Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del tempo ordinario (Sant'Agata)
Vangelo secondo Marco 14
1Mancavano intanto due giorni alla Pasqua e agli Azzimi e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di impadronirsi di lui con inganno, per ucciderlo.2Dicevano infatti: "Non durante la festa, perché non succeda un tumulto di popolo".
3Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo.4Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: "Perché tutto questo spreco di olio profumato?5Si poteva benissimo vendere quest'olio a più di trecento denari e darli ai poveri!". Ed erano infuriati contro di lei.
6Allora Gesù disse: "Lasciatela stare; perché le date fastidio? Ella ha compiuto verso di me un'opera buona;7i poveri infatti li avete sempre con voi e potete beneficarli quando volete, me invece non mi avete sempre.8Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura.9In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".
10Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai sommi sacerdoti, per consegnare loro Gesù.11Quelli all'udirlo si rallegrarono e promisero di dargli denaro. Ed egli cercava l'occasione opportuna per consegnarlo.
12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare perché tu possa mangiare la Pasqua?".13Allora mandò due dei suoi discepoli dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo14e là dove entrerà dite al padrone di casa: Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, perché io vi possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala con i tappeti, già pronta; là preparate per noi".16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono per la Pasqua.
17Venuta la sera, egli giunse con i Dodici.18Ora, mentre erano a mensa e mangiavano, Gesù disse: "In verità vi dico, uno di voi, 'colui che mangia con me', mi tradirà".19Allora cominciarono a rattristarsi e a dirgli uno dopo l'altro: "Sono forse io?".20Ed egli disse loro: "Uno dei Dodici, colui che intinge con me nel piatto.21Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo è tradito! Bene per quell'uomo se non fosse mai nato!".
22Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo".23Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti.24E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza versato per molti.25In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio".
26E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.27Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto:
'Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse'.
28Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea".29Allora Pietro gli disse: "Anche se tutti saranno scandalizzati, io non lo sarò".30Gesù gli disse: "In verità ti dico: proprio tu oggi, in questa stessa notte, prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte".31Ma egli, con grande insistenza, diceva: "Se anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò". Lo stesso dicevano anche tutti gli altri.
32Giunsero intanto a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: "Sedetevi qui, mentre io prego".33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.34Gesù disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate".35Poi, andato un po' innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell'ora.36E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".37Tornato indietro, li trovò addormentati e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole".39Allontanatosi di nuovo, pregava dicendo le medesime parole.40Ritornato li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano appesantiti, e non sapevano che cosa rispondergli.
41Venne la terza volta e disse loro: "Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l'ora: ecco, il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino".
43E subito, mentre ancora parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani.44Chi lo tradiva aveva dato loro questo segno: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta".45Allora gli si accostò dicendo: "Rabbì" e lo baciò.46Essi gli misero addosso le mani e lo arrestarono.47Uno dei presenti, estratta la spada, colpì il servo del sommo sacerdote e gli recise l'orecchio.48Allora Gesù disse loro: "Come contro un brigante, con spade e bastoni siete venuti a prendermi.49Ogni giorno ero in mezzo a voi a insegnare nel tempio, e non mi avete arrestato. Si adempiano dunque le Scritture!".
50Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.51Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di un lenzuolo, e lo fermarono.52Ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo.
53Allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.54Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del sommo sacerdote; e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco.55Intanto i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.56Molti infatti attestavano il falso contro di lui e così le loro testimonianze non erano concordi.57Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo:58"Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo".59Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde.60Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: "Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?".61Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: "Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?".62Gesù rispose: "Io lo sono!
E vedrete 'il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo'".
63Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?64Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte.
65Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: "Indovina". I servi intanto lo percuotevano.
66Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una serva del sommo sacerdote67e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo fissò e gli disse: "Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù".68Ma egli negò: "Non so e non capisco quello che vuoi dire". Uscì quindi fuori del cortile e il gallo cantò.69E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: "Costui è di quelli".70Ma egli negò di nuovo. Dopo un poco i presenti dissero di nuovo a Pietro: "Tu sei certo di quelli, perché sei Galileo".71Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: "Non conosco quell'uomo che voi dite".72Per la seconda volta un gallo cantò. Allora Pietro si ricordò di quella parola che Gesù gli aveva detto: "Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai per tre volte". E scoppiò in pianto.
Deuteronomio 3
1Poi ci voltammo e salimmo per la via di Basan. Og re di Basan, con tutta la sua gente, ci venne incontro per darci battaglia a Edrei.2Il Signore mi disse: Non lo temere, perché io darò in tuo potere lui, tutta la sua gente e il suo paese; tu farai a lui quel che hai fatto a Sicon, re degli Amorrei, che abitava a Chesbon.3Così il Signore nostro Dio mise in nostro potere anche Og, re di Basan, con tutta la sua gente; noi lo abbiamo sconfitto, senza lasciargli alcun superstite.4Gli prendemmo in quel tempo tutte le sue città; non ci fu città che noi non prendessimo loro: sessanta città, tutta la regione di Argob, il regno di Og in Basan.5Tutte queste città erano fortificate, con alte mura, porte e sbarre, senza contare le città aperte, che erano molto numerose.6Noi le votammo allo sterminio, come avevamo fatto di Sicon, re di Chesbon: votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini.7Ma il bestiame e le spoglie delle città asportammo per noi come preda.
8In quel tempo, abbiamo preso ai due re degli Amorrei il paese che è oltre il Giordano, dal torrente Arnon al monte Ermon9- quelli di Sidone chiamano Sirion l'Ermon, gli Amorrei lo chiamano Senir -,10tutte le città della pianura, tutto Gàlaad, tutto Basan fino a Salca e a Edrei, città del regno di Og in Basan.11Perché Og, re di Basan, era rimasto l'unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro, non è forse a Rabba degli Ammoniti? È lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo.
12In quel tempo abbiamo preso in possesso questo paese: ai Rubeniti e ai Gaditi diedi il territorio di Aroer, sul torrente Arnon, fino a metà della montagna di Gàlaad con le sue città.
13Alla metà della tribù di Manàsse diedi il resto di Gàlaad e tutto il regno di Og in Basan; tutta la regione di Argob con tutto Basan, che si chiamava il paese dei Refaim.14Iair, figlio di Manàsse, prese tutta la regione di Argob, sino ai confini dei Ghesuriti e dei Maacatiti, e chiamò con il suo nome i villaggi di Basan, che anche oggi si chiamano Villaggi di Iair.15Diedi Gàlaad a Machir.16Ai Rubeniti e ai Gaditi diedi da Gàlaad fino al torrente Arnon, fino alla metà del torrente che serve di confine e fino al torrente Iabbok, frontiera degli Ammoniti,17e l'Araba il cui confine è costituito dal Giordano, da Genèsaret fino al mare dell'Araba, cioè il Mar Morto, sotto le pendici del Pisga, verso l'oriente.
18Ora in quel tempo io vi diedi quest'ordine: Il Signore vostro Dio vi ha dato questo paese in proprietà. Voi tutti, uomini vigorosi, passerete armati alla testa degli Israeliti vostri fratelli.19Soltanto le vostre mogli, i vostri fanciulli e il vostro bestiame (so che di bestiame ne avete molto) rimarranno nelle città che vi ho date,20finché il Signore abbia dato una dimora tranquilla ai vostri fratelli come ha fatto per voi, e prendano anch'essi possesso del paese che il Signore vostro Dio sta per dare a loro oltre il Giordano. Poi ciascuno tornerà nel possesso che io vi ho dato.
21In quel tempo diedi anche a Giosuè quest'ordine: I tuoi occhi hanno visto quanto il Signore vostro Dio ha fatto a questi due re; lo stesso farà il Signore a tutti i regni nei quali tu stai per entrare.22Non li temete, perché lo stesso Signore vostro Dio combatte per voi.
23In quel medesimo tempo, io supplicai il Signore:24Signore Dio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servo la tua grandezza e la tua mano potente; quale altro Dio, infatti, in cielo o sulla terra, può fare opere e prodigi come i tuoi?25Permetti che io passi al di là e veda il bel paese che è oltre il Giordano e questi bei monti e il Libano.26Ma il Signore si adirò contro di me, per causa vostra, e non mi esaudì. Il Signore mi disse: Basta, non parlarmi più di questa cosa.27Sali sulla cima del Pisga, volgi lo sguardo a occidente, a settentrione, a mezzogiorno e a oriente e contempla il paese con gli occhi; perché tu non passerai questo Giordano.28Trasmetti i tuoi ordini a Giosuè, rendilo intrepido e incoraggialo, perché lui lo passerà alla testa di questo popolo e metterà Israele in possesso del paese che vedrai.
29Così ci fermammo nella valle di fronte a Bet-Peor.
Siracide 20
1C'è un rimprovero che è fuori tempo,
c'è chi tace ed è prudente.
2Quanto è meglio rimproverare che covare l'ira!
3Chi si confessa colpevole evita l'umiliazione.
4Un eunuco che vuol deflorare una ragazza,
così chi vuol rendere giustizia con la violenza.
5C'è chi tace ed è ritenuto saggio,
e c'è chi è odiato per la sua loquacità.
6C'è chi tace, perché non sa che cosa rispondere,
e c'è chi tace, perché conosce il momento propizio.
7L'uomo saggio sta zitto fino al momento opportuno,
il millantatore e lo stolto lo trascurano.
8Chi abbonda nel parlare si renderà abominevole;
chi vuole assolutamente imporsi sarà odiato.
9Nelle disgrazie può trovarsi la fortuna per un uomo,
mentre un profitto può essere una perdita.
10C'è una generosità, che non ti arreca vantaggi
e c'è chi dall'umiliazione alza la testa.
11.12C'è chi compra molte cose con poco,
e chi le paga sette volte il loro valore.
13Il saggio si rende amabile con le sue parole,
le cortesie degli stolti sono sciupate.
14Il dono di uno stolto non ti gioverà,
perché i suoi occhi bramano ricevere più di quanto ha
dato.
15Egli darà poco, ma rinfaccerà molto;
aprirà la sua bocca come un banditore.
Oggi darà un prestito e domani richiederà;
uomo odioso è costui.
16Lo stolto dice: "Non ho un amico,
non c'è gratitudine per i miei benefici.
17Quelli che mangiano il mio pane sono lingue cattive".
Quanto spesso e quanti si burleranno di lui!
18Meglio scivolare sul pavimento che con la lingua;
per questo la caduta dei cattivi giunge rapida.
19Un uomo senza grazia è un discorso inopportuno:
è sempre sulla bocca dei maleducati.
20Non si accetta una massima dalla bocca dello stolto,
perché non è mai detta a proposito.
21C'è chi è impedito di peccare dalla miseria
e durante il riposo non avrà rimorsi.
22C'è chi si rovina per rispetto umano
e si rovina per la faccia di uno stolto.
23C'è chi per rispetto umano fa promesse a un amico;
in tal modo se lo rende gratuitamente nemico.
24Brutta macchia nell'uomo la menzogna,
si trova sempre sulla bocca degli ignoranti.
25Meglio un ladro che un mentitore abituale,
ma tutti e due condivideranno la rovina.
26L'abitudine del bugiardo è un disonore,
la vergogna lo accompagnerà sempre.
27Il saggio si fa onore con i discorsi,
l'uomo prudente piace ai grandi.
28Chi lavora la terra accrescerà il raccolto;
chi piace ai grandi si fa perdonare l'ingiustizia.
29Regali e doni accecano gli occhi dei saggi,
come bavaglio sulla bocca, soffocano i rimproveri.
30Sapienza nascosta e tesoro invisibile:
a che servono l'una e l'altro?
31Fa meglio chi nasconde la stoltezza
che colui che nasconde la sapienza.
Salmi 95
1Venite, applaudiamo al Signore,
acclamiamo alla roccia della nostra salvezza.
2Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
3Poiché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.
4Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.
5Suo è il mare, egli l'ha fatto,
le sue mani hanno plasmato la terra.
6Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
7Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
8Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
9dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
10Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione
e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie;
11perciò ho giurato nel mio sdegno:
Non entreranno nel luogo del mio riposo".
Geremia 49
1Sugli Ammoniti.
Dice il Signore:
"Israele non ha forse figli,
non ha egli alcun erede?
Perché Milcom ha ereditato la terra di Gad
e il suo popolo ne ha occupate le città?
2Perciò ecco, verranno giorni
- dice il Signore -
nei quali io farò udire a Rabbà degli Ammoniti
fragore di guerra;
essa diventerà un cumulo di rovine,
le sue borgate saranno consumate dal fuoco,
Israele spoglierà i suoi spogliatori,
dice il Signore.
3Urla, Chesbòn, arriva il devastatore;
gridate, borgate di Rabbà,
cingetevi di sacco, innalzate lamenti
e andate raminghe con tagli sulla pelle,
perché Milcom andrà in esilio,
insieme con i suoi sacerdoti e i suoi capi.
4Perché ti vanti delle tue valli,
figlia ribelle?
Confidi nelle tue scorte ed esclami:
Chi verrà contro di me?
5Ecco io manderò su di te il terrore
- parola del Signore Dio degli eserciti -
da tutti i dintorni.Voi sarete scacciati, ognuno per la sua via,
e non vi sarà nessuno che raduni i fuggiaschi.
6Ma dopo cambierò la sorte
degli Ammoniti".
Parola del Signore.
7Su Edom.
Così dice il Signore degli eserciti:
"Non c'è più sapienza in Teman?
È scomparso il consiglio dei saggi?
È svanita la loro sapienza?
8Fuggite, partite, nascondetevi in un luogo segreto,
abitanti di Dedan,
poiché io mando su Esaù la sua rovina,
il tempo del suo castigo.
9Se vendemmiatori verranno da te,
non lasceranno nulla da racimolare.
Se ladri notturni verranno da te,
saccheggeranno quanto loro piace.
10Poiché io intendo spogliare Esaù,
rivelo i suoi nascondigli
ed egli non ha dove nascondersi.
La sua stirpe, i suoi fratelli, i suoi vicini
sono distrutti ed egli non è più.
11Lascia i tuoi orfani, io li farò vivere,
le tue vedove confidino in me!
12Poiché così dice il Signore: Ecco, coloro che non erano obbligati a bere il calice lo devono bere e tu pretendi di rimanere impunito? Non resterai impunito, ma dovrai berlo13poiché io ho giurato per me stesso - dice il Signore - che Bozra diventerà un orrore, un obbrobrio, un deserto, una maledizione e tutte le sue città saranno ridotte a rovine perenni.
14Ho udito un messaggio da parte del Signore,
un messaggero è stato inviato fra le nazioni:
Adunatevi e marciate contro di lui!
Alzatevi per la battaglia.
15Poiché ecco, ti renderò piccolo fra i popoli
e disprezzato fra gli uomini.
16La tua arroganza ti ha indotto in errore,
la superbia del tuo cuore;
tu che abiti nelle caverne delle rocce,
che ti aggrappi alle cime dei colli,
anche se ponessi, come l'aquila, in alto il tuo nido,
di lassù ti farò precipitare. Oracolo del Signore.
17Edom sarà oggetto di orrore; chiunque passerà lì vicino ne resterà attonito e fischierà davanti a tutte le sue piaghe.18Come nello sconvolgimento di Sòdoma e Gomorra e delle città vicine - dice il Signore - non vi abiterà più uomo né vi fisserà la propria dimora un figlio d'uomo.19Ecco, come un leone sale dalla boscaglia del Giordano verso i prati sempre verdi, così in un baleno io lo scaccerò di là e il mio eletto porrò su di esso; poiché chi è come me? Chi può citarmi in giudizio? Chi è dunque il pastore che può resistere davanti a me?20Per questo ascoltate il progetto che il Signore ha fatto contro Edom e le decisioni che egli ha prese contro gli abitanti di Teman.
Certo, trascineranno via anche i più piccoli del gregge,
e per loro sarà desolato il loro prato.
21Al fragore della loro caduta tremerà la terra.
Un grido! Fino al Mare Rosso se ne ode l'eco.
22Ecco, come l'aquila, egli sale e si libra,
espande le ali su Bozra.
In quel giorno il cuore dei prodi di Edom
sarà come il cuore di una donna nei dolori del parto".
23Su Damasco.
"Amat e Arpad sono piene di confusione,
perché hanno sentito una cattiva notizia;
esse sono agitate come il mare, sono in angoscia,
non possono calmarsi.
24Spossata è Damasco, si volge per fuggire;
un tremito l'ha colta,
angoscia e dolori l'assalgono
come una partoriente.
25Come fu abbandonata la città gloriosa,
la città del tripudio?
26Cadranno i suoi giovani nelle sue piazze
e tutti i suoi guerrieri periranno in quel giorno.
Oracolo del Signore degli eserciti.
27Appiccherò il fuoco alle mura di Damasco
e divorerà i palazzi di Ben-Hadàd".
28Su Kedàr e sui regni di Cazòr, che Nabucodònosor re di Babilonia sconfisse.
Così dice il Signore:
"Su, marciate contro Kedàr,
saccheggiate i figli dell'oriente.
29Prendete le loro tende e le loro pecore,
i loro teli da tenda, tutti i loro attrezzi;
portate via i loro cammelli;
un grido si leverà su di loro: Terrore all'intorno!
30Fuggite, andate lontano, nascondetevi in luoghi segreti
o abitanti di Cazòr - dice il Signore -
perché ha ideato un disegno contro di voi.
Nabucodònosor re di Babilonia
ha preparato un piano contro di voi.
31Su, marciate contro la nazione tranquilla,
che vive in sicurezza. Oracolo del Signore.
Essa non ha né porte né sbarre
e vive isolata.
32I suoi cammelli saranno portati via come preda
e la massa dei suoi greggi come bottino.
Disperderò a tutti i venti
coloro che si tagliano i capelli alle tempie,
da ogni parte farò venire la loro rovina.
Parola del Signore.
33Cazòr diventerà rifugio di sciacalli,
una desolazione per sempre;
nessuno vi dimorerà più,
non vi abiterà più un figlio d'uomo".
34Parola che il Signore rivolse al profeta Geremia riguardo all'Elam all'inizio del regno di Sedecìa re di Giuda.
35"Dice il Signore degli eserciti:
Ecco io spezzerò l'arco dell'Elam,
il nerbo della sua potenza.
36Manderò contro l'Elam i quattro venti
dalle quattro estremità del cielo
e li sparpaglierò davanti a questi venti;
non ci sarà nazione
in cui non giungeranno
i profughi dell'Elam.
37Incuterò terrore negli Elamiti davanti ai loro nemici
e davanti a coloro che vogliono la loro vita;
manderò su di essi la sventura,la mia ira ardente. Parola del Signore.
Manderò la spada a inseguirli
finché non li avrò sterminati.
38Porrò il mio trono sull'Elam
e farò morire il re e i capi.
Oracolo del Signore.
39Ma negli ultimi giorni
cambierò la sorte dell'Elam". Parola del Signore.
Lettera ai Romani 4
1Che diremo dunque di Abramo, nostro antenato secondo la carne?2Se infatti Abramo è stato giustificato per le opere, certo ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio.3Ora, che cosa dice la Scrittura? 'Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia'.4A chi lavora, il salario non viene calcolato come un dono, ma come debito;5a chi invece non lavora, ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia.6Così anche Davide proclama beato l'uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
7'Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate
e i peccati sono stati ricoperti;'
8'beato l'uomo al quale il Signore non mette in conto
il peccato'!
9Orbene, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che 'la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia'.10Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non certo dopo la circoncisione, ma prima.11Infatti egli ricevette 'il segno della circoncisione' quale sigillo della giustizia derivante dalla fede che aveva già ottenuta quando non era ancora circonciso; questo perché fosse padre di tutti i non circoncisi che credono e perché anche a loro venisse accreditata la giustizia12e fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo hanno la circoncisione, ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.
13Non infatti in virtù della legge fu data ad Abramo o alla sua discendenza la promessa di diventare erede del mondo, ma in virtù della giustizia che viene dalla fede;14poiché se diventassero eredi coloro che provengono dalla legge, sarebbe resa vana la fede e nulla la promessa.15La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione.16Eredi quindi si diventa per la fede, perché ciò sia per grazia e così la promessa sia sicura per tutta la discendenza, non soltanto per quella che deriva dalla legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi.17Infatti sta scritto: 'Ti ho costituito padre di molti popoli'; [è nostro padre] davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono.
18Egli ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne 'padre di molti popoli', come gli era stato detto: 'Così sarà la tua discendenza'.19Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo - aveva circa cento anni - e morto il seno di Sara.20Per la promessa di Dio non esitò con incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio,21pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento.22Ecco perché 'gli fu accreditato come giustizia'.
23E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato come giustizia,24ma anche per noi, ai quali sarà egualmente accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore,25il quale è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.
Capitolo XL: Nulla di buono ha l’uomo da sé, e di nulla può vantarsi
Leggilo nella Biblioteca1. "O Signore, che cosa è l'uomo, che tu abbia a ricordarti di lui? Che cosa è il figlio dell'uomo, che tu venga a lui?" (Sal 8,5). Quali meriti ha mai l'uomo, perché tu gli dia la tua grazia? O Signore, di che posso lamentarmi se mi abbandoni; che cosa posso, a buon diritto, addurre se tu non mi concedi quello che chiedo? Soltanto questo, in verità, posso dire, con certezza, in cuor mio: Signore, nulla io sono, nulla posso, nulla di buono io ho da me stesso; anzi fallisco in ogni cosa, tendendo sempre al nulla. Se non vengo aiutato da te e plasmato interiormente, mi infiacchisco totalmente e mi abbandono. "Invece tu, o Signore, sei sempre te stesso e tale resti in eterno" (Sal 101, 28.31), immutabilmente buono, giusto, santo, talché fai e disponi ogni cosa con sapienza. Io, invece, essendo più pronto a regredire che ad avanzare, non mi mantengo sempre nella stessa condizione; che anzi "sette tempi diversi passano sopra di me" (Dn 4, 13.20.22); anche se il mio stato può, d'un tratto, mutarsi in meglio, non appena tu lo vuoi, e mi porgi la mano soccorritrice. Da te solo, infatti, non già dall'uomo soccorso, mi può venire l'aiuto e il dono della fermezza, cosicché la mia faccia non muti continuamente, e il mio cuore si volga solo a te, e in te trovi pace. Dunque, se io fossi capace di disprezzare ogni consolazione degli uomini - sia per conseguire maggior fervore, sia per rispondere al bisogno di cercare te, in mancanza di chi mi possa confortare - allora potrei fondatamente sperare nella tua grazia ed esultare del dono di una rinnovellata consolazione.
2. Siano rese grazie a te; a te dal quale tutto discende, se qualcosa di buono mi accade. Ché io non sono altro che vanità, "anzi un nulla, al tuo cospetto" (Sal 38, 6), un uomo incostante e debole. Di che cosa posso io vantarmi; come posso pretendere di essere stimato? Forse per quel nulla che io sono? Sarebbe vanità sempre più grande. O veramente vuota vanteria, peste infame, massima presunzione, che distoglie dalla vera gloria, privandoci della grazia del cielo. Giacché mentre si compiace di se stesso, l'uomo dispiace a te; mentre ambisce ad essere lodato dagli altri, si spoglia della vera virtù. Vera gloria, invece, e gaudio santo, è gloriarci in te, non in noi; trovare compiacimento nel tuo nome, non nella nostra virtù; non cercare diletto in alcuna creatura, se non per te. Sia lodato il tuo nome, non il mio; siano esaltate le tue opere, non le mie; sia benedetto il tuo nome santo, e a me non sia data lode alcuna da parte degli uomini. Tu sei la mia gloria e la gioia del mio cuore; in te esulterò e mi glorierò sempre: "per nulla invece in me, se non nella mia debolezza" ("Cor 12,5). Lasciando ai Farisei il cercare gloria gli uni dagli altri, io cercherò quella gloria che viene solo da Dio. A confronto della tua gloria eterna, è vanità e stoltezza ogni lode che viene dagli uomini, ogni onore di quaggiù, ogni mondana grandezza. O mia verità e mia misericordia, mio Dio, Trinità beata, a te solo sia lode, onore, virtù e gloria, per gli infiniti secoli dei secoli!
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini. Libro terzo.
Il castigo e il perdono dei peccati e il battesimo dei bambini - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella BibliotecaL'argomento di questo terzo libro.
1. 1. Avevo già risposto con due lunghi libri alle questioni che mi sottoponesti e sulle quali mi chiedevi di scriverti qualcosa. Anzitutto contro quanti dicono che Adamo sarebbe morto anche se non avesse peccato e che nel suo peccato non è passato nulla per propagazione nei suoi discendenti; in modo particolare poi in riferimento al battesimo dei bambini, che tutta la Chiesa universale celebra costantemente con prassi piissima e materna; e infine sulla questione se in questa vita esistano, siano esistiti ed esisteranno uomini senza nessun peccato. Con questi libri non mi sembra certamente d'esser venuto incontro su questo terreno a tutte le attese di tutti - ciò non so se a me o a chiunque altro sia possibile, anzi non dubito che sia impossibile -; ma tuttavia mi sembra d'aver fatto qualcosa per cui i difensori della fede, trasmessa su questi temi dai nostri predecessori, non si trovino completamente disarmati di fronte alle novità di quanti dissentono. Ma dopo pochissimi giorni ho letto alcuni scritti di Pelagio, uomo santo, mi si dice, e cristiano di non poca perfezione. Essi contengono brevissime spiegazioni delle Lettere dell'apostolo Paolo. Al passo dove l'Apostolo dice che a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 1, ho trovato una particolare argomentazione di coloro che negano che i bambini portino in sé il peccato originale. Confesso che in quei miei volumi, pur tanto lunghi, non ho confutato tale argomentazione, perché non mi è venuto in mente che qualcuno potesse pensare o fare affermazioni simili. Perciò, non avendo io voluto aggiungere nulla a quell'opera a cui avevo già posto definitivamente termine, ho creduto di dover inserire in questa lettera sia la sopraddetta argomentazione con le stesse parole in cui l'ho letta, sia l'argomentazione contraria che mi sembra di doverle opporre.
I bambini nel battesimo diventano credenti e come tali partecipano alla redenzione.
2. 2. Quella argomentazione è formulata cosi: Coloro che sono contro la trasmissione del peccato cercano di confutarla nella seguente maniera: Se il peccato di Adamo, dicono, nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono, perché l'Apostolo dice che per mezzo di un solo uomo gli uomini si salvano, come e anzi più di come sono periti a causa di un solo uomo. Come ho detto, in quei miei libri che ti ho scritto non ho risposto a questa argomentazione e non mi sono sognato affatto di confutarla. Il primo punto che devi osservare è come essi giudichino assurdissimo e falsissimo che la giustizia del Cristo giovi anche ai non credenti, quando dicono: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono. Da ciò pensano logico concludere che nemmeno il peccato del primo uomo ha potuto nuocere ai bambini non peccanti, come anche la giustizia del Cristo non può giovare alle persone non credenti. Dicano allora cosa giovi la giustizia del Cristo ai bambini battezzati, dicano assolutamente quello che vogliono. Certamente se si ricordano d'esser cristiani, non esitano ad ammettere un qualche giovamento. Perciò in qualunque modo giovi il battesimo, esso non può giovare a persone non credenti, come asseriscono essi stessi. Sono costretti quindi a computare i bambini battezzati nel numero dei credenti e a concordare con l'autorità della santa Chiesa d'ogni luogo, la quale non li stima indegni del nome di fedeli, non potendo la giustizia del Cristo, anche secondo costoro, giovare ai bambini se non in quanto credenti. Come dunque lo spirito di giustizia di coloro per mezzo dei quali i bambini rinascono trasferisce in questi, mediante la loro risposta, quella fede che non hanno potuto avere ancora per volontà propria, cosi la carne del peccato di coloro per mezzo dei quali nascono trasferisce in essi quella colpa che non hanno ancora contratto con la propria vita. E come lo Spirito della vita li rigenera fedeli nel Cristo, cosi il corpo della morte li aveva generati peccatori in Adamo. La prima generazione infatti è generazione carnale, l'altra spirituale, la prima ci fa figli della carne, la seconda figli dello Spirito, la prima figli della morte, la seconda figli della risurrezione, la prima figli del secolo, la seconda figli di Dio, la prima figli dell'ira, la seconda figli della misericordia, e perciò la prima ci vincola al peccato originale, la seconda ci svincola da ogni peccato.
La condanna dei bambini non battezzati, ammessa anche dai pelagiani, sarebbe ingiusta senza la presenza in loro del peccato originale.
2. 3. Dobbiamo infine sentirci obbligati ad accettare per autorità divina ciò che non riusciamo a comprendere con la più perspicace intelligenza. Fanno bene costoro a ricordare che la giustizia del Cristo non può giovare se non a persone credenti e a riconoscere che giova in qualche modo ai bambini. Allora, come abbiamo detto, dal battesimo in poi devono computarli senza alcuna esitazione nel numero dei credenti. Logicamente dunque se non vengono battezzati, saranno tra coloro che non credono: quindi non avranno la vita, ma l'ira di Dio rimane su di loro, perché chi non crede nel Figlio non avrà la vita, ma l'ira di Dio incombe su di lui 2; quindi sono stati giudicati, perché chi non crede è già stato giudicato 3; quindi saranno condannati perché chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato 4. Ora, vedano costoro con quale giustizia tentino o si affannino di asserire che non sono destinati alla vita eterna, ma all'ira di Dio perché giudichi lui e condanni gli uomini che sono senza peccato; se, come non hanno peccato proprio, cosi non c'è in essi nessun peccato originale.
I problemi discussi non sono facili: occorre pregare.
2. 4. A tutte le altre argomentazioni che Pelagio mette in bocca a coloro che discutono contro il peccato originale ho già risposto, penso sufficientemente e chiaramente, in quei due libri del mio lungo lavoro. Se tale mia opera ad alcuni sembrerà piccola o oscura, mi perdonino e si mettano d'accordo con quelli che forse la disapprovano non perché piccola, ma perché eccessiva; e coloro poi che non arrivano ancora all'intelligenza delle affermazioni che io stimo d'aver fatto in modo lucido, per quanto lo comportava la natura delle questioni, non mi accusino di negligenza o d'insufficiente capacità, ma piuttosto preghino Dio di ricevere da lui il dono dell'intelligenza.
Le tesi degli eretici esposte da Pelagio nel suo Commento alle Lettere di S. Paolo.
3. 5. Dobbiamo tuttavia notare senza negligenza che quest'uomo buono e lodevole, come ne parlano quanti lo conoscono, non ha messo fuori tale argomentazione contro la propaggine del peccato originale in nome proprio, ma ha fatto conoscere ciò che dicono quelli che non l'approvano, e non solo ha fatto conoscere questo che ho esposto adesso e a cui ho risposto, ma anche tutti gli altri ragionamenti ai quali ho ricordato d'aver già risposto in quei libri. Infatti dopo aver detto: Se il peccato di Adamo nuoce pure a coloro che non peccano, logicamente anche la giustizia del Cristo giova ugualmente a coloro che non credono - e nella mia risposta vedi come questo non contrasta con quanto diciamo, ma anzi ci suggerisce che cosa dobbiamo dire -, seguitando aggiunge: Dicono inoltre: Se il battesimo monda quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. C'è pure da aggiungere che se a venire per trasmissione non è l'anima, ma la carne soltanto, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione e unicamente la carne ne merita la pena. Dicono ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Dicono ancora privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui.
Qual era la convinzione personale di Pelagio?
3. 6. Ti prego, non vedi come Pelagio abbia messo tutto questo nei suoi scritti non in nome proprio, ma in nome di altri, tanto era convinto trattarsi di non so quale novità che ha cominciato ora a rumoreggiare contro l'antica, radicale fede della Chiesa da vergognarsi o da temere di abbracciarla per proprio conto? E forse egli personalmente non ritiene che nasca senza peccato l'uomo al quale riconosce necessario il battesimo in cui si fa la remissione dei peccati. Forse egli personalmente non ritiene che senza peccato si danni l'uomo, il quale se non è battezzato si deve necessariamente computare tra i non credenti, non potendo sbagliare la Scrittura evangelica nel dire apertissimamente: Chi non crederà sarà condannato 5. Forse infine egli personalmente non ritiene che senza peccato l'immagine di Dio venga esclusa dal regno di Dio, com'è scritto: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 6, cosicché senza peccato o venga precipitata nella morte eterna o ancora più assurdamente abbia la vita eterna fuori dal regno di Dio, quando il Signore predicendo che cosa alla fine dire ai suoi: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fino dalla fondazione del mondo 7, ha pure manifestato che cosa fosse il regno di cui parlava, concludendo: Cosi se ne andranno quelli nella combustione eterna e i giusti alla vita eterna 8. Credo dunque che questi ed altri corollari che derivano da tale errore, troppo perversi e troppo contrastanti con la verità cristiana, non li condivida affatto quest'uomo che è cristiano in maniera tanto egregia. Ma può darsi anche che Pelagio subisca talmente le argomentazioni di quanti respingono la trasmissione del peccato da aspettare d'udire o di conoscere che cosa venga contrapposto a costoro. Perciò quanto dicono quelli che respingono la trasmissione del peccato da una parte non l'ha voluto tacere per insinuare che è questione da discutere, dall'altra parte l'ha rimosso dalla propria persona, perché non fosse giudicato consenziente anche lui personalmente.
Dobbiamo tenere per guida le indicazioni evidenti della Scrittura.
4. 7. Anche se non riuscissi a confutare gli argomenti di costoro, io vedo tuttavia che bisogna rimanere attaccati alle verità che nelle Scritture sono evidentissime, perché partendo da queste si svelino le verità oscure. Oppure, se la mente non è ancora capace o di comprenderle come già dimostrate o d'investigarle come tuttora astruse, si credano per fede senza alcuna esitazione. Ebbene, che cosa di più manifesto di tante e cosi grandi testimonianze della parola di Dio, dalle quali appare limpidissimamente che nessuno può giungere alla vita e salvezza eterna al di fuori della società del Cristo e che nessuno può essere dal giudizio divino condannato ingiustamente, cioè escluso da quella vita e salvezza? Ne viene la conseguenza che, non facendo altro il battesimo se non incorporare i bambini nella Chiesa, ossia associarli al corpo e alle membra del Cristo 9, essi sono evidentemente destinati alla dannazione, se ad essi non viene conferito il battesimo. Ma non potrebbero essere condannati, se veramente non avessero un peccato. E poiché quell'età non ha potuto fare nessun peccato nella propria vita, non resta che avere l'intelligenza o, se questa non ci è ancora possibile, avere almeno la fede che i bambini contraggono il peccato originale.
Testi evidenti della Scrittura che illuminano un testo di S. Paolo incerto per alcuni.
4. 8. Perciò se hanno qualcosa d'ambiguo le parole apostoliche: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mando e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 10, e ammesso che possano a volte essere tirate ad altro senso, è forse ambigua anche la dichiarazione: Se uno non rinasce dall'acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio 11? Sono forse ambigue anche le altre parole: Lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati 12? Sono forse ambigue anche le altre: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati 13? Cioè Gesù non è necessario a coloro che non hanno il peccato, ma a coloro che devono essere salvati dal peccato. È forse ambigua anche l'affermazione di Gesù che, se gli uomini non mangeranno la sua carne 14, se cioè non saranno partecipi, del suo corpo, non avranno la vita? Con queste ed altre simili testimonianze che ora tralascio, splendenti di luce divina, certissime di autorità divina, la Verità non proclama forse senza nessuna ambiguità che i bambini non battezzati non solo non possono entrare nel regno di Dio, ma non possono nemmeno avere la vita eterna fuori dal corpo del Cristo, al quale s'incorporano ricevendo il sacramento del battesimo? La Verità non attesta forse senza dubbio di sorta che dalle pie mani di coloro che li portano non per altro i bambini vengono portati a Gesù, cioè al Cristo, salvatore e medico, se non per essere guariti dalla peste del peccato mediante la medicina dei suoi sacramenti? Perché dunque riguardo alle parole dell'Apostolo, se di esse eventualmente dubitavamo, esitiamo ad intenderle anch'esse in modo che si accordino con queste testimonianze delle quali non possiamo dubitare?
Quello di S. Paolo non è un testo troppo incerto.
4. 9. Quantunque, in tutto quel passo dove l'Apostolo dichiara che per il peccato di uno solo è venuta la condanna di molti e per la giustizia di uno solo è venuta la giustificazione di molti 15, niente mi sembra incerto all'infuori delle parole: Adamo, forma del futuro 16. Questo concetto infatti non si adatta realmente solo alla sentenza che i discendenti di Adamo sarebbero stati generati nella sua medesima forma, cioè con il suo peccato, ma le parole di Paolo possono essere tirate a tanti e tanti diversi significati. Anche noi per esempio ne abbiamo fatto talvolta e ne faremo forse applicazione diverse senza contraddire tuttavia il senso primo, e lo stesso Pelagio non si è attenuto ad una sola esposizione. Le altre asserzioni poi che vengono fatte nel medesimo testo, considerate e trattate diligentemente, come in qualche modo mi sono sforzato di fare nel primo di quei libri, sebbene per difficoltà di argomento portino ad un discorso un po' oscuro, non potranno però avere altro senso all'infuori di quello che ha tenuto la Chiesa fino dall'antichità e cioè che i bambini fedeli hanno sempre ricevuto per mezzo del battesimo del Cristo la remissione del peccato originale.
La dottrina di S. Cipriano sul peccato originale nei bambini.
5. 10. Perciò non senza ragione il beato Cipriano dimostra come la Chiesa osservi ciò che è stato creduto e inteso fino dagli inizi. Poiché era stato consultato se il battesimo fosse da darsi prima dell'ottavo giorno, egli asserisce che anche i bambini appena nati sono già idonei a ricevere il battesimo del Cristo. Si sforza di dimostrare con tutte le sue possibilità che i neonati erano già perfettamente idonei al battesimo, perché nessuno, quasi per rispetto al numero dei giorni, in quanto anticamente i bambini erano circoncisi nell'ottavo giorno, credesse di dover attendere ancora che diventassero idonei. Ma, per quanto svolga un grande patrocinio in loro difesa, confessa tuttavia che essi non sono immuni dal peccato originale, perché, negando questo, toglierebbe lo stesso motivo del battesimo, in vista della cui recezione li difendeva. Puoi leggere, se vuoi, la stessa lettera del suddetto martire Sul battesimo dei bambini 17: a Cartagine non può mancare. Ma anche qui ho creduto di doverne riferire quanto può bastare alla presente questione. Considera attentamente quello che scrive: Dice: Riguardo al bambini, che tu dici non essere opportuno battezzare nel secondo o terzo giorno dalla nascita e doversi tener conto della legge dell'antica circoncisione, cosi da credere che un neonato non si debba battezzare e santificare prima dell'ottavo giorno, ben altro è sembrato opportuno a noi nel nostro Concilio. In esso infatti nessuno approvò quello che tu credi doversi fare, ma tutti invece giudicammo che a nessun neonato si debba negare la misericordia e la grazia di Dio. Dicendo il Signore nel suo Vangelo: "Il Figlio dell'uomo non è venuto a perdere, ma a salvare le anime degli uomini" 18, per quanto dipende da noi, se è possibile, nessun'anima deve perdersi. Non senti come dice, non senti come ritiene non solo per la carne, ma anche per l'anima del bambino esiziale e mortifero uscire da questa vita senza quel salutare sacramento? Perciò anche se non dicesse nient'altro, sarebbe compito nostro capire che un'anima non può perire senza peccato. Ma osserva che cosa poco dopo confessa apertamente dei bambini, pur difendendo la loro innocenza. Dice: Del resto, se qualcosa potesse impedire agli uomini di conseguire la grazia, più di tutto lo potrebbero impedire agli adulti e ai grandi i peccati gravi. Ora, se anche ai più grossi delinquenti e a coloro che hanno peccato molto contro Dio si concede la remissione dei peccati quando sono giunti a credere e se nessuno viene escluso dal battesimo e dalla grazia, quanto meno ne dev'essere escluso un bambino, che, essendo nato da poco, non ha commesso nessun peccato, ma ha solamente contratto il contagio dell'antica morte, nascendo carnalmente secondo Adamo con la prima nascita! Costui anzi ha il diritto d'essere ammesso con più facilità alla remissione dei peccati per il fatto stesso che a lui non si rimettono peccati propri, ma peccati altrui.
S. Cipriano si collega all'antica tradizione della Chiesa.
5. 11. Vedi con quanta sicurezza fa queste affermazioni un uomo cosi grande, partendo dall'antica e indubitabile regola della fede? Egli porta questi documenti certissimi, proprio perché servano a dimostrare ciò che era incerto. Su tale questione l'aveva consultato colui a cui risponde, ed era stato emanato un decreto del Concilio che gli ricorda: se un bambino fosse portato anche prima dell'ottavo giorno, nessuno esitasse a battezzarlo. Che i bambini fossero implicati nel peccato originale non veniva allora definito o confermato dal Concilio quasi come una verità nuova o come una verità contraddetta allora da qualcuno. L'interrogazione verteva su di un altro argomento. A causa della legge della circoncisione si discuteva se fosse opportuno battezzare i bambini anche prima dell'ottavo giorno. Perciò nessuno fu d'accordo con chi lo negava perché non era già una questione da esaminare o da discutere, ma si riteneva come punto fermo e certo che un'anima sarebbe mancata alla salvezza eterna, se avesse finito questa vita senza la reazione di quel sacramento, sebbene i bambini recentissimi dalla nascita fossero implicati nel solo reato del peccato originale. Perciò anche ad essi era necessaria la remissione dei peccati, benché molto più facile per loro, trattandosi di peccati altrui. Per mezzo di queste verità certe fu risolta la questione incerta dell'ottavo giorno e nel Concilio fu deciso che era lecito venire in aiuto del neonato in qualsiasi giorno perché non perisse in eterno. Si spiegava anche come la stessa circoncisione carnale fosse ombra dell'avvenire. Non nel senso che anche il battesimo si dovesse dare nell'ottavo giorno dalla nascita, ma nel senso che noi veniamo circoncisi spiritualmente nella risurrezione del Cristo, il quale risorse, si, dai morti nel terzo giorno dopo la sua crocifissione, tuttavia in relazione ai giorni che si succedono nella settimana risorse nel giorno ottavo, cioè nel primo giorno dopo il sabato.
La testimonianza di S. Girolamo e la testimonianza unanime degli scrittori cristiani sulla presenza del peccato originale nei bambini.
6. 12. Adesso, con l'audacia di non so quale nuovo metodo di discussione, taluni tentano di far passare come incerto per noi ciò che i nostri antenati adducevano come certissimo per risolvere quelle che ad altri sembravano incertezze. Non so quando si sia cominciato per la prima volta a discutere su questo punto. Ma so che anche quella santa persona di Girolamo, il quale ancora ai nostri giorni è tanto rinomato per fama e fatica nelle lettere ecclesiastiche, per risolvere certe questioni ricorre nei suoi libri senza alcuna discussione anche a questo insegnamento certissimo. Scrivendo infatti sul profeta Giona, arrivato al passo dove si ricorda che perfino i bambini furono obbligati al digiuno, dice: Si parte dall'età più grande e si giunge alla più piccola. Nessuno è senza peccato, nemmeno se di un solo giorno fosse stata la sua vita e facili a contarsi i suoi anni. Se gli astri non sono puri agli occhi di Dio, quanto meno il verme e la putredine e coloro che sono implicati nel peccato dell'offesa di Adamo 19! Se ci fosse facile interrogare quest'uomo dottissimo, quanti commentatori delle divine Scritture di ambedue le lingue, quanti scrittori di questioni cristiane egli ci potrebbe ricordare, che da quando è stata costituita la Chiesa non altro ritennero, non altro ricevettero dai predecessori, non altro tramandarono ai posteri! Per conto mio, benché siano molti di meno gli scrittori che ho letto, non ricordo d'aver trovato un insegnamento diverso presso i cristiani che accettano l'uno e l'altro Testamento, non solo presso quelli che vivono nella Chiesa cattolica, ma nemmeno presso quelli che vivono in qualsiasi eresia o scisma. Non ricordo d'aver letto diversamente in coloro di cui ho potuto leggere gli scritti su questi argomenti e che seguissero le Scritture canoniche o credessero di seguirle o volessero che lo si credesse. Non so da dove ci sia scoppiata fuori repentinamente questa laboriosa seccatura. Poco tempo fa trovandomi a Cartagine le mie orecchie furono colpite di sfuggita da queste parole di certe persone che conversavano occasionalmente: I bambini si battezzano non perché ricevano la remissione dei peccati, ma perché vengano santificati nel Cristo 20. Fui turbato da questa novità, ma sia perché non era opportuno che dicessi qualcosa in contrario, sia perché l'autorità di quelle persone non era tale da preoccuparmi, con facilità misi l'accaduto tra le cose passate e dimenticate. Ed ecco ormai che quell'errore si difende con passione di fiamma [contro la Chiesa], ecco che anche con gli scritti si affida alla storia, ecco che la faccenda giunge a tal punto di crisi che veniamo pure consultati dai nostri fratelli, ecco che siamo costretti a discutere e a controbattere con altri scritti.
Un'altra testimonianza di S. Girolamo sul peccato originale.
7. 13. Pochi anni or sono ci fu a Roma un certo Gioviniano, che si dice persuadesse alle nozze le donne consacrate a Dio, anche d'età alquanto avanzata, non adescando qualcuno a volerle sposare, ma sostenendo nelle sue discussioni che le vergini consacrate non hanno presso Dio nessun merito in più dei fedeli coniugati. Non gli venne tuttavia mai in mente questo espediente: asserire che i bambini nascono senza peccato originale. Se l'avesse potuto inventare, le donne sarebbero state molto più proclivi a sposare, sapendo di mettere alla luce dei figli mondissimi. Nei suoi scritti - ebbe infatti anche l'ardire di scrivere -, che dei fratelli mandarono a Girolamo perché li ribattesse, questi non solo non trovò nulla di simile, ma anzi per la confutazione di alcuni vani argomenti di Gioviniano porta fuori tra molte altre sue prove anche la verità del peccato originale dell'uomo come certissima e come verità di cui era certo che nemmeno Gioviniano dubitava 21. Queste sono le parole [di Girolamo]: "Scrive Giovanni: Chi dice di dimorare nel Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato 22. Scelga [Gioviniano] delle due cose quella che vuole, gli consentiamo l'opzione. Dimora egli nel Cristo o non dimora? Se ci dimora, si comporti dunque come il Cristo. Se poi è follia ripromettersi la parità di virtù con il Signore, egli non dimora nel Cristo, perché non si comporta come il Cristo. Egli non commise peccato e non fu trovata falsità nella sua bocca. Se lo maledicevano, non contraccambiava con maledizioni e come agnello sotto chi lo tosa non apri la sua bocca 23. Venne a lui il principe di questo mondo e non ci trovò nulla 24. Colui che non aveva conosciuto peccato Dio lo trattò da peccato in nostro favore 25. Noi invece, secondo la Lettera di Giacomo, "manchiamo tutti in molte cose" 26, e "nessuno è mondo da peccati, nemmeno se di un solo giorno è la sua vita" 27. Chi infatti può vantarsi d'avere il cuore puro o chi può confidare d'essere immune da peccati 28? Siamo ritenuti colpevoli a somiglianza di Adamo che prevaricò 29. Perciò anche Davide dice: "Nell'iniquità fui concepito, nel peccato mi concepi mia madre" 30.
L'esistenza del peccato originale nei bambini è la dottrina tradizionale della Chiesa. Si spiega per il fatto che Adamo era tutta l'umanità.
7. 14. Non ho ricordato tutto questo perché ci vogliamo appoggiare alle sentenze di autori occasionali quasi abbiano autorità canonica, ma perché appaia che dai primi tempi fino ai nostri giorni, quando è nata questa novità, l'insegnamento del peccato originale è stato custodito nella fede della Chiesa con tanta costanza che esso dai commentatori della parola del Signore veniva addotto come argomento certissimo per confutare altri errori, invece d'esserci qualcuno che lo confutasse come falso. Del resto, nei santi Libri canonici s'impone con forza l'autorità chiarissima e pienissima di questa sentenza, con la quale l'Apostolo grida: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 31. Perciò non si può dire senza fare riserve nemmeno questo: il peccato di Adamo ha nociuto anche ai non peccanti, perché la Scrittura dichiara: Tutti hanno peccato in lui. E questi peccati originali non si dicono peccati altrui nel senso che non appartengano affatto ai bambini, dal momento che in Adamo hanno peccato tutti allorché nella sua natura, per quella forza innata per cui li poteva generare, erano ancora tutti lui solo; ma si dicono peccati altrui, perché gli altri uomini non vivevano ancora la propria vita e la vita di quell'unico uomo conteneva da sola tutto quello che sarebbe stato nella sua discendenza futura.
Dio non rimette i peccati senza la rigenerazione battesimale.Dio non imputa propriamente i peccati altrui.
8. 15. Dicono: È privo di qualsiasi ragione che Dio, mentre rimette i peccati propri, imputi i peccati altrui. Rimette i peccati, ma ai rigenerati dallo Spirito, non ai generati dalla carne; li imputa, ma non già come altrui, bensì come propri. Ecco, erano peccati altrui quando non esistevano ancora gli uomini che per propagazione li ricevessero e li portassero, adesso invece per la generazione carnale sono già peccati propri di coloro ai quali non sono stati ancora rimessi dalla rigenerazione spirituale.
Ancora il problema perché i figli dei battezzati contraggano il peccato originale.
8. 16. Dicono: Ma se il battesimo monda da quell'antica colpa, coloro che sono nati da due persone battezzate devono essere esenti da tale peccato, perché i genitori non potevano trasmettere ai posteri il peccato che essi stessi non avevano più. Ecco da dove nella maggioranza dei casi prende forza l'errore: dal fatto che gli uomini su questi problemi hanno prontezza ad interrogare, ma non hanno prontezza ad intendere. A quale uditore infatti o con quali parole potrei io spiegare come la corrotta origine mortale non nuoccia a coloro che sono stati iniziati ad un'altra origine immortale e nuoccia invece a coloro che in forza della medesima origine corrotta nascono da coloro ai quali essa non può nuocere più? Come lo potrà capire un uomo la cui mente un po' tarda è impedita sia dal pregiudizio della propria opinione, sia dall'ostacolo gravissimo della ostinazione? Tuttavia, se io mi fossi assunto questa causa contro gente che proibisse assolutamente di battezzare i bambini o sostenesse l'inutilità di battezzarli, dicendo che i figli dei cristiani acquistano necessariamente il merito dei genitori, avrei allora forse da fare più fatica e da usare maggiore attenzione per convincerla di questa dottrina. Allora, se dinanzi a persone ottuse e litigiose io trovassi a resistermi, per la naturale oscurità dell'oggetto, la difficoltà di respingere il falso e di convincere del vero, forse ricorrerei ad esempi che sono alla mano e rivolterei la domanda: chiederei cioè, a coloro che si sorprendono come il peccato tolto dal battesimo rimanga nei figli dei genitori battezzati, di spiegarmi in che modo il prepuzio tolto dalla circoncisione rimanga nei figli dei genitori circoncisi e in che modo anche la pula separata dal grano con tanta diligenza di lavoro umano ritorni nelle spighe che nascono dal frumento spulato.
Non si nasce cristiani né puri da ogni peccato, ma per esserlo bisogna rinascere.
9. 17. Con questi e simili esempi a coloro, che credessero superflua l'amministrazione dei sacramenti della purificazione per i figli di genitori già purificati, cercherei forse di far capire in qualche modo quanto invece sia saggio e retto battezzare i figli dei battezzati. Dimostrerei come sia possibile che ad un uomo in possesso di ambedue i germi, e di quello della morte nella carne e di quello dell'immortalità nello spirito, non rechi danno in quanto rigenerato mediante lo Spirito il germe che reca danno al suo figlio in quanto generato mediante la carne; e come sia possibile che nel genitore sia stato mondato dalla remissione ciò che dev'essere mondato anche nel figlio con uguale remissione, come si verifica nella circoncisione o nella trebbiatura e ventilazione. Siccome però adesso stiamo trattando con coloro che ammettono la necessità di battezzare i figli dei battezzati, quanto meglio facciamo a dire a costoro: "Voi che asserite che da persone mondate dalla macchia del peccato dovrebbero nascere figli senza peccato, perché non fate attenzione che ugualmente si potrebbe dire a voi che da genitori cristiani dovrebbero nascere figli cristiani? Perché dunque credete che i figli abbiano bisogno di diventare cristiani? Forse non era cristiano il corpo nei loro genitori, ai quali fu detto: Non sapete che i vostri corpi sono membra del Cristo 32? O forse, si, il corpo è nato cristiano da genitori cristiani, ma non ha ricevuto un'anima cristiana? Questo sarebbe ancora più strano. Infatti, non credendo voi certamente, d'accordo con l'Apostolo, che l'anima abbia fatto del bene o del male prima di nascere 33, qualunque delle due sia la vostra opinione su di essa, l'anima o è stata tratta da trasmissione e allora, come il corpo nasce cristiano da persone cristiane cosi pure l'anima dovette esser tratta cristiana; oppure l'anima è stata creata dal Cristo o in un corpo cristiano o per un corpo cristiano e allora dovette o esser creata cristiana o esser mandata cristiana. A meno che non diciate che le persone cristiane possono generare un corpo cristiano e il Cristo da parte sua invece non ha potuto creare un'anima cristiana. Cedete dunque alla verità e rendetevi conto che, se è possibile per vostra stessa confessione che da persone cristiane nasca un figlio non cristiano, che da membra del Cristo nasca chi non è membro del Cristo e - per andare incontro anche a tutti quelli che son legati ad una religione, sebbene falsa - che da persone iniziate nasca un figlio non iniziato, cosi è anche possibile che da persone mondate nasca un figlio non mondato. Quale risposta darete a chi domanda perché da persone cristiane l'uomo non nasce cristiano se non questa: non è la generazione che fa cristiani, ma la rigenerazione? Allo stesso modo dunque rendetevi conto che ugualmente nessuno è mondato dai peccati nascendo, ma tutti sono mondati rinascendo. E quindi chi nasce da persone mondate, perché rinate, rinasca perché sia mondato anche lui. Ai loro figli i genitori hanno potuto trasmettere quello che essi stessi non avevano più. Non solo per esempio i chicchi di frumento la pula e un uomo circonciso il prepuzio, ma anche, e voi pure lo dite, i fedeli che non hanno più l'infedeltà la trasmettono tuttavia ai figli: e ciò non è proprio dei genitori in quanto rigenerati ormai per mezzo dello Spirito, ma dipende dal vizio del seme mortale per il quale i figli sono stati generati nella carne. Certo infatti i bambini che mediante il sacramento dei fedeli pensate di dover far diventare fedeli non negate che siano nati infedeli da genitori fedeli".
L'oscura questione dell'origine dell'anima in ordine al peccato originale.
10. 18. Ecco ciò che pensano: Se a venire per trasmissione non è l'anima, ma soltanto la carne, unicamente la carne riceve il peccato per trasmissione ed unicamente la carne ne merita la pena perché dicono sarebbe ingiusto che l'anima nata oggi e non dalla massa di Adamo porti un peccato altrui tanto antico. Sta' attento, ti prego, come Pelagio da uomo circospetto - sono di un suo libro le parole che ho trascritte qui sopra - avverta in quanto difficile questione si trovi nei riguardi dell'anima. Non dice infatti che l'anima non viene per trasmissione, ma se a venire per trasmissione non è l'anima, facendo benissimo a parlare sospensivamente e non risolutamente di un problema tanto oscuro, di cui non possiamo trovare, o con molta difficoltà, delle testimonianze certe e chiare nelle Scritture sante. Anch'io perciò con asserzione non precipitosa replico cosi a questa proposizione: "Se a venire per trasmissione non è l'anima, quale giustizia sarebbe che essa, creata in questo istante e immune da ogni peccato, pienamente esente da ogni contagio di peccato, debba soffrire nei bambini le malattie della carne, i diversi dolori e, cosa ancora più brutta, perfino gli assalti dei demoni? Nulla infatti di tutto questo soffre la carne senza che in essa espii di più l'anima che vive e sente. Se questo appare giusto, allora può ugualmente apparire come sia giusto anche che l'anima vada incontro nella carne, che è pure carne del peccato, al peccato originale, da mondare con il sacramento del battesimo e con l'amore misericordioso della grazia. Se invece non può apparire la giustizia del primo fatto, nemmeno credo la giustizia del secondo. O sopportiamo dunque l'oscurità di ambedue e ci ricordiamo che siamo uomini, o tentiamo altrimenti nei riguardi dell'anima, se ci sembrerà necessario, un altro lavoro, discutendone con sobria cautela".
Fuori della Chiesa non c'è salvezza. Ma nessuno fa Chiesa in Gesù e con Gesù senza ricevere i suoi sacramenti.
11. 19. Per ora tuttavia le parole dell'Apostolo: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini, che tutti hanno peccato in lui 34 intendiamole cosi da non essere giudicati in contrasto insipiente ed infelice con tante e tanto grandi testimonianze delle divine Scritture, le quali c'insegnano che nessuno può ottenere la vita e la salvezza eterna al di fuori della società del Cristo che si fa in lui e con lui quando riceviamo i suoi sacramenti e veniamo incorporati alle sue membra. Non in altro senso fu detto ai Romani: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte e cosi ha raggiunto tutti gli uomini 35, se non nel senso in cui è stato detto ai Corinzi: A causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti, e come tutti muoiono in Adamo, cosi tutti riceveranno la vita nel Cristo 36. Nessuno dubita che questo sia stato detto della morte del corpo, perché la questione a cui l'Apostolo si dedicava allora con grande impegno riguardava la risurrezione del corpo. Sembra perciò che qui abbia taciuto del peccato, perché non si trattava della giustizia. Nella Lettera ai Romani invece mette ambedue le cose e le sottolinea ambedue molto a lungo: il peccato in Adamo, la giustizia nel Cristo, la morte in Adamo, la vita nel Cristo. Tutte le parole di questo ragionamento dell'Apostolo, per quanto ho potuto e mi è sembrato sufficiente, le ho esaminate e spiegate, come ho già detto, nel primo dei due libri.
La morte corporale è stata causata dal peccato.
11. 20. Tuttavia anche nella Lettera ai Corinzi conclude il lungo tratto sulla risurrezione in modo da non lasciarci nessun dubbio che pure la morte del corpo è avvenuta per causa del peccato. Dopo aver detto: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?, aggiunge: Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 37. Poiché dunque, come lo dichiarano le esplicitissime parole dell'Apostolo, la morte in tanto sarà assorbita per la vittoria in quanto questo corpo corruttibile e mortale si rivestirà d'incorruttibilità e d'immortalità 38, ossia in quanto Dio risusciterà anche i nostri corpi mortali per la presenza in noi del suo Spirito, è manifesto che anche di questa morte corporale, contraria alla risurrezione corporale, l'ago avvelenato fu il peccato: l'ago che inoculò la morte, non l'ago fatto dalla morte: moriamo per il peccato, non pecchiamo per la morte. Si dice dunque pungiglione della morte nello stesso senso in cui si dice albero della vita 39: non un albero che era stato fatto dalla vita dell'uomo, ma un albero da cui era fatta la vita dell'uomo; cosi pure albero della scienza quello da cui dipendeva la scienza dell'uomo, non un albero che dipendesse dalla scienza dell'uomo. Cosi dunque anche l'ago della morte: l'ago che causò la morte, non l'ago che è stato causato dalla morte. Diciamo ugualmente pozione di morte quella per cui un uomo è morto o può morire, non quella preparata da un moribondo o da un morto. L'ago pertanto della morte è il peccato: per la puntura del peccato è stato condannato a morte il genere umano. Perché cerchiamo ancora di quale morte si tratti, se dell'anima o del corpo, se della prima per cui moriamo tutti o della seconda per cui moriranno allora gli empi 40? Non c'è motivo di agitare tale questione, non c'è posto per il dubbio: le parole con le quali l'Apostolo ha trattato l'argomento ci rispondono, se le interroghiamo. Dice: Quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 41. Parlava della risurrezione del corpo, per cui la morte sarà assorbita per la vittoria, quando questo corpo mortale si sarà vestito d'immortalità. Allora s'insulterà la morte stessa che sarà ingoiata nella vittoria dalla risurrezione corporale. Allora le si dirà: O morte, dov'è la tua vittoria? O morte, dov'è il tuo pungiglione? Ciò dunque si dirà alla morte del corpo. Questa infatti sarà ingoiata dall'immortalità vittoriosa, quando questo corpo mortale sarà vestito d'immortalità. Alla morte, s'intende del corpo, sarà detto: O morte, dov'è la tua vittoria, quella riportata qui da te su tutti, tanto che anche il Figlio di Dio dovette combattere con te e superarti non evitandoti, ma accettandoti? Hai vinto nei morenti, sei stata vinta nei risorgenti. La tua vittoria con la quale avevi ingoiato i corpi dei morenti è stata temporanea, la nostra vittoria con la quale sei stata ingoiata tu nei corpi dei risorgenti durerà eterna. Dov'è il tuo pungiglione? Cioè dov'è il peccato da cui siamo stati punti e avvelenati, il peccato che ti ha inoculata anche nei nostri corpi e te li ha dati in potere per cosi lungo tempo? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge 42. Peccammo tutti in uno solo e cosi morimmo tutti in uno solo. Ricevemmo la legge, non per finire di peccare con l'emendazione, ma per peccare di più con la trasgressione. Infatti la legge sopravvenne, perché abbondasse la colpa; la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto il peccato. Ma siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo 43, affinché dove abbondò il peccato, sovrabbondasse la grazia 44, e ai credenti la promessa venisse data in virtù della fede in Gesù Cristo 45 e vincessimo la morte con la risurrezione immortale e l'ago della morte, il peccato, con la giustificazione gratuita.
Varie ipotesi sulla santificazione derivante secondo S. Paolo dall'ambiente familiare.
12. 21. Nessuno dunque su questo terreno inganni se stesso e inganni gli altri. Il senso manifesto della santa Scrittura toglie di mezzo tutte le tergiversazioni. Come dall'origine si trae la morte nel corpo di questa morte, cosi dall'origine si è tratto il peccato in questa carne di peccato 46. Per guarirci dal peccato, sia da quello contratto per propaggine, sia da quello fatto per volontà, e per risuscitare la stessa carne è venuto nella somiglianza della carne del peccato il Medico, che non è necessario ai sani, ma ai malati, né è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 47. Vediamo dunque il senso di quello che dice l'Apostolo quando ammonisce i cristiani a non separarsi dai loro coniugi non cristiani: Il marito non credente viene reso santo dalla moglie [credente] e la moglie non credente viene resa santa dal marito [credente]: altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi 48. Queste parole si debbono intendere nel senso in cui le abbiamo intese noi altrove e Pelagio 49 nel suo Commento alla medesima Lettera ai Corinzi, cioè nel senso che si erano già avuti degli esempi sia di mariti che avevano guadagnato al Cristo le loro mogli, sia di donne i mariti, sia di bambini che erano resi cristiani per la volontà cristiana anche di uno solo dei genitori. Oppure, come sembra più probabile e in qualche modo necessario nelle parole dell'Apostolo, vi dobbiamo intendere una certa santificazione che dal coniuge cristiano raggiungeva il marito o la moglie infedele, oppure dai genitori cristiani i loro figli. E un esempio di tale santificazione poteva consistere nel fatto che durante la mestruazione si asteneva dall'unione l'uomo o la donna che aveva imparato ciò dalla Legge, poiché è questo uno dei precetti da non prendersi in senso figurato secondo Ezechiele 50. Potrebbe essere ancora qualsiasi riflesso di santità, che ivi non è espressamente descritto, e che sorga dagli stretti rapporti dei coniugi e dei figli. Tuttavia questo è da ritenersi senza alcun dubbio: quella santificazione, qualunque sia, non vale a fare cristiani gli interessati e a rimettere a loro i peccati, se non diventano fedeli con i sacramenti secondo il rito dell'iniziazione cristiana ed ecclesiastica. Infatti, se non sono stati battezzati nel Cristo, né i coniugi non cristiani, per quanto uniti a coniugi santi e giusti, vengono mondati dal peccato che, escludendoli dal regno di Dio, li manda per forza alla condanna, né i bambini, per quanto generati da genitori santi e giusti, vengono assolti dal reato del peccato originale. A favore dei bambini dobbiamo tanto più pressantemente parlare, quanto meno lo possono fare da sé.
Dobbiamo avere carità verso i bambini.
13. 22. Quello che vuole l'errore, contro la cui novità dobbiamo resistere con l'antica verità, è proprio questo: che si consideri completamente superfluo il battesimo dei bambini. Ma non lo si dice apertamente, per evitare che la consuetudine della Chiesa, tanto consolidatasi salutarmente, non possa sopportare i suoi violatori. Però, se ci viene comandato di soccorrere gli orfani, quanto più dobbiamo darci da fare per i bambini, i quali anche in mano dei loro genitori rimarranno più abbandonati e più disgraziati degli orfani, se a loro si negherà la grazia del Cristo che essi non possono chiedere da sé!
La perfezione è frutto della preghiera.
13. 23. Quanto poi a quello che costoro dicono: "Alcuni uomini, già con l'uso ragionevole della propria volontà, sono vissuti o vivono in questo mondo senza alcun peccato" è da desiderare che avvenga, da tentare che avvenga, da implorare che avvenga, non è tuttavia da riconoscere come un fatto avvenuto. Se infatti lo desideriamo e lo tentiamo e lo imploriamo con degna supplicazione, ogni residuo di peccati che sia rimasto in noi ci viene quotidianamente condonato per il fatto stesso che diciamo sinceramente nell'orazione: Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori 51. Chiunque dice che questa orazione non è stata necessaria nella vita attuale ad ogni persona santa che conoscesse e facesse la volontà di Dio, eccettuato unicamente il Santo dei santi, sbaglia molto e non può piacere in nessun modo alla persona che loda. Se poi stima tale se stesso, s'inganna da sé e la verità non è in lui, non per altro se non perché ritiene il falso 52. Quel Medico dunque che non è necessario ai sani, ma ai malati 53, sa in che modo curarci per renderci perfettamente adatti alla salvezza eterna. Egli, sebbene la morte stessa sia stata inflitta per merito del peccato, non la toglie in questo secolo a coloro ai quali rimette i peccati, perché anche col superare la sua paura affrontino il combattimento per la vera fede. E in certi casi, anche a quelli che tra i suoi sono giusti, poiché possono ancora insuperbirsi, non dà l'aiuto a raggiungere la perfezione della giustizia. Lo scopo è che, non essendo giusto davanti a lui nessun vivente 54, sentiamo di dover rendere sempre grazie alla sua indulgenza e cosi veniamo guariti con la santa umiltà dalla prima causa di tutti i peccati, cioè dal tumore della superbia. Mentre la mia intenzione era di scrivere una breve lettera, è nato invece un libro prolisso. Speriamo che sia tanto ben rifinito, com'è finalmente finito!
Note:
1 - Cf. Rm 5, 12.
2 - Gv 3, 36.
3 - Gv 3, 18.
4 - Mc 16, 16.
5 - Mc 16, 16.
6 - Gv 3, 5.
7 - Mt 25, 34.
8 - Mt 25, 46.
9 - Cf. Ef 1, 23.
10 - Rm 5, 12.
11 - Gv 3, 5.
12 - Mt 1, 21.
13 - Mt 9, 12.
14 - Cf. Gv 6, 54.
15 - Cf. Rm 5, 18.
16 - Cf. Rm 5, 14.
17 - CIPRIANO, Ep. 64 ad Fidum: CSEL 3/2, pp. 718 ss.
18 - Lc 9, 56.
19 - GIROLAMO, Comm. in Ionam 3: PL 25, 1195; cf. Gb 14, 4-5; 25, 5-6.
20 - Cf. De gestis Pelagii 22, 46.
21 - Cf. GIROLAMO, Contra Iovinianum 2: PL 23, 285 ss.
22 - 1 Gv 2, 6.
23 - Cf. Is 53, 7-9; 1 Pt 2, 22-23.
24 - Cf. Gv 14, 30.
25 - Cf. 2 Cor 5, 21.
26 - Gc 3, 2.
27 - Gb 14, 4-5.
28 - Prv 20, 9.
29 - Cf. Rm 5, 14.
30 - Sal 50, 7.
31 - Rm 5, 12.
32 - 1 Cor 6, 15.
33 - Cf. Rm 9, 11.
34 - Rm 5, 12.
35 - Rm 5, 12.
36 - 1 Cor 15, 21-22.
37 - 1 Cor 15, 53-56.
38 - Cf. Rm 8, 11.
39 - Cf. Gn 2, 9.
40 - Cf. Ap 2, 11 ss.
41 - 1 Cor 15, 54-56.
42 - 1 Cor 15, 56.
43 - 1 Cor 15, 57.
44 - Rm 5, 20.
45 - Gal 3, 22.
46 - Cf. Rm 7, 24.
47 - Cf. Mc 2, 17.
48 - 1 Cor 7, 14.
49 - Cf. AUG., De serm. Domini in monte 1, 45.
50 - Cf. Ez 18, 6.
51 - Mt 6, 12.
52 - Cf. 1 Gv 1, 8.
53 - Cf. Mt 9, 12.
54 - Cf. Sal 142, 2.
Fiori e frutti a Maria
I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco
Leggilo nella BibliotecaLa sera del 30 maggio 1865, chiudendo il mese di Maria, Don Bosco
raccontò di aver visto in sogno un grande altare dedicato alla Vergine e
i giovani del suo Oratorio che, in processione, avanzavano cantando
verso di esso.
Alcuni cantavano con voci angeliche, altri con voci roche, altri
stonavano; c’erano perfino dei ragazzi che sbadigliavano annoiati.
Tutti portavano un dono da offrire a Maria, ma che varietà di doni! Chi
portava un mazzo di rose, chi di gigli, chi di violette; chi portava
agnelli, chi conigli, chi pesci, chi noci, chi uva ecc, ecc. C’erano
però anche di quelli che portavano alla Vergine dei doni proprio strani:
chi portava una testa di porco, chi un gatto, chi un piatto di rospi.
Un bellissimo Angelo, forse l’Angelo Custode dell’Oratorio, stava
davanti all’altare e riceveva i doni e li poneva sull’altare. Prima però
toglieva i fiori belli ma senza odore, come le dalie e le camelie;
soprattutto toglieva le spine e i chiodi che si nascondevano in alcuni
mazzi..
Vennero avanti anche i giovani che portavano doni strani e indegni.
— Come! Tu hai il coraggio di offrire alla Vergine un porcello?!
— disse l’Angelo al primo —. E non sai che significa l’impurità, e Maria è la Tuttapura, la Tuttasanta? Allontànati di qui.
Vennero altri che portavano un gatto e l’Angelo li respinse con sdegno:
— Non sapete che il gatto significa il furto?
A quelli che portavano un piatto di rospi, l’Angelo gridò sdegnato. — I
rospi simboleggiano i vergognosi peccati di scandalo e voi venite a
offrirli alla Vergine?
Ci furono anche alcuni che si avanzavano con un coltello piantato nel cuore, simbolo dei sacrilegi.
— Non vedete — disse loro l’Angelo — che avete la morte nel cuore? Per carità fatevelo cavare quel coltello!
E anche costoro furono respinti.
Quando tutti ebbero offerto i loro doni, comparvero due Ange li che
sorreggevano due ceste piene di magnifiche corone, composte di rose
stupende. L’Angelo Custode ne incoronò tutti i giovani i cui doni erano
stati graditi, e disse loro:
— Maria oggi ha voluto che voi foste incoronati di così belle rose. Fate
in modo che non vi vengano tolte praticando l’umiltà, l’ubbidienza, la
purezza. Tre virtù che vi renderanno sempre cari a Maria e vi faranno
degni di ricevere una corona infinitamente più bella di questa. I
giovani incoronati espressero la loro gioia con il canto Lodate Maria
con voci così forti che Don Bosco si svegliò.
Don Bosco stesso diede questa interpretazione: i fiori inodori sono le
opere buone fatte per fini umani; le spine, le disubbidienze, i chiodi, i
peccati gravi.
E terminò dicendo: « Miei cari, io so quali furono incoronati e quali
quelli scacciati dall’Angelo. Lo dirò ai singoli affinché procurino di
portare alla Vergine doni che Essa si degni di accettare».
Undicesima apparizione - 29 maggio 1944
Ghiaie di Bonate
"Anche in questa apparizione la Madonna apparve con gli angioletti, vestita di rosso col manto verde e la sua manifestazione fu preceduta dai due colombi e dal punto luminoso. Fra le mani aveva ancora i due colombi dalla piuma oscura e sul braccio la corona del rosario.
La Madonna mi sorrise e mi disse: “Gli ammalati che vogliono guarire devono avere maggior fiducia e santificare la loro sofferenza se vogliono guadagnare il paradiso. Se non faranno questo, non avranno premio e saranno severamente castigati. Spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il paradiso. Quelli che soffriranno senza lamento otterranno da me e dal Figlio mio qualunque cosa chiederanno. Prega molto per coloro che hanno l'anima ammalata; il figlio mio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”.
Mentre la Madonna portava la mano alla bocca per mandarmi un bacio coll'indice e il pollice uniti, le due colombine le svolazzarono d'intorno e accompagnarono la Madonna mentre si allontanava adagio adagio".