Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Dobbiamo essere consapevoli della nostra unione col Cristo, come Egli era consapevole della propria unione con il Padre. Il nostro lavoro è veramente apo­stolico nella misura in cui gli permettiamo di operare in noi e attraverso noi, con la sua potenza, con la sua ansia di amare. (Madre Teresa di Calcutta)

Liturgia delle Ore - Letture

Lunedi della 5° settimana del tempo ordinario (Santa Scolastica)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 15

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.2I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro".3Allora egli disse loro questa parabola:

4"Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova?5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento,6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova?9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta.10Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".

11Disse ancora: "Un uomo aveva due figli.12Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze.13Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.14Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.15Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci.16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava.17Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!18Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;19non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.20Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.21Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.22Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.23Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa,24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze;26chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò.27Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.28Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo.29Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici.30Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.31Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".


Secondo libro di Samuele 15

1Ma dopo, Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano davanti a lui.2Assalonne si alzava la mattina presto e si metteva da un lato della strada di accesso alla porta della città; quando qualcuno aveva una lite e veniva dal re per il giudizio, Assalonne lo chiamava e gli diceva: "Di quale città sei?", l'altro gli rispondeva: "Il tuo servo è di tale e tale tribù d'Israele".3Allora Assalonne gli diceva: "Vedi, le tue ragioni sono buone e giuste, ma nessuno ti ascolta da parte del re".4Assalonne aggiungeva: "Se facessero me giudice del paese! Chiunque avesse una lite o un giudizio verrebbe da me e io gli farei giustizia".5Quando uno gli si accostava per prostrarsi davanti a lui, gli porgeva la mano, l'abbracciava e lo baciava.6Assalonne faceva così con tutti gli Israeliti che venivano dal re per il giudizio; in questo modo Assalonne si cattivò l'affetto degli Israeliti.
7Ora, dopo quattro anni, Assalonne disse al re: "Lasciami andare a Ebron a sciogliere un voto che ho fatto al Signore.8Perché durante la sua dimora a Ghesùr, in Aram, il tuo servo ha fatto questo voto: Se il Signore mi riconduce a Gerusalemme, io servirò il Signore a Ebron!".9Il re gli disse: "Va' in pace!". Egli si alzò e andò a Ebron.10Allora Assalonne mandò emissari per tutte le tribù d'Israele a dire: "Quando sentirete il suono della tromba, allora direte: Assalonne è divenuto re a Ebron".11Con Assalonne erano partiti da Gerusalemme duecento uomini, i quali, invitati, partirono con semplicità, senza saper nulla.12Assalonne convocò Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Davide, perché venisse dalla sua città di Ghilo ad assistere mentre offriva i sacrifici. La congiura divenne potente e il popolo andava crescendo di numero intorno ad Assalonne.
13Arrivò un informatore da Davide e disse: "Il cuore degli Israeliti si è volto verso Assalonne".14Allora Davide disse a tutti i suoi ministri che erano con lui a Gerusalemme: "Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la sventura e colpisca la città a fil di spada".15I ministri del re gli dissero: "Tutto secondo ciò che sceglierà il re mio signore; ecco, noi siamo i tuoi ministri".16Il re dunque uscì a piedi con tutta la famiglia; lasciò dieci concubine a custodire la reggia.17Il re uscì dunque a piedi con tutto il popolo e si fermarono all'ultima casa.18Tutti i ministri del re camminavano al suo fianco e tutti i Cretei e tutti i Peletei e Ittài con tutti quelli di Gat, seicento uomini venuti da Gat al suo seguito, sfilavano davanti al re.19Allora il re disse a Ittài di Gat: "Perché vuoi venire anche tu con noi? Torna indietro e resta con il re, perché sei un forestiero e per di più un esule dalla tua patria.20Appena ieri sei arrivato e oggi ti farei errare con noi, mentre io stesso vado dove capiterà di andare? Torna indietro e riconduci con te i tuoi fratelli; siano con te la grazia e la fedeltà al Signore!".21Ma Ittài rispose al re: "Per la vita del Signore e la tua, o re mio signore, in qualunque luogo sarà il re mio signore, per morire o per vivere, là sarà anche il tuo servo".22Allora Davide disse a Ittài: "Va', prosegui pure!". Ittài, quello di Gat, proseguì con tutti gli uomini e con tutte le donne e i bambini che erano con lui.23Tutti quelli del paese piangevano ad alta voce, mentre tutto il popolo passava. Il re stava in piedi nella valle del Cedron e tutto il popolo passava davanti a lui prendendo la via del deserto.
24Ecco venire anche Zadòk con tutti i leviti, i quali portavano l'arca dell'alleanza di Dio. Essi deposero l'arca di Dio presso Ebiatàr, finché tutto il popolo non finì di uscire dalla città.25Il re disse a Zadòk: "Riporta in città l'arca di Dio! Se io trovo grazia agli occhi del Signore, egli mi farà tornare e me la farà rivedere insieme con la sua Dimora.26Ma se dice: Non ti gradisco, eccomi: faccia di me quello che sarà bene davanti a lui".27Il re aggiunse al sacerdote Zadòk: "Vedi? Torna in pace in città con tuo figlio Achimaaz e Giònata figlio di Ebiatàr.28Badate: io aspetterò presso i guadi del deserto, finché mi sia portata qualche notizia da parte vostra".29Così Zadòk ed Ebiatàr riportarono a Gerusalemme l'arca di Dio e là dimorarono.
30Davide saliva l'erta degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.31Fu intanto portata a Davide la notizia: "Achitòfel è con Assalonne tra i congiurati". Davide disse: "Rendi vani i consigli di Achitòfel, Signore!".32Quando Davide fu giunto in vetta al monte, al luogo dove ci si prostra a Dio, ecco farglisi incontro Cusài, l'Archita, con la tunica stracciata e il capo coperto di polvere.33Davide gli disse: "Se tu procedi con me, mi sarai di peso;34ma se torni in città e dici ad Assalonne: Io sarò tuo servo, o re; come sono stato servo di tuo padre prima, così sarò ora tuo servo, tu dissiperai in mio favore i consigli di Achitòfel.35E non avrai forse là con te i sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr? Quanto sentirai dire della reggia, lo riferirai ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr.36Ecco, essi hanno con loro i due figli, Achimaaz, figlio di Zadòk e Giònata, figlio di Ebiatàr; per mezzo di loro mi farete sapere quanto avrete sentito".37Cusài, amico di Davide, arrivò in città quando Assalonne entrava in Gerusalemme.


Giobbe 1

1C'era nella terra di Uz un uomo chiamato Giobbe: uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male.2Gli erano nati sette figli e tre figlie;3possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e molto numerosa era la sua servitù. Quest'uomo era il più grande fra tutti i figli d'oriente.
4Ora i suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare anche le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.5Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti secondo il numero di tutti loro. Giobbe infatti pensava: "Forse i miei figli hanno peccato e hanno offeso Dio nel loro cuore". Così faceva Giobbe ogni volta.
6Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro.7Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa".8Il Signore disse a satana: "Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male".9Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla?10Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra.11Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!".12Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore.
13Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore,14un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi,15quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
16Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
17Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
18Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore,19quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo".
20Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò21e disse:

"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!".

22In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.


Salmi 3

1'Salmo di Davide quando fuggiva il figlio Assalonne'.

2Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.
3Molti di me vanno dicendo:
"Neppure Dio lo salva!".

4Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
5Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.
6Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.
7Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.

8Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.

Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.
9Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.


Geremia 5

1Percorrete le vie di Gerusalemme,
osservate bene e informatevi,
cercate nelle sue piazze
se trovate un uomo,
uno solo che agisca giustamente
e cerchi di mantenersi fedele,
e io le perdonerò, dice il Signore.
2Anche quando esclamano: "Per la vita del Signore!",
certo giurano il falso.
3Signore, i tuoi occhi non cercano forse la fedeltà?
Tu li hai percossi, ma non mostrano dolore;
li hai fiaccati, ma rifiutano di comprendere la correzione.
Hanno indurito la faccia più di una rupe,
non vogliono convertirsi.
4Io pensavo: "Certo, sono di bassa condizione,
agiscono da stolti,
perché non conoscono le vie del signore,
il diritto del loro Dio.
5Mi rivolgerò ai grandi
e parlerò loro.
Certo, essi conoscono la via del Signore,
il diritto del loro Dio".
Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo,
hanno spezzato i legami!
6Per questo li azzanna il leone della foresta,
il lupo delle steppe ne fa scempio,
il leopardo sta in agguato vicino alle loro città,
quanti ne escono saranno sbranati;
perché si sono moltiplicati i loro peccati,
sono aumentate le loro ribellioni.
7"Perché ti dovrei perdonare?
I tuoi figli mi hanno abbandonato,
hanno giurato per chi non è Dio.
Io li ho saziati ed essi hanno commesso adulterio,
si affollano nelle case di prostituzione.
8Sono come stalloni ben pasciuti e focosi:
ciascuno nitrisce dietro la moglie del suo prossimo.
9Non dovrei forse punirli per questo?
Oracolo del Signore.
E di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
10Salite sui suoi filari e distruggeteli,
compite uno sterminio;
strappatene i tralci,
perché non sono del Signore.
11Poiché, certo, mi si sono ribellate
la casa d'Israele e la casa di Giuda".
Oracolo del Signore.
12Hanno rinnegato il Signore,
hanno proclamato: "Non è lui!
Non verrà sopra di noi la sventura,
non vedremo né spada né fame.
13I profeti sono come il vento,
la sua parola non è in essi".
14Perciò dice il Signore,
Dio degli eserciti:
"Questo sarà fatto loro,
poiché hanno pronunziato questo discorso:
Ecco io farò delle mie parole
come un fuoco sulla tua bocca.
Questo popolo sarà la legna che esso divorerà.
15Ecco manderò contro di voi
una nazione da lontano, o casa di Israele.
Oracolo del Signore.
È una nazione valorosa,
è una nazione antica!
Una nazione di cui non conosci la lingua
e non comprendi che cosa dice.
16La sua faretra è come un sepolcro aperto.
Essi sono tutti prodi.
17Divorerà le tue messi e il tuo pane;
divorerà i tuoi figli e le tue figlie;
divorerà i greggi e gli armenti;
divorerà le tue vigne e i tuoi fichi;
distruggerà le città fortificate
nelle quali riponevi la fiducia.

18Ma anche in quei giorni, dice il Signore,
non farò di voi uno sterminio".

19Allora, se diranno: "Perché il Signore nostro Dio ci fa tutte queste cose?", tu risponderai: "Come voi avete abbandonato il Signore e avete servito divinità straniere nel vostro paese, così servirete gli stranieri in un paese non vostro".

20Annunziatelo nella casa di Giacobbe,
fatelo udire in Giuda dicendo:
21"Questo dunque ascoltate,
o popolo stolto e privo di senno,
che ha occhi ma non vede,
che ha orecchi ma non ode.
22Voi non mi temerete? Oracolo del Signore.
Non tremerete dinanzi a me,
che ho posto la sabbia per confine al mare,
come barriera perenne che esso non varcherà?
Le sue onde si agitano ma non prevalgono,
rumoreggiano ma non l'oltrepassano".
23Ma questo popolo ha un cuore
indocile e ribelle;
si voltano indietro e se ne vanno,
24e non dicono in cuor loro:
"Temiamo il Signore nostro Dio
che elargisce la pioggia d'autunno
e quella di primavera a suo tempo,
ha fissato le settimane per la messe
e ce le mantiene costanti".
25Le vostre iniquità hanno sconvolto queste cose
e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere;

26poiché tra il mio popolo vi sono malvagi
che spiano come cacciatori in agguato,
pongono trappole
per prendere uomini.
27Come una gabbia piena di uccelli,
così le loro case sono piene di inganni;
perciò diventano grandi e ricchi.
28Sono grassi e pingui,
oltrepassano i limiti del male;
non difendono la giustizia,
non si curano della causa dell'orfano,
non fanno giustizia ai poveri.
29Non dovrei forse punire queste colpe?
Oracolo del Signore.
Di un popolo come questo
non dovrei vendicarmi?
30Cose spaventose e orribili
avvengono nel paese.
31I profeti predicono in nome della menzogna
e i sacerdoti governano al loro cenno;
eppure il mio popolo è contento di questo.
Che farete quando verrà la fine?


Prima lettera di Pietro 5

1Esorto gli anziani che sono tra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi:2pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo;3non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge.4E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.

5Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché

'Dio resiste ai superbi,
ma da' grazia agli umili'.

6Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno,7'gettando' in lui ogni 'vostra preoccupazione', perché egli ha cura di voi.8Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.9Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi.
10E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi.11A lui la potenza nei secoli. Amen!

12Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi!13Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio.14Salutatevi l'un l'altro con bacio di carità. Pace a voi tutti che siete in Cristo!


Capitolo XLIX: Il desiderio della vita eterna. I grandi beni promessi a quelli che lottano

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1. Figlio, quando senti, infuso dall'alto, un desiderio di eterna beatitudine; quando aspiri ad uscire dalla povera dimora del tuo corpo, per poter contemplare il mio splendore, senza ombra di mutamento, allarga il tuo cuore e accogli con grande sollecitudine questa santa ispirazione. Rendi grazie senza fine alla superna bontà, che si mostra tanto benigna con te, venendo indulgente presso di te; ti risolleva con ardore e ti innalza con forza, cosicché, con la tua pesantezza, tu non abbia a inclinare verso le tue cose terrene. Tutto ciò, infatti, non lo devi ad una tua iniziativa o ad un tuo sforzo, ma soltanto al favore della grazia di Dio, che dall'alto guarda a te. Ti sarà dato così di progredire nelle virtù, in una sempre più grande umiltà, preparandoti alle lotte future attaccato a me con tutto lo slancio del tuo cuore e intento a servirmi con volonteroso fervore.

2. Figlio, il fuoco arde facilmente, ma senza fumo la fiamma non ascende. Così certuni ardono dal desiderio delle cose celesti, ma non sono liberi dalla tentazione di restare attaccati alle cose terrene; e perciò, quello che pur avevano chiesto a Dio con tanto desiderio, non lo compiono esclusivamente per la gloria di Dio. Tale è sovente il tuo desiderio, giacché vi hai immesso un fermento così poco confacente: non è puro e perfetto, infatti, quello che è inquinato dal comodo proprio. Non chiedere ciò che ti piace e ti è utile, ma piuttosto ciò che è gradito a me e mi rende gloria. A ben vedere, al tuo desiderio e ad ogni cosa desiderata devi preferire il mio comando, e seguirlo. Conosco la tua brama, ho ascoltato i frequenti tuoi gemiti: già vorresti essere nella libertà gloriosa dei figlio di Dio; già ti alletta la dimora eterna, la patria del cielo, pienamente felice. Ma un tale momento non è ancora venuto; questo è tuttora un momento diverso: il momento della lotta, della fatica e della prova. Tu brami di essere ricolmo del sommo bene, ma questo non lo puoi ottenere adesso. Sono io "aspettami, dice il Signore" (Sof 3,8), finché venga il regno di Dio. Devi essere ancora provato qui in terra, e travagliato in vario modo. Qualche consolazione ti sarà data talvolta; ma non ti sarà concessa una piena sazietà. "Confortati, pertanto e sii gagliardo" (Gs 1,7), nell'agire e nel sopportare ciò che va contro la natura. Occorre che tu ti rivesta dell'uomo nuovo; che tu ti trasformi in un altro uomo. Occorre, ben spesso, che tu faccia quello che non vorresti e che tu tralasci quello che vorresti. Avrà successo quanto è voluto da altri, e quanto vuoi tu non andrà innanzi. Sarà ascoltato quanto dicono gli altri, e quanto dici tu sarà preso per un nulla. Altri chiederanno, e riceveranno; tu chiederai, e non otterrai. Altri saranno grandi al cospetto degli uomini; sul tuo conto, silenzio. Ad altri sarà affidata questa o quella faccenda; tu, invece, non sarai ritenuto utile a nulla. Da ciò la natura uscirà talvolta contristata; e già sarà molto se sopporterai in silenzio.

3. In questi, e in consimili vari modi, il servo fedele del Signore viene si solito sottoposto a prova, come sappia rinnegare e vincere del tutto se stesso. Altro, forse, non c'è, in cui tu debba essere così morto a te stesso, fuor che constatare ciò che contrasta con la tua volontà, e doverlo sopportare; specialmente allorché ti viene imposto di fare cosa che non ti sembra opportuna o utile. Non osando opporre resistenza a un potere superiore, tu, che sei sottoposto, trovi duro camminare al comando di altri, e lasciar cadere ogni tua volontà. Ma se consideri, o figlio, quale sia il frutto di queste sofferenze, cioè il rapido venire della fine e il premio, allora non troverai più alcun peso in tali sofferenze, ma un validissimo conforto al tuo soffrire. Giacché, invece di quella scarsa volontà che ora, da te, non sai coltivare, godrai per sempre nei cieli la pienezza della tua volontà. Nei cieli, invero, troverai tutto ciò che vorrai, tutto ciò che potrai desiderare; nei cieli godrai integralmente di ciò che è bene e non temerai che esso ti venga a mancare. Nei cieli il tuo volere, a me sempre unito, a nulla aspirerà che venga di fuori, a nulla che sia tuo proprio. Nei cieli nessuno ti farà resistenza, nessuno si lamenterà di te, nessuno ti sarà di ostacolo e nulla si porrà contro di te; ma tutti i desideri saranno insieme realizzati e ristoreranno pienamente il tuo animo, appagandolo del tutto. Nei cieli, per ogni oltraggio patito, io darò gloria; per la tristezza, un premio di lode; per l'ultimo posto, una dimora nel regno, nei secoli. Nei cieli si vedrà il frutto dell'obbedienza; avrà gioia il travaglio della penitenza; sarà coronata di gloria l'umile soggezione. Ora, dunque, devi chinarti umilmente sotto il potere di ognuno, senza preoccuparti di sapere chi sia colui che ti ha detto o comandato alcunché; bada sommamente - sia un superiore, o uno più giovane di te o uno pari a te, a chiederti o ad importi qualcosa - di accettare tutto come giusto, facendo in modo di eseguirlo con buona volontà. Altri vada cercando questo, altri quello; che uno si glori in una cosa, e un altro sia lodato mille volte per un'altra: quanto a te, invece, non in questa o in quest'altra cosa devi trovare la tua gioia, ma nel disprezzare te stesso, nel piacere soltanto a me e nel darmi gloria. E' questo che devi desiderare, che in te sia glorificato sempre Iddio, "per la vita e per la morte" (Fil 1,20).


LETTERA 22* [292] PROMEMORIA. AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE I FRATELLI ALIPIO E PELLEGRINO

Lettere - Sant'Agostino

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La penuria di chierici imputabile alla legge che li obbliga di tornare alle mansioni civili...

1. Il sei di marzo a Mazaco in Numidia ci fu il concilio dei vescovi della Numidia, al quale io non potei intervenire sia a causa di altre faccende, sia a causa del freddo che la Santità vostra sa che io sopporto assai difficilmente. Ora, nel concilio si levarono tante lamentele per la penuria di chierici a causa della legge - che li obbliga a restituirli agli obblighi civili propri della loro condizione sociale -, che i fratelli convenuti al concilio si videro costretti a inviare dei messi alla corte imperiale. Uno di essi, Pietro, nostro fratello e collega di episcopato, si disponeva a mettersi in mare partendo dal nostro porto, mi chiese di scrivere alla Carità vostra; se vi trova nella condizione che possiate, per la misericordia di Dio, aiutare in qualche modo questa faccenda - che dev'essere oggetto di particolare attenzione - il Signore li avrà assistiti non poco nei loro sforzi.

...è gravissima nelle città ove mancano i difensori delle persone comuni.

2. Quando infatti noi tutti riflettiamo [su questa penuria di chierici], ciò che ci angustia di più è che, quando si adoravano gl'idoli, non mancò abbondanza di uomini, che godevano di varie immunità, con i quali completare il numero dei servi di quei culti empi e moltiplicarli fino al superfluo. Noi invece ci troviamo nelle strette di sì grandi difficoltà che non si trova, o a stento si trova, una categoria d'uomini da cui avere la possibilità di ordinare dei chierici, soprattutto nelle città ove ci sono sia delle persone di rango curiale sia dei cittadini comuni che presso di noi - come sanno le Santità vostre - non li si può distinguere dai membri dei collegi, quando invece si potrebbe provvedere a tutte le necessità fissando quanti uomini tra tutti i componenti una comunità sia permesso ordinare. Al fatto da cui poi dipenda l'indebolirsi degli ordini ai nostri giorni non si riflette abbastanza: la causa sta evidentemente nel fatto che mancano dei " difensori " che in qualche modo li proteggano dalla malvagità dei potenti che li calpestano, e che siano capaci di fare rispettare le leggi promulgate in loro favore contro coloro che li disprezzano, , ripeto, sostenuti da una posizione sociale conveniente ed eletti dai propri concittadini presso i quali godano d'una buona reputazione, di modo che in loro si trovi onestà e autorità. Quando questi mancano alle città o ai territori appartenenti alle suddette città, invano noi ci affliggiamo per gli sventurati ai quali non possiamo venire in aiuto.

Difficoltà dei vescovi di difendere i poveri per l'impunità dei prepotenti.

3. In realtà noi siamo disprezzati dai disonesti poiché sanno che noi, legati come siamo dalla nostra professione ecclesiastica, non possiamo fare nulla per cui possano correre pericolo o venire puniti. Se infatti vogliamo respingere la loro prepotenza usando il potere della Chiesa, si lamenteranno di noi presso le autorità da cui dipendono, con il pretesto che noi ostacoliamo le necessità [finanziarie] dello Stato e facilmente sono creduti e senza pericolo dicono tutto ciò che vogliono sapendo bene che in un processo, nemmeno per la nostra difesa, ci è permesso di svelare le loro azioni a coloro che possono venirne a conoscenza e punirli. Se d'altra parte noi, di nostra iniziativa, eleviamo lagnanze contro di loro, appariremo come se avessimo preso la parte di accusatori. Così avviene che noi, solo alla meglio, possiamo soccorrere e difendere pochissimi di quelli che cercano rifugio in chiesa; al contrario, tutti gli altri, di gran lunga più numerosi, che sono trovati di fuori, vengono spogliati essi stessi e vengono saccheggiati i loro beni mentre noi siamo addolorati e non siamo in grado di soccorrerli.

Ag. indica come difensori della città alcune ottime e capaci persone.

4. Ecco perché i nostri fedeli d'Ippona vogliono avere - e io più di tutti - un " difensore ", ma non sappiamo se possiamo ottenere un funzionario; se è possibile tutti noi vogliamo nostro figlio Ursus, genero di Glicerio; se, [il difensore] può essere solo una persona privata, pensiamo che possa ricoprire questa carica uno dei nostri figli, sia Eusebio che Eleusino, ancorché anche tra i curiali della città si possano trovare persone adatte per la loro specchiata condotta e sagacia, qualora si accordasse loro un grado sociale grazie al quale avessero una sufficiente autorità. Ho scritto ciò alla Venerazione vostra affinché, se il Signore ve ne darà la possibilità, non vi rincresca di perorare anche questa causa.

È reclamato come vescovo di Cesarea Onorio con scandalo della Chiesa.

5. Oltre a ciò Onorio, vescovo della provincia [ecclesiastica] di Cesarea, a te, fratello Alipio, ben noto, dopo la morte del nostro fratello Deuterio di santa memoria, con grande scandalo della Chiesa è reclamato dagli abitanti di Cesarea per essere stabilito come vescovo. Alcuni religiosi scrissero a noi per mostrarci quanto male ne deriverebbe, se la cosa si effettuasse. Nel frattempo, in quella città s'erano adunati dei vescovi per sbrigare quella faccenda, affinché il popolo eleggesse colui che desiderassero fosse ordinato ma, per le gravi violenze d'una folla rissosa, furono costretti a insediarvi Onorio come vicegerente del vescovo locale finché non fosse consultata la Sede Apostolica e il vescovo della Chiesa Cartaginese, affinché l'ordinazione venisse compiuta qualora le due suddette autorità l'avessero voluta; ma non potranno volerla in alcun modo contro il Concilio di Nicea e altri concili di vescovi.

Scambio di lettere tra Ag. e i vescovi per la questione di Onorio.

6. Nel frattempo scrivemmo ai vescovi [della provincia Cesariense] che non avevamo inviato loro la risposta data dalla Sede Apostolica al nostro rapporto perché ancora non vi è stato stabilito il vescovo metropolitano e in questa occasione cercammo, per quanto potevamo, d'indurli ad astenersi dal fare, a proposito d'Onorio, quanto reclama una folla tumultuante. Alla nostra lettera rispose in verità un piccolo numero di vescovi, ma in modo assai positivo. In effetti ci giunse la risposta di quindici vescovi, sebbene portasse la firma di uno solo, ma all'inizio porta anche il nome del primate che però noi sapevamo essere assente; i vescovi avevano ritenuto tuttavia doveroso aggiungere il suo nome poiché egli aveva scritto che alcuni di loro si radunassero nella città di Castello affinché redigessero una pronta risposta alla nostra lettera. Essi scrissero anche al suddetto vescovo Onorio perché o abbandonasse Cesarea o altrimenti i chierici non sarebbero rimasti in comunione con lui ed egli sapesse che non si doveva rimanere in comunione con lui; nello stesso tempo inviarono anche una lettera analoga ai fedeli, pur esortando i chierici a reclamare un vescovo tale da poter essere ordinato per loro senza contravvenire alla norma ecclesiastica.

Sedizione dei fedeli contro Onorio assente, che ad Ag. si dichiara ossequiente alle decisioni dei vescovi.

7. Ma i fedeli e soprattutto i poveri, appena si cominciò a leggere la lettera, insorsero in una terribile rivolta. Sebbene questi fatti fossero avvenuti in sua assenza - in effetti dopo aver ricevuto la nostra lettera egli se ne andò subito via di lì e venne da noi, ed era con noi ad Ippona allorché dettai queste righe, promettendomi di non fare nient'altro se non ciò che volessimo noi - Onorio tuttavia mi disse che non si sarebbe potuto staccare da loro, se non avesse giurato di tornare presso di loro qualora i Padri avessero dato ai loro delegati una risposta conforme alla loro volontà. Riguardo però ai suoi intrighi non è necessario dire quanto se ne chiacchieri, poiché ciò forse non può essere provato. Le Santità vostre riferiscano ciò al papa Bonifacio sebbene, con l'aiuto del Signore, non ci sia affatto da temere che in una faccenda di tal genere sia necessario usare dei raggiri con una persona siffatta. I difensori di Onorio vogliono appoggiare la sua causa con gli esempi di trasgressione della disciplina [ecclesiastica] raccogliendoli da qualunque parte possono, dove nel passato simili fatti talora sono accaduti, come se siffatte trasgressioni dovessero essere moltiplicate a questo scopo e non fossero piuttosto da reprimere e non ci si dovesse premunire contro di esse perché non abbiano a ripetersi nell'avvenire, soprattutto quando nella Sede Apostolica è posta una persona in cui non c'è alcun intrigo. E poiché si reclamano atti illeciti in rovina della disciplina ecclesiastica, quei difensori cercano anche di portare questo argomento - anzi fanno di esso come la chiave di volta della causa che difendono -, che cioè il detto Onorio era stato ordinato vescovo in una comunità dipendente dalla Chiesa di Cartenna.

Alcune azioni e pretese illecite di vescovi della provincia Cesariense.

8. Ma ciò avvenne in modo che il predecessore del nostro fratello Rustico, il quale allora governava quella Chiesa, approvò che quello avesse ancora lì la sua cattedra come vescovo, e ciò avvenne per volontà di colui che aveva il potere d'impedirlo. Prima del suddetto Onorio aveva occupato quella cattedra suo padre e di lì era stato trasferito a Cesarea e al proprio posto aveva ordinato suo figlio. Ecco perché [i fautori di Onorio] credono che ancora adesso sia loro permesso di fare ciò che fecero a proposito di suo padre e anche perché il vescovo Rustico ha reclamato che gli sia restituita la suddetta comunità ma, come tu sai, egli reclamava solo alcune e non la Chiesa madre su cui Onorio era stato stabilito vescovo. Essi hanno infatti una lettera del fratello Rustico che si dice abbia indirizzato alle dette " parrocchie " per far sapere loro che d'ora in poi apparterrebbero alla diocesi di Cartenna, come se Onorio fosse stato confermato in una sede migliore. Ma il fratello Rustico ci ha risposto ch'erano state diffuse false dicerie e afferma che la lettera in loro possesso non è sua. Tuttavia, anche se la cosa fosse vera, bisognerebbe in ogni caso correggere piuttosto la volontà di Rustico, il quale desidera cambiare quanto è avvenuto sotto il suo predecessore, anziché permettere un atto che nessuno ignora essere illecito.

Il primate rifiuta la lettera commendatizia ad Onorio per recarsi alla Corte imperiale.

9. D'altra parte è stata scritta una lettera a nome dei fedeli di Cesarea - ma non sappiamo se l'hanno scritta proprio essi - al primate della provincia, poiché vorrebbero, per una faccenda di pubblico interesse, inviare il detto vescovo Onorio alla corte imperiale affinché con i suoi buoni uffici si possa provvedere alle loro necessità; gliela inviarono inoltre perché gli concedesse una lettera di raccomandazione aggiungendo che, qualora non l'avesse voluta concedere, l'avrebbero costretto ugualmente ad attraversare il mare anche senza la sua raccomandazione. Ma il primate non la concesse e costui ci ha dichiarato che non voleva attraversare il mare per una faccenda d'interesse pubblico ma che desiderava ardentemente, in una faccenda d'interesse privato, rendere cioè le spese del processo a Felice o al vecchio chiamato Quieto, che ci aveva presentato in pubblico una denuncia scritta contro di lui. Noi però facevamo in modo che, se fosse stato possibile, la vertenza venisse composta alla nostra presenza, a condizione tuttavia che Onorio inviasse ai fedeli di Cesarea - affinché scegliessero un vescovo - una lettera come volevamo fosse inviata da lui.

Ag. teme siano accusati di eresia i cattolici avversari di Onorio...

10. Io però sono assai preoccupato per coloro che di lì ci hanno inviato una lettera sul conto di lui, per paura che attraversi il mare e provochi azioni penali da parte della Corte imperiale contro di essi poiché, quando a Cesarea si venne a sapere ch'essi mi avevano scritto, una enorme folla rivoltosa si mise a gridare contro di loro dicendo che il vescovo li aveva dichiarati eretici e aveva redatto dei processi verbali nei loro riguardi; e siccome essi avevano voluto averne una copia ma egli non glie l'aveva data, sentirono dire che i processi li aveva portati via con lui; ma alle domande rivoltegli da noi ha risposto di non aver redatto alcun processo verbale. Io sono tuttavia molto ansioso poiché quei fedeli nella loro lettera mi hanno chiesto di prendere a cuore questa faccenda per evitare che dei fedeli cattolici subiscano qualche azione penale.

...il cui caso potrà essere risolto solo dalla Sede Apostolica.

11. Certo, i suoi fautori - come ce lo ha riferito lui stesso - gli hanno scritto ad Ippona che la lettera riguardante il dovere di allontanarlo dalla Chiesa di Cesarea, che porta i nomi di quindici vescovi e che ci è stata inviata di lì, è falsa. A dire il vero anche noi siamo perplessi al riguardo, per il fatto che non vi si legge la firma del primate, il cui nome è posto all'inizio della lettera, in cui c'è una sola firma e non si capisce di chi sia. È perciò assai difficile che possa concludersi qui la questione, che per l'animosità delle persone e la stessa necessità, è giocoforza venga conclusa piuttosto da una sentenza della Sede Apostolica. A questo riguardo non ho alcuna preoccupazione, poiché non ho alcun dubbio sulla giustezza del verdetto che sarà eventualmente pronunciato da quella Sede. Ma - come ho già detto - mi turba il pericolo di azioni penali [che possano correre] delle persone, il timore che dei cattolici possano [essere presi] per degli eretici e subire dei danni; il Signore nella sua misericordia voglia allontanare questo pericolo sia per opera della vostra Carità, sia specialmente per l'istanza e la più che legittima e misericordiosa vigilanza della stessa Sede Apostolica.

 


Capitolo LIII: La grazia di Dio non si confonde con ciò che ha sapore di cose terrene

Libro III: Dell'interna consolazione - Tommaso da Kempis

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1. Preziosa, o figlio, è la mia grazia; essa non tollera di essere mescolata a cose esteriori e a consolazioni terrene. Perciò devi buttar via tutto ciò che ostacola la grazia, se vuoi che questa sia infusa in te. Procurati un luogo appartato, compiaciti di stare solo con te stesso, non andare cercando di chiacchierare con nessuno; effondi, invece, la tua devota preghiera a Dio, per conservare compunzione d'animo e purezza di coscienza. Il mondo intero, consideralo un nulla; alle cose esteriori anteponi l'occuparti di Dio. Ché non potresti attendere a me, e nello stesso tempo trovare godimento nelle cose passeggere. Occorre allontanarsi dalle persone che si conoscono e alle quali si vuole bene; occorre tenere l'animo sgombro da ogni conforto temporale. Ecco ciò che il santo apostolo Pietro chiede, in nome di Dio: che i seguaci di Cristo si conservino in questo mondo "come forestieri e pellegrini" (1Pt 2,11). Quanta sicurezza in colui che muore, senza essere legato alla terra dall'attaccamento per alcuna cosa. Uno spirito debole, invece, non riesce a mantenere il cuore tanto distaccato: l'uomo materiale non conosce la libertà dell'uomo interiore. Che se uno vuole veramente essere uomo spirituale, egli deve rinunciare a tutti, ai lontani e ai vicini; e guardarsi da se stesso più ancora che dagli altri. Se avrai vinto pienamente te stesso, facilmente soggiogherai tutto il resto. Trionfare di se medesimi è vittoria perfetta; giacché colui che domina se stesso - facendo sì che i sensi obbediscano alla ragione, e la ragione obbedisca in tutto e per tutto a Dio - questi è, in verità il vincitore di sé e signore del mondo.

2. Se brami elevarti a questa somma altezza, è necessario che tu cominci con coraggio, mettendo la scure alla radice, per poter estirpare totalmente la tua segreta inclinazione, contraria al volere di Dio e volta a te stesso e a tutto ciò che è tuo utile materiale. Da questo vizio, dall'amore di sé, contrarissimo alla volontà divina, deriva, si può dire, tutto quanto deve essere stroncato radicalmente. Domato e superato questo vizio, si farà stabilmente una grande pace e una grande serenità. Ma sono pochi quelli che si adoprano per morire del tutto a se stessi, e per uscire pienamente da se stessi. I più restano avviluppati, né sanno innalzarsi spiritualmente sopra di sé. Coloro che desiderano camminare con me senza impacci debbono mortificare tutti i loro affetti perversi e contrari all'ordine voluto da Dio, senza restare attaccati di cupido amore personale ad alcuna creatura.


12-132 Maggio 28, 1920 Gli atti fatti nella Divina Volontà, entrano nell’ambito dell’Eternità e corrono avanti agli atti umani.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Stavo offrendomi nel santo sacrificio della messa insieme con Gesù, affinché anch’io potessi subire la sua stessa consacrazione, e Lui, movendosi nel mio interno mi ha detto:

(2) “Figlia mia, entra nella mia Volontà, affinché possa trovarti in tutte le ostie, non solo presenti ma anche future, e così subirai insieme con Me tante consacrazioni quante ne subisco Io. In ogni ostia Io vi metto una mia Vita, e per contraccambio ne voglio un’altra, ma quanti non me la danno! Altri mi ricevono, Io mi do a loro e loro non si danno a Me, e il mio amore resta dolente, inceppato e soffocato, senza contraccambio, perciò nella mia Volontà vieni a subire tutte le consacrazioni che subisco Io, ed Io troverò in ogni ostia il contraccambio della tua vita. E non solo finché starai in terra, ma anche quando starai in Cielo, perché essendoti tu consacrata anticipatamente mentre stai in terra nella mia Volontà, come le subirò Io le consacrazioni fino all’ultimo, così le subirai tu, ed Io troverò fino all’ultimo dei giorni il contraccambio della tua vita”.

(3) Poi ha soggiunto: “Gli atti fatti nella mia Volontà sono sempre quelli che primeggiano su tutti ed hanno la supremazia su tutto, perché essendo fatti nella mia Volontà entrano nell’ambito dell’eternità, e prendendovi i primi posti, lasciano dietro tutti gli atti umani, correndo loro sempre avanti, né può influire se siano fatti prima o dopo, se in un’epoca o in un’altra, se piccoli o grandi; basta che siano stati fatti nella mia Volontà, perché siano sempre tra i primi e corrano innanzi a tutti gli atti umani. Sono similitudine all’olio messo insieme agli altri commestibile. Fossero pure di più valore, fosse anche oro o argento, o cibi di grande sostanza, tutti vi restano sotto, e l’olio vi primeggia sopra, mai si abbassa sotto, fosse pure in minima quantità, col suo specchietto di luce pare che dice: “Io sono qui per primeggiare su tutto, né faccio comunanza con le altre cose, né mi mescolo insieme. Così gli atti fatti nel mio Volere, siccome sono fatti nella mia Volontà, diventano luce, ma luce legata, immedesimata con l’eterna luce; quindi non si mischiano con gli atti umani, anzi, hanno la virtù di far mutare gli atti umani in divini, perciò tutto lasciano dietro ed essi sono i primi fra tutto”.