo quanto alla razza; anch'egli trascurò l'uomo che giaceva. Passò un Samaritano, forestiero per razza, prossimo per compassione, e fece ciò che sapete 6. Il Signore Gesù Cristo volle farsi vedere in quel Samaritano. Il termine: " Samaritano " sta a dire: " Custode ". Con questo risuscitando dai morti, non muore più, e la morte non avrà più potere su di lui 7, perché non dorme, né sonnecchia il custode d'Israele 8. Infine i Giudei, quando bestemmiavano con tante ingiurie, gli dissero: Non diciamo con verità noi che sei un Samaritano e hai un demonio? 9 Quindi, essendo due le parole oltraggiose lanciate contro il Signore, poiché gli era stato detto: Non diciamo con verità noi che sei un Samaritano e hai un demonio? poteva rispondere: Non sono un Samaritano, né ho un demonio; rispose invece: Io non ho un demonio 10. In quel che rispose espresse una ripulsa, in quel che tacque, una conferma. Negò di avere un demonio, egli che metteva fuori i dèmoni; non negò di essere il Custode dell'infermo. Dunque: Il Signore è molto vicino 11, perché il Signore si è fatto prossimo per noi.

Dio, con l'Incarnazione si è fatto prossimo per l'uomo.

3. Che è tanto lontano, tanto alieno dagli uomini quanto Dio, l'immortale dai mortali, il giusto dai peccatori? Non si tratta di una lontananza nello spazio ma nella dissimilitudine. Non siamo anche soliti di esprimerci così quando diciamo di due uomini che hanno costumi diversi: Costui è ben lontano dall'altro? Quantunque l'uno accanto all'altro, benché assai vicini per abitazione, benché tenuti insieme da una catena, il pio è lontano dall'empio, l'innocente è lontano dal colpevole, il giusto è lontano dall'ingiusto. Se questo viene detto di due uomini, che si deve dire di Dio e degli uomini? Essendo egli, dunque, immortale e giusto, lungi da noi come da mortali e peccatori, si abbassò fino a noi per diventare prossimo, egli che era lontano. E che cosa fece? Poiché egli aveva due beni noi due mali, egli due beni, la giustizia e l'immortalità, noi due mali, l'ingiustizia e la mortalità, se egli avesse assunto l'uno e l'altro nostro male, sarebbe diventato uguale a noi e, insieme a noi, avrebbe avuto bisogno di un liberatore. Che fece allora per essere prossimo a noi? Prossimo: non lo stesso che noi, ma quasi come noi. Fa' attenzione a due cose: E' giusto, è immortale. Dei due tuoi mali, uno è la colpa, l'altro è la pena; la colpa consiste nel fatto che sei ingiusto, la pena consiste nell'essere tu mortale. Egli, per essere prossimo, prese su di sé la pena tua, non assunse la colpa tua; e, assumendola, fu per cancellarla, non per commetterla. Giusto e immortale, a distanza dagli ingiusti e dai mortali. Peccatore, mortale, tu eri lontano dal giusto immortale. Egli non divenne peccatore, come tu sei; divenne però mortale come te. Restando giusto, divenne mortale. Assumendo la pena e non assumendo la colpa, cancellò e la colpa e la pena. Il Signore, dunque, è vicino, non angustiatevi per nulla 12. Sebbene asceso corporalmente al di sopra di tutti i cieli, non si allontanò con la divinità. Dovunque è presente il Creatore di tutte le cose.

Il gaudio nel mondo. Rallegratevi sempre nel Signore.

4. Qual è il gaudio del mondo? Godere dell'ingiustizia, godere di ciò che è turpe, godere di ciò che disonora, di ciò che è infame. Il mondo gode di tutte queste cose. Cose tutte, queste, che non ci sarebbero, se gli uomini non avessero voluto. Altre sono le cose che gli uomini fanno, altre quelle che soffrono, le tollerano pur non volendo. Che è allora questo mondo e qual è il godere del mondo? Spiego in breve, fratelli, per quanto posso, per quanto Dio mi aiuta. Spiego subito e in breve. L'allegrezza del mondo è la cattiveria impunita. Gli uomini si abbandonino pure alla lussuria, siano adùlteri, vadano dietro alle frivolezze, si riempiano di vino, si disonorino turpemente, senza che soffrano nulla di male; eccovi davanti l'allegrezza del mondo. Questi mali che ho ricordato non li castighi la fame, non il timore della guerra, non alcuna preoccupazione, non qualche malattia, non delle avversità, in verità nell'abbondanza di ogni cosa, nel benessere fisico, nella spensieratezza della mente perversa; eccovi davanti l'allegrezza del mondo. Ma il pensiero di Dio è diverso dal pensiero dell'uomo. Altro è il progetto di Dio, altro quello dell'uomo. E' disegno di grande misericordia non lasciare impunita la malizia e, per non essere costretto a condannare all'inferno alla fine, ora si degna di punire con la sferza.

Impunità: la più grande vendetta di Dio. La severità.

5. Non vuoi conoscere che grande punizione sia l'assenza di punizione, non però per il giusto, ma per il peccatore, al quale è riservata la pena temporale perché non gli sopraggiunga quella eterna? Vuoi allora sapere che grande punizione sia l'assenza di punizione? Chiedi al Salmo: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Ha gridato con impeto, si era fatto attento, aveva considerato, finì per gridare: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Ti prego, dimmi, per quale ragione? Che cosa hai veduto? Chi ha gridato così, ha veduto il peccatore, che si comportava da lussurioso impunemente, agiva malvagiamente ed era pieno di beni, e ha esclamato: Il peccatore ha acceso di sdegno il Signore. Perché hai detto così? Che cosa hai veduto? Per l'eccesso della sua ira, come se il peccatore non esistesse 13. Vedete di capire, fratelli cristiani, la misericordia di Dio. Quando punisce il mondo, non vuole condannare il mondo. Per l'eccesso della sua ira, non lo ricerca. Per questo, perché assai adirato, il Signore non lo ricerca. Tremenda la sua ira. Nel perdonare castiga duramente, ma è secondo giustizia la punizione severa. La severità è infatti quasi spietata verità. Se, pertanto, talora unisce al perdono un duro castigo, è un bene per noi che soccorra facendoci espiare. Eppure, se consideriamo le azioni del genere umano, che cosa soffriamo? Non ci ha trattati secondo i nostri peccati 14. Siamo figli infatti. Che prove ne abbiamo? Il Figlio Unigenito morto per noi per non rimanere l'unico. L'Unico che morì non volle essere il solo. L'unico Figlio di Dio fece molti figli di Dio. Si acquistò dei fratelli con il proprio sangue; apprezzò, egli riprovato; riscattò, egli venduto; onorò, egli vituperato; rivitalizzò, egli ucciso. Dubiti che ti darà i suoi beni egli che si è degnato di assumere i tuoi mali? Perciò, fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo; rallegratevi cioè nella verità, non nella falsità; rallegratevi nella speranza dell'eternità, non nel bagliore della vanità. Così rallegratevi; e dovunque e per tutto il tempo che sarete quaggiù: Il Signore è molto vicino, non angustiatevi per nulla 15.

 


1 - Gc 4, 4.

2 - Mt 6, 24.

3 - At 17, 28.

4 - Fil 4, 5-6.

5 - Lc 10, 27.

6 - Cf. Lc 10, 25-37.

7 - Rm 6, 9.

8 - Sal 20, 4.

9 - Gv 8, 48.

10 - Gv 8, 49.

11 - Fil 4, 5.

12 - Fil 4, 5-6.

13 - Sal 9, 4.

14 - Cf. Sal 102, 10.

15 - Fil 4, 5-6.


22 - Come sant'Anna adempì nel suo parto alla legge di Mosè e come la bambina Maria procedeva nella sua infanzia

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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344. Era precetto della legge, nel capitolo dodicesimo del Levitico, che la donna, partorendo una figlia, si considerasse immonda per due settimane e rimanesse poi nella purificazione del parto sessantasei giorni, cioè il doppio del parto di un maschio. Compiuti tutti i giorni della sua purificazione, era stabilito che offrisse un agnello di un anno in olocausto, sia per le figlie che per i figli, e un colombino o una tortorella per il peccato, consegnandoli al sacerdote davanti alla porta del tabernacolo perché li offrisse al Signore e pregasse per lei; con ciò veniva purificata. Il parto della fortunata sant'Anna fu purissimo come conveniva alla sua divina figlia, dalla quale traeva origine la purezza della madre. E sebbene, per questo motivo, non avesse bisogno di altra purificazione, volle, tuttavia, pagare il debito della legge, adempiendola puntualmente e lasciandosi così reputare come immonda, agli occhi degli uomini, quando invece era del tutto libera dalle prescrizioni di purificazione che la legge ordinava.

345. Trascorsi i sessanta giorni della purificazione, sant'Anna salì al tempio, con la mente infiammata d'amore divino, portando nelle sue braccia la sua benedetta bambina. Accompagnata da innumerevoli angeli e avendo con sé le offerte secondo la legge, arrivò alla porta del tabernacolo e parlò con il sommo sacerdote, il santo Simeone. Egli dimorando a lungo nel tempio ebbe il privilegio che la bambina Maria fosse offerta al Signore, in sua presenza e proprio fra le sue braccia. E sebbene, nelle varie occasioni capitategli, Simeone non conoscesse la dignità della divina signora, tuttavia, come diremo in seguito, avvertì, per tutto il tempo, nel suo spirito intense movenze ed impulsi che gli facevano intuire la grandezza di quella bambina agli occhi di Dio.

346. Sant'Anna gli offri l'agnello e la tortora insieme ad altri doni, e con umiltà e tra le lacrime gli chiese di pregare per lei e per sua figlia, affinché il Signore perdonasse loro, se avessero avuto qualche colpa. Dio, però, non ebbe di che perdonare ad una figlia e ad una madre in cui la grazia era così abbondante; ebbe, piuttosto, di che premiare la loro umiltà, essendosi presentate come peccatrici, quando invece erano santissime. Il santo sacerdote ricevette l'oblazione e sentendosi lo spirito infiammato e mosso da uno straordinario giubilo, senza avvertire altra cosa né manifestare quello che sentiva, disse tra sé: «Che novità è questa che sento? Forse per caso queste donne sono parenti del Messia che deve venire?». Restando con questo dubbio e con questa gioia, mostrò loro grande benevolenza. Intanto, la santa madre Anna entrò tenendo in braccio la sua santissima figlia e, con devotissime e tenere lacrime, la offrì al Signore, conoscendo lei sola al mondo il tesoro che le era stato dato in deposito.

347. Rinnovò, allora, sant'Anna il voto, fatto innanzi, di offrire al tempio la sua primogenita, appena fosse giunta all'età conveniente; e subito fu illuminata dall'Altissimo con l'infusione di nuova grazia e nuova luce, sentendo nel suo cuore una voce che le diceva di adempiere il voto portando e offrendo al tempio la sua bambina entro tre anni. Questa voce fu come un'eco di quella della santissima Regina che con la sua preghiera toccò il cuore di Dio, affinché risuonasse in quello di sua madre. In verità, quando la madre e la figlia entrarono nel tempio, la dolce bambina vedendo con i propri occhi la grandezza e la maestosità riservate al culto di Dio, rimase piena di stupore, tanto che avrebbe voluto prostrarsi e baciare il suolo del tempio, per adorare il Signore. E così a quello che non poté fare esternamente supplì l'affetto interiore: adorò e benedisse Dio con un amore così ardente e con una riverenza così profonda che né prima e né dopo la eguagliò altra creatura. Parlando interiormente con il Signore elevò allora questa preghiera:

348. «Altissimo ed ineffabile Dio, re e Signor mio, degno di ogni gloria, di ogni lode e di ogni riverenza; io, umile polvere, ma vostra fattura, vi adoro in questo luogo santo, vostro tempio; vi esalto e vi glorifico per il vostro essere e per le vostre infinite perfezioni. Rendo grazie, per quanto può la mia povertà, alla vostra benignità, perché avete concesso di vedere con i miei occhi questo tempio santo, questa casa di preghiera, dove i vostri Profeti ed i miei antichi Padri vi lodarono e vi benedirono, e dove la vostra generosa misericordia operò per mezzo loro tante meraviglie e tanti misteri. Degnatevi, o Signore, di accogliermi, affinché io possa servirvi nel tempo stabilito dal vostro santo volere».

349. Si offrì così come umile serva del Signore, quella che era Regina di tutto l'universo; e come prova, che l'Altissimo accettava tale offerta, scese dal cielo una luce fulgidissima che rivestì la bambina e la madre, ricolmandole di nuovi splendori di grazia. Sant'Anna tornò a sentire che al terzo anno era, di nuovo, chiamata a presentare sua figlia al tempio, poiché il compiacimento che l'Altissimo avrebbe dovuto ricevere da quell'offerta e l'amore con cui la divina bambina lo desiderava non consentivano un ulteriore ritardo. Gli angeli santi assegnati alla sua custodia e tanti altri presenti a questo atto intonarono dolcissimi canti di lode all'Autore delle meraviglie; ma di quanto successe non ebbero cognizione altre persone, all'infuori della santa bambina e di sua madre Anna che avvertirono, in parte interiormente e in parte all'esterno, ciò che era avvenuto di spirituale ed anche di sensibilmente percettibile. Accanto a loro soltanto il santo Simeone riuscì a vedere qualcosa di quella luce sensibile. Sant'Anna ritornò così a casa sua, ricca del suo tesoro e colma dei nuovi doni dell'Altissimo.

350. Alla vista di tali opere l'antico serpente anelava a conoscere ogni cosa, ma il Signore gli occultava ciò che non doveva sapere e gli lasciava intravedere quanto conveniva perché, opponendosi a tutto ciò che egli cercava di distruggere, venisse a servire come strumento dell'esecuzione dei giudizi misteriosi di Dio. Questo nemico faceva molte congetture circa le singolari ed eccezionali cose che scopriva nella madre e nella figlia. Quando vide, tuttavia, che portavano le offerte al tempio e come peccatrici osservavano quello che la legge comandava, chiedendo per di più al sacerdote che pregasse per loro perché fossero perdonate, rimase accecato ed il suo furore si acquietò, credendo che quella madre e quella figlia fossero allo stesso livello di altre donne comuni, e di uguale condizione, benché più perfette e sante delle altre.

351. La sovrana bambina veniva, intanto, trattata come gli altri bambini della sua età. Il suo cibo era quello comune e assai parco nella quantità; lo stesso valeva per il sonno, sebbene venisse coricata per dormire. Non importunava né infastidiva, come gli altri bambini, con i soliti vagiti, ma si rivelava gentile e dolce. Dissimulava, però, spesso questa singolarità - benché già si mostrasse Regina e signora - piangendo e singhiozzando più volte per i peccati del mondo e per ottenerne il rimedio con la venuta del Redentore degli uomini. In questa tenera età, infatti, l'espressione del suo viso era si gioiosa, ma velata da una certa severità e da una straordinaria autorevolezza e, pur accogliendo alcune carezze, non ammetteva vezzi puerili. Delle carezze, però, che non erano date da sua madre e che quindi erano meno misuràte ed imperfette, limitava il numero con speciale virtù e con la serietà che mostrava già da piccolina. La prudente sant'Anna trattava la bambina con incomparabile cura, diligenza e delicatezza. Anche suo padre Gioacchino l'amava come padre e come santo, benché allora ne ignorasse il mistero; e la bambina si mostrava con lui affettuosa, dal momento che lo riconosceva come padre e pertanto caro a Dio. Nonostante da lui accettasse di essere accarezzata più che dagli altri, tuttavia Dio fin d'allora infuse sia nel padre sia negli altri uno straordinario rispetto e riverenza verso colei che si era eletta per madre, tanto che il puro amore del padre nelle espressioni sensibili era sempre misurato e moderato.

352. La bambina Regina era in tutto amabile, ammirabile e perfettissima, e se nell'infanzia fu sottomessa alle comuni leggi della natura, queste tuttavia non furono di ostacolo alla grazia. Quando dormiva vigilava con il cuore: non tralasciava né interrompeva gli atti interni d'amore o altre mozioni affettuose che non dipendono dai sensi esterni.

Essendo ciò possibile anche ad altre anime, cui la potenza divina voglia concederlo, è certo che Dio non tralasciò di operarlo in colei che elesse per Madre sua e per regina di tutto il creato, largheggiando con lei in ogni genere di grazie più che con tutte le altre creature ed oltre la loro stessa immaginazione. Dio, nel sonno naturale, parlò a Samuele nonché ad altri Santi e Profeti, ed a molti mandò sogni misteriosi o visioni, poiché per illuminare l'intelletto poco importa alla sua potenza che i sensi esterni dor-mano nel sonno naturale o siano sospesi dalla forza che li rapisce in estasi. Nell'uno e nell'altro caso l'attività dei sensi cessa: eppure anche senza di essi lo spirito ode, ascolta e parla con gli oggetti con cui è in relazione. Per la celeste Regina fu questa una legge perenne, dalla sua concezione e per tutta l'eternità; e mentre era pellegrina sulla terra godette di queste grazie non ad intervalli, come le altre creature, ma incessantemente. Quando era sola o l'adagiavano per dormire, benché il suo sonno fosse breve, conversava con i suoi angeli dei misteri e delle lodi dell'Altissimo e godeva di visioni divine e del colloquio con il sommo re. Essendo stato tanto frequente il suo trattare con gli angeli, nel capitolo seguente spiegherò anche i modi in cui le si manifestavano e qualcosa delle loro straordinarie virtù.

353. Regina e signora del cielo, se come madre pietosa e mia maestra vorrete ascoltare, senza offendervi, le mie ignoranti parole, vi esporrò alcuni dubbi che in questo capitolo mi sono affiorati alla mente. E qualora, per la mia ignoranza e il mio ardire, cadessi in errore invece di rispondermi, o Signora, correggetemi con la vostra materna pietà. Il mio dubbio è questo: «Sentivate, voi, durante l'infanzia, l'abbandono e la fame che provano naturalmente gli altri bambini? E se così era, in che modo chiedevate gli alimenti e gli aiuti necessari, essendo tanto ammirabile la vostra pazienza da non usare il pianto come voce e come parola, a differenza degli altri bambini?». Inoltre ignoro se alla vostra Maestà fossero penosi i bisogni di quell'età, come l'essere ora fasciata ora sfasciata, essere nutrita con il cibo dei bambini e ricevere quello che gli altri accolgono senza riflettervi, perché privi dell'uso della ragione; mentre a voi, o Signora, niente passava inosservato. Infatti, mi sembra quasi impossibile che non dovesse esservi esagerazione o difetto riguardo alla misura, al tempo o alla quantità o a simili condizioni: voi ne avevate la piena consapevolezza, perché pur bambina per l'età, eravate grande per cognizione, conferendo così il giusto peso ad ogni cosa. D'altra parte, per divina prudenza, voi conservavate la serietà e la dovuta compostezza, mentre la vostra età e le leggi di natura richiedevano il necessario. Intanto, non lo chiedevate piangendo come i bambini, né parlando come gli adulti. Il vostro pensiero non era manifesto, né eravate trattata come una persona avente già l'uso della ragione; tantomeno vostra madre poteva conoscere quello di cui avevate bisogno - se, come e quando - per provvedere e servire vostra Maestà convenientemente ed in tutto. Questo mi causa stupore e suscita in me il desiderio di conoscere i misteri che vi si celano.

 

Risposta ed insegnamento della Regina del cielo

 

354. Figlia mia, volentieri rispondo a ciò che ti meraviglia. È' vero che io ebbi la grazia e l'uso perfetto della ragione fin dal primo istante del mio concepimento come tante volte ti illustrai. Inoltre come gli altri bambini, provai i bisogni dell'infanzia e fui allevata secondo l'uso comune a tutti. Sentii fame, sete, sonno e disagi corporali, andando incontro a questi inconvenienti, come una figlia naturale di Adamo. D'altra parte era giusto che io imitassi il mio santissimo Figlio, che doveva accettare tali difetti e tali pene; e ciò al fine di riportarne merito ed essere anch'io esempio di imitazione per gli altri mortali. Essendo, tuttavia, governata dalla grazia divina, io facevo uso del cibo e del sonno con peso e misura, pigliandone meno degli altri e solo quello che era di stretta necessità per la crescita naturale e per preservare la vita e la salute. Il disordine in queste cose, infatti, non solo è contro la virtù, ma anche contro la stessa natura, perché ne viene alterata e corrotta. Per l'equilibrio della mia persona, nella perfetta armonia delle sue parti e componenti, certo io sentivo la fame e la sete più degli altri bambini ed in me questa mancanza di cibo era ancor più pericolosa. Tuttavia, se non me lo davano nel tempo prescritto, sopportavo con pazienza ed aspettavo il momento opportuno per chiederlo. Invece, sentivo meno la mancanza del sonno perché rimanendo sola avevo la libertà di vedere gli angeli e conversare con loro sui misteri divini.

355. Lo stare coperta e avvolta con fasce non mi arrecava grande fastidio, ma viva allegrezza, conoscendo per luce divina che il Verbo incarnato doveva patire una morte ignominiosa e doveva essere legato in modo obbrobrioso. Quando ero sola mi ponevo perciò a forma di croce, pregando come lui, perché sapevo che il mio diletto doveva morire proprio su quella, sebbene ignorassi, allora, che il crocifisso doveva essere mio figlio. In tutti i disagi che patii dopo essere venuta al mondo, però, conservai sempre l'equilibrio e la gioia, tanto che non si dipartì mai dal mio cuore una considerazione che voglio che tu tenga presente continuamente, ed è questa: di ponderare sempre nella mente e nel cuore le verità eterne ed infallibili, per discernere tutte le altre cose rettamente, senza sbagliare, dando così a ciascuna il peso e il valore che si merita. Comunemente, infatti, è qui che cadono in errore e si accecano i figli di Adamo; ed io non voglio, figlia mia, che questo capiti pure a te.

356. Appena venni al mondo e vidi la luce che mi illuminava, sentendo gli effetti degli elementi, gli influssi dei pianeti e degli astri, la terra che mi accoglieva, il cibo che mi nutriva, io resi subito grazie all'Autore della vita, e riconobbi le sue opere non come un debito che egli avesse verso di me, ma come un beneficio. In seguito perciò quando mi mancava qualcosa di cui avevo bisogno, sopportavo senza inquietarmi, anzi con gioia ammettevo che si faceva con me quanto era nella ragione, poiché essendomi tutto elargito per grazia e senza merito, era giusto che io ne fossi priva. Dimmi dunque, o anima: se io penso e confesso una verità che la ragione umana non può né ignorare né negare, dove hanno il senno gli uomini e quale senso di giudizio mostrano, quando mancando loro qualcosa che bramano e, forse, per niente utile, si rattristano e s'infuriano gli uni contro gli altri e perfino si irritano con Dio stesso, come se ricevessero da lui qualche torto? Si interroghino: quali tesori, quali ricchezze possedevano prima di ricevere la vita? Quali servizi fecero al Creatore perché donasse loro l'esistenza? Se il niente non può altro guadagnare che il niente né meritare l'essere che dal niente gli fu dato, quale obbligo ha Dio di conservare per giustizia ciò che gli fu elargito per grazia? Quando Dio crea e chiama all'esistenza, non è un beneficio che prodiga a se stesso, bensì alla creatura ed è così grande come lo sono la vita ed il suo fine. Se l'uomo con il dono della vita ha contratto un debito di riconoscenza che non riuscirà mai a pagare - dica - quale diritto rivendica ora perché avendogli dato Dio l'essere, senza che lo meritasse, debba conservarglielo, nonostante i reiterati e frequenti demeriti? E dove tiene la garanzia o la carta di assicurazione in cui si attesti che niente debba mancargli?

357. Se inoltre il primo movimento e la prima opera furono una nuova concessione e quindi un nuovo debito contratto, come può chiederne un secondo con impazienza? E se la somma bontà del Creatore gratuitamente provvede all'uomo il necessario, perché egli si turba quando gli manca il superfluo? Oh, figlia mia, che colpa esecrabile e che cecità abominevole è questa degli uomini! Ciò che il Signore dà loro per grazia non lo gradiscono, né si mostrano riconoscenti, e per quello che nega loro, per giustizia e talvolta per somma misericordia, si inquietano e si insuperbiscono e se lo procurano con mezzi ingiusti ed illeciti attirandosi le conseguenze dell'errore. Già con il primo peccato che l'uomo commette, perde Dio e insieme perde l'amicizia di tutte le creature, che - se non fosse Dio stesso a trattenerle - si rivolterebbero a vendicare l'ingiuria fatta al creatore e negherebbero all'uomo la possibilità di servirsi dei beni come sostentamento e vita. Il cielo lo priverebbe della sua luce e dei suoi influssi, il fuoco del suo calore; l'aria gli negherebbe il respiro e tutte le altre cose a loro modo farebbero lo stesso, per giustizia. Poi, quando la terra non darà più i suoi frutti e gli elementi negheranno il loro contributo e le altre creature si armeranno per vendicare le irriverenze fatte contro il creatore, allora l'uomo ingrato e vile si umilii e non accumuli su di sé l'ira del Signore nel giorno stabilito per il rendiconto, in cui gli verrà fatta questa accusa così terribile.

358. E tu, anima mia, fuggi da un'ingratitudine tanto perniciosa e riconosci umilmente che per grazia ricevesti l'essere e la vita, e questa il suo Autore ti conserva per grazia. Riconosci che senza meriti ricevi gratuitamente tutti gli altri benefici e che ricevendo molto e restituendo poco, ti rendi, ogni giorno, meno degna: cresce pertanto verso di te la generosità dell'Altissimo e così anche il tuo debito verso di lui. Voglio che questa considerazione ti accompagni sempre, per risvegliarti e spingerti a compiere molti atti virtuosi. Se poi ti mancherà l'apporto delle creature irrazionali, possa tu rallegrarti nel Signore, rendendo a lui grazie e a loro benedizioni, perché obbediscono al creatore. Parimenti, se le creature razionali ti perseguiteranno, tu amale con tutto il cuore e considerale come strumenti della giustizia divina, perché in qualche modo la tua colpa venga gradualmente estinta. Abbraccia i travagli, le avversità e le afflizioni e cerca in essi consolazione, perché, oltre a divenire il mezzo per scontare le colpe che hai commesso, sono l'ornamento della tua anima e le gioie più ricche agli occhi dello sposo.

359. Questa sia la risposta al tuo dubbio. Ora, desidero darti l'insegnamento che ti ho promesso per ogni capitolo. O anima rifletti, dunque, sulla puntuale sollecitudine che la mia santa madre Anna mostrò nell'adempiere, con il massimo compiacimento del Signore, il precetto della legge divina. Ti esorto, allora, ad imitarla, osservando inviolabilmente ed indistintamente tutti i precetti della tua Regola e delle Costituzioni, perché Dio premia largamente questa fedeltà, mentre, invece, si offende della negligenza. Io, sin dalla concezione, fui senza peccato e quindi non sembrava necessario presentarmi al sacerdote, perché il Signore mi purificasse. Nemmeno mia madre aveva peccato, perché era molto santa, tuttavia ubbidimmo con umiltà alla legge e perciò meritammo di crescere grandemente in virtù e grazia. Il disprezzo delle leggi giuste e ben ordinate ed anche la dispensa da esse, per ogni piccola cosa, scompaginano il culto e il timor di Dio, e confondono e sconvolgono il sistema delle regole umane. Negli obblighi del tuo Ordine guardati bene, perciò, dall'elargire facili dispense sia per te sia per le altre. Quando l'infermità o qualche giusta causa lo permetterà, fallo con misura e con il consiglio del tuo confessore, giustificando la tua azione davanti a Dio e agli uomini mediante l'approvazione dell'obbedienza. Se ti troverai stanca e spossata non tornare indietro dal tuo rigore, poiché Dio ti darà forza secondo la tua fede. Non dispensare mai per motivi di occupazioni: serva ciò che vale di meno a ciò che vale di più, e lo segua, come la creatura il Creatore. Inoltre, bada che nell'esercitare l'ufficio di superiora sarai meno discolpata, poiché per dare esempio devi essere la prima nell'osservanza delle leggi; e giammai tu possa trovare motivi o giustificazioni umane che ti dispensino da essa, anche se, talvolta e per la stessa ragione, tu debba trovarti nella condizione di farlo per le tue sorelle e suddite. Considera, o carissima, che ti do questo insegnamento per il fatto che da te esigo il meglio e la perfezione: necessario si rivela questo rigore, essendo l'osservanza dei precetti un debito verso Dio e verso gli uomini. Nessuno si lusinghi pensando che basti soddisfare il Signore, senza pagare il debito che si ha con il prossimo: dare il buon esempio e non essere occasione di scandalo. Regina e signora di tutto il creato, io vorrei raggiungere la purezza e la virtù degli spiriti celesti, perché il corpo corruttibile, che appesantisce l'anima, sia sollecito nell'adempire questo divino insegnamento. Sono diventata di peso a me stessa; ma con l'aiuto della vostra intercessione e col favore della grazia cercherò, o Signora, di ubbidire alla volontà vostra e di Dio con prontezza ed affetto di cuore. Non mi venga mai meno la vostra intercessione e la vostra protezione né l'insegnamento della vostra santa ed altissima dottrina.


13 luglio 1976 - LA REDENZIONE

Mons. Ottavio Michelini

Scrivi, figlio mio.

Ripetutamente ne ho parlato, ora desidero ricapitolare i vari accenni fatti, a conclusione del terzo libro destinato a riportare alla ribalta della mia Chiesa il solo veramente importante problema della Pastorale.

Tutti gli altri problemi devono inserirsi in questo fondamentale scopo di ogni attività pastorale.

Molti, figlio mio, nella mia Chiesa non hanno le idee chiare sulla ragione prima della loro vocazione. Questo è veramente paradossale.

Io, Gesù, voglio che Vescovi, sacerdoti e fedeli siano miei corredentori. In misura diversa, ma tutti li voglio corredentori, debbono cioè con Me continuare il Mistero della Redenzione. Ma che vuol dire redimere se non liberare le anime dalla sopraffazione di Satana, la piú orribile e la piú nociva?

Chi è Satana? Chi sono le schiere a Lui sottomesse?

Satana è creatura di Dio, a Dio ribellatasi.(p.141)

Satana, dopo Dio, nel Mondo invisibile e visibile era la creatura più potente, più grande, meravigliosa nella sua bontà e santità.

Fu questa sua sconfinata potenza e bellezza che lo perse, perché ne fu così tremendamente orgoglioso da reputarsi simile a Dio.

Da qui il suo rifiuto di sottomettersi a Dio, da qui la sua perdizione eterna, da qui il suo implacabile odio verso Dio, verso la Vergine che di fatto è subentrata a lui, al primo posto nella creazione. La Vergine è non Solo la ragione della sua sconfitta, avendo Essa resa possibile per la sua umiltà la Redenzione, ma ora è Lei la prima, dopo Dio, del Mondo invisibile e visibile e nessuna creatura potrà mai eguagliarla.

 

Tremenda realtà


Satana è persona vera, viva e reale, potente e malvagia, corrotta, capace solo di male, anzi di tutto il male entrato nel mondo per colpa di lui.

Satana è una tremenda realtà con la quale volenti o nolenti dobbiamo fare i conti.

Satana è il sadico per eccellenza: non condizionato dal tempo e dallo spazio può operare contemporaneamente in diversi luoghi.

Dalla sua ribellione a Dio non ha mai cessato (p.142) per un istante di ordire congiure, crimini, nefandezze di ogni specie.

Satana è sempre in agguato, pronto a tendere lacci alle anime incaute ed imprudenti per farle sue vittime

Vi sono sulla terra non migliaia, ma milioni di persone che soffrono fisicamente, moralmente e spiritualmente per colpa di Lui. Vi sono alcune persone nei manicomi non per vera malattia ma per colpa di lui, che ha saputo camuffare la sua presenza in modo da portare all'avvilimento e alla disperazione.

Tiene il mondo sotto la sua odiosa tirannia e il mondo stupidamente non gli crede.

Quello che si è detto di Satana, lo si dica per le innumerevoli schiere dei suoi seguaci: un numero impressionante.

 

Lotta al peccato

Redimere vuol dire ricomprare dalla schiavitù, cioè liberare le anime da questa odiosa e perversa tirannia.

Io, Gesú, mi sono fatto Carne per questo, per questo rinnovo il Mistero della Croce nel Mistero della santa Messa; perpetuo la mia presenza nel mondo, nei Santi Tabernacoli, mistero d'infinita umiltà.(p.143)

Satana è sconfinata superbia.

Io, Gesú, sono infinita umiltà.

Ora che Vescovi, sacerdoti e fedeli non capiscano che lo scopo fondamentale della loro vocazione è liberare le anime dagli assalti delle potenze dell'Inferno, ossia dei demoni, è veramente paradossale.

Che abbiano camuffato la loro pastorale di mille attività e iniziative che però non approdano allo scopo, è talmente evidente che il non ammetterlo è cecità completa.

Ma Vescovi e sacerdoti vedono o non vedono il loro fallimento? Non sentono il bisogno di ricercare le cause della loro fallimentare pastorale?

Non emerge chiarissimo dalla Rivelazione lo scopo della Redenzione, che è lotta a Satana e al peccato ?

Ma non vedono Vescovi e sacerdoti che ogni attività, se non è inserita in questa lotta, è sterile come inutili diventano i rami che non sono più inseriti nel tronco?

 

Guardare a Gesù


Ho detto già chiaramente le sorti di un esercito i cui capi, ufficiali e gregari non credono al nemico, alla sua potenza, alla sua astuzia.(p.144)

Questa è la situazione della Chiesa oggi.

Non si arriverà mai a vedere, ad ammettere la tragica situazione della Chiesa se non si guarderà a Me, Figlio di Dio e alla Madre mia santissima.

Con l'umiltà, con la povertà e con la preghiera noi abbiamo affrontato il Nemico.

Adesso è l'ora del mio Corpo Mistico: o si imbocca la sola strada giusta - e Io sono la Via! - o la valanga vi disperderà!

Ti benedico, figlio, e non temere. La verità di nulla deve temere.(p.145)