Liturgia delle Ore - Letture
Mercoledi della 4° settimana del tempo ordinario
Vangelo secondo Giovanni 16
1Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio.3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.4Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato.
Non ve le ho dette dal principio, perché ero con voi.
5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai?6Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore.7Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.8E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio.9Quanto al peccato, perché non credono in me;10quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più;11quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.
12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future.14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà.15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà.
16Ancora un poco e non mi vedrete; un po' ancora e mi vedrete".17Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: "Che cos'è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po' ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?".18Dicevano perciò: "Che cos'è mai questo "un poco" di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire".19Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: "Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po' ancora e mi vedrete?20In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
21La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.22Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e23nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.24Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
25Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre.26In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi:27il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio.28Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre".29Gli dicono i suoi discepoli: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini.30Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio".31Rispose loro Gesù: "Adesso credete?32Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
33Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!".
Genesi 24
1Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa.2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: "Metti la mano sotto la mia coscia3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,4ma che andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco".5Gli disse il servo: "Se la donna non mi vuol seguire in questo paese, dovrò forse ricondurre tuo figlio al paese da cui tu sei uscito?".6Gli rispose Abramo: "Guardati dal ricondurre là mio figlio!7Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio.8Se la donna non vorrà seguirti, allora sarai libero dal giuramento a me fatto; ma non devi ricondurre là il mio figlio".
9Allora il servo mise la mano sotto la coscia di Abramo, suo padrone, e gli prestò giuramento riguardo a questa cosa.10Il servo prese dieci cammelli del suo padrone e, portando ogni sorta di cose preziose del suo padrone, si mise in viaggio e andò nel Paese dei due fiumi, alla città di Nacor.11Fece inginocchiare i cammelli fuori della città, presso il pozzo d'acqua, nell'ora della sera, quando le donne escono ad attingere.12E disse: "Signore, Dio del mio padrone Abramo, concedimi un felice incontro quest'oggi e usa benevolenza verso il mio padrone Abramo!13Ecco, io sto presso la fonte dell'acqua, mentre le fanciulle della città escono per attingere acqua.14Ebbene, la ragazza alla quale dirò: Abbassa l'anfora e lasciami bere, e che risponderà: Bevi, anche ai tuoi cammelli darò da bere, sia quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco; da questo riconoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone".15Non aveva ancora finito di parlare, quand'ecco Rebecca, che era nata a Betuèl figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla.16La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito. Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì.17Il servo allora le corse incontro e disse: "Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora".18Rispose: "Bevi, mio signore". In fretta calò l'anfora sul braccio e lo fece bere.19Come ebbe finito di dargli da bere, disse: "Anche per i tuoi cammelli ne attingerò, finché finiranno di bere".20In fretta vuotò l'anfora nell'abbeveratoio, corse di nuovo ad attingere al pozzo e attinse per tutti i cammelli di lui.21Intanto quell'uomo la contemplava in silenzio, in attesa di sapere se il Signore avesse o no concesso buon esito al suo viaggio.22Quando i cammelli ebbero finito di bere, quell'uomo prese un pendente d'oro del peso di mezzo siclo e glielo pose alle narici e le pose sulle braccia due braccialetti del peso di dieci sicli d'oro.23E disse: "Di chi sei figlia? Dimmelo. C'è posto per noi in casa di tuo padre, per passarvi la notte?".24Gli rispose: "Io sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca partorì a Nacor".25E soggiunse: "C'è paglia e foraggio in quantità da noi e anche posto per passare la notte".
26Quell'uomo si inginocchiò e si prostrò al Signore27e disse: "Sia benedetto il Signore, Dio del mio padrone Abramo, che non ha cessato di usare benevolenza e fedeltà verso il mio padrone. Quanto a me, il Signore mi ha guidato sulla via fino alla casa dei fratelli del mio padrone".28La giovinetta corse ad annunziare alla casa di sua madre tutte queste cose.29Ora Rebecca aveva un fratello chiamato Làbano e Làbano corse fuori da quell'uomo al pozzo.30Egli infatti, visti il pendente e i braccialetti alle braccia della sorella e udite queste parole di Rebecca, sua sorella: "Così mi ha parlato quell'uomo", venne da costui che ancora stava presso i cammelli vicino al pozzo.31Gli disse: "Vieni, benedetto dal Signore! Perché te ne stai fuori, mentre io ho preparato la casa e un posto per i cammelli?".32Allora l'uomo entrò in casa e quegli tolse il basto ai cammelli, fornì paglia e foraggio ai cammelli e acqua per lavare i piedi a lui e ai suoi uomini .33Quindi gli fu posto davanti da mangiare, ma egli disse; "Non mangerò, finché non avrò detto quello che devo dire". Gli risposero: "Di' pure".34E disse: "Io sono un servo di Abramo.35Il Signore ha benedetto molto il mio padrone, che è diventato potente: gli ha concesso greggi e armenti, argento e oro, schiavi e schiave, cammelli e asini.36Sara, la moglie del mio padrone, gli ha partorito un figlio, quando ormai era vecchio, al quale egli ha dato tutti i suoi beni.37E il mio padrone mi ha fatto giurare: Non devi prendere per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito,38ma andrai alla casa di mio padre, alla mia famiglia, a prendere una moglie per mio figlio.39Io dissi al mio padrone: Forse la donna non mi seguirà.40Mi rispose: Il Signore, alla cui presenza io cammino, manderà con te il suo angelo e darà felice esito al tuo viaggio, così che tu possa prendere una moglie per il mio figlio dalla mia famiglia e dalla casa di mio padre.41Solo quando sarai andato alla mia famiglia, sarai esente dalla mia maledizione; se non volessero cedertela, sarai esente dalla mia maledizione.42Così oggi sono arrivato alla fonte e ho detto: Signore, Dio del mio padrone Abramo, se stai per dar buon esito al viaggio che sto compiendo,43ecco, io sto presso la fonte d'acqua; ebbene, la giovane che uscirà ad attingere, alla quale io dirò: Fammi bere un po' d'acqua dalla tua anfora,44e mi risponderà: Bevi tu; anche per i tuoi cammelli attingerò, quella sarà la moglie che il Signore ha destinata al figlio del mio padrone.45Io non avevo ancora finito di pensare, quand'ecco Rebecca uscire con l'anfora sulla spalla; scese alla fonte, attinse; io allora le dissi: Fammi bere.46Subito essa calò l'anfora e disse: Bevi; anche ai tuoi cammelli darò da bere. Così io bevvi ed essa diede da bere anche ai cammelli.47E io la interrogai: Di chi sei figlia? Rispose: Sono figlia di Betuèl, il figlio che Milca ha partorito a Nacor. Allora le posi il pendente alle narici e i braccialetti alle braccia.48Poi mi inginocchiai e mi prostrai al Signore e benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva guidato per la via giusta a prendere per suo figlio la figlia del fratello del mio padrone.49Ora, se intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fatemelo sapere; se no, fatemelo sapere ugualmente, perché io mi rivolga altrove".
50Allora Làbano e Betuèl risposero: "Dal Signore la cosa procede, non possiamo dirti nulla.51Ecco Rebecca davanti a te: prendila e va' e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore".
52Quando il servo di Abramo udì le loro parole, si prostrò a terra davanti al Signore.53Poi il servo tirò fuori oggetti d'argento e oggetti d'oro e vesti e li diede a Rebecca; doni preziosi diede anche al fratello e alla madre di lei.54Poi mangiarono e bevvero lui e i suoi uomini e passarono la notte. Quando si alzarono alla mattina, egli disse: "Lasciatemi andare dal mio padrone".55Ma il fratello e la madre di lei dissero: "Rimanga la giovinetta con noi qualche tempo, una decina di giorni; dopo, te ne andrai".56Rispose loro: "Non trattenetemi, mentre il Signore ha concesso buon esito al mio viaggio. Lasciatemi partire per andare dal mio padrone!".57Dissero allora: "Chiamiamo la giovinetta e domandiamo a lei stessa".58Chiamarono dunque Rebecca e le dissero: "Vuoi partire con quest'uomo?". Essa rispose: "Andrò".59Allora essi lasciarono partire Rebecca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini.60Benedissero Rebecca e le dissero:
"Tu, sorella nostra,
diventa migliaia di miriadi
e la tua stirpe conquisti
la porta dei suoi nemici!".
61Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, montarono sui cammelli e seguirono quell'uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì.62Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel territorio del Negheb.63Isacco uscì sul fare della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli.64Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello.65E disse al servo: "Chi è quell'uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?". Il servo rispose: "È il mio padrone". Allora essa prese il velo e si coprì.66Il servo raccontò ad Isacco tutte le cose che aveva fatte.67Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l'amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.
Salmi 83
1'Canto. Salmo. Di Asaf.'
2Dio, non darti riposo,
non restare muto e inerte, o Dio.
3Vedi: i tuoi avversari fremono
e i tuoi nemici alzano la testa.
4Contro il tuo popolo ordiscono trame
e congiurano contro i tuoi protetti.
5Hanno detto: "Venite, cancelliamoli come popolo
e più non si ricordi il nome di Israele".
6Hanno tramato insieme concordi,
contro di te hanno concluso un'alleanza;
7le tende di Edom e gli Ismaeliti,
Moab e gli Agareni,
8Gebal, Ammon e Amalek
la Palestina con gli abitanti di Tiro.
9Anche Assur è loro alleato
e ai figli di Lot presta man forte.
10Trattali come Madian e Sisara,
come Iabin al torrente di Kison:
11essi furono distrutti a Endor,
diventarono concime per la terra.
12Rendi i loro principi come Oreb e Zeb,
e come Zebee e Sàlmana tutti i loro capi;
13essi dicevano:
"I pascoli di Dio conquistiamoli per noi".
14Mio Dio, rendili come turbine,
come pula dispersa dal vento.
15Come il fuoco che brucia il bosco
e come la fiamma che divora i monti,
16così tu inseguili con la tua bufera
e sconvolgili con il tuo uragano.
17Copri di vergogna i loro volti
perché cerchino il tuo nome, Signore.
18Restino confusi e turbati per sempre,
siano umiliati, periscano;
19sappiano che tu hai nome "Signore",
tu solo sei l'Altissimo su tutta la terra.
Salmi 69
1'Al maestro del coro. Su "I gigli". Di Davide.'
2Salvami, o Dio:
l'acqua mi giunge alla gola.
3Affondo nel fango e non ho sostegno;
sono caduto in acque profonde
e l'onda mi travolge.
4Sono sfinito dal gridare,
riarse sono le mie fauci;
i miei occhi si consumano
nell'attesa del mio Dio.
5Più numerosi dei capelli del mio capo
sono coloro che mi odiano senza ragione.
Sono potenti i nemici che mi calunniano:
quanto non ho rubato, lo dovrei restituire?
6Dio, tu conosci la mia stoltezza
e le mie colpe non ti sono nascoste.
7Chi spera in te, a causa mia non sia confuso,
Signore, Dio degli eserciti;
per me non si vergogni
chi ti cerca, Dio d'Israele.
8Per te io sopporto l'insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
9sono un estraneo per i miei fratelli,
un forestiero per i figli di mia madre.
10Poiché mi divora lo zelo per la tua casa,
ricadono su di me gli oltraggi di chi ti insulta.
11Mi sono estenuato nel digiuno
ed è stata per me un'infamia.
12Ho indossato come vestito un sacco
e sono diventato il loro scherno.
13Sparlavano di me quanti sedevano alla porta,
gli ubriachi mi dileggiavano.
14Ma io innalzo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza;
per la grandezza della tua bontà, rispondimi,
per la fedeltà della tua salvezza, o Dio.
15Salvami dal fango, che io non affondi,
liberami dai miei nemici
e dalle acque profonde.
16Non mi sommergano i flutti delle acque
e il vortice non mi travolga,
l'abisso non chiuda su di me la sua bocca.
17Rispondimi, Signore, benefica è la tua grazia;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.
18Non nascondere il volto al tuo servo,
sono in pericolo: presto, rispondimi.
19Avvicinati a me, riscattami,
salvami dai miei nemici.
20Tu conosci la mia infamia,
la mia vergogna e il mio disonore;
davanti a te sono tutti i miei nemici.
21L'insulto ha spezzato il mio cuore e vengo meno.
Ho atteso compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
22Hanno messo nel mio cibo veleno
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.
23La loro tavola sia per essi un laccio,
una insidia i loro banchetti.
24Si offuschino i loro occhi, non vedano;
sfibra per sempre i loro fianchi.
25Riversa su di loro il tuo sdegno,
li raggiunga la tua ira ardente.
26La loro casa sia desolata,
senza abitanti la loro tenda;
27perché inseguono colui che hai percosso,
aggiungono dolore a chi tu hai ferito.
28Imputa loro colpa su colpa
e non ottengano la tua giustizia.
29Siano cancellati dal libro dei viventi
e tra i giusti non siano iscritti.
30Io sono infelice e sofferente;
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
31Loderò il nome di Dio con il canto,
lo esalterò con azioni di grazie,
32che il Signore gradirà più dei tori,
più dei giovenchi con corna e unghie.
33Vedano gli umili e si rallegrino;
si ravvivi il cuore di chi cerca Dio,
34poiché il Signore ascolta i poveri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
35A lui acclamino i cieli e la terra,
i mari e quanto in essi si muove.
36Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne avranno il possesso.
37La stirpe dei suoi servi ne sarà erede,
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.
Ezechiele 32
1Il primo giorno del dodicesimo mese dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:2"Figlio dell'uomo, intona un lamento sul faraone re d'Egitto dicendo:
Leone fra le genti eri considerato;
ma eri come un coccodrillo nelle acque,
erompevi nei tuoi fiumi
e agitavi le acque con le tue zampe,
intorbidandone i corsi".
3Dice il Signore Dio:
"Tenderò contro di te la mia rete
con una grande assemblea di popoli
e ti tireranno su con la mia rete.
4Ti getterò sulla terraferma
e ti abbandonerò al suolo.
Farò posare su di te tutti gli uccelli del cielo
e sazierò di te tutte le bestie della terra.
5Spargerò per i monti la tua carne
e riempirò le valli della tua carogna.
6Farò bere alla terra il tuo scolo,
il tuo sangue, fino ai monti,
e i burroni saranno pieni di te.
7Quando cadrai estinto, coprirò il cielo
e oscurerò le sue stelle,
velerò il sole di nubi e la luna non brillerà.8Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te
e stenderò sulla tua terra le tenebre.
Parola del Signore Dio.
9Sgomenterò il cuore di molti popoli, quando farò giungere la notizia della tua rovina alle genti, in regioni a te sconosciute.10Per te farò stupire molti popoli e tremeranno i loro re a causa tua, quando sguainerò la spada davanti a loro. Ognuno tremerà ad ogni istante per la sua vita, nel giorno della tua rovina".11Poiché dice il Signore Dio: "La spada del re di Babilonia ti raggiungerà.
12Abbatterò la tua moltitudine con la spada dei prodi,
dei popoli più feroci;
abbatteranno l'orgoglio dell'Egitto
e tutta la sua moltitudine sarà sterminata.
13Farò perire tutto il suo bestiame
sulle rive delle grandi acque,
che non saranno più turbate da piede d'uomo,
né unghia d'animale le intorbiderà.
14Allora farò ritornare tranquille le loro acque
e farò scorrere i loro canali come olio.
Parola del Signore Dio.
15Quando avrò fatto dell'Egitto una terra desolata,
tutta priva di quanto contiene,
quando avrò percosso tutti i suoi abitanti,
allora si saprà che io sono il Signore.
16Questo è un lamento e lo si canterà. Lo canteranno le figlie delle genti, lo canteranno sull'Egitto e su tutta la sua moltitudine". Oracolo del Signore Dio.
17Ai quindici del primo mese, dell'anno decimosecondo, mi fu rivolta questa parola del Signore:18"Figlio dell'uomo, intona un canto funebre sugli abitanti dell'Egitto. Falli scendere insieme con le figlie di nazioni potenti, nella regione sotterranea, con quelli che scendono nella fossa.
19Di chi tu sei più bello?
Scendi e giaci con i non circoncisi.
20Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l'Egitto e tutta la sua gente.21I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.22Là è Assur e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro, uccisi, tutti trafitti di spada;23poiché le loro sepolture sono poste nel fondo della fossa e la sua gente è intorno alla sua tomba: uccisi, tutti, trafitti di spada, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi.
24Là è Elam e tutto il suo esercito, intorno al suo sepolcro. Uccisi, tutti, trafitti di spada, scesi non circoncisi nella regione sotterranea, essi che seminavano il terrore nella terra dei viventi. Ora portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.25In mezzo ai trafitti posero il suo giaciglio e tutta la sua gente intorno al suo sepolcro, tutti non circoncisi, trafitti di spada; perché avevano sparso il terrore nella terra dei viventi, portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa; sono stati collocati in mezzo ai trafitti di spada.
26Là è Mesech, Tubal e tutta la sua gente, intorno al suo sepolcro: tutti non circoncisi, trafitti di spada, perché incutevano il terrore nella terra dei viventi.27Non giaceranno al fianco degli eroi caduti da secoli, che scesero negli inferi con le armi di guerra, con le spade disposte sotto il loro capo e con gli scudi sulle loro ossa, perché tali eroi erano un terrore nella terra dei viventi.28Così tu giacerai fra i non circoncisi e con i trafitti di spada.
29Là è Edom, i suoi re e tutti i suoi prìncipi che, nonostante il loro valore, sono posti con i trafitti di spada: giacciono con i non circoncisi e con quelli che scendono nella fossa.30Là sono tutti i prìncipi del settentrione, tutti quelli di Sidòne, che scesero con i trafitti, nonostante il terrore sparso dalla loro potenza; giacciono i non circoncisi con i trafitti di spada e portano la loro ignominia con quelli che scendono nella fossa.
31Il faraone li vedrà e si consolerà alla vista di tutta questa moltitudine; il faraone e tutto il suo esercito saranno trafitti di spada. Oracolo del Signore Dio.32Perché aveva sparso il terrore nella terra dei viventi, ecco giace in mezzo ai non circoncisi, con i trafitti di spada, egli il faraone e tutta la sua moltitudine". Parola del Signore Dio.
Atti degli Apostoli 7
1Gli disse allora il sommo sacerdote: "Queste cose stanno proprio così?".2Ed egli rispose: "Fratelli e padri, ascoltate: il 'Dio della gloria' apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran,3'e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e va' nella terra che io ti indicherò'.4Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate,5ma non gli diede alcuna proprietà in esso, 'neppure quanto l'orma di un piede', ma gli promise 'di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui', sebbene non avesse ancora figli.6Poi Dio parlò così: 'La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni'.7'Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia', disse Dio: 'dopo potranno uscire e mi adoreranno' in questo luogo.8E gli diede l'alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e 'lo circoncise l'ottavo giorno' e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi.9Ma i patriarchi, 'gelosi di Giuseppe, lo vendettero' schiavo 'in Egitto. Dio però era con lui'10e lo liberò da tutte le sue afflizioni e 'gli diede grazia' e saggezza 'davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa'.11'Venne una carestia su tutto l'Egitto' e 'in Canaan' e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.12'Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano', vi inviò i nostri padri una prima volta;13la seconda volta Giuseppe 'si fece riconoscere dai suoi fratelli' e fu nota al faraone la sua origine.14Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, 'settantacinque persone in tutto'.15E Giacobbe 'si recò in Egitto, e qui egli morì' come anche i nostri padri;16'essi furono poi trasportati in Sichem' e posti 'nel sepolcro che Abramo aveva acquistato' e pagato in denaro 'dai figli di Emor, a Sichem'.
17Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo 'crebbe e si moltiplicò' in Egitto,18finché 'salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe'.19Questi, 'adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò' i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non 'sopravvivessero'.20In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; 'egli fu allevato per tre mesi' nella casa paterna, poi,21essendo stato esposto, 'lo raccolse la figlia del faraone' e lo allevò 'come figlio'.22Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere.23Quando stava per compiere i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai 'suoi fratelli, i figli di Israele',24e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l'oppresso, 'uccidendo l'Egiziano'.25Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero.26Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d'accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l'un l'altro?27Ma 'quello che maltrattava il vicino' lo respinse, dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi'?28'Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l'Egiziano'?29'Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian', dove ebbe due figli.
30Passati quarant'anni, 'gli apparve nel deserto del monte' Sinai 'un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente'.31Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore:32'Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe'. Esterrefatto, Mosè non osava guardare.33'Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa'.34'Ho visto l'afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto'.35Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: 'Chi ti ha nominato capo e giudice'?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell'angelo che gli era apparso nel roveto.36Egli li fece uscire, compiendo 'miracoli e prodigi nella terra d'Egitto', nel Mare Rosso, e 'nel deserto per quarant'anni'.37Egli è quel Mosè che disse ai figli d'Israele: 'Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me'.38Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l'angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi.39Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e 'si volsero' in cuor loro 'verso l'Egitto',40dicendo ad Aronne: 'Fa' per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall'Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto'.41E in quei giorni 'fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici' all'idolo e si rallegrarono per l'opera delle loro mani.42Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell''esercito del cielo', come è scritto nel libro dei Profeti:
43'Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati' per adorarli!
'Perciò vi deporterò al di là' di Babilonia.
44I nostri padri avevano nel deserto 'la tenda della testimonianza', come aveva ordinato colui che 'disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto'.45E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella 'conquista dei popoli' che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide.46Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò 'di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe';47'Salomone' poi 'gli edificò una casa'.48Ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
49'Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?'
50'Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?'
51'O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie', voi sempre 'opponete resistenza allo Spirito Santo'; come i vostri padri, così anche voi.52Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;53voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l'avete osservata".
54All'udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.
55Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra56e disse: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio".57Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui,58lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo.59E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: "Signore Gesù, accogli il mio spirito".60Poi piegò le ginocchia e gridò forte: "Signore, non imputar loro questo peccato". Detto questo, morì.
Capitolo II: La verità si fa sentire dentro di noi senza altisonanti parole
Leggilo nella Biblioteca
1. "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). "Io sono il tuo servo; dammi luce per apprezzare quello che tu proclami" (Sal 118,125). Disponi il mio cuore alle parole della tua bocca; il tuo dire discenda come rugiada. Dissero una volta a Mosè i figli di Israele: "Parlaci tu, e potremo ascoltarti; non ci parli il Signore, affinché non avvenga che ne moriamo" (Es 20,19). Non così, la mia preghiera, o Signore. Piuttosto, con il profeta Samuele, in umiltà e pienezza di desiderio, io ti chiedo ardentemente: "Parla, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10). Non mi parli Mosè o qualche altro profeta; parlami invece tu, Signore Dio, che ispiri e dai luce a tutti i profeti: tu solo, senza di loro, mi puoi ammaestrare pienamente; quelli, invece, senza di te, non gioverebbero a nulla. Possono, è vero, far risuonare parole, ma non danno lo spirito; parlano bene, ma, se tu non intervieni, non accendono il cuore; lasciano degli scritti, ma sei tu che ne mostri il significato; presentano i misteri, ma sei tu che sveli il senso di ciò che sta dietro al simbolo; emettono ordini, ma sei tu che aiuti ad eseguirli; indicano la strada , ma sei tu che aiuti a percorrerla. Essi operano solamente all'esterno, ma tu prepari ed illumini i cuori; essi irrigano superficialmente, ma tu rendi fecondi; essi fanno risuonare delle parole, ma sei tu che aggiungi all'ascolto il potere di comprendere.
2. Non mi parli dunque Mosè; parlami tu, Signore mio Dio, verità eterna, affinché, se ammonito solo esteriormente e privo di fuoco interiore, io non resti senza vita e non mi isterilisca; affinché non mi sia di condanna la parola udita non tradotta in pratica, conosciuta ma non amata, creduta ma non osservata. "Parla, dunque, o Signore, il tuo servo ti ascolta" (1 Sam 3,10): "tu hai infatti parole di vita eterna" (Gv 6,69). Parlami, affinché scenda un po' di consolazione all'anima mia, e tutta la mia vita sia purificata. E a te sia lode e onore perpetuo.
Omelia 118: Presero le vesti e ne fecero quattro parti, e la tunica.
Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona
Leggilo nella Biblioteca1. Con l'aiuto del Signore, in questo discorso commenteremo ciò che avvenne presso la croce, dopo che egli fu crocifisso. I soldati poi, com'ebbero crocifisso Gesú, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora questa tunica era senza cucitura, tessuta per intero dall'alto in basso. Perciò dissero tra loro: Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi tocchi. Perché si adempisse la Scrittura: Si divisero tra loro i miei vestiti e sulla mia tunica hanno tirato a sorte (Gv 19, 23-24). Si fece quanto i Giudei avevano voluto. Non furono essi a crocifiggere Gesú, ma i soldati agli ordini di Pilato, esecutori della sua sentenza. E tuttavia, se si tiene conto della loro ostinata volontà, delle insidie, dei maneggi, del fatto che glielo consegnarono e come finalmente riuscirono con urli a strappargli la sentenza, certamente dobbiamo dire che, ben più dei soldati, a crocifiggere Gesú furono i Giudei.
2. Ma non possiamo non soffermarci sul particolare che furono divise e tirate a sorte le vesti del Signore. Tutti e quattro gli evangelisti ricordano questo episodio, ma solo Giovanni ne parla diffusamente; e mentre gli altri tre ne parlano indirettamente, Giovanni ne parla di proposito e dettagliatamente. Matteo dice: Quando l'ebbero crocifisso, si divisero le sue vesti tirandole a sorte (Mt 27, 35). Marco: Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte la parte di ciascuno (Mc 15, 24). Luca: Dividendosi poi le sue vesti, le tirarono a sorte (Lc 23, 34). Giovanni, invece, precisa anche in quante parti divisero le sue vesti: in quattro, per prenderne ciascuno una parte. Donde risulta che erano quattro i soldati che avevano ricevuto dal procuratore l'ordine di crocifiggere Gesú. Lo dice chiaramente: I soldati, com'ebbero crocifisso Gesú, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e la tunica. E' sottinteso che presero anche la tunica. In altri termini: Presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e presero anche la tunica. Giovanni cosí si esprime per farci intendere che le altre vesti non furono tirate a sorte. Tirano a sorte soltanto la tunica, che avevano preso insieme alle altre vesti, ma che non dividono come fanno con le altre vesti. L'evangelista ne spiega il motivo: Ora quella tunica era senza cucitura, tessuta per intero dall'alto in basso. E dice anche perché decisero di tirarla a sorte: Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocchi. Appare cosí che essi avevano diviso le altre vesti in parti uguali, per cui non fu necessario tirarle a sorte; della tunica invece, che era tutta d'un pezzo, non sarebbero riusciti ad avere ciascuno una parte senza stracciarla; per avere poi solo degli stracci. Appunto per evitare questo, preferirono tirarla a sorte di modo che toccasse ad uno solo. La testimonianza profetica concorda perfettamente con la narrazione dell'evangelista Giovanni, come questi del resto sottolinea, soggiungendo: Perché si adempisse la Scrittura: Si divisero tra loro i miei vestiti e sulla mia tunica hanno tirato a sorte (cf. Sal 21, 19). Non dice: sorteggiarono le mie vesti, ma si divisero le mie vesti; e neppure dice che si divisero le sue vesti tirandole a sorte. Parlando delle altre vesti non dice affatto che siano state sorteggiate, mentre dice chiaramente: Hanno tirato a sorte la mia veste, riferendosi alla tunica che era rimasta. A proposito della tunica vi dirò quanto il Signore mi ispirerà, non appena avrò respinto le accuse che possono sorgere contro la concordanza degli evangelisti, dimostrando che nessuna parola degli altri evangelisti è in contrasto con la narrazione di Giovanni.
3. Matteo infatti, dicendo: Si divisero le sue vesti tirandole a sorte, ci fa intendere che anche la tunica, che fu tirata a sorte, faceva parte delle vesti che furono divise; sì, perché essendosi messi a dividere tutte le vesti, di cui faceva parte anche la tunica, pure su di essa gettarono la sorte. E' quanto dice anche Luca: Dividendosi le sue vesti, le tirarono a sorte; mentre erano intenti a dividersi le sue vesti, arrivarono alla tunica, che sorteggiarono, in modo da completare tra loro la divisione di tutte le vesti del Signore. L'unica differenza tra quanto dice Luca (dividendosi le sue vesti, gettarono le sorti) e quanto dice Matteo (si divisero le sue vesti tirandole a sorte) sta nel fatto che Luca, dicendo sorti, usa il plurale invece del singolare, variante non insolita nelle sante Scritture. Peraltro in alcuni codici di Luca si trova sorte al singolare. Soltanto il racconto di Marco sembra presentare qualche difficoltà. Dicendo infatti: Si divisero le sue vesti, tirando a sorte la parte di ciascuno, sembra voler dire che furono tirate a sorte tutte le vesti e non soltanto la tunica. Ma qui, come altrove, l'oscurità nasce dalla brevità. Egli dice: tirandole a sorte, come se volesse dire che le tirarono a sorte mentre le dividevano, cosa che effettivamente avvenne; infatti la divisione di tutte le sue vesti non sarebbe stata completa se la sorte non avesse chiarito a chi doveva toccare la tunica, risolvendo, o meglio prevenendo ogni motivo di discussione. L'espressione di Marco: tirando a sorte la parte di ciascuno, si riferisce alla tunica, non a tutte le vesti che furono divise. I soldati tirarono a sorte a chi dovesse toccare la tunica, di cui, peraltro, Marco non ci spiega come fosse tessuta e come, dopo aver fatto la spartizione delle vesti, essendo rimasta la tunica, per non stracciarla decisero di tirarla a sorte. Ecco perché egli dice che tirarono a sorte la parte di ciascuno per vedere a chi dovesse toccare la tunica. In conclusione viene a dire che i soldati si divisero le sue vesti, tirando a sorte per vedere a chi doveva toccare la tunica che era rimasta dopo la spartizione degli abiti in parti uguali.
[Uno per tutti, perché l'unità è in tutti.]
4. Qualcuno si domanderà che cosa significhi la divisione delle vesti in quattro parti e il sorteggio della tunica. La veste del Signore Gesú Cristo, divisa in quattro parti, raffigura la sua Chiesa distribuita in quattro parti, cioè diffusa in tutto il mondo, che appunto consta di quattro parti e che gradualmente e concordemente realizza la sua presenza nelle singole parti. E' per questo motivo che, altrove, il Signore dice che invierà i suoi angeli per raccogliere gli eletti dai quattro venti (cf. Mt 24, 31), cioè dalle quattro parti del mondo: oriente, occidente, aquilone e mezzogiorno. Quanto alla tunica tirata a sorte, essa significa l'unità di tutte le parti, saldate insieme dal vincolo della carità. E' della carità, infatti, che l'Apostolo dice: Voglio mostrarvi una via ancor più eccellente (1 Cor 12, 31); e altrove dice: e possiate conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza (Ef 3, 19); e ancora: Al di sopra di tutte le cose rivestitevi della carità la quale è il vincolo della perfezione (Col 3, 14). Se dunque la carità è la via più eccellente, se essa sorpassa ogni conoscenza, ed è al di sopra di tutti i precetti, giustamente la veste che la raffigura, si dice che è tessuta dall'alto. Essa è senza cucitura, cosí che non si può dividere; e tende all'unità, perché raccoglie tutti in uno. Cosí quando il Signore interrogò gli Apostoli, che erano dodici, cioè tre volte quattro, Pietro rispose a nome di tutti: Tu sei il Cristo Figlio del Dio vivente; e gli fu detto: A te darò le chiavi del regno dei cieli (Mt 16, 16 19), come se soltanto lui avesse ricevuto la potestà di legare e di sciogliere. Ma siccome Pietro aveva parlato a nome di tutti, anche la potestà che ricevette, la ricevette unitamente a tutti, come rappresentante dell'unità stessa. Ricevette la potestà uno per tutti, perché l'unità è in tutti. Cosí anche qui l'evangelista, dopo aver detto che la tunica era tessuta dall'alto in basso, aggiunge: per intero. Se per intero lo riferiamo a ciò che la tunica significa, possiamo ben dire che nessuno è privo di questa unità, se appartiene al tutto. E' da questa totalità, indicata dal termine greco, che la Chiesa prende il nome di "cattolica". La sorte poi che cosa sta a indicare se non la grazia di Dio? Cosí, in uno la grazia perviene a tutti, in quanto la sorte esprime il favore di tutti, dato che è nell'unità che la grazia perviene a tutti. E quando si tira a sorte non si tiene conto dei meriti delle singole persone, ma ci si affida all'occulto giudizio di Dio.
5. Il fatto che tutto questo sia stato compiuto da uomini malvagi, non cioè dai seguaci di Cristo, ma dai suoi persecutori, non significa che non possa raffigurare qualcosa di buono. Che dire infatti della stessa croce, che anch'essa certamente venne fabbricata e inflitta a Cristo dai nemici e dagli empi? E tuttavia bisogna ammettere che in essa vengono raffigurate le dimensioni di cui parla l'Apostolo: larghezza, lunghezza, altezza, profondità (Ef 3, 18). E' larga nella trave orizzontale su cui si estendono le braccia del crocefisso, e significa le opere buone compiute nella larghezza della carità; è lunga nella trave verticale che discende fino a terra, sulla quale sono fissati i piedi e il dorso, e significa la perseveranza attraverso la lunghezza del tempo sino alla fine; è alta nella sommità che si eleva al di sopra della trave orizzontale, e significa il fine soprannaturale al quale sono ordinate tutte le opere, poiché tutto quanto noi facciamo in larghezza e lunghezza, cioè con amore e perseveranza, deve tendere all'altezza del premio divino. E' profonda, infine, in quella parte della trave verticale che viene conficcata in terra; essa è nascosta e sottratta agli sguardi umani, ma tuttavia da essa sorge e si eleva verso il cielo la parte visibile della croce: significa che tutte le nostre buone azioni e tutti i beni scaturiscono dalla profondità della grazia di Dio, che sfugge alla nostra comprensione e al nostro giudizio. Ma anche se la croce di Cristo non significasse altro che quello che l'Apostolo dice: Coloro che appartengono a Cristo, hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri (Gal 5, 24), questo sarebbe già un bene immenso. E tutto questo non può che essere frutto dello spirito buono, che nutre desideri contrari a quelli della carne, cosí come la croce di Cristo è stata fabbricata dal nemico, cioè dallo spirito del male. E infine qual è il segno di Cristo, che tutti conoscono, se non la croce di Cristo? Senza questo segno, che si pone sulla fronte dei credenti, che si traccia sull'acqua in cui vengono rigenerati o sull'olio della cresima con cui vengono unti o sul pane del sacrificio con cui vengono nutriti, nessuno di questi riti è valido. Perché allora non possiamo dire che anche le azioni dei malvagi possono rivestire un significato buono, dal momento che nella celebrazione dei misteri di Cristo ogni bene soprannaturale viene a noi attraverso il segno della sua croce, che fu opera di uomini malvagi? Con questo basta. Quello che segue, se Dio ci aiuterà, lo vedremo un'altra volta.
Guida pratica al sacramento della Confessione
Vita cristiana -
Leggilo nella Biblioteca
IL PECCATO
1. Che cos'è il peccato?
Il peccato è «una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna» (sant'Agostino). È un'offesa a Dio, una disobbedienza a Lui, alla sua Legge d'amore. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua Misericordia.
2. Come si distingue il peccato da noi commesso?
Si distingue in peccato mortale (o grave) e veniale.
3. Quando si commette il peccato mortale?
Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato rompe l'amicizia con Dio, ci priva della grazia santificante, distrugge in noi la carità, ci conduce alla morte eterna dell'inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e
della Penitenza o Riconciliazione (comunemente chiamato Sacramento della Confessione).
4. Quando si commette il peccato veniale?
Il peccato veniale, che si differenzia essenzialmente dal peccato mortale, si commette quando si ha materia leggera, piena consapevolezza e deliberato consenso, oppure quando si ha materia grave, ma senza piena consapevolezza o deliberato consenso. Il peccato veniale non rompe l'amicizia con Dio, non priva della grazia santificante, ma indebolisce la carità, manifesta un affetto disordinato per i beni creati, ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene. Il peccato veniale esige una purificazione temporale (pena temporale).
5. Come prolifera in noi il peccato?
Il peccato trascina al peccato, e la sua ripetizione genera il vizio.
6. Che cosa sono i vizi?
I vizi, essendo il contrario delle virtù, sono cattive abitudini che ottenebrano la coscienza e inclinano al male. I vizi possono essere collegati ai sette peccati cosiddetti capitali, che sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia spirituale o accidia.
7. Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri?
Esiste una nostra responsabilità nei peccati commessi da altri quando vi cooperiamo: prendendovi parte direttamente e volontariamente; comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli; non denunciandoli o non impedendoli quando si è tenuti a farlo; proteggendo coloro che commettono il male.
I PECCATI PIÙ GRAVI
I SEI PECCATI CONTRO LO SPIRITO SANTO
1. Disperare di salvarsi.
2. Presunzione di salvarsi senza merito.
3. Impugnare la verità conosciuta.
4. Invidia della grazia altrui.
5. Ostinazione nei peccati.
6. Impenitenza finale.
I QUATTRO PECCATI CHE GRIDANO VENDETTA AL COSPETTO DI DIO
1. Omicidio volontario.
2. Peccato impuro contro natura.
3. Oppressione dei poveri.
4. Defraudare del giusto salario gli operai.
LA CONFESSIONE
8. Che cos'è la Confessione?
La Confessione è il sacramento istituito da Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo (Gv 20, 19-23).
ELEMENTI NECESSARI PER FARE UNA BUONA CONFESSIONE
9. Quante e quali cose si richiedono per fare una buona Confessione?
Per fare una buona Confessione si richiedono cinque cose:
1° esame di coscienza;
2° pentimento o dolore dei peccati;
3° proposito di non commetterne più;
4° accusa dei peccati;
5° soddisfazione o penitenza.
ESAME DI COSCIENZA
10. Come si fa l'esame di coscienza?
L'esame di coscienza si fa richiamando alla mente i peccati commessi in pensieri, parole, opere ed omissioni, contro i Comandamenti di Dio, i precetti della Chiesa e gli obblighi del proprio stato (per esempio, gli obblighi di sposo, di genitore, di figlio, di lavoratore, di studente, etc.), a cominciare dall'ultima confessione ben fatta.
NORME FONDAMENTALI DELLA VITA CRISTIANA
I DIECI COMANDAMENTI, O DECALOGO lo sono il Signore Dio tuo:
1. Non avrai altro Dio fuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri (*).
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.
(*) Riportiamo un brano di un discorso di Giovanni Paolo II ai Vescovi degli Stati Uniti d'America:
«Con la schiettezza del Vangelo, la compassione di Pastori e la carità di Cristo, voi avete affrontato la questione dell'in dissolubilità del matrimonio, affermando giustamente: «Il patto tra un uomo e una donna uniti in matrimonio cristiano è tanto indissolubile e irrevocabile quanto l'amore di Dio per il suo popolo e l'amore di Cristo per la sua Chiesa». Esaltando la bellezza del matrimonio voi avete giustamente preso posizione sia contro la teoria della contraccezione sia contro gli atti contraccettivi, come fece l'enciclica Humanae vitae. Ed io stesso oggi, con la stessa convinzione di Paolo VI, ratifico l'insegnamento di questa enciclica, emessa dal mio Predecessore "in virtù del mandato affidatoci da Cristo ". Descrivendo l'unione sessuale tra marito e moglie come una speciale espressione del loro patto d'amore, voi avete giustamente affermato: "Il rapporto sessuale è un bene umano e morale soltanto nell'ambito del matrimonio: fuori del matrimonio esso è immorale ".
Come uomini che hanno `parole di verità e la potenza di Dio " (2 Cor 6,7), come autentici maestri della legge di Dio e Pastori compassionevoli, voi avete anche giustamente affermato: 'Il comportamento omosessuale (che va distinto dall'orientamento omosessuale) è moralmente disonesto "». «...Sia il magistero della Chiesa, nella linea di una tradizione costante, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato» (Dichiarazione della sacra Congregazione per la dottrina della fede circa alcune questioni di etica sessuale, 29 dicembre 1975, n. 9).
I CINQUE PRECETTI DELLA CHIESA
1. Partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da altre attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni.
2. Confessare i propri peccati almeno una volta all'anno.
3. Ricevere il sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua.
4. Astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa.
5. Sovvenire alle necessità materiali della Chiesa stessa, secondo le proprie possibilità.
PENTIMENTO O DOLORE DEI PECCATI
11. Che cos'è il pentimento?
Il pentimento è il dispiacere o dolore dei peccati commessi, che ci fa proporre di non peccare più. Può essere perfetto o imperfetto.
12. Che cos'è il pentimento perfetto o contrizione?
Il pentimento perfetto o contrizione è il dispiacere dei peccati commessi, perché sono offesa a Dio nostro Padre, infinitamente buono e amabile, e causa della Passione e Morte di Gesù Cristo, Figlio di Dio e nostro Redentore.
13. Che cos'è il pentimento imperfetto o attrizione?
Il pentimento imperfetto o attrizione è il dispiacere dei peccati commessi, per il timore della pena eterna (Inferno) e delle pene temporali, o anche per la bruttezza del peccato.
PROPOSITO DI NON COMMETTERNE PIÙ
14. Che cos'è il proposito?
Il proposito è la volontà risoluta di non commettere mai più peccati e di fuggirne le occasioni.
15. Che cos'è l'occasione del peccato?
L'occasione del peccato è ciò che ci mette in pericolo di peccare.
16. Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati?
Siamo obbligati a fuggire le occasioni dei peccati, perché siamo obbligati a fuggire il peccato: chi non le fugge, finisce per cadere, poiché "chi ama il pericolo in esso si perderà" (Sir 3, 27).
ACCUSA DEI PECCATI
17. Che cos'è l'accusa dei peccati?
L'accusa dei peccati è la manifestazione dei peccati fatta al Sacerdote confessore, per ricevere l'assoluzione.
18. Di quali peccati siamo obbligati ad accusarci?
Siamo obbligati ad accusarci di tutti i peccati mortali (con numero e circostanze) non ancora confessati o confessati male. La Chiesa raccomanda vivamente di confessare anche i peccati veniali per formare la propria coscienza, lottare contro le cattive inclinazioni, lasciarsi guarire da Cristo e progredire nella vita dello Spirito.
19. Come deve essere l'accusa dei peccati?
L'accusa dei peccati deve essere umile, intera, sincera, prudente e breve.
20. Quali circostanze si devono manifestare, perché l'accusa sia intera?
Perché l'accusa sia intera, si devono manifestare le circostanze che mutano la specie del peccato:
1. quelle per le quali un'azione peccaminosa da veniale diventa mortale;
2. quelle per le quali un'azione peccaminosa contiene due o più peccati mortali.
21. Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, che cosa deve fare?
Chi non ricorda precisamente il numero dei suoi peccati mortali, deve accusarne il numero, perlomeno, approssimativo.
22. Perché non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale?
Non dobbiamo farci vincere dalla vergogna e tacere qualche peccato mortale, perché ci confessiamo a Gesú Cristo nella persona del confessore, e questi non può rivelare nessun peccato, a costo anche della vita (sigillo sacramentale); e perché, altrimenti, non ottenendo il perdono saremo condannati.
23. Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, farebbe una buona Confessione?
Chi per vergogna tacesse un peccato mortale, non farebbe una buona Confessione, ma commetterebbe un sacrilegio (*).
(*) Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato gravissimo , soprattutto quando è commesso contro l’Eucaristia, perché, in questo Sacramento, è presente Nostro Signore Gesù Cristo in modo vero, reale, sostanziale; con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità.
24. Che cosa deve fare chi sa di non essersi confessato bene?
Chi sa di non essersi confessato bene, deve rifare le confessioni fatte male e accusarsi dei sacrilegi commessi.
25. Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale, ha fatto una buona Confessione?
Chi senza colpa ha tralasciato o dimenticato un peccato mortale (o grave), ha fatto una buona Confessione. Qualora se ne ricordasse, gli resta l'obbligo di accusarsene nella Confessione seguente.
SODDISFAZIONE O PENITENZA
26. Che cos'è la soddisfazione o penitenza?
La soddisfazione, o penitenza sacramentale, é il compimento di certi atti di penitenza che il confessore impone al penitente per riparare il danno causato dal peccato commesso e per soddisfare alla giustizia di Dio.
27. Perché nella Confessione s'impone la penitenza?
Nella Confessione s'impone la penitenza perché l'assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato (*). Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio, restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve "soddisfare" in maniera adeguata o "espiare" i suoi peccati.
(*) Il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato mortale (o grave) ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la "pena eterna" del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta "pena temporale" del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.
Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'«uomo vecchio» e a rivestire l’uomo nuovo».
28. Quando si deve fare la penitenza?
Se il confessore non ha prescritto alcun tempo, la penitenza si deve fare al più presto.
LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE
1. Dar da mangiare agli affamati.
2. Dar da bere agli assetati.
3. Vestire gli ignudi.
4. Alloggiare i pellegrini
5. Visitare gli infermi.
6. Visitare i carcerati.
7. Seppellire i morti.
LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE
1. Consigliare i dubbiosi.
2. Insegnare agli ignoranti.
3. Ammonire i peccatori.
4. Consolare gli afflitti.
5. Perdonare le offese.
6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.
CONFESSIONE ED EUCARISTIA
29. Quando si deve fare la santa Comunione?
La Chiesa raccomanda ai fedeli che partecipano alla santa Messa di ricevere con le dovute disposizioni anche la santa Comunione, prescrivendone l'obbligo almeno a Pasqua.
30. Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione?
Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa Cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza peccati mortali. Chi è consapevole di aver commesso un peccato mortale (o grave) deve accostarsi al Sacramento della Confessione prima di ricevere la santa Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l'osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa (*) e l'atteggiamento umile e modesto del corpo (nei gesti e nell'abbigliamento), in segno di rispetto a Gesù Cristo.
(*) A riguardo del digiuno che si deve osservare per ricevere la santa Comunione, le disposizioni della Sacra congregazione per il Culto divino del 21 giugno 1973 stabiliscono quanto segue:
1 - Per ricevere il Sacramento dell'Eucaristia i comunicandi devono essere da un'ora digiuni di cibi solidi e di bevande, fatta eccezione per l'acqua.
2 - Il tempo del digiuno eucaristico o dell'astinenza dal cibo e dalle bevande viene ridotto a un quarto d'ora circa:
a) per i malati degenti all'ospedale o a domicilio, anche se non costretti a letto;
b) per i fedeli avanzati in età, sia nella loro abitazione che in casa di riposo;
c) per i sacerdoti malati, anche se non costretti a degenza, o per quelli anziani, sia che celebrino la Messa o che ricevano la santa Comunione;
d) per le persone addette alla cura dei malati o degli anziani e per i congiunti degli assistiti, che desiderano fare con essi la santa Comunione, quando non possono, senza disagio, osservare il digiuno di un'ora.
31. Chi si comunicasse in peccato mortale riceverebbe Gesù Cristo?
Chi si comunicasse in peccato mortale, riceverebbe Gesù Cristo, ma non la sua grazia, anzi commetterebbe un orribile sacrilegio (cfr. 1 Cor 11, 27-29).
32. In che cosa consiste la preparazione prima della Comunione?
La preparazione prima della Comunione consiste nel soffermarsi per qualche momento a considerare Chi andiamo a ricevere e chi siamo noi, facendo atti di fede, di speranza, di carità, di contrizione, di adorazione, di umiltà e di desiderio di ricevere Gesù Cristo.
33. In che cosa consiste il ringraziamento dopo la Comunione?
Il ringraziamento dopo la Comunione consiste nello stare raccolti ad adorare dentro di noi, con fede viva, il Signore Gesù, manifestandogli tutto il nostro affetto, la nostra riconoscenza e presentandogli con fiducia le nostre necessità, quelle della Chiesa e del mondo intero.
34. Dopo la santa Comunione quanto tempo resta in noi Gesù Cristo?
Dopo la santa Comunione Gesù Cristo resta in noi con la sua grazia finché non si pecca mortalmente e con la sua presenza vera, reale e sostanziale resta in noi finché non si sono consumate le specie eucaristiche.
35. Quali sono i frutti della santa Comunione?
La santa Comunione accresce la nostra unione con Gesù Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell'amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva dai peccati mortali.
SUSSIDIO PER L'ESAME DI COSCIENZA
DOVERI VERSO DIO
- Hai fatto sempre bene le tue confessioni passate?
- Hai ricevuto la S. Comunione con la certezza di essere in peccato mortale senza prima esserti confessato?
- Hai confessato i tuoi peccati almeno una volta all'anno?
- Hai ricevuto la S. Comunione almeno a Pasqua?
- Hai dubitato (o peggio negato), volontariamente, di qualche verità della fede?
- Hai accettato o appoggiato dottrine condannate dalla Chiesa: divorzio, aborto, eutanasia, ecc.?
- Hai votato per partiti o candidati contrari ai principi cristiani e alla Chiesa?
- Hai avuto vergogna di professare la tua fede cristiana cattolica?
- Hai mancato di rispetto a luoghi, persone o cose sacre?
- Hai contribuito alle necessità materiali della Chiesa, secondo le tue possibilità?
- Hai prestato fede alla superstizione, agli scongiuri, ai maghi, ai cartomanti, agli oroscopi? Hai partecipato a sedute spiritiche?
- Hai recitato con devozione le preghiere del mattino e della sera?
- Hai pregato volontariamente in modo distratto e superficiale?
- Hai trascurato di istruirti nelle verità della fede cattolica?
- Hai bestemmiato il Nome di Dio, della Vergine Maria o dei Santi?
- Hai nominato invano o con poco rispetto il loro nome?
- Hai giurato per cose da poco, o peggio, hai giurato il falso?
- Hai perso la S. Messa alla domenica e nelle feste di precetto senza un grave motivo, ma per negligenza o pigrizia o cattiva volontà?
- Hai fatto il possibile perché i tuoi figli e i tuoi sottoposti non perdessero la S. Messa in tali giorni?
- Hai lavorato o fatto lavorare gli altri in tali giorni senza un grave motivo?
- Hai osservato l'astinenza dalle carni e il digiuno stabiliti dalla Chiesa?
- Hai partecipato attivamente alla vita della Chiesa, collaborando secondo le tue possibilità alle iniziative di apostolato e di carità?
DOVERI VERSO IL PROSSIMO E VERSO NOI STESSI
- Hai amato, rispettato e obbedito ai genitori e ai superiori?
- Hai dato loro gravi dispiaceri?
- Hai dato una buona educazione e un buon esempio ai tuoi figli?
- Hai provveduto affinché i tuoi figli ricevessero una formazione cristiana (per esempio la catechesi) e i Sacramenti?
- Hai accolto e rispettato la vocazione dei figli o l'hai ostacolata o impedita?
- Hai provveduto affinché i tuoi familiari o amici, gravemente malati, ricevessero gli ultimi Sacramenti (Confessione, Viatico e Unzione degli Infermi)?
- Hai compiuto con diligenza i doveri del tuo stato?
- Hai salvaguardato l'indissolubilità del matrimonio?
- Hai commesso adulterio?
- Hai trattato male i tuoi dipendenti?
- Hai osservato le leggi civili?
- Hai fatto obiezione di coscienza alle leggi civili contrarie alla Legge di Dio?
- Hai procurato o favorito o consigliato l'aborto?
- Hai mancato di rispetto verso i più deboli?
- Hai soccorso i poveri, i bisognosi, i malati ecc. ?
- Hai odiato il tuo prossimo; gli hai desiderato o augurato il male?
- Hai lasciato che l'ira avesse il sopravvento nelle tue parole e azioni?
- Hai rancore verso qualcuno?
- Hai esagerato nel mangiare e nel bere, ubriacandoti?
- Hai fatto uso di droghe pesanti o leggere?
- Hai fumato troppo?
- Hai guidato con imprudenza mettendo a repentaglio la vita tua o altrui?
- Hai nutrito volontariamente pensieri di gelosia e di invidia?
- Hai acconsentito volontariamente a pensieri, desideri e sguardi contrari alla castità?
- Hai letto libri immorali o riviste pornografiche?
- Hai assistito a spettacoli immorali?
- Hai frequentato compagnie pericolose?
- Hai fatto o ascoltato discorsi cattivi o maliziosi?
- Hai dato scandalo, provocando al peccato, con il parlare, con il tuo modo di vestire o in qualche altro modo?
- Hai cercato volontariamente occasioni di peccato?
- Hai commesso atti impuri da solo o in compagnia?
- Hai impedito in qualche modo il concepimento nell'atto coniugale?
- Hai fatto ricorso alla sterilizzazione?
- Hai rubato? Il valore era esiguo o elevato?
- Hai restituito quanto hai rubato o trovato?
- Hai imbrogliato nel vendere, nel comperare o nel lavoro?
- Hai riparato il danno recato al prossimo?
- Hai pagato i tuoi debiti?
- Hai retribuito con giustizia ed equità i tuoi dipendenti?
- Hai usato male il denaro?
- Hai detto bugie?
- Hai gravemente pregiudicato gli altri con la menzogna?
- Hai violato i segreti ricevuti?
- Hai avuto contegni ipocriti o poco trasparenti con il tuo prossimo?
- Hai pensato o parlato male degli altri?
- Hai calunniato qualcuno?
- Hai tenuto un contegno superbo, ambizioso, orgoglioso, vanitoso ed egoista?
- Hai il cuore attaccato alle cose di questo mondo?
PREGHIERE
Formule che il fedele può utilizzare per esprimere il proprio atto di pentimento durante la celebrazione della Confessione.
ATTO DI DOLORE - Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.
O Gesù d'amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesú, con la tua santa grazia non ti voglio offender più né mai più disgustarti, perché ti amo sopra ogni cosa. Gesú mio, misericordia, perdonami.
O Gesù mio, misericordia, perdonami!
Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me peccatore.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, lavami nel tuo Sangue da ogni peccato.
Gesù ti amo, perdonami!
24-17 Maggio 30, 1928 La Creazione l’esercito divino, il Fiat la celeste bandiera. Esempio del bambino ed il padre ricco. Come Gesù vuole popoli interi che preghino; chi sono questi popoli.
Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)
(1) Stavo facendo il mio giro nel Fiat Divino, e riunendo tutta insieme la Creazione tutta, per portarla innanzi alla Maestà Suprema come il più bello omaggio, l’adorazione più profonda e l’amore più intenso e più esteso a Colui che l’aveva creato, mi sembrava che non c’era cosa più bella da portare al mio Creatore che la magnificenza ed il continuato prodigio delle sue stesse opere. Onde mentre ciò facevo, il mio amato Gesù, movendosi nel mio interno mi ha detto:
(2) “Figlia mia, non c’è omaggio più bello e degno della nostra Maestà adorabile, che offerirci le nostre stesse opere; come tu giri nella Creazione, così riunisci il nostro esercito divino per mandarlo a Noi, come gloria nostra e come esercito agguerrito che chiede con insistenza e violenza il regno della Divina Volontà, perciò come tu giri, metti avanti a ciascuna cosa creata il Fiat Divino come bandiera nobile e divina, che col loro tacito parlare chieggono con forza divina il regno della mia Volontà sulla terra. Oh! come è bello vedere tutta la Creazione tutta bandierata col Fiat Divino, dalla più piccola cosa alla più grande, tutte posseggono la bandiera del Fiat messa dalla mia piccola figlia, pare proprio un esercito formidabile che sventolando con imponenza la loro nobile bandiera, chieggono con ripetute istanze ciò che loro posseggono, cioè il regno della mia Volontà sulla terra”.
(3) Onde son rimasta a continuare il mio giro e non solo a tutta la Creazione, ma anche a tutti gli atti fatti d’Adamo nello stato di sua innocenza, a tutti quelli fatti dalla Vergine Regina, come pure a quelli fatti da Nostro Signore, io mettevo il mio Fiat Divino mandandole come un esercito ordinato intorno alla Divinità, che chiedessero il suo regno, e Gesù ha soggiunto:
(4) “Figlia mia, Cieli e terra pregano, tutti gli atti miei, quelli della Sovrana Regina, come pure quelli d’Adamo innocente, che erano tutti investiti dal mio Fiat Divino, hanno tutti una voce che risuonando tra loro come un’eco dolcissimo e forte, chieggono venga il tuo regno. Figlia mia, nel creare l’uomo Io feci come un padre ricchissimo, che avendo avuto alla luce il suo bambino, vorrebbe trastullarsi col suo piccino col darle tutte le sue ricchezze e gli dice continuamente: “Figlio, prendi ciò che vuoi e quanto più puoi”. Il piccino si empie le tasche, le sue piccole manine, ma tanto, che non potendo contenerle le scorrono a terra, ed il padre istigandolo le dice: “Questo è tutto che hai preso? Su, prendi ancora, prendi tutto”. Ed il bimbo si vede impacciato e ritorna ardito a prendere, ma la sua piccola capacità non può prendere altro, ed il padre sorride e si trastulla col suo piccino. Tale feci Io coll’uomo, le feci dono di tutte le mie ricchezze, e lui come piccolo bambino, era incapace di poterle prendere tutte, ed Io trastullandolo gli dicevo: “Prendi, prendi figlio mio, prendi assai, prendi tutto se puoi, quanto più prenderai tanto più godrò e farò festa”. Non lo sto facendo questo con te, fino a volerti dare il regno della mia Volontà Divina? Perciò ti faccio girare in tutta la Creazione, nelle opere della mia Redenzione, neppure ti privo dei domini della Sovrana del Cielo, e mentre tu giri nelle nostre opere e domini, ti vo sussurrando all’orecchio: “Prendi ciò che vuoi mia piccola figlia”. E per darti il diritto ti faccio segnare tutte le opere nostre ed i nostri domini col tuo ti amo, e questo tuo ti amo che ripete il suo ritornello, dammi il tuo Fiat Divino, pare che siano intrecciate insieme, Fiat, e ti amo, ed Io conoscendo che ciò che tu vuoi e domandi è la cosa più grande e un regno divino in cui non solo tu, ma tutti quelli che staranno in questo regno, siano tutti re e regine. Se tu sapessi che cosa mi domandi! Cieli e terra ne sono meravigliati e stanno tutti guardando la arditezza della tua domanda, e la mia bontà tutta paterna, che con amore tutto eccessivo ti vagheggia, ti sorride per darti più fiducia a chiederlo con più arditezza, perché figlia mia, essendo un regno sì grande che debbo dare, Io voglio un popolo intero che me lo chieggono, e il primo popolo è tutta la Creazione, che tu col girare in mezzo ad essa, muovi tutti a chiedere che venga il regno della mia Volontà Divina sulla terra; il secondo popolo sono tutte le opere mie e quelle della mia Mamma Celeste che furono fatte sulla terra, questi popoli sono popoli divini ed interminabili, poi c’è il popolo della bassa terra, ch’è chi recita il Pater Noster, ed i pochi che conoscono in qualche modo la mia Volontà Divina chieggono che venga a regnare sulla terra. E quando popoli interi mi pregano, con a capo colei a cui è stata affidata una missione sì grande, con più facilità si concede quello che Noi vogliamo dare e con insistenze ci viene domandato. Non succede così nel basso mondo? Se si deve eleggere un re, un capo d’un paese, ci sono quelli che muovono il popolo a gridare: “Vogliamo il tale per re, il tale altro per capo d’un paese”. Se si vuole una guerra si fa gridare il popolo: “Vogliamo la guerra”. Non c’è cosa importante che si faccia dentro d’un regno, che non si ricorre al popolo a farlo gridare ed anche tumultuare per darsi ragione e dire: “E’ il popolo che lo vuole”. E molte volte il popolo, mentre dice che lo vuole, ma non sa quello che vuole, né tutte le buone o tristi conseguenze che ne verranno. Se ciò fanno nel basso mondo, molto più Io, quando devo dare cose importanti, beni universali, voglio che popoli interi me lo chieggano, e tu devi formare questi popoli, prima col far conoscere tutte le conoscenze sul mio Fiat Divino, secondo girando ovunque, movendo Cieli e terra a chiedere il regno della mia Divina Volontà”.