Sotto il Tuo Manto

Giovedi, 5 giugno 2025 - San Bonifacio (Letture di oggi)

Sinché non amerete il vostro Dio, non sarete mai contenti: tutto vi opprimerà , tutto vi annoierà ... (Santo Curato d'Ars (San Giovanni Maria Vianney))

Liturgia delle Ore - Letture

Mercoledi della 4° settimana del tempo ordinario

Per questa Liturgia delle Ore è disponibile sia la versione del tempo corrente che quella dedicata alla memoria di un Santo. Per cambiare versione, clicca su questo collegamento.
Questa sezione contiene delle letture scelte a caso, provenienti dalle varie sezioni del sito (Sacra Bibbia e la sezione Biblioteca Cristiana), mentre l'ultimo tab Apparizioni, contiene messaggi di apparizioni a mistici o loro scritti. Sono presenti testi della Valtorta, Luisa Piccarreta, don Stefano Gobbi e testimonianze di apparizioni mariane riconosciute.

Vangelo secondo Giovanni 10

1"In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore.3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori.4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce.5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei".6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore.8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo.10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore.12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde;13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore.16E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".
19Sorse di nuovo dissenso tra i Giudei per queste parole.20Molti di essi dicevano: "Ha un demonio ed è fuori di sé; perché lo state ad ascoltare?".21Altri invece dicevano: "Queste parole non sono di un indemoniato; può forse un demonio aprire gli occhi dei ciechi?".

22Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d'inverno.23Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone.24Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: "Fino a quando terrai l'animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente".25Gesù rispose loro: "Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza;26ma voi non credete, perché non siete mie pecore.27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.28Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.29Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio.30Io e il Padre siamo una cosa sola".
31I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo.32Gesù rispose loro: "Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?".33Gli risposero i Giudei: "Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio".34Rispose loro Gesù: "Non è forse scritto nella vostra Legge: 'Io ho detto: voi siete dèi'?35Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata),36a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?37Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi;38ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre".39Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.

40Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò.41Molti andarono da lui e dicevano: "Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero".42E in quel luogo molti credettero in lui.


Primo libro delle Cronache 28

1Davide convocò tutti gli ufficiali di Israele, i capitribù e i capi delle varie classi al servizio del re, i capi di migliaia, i capi di centinaia, gli amministratori di tutti i beni e di tutto il bestiame del re e dei suoi figli, insieme con i consiglieri, i prodi e ogni soldato valoroso in Israele.2Davide si alzò in piedi e disse:
"Ascoltatemi, miei fratelli e mio popolo! Io avevo deciso di costruire una dimora tranquilla per l'arca dell'alleanza del Signore, per lo sgabello dei piedi del nostro Dio. Avevo fatto i preparativi per la costruzione,3ma Dio mi disse: Non costruirai un tempio al mio nome, perché tu sei stato un guerriero e hai versato sangue.4Il Signore Dio di Israele scelse me fra tutta la famiglia di mio padre perché divenissi per sempre re su Israele; difatti egli si è scelto Giuda come capo e fra la discendenza di Giuda ha scelto il casato di mio padre e, fra i figli di mio padre, si è compiaciuto di me per costituirmi re su Israele.5Fra tutti i miei figli, poiché il Signore mi ha dato molti figli, ha scelto il mio figlio Salomone per farlo sedere sul trono del regno del Signore su Israele.6Egli infatti mi ha detto: Salomone tuo figlio costruirà il mio tempio e i miei cortili, perché io mi sono scelto lui come figlio e intendo essergli padre.7Renderò saldo il suo regno per sempre, se egli persevererà nel compiere i miei comandi e i miei decreti, come fa oggi.8Ora, davanti a tutto Israele, assemblea del Signore, e davanti al nostro Dio che ascolta, vi scongiuro: osservate e praticate tutti i decreti del Signore vostro Dio, perché possediate questo buon paese e lo passiate in eredità ai vostri figli dopo di voi, per sempre.
9Tu, Salomone figlio mio, riconosci il Dio di tuo padre, servilo con cuore perfetto e con animo volenteroso, perché il Signore scruta i cuori e penetra ogni intimo pensiero; se lo ricercherai, ti si farà trovare; se invece l'abbandonerai, egli ti rigetterà per sempre.10Vedi: ora il Signore ti ha scelto perché tu gli costruisca una casa come santuario; sii forte e mettiti al lavoro".
11Davide diede a Salomone suo figlio il modello del vestibolo e degli edifici, delle stanze per i tesori, dei piani di sopra e delle camere interne e del luogo per il propiziatorio,12inoltre la descrizione di quanto aveva in animo riguardo ai cortili del tempio, a tutte le stanze laterali, ai tesori del tempio e ai tesori delle cose consacrate,13alle classi dei sacerdoti e dei leviti e a tutta l'attività per il servizio del tempio e a tutti gli arredi usati nel tempio.14Relativamente a tutti gli oggetti d'oro, gli consegnò l'oro, indicando il peso dell'oro di ciascun oggetto destinato al culto e il peso dell'argento di ciascun oggetto destinato al culto.15Gli consegnò anche l'oro destinato ai candelabri e alle loro lampade, indicando il peso dei singoli candelabri e delle loro lampade, e l'argento destinato ai candelabri, indicando il peso dei candelabri e delle loro lampade, secondo l'uso di ogni candelabro.16Gli indicò il quantitativo dell'oro per le tavole dell'offerta, per ogni tavola, e dell'argento per le tavole d'argento,17dell'oro puro per i ganci, i vassoi e le brocche. Gli indicò il quantitativo dell'oro per le coppe, per ogni coppa d'oro, e quello dell'argento, per ogni coppa d'argento.18Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso. Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore.19"Tutto ciò - disse - era in uno scritto da parte del Signore per farmi comprendere tutti i particolari del modello".
20Davide disse a Salomone suo figlio: "Sii forte, coraggio; mettiti al lavoro, non temere e non abbatterti, perché il Signore Dio, mio Dio, è con te. Non ti lascerà e non ti abbandonerà finché tu non abbia terminato tutto il lavoro per il tempio.21Ecco le classi dei sacerdoti e dei leviti per ogni servizio nel tempio. Presso di te, per ogni lavoro, ci sono esperti in qualsiasi attività e ci sono capi e tutto il popolo, pronti a tutti i tuoi ordini".


Giobbe 24

1Perché l'Onnipotente non si riserva i suoi tempi
e i suoi fedeli non vedono i suoi giorni?
2I malvagi spostano i confini,
rubano le greggi e le menano al pascolo;
3portano via l'asino degli orfani,
prendono in pegno il bue della vedova.
4Spingono i poveri fuori strada,
tutti i miseri del paese vanno a nascondersi.
5Eccoli, come ònagri nel deserto
escono per il lavoro;
di buon mattino vanno in cerca di vitto;
la steppa offre loro cibo per i figli.
6Mietono nel campo non loro;
racimolano la vigna del malvagio.
7Nudi passan la notte, senza panni,
non hanno da coprirsi contro il freddo.
8Dagli scrosci dei monti sono bagnati,
per mancanza di rifugi si aggrappano alle rocce.
9Rapiscono con violenza l'orfano
e prendono in pegno ciò che copre il povero.
10Ignudi se ne vanno, senza vesti
e affamati portano i covoni.
11Tra i filari frangono le olive,
pigiano l'uva e soffrono la sete.
12Dalla città si alza il gemito dei moribondi
e l'anima dei feriti grida aiuto:
Dio non presta attenzione alle loro preghiere.
13Altri odiano la luce,
non ne vogliono riconoscere le vie
né vogliono batterne i sentieri.
14Quando non c'è luce, si alza l'omicida
per uccidere il misero e il povero;
nella notte si aggira il ladro
e si mette un velo sul volto.
15L'occhio dell'adultero spia il buio
e pensa: "Nessun occhio mi osserva!".
16Nelle tenebre forzano le case,
di giorno se ne stanno nascosti:
non vogliono saperne della luce;
17l'alba è per tutti loro come spettro di morte;
quando schiarisce, provano i terrori del buio fondo.
18Fuggono veloci di fronte al giorno;
maledetta è la loro porzione di campo sulla terra,
non si volgono più per la strada delle vigne.
19Come siccità e calore assorbono le acque nevose,
così la morte rapisce il peccatore.
20Il seno che l'ha portato lo dimentica,
i vermi ne fanno la loro delizia,
non se ne conserva la memoria
ed è troncata come un albero l'iniquità.
21Egli maltratta la sterile che non genera
e non fa del bene alla vedova.
22Ma egli con la sua forza trascina i potenti,
sorge quando più non può contare sulla vita.
23Anche Dio gli concede sicurezza ed egli sta saldo,
ma i suoi occhi sono sopra la sua condotta.
24Salgono in alto per un poco, poi non sono più,
sono buttati giù come tutti i mortali,
falciati come la testa di una spiga.
25Non è forse così? Chi può smentirmi
e ridurre a nulla le mie parole?


Salmi 68

1'Al maestro del coro. Di Davide. Salmo. Canto.'

2Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
3Come si disperde il fumo, tu li disperdi;
come fonde la cera di fronte al fuoco,
periscano gli empi davanti a Dio.
4I giusti invece si rallegrino,
esultino davanti a Dio
e cantino di gioia.

5Cantate a Dio, inneggiate al suo nome,
spianate la strada a chi cavalca le nubi:
"Signore" è il suo nome,
gioite davanti a lui.
6Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
7Ai derelitti Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra.
8Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto,
9la terra tremò, stillarono i cieli
davanti al Dio del Sinai,
davanti a Dio, il Dio di Israele.
10Pioggia abbondante riversavi, o Dio,
rinvigorivi la tua eredità esausta.
11E il tuo popolo abitò il paese
che nel tuo amore, o Dio, preparasti al misero.

12Il Signore annunzia una notizia,
le messaggere di vittoria sono grande schiera:
13"Fuggono i re, fuggono gli eserciti,
anche le donne si dividono il bottino.
14Mentre voi dormite tra gli ovili,
splendono d'argento le ali della colomba,
le sue piume di riflessi d'oro".
15Quando disperdeva i re l'Onnipotente,
nevicava sullo Zalmon.
16Monte di Dio, il monte di Basan,
monte dalle alte cime, il monte di Basan.

17Perché invidiate, o monti dalle alte cime,
il monte che Dio ha scelto a sua dimora?
Il Signore lo abiterà per sempre.
18I carri di Dio sono migliaia e migliaia:
il Signore viene dal Sinai nel santuario.
19Sei salito in alto conducendo prigionieri,
hai ricevuto uomini in tributo:
anche i ribelli abiteranno
presso il Signore Dio.

20Benedetto il Signore sempre;
ha cura di noi il Dio della salvezza.
21Il nostro Dio è un Dio che salva;
il Signore Dio libera dalla morte.
22Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici,
la testa altéra di chi percorre la via del delitto.

23Ha detto il Signore: "Da Basan li farò tornare,
li farò tornare dagli abissi del mare,
24perché il tuo piede si bagni nel sangue,
e la lingua dei tuoi cani riceva la sua parte tra i nemici".

25Appare il tuo corteo, Dio,
il corteo del mio Dio, del mio re, nel santuario.
26Precedono i cantori, seguono ultimi i citaredi,
in mezzo le fanciulle che battono cèmbali.
27"Benedite Dio nelle vostre assemblee,
benedite il Signore, voi della stirpe di Israele".
28Ecco, Beniamino, il più giovane,
guida i capi di Giuda nelle loro schiere,
i capi di Zàbulon, i capi di Nèftali.

29Dispiega, Dio, la tua potenza,
conferma, Dio, quanto hai fatto per noi.
30Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
a te i re porteranno doni.
31Minaccia la belva dei canneti,
il branco dei tori con i vitelli dei popoli:
si prostrino portando verghe d'argento;
disperdi i popoli che amano la guerra.
32Verranno i grandi dall'Egitto,
l'Etiopia tenderà le mani a Dio.

33Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore;
34egli nei cieli cavalca, nei cieli eterni,
ecco, tuona con voce potente.

35Riconoscete a Dio la sua potenza,
la sua maestà su Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
36Terribile sei, Dio, dal tuo santuario;
il Dio d'Israele dà forza e vigore al suo popolo,
sia benedetto Dio.


Isaia 11

1Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.
2Su di lui si poserà lo spirito del Signore,
spirito di sapienza e di intelligenza,
spirito di consiglio e di fortezza,
spirito di conoscenza e di timore del Signore.
3Si compiacerà del timore del Signore.
Non giudicherà secondo le apparenze
e non prenderà decisioni per sentito dire;
4ma giudicherà con giustizia i miseri
e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese.
La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento;
con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio.
5Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà.
6Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà.
7La vacca e l'orsa pascoleranno insieme;
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
8Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.
9Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno
in tutto il mio santo monte,
perché la saggezza del Signore riempirà il paese
come le acque ricoprono il mare.

10In quel giorno
la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli,
le genti la cercheranno con ansia,
la sua dimora sarà gloriosa.
11In quel giorno il Signore stenderà di nuovo la mano
per riscattare il resto del suo popolo
superstite dall'Assiria e dall'Egitto,
da Patròs, dall'Etiopia e dall'Elam,
da Sènnaar e da Amat e dalle isole del mare.
12Egli alzerà un vessillo per le nazioni
e raccoglierà gli espulsi di Israele;
radunerà i dispersi di Giuda
dai quattro angoli della terra.
13Cesserà la gelosia di Èfraim
e gli avversari di Giuda saranno sterminati;
Èfraim non invidierà più Giuda
e Giuda non osteggerà più Èfraim.
14Voleranno verso occidente contro i Filistei,
saccheggeranno insieme le tribù dell'oriente,
stenderanno le mani su Edom e su Moab
e gli Ammoniti saranno loro sudditi.
15Il Signore prosciugherà il golfo del mare d'Egitto
e stenderà la mano contro il fiume
con la potenza del suo soffio,e lo dividerà in sette bracci
così che si possa attraversare con i sandali.
16Si formerà una strada per il resto del suo popolo
che sarà superstite dall'Assiria,
come ce ne fu una per Israele
quando uscì dal paese d'Egitto.


Apocalisse 18

1Dopo ciò, vidi un altro angelo discendere dal cielo con grande potere e la terra fu illuminata dal suo splendore.
2Gridò a gran voce:

"È caduta, è caduta
Babilonia la grande
ed è diventata covo di demòni,
carcere di ogni spirito immondo,
carcere d'ogni uccello impuro e aborrito
e carcere di ogni bestia immonda e aborrita.
3Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino
della sua sfrenata prostituzione,
i re della terra si sono prostituiti con essa
e i mercanti della terra si sono arricchiti
del suo lusso sfrenato".

4Poi udii un'altra voce dal cielo:
"Uscite, popolo mio, da Babilonia
per non associarvi ai suoi peccati
e non ricevere parte dei suoi flagelli.
5Perché i suoi peccati si sono accumulati fino al cielo
e Dio si è ricordato delle sue iniquità.
6Pagatela con la sua stessa moneta,
retribuitele il doppio dei suoi misfatti.
Versatele doppia misura nella coppa con cui mesceva.
7Tutto ciò che ha speso per la sua gloria e il suo lusso,
restituiteglielo in tanto tormento e afflizione.
Poiché diceva in cuor suo:
Io seggo regina,
vedova non sono e lutto non vedrò;
8per questo, in un solo giorno,
verranno su di lei questi flagelli:
morte, lutto e fame;
sarà bruciata dal fuoco,
poiché potente Signore è Dio
che l'ha condannata".

9I re della terra che si sono prostituiti e han vissuto nel fasto con essa piangeranno e si lamenteranno a causa di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio,10tenendosi a distanza per paura dei suoi tormenti e diranno:

"Guai, guai, immensa città,
Babilonia, possente città;
in un'ora sola è giunta la tua condanna!".

11Anche i mercanti della terra piangono e gemono su di lei, perché nessuno compera più le loro merci:12carichi d'oro, d'argento e di pietre preziose, di perle, di lino, di porpora, di seta e di scarlatto; legni profumati di ogni specie, oggetti d'avorio, di legno, di bronzo, di ferro, di marmo;13cinnamòmo, amòmo, profumi, unguento, incenso, vino, olio, fior di farina, frumento, bestiame, greggi, cavalli, cocchi, schiavi e vite umane.

14"I frutti che ti piacevano tanto,
tutto quel lusso e quello splendore
sono perduti per te,
mai più potranno trovarli".

15I mercanti divenuti ricchi per essa, si terranno a distanza per timore dei suoi tormenti; piangendo e gemendo, diranno:

16"Guai, guai, immensa città,
tutta ammantata di bisso,
di porpora e di scarlatto,
adorna d'oro,
di pietre preziose e di perle!
17In un'ora sola
è andata dispersa sì grande ricchezza!".

Tutti i comandanti di navi e l'intera ciurma, i naviganti e quanti commerciano per mare se ne stanno a distanza,18e gridano guardando il fumo del suo incendio: "Quale città fu mai somigliante all'immensa città?".19Gettandosi sul capo la polvere gridano, piangono e gemono:

"Guai, guai, immensa città,
del cui lusso arricchirono
quanti avevano navi sul mare!
In un'ora sola fu ridotta a un deserto!
20Esulta, o cielo, su di essa,
e voi, santi, apostoli, profeti,
perché condannando Babilonia
Dio vi ha reso giustizia!".

21Un angelo possente prese allora una pietra grande come una mola, e la gettò nel mare esclamando:

"Con la stessa violenza sarà precipitata
Babilonia, la grande città
e più non riapparirà.
22La voce degli arpisti e dei musici,
dei flautisti e dei suonatori di tromba,
non si udrà più in te;
ed ogni artigiano di qualsiasi mestiere
non si troverà più in te;
e la voce della mola
non si udrà più in te;
23e la luce della lampada
non brillerà più in te;
e voce di sposo e di sposa
non si udrà più in te.
Perché i tuoi mercanti erano i grandi della terra;
perché tutte le nazioni dalle tue malìe furon sedotte.
24In essa fu trovato il sangue dei profeti e dei santi
e di tutti coloro che furono uccisi sulla terra".


Capitolo XXIV: Guardarsi dall’indagare curiosamente la vita degli altri

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1. Figlio, non essere curioso; non prenderti inutili affanni. Che t'importa di questo e di quello? "Tu segui me" (Gv 21,22). Che ti importa che quella persona sia di tal fatta, o diversa, o quell'altra agisca e dica così e così? Tu non dovrai rispondere per gli altri; al contrario renderai conto per te stesso. Di che cosa dunque ti vai impicciando? Ecco, io conosco tutti, vedo tutto ciò che accade sotto il sole e so la condizione di ognuno: che cosa uno pensi, che cosa voglia, a che cosa miri la sua intenzione. Tutto deve essere, dunque, messo nelle mie mani. E tu mantieniti in pace sicura, lasciando che altri si agiti quanto crede, e metta agitazione attorno a sé: ciò che questi ha fatto e ciò che ha detto ricadrà su di lui, poiché, quanto a me, non mi può ingannare.  

2. Non devi far conto della vanità di un grande nome, né delle molte amicizie, né del particolare affetto di varie persone: tutte cose che sviano e danno un profondo offuscamento di spirito. Invece io sarò lieto di dirti la mia parola e di palesarti il mio segreto, se tu sarai attento ad avvertire la mia venuta, con piena apertura del cuore. Stai dunque in guardia, veglia in preghiera (1 Pt 4,7), e umiliati in ogni cosa (Sir 3,20).


Omelia 16: Se non vedete segni e prodigi non credete.

Commento al Vangelo di San Giovanni - Sant'Agostino d'Ippona

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1. Il brano evangelico che ci proponiamo di spiegare oggi, è una continuazione di quello di ieri. E in questo non ci sono significati difficili da ricercare, ma tali che meritano menzione, ammirazione e lode. Perciò, più che spiegarne le difficoltà, raccomanderemo questo passo alla vostra attenzione. Gesù, dopo i due giorni trascorsi in Samaria, partì per la Galilea, dove era cresciuto. L'evangelista continua: perché egli stesso aveva attestato che un profeta non è onorato nella propria patria (Gv 4, 43-44). Gesù non lasciò dopo due giorni la Samaria perché non vi era stato onorato: non era la Samaria la sua patria, ma la Galilea. Ma, dopo aver lasciato così presto quella regione per venire in Galilea, dov'egli era cresciuto, come poteva affermare che un profeta non è onorato nella sua patria? Mi sembra che sarebbe risultato più evidente che un profeta non è onorato nella sua patria, se egli fosse rimasto in Samaria, anziché tornare in Galilea.

2. La vostra Carità si renda conto che ci si presenta un mistero non trascurabile, che io cercherò di esporvi con l'aiuto e il suggerimento del Signore. Conoscete i termini del problema: ora si tratta di cercarne la soluzione. Ma vogliamo richiamarlo per stimolare in voi il desiderio della soluzione. Lo ha sollevato la frase dell'evangelista: Gesù stesso aveva attestato che un profeta non è onorato nella sua patria. Spinti da questa frase, ci rifacciamo ad un'altra precedente per vedere a che scopo l'evangelista abbia detto tale cosa, e vediamo che prima si parla del fatto che Gesù lasciò la Samaria dopo due giorni, per tornare in Galilea. Ora io domando all'evangelista: perché racconti che Gesù ha detto che nessun profeta è onorato nella sua patria? forse perché dopo due giorni lasciò la Samaria e tornò in Galilea? Vedrei infatti più coerente che Gesù, non ricevendo onore nella sua patria, non si fosse affrettato a raggiungerla lasciando la Samaria. Ma se non mi sbaglio, - e non mi sbaglio perché è vero - l'evangelista vedeva meglio di me ciò che racconta, meglio di me vedeva la verità, egli che la bevve dal cuore del Signore. Si tratta, infatti, dell'evangelista Giovanni che, unico fra tutti i discepoli, stava appoggiato sul petto del Signore (cf. Gv 13, 25), e che il Signore, affettuosissimo con tutti, amava più degli altri (cf. Gv 21, 20). Dovrei dunque pensare che l'evangelista si sia sbagliato e che io sono nel giusto? Che anzi, se davvero sono animato da un sentimento di reverenza, ascolterò volentieri ciò che egli ha detto per meritare di condividere la sua opinione.

[Condiscepoli in una medesima scuola.]

3. E così, o carissimi, accogliete la mia opinione: senza pregiudizio per ogni altra migliore interpretazione vostra. Tutti noi abbiamo, infatti, un solo maestro, e tutti siamo condiscepoli in una medesima scuola. Il mio pensiero è questo: vedete voi se è vero, o se almeno si accosta alla verità. Il Signore si fermò due giorni in Samaria e i Samaritani credettero in lui; in Galilea, invece, era rimasto tanti giorni e i Galilei non avevano creduto in lui. Ricordate e ripensate a ciò che vi è stato letto e commentato ieri. Giunse in Samaria, dove la prima ad annunciarlo fu quella donna, con la quale egli trattò grandi misteri presso il pozzo di Giacobbe. I Samaritani, dopo averlo visto e udito, credettero in lui, dapprima per le parole della donna e poi, più fermamente e in maggior numero, per le parole stesse del Signore. Così è scritto. Dopo essersi trattenuto colà due giorni [e in questo numero di giorni sono misticamente raffigurati i due precetti della carità nei quali sono riassunti tutta la Legge e i Profeti (cf. Mt 22, 37-40), come ieri abbiamo ricordato], passò in Galilea e giunse a Cana, dove aveva cambiato l'acqua in vino (cf. Gv 4, 46). E lì, quando cambiò l'acqua in vino, come scrive il medesimo Giovanni, credettero in lui solo i suoi discepoli (cf. Gv 2, 1-11); eppure la casa era piena d'invitati! Egli fece un miracolo così grande, ma in lui credettero soltanto i suoi discepoli. Ora il Signore torna in questa stessa città della Galilea. E c'era un ufficiale regio, il cui figlio era ammalato ... si recò da lui e lo pregava di scendere (in città o nella sua casa) a guarirgli il figliolo; era, infatti, moribondo. Colui che pregava, non credeva? Che cosa aspetti di sentire da me? Chiedi al Signore quel che pensava di lui. Egli, infatti, alla preghiera di quell'uomo rispose: Se non vedete segni e prodigi, non credete, dunque! (Gv 4, 46-48). Egli rimprovera quell'uomo tiepido o freddo nella fede, se non addirittura privo di fede, desideroso soltanto di vedere alla prova, attraverso la guarigione del figlio, chi fosse il Cristo, quale fosse la sua natura, quanta fosse la sua potenza. Abbiamo sentito la preghiera, ma non vediamo la diffidenza del cuore; ce l'ha rivelata colui che ha udito le parole e ha scrutato il cuore. Dal canto suo nel seguito della sua narrazione, l'evangelista ci fa vedere che colui che voleva che il Signore si recasse a casa sua per guarirgli il figlio, non credeva ancora. Infatti, dopo che gli fu annunziato che il figlio era guarito, e costatò che aveva cominciato a star meglio proprio nell'ora in cui Gesù gli aveva detto: Va', il tuo figlio vive, allora, credette - dice l'evangelista - lui e tutta la sua casa (Gv 4, 50 53). Ora, se credette lui con tutta la sua casa perché gli fu annunziato che suo figlio stava bene, e confrontò l'ora precisata dai servitori con quella in cui Gesù gli diede il preannuncio, vuol dire che quando pregava non credeva ancora. I Samaritani non avevano preteso alcun segno, avevano creduto unicamente sulla sua parola; i concittadini di Gesù, invece, meritarono il rimprovero: Voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. Inoltre, dopo un così grande miracolo credettero in lui solamente quell'ufficiale e la sua casa. In Samaria, moltissimi avevano creduto ascoltando le sue parole: qui, di fronte a quel miracolo, credette in lui solo quella casa dove avvenne il miracolo. Quale insegnamento, o fratelli, il Signore vuole che noi raccogliamo da questo fatto? La Galilea era allora la patria del Signore, perché vi era cresciuto. Ma ora noi ci troviamo di fronte ad un presagio, al preannuncio di qualche cosa: i prodigi, infatti, non sono chiamati così a caso; è perché fanno presagire qualcosa: prodigio corrisponde a porrodicium, che significa un giudizio (iudicium) fatto prima (porro), cioè una previsione, un presagio di cosa futura. Se dunque tutti questi fatti contenevano un presagio del futuro, erano come predizioni di quanto sarebbe accaduto in seguito. Ammettiamo per un momento che la patria del Signore nostro Gesù Cristo secondo la carne (perché egli non ebbe patria in terra se non secondo la carne che rivestì in terra), fosse il popolo giudeo. Ecco che nella sua patria egli non è onorato. Considera ora questo popolo giudeo, questa nazione dispersa in tutto il mondo, strappata dalle sue radici; guarda quei rami stroncati, infranti, dispersi, inariditi: e, stroncati quei rami, fu innestato l'olivo selvatico (cf. Rm 11, 17). Che dice ora questa moltitudine di Giudei? Dice: colui che voi onorate, colui che voi adorate, era fratello nostro. E noi rispondiamo: Un profeta non è onorato in patria sua. Essi videro il Signore Gesù camminare sulla terra, lo videro compiere miracoli, illuminare i ciechi, aprire le orecchie ai sordi, sciogliere la lingua ai muti, ridar vigore alle membra dei paralitici; lo videro camminare sulle acque, comandare ai venti e ai flutti, risuscitare i morti; lo videro compiere tanti segni, eppure così pochi credettero. Mi rivolgo ora al popolo di Dio: noi, che in così gran numero abbiamo creduto, quali miracoli abbiamo veduto? Dunque, ciò che accadde allora era il presagio di ciò che ora accade. I Giudei furono, e sono, simili ai Galilei, così come noi siamo simili a quei Samaritani. Abbiamo udito il Vangelo, abbiamo aderito al Vangelo e per mezzo del Vangelo abbiamo creduto in Cristo: non abbiamo visto alcun prodigio, non pretendiamo alcun prodigio.

[Al posto dei rami stroncati.]

4. Benché fosse uno dei dodici eletti e santi, quel Tommaso che pretendeva mettere il dito nel posto delle ferite era un israelita, uno cioè del popolo del Signore. E il Signore lo rimproverò come aveva rimproverato l'ufficiale regio. A questi aveva detto: Voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. A Tommaso disse: Hai creduto, perché hai veduto (Gv 20, 29). Il Signore si era recato dai Galilei dopo essere stato presso i Samaritani. Questi avevano creduto alla sua parola senza aver assistito ad alcun miracolo. E presto li lasciò, sicuro della fermezza della loro fede, perché, se egli se ne andava, non li privava della sua presenza divina. Perciò, quando il Signore disse a Tommaso: Vieni, metti qua la tua mano, e non voler essere incredulo ma fedele, e quello esclamò, dopo aver toccato il posto delle ferite: Signor mio, e Dio mio, il Signore lo rimproverò: Hai creduto, perché hai veduto (Gv 20, 27-29). E perché questo? Perché un profeta non è onorato nella sua patria. Ma siccome questo profeta presso gli stranieri viene onorato, ecco la dichiarazione: Beati quelli che credono senza aver veduto (Gv 20, 29). Questa beatitudine è per noi; è in noi che il Signore si è degnato realizzare ciò che allora esaltò. Quelli che lo crocifissero lo videro e lo palparono, e così pochi credettero; noi non abbiamo visto e non abbiamo toccato con mano: abbiamo udito e abbiamo creduto. Possa realizzarsi in noi fino alla perfezione la beatitudine che egli ha promesso qui, ora, perché siamo stati preferiti alla sua patria; nel secolo futuro, poiché siamo stati innestati al posto dei rami stroncati.

5. Il Signore fece capire che avrebbe stroncato quei rami e che avrebbe innestato l'olivo selvatico quando rimase commosso per la fede del centurione. Il centurione gli disse: Non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' una parola e il mio servo sarà guarito; poiché anch'io, benché sia un subalterno, ho sotto di me dei soldati, e dico ad uno: "Vai" ed egli va; e a un altro: "Vieni" e viene; e al mio servo: "Fa' questo" e lo fa. Il Signore, rivoltosi alla folla che lo seguiva, disse: Vi dico: neppure in Israele ho trovato tanta fede (Mt 8, 8-11; Lc 7, 6-9). Perché in Israele non aveva trovato tanta fede? Perché un profeta non è onorato nella sua patria. Non poteva dire, il Signore, a quel centurione ciò che disse all'ufficiale regio: Va', il tuo figliolo vive (Gv 4, 50)? Notate la differenza: questo ufficiale voleva che il Signore scendesse a casa sua, mentre il centurione se ne riteneva indegno. Al centurione il Signore dice: Io verrò a guarirlo (Mt 8, 7), all'ufficiale dice: Va', il tuo figliolo vive. Ad uno promette una sua visita, all'altro concede la guarigione con la sola parola. Eppure questi pretendeva che il Signore andasse da lui, quello non si reputava degno di tanto onore. In un caso il Signore cede alla pressione, nell'altro si arrende all'umiltà. All'ufficiale sembra voler dire: Va', il tuo figliolo vive, non mi tediare oltre; voi, se non vedete segni e prodigi, non credete; tu pretendi che io venga personalmente in casa tua, quando è sufficiente che io comandi con la parola; non pretendere segni per credere; il centurione, che è straniero, ha ritenuto sufficiente la mia parola e ha creduto prima ancora che io operassi, mentre voi, se non vedete segni e prodigi, non credete. Allora, se è così, vengano stroncati i rami superbi e venga innestato l'umile olivo selvatico; tuttavia, recisi quei rami e innestati altri, rimanga la radice. Dove è la radice? Nei Patriarchi. La patria di Cristo è infatti il popolo d'Israele, poiché secondo la carne egli proviene da quel popolo; però la radice di quell'albero sono i santi patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe. E dove sono adesso i patriarchi? Sono nella pace presso Dio, grandemente onorati: è nel seno di Abramo che il povero Lazzaro fu portato dopo la sua morte, ed è nel seno di Abramo che lo vide, da lontano, il ricco superbo (cf. Lc 16, 22-23). La radice dunque rimane, la radice viene esaltata. I rami superbi meritarono di essere recisi e di inaridire, mentre l'umile olivo selvatico è stato inserito al posto dei rami recisi (cf. Rm 11, 17).

6. Vedi come vengono recisi i rami naturali e come viene innestato l'olivo selvatico nel caso stesso del centurione, che ho voluto ricordare per confrontarlo con l'ufficiale regio. In verità, - disse il Signore - in verità vi dico, non ho trovato tanta fede in Israele; perciò vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente. Come si era esteso sulla terra l'olivo selvatico! Fino allora il mondo era una selva aspra; ma, grazie all'umiltà, grazie a quel non son degno che tu entri sotto il mio tetto, molti verranno dall'oriente e dall'occidente. E quando verranno, che cosa sarà di loro? Perché se verranno, vuol dire che sono già stati recisi dalla selva; e dove saranno innestati perché non abbiano a inaridire? Siederanno a mensa - dice il Signore - con Abramo, Isacco e Giacobbe. A quale banchetto? Forse dove non ci sarà da vivere sempre, ma da bere molto? Siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dove? Nel regno dei cieli. E che sarà della discendenza della stirpe di Abramo? che sarà dei rami di cui era denso l'albero? Saranno recisi, affinché quegli altri vengano innestati. Ecco la prova che saranno recisi: I figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre (Mt 8, 11-12).

7. Sia onorato, dunque, presso di noi questo profeta che non è stato onorato nella sua patria. Non è stato onorato nella patria in cui è cresciuto: sia onorato nella patria che egli ha fondato. In quella il Creatore di tutti è stato creato secondo la forma di servo; ed egli stesso creò quella città in cui è stato creato, creò Sion, creò il popolo giudeo; egli stesso fondò Gerusalemme, essendo il Verbo di Dio presso il Padre: tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui nulla fu fatto. Di quell'uomo, dunque, di cui oggi abbiamo sentito parlare, unico mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù (cf. 1 Tim 2, 5), anche il salmo aveva già parlato cantando: Un uomo chiamerà Sion sua madre (Sal 86, 5). Un uomo, mediatore tra Dio e gli uomini, chiama Sion sua madre. Perché chiama Sion sua madre? Perché è da Sion che ha ricevuto la carne, è da Sion che discende la vergine Maria, nel cui grembo rivestì la forma di servo, nella quale si degnò apparire tra noi umilissimo. Un uomo chiama Sion sua madre, e quest'uomo che dice madre a Sion è stato fatto in essa, l'uomo che in essa fu fatto. Come Dio era prima di essa, come uomo fu fatto in essa. Quest'uomo che nacque in essa, ne è il fondatore, non in quanto umilissimo, ma in quanto Altissimo (Sal 8, 5). Come uomo fatto in lei è umilissimo, perché il Verbo si è fatto carne e abitò fra noi. Ed egli stesso, come Altissimo, l'ha fondata, perché in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutto per mezzo di lui fu fatto (Gv 1, 14 1 3). Poiché, dunque, egli ha fondato questa patria, è giusto che in essa sia onorato. La patria in cui è stato generato lo ha rifiutato: lo accolga la patria che egli ha rigenerato.


Quarto sogno missionario: l’Africa e la Cina

I sogni di don Bosco - San Giovanni Bosco

Leggilo nella Biblioteca

La Provvidenza non cessava di squarciare dinanzi agli occhi di Don Bosco il velo del futuro sui progressi della Congregazione Salesiana nel campo sconfinato delle Missioni. Anche nel 1885 un sogno rivelatore venne a manifestargli i disegni di Dio sul remoto avvenire. Don Bosco lo narrò e commentò ai membri del Consiglio Generale la sera del 2 luglio.

«Mi parve — disse — di essere innanzi a una montagna altissima, sulla cui vetta stava un angelo splendidissimo per luce, sicché illuminava le contrade più remote. Intorno al monte vi era un vasto regno di genti sconosciute.
L’angelo con la destra teneva sollevata in alto una spada, che splendeva come fiamma vivissima, e con la sinistra mi indicava le regioni all’intorno. Mi diceva:
— Angelus Arfaxad vocat vos adproelianda bella Domini et ad congregandospopulos in horrea Domini (L’Angelo Arfaxad vi chiama a combattere le battaglie del Signore, e a radunare i popoli nei granai del Signore).
Una turba meravigliosa di Angeli lo circondava. Fra questi vi era Luigi Colle, a cui faceva corona una moltitudine di giovanetti, ai quali insegnava a cantare le lodi di Dio.
Intorno alla montagna, ai piedi di essa e sopra i suoi dorsi, abitava molta gente. Tutti parlavano tra di loro, ma era un linguaggio a me sconosciuto. Io capivo solo ciò che diceva l’Angelo. Non posso descrivere quello che ho visto. Sono cose che si vedono, s’intendono, ma non si possono spiegare.

Innanzi a questa montagna e in tutto questo viaggio mi sembrava di essere sollevato a un’altezza sterminata, come sopra le nuvole, circondato da uno spazio immenso. Chi può esprimere a parole quell’altezza, quella larghezza, quella luce, quel chiarore, quello spettacolo? Si può godere, ma non si può descrivere.

Vi erano molti che mi accompagnavano e mi incoraggiavano, e facevano animo anche ai Salesiani perché non si fermassero nella loro strada. Fra costoro che calorosamente mi tiravano, per così dire, per mano affinché andassi avanti, c’era il caro Luigi Colle e schiere di Angeli, i quali facevano eco al canto di quei giovanetti che gli stavano d’intorno.

Quindi mi parve di essere al centro dell’Africa, in un vastissimo deserto. In terra era scritto a grossi caratteri trasparenti: Negri. Nel mezzo vi era l’Angelo di Cam, il quale diceva:
— Cessabit maledictum e la benedizione del Creatore discenderà sopra i riprovati suoi figli, e il miele e il balsamo guariranno i morsi fatti dai serpenti; dopo saranno coperte le turpitudini dei figliuoli di Cam.
Finalmente mi parve di essere in Australia. Qui pure vi era un Angelo, ma non aveva nessun nome. Egli guidava e faceva camminare la gente verso il mezzodì. Una moltitudine di fanciulli che colà abitavano, tentavano di venire verso di noi, ma erano impediti dalla distanza e dalle acque che li separavano. Tendevano però le mani verso Don Bosco e i Salesiani dicendo:
— Venite in nostro aiuto! Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciato?
Molti si fermarono, altri con mille sforzi passarono in mezzo ad animali feroci e vennero a mischiarsi con i Salesiani, che io non conoscevo, e si misero a cantare: Benedictus qui venit in nomine Domini (Benedetto colui che viene nel nome del Signore).
A qualche distanza si vedevano aggregati di isole innumerevoli ma io non ne potei discernere le particolarità. Mi pare che tutto questo insieme indicasse che la Provvidenza offriva una porzione di campo evangelico ai Salesiani, ma in tempo futuro. Le loro fatiche otterranno frutto perché la mano del Signore sarà costantemente con loro, se non demeriteranno i suoi favori.

Se potessi imbalsamare e conservare vivi un cinquanta Salesiani di quelli che ora sono fra di noi, da qui a 500 anni vedrebbero quali stupendi destini ci riserva la Provvidenza, se saremo fedeli.
Noi saremo sempre ben visti, anche dai cattivi, perché il nostro campo speciale è di tal fatta da attirare le simpatie di tutti, buoni ed empi. Potrà essere qualche testa matta che ci voglia distrutti, ma saranno progetti isolati e senza appoggio degli altri. Tutto sta che i Salesiani non si lascino prendere dall’amore alle comodità e quindi rifuggano dal lavoro. Mantenendo anche solo le opere già esistenti e non dandosi al vizio della gola, avranno caparra di lunga durata.
La Società Salesiana prospererà materialmente se procureremo di sostenere e di diffondere il Bollettino e l’Opera dei Figli di Maria Ausiliatrice e la estenderemo: sono così buoni tanti di questi figliuoli! La loro istituzione è quella che ci darà valenti confratelli risoluti nella loro vocazione».

Il 10 agosto Don Bosco scriveva al Conte Fiorito Colle di Tolone, padre di Luigi: «Il nostro amico Luigi mi ha condotto a fare una gita nel centro dell'Africa, “terra di Cam” come diceva egli, e nelle terre di Arfaxad, ossia in Cina».
Dopo il sogno, Don Bosco incaricò il chierico Festa di far ricerche nei dizionari biblici sull’enigmatico Arfaxad, che è nominato nel capo decimo della Genesi. Si credette poi di aver trovato la chiave del mistero nel primo volume della Storia della Chiesa del Rohrbacher, il quale asserisce che da Arfaxad discendono i Cinesi.
Don Bosco si fissò particolarmente sulla Cina e diceva: « Se io avessi 20 Salesiani da spedire in Cina, è certo che vi riceverebbero un ‘accoglienza trionfale, nonostante la persecuzione».
A questo sogno il Santo mostrava di pensare sovente, ne discorreva volentieri e ravvisava in esso una conferma dei sogni precedenti sulle Missioni.


30-19 Febbraio 24, 1932 Rinascite continue della creatura nella Divina Volontà. Come la creatura diventa protettrice delle opere divine.

Luisa Piccarreta (Libro di Cielo)

(1) Sono sempre tra le braccia della Divina Volontà, la quale più che madre mi tiene stretta fra le sue braccia, circondata dalla sua luce per infondermi la sua vita di Cielo, mi sembra che è tutta attenzione per avere la sua grande gloria di avere una figlia tutta di Volontà Divina, che non ha preso altro cibo, che non conosce altra scienza, né altra legge, né altri gusti o piacere che la sola sua Volontà, e perciò per tenermi occupata ed alienata da tutto, mi fa tante sorprese, mi dice tante belle cose, una più bella dell’altra, ma sempre cose che l’appartengono, in modo che la mia povera mente resta come rapita ed inabissata nelle sue braccia di luce; e siccome tutto ciò che ha fatto, ad onta che li abbia uscito fuori, ma li tiene tutti accentrati in Sé, tanto che se si guarda dentro della sua Volontà, si trova un solo atto, se si guarda fuori si trovano opere ed atti innumerevoli che non si possono numerare. Io sentivo in Essa il principio della mia esistenza, come se in quel punto stesse per uscire alla luce, ed io sono restata sorpresa, ed il mio amato Gesù, facendomi la sua breve visitina mi ha detto:

(2) “Figlia mia, nata e rinata nel mio Volere, ogni qual volta, con tutta la tua piena conoscenza, ti abbandoni nelle sue braccia di luce e vi rimani dentro, tante volte rinasci in Essa, e queste rinascite sono una più bella e speciosa dell’altra. Ecco perciò ti ho chiamato tante volte la piccola neonata della mia Volontà, perché mentre rinasci, ritorni a rinascere, perché Essa non sa stare oziosa con chi vive insieme con Lei, ma vuol sempre occuparsi col rinascere in modo continuo nella creatura, assorbendola continuamente in Sé, tanto che il mio Fiat rinasce in essa e lei rinasce nella mia Volontà. Queste rinascite d’ambi le parti, sono vite che si scambiano a vicenda, e questo è l’attestato d’amore più grande, l’atto più perfetto, rinascere, scambiarsi la vita a vicenda per potersi dire l’un l’altro: “Vedi quanto ti amo, che ti do non atti, ma vita continua”. Ecco perciò figlia mia, per chi vive nella mia Divina Volontà, Essa mette questa fortunata creatura nel primo atto della sua creazione, sente il suo principio in Dio, la virtù creatrice, vivificatrice e conservatrice del suo alito onnipotente, che se si ritira ritorna nel suo nulla donde ne uscì, e perciò sente al vivo la sua rinascita continua nelle braccia del suo Creatore, e sentendosi nel suo principio, la creatura restituisce a Dio il primo atto di vita che da Lui ricevette, che è l’atto più santo, più solenne, più bello, atto di Dio stesso”.

(3) Dopo di ciò seguivo il mio giro negli atti della Divina Volontà, ed oh! come vorrei abbracciare tutto, anche quello che hanno fatto tutti i beati, per dare in ciascun atto un onore e gloria a Dio ed ai santi, e servirmene per mezzo dei stessi atti fatti da loro stessi per onorarli, ed il mio amato Gesù ha soggiunto:

(4) “Figlia mia, quando la creatura ricorda, onora, glorifica ciò che ha fatto il suo Creatore per amor suo, ed il suo Redentore per metterla in salvo, e tutti i santi, diventa protettrice di tutti questi atti. Il cielo, il sole e tutta la Creazione si sentono protetti dalla creatura, la mia vita terrestre di quaggiù, le mie pene, le mie lacrime, sentono un rifugio in essa e trovano la loro protettrice, i santi trovano nel suo ricordo, non solo la protezione, ma gli atti di loro stessi vivificati, rinnovati in mezzo alle creature, insomma si sentono ridare la vita negli atti loro. Oh! quante belle opere e virtù restano come sepolte nel basso mondo, perché non vi è chi le ricorda ed onora. Il ricordo richiama le opere del passato e le fa come presenti, ma sai tu che succede? Succede uno scambio, la creatura diventa protettrice col suo ricordo, tutte le opere nostre, la Creazione, la Redenzione e tutto ciò che hanno fatto i santi, si fanno protettrici della loro protettora, si mettono intorno ad essa per proteggerla, difenderla, le fanno da sentinella, e mentre si rifugiano in essa per essere protetti, ogni opera nostra, tutte le mie pene, e tutte le opere e virtù dei miei santi, fanno a gara, dandosi il cambio di farle la guardia d’onore perché resti difesa da tutto e da tutti. E poi, non c’è onore più grande che tu puoi dare, quando te ne servi di chiedere in ciascun atto il regno della Divina Volontà, si sentono chiamati e messi a fare da messaggeri, tra il Cielo e la terra, d’un regno sì santo. Tu devi sapere che passato, presente e futuro, tutto deve servire al regno del Fiat Divino. Ora il tuo ricordo, il chiedere per mezzo delle opere nostre, virtù ed atti di tutti questo regno, tutti si sentono messi a servizio di Esso e prendono il loro ufficio e posto d’onore. Sicché il tuo girare è necessario perché serve a preparare il regno della Divina Volontà. Perciò sii attenta e continua”.