Liturgia delle Ore - Letture
Lunedi della 5° settimana del tempo ordinario (Santa Scolastica)
Vangelo secondo Matteo 15
1In quel tempo vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero:2"Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!".3Ed egli rispose loro: "Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?4Dio ha detto:
'Onora il padre e la madre'
e inoltre:
'Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte.'
5Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio,6non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione.7Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo:
8'Questo popolo mi onora con le labbra
ma il suo cuore è lontano da me.'
9'Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini'".
10Poi riunita la folla disse: "Ascoltate e intendete!11Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo!".
12Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: "Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?".13Ed egli rispose: "Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.14Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!".15Pietro allora gli disse: "Spiegaci questa parabola".16Ed egli rispose: "Anche voi siete ancora senza intelletto?17Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna?18Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo.19Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultéri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie.20Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".
21Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone.22Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: "Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio".23Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i discepoli gli si accostarono implorando: "Esaudiscila, vedi come ci grida dietro".24Ma egli rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele".25Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: "Signore, aiutami!".26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini".27"È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni".28Allora Gesù le replicò: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri". E da quell'istante sua figlia fu guarita.
29Allontanatosi di là, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, si fermò là.30Attorno a lui si radunò molta folla recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì.31E la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi raddrizzati, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E glorificava il Dio di Israele.
32Allora Gesù chiamò a sé i discepoli e disse: "Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada".33E i discepoli gli dissero: "Dove potremo noi trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?".34Ma Gesù domandò: "Quanti pani avete?". Risposero: "Sette, e pochi pesciolini".35Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra,36Gesù prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò, li dava ai discepoli, e i discepoli li distribuivano alla folla.37Tutti mangiarono e furono saziati. Dei pezzi avanzati portarono via sette sporte piene.38Quelli che avevano mangiato erano quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini.39Congedata la folla, Gesù salì sulla barca e andò nella regione di Magadàn.
Neemia 8
1Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse ad Esdra lo scriba di portare il libro della legge di Mosè che il Signore aveva dato a Israele.2Il primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all'assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
3Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci di intendere; tutto il popolo porgeva l'orecchio a sentire il libro della legge.4Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l'occorrenza e accanto a lui stavano, a destra Mattitia, Sema, Anaia, Uria, Chelkia e Maaseia; a sinistra Pedaia, Misael, Malchia, Casum, Casbaddàna, Zaccaria e Mesullàm.
5Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutto il popolo; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.6Esdra benedisse il Signore Dio grande e tutto il popolo rispose: "Amen, amen", alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.7Giosuè, Bani, Serebia, Iamin, Akkub, Sabbetài, Odia, Maaseia, Kelita, Azaria, Iozabàd, Canàn, Pelaia, leviti, spiegavano la legge al popolo e il popolo stava in piedi al suo posto.
8Essi leggevano nel libro della legge di Dio a brani distinti e con spiegazioni del senso e così facevano comprendere la lettura.9Neemia, che era il governatore, Esdra sacerdote e scriba e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: "Questo giorno è consacrato al Signore vostro Dio; non fate lutto e non piangete!". Perché tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.10Poi Neemia disse loro: "Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza".11I leviti calmavano tutto il popolo dicendo: "Tacete, perché questo giorno è santo; non vi rattristate!".12Tutto il popolo andò a mangiare, a bere, a mandare porzioni ai poveri e a far festa, perché avevano compreso le parole che erano state loro proclamate.
13Il secondo giorno i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si radunarono presso Esdra lo scriba per esaminare le parole della legge.14Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la festa del settimo mese.15Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono questo bando in tutte le loro città e in Gerusalemme: "Andate al monte e portatene rami di ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di palma e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto".16Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della porta di Èfraim.17Così tutta la comunità di coloro che erano tornati dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne. Dal tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande.18Esdra fece la lettura del libro della legge di Dio ogni giorno, dal primo all'ultimo; la festa si celebrò durante sette giorni e l'ottavo vi fu una solenne assemblea secondo il rito.
Siracide 24
1La sapienza loda se stessa,
si vanta in mezzo al suo popolo.
2Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca,
si glorifica davanti alla sua potenza:
3"Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo
e ho ricoperto come nube la terra.
4Ho posto la mia dimora lassù,
il mio trono era su una colonna di nubi.
5Il giro del cielo da sola ho percorso,
ho passeggiato nelle profondità degli abissi.
6Sulle onde del mare e su tutta la terra,
su ogni popolo e nazione ho preso dominio.
7Fra tutti questi cercai un luogo di riposo,
in quale possedimento stabilirmi.
8Allora il creatore dell'universo mi diede un ordine,
il mio creatore mi fece posare la tenda
e mi disse: Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi in eredità Israele.
9Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò;
per tutta l'eternità non verrò meno.
10Ho officiato nella tenda santa davanti a lui,
e così mi sono stabilita in Sion.
11Nella città amata mi ha fatto abitare;
in Gerusalemme è il mio potere.
12Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore, sua eredità.
13Sono cresciuta come un cedro sul Libano,
come un cipresso sui monti dell'Ermon.
14Sono cresciuta come una palma in Engaddi,
come le piante di rose in Gerico,
come un ulivo maestoso nella pianura;
sono cresciuta come un platano.
15Come cinnamòmo e balsamo ho diffuso profumo;
come mirra scelta ho sparso buon odore;
come gàlbano, ònice e storàce,
come nuvola di incenso nella tenda.
16Come un terebinto ho esteso i rami
e i miei rami son rami di maestà e di bellezza.
17Io come una vite ho prodotto germogli graziosi
e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza.
18Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate,
e saziatevi dei miei prodotti.
19Poiché il ricordo di me è più dolce del miele,
il possedermi è più dolce del favo di miele.
20Quanti si nutrono di me avranno ancora fame
e quanti bevono di me, avranno ancora sete.
21Chi mi obbedisce non si vergognerà,
chi compie le mie opere non peccherà".
22Tutto questo è il libro dell'alleanza del Dio
altissimo,
la legge che ci ha imposto Mosè,
l'eredità delle assemblee di Giacobbe.
23Essa trabocca di sapienza come il Pison
e come il Tigri nella stagione dei frutti nuovi;
24fa traboccare l'intelligenza come l'Eufrate
e come il Giordano nei giorni della mietitura;
25espande la dottrina come il Nilo,
come il Ghicon nei giorni della vendemmia.
26Il primo non ne esaurisce la conoscenza
né l'ultimo la può pienamente indagare.
27Il suo pensiero infatti è più vasto del mare
e il suo consiglio più del grande abisso.
28Io sono come un canale derivante da un fiume
e come un corso d'acqua sono uscita verso un giardino.
29Ho detto: "Innaffierò il mio giardino
e irrigherò la mia aiuola".
Ed ecco il mio canale è diventato un fiume,
il mio fiume è diventato un mare.
30Farò ancora splendere la mia dottrina come l'aurora;
la farò brillare molto lontano.
31Riverserò ancora l'insegnamento come una profezia,
lo lascerò per le generazioni future.
32Vedete, non ho lavorato solo per me,
ma per quanti cercano la dottrina.
Salmi 78
1'Maskil. Di Asaf.'
Popolo mio, porgi l'orecchio al mio insegnamento,
ascolta le parole della mia bocca.
2Aprirò la mia bocca in parabole,
rievocherò gli arcani dei tempi antichi.
3Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato,
4non lo terremo nascosto ai loro figli;
diremo alla generazione futura
le lodi del Signore, la sua potenza
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele:
ha comandato ai nostri padri
di farle conoscere ai loro figli,
6perché le sappia la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Anch'essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli
7perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma osservino i suoi comandi.
8Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9I figli di Èfraim, valenti tiratori d'arco,
voltarono le spalle nel giorno della lotta.
10Non osservarono l'alleanza di Dio,
rifiutando di seguire la sua legge.
11Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
12Aveva fatto prodigi davanti ai loro padri,
nel paese d'Egitto, nei campi di Tanis.
13Divise il mare e li fece passare
e fermò le acque come un argine.
14Li guidò con una nube di giorno
e tutta la notte con un bagliore di fuoco.
15Spaccò le rocce nel deserto
e diede loro da bere come dal grande abisso.
16Fece sgorgare ruscelli dalla rupe
e scorrere l'acqua a torrenti.
17Eppure continuarono a peccare contro di lui,
a ribellarsi all'Altissimo nel deserto.
18Nel loro cuore tentarono Dio,
chiedendo cibo per le loro brame;
19mormorarono contro Dio
dicendo: "Potrà forse Dio
preparare una mensa nel deserto?".
20Ecco, egli percosse la rupe e ne scaturì acqua,
e strariparono torrenti.
"Potrà forse dare anche pane
o preparare carne al suo popolo?".
21All'udirli il Signore ne fu adirato;
un fuoco divampò contro Giacobbe
e l'ira esplose contro Israele,
22perché non ebbero fede in Dio
né speranza nella sua salvezza.
23Comandò alle nubi dall'alto
e aprì le porte del cielo;
24fece piovere su di essi la manna per cibo
e diede loro pane del cielo:
25l'uomo mangiò il pane degli angeli,
diede loro cibo in abbondanza.
26Scatenò nel cielo il vento d'oriente,
fece spirare l'australe con potenza;
27su di essi fece piovere la carne come polvere
e gli uccelli come sabbia del mare;
28caddero in mezzo ai loro accampamenti,
tutto intorno alle loro tende.
29Mangiarono e furono ben sazi,
li soddisfece nel loro desiderio.
30La loro avidità non era ancora saziata,
avevano ancora il cibo in bocca,
31quando l'ira di Dio si alzò contro di essi,
facendo strage dei più vigorosi
e abbattendo i migliori d'Israele.
32Con tutto questo continuarono a peccare
e non credettero ai suoi prodigi.
33Allora dissipò come un soffio i loro giorni
e i loro anni con strage repentina.
34Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio;
35ricordavano che Dio è loro rupe,
e Dio, l'Altissimo, il loro salvatore;
36lo lusingavano con la bocca
e gli mentivano con la lingua;
37il loro cuore non era sincero con lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.
38Ed egli, pietoso, perdonava la colpa,
li perdonava invece di distruggerli.
Molte volte placò la sua ira
e trattenne il suo furore,
39ricordando che essi sono carne,
un soffio che va e non ritorna.
40Quante volte si ribellarono a lui nel deserto,
lo contristarono in quelle solitudini!
41Sempre di nuovo tentavano Dio,
esasperavano il Santo di Israele.
42Non si ricordavano più della sua mano,
del giorno che li aveva liberati dall'oppressore,
43quando operò in Egitto i suoi prodigi,
i suoi portenti nei campi di Tanis.
44Egli mutò in sangue i loro fiumi
e i loro ruscelli, perché non bevessero.
45Mandò tafàni a divorarli
e rane a molestarli.
46Diede ai bruchi il loro raccolto,
alle locuste la loro fatica.
47Distrusse con la grandine le loro vigne,
i loro sicomori con la brina.
48Consegnò alla grandine il loro bestiame,
ai fulmini i loro greggi.
49Scatenò contro di essi la sua ira ardente,
la collera, lo sdegno, la tribolazione,
e inviò messaggeri di sventure.
50Diede sfogo alla sua ira:
non li risparmiò dalla morte
e diede in preda alla peste la loro vita.
51Colpì ogni primogenito in Egitto,
nelle tende di Cam la primizia del loro vigore.
52Fece partire come gregge il suo popolo
e li guidò come branchi nel deserto.
53Li condusse sicuri e senza paura
e i loro nemici li sommerse il mare.
54Li fece salire al suo luogo santo,
al monte conquistato dalla sua destra.
55Scacciò davanti a loro i popoli
e sulla loro eredità gettò la sorte,
facendo dimorare nelle loro tende le tribù di Israele.
56Ma ancora lo tentarono,
si ribellarono a Dio, l'Altissimo,
non obbedirono ai suoi comandi.
57Sviati, lo tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.
58Lo provocarono con le loro alture
e con i loro idoli lo resero geloso.
59Dio, all'udire, ne fu irritato
e respinse duramente Israele.
60Abbandonò la dimora di Silo,
la tenda che abitava tra gli uomini.
61Consegnò in schiavitù la sua forza,
la sua gloria in potere del nemico.
62Diede il suo popolo in preda alla spada
e contro la sua eredità si accese d'ira.
63Il fuoco divorò il fiore dei suoi giovani,
le sue vergini non ebbero canti nuziali.
64I suoi sacerdoti caddero di spada
e le loro vedove non fecero lamento.
65Ma poi il Signore si destò come da un sonno,
come un prode assopito dal vino.
66Colpì alle spalle i suoi nemici,
inflisse loro una vergogna eterna.
67Ripudiò le tende di Giuseppe,
non scelse la tribù di Èfraim;
68ma elesse la tribù di Giuda,
il monte Sion che egli ama.
69Costruì il suo tempio alto come il cielo
e come la terra stabile per sempre.
70Egli scelse Davide suo servo
e lo trasse dagli ovili delle pecore.
71Lo chiamò dal seguito delle pecore madri
per pascere Giacobbe suo popolo,
la sua eredità Israele.
72Fu per loro pastore dal cuore integro
e li guidò con mano sapiente.
Ezechiele 10
1Io guardavo ed ecco sul firmamento che stava sopra il capo dei cherubini vidi come una pietra di zaffìro e al di sopra appariva qualcosa che aveva la forma di un trono.2Disse all'uomo vestito di lino: "Va' fra le ruote che sono sotto il cherubino e riempi il cavo delle mani dei carboni accesi che sono fra i cherubini e spargili sulla città". Egli vi andò mentre io lo seguivo con lo sguardo.
3Ora i cherubini erano fermi a destra del tempio, quando l'uomo vi andò, e una nube riempiva il cortile interno.4La gloria del Signore si alzò sopra il cherubino verso la soglia del tempio e il tempio fu riempito dalla nube e il cortile fu pieno dello splendore della gloria del Signore.5Il fragore delle ali dei cherubini giungeva fino al cortile esterno, come la voce di Dio onnipotente quando parla.
6Appena ebbe dato all'uomo vestito di lino l'ordine di prendere il fuoco fra le ruote in mezzo ai cherubini, egli avanzò e si fermò vicino alla ruota.7Il cherubino tese la mano per prendere il fuoco che era fra i cherubini; ne prese e lo mise nel cavo delle mani dell'uomo vestito di lino, il quale lo prese e uscì.8Io stavo guardando: i cherubini avevano sotto le ali la forma di una mano d'uomo.9Guardai ancora ed ecco che al fianco dei cherubini vi erano quattro ruote, una ruota al fianco di ciascun cherubino. Quelle ruote avevano l'aspetto del topazio.10Sembrava che tutte e quattro fossero di una medesima forma, come se una ruota fosse in mezzo all'altra.11Muovendosi, potevano andare nelle quattro direzioni senza voltarsi, perché si muovevano verso il lato dove era rivolta la testa, senza voltarsi durante il movimento.
12Tutto il loro corpo, il dorso, le mani, le ali e le ruote erano pieni di occhi tutt'intorno; ognuno dei quattro aveva la propria ruota.13Io sentii che le ruote venivano chiamate "Turbine".14Ogni cherubino aveva quattro sembianze: la prima quella di cherubino, la seconda quella di uomo, la terza quella di leone e la quarta quella di aquila.15I cherubini si alzarono in alto: essi erano quegli esseri viventi che avevo visti al canale Chebàr.16Quando i cherubini si muovevano, anche le ruote avanzavano al loro fianco: quando i cherubini spiegavano le ali per sollevarsi da terra, le ruote non si allontanavano dal loro fianco;17quando si fermavano, anche le ruote si fermavano; quando si alzavano, anche le ruote si alzavano con loro perché lo spirito di quegli esseri era in loro.
18La gloria del Signore uscì dalla soglia del tempio e si fermò sui cherubini.19I cherubini spiegarono le ali e si sollevarono da terra sotto i miei occhi; anche le ruote si alzarono con loro e si fermarono all'ingresso della porta orientale del tempio, mentre la gloria del Dio d'Israele era in alto su di loro.20Erano i medesimi esseri che io avevo visti sotto il Dio d'Israele lungo il canale Chebàr e riconobbi che erano cherubini.21Ciascuno aveva quattro aspetti e ciascuno quattro ali e qualcosa simile a mani d'uomo sotto le ali.22Il loro sembiante era il medesimo che avevo visto lungo il canale Chebàr. Ciascuno di loro procedeva di fronte a sé.
Apocalisse 12
1Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle.2Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.3Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi;4la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.5Essa partorì un figlio maschio, destinato a 'governare' tutte 'le nazioni con scettro di ferro', e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono.6La donna invece fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.
7Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli,8ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo.9Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.10Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
"Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
11Ma essi lo hanno vinto
per mezzo del sangue dell'Agnello
e grazie alla testimonianza del loro martirio;
poiché hanno disprezzato la vita
fino a morire.
12Esultate, dunque, o cieli,
e voi che abitate in essi.
Ma guai a voi, terra e mare,
perché il diavolo è precipitato sopra di voi
pieno di grande furore,
sapendo che gli resta poco tempo".
13Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio.14Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente.15Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque.16Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.
17Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.
18E si fermò sulla spiaggia del mare.
Capitolo XXXIII:L’instabilità del nostro cuore e la intenzione ultima, che deve essere posta in Dio
Leggilo nella BibliotecaO figlio, non ti fidare della disposizione d'animo nella quale ora ti trovi; ben presto essa muterà in una disposizione diversa. Per tutta la vita sarai oggetto, anche se tu non lo vuoi, a tale mutevolezza. Volta a volta, sarai trovato lieto o triste, tranquillo o turbato, fervente oppure no, voglioso o pigro, pensoso o spensierato. Ma colui che è ricco di sapienza e di dottrina spirituale si pone saldamente al di sopra di tali mutevolezze, non badando a quello che senta dentro di sé, o da che parte spiri il vento della instabilità; badando, invece, che tutto il proposito dell'animo suo giovi al fine dovuto e desiderato. Così infatti egli potrà restare sempre se stesso in modo irremovibile, tenendo costantemente fisso a me, pur attraverso così vari eventi, l'occhio puro della sua intenzione.
E quanto più puro sarà l'occhio dell'intenzione, tanto più sicuro sarà il cammino in mezzo alle varie tempeste. Ma quest'occhio puro dell'intenzione, in molta gente, è offuscato, perché lo sguardo si volge presto a qualcosa di piacevole che balzi dinanzi. E poi raramente si trova uno che sia esente del tutto da questo neo, di cercare la propria soddisfazione: Come gli Ebrei, che erano venuti, quella volta, a Betania, da Marta e Maria, "non già per vedere Gesù, ma per vedere Lazzaro" (Gv 12,9).
Occorre, dunque, che l'occhio dell'intenzione sia purificato, reso semplice e retto; occorre che esso, al di là di tutte le varie cose che si frappongono, sia indirizzato a me.
Contro Fausto Manicheo - Libro trentatreesimo
Contro Fausto manicheo - Sant'Agostino di Ippona
Leggilo nella BibliotecaI Manichei e la salvezza dei Patriarchi: discussione su Mt 8,11.
1. FAUSTO. " Sta scritto nel Vangelo: Molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 1. Perché dunque voi non accettate i patriarchi? ". Lungi da noi invidiare un qualsiasi mortale che Dio, guardandolo con misericordia, abbia ricondotto dalla perdizione alla salvezza: però attribuiamo ciò alla clemenza di colui che ha avuto compassione, non al merito di colui la cui vita, non potresti negarlo, fu riprovevole. Per questo, ammettiamo pure che i padri dei Giudei, cioè Abramo, Isacco e Giacobbe (se la testimonianza di Cristo su di loro da voi addotta è autentica), sebbene furono viziosi in sommo grado (come indica forse Mosè loro pronipote, oppure un autore diverso che nella storia chiamata Genesi ne scrisse le vite, degne, secondo noi, di ogni disprezzo e ripugnanza) si trovino già nel regno dei cieli, in un luogo che mai avevano creduto né sperato, come appare assai chiaramente dai loro libri: purché tuttavia sia chiaro, anche per vostra ammissione, che poterono giungere a ciò che sta scritto di loro, se mai vi giunsero, dopo un lungo intervallo di tempo, essendo stati liberati dalla tetra punizione del carcere degli inferi, ove scontavano i meriti della loro vita, da Cristo nostro Signore per mezzo della sua mistica passione. Infatti, non perché il medesimo nostro Signore liberò dalla croce un certo ladrone e gli disse che in quello stesso giorno sarebbe stato con lui nel paradiso di suo Padre 2, qualcuno ne ha invidia o può essere così disumano da dispiacersi per la dimostrazione di tanta benevolenza. Tuttavia, non diremo certo che la vita e i costumi dei ladroni sono degni della nostra approvazione, per il fatto che Gesù concesse il perdono al ladrone, o perché perdonò ai pubblicani e alle prostitute i loro errori e disse che costoro precederanno nel regno dei cieli quelli che si comportano con superbia 3. Egli infatti, assolvendo dalle accuse dei Giudei una donna sorpresa nell'illegalità e in adulterio, le ordinò di smettere di peccare 4. Pertanto, se fece qualcosa di simile anche con Abramo, Isacco e Giacobbe, rendiamogli grazie: ci insegna che così agisce con le anime colui che fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti 5. Tuttavia, nella vostra opinione in materia una sola cosa mi infastidisce: perché mai ritenete che soltanto i padri dei Giudei, e non anche i patriarchi degli altri popoli, abbiano sperimentato qualche volta la grazia del nostro liberatore, soprattutto considerando che la Chiesa cristiana è composta più di figli loro che della discendenza di Abramo, Isacco e Giacobbe? Ma dici che quelli adorarono gli idoli, mentre questi Dio onnipotente, e che per tale motivo Gesù ebbe cura soltanto di loro. Il culto del Dio onnipotente fa dunque precipitare nel tartaro, e chi ha tributato culto al Padre ha bisogno dell'aiuto del Figlio? Ma vedrai tu. Per il momento, dicevo, ammettiamo pure che quelli furono condotti in cielo non perché lo meritassero, ma perché la divina clemenza vince la forza dei peccati.
Le frase di Gesù è un falso, perché Matteo e Luca si contraddicono.
2. Tuttavia la divergenza tra gli scrittori ci rende dubbiosi e incerti sul fatto che Cristo abbia detto quelle parole. Infatti, nonostante due evangelisti, Matteo e Luca, narrino parimenti di un centurione che aveva un servo ammalato, a proposito del quale Gesù sembra aver affermato che in Israele non si era mai trovata una fede così grande come in quell'uomo, sebbene fosse un gentile e un pagano, perché aveva detto che non era degno che Gesù entrasse sotto il suo tetto, ma lo pregava solo di ordinare con una parola e il suo servo sarebbe guarito, tuttavia soltanto Matteo aggiunge che Gesù continuò dicendo: In verità vi dico, molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli e manderanno fuori nelle tenebre i figli del regno. Con i molti che dovevano venire intendeva i pagani, in riferimento al centurione, che era un Gentile e tuttavia si era trovata in lui una fede così grande; e chiamava " figli del regno " i Giudei, nei quali non si era trovata alcuna fede. Invece Luca, sebbene ritenne di dover inserire nel suo Vangelo, fra le opere mirabili di Cristo, anche questa, come imprescindibile e degna di essere ricordata, non fa lì alcuna menzione di Abramo, Isacco e Giacobbe. E se qualcuno afferma che lo tralasciò perché era già stato detto a sufficienza da Matteo, perché allora racconta il comportamento nei confronti del centurione e il suo servo, che ugualmente ci era già stato ben presentato con sollecitudine da Matteo? Siamo in presenza di un falso. Infatti, a proposito della stessa supplica per la venuta di Gesù, Matteo dice che il centurione si recò da lui di persona per chiedergli la guarigione, mentre Luca no, bensì che inviò da Gesù gli anziani dei Giudei i quali, affinché egli non fosse da lui rifiutato in quanto Gentile - costoro infatti vogliono che Gesù sia pienamente Giudeo - gli si presentarono per convincerlo, affermando che era degno di essere esaudito perché amava il suo popolo e gli aveva edificato una sinagoga. Come se al Figlio di Dio importasse qualcosa, se i Giudei avevano meritato l'edificazione della loro sinagoga 6 da parte di un centurione pagano! Tuttavia anche Luca non ha taciuto completamente queste parole, domandandosi, credo, se per caso non fossero autentiche: però cambia loro di posto, applicandole a una situazione assai diversa, ovvero quando Gesù dice ai suoi discepoli: Sforzatevi di entrare per la porta stretta: molti infatti cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa sarà entrato e avrà chiuso la porta, comincerete a bussare da fuori, dicendo: " Signore, aprici ". Ma rispondendo dirà: " Non vi conosco ". Allora comincerete a dire: " Abbiamo mangiato e bevuto alla tua presenza e hai insegnato nelle nostre piazze e sinagoghe ". E dirà: Non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti, operatori d'iniquità. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti entrare nel regno dei cieli mentre voi ne siete cacciati fuori. E verranno da oriente e da occidente, da mezzogiorno e da settentrione e siederanno a mensa nel regno di Dio 7. Questo fatto, che cioè saranno esclusi dal regno di Dio molti che avranno portato solo il nome di Cristo ma non ne avranno compiuto le opere, anche Matteo non omise di scriverlo 8, però in quel punto non fa alcuna menzione di Abramo, Isacco e Giacobbe. A sua volta, anche Luca scrisse del centurione e del suo servo, ma parimenti lì non attesta nulla su Abramo, Isacco e Giacobbe: cosicché, visto che non si può sapere con certezza dove questa frase fu detta, nulla impedisce di credere che non fu detta affatto.
In ogni caso, le vite dei Patriarchi furono deprecabili e prive di merito.
3. A ragione, dunque, noi non prestiamo mai ascolto senza giudizio e criterio a simili scritture, così discordi e diverse, ma esaminando tutto e comparando una cosa con l'altra ponderiamo se Cristo possa aver detto qualcosa oppure no. Infatti i vostri antenati hanno inserito nei discorsi di nostro Signore molte affermazioni che, segnate col suo nome, non si accordano con la sua fede, soprattutto perché, come già spesso abbiamo dimostrato, non furono scritte né da lui né dai suoi apostoli, ma furono raccolte molto tempo dopo la loro morte non so da quali semi-Giudei, essi stessi in disaccordo tra loro, sulla base di dicerie e opinioni: costoro tuttavia, attribuendo tutte queste cose al nome degli apostoli del Signore o di quelli che degli apostoli sembravano essere stati i seguaci, mentirono, affermando di aver scritto i loro errori e le loro falsità in accordo con essi. Ma vedrai tu. Per ora, come ho detto, non vorrei discutere troppo con te su questo testo, poiché mi basta come difesa ciò che ho posto in precedenza e che neppure a voi è lecito negare, ovvero che prima della venuta di nostro Signore tutti i patriarchi e i profeti di Israele giacquero nelle tenebre del tartaro secondo i loro meriti: se anche un giorno, liberati da Cristo, furono da lì ricondotti alla luce, cosa c'entra questo con l'avversione per la loro vita? Noi infatti detestiamo e rifiutiamo non ciò che furono, cioè uomini, ma come furono, cioè malvagi, e non ciò che sono adesso, ovvero purificati, bensì ciò che furono talvolta, ovvero impuri. Quindi per il momento questo passo, comunque voi vogliate considerarlo, non ci è di impedimento, perché se è autentico vi si mostra la misericordia di Cristo e la sua bontà, se invece è falso, l'accusa ricade su quelli che l'hanno scritto: in ambedue i casi noi siamo al sicuro, come sempre.
Agostino: i meriti dei Patriarchi.
4. AGOSTINO. Come fai ad essere al sicuro, o misero? Come sei al sicuro, tu che affermi di detestare i patriarchi perché impuri e ancora vai piangendo il lamento su un dio impuro? Hai concesso senza dubbio che, dopo la venuta del Signore, a quei patriarchi sia stata offerta la purificazione e donato il riposo della beatitudine: il vostro dio, invece, anche dopo la venuta del Salvatore giace ancora nelle tenebre, ancora è immerso in turpitudine di ogni genere, ancora si rotola in ogni sorta di impurità. Così, non solo la vita di quegli uomini fu migliore del vostro dio, ma anche la loro stessa morte fu più felice. In quali sedi poi si trovassero i giusti che uscirono da questa vita prima che Cristo venisse nella carne, e se la passione di Cristo abbia trasferito in una condizione migliore anch'essi, che non solo avevano creduto che egli sarebbe venuto, avrebbe patito e sarebbe risorto, ma avevano anche preannunziato ciò come conveniva con spirito profetico, si deve ricercarlo nelle sacre Scritture, se in qualche modo si può ricercarlo con chiarezza: non vanno certo seguite in materia le opinioni temerarie di uomini qualsiasi, e meno che mai le perversioni dell'eresia tanto esecrabile di gente così aberrante dalla verità. Invano Fausto in questo modo tortuoso si ripromette che, dopo questa vita, possa essere concesso qualcosa a chi non abbia meritato di ottenerlo in questa vita. È bene per voi, finché vivete qui, abbandonare codesto errore e conoscere e custodire la verità della fede cattolica. Altrimenti, ciò che l'ingiusto si ripromette sarà ben lungi, quando comincerà ad avvenire ciò che Dio gli ha minacciato.
La fede di Abramo.
5. Sulla vita dei patriarchi, ho già risposto non poco, quanto ho ritenuto sufficiente, a quest'uomo maledico: non è certo a loro in quanto corretti con la morte o giustificati dopo la sua passione che il Signore dava testimonianza, quando avvertiva i Giudei che, se fossero stati figli di Abramo, avrebbero compiuto le opere di Abramo, e che lo stesso Abramo aveva desiderato vedere il suo giorno e, vedutolo, se ne era rallegrato, e che era nel seno di lui, cioè in non so quale luogo misterioso, grande e nascosto 9, di serena felicità, che gli angeli avevano condotto quel povero tribolato e disprezzato dal ricco superbo 10. E che dirò dell'apostolo Paolo? È forse ad Abramo giustificato dopo la morte che anch'egli si riferisce, quando loda il fatto che credette a Dio prima di essere circonciso e che ciò gli venne attribuito come giustizia 11? E assegna a questo un tale valore, da dire che noi, che non siamo discendenza carnale di Abramo, siamo divenuti suoi figli unicamente perché seguiamo le orme di quella sua fede.
L'ininterrotta tradizione nella Chiesa attesta l'autenticità degli scritti apostolici.
6. Ma che potrò fare con voi, che l'iniquità ha reso così sordi contro le testimonianze delle Scritture al punto che, qualunque cosa si adduca da lì contro di voi, osate affermare che non fu detta dall'Apostolo, ma fu scritta a suo nome da un non so quale falsario? A tal punto la dottrina dei demoni che predicate è chiaramente estranea alla dottrina cristiana, che in nessun modo potete difenderla sotto il nome di dottrina cristiana, se non dicendo che gli scritti degli apostoli sono falsi! O nemici disgraziati dell'anima vostra! Quali scritti avranno mai un qualche peso di autorità, se non ne avranno quelli evangelici e quelli apostolici? Sull'autore di quale libro ci sarà mai certezza, se è incerto se siano degli apostoli gli scritti che la Chiesa dice e conserva come degli apostoli, essa che fu dagli stessi apostoli diffusa e annunziata in mezzo a tutti i popoli con tanta perfezione? E sarà invece certo che gli apostoli abbiano scritto ciò che è proclamato dagli eretici contrari a questa Chiesa, da essi attribuito ai nomi dei loro fondatori, vissuti tanto tempo dopo gli apostoli? Come se anche nella letteratura secolare non siano esistiti autori certissimi, al cui nome in seguito vennero attribuite molte opere che furono ripudiate, o perché non si adattavano affatto a quelle autentiche, o perché al tempo in cui essi scrissero non furono conosciute e non meritarono di essere trasmesse e raccomandate ai posteri dagli autori stessi o dai loro intimi! Alcuni libri trasmessi sotto il nome del nobilissimo medico Ippocrate, per non parlare di altri, non sono forse stati rigettati dai medici come non autorevoli? Né ad essi giovò qualche somiglianza di argomenti e di parole poiché, paragonati con le opere di Ippocrate notoriamente autentiche, furono ritenuti inferiori: anche per il fatto che non li si riconobbe come autenticamente suoi a partire dalla stessa epoca degli altri. Ma i libri in base ai quali si paragonano e si rigettano quelli che ci giungono inopinatamente, come consta che siano di Ippocrate? Come - se qualcuno lo nega non va nemmeno confutato, bensì deriso - se non per il fatto che ce li ha tramandati una catena di successioni dal tempo di Ippocrate stesso sino ad oggi e via di seguito, così che è da folli dubitarne? Come sanno gli uomini che certi libri sono di Platone, Aristotele, Varrone, Cicerone e di altri simili autori, se non per l'attestazione continua delle epoche successive? Molti hanno molto composto a proposito delle scritture ecclesiastiche, non però con autorità canonica, ma con l'intento di essere utili o di apprendere. Come consta che un'opera è di qualcuno, se non perché nell'epoca in cui uno la scrisse la rese nota a quanti poté e la pubblicò, e di lì la sua conoscenza è arrivata ininterrottamente ad altri ed altri ancora e sempre con più vasta conferma ai posteri, sino ai nostri giorni, cosicché, se ci chiedono di chi è un certo libro, non esitiamo su ciò che dobbiamo rispondere? Ma perché volgersi a un passato così lontano? Ecco, abbiamo degli scritti nelle mani: se un po' di tempo dopo il termine della nostra vita qualcuno negherà che alcuni siano di Fausto e altri miei, come si convincerà, se non per il fatto che coloro che adesso li conoscono ne trasmettono notizia anche ai più lontani nel tempo mediante successioni ininterrotte di posteri? Stando così le cose, chi mai, se non colui che si è pervertito acconsentendo alla malizia e all'inganno dei demoni menzogneri, è a tal punto accecato dal furore da affermare che la Chiesa degli apostoli, una concordia di fratelli così fidata e numerosa, non poté meritare che i loro scritti passassero con fedeltà ai posteri, quando con certissima successione sono state conservate le loro cattedre sino ai vescovi di oggi, e questa stessa cosa accade con tanta facilità agli scritti di uomini qualsivoglia, sia fuori della Chiesa sia nella Chiesa stessa?
Le divergenze tra Matteo e Luca si spiegano con i diversi metodi della narrazione storica.
7. " Ma i loro scritti ", dice, " si trovano l'un l'altro in contraddizione ". Maligni quali siete, voi leggete con cattiva intenzione; stolti, non comprendete; ciechi, non vedete. Come avrebbe potuto essere tanto difficile leggere con attenzione questi scritti e trovare una grande e salutare corrispondenza tra gli scrittori, se la contesa non vi avesse pervertito e vi avesse assistito la pietà? Chi mai infatti, leggendo due storici che scrivono di uno stesso argomento, ha pensato che ambedue, o uno dei due, abbia ingannato o sia stato ingannato, perché uno ha detto ciò che l'altro ha omesso, o perché uno ha compendiato in breve una cosa, mantenendo integro e intatto solamente il contenuto, mentre l'altro ha trattato tutto punto per punto, in modo da rendere noto non solo ciò che è accaduto, ma anche come è accaduto? È quel che ha fatto Fausto, che ha voluto criticare la veridicità del Vangelo perché Matteo ha detto qualcosa che Luca, narrando il medesimo evento, ha omesso di dire: quasi che Luca negasse che Cristo abbia detto ciò che Matteo ha scritto che disse. Al riguardo non c'è stata mai alcuna disputa e un'obiezione simile può venire solo da gente del tutto dissennata, che non vuole o non può prendere in esame alcuna di queste cose. Certamente, ricorre come domanda tra i fedeli, e come obiezione tra gli infedeli - quelli però poco eruditi e assai litigiosi, a meno che una volta ammoniti non ritornino in sé - per quale motivo Matteo disse: Gli si avvicinò un centurione che lo pregava dicendo, mentre Luca disse che il centurione inviò a lui gli anziani dei Giudei per chiedergli di guarire il suo servo ammalato, e che quando Gesù si avvicinò alla sua casa mandò avanti altri, dicendo tramite loro che non era degno che Gesù entrasse in casa sua e che non era degno di andare di persona da Gesù. In che modo, dunque, secondo Matteo gli si avvicinò e lo pregava dicendo: Il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente 12? Qui si capisce che Matteo ha riassunto in breve il medesimo autentico e integro racconto, dicendo che il centurione si avvicinò a Gesù, senza però dire se si avvicinò di persona o tramite altri, e senza esplicitare se quanto gli disse a proposito del suo servo, lo disse da se stesso o attraverso altri. E allora? La consuetudine umana non è forse piena di espressioni di tal fatta, come quando affermiamo " si è avvicinato molto a qualcosa " anche di uno che non diciamo ancora essere arrivato? Non affermiamo forse assai spesso che lo stesso arrivare, al quale sembra quasi che non si possa aggiungere più nulla, avviene anche per mezzo di altri, usando frequentemente espressioni del tipo " ha intentato una causa, è arrivato davanti al giudice ", oppure " è arrivato da questo o da quel potente ", quando i più fanno ciò tramite amicizie, senza aver visto affatto colui presso il quale si dice che sono arrivati? Per questo nel linguaggio comune si chiamano " arrivati " quegli uomini che, con l'arte dell'intrigo, da soli o tramite altri, giungono a toccare gli animi in qualche modo inaccessibili dei potenti. E che dunque? Quando leggiamo, dimentichiamo il modo in cui siamo soliti parlare? O forse la Scrittura di Dio avrebbe dovuto parlare con noi in modo diverso dal nostro costume? Ecco ciò che risponderei sull'uso comune del linguaggio a gente ostinata e turbolenta.
Matteo ha insistito sul significato del fatto, Luca sul modo in cui si è svolto.
8. Coloro che indagano queste cose con animo non litigioso, ma pacato e fedele, si avvicinino a Gesù non con la carne ma con il cuore, non con la presenza del corpo ma con la potenza della fede, come quel centurione, e allora comprenderanno meglio ciò che Matteo ha detto. A costoro infatti si dice nel Salmo: Avvicinatevi a lui e sarete illuminati e il vostro volto non arrossirà 13. Per questo il centurione, la cui fede Cristo tanto lodò, si era avvicinato a lui più degli stessi tramite i quali inviò le sue parole. Un caso simile è quando il Signore disse: Qualcuno mi ha toccato, allorché una donna che soffriva di perdite di sangue fu sanata toccando l'orlo della sua veste. Ai suoi discepoli sembrava strano che dicesse: Chi mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato, mentre la folla lo premeva. E quindi gli risposero: La folla ti stringe, e dici " Chi mi ha toccato? " 14. Quelli lo premevano, ma essa lo toccò: ugualmente, quelli erano stati inviati a Cristo, ma il centurione gli si avvicinò di più. Dunque Matteo ha mantenuto un modo di esprimersi tuttora non inusitato e ha comunicato qualcosa di misterioso; Luca invece ha mostrato come questo stesso fatto si è svolto, per costringerci ad accorgerci del modo in cui Matteo lo ha espresso. Vorrei proprio che qualcuno di questi millantatori, che in mala fede obiettano al Vangelo questioncelle simili come fossero di grande portata, raccontasse egli stesso una cosa per due volte, non per dire il falso o per ingannare, ma con l'intenzione di comunicarla ed esporla con esattezza, e che le sue parole fossero raccolte con lo stilo e gli venissero lette ad alta voce: si vedrà se non abbia detto qualcosa in più o in meno, o con un ordine invertito non solo nelle parole ma anche nei fatti, o se non abbia aggiunto qualcosa di sua iniziativa, come se un altro avesse detto qualcosa che egli non gli aveva sentito dire ma sapeva chiaramente che avrebbe voluto e pensato di dirla; o se non abbia compendiato in breve la verità del racconto di qualcuno, il cui contenuto aveva prima esplicato per esteso, quasi punto per punto; e se c'è dell'altro che possa essere ricondotto a regole certe, si noterà come, nei distinti racconti di uno stesso fatto forniti da due persone, o in due racconti di uno stesso fatto forniti da una sola persona, avvenga che si ritrovino molte cose diverse e tuttavia non opposte, e molte cose variate, ma non contraddittorie. Così si sciolgono tutte le difficoltà con cui questi infelici si legano il collo, per conservare nell'intimo lo spirito del loro errore e non accettare dall'esterno quello della salvezza.
Esortazione finale: i Manichei seguano l'autorità delle Scritture o almeno la retta ragione.
9. Dopo aver confutato tutte le calunnie di Fausto, almeno quelle contenute nei suoi Capitoli, alle quali, credo, ho risposto in quest'opera a sufficienza e con ampiezza, nella misura in cui il Signore si è degnato di aiutarmi, voglio brevemente ammonire voi che siete prigionieri di quell'errore tanto nefando e esecrabile: se volete seguire l'autorità delle Scritture, fra tutte la preferibile, seguite quella che custodita, raccomandata e glorificata in tutto il mondo, è giunta dai tempi della presenza dello stesso Cristo sino a questi tempi, attraverso l'amministrazione degli apostoli e le successioni sicure dei vescovi dalle loro sedi. Lì infatti vedrete anche rivelarsi le oscurità e compiersi le predizioni del Vecchio Testamento. Se invece è la ragione che vi muove, pensate in primo luogo a chi siete, a quanto poco siete capaci di comprendere la natura non dico di Dio, ma dell'anima vostra, la quale va compresa, come voi dite di volere o di aver voluto, per mezzo di una ragione certissima e non di una vanissima credulità: poiché questo non lo potete affatto, - senza dubbio, infatti, finché sarete così come siete, non lo potrete in alcun modo -, pensate o credete almeno a ciò che per natura è insito in ogni mente umana, se non è guastato dalla depravazione di un'opinione perversa: che cioè la natura e la sostanza di Dio è totalmente immutabile e totalmente incorruttibile. E d'un tratto cesserete di essere Manichei, per poter essere un giorno cattolici. Amen.
Note:
1 - Mt 8, 11.
2 - Cf. Lc 23, 43.
3 - Cf. Mt 21, 31.
4 - Cf. Gv 8, 3-11.
5 - Cf. Mt 5, 45.
6 - Cf. Mt 8, 5-13; Lc 7, 2-10.
7 - Lc 13, 24-29.
8 - Cf. Mt 7, 21.
9 - Cf. Gv 8, 39. 56.
10 - Lc 16, 23.
11 - Cf. Rm 4, 3.
12 - Mt 8, 5-13; Lc 7, 2-10.
13 - Sal 33, 6.
14 - Lc 8, 43-46.
San Francesco di Sales lo ammaestra in sogno
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaIl 9 maggio 1879 Don Bosco raccontò di avere assistito in sogno a due
grandi battaglie: la prima di giovani contro guerrieri di va rio aspetto
e con armi strane: in fine rimasero pochissimi superstiti. La seconda
battaglia, «più accanita e orribile», avvenne tra mostri giganteschi e
uomini di alta statura bene armati e bene esercitati. Questi uomini
issavano uno stendardo sul quale erano scritte in oro queste parole:
MARIA AUXILIUM CHRISTIANORUM. La battaglia fu lunga e sanguinosa, ma
quelli che seguivano lo sten dardo furono vincitori e rimasero padroni
di una vastissima pianura. A questi si aggiunsero i giovani superstiti
della battaglia antecedente e formarono una specie di esercito, aventi
ognuno come arma nella destra il SS. Crocifisso, nella sinistra un
piccolo stendardo di Maria Ausiliatrice.
I novelli soldati fecero molte manovre in quella vasta pianura, poi si
divisero, gli uni per l’Oriente, pochi al Nord, molti al Mezzodì.
Scomparsi questi, si rinnovarono le stesse battaglie e le partenze per
le stesse direzioni. Don Bosco riconobbe alcuni delle prime battaglie;
gli altri gli erano sconosciuti, ma essi dimostravano di conoscere lui e
gli facevano molte domande.
Successe poco dopo una pioggia di fiammelle splendenti che sembravano
di fuoco di vario colore. Tuonò poi si rasserenò il cielo e Don Bosco si
trovò in un amenissimo giardino. Là gli comparve un uomo che aveva la
fisionomia di San Francesco di Sales e gli offrì un piccolo libro senza
parlare. Don Bosco chiese chi fosse.
— Leggi nel libro — rispose.
Don Bosco aprì il libro e lesse:
«Ai novizi: Ubbidienza in ogni cosa. Con l’ubbidienza menteranno le benedizioni di Dio e la benedizione degli uomini.
Ai Salesiani: Custodire gelosamente la virtù della castità. Ama re il
buon nome dei confratelli e promuovere il decoro della Congregazione.
Ai direttori: Ogni cura, ogni fatica per osservare e far osservare le Regole con cui ognuno si è consacrato a Dio.
Al Superiore: Olocausto assoluto per guadagnare sé e i suoi soggetti a Dio».
— Chi siete voi? — domandò di nuovo Don Bosco a quell’uomo che lo stava guardando con sguardo sereno.
— Il mio nome è noto a tutti i buoni e sono mandato per comunicarti alcune cose future.
— Quali?
— Quelle che chiederai.
— Che debbo fare per promuovere le vocazioni?
— I Salesiani avranno molte vocazioni con la loro esemplare condotta,
trattando con somma carità gli allievi e insistendo sulla frequente
Comunione.
— Che cosa si deve osservare nell’accettazione dei novizi?
— Escludere i pigri e i golosi.
— E nell’ammettere ai voti?
— Vegliare se vi è garanzia sulla castità.
— Come si può conservare il buono spirito nelle nostre case?
— Da parte dei superiori scrivere, visitare, trattare con benevolenza, e ciò con molta frequenza.
— Come dobbiamo regolarci nelle Missioni?
— Mandare individui sicuri nella moralità; richiamare coloro che ne
lasciassero intravedere grave dubbio; studiare e coltivare le vocazioni
indigene.
— La nostra Congregazione cammina bene?
— Qui iustus est iustiflcetur adhuc. Non progredi regredi est. Qui
perseveraverit salvus erit. (Chi è santo diventi più santo. Non
progredire è regredire. Chi avrà perseverato sarà salvo).
— Si dilaterà molto?
— Finché i superiori faranno la parte loro crescerà, e nessuno potrà arrestarne la diffusione.
— Durerà molto tempo?
— La vostra Congregazione durerà finché i soci ameranno il la voro e la
temperanza. Mancando una di queste due colonne, il vostro edificio
crollerà schiacciando superiori e sudditi con i loro seguaci.
In quel momento comparvero quattro individui che portavano una cassa mortuaria. Camminavano verso Don Bosco.
— Presto?
— Non domandano; pensa solo che sei mortale.
— Che cosa mi volete significare con questa bara?
— Che devi far praticare in vita quello che desideri che i tuoi figli
pratichino dopo dite. Questa è l’eredità, il testamento che devi
lasciare ai tuoi figli; ma devi prepararlo e lasciarlo ben compiuto e
ben praticato.
— Ci sovrastano fiori o spine?
— Vi sovrastano molte rose, molte consolazioni; ma sono imminenti
pungentissime spine, che cagioneranno in tutti profondissima amarezza e
cordoglio. Bisogna pregare molto.
— A Roma dobbiamo andare?
— Sì, ma adagio, con la massima prudenza e raffinate cautele.
Don Bosco dice che voleva fare ancora altre domande; ma a questo punto scoppiò il tuono con lampi e fulmini e si svegliò.
Don Bosco aveva scelto come Maestro e Protettore San Francesco di Sales.
Ed ecco, in questo sogno, il santo Dottore dargli sapienti norme per
far fiorire la Congregazione Salesiana. Nella prima parte del sogno Don
Bosco aveva assistito alle lotte che avrebbero dovuto affrontare i
chiamati a far parte della sua nuova Famiglia religiosa.
RIPARATE! A.N.A. 35 28 dicembre 1994
Catalina Rivas
Maria
Figliola, chiedo a voi molta preghiera e riparazioni per tutto ciò che gli eretici intentano ancora contro Gesù nel Sacramento dell'Eucarestia.
Per l'ostinazione con cui rifiutano di credere alla verità del mistero; per le burle feroci che si sono fatte di Lui, per le orribili bestemmie che dicono contro il Suo Santo Nome e per gli abusi spaventosi che si commettono contro il Suo Sacro Corpo, infangandolo, esponendolo a ogni oltraggio, abbattendo i Suoi altari, uccidendo i Suoi sacerdoti, mescolando il loro sangue a quello di Gesù, e in mille altre abominevoli maniere.
Vi prego, fate una preghiera continua, che le vostre mani non si stacchino dal rosario; pregate anche quando credete di non poterlo fare. Pregate in riparazione per la vostra patria, pregate perché si calmino gli odi e le vendette; pregate perché le sette non distruggano la Chiesa di Cristo, pregate per le vostre famiglie. Riparate per i peccati dei vostri cari.