Liturgia delle Ore - Letture
Martedi della 5° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 6
1Dopo questi fatti, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,2e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.3Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.5Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".6Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.7Gli rispose Filippo: "Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo".8Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro:9"C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?".10Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.11Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero.12E quando furono saziati, disse ai discepoli: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto".13Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
14Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!".15Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
16Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare17e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.18Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento.19Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.20Ma egli disse loro: "Sono io, non temete".21Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
22Il giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.23Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù.25Trovatolo di là dal mare, gli dissero: "Rabbì, quando sei venuto qua?".
26Gesù rispose: "In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati.27Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".28Gli dissero allora: "Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?".29Gesù rispose: "Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato".
30Allora gli dissero: "Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: 'Diede loro da mangiare un pane dal cielo'".32Rispose loro Gesù: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;33il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo".34Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane".35Gesù rispose: "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete.36Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno.40Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno".
41Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: "Io sono il pane disceso dal cielo".42E dicevano: "Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?".
43Gesù rispose: "Non mormorate tra di voi.44Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.45Sta scritto nei profeti: 'E tutti saranno ammaestrati da Dio'. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.46Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.47In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.48Io sono il pane della vita.49I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;50questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo".
52Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?".53Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.58Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".
59Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.60Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?".61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: "Questo vi scandalizza?62E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima?63È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita.64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito.65E continuò: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio".
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
67Disse allora Gesù ai Dodici: "Forse anche voi volete andarvene?".68Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;69noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio".70Rispose Gesù: "Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!". Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.
Genesi 15
1Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: "Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande".2Rispose Abram: "Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco".3Soggiunse Abram: "Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede".4Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: "Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede".5Poi lo condusse fuori e gli disse: "Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle" e soggiunse: "Tale sarà la tua discendenza".6Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.7E gli disse: "Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese".8Rispose: "Signore mio Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?".9Gli disse: "Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione".10Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli.11Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava.12Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì.13Allora il Signore disse ad Abram: "Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni.14Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze.15Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice.16Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo".
17Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi.18In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram:
"Alla tua discendenza
io do questo paese
dal fiume d'Egitto
al grande fiume, il fiume Eufrate;
19il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti,20gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim,21gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei".
Salmi 18
1'Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto, quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici,2 e dalla mano di Saul. Disse dunque:'
Ti amo, Signore, mia forza,
3Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
4Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
5Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti impetuosi;
6già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali.
7Nel mio affanno invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
al suo orecchio pervenne il mio grido.
8La terra tremò e si scosse;
vacillarono le fondamenta dei monti,
si scossero perché egli era sdegnato.
9Dalle sue narici saliva fumo,
dalla sua bocca un fuoco divorante;
da lui sprizzavano carboni ardenti.
10Abbassò i cieli e discese,
fosca caligine sotto i suoi piedi.
11Cavalcava un cherubino e volava,
si librava sulle ali del vento.
12Si avvolgeva di tenebre come di velo,
acque oscure e dense nubi lo coprivano.
13Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
con grandine e carboni ardenti.
14Il Signore tuonò dal cielo,
l'Altissimo fece udire la sua voce:
grandine e carboni ardenti.
15Scagliò saette e li disperse,
fulminò con folgori e li sconfisse.
16Allora apparve il fondo del mare,
si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la tua minaccia, Signore,
per lo spirare del tuo furore.
17Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
18mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed eran più forti di me.
19Mi assalirono nel giorno di sventura,
ma il Signore fu mio sostegno;
20mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene.
21Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
22perché ho custodito le vie del Signore,
non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
23I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
non ho respinto da me la sua legge;
24ma integro sono stato con lui
e mi sono guardato dalla colpa.
25Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.
26Con l'uomo buono tu sei buono
con l'uomo integro tu sei integro,
27con l'uomo puro tu sei puro,
con il perverso tu sei astuto.
28Perché tu salvi il popolo degli umili,
ma abbassi gli occhi dei superbi.
29Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
il mio Dio rischiara le mie tenebre.
30Con te mi lancerò contro le schiere,
con il mio Dio scavalcherò le mura.
31La via di Dio è diritta,
la parola del Signore è provata al fuoco;
egli è scudo per chi in lui si rifugia.
32Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
O chi è rupe, se non il nostro Dio?
33Il Dio che mi ha cinto di vigore
e ha reso integro il mio cammino;
34mi ha dato agilità come di cerve,
sulle alture mi ha fatto stare saldo;
35ha addestrato le mie mani alla battaglia,
le mie braccia a tender l'arco di bronzo.
36Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
la tua bontà mi ha fatto crescere.
37Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
38Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
non sono tornato senza averli annientati.
39Li ho colpiti e non si sono rialzati,
sono caduti sotto i miei piedi.
40Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
hai piegato sotto di me gli avversari.
41Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
hai disperso quanti mi odiavano.
42Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
al Signore, ma non ha risposto.
43Come polvere al vento li ho dispersi,
calpestati come fango delle strade.
44Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
mi hai posto a capo delle nazioni.
Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
45all'udirmi, subito mi obbedivano,
stranieri cercavano il mio favore,
46impallidivano uomini stranieri
e uscivano tremanti dai loro nascondigli.
47Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
48Dio, tu mi accordi la rivincita
e sottometti i popoli al mio giogo,
49mi scampi dai nemici furenti,
dei miei avversari mi fai trionfare
e mi liberi dall'uomo violento.
50Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
e canterò inni di gioia al tuo nome.
51Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato,
a Davide e alla sua discendenza per sempre.
Salmi 119
1Alleluia.
Alef. Beato l'uomo di integra condotta,
che cammina nella legge del Signore.
2Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore.
3Non commette ingiustizie,
cammina per le sue vie.
4Tu hai dato i tuoi precetti
perché siano osservati fedelmente.
5Siano diritte le mie vie,
nel custodire i tuoi decreti.
6Allora non dovrò arrossire
se avrò obbedito ai tuoi comandi.
7Ti loderò con cuore sincero
quando avrò appreso le tue giuste sentenze.
8Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai.
9Bet. Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Custodendo le tue parole.
10Con tutto il cuore ti cerco:
non farmi deviare dai tuoi precetti.
11Conservo nel cuore le tue parole
per non offenderti con il peccato.
12Benedetto sei tu, Signore;
mostrami il tuo volere.
13Con le mie labbra ho enumerato
tutti i giudizi della tua bocca.
14Nel seguire i tuoi ordini è la mia gioia
più che in ogni altro bene.
15Voglio meditare i tuoi comandamenti,
considerare le tue vie.
16Nella tua volontà è la mia gioia;
mai dimenticherò la tua parola.
17Ghimel. Sii buono con il tuo servo e avrò vita,
custodirò la tua parola.
18Aprimi gli occhi perché io veda
le meraviglie della tua legge.
19Io sono straniero sulla terra,
non nascondermi i tuoi comandi.
20Io mi consumo nel desiderio
dei tuoi precetti in ogni tempo.
21Tu minacci gli orgogliosi;
maledetto chi devìa dai tuoi decreti.
22Allontana da me vergogna e disprezzo,
perché ho osservato le tue leggi.
23Siedono i potenti, mi calunniano,
ma il tuo servo medita i tuoi decreti.
24Anche i tuoi ordini sono la mia gioia,
miei consiglieri i tuoi precetti.
25Dalet. Io sono prostrato nella polvere;
dammi vita secondo la tua parola.
26Ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;
insegnami i tuoi voleri.
27Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò i tuoi prodigi.
28Io piango nella tristezza;
sollevami secondo la tua promessa.
29Tieni lontana da me la via della menzogna,
fammi dono della tua legge.
30Ho scelto la via della giustizia,
mi sono proposto i tuoi giudizi.
31Ho aderito ai tuoi insegnamenti, Signore,
che io non resti confuso.
32Corro per la via dei tuoi comandamenti,
perché hai dilatato il mio cuore.
33He. Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la seguirò sino alla fine.
34Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge
e la custodisca con tutto il cuore.
35Dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in esso è la mia gioia.
36Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso la sete del guadagno.
37Distogli i miei occhi dalle cose vane,
fammi vivere sulla tua via.
38Con il tuo servo sii fedele alla parola
che hai data, perché ti si tema.
39Allontana l'insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
40Ecco, desidero i tuoi comandamenti;
per la tua giustizia fammi vivere.
41Vau. Venga a me, Signore, la tua grazia,
la tua salvezza secondo la tua promessa;
42a chi mi insulta darò una risposta,
perché ho fiducia nella tua parola.
43Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera,
perché confido nei tuoi giudizi.
44Custodirò la tua legge per sempre,
nei secoli, in eterno.
45Sarò sicuro nel mio cammino,
perché ho ricercato i tuoi voleri.
46Davanti ai re parlerò della tua alleanza
senza temere la vergogna.
47Gioirò per i tuoi comandi
che ho amati.
48Alzerò le mani ai tuoi precetti che amo,
mediterò le tue leggi.
49Zain. Ricorda la promessa fatta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
50Questo mi consola nella miseria:
la tua parola mi fa vivere.
51I superbi mi insultano aspramente,
ma non devìo dalla tua legge.
52Ricordo i tuoi giudizi di un tempo, Signore,
e ne sono consolato.
53M'ha preso lo sdegno contro gli empi
che abbandonano la tua legge.
54Sono canti per me i tuoi precetti,
nella terra del mio pellegrinaggio.
55Ricordo il tuo nome lungo la notte
e osservo la tua legge, Signore.
56Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti.
57Het. La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
58Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
59Ho scrutato le mie vie,
ho rivolto i miei passi verso i tuoi comandamenti.
60Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
61I lacci degli empi mi hanno avvinto,
ma non ho dimenticato la tua legge.
62Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode
per i tuoi giusti decreti.
63Sono amico di coloro che ti sono fedeli
e osservano i tuoi precetti.
64Del tuo amore, Signore, è piena la terra;
insegnami il tuo volere.
65Tet. Hai fatto il bene al tuo servo, Signore,
secondo la tua parola.
66Insegnami il senno e la saggezza,
perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.
67Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua parola.
68Tu sei buono e fai il bene,
insegnami i tuoi decreti.
69Mi hanno calunniato gli insolenti,
ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti.
70Torpido come il grasso è il loro cuore,
ma io mi diletto della tua legge.
71Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari ad obbedirti.
72La legge della tua bocca mi è preziosa
più di mille pezzi d'oro e d'argento.
73Iod. Le tue mani mi hanno fatto e plasmato;
fammi capire e imparerò i tuoi comandi.
74I tuoi fedeli al vedermi avranno gioia,
perché ho sperato nella tua parola.
75Signore, so che giusti sono i tuoi giudizi
e con ragione mi hai umiliato.
76Mi consoli la tua grazia,
secondo la tua promessa al tuo servo.
77Venga su di me la tua misericordia e avrò vita,
poiché la tua legge è la mia gioia.
78Siano confusi i superbi che a torto mi opprimono;
io mediterò la tua legge.
79Si volgano a me i tuoi fedeli
e quelli che conoscono i tuoi insegnamenti.
80Sia il mio cuore integro nei tuoi precetti,
perché non resti confuso.
81Caf. Mi consumo nell'attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
82Si consumano i miei occhi dietro la tua promessa,
mentre dico: "Quando mi darai conforto?".
83Io sono come un otre esposto al fumo,
ma non dimentico i tuoi insegnamenti.
84Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando farai giustizia dei miei persecutori?
85Mi hanno scavato fosse gli insolenti
che non seguono la tua legge.
86Verità sono tutti i tuoi comandi;
a torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto.
87Per poco non mi hanno bandito dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
88Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò le parole della tua bocca.
89Lamed. La tua parola, Signore,
è stabile come il cielo.
90La tua fedeltà dura per ogni generazione;
hai fondato la terra ed essa è salda.
91Per tuo decreto tutto sussiste fino ad oggi,
perché ogni cosa è al tuo servizio.
92Se la tua legge non fosse la mia gioia,
sarei perito nella mia miseria.
93Mai dimenticherò i tuoi precetti:
per essi mi fai vivere.
94Io sono tuo: salvami,
perché ho cercato il tuo volere.
95Gli empi mi insidiano per rovinarmi,
ma io medito i tuoi insegnamenti.
96Di ogni cosa perfetta ho visto il limite,
ma la tua legge non ha confini.
97Mem. Quanto amo la tua legge, Signore;
tutto il giorno la vado meditando.
98Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici,
perché sempre mi accompagna.
99Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
100Ho più senno degli anziani,
perché osservo i tuoi precetti.
101Tengo lontano i miei passi da ogni via di male,
per custodire la tua parola.
102Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu ad istruirmi.
103Quanto sono dolci al mio palato le tue parole:
più del miele per la mia bocca.
104Dai tuoi decreti ricevo intelligenza,
per questo odio ogni via di menzogna.
105Nun. Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
106Ho giurato, e lo confermo,
di custodire i tuoi precetti di giustizia.
107Sono stanco di soffrire, Signore,
dammi vita secondo la tua parola.
108Signore, gradisci le offerte delle mie labbra,
insegnami i tuoi giudizi.
109La mia vita è sempre in pericolo,
ma non dimentico la tua legge.
110Gli empi mi hanno teso i loro lacci,
ma non ho deviato dai tuoi precetti.
111Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
sono essi la gioia del mio cuore.
112Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti,
in essi è la mia ricompensa per sempre.
113Samech. Detesto gli animi incostanti,
io amo la tua legge.
114Tu sei mio rifugio e mio scudo,
spero nella tua parola.
115Allontanatevi da me o malvagi,
osserverò i precetti del mio Dio.
116Sostienimi secondo la tua parola e avrò vita,
non deludermi nella mia speranza.
117Sii tu il mio aiuto e sarò salvo,
gioirò sempre nei tuoi precetti.
118Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché la sua astuzia è fallace.
119Consideri scorie tutti gli empi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
120Tu fai fremere di spavento la mia carne,
io temo i tuoi giudizi.
121Ain. Ho agito secondo diritto e giustizia;
non abbandonarmi ai miei oppressori.
122Assicura il bene al tuo servo;
non mi opprimano i superbi.
123I miei occhi si consumano nell'attesa della tua salvezza
e della tua parola di giustizia.
124Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore
e insegnami i tuoi comandamenti.
125Io sono tuo servo, fammi comprendere
e conoscerò i tuoi insegnamenti.
126È tempo che tu agisca, Signore;
hanno violato la tua legge.
127Perciò amo i tuoi comandamenti
più dell'oro, più dell'oro fino.
128Per questo tengo cari i tuoi precetti
e odio ogni via di menzogna.
129Pe. Meravigliosa è la tua alleanza,
per questo le sono fedele.
130La tua parola nel rivelarsi illumina,
dona saggezza ai semplici.
131Apro anelante la bocca,
perché desidero i tuoi comandamenti.
132Volgiti a me e abbi misericordia,
tu che sei giusto per chi ama il tuo nome.
133Rendi saldi i miei passi secondo la tua parola
e su di me non prevalga il male.
134Salvami dall'oppressione dell'uomo
e obbedirò ai tuoi precetti.
135Fa' risplendere il volto sul tuo servo
e insegnami i tuoi comandamenti.
136Fiumi di lacrime mi scendono dagli occhi,
perché non osservano la tua legge.
137Sade. Tu sei giusto, Signore,
e retto nei tuoi giudizi.
138Con giustizia hai ordinato le tue leggi
e con fedeltà grande.
139Mi divora lo zelo della tua casa,
perché i miei nemici dimenticano le tue parole.
140Purissima è la tua parola,
il tuo servo la predilige.
141Io sono piccolo e disprezzato,
ma non trascuro i tuoi precetti.
142La tua giustizia è giustizia eterna
e verità è la tua legge.
143Angoscia e affanno mi hanno colto,
ma i tuoi comandi sono la mia gioia.
144Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre,
fammi comprendere e avrò la vita.
145Kof. T'invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi;
custodirò i tuoi precetti.
146Io ti chiamo, salvami,
e seguirò i tuoi insegnamenti.
147Precedo l'aurora e grido aiuto,
spero sulla tua parola.
148I miei occhi prevengono le veglie
per meditare sulle tue promesse.
149Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia;
Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio.
150A tradimento mi assediano i miei persecutori,
sono lontani dalla tua legge.
151Ma tu, Signore, sei vicino,
tutti i tuoi precetti sono veri.
152Da tempo conosco le tue testimonianze
che hai stabilite per sempre.
153Res. Vedi la mia miseria, salvami,
perché non ho dimenticato la tua legge.
154Difendi la mia causa, riscattami,
secondo la tua parola fammi vivere.
155Lontano dagli empi è la salvezza,
perché non cercano il tuo volere.
156Le tue misericordie sono grandi, Signore,
secondo i tuoi giudizi fammi vivere.
157Sono molti i persecutori che mi assalgono,
ma io non abbandono le tue leggi.
158Ho visto i ribelli e ne ho provato ribrezzo,
perché non custodiscono la tua parola.
159Vedi che io amo i tuoi precetti,
Signore, secondo la tua grazia dammi vita.
160La verità è principio della tua parola,
resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia.
161Sin. I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme le tue parole.
162Io gioisco per la tua promessa,
come uno che trova grande tesoro.
163Odio il falso e lo detesto,
amo la tua legge.
164Sette volte al giorno io ti lodo
per le sentenze della tua giustizia.
165Grande pace per chi ama la tua legge,
nel suo cammino non trova inciampo.
166Aspetto da te la salvezza, Signore,
e obbedisco ai tuoi comandi.
167Io custodisco i tuoi insegnamenti
e li amo sopra ogni cosa.
168Osservo i tuoi decreti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie.
169Tau. Giunga il mio grido fino a te, Signore,
fammi comprendere secondo la tua parola.
170Venga al tuo volto la mia supplica,
salvami secondo la tua promessa.
171Scaturisca dalle mie labbra la tua lode,
poiché mi insegni i tuoi voleri.
172La mia lingua canti le tue parole,
perché sono giusti tutti i tuoi comandamenti.
173Mi venga in aiuto la tua mano,
poiché ho scelto i tuoi precetti.
174Desidero la tua salvezza, Signore,
e la tua legge è tutta la mia gioia.
175Possa io vivere e darti lode,
mi aiutino i tuoi giudizi.
176Come pecora smarrita vado errando;
cerca il tuo servo,
perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti.
Isaia 32
1Ecco, un re regnerà secondo giustizia
e i principi governeranno secondo il diritto.
2Ognuno sarà come un riparo contro il vento
e uno schermo dall'acquazzone,
come canali d'acqua in una steppa,
come l'ombra di una grande roccia su arida terra.
3Non si chiuderanno più gli occhi di chi vede
e gli orecchi di chi sente staranno attenti.
4Gli animi volubili si applicheranno a comprendere
e la lingua dei balbuzienti parlerà
spedita e con chiarezza.
5L'abietto non sarà chiamato più nobile
né l'imbroglione sarà detto gentiluomo,
6poiché l'abietto fa discorsi abietti
e il suo cuore trama iniquità,
per commettere empietà
e affermare errori intorno al Signore,
per lasciare vuoto lo stomaco dell'affamato
e far mancare la bevanda all'assetato.
7L'imbroglione - iniqui sono i suoi imbrogli -
macchina scelleratezze
per rovinare gli oppressi con parole menzognere,
anche quando il povero può provare il suo diritto.
8Il nobile invece si propone cose nobili
e agisce sempre con nobiltà.
9Donne spensierate, suvvia ascoltate la mia voce; figlie baldanzose, porgete l'orecchio alle mie parole.10Fra un anno e più giorni voi tremerete, o baldanzose, perché finita la vendemmia non ci sarà più raccolto.11Temete, o spensierate; tremate, o baldanzose, deponete le vesti, spogliatevi, cingetevi i fianchi di sacco.12Battetevi il petto per le campagne amene, per i fertili vigneti,13per la terra del mio popolo, nella quale cresceranno spine e pruni, per tutte le case in gioia, per la città gaudente;14poiché il palazzo sarà abbandonato, la città rumorosa sarà deserta, l'Ofel e il torrione diventeranno caverne per sempre, gioia degli asini selvatici, pascolo di mandrie.
15Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall'alto;
allora il deserto diventerà un giardino
e il giardino sarà considerato una selva.
16Nel deserto prenderà dimora il diritto
e la giustizia regnerà nel giardino.
17Effetto della giustizia sarà la pace,
frutto del diritto una perenne sicurezza.
18Il mio popolo abiterà in una dimora di pace,
in abitazioni tranquille,
in luoghi sicuri,
19anche se la selva cadrà
e la città sarà sprofondata.
20Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli
e lascerete in libertà buoi e asini.
Lettera ai Galati 4
1Ecco, io faccio un altro esempio: per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto;2ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre.3Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo.4Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge,5per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli.6E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!7Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio.
8Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono;9ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire?10Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni!11Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo.
12Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla.13Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo;14e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù.
15Dove sono dunque le vostre felicitazioni? Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli.16Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?17Costoro si danno premura per voi, ma non onestamente; vogliono mettervi fuori, perché mostriate zelo per loro.18È bello invece essere circondati di premure nel bene sempre e non solo quando io mi trovo presso di voi,19figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi!20Vorrei essere vicino a voi in questo momento e poter cambiare il tono della mia voce, perché non so cosa fare a vostro riguardo.
21Ditemi, voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse cosa dice la legge?22Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera.23Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera, in virtù della promessa.24Ora, tali cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due Alleanze; una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, rappresentata da Agar25- il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli.26Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre.27Sta scritto infatti:
'Rallègrati, sterile, che non partorisci,
grida nell'allegria tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell'abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito'.
28Ora voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco.29E come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora.30Però, che cosa dice la Scrittura? 'Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio' della donna libera.31Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma di una donna libera.
Capitolo VI: Chi ha vero amore, come ne dà prova
Leggilo nella Biblioteca1. Figlio, ancora non sei forte e saggio nell'amore. Perché, o Signore? Perché, per una piccola contrarietà lasci la strada intrapresa e troppo avidamente cerchi consolazione. Chi è forte nell'amore, regge alle tentazioni e non crede alla suadente furbizia del nemico. Come gli sono caro nella prosperità, così gli sono caro nelle avversità. Chi è saggio nell'amore non guarda tanto al pregio del dono, quanto all'amore di colui che dona. Guarda più all'affetto che al prezzo, e pone tutti i doni al di sotto della persona amata. Chi è nobile nell'amore non si appaga nel dono, ma si appaga in me, al di sopra di qualunque dono. Se talvolta, verso di me, o verso i miei santi, hai l'animo meno ben disposto di quanto vorresti, non per questo tutto è perduto. Quell'amore che talora senti, buono e dolce, è effetto della grazia presente in te; è, per così dire, un primo assaggio della patria celeste. Ma è cosa su cui non bisogna fare troppo conto, perché non è ferma e costante.
2. Segno di virtù e di grande merito, è questo: lottare quando si affacciano cattivi impulsi dell'animo, e disprezzare le suggestioni del diavolo. Dunque non lasciarti turbare da alcun pensiero che ti venga dal di fuori, di qualsivoglia natura. Saldamente mantieni, invece, i tuoi propositi, con l'animo diretto a Dio. Non è una vana illusione che, talvolta, tu sia d'un tratto portato fino all'estremo rapimento, per poi ritornare subito alle consuete manchevolezze spirituali; queste infatti non dipendono da te, ma le subisci contro tua voglia. Anzi, fino a che tali manchevolezze ti disgustano, e ad esse resisti, questo è cosa meritoria, non già rovinosa per l'anima. Sappi che l'antico avversario tenta in ogni modo di ostacolare il tuo desiderio di bene, distogliendoti da qualsiasi esercizio di devozione; distogliendoti, cioè dal culto dei santi, dal pio ricordo della mia passione, dall'utile pensiero dei tuoi peccati, dalla vigilanza del tuo cuore; infine dal fermo proponimento di progredire nella virtù. L'antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Non credergli, non badargli, anche se ti avrà teso sovente i lacci dell'inganno. Ascrivile a lui, quando ti insinua cose cattive e turpi. Digli: vattene, spirito impuro; arrossisci, miserabile. Veramente immondo sei tu, che fai entrare nei miei orecchi cose simili. Allontanati da me, perfido ingannatore; non avrai alcun posto in me: presso di me starà Gesù, come un combattente valoroso; e tu sarai svergognato. Preferisco morire e patire qualsiasi pena, piuttosto che cedere a te. Taci, ammutolisci; non ti ascolterò più, per quante insidie tu mi possa tendere. "Il Signore è per me luce e salvezza; di chi avrò paura? (Sal 26,1). Anche se fossero eretti contro di me interi accampamenti, il mio cuore non vacillerà (Sal 26,3). Il Signore è il mio alleato e il mio redentore" (Sal 18,15).
3. Combatti come un soldato intrepido. E se talvolta cadi per la tua debolezza, riprendi forza maggiore, fiducioso in una mia grazia più grande, guardandoti però attentamente dalla vana compiacenza e dalla superbia: è a causa di esse che molti vengono indotti in inganno, cadendo talora in una cecità pressoché incurabile. E' questa rovina degli uomini superbi, stoltamente presuntuosi, che ti deve indurre a prudenza e ad indefettibile umiltà.
L'unicità del battesimo contro Petiliano
Sant'Agostino - Sant'Agostino
Leggilo nella BibliotecaAgostino si sente obbligato a confutare chi erra lontano dalla verità.
1. 1. Siamo continuamente obbligati, fratello Costantino, a fornire risposte ad interlocutori che la pensano in maniera differente da noi ed errano allontanandosi dalla regola della verità. 1, anche su questioni che abbiamo già rivisitato fra un sermone e l'altro. Credo comunque che sia utile farlo, sia per la loro scarsa capacità di comprensione, per cui fraintendono ciò che leggono quando è espresso in modo diverso, sia per il proliferare di scritti polemici: un documento raro è consultato solo dagli studiosi, invece quando si tratta di una massa di documenti, uno o l'altro cade facilmente in mano anche ai meno interessati. Ora, il Discorso sull'unico battesimo, scritto da coloro che reiterano il battesimo + che ti è stato offerto da non so quale presbitero donatista e tu mi hai consegnato durante un nostro soggiorno in campagna, pregandomi vivamente di darvi una risposta + , benché sia ridondante di parole altisonanti e offensivo per gli attacchi calunniosi, guarda con quale facilità lo confuto con l'aiuto del Signore!
Perché si dibatte in pubblico una cosa segreta.
1. 2. Lì si trova una prima insinuazione: " che si dibatte in pubblico una cosa segreta ". Tacciano, allora, quelli che pensano che questo non si deve fare! Se poi sostengono di essere costretti a parlare per rispondere a coloro che li contestano, allora è anche nostro dovere rispondere, non solo a quelli che la pensano diversamente, ma anche a quelli che si comportano in modo contrario al nostro. Si deve denunciare pubblicamente ciò che nuoce occultamente, poiché anche in pubblico si prende la sua difesa, quando si consiglia ciò che, se attuato, causerebbe occultamente un danno. Infatti, chi mai battezza qualcuno alla presenza di profani? E tuttavia nessun profano ignora che i cristiani ricevono il battesimo: egli ne sente parlare apertamente; ma, se diventa credente, lo dovrà ricevere in segreto.
È di Cristo l'unica consacrazione dell'uomo che si effettua nel battesimo.
2. 3. Vediamo, dunque, ciò che dicono costoro sulla reiterazione del battesimo: gente che si fa scrupolo di parlarne apertamente, mentre ci si dovrebbe augurare che temessero di ammetterlo apertamente. Dice costui: " Si domanda dov'è il vero battesimo "; poi aggiunge: " .Esso è talmente mio, quest'unico battesimo dato da me, che neppure gli stessi sacrileghi lo reiterano. ". Noi gli rispondiamo: Non è sacrilego colui che non osa reiterare l'unico battesimo, non perché è tuo, ma perché è di Cristo. In realtà, è di Cristo l'unica consacrazione dell'uomo che si effettua nel battesimo, tua invece è la reiterazione dell'unico battesimo. Io rettifico in te ciò che è tuo, riconosco ciò che è di Cristo. È giusto infatti che, quando disapproviamo le malefatte degli uomini, approviamo però in essi tutti i doni di Dio che vi scopriamo. Dico di più: è giusto che anche nell'uomo sacrilego io non violi il sacramento, quando mi si rivela autentico, per evitare così di emendare il sacrilego compiendo su di lui un sacrilegio.
Mentre curiamo i vizi umani, stiamo attenti a non condannare i rimedi di Dio.
3. 4. In effetti, costoro sono cattivi benché il battesimo sia buono, così come sono cattivi i Giudei benché la legge sia buona 2. Pertanto, come i Giudei saranno giudicati in base a questa stessa legge, che neppure con la loro malizia riuscirono a render cattiva, così anche costoro saranno giudicati dallo stesso battesimo, che è rimasto un bene fra le mani di cattivi. Così, quando un Giudeo si presenta a noi per diventare cristiano, noi non distruggiamo affatto i beni di Dio in lui, ma i suoi propri mali. Ad esempio, noi correggiamo l'errore di non credere che Cristo è già venuto, è nato, ha sofferto ed è risuscitato; poi, sulle rovine della sua incredulità, costruiamo la fede che fa credere a queste verità; al tempo stesso lo dissuadiamo anche dall'errore di aderire alle evanescenze dei riti antichi, dimostrandogli che è già arrivato il tempo predetto dai Profeti, in cui essi sarebbero stati aboliti e trasformati. Ma, se crede che si deve dare culto all'unico Dio, creatore del cielo e della terra, se detesta tutti gli idoli e i riti sacrileghi dei pagani, se attende il giudizio futuro, spera nella vita eterna e non dubita della risurrezione della carne, noi lo lodiamo, lo approviamo, lo riconosciamo, e attestiamo che si deve credere come lui credeva, si deve osservare ciò che lui osservava. Altrettanto, quando uno scismatico o un eretico ritorna fra noi per diventare cattolico, noi ci adoperiamo per eliminare lo scisma e l'eresia, facendo opera di dissuasione e di demolizione; se, però, constatiamo in lui la presenza dei sacramenti cristiani e di qualsiasi verità in cui crede, ce ne guardiamo bene dal fargli violenza e dal reiterare ciò che sappiamo dev'essere conferito una sola volta, perché non accada che, mentre curiamo i vizi umani, condanniamo i rimedi di Dio o, cercando di risanare ciò che non è ferito, feriamo l'uomo ferito, precisamente là dove è sano. Perciò, se incontro un eretico che è in disaccordo con noi su una verità della fede cristiana e cattolica, o addirittura sulla stessa unità della Trinità, e tuttavia è stato battezzato secondo la regola del Vangelo e della Chiesa, correggo l'intelligenza dell'uomo, ma non violo il sacramento di Dio. Intendo parlare tanto dei Giudei quanto degli scismatici o eretici che errano in qualsiasi modo a riguardo del nome di Cristo.
Anche gli idolatri posseggono elementi di verità.
4. 5. Per quanto concerne direttamente i pagani e gli adoratori degli idoli, certamente ben lontani da noi per una somma di divergenze, l'Apostolo ci dà quest'unica regola: correggere anche in essi ciò che è depravato, in modo tale da approvare ciò che vi può essere eventualmente di giusto. Egli infatti condannava gli idolatri e, circostanza aggravante, non solo gli adoratori ma anche gli stessi inventori degli idoli, quando dice: Essi, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrato il loro cuore ostinato. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili 3. Tali furono, lo sappiamo bene, gli idoli degli Egizi, presso i quali ci consta che fu istituita un'idolatria dalle mille forme e, di gran lunga, la più ignominiosa. Eppure, ha forse affermato che essi non conoscevano Dio, o non l'ha piuttosto confermato quando dice: Essi, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria come a Dio? Se dunque avesse tentato di rifiutare e distruggere in quanto menzognera questa cognizione, per averla riscontrata fra i sacrileghi, non sarebbe forse + e non sia mai + un nemico della verità? Pertanto, ciò che essi hanno contraffatto nella loro menzogna + e [Paolo] dice a questo riguardo: Costoro hanno cambiato la gloria di Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, poiché si raffigurarono un Dio che non esiste, e lo fecero conoscere agli uomini non come essi lo avevano conosciuto; e poco dopo dice di costoro: Essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore, che è benedetto nei secoli 4. In effetti, la verità della creatura proviene da Dio, ma essa non è Dio; costoro invece l'hanno trasformata in menzogna, adorando come divinità il sole, la luna e tutti i corpi celesti e terrestri + dunque, ciò che essi hanno trasformato nella loro menzogna, egli lo denuncia, lo ripudia, lo abbatte; invece ciò che essi hanno accolto di vero nel loro insegnamento, benché mescolato e confuso con mille falsità, lo approva, lo attesta, lo afferma. Tant'è vero che lui ha introdotto il testo citato, dicendo: In realtà l'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia 5; con ciò non nega in loro una qualche verità, anche se è soffocata nell'iniquità.
L'Apostolo non distrugge, ma conferma quanto ha trovato ad Atene.
4. 6. Anche negli Atti degli Apostoli, mentre istruiva gli Ateniesi intorno all'unico e vero Dio nel quale viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, subito aggiunse: Come alcuni dei vostri hanno detto 6. Questo dato, dunque, che in Dio abbiamo la vita e il movimento e l'essere, appartiene a quel residuo di verità che perfino quegli empi adoratori di idoli imprigionano nella loro iniquità: essi che, pur conoscendo Dio, non lo hanno glorificato come Dio. Come ben si vede, questa verità, di cui constatiamo la presenza presso gli empi e gli idolatri, l'Apostolo non la distrugge ma la conferma, e la utilizza come argomento per istruire coloro che ignoravano queste cose. Seguendo tale regola apostolica, il vescovo Cipriano, dissertando sull'unico vero Dio contro gli adoratori di molti falsi idoli, cita copiose testimonianze, desunte dai libri di coloro che essi considerano i loro sommi luminari 7, a proposito della suddetta verità che essi soffocano nella iniquità. Ma è ancor più sorprendente ciò che ha fatto l'Apostolo: visitando i loro templi, scoprì un altare, fra quelli dedicati ai demoni, che recava l'iscrizione: Al Dio ignoto 8. Egli non negò la cosa, né la confutò per demolirla, ma piuttosto la confermò, traendone lo spunto più appropriato per iniziare il suo discorso, quando disse: Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio 9.
Anche noi intendiamo seguire la regola apostolica.
5. 7. Pertanto, anche noi intendiamo seguire questa regola apostolica, che i nostri Padri ci hanno tramandato: se troviamo qualcosa di giusto anche nei malvagi, cerchiamo di emendare la loro perversità senza violare minimamente ciò che in essi è retto, affinché nello stesso individuo siano corretti i suoi errori a partire dalle verità in cui crede, senza che la confutazione degli errori distrugga anche queste verità. Ai tempi degli Apostoli quelli che dicevano: Io sono di Paolo, io invece sono di Apollo, e io di Cefa 10, pur non affidandosi al nome degli empi, ma dei santi, creavano empi scismi: questo era il loro specifico e detestabile vizio. Sapevano che per loro Cristo era stato crocifisso ed essi erano stati battezzati nel suo nome: questo non era certo frutto del loro errore, ma un dono ricevuto da Dio. Tale verità di Dio essi di fatto la soffocavano nell'empietà dei loro scismi. Facendo sua questa verità, il beatissimo Paolo non la distrugge distruggendo quei vizi; al contrario, consolidando quella, dimostra che si dovevano emendare questi. Forse Paolo è stato crocifisso per voi + dice + o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 11 In tal modo la verità di Dio che essi possedevano li avrebbe fatti arrossire della loro falsità che mettevano in atto. Dunque, come si dice a un Giudeo: " Conserva la fede nella risurrezione dei morti, come già facevi, ma credi che Cristo è già risorto dai morti, cosa che non credevi ancora, perché la verità di Dio sulla risurrezione dei morti tu la soffochi nella tua iniquità, in quanto non credi che Cristo sia risorto "; e come si dice all'adoratore degli idoli: " Conserva l'idea che un unico vero Dio ha creato il mondo, come già pensavi, ma non credere che siano dèi i tronchi e le pietre e tutte le particelle di questo universo che tu adoravi, poiché la verità di Dio, in virtù della quale credi che il mondo sia stato creato da lui, tu la soffochi nella tua iniquità, per la quale vuoi essere un adoratore di falsi dèi "; altrettanto si dica all'eretico, che non ha alterato minimamente con il suo errore i sacramenti cristiani, così come sono trasmessi nella Chiesa cattolica: " Conserva il battesimo cristiano, conferito nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, come già facevi, ma riconosci che la Chiesa di Cristo, quella che tu maledicevi con voce sacrilega, si diffonde per tutto il mondo, come è stato appunto predetto dai profeti: la verità di Dio sull'unicità del battesimo la soffochi nell'iniquità della tua divisione. Correggi l'iniquità della finzione eretica, perché non ti conduca alla dannazione, e non inorgoglirti della verità del sacramento cristiano, che è lì per giudicarti ". Quanto a me, Dio mi guardi dal detestare la tua iniquità al punto di rinnegare la verità di Cristo, che trovo in te per la tua condanna! Lungi da me correggerti in modo tale da distruggere ciò che mi permette di correggerti! Dovrei forse distruggere la verità che incontro nell'anima degli eretici, quando l'Apostolo non distrusse la verità che trovò incisa sulla pietra dei pagani? 12.
L'unico Dio vale più dell'unico battesimo.
5. 8. L'unico Dio vale più dell'unico battesimo + infatti il battesimo non è dio, ma tuttavia è qualcosa di grande perché è sacramento di Dio + eppure lo stesso unico Dio era adorato anche al di fuori della Chiesa da coloro che non lo conoscevano. Così pure l'unico battesimo, anche al di fuori della Chiesa è conferito da coloro che lo ignorano. Chi afferma che non può essere accaduto che l'unico e vero Dio fosse adorato al di fuori della Chiesa da coloro che non lo conoscevano, consideri bene se è in grado di rispondere, non a me, ma all'Apostolo in persona che dichiara: Colui che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio!. 13.
Agli eretici non giova affatto il battesimo che per ignoranza conferiscono e conservano al di fuori della Chiesa.
6. 8. Quindi, come non giovava assolutamente alla salvezza di coloro che, pur ignorando il vero Dio, lo adoravano, anzi, era causa della loro rovina in quanto, con il culto degli idoli, essi commettevano un'ingiuria sacrilega contro lo stesso vero Dio, così non giova affatto alla salvezza degli eretici il fatto che per ignoranza conferiscano e conservino al di fuori della Chiesa il vero battesimo, anzi, contribuisce piuttosto alla loro condanna, perché soffocano nella sacrilega iniquità dell'errore umano la stessa verità del sacramento divino, non per esserne purificati ma giudicati più severamente. E come l'Apostolo, quando correggeva quegli uomini sacrileghi, riconosceva e non negava il vero Dio, che essi adoravano al di fuori della Chiesa senza conoscerlo, così anche noi, quando correggiamo gli errori degli eretici nella loro sacrilega separazione, dobbiamo fermamente riconoscere e non negare che è vero il battesimo, che essi, nella loro ignoranza, trasmettono al di fuori della Chiesa.
Obiezione sul battesimo di Giovanni.
7. 9. " .Ma. ", essi dicono, " .Paolo, giunto ad Efeso, ordinò di battezzare nel nome di Cristo alcuni individui che dicevano di aver ricevuto il battesimo di Giovanni. 14 ". Se qualcuno, basandosi su questo esempio, pensa che si debbano battezzare gli scismatici e gli eretici, abbia il coraggio di sostenere, se ne è capace, che Giovanni fu un eretico o uno scismatico! Se è un'empietà sostenere ciò, allora ne consegue senz'altro che a quegli uomini veniva dato certamente ciò che mancava, non disapprovato ciò che già era in loro, sia che avessero mentito dicendo di avere ricevuto il battesimo di Giovanni, come pensano alcuni, sia che il battesimo di Giovanni non fosse il battesimo di Cristo, anche se lui militava per Cristo, come del resto i sacramenti antichi della Legge giocavano, per così dire, un ruolo precorritore e prefigurativo. Ma essi insistono: " Se dopo Giovanni, l'amico dello Sposo. 15, è stato conferito il battesimo, quanto più si deve battezzare dopo un eretico! ". Potrebbe dire un altro, come mosso da una altrettanto legittima indignazione: " .Se è stato conferito il battesimo dopo Giovanni, che non beveva una goccia di vino, quanto più giustamente si deve battezzare dopo un ubriacone! ". Ebbene, lo facciano costoro, se sono capaci! Battezzino dopo i loro ubriaconi, se gli Apostoli hanno battezzato dopo il sobrio Giovanni. Che cosa rispondono al riguardo, se non che essi non battezzano dopo costoro, perché quelli che sono stati battezzati da loro non hanno ricevuto il battesimo di costoro, bensì quello di Cristo? Ammettano allora che è stato conferito il battesimo dopo Giovanni, o perché costoro non avevano alcun battesimo o non avevano ancora il battesimo di Cristo.
I Donatisti riportano testi evangelici che piuttosto sono un valido sostegno alla nostra causa.
7. 10. Questa obiezione, in verità, il nostro interlocutore, cui stiamo rispondendo, l'ha rivolta piuttosto a se stesso e non l'ha risolta. Dice infatti: " .Forse qualcuno dirà: Ma coloro che Paolo ha battezzato per la seconda volta, erano stati purificati con il battesimo di Giovanni, non con quello di Gesù Cristo. Da ciò ne deduco che non conviene ribattezzare coloro che risultano essere stati battezzati da traditori, però nel nome di Cristo. ". Ecco l'obiezione che egli si è posta, ed ora ascolta bene come abbia tentato invano di risolverla. Egli dice: " .A tale questione il Signore ha risposto nei seguenti termini: Chi non raccoglie con me, disperde 16; e ancora: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli. Molti infatti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi conosco; allontanatevi da me, operatori di iniquità 17. È certo dunque che essi hanno mandato in rovina il loro falso lavoro, avendo osato agire sia pure nel nome di Gesù Cristo, ma sacrilegamente. Ne consegue che, volenti o nolenti, con i loro sacramenti sacrileghi i traditori offendono ancor più Cristo. Se essi hanno l'ardire di affermare: Noi abbiamo profetato nel tuo nome, si sentiranno dire da lui come gli altri: Andate via da me, operatori di iniquità; non vi conosco. E glielo dirà con pieno diritto, poiché è evidente che per gli indegni battezzare, scacciare i demoni e compiere altri portenti sono opere non dissimili. ". Vedi quante belle cose ha detto, ma non ha potuto minimamente risolvere l'obiezione che si era proposta! Non solo non l'ha risolta, ma ha pure richiamato alla nostra mente argomentazioni di cui dovremo servirci per confutare costoro. Questi testi evangelici in effetti non sono di alcun aiuto alla sua tesi, ma piuttosto sono un valido sostegno alla nostra causa.
Paolo sottolineò la distinzione fra il battesimo di Giovanni e quello di Cristo.
7. 11. Si trattava del battesimo di Giovanni 18. Ora, se l'Apostolo battezzò alcuni già battezzati da lui, non diede certo loro, per la seconda volta, il battesimo di Giovanni che già avevano, ma piuttosto ordinò di dare loro il battesimo nel nome di Cristo che non avevano. Ciò facendo, non distrusse né l'uno né l'altro, ma sottolineò la distinzione di entrambi. Lo ha notato bene anche colui contro il quale noi stiamo discutendo. Egli, nei panni del contraddittore, si è costruito questa obiezione come se l'avesse raccolta dagli avversari: " anche coloro che chiamano traditori, amministrano e ricevono il battesimo di Cristo, non quello di Giovanni, e pertanto dopo di loro non è opportuno né invalidare né ripetere il battesimo". Ora, egli sostiene che su tale questione ha risposto Cristo con queste parole: Chi non raccoglie con me, disperde 19, come se Cristo avesse detto: anche se si troverà qualcosa di vero e di mio in quelli che non raccolgono con me, sia negato, esorcizzato, distrutto. Costui dichiara anche che a certuni, i quali dicono: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? [Cristo] risponderà loro: Non vi conosco; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità 20. Ma ha forse detto anche qui: " A causa della vostra iniquità, rinnegherò anche la mia verità che voi soffocate nella vostra iniquità "? Egli in effetti non accoglierà nel suo regno tutti coloro nei quali troverà una qualche verità, ma coloro in cui troverà la carità in accordo con la verità: se mancherà quella, sarà presente l'iniquità. Tuttavia non è giusto negare la verità racchiusa in questa iniquità; si deve piuttosto condannare l'iniquità senza distruggere la verità. A tal riguardo dice l'Apostolo: E se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, se avessi il dono della profezia e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla 21. Ha detto che lui è nulla se non possiede la carità, non se gli mancano i misteri, la scienza, la profezia e la fede. Queste cose effettivamente sono grandi, anche se chi le possiede senza la carità è nulla e detiene la loro verità nella sua iniquità. Ecco ciò che anche noi diciamo a questi eretici: " .Noi non distruggiamo la verità del battesimo, che voi soffocate nella vostra iniquità; ma quando vi correggiamo, è questa che noi intendiamo distruggere e abbattere, mentre riconosciamo e manteniamo intatta quella. ". Come ben si vede, questa nutrita serie di testi evangelici non serve affatto a costui.
Noi non possiamo negare, né disapprovare e distruggere le verità possedute dagli eretici; invece condanniamo o, per quanto possibile, correggiamo la loro iniquità.
7. 12. Sottolinea piuttosto come essi siano un ottimo supporto per suffragare la nostra tesi. Ecco, ascolta attentamente le sue stesse parole: " È fuor di dubbio che essi hanno mandato in rovina il loro falso lavoro, poiché hanno osato agire da sacrileghi, benché nel nome di Gesù Cristo. ". Nulla di più vero! Coloro che hanno osato agire sacrilegamente nel nome di Gesù Cristo, hanno distrutto il loro falso lavoro. Ma, forse, per questo il nome di Gesù Cristo diventerà sacrilego, anche se individui sacrileghi se ne servono per compiere qualcosa? Chi oserà mai affermare una cosa simile, sia pure un perfetto demente? Si troverà qualche pagano ai nostri giorni che oserà affermare questo?. Ecco perché lo stesso Gesù Cristo, pur avendo affermato con assoluta verità: Colui che non raccoglie con me, disperde 22, quando i suoi discepoli gli annunciarono di aver trovato un tale che scacciava i demoni nel suo nome e di averlo rimproverato perché non seguiva il Signore con loro, rispose: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia miracoli nel mio nome e possa parlare male di me 23. Quest'uomo avrà certamente avuto la sua parte di iniquità personale, perché non raccoglieva con il Signore e non seguiva con i discepoli il pastore nell'unità del suo gregge; in questa sua iniquità egli imprigionava una verità non sua, poiché era nel nome di Gesù Cristo che scacciava i demoni e di lui non parlava male. Pertanto, il Signore condanna l'iniquità di quest'uomo con quelle parole: Colui che non raccoglie con me, disperde, però non nega né rifiuta la sua verità presente in lui, quando dice: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia miracoli nel mio nome e possa parlare male di me. Imitando questo esempio del Signore, anche noi, nella misura delle nostre forze, non possiamo negare, né osiamo disapprovare e distruggere la verità del battesimo, né qualsiasi altra verità posseduta dagli eretici; invece la loro iniquità, per la quale certamente non raccolgono con Cristo ma disperdono, a buon diritto la rifiutiamo e, senza violare la verità che si trova in essi, la condanniamo o, per quanto è possibile, la correggiamo.
Non si può tollerare colui che chiama sacrileghi i sacramenti di Cristo, anche se li possiedono i traditori.
8. 13. Cerchi dunque costui di individuare bene l'errore, che gli ha fatto soggiungere subito dopo: " .Lo vogliano o no, con i loro sacramenti sacrileghi i traditori offendono ancor più Cristo. " 24. È un altro atteggiamento temerario, certo, ma comunque tollerabile, quello di dare del traditore ad alcuni senza provarlo. Ma chi può tollerare che egli chiami sacrileghi i sacramenti di Cristo, anche se li possiedono i traditori, come insinua a torto, e questi [sacramenti] sono celebrati secondo il rito evangelico, cioè nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo? Perché, allora, non dice che non è più un sacramento di Cristo quello che è amministrato da individui sacrileghi? E perché non dice che non esiste neppure il nome di Cristo se viene pronunciato dai sacrileghi? Ma questo non si è proprio azzardato ad affermarlo. Infatti dice: " .È indubbio pertanto che abbiano mandato in rovina il loro falso lavoro, perché hanno agito sacrilegamente, benché nel nome di Gesù Cristo. Benché. " + soggiunge + " .nel nome di Gesù Cristo. ". Ha forse sostenuto che non è il nome di Gesù Cristo? Dunque, come ai sacrileghi non giova affatto agire nel nome di Gesù Cristo, così non giova a nulla agli eretici battezzare o essere battezzati nel battesimo di Gesù Cristo. Ma tuttavia, come quello è il nome di Gesù Cristo, così anche questo è il battesimo di Gesù Cristo: l'uno e l'altro deve essere riconosciuto e approvato, non negato e distrutto, per evitare di recare ingiuria a doni così preziosi di Dio, proprio mentre si vuol correggere la vita degli uomini sacrileghi, che fanno cattivo uso di questi stessi doni.
La verità cattolica è contraria a quanto affermano i Donatisti.
8. 14. Egli applica ai sacrileghi, che battezzano al di fuori della Chiesa, scacciano i demoni o compiono prodigi nel nome di Gesù Cristo, le parole che dirà il Signore: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità 25. Noi invece diciamo, anzi, la verità stessa dichiara che il Signore dirà questo a tutti, anche a quei pesci cattivi che nuotano nelle reti dell'unità insieme ai buoni fino alla riva 26. Che altro dirà loro, dopo aver raccolto i pesci buoni nei cesti e separato quelli cattivi per essere buttati via, se non: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità? Però, non per questo distruggiamo in loro i sacramenti di Cristo, dal momento che riconosciamo nelle medesime reti dell'unità sia quelli che danno, sia quelli che ricevono il battesimo. Personalmente, sono convinto che anche costoro non siano talmente impudenti che osino affermare che il Signore non dirà alla moltitudine di malvagi e scellerati del loro partito, corrotti e inquinati da scandali e da crimini ben noti a tutti, cioè agli avari e ai sequestratori, agli spietati usurai e ai sanguinari circoncellioni: Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità! Tuttavia essi sanno, vedono, sostengono che un gran numero di costoro battezzano e molti sono battezzati da loro: nonostante ciò, essi non violano il sacramento di Cristo in quelle persone, anche quelli che vedono con disgusto i loro crimini. E così, lungi dall'aver detto qualcosa di antitetico alle nostre tesi, quando ha esibito questi testi evangelici, egli ci ha rinfrescato la memoria su quanto dovremmo dire per controbatterli!
Il sacramento del battesimo può essere presso gli eretici, ma non per il loro bene.
9. 15. Perciò, quando poco dopo dichiara con aria di trionfo: "Ho risolto in poche parole la questione. " 27, egli l'ha veramente risolta, ma a nostro favore, poiché affermando che anche gli indegni battezzano, scacciano i demoni e compiono altri prodigi con identiche motivazioni, e quando diranno: Nel tuo nome abbiamo fatto questo, Cristo dirà: Non vi conosco; allontanatevi da me, operatori di iniquità 28, ha messo in luce queste due verità correlative: anche coloro che sono separati dalla Chiesa battezzano con il battesimo di Gesù Cristo e scacciano i demoni nel nome di Gesù Cristo, ma né l'uno né l'altro fatto li conduce alla vita eterna o li salva dall'eterno supplizio. Supponiamo, allora, che torni alla Chiesa un individuo, dal quale furono cacciati i demoni per mezzo di colui che i discepoli videro scacciare i demoni nel nome di Gesù Cristo 29, ma non apparteneva al gregge di Gesù Cristo: nessuno si sognerebbe di negare il prodigio avvenuto in lui ad opera di quel tale, ma gli aggiungerebbe soltanto ciò che gli mancava. La stessa cosa accadrebbe a chi torna alla Chiesa dopo essere stato consacrato dal battesimo di Cristo, amministrato al di fuori della Chiesa dagli eretici o scismatici: non si deve negare il sacramento della verità di cui è impregnato, ma piuttosto si deve aggiungere il pio amore dell'unità, dalla quale è stato separato, e senza la quale questo sacramento potrebbe certamente essere in lui, ma non potrebbe essere per il suo bene. Questo facciamo noi, questo abbiamo ricevuto per tradizione dai nostri Padri, questo nella Chiesa cattolica, diffusa nel mondo intero, difendiamo contro tutte le tenebrosità dell'errore. Ma, a questo punto, perché dobbiamo continuare a discutere sulla questione, quando proprio lui ce l'ha sbrogliata alla lesta, rammentando i testi evangelici, che certamente, se non volesse andare a caccia di cavilli, gli consentirebbero di condannare il proprio errore e di riconoscere la vera dottrina del battesimo?
Noi incriminiamo l'iniquità dei Donatisti, ma riconosciamo e approviamo senza riserve la verità del battesimo.
9. 16. Che bisogno c'è, dunque, di ritessere una per una le sue parole, dal momento che egli è convinto di discorrere con arguzia e di presentare con ricchezza di eloquio la sua tesi, in base alla quale presso di loro sussiste il vero battesimo, che però noi riconosciamo e non neghiamo?. In effetti, chiunque consideri un dato certo e inconcusso quanto prescrive la regola verissima e inviolabile della verità, secondo la quale in ogni uomo, non solo si deve respingere o emendare ciò che è falso e vizioso, ma si deve anche riconoscere e accettare ciò che è vero e giusto, ha già compreso sia ciò che noi rifiutiamo dell'eresia dei Donatisti sia ciò che non dobbiamo assolutamente violare. Ora, poiché essi soffocano nell'iniquità del loro scisma la verità del battesimo, noi incriminiamo la loro iniquità, ma riconosciamo e approviamo senza riserve la verità del battesimo.
Chi sostiene l'invalidità del battesimo dato dagli eretici, è come se negasse lo stesso Cristo perché riconosciuto dai demoni.
10. 17. Chi sostiene infatti che il battesimo di Cristo, quando con esso battezzano gli eretici, va invalidato, deve conseguentemente affermare che si deve negare lo stesso Cristo, quando i demoni lo confessano 30. In questo è stato lodato Pietro quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 31, mentre i demoni sono stati espulsi, pur dicendo la stessa cosa: Noi sappiamo chi sei tu: il Figlio di Dio 32. Dunque, questa confessione fu proficua per Pietro, per i demoni fu dannosa; in entrambi i casi tuttavia non era falsa, bensì vera: non si doveva rinnegare ma riconoscere, non si doveva riprovare ma approvare. Così è della verità del battesimo: quella confessione è data dai Cattolici, che si comportano con rettitudine, come fu proclamata da Pietro; la medesima confessione è data dagli eretici, che si comportano da perversi, come fu proclamata dai demoni. Aiuta gli uni, condanna gli altri; ma, in ambedue i casi, la si deve approvare con il riconoscimento, in nessun caso la si deve violare con la negazione. Per questo anche l'apostolo Giacomo, quando redarguiva alcuni, perché affermavano che la vera fede è sufficiente all'uomo e non la congiungevano con le opere della carità, li confuta attraverso questa comparazione con i demoni: non dovevano credere di appartenere a Dio per il solo fatto di credere nel vero Dio, senza preoccuparsi di unire alla fede le opere buone: Tu credi + dice + che c'è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano 33. Dunque, egli mette sullo stesso piano dei demoni coloro che di Dio hanno la vera fede, ma vivono malamente; però la medesima verità, che i demoni cioè credono nel vero Dio, non la distrugge negandola, malgrado l'odio che i demoni hanno contro di lui. Perciò, quando il nostro interlocutore con cui discutiamo ha osservato che l'Apostolo dice: Un solo Dio, una sola fede, un solo battesimo 34, ecco che noi abbiamo scoperto che lo stesso Dio è adorato al di fuori della Chiesa anche da coloro che lo ignorano, che la stessa verità in un solo Dio è proclamata al di fuori della Chiesa non solo da alcuni uomini, ma persino dai demoni, e l'una e l'altra verità è confermata, non negata, dagli Apostoli 35. Perché, allora, non confermiamo anche l'unico battesimo, anziché negarlo, quando lo riscontriamo in coloro che si trovano al di fuori della Chiesa? In tal modo, noi non rendiamo cattivo ciò che è buono a causa di ciò che in essi è perverso; ma, partendo da ciò che in essi è retto, correggiamo anche ciò che in essi è depravato.
Anche noi seguiamo la regola apostolica per quanto concerne l'autenticità del battesimo.
11. 18. Che significa, allora, questa sua affermazione: " .Il vero battesimo è là ove è la vera fede. "?. Si può dare benissimo il caso, che alcuni abbiano il vero battesimo, ma non la vera fede; come può accadere che possiedano il vero Vangelo, ma non comprendendolo bene abbiano una falsa credenza su Dio. Ebbene, per questa falsità della loro fede, penseremo forse che anche il Vangelo, che pur posseggono nella forma autentica, debba essere rigettato o emendato?. Non credo che quegli abitanti di Corinto, che l'Apostolo redarguisce perché si erano dissolti nelle sètte, avessero una vera fede quando gli dicevano: Io sono di Paolo 36. Questo infatti era falso. Però avevano il vero battesimo; perciò, basandosi su questa verità, per correggere questa falsità si sentono domandare da lui: Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 37 Fra costoro c'erano anche alcuni che non credevano nella resurrezione dei morti, e su questo punto certamente non professavano, né avevano la vera fede. Ora, partendo dalla verità che credevano, cioè la resurrezione di Cristo, nel quale erano stati battezzati, l'Apostolo si adopera per curare anche ciò che in essi non vi era di sano nella fede, dicendo: Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risuscitato 38. Poiché credevano che Cristo era risorto, e su questo punto la loro fede era genuina, egli voleva guarirli anche dalla persuasione così funesta ed erronea che i morti non risorgono. Per questo, come neppure loro trovano nelle sante Scritture canoniche casi di eretici, che venivano battezzati per la seconda volta quando entravano nella Chiesa cattolica, così neppure noi troviamo che costoro erano stati ammessi con lo stesso battesimo, che avevano ricevuto nell'eresia. Su questo punto, almeno, la loro posizione si può equiparare alla nostra: né la loro prassi, che li porta a ribattezzare gli eretici o quelli che considerano tali, né la nostra prassi, che è di ammettere il battesimo di Cristo anche quando è stato amministrato dagli eretici, è confermata espressamente da alcun esempio dei tempi apostolici. Comunque noi constatiamo che gli Apostoli, se scoprivano qualche verità in coloro che si trovavano nell'errore o nell'empietà di qualche sacrilegio, confermavano, piuttosto che negare, ciò che in essi trovavano di vero, senza per questo assolverli dall'errore o dall'empietà, anzi, correggendoli o condannandoli. Noi seguiamo la stessa regola anche per quanto concerne l'autenticità del battesimo: laddove riscontriamo che essa è conservata e salvaguardata così come si conserva e si salvaguarda nella Chiesa cattolica, noi non la neghiamo né la distruggiamo. Ma, fatta salva questa verità, ciò che in ciascun individuo è vizioso, depravato e falso, noi lo curiamo, correggiamo ed emendiamo [per quanto è possibile]; se invece non è possibile, lo evitiamo dopo averlo riprovato e condannato.
La loro iniquità, causa della sacrilega separazione dalla Chiesa di Cristo.
11. 19. Pertanto, quando li accogliamo, non intendiamo far nostra la loro iniquità, causa della loro sacrilega separazione dalla Chiesa di Cristo, che li fa persistere nelle loro accuse calunniose e oltraggiose contro la cristianità, alla quale Dio offre testimonianze così cospicue attraverso la Legge, i Profeti, il Vangelo, i Salmi e gli Apostoli. E neppure intendiamo accogliere il loro errore, in base al quale rifiutano di riconoscere il battesimo di Cristo, custodito anche presso gli eretici secondo la regola ecclesiastica, osano distruggerlo e non esitano a reiterarlo. Di più: non solo laici, ma anche chierici + e non chierici qualsiasi, ma sacerdoti e vescovi + , pur essendo stati battezzati in quelle Chiese che gli Apostoli hanno fondato con la loro fatica, se riescono a sedurli in un modo o nell'altro per farli passare dalla loro parte, li fanno catecumeni ! Questi loro comportamenti esecrabili noi non li accetteremo mai e poi mai, per cui, se non li correggono, non potranno rientrare fra noi.
Precauzioni della Chiesa prima di ammettere allo stato clericale apostati convertiti.
12. 20. E, a questo proposito, non manchiamo di fare una distinzione: coloro che hanno abbandonato la Chiesa cattolica dopo esserne stati fedeli, devono subire una penitenza di maggiore umiliazione rispetto a coloro che non ne hanno mai fatto parte. Essi non dovranno essere ammessi allo stato clericale [nei casi seguenti]: se sono stati ribattezzati dagli eretici, se sono ritornati fra loro dopo essere stati ammessi una prima volta fra noi, sia che appartenessero ai loro chierici sia ai laici. I nostri, poi, qualora ignorassero questa regola e malauguratamente li chiamassero ad assumere lo stato clericale nella Chiesa cattolica o permettessero loro di restarvi, benché censurati con fraterna autorità dai [vescovi] più zelanti, non per questo pensino di poter conferire loro le dignità ecclesiastiche senza aver le prove, o almeno la fondata speranza, che costoro si siano emendati da quei mali. Ecco dunque una calunnia gratuita, lanciata contro la Chiesa cattolica da coloro che con empio crimine si separano dalla sua unità. Mi servirò piuttosto delle parole dell'Apostolo: L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia 39. Questa collera, salvo emendamenti, sorprenderà anche coloro che soffocano nell'ingiustizia del loro scisma sacrilego la verità del battesimo cristiano.
La smetta una buona volta di strumentalizzare un episodio fuori questione, al fine di creare illusioni su false rassomiglianze!
13. 21. Invece la Chiesa cattolica, che, in base alle profezie, si espande fra tutte le nazioni con una prodigiosa fecondità, non libera nessuno dall'ingiustizia, in modo da distruggere in lui, non la sua propria verità, ma la verità del suo Signore. Perché dunque costui esclama con una certa arroganza e audacia: " Io ho battezzato senza alcun timore colui che tu, sacrilego, hai inquinato; l'ho battezzato, dico; ho fatto ciò che fece l'apostolo Paolo "?. Legga allora il testo che riferisce questo gesto dell'apostolo Paolo. Se vuole riferirsi all'episodio accaduto ad Efeso 40, abbia il coraggio di sostenere che Giovanni, un sacrilego, li inquinò! Se poi non ha tanto ardire, poiché sarebbe un gesto clamoroso di empietà, la smetta una buona volta di strumentalizzare un episodio, del tutto estraneo alla questione, al fine di creare illusioni su false rassomiglianze!
I casi di Agrippino, di Cipriano, di Pietro. Errori detestabili.
13. 22. Egli adduce anche il caso del vescovo di Cartagine, Agrippino, del glorioso martire Cipriano e dei settanta predecessori di Cipriano, i quali seguirono questa prassi e la mandarono in vigore. O errore veramente esecrabile di uomini, che credono sia degno di lode imitare determinate azioni erronee, compiute da uomini illustri, dalle cui virtù sono ben lontani! Anche per questo motivo, infatti, alcuni vogliono mettersi sullo stesso piano di Pietro, se hanno rinnegato Cristo; se poi hanno obbligato persino i pagani a compiere i riti giudaici, ci tengono a farsi chiamare suoi fratelli. Tali comportamenti furono riprovevoli in quest'uomo così illustre, ma la grazia apostolica rifulse talmente in lui da cancellarli del tutto, per cui sostengo che non si può, non dico preferire, ma neppure uguagliare o paragonare con lui qualunque cristiano del nostro tempo, sia pure un vescovo, che non ha mai rinnegato Cristo né costretto i pagani a compiere riti giudaici 41. Stesso caso per il gloriosissimo martire Cipriano. Se è vero che non voleva riconoscere il battesimo di Cristo, conferito dagli eretici o scismatici, poiché sentiva profonda avversione per coloro che con tanto dolore vedeva separati dall'unità cattolica, che amava immensamente, è altrettanto vero che, in seguito, si acquistò meriti così eminenti, da giungere fino al trionfo del martirio, e lo splendore della carità in cui eccelleva, dissolse quest'ombra, affinché il suo ricco virgulto diventasse ancor più fecondo di frutti: se doveva essere ancora purificato in qualche misura, in mancanza d'altro, lo sarebbe stato certamente sotto l'ultimo colpo di spada della passione suprema. Neppure noi, che pur riconosciamo la verità del battesimo, e non la neghiamo, benché conferito nell'iniquità degli eretici, siamo per questo migliori di Cipriano, come non siamo migliori di Pietro per il solo fatto che non forziamo i pagani a giudaizzarsi. La stessa cosa risponderei a proposito di Agrippino e degli altri vescovi, che sono considerati gli organizzatori di quei concili : essi, pur essendo di idee così discrepanti, con coloro che avevano un'opinione diversa su tale questione mantennero l'unità, nella quale la carità copre una moltitudine di peccati 42. Poiché camminavano così nella verità della Chiesa, alla quale erano pervenuti, Dio poteva rivelare ad essi, secondo la parola dell'Apostolo 43, anche il punto su cui non pensavano in modo ortodosso. Sorgeva allora, in effetti, una questione nuova: come dovevano essere accolti gli eretici. Più di un fratello, acceso da santo e legittimo zelo contro i guasti dell'eresia, fu talmente turbato da questa novità, da credere che fosse necessario riprovare in essi anche ciò che, pur nel loro male, conservavano di buono. Ecco in due parole il mio pensiero al riguardo: battezzare una seconda volta gli eretici, fatto che viene loro attribuito, fu allora frutto di un errore umano; ma battezzare per la seconda volta i Cattolici, come tuttora fanno costoro, è sempre e comunque frutto di presunzione diabolica.
I due vescovi delle Chiese in assoluto più eminenti, cioè quella di Roma e quella di Cartagine: Stefano e Cipriano, ambedue ben fondati nell'unità cattolica.
14. 23. Voglio però che costui mi risolva una difficoltà. Quando ha elencato con ordine la serie dei vescovi della Chiesa di Roma, ha citato anche Stefano fra quelli che hanno esercitato l'episcopato in modo irreprensibile: e lo riconosce. Ora, Stefano non solo non ribattezzava gli eretici, ma giudicava anche degni di scomunica quelli che lo facevano o ordinavano di farlo, come testimoniano le lettere di altri vescovi e di Cipriano stesso 44. Nonostante ciò, Cipriano restò con lui nella pace dell'unità. Che cosa risponderanno su questo punto? Spremano pure le loro meningi il più possibile, e vedano se sono in grado di rispondere! Ecco: nella stessa epoca vivevano due personaggi, per non parlare di altri, che avevano opinioni differenti; essi erano due vescovi delle Chiese in assoluto più eminenti, cioè quella di Roma e quella di Cartagine: Stefano e Cipriano, ambedue ben fondati nell'unità cattolica. Uno dei due, Stefano, era convinto che non si dovesse mai reiterare il battesimo e si indignava contro coloro che agivano così; Cipriano, al contrario, era convinto che fosse opportuno battezzare nella Chiesa cattolica coloro che erano stati battezzati nell'eresia o nello scisma, come se essi non avessero il battesimo di Cristo. Molti concordavano con il primo, altri con il secondo; ma gli uni e gli altri erano solidali con loro nell'unità. Se è vero, dunque, sostenere ciò che essi dicono + ed è sulla base di questo principio che essi tentano di rivendicare il diritto o giustificare la causa del loro scisma + e cioè che " .nell'unica comunione dei sacramenti i cattivi inquinano i buoni, perciò si deve evitare il contagio dei malvagi con la separazione fisica, affinché non periscano tutti insieme. ", si deve ammettere allora che dall'epoca di Stefano e di Cipriano la Chiesa andò perduta e non restava più nulla per coloro che venivano dopo di loro, ivi compreso lo stesso Donato, dalla quale sarebbe nato spiritualmente. Se essi giudicano che questa ipotesi sia infamante, e lo è realmente, come mai la Chiesa ha continuato ad esistere da allora in poi e fino all'epoca di Ceciliano, di Maggiorino o di Donato, e non hanno potuto farla perire per inquinamento tutti coloro che furono ammessi nel suo grembo senza battesimo e, sempre secondo costoro, sotto il peso di tutti i loro peccati e crimini? Né Cipriano, né i fautori della sua teoria sul battesimo hanno mai interrotto ogni rapporto di comunione con costoro, poiché ritenevano che nell'unità e nella comunione dei sacramenti di Cristo i peccati degli altri non potessero contaminarli. Ecco come la Chiesa poté continuare a vivere in seguito: essa cresceva e si espandeva per tutta la terra, secondo quanto era stato predetto di lei, e i crimini altrui dei traditori o malfattori di ogni risma non potevano assolutamente inquinarla, come nell'unica aia il frumento non può essere contaminato dalla paglia fino al tempo della vagliatura 45, come nell'unica rete 46 i pesci cattivi non possono rovinare i pesci buoni, nuotando insieme fino al momento di giungere a riva.
I Donatisti hanno inventato l'arte mirabolante di distinguere crimine da crimine.
14. 24. Non ci fu dunque altra ragione, se non una rabbia forsennata che, con il pretesto di evitare la comunione dei malvagi, li spinse a separarsi dall'unità di Cristo, che si estende nell'universo intero. Costoro non avranno per caso inventato l'arte mirabolante di distinguere crimine da crimine? Ispirandosi alle regole del discernimento, derivate non tanto dalle Scritture ma dal loro cuore, vanno dicendo che nell'unità della comunione dei sacramenti si sopporta ogni sorta di crimini altrui senza esserne contaminati; invece, nel caso del crimine di tradizione, tutti coloro che saranno in comunione di sacramenti con i traditori saranno inquinati. Ma, su questo punto, è ormai inutile trascinare la polemica, tanto più che essi osano parlarne ben di rado. Evidentemente anch'essi se ne vergognano, perché si rendono conto di parlare a vanvera e, quando ne parlano, non tentano di fondare le argomentazioni su qualche testimonianza divina. Preferiscono, invece, quando imputano agli uni i peccati degli altri per giustificare l'empietà del loro scisma, avere spesso in bocca i seguenti testi: Se vedi un ladro, corri con lui 47, e: Non farti complice dei peccati altrui 48, e: Fuori, uscite di là e non toccate niente d'impuro 49, e: Chi abbia toccato un immondo sarà immondo 50, e: Un po' di lievito fa fermentare tutta la massa 51, ed altri testi simili. In essi non si fa alcuna distinzione specifica fra il crimine di tradizione e gli altri crimini, viene invece escluso ogni tipo di complicità con il peccato. Ora, se Cipriano avesse interpretato questi testi o precetti divini alla stregua di costoro, si sarebbe automaticamente separato da Stefano e non avrebbe perseverato con lui nella comunione dell'unità cattolica. In effetti, se volessimo dar credito all'opinione che sostengono costoro riguardo al battesimo, [Stefano] ammettendo nella Chiesa gli eretici e gli scismatici, i quali non hanno il battesimo, sempre secondo la loro opinione, avrebbe comunicato con i peccati altrui, in quanto i peccati di quelli che non erano stati ancora lavati con il vero battesimo, restavano senza dubbio in loro. Dunque, Cipriano avrebbe dovuto separarsi dalla comunione con lui per non camminare in compagnia di un ladro, per non comunicare con i peccati altrui, per non essere contaminato da un impuro, per non inquinarsi contattando un individuo contaminato, per non essere corrotto dal fermento altrui. Ora, poiché lui non si è comportato così, ma ha perseverato con essi nell'unità, ne consegue logicamente che l'intera massa della stessa unità fu corrotta e la Chiesa non ha più potuto continuare ad esistere per dare alla luce in seguito i loro santi: Maggiorino e Donato 52! Naturalmente, non osando in alcun modo affermare una cosa simile, devono per forza concludere che i buoni hanno convissuto con i cattivi nella comunione dei sacramenti cristiani senza subire alcuna contaminazione e che la Chiesa di Cristo ha durato fino ai tempi di Ceciliano, non senza annoverare alcuni malfattori, come se fosse già [mèsse] riposta nel granaio 53, pur mescolata ancora con la paglia come se si trovasse sull'aia. In tal modo essa ha potuto sopravvivere anche in seguito, come del resto al presente, finché nell'ultimo giorno del giudizio sarà mondata col ventilabro.
Nella Chiesa i buoni né diventano una cosa sola con i malvagi, né si separano dall'unità.
15. 25. Che cosa si propone, dunque, questa loro incontenibile frenesia di separarsi dall'unità del corpo di Cristo, che, come si legge nei Profeti e si vede già in atto, si estende nell'universo intero e a tutte le nazioni? Qui è proprio il caso di dire con la parola della Scrittura: Il figlio cattivo si vanta di essere giusto, ma non si lava per la sua partenza 54; cioè, egli non presenta né scuse, né motivazioni, né giustificazioni per aver avuto l'ardire, nel suo furore scismatico, di abbandonare la casa di Dio 55 per volgersi alla peste dell'eresia. Se costui fosse stato veramente giusto, come lo era l'apostolo Paolo con i falsi fratelli, sui quali egli geme nelle sue Epistole 56, e come lo era Cipriano con coloro che considerava ancora carichi dei loro peccati passati perché privi del battesimo, pur sapendo che erano stati ammessi nella Chiesa da Stefano, sarebbe restato nella Chiesa di Cristo senz'essere minimamente contaminato nella sua persona, vivendo a fianco di coloro che sapeva o riteneva ingiusti, e non avrebbe abbandonato i buoni a causa dei cattivi, ma avrebbe piuttosto tollerato i cattivi a motivo dei buoni, [comportandosi] come il grano che tollera, per il peso della carità, di essere triturato con la pula, non come la polvere lievissima che, ancor prima della vagliatura, s'invola al primo refolo di brezza. In tal modo, costui avrebbe perseverato nell'unità cattolica insieme agli iniqui, che le reti devono necessariamente contenere fino a riva 57, senza per questo esporsi a camminare in compagnia di un ladro o essere coinvolto nei peccati altrui o contrarre le impurità di un essere immondo o imbrattarsi al contatto dell'impuro o essere corrotto dal fermento cattivo di chiunque 58. Tutto questo non può accadere senza dare il proprio consenso al peccato, di cui il serpente si servì, complice la donna, per sedurre il primo uomo perfino nello stato di felicità del paradiso 59, non quindi a causa della comunione dei sacramenti, nella quale l'impuro Giuda non poté contaminare i discepoli puri 60. Dai malvagi, poi, con i quali condividono i sacramenti di Dio, i buoni, pur essendo ancora sull'aia e non nel granaio, sono ben lontani e distinti, non tanto per la separazione dei corpi quanto per la difformità dei costumi: vivendo in maniera diversa, non entrando a far parte di conventicole estranee. In tal modo, né diventano una cosa sola con i malvagi, né si separano dall'unità della Chiesa.
Noi non sosteniamo la causa del tale o del talaltro, ma la causa della Chiesa.
15. 26. Perché, dunque, devono presentarci a tinte fosche il crimine commesso da fantomatici traditori, dei quali nonostante tutto mai sono riusciti a provare la colpevolezza? Se però li difendessimo dalle loro calunnie, faremmo la figura di voler sostenere soltanto la causa del tale o del tal'altro, non la causa della Chiesa. In breve, chiunque fosse il traditore, senza distinzione di persone o di paese d'origine, e non solo il peccato dei traditori, ma anche di coloro che costringevano a consegnare le Scritture, e di tutti i malfattori, criminali e sacrileghi, nessuno escluso, Stefano secondo loro li ammetteva nella Chiesa perché, se non avevano il battesimo, tutti i peccati e i misfatti che avevano commessi, per quanto orribili, restavano in loro per condannarli senza alcuna remissione di colpa. Ecco chi ammetteva Stefano, ecco con chi viveva Cipriano nell'unità cattolica! E tuttavia la Chiesa non crollò, ma riuscì a sopravvivere. Pertanto i peccati altrui non inquinano chiunque vive nella sua unità. Invano il figlio malvagio si affrettò ad uscire dalla famiglia di suo padre, invano egli si dice giusto: la sua partenza non lo rende puro 61. Forse obietteranno: coloro che Stefano ammetteva così, erano purificati in forza della loro partecipazione all'unità, poiché la carità copre una moltitudine di peccati 62. Magari lo dicessero! È quanto infatti sosteniamo anche noi, quando li sollecitiamo o li imploriamo di far ritorno all'unità. A questo punto, però, non ci sarebbe più fra noi disputa alcuna sul battesimo. Se infatti coloro che sono stati battezzati nell'eresia o nello scisma, quando ritornano alla Chiesa sono purificati dalla stessa carità dell'unità, allora veramente non c'è più alcun motivo per ribattezzarli.
Calunnie donatiste contro i vescovi di Roma.
16. 27. Vedi, dunque, quante cose costui ha detto a nostro favore in questo Discorso, al quale mi hai pregato di rispondere. C'è ancora bisogno di confutare le sue accuse, lanciate contro i vescovi della Chiesa di Roma con incredibili calunnie? Marcellino e i suoi presbiteri: Milziade, Marcello e Silvestro, si vedono incolpare da lui di aver consegnato i Libri sacri e offerto l'incenso!. Ma, con ciò, li ha forse confutati, o ci sono prove che documentano la loro colpevolezza? Egli afferma che furono scellerati e sacrileghi, io ribatto che erano innocenti. Perché affaticarmi a difendere la mia tesi, dal momento che lui non ha neppure tentato di provare debolmente la sua accusa?. Se c'è una qualche parvenza di umanità nelle questioni umane, sono convinto che noi potremmo essere ripresi a maggior ragione se, di fronte ad una denuncia contro individui sconosciuti, lanciata da avversari che non si preoccupano di dimostrare la colpevolezza di costoro con un minimo di prove, li credessimo colpevoli anziché innocenti; poiché, ammesso pure che sia vero il contrario, è certamente per un dovere di umanità che un uomo non pensa male nei confronti di un altro uomo senza alcun fondamento, e non presta fede facilmente a chiunque lancia accuse senza il sostegno di testimoni o di prove, e si presenta in veste di calunniatore ingiurioso piuttosto che di accusatore coscienzioso.
Sono a disposizione gli atti proconsolari: chi vuole, li prenda pure e li legga!
16. 28. Ma c'è di più; ed è che Milziade, a quel tempo vescovo della Chiesa di Roma, il quale presiedeva il tribunale per ordine dell'imperatore Costantino, al quale gli accusatori del vescovo di Cartagine, Ceciliano, avevano deferito tutta la questione attraverso il proconsole Anulino, proclamò innocente lo stesso Ceciliano. Ebbene, quando i loro antenati, contestarono davanti al citato imperatore questo processo con spudorata pervicacia, perché non era stato esaminato né chiarito in modo approfondito e corretto, non accennarono minimamente al reato di tradizione o di offerta dell'incenso sul conto di Milziade! Certo, non avrebbero dovuto neppure appellarsi al suo tribunale, ma piuttosto suggerire preliminarmente all'imperatore o insistere per fargli suggerire che essi non potevano accettare che la loro causa fosse trattata davanti a uno che aveva consegnato i Libri santi e si era macchiato con i sacrifici agli idoli. Essi né avevano dato in precedenza una simile interpretazione dei fatti, né si sono sognati di lanciare questa accusa dopo che fu pronunziato il verdetto contro di loro e a favore di Ceciliano, non fosse altro per il livore causato dalla loro sconfitta. Perché dunque adesso, dopo tanto tempo, imbastiscono calunnie inconsistenti per offuscare la fama della stessa Chiesa di Roma, denigrando il comportamento del giudice Milziade, che si pronunziò per l'innocenza di Ceciliano, quando non sono mai riusciti, attraverso un qualsiasi loro procedimento giudiziario, a far condannare alcuno, né a far sostituire qualcuno dei loro nel ruolo di condannato? Contro di essa, prima inviarono allo sparuto gruppetto di loro adepti africani alcuni amministratori, fatti venire da lontano e di nascosto, di cui costui non si vergogna di fare il nome 63, in attesa di dare in qualche modo a questa povera gente ingannata vescovi propri. Tant'è vero che, dopo l'assoluzione di Ceciliano, essi denunziarono all'imperatore il vescovo d'Aphthungi, Felice: era lui il traditore, arcinoto a tutti; quindi Ceciliano, in quanto ordinato da un traditore, non avrebbe potuto essere vescovo. Per il momento Costantino non si rifiutò di dar corso alla loro accusa, benché fosse al corrente della loro malafede nell'incriminare Ceciliano di fatti mai commessi, perciò ordinò di trattare la causa di Felice. Essa fu istruita in Africa da Aeliano proconsole: anche Felice fu dichiarato innocente. Sono a disposizione gli atti proconsolari: chi vuole, li prenda pure e li legga! Questa sentenza non solo costituisce la prova culminante dell'innocenza di Ceciliano e la conferma della nettissima assoluzione dello stesso Felice, nonché l'esplicita condanna delle loro calunnie, che nel loro concilio lo avevano definito: fonte di tutti i mali, ma induce anche a pensare che la vita integerrima di Milziade non era stata minimamente intaccata dalle loro accuse. Ci sarà mai qualcuno così insensato da credere che, coloro i quali non perdonarono a Felice di aver consacrato Ceciliano, avrebbero potuto perdonare Milziade di averlo assolto, se la vita di questo vescovo, pur non essendo compromessa da alcuna offesa all'integrità della sua coscienza, non fosse stata oscurata da una qualsiasi fama ostile? O, forse, la montatura sulla sentenza del foro di Aphthungi poteva diventare la base delle loro accuse, mentre l'accertamento dei fatti, compiuto nel Campidoglio di Roma, sarebbe passato sotto silenzio?
Le accuse donatiste contro Mensurio ed altri sono infondate.
16. 29. Quanto a Mensurio, che cosa posso rispondere? Durante il suo periodo e fino al giorno della sua morte, il popolo dell'unità non conobbe alcuna scissione: proprio le lettere di Secondo di Tigisi, nelle quali si asserisce che fosse ripreso, confermano il carattere pacifico delle loro relazioni episcopali e la loro ininterrotta unione con il collegio episcopale. D'altronde, volendo manifestare ciò che pensava anche della Chiesa di Cirta e ingiuriando i vescovi cattolici di questa città con ogni sorta di insulti, quale risultato ottenne oltraggiando personaggi eminenti in santità, nostri contemporanei e ottimamente conosciuti da noi, se non mostrarci chiaramente che cosa dobbiamo pensare anche delle persone sconosciute che lui insulta alla stessa maniera? Per cui, come sono stati manichei Profuturo, deceduto pochi anni fa, e il tuttora vivente Fortunato, che gli è succeduto nell'episcopato, così sono stati traditori questi individui assolutamente sconosciuti, vissuti tanto tempo prima di noi, che costoro non cessano di accusare, e di cui oggi noi sappiamo con certezza che la loro vita fu irreprensibile, quanto alle accuse di cui sono fatti oggetto.
Essere calunniati con la Chiesa è attestato di gloria.
16. 30. Certamente non è una magra consolazione né una gloria da poco per ciascuno di noi essere incriminati dai nemici della Chiesa insieme alla Chiesa stessa; tuttavia la difesa della Chiesa non poggia sulla difesa di quegli uomini, che essi nominatamente perseguono con le loro false accuse. Insomma, che importa sapere chi furono Marcellino, Marcello, Silvestro, Milziade, Mensurio, Ceciliano e gli altri, bersagliati con ogni tipo di calunnia da parte dei Donatisti, perché in qualche modo dovevano giustificare il loro scisma? Costoro non pregiudicano minimamente la Chiesa cattolica, diffusa nel mondo intero!. La loro innocenza non diventa affatto la nostra corona, né la loro colpevolezza la nostra condanna. Se furono buoni, la battitura sull'aia cattolica li ha purificati come il grano; se furono cattivi, la battitura sull'aia cattolica li ha triturati come la paglia. Su quest'aia possono essere sia i buoni che i cattivi, al di fuori di quest'aia non possono essere i buoni. Chiunque viene separato da questa unità dal vento della superbia, in quanto è soltanto paglia, perché mai se la deve prendere con l'aia del Signore a causa della paglia che vi è mescolata?
I Donatisti sono stati a loro volta traditori e i più implacabili giustizieri dei presunti traditori.
17. 31. Anche noi diciamo, e non solo diciamo, ma lo comproviamo attraverso documenti scritti, sia ecclesiastici che civili, che Secondo di Tigisi, colui che a loro dire avrebbe riunito il concilio che condannò Ceciliano, accordò la pace ad alcuni traditori, rei confessi, per non provocare uno scisma, poiché lui stesso si vide accusare da Purpurio di Limata di aver consegnato le Scritture; diciamo anche che Vittore di Rusicada, Donato di Calama, Donato di Mascula, Marino di Acque Tibilitane e Silvano di Cirta sono stati a loro volta traditori e i più implacabili giustizieri dei presunti traditori. Questo lo proviamo sulla scorta degli atti ufficiali della Chiesa, della municipalità e del tribunale. Ma non per questo i membri del partito di Donato sono tutti traditori, in quanto aderenti a quel partito; come pure non sarebbe innocente il partito di Donato, se costoro risultassero estranei al reato di tradizione. A noi conviene piuttosto ascoltare la santa Scrittura, anziché calunniare qualcuno per i peccati commessi da altri o temere una simile calunnia da parte di chiunque. In effetti: Morirà l'anima che pecca 64, e: Ciascuno porterà il proprio fardello 65, e: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna 66, non quella d'altri. Si lascino crescere ambedue fino alla mietitura, per evitare che, raccogliendo prima del tempo la zizzania, non si sradichi insieme il grano buono 67; così come brucano insieme nei pascoli migliori i capri e gli agnelli, finché il Pastore infallibile non li separerà 68; come anche le reti dell'unità si riempiono di pesci finché non si tirano a riva, dove sarà fatta la selezione 69. Invece costoro, con il loro perverso e falso modo di pensare, pregiudicano se stessi, perché hanno la presunzione di essersi separati giustamente dalla comunione della Chiesa universale a causa dei peccati altrui: opinione assurda e folle, che li obbliga ad imputare i peccati di alcuni di loro a tutti. Se essi giudicano questo una cosa giusta, sono colpevoli in blocco di ogni misfatto commesso e constatato in flagranza da uno qualsiasi di loro; se invece essi lo riconoscono ingiusto, come di fatto lo è, allora sono tutti colpevoli della più iniqua separazione.
Conclusione della disputa.
18. 32. Ma, poiché in questo Discorso si tratta piuttosto dell'unico battesimo, concludiamo la nostra discussione dal punto in cui è iniziata: come nella medesima unità dell'aia del Signore né si devono lodare i cattivi a causa dei buoni, né si devono abbandonare i buoni a causa dei cattivi, così in un medesimo individuo né per la misura di onestà che è in lui si deve accettare la sua disonestà, né per la misura di disonestà che è in lui si deve negare la sua onestà, poiché, anche nell'iniquità dei Giudei si trova la verità della resurrezione dei morti, anche nell'iniquità dei pagani si incontra la verità di un solo Dio che ha creato il mondo, anche nella iniquità di coloro che, non raccogliendo con Cristo, disperdono 70, si trova la verità che fa loro scacciare nel nome di lui lo spirito immondo, e nell'iniquità dei templi degli idolatri è stata riscontrata la verità che faceva loro adorare il Dio ignoto 71, come pure nell'iniquità dei demoni è stata riscontrata la verità che ha fatto loro confessare Cristo 72. Allo stesso modo, anche nell'iniquità degli eretici non si deve negare l'eventuale presenza della verità, nella quale essi conservano il sacramento del battesimo.
1 - Cf. Fil 3, 15.
2 - Cf. Rm 7, 12.
3 - Rm 1, 21-23.
4 - Rm 1, 25.
5 - Rm 1, 18.
6 - At 17, 28.
7 - Cf. Cipriano, Quod idola dii non sint.
8 - At 17, 23.
9 - Ibidem.
10 - 1 Cor 1, 12.
11 - 1 Cor 1, 13.
12 - Cf. At 17, 23.
13 - At 17, 23.
14 - Cf. At 19, 1-5.
15 - Cf. Gv 3, 29.
16 - Mt 12, 30.
17 - Mt 7, 21-23.
18 - Cf. supra, 7, 9.
19 - Mt 12, 30.
20 - Mt 7, 22-23.
21 - 1 Cor 13, 2.
22 - Mt 12, 30.
23 - Mc 9, 38.
24 - Vedi supra, 7, 10.
25 - Mt 7, 23.
26 - Cf. Mt 13, 47-48.
27 - Vedi supra, 7, 10.
28 - Mt 7, 23.
29 - Cf. Mc 9, 39.
30 - Cf. Mc 1, 24; Gc 2, 19.
31 - Mt 16, 16.
32 - Mc 1, 24.
33 - Gc 2, 19.
34 - Ef 4, 5.
35 - Cf. At 17, 23.
36 - 1 Cor 1, 12.
37 - 1 Cor 1, 13.
38 - 1 Cor 15, 16.
39 - Rm 1, 18.
40 - Cf. At 19, 1-5.
41 - Cf. Gal 2, 14.
42 - 1 Pt 4, 8.
43 - Cf. Fil 3, 15.
44 - Cipriano, Epp. 70; 71; 72; 73; 74.
45 - Cf. Mt 3, 12.
46 - Cf. Mt 13, 48.
47 - Sal 49, 18.
48 - 1 Tm 5, 22.
49 - Is 52, 11.
50 - Lv 22, 4-6.
51 - 1 Cor 5, 6.
52 - Vedi supra, 14, 23.
53 - Cf. Mt 3, 12.
54 - Prv 24, sec. LXX.
55 - Cf. 2 Tm 2, 20.
56 - Cf. 2 Tm 2, 17-20.
57 - Cf. Mt 13, 48.
58 - Vedi supra, 14, 24.
59 - Cf. Gn 3, 1-7.
60 - Cf. Lc 22, 19-21.
61 - Prv 30, 12.
62 - 1 Pt 4, 8.
63 - Vedi supra, 14, 23.
64 - Ez 18, 4.
65 - Gal 6, 5.
66 - 1 Cor 11, 29.
67 - Cf. Mt 13, 29-30.
68 - Cf. Mt 25, 32-33.
69 - Cf. Mt 13, 47-48.
70 - Cf. Mt 12, 30.
71 - Cf. At 17, 23.
72 - Cf. Mc 1, 24; Gc 2, 19.
Quarto sogno missionario: l’Africa e la Cina
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa Provvidenza non cessava di squarciare dinanzi agli occhi di Don Bosco
il velo del futuro sui progressi della Congregazione Salesiana nel
campo sconfinato delle Missioni. Anche nel 1885 un sogno rivelatore
venne a manifestargli i disegni di Dio sul remoto avvenire. Don Bosco lo
narrò e commentò ai membri del Consiglio Generale la sera del 2 luglio.
«Mi parve — disse — di essere innanzi a una montagna altissima, sulla
cui vetta stava un angelo splendidissimo per luce, sicché illuminava le
contrade più remote. Intorno al monte vi era un vasto regno di genti
sconosciute.
L’angelo con la destra teneva sollevata in alto una spada, che splendeva
come fiamma vivissima, e con la sinistra mi indicava le regioni
all’intorno. Mi diceva:
— Angelus Arfaxad vocat vos adproelianda bella Domini et ad
congregandospopulos in horrea Domini (L’Angelo Arfaxad vi chiama a
combattere le battaglie del Signore, e a radunare i popoli nei granai
del Signore).
Una turba meravigliosa di Angeli lo circondava. Fra questi vi era Luigi
Colle, a cui faceva corona una moltitudine di giovanetti, ai quali
insegnava a cantare le lodi di Dio.
Intorno alla montagna, ai piedi di essa e sopra i suoi dorsi, abitava
molta gente. Tutti parlavano tra di loro, ma era un linguaggio a me
sconosciuto. Io capivo solo ciò che diceva l’Angelo. Non posso
descrivere quello che ho visto. Sono cose che si vedono, s’intendono, ma
non si possono spiegare.
Innanzi a questa montagna e in tutto questo viaggio mi sembrava di essere sollevato a un’altezza sterminata, come sopra le nuvole, circondato da uno spazio immenso. Chi può esprimere a parole quell’altezza, quella larghezza, quella luce, quel chiarore, quello spettacolo? Si può godere, ma non si può descrivere.
Vi erano molti che mi accompagnavano e mi incoraggiavano, e facevano animo anche ai Salesiani perché non si fermassero nella loro strada. Fra costoro che calorosamente mi tiravano, per così dire, per mano affinché andassi avanti, c’era il caro Luigi Colle e schiere di Angeli, i quali facevano eco al canto di quei giovanetti che gli stavano d’intorno.
Quindi mi parve di essere al centro dell’Africa, in un vastissimo
deserto. In terra era scritto a grossi caratteri trasparenti: Negri. Nel
mezzo vi era l’Angelo di Cam, il quale diceva:
— Cessabit maledictum e la benedizione del Creatore discenderà sopra i
riprovati suoi figli, e il miele e il balsamo guariranno i morsi fatti
dai serpenti; dopo saranno coperte le turpitudini dei figliuoli di Cam.
Finalmente mi parve di essere in Australia. Qui pure vi era un Angelo,
ma non aveva nessun nome. Egli guidava e faceva camminare la gente verso
il mezzodì. Una moltitudine di fanciulli che colà abitavano, tentavano
di venire verso di noi, ma erano impediti dalla distanza e dalle acque
che li separavano. Tendevano però le mani verso Don Bosco e i Salesiani
dicendo:
— Venite in nostro aiuto! Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciato?
Molti si fermarono, altri con mille sforzi passarono in mezzo ad animali
feroci e vennero a mischiarsi con i Salesiani, che io non conoscevo, e
si misero a cantare: Benedictus qui venit in nomine Domini (Benedetto
colui che viene nel nome del Signore).
A qualche distanza si vedevano aggregati di isole innumerevoli ma io non
ne potei discernere le particolarità. Mi pare che tutto questo insieme
indicasse che la Provvidenza offriva una porzione di campo evangelico ai
Salesiani, ma in tempo futuro. Le loro fatiche otterranno frutto perché
la mano del Signore sarà costantemente con loro, se non demeriteranno i
suoi favori.
Se potessi imbalsamare e conservare vivi un cinquanta Salesiani di
quelli che ora sono fra di noi, da qui a 500 anni vedrebbero quali
stupendi destini ci riserva la Provvidenza, se saremo fedeli.
Noi saremo sempre ben visti, anche dai cattivi, perché il nostro campo
speciale è di tal fatta da attirare le simpatie di tutti, buoni ed empi.
Potrà essere qualche testa matta che ci voglia distrutti, ma saranno
progetti isolati e senza appoggio degli altri. Tutto sta che i Salesiani
non si lascino prendere dall’amore alle comodità e quindi rifuggano dal
lavoro. Mantenendo anche solo le opere già esistenti e non dandosi al
vizio della gola, avranno caparra di lunga durata.
La Società Salesiana prospererà materialmente se procureremo di
sostenere e di diffondere il Bollettino e l’Opera dei Figli di Maria
Ausiliatrice e la estenderemo: sono così buoni tanti di questi
figliuoli! La loro istituzione è quella che ci darà valenti confratelli
risoluti nella loro vocazione».
Il 10 agosto Don Bosco scriveva al Conte Fiorito Colle di Tolone, padre
di Luigi: «Il nostro amico Luigi mi ha condotto a fare una gita nel
centro dell'Africa, “terra di Cam” come diceva egli, e nelle terre di
Arfaxad, ossia in Cina».
Dopo il sogno, Don Bosco incaricò il chierico Festa di far ricerche nei
dizionari biblici sull’enigmatico Arfaxad, che è nominato nel capo
decimo della Genesi. Si credette poi di aver trovato la chiave del
mistero nel primo volume della Storia della Chiesa del Rohrbacher, il
quale asserisce che da Arfaxad discendono i Cinesi.
Don Bosco si fissò particolarmente sulla Cina e diceva: « Se io avessi
20 Salesiani da spedire in Cina, è certo che vi riceverebbero un
‘accoglienza trionfale, nonostante la persecuzione».
A questo sogno il Santo mostrava di pensare sovente, ne discorreva
volentieri e ravvisava in esso una conferma dei sogni precedenti sulle
Missioni.
25-6 Novembre 4, 1928 La verità è luce che si parte da Dio e si fissa nella creatura. Benedizione di Gesù.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) La mia povera intelligenza si sente come rapita dalla luce del Fiat Divino, ma questa luce non porta solo calore e luce, ma è portatrice di vita, la quale accentrandosi nell’anima vi forma la sua di luce, di calore e dal centro rinasce la Vita Divina. Com’è bello vedere che la luce dell’Eterno Volere tiene virtù di far rinascere nel cuore della creatura la Vita del suo Creatore, e tante volte per quante volte questa Divina Volontà si abbassa a far conoscere alla creatura altre sue manifestazioni che l’appartengono. Quindi mentre la mia mente si perdeva in questa luce, il mio dolce Gesù muovendosi in questa luce, che pareva che stava come inabissato in essa, mi ha detto:
(2) “Figlia mia, quante verità ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà, tante luci si sono sprigionate dal nostro seno divino e si sono fissate in te, ma però senza distaccarsi dal centro del tuo Creatore, perché la luce è inseparabile da Dio, si comunica, si fissa nella creatura, ma non perde mai il suo centro da donde ne uscì. Com’è bella vederla fissata da tutte queste luci che hanno virtù di far risorgere nella creatura Colui che l’ha creata, e tante volte per quante verità le vengono manifestate. E siccome ciò che ti ho manifestato sulla mia Divina Volontà sono verità innumerevoli, tante, che tu stessa non puoi numerarle tutte, tante luci, ossia tanti raggi luminosi sono fissati in te che scendono da Dio, ma senza distaccarsi dal suo seno divino. Queste luci formano il più bell’ornamento in te ed il dono più grande che potevi ricevere da Dio, perché essendo queste verità fissate in te, ti danno il diritto sulle proprietà divine, e tanti diritti per quante verità ti ha manifestato. Tu non puoi comprendere la grande dote con cui sei stata dotata da Dio con queste verità, che come tante luci sono fissate nell’anima tua. Tutto il Cielo n’è meravigliato nel vedere tante luci in te, tutte pregne di tante Vite Divine; e come tu le comunichi alle altre creature, questa luce serpeggia, si fissa negli altri cuori, ma senza lasciar te, e vi forma la Vita Divina dove giunge. Figlia mia, che tesoro grande ti è stato affidato con tante verità che ti ho detto sulla mia Divina Volontà, tesoro che tiene la sua sorgente nel suo seno divino, che darà sempre luce senza mai cessare. Più che sole sono le mie verità, il quale dà luce alla terra, la investe, la fissa e col fissarla partorisce sulla sua faccia e a ciascuna cosa, gli effetti ed i beni che contiene la sua luce, ma geloso non distacca la luce dal suo centro, tanto vero, che come passa ad illuminare le altre regioni, la terra resta all’oscuro. Invece il Sole delle mie verità mentre non si distacca dal suo centro, fissandosi nell’anima vi forma il giorno perenne”...
(3) Dopo di ciò si faceva la benedizione col Santissimo Sacramento, ed io lo pregavo di cuore che mi benedisse, e Gesù movendosi nel mio interno, facendo eco a ciò che faceva Gesù in sacramento, alzava la sua mano benedetta in atto di benedirmi e mi ha detto:
(4) “Figlia mia, ti benedico il cuore e suggello la mia Divina Volontà in esso, affinché palpiti in tutti i cuori il tuo palpito unito con la mia Volontà Divina, affinché richiami tutti i cuori ad amarla. Benedico i tuoi pensieri e suggello la mia Divina Volontà in essi, affinché chiami tutte le intelligenze a conoscerla. Ti benedico la bocca, affinché scorra la mia Divina Volontà nella tua voce, e richiami tutte le voci umane a parlare del mio Fiat. Tutta ti benedico figlia mia, affinché tutto chiami in te il mio Voler Divino e a tutti corra per farlo conoscere. Oh! come mi sento più felice nell’operare, pregare, benedire, in chi regna il mio Volere, in quest’anima trovo la vita, la luce, la compagnia, e tutto ciò che Io faccio subito sorge e veggo gli effetti degli atti miei, e non sono solo se prego, se opero, ma tengo la compagnia e chi lavora insieme con Me. Invece in questa prigione sacramentale, gli accidenti dell’ostia sono muti, non mi dicono una parola, faccio tutto da solo, non sento un sospiro che si unisca col mio, né un palpito che mi ami, anzi è un freddo di sepolcro per Me che non solo mi tiene in prigione, ma mi seppellisce, ed Io non ho a chi dire una parola né a chi fare uno sfogo, perché l’ostia non parla, sono sempre in silenzio, e con una pazienza divina aspetto i cuori che mi ricevono per rompere il mio silenzio e godere un poco di compagnia. E nell’anima dove trovo la mia Divina Volontà mi sento rimpatriare nella mia Patria Celeste”...