Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 5° settimana del tempo ordinario (Beata Vergine di Lourdes)
Vangelo secondo Marco 10
1Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare.2E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?".3Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?".4Dissero: "Mosè ha permesso di 'scrivere un atto di ripudio e di rimandarla'".5Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.6Ma all'inizio della creazione 'Dio li creò maschio e femmina';7'per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola'.8Sicché non sono più due, ma una sola carne.9L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto".10Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse:11"Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei;12se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".
13Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.14Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio.15In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso".16E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
17Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?".18Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.19Tu conosci i comandamenti: 'Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza', non frodare, 'onora il padre e la madre'".
20Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza".21Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi".22Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!".24I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: "Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio".26Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: "E chi mai si può salvare?".27Ma Gesù, guardandoli, disse: "Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio".
28Pietro allora gli disse: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito".29Gesù gli rispose: "In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,30che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.31E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi".
32Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto:33"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,34lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà".
35E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo".36Egli disse loro: "Cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero:37"Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra".38Gesù disse loro: "Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo".39E Gesù disse: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato".
41All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.42Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: "Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.45Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".
46E giunsero a Gèrico. E mentre partiva da Gèrico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.47Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: "Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!".48Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me!".
49Allora Gesù si fermò e disse: "Chiamatelo!". E chiamarono il cieco dicendogli: "Coraggio! Alzati, ti chiama!".50Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.51Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!".52E Gesù gli disse: "Va', la tua fede ti ha salvato". E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Numeri 35
1Il Signore disse ancora a Mosè nelle steppe di Moab presso il Giordano di Gèrico:2"Ordina agli Israeliti che dell'eredità che possiederanno riservino ai leviti città da abitare; darete anche ai leviti il contado che è intorno alla città.3Essi avranno le città per abitarvi e il contado servirà per il loro bestiame, per i loro beni e per tutti i loro animali.4Il contado delle città che darete ai leviti si estenderà per lo spazio di mille cubiti fuori dalle mura della città tutt'intorno.5Misurerete dunque, fuori della città, duemila cubiti dal lato orientale, duemila cubiti dal lato meridionale, duemila cubiti dal lato occidentale e duemila cubiti dal lato settentrionale; la città sarà in mezzo. Tale sarà il contado di ciascuna delle loro città.6Fra le città che darete ai leviti, sei saranno città di asilo, che voi designerete perché vi si rifugi l'omicida: a queste aggiungerete altre quarantadue città.7Tutte le città che darete ai leviti saranno dunque quarantotto con il relativo contado.8Di queste città che darete ai leviti, prendendole dalla proprietà degli Israeliti, ne prenderete di più da quelli che ne hanno di più e di meno da quelli che ne hanno di meno; ognuno ai leviti darà delle sue città in proporzione della eredità che gli sarà toccata".
9Il Signore disse a Mosè:10"Parla agli Israeliti e riferisci loro: Quando avrete passato il Giordano e sarete entrati nel paese di Canaan,11designerete città che siano per voi città di asilo, dove possa rifugiarsi l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente.12Queste città vi serviranno di asilo contro il vendicatore del sangue, perché l'omicida non sia messo a morte prima di comparire in giudizio dinanzi alla comunità.13Delle città che darete, sei saranno dunque per voi città di asilo.14Darete tre città di qua dal Giordano e darete tre altre città nel paese di Canaan; saranno città di rifugio.15Queste sei città serviranno di rifugio agli Israeliti, al forestiero e all'ospite che soggiornerà in mezzo a voi, perché vi si rifugi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente.
16Ma se uno colpisce un altro con uno strumento di ferro e quegli muore, quel tale è omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte.17Se lo colpisce con una pietra che aveva in mano, atta a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte.18O se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte.19Sarà il vendicatore del sangue quegli che metterà a morte l'omicida; quando lo incontrerà, lo ucciderà.20Se uno da' a un altro una spinta per odio o gli getta contro qualcosa con premeditazione, e quegli muore,21o lo colpisce per inimicizia con la mano, e quegli muore, chi ha colpito dovrà essere messo a morte; egli è un omicida e il vendicatore del sangue ucciderà l'omicida quando lo incontrerà.
22Ma se gli da' una spinta per caso e non per inimicizia o gli getta contro qualcosa senza premeditazione23o se, senza volerlo, gli fa cadere addosso una pietra che possa causare la morte e quegli ne muore, senza che l'altro che fosse nemico o gli volesse fare del male,24allora ecco le regole secondo le quali la comunità giudicherà fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue.25La comunità libererà l'omicida dalle mani del vendicatore del sangue e lo farà tornare alla città di asilo dove era fuggito. Lì dovrà abitare fino alla morte del sommo sacerdote che fu unto con l'olio santo.26Ma se l'omicida esce dai confini della città di asilo dove si era rifugiato27e se il vendicatore del sangue trova l'omicida fuori dei confini della sua città di asilo e l'uccide, il vendicatore del sangue non sarà reo del sangue versato.28Perché l'omicida deve stare nella sua città di asilo fino alla morte del sommo sacerdote; dopo la morte del sommo sacerdote, l'omicida potrà tornare nella terra di sua proprietà.
29Queste vi servano come norme di diritto, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete.30Se uno uccide un altro, l'omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni, ma un unico testimone non basterà per condannare a morte una persona.31Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte, perché dovrà essere messo a morte.32Non accetterete prezzo di riscatto che permetta all'omicida di fuggire dalla sua città di rifugio e di tornare ad abitare nel suo paese fino alla morte del sacerdote.33Non contaminerete il paese dove sarete, perché il sangue contamina il paese; non si potrà fare per il paese alcuna espiazione del sangue che vi sarà stato sparso, se non mediante il sangue di chi l'avrà sparso.34Non contaminerete dunque il paese che andate ad abitare e in mezzo al quale io dimorerò; perché io sono il Signore che dimoro in mezzo agli Israeliti".
Proverbi 23
1Quando siedi a mangiare con un potente,
considera bene che cosa hai davanti;
2mettiti un coltello alla gola,
se hai molto appetito.
3Non desiderare le sue ghiottonerie,
sono un cibo fallace.
4Non affannarti per arricchire,
rinunzia a un simile pensiero;
5appena vi fai volare gli occhi sopra,
essa già non è più:
perché mette ali come aquila
e vola verso il cielo.
6Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo
e non desiderare le sue ghiottonerie,
7perché come chi calcola fra di sé, così è costui;
ti dirà: "Mangia e bevi",
ma il suo cuore non è con te.
8Il boccone che hai mangiato rigetterai
e avrai sprecato le tue parole gentili.
9Non parlare agli orecchi di uno stolto,
perché egli disprezzerà le tue sagge parole.
10Non spostare il confine antico,
e non invadere il campo degli orfani,
11perché il loro vendicatore è forte,
egli difenderà la loro causa contro di te.
12Piega il cuore alla correzione
e l'orecchio ai discorsi sapienti.
13Non risparmiare al giovane la correzione,
anche se tu lo batti con la verga, non morirà;
14anzi, se lo batti con la verga,
lo salverai dagli inferi.
15Figlio mio, se il tuo cuore sarà saggio,
anche il mio cuore gioirà.
16Esulteranno le mie viscere,
quando le tue labbra diranno parole rette.
17Il tuo cuore non invidi i peccatori,
ma resti sempre nel timore del Signore,
18perché così avrai un avvenire
e la tua speranza non sarà delusa.
19Ascolta, figlio mio, e sii saggio
e indirizza il cuore per la via retta.
20Non essere fra quelli che s'inebriano di vino,
né fra coloro che son ghiotti di carne,
21perché l'ubriacone e il ghiottone impoveriranno
e il dormiglione si vestirà di stracci.
22Ascolta tuo padre che ti ha generato,
non disprezzare tua madre quando è vecchia.
23Acquista il vero bene e non cederlo,
la sapienza, l'istruzione e l'intelligenza.
24Il padre del giusto gioirà pienamente
e chi ha generato un saggio se ne compiacerà.
25Gioisca tuo padre e tua madre
e si rallegri colei che ti ha generato.
26Fa' bene attenzione a me, figlio mio,
e tieni fisso lo sguardo ai miei consigli:
27una fossa profonda è la prostituta,
e un pozzo stretto la straniera.
28Essa si apposta come un ladro
e aumenta fra gli uomini il numero dei perfidi.
29Per chi i guai? Per chi i lamenti?
Per chi i litigi? Per chi i gemiti?
A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi rossi?
30Per quelli che si perdono dietro al vino
e vanno a gustare vino puro.
31Non guardare il vino quando rosseggia,
quando scintilla nella coppa
e scende giù piano piano;
32finirà con il morderti come un serpente
e pungerti come una vipera.
33Allora i tuoi occhi vedranno cose strane
e la tua mente dirà cose sconnesse.
34Ti parrà di giacere in alto mare
o di dormire in cima all'albero maestro.
35"Mi hanno picchiato, ma non sento male.
Mi hanno bastonato, ma non me ne sono accorto.
Quando mi sveglierò? Ne chiederò dell'altro".
Salmi 39
1'Al maestro del coro, Iditun. Salmo. Di Davide.'
2Ho detto: "Veglierò sulla mia condotta
per non peccare con la mia lingua;
porrò un freno alla mia bocca
mentre l'empio mi sta dinanzi".
3Sono rimasto quieto in silenzio: tacevo privo di bene,
la sua fortuna ha esasperato il mio dolore.
4Ardeva il cuore nel mio petto,
al ripensarci è divampato il fuoco;
allora ho parlato:
5"Rivelami, Signore, la mia fine;
quale sia la misura dei miei giorni
e saprò quanto è breve la mia vita".
6Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni
e la mia esistenza davanti a te è un nulla.
Solo un soffio è ogni uomo che vive,
7come ombra è l'uomo che passa;
solo un soffio che si agita,
accumula ricchezze e non sa chi le raccolga.
8Ora, che attendo, Signore?
In te la mia speranza.
9Liberami da tutte le mie colpe,
non rendermi scherno dello stolto.
10Sto in silenzio, non apro bocca,
perché sei tu che agisci.
11Allontana da me i tuoi colpi:
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
12Castigando il suo peccato tu correggi l'uomo,
corrodi come tarlo i suoi tesori.
Ogni uomo non è che un soffio.
13Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime,
poiché io sono un forestiero,
uno straniero come tutti i miei padri.
14Distogli il tuo sguardo, che io respiri,
prima che me ne vada e più non sia.
Geremia 12
1Tu sei troppo giusto, Signore,
perché io possa discutere con te;
ma vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia.
Perché le cose degli empi prosperano?
Perché tutti i traditori sono tranquilli?
2Tu li hai piantati ed essi hanno messo radici,
crescono e producono frutto;
tu sei vicino alla loro bocca,
ma lontano dai loro cuori.
3Ma tu, Signore, mi conosci, mi vedi,
tu provi che il mio cuore è con te.
Strappali via come pecore per il macello,
riservali per il giorno dell'uccisione.
4Fino a quando sarà in lutto la terra
e seccherà tutta l'erba dei campi?
Per la malvagità dei suoi abitanti
le fiere e gli uccelli periscono,
poiché essi dicono: "Dio non vede i nostri passi".
5"Se, correndo con i pedoni, ti stanchi,
come potrai gareggiare con i cavalli?
Se non ti senti al sicuro in una regione pacifica,
che farai nella boscaglia del Giordano?
6Perfino i tuoi fratelli e la casa di tuo padre,
perfino loro sono sleali con te;
anch'essi ti gridano dietro a piena voce;
non fidarti di loro quando ti dicono buone parole.
7Io ho abbandonato la mia casa,
ho ripudiato la mia eredità;
ho consegnato ciò che ho di più caro
nelle mani dei suoi nemici.
8La mia eredità è divenuta per me
come un leone nella foresta;
ha ruggito contro di me,
perciò ho cominciato a odiarla.
9La mia eredità è forse per me come un uccello
screziato?
Gli uccelli rapaci l'assalgono da ogni parte.
Venite, radunatevi, voi tutte bestie selvatiche,
venite a divorare.
10Molti pastori hanno devastato la mia vigna,
hanno calpestato il mio campo.
Hanno fatto del mio campo prediletto
un deserto desolato,
11lo hanno ridotto una landa deserta,
in uno stato deplorevole;
sta desolato dinanzi a me.
È devastato tutto il paese,
e nessuno se ne dà pensiero.
12Su tutte le alture del deserto giungono devastatori,
poiché il Signore ha una spada che divora,
da un estremo all'altro della terra;
non c'è scampo per nessuno.
13Essi hanno seminato grano e mietuto spine,
si sono stancati senz'alcun vantaggio;
restano confusi per il loro raccolto
a causa dell'ira ardente del Signore".
14Così dice il Signore: "Sradicherò dalla loro terra tutti i miei vicini malvagi, che han messo le mani sull'eredità da me data in possesso al mio popolo Israele, come anche strapperò la casa di Giuda di mezzo a loro.15Allora, dopo averli strappati, avrò di nuovo compassione di loro e farò tornare ognuno al suo possesso e ognuno al suo paese.16Se impareranno accuratamente le usanze del mio popolo sì da giurare nel mio nome: Per la vita del Signore, come hanno insegnato al mio popolo a giurare per Baal, allora potranno stabilirsi in mezzo al mio popolo.17Se invece non ascoltano, estirperò tutto questo popolo ed esso perirà". Oracolo del Signore.
Lettera ai Filippesi 3
1Per il resto, fratelli mei, state lieti nel Signore. A me non pesa e a voi è utile che vi scriva le stesse cose:2guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno circoncidere!3Siamo infatti noi i veri circoncisi, noi che rendiamo il culto mossi dallo Spirito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù, senza avere fiducia nella carne,4sebbene io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui:5circonciso l'ottavo giorno, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da Ebrei, fariseo quanto alla legge;6quanto a zelo, persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della legge.
7Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo.8Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo9e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede.10E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte,11con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti.12Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch'io sono stato conquistato da Gesù Cristo.13Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro,14corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù.
15Quanti dunque siamo perfetti, dobbiamo avere questi sentimenti; se in qualche cosa pensate diversamente, Dio vi illuminerà anche su questo.16Intanto, dal punto a cui siamo arrivati continuiamo ad avanzare sulla stessa linea.
17Fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi.18Perché molti, ve l'ho già detto più volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo:19la perdizione però sarà la loro fine, perché essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.20La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo,21il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Capitolo III: Chi é colui che ama il bene e la pace
Leggilo nella Biblioteca1. Se, in primo luogo, manterrai te stesso nella pace, potrai dare pace agli altri; ché l'uomo di pace è più utile dell'uomo di molta dottrina. Colui che è turbato dalla passione trasforma anche il bene in male, pronto com'è a vedere il male dappertutto; mentre colui che ama il bene e la pace trasforma ogni cosa in bene. Chi è pienamente nella pace non sospetta di alcuno. Invece chi è inquieto e turbato sta sempre in agitazione per vari sospetti. Non è tranquillo lui, né permette agli altri di esserlo; dice sovente cose che non dovrebbe dire e tralascia cose che più gli converrebbe fare; sta attento a ciò che dovrebbero fare gli altri, e trascura ciò a cui sarebbe tenuto lui stesso. Sii dunque zelante, innanzi tutto , con te stesso; solo così potrai essere giustamente zelante con il tuo prossimo. Tu sei molto abile nel trovare giustificazioni per quello che fai e nel farlo apparire sotto una certa luce, mentre rifiuti di accettare le giustificazioni negli altri. Sarebbe invece più giusto che tu accusassi te stesso e scusassi il tuo fratello. Se vuoi essere sopportato, sopporta gli altri anche tu.
2. Vedi quanto sei ancora lontano dal vero amore e dalla umiltà di chi non sa adirarsi e indignarsi con alcuno, fuor che con se stesso. Non è grande merito stare con persone buone e miti; è cosa, questa, che fa naturalmente piacere a tutti, e nella quale tutti troviamo facile contentezza, giacché amiamo di più quelli che ci danno ragione. E' invece grande virtù, e lodevole comportamento, degno di un uomo, riuscire a vivere in pace con le persone dure e cattive, che si comportano senza correttezza e non hanno condiscendenza verso di noi. Ci sono alcuni che stanno, essi, nella pace e mantengono pace anche con gli altri. Ci sono invece alcuni che non stanno in pace essi, né lasciano pace agli altri: pesanti con il prossimo, e ancor più con se stessi. Ci sono poi alcuni che stanno essi nella pace e si preoccupano di condurre alla pace gli altri. La verità è che la vera pace, in questa nostra misera vita, la dobbiamo far consistere nel saper sopportare con umiltà, piuttosto che nel non avere contrarietà. Colui che saprà meglio sopportare, conseguirà una pace più grande. Vittorioso su se stesso e padrone del mondo, questi è l'amico di Cristo e l'erede del cielo.
Contro Fausto Manicheo - Libro quarto
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
Leggilo nella Biblioteca
L'eredità e le consuetudini religiose dell'antico testamento furono respinte dai Cristiani perché riferite solo ai Giudei e ancora chiuse alla prospettiva della vita eterna.
1. FAUSTO. " Accetti il Vecchio Testamento? ". Se c'è in esso una eredità destinata a me l'accetto, altrimenti no. Sarebbe un atto di grave disonestà impossessarsi di un testamento in cui non si risulta eredi. Ignori forse che il Vecchio Testamento promette la terra dei Cananei 1, ma la promette solo ai Giudei, cioè ai circoncisi, e a coloro che offrono sacrifici e a coloro che si astengono dalla carne di maiale e dalle altre carni che Mosè chiama immonde, a coloro che osservano il sabato e la solennità degli azimi e le altre simili prescrizioni che lo stesso autore del Testamento ha loro imposto di osservare 2. Ma poiché tutte queste prescrizioni non furono gradite a nessuno dei Cristiani - e nessuno dei nostri le conserva - è giusto che, unitamente all'eredità rifiutata, restituiamo anche il testamento. Questo è il primo motivo per il quale io ritengo da respingere il Vecchio Testamento, a meno che tu non abbia qualcosa di più saggio da insegnarmi. Il secondo motivo è che si tratta di una eredità così meschina e materiale e lontana dai beni spirituali che, dopo la felice prospettiva offertami dal Nuovo Testamento attraverso la promessa del regno dei cieli e della vita eterna, anche se quel testatore mi offrisse gratuitamente la sua eredità, ne proverei fastidio.
Se le promesse del Vecchio Testamento sono temporanee e di scarso conto, in esse tuttavia è nascosta la figura degli eventi futuri.
2. 1. AGOSTINO. Nessuno di noi dubita che nel Vecchio Testamento siano contenute le promesse relative alle realtà temporali - e che appunto per questo prende il nome di Vecchio Testamento - e che la promessa della vita eterna e il regno dei cieli riguarda il Nuovo. Ma che in quelle realtà temporali vi fossero le immagini degli eventi futuri che si sarebbero realizzate in noi che siamo alla fine dei tempi non è una mia previsione, ma quanto hanno compreso gli apostoli. Ce lo dice Paolo, laddove parla di questi argomenti: Tutti questi eventi sono figure che riguardano noi; e ancora: Tutti questi eventi capitarono loro in forma figurata: furono descritti in riferimento a noi che siamo alla fine dei tempi 3. Non abbiamo dunque ricevuto il Vecchio Testamento per ottenere la realizzazione di quelle promesse, ma per comprendere in esse le anticipazioni del Nuovo. La testimonianza del primo procura fede nel secondo. Per questo il Signore, dopo che fu resuscitato dai morti non solo si presentò agli occhi dei discepoli perché lo vedessero, ma si offerse alle loro mani perché lo toccassero, per evitare tuttavia ch'essi ritenessero di essere ingannati unitamente ai loro sensi mortali e carnali li confermò ulteriormente ricorrendo alla testimonianza degli antichi libri e dicendo: Occorreva che avesse compimento tutto ciò che è scritto di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi 4. La nostra speranza non è dunque fissata nella promessa di realtà temporali, non potendo credere che gli stessi uomini santi e spirituali di quel tempo, i Patriarchi e i Profeti, si occupassero di cose terrene. Comprendevano infatti, per rivelazione dello Spirito di Dio, che cosa si adattava al loro tempo e in che modo Dio, attraverso tutti quei fatti e quei detti, stabiliva di dover esprimere attraverso figure e predire gli eventi futuri. Maggiore era per loro l'esigenza di un Nuovo Testamento, ma veniva loro offerta dalle antiche promesse la capacità materiale di preannunciare il nuovo che sarebbe venuto. In tal modo fu profetica di quegli uomini non tanto la lingua quanto la vita. Il popolo, data la sua carnalità, si occupava delle promesse relative alla sua vita presente anche se, ciò non di meno, anche di questo popolo venivano segnalati gli eventi futuri.
2. 2. Ma voi non comprendete queste cose poiché, come dice il profeta: Se non crederete, non comprenderete 5. Non siete stati istruiti nel Regno dei Cieli, cioè nella vera Chiesa Cattolica di Cristo. Se lo foste sapreste trarre dai tesori delle sacre Scritture non solo le cose nuove ma anche le antiche. Lo stesso Signore dice: Perciò ogni scriba istruito nel Regno dei Cieli è simile a un padre di famiglia che trae dal suo tesoro nuove e vecchie ricchezze 6. Per conseguenza voi, mentre pensate di conservare le sole promesse nuove, siete rimasti nella vetustà della carne e avete introdotto la novità dell'errore. Dice l'Apostolo a proposito di questa novità: Evita le parole nuove e profane in quanto molto contribuiscono all'empietà e l'eloquio di coloro che le usano si diffonde come una cancrena. Appartengono a tale categoria Imeneo e Fileto che errarono sulla verità sostenendo che la risurrezione dai morti è già avvenuta e sconvolsero la fede di alcuni 7. Sappiate che da questa vena di falsità scaturite anche voi sostenendo che attualmente si ha solo la risurrezione delle anime attraverso la predicazione della verità e negando che vi sarà quella dei corpi predicata dagli apostoli. Che cosa potete pensare spiritualmente, secondo l'uomo interiore che si rinnova nella conoscenza di Dio 8, dal momento che, per l'inveterato rapporto con la carne e con le immagini di carne dalle quali è avvolto il vostro errore non avete in realtà una vera conoscenza delle realtà materiali e le pensate solo con l'immaginazione? Vi gloriate infatti di disprezzare e di avere in uggia la terra dei Cananei che era ben visibile e visibilmente fu data a quel popolo. Par quasi che in questo modo voi non descriviate la terra della luce che sta in disparte, separata da uno stretto cuneo dalla terra della stirpe delle tenebre. In tal modo essa non compare fra le vere realtà e la si crede fra le vostre falsità. Perciò se vi è data non sostiene la vostra vita e se ne sentite la mancanza corrompe la vostra mente.
Note:
1 - Cf. Gn 15, 18; 17, 8.
2 - Cf. Lv 11, 7; Es 12; 20, 8.
3 - 1 Cor 10, 6. 11.
4 - Lc 24, 44.
5 - Is 7, 9.
6 - Mt 13, 52.
7 - 2 Tm 2, 16-18.
8 - Cf. Col 3, 10.
Gli appare Don Provera
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa notte dal 17 al 18 gennaio 1883 a Don Bosco comparve in sogno Don
Francesco Provera, santo salesiano, morto nel 1874. Appariva un po’ più
alto di statura che non fosse quando viveva quaggiù. Aveva la faccia
florida e ridente, dalla quale emanava un chiarore scintillante.
— Don Provera — disse Don Bosco —, sei veramente Don Provera?
— Sì che sono Don Provera — rispose.
E la sua faccia divenne così bella e luminosa che Don Bosco a gran fatica poteva rimirarla.
— Se tu sei veramente Don Provera, non fuggirmi, lasciami parlare.
— Sì, sì, parli pure che io l’ascolterò.
— Sei salvo?
— Sì che sono salvo. Sono salvo per la misericordia del Signore.
— Che cosa godi nell’altra vita?
— Tutto quello che il cuore può desiderare e la mente è capace di capire, l’occhio di vedere e la lingua di esprimere.
— Dimmi qualche cosa a mio riguardo.
— Ella continui a lavorare. Molte cose l’attendono.
— Ancora per molto tempo?
— Non tanto, ma lavori con tutti gli sforzi possibili come se dovesse vivere sempre; ma... sempre ben preparato.
— E per i confratelli della Congregazione?
— Ai fratelli della nostra Congregazione raccomandi il fervore.
— Come fare per ottenerlo?
— Ce lo dice il capo supremo dei maestri. Prenda un falcetto ben
arrotato e faccia da buon vignaiuolo: tagli i tralci secchi e inutili
per la vite. Allora essa diverrà vigorosa, farà frutti copiosi e, quello
che importa assai, frutterà per molto tempo.
— Ma ai nostri confratelli che debbo dire?
— Ai miei amici — disse con voce più forte —‘ ai miei confratelli dica
che sta preparato un gran premio, ma che Dio lo darà soltanto a quelli
che saranno perseveranti nelle battaglie del Signore.
— Per i nostri giovani che cosa mi raccomandi?
— Per i nostri giovani deve impiegare lavoro e sorveglianza.
— E altro?
— Altro: sorveglianza e lavoro, lavoro e sorveglianza.
— Che cosa dovranno praticare i nostri giovani per assicurarsi l’eterna salvezza?
— Si cibino sovente del cibo dei forti e facciano dei propositi fermi in confessione.
«In quel momento — continua Don Bosco —, un vivissimo splendore investì
tutta la sua persona; e io dovetti abbassare gli occhi, perché lo
sguardo si trovava in violenza, come chi fissa la luce elettrica, ma di
gran lunga più viva. In quell’istante egli si mise a parlare con voce
simile a chi canta: “Gloria a Dio Padre, Gloria a Dio Figlio, Gloria a
Dio Spirito Santo. A Dio che era, è e sarà il Giudice dei vivi e dei
morti”.
Io volevo ancora parlare, ma Don Provera, con la voce più bel la e
sonora che si possa immaginare, si mise solennemente a into nare:
“Laudate Dominum omnes gentes” (Genti tutte lodate il Si gnore), e un
coro di mille e mille voci si unirono a lui fino a tutto il Gloria.
Finito il canto, tutto tornò allo stato normale, Don Provera scom parve e
io mi svegliai» .
Defunctus adhuc loquitur (Benché sia morto, parla ancora). Don Provera
era stato uno dei Salesiani più fedeli a Don Bosco, il quale alla sua
morte ne aveva fatto questo elogio: « La Società Sale siana perde uno
dei migliori suoi soci». Ecco perché il Santo tenne in gran conto gli
avvisi ricevuti in sogno e riportò tutto il dialogo avuto con lui in un
suo scritto autografo.
7-23 Giugno 23, 1906 L’ubbidienza la fa continuare a vivere nel mondo come vittima.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Continuando a sentirmi male avevo detto al confessore ciò che ho scritto innanzi, tacendo qualche cosa che riguardano a queste stesse cose, parte per la debolezza estrema che vi sentivo, non avendo forza a parlare, e parte per timore che l’ubbidienza mi potesse fare qualche tranello. Oh! Dio Santo, che timore, Dio solo sa come vivo, vivo morendo continuamente, e l’unico mio sollievo sarebbe il morire per ritrovare la mia vita in Dio, eppure l’ubbidienza che la vuol fare da crudo carnefice, e tenermi a morire continuamente e non già a vivere per sempre in Dio. Oh! ubbidienza, quanto tu sei terribile e forte. Onde il confessore mi ha detto che non permetteva, e doveva dire al Signore che l’ubbidienza non voleva. Che pena amarissima! Onde trovandomi nel mio solito stato vedevo Nostro Signore, ed il confessore che lo pregava che non mi facesse morire. Io temendo che gli desse retta, piangevo, ed il Signore ha detto:
(2) “Figlia, stati cheta, non affliggermi col tuo pianto, Io ho tutta la ragione di portarti, perché voglio flagellare il mondo, e per riguardo di te e delle tue sofferenze mi sento come legato. Il confessore ha pure ragione di volerti tenere in terra, perché povero mondo, povero Corato, nello stato in cui si trova, che cosa ne sarà di esso se nessuno lo protegge, ed anche per lui stesso, perché stando tu, Io me ne servo per mezzo tuo, quando direttamente dicendo qualche cosa che gli riguarda, e quando indirettamente di richiamarlo, quando di spingerlo, quando di distornarlo di far cosa che a Me non piacesse; onde chiamandoti a Me, me ne servirò per mezzo delle sofferenze. Però, coraggio, che come stanno le cose, Io mi sento più disposto a contentare te che il confessore, ed Io stesso saprò cambiare la sua volontà”.
(3) Onde mi sono trovata in me stessa, senza dire che l’ubbidienza non voleva; non mi pareva necessario il dirlo, perché vedendo il confessore insieme con Nostro Signore, mi pareva che già sapesse tutto.