Sotto il Tuo Manto

Lunedi, 21 luglio 2025 - San Lorenzo da Brindisi (Letture di oggi)

Quanto è bella una persona umile! Dal suo cuore esce, come da un incensiere, un profumo molto gradito a Dio, e Lui la innalza fino a Sé. Più una persona è umile, più Dio si china verso di essa e la riveste di grazia. Una persona umile è come un fiore, è come una violetta: essa è nascosta, non appare per niente, eppure - grazie al suo profumo - si riconosce facilmente. La persona umile resta sempre bella. Anche se passano gli anni, anche se ha le rughe, anche quando è stanca... essa è sempre bella. Una persona umile non smette mai di illuminare e di profumare. (Don Nikola Vucic)

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del tempo ordinario (Sant'Agata)

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Luca 12

1Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia.2Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.3Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.
4A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla.5Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui.6Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio.7Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
8Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;9ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.
10Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.
11Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire;12perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire".

13Uno della folla gli disse: "Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità".14Ma egli rispose: "O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?".15E disse loro: "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni".16Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.17Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?18E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.20Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?21Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

22Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete.23La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito.24Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!25Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?26Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto?27Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.28Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede?29Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia:30di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno.31Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.

33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma.34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa.40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".
41Allora Pietro disse: "Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?".42Il Signore rispose: "Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo?43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro.44In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi,46il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli.47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse;48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

49Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!50C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.52D'ora innanzi in una casa di cinque persone53si divideranno tre contro due e due contro tre;

padre contro figlio e 'figlio contro padre',
madre contro figlia e 'figlia contro madre',
suocera contro nuora e 'nuora contro suocera'".

54Diceva ancora alle folle: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade.55E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade.56Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?57E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?58Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione.59Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".


Secondo libro di Samuele 1

1Dopo la morte di Saul, Davide tornò dalla strage degli Amaleciti e rimase in Ziklàg due giorni.2Al terzo giorno ecco arrivare un uomo dal campo di Saul con la veste stracciata e col capo cosparso di polvere. Appena giunto presso Davide, cadde a terra e si prostrò.3Davide gli chiese: "Da dove vieni?". Rispose: "Sono fuggito dal campo d'Israele".4Davide gli domandò: "Come sono andate le cose? Su, raccontami!". Rispose: "È successo che il popolo è fuggito nel corso della battaglia, molti del popolo sono caduti e sono morti; anche Saul e suo figlio Giònata sono morti".5Davide chiese ancora al giovane che gli portava le notizie: "Come sai che sono morti Saul e suo figlio Giònata?".6Il giovane che recava la notizia rispose: "Ero venuto per caso sul monte Gelboe ed ecco vidi Saul appoggiato alla lancia e serrato tra carri e cavalieri.7Egli si volse indietro, mi vide e mi chiamò vicino. Dissi: Eccomi!8Mi chiese: Chi sei tu? Gli risposi: Sono un Amalecita.9Mi disse: Gettati contro di me e uccidimi: io sento le vertigini, ma la vita è ancora tutta in me.10Io gli fui sopra e lo uccisi, perché capivo che non sarebbe sopravvissuto alla sua caduta. Poi presi il diadema che era sul suo capo e la catenella che aveva al braccio e li ho portati qui al mio signore".
11Davide afferrò le sue vesti e le stracciò; così fecero tutti gli uomini che erano con lui.12Essi alzarono gemiti e pianti e digiunarono fino a sera per Saul e Giònata suo figlio, per il popolo del Signore e per la casa d'Israele, perché erano caduti colpiti di spada.13Davide chiese poi al giovane che aveva portato la notizia: "Di dove sei tu?". Rispose: "Sono figlio di un forestiero amalecita".14Davide gli disse allora: "Come non hai provato timore nello stendere la mano per uccidere il consacrato del Signore?".15Davide chiamò uno dei suoi giovani e gli disse: "Accostati e ammazzalo". Egli lo colpì subito e quegli morì.16Davide gridò a lui: "Il tuo sangue ricada sul tuo capo. Attesta contro di te la tua bocca che ha detto: Io ho ucciso il consacrato del Signore!".
17Allora Davide intonò questo lamento su Saul e suo figlio Giònata18e ordinò che fosse insegnato ai figli di Giuda. Ecco, si trova scritto nel Libro del Giusto:

19"Il tuo vanto, Israele,
sulle tue alture giace trafitto!
Perché sono caduti gli eroi?
20Non fatelo sapere in Gat,
non l'annunziate per le vie di Àscalon,
non ne faccian festa le figlie dei Filistei,
non ne esultino le figlie dei non circoncisi!
21O monti di Gelboe, non più rugiada né pioggia su di voi
né campi di primizie,
perché qui fu avvilito lo scudo degli eroi,
lo scudo di Saul, non unto di olio,
22ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi.
L'arco di Giònata non tornò mai indietro,
la spada di Saul non tornava mai a vuoto.
23Saul e Giònata, amabili e gentili,
né in vita né in morte furon divisi;
erano più veloci delle aquile,
più forti dei leoni.
24Figlie d'Israele, piangete su Saul,
che vi vestiva di porpora e di delizie,
che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti.
25Perché son caduti gli eroi
in mezzo alla battaglia?
Giònata, per la tua morte sento dolore,
26l'angoscia mi stringe per te,
fratello mio Giònata!
Tu mi eri molto caro;
la tua amicizia era per me preziosa
più che amore di donna.
27Perché son caduti gli eroi,
son periti quei fulmini di guerra?".


Salmi 61

1'Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Di Davide.'

2Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
3Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore viene meno,
guidami su rupe inaccessibile.

4Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
5Dimorerò nella tua tenda per sempre,
all'ombra delle tue ali troverò riparo;
6perché tu, Dio, hai ascoltato i miei voti,
mi hai dato l'eredità di chi teme il tuo nome.

7Ai giorni del re aggiungi altri giorni,
per molte generazioni siano i suoi anni.
8Regni per sempre sotto gli occhi di Dio;
grazia e fedeltà lo custodiscano.

9Allora canterò inni al tuo nome, sempre,
sciogliendo i miei voti giorno per giorno.


Salmi 71

1In te mi rifugio, Signore,
ch'io non resti confuso in eterno.
2Liberami, difendimi per la tua giustizia,
porgimi ascolto e salvami.

3Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
4Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio,
dalle mani dell'iniquo e dell'oppressore.

5Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
6Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno;
a te la mia lode senza fine.
7Sono parso a molti quasi un prodigio:
eri tu il mio rifugio sicuro.

8Della tua lode è piena la mia bocca,
della tua gloria, tutto il giorno.
9Non mi respingere nel tempo della vecchiaia,
non abbandonarmi quando declinano le mie forze.

10Contro di me parlano i miei nemici,
coloro che mi spiano congiurano insieme:
11"Dio lo ha abbandonato,
inseguitelo, prendetelo,
perché non ha chi lo liberi".

12O Dio, non stare lontano:
Dio mio, vieni presto ad aiutarmi.
13Siano confusi e annientati quanti mi accusano,
siano coperti d'infamia e di vergogna
quanti cercano la mia sventura.

14Io, invece, non cesso di sperare,
moltiplicherò le tue lodi.
15La mia bocca annunzierà la tua giustizia,
proclamerà sempre la tua salvezza,
che non so misurare.
16Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
17Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
18E ora, nella vecchiaia e nella canizie,
Dio, non abbandonarmi,
finché io annunzi la tua potenza,
a tutte le generazioni le tue meraviglie.

19La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo,
tu hai fatto cose grandi:
chi è come te, o Dio?
20Mi hai fatto provare molte angosce e sventure:
mi darai ancora vita,
mi farai risalire dagli abissi della terra,
21accrescerai la mia grandezza
e tornerai a consolarmi.

22Allora ti renderò grazie sull'arpa,
per la tua fedeltà, o mio Dio;
ti canterò sulla cetra, o santo d'Israele.
23Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra
e la mia vita, che tu hai riscattato.
24Anche la mia lingua tutto il giorno
proclamerà la tua giustizia,
quando saranno confusi e umiliati
quelli che cercano la mia rovina.


Geremia 31

1In quel tempo - oracolo del Signore -
io sarò Dio per tutte le tribù di Israele
ed esse saranno il mio popolo".
2Così dice il Signore:
"Ha trovato grazia nel deserto
un popolo di scampati alla spada;
Israele si avvia a una quieta dimora".
3Da lontano gli è apparso il Signore:
"Ti ho amato di amore eterno,
per questo ti conservo ancora pietà.
4Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata,
vergine di Israele.
Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi
e uscirai fra la danza dei festanti.
5Di nuovo pianterai vigne
sulle colline di Samaria;
i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno.
6Verrà il giorno in cui grideranno le vedette
sulle montagne di Èfraim:
Su, saliamo a Sion,
andiamo dal Signore nostro Dio".

7Poiché dice il Signore:
"Innalzate canti di gioia per Giacobbe,
esultate per la prima delle nazioni,
fate udire la vostra lode e dite:
Il Signore ha salvato il suo popolo,
un resto di Israele".
8Ecco, li riconduco dal paese del settentrione
e li raduno all'estremità della terra;
fra di essi sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e la partoriente;
ritorneranno qui in gran folla.
9Essi erano partiti nel pianto,
io li riporterò tra le consolazioni;
li condurrò a fiumi d'acqua
per una strada diritta in cui non inciamperanno;
perché io sono un padre per Israele,
Èfraim è il mio primogenito.
10Ascoltate, popoli, la parola del Signore,
annunziatela alle isole più lontane e dite:
"Chi ha disperso Israele lo raduna
e lo costudisce come un pastore il suo gregge",
11perché il Signore ha redento Giacobbe,
lo ha riscattato dalle mani del più forte di lui.
12Verranno e canteranno inni sull'altura di Sion,
affluiranno verso i beni del Signore,
verso il grano, il mosto e l'olio,
verso i nati dei greggi e degli armenti.
Essi saranno come un giardino irrigato,
non languiranno più.
13Allora si allieterà la vergine alla danza;
i giovani e i vecchi gioiranno.
Io cambierò il loro lutto in gioia,
li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni.
14Sazierò di delizie l'anima dei sacerdoti
e il mio popolo abbonderà dei miei beni.
Parola del Signore.

15Così dice il Signore: "Una voce si ode da Rama,
lamento e pianto amaro:
Rachele piange i suoi figli,
rifiuta d'essere consolata perché non sono più".
16Dice il Signore:
"Trattieni la voce dal pianto,
i tuoi occhi dal versare lacrime,
perché c'è un compenso per le tue pene;
essi torneranno dal paese nemico.
17C'è una speranza per la tua discendenza:
i tuoi figli ritorneranno entro i loro confini.
18Ho udito Èfraim rammaricarsi:
Tu mi hai castigato e io ho subito il castigo
come un giovenco non domato.
Fammi ritornare e io ritornerò,
perché tu sei il Signore mio Dio.
19Dopo il mio smarrimento, mi sono pentito;
dopo essermi ravveduto,
mi sono battuto l'anca.
Mi sono vergognato e ne provo confusione,
perché porto l'infamia della mia giovinezza.
20Non è forse Èfraim un figlio caro per me,
un mio fanciullo prediletto?
Infatti dopo averlo minacciato,
me ne ricordo sempre più vivamente.
Per questo le mie viscere si commuovono per lui,
provo per lui profonda tenerezza".
Oracolo del Signore.

21Pianta dei cippi,
metti pali indicatori,
sta' bene attenta alla strada,
alla via che hai percorso.
Ritorna, vergine di Israele,
ritorna alle tue città.
22Fino a quando andrai vagando, figlia ribelle?
Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra:
la donna cingerà l'uomo!

23Così dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: "Si dirà ancora questa parola nel paese di Giuda e nelle sue città, quando avrò cambiato la loro sorte: Il Signore ti benedica, o dimora di giustizia, monte santo.24Vi abiteranno insieme Giuda e tutte le sue città, agricoltori e allevatori di greggi.25Poiché ristorerò copiosamente l'anima stanca e sazierò ogni anima che languisce".
26A questo punto mi sono destato e ho guardato; il mio sonno mi parve soave.

27"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali renderò feconda la casa di Israele e la casa di Giuda per semenza di uomini e di bestiame.28Allora, come ho vegliato su di essi per sradicare e per demolire, per abbattere e per distruggere e per affliggere con mali, così veglierò su di essi per edificare e per piantare". Parola del Signore.

29"In quei giorni non si dirà più:
I padri han mangiato uva acerba
e i denti dei figli si sono allegati!

30Ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; a ogni persona che mangi l'uva acerba si allegheranno i denti".

31"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova.32Non come l'alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d'Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore. Parola del Signore.33Questa sarà l'alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo.34Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicendo: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato".

35Così dice il Signore
che ha fissato il sole come luce del giorno,
la luna e le stelle come luce della notte,
che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde
e il cui nome è Signore degli eserciti:
36"Quando verranno meno queste leggi
dinanzi a me - dice il Signore -
allora anche la progenie di Israele cesserà
di essere un popolo davanti a me per sempre".
37Così dice il Signore:
"Se si possono misurare i cieli in alto
ed esplorare in basso le fondamenta della terra,
anch'io rigetterò tutta la progenie di Israele
per ciò che ha commesso". Oracolo del Signore.

38"Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali la città sarà riedificata per il Signore dalla torre di Cananeèl fino alla porta dell'Angolo.39La corda per misurare si stenderà in linea retta fino alla collina di Gàreb, volgendo poi verso Goà.40Tutta la valle dei cadaveri e delle ceneri e tutti i campi fino al torrente Cedron, fino all'angolo della porta dei Cavalli a oriente, saranno consacrati al Signore; non sarà più sconvolta né distrutta mai più".


Lettera a Filemone 1

1Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al nostro caro collaboratore Filèmone,2alla sorella Appia, ad Archippo nostro compagno d'armi e alla comunità che si raduna nella tua casa:3grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.

4Rendo sempre grazie a Dio ricordandomi di te nelle mie preghiere,5perché sento parlare della tua carità per gli altri e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi.6La tua partecipazione alla fede diventi efficace per la conoscenza di tutto il bene che si fa tra voi per Cristo.7La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua.

8Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare,9preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù;10ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,11Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me.12Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore.
13Avrei voluto trattenerlo presso di me perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo.14Ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere, perché il bene che farai non sapesse di costrizione, ma fosse spontaneo.15Forse per questo è stato separato da te per un momento perché tu lo riavessi per sempre;16non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello carissimo in primo luogo a me, ma quanto più a te, sia come uomo, sia come fratello nel Signore.
17Se dunque tu mi consideri come amico, accoglilo come me stesso.18E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto.19Lo scrivo di mio pugno, io, Paolo: pagherò io stesso. Per non dirti che anche tu mi sei debitore e proprio di te stesso!20Sì, fratello! Che io possa ottenere da te questo favore nel Signore; dà questo sollievo al mio cuore in Cristo!
21Ti scrivo fiducioso nella tua docilità, sapendo che farai anche più di quanto ti chiedo.

22Al tempo stesso preparami un alloggio, perché spero, grazie alle vostre preghiere, di esservi restituito.
23Ti saluta Èpafra, mio compagno di prigionia per Cristo Gesù,24con Marco, Aristarco, Dema e Luca, miei collaboratori.
25La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.


Capitolo III: Dare umile ascolto alla parola di Dio, da molti non meditata a dovere

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1. Ascolta, figlio, le mie parole; parole dolcissime, più alte di tutta la dottrina dei filosofi e dei sapienti di questo mondo. "Le mie parole sono spirito e vita" (Gv 6,63), e non vanno valutate secondo l'umano sentire. Non si debbono convertire in vano compiacimento; ma si debbono ascoltare nel silenzio, accogliendole con tutta umiltà e con grande amore. E dissi: "Beato colui che sarà stato formato da te, o Signore, e da te istruito intorno alla legge, così che gli siano alleviati i giorni del dolore" ed egli non sia desolato su questa terra (Sal 93,12s). Io, dice il Signore, fin dall'inizio ammaestrai i profeti, e ancora non manco di parlare a tutti. Ma molti sono sordi e duri alla mia voce. Numerosi sono coloro che ascoltano più volentieri il mondo che Dio, e seguono più facilmente i desideri della carne che la volontà di Dio. Il mondo promette cose da poco e che durano ben poco; eppure ci si fa schiavi del mondo, con grande smania. Io prometto cose grandissime ed eterne; eppure il cuore degli uomini resta torbido. Chi mai mi obbedisce e mi serve con tanto zelo, come si serve al mondo a ai suoi padroni? "Arrossisci, o Signore, così dice il mare" (Is 23,4). E se vuoi sapere il perché, ascolta. Per uno scarso vantaggio si percorre un lungo cammino; ma. Per la vita eterna, molti a stento alzano da terra un piede. Si corre dietro ad un modesto guadagno; talora, per un soldo, si litiga vergognosamente; per una cosa da nulla e dietro una piccola speranza non si esita a faticare giorno e notte; ma - cosa spudorata - per un bene che non viene meno, per un premio inestimabile, per l'onore più grande e la gloria che non ha fine, si stenta a faticare anche un poco.

2. Arrossisci, dunque, servo pigro e lamentoso; ché certuni sono più pronti ad andare alla perdizione di quanto non sia pronto tu ad andare alla vita: trovano essi più gioia in cose false di quanta ne trovi tu nella verità. Eppure essi sono ben spesso traditi dalla loro speranza, mentre la mia promessa non delude nessuno, né lascia a mani vuote colui che confida in me. Quel che ho promesso, darò; quel che ho detto adempirò, purché uno sia rimasto costante, sino alla fine, nel mio amore. Io sono colui che compenserà tutti i buoni e metterà severamente alla prova tutte le persone devote. Scrivi le mie parole nel tuo cuore e meditale attentamente; ti saranno molto utili nell'ora della tentazione. Quello che non avrai capito alla prima lettura, lo comprenderai nel giorno in cui io verrò a te. Due sono i modi con i quali io visito i miei eletti; la tentazione e la consolazione. Due sono le lezioni che io do loro ogni giorno; una, rimproverando i loro vizi, l'altra, esortandoli a rafforzare le loro virtù. Colui che, avendo ricevuto "le mie parole, le disprezza, avrà chi lo giudica". Nell'ultimo giorno (Gv 12,48).

Preghiera per chiedere la grazia della devozione.

3. Signore mio Dio, tu sei tutto il mio bene. E io, chi sono per osare di rivolgermi a te? Sono il tuo miserabile piccolo servo, un abietto vermiciattolo, molto più misero e disprezzabile di quanto io stesso non capisca e non osi confessare. Tuttavia, Signore, ricordati di me, che sono un nulla, nulla ho e nulla valgo. Tu solo sei buono, giusto e santo; tutto puoi e ogni cosa viene da te; tutto tu colmi, soltanto il peccatore tu lasci a mani vuote. Ricordati della tua misericordia (Sal 24,6) e riempi il mio cuore con la tua grazia; tu, che non permetti che resti vana la tua opera. Come potrò sopportare me stesso, in questa misera vita, se tu non mi conforterai con la tua pietà e con la grazia? Non distogliere da me la tua faccia, non tardare con la tua visita, non farmi mancare la tua grazia, affinché l'anima mia non divenga per te come una terra arida (Sal 142,6). Signore, insegnami a fare la tua volontà (Sal 142,10); insegnami a stare degnamente e umilmente accanto a te. Tutto tu sai di me, poiché mi conosci nell'intimo; anzi mi conoscevi prima che il mondo esistesse, prima che io fossi nato.


LETTERA 13* [283] PROMEMORIA. AGOSTINO AL PRETE RESTITUTO

Lettere - Sant'Agostino

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Un prete, accusato da una donna, interrogato da Ag., nega di aver peccato con lei...

1. La tua lettera mi ha turbato fortemente a causa delle macchinazioni con cui il diavolo trascina al peccato i servi di Dio o macchia la loro reputazione per suscitare scandalo per la Chiesa; ciononostante, per quanto mi è stato umanamente possibile, ho esaminato a fondo i sentimenti di quell'uomo intrattenendomi con lui non una volta sola ma spesso e incutendogli paura col metterlo di fronte al giudizio di Dio, affinché, se per caso con quella donna, da cui viene accusato, si fosse unito nell'amplesso carnale o avesse commesso qualche atto impuro, me lo confessasse. Se, d'altra parte, è vero quanto egli afferma, a chiunque altro - fosse pure una persona importante e santa - sarebbe potuta capitare quella tentazione, che cioè era andata da lui una donna là dove egli dormiva tutto solo e si era coricata al suo fianco, ch'egli però non aveva voluto denunciarla soprattutto per il fatto ch'essa non gli parlava della propria vergognosa passione, ma solo delle proprie tribolazioni e angosce 1; ch'egli credette che nel caso d'una siffatta tentazione non dovesse far nient'altro che impedirle a ogni costo d'accostarsi a lui e, se quella non avesse voluto ubbidire, avrebbe respinto il suo amplesso impudico e le sue turpi proposte.

...dalla quale venne a liberarlo un acquazzone.

2. Ecco quanto afferma d'aver fatto quell'uomo: egli dormiva sulla terrazza lontano da tutti gli abitanti della casa ove era stato ospitato in quanto, trovandosi lì per una necessità inerente al suo ufficio, era stato sorpreso dalla sera sicché non aveva potuto ritornare a casa. Allorché dunque - come egli asserisce - si svegliò, vide esterrefatto venire verso di lui quella donna; egli credeva che non fosse ancora perduta, ma vedeva si sarebbe potuta perdere; egli quindi cercava di evitare che si perdesse per causa sua oppure ch'egli, con le sue grida improvvise, recasse danno alla reputazione della religiosa, ancora forse non perduta, e così tollerò che la donna si trattenesse presso di lui borbottando non so quali lamentele a proposito dei suoi genitori, mentre egli si teneva discosto da lei, non rispondendole null'altro se non che si alzasse di lì e se ne andasse. Quella per un bel pezzo si rifiutò di fare quanto le era stato ingiunto, ma poi si mise a piovere a dirotto e così egli si trovò liberato da quella compagnia per il fatto che, disceso dal terrazzo, era ormai fuori dalla casa e s'era messo davanti alla porta sotto il cornicione ove quella non avrebbe osato avvicinarsi per paura che qualcuno dei suoi la trovasse lì uscendo o si accorgesse di lei nell'atto di aprire la porta e che la sua assenza destasse dei sospetti in coloro che si fossero accorti della sua uscita.

Ag. giudica che non debba condannarsi; resti nel suo stato, se non viene convinto di scandalo da testimoni.

3. Questo è quanto quell'uomo si è limitato a confessarmi; a mio parere, dunque, non c'è alcun motivo per cui debba essere condannato, salvo nel caso che venga riconosciuto reo di menzogna; le dichiarazioni di quella donna però non devono essere ascoltate né esser prese [come una prova] contro di lui - poiché senza dubbio essa, perduta com'è, va cercando qualcuno al quale attaccarsi - salvo che risultassero altre prove con cui si venisse a scoprire la spudorata condotta di quest'uomo. Ora però questi fatti non accadrebbero facilmente a dei chierici, se non andassero in giro da soli per sbrigare incombenze, quali che siano, sia quelle personali che quelle della Chiesa. Ma, dato che a stento, soprattutto dai preti dei villaggi, riusciamo ad ottenere che non vadano in giro da soli, quanto meno potremmo ottenerlo dai chierici di grado inferiore! Se dunque la comunità ecclesiale, per la quale è stato ordinato prete, non ha alcun risentimento contro di lui a causa di questa diceria e non ha creduto nulla di disonorante nei suoi riguardi e se, come ho detto, non dev'essere convinto d'aver commesso alcuna azione infamante in base ad altre testimonianze, rimanga nel suo stato; se invece vengono rivelati altri fatti, in base ai quali potremo dare un giudizio, vorrò conoscerli; se al contrario la Chiesa, per la quale è stato costituito prete, si sente indispettita contro di lui, sebbene si dica che quel fatto accadde quando era ancora diacono, leggi ai fedeli la presente mia lettera e spiegala ad essi, nel modo che il Signore ti concederà, affinché seguitino come prima a voler bene al loro prete, al quale capitò una tentazione quale sarebbe potuta accadere a qualunque altro fedele servo di Dio e non si raffreddi la carità 2 verso di lui in modo che dalla loro pace venga piuttosto vinto il diavolo, ch'è solito servirsi di simili astuzie e trappole. Se invece riterrai necessario ch'io invii loro una lettera, abbi cura di farmelo sapere.

 

1 - Cf. 2 Cor 6, 4.

2 - Cf. Mt 24, 12.


1 - Due particolari visioni che il Signore mostra alla mia anima

La mistica Città di Dio - Libro primo - Suor Maria d'Agreda

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1. Ti benedico e ti magnifico, o Re altissimo, che per tua degnazione e sublime maestà hai nascosto questi alti misteri ai sapienti e agli intelligenti e li hai rivelati a me tua schiava, la più piccola ed inutile della tua Chiesa, per essere tanto più riconosciuto e ammirato come onnipotente ed autore di quest'Opera quanto più lo strumento è vile e debole.

2. Questo altissimo Signore - dopo le lunghe resistenze di cui ho parlato, dopo molti timori esagerati e grandi incertezze causate dalla mia codardia nel riflettere su questo immenso mare di meraviglie in cui m'immergo col timore di esserne sommersa - mi fece sentire dall'alto una virtù forte, soave, efficace e dolce, una luce che illumina l'intelletto e piega la volontà ribelle acquietando, indirizzando, governando l'insieme dei sensi interni ed esterni e assoggettando tutta la creatura al compiacimento e alla volontà dell'Altissimo, cosicché essa cerchi in tutto solo la sua gloria e il suo onore. Trovandomi in questa disposizione, udii la voce dell'Onnipotente che mi chiamava e mi attirava a sé, sollevando in alto il mio spirito. Egli mi fortificava contro i leoni che ruggivano famelici per separare la mia anima dal bene offertole nella conoscenza dei grandi misteri racchiusi in questo tabernacolo e città santa di Dio. Egli mi liberava dalle porte delle tribolazioni attraverso le quali m'invitavano ad entrare, circondata dai dolori della morte e della perdizione e assediata dalle fiamme di questa Sodoma e Babilonia in cui viviamo. Volevano abbagliarmi perché io, cieca, mi volgessi indietro e mi abbandonassi a chi mi offriva oggetti di apparente diletto per i miei sensi, ingombrandoli di vanità con fallacia ed inganno. Da tutti questi lacci che tendevano ai miei piedi mi liberò l'Altissimo che, sollevando il mio spirito e insegnandomi il cammino della perfezione con efficaci esortazioni, m'invitava a una vita spiritualizzata e angelica nella carne mortale. In questo modo mi obbligava a vivere con una sollecitudine tale che dentro alla fornace non mi toccassero le fiamme e in modo che mi sapessi liberare dalla lingua impura, quando spesso mi raccontava frottole terrene. Così sua Altezza mi chiamava affinché mi sollevassi dalla polvere e dalla fiacchezza che la legge del peccato procura. Voleva che io resistessi agli effetti ereditati dalla natura corrotta e che la ostacolassi nelle sue inclinazioni disordinate, dissipandole alla vista della luce e sollevandomi al di sopra di me stessa. Con la forza di Dio potente, con correzioni di Padre e carezze di sposo, molte volte mi chiamava e mi diceva: «Mia colomba e opera delle mie mani, alzati e affrettati; vieni a me che sono luce e via: chi mi segue non cammina nelle tenebre. Vieni a me che sono verità sicura, santità certa, onnipotenza e sapienza, e correggo i sapienti».

3. Gli effetti di queste parole erano per me dardi di dolce amore, d'ammirazione, di timore e coscienza dei miei peccati e della mia viltà, per cui mi ritiravo, mi umiliavo e mi annichilivo. Il Signore mi diceva: «Vieni, anima, vieni, poiché io sono il tuo Dio onnipotente; e come sei stata prodiga e peccatrice, così ora alzati da terra e vieni a me che sono tuo Padre, ricevi la stola della mia amicizia e l'anello di sposa».

4. Trovandomi in questa dimora, un giorno vidi sei angeli santi che l'Onnipotente mi aveva assegnato per assistermi in quest'Opera guidandomi in essa, come in altre occasioni di combattimenti. Essi mi purificarono e mi prepararono. Fatto ciò, mi presentarono al Signore e sua Maestà diede alla mia anima una nuova luce, simile allo splendore della gloria, con la quale mi fortificò, rendendomi capace di vedere e conoscere ciò che sorpassa le mie forze di creatura terrena. Subito mi apparvero altri due angeli di gerarchia superiore, che udii chiamarmi con grande forza da parte del Signore; capivo che erano misteriosissimi e che mi volevano svelare sublimi arcani. Risposi loro con sollecitudine e, impaziente di godere di quel bene che mi annunziavano, con ardente desiderio manifestai la mia intenzione di vedere ciò che mi volevano rivelare ma che intanto mi celavano con fare misterioso. Subito essi mi risposero con decisione: «Fermati, o anima». Mi rivolsi alle loro Altezze e dissi: «Principi dell'Onnipotente e messaggeri del gran Re, perché, dopo avermi chiamato, ora mi trattenete così, facendo violenza alla mia volontà e ritardando la mia gioia e allegrezza? Quale forza è la vostra e quale il potere che mi chiama, mi infiamma, mi sollecita e mi trattiene, e tutto questo ad un tempo? E attirandomi dietro al profumo degli unguenti del mio diletto Signore mi trattenete tuttavia come con forti catene? Ditemi la ragione di questo». Mi risposero: «Perché è necessario, o anima, che per conoscere questi sublimi misteri, tu venga completamente spoglia dei tuoi desideri e delle tue passioni, poiché non si conciliano con le cattive inclinazioni. Togliti i sandali, come fu intimato di fare a Mosè, perché potesse guardare quel roveto miracoloso». Io risposi: «Principi e signori miei, molto fu chiesto a Mosè esigendo che nella sua natura terrena si comportasse come un angelo; ma egli era santo ed io peccatrice piena di miserie. Il mio cuore si turba e mi lamento di questa schiavitù e legge del peccato che nelle mie membra sento contraria a quella del mio spirito». Ed essi: «Anima, ti si chiederebbe una cosa assai violenta se la dovessi operare con le tue sole forze, ma l'Altissimo, che vuole e ricerca questa disposizione, è onnipotente e non ti negherà l'aiuto, se glielo domandi di cuore disponendoti a riceverlo. Il suo potere, che faceva ardere il roveto senza che si consumasse, sarà ben capace di far sì che l'anima imprigionata e chiusa nel fuoco delle passioni non bruci, se vuole liberarsi. Sua Maestà chiede ciò che vuole e può ciò che chiede e col suo aiuto tu puoi quel che ti ordina. Togliti i sandali, piangi amaramente e grida dal profondo del tuo cuore affinché venga udita la tua preghiera e si compia il tuo desiderio».

5. Vidi subito un velo ricchissimo che nascondeva un tesoro e la mia volontà desiderava ardentemente che venisse tolto scoprendo quello che l'intelligenza mi manifestava come mistero. A questo mio desiderio risposero: «Obbedisci, o anima, in ciò in cui ti si ammonisce e che ti si comanda: spogliati di te stessa e ti sarà svelato». Per questo mi proposi di emendare la mia vita e di vincere i miei appetiti, e piangevo forte con sospiri e gemiti dal profondo dell'anima mia, affinché questo bene mi si manifestasse. E nella misura in cui facevo propositi, scorgevo aprirsi il velo che copriva il mio tesoro. Infine si aprì del tutto e con gli occhi dello spirito vidi quello che non saprei dire né manifestare a parole. Vidi un segno grande e misterioso nel cielo; vidi una Donna, una signora e regina bellissima coronata di stelle, vestita di sole e con la luna sotto ai suoi piedi. Mi dissero i santi angeli: «Ecco la beata donna che san Giovanni vide nell'Apocalisse e nella quale sono racchiusi, depositati e sigillati gli ammirabili misteri della redenzione. L'Altissimo e onnipotente favorì così tanto questa creatura umana che desta ammirazione persino in noi suoi spiriti. Considera e ammira le sue perfezioni e scrivile, perché proprio a questo fine - dopo quello del tuo profitto spirituale - ti è rivolta questa manifestazione». Io allora conobbi così tante meraviglie che la loro abbondanza mi fa ammutolire, l'ammirazione mi tiene in sospeso e non credo affatto che tutte le creature terrene siano capaci di conoscerle nella vita terrena, come in seguito spiegherò.

6. Un altro giorno, in tempo di quiete e serenità, in questa medesima dimora di cui parlo, udii la voce dell'Altissimo che mi diceva: «Sposa mia, voglio che ti decida seriamente, mi cerchi con diligenza e mi ami con fervore. Voglio che la tua vita sia più angelica che umana, dimenticandoti di tutte le cose terrene. Ti voglio sollevare dalla polvere come povera e dall'immondizia come misera; voglio che, mentre ti innalzo, tu ti umilii e stando alla mia presenza il tuo nardo spanda la soavità del suo profumo. Conoscendo la tua debolezza e miseria ti devi persuadere di tutto cuore che meriti la tribolazione e con essa l'umiliazione. Guarda la mia grandezza e la tua piccolezza, considera che sono giusto e santo e ti affliggo giustamente usandoti la misericordia di non castigarti come meriti. Su questo fondamento dell'umiltà sforzati di acquistare altre virtù, affinché si adempia la mia volontà. Ti assegno come maestra la Vergine madre mia perché ti istruisca, ti corregga e ti riprenda. Ella ti addestrerà e orienterà i tuoi passi secondo il mio gusto e il mio beneplacito».

7. A queste parole era presente la Regina stessa, la quale non si sdegnò affatto di assumere un simile incarico che sua divina Maestà le assegnava. Al contrario, accettandolo benignamente, disse: «Figlia mia, voglio che tu sia mia discepola e compagna ed io sarò tua maestra; ma sappi che mi devi obbedire con fortezza e da oggi in poi non deve restare più in te traccia del tuo essere figlia di Adamo. La mia vita, le opere del mio pellegrinaggio e le meraviglie che il braccio onnipotente dell'Altissimo ha operato con me devono essere tuo specchio e regola della tua vita». Io mi prostrai dinanzi al trono regale del Re e della Regina dell'universo offrendomi di obbedire in tutto e resi grazie al sovrano Signore per il beneficio tanto superiore ai miei meriti che mi concedeva dandomi un tale patrocinio e una tale guida. Nelle mani della Vergine rinnovai i voti della mia professione offrendomi nuovamente di obbedirle e di cooperare con tutte le mie forze all'emendazione della mia vita. Allora mi disse il Signore: «Fai attenzione e guarda». Io lo feci e vidi una scala di molti gradini, bellissima, con un numero grande di angeli che la circondavano e altri che per essa salivano e discendevano. E sua Maestà mi disse: «Questa è la misteriosa scala di Giacobbe, che è casa di Dio e porta del cielo. Se tu ti preparerai e la tua vita sarà tale che i miei occhi non vi trovino nulla da riprendere, tu per essa salirai a me».

8. Questa promessa eccitava il mio desiderio, accendeva la mia volontà e teneva sospeso il mio spirito. Di conseguenza, con molte lacrime, mi lamentavo di essere io medesima un peso a me stessa. Sospiravo la fine della mia schiavitù e desideravo di raggiungere la meta dove non c'è più ostacolo che possa impedire l'amore. In queste ansie passai alcuni giorni, procurando di perfezionare la mia vita, facendo di nuovo la confessione generale e riformando alcune imperfezioni. Sempre continuava la visione della scala, ma non ne intendevo il siguificato. Feci anche molte promesse al Signore, proponendo nuovamente di allontanarmi da ogni cosa terrena e di conservare libera la mia volontà per amare lui solo senza lasciarla inclinare verso cosa alcuna, per quanto minima e fuor di sospetto; respinsi e ripudiai ogni cosa vana e visibile. Avendo trascorso alcuni giorni in questi affetti e in tale disposizione, l'Altissimo mi rivelò che quella scala rappresentava la vita, le virtù e i misteri della santissima Vergine. E mi disse: «Voglio, o mia sposa, che tu salga per questa scala di Giacobbe, che tu venga a conoscere attraverso questa porta del cielo i miei attributi e a contemplare la mia divinità: sali, dunque, affrettati, ascendi a me per essa. Questi angeli che l'assistono e l'accompagnano sono quelli che io ho destinato a custodia, difesa e presidio di questa città di Sion. Fai attenzione e, meditando queste virtù, impegnati per imitarle». Così mi parve di salire per questa scala e di conoscere la più grande meraviglia, il prodigio più ineffabile del Signore in una semplice creatura, la più grande santità e perfezione delle virtù che abbia mai operato il braccio dell'Onnipotente. Alla sommità di questa scala vidi il Signore dei signori e la Regina di tutto il creato: mi ordinarono di glorificarlo, lodarlo ed esaltarlo per questi magnifici misteri e di scrivere tutto ciò che ne avessi inteso. L'eccelso Signore mi dette su queste tavole, migliori di quelle di Mosè, una legge da meditare ed osservare, scritta col suo dito onnipotente: egli mosse la mia volontà affinché in sua presenza manifestassi alla purissima Regina che avrei vinto la mia resistenza e col suo aiuto avrei scritto la sua santissima vita proponendomi tre fini. Primo: la conoscenza della profonda riverenza dovuta al Dio eterno e come la creatura si debba umiliare ed annientare quanto più la sua immensa maestà le si comunica, dovendo derivare dai maggiori benefici e favori, quale effetto, maggior timore, riverenza, attenzione ed umiltà. Secondo: la coscienza da parte del genere umano, dimentico del suo rimedio, di quanto deve alla sua Regina e madre pietosa nell'opera della redenzione; di quanto amore e riverenza ella ha avuto per Dio e di quanto noi dobbiamo averne per lei, nostra signora. Terzo: la manifestazione della mia bassezza e viltà e della mia inadeguata corrispondenza per quanto ricevo a chi dirige la mia anima e, se conveniente, a tutti gli uomini.

9. A questo mio desiderio la Vergine santissima rispose: «Figlia mia, il mondo è così bisognoso di questi insegnamenti perché non conosce né porta a Dio onnipotente la dovuta riverenza. Per siffatta ignoranza l'audacia dei mortali provoca la Giustizia, che li affligge ed opprime, e, non sapendo cercare il rimedio né vedere con la luce, restano nell'oblio e nelle tenebre. Ciò deriva dalla mancanza di timore e di riverenza che invece dovrebbero avere». L'Altissimo e la Regina mi diedero questi ed altri avvertimenti per chiarirmi la loro volontà riguardo a quest'Opera, cosicché rifiutare gli ammaestramenti che questa grande Signora aveva promesso di darmi parlandomi della sua santissima vita mi parve temerario e poco caritatevole verso me stessa. Inoltre stimai inopportuno rimandare a un altro momento, poiché l'Altissimo mi aveva manifestato che era questo il tempo opportuno, dicendomi: «Figlia mia, quando io inviai il mio Unigenito nel mondo, esso si trovava nello stato peggiore in cui fosse mai stato dal suo principio in poi, eccetto i pochi che mi servivano fedelmente; perché la natura umana è così imperfetta che, se non si riferisce alla guida interiore della mia luce e alla pratica di quanto insegnano i miei ministri, cade subito nel profondo delle tenebre e in innumerevoli miserie, di abisso in abisso, fino a giungere all'ostinazione nel peccato. E questo accade ogni volta che non si vuole assoggettare la propria volontà a seguire me, che sono via, verità e vita, e ad osservare i miei comandamenti senza perdere la mia amicizia. Dalla creazione e dal peccato del primo uomo fino alla legge che diedi a Mosè gli uomini si governarono secondo le loro inclinazioni e incorsero in gravi errori e peccati. Sebbene li commettessero anche dopo la legge col non obbedirvi e andassero così sempre più allontanandosi dalla verità e dalla luce fino a pervenire allo stato del sommo oblio, tuttavia io con paterno amore inviai alla natura umana la salvezza eterna e la medicina a rimedio delle sue infermità incurabili, e con ciò giustificai la mia causa. E come allora aspettai il tempo in cui avrebbe potuto risplendere meglio tale misericordia, così adesso voglio mostrarne un'altra assai grande, perché è appunto questo il tempo opportuno per operarla finché non giunga la mia ora, in cui il mondo troverà contro di sé tali e tanti capi d'accusa, che riconoscerà quanto sia giusta la ragione del mio sdegno. In quell'ora farò conoscere il mio cruccio, la mia giustizia ed equità e quanto sia ben giustificata la mia causa. Per farlo meglio e poiché è questo il tempo in cui l'attributo della mia misericordia si deve maggiormente manifestare e in cui voglio che il mio amore non resti inoperoso, avendo riguardo per i giusti che ci sono in questo tempo e che lo rendono accettabile, voglio aprire a tutti una porta attraverso cui accedere alla mia misericordia. Ora che il mondo è giunto al secolo più infelice da quando il Verbo si è fatto carne e gli uomini sono più dimentichi del proprio bene, che cercavo sempre meno; ora che più volge al termine il giorno della loro vita mortale col tramonto del sole del tempo, giungendo per i reprobi la notte dell'eternità e nascendo per i giusti il giorno eterno senza più notte; ora che la maggior parte dei mortali vive nelle tenebre della propria ignoranza e delle proprie colpe, opprimendo i giusti e disprezzando i figli di Dio; ora che la mia legge santa e divina si conculca per l'iniqua ragione di stato tanto odiosa quanto nemica della mia grande provvidenza; ora infine che mi vedo così ripagato dai malvagi, proprio in questo tempo, per riguardo ai giusti, voglio offrire una luce perché gli uomini si illuminino nelle tenebre della loro cecità, e voglio dar loro - ammesso che vogliano avvalersene - un rimedio opportuno per giungere alla mia grazia. Felici coloro che lo troveranno; beati quelli che ne conosceranno il valore; ricchi coloro che s'incontreranno con questo tesoro; fortunati e assai sapienti quelli che vi scruteranno dentro con riverenza e ne intenderanno gli enigmi e i misteri! Voglio inoltre che sappiano quanto vale l'intercessione di colei che fu rimedio delle loro colpe, dando nel suo grembo vita mortale all'Immortale. Voglio che abbiano come specchio, in cui scorgere la propria ingratitudine, le opere ammirabili del mio braccio onnipotente con questa semplice creatura, e intendo manifestarne molte altre da me compiute con la Madre del Verbo, ma che finora ho tenuto nascoste per i miei alti giudizi».

10. «Nella Chiesa primitiva non manifestai tali misteri perché, essendo troppo alti, i fedeli si sarebbero soffermati troppo a scrutarli e ad ammirarli, mentre era necessario che si stabilissero rapidamente la legge della grazia e il Vangelo. E benché fosse tutto compatibile, tuttavia l'ignoranza umana avrebbe potuto incorrere in alcuni sospetti e dubbi troppo dannosi in un tempo in cui la fede derivata dall'incarnazione e dalla redenzione e i precetti della legge evangelica erano ancora agli inizi. Per questo lo stesso Verbo incarnato nell'ultima cena disse ai suoi discepoli: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. In loro parlò a tutto il mondo, che, finché non si fosse ben radicata la legge della grazia e la fede del Figlio, non sarebbe neanche stato pronto a ricevere i misteri e la fede della Madre. Inoltre al presente ne ha maggior necessità ed essa mi obbliga anche più della sua disposizione. Oh! Se mi obbligassero con l'onorare, credere e contemplare le meraviglie che la Madre della pietà racchiude in sé! E se tutti sollecitassero di cuore la sua intercessione, ben avrebbe il mondo qualche rimedio!... Tuttavia non voglio trattenermi dal porre loro davanti questa Mistica Città di rifugio; tu descrivila e fanne il ritratto, per quanto può la tua inadeguatezza. Ma non voglio che questa descrizione ed esposizione della sua vita consista in opinioni né in contemplazioni quanto piuttosto in verità certa. Quelli che hanno orecchi per intendere intendano, quelli che hanno sete vengano alle sorgenti d'acqua viva e lascino le cisterne screpolate e quelli che vogliono la luce la seguano sino alla fine» Questo disse il Signore Dio onnipotente.

11. Queste sono le parole che l'Altissimo mi disse nell'occasione che ho riferito. Del modo in cui ricevo questi insegnamenti e questa luce e in cui conosco il Signore, parlerò nel capitolo seguente, per soddisfare l'obbedienza che me lo comanda e perché siano manifeste a tutti le rivelazioni e le misericordie di questo genere, che ricevo e che riferirò d'ora in poi.


L'ULTIMO FEROCE ATTACCO DI SATANA

Sant'Anna Schaffer

Questo fatto è riportato dalla sorella di Anna, Kathi: "Il 9 agosto 1925, alcuni mesi prima della morte di Anna, il Parroco le volle portare la Santa Comunione alle quattro del mattino, perché poi alle cinque doveva partire. La nostra mamma si alzò quindi alle tre e mezza e subito andò nella stanza di Anna; la vide immobile nel letto: sembrava dormire. Stava ritornando sui suoi passi per andare a vestirsi, quando sentì un colpo pauroso. Si voltò di scatto spaventata: Anna giaceva nell'angolo della stanza con il viso sul pavimento, raggomitolata come un verme. I denti superiori erano rotti, la lingua gonfia e bucata da parte a parte. Sanguinava dalla bocca e dal naso, sopra l'occhio sinistro c'era una profonda ferita, simile a quella che si vede sul volto di Cristo nella Sindone.

Anna non sarebbe mai stata capace di rialzarsi, né avrebbe potuto muoversi per i suoi piedi piagati. Era stata sbalzata lontana dal letto, oltre il comodino; un ultimo attacco furioso dell'inferno a questa creatura piena di dolori che aveva strappato tante anime al demonio.

La caduta le procurò anche conseguenze mentali: da quel momento, infatti, spesso le sue parole divennero confuse. In certi periodi, comunque, ritornava alla piena conoscenza".